sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per...

16
Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 28 - 17 luglio 2014 Approfondire ed estendere il lavoro per influenzare il proletariato Niente è più legittimo dell’indicazione della permanente e assoluta ne- cessità di approfondire ed estendere, di estendere e approfondire la nostra influenza sulle masse, la nostra propaganda e agitazione rigorosamente marxista, il nostro contatto con la lotta economica della classe operaia, ecc... Bisogna sempre approfondire ed estendere il lavoro e l’influenza tra le masse. Senza di ciò il socialdemocratico (così allora si definivano i comu- nisti, ndr) non è più socialdemocratico. Nessuna organizzazione, nessun gruppo o circolo può considerarsi socialdemocratico, se non svolge in modo permanente e sistematico questo lavoro. Tutto il significato della nostra precisa costituzione in partito autonomo del proletariato sta, in gran parte, nel fatto che noi abbiamo svolto sempre e con energia questo lavoro marxi- sta, portando nei limiti del possibile al livello della socialdemocrazia con- sapevole tutta la classe operaia, senza consentire a nessuna, decisamente a nessuna, bufera politica – e tanto meno ai cambiamenti di scena – di disto- glierci da questo lavoro essenziale. Lenin, “Sulla fusione di politica pedagogica”, giugno 1905, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 8, pagg. 414-415 Risoluzione congiunta dell’Organizzazione di Modena e di Castelvetro sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI APPLICARE LO SPIRITO DELLA 4ª SESSIONE SIGNIFICA STUDIARE, CAPIRE E AGIRE SECONDO LE INDICAZIONI DI SCUDERI PER FARE DI PIU’ E MEGLIO E CORREGGERE DIFETTI ED ERRORI NEL NOSTRO LAVORO Armarsi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao per combattere la classe dominante borghese e sottrarsi alla sua influenza PERCHE’ E’ NECESSARIO CHE IL PROLETARIATO ACQUISTI LA COSCIENZA DI ESSERE UNA CLASSE PER SE’ Portare la lotta di classe fuori dal terreno del capitalismo, della borghesia e del riformismo www.pmli.it Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Stampato in proprio FUORI LAVORO STABILE AI GIOVANI Spazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi per l’Italia unita, rossa e socialista i governanti dell’Ue imperialista da Firenze I marxisti-leninisti della provincia di Modena studiano il Rapporto di Scuderi al CC del PMLI ESTRATTI DELLA DOMANDA DI AMMISSIONE AL PMLI DI UN LAVORATORE MODENESE “Il PMLI è il partito di cui ha bisogno il popolo per liberarsi dell’oppressione borghese” “Il PMLI è quello che cercavo e sono molto orgoglioso di rappresentarlo” PRESIDIO ROSSO VIVO DEL PMLI A BIELLA PER IL PROSELITISMO Fatti stampare e affiggere centinaia di manifesti in città e in altri tre comuni. Molte richieste per gli opuscoli di Scuderi RIUNIONE DI CHIUSURA DELL’ATTIVITà DELLA SQUADRA DI PROPAGANDA DELL’ASTENSIONISMO MARXISTA-LENINISTA DEL MUGELLO E VAL DI SIEVE Fare fronte unito, smascherare le giunte locali, continuare con i banchini di propaganda DECISIVA È LA LOTTA DI CLASSE NON L’ELETTORALISMO Inaugurando la presidenza semestrale italiana del Consiglio dell’Ue davanti all’europarlamento RENZI POMPA L’UE IMPERIALISTA Il nuovo Berlusconi ha riconfermato le regole dell’austerità e gli accordi, nonché le “riforme” costituzionali, elettorali e sul lavoro fasciste, piduiste, antisindacali e antiprecari ENNESIMA TRAGEDIA NEL CANALE DI SICILIA 45 migranti soffocati nella stiva In precedenza 80 migranti erano annegati con l’affondamento del loro gommone PAG. 2 PAG. 4 PAG. 3 PAG. 11 Secondo l’Eurostat sono 25,2 milioni nell’Europa a 28 SALGONO A 3 MILIONI E 222 MILA I DISOCCUPATI IN ITALIA 700 MILA TRA I 15 E 25 ANNI Il Def del governo Renzi prevede l’ulteriore crescita nell’anno a 12,8%. Facciamo fuoco e fiamme per ottenere il lavoro DISTRUGGERE L’UE IMPERIALISTA E SFRUTTATRICE, INFERNO DI MISERIA E DISOCCUPAZIONE E ABBATTERE IL GOVERNO RENZI CHE LE REGGE IL SACCO PAG. 6 PAG. 6 PAGG. 8-9 PAG. 7 PAG. 7

Transcript of sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per...

Page 1: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 28 - 17 luglio 2014

Approfondire ed estendere il lavoro per influenzare

il proletariatoNiente è più legittimo dell’indicazione della permanente e assoluta ne-

cessità di approfondire ed estendere, di estendere e approfondire la nostra influenza sulle masse, la nostra propaganda e agitazione rigorosamente marxista, il nostro contatto con la lotta economica della classe operaia, ecc...

Bisogna sempre approfondire ed estendere il lavoro e l’influenza tra le masse. Senza di ciò il socialdemocratico (così allora si definivano i comu-nisti, ndr) non è più socialdemocratico. Nessuna organizzazione, nessun gruppo o circolo può considerarsi socialdemocratico, se non svolge in modo permanente e sistematico questo lavoro. Tutto il signif icato della nostra precisa costituzione in partito autonomo del proletariato sta, in gran parte, nel fatto che noi abbiamo svolto sempre e con energia questo lavoro marxi-sta, portando nei limiti del possibile al livello della socialdemocrazia con-sapevole tutta la classe operaia, senza consentire a nessuna, decisamente a nessuna, bufera politica – e tanto meno ai cambiamenti di scena – di disto-glierci da questo lavoro essenziale.Lenin, “Sulla fusione di politica pedagogica”, giugno 1905, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 8, pagg. 414-415

Risoluzione congiunta dell’Organizzazione di Modena e di Castelvetro sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI

ApplicAre lo spirito dellA 4ª sessione significA studiAre, cApire e Agire secondo le indicAzioni di scuderi per fAre di piu’ e meglio e correggere difetti ed errori nel nostro lAvoro

Armarsi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao per combattere la classe dominante borghese e sottrarsi alla sua influenza

perche’ e’ necessArio che il proletAriAto Acquisti lA coscienzA di essere unA clAsse per se’Portare la lotta di classe fuori dal terreno del capitalismo, della borghesia e del riformismo

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Stam

pato

in pr

oprio

FUORI

LAVORO STABILE AI GIOVANISpazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renziper l’Italia unita, rossa e socialista

i governanti dell’Ueimperialista da Firenze

I marxisti-leninisti della provincia di Modena studiano

il Rapporto di Scuderi al CC del PMLI

EStRAttI dELLA dOMAndA dI AMMISSIOnE AL PMLI dI un LAvORAtORE MOdEnESE

“Il PMLI è il partito di cui ha bisogno il popolo per liberarsi dell’oppressione borghese”

“Il PMLI è quello che cercavo e sono molto orgoglioso di rappresentarlo”

PRESIdIO ROSSO vIvO dEL PMLI A BIELLA PER IL PROSELItISMO

Fatti stampare e affiggere centinaia di manifesti in città e in altri tre comuni. Molte richieste per gli opuscoli di Scuderi

RIunIOnE dI ChIuSuRA dELL’AttIvItà dELLA SquAdRA dI PROPAgAndA dELL’AStEnSIOnISMO

MARxIStA-LEnInIStA dEL MugELLO E vAL dI SIEvE

Fare fronte unito, smascherare le giunte locali, continuare con i banchini di propaganda

DecISIva è La Lotta DI cLaSSe non L’eLettoraLISMo

Inaugurando la presidenza semestrale italiana del Consiglio dell’ue davanti all’europarlamento

renzi pompA l’ue imperiAlistA Il nuovo Berlusconi ha riconfermato le regole dell’austerità e gli accordi, nonché le “riforme” costituzionali, elettorali e sul lavoro fasciste, piduiste, antisindacali e antiprecari

EnnESIMA tRAgEdIA nEL CAnALE dI SICILIA

45 migranti soffocati nella stivaIn precedenza 80 migranti erano annegati con l’affondamento del loro gommone

PAg. 2

PAg. 4

PAg. 3 PAg. 11

Secondo l’Eurostat sono 25,2 milioni nell’Europa a 28

SALgOnO A 3 MILIOnI E 222 MILA I dISOCCuPAtI In ItALIA 700 MILA tRA I 15 E 25 AnnI

Il Def del governo renzi prevede l’ulteriore crescita nell’anno a 12,8%. Facciamo fuoco e fiamme per ottenere il lavoro

DIStruggere L’ue IMPerIaLISta e SfruttatrIce, Inferno DI MISerIa e DISoccuPazIone e abbattere IL governo

renzI che Le regge IL Sacco

PAg. 6 PAg. 6

PAgg. 8-9

PAg. 7

PAg. 7

Page 2: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

2 il bolscevico / interni N. 28 - 17 luglio 2014

Inaugurando la presidenza semestrale italiana del Consiglio dell’Ue davanti all’europarlamento

Renzi pompa l’Ue impeRialista

Il nuovo Berlusconi ha riconfermato le regole dell’austerità e gli accordi, nonché le “riforme” costituzionali, elettorali e sul lavoro fasciste, piduiste, antisindacali e antiprecari

“Europa, un nuovo inizio”, è il titolo del Programma della presidenza italiana del consiglio dell’Unione europea (Ue) dall’1 luglio al 31 dicembre 2014, il programma del semestre di pre-sidenza italiana che il 2 luglio il presidente del consiglio Mat-teo Renzi ha presentato davan-ti all’europarlamento. Il pesante documento di oltre 80 pagine è stato consegnato agli eurodepu-tati; la veloce sintesi è stata pre-sentata in un “brillante” discorso di una ventina di minuti del più che esperto presidente Renzi che dietro battute sugli autoscatti o richiami mitologici ha pompato l’Ue imperialista; quella potenza economica che se non vuole soc-combere nella competizione con le concorrenti potenze mondiali deve sostenere le proprie azien-de e puntare su crescita e svilup-po, varare adeguati programmi di investimenti e sviluppare una presenza sempre più decisa e ag-gressiva sulla scena mondiale. A partire dalle regioni limitrofe, Est europeo, Medio Oriente, Medi-terraneo.

L’Europa non può essere solo un braccio di ferro sui soldi, una discussione sui punti decimali del deficit o del debito, ha affermato Renzi è anche e soprattutto la ri-cerca di una identità e di “un’ani-ma”. Ci sarebbero anche i 40 mi-lioni di disoccupati prodotti dalla crisi economica e dalle politiche di rigore della Ue, non certo dei decimali, ma Renzi deve volare alto e passa oltre. “L’Europa deve cambiare altrimenti non ha futu-ro”, afferma e al “nuovo inizio” dell’Europa anche l’Italia darà il suo contributo, anzi “l’Italia è qui non per chiedere ma per dare”. E per occupare quello spazio impe-

rialista che le compete nel Vec-chio continente.

Renzi ha citato Telemaco, fi-glio di Ulisse e Penelope, per rivendicare il passaggio di ge-nerazione che lui stesso sim-boleggerebbe. Da “rottamato-re” e demolitore dei precedenti governanti e dirigenti del PD, una volta conquistato il basto-ne del comando, si è presentato come il giusto erede e continua-tore della politica neoliberista e imperialista dell’Ue. Tanto che dopo aver passato l’ultimo ver-tice europeo a battagliare sulla necessità di avere una maggiore flessibilità nell’applicazione dei rigidissimi parametri di bilancio Ue, nel suo discorso non ha pro-nunciato neppure una volta la parola “flessibilità”.

Ha lasciato il compito al neo-eletto capogruppo dei socialisti europei, Gianni Pittella, di ricor-dare ai popolari del Ppe che sen-za un accordo sulla flessibilità sarebbe saltato anche il consenso

dei socialisti del Pse sulla nomi-na di Juncker a presidente della Commissione europea.

Non ha potuto sottrarsi a una prosecuzione della polemica ri-gore contro flessibilità alimenta-

ta dal capogruppo dei Popolari, il tedesco Manfred Weber, che in-vitava perentoriamente l’Italia a rispettare il Patto di Stabilità. I patti vanno rispettati risponde-va il nuovo Berlusconi che per l’Europa e per l’Italia riconfer-mava le regole dell’austerità e gli accordi, nonché le “riforme” costituzionali, elettorali e sul la-voro fasciste, piduiste, antisin-dacali e antiprecari. Alle critiche dello stesso tenore del 3 luglio da parte del presidente della Bunde-sbank, Jens Weidmann, replicava “se la Bundesbank pensa di far-ci paura forse ha sbagliato paese. Sicuramente ha sbagliato gover-no”. E rilanciava ipocritamente con “l’Europa è dei cittadini eu-ropei, non dei banchieri”. Con però gli interessi dei “cittadini”, cioè delle masse popolari, asser-viti a quelli delle banche e dei ca-pitalisti.

Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva

la partita sottolineando che “per me conta solo quello che mi ha detto la Merkel faccia a faccia, con lei e con Junker siamo d’ac-cordo”. Come Berlusconi che fa-ceva affidamento sui legami di-retti e personali. Con Renzi che ha un vantaggio, quello di esse-re uno tra i pochi interlocutori di peso della Merkel, con un risulta-to elettorale che non ha paragoni in Europa, dopo che Hollande e Cameron sono franati e non solo elettoralmente in Francia e Gran Bretagna.

Renzi può permettersi senza colpo ferire di scappare da Bru-xelles facendo saltare la tradizio-nale conferenza stampa di inizio semestre di presidenza col pre-sidente della Commissione Bar-roso, preferendogli il passag-gio televisivo a “Porta a porta” dell’untuoso Bruno Vespa che lo serve con lo stesso zelo riservato fino a ieri a Berlusconi. E al con-tempo quando assieme a Neelie

Kroes, commissario Ue per l’a-genda digitale, ha inaugurato l’8 luglio il Digital Venice, l’evento che apre il semestre di presiden-za italiana a Venezia, ha ribadito che “in questo momento le idee e non le limitazioni salveranno l’Europa, l’Europa deve essere lo spazio della libertà, dobbiamo rendere più bella la globalizza-zione. Se invece parliamo solo di limiti, di vincoli e di dossier bu-rocratici che dividono i Paesi per-diamo un’opportunità”. E in que-sta Europa imperialista, idilliaca per i capitalisti, c’è un’Italia “le-ader per sei mesi delle istituzio-ni europee. È una responsabilità importante, siamo orgogliosi ma non è il nostro obiettivo, l’ambi-zione dell’Italia è più alta, è di-ventare leader non delle istitu-zioni ma dei cittadini. Se l’Italia cambia se stessa può essere lea-der nei prossimi 20 anni”. Con lui, il Berlusconi democristiano alla guida.

Renzi al parlamento di Strasburgo emula con piglio ducesco Mussolini

Lo sCrIvono In Una Lettera gLI operaI FIom deLLa maseratI e dI mIraFIorI

“renzi non ascolti solo gli industriali”

Alla fine il Berlusconi demo-cristiano Renzi non si è presenta-to all’assemblea annuale dell’U-nione industriali torinesi. Era impegnato nel Consiglio dei mi-nistri del suo governo che tra i vari temi aveva anche quello del-

la “riforma” della giustizia tanto caro a Berlusconi. A Torino non è venuto neanche l’altro invita-to “nazionale”, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. La riunione si è comunque svol-ta sabato 30 giugno presso lo sta-

bilimento Maserati di Grugliasco (Torino). Davvero singolare la scelta del luogo visto che la Fiat è uscita da Confindustria già da al-cuni anni e non riconosce il con-tratto firmato dalla più forte asso-ciazione padronale italiana.

Gli operai non sono stati però con le mani in mano. I lavorato-ri iscritti alla Fiom hanno spedito una lettera al presidente del Con-siglio dove chiedono a Renzi di non ascoltare solo la voce degli industriali ma anche le loro ra-gioni. Sono giustamente preoc-cupati perché i volumi produtti-vi promessi dalla Fiat sono ben al di sotto delle capacità che posso-no sviluppare gli stabilimenti di Grugliasco, Mirafiori e la ex Pi-ninfarina che quando lavoravano a pieno regime sfornavano 280 mila vetture all’anno.

Nella lettera ricordano che nella sola provincia di Torino i lavoratori in cassa integrazione a zero ore di Mirafiori e di alcu-ni stabilimenti minori sono ben 4 mila e gli attuali piani della Fiat non possono assicurare il loro ri-entro al lavoro. Chiedono perciò l’intervento dei governi locali e di quello nazionale per incalza-re l’azienda a fare chiarezza sul futuro e pretendono giustamen-te che i lavoratori, i sindacati e anche la Fiom seggano al tavolo della trattativa per discutere fac-cia a faccia con Marchionne e company.

Come dicevamo la mobilita-zione c’è stata lo stesso e il 30 giugno davanti allo stabilimento

Maserati si è svolto un presidio di alcune centinaia di lavoratori, in rappresentanza delle migliaia in cassa integrazione, che ha bloc-cato il traffico nel viale davanti la fabbrica. Il presidio era organiz-zato dalla Fiom e vi hanno par-tecipato i Cobas. Erano presenti anche 3 dei 5 operai licenziati nel polo logistico di Nola (Napoli) per aver denunciato le condizioni di lavoro nello stabilimento cam-pano dove ci sono già stati 3 sui-cidi. Nel volantino del Comitato cassintegrati e licenziati Fiat, di-stribuito dai sindacati di base, si legge che “chi tra gli operai criti-ca la politica aziendale che tiene fuori la metà degli addetti Fiat in Italia e sfrutta a ritmi impossibili quelli che lavorano, deve essere zittito con qualunque mezzo”

Federico Bellomo, della Fiom torinese, chiede a Renzi di rispon-dere alla loro lettera, tanto più di fronte ai fatti recenti che dimo-strano come Marchionne anzi-ché dicutere preferisce minaccia-re i lavoratori della Maserati che hanno osato scioperare. In merito alla trattativa sul contratto Fiat fa notare che pare oramai certo che alla Fiat i lavoratori percepiranno un aumento inferiore agli operai e impiegati metalmeccanici di-pendenti delle aziende aderenti a Federmeccanica.”Discutere così per pochi euro - conclude Bel-lono riferendosi alla rottura tra i sindacati firmatari e l’azienda - e senza alcuna vera iniziativa sin-dacale, la dice lunga sulla serietà della trattativa”.

Presidio davanti alla Maserati

I BossI saranno proCessatI per trUFFa e approprIazIone IndeBIta

Lo scandalo che travolse l’in-tera Lega, molti dei suoi espo-nenti di maggiore spicco e che determinò la definitiva desti-tuzione di Umberto Bossi dal-le funzioni di segretario scoppiò nei primi mesi del 2012, quando venne reso noto che un’inchiesta giudiziaria della procura di Mila-no iniziata alla fine del 2011 ave-va messo alle strette l’allora teso-riere Francesco Belsito per avere pesantemente truccato il bilancio della Lega, da cui emergevano scandalose spese che nulla ave-vano a che fare con la politica: ne beneficiavano da tempo, secon-do i magistrati milanesi, Bossi e i suoi due figli Riccardo e Renzo, la senatrice leghista Rosy Mauro in combutta con il suo amichet-to nonché agente della polizia di Stato Pietro Moscagiuro, ed è certo che anche l’attuale gover-natore lombardo Maroni e Calde-roli sapevano tutto.

“Il Bolscevico” si è occupato sin da aprile 2012 di questo scan-dalo che ha travolto la Lega, da ultimo con il n. 45/2013 quando l’inchiesta aveva ormai scoper-chiato i gravissimi reati per i qua-li ora la procura milanese chiede il rinvio a giudizio con l’accusa di truffa e di appropriazione in-debita per Umberto Bossi e per i suoi due figli: sono oltre 40 i mi-lioni di euro di rimborsi elettorali incassati illegalmente dalla Lega quando era ancora sotto la gestio-ne del “Senatur”, soldi pubblici finiti nelle casse del partito che, complice il tesoriere Belsito, ave-va presentato a Camera e Senato rendiconti fortemente irregolari. 500.000 euro sono stati dilapidati dai tre Bossi per pagare una serie di spese personali come multe, lavori per la ristrutturazione della casa di Gemonio, vestiti, gioiel-li, spese odontoiatriche, una mac-china nuova, una laurea in Alba-nia, rate universitarie, un assegno

divorzile e persino spese veteri-narie per il cane.

È per questo lungo elenco di indecenze che i pm Robledo, Pel-licano e Filippini hanno chiesto il rinvio a giudizio per i tre Bossi e altre sei persone, ossia l’ex te-soriere Francesco Belsito, i tre ex componenti del comitato di con-trollo di secondo livello, Stefano Aldovisi, Diego Sanavio e Anto-nio Turci, l’imprenditore Stefano Bonet e il commercialista Paolo Scala. Per tutti le accuse a vario titolo sono di truffa aggravata ai danni dello Stato, appropriazione indebita e riciclaggio.

Nella richiesta di rinvio a giu-dizio i magistrati accusano il solo Umberto Bossi di avere speso tra il 2009 e il 2011 oltre 208.000 euro di soldi pubblici, esempli-ficati da assegni da 20.000 e da 1.583 euro per la ristrutturazio-ne edilizia della casa di Gemo-nio, da 160 euro per un acqui-sto di regalo nuziale, assegni per

un totale di 27.000 euro per ab-bigliamento e gioielli, un asse-gno di 1.500 euro per il dentista, di 81.000 euro per lavori in una casa a Roma.

Al figlio Renzo vengono con-testate più di 145.000 euro di spe-se, esemplificate da migliaia di euro in multe, 3.000 euro di as-sicurazione auto, 48.000 euro per l’acquisto di una vettura e 77.000 euro per l’iscrizione ad una uni-versità albanese per conseguire una laurea.

All’altro figlio, Riccardo, in-vece i pm contestano di avere speso quasi 158.000 euro per pa-gare debiti strettamente perso-nali, noleggi di autovetture, rate dell’Università dell’Insubria, l’af-fitto, il mantenimento dell’ex mo-glie, l’abbonamento della pay-tv, luce, gas e anche il veterinario per il cane.

Insomma quella dei Bossi è un’associazione familiare a de-linquere.

Page 3: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

N. 28 - 17 luglio 2014 disoccupazione / il bolscevico 3Secondo l’Eurostat sono 25,2 milioni nell’Europa a 28

Salgono a 3 milioni E 222 mila i diSoccupati in italia

700 mila tra i 15 E 25 anniIl Def del governo Renzi prevede l’ulteriore crescita nell’anno a 12,8%.

Facciamo fuoco e fiamme per ottenere il lavoroDIstRuggeRe l’ue ImpeRIalIsta e sfRuttatRIce, InfeRno DI mIseRIa e

DIsoccupazIone e abbatteRe Il goveRno RenzI che le Regge Il saccoAlla faccia della vagheggiata

“ripresa”, la disoccupazione con-tinua a mietere vittime. Secondo quanto segnalato dall’Istat, a mag-gio il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 12,6%, per un to-tale di 3 milioni e 222 mila sen-za lavoro, 26mila in più rispetto ad aprile.

La situazione si aggrava sen-sibilmente fra i giovani: le ragaz-ze e i ragazzi fra i 15 e i 24 anni senza un lavoro sono 700mila, os-sia 11mila in più rispetto al mese precedente. Si tratta del 43% dei giovani attivi, ma al conto andreb-be aggiunto l’esercito dei cosid-detti “Neet”, ossia gli “inattivi”, una palude che comprende chi ha smesso di cercare un lavoro per-ché sfiduciato, chi lavora in nero, ma anche e soprattutto chi pas-sa da un lavoro precario all’altro, senza risultare ufficialmente di-soccupato pur essendolo a tutti gli effetti nell’intervallo fra i due con-tratti.

Le donne, oltre ai giovani, sono le più colpite: le disoccupate sono il 13,8% (il dato più alto dall’ini-zio delle storiche mensili), affian-

cate dal 46,2% di “inattive”.Una situazione inaccettabile,

questa, che richiederebbe inter-venti d’emergenza a partire da un piano straordinario per l’occupa-zione giovanile stabile ed a sala-rio pieno. Ma Poletti, come Sac-coni, Fornero e Giovannini prima di lui, minimizza. Anzi, tutto quel-lo che il governo Renzi ha da dire è che la disoccupazione aumenterà al 12,8% entro fine anno, secondo

quanto previsto dal Documento di economia e finanza (Def). Per non parlare degli effetti disastrosi della liberalizzazione dell’apprendista-to e dei contratti a termine tramite il decreto Poletti, che aumenterà il precariato senza arginare la disoc-cupazione.

La situazione nel resto dell’U-nione europea è tutt’altro che ro-sea. L’Eurostat rileva che nella “Europa a 28” (comprendente tut-

ti gli Stati membri dell’UE anche se non usano l’euro) i disoccupa-ti sono 25,2 milioni. I disoccupati della sola eurozona sono aumentati di ben 7 milioni dal 2007 ad oggi, assestandosi a 18,5 milioni.

I Paesi dove il problema è più acuto sono naturalmente quelli più colpiti dall’austerità antipopo-lare: in Grecia (26,8%) e Spagna (25,1%) la disoccupazione è tripli-cata dal 2008. Vistosi aumenti an-che in Croazia, Slovacchia e Bul-garia. La Germania, dove dilagano precariato e “flessibilità”, registra 9mila disoccupati in più.

distruggere l’uE imperialista

e abbattere il governo renzi che le regge il sacco

Sono dati agghiaccianti e intol-lerabili, che però chiamano in cau-sa le politiche di massacro sociale imposte dall’UE e applicate zelan-temente in Italia dal governo del

Berlusconi democristiano Renzi. Napolitano non si può lavare le mani affermando ipocritamente: “Se i giovani non troveranno lavo-ro l’Italia è finita”.

I governanti europei di destra e di “sinistra”, con in testa lo stesso Renzi (che il 1° luglio ha inaugu-rato il semestre di presidenza ita-liano), Juncker e persino Merkel, vanno cianciando di “diritto alla flessibilità”, di “investimenti di lungo periodo”, di “rilanciare la crescita e creare lavoro”. Da per-fetti ipocriti al servizio del capita-lismo tentano di sventolare false promesse e speranze per spegne-re le fiamme della protesta che te-mono come la peste, vedi la loro vergognosa fuga da Torino con l’annullamento del vertice dell’11 luglio proprio sulla disoccupazio-ne giovanile.

La verità è che il mantra di au-sterità, Fiscal compact, pareggio di bilancio e liberalizzazione del precariato alla base dell’UE impe-rialista sono il gorgo che inghiotte lavoro e genera precariato, pover-tà e disoccupazione, tutto per sal-vare il capitalismo in crisi e tute-

lare gli interessi dei monopoli, del grande capitale e della grande fi-nanza a spese delle larghe masse lavoratrici, popolari, giovanili e femminili.

La pratica dimostra che per cambiare veramente a favore dei popoli europei questa alleanza im-perialista che è l’UE va distrutta. Intanto le sue istituzioni, le sue po-litiche e il governo che le regge il sacco in Italia vanno combattuti e delegittimati, dando forza al Con-trosemestre popolare inaugurato il 28 giugno e battendosi al fianco del PMLI per imprimergli un forte carattere anticapitalista e rivendi-care la cacciata del governo Renzi e l’uscita dell’Italia dalla UE.

Intanto, applicando l’indica-zione dell’ultima riunione plena-ria del CC del PMLI, le istanze locali del Partito devono fare fuo-co e fiamme per il lavoro ai disoc-cupati, il problema principale che tormenta le masse, specie del Sud. Devono farlo attraverso denunce circostanziate, volantinaggi, ban-chini, comunicati stampa, artico-li su “Il Bolscevico”, cercando di coinvolgere i disoccupati.

rapporto iStat 2014

l’italia è un inferno di disuguaglianze e precarietà 6,3 milioni di persone in cerca di occupazione. cresce la disoccupazione e la povertà, soprattutto al sud.

Il settore operaio è quello che perde più posti di lavoro. la metà dei precari ha contratti inferiori a un annoÈ questo il quadro che emerge

dai dati forniti dall’Istituto italiano di statistica riguardo l’anno 2013 e l’intero periodo di crisi econo-mica (2008-2013) e che conferma come le iniquità sociali e territoriali si siano ulteriormente diffuse e incancrenite. Dei dati emersi dal corposo Rapporto Istat ci interes-sa mettere in evidenza ed analiz-zare quelli relativi alla condizione di vita e lavoro delle masse popolari italiane.

Certamente uno degli elemen-ti più preoccupanti è l’occupazio-ne in continuo calo. Nel 2013 è diminuita di 478mila unità (- 2,1% rispetto al 2012). Tra i più colpiti sono gli operai, -958mila unità tra il 2008 e il 2013, con una contra-zione del 15,1%. Ciò a dimostra-zione di come le scelte politiche dei governi che si sono succe-duti in questi anni, ben lungi dal risolvere il problema dell’occu-pazione, lo hanno addirittura aggravato. Un dato che mette a nudo l’acquiescenza dei governi nei confronti delle dislocazioni e delle esternalizzazioni, con un danno enorme al lavoro operaio e al reddito delle masse popolari italiane.

Un settore particolarmente colpito è quello delle costruzioni con 396 mila occupati in meno

nei cinque anni e ben 162 mila nel 2013.

I dati sono confermati dall’au-mento del tasso di disoccupazio-ne, passato dal 10,7% del 2012 al 12,2% del 2013 (+5,4 punti percentuali rispetto al 2008). L’au-mento ha riguardato soprattutto il Mezzogiorno (19,7 %, +7,7 pun-ti). In termini assoluti significa che il numero di disoccupati in Italia è raddoppiato dall’inizio della crisi e nel 2013 arriva secondo l’Istat a 3 milioni 113 mila unità. Inoltre sono 6,3 milioni gli individui po-tenzialmente impiegabili.

I giovani (15-34) sono il setto-re sociale più colpito dalla crisi: gli occupati diminuiscono, fra il 2008 e il 2013, di 1 milione 803 mila unità, mentre i disoccupa-ti e le forze di lavoro potenziali crescono rispettivamente di 639 mila e 141 mila unità. Il tasso di occupazione scende dal 50,4% del 2008 al 40,2% del 2013.

In generale, e soprattutto per i giovani, calano sia il lavoro a tem-po indeterminato sia quello pre-cario e si accorcia la durata dei contratti (nel 2013 poco più della metà dei precari ha un contratto per meno di un anno).

L’unica forma di lavoro che continua a crescere è il lavoro parzialmente standard (a contrat-

to indeterminato e a part-time). Esso aumenta rispetto al 2008 di 572 mila unità. Per lo più non si tratta di nuove assunzioni ma di trasformazione, imposta al la-voratore, dunque involontaria, a tempo parziale di un precedente contratto a tempo pieno.

A consolidare le disuguaglian-ze e la precarietà di vita contribui-scono altri fattori, oltre alla cresci-ta della disoccupazione. In primo luogo la diminuzione di spesa sociale da parte delle istituzioni. È nel 2011 che, per la prima volta dal 2003, la spesa sociale risulta in diminuzione rispetto all’anno precedente. Ciò in quasi tutte le regioni italiane ma, in relazione ai

valori preesistenti già nettamente inferiori alla media nazionale, il calo più consistente si osserva al Sud (-5%). Quantificando, un meridionale può usufruire media-mente di una spesa sociale an-nua di circa 50 euro per i servizi e gli interventi offerti dai Comuni, contro i 160 euro del Nord-est.

Ciò nonostante risultino in crescita le difficoltà economiche tra le masse popolari. L’indica-tore di povertà assoluta, che era stato stabile fino al 2011, infatti sale del 2,3% nel 2012, attestan-dosi all’8% della popolazione in povertà assoluta. La deprivazio-ne grave, si attesta nel 2013 al 12,5%.

Dai dati del Rapporto emer-ge come questa condizione di difficoltà in tutta Italia e nel Sud in particolare sia aggravata dal-le politiche privatizzatrici che, a partire dal 2008, hanno ridotto le prestazioni a carico del setto-re pubblico e aumentato quelle del settore privato a carico dei cittadini. Ciò ha consentito l’in-cancrenirsi delle disuguaglianze rispetto anche alla salute e all’ac-cessibilità alle cure. Gli svantaggi maggiori e strutturali si hanno nel Mezzogiorno, dove le condizioni di salute sono peggiori rispetto al resto del Paese. Infatti se nel 2012 l’11,1% dei cittadini dichia-ra di aver rinunciato alle cure e ai farmaci, tale quota sale nel Mez-zogiorno al 15% circa.

Si potrebbe pensare di primo acchito che il governo del Berlu-sconi democristiano Renzi, arri-vato a fine febbraio del 2014, non sia responsabile di questa situa-zione pregressa alla sua nomina.

Falso. Nel governo Renzi ci sono pezzi consistenti dei pre-cedenti governi che hanno deter-minato questo disastro. In primo luogo il PD, di cui Renzi è stato segretario, che ha spinto alle estreme conseguenze le politiche di precarizzazione del lavoro, pri-vatizzazione dei servizi pubblici

e depauperamento delle risorse delle masse popolari. Non dimen-tichiamo neanche che nella Firen-ze, da Renzi a lungo governata, è aumentata la disoccupazione, la povertà, a seguito anche del-le privatizzazioni promosse dalla sua giunta.

Risultato: Renzi finirà per peg-giorare ulteriormente le disegua-glianze e le precarietà.

Il governo del Berlusconi de-mocristiano Renzi va spazzato via subito prima che completi il disastro. Le misure economiche e sociali di Renzi, dalla liberaliz-zazione dei contratti a termine e dell’apprendistato, che penalizza soprattutto i giovani e aumenta il precariato, ai tagli ai lavoratori statali, al blocco totale del turn over e degli stipendi, ai tagli alla spesa pubblica che si riverseran-no sulla sanità, sui servizi sociali e sui trasporti, al piano delle mas-sicce privatizzazioni, peggiore-ranno ulteriormente la condizione di grave sofferenza delle masse popolari italiane.

C’è quanto basta per indurre i vertici sindacali a proclamare uno sciopero generale di 8 ore e una manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi.

Page 4: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

4 il bolscevico / interni N. 28 - 17 luglio 2014

Ennesima tragedia nel Canale di Sicilia

45 migranti SoffoCati nElla Stiva

“Accatastati l’uno sull’altro, come in una fossa comune, che ricorda Auschwitz”. Queste le parole di uno dei primi soccorri-tori, profondamente scosso, inter-venuto per portare in salvo l’en-nesimo “barcone della speranza” giunto nel porto di Pozzallo nel ragusano, con 45 cadaveri e cir-ca 590 superstiti soccorso dalla nave militare Grecale dell’ope-razione imperialista “Mare no-strum” del governo italiano.

È la registrazione dell’ennesi-ma strage di migranti nel Canale di Sicilia: ammassati da scafisti senza scrupoli nella sala ghiac-ciaia del peschereccio, un locale di appena tre metri per tre dove si stoccava il pesce durante la navigazione, le vittime sarebbe-ro morte per asfissia, schiaccia-te dal peso delle une sulle altre e poi, cadute nei locali motore, avrebbero respirato il gas di sca-rico.

Non ci sono giustificazioni per una tale carneficina ma sono chiare le cause delle attuali mi-grazioni bibliche dai Paesi più poveri e arretrati del globo ver-so i Paesi più ricchi e sviluppa-ti: sono una conseguenza dello

sfruttamento e delle spaventose disuguaglianze mondiali create dal colonialismo e dall’imperia-lismo.

Sono balbettii criminali e mi-stificatori quelli emessi dal Ber-

lusconi democristiano Renzi nel-la conferenza stampa al termine dell’incontro con il presidente della Commissione Ue, Barroso: la gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo “richiede mag-

giore presenza in Libia e il raf-forzamento di Frontex”, il pro-gramma europeo per il controllo delle frontiere, e vergognoso il silenzio dei vertici delle istitu-zioni in camicia nera, Napolitano

e Boldrini compresi. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, compare di governo di Renzi, ad Agrigento mentre piange lacri-me di coccodrillo: “noi facciamo l’accoglienza ma non possiamo accogliere tutti” per poi rinchiu-derli nei Cie che per lui “è im-possibile chiudere”, cerca di sca-ricare le responsabilità italiane sull’Europa dalla quale non giun-gono aiuti concreti. Ma l’Europa imperialista non ha intenzione di risolvere il problema se non mili-tarmente come già stanno facen-do i governi del mediterraneo, compreso quello italiano conti-nuando la politica imperialista, xenofoba e neofascista del suo predecessore, trattando i migran-ti da criminali, quando espatriano illegalmente in massa per fuggire da guerre, persecuzioni e miseria a causa dei rispettivi governi dit-tatoriali, e da bassa manovalanza da supersfruttare quando le crisi cicliche capitalistiche lo permet-tono.

Dall’inizio dell’anno i mi-granti sbarcati sono stati più di

60 mila, 5 mila solo negli ulti-mi giorni; purtroppo, molti al-tri non sono documentati o sali-ti alle cronache dei mass media: giorni fa un altro barcone è sta-to inghiottito dal mare, forse un’ottantina i morti; un altro an-cora è giunto in porto lasciando nel mare due morti e 4 disper-si. E l’elenco di vittime non fi-nisce mai.

Come fermare questa ecatom-be? Aprire le frontiere dei Paesi imperialistici ai migranti e rico-noscere l’assoluta parità di dirit-ti politici, sindacali e sociali per tutti. Ma è bene chiarire che la responsabilità delle migrazioni di massa è dell’imperialismo che sfrutta, affama e fomenta guerre nei Paesi poveri per depredarne le ricchezze e tenerli sottomes-si; perciò per far cessare questo fenomeno sociale occorre lottare per sconfiggere e sradicare l’im-perialismo dal mondo. A comin-ciare dall’imperialismo italiano oggi rappresentato dal gover-no del Berlusconi democristiano Renzi.

il salva-renzi c’è nella riforma madia

Tutto inizia quando da presi-dente della provincia di Firenze, tra il 2004 e il 2009, l’attuale capo del governo, si rende responsabi-le dell’assunzione irregolare e su chiamata diretta di quattro persone nello staff della sua segreteria. Ai quattro fortunati prescelti l’ammi-nistrazione stipula invece che uno di categoria C un contratto di ca-tegoria D, nonostante gli interes-sati non avessero la laurea, titolo di studio per il tipo di inquadra-mento.

Scoperto il reato e partito il processo, la Corte dei conti chie-deva ad inizio 2011, agli inquisiti un risarcimento superiore a 2 mi-lioni di euro. Ma nell’agosto del 2011 arrivava per l’allora sinda-co di Firenze la bonaria condanna in primo grado, quasi paragonabi-le ad un’assoluzione per la legge-rezza della pena, a risarcire l’am-ministrazione statale di 14.535,12 dei circa 50 mila euro di danno erariale stabiliti. Il resto veniva di-viso tra gli altri trenta condanna-ti, tra cui Andrea Barducci, PD, at-tuale presidente della provincia di Firenze.

Nonostante l’evidenza del fat-to, Renzi decide di ricorrere.

Cos’è il salva-renzi L’articolo 11 comma 4 del fa-

migerato decreto legge della mini-

stra Madia introduce la possibilità di stipulare contratti retribuiti se-condo stipendi dirigenziali a pre-scindere dal titolo di studio pos-seduto. Scoppiano le polemiche sull’articolo e lo staff del Berlu-sconi democristiano promette di cancellare la norma, poiché, assi-curano, si tratterebbe di un erro-re. Ma la norma viene riscritta con un oscuro giro di parole. Il salva-Renzi c’è ancora nel decreto De-creto Legge Madia, cioè il numero 90/2014 già pubblicato in Gazzet-ta Ufficiale. Infatti il governo in-troduce una piccola modifica al Testo Unico degli Enti Locali con questa dicitura all’art. 11: com-ma 4. “All’articolo 90 del decre-to legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dopo il comma 3, è aggiun-to, in fine, il seguente: “3-bis. Re-sta fermo il divieto di effettuazio-ne di attività gestionale anche nel caso in cui nel contratto individua-le di lavoro il trattamento econo-mico, prescindendo dal possesso del titolo di studio, è parametrato a quello dirigenziale”.

Ciò significa che lo staff delle segreterie delle istituzioni borghe-si, assunto a tempo determinato, non può svolgere compiti dirigen-ziali, ma i componenti dello staff medesimo potranno ricevere, a prescindere dai titoli di studio, lo stesso trattamento economico dei dirigenti.

In sostanza tra la condanna

in primo grado e l’appello previ-sto per l’autunno 2014 il governo

Renzi ha fatto sparire il reato per cui il premier è processato.

In precedenza 80 migranti erano annegati con l’affondamento del loro gommone

Paderno Dugnano (milano)

alla giPiCCo’S i PaDroni viEtano agli oPErai Di anDarE in bagno DurantE il lavoro

�Redazione di Milano

Ti scappa la pipì mentre stai lavorando? “Aspetta la pausa oppure falla pure davanti al mac-chinario”.

Questa risposta è quella che ricevono i circa 50 dipendenti della Gipicco’s, azienda cosmeti-ca di Paderno Dugnano (Milano), da parte dei padroni titolari.

Fabio Amodio, dirigente sin-dacale della Filtcem Cgil, ha ap-peso in bacheca questo avviso: “Non è nella facoltà del datore di lavoro proibire in alcun modo ad alcuna persona di recarsi in bagno per esigenze fisiologiche, poiché lesivo del diritto naturale. Né stabilire quante volte una per-sona possa recarvisi, né invitare la stessa ad espletare le proprie funzioni direttamente sul macchi-nario, perché lesivo della dignità personale”.

Inoltre: “Se un lavoratore chiede un permesso o mezza giornata di ferie per andare alle udienze scolastiche, l’azienda

chiede una dichiarazione del preside della scuola”, dichiarano le rappresentanze sindacali in-terne, appena elette. La politica aziendale di supersfruttamen-to non è neppure “giustificata” dalle esigenze economiche: lo scorso anno l’utile netto è stato di 30mila euro e l’amministratore unico si è preso uno stipendio di 135mila euro lordi. Non va certo male la produzione industriale con 1.000 chili al giorno di ros-setti, colati e lucidalabbra. Mille chili al giorno di emulsioni: ma-scara, eyeliner, fondotinta, cre-me, ombretti in crema, creme colorate. E poi, si legge nel sito, da 12 a 15 tonnellate al mese di Bulk Powders, cioè un integrato-re alimentare. “Eppure le regole minime di rispetto del lavoro non si riescono a ottenere - afferma Amodio – La risposta alle richie-ste di incontri è sempre la stessa: ‘I lavoratori non si meritano nulla’ e ‘il sindacato non deve rompere le scatole’”.

Tuttavia i dipendenti sono in

lotta; hanno già fatto uno scio-pero di 6 ore e bloccato via delle Industrie.

Queste relazioni industriali, di fatto, sono quelle inaugurate da Marchionne, nelle quali il sinda-cato, chiamato alla difesa dei la-voratori, deve farsi da parte per lasciare ai padroni la piena libertà di imporre ritmi di lavoro disuma-ni, in nome del massimo profitto.

Il PMLI ha sempre sostenuto che quel modello presto sarebbe stato adottato da tutto il padro-nato italiano.

I marxisti-leninisti esprimono piena solidarietà militante agli operai della Gipicco’s e li invitano a proseguire nella loro lotta con-tro ritmi di lavoro disumani e per il diritto alla rappresentanza sin-dacale interna e affinché le RSU siano l’unico soggetto contrat-tuale nei luoghi di lavoro.

Occorre che in tutte le fab-briche gli operai contrastino il modello padronale neofascista antisindacale introdotto da Mar-chionne, rivendicando lavoro sta-

bile, sindacalmente tutelato, con orario di 35 ore settimanali.

L’orizzonte ultimo che devono guardare, però, è l’abbattimento del sistema economico capitali-stico che, per sua natura, tende a generare modelli di produzione industriale - concorrenziali nel-la corsa al massimo profitto che vige nel “libero” mercato globale - basati sul dilatare il più possibi-le il plusvalore relativo e assoluto eliminando ogni ostacolo costitu-ito da qualsivoglia compromesso contrattuale sindacale.

Per uscire dal sempre più vo-race sfruttamento capitalistico è necessario conquistare il sociali-smo, in modo che la classe ope-raia non sia più sfruttata grazie al potere politico nelle sue mani, che le consentirà di edificare un sistema economico dove i profitti, destinati al finanziamento di beni e servizi pubblici, proverranno dal lavoro collettivo, svolto non in condizioni di sfruttamento ma di rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.

Due tragiche immagini dell’arrivo del barcone stracarico di migranti e del recu-pero delle salme di 30 migranti soffocati nella stiva

Page 5: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

N. 28 - 17 luglio 2014 chiesa cattolica / il bolscevico 5

I comunisti hanno “rubato” la bandiera dei poveri alla Chiesa?

La lingua batte dove il den-te duole e questo vale per i co-muni mortali ma soprattutto per l’attuale papa chiamato dalle al-tre gerarchie ecclesiastiche a im-biancare i sepolcri, ovvero a imbellettare e risollevare l’im-magine di una Chiesa cattolica seriamente compromessa agli oc-chi dei cattolici e del mondo in-tero da scandali finanziari e pe-dofilia, da corruzione e guerre intestine, da Vatileaks e dalla cri-si delle vocazioni. Bergoglio non ha lasciato trascorrere neppure tre mesi da quel 4 aprile quando davanti ad alcuni studenti belgi che lo intervistavano aveva con stizza allontanato da sé l’epiteto di essere un comunista con que-ste parole: “Ho sentito, due mesi fa, che una persona ha detto: ‘Ma, questo Papa è comunista’. E no! L’amore ai poveri è una ban-diera del Vangelo, non del comu-nismo”. Nell’intervista rilasciata a “Il Messaggero” e pubblicata dal quotidiano il 30 giugno scor-so, è ritornato puntigliosamente sull’argomento per ripetere che «Marx non ha inventato nulla». Ah sì, e allora che bisogno aveva di richiamarlo a sproposito?

Alla domanda: “Lei passa per essere un Papa comunista, paupe-rista, populista. L’Economist che le ha dedicato una copertina affer-ma che parla come Lenin. Si ritro-va in questi panni?”; ha risposto con una macroscopica falsità che tradisce il terrore di dover conti-nuare a fare i conti con quel comu-

nismo che Wojtyla si era vantato di aver debellato dopo l’abbatti-mento del muro di Berlino e la li-quefazione dei regimi revisionisti dell’Est europeo, tanto da essere stato premiato “Santo subito”. «Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. I poveri sono al centro del Vangelo. I co-munisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, come no, venti se-coli dopo. Allora quando parlano - ha ricordato sorridendo il papa ar-gentino - si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani».

Se la prende tanto con i comuni-sti, aggiungiamo noi, forse perché quelli che Bergoglio chiama pove-ri guardano con rinnovata speran-za di riscattarsi ed emanciparsi più al socialismo scientifico fondato da Marx ed Engels che al Vatica-no e alla Chiesa cattolica, ininter-rottamente al potere in Occidente da millesettecento anni, prima col feudalesimo e poi col capitalismo. Nel cui nome sono state commes-si crimini storici incancellabili come le Crociate nel vicino orien-te e l’invasione dei conquistadores nelle Americhe, come le condanne al rogo e al silenzio di tutti coloro che in ogni campo osavano mette-re in discussione e negare i dogmi dell’ortodossia clericale, e come la benedizione dell’Uomo della provvidenza e dei gagliardetti del-le squadracce mussoliniane e delle truppe italiane mandate al macello per saziare gli appetiti egemonici

dell’imperialismo italiano.Noi marxisti-leninisti non ab-

biamo mai derubato la bandiera dei poveri alla Chiesa cattolica in-nanzitutto perché le nostre sono le bandiere rosse della riscossa prole-taria su cui c’è scritto “Proletari di tutti i paesi unitevi!” e non quelle bianche della rinuncia e dell’inter-classismo, e poi perché il Vatica-no non ha mai veramente rappre-sentato i poveri, se non all’origine del cristianesimo primitivo. Sulle nostre rosse bandiere non ci sarà mai il motto “Campa e fa’ cam-

pa’” predicato da Bergoglio ai po-veri nei confronti dei ricchi, ma c’è scritto guerra senza quartiere al Capitale, emancipazione dalla schiavitù salariata, socialismo.

Insomma siamo sempre più convinti che le novità introdotte dal papa argentino sono più me-diatiche che reali, più di immagi-ne che di sostanza: la banca va-ticana continua a essere il porto sicuro del riciclaggio di tangenti e capitali mafiosi e di speculazio-ni condotte da faccendieri piduisti e dall’Opus dei, come quella rive-

lata dall’inchiesta sullo scanda-lo Carige; l’ex segretario di Stato cardinal Bertone può godere della ristrutturazione di un celeste attico di 700 mq vista San Pietro men-tre si conferma quale mandante della velina diffamatoria che co-strinse alle dimissioni l’allora di-rettore dell’Avvenire Dino Boffo; il riconoscimento ufficiale, atteso trent’anni, conferito da Bergoglio all’Associazione internazionale degli esorcisti dà infine la misu-ra di quanto la sua idea di religio-ne e di chiesa continuino a evoca-

re spettri e superstizioni ritenuti scomparsi col medioevo e a otte-nebrare e atterrire le coscienze dei credenti.

Non basta scegliere, primo fra i papi, il nome del nobile poverel-lo di Assisi per dar vita miracolo-samente alla Chiesa dei poveri e per recidere il cordone ombelicale che la lega al capitalismo, né deve stupire il suo puntiglioso richiamo ai poveri e alla equipollenza del socialismo col cristianesimo. Lo avevano spiegato benissimo Marx ed Engels nel celebre Manifesto del Partito Comunista: “Come il prete andò sempre d’accordo coi feudali, così il socialismo cle-ricale va d’accordo col sociali-smo feudale.

Nulla di più facile che dare all’ascetismo cristiano una ver-nice socialista. Il cristianesimo non ha forse inveito anche con-tro la proprietà privata, contro il matrimonio, contro lo Stato? Non ha forse predicato in loro sostituzione la beneficenza e la mendicità, il celibato e la mor-tificazione della carne, la vita claustrale e la Chiesa? Il socia-lismo sacro è soltanto l’acqua santa con la quale il prete bene-dice il dispetto degli aristocrati-ci.”

Se alla Chiesa di Bergoglio continua a dolere, eccome, il den-te del comunismo, dove sta quel-la tanto sbandierata svolta rispetto alla Chiesa dei reazionari, oscu-rantisti e anticomunisti Wojtyla e Ratzinger?

Secondo Marx ed Engels

ChE CoSa prEdiCa il CriStianESiMoI princìpi sociali del cristiane-

simo hanno avuto mille ottocen-to anni di tempo per svilupparsi e non hanno bisogno di essere ulte-riormente sviluppati da consiglie-ri concistoriali prussiani.

I princìpi sociali del cristiane-simo hanno giustificato la schia-vitù antica, esaltato la servitù della gleba medievale, e se neces-sario si prestano anche a difende-re l’oppressione del proletariato, sia pure assumendo un’aria un po’ lamentosa.

I princìpi sociali del cristiane-simo predicano la necessità di una classe dominante e di una classe oppressa, e a favore di quest’ulti-ma esprimono soltanto il pio de-siderio che la prima voglia essere caritatevole.

I princìpi sociali del cristia-nesimo trasferiscono in cielo la compensazione di tutte le infa-mie, come la intendono i consi-glieri concistoriali, e giustificano così la continuazione di queste in-famie sulla terra.

I princìpi sociali del cristiane-simo dichiarano che tutte le bas-sezze commesse dagli oppressori contro gli oppressi sono o giuste punizioni del peccato originale e di altri peccati, oppure prove che il Signore impone ai redenti nella sua infinita saggezza.

I princìpi sociali del cristiane-simo predicano la viltà, il disprez-zo di se stessi, la mortificazione, il servilismo, l’umiltà, insomma tutte le qualità della canaglia, e il

proletariato, che non si vuole far trattare da canaglia, ha molto più bisogno del suo coraggio, del suo senso di sicurezza, del suo orgo-glio e del suo spirito d’indipen-denza che del suo pane.

I princìpi sociali del cristiane-simo sono ipocriti, e il proletaria-to è rivoluzionario.

(Marx, “Il comunismo de ‘Rheinischer Beobachter’”, 12 settembre 1847, Marx-Engels, Oper complete vol. VI (1845-1848), Editori Riuniti, pagg. 243-244)

Le accuse che vengono mos-se contro il comunismo partendo

da considerazioni religiose, filo-sofiche e ideologiche in generale, non meritano d’essere più ampia-mente esaminate.

Ci vuole forse una profon-da perspicacia per comprendere che, cambiando le condizioni di vita degli uomini, i loro rapporti sociali e la loro esistenza sociale,

cambiano anche le loro concezio-ni, i loro modi di vedere e le loro idee, in una parola, cambia anche la loro coscienza?

Che cos’altro dimostra la sto-ria delle idee, se non che la pro-duzione spirituale si trasforma in-sieme con quella materiale? Le idee dominanti di un’epoca furo-no sempre soltanto le idee della classe dominante.

Si parla di idee che rivoluzio-nano tutta una società; con ciò si esprime soltanto il fatto che in seno alla vecchia società si sono formati gli elementi di una socie-tà nuova, che con la dissoluzione dei vecchi rapporti di esistenza procede di pari passo il dissolvi-mento delle vecchie idee.

Quando il mondo antico sta-va per tramontare, le antiche re-ligioni furono vinte dalla religio-ne cristiana. Quando nel secolo XVIII le idee cristiane soggiac-quero alle idee dell’illuminismo, la società feudale stava combat-tendo la sua lotta suprema con la borghesia, allora rivoluzionaria. Le idee di libertà di coscienza e di religione non furono altro che l’espressione del dominio del-la libera concorrenza nel campo della coscienza.

“Ma - si dirà - non c’è dub-bio che le idee religiose, morali, filosofiche, politiche, giuridiche, ecc. si sono modificate nel cor-so dell’evoluzione storica; la re-ligione, la morale, la filosofia, la politica, il diritto però si manten-

nero sempre attraverso tutti que-sti mutamenti.’’

“Ci sono, inoltre, verità eterne, come la libertà, la giustizia, ecc., che sono comuni a tutte le for-me sociali. Il comunismo, invece, abolisce le verità eterne, abolisce la religione, la morale, in luogo di dar loro una forma nuova, e con ciò contraddice a tutta l’evoluzio-ne storica verificatasi finora’’.

A che cosa si riduce questa ac-cusa? La storia di tutta la società si è svolta sinora attraverso anta-gonismi di classe, che nelle diver-se epoche assunsero forme diver-se.

Ma qualunque forma abbiano assunto tali antagonismi, lo sfrut-tamento di una parte della società per opera di un’altra è un fatto co-mune a tutti i secoli passati. Nes-suna meraviglia, quindi, che la coscienza sociale di tutti i secoli, malgrado tutte le varietà e diver-sità, si muova in certe forme co-muni, in forme di coscienza che si dissolvono completamente sol-tanto con la completa sparizione dell’antagonismo delle classi.

La rivoluzione comunista è la più radicale rottura coi rapporti di proprietà tradizionali; nessuna maraviglia, quindi, se nel corso del suo sviluppo si realizza la rot-tura più radicale con le idee tra-dizionali.

(Marx-Engels, “Manifesto de Il Partito Comunista”, 1848, PMLI: Piccola Biblioteca marxista-leni-nista, 4, pagg. 44-45)

Papa Bergoglio si intrattiene amabilmente col cardinal Tarcisio Bertone

Il monumento a Marx ed Engels a Petrozadovsk, capitale della Carelia (Russia)

Page 6: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

6 il bolscevico / PMLI N. 28 - 17 luglio 2014

Estratti della domanda di ammissione al PMLI di un lavoratore modenese

“IL PMLI E’ IL PartIto dI cuI ha bIsogno IL PoPoLo PEr LIbErarsI dELL’oPPrEssIonE borghEsE”

“Il PMLI è quello che cercavo e sono molto orgoglioso di rappresentarlo”

Ho sempre avuto un’ideologia comunista. Qualche anno fa feci la tessera del PRC, ma sono rimasto deluso in quanto una volta fatta la tessera da parte del partito non ho più ricevuto notizie. Contattai an-che il PDAC ma non mi convinse. Infine ho scoperto il PMLI da ri-cerche personali e sono molto sod-disfatto in quanto incarna l’ideolo-gia pura comunista.

Il PMLI è il vero partito co-munista ed è coerente perfetta-mente con l’ideologia marxista-leninista riesce ad essere presente fra la massa in modo costante ed omogeneo su quasi tutto il territo-rio nazionale, a dimostrazione che fa il possibile per propagandare l’ideologia tra il proletariato per la realizzazione dell’Italia unita, ros-sa e socialista.

“Il Bolscevico” è la voce del proletariato. Mette a disposizione

molto spazio per chiunque vuole scrivere. In questo modo si ha la vera voce del popolo.

Il PMLI è quello che cercavo e sono molto orgoglioso di rappre-sentarlo nelle attività pubbliche di propaganda.

Il PMLI ha una perfetta strut-tura in grado di formare i marxi-sti-leninisti curandone lo studio e l’azione.

L’art. 12 è chiaro e secondo me rappresenta in sintesi il concetto di militante. Ogni militante deve sa-crificarsi per il bene del proletaria-to come si evince dal programma politico del Partito.

Il PMLI rappresenta il Partito di lotta, il Partito di cui ha bisogno il popolo per liberarsi dall’oppres-sione borghese.

Il punto VII del Programma è fondamentale, la creazione del fronte rivoluzionario, solo così

possiamo abbattere il capitalismo e per far ciò bisogna avere un par-tito che guidi la massa, ossia il PMLI.

È giusto che il Partito abbia una vigilanza rivoluzionaria all’inter-no di esso, in modo da educare i propri militanti contro il revisioni-

smo, l’opportunismo e l’egoismo.PRC, PDCI e simili sono par-

titi borghesi che rinnegano molti concetti fondamentali del comuni-smo. Uno su tutti è la figura di Sta-lin, visto come un dittatore sangui-nario. Ma sappiamo che così non è. Inoltre fanno politica di como-do, secondo me un vero partito co-munista deve essere innanzitutto un partito composto da proletari, e un partito di lotta che non scende a compromessi con la democrazia borghese, solo così il proletariato sarà libero.

Ho trovato finalmente quello che cercavo, un vero partito comu-nista fedele e coerente con i prin-cipi del comunismo.

Mi sono accorto che da simpa-tizzante in ogni occasione passa-ta con il PMLI, sentivo un gran-de impegno e un grande orgoglio. Quando si indossa il fazzoletto

rosso al collo e sventoli le bandie-re dei 5 grandi Maestri e quelle del Partito, e propagandi l’ideologia marxista-leninista senti dentro di te un grande orgoglio proletario, un grande impegno per il prole-tariato. Questo è possibile perché il PMLI è composto da proletari, e non da borghesi come i parti-ti pseudo-comunisti. Il PMLI co-nosce perfettamente i bisogni del proletariato, grazie anche allo stu-dio del marxismo-leninismo-pen-siero di Mao.

In base alle mie possibilità pen-so di dare un contributo al PMLI. Sia scrivendo a “Il Bolscevico” sia con attività di propaganda presso la mia città di Modena insieme agli altri compagni.

Sperando di diventare un mili-tante, spero anche nella nascita di una nuova Cellula come punto di riferimento delle masse modenesi.

Dare sostanza al “Grande orgoglio proletario” acquisendo e applicando la cultura proletaria e la linea del PMLI

Grazie all’encomiabile deci-sione del compagno Antonio, un lavoratore modenese, anche Mo-dena, una città emiliana con un glorioso passato di lotta di classe, ha l’Organizzazione del PMLI.

Un evento politico, organizza-tivo e storico che riempie di gioia rivoluzionaria tutto il Partito.

Il giovane compagno Antonio, di cui pubblichiamo qui di segui-to alcuni estratti della sua do-manda di ammissione al PMLI, non ha chiesto subito di entrare nel PMLI. Prima ha voluto “spe-rimentare” se stesso e il Partito come simpatizzante attivo per 15 mesi per rendersi conto se effet-tivamente il PMLI era quello che

cercava, dopo l’esperienza nega-tiva col PRC. Nella sua domanda dichiara di essere “molto orgo-glioso di rappresentare il PMLI”. E il Partito è orgoglioso di averlo nelle sue file, avendolo visto im-pegnato nel lavoro politico e or-ganizzativo come simpatizzante.

Adesso deve dare sostanza al suo “grande impegno e grande orgoglio” acquisendo e applican-do la cultura proletaria e la linea del PMLI. Sa già che deve studia-re le cinque Opere fondamentali marxiste-leniniste per trasforma-re il mondo e se stessi e la linea politica del PMLI, cominciando dal Rapporto che il compagno Giovanni Scuderi, Segretario ge-

nerale del PMLI, ha tenuto recen-temente al Comitato centrale del Partito.

Egli, come del resto tutti i mili-tanti e i simpatizzanti del Partito, deve riflettere, e agire di conse-guenza, sulla necessità del radi-camento nel proprio ambiente di lavoro e di vita, con particolare riferimento alla questione della disoccupazione, e della propa-ganda del socialismo sforzando-si di far capire al proletariato che solo il socialismo può cambiare l’Italia e dare a esso il potere po-litico.

Far acquisire al proletariato questa coscienza, come ha detto il compagno Scuderi, costituisce “il

passaggio determinante affinché tutto cambi ideologicamente, po-liticamente e organizzativamente nel proletariato italiano e nell’in-tera sinistra sociale, e quindi nel rapporto delle masse rivoluziona-rie col PMLI”.

Un lavoro complesso e di lun-ga durata dato lo scempio ideolo-gico causato dai falsi comunisti, che può essere svolto con succes-so solo se ci occupiamo a fondo dei problemi e degli interessi del proletariato, delle masse lavora-trici, disoccupate e pensionate e dei giovani e se siamo capaci di convincerli che l’unica strada del cambiamento radicale è quella del socialismo.

Per questo occorre accrescere costantemente la nostra cultura rivoluzionaria e sviluppare e mi-gliorare il nostro lavoro di mas-sa.

Il compagno Antonio, a giudi-zio dei compagni dirigenti che lo hanno seguito fin qui, ha tutte le caratteristiche e i presupposti per fare un buon lavoro in tal senso. Migliorando nella dialettica, nel-le capacità espositive e nel gioco di squadra, attenendosi all’indi-cazione “Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicar-si, concentrarsi sulle priorità, stu-diare” evitando fughe in avanti e spontaneiste, emendandosi delle esperienze politiche negative pas-

sate e delle tendenze individua-listiche, rispettando con cura il centralismo democratico.

In base a quello che ha fatto fin qui e a quello che ha scritto nella sua domanda di ammissione al PMLI, il Partito è convinto che il compagno Antonio saprà e po-trà dare importanti contributi per dare al PMLI un corpo da Gigan-te Rosso per conquistare l’Italia unita, rossa e socialista.

Il nostro auspicio è che anche altri simpatizzanti della provincia di Modena seguano l’esempio del compagno Antonio in modo da poter costituire una Cellula.

Viva il primo pioniere marxi-sta-leninista di Modena!

Presidio rosso vivo del PMLI a biella per il proselitismoFatti stampare e affiggere centinaia di manifesti in città e in altri tre comuni. Molte richieste per gli opuscoli di Scuderi

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLI

Una splendida giornata di sole ha accompagnato il presi-dio nell’ambito della campagna di proselitismo 2014 predispo-sta dall’Organizzazione biel-lese del PMLI, sabato 5 luglio nei pressi dei centrali “Giardi-ni Zumaglini”. Come annuncia-to da un comunicato stampa, ri-lanciato anche dal bisettimanale “Il Biellese”, militanti e simpa-tizzanti del Partito hanno anche fatto affiggere centinaia di ma-nifesti di proselitismo nei comu-ni di Biella, Cossato, Mongran-do e Candelo.

Sin dall’inizio dell’insedia-mento si sono avvicinati al ros-so gazebo curiosi e amici del PMLI che hanno voluto discute-re di temi di stretta attualità po-litica, ovviamente da intendersi su come risolvere nel concreto i gravi problemi che attanagliano le masse popolari biellesi e non sulle manovre di avvicinamen-to tra PD e Movimento 5 Stel-le; quindi tematiche di estrema

praticità nella direzione di mi-gliorare le condizioni di vita del proletariato biellese, compresso su tutti i fronti di vita, dall’at-tuale crisi economica che falcia posti di lavoro, aumenta le tasse e riduce al lumicino i servizi so-ciali per le masse popolari.

Un grandissimo contribu-to alla riuscita della giornata è stato portato dal compagno sim-patizzante Rosario, che lavora come operaio a Novara, e che ha voluto raggiungere Biella per effettuare alcune ore di attivi-tà politica marxista-leninista. Il suo esemplare spirito di inizia-tiva ha portato alla diffusione di centinaia di volantini contro il precariato giovanile accolti con favore dalla popolazione.

Non sono mancati i casi di profondo sconforto e frustrazio-ne di alcuni lavoratori che, dopo decenni di tradimenti e delusio-ni nei confronti delle scelte po-litiche della CGIL e nell’invo-luzione del PCI ora PD, si sono astenuti alle elezioni europee ritirandosi però a vita privata e chiudendo le porte alla lotta di

classe. A tali delusi i nostri com-pagni hanno chiesto di raggiun-gerli presso la sede di Biella per valutare come rimettere in moto il loro attivismo sul terreno del-le lotte sociali per il diritto ad un lavoro stabile e sicuro, il diritto alla casa e per servizi sociali di qualità.

In molti si sono avvicinati per richiedere gli opuscoli del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi; persino una donna che si è pre-sentata come anticomunista ha voluto comprendere le nostre posizioni politiche e ha volu-to raccontarci la propria espe-rienza che, tramite il padre, un famoso industriale locale, ha avuto con persone residenti nei paesi dell’Est durante la “guer-ra fredda”. Parlando in buona fede la donna ha probabilmen-te inteso cose che ignorava fino a quel momento congedando-si dai militanti con la frase “Mi avete piacevolmente incuriosi-to, vi seguirò su internet per ap-profondire il vostro interessante discorso sulla democrazia diret-

ta”.Dopo tante ore trascorse tra

le masse popolari il presidio del PMLI è stato sciolto dando a

tutti appuntamento per domeni-ca 13 luglio presso l’area attrez-zata del comune di Sala Biel-lese dove verrà promossa una

grigliata per finanziare il movi-mento NO TAV provinciale in cui sono attivi alcuni compagni del nostro Partito.

Modena, 21 dicembre 2013. Il rosso banchino per il proselitismo allestito nel centro cittadino dall’Organizzazione di Castelvetro del PMLI. In primo piano il compagno Federico Picerni, Responsabile della Commissione giovani del CC del PMLI (Foto Il Bolscevico)

Biella, 5 luglio 2014. Il gazebo del PMLI allestito nei pressi dei Giardini Zumigliani attorno al quale si sono svolte interes-santi discussioni sui temi politici di attualità e sulla linea politica del Partito (foto Il Bolscevico)

Page 7: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

N. 28 - 17 luglio 2014 PMLI / il bolscevico 7Risoluzione congiunta dell’oRganizzazione di Modena e di castelvetRo sul RappoRto di scudeRi al cc del pMli

applicare lo spirito della 4ª sessione significa studiare, capire e agire secondo le indicazioni di scuderi per fare di più

e meglio e correggere difetti ed errori nel nostro lavoroL’Organizzazione di Modena

e l’Organizzazione di Castelve-tro di Modena del PMLI riten-gono il Rapporto del compagno Giovanni Scuderi alla 4a Sessio-ne plenaria allargata del 5° CC un documento marxista-leninista di estrema importanza, di respiro congressuale, esemplare per sin-tesi e stile espositivo, ricco di in-segnamenti su tutta una serie di questioni di scottante attualità e fondamentale importanza per lo sviluppo del Partito.

Il bilancio delle contraddi-zioni interne e dei successi del Partito, oltre a fotografare la si-tuazione attuale, ci offre mol-ti spunti di riflessione. Il Partito gode di ottima salute politica e in effetti ha dato il massimo nella recente battaglia elettorale asten-sionista per le elezioni europee e amministrative; anche a livello locale possiamo ritenerci soddi-sfatti del lavoro svolto e il no-stro duro lavoro è stato ripagato dal trionfo dell’astensionismo, dal contatto diretto con le masse e dalla maturazione politica dei compagni che vi hanno parteci-pato, risultando nella crescita or-ganizzativa locale del Partito. Il compagno Scuderi ci spiega che le contraddizioni interne sono del tutto normali, anzi aumente-ranno con la crescita del PMLI anche a livello locale, dobbia-mo perciò impegnarci a gestirle correttamente “nel rispetto del centralismo democratico e col metodo della critica e dell’auto-critica, per evitare il rischio che degenerino e che diventino anta-gonistiche. Unità-critica-unità è il principio che deve guidarci per risolvere le contraddizioni

nel Partito”.Vogliamo soffermarci in par-

ticolare sul radicamento, uno dei tre problemi aperti che ostacola-no la crescita del Gigante Ros-so.

“Il lavoro di radicamento”, spiega Scuderi, “è sostanzial-mente il lavoro di massa, che va fatto sulla base della parola d’ordine ‘Studiare, concentrar-si sulle priorità, radicarsi; radi-

carsi, concentrarsi sulle priori-tà, studiare’.

Il solo lavoro di propagan-da (volantinaggi, banchini, ecc.) non è sufficiente. Alle istanze e ai compagni di base spetta so-prattutto il compito di radicar-si nei propri luoghi di lavoro e studio, negli organismi di mas-sa, nelle proprie città. Per farlo occorre studiare la situazione e conseguentemente stabilire le

priorità dell’istanza e di ciascun compagno per concentrarsi su di esse. Nei luoghi di lavoro, studio e vita bisogna praticare la politi-ca di fronte unito per legarsi alle masse, combattere insieme a loro nelle lotte comuni. Le istanze e i compagni devono sforzarsi di camminare con le proprie gam-be e far vivere la linea del Partito calandola nella realtà concreta in cui operano. Il megafono va pri-

vilegiato alla tastiera, altrimen-ti facciamo la fine dei falsi co-munisti che latitano nella lotta di classe perché vivono di parole e Internet.

Essenziale è coinvolgere e re-sponsabilizzare i simpatizzanti.

La mancanza de “Il Bolsce-vico” cartaceo non ci aiuta ma, come chiarisce Scuderi e come hanno dimostrato gli scorsi mesi, “non è determinante per il suc-cesso del nostro lavoro politico e organizzativo. Il fattore deter-minante per la vita e lo sviluppo del Partito è l’applicazione, con determinazione, perseveranza e intelligenza tattica, della linea del Partito negli ambienti di la-voro, di studio, di vita e negli or-ganismi di massa, soprattutto in quelli sindacali e studenteschi”.

A livello locale abbiamo fi-nalmente fatto partire il lavoro di radicamento, ma non ancora in maniera del tutto soddisfacen-te. L’attività in un organismo di massa a Castelvetro, richiamato nel Rapporto, ci dimostra quan-to sia prezioso il lavoro di massa per farsi conoscere e apprezzare, nonché per il trionfo delle nostre battaglie.

La nostra esperienza ha visto alcuni difetti sui quali può essere utile riflettere.

1) Sottovalutazione delle priorità. Il compagno Scuderi sottolinea: “Date le nostre attua-li forze, non possiamo occuparci di tutto, e quindi dobbiamo fare delle scelte, stabilire delle prio-rità e concentrarsi su di esse”. Bisogna averlo bene in mente e responsabilizzarsi con discipli-na rivoluzionaria. Altrimenti si finisce per disperdere le energie e lasciare scoperte le questioni principali.

2) Lavoro di massa fatto poco o male. Il compagno Scuderi in-dica che “lo sviluppo del Partito passa essenzialmente dalla no-stra presenza attiva, combatti-va e propositiva negli ambienti di lavoro, di studio e di vita”. La nostra partecipazione alle lotte e agli organismi di massa deve es-sere qualitativa oltre che quanti-tativa, non dobbiamo far numero ma cercare di conquistarne l’e-gemonia e spostarne a sinistra la piattaforma. Occorre anche ca-pire, con l’aiuto del Partito, se tale organismo è effettivamente utile o se si distacca dalle masse e ci fa perdere tempo, nel caso non dobbiamo avere remore ad uscirne.

3) Sfiducia nelle proprie ca-pacità per via dell’ancora scar-sa forza numerica. Il compagno Scuderi ricorda di praticare “una larga politica delle alleanze e di fronte unito per isolare il nemico

principale o l’avversario princi-pale, unire tutte le forze che vi si oppongono, a cominciare da quelle della sinistra dei movi-menti, neutralizzare le forze in-termedie e stabilire un corretto programma di lavoro unitario”. Ogni compagno non deve pensa-re di dover muovere mari e mon-ti da solo ma unirsi alle masse del luogo in cui opera, parteci-pare insieme a loro alle battaglie comuni, legarsi agli elementi più combattivi coi quali formare il nucleo più avanzato e fra cui po-trebbero emergere nuovi possi-bili marxisti-leninisti. La chiave è comunque applicare corretta-mente la linea del Partito.

Lo sviluppo del PMLI e quin-di della causa del socialismo sta sulle spalle delle istanze e dei mi-litanti. Il momento è favorevo-le perché sta scoppiando la lotta di massa contro l’UE imperiali-sta e il governo Renzi. Rilancia-mo l’efficace e acuto passaggio del Rapporto in cui si dice “che Matteo Renzi è una reincarna-zione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi; che le sue ‘riforme’ elettorali, istitu-zionali e costituzionali concor-date con il neoduce Berlusconi sono golpiste, antidemocratiche e piduiste; che il suo nazionali-smo è simile a quello di Mussoli-ni che voleva dare all’Italia ‘un posto al sole’ per farla contare nel mondo e tra le grandi poten-ze imperialiste; che la liberaliz-zazione dei contratti a termine e dell’apprendistato è un crimine sociale che aumenta il precaria-to e penalizza i giovani”.

Dobbiamo avere la stoffa del pioniere marxista-leninista, ap-plicare lo spirito della 4a Ses-sione plenaria, studiare, capire e agire secondo le indicazioni di Scuderi per fare di più ma so-prattutto meglio e correggere di-fetti ed errori nel nostro lavoro, “migliorare il lavoro politico, organizzativo, di massa e gior-nalistico giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, ar-ticolo dopo articolo, inchiesta dopo inchiesta, bilancio dopo bilancio, lettura dopo lettura, sulla base della linea, delle indi-cazioni, delle misure del 5° Con-gresso nazionale”. Grazie ai no-stri cinque imbattibili assi Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e alla linea del Partito, possiamo sormontare ogni difficoltà.

Tutto per il PMLI, il proleta-riato e il socialismo!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

L’Organizzazione di Mode-na del PMLI

L’Organizzazione di Castel-vetro di Modena del PMLI

i MaRxisti-leninisti della pRovincia di Modena studiano il RappoRto

di scudeRi al cc del pMli �Dal nostro corrispondente della provincia di Modena

Il 3 luglio si è tenuta una ri-unione di studio dei militanti e simpatizzanti del PMLI della provincia di Modena sul Rap-porto presentato dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, alla 4a Ses-sione plenaria allargata del 5° CC del PMLI tenutasi lo scor-so 5 aprile.

In apertura della riunione, è stata data notizia della re-centissima apertura dell’Or-ganizzazione di Modena, un incoraggiante e bel succes-so politico-organizzativo del PMLI che rafforza la presenza locale dei marxisti-leninisti.

Attraverso la lettura della ri-soluzione congiunta delle Orga-nizzazioni di Modena e Castel-vetro del Partito e di passaggi ad hoc del Rapporto, i compa-gni hanno riflettuto a fondo su

questo documento marxista-le-ninista di estrema importanza, che rilancia e aggiorna la linea del 5° Congresso, traendone in-segnamenti e spunti di lavoro.

Fra i punti più interessan-ti emersi nella discussione, i compagni hanno tutti conve-nuto sull’importanza della cri-tica e dell’autocritica, elemen-ti imprescindibili del Partito marxista-leninista, e ribadito che bisogna essere umili e ac-cettare le critiche da parte de-gli altri compagni e del Partito per migliorare il proprio lavoro nell’interesse della causa.

I compagni hanno inol-tre trattato a fondo la questio-ne del radicamento nel proprio ambiente di lavoro, di studio e di vita, in particolare attraver-so la politica di fronte unito e il lavoro nelle organizzazioni di massa. A tal proposito, un compagno impegnato nel lavo-ro sindacale ha condiviso che

occorre essere perseveranti, studiare la situazione concre-ta esistente dove si opera e fare leva sui problemi immediati più sentiti dalle masse. Un altro compagno ha sottolineato l’im-portanza di trasmettere il mes-saggio e gli insegnamenti dei Maestri nelle iniziative di pro-paganda. È stato ribadito che le istanze locali devono cammi-nare con le proprie gambe.

Allo studio del Rapporto di Scuderi è stato allacciato un ap-profondimento sullo stile che i marxisti-leninisti devono se-guire nel loro lavoro di Partito e di massa, basato sul centrali-smo democratico e sulla difesa della linea politico-organizza-tiva del PMLI. A tal proposito è stato letto il breve saggio di Mao “Contro il liberalismo”, nel quale si dice tra l’altro: “Noi dobbiamo servirci del-lo spirito positivo del marxi-smo per vincere il liberalismo

che è negativo. Un comunista deve essere franco, leale e at-tivo, deve mettere gli interes-si della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subor-dinare gli interessi persona-li a quelli della rivoluzione; sempre e ovunque, deve es-sere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instanca-bile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolida-re la vita collettiva del Parti-to e rafforzare i legami tra il Partito e le masse; deve pen-sare più al Partito e alle mas-se che agli individui, più agli altri che a se stesso”.

Tutti i compagni si sono ar-ricchiti di una preziosa espe-rienza e hanno tratto nuova ca-rica rivoluzionaria da questa importante riunione, da mette-re a frutto nelle prossime attivi-tà locali per il radicamento del PMLI in provincia di Modena.

indiRizzo e-Mail di Modena del pMli

L’indirizzo e-mail di Modena del PMLI è il seguente: [email protected]

Assieme al compagno Giovanni Scuderi, al centro, i compagni, da sinistra, Denis Branzanti, Franco Di Matteo, Monica Martenghi, Emanuele Sala e Loris Sottoscritti, al tavolo della presidenza della 4ª Sessione plenaria allargata del 5° Comi-tato centrale del PMLI

Page 8: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

Il PMLI da tempo insiste su di una questione fondamentale: il proletariato deve trasformarsi da classe in sé, una classe che esiste come mero dato di fatto, a classe per sé, una classe con una propria cultura, una propria concezione del mondo e una propria coscien-za politica. A causa del grande im-broglio operato dal PCI revisioni-sta e riformista e dai partiti falsi comunisti che gli sono succeduti, il proletariato è precipitato, da un punto di vista ideologico, politico e organizzativo, in una situazione pre-marxista. Divise, frammentate e con una coscienza di classe ri-dotta ai minimi termini le masse operaie sembrano trovarsi in ba-lia degli eventi. La borghesia do-mina all’interno della struttura economica e, forte del controllo della sovrastruttura politica e cul-turale, ha soggiogato il proletaria-to privandolo della propria cultu-ra e della propria concezione del mondo. La lotta di classe esiste ancora solo che viene attualmen-te condotta nel terreno paludoso della borghesia, del capitalismo, del parlamentarismo e del riformi-smo, palude in cui il proletariato non potrà mai essere vincitore.

Ingannato dai revisionisti e dai riformisti al soldo della borghesia, il proletariato ha smarrito la pro-pria cultura e la propria concezio-ne del mondo, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, ed è intossicato dal parlamentarismo, la convinzione che il parlamento e le elezioni borghesi siano la chia-ve del cambiamento. Che assurdi-tà! Come è possibile anche solo pensare che lo Stato ed i suoi or-gani istituzionali, tutti senza alcu-na eccezione strumenti con cui la borghesia mantiene il suo giogo, possano essere allo stesso tempo mezzo del dominio della borghe-sia e strumenti per il cambiamen-to economico, politico e sociale! Sulle elezioni borghesi i Maestri del proletariato internazionale si sono più volte pronunciati. Marx ed Engels denunciarono il creti-nismo parlamentare come “in-fermità che riempie gli sfortu-nati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo av-venire, sono retti e determina-ti dalla maggioranza dei voti di quel particolare consèsso rap-presentativo … e che qualsia-si cosa accada fuori delle pareti di questo edificio, - guerre, ri-voluzioni, costruzioni di ferro-

vie, colonizzazione di interi nuo-vi continenti (…) e tutto quanto ancora può in qualsiasi modo pretendere di esercitare un’in-fluenza sui destini dell’umanità, - non conta nulla in confronto con gli eventi incommensurabili legati all’importante questione, qualunque essa sia, che in quel momento occupa l’attenzione dell’onorevole loro assemblea”. Lenin, forte della sua esperienza rivoluzionaria in Russia, affermò che: “soltanto dei mascalzoni o dei semplicioni possono credere che il proletariato debba prima conquistare la maggioranza alle elezioni effettuate sotto il giogo della borghesia, sotto il giogo della schiavitù salariata, e poi conquistare il potere. È il col-mo della stupidità o dell’ipocri-sia; ciò vuol dire sostituire alla lotta di classe e alla rivoluzione le elezioni fatte sotto il vecchio regime, sotto il vecchio potere”. In Italia, all’infuori del PMLI, non esistono partiti rivoluzionari che mettono in discussione il capitali-smo, lo Stato borghese e lo sfrut-tamento dell’uomo sull’uomo.

Perché dunque il proletariato e le masse oppresse dovrebbero legit-timare con il voto tali partiti op-pressori? Lo Stato altro non è che la sovrastruttura istituzionale e militare della propria base econo-mica, è lo strumento di dominio, una costruzione con cui una classe domina le altre. È quindi possibile che all’interno dello Stato borghe-se, all’interno di una costruzione di oppressione, vi siano delle for-ze sane che facciano gli interessi delle classi sfruttate? Ciò non solo non è possibile, è semplicemente ridicolo pensarlo!

Stalin, più di un secolo fa ebbe ad affermare: “La lotta di classe del proletariato ha forme molte-plici. È lotta di classe, per esem-pio, lo sciopero, sia esso parziale o generale. Lotta di classe sono indubbiamente il boicottag-gio, il sabotaggio. Lotta di clas-se sono anche le dimostrazioni, le manifestazioni (…) ognuna di esse occorre assolutamente al proletariato come mezzo in-dispensabile per sviluppare la sua autocoscienza e la sua orga-nizzazione. E per il proletariato

l’autocoscienza e l’organizzazio-ne sono necessarie come l’aria”. Stalin parla di autocoscienza, la necessità cioè per il proletariato di acquisire la propria coscienza

di classe. Il proletariato per ave-re una coscienza di classe, la co-scienza di essere una classe per sé con una propria cultura, una propria concezione del mondo,

un compito storico, quello di ab-battere il capitalismo, instaurare il socialismo e prendere il potere politico, deve armarsi del marxi-smo-leninismo-pensiero di Mao.

Bisogna essere consapevo-li che “la cultura rivoluzionaria - come dice Mao - è per le mas-se popolari una poderosa arma rivoluzionaria. Prima della ri-voluzione, essa prepara ideolo-gicamente il terreno, e, durante la rivoluzione, è un settore ne-cessario e importante del fron-te generale rivoluzionario”. Per divenire una classe per sé, os-sia consapevole dei suoi compi-ti storici e del suo ruolo e di esse-re portatrice di un nuovo progetto generale di società, il proletariato italiano ha assolutamente bisogno di acquisire e mettere in pratica la propria cultura. Se non fa ciò, e in maniera radicale, approfondi-ta e sistematica, non si emancipe-rà mai dall’influenza della cultura della borghesia e gli mancheran-no le armi ideologiche per capire la realtà, per comprendere le leg-gi del mondo oggettivo e per tra-sformarlo. Solo riappropriandosi della propria cultura e liberandosi dal veleno dei controrivoluziona-ri il proletariato prenderà coscien-za del proprio ruolo e della propria missione storica. Se la borghesia ha la sua cultura, il proletariato ha la propria! Il marxismo-leni-nismo-pensiero di Mao, a diffe-renza delle mutevoli e molteplici menzogne della borghesia, è una

8 il bolscevico / classe operaia N. 28 - 17 luglio 2014

Armarsi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao per combattere la classe dominante borghese e sottrarsi alla sua influenza

Perche’ e’ necessario che il Proletariato acquisti

la coscienza di essere una classe Per se’

Portare la lotta di classe fuori dal terreno del capitalismo, della borghesia e del riformismo

Milano, 1° Maggio 2014. I marxisti-leninisti al corteo del 1° Maggio diretti dal compagno Angelo Urgo, Segretario del Comitato Lombardo del PMLI (foto Il Bol-scevico)

Bologna. Una delle numerose manifestazioni dei lavoratori delle cooperative di facchinaggio

Page 9: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

scienza esatta ed infallibile. Sta al proletariato appropriarsene. Come affermato da Mao “Il marxismo-leninismo è la teoria che Marx, Engels, Lenin e Stalin hanno creato sulla base della pratica, è la conclusione generale che han-no tratto dalla realtà storica e dalla pratica rivoluzionaria. Il marxismo-leninismo è la verità più giusta, più scientifica e più rivoluzionaria, generata dalla realtà oggettiva e confermata da questa stessa realtà”.

Ieri, oggi e domani è l’immor-tale via dell’Ottobre ad indica-re al proletariato italiano la rossa mèta. Stalin, con Lenin l’artefice della rivoluzione d’Ottobre affer-mò: “Qual è il mezzo decisivo, grazie al quale il proletariato abbatterà l’ordinamento capi-talistico? Tale mezzo è la rivo-luzione socialista. Gli scioperi, il boicottaggio, il parlamenta-rismo, la manifestazione, la di-mostrazione: tutte queste forme di lotta sono buone come mez-zi che preparano e organizza-no il proletariato. Ma nessuno di questi mezzi è atto a distrug-gere l’ineguaglianza esistente. È necessario concentrare tutti questi mezzi in un mezzo princi-pale e decisivo, è necessario che il proletariato insorga e condu-ca un attacco decisivo contro la borghesia, per distruggere dalle fondamenta il capitalismo. Que-sto mezzo principale e decisivo è precisamente la rivoluzione so-cialista”. Ebbene, come è possi-bile fare la rivoluzione se il pro-letariato non diventa consapevole di essere una classe rivoluziona-ria il cui compito è spazzare via lo sfruttamento dell’uomo sull’uo-mo? Il proletariato può forse ot-tenere qualche effimero miglio-ramento delle proprie condizioni di vita, si tratta però di meri pal-liativi che la borghesia concede solo per mantenere il proprio do-minio e salvaguardare il capitali-smo. Il proletariato insomma non deve lottare per allentare le cate-ne che lo legano, deve spezzarle e puntare risolutamente alla conqui-sta del potere politico per via rivo-luzionaria.

Il proletariato trasformando-si in classe per sé comprende-rà che la democrazia borghese è una mera chimera. La realtà og-gettiva è che la borghesia eserci-ta una dittatura sulle altre classi ed è pronta a servirsi di ogni mezzo per mantenerla. Fino a che le mas-se sono chete e le rivendicazioni non si spingono troppo in là una parvenza di diritti (formali) vie-ne mantenuta. Nel momento in cui le rivendicazioni del proletariato raggiungono la soglia critica, la classe dominante borghese è pron-ta ad utilizzare ogni mezzo anche violento per impedirlo. La borghe-sia tollera, a seconda del momento storico e della situazione politica nazionale ed internazionale, certe forme di lotta ed è disposta a fare delle concessioni quando è con le spalle a muro. Essa però con i suoi scagnozzi vigila ed è sempre pronta a riprendersi, e con gli inte-ressi, quanto concesso. Se il flus-so della lotta di classe ha portato, a vantaggio delle masse, lo Sta-tuto dei lavoratori nel 1970 ecco che, nell’attuale momento di stan-ca, esso viene annullato, in riferi-mento all’articolo 18, cancellando così tutte le conquiste ottenute dai lavoratori. Che il proletariato non si faccia sulla democrazia borghe-se illusione alcuna! Mao a questo riguardo affermò: “Alcuni paesi capitalisti tollerano l’esistenza legale del partito comunista, ma solo nella misura in cui questi non leda gli interessi fondamen-tali della borghesia; oltre questo limite la sua esistenza non è più tollerata.” La storia lo insegna. Gli Hitler, i Mussolini, i Pinochet,

come Berlusconi, Monti, Letta e Renzi, non piovono certo dal cie-lo. Essi sono il prodotto inevitabi-le del sistema economico capitali-stico che teme di essere scalzato dal proletariato.

Il ruolo del PMLI Come affermato dal Segretario

generale del PMLI, il compagno Giovanni Scuderi, il compito prin-cipale del PMLI è “quello di ridare al proletariato la propria coscien-za, conquistare le avanguardie e costruire un grande e forte radica-to Partito marxista-leninista, per combattere la seconda repubblica capitalista, neofascista, presiden-zialista, federalista e interventista per l’Italia unita, rossa e sociali-sta!” Ecco magistralmente spiega-ta la missione storica del PMLI!

Il PMLI è l’unico partito auten-ticamente rivoluzionario presen-te sulla scena politica italiana. In-stancabilmente da 47 anni, come Organizzazione prima e come Par-tito poi, lavora per la rivoluzione socialista soffiando senza sosta su ogni focolaio di lotta di classe. Do-vere di ogni sincero comunista e di ogni vero rivoluzionario è quello di unirsi senza indugi alle rosse schiere del PMLI. Quale altro par-tito, organizzazione o associazio-ne può vantare le nostre rosse cre-denziali? I revisionisti, i trotzkisti, i riformisti, i neo-revisionisti e tut-ti gli altri imbroglioni iscritti al li-bro paga della borghesia, possono continuare a dire ogni tipo di men-zogna. Il PMLI è la vera scuola della rivoluzione proletaria. Senza concedere nulla allo Stato borghe-se spiega instancabilmente al pro-letariato la via della rivoluzione senza cadere nel fallo dello spon-taneismo, dell’“ultrasinistrismo” e nel terrorismo. Nella società di-visa in classi, come quella italia-na di oggi, l’odio di classe è ine-vitabile e insopprimibile. L’odio di classe viene praticato dalla bor-ghesia per difendere il proprio po-tere, così come può e deve esse-re praticato dal proletariato per liberarsi dall’oppressione e dal-lo sfruttamento capitalistico. L’o-dio di classe, così come la lotta di classe, devono però essere espres-si correttamente e senza dare al-cun appiglio tattico e propagandi-stico al nemico di classe. Nessun terrorista, per quanto in buona fede, può sostituirsi alle masse, esse non si possono convince-re con la forza e con azioni av-venturistiche isolate, costringen-dole a fare ciò che non vogliono. Il PMLI ha sempre condannato e condannerà sempre gli atti di ter-rorismo individuale, azioni stupi-de (molto spesso pilotate dai ser-vizi segreti a tutto vantaggio della reazione) che hanno il solo risul-tato di rallentare la lotta di classe. Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è la dottrina rivoluziona-ria che insegna come fare la rivo-luzione. Il PMLI si riempie forse la bocca con la parola rivoluzio-ne? Oltre quaranta anni di vuota retorica e fumose discussioni su improbabili conquiste del potere senza averne i mezzi? Insomma, tante parole ma nessun fatto? No, le cose non stanno affatto così. Il PMLI insegna da sempre che le masse non si conquistano al so-cialismo, e conseguentemente alla rivoluzione, con gli strilli rivolu-zionari e con le azioni avventate ma interessandosi dei loro proble-mi, difendendole dagli attacchi dei loro nemici, vivendo la loro stessa vita, avendo rispetto dei loro sen-timenti ed elevando gradualmente la loro coscienza politica. “Io so-stengo - affermava Mao - che bi-sogna prestare seria attenzione ai problemi della vita delle mas-se (...) dobbiamo aiutare le lar-ghe masse a capire che rappre-sentiamo i loro interessi, che la

loro vita è la nostra stessa vita. Dobbiamo aiutarle a capire, partendo da queste cose, i com-piti ancora più alti che abbia-mo posto, i compiti della guer-ra rivoluzionaria, in modo che esse appoggino la rivoluzione e la estendano in tutto il paese, ri-spondano ai nostri appelli poli-tici e lottino fino in fondo per la vittoria della rivoluzione”. Qua-le partito può vantare il rosso cur-riculum del PMLI per quanto ri-guarda la difesa dei diritti delle masse, del proletariato e dei lavo-ratori tutti? Pur con le sue deboli forze per più di quaranta anni il no-stro partito è stato l’avanguardia di ogni rivendicazione, di ogni lotta e di ogni denuncia contro la borghe-sia, contro il sistema capitalistico, contro la seconda repubblica neo-fascista, contro le “riforme” costi-tuzionali, elettorali e sul lavoro fa-sciste, piduiste e antiprecari.

Il PMLI non è mai stato, non è, e non sarà mai un partito di massa, nel senso che ne possono far par-te qualsiasi persona. Il PMLI è l’a-vanguardia del proletariato e, per

essere tale, può e deve essere for-mato solo dagli elementi più avan-zati del proletariato, dei contadini poveri, dei rivoluzionari sulle po-sizioni del proletariato, compreso i migranti. Ciò che conta, quello che farà veramente la differenza sarà il suo rapporto con le mas-se. Quando queste avranno com-preso il ruolo di guida del PMLI e saranno disposte a seguirlo nessu-na forza sarà più in grado di argi-nare il proletariato trasformato in una classe per sé! Il Bolscevico, il sito internet del Partito, le pubbli-cazioni degli opuscoli del compa-gno Giovanni Scuderi, cosa sono se non delle fucine in cui viene

forgiata la coscienza di classe del proletariato? Quale effetto dirom-pente avrebbe la lettura e la com-prensione, da parte del proletaria-to e delle masse specie giovanili, dei documenti del Partito? Acqui-sendo la cultura marxista-leninista e la linea del PMLI, possiamo es-serne certi, la lotta di classe avreb-be ben altri sviluppi!

Cosa conta il proletariato sen-za il potere politico? Niente. Deve quindi porsi l’obiettivo di conqui-starlo. Non deve farsi ingannare dalle tanto belle quanto vuote pa-role con cui i politicanti borghesi amano riempirsi la bocca: libertà, uguaglianza, diritti, democrazia.

Mao ha detto in proposito: “Li-bertà e democrazia esistono solo in concreto, mai in astratto. In una società in cui esiste la lotta di classe, se le classi sfruttatrici hanno la libertà di sfruttare i la-voratori, i lavoratori non hanno la libertà di sottrarsi allo sfrut-tamento; dove esiste democrazia per la borghesia non può esservi democrazia per il proletariato e per gli altri lavoratori”.

Il PMLI fa di tutto per far chia-rezza anche in questo campo, e una volta che avrà il corpo, oltre alla mente che già possiede, di un Gigante Rosso, non avrà difficol-tà a guidare il proletariato verso la

conquista del potere politico, pre-mendo l’acceleratore della lotta di classe. Marx ed Engels per pri-mi riconobbero il ruolo della lotta di classe come forza rivoluziona-ria, vera artefice dei cambiamen-ti sociali: “Per circa quarant’an-ni noi abbiamo messo in primo piano la lotta di classe, in quan-to forza motrice immediata del-la storia, e in particolare la lotta di classe fra la borghesia e il pro-letariato, potente leva della rivo-luzione sociale del nostro tempo; per questo ci è assolutamente impossibile camminare insieme a chi cerca di radiare questa lot-ta di classe del movimento”.

N. 28 - 17 luglio 2014 classe operaia / il bolscevico 9

Per conoscere direttamente dai lavoratori e dagli studenti quali sono i loro problemi, le loro rivendicazioni, il loro parere sulla situazione politica, il loro stato d’animo, non c’è modo migliore di intervistarli durante le manifestazioni e le occupazioni.Naturalmente bisogna prepararsi bene prima dell’intervista avendo in mente le domande da porre in linea di massima e avendo con sé un registratore (o almeno un taccuino) e una macchina fotografica. Abbiamo già due modelli cui ispirarsi. Le interviste fatte dalla compagna Giovanna Vitrano e dal compagno Federico Picerni pubblicate rispettivamente su “Il Bolscevico n. 38/13 e n. 21/13.Si possono fare delle interviste anche durante i banchini.Le interviste sono utili pure per attirare l’attenzione sul PMLI e il suo organo .Coraggio, intervistate i lavoratori e gli studenti in lotta! Chi saranno i prossimi compagni a farle?

Uno dei momenti dell’esemplare ed eroica lotta dei lavoratori sardi dell’Alcoa per impedire la chiusura dello stabilimento

Massa, 28 gennaio 2011. Il PMLI partecipa alla combattiva manifestazione dei metalmeccanici in occasione dello sciopero generale indetto dalla FIOM (foto Il Bolscevico)

Page 10: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 23 - 12 giugno 2014

Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze

Page 11: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

N. 28 - 17 luglio 2014 PMLI / il bolscevico 11Riunione di chiusura dell’attività della Squadra di propaganda dell’astensionismo

marxista-leninista del Mugello e Val di Sieve

FaRe FRonte unito, SMaScheRaRe le giunte locali, continuaRe con

i banchini di pRopagandaDecisiva è la lotta Di classe non l’elettoralismo

�Dal corrispondente della Squadra di propaganda dell’astensionismo marxista-leninista del Mugello e Val di SieveMercoledì 25 giugno si è svol-

ta la riunione delle Organizzazioni di Rufina e di Vicchio del Mugello (Firenze) del PMLI a conclusione della campagna elettorale asten-sionista in Mugello per le ammi-nistrative, in più comuni delle due zone, e per le europee dello scorso 25 maggio.

Ha introdotto il compagno En-rico, dell’Organizzazione di Ru-fina, che ha illustrato l’analisi

del Partito sul voto europeo con l’altissima percentuale di asten-sionismo e con la sua splendida avanzata nei vari paesi rispetto alle precedenti europee del 2009. Dopo di che ha analizzato il voto nella Val di Sieve dove si è regi-strato il forte aumento degli elet-tori che hanno deciso di disertare le urne, votare scheda nulla o la-sciarla in bianco.

Il compagno guardando al fu-turo dell’attività ha indicato tre di-rettrici su cui agire: fare più fron-ti uniti possibili con le altre forze politiche, sindacali, ambientali-ste, sociali eccetera, su temi spe-cifici; seguire quello che deci-dono le giunte comunali, ad iniziare dall’esame delle delibere e dei consigli comunali, per sma-scherarne l’operato; continuare a svolgere banchini di propaganda rendendoli permanenti. L’obietti-vo è di smascherare anche il Mo-vimento 5 stelle visto che certe forze di sinistra vi sono confluite.

Poi si sono aperti gli interventi: la compagna Moira ha sottolineato come il successo della campagna astensionista del Partito ha saputo rispondere al malcontento genera-le; il compagno Franco dell’Orga-nizzazione di Vicchio del Mugello ha illustrato i risultati elettorali a Vicchio e Borgo San Lorenzo. An-che qui si assiste ad un incremen-to degli astensionisti. Alle comu-nali a Borgo San Lorenzo, dove vi è stata la presenza di diverse liste civiche, il “partito” astensionista conquista il primo posto. Insom-ma, si è confermato quel “vento astensionista” che avevamo av-vertito nel corso della campagna elettorale. Questo risultato è an-

cora più grande, considerato che è mancata la propaganda del PMLI sui tabelloni elettorali per l’iniquo provvedimento governativo con-tenuto nella legge di stabilità che lo ha impedito.

Il PD non ha certo vinto le ele-zioni con quelle percentuali che millanta approfittando del calco-lo sui voti validi e non sull’intero corpo elettorale come invece fa da sempre giustamente “Il Bolscevi-co”. Stesso discorso vale per i sin-daci eletti. La battaglia, benché sia finita la campagna elettorale, va avanti per qualificare l’astensio-nismo in senso marxista-leninista

e conquistare i fautori del socia-lismo. Non siamo come i partiti borghesi per cui le elezioni sono un fine, per noi sono un mezzo per far avanzare la lotta di classe, la-vorare per costituire le istituzioni rappresentative delle masse fau-trici del socialismo, per l’abbatti-mento del capitalismo e l’instaura-zione del socialismo.

Massimo, lavoratore della scuola, che ha svolto la sua prima campagna elettorale astensionista col PMLI, con la quale ha avuto un impatto estremamente positivo muovendosi come un compagno di lunga militanza, si è detto d’ac-cordo con il continuare a svolge-re i banchini e con le proposte del compagno Enrico e ha afferma-to che il “cruccio mio è seguire i consigli comunali”.

Infine, è intervenuto Andrea, compagno operaio del Mugello impegnato a livello sindacale, che ha sottolineato che bisogna colma-re il vuoto a sinistra, monitorare il Movimento 5 stelle per vedere che cosa vien fuori a sinistra. Si è detto d’accordo per esaminare le deli-

bere delle giunte e dei consigli co-munali. Ha espresso il proposito di informarsi per ottenere una bache-ca pubblica per il PMLI nel suo comune di residenza.

In generale è stata una bella di-scussione tra i compagni che han-no giudicato positiva la campa-gna elettorale svolta dalla Squadra che in questa occasione si è sciol-ta. Non si sono limitati però a sot-tolineare i vari aspetti dei risultati ma li hanno visti, con l’avanzata astensionista, come un punto di partenza su cui progettare e realiz-zare l’attività politica per il futuro.

I compagni sono stati allietati dalla presenza della piccola Stella, figlia di una coppia di compagni della Squadra.

I marxisti-leninisti non devono nascondere

la loro natura

il pMli ha la capacità di rendere la classe

operaia classe per séCome sappiamo dai Maestri,

Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, quindi dal materialismo storico e dialettico, prioritari sono i rapporti di produzione e le forze di produ-zione e quindi la lotta di classe, da cui derivano quegli ambiti che chiamiamo sovrastrutturali, come letteratura, filosofia, arti, ecce-tera. Ma ne deriva anche l’etica, che, più ancora degli altri ambiti citati, retroagisce sul “movimen-to reale delle cose” ossia sulla “storia, che è storia della lotta di classe” (entrambe le citazioni sono tratte da Karl Marx): detto più chiaramente, è estremamente importante il come la classe ope-raia e le classi sfruttate agiscono, spinte da un collante importante,

da una coesione etico-politica forte.

Qui si vede come il PMLI, con tutte le sue azioni (manifestazio-ni, astensionismo attivo, parteci-pazione critica ai referendum) e i suoi orientamenti teorici (anco-ramento necessario ai Maestri), spinga nella direzione giusta, ren-da quindi veramente presente la coscienza di classe, la capacità di rendere la classe operaia clas-se per sé, non più solo classe in sé.

Caro giornale, cari compa-gni lettori, care compagne lettri-ci, ecco come il PMLI ci orienta sempre, con “Il Bolscevico” e tutti i comunicati nella giusta di-rezione.

Eugen Galasso

orgoglioso di far parte del pMli

Cari compagni, leggendo il rapporto del com-

pagno Scuderi, alla 4ª Sessione del CC, non posso che trovarmi pienamente d’accordo con quello che c’è scritto e sentirmi un poco in colpa per non aver contribuito in modo stabile alla vita del Par-tito in questo ultimo (lungo) pe-riodo.

Il compagno riporta che ci sono state varie contraddizio-ni all’interno del Partito, alcune delle quali molto gravi; per dare un’opinione completa dovrei sa-pere con precisione cos’è suc-cesso ma se si tratta di man-canze molto negative credo che sia giusto l’allontanamento di determinati elementi dal Partito. Da quanto posso leggere, il PMLI ha già 3 problemi seri da affron-tare (quello economico, quello del radicamento locale e quello dell’allargamento del gruppo di compagni che lavorano al Cen-tro), quindi non c’è tempo da per-dere con soggetti che possono compromettere l’attività politica, a meno che non siano semplici contraddizioni in seno al popolo facili da risolvere con la critica e\o l’autocritica.

Sono del parere che non biso-gna avere alcun tipo di tolleranza per chi mette in pericolo l’attività dei compagni e delle compagne.

Parlando del resto invece con-divido pienamente ciò che dice il

compagno Scuderi sull’UE impe-rialista e il governo Renzi, non ho particolari osservazioni da fare in quanto mi ritengo al 100% d’ac-cordo, così come mi ritengo or-goglioso di far parte di un Partito che si è schierato, si schiera, e si schiererà per sempre a favore dei più deboli, affrontando mille battaglie e vincendone altrettante e, da come ho letto nel rappor-to e ho già scoperto in passato, ha subito la repressione del re-gime borghese e fascista in cui viviamo. Il problema più grande attualmente è però lo scarso in-teresse delle masse verso la poli-tica e verso il socialismo, causato sia dalla propaganda anticomuni-sta del regime, sia dalle delusioni date da partiti falsamente comu-nisti e falsamente socialisti quali il PSI, il PCI in passato, e PRC, PdCI e altri, adesso.

Per non parlare del revisioni-smo dei paesi dell’Est. Qual è l’a-zione da compiere per far tornare il socialismo di moda?

Spero che presto raggiunge-remo i nostri obiettivi ma sono sicuro che lavorando duramente, e riuscendo a trovare risposte ad alcune questioni nate col nuovo millennio, riusciremo a condurre la rivoluzione, la dittatura del pro-letariato e il comunismo.

Saluti marxisti-leninisti, coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Angelo - Palermo

d’accordo con voi sul giudizio dato a ingrao

e berlinguerCare compagne e cari com-

pagni, desidero congratularmi per

quanto da voi scritto negli artico-li riguardanti le figure di Ingrao e Berlinguer. Come sapete, prima di simpatizzare per il nostro ama-to PMLI, ho militato per alcuni anni nel PRC. In quest’ultimo par-tito falsamente comunista i due sopra citati erano spesso mitiz-zati e presi ad esempio da molti compagni, anche in buona fede. Questo succedeva (e purtroppo ancora succede) grazie alla nefa-sta opera di quei falsi comunisti che menzionate negli articoli; falsi comunisti che si sono approfittati della buona fede dei compagni

della base per il proprio torna-conto personale e non solo!

Meno male che vi ho incontra-to, care compagne e cari compa-gni del PMLI, con voi, il Partito e i Maestri sicuramente vinceremo!

Un caro saluto. Andrea, operaio del Mugello

(Firenze)

bisogna avere fiducia nei cinque Maestri e

nel pMli se vogliamo il socialismo

Care compagne e cari com-pagni,

ho letto il discorso pronuncia-to a Napoli dal Segretario gene-rale, compagno Giovanni Scu-deri, e ho fatto molte riflessioni. Il compagno Scuderi quando parla o scrive è comprensibile a tutti e non usa mezzi termini per farsi capire; espone la politica del PMLI in maniera centrata e sma-schera la borghesia e i suoi partiti di destra e di “sinistra”, facen-do capire molto bene gli inganni di ordine economico, politico e sindacale cui sono sottoposte le masse del Sud come del Nord Italia.

Nel discorso ci sono frasi mol-to belle, una più dell’altra, incisi-ve e toccanti perché gli autentici comunisti come Scuderi vedono il Sud Italia e il mondo intero sot-to la luce sempre accesa, e mai spenta, dei cinque grandi Maestri del proletariato internazionale. Anch’io penso che l’avvenire è del socialismo, realizzato la prima volta in Unione Sovietica sotto la direzione di Lenin e di Stalin, che riuscì a trasformare una parte del mondo che si trovava nell’infer-no, dando luce e speranza a tutti.

Oggi siamo ritornati, per colpa dei revisionisti, nell’inferno e non che sempre sarà così: prima o poi il socialismo ritornerà. Se voglia-mo uscirne fuori bisogna avere fiducia nei cinque grandi Maestri e nel PMLI perché una strada di-versa è solo utopia.

Auguro buona salute al com-pagno Scuderi e a tutto il PMLI perché con la loro opera danno luce e speranza per il trionfo del socialismo.

Luciano – Scandicci (Firenze)

Vertenza MicroncRocetta, pd, bianco e Sindacati

non aiutano i laVoRatoRiI giornali di regime da tempo

hanno bypassato la problematica della vertenza MICRON, nono-stante il rischio, prossimo, che i 40 lavoratori dello stabilimento di Catania vengano licenziati sol perché la Regione Sicilia, che aveva sottoscritto l’accordo per la ricollocazione dei lavoratori, non solo non ha prodotto il pro-getto da presentare al Ministero ma è assente a tutt’oggi alle ri-unioni congiunte al MISE. I sin-dacati, per paura di essere con-siderati dei provocatori, non solo non organizzano degli scioperi a garanzia di questi lavoratori a rischio di licenziamento ma non denunciano l’immobilismo della giunta regionale che nulla fa per il lavoro e non attaccano Crocet-ta, attualmente impegnato in una “guerriglia” politica con il PD per una spartizione di poltrone e sot-togoverno.

Crocetta ha l’appoggio politi-

co di Bianco, sindaco di Catania, che sbandiera bugie su bugie, in-vitando gli interessati alla calma e contrabbandando che, già da tempo, il MISE abbia il progetto della regione.

I lavoratori della MICRON, e i disoccupati tutti, vivono anco-ra una volta sulla propria pelle come le istituzioni periferiche e nazionali non hanno una reale volontà politica per rimuovere dalle fondamenta (come recitato dalla Costituzione) tutti gli osta-coli relativi al diritto al lavoro. Di converso, chi deve organizzare sindacalmente le masse popola-ri, per combattere la precarietà lavorativa creata dal capitalismo, rabbonisce i lavoratori portandoli alla sconfitta.

Militanti saluti marxisti-lenini-sti.

Giuseppe, simpatizzante del PMLI, Cellula “Stalin” della

provincia di Catania

Vogliamo essere cono-sciuti e valutati per quello che siamo veramente, non per la caricatura che i nemici di classe e i loro servi, mass me-dia inclusi, fano di noi. Non siamo né terroristi né estre-misti né utopisti ma sempli-cemente dei marxisti-lenini-sti della stessa pasta, con la stessa pratica sociale e con gli stessi obiettivi di coloro che nel recente passato hanno cambiato una parte del mon-do, sia pure per un breve pe-riodo.

È quanto scrive il Segreta-rio generale, compagno Gio-vanni Scuderi, nell’opusco-lo n. 6 “O col socialismo o col capitalismo, l’astensioni-smo è un voto dato al PMLI e al socialismo”. È questo che siamo veramente e non dob-biamo scordarlo mai quando

ci presentiamo per non far-ci confondere con gli estre-misti, i terroristi o con i fal-si comunisti che abbondano e che, alla fine, non concludo-no nulla o volutamente non vogliono concludere ma osta-colare i veri marxisti-leninisti come noi.

Nella nostra Lunga Mar-cia per il socialismo incontre-remo numerosi ostacoli ma noi non ci faremo mai scorag-giare dal nemico e lotteremo fino alla morte per lasciare una buona eredità a tutti co-loro che vorranno impugna-re l’immortale bandiera del marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao.

Coi Maestri e il PMLI vin-ceremo!

Da un rapporto interno dell’Organizzazione di

Civitavecchia (Roma) del PMLI

Rufina, 17 maggio 2014. La squadra di propaganda per l’astensionismo marxi-sta-leninista in azione (foto Il Bolscevico)

Page 12: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

1. Il quadro normativoSia per il tramite dell’Unio-

ne europea che mediante il Fiscal Compact (vale a dire il Trattato sulla stabilità, sul coordinamen-to e sulla governance dell’unione economica e monetaria), il nostro Stato ha assunto alcuni obbli-ghi che incidono sulle procedure e sui contenuti delle decisioni di finanza pubblica che per Costitu-zione spettano agli organi di in-dirizzo politico della collettività, Governo e Parlamento. Tali ob-blighi sono recepiti per un verso in base ai principi costituzionali che trovano applicazione nel pro-cesso di integrazione europea (es-senzialmente gli artt. 11 e art. 117, comma 1, Cost.), per altro verso in virtù dei meccanismi che guidano il recepimento dei trattati interna-zionali e che determinano, a parti-re dalla riforma costituzionale del 2001, un apposito vincolo a carico delle leggi nazionali (cfr. art. 117, comma 1, Cost.). Il Fiscal Com-pact può essere definito, in modo atecnico, come un trattato interna-zionale di diritto “para-europeo”. Infatti da un lato il Fiscal Com-pact non è una fonte di diritto eu-ropeo ed anzi si prescrive al suo interno che “il presente trattato si applica nella misura in cui è com-patibile con i trattati su cui si fon-da l’Unione europea e con il di-ritto dell’Unione europea”, e che esso “non pregiudica la competen-za dell’Unione in materia di unio-ne economica” (cfr. art. 2, comma 2). Dall’altro lato, il Fiscal Com-pact, non solo concerne quasi l’in-tera platea degli Stati dell’Unione,

non essendo stato sottoscritto solo dal Regno Unito e dalla Repubbli-ca Ceca, ma soprattutto prevede obblighi ed effetti giuridici sugli Stati contraenti proprio “in quali-tà di Stati membri dell’Unione eu-ropea” (v. art. 1, comma 1), così come interagisce con l’ordinamen-to europeo, precisando e modifi-cando l’applicazione delle norma-tive europee relative alle politiche di bilancio nazionali, ed anche in-cidendo in più punti sui compiti e funzioni agli organi dell’Unione (il Consiglio, la Commissione, la Corte di Giustizia, la Banca cen-trale europea, il Parlamento euro-peo; cfr., ad esempio, gli artt. 5, 6, 7, 8, e 12).

Come tutto ciò sia effettiva-mente compatibile con il dirit-to europeo vigente, e con il qua-dro dei principi costituzionali che, dopo la revisione del 2012, su-bordinano l’osservanza del prin-cipio di equilibrio di bilancio alla sola “coerenza con l’ordinamen-to dell’Unione europea” (art. 97, primo comma, Cost.), è questione che potrebbe pervenire al sindaca-to della Corte costituzionale pro-prio per il tramite di uno dei que-siti referendari che qui si propone (vedi il quesito n. 3).

In particolare, va ricordato che, procedendosi a una rigorosa appli-cazione di un obbligo di caratte-re “promozionale” assunto con il Fiscal compact, la Costituzione è stata modificata nel 2012 median-te l’approvazione della legge co-stituzionale n. 1 del 2012, recan-te la “introduzione del principio di pareggio di bilancio nella Car-ta costituzionale”. Le disposizioni

della legge costituzionale “si ap-plicano a decorrere dall’esercizio finanziario relativo all’anno 2014” (così secondo quanto statuito dall’art. 6 della stessa legge costi-tuzionale), e dunque sono senz’al-tro già efficaci e vigenti, e dunque la legge ordinaria che è stata det-tata per la relativa attuazione, cioè la legge n. 243 del 2012, può es-sere sottoposta a richiesta di refe-rendum abrogativo. Infatti, sulla base di quanto statuito nell’art. 5 della predetta legge costituziona-le, è stata approvata la legge ordi-naria di attuazione del nuovo art. 81, comma 6 Cost., ovvero la leg-ge 24 dicembre 2012, n. 243, re-cante le “Disposizioni per l’attua-zione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”. Tale legge dà applicazione alla predetta riforma costituzionale interpretan-do il perseguimento e il consegui-mento del pareggio di bilancio e dei bilanci con espresso e reitera-to riferimento agli obblighi assunti in sede europea; in una sola occa-sione, nell’art. 8, comma 1 relati-vamente alla determinazione degli scostamenti rispetto al cd. “obiet-tivo programmatico strutturale”, si fa riferimento anche a impegni in-ternazionali esterni all’ordinamen-to dell’Unione europea, con speci-fico riferimento allo “scostamento considerato significativo dall’or-dinamento dell’Unione europea e dagli accordi internazionali”.

2. Sull’ammissibilità dei quesiti referendari

relativi alla legge n. 243 del 2012

Circa i limiti di ammissibilità delle richieste referendarie relati-ve alla legge n. 243 del 2012, si ritiene che quest’ultima sia sotto-ponibile a referendum abrogati-vi parziali che non riguardino le parti della legge che costituisco-no applicazione necessaria di di-sposizioni costituzionali, oppure quelle norme che si riferiscono a quanto disposto dall’ordinamento dell’Unione europea o comunque risultante da obblighi già assun-ti con trattati internazionali, ov-vero non ne costituiscono l’appli-

cazione necessitata ovvero la cui abrogazione non comporta l’ina-dempimento di quanto disposto o imposto dall’Unione europea o derivante da obblighi già assun-ti mediante trattato internazionale.

Con la recente sentenza n. 88 del 2014 la Corte costituzionale ha ritenuto che “l’impugnazione del-la legge n. 243 del 2012 è ammis-sibile, dal momento che, pur trat-tandosi di una legge “rinforzata”, in ragione della maggioranza par-lamentare richiesta per la sua ap-provazione, essa ha comunque il rango di legge ordinaria e in quan-to tale trova la sua fonte di legitti-mazione – ed insieme i suoi limiti – nella legge cost. n. 1 del 2012, di cui detta la disciplina attuativa”; e ha sottolineato anche che “sotto il versante delle disposizioni della legge cost. n. 1 del 2012 non in-corporate nella Costituzione rile-vano in questa sede quelle che de-terminano il contenuto necessario della legge rinforzata”.

Pertanto, trattasi di legge che, se da un lato è considerata “rinfor-zata” in relazione al procedimen-to di formazione, dall’altro lato ha pur sempre “il rango di legge or-dinaria”. In particolare essa dà at-tuazione a taluni precetti di rango costituzionale - posti dalla Costi-tuzione o dalla legge cost. n. 1 del 2012 - che ne determinano il con-tenuto necessario. È soltanto in re-lazione a tale contenuto necessa-rio, dunque, che la legge n. 243 del 2012 deve ritenersi sottratta a referendum abrogativo.

3. Obiettivo generale delle richieste referendarie

L’obiettivo che si intende per-seguire, in via generale, è quello di sottoporre a referendum popolare alcune disposizioni della legge n. 112 del 2012, che - non “coperte” né da principi costituzionali, né da obblighi derivanti dall’Unione europea o da impegni assunti con trattati internazionali già vigenti - prescrivono ovvero consentono un’applicazione del principio co-stituzionale di equilibrio di bilan-cio secondo modalità e condizioni eccessivamente rigorose, e dun-que comportano politiche di auste-

rità dannose per il Paese, e in par-ticolare per lo sviluppo e il lavoro.

In definitiva, l’obiettivo com-plessivo dei quesiti è dunque mo-dificare in più punti la legge n. 243 del 2012 che ha dato attuazione al principio costituzionale di equili-brio del bilancio, ed esattamente abrogare quelle parti che prescri-vono un’applicazione nazionale esasperata e pertanto ingiusta de-gli obblighi di bilancio assunti in sede europea.

Sinteticamente, si invitano i vo-tanti a esprimere sulle scheda refe-rendarie il loro “sì” ad una corret-ta applicazione dei vincoli europei sul bilancio, in breve a dire “Sì alla fine dell’austerità, sì all’Euro-pa del lavoro e dello sviluppo”.

4. I singoli quesiti- Quesito n. 1Il primo quesito riguarda l’art.

3, in quelle parti in cui sia nel comma 3, che nel comma 5, lett. a, si è specificato che si considera rispettato il principio costituziona-le di equilibrio dei bilanci quando in sede di programmazione finan-ziaria e di bilancio si assicura “al-meno” il conseguimento dell’o-biettivo a medio termine (OMT) (ovvero il rispetto del percorso di avvicinamento all’OMT), così come quando, in sede di verifica effettuata nel primo dell’esercizio successivo a quello di riferimen-to, sia accertato che, in una del-le due alternative previste, il sal-do strutturale risulti “almeno pari” all’OMT.

Con questi due “almeno” si prescrive che il principio costitu-zionale di equilibrio dei bilanci si intende rispettato non solo quando si persegue una politica di bilan-cio rispettosa dei vincoli assunti in sede europea, ma anche quando, sia nella programmazione finan-ziaria che nella valutazione delle politiche di bilancio in base ai dati di consuntivo, si intenda riferirsi a obiettivi di bilancio – cioè, più esattamente, ad un saldo struttura-le di bilancio - ancora più impe-gnativo rispetto al conseguimen-to dell’obiettivo a medio termine come stabilito in sede europea.

In particolare, nell’art. 3, com-ma 3, si prescrive quanto segue:

“3. I documenti di programma-zione finanziaria e di bilancio sta-biliscono, per ciascuna annualità del periodo di programmazione, obiettivi del saldo del conto con-solidato, articolati per sottoset-tori, tali da assicurare almeno il conseguimento dell’obiettivo di medio termine ovvero il rispetto del percorso di avvicinamento a tale obiettivo nei casi previsti da-gli articoli 6 e 8. Nei medesimi do-cumenti sono indicate le misure da adottare per conseguire gli obietti-vi del saldo del conto consolidato”

Nel comma 5 si prescrive quan-to segue:

“5. L’equilibrio dei bilanci si considera conseguito quando il saldo strutturale, calcolato nel pri-mo semestre dell’esercizio succes-sivo a quello al quale si riferisce, soddisfa almeno una delle seguen-ti condizioni:

a) risulta almeno pari all’obiet-tivo di medio termine ovvero evi-denzia uno scostamento dal mede-simo obiettivo inferiore a quello indicato dall’articolo 8, comma 1;

b) assicura il rispetto del per-corso di avvicinamento all’obiet-tivo di medio termine nei casi previsti dagli articoli 6 e 8 ov-vero evidenzia uno scostamento dal medesimo percorso inferiore a quello indicato dall’articolo 8, comma 1.”

L’abrogazione di entrambi gli “almeno” dai due articoli pro-duce quindi la conseguenza che, nell’applicazione del principio co-stituzionale di equilibrio dei bi-lanci, quest’ultimo si consideri rispettato nel corso dell’approva-zione delle decisioni nazionali di bilancio e nel corso della succes-siva valutazione in base ai dati di consuntivo allorché ci si riferi-sca all’obiettivo a medio termine come definito in conformità agli impegni assunti in sede europea, senza quindi poter aggravare gli obiettivi di bilancio così imposti.

In sostanza, questo quesito – relativo ai due predetti “almeno” – tende a eliminare quelle dispo-sizioni che, agendo nel medesimo senso, consentono che nella defi-nizione delle politiche di bilancio si assumano obiettivi più stringenti di quelli provenienti dall’Europa.

- Quesito n. 2.Il secondo quesito concerne

l’art. 4, comma 4, in relazione alle finalità per le quali la legge con-sente il ricorso all’indebitamento.

L’art. 4, comma 4, prescrive quanto segue:

“4. Fatto salvo quanto previ-sto dall’articolo 6, comma 6, non è consentito il ricorso all’indebi-tamento per realizzare operazio-ni relative alle partite finanziarie”.

Questa disposizione consen-te dunque di ricorrere all’indebi-tamento per realizzare operazio-ni relative alle partite finanziarie soltanto per fronteggiare gli even-

12 il bolscevico / 4 referendum contro fiscal compact N. 28 - 17 luglio 2014

Documento dei promotori

Stop all’auSterita’ il referendum contro

il fiScal compactNota giuridica sui referendum proposti sulla legge 243/2012

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886 Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

chiuso il 9/7/2014ore 16,00

Pubblichiamo qui di seguito il documento dei promotori dei 4 re-ferendum contro il Fiscal compact, per capire il senso, i contenuti e gli obiettivi dell’iniziativa referendaria.

Il PMLI non ne condivide la linea riformista e interna alla Unio-ne europea. Tuttavia, ritenendo utili gli obiettivi specifici dei refe-rendum per contenere l’austerità, il Partito invita i suoi militanti e simpatizzanti, nonché tutti i lettori de “Il Bolscevico” a firmarli, a prendere parte attivamente alla raccolta delle firme e a partecipare ai comitati locali per il Sì ai quattro referendum.

Non per questo accettiamo la politica economica capitalista e antipopolare del governo e della UE, sia pure addolcita, né rinun-ciamo al nostro obiettivo strategico della distruzione dell’Unione europea imperialista e all’abbattimento del governo del Berlusconi democristiano Renzi.

COSA FARE PER ENTRARE NEL PMLISecondo l’art. 12 dello Statuto, per essere membro del PMLI occorre accettare il Programma e lo

Statuto del Partito, militare e lavorare attivamente in una istanza del Partito, applicare le direttive del Partito e versare regolarmente le quote mensili, le quali ammontano: lavoratori euro 12,00; disoccu-pati e casalinghe euro 1,50; pensionati sociali e studenti euro 3,00.

Lo stesso articolo dello Statuto specifica che “può essere membro del Partito qualunque elemen-to avanzato del proletariato industriale e agricolo, qualunque elemento avanzato dei contadini po-veri e qualunque sincero rivoluzionario sulle posizioni della classe operaia... Non può essere mem-bro del Partito chi sfrutta lavoro altrui, chi ha e professa una religione o una filosofia non marxista”.

Oltre a ciò occorre accettare la linea elettorale astensionista del Partito.L’ingresso al PMLI avviene dopo l’accettazione della domanda di ammissione il cui modulo va ri-

chiesto al Partito. SEGUE IN 13ª ➫

Page 13: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

ti straordinari di cui al comma 2, lett. b dell’art. 6 (“eventi straordi-nari, al di fuori del controllo dello Stato, ivi incluse le gravi crisi fi-nanziarie nonché le gravi calamità naturali, con rilevanti ripercussio-ni sulla situazione finanziaria del Paese”), ma non qualora si intenda procedere a tali operazioni per al-tre ragioni di politica economica.

Tale limite alle condizioni di ri-corso all’indebitamento non risul-ta dalla Costituzione, né scaturisce dagli impegni assunti in sede eu-ropea né con vigenti trattati inter-nazionali (ad esempio, con lo stes-so Fiscal Compact).

Si tratta di una limitazione de-gli strumenti di azione pubblica in materia di politica economica, che non solo non trova copertura alcuna nella Costituzione, ma si pone an-che in contraddizione con il dettato costituzionale. La Costituzione, in-fatti, consente l’indebitamento non soltanto se si verificano eventi ec-cezionali, ma anche “al fine di con-siderare gli effetti del ciclo econo-mico” (cfr. art. 81, comma 2, Cost.). Rispetto a tale ben più ampio cam-po di interventi di politica economi-ca, dunque, l’indebitamento anche mediante operazioni relative alle partite finanziarie è costituzional-mente consentito.

- Quesito n. 3Il terzo quesito riguarda l’art.

8, comma 1, in relazione al mec-canismo di correzione degli sco-stamenti.

L’art. 8, comma 1, prescrive quanto segue:

“1. Il Governo, nei documenti di programmazione finanziaria e di bilancio, in base ai dati di con-suntivo, verifica se, rispetto all’o-biettivo programmatico, si registri uno scostamento negativo del sal-do strutturale, con riferimento al

risultato dell’esercizio precedente ovvero, in termini cumulati, ai ri-sultati dei due esercizi precedenti, pari o superiore allo scostamento considerato significativo dall’or-dinamento dell’Unione europea e dagli accordi internazionali in ma-teria, ad esclusione degli scosta-menti autorizzati ai sensi dell’ar-ticolo 6. Il Governo, qualora stimi che tale scostamento si rifletta sui risultati previsti per gli anni com-presi nel periodo di programma-zione, ne evidenzia l’entità e le cause e indica contestualmente misure tali da assicurare, almeno a decorrere dall’esercizio finan-ziario successivo a quello in cui è stato accertato lo scostamento, il conseguimento dell’obiettivo pro-grammatico strutturale.”.

Nella parte in cui si fa riferi-mento allo scostamento conside-rato significativo dagli accordi in-ternazionali in materia si va al di là di quanto previsto dagli impe-gni assunti in sede europea – che non rinviano ad ulteriori accordi internazionali -, e al di là di quan-to risulta dal Fiscal Compact, ove non si determina in alcun modo la “significatività” degli scostamen-ti, così implicitamente rinviando alla normativa di diritto europeo (v. art. 3, comma 1, lett. e), ma tale “significatività” è richiamata sol-tanto come il presupposto per l’at-tivazione automatica del meccani-smo di correzione.

Con l’abrogazione di tale parte della disposizione si delimita l’at-tivazione del meccanismo auto-matico di correzione al solo verifi-carsi dei presupposti come definiti dall’ordinamento dell’Unione eu-ropea, così evitando anche un’in-terpretazione potenzialmente estensiva della vincolatività del Fiscal Compact rispetto alle deci-sioni nazionali di finanza pubblica connesse all’attivazione automati-ca del meccanismo di correzione.

Tra l’altro, il giudizio di am-

missibilità di tale quesito potreb-be essere la sede per sottoporre alla Corte costituzionale una que-stione interpretativa di più ampio respiro relativa alla posizione del Fiscal Compact nel quadro degli obblighi assunti in sede europea e nei rapporti con i principi costitu-zionali, in particolare con l’art. 97, comma 1, Cost. ove si precisa che l’equilibrio dei bilanci è assicura-to dalle pubbliche amministrazio-ni soltanto “in coerenza con l’or-dinamento dell’Unione europea”, e non in relazione all’osservanza di obblighi assunti mediante trat-tati internazionali.

- Quesito n. 4:Il quarto quesito riguarda l’art.

3, comma 2, relativamente alla ri-gida identificazione del principio costituzionale sull’equilibrio dei bilanci con l’obiettivo a medio ter-mine stabilito in sede europea.

L’art. 3, comma 2, prescrive quanto segue:

“2. L’equilibrio dei bilanci cor-risponde all’obiettivo a medio ter-mine.”

Tale regola impone l’esatta ed assoluta coincidenza tra il cano-ne costituzionale relativo all’e-quilibrio di bilancio e l’obiettivo a medio termine (OMT) stabili-to in sede europea. Tale identifi-cazione non è imposta dalla Co-stituzione che, ben diversamente, prevede che le pubbliche ammi-nistrazioni assicurano l’equilibrio dei bilanci “in coerenza con l’or-dinamento dell’Unione europea”. Inoltre, tale identificazione non è prevista in termini così stringenti ed automatici dal Fiscal compact, il quale, infatti, prevede l’impe-gno delle parti contraenti di as-sicurare la “rapida convergenza” verso il rispettivo OMT, e tenendo conto dei “rischi specifici del pa-ese sul piano della sostenibilità”, così come del fatto che i “progres-si verso l’obiettivo di medio ter-

mine e il rispetto di tale obiettivo sono valutati globalmente”. Tutti questi aspetti di applicazione pro-gressiva, flessibile e per l’appunto “equilibrata” dell’obiettivo a me-dio termine non sono considera-ti dall’art. 3, comma 2, della leg-ge n. 243 del 2012, che stabilisce invece un principio di meccanica ed assoluta coincidenza tra il prin-cipio costituzionale di equilibrio del bilancio (che, va sottolineato, non coincide con il “pareggio”), e il saldo strutturale di bilancio sta-bilito in sede europea quale obiet-tivo a medio termine.

5. La “normativa di risulta”

La normativa risultante dall’a-brogazione conseguente all’ap-provazione dei quesiti proposti, è per ciascun quesito la seguente:

Quesito 1): nell’applicazio-ne del principio costituzionale di equilibrio dei bilanci, quest’ulti-mo si considera rispettato quan-do è riferito al solo perseguimen-to dell’obiettivo di medio termine come stabilito in conformità agli impegni assunti in sede europea, non essendo più consentito in sede nazionale il perseguimento di obiettivi di bilancio più gravosi di quelli definiti in sede europea.

Quesito 2): si può ricorrere all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite fi-nanziarie non soltanto per fronteg-giare gli eventi straordinari defini-ti dalla legge.

Quesito 3): l’attivazione au-tomatica del meccanismo di cor-rezione rispetto ad un eventua-le scostamento rispetto al saldo strutturale fissato come obiettivo programmatico, avviene soltanto quando si verificano i presupposti definiti dall’ordinamento dell’U-nione europea e non anche quan-do ciò sia previsto da trattati inter-nazionali.

Quesito 4): viene soppressa la regola legislativa che prescrive l’automatica e rigida identifica-zione del principio costituzionale di equilibrio dei bilanci con l’o-biettivo a medio termine stabilito in sede europea.

6. Testo dei quesitiQuesito n. 1:«Volete voi che sia abrogata la

legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attua-zione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”, nel-le seguenti parti: art. 3, comma 3, limitatamente alla parola: “al-meno”; e art. 3, comma 5, lettera a), limitatamente alla parola: “al-meno”?»

Quesito n. 2:«Volete voi che sia abroga-

to l’art. 4, comma 4 (“Fatto sal-vo quanto previsto dall’articolo 6, comma 6, non è consentito il ricor-so all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite fi-nanziarie.”) della legge 24 dicem-bre 2012, n. 243, recante “Disposi-zioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sen-si dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»

Quesito n. 3:«Volete voi che sia abrogato

l’art. 8, comma 1, limitatamente alle seguenti parole: “e dagli ac-cordi internazionali in materia”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pa-reggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzio-ne”?»

Quesito n. 4:«Volete voi che sia abrogato

l’art. 3, comma 2 (“L’equilibrio dei bilanci corrisponde all’obietti-vo a medio termine.”) della legge

24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»

7. Denominazioni dei quesiti

Le cd. denominazioni dei que-siti - che, al fine di rendere più esplicito l’oggetto della consul-tazione, appariranno sulle schede insieme ai quesiti stessi (ai sensi dell’art. 32, ultimo comma, legge n. 352/1970) - saranno poi definite dall’Ufficio centrale per il referen-dum presso la Corte di cassazione, sentito il Comitato promotore.

In via del tutto preliminare, si possono ipotizzare le seguen-ti denominazioni, utilizzabili, ad esempio, anche durante la campa-gna referendaria:

Quesito n. 1: Abrogare le norme che consen-

tono di stabilire obiettivi di bilan-cio più gravosi di quelli definiti in sede europea.

Quesito n. 2: Abrogare la norma che limi-

ta ai soli casi straordinari il ricor-so all’indebitamento pubblico per operazioni finanziarie

Quesito n. 3:Abrogare la norma che impo-

ne manovre correttive di bilancio quando ricorrono alcune condi-zioni previste da trattati interna-zionali

Quesito n. 4:Abrogare la norma che identi-

fica rigidamente e tassativamente il principio costituzionale di equi-librio dei bilanci pubblici con un obiettivo di bilancio stabilito in sede europea

IL COMITATO PROMOTORE

N. 28 - 17 luglio 2014 4 referendum contro fiscal compact / il bolscevico 13

STUDIARE, CAPIRE, AGIRENoi marxisti-leninisti dobbiamo studiare in base ai problemi concreti da risolvere, in maniera mirata, con metodo, tenendo presen-

te i consigli, le indicazioni e le priorità del Partito. Dobbiamo studiare individualmente e collettivamente, aiutandoci reciprocamente, stimolando i più pigri nello studio, esigendo che la nostra istanza faccia delle riunioni periodiche di studio.

Ma non è sufficiente studiare, bisogna anche capire ciò che si studia. Capire vuol dire riflettere e trarre i dovuti insegnamenti dallo studio.

Quando non si capiscono certe cose è perché non si presta sufficiente attenzione a quello che si legge, o perché è più forte l’influenza che riceviamo dalla propaganda borghese. Vedi, per esempio, l’astensionismo; per noi è un voto, mentre per la borghesia, il suo gover-no, le sue istituzioni, i suoi partiti e i suoi media è un “non voto”, definizione usata superficialmente e in buona fede anche da qualche compagno.

Se non comprendiamo noi la linea politica e le parole d'ordine del Partito, come possiamo pensare che le capiscano senza la nostra spiegazione il proletariato e le ragazze e i ragazzi che si battono per un futuro migliore? Se non siamo ferrati, non riusciremo mai a convincerli della giustezza delle nostre posizioni, ad elevare la loro coscienza politica e a stringerli al PMLI.

Una volta che abbiamo studiato e capito quello che ci dice il Partito, dobbiamo senza indugio agire per mettere in pratica ciò che ab-biamo imparato. In questo ultimo periodo il Partito insiste su questi due punti: radicarsi e fare comprendere al proletariato che deve acquisire la coscienza di essere una classe per sé e che solo col socialismo può avere il potere politico.

Fino a che punto abbiamo capito che bisogna andare a fondo su questi temi e cosa stiamo facendo in concreto per metterli al centro del nostro lavoro politico?

Forse occorrerà studiare ancora una volta, e in maniera più approfondita, il Rapporto che recentemente il Segretario generale del Partito, compagno Giovanni Scuderi, ha tenuto al Comitato centrale. Fondamentale per lavorare con successo e dare al Partito un corpo da Gigante Rosso.

➫ DALLA 12ª

Page 14: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 23 - 12 giugno 2014

www.pmli.it

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Com

mitt

ente

resp

onsa

bile

: M. M

ARTE

NGHI

(art.

3 -

Legg

e 10

.12.

93 n

. 515

) St

ampa

to in

pro

prio

Solo il socialismo può cambiare l'Italia e dare il potere al proletariato

Spazziamo viail governo del Berlusconi democristiano Renzi

Page 15: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

N. 28 - 17 luglio 2014 esteri / il bolscevico 15Un punto a favore dell’imperialismo europeo contro l’imperialismo russo

Ucraina, GeorGia e Moldavia firMano Gli accordi di associazione con l’Ue

Mosca annuncia “misure protettive”Il 27 giugno scorso a Bruxelles

i rappresentanti di Ucraina, Geor-gia e Moldavia hanno firmato gli accordi di associazione con l’U-nione europea (Ue). Un appun-tamento atteso dall’imperialismo europeo che segna un punto a pro-prio favore contro l’imperialismo russo, col Cremlino che vede sci-volare verso il peloso abbraccio occidentale i tre paesi e non può far altro al momento che minac-ciare “misure protettive” e strin-gere i legami della sua Unione eu-rasiatica..

Esattamente sette mesi fa, il 28 novembre scorso nella capi-tale lituana Vilnius, il vertice per

il Partenariato orientale dei ven-totto capi di governo dell’Ue con i leader di Ucraina, Georgia, Ar-menia, Azerbaigian, Moldavia e Bielorussia doveva sancire, attra-verso la firma di alcuni protocolli nell’ambito degli Accordi di Asso-ciazione, il primo passo verso l’in-gresso dei sei paesi ex repubbli-che sovietiche nella Ue. Ma solo in due, Georgia e Moldavia, ave-vano firmato l’Accordo di Libero Scambio (‘Deep and Comprehen-sive Free Trade Area’, Dcfta nella sigla inglese). Il lavoro diploma-tico iniziato dalla Ue col vertice di Praga del 2009 per portare alla costituzione di un’area di libero

scambio con questi paesi entro il 2015 e i 2,5 miliardi di euro inve-stiti da allora nel progetto non era-no bastati per sottrarli all’influen-za e al controllo della Russia del nuovo zar Putin. Che aveva in par-ticolare stoppato il percorso di av-vicinamento dell’Ucraina alla Ue facendo leva sul presidente filo-russo Viktor Yanukovich.

Il presidente ucraino ave-va però dovuto lasciare anzitem-po il vertice di Vilnius, richiama-to in patria dall’esplosione delle proteste dell’opposizione filo Ue. Proteste appoggiate dai paesi im-perialisti, primo fra tutti l’impe-rialismo americano che si tirava a

rimorchio una Ue preoccupata di non recidere l’indispensabile cor-done ombelicale energetico con la Russia, che portavano alla cadu-ta di Yanukovich. E alla sua sosti-tuzione con un governo filo occi-dentale e fascista che riprendeva il percorso di avvicinamento alla Ue. E nel marzo scorso Kiev fir-mava la parte politica degli accor-di di adesione.

Il 27 giugno a Bruxelles il presidente ucraino Petro Poro-shenko ha firmato la parte econo-mica dell’accordo, il primo mini-stro della Moldavia Iurie Leanca e quello della Georgia Irakli Ga-ribashvili firmavano quella poli-

tica. E il presidente uscente della Commissione europea Josè Ma-nuel Barroso e il presidente a fine mandato del Consiglio Herman Van Rompuy definivano la firma un “accordo storico”, “una pietra miliare nella storia delle nostre re-lazioni internazionali”.

Il riconoscente presidente ucraino Poroshenko definiva quel-lo della firma “un giorno storico per il mio paese. Il più importante dall’indipendenza”, e sottolineava che “anche la Crimea oggi è parte di questo accordo”. La Crimea che Mosca ha ripreso sotto il proprio controllo.

E dal Cremlino partivano bor-

date verso il concorrente imperia-lismo europeo. Putin denunciava la situazione di “una società ucrai-na spaccata in due dopo essere sta-ta costretta a scegliere tra Europa e Russia e destinata a dividersi con un doloroso confronto interno”. Il vice ministro degli esteri rus-so Grigory Karasin sosteneva che la firma dell’accordo è un “diritto della sovranità” dell’Ucraina, del-la Moldavia e della Georgia ma le “conseguenze” saranno “serie” e il governo russo era pronto a “pren-dere misure” qualora l’associazio-ne dei tre paesi all’Ue “abbia un impatto negativo sui nostri mer-cati”.

e’ nato il califfato tra siria e iraq

al Baghdadi nominato califfo Putin disputa a Obama l’influenza su Baghdad

Il parlamento iracheno usci-to dalle elezioni legislative del 30 aprile scorso ha rinviato dall’8 luglio al 12 agosto la seduta per eleggere il primo ministro e il presidente dell’assemblea per-ché i gruppi politici sciiti, sunni-ti e curdi non riescono a trovare un accordo sui nomi dei candi-dati; la politica di divisione tra i gruppi alimentata e allargata dal-la iniziale gestione amministra-tiva americana è stata proseguita dai governi guidati dallo sciita al Maliki e la situazione irachena re-sta in stallo. A Baghdad. Nelle re-gioni centro-occidentali nasce una nuova entità, il Califfato, nei ter-ritori occupati dalle milizie dello Stato islamico dell’Iraq e del Le-vante (Isil). Nella regione auto-noma curda il presidente Barza-ni ha annunciato un referendum per l’indipendenza curda: “tutto quello che sta succedendo in que-sti giorni mostra che è diritto del

Kurdistan avere l’indipendenza. D’ora in poi non nasconderemo più il nostro obiettivo. L’Iraq è or-mai diviso. Dovremmo continua-re a vivere in questa tragica situa-zione? Non sono io a decidere, è il popolo. Terremo un referendum, è questione di mesi”; Israele si è già detto pronto a riconoscere l’indi-pendenza del Kurdistan. Si prefi-gura in concreto quella spartizione dell’Iraq in tre pezzi immaginata dall’imperialismo americano dopo l’aggressione del 2003.

Un passo in questo senso è l’an-nuncio il 29 giugno da parte dell’I-sil della ricostituzione del Califfa-to, quel regime politico islamico sparito da circa un secolo, che do-vrebbe estendersi da Aleppo in Si-ria a Diyala in Iraq, nei territori attualmente occupati dal gruppo sunnita. Il portavoce dell’Isil, Abu Mohammad al-Adnani, in una re-gistrazione audio diffusa in Inter-net, ha spiegato che l’organizza-

zione si chiamerà da ora in avanti Is (Stato islamico) e che ha desi-gnato il suo capo lo sceicco Abu Bakr al-Baghdadi “califfo”, cioè “capo dei musulmani”. Il Calif-fato resuscitato dalla formazione sunnita sarebbe l’erede di quelli storici, finiti con la dominazione ottomana e con i confini ridefini-ti nel 1916 dalle ex potenze colo-niali Francia e Gran Bretagna che si misero d’accordo per la sparti-zione del Medio Oriente tirando le linee di confine di Libano, Siria, Iraq, Giordania.

Stati Uniti, Russia e Iran hanno ribadito il sostegno militare diret-to e indiretto all’esercito iracheno e ad al Maliki. Il presidente ame-ricano Barack Obama annuncia-va l’invio di un ulteriore contin-gente di 200 soldati a protezione dell’ambasciata Usa e dell’aero-porto di Baghdad. Putin spediva velocemente nella capitale irache-na cinque caccia Sukhoi, antici-

po della fornitura già concordata di una dozzina di veicoli acqui-stati al posto degli F16 america-ni, solo promessi ma mai arrivati. Una mossa che indica come Pu-tin si dia da fare per contendere a Obama l’influenza su Baghdad, dove ha già messo più di un piede anche la Cina. La Russia di Putin è tornata protagonista nella regio-ne, con le iniziative diplomatiche che hanno stoppato l’intervento militare dei paesi imperialisti oc-cidentali nella crisi siriana e punta a assicurarsi un posto in prima fila a Baghdad.

Anche la Cina sempre più pre-sente in Iraq, dove compra circa la metà della produzione petrolifera e investe nella sua industria estrat-tiva. Lo scorso febbraio, durante la visita del ministro degli esteri Wang Yi a Baghdad, i due gover-ni hanno firmato accordi che pre-vedono anche forniture militari da parte di Pechino.

Ma se al Maliki non regge e perde il controllo dei pozzi petro-liferi e di parte del paese, gli ac-cordi con Mosca e Pechino van-no in fumo. E il controllo dell’Iraq resta a Usa e Arabia saudita che hanno preparato il terreno forag-giando e addestrando le formazio-ni sunnite lanciate contro Assad in Siria e prima ancora quelle contro Gheddafi in Libia. Palese è diven-tata la strategia dell’imperialismo americano di demolizione degli

Stati attraverso la guerra coperta.Contro gli Usa si è espresso il

leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, nel primo mes-saggio audio dall’autoproclama-zione del califfato dove ha affer-mato che “gli Stati Uniti sono alla testa degli infedeli e la loro batta-glia contro i musulmani è persa. I mujahedin hanno giurato che l’A-merica la pagherà cara, ancora di più rispetto a quello che è stato fatto da Osama Bin Laden”.

il parlamento europeo spende 1 miliardo e 756 milioni per il 2014

coMe se la spassano Gli eUrodepUtati 14 mila euro di stipendio, pensione a 63 anni, ricca liquidazione

Lauto finanziaMento ai partiti e ai gruppi parLaMentari europeiChe il parlamento europeo sia

una formidabile occasione di in-trallazzi e di sprechi per una casta parassitaria di dimensioni conti-nentali è cosa ben nota, come di-mostrato dalla vicenda dell’eu-rodeputata Barbara Spinelli che, eletta nella Lista Tsipras, è rima-sta ben incollata alla poltrona (e ai privilegi che essa offre) anziché rinunciarvi come aveva giurato di fare prima delle elezioni.

È opportuno quindi analizza-re tutto lo sperpero di denaro che ruota attorno al parlamento euro-peo.

Il suo bilancio complessivo per il 2014 è di 1 miliardo 756 milioni di euro, e nella ripartizione delle spese il 35% viene impiegato per i circa 6.000 dipendenti che lavo-

rano nell’amministrazione o nei gruppi politici, il 27% è destina-to a pagare lo stipendio degli eu-rodeputati, le indennità giornaliere e di viaggio, e i loro assistenti ac-creditati. Rientrano in questo 27% anche il lavoro dei traduttori, pe-raltro indispensabili in una strut-tura dove si parlano ufficialmente 24 lingue diverse. Il 32% poi ser-ve per varie spese amministrative, perché non bisogna dimenticare che il parlamento ha ben tre sedi di lavoro, Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo, mentre il rimanente 6% del bilancio va ai gruppi par-lamentari, e non si tratta di picco-le cifre.

Infatti i gruppi vengono finan-ziati con 59,8 milioni di euro - questo è il budget per 2014 - con distribuzione di fondi proporzio-

nale alla presenza in parlamento, in cui la parte del leone la fan-no ovviamente Socialisti e Po-polari, con oltre 20 milioni di euro ai primi e circa 15 ai secon-di, seguiti dai liberaldemocratici, da European Conservatives and Reformists, da Sinistra europea, Verdi e l’Efd, gruppo parlamen-tare che fa capo al leader dello UK Indepenedence Party, il bri-tannico Nigel Farage.

Oltre al finanziamento ai grup-pi, è previsto anche un finanzia-mento diretto ai partiti politici, che non coincidono con i gruppi e rispetto a questi hanno conti sepa-rati: ai partiti andranno complessi-vamente 20 milioni di euro, e più precisamente al Partito popolare europeo 9,5 milioni di euro l’an-no, ai Socialisti circa 6,5, ai Libe-

raldemocratici 3 milioni, a Verdi e Conservatori inglesi 2 ciascuno e alla Sinistra europea 1,2 milioni.

I soldi destinati ai partiti devo-no ovviamente essere impiegati per l’attività politica (promozione, campagna elettorale, convegni) e tale importo è cresciuto esponen-zialmente negli anni insieme con l’opacità dei relativi bilanci: infat-ti nonostante questi ultimi siano da sempre disponibili online, è an-che vero che i partiti hanno l’ob-bligo solo di fornire il totale, ma non di rendicontare le singole spe-se, per cui i cittadini europei non sono in grado di controllare come vengano spesi.

Per quanto riguarda i singoli parlamentari, costoro se la spassa-no con 6.250 euro netti di stipen-dio mensile base, a cui va aggiunta

l’indennità giornaliera di 304 euro e infine una cifra forfettaria di 4.299 al mese per generiche spe-se amministrative, una voce mol-to controversa perché non richie-de giustificazione, per un totale quindi di circa 14.000 euro men-sili nette. Le spese di vitto, allog-gio e trasporto vengono rimborsa-te a parte. Ogni deputato poi ha a disposizione anche 21.000 euro complessivi per pagare fino a tre assistenti, soldi gestiti dall’ammi-nistrazione del parlamento e non dai singoli deputati. Senza con-siderare che gli eurodeputati per-cepiscono una cospicua pensione già a 63 anni con una ricca liqui-dazione.

Poi ci sono gli sprechi: infatti il parlamento europeo spende ben 205 milioni di euro l’anno per il

mantenimento delle tre strutture di Strasburgo, Bruxelles e Lussem-burgo (rispettivamente in territo-rio francese, belga e lussembur-ghese) verso le quali si spostano circa cinquemila persone (tra de-putati e personale amministrativo) parecchie volte al mese.

A Bruxelles si riuniscono le varie commissioni, mentre a Stra-sburgo si tengono le sedute plena-rie per 4 giorni al mese con l’e-sclusione di agosto, infine nel Granducato del Lussemburgo sono ospitati gli uffici ammini-strativi del parlamento insieme con la struttura del segretariato generale.

Insomma il bengodi per i par-titi rappresentati a Bruxelles è un mangia mangia ai danni delle masse popolari europee.

Page 16: sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI il lavoro per ...pmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n281707.pdf · Riguardo alle dichiarazioni di Weber o di Weidmann chiudeva la partita sottolineando

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 23 - 12 giugno 2014

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Stam

pato

in pr

oprio

FUORI

LAVORO STABILE AI GIOVANISpazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renziper l’Italia unita, rossa e socialista

i governanti dell’Ueimperialista da Firenze