Settimanale Nuova serie- Anno XXXIX -N. 21 - 28 … · propaganda astensionista del pmli ......

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 21 - 28 maggio 2015 Contare sulle masse e conquistare il loro appoggio I comunisti devono essere i più lungimiranti, i più capaci di abnegazione, i più risoluti e i meno prevenuti nel valutare una situazione e devono fare assegnamento sulla maggioranza delle masse e conquistare il loro appoggio. (Mao, “I compiti del Partito comunista cinese nel periodo della resistenza contro il Giappone” - 3 maggio 1937 – Opere scelte, vol. I, pag. 291) PAG. 11 Pur con poche forze, risorse e mezzi, nel silenzio stampa e senza poter affiggere i manifesti GENEROSA E CORAGGIOSA PROPAGANDA ASTENSIONISTA DEL PMLI Banchini a Firenze, Fucecchio, Borgo S. Lorenzo e Vicchio. Diffuso a Napoli il documento della Cellula “Vesuvio Rosso” DIFFUSO IL VOLANTINO SULL’ITALICUM FASCISTISSIMUM A ROMA, RAVENNA E RIMINI 1818 – 5 maggio – 2015 197° Anniversario della nascita del Grande Maestro del proletariato internazionale e cofondatore del socialismo scientifico - 1ª puntata MARX HA SVELATO AL PROLETARIATO IL COMPITO STORICO DI ROVESCIARE IL CAPITALISMO E CONQUISTARE IL SOCIALISMO Lenin: “Karl Marx (Breve saggio biografico ed esposizione del marxismo)” www.pmli.it Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] stampato in proprio - committente responsabile: M. MARTENGHI (art. 3 - Legge 10.12.93 n. 515) PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO PAG. 9 PAG. 11 Tenere in pugno l’iniziativa politica di Giovanni Scuderi Decisa dalla Commissione dell’UE imperialista UNA GUERRA DA MARE, CIELO E TERRA ALLA LIBIA PER “DISTRUGGERE I BARCONI” Non c’è accordo sulle quote L’ITALIA DI RENZI GUIDERÀ L’ARMATA L’HA STABILITO IL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA PRESIEDUTO DA MATTARELLA L’imperialismo italiano si concentra sulle regioni “euro-atlantica” e “euro-mediterranea” Il “Libro Bianco” della difesa ritiene che il nostro Paese deve essere pronto “ad assumersi dirette responsabilità in risposta a situazioni di crisi” ed essere preparato a interventi di pacificazione e stabilizzazioni L’ITALIA DI RENZI E MATTARELLA SI PREPARA A INTERVENTI MILITARI IN LIBIA E CONTRO IL “TERRORISMO” A Massa, Viareggio, Imperia, in Sicilia, Puglia e dappertutto ormai CONTESTATO DURAMENTE IL FASCIOLEGHISTA SALVINI La polizia carica brutalmente i contestatori La sentenza della Consulta sulle pensioni va applicata subito Il governo deve rimborsare alcune migliaia di euro a pensionato ma pensa di cavarsela con un bonus da 270 a 750 euro I DIRITTI ACQUISITI DAI LAVORATORI E DAI PENSIONATI NON SI TOCCANO BOCCIATO IL METODO DI VALUTAZIONE MERITOCRATICO Successo del boicottaggio del quiz Invalsi Il maggior successo nel Sud. A Palermo il 92% degli studenti non ha partecipato alle prove. Sciopero indetto dai Cobas scuola Presidii di protesta davanti a Montecitorio mentre il parlamento nero approva a tappe forzate i primi articoli della controriforma Scrutini a rischio Non c’e’ intesa tra sindacati e governo sulla “Buona scuola” L’Italicum fascistissimum e l’Editoriale di Scuderi: la risposta pratica della politica borghese e quella scientifica socialista alla crisi del capitalismo NEL 49° ANNIVERSARIO DEL SUO LANCIO I marxisti- leninisti milanesi studiano la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria in Cina per impadronirsi pienamente del socialismo in modo da poterlo propagandare con più forza Marchionne col bonus cancella il contratto nazionale, il sindacato e la paga base IL NUOVO VALLETTA VUOL CANCELLARE LA CONTRADDIZIONE TRA CAPITALE E LAVORO PAG. 6 PAG. 6 PAG. 12 PAG. 7 PAG. 4 PAG. 3 PAG. 7 PAG. 5 PAGG. 2, 11 e 12 PAG. 8

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 21 - 28 maggio 2015

Contare sulle masse e conquistare il loro appoggio

I comunisti devono essere i più lungimiranti, i più capaci di abnegazione, i più risoluti e i meno

prevenuti nel valutare una situazione e devono fare assegnamento sulla maggioranza delle masse e conquistare il loro appoggio.(Mao, “I compiti del Partito comunista cinese nel periodo della resistenza contro il

Giappone” - 3 maggio 1937 – Opere scelte, vol. I, pag. 291)

PAG. 11

Pur con poche forze, risorse e mezzi, nel silenzio stampa e senza poter affiggere i manifesti

generosa e coraggiosa propaganda astensionista del pmli

Banchini a Firenze, Fucecchio, Borgo S. Lorenzo e Vicchio. Diffuso a Napoli il documento della Cellula “Vesuvio Rosso”DiFFuSo iL VoLaNtiNo SuLL’itaLiCum FaSCiStiSSimum a Roma, RaVeNNa e RimiNi

1818 – 5 maggio – 2015 197° Anniversario della nascita del Grande Maestro del proletariato internazionale e cofondatore del socialismo scientifico - 1ª puntata

Marx ha svelato al proletariato il coMpito storico di rovesciare il

capitalisMo e conquistare il socialisMoLenin: “Karl Marx (Breve saggio biografico ed esposizione del marxismo)”

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOPAG. 9

PAG. 11

Tenere in pugno l’iniziativa politica

di Giovanni Scuderi

Decisa dalla Commissione dell’UE imperialista

UnA GUErrA DA MArE, CiElo E TErrA AllA libiA PEr

“DiSTrUGGErE i bArConi”Non c’è accordo sulle quote

L’itaLia Di ReNzi guiDeRà L’aRmata

l’hA STAbiliTo il ConSiGlio SUPrEMo Di DifESA PrESiEDUTo DA MATTArEllA

l’imperialismo italiano si concentra sulle regioni “euro-atlantica”

e “euro-mediterranea” il “Libro Bianco” della difesa ritiene che il nostro Paese deve essere pronto “ad assumersi dirette responsabilità in risposta a

situazioni di crisi” ed essere preparato a interventi di pacificazione e stabilizzazioni L’itaLia Di ReNzi e mattaReLLa Si PRePaRa a iNteRVeNti miLitaRi

iN LiBia e CoNtRo iL “teRRoRiSmo”

A Massa, Viareggio, imperia, in Sicilia, Puglia e dappertutto ormai

contestato duramente il fascioleghista salviniLa polizia carica brutalmente i contestatori

la sentenza della Consulta sulle pensioni

va applicata subitoil governo deve rimborsare alcune migliaia di euro a pensionato

ma pensa di cavarsela con un bonus da 270 a 750 euroi DiRitti aCquiSiti Dai LaVoRatoRi e Dai

PeNSioNati NoN Si toCCaNo

boCCiATo il METoDo Di VAlUTAzionE MEriToCrATiCo

Successo del boicottaggio del quiz invalsiil maggior successo nel Sud. a Palermo il 92% degli studenti non ha partecipato alle prove. Sciopero indetto dai Cobas scuola

Presidii di protesta davanti a Montecitorio mentre il parlamento nero approva a tappe forzate i primi articoli della controriforma

Scrutini a rischio non c’e’ intesa tra sindacati e governo sulla

“buona scuola”

l’italicum fascistissimum e l’Editoriale di Scuderi: la risposta pratica della politica borghese e quella

scientifica socialista alla crisi del capitalismo

nEl 49° AnniVErSArio DEl SUo lAnCio

i marxisti-leninisti milanesi studiano la Grande rivoluzione Culturale Proletaria in Cina per impadronirsi pienamente del socialismo in modo da poterlo propagandare con più forza

Marchionne col bonus cancella il contratto nazionale, il sindacato e la paga base

iL NuoVo VaLLetta VuoL CaNCeLLaRe La CoNtRaDDizioNe tRa CaPitaLe e LaVoRo

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2 il bolscevico / elezioni amministrative parziali del 31 maggio N. 21 - 28 maggio 2015

Nella centrale piazza S. Domenico Maggiore

VolaNtiNaggio elettorale per l’aSteNSioNiSMo MarxiSta-leNiNiSta a Napoli

Davanti al supermercato Coop

rosso banchino di propaganda del pMli a Fucecchio

Forti critiche al governatore piddino Rossi. Il PMLI invitato alla “festa operaia” alla Piaggio di Pontedera �Redazione di FucecchioSabato 16 maggio uno sgar-

giante banchino rosso con gazebo era posizionato davanti alla Coop di Fucecchio (Firenze). I compagni del PMLI lo avevano montato da-vanti al supermercato per propa-gandare la posizione astensionista dei marxisti-leninisti. Una posizio-ne anticapitalista che ha lo scopo di di sviluppare la lotta di classe, elevare la coscienza politica delle masse, distaccarle dalle istituzioni borghesi, che vanno delegittimate, indebolite, disgregate e isolate.

Come sempre accade in mo-menti elettorali adesso sbucano un po’ tutti i partiti che durante l’anno sono assenti da Fucecchio. Tutti i candidati a governatore della To-scana sono passati nella nostra cittadina, spesso venuti a sobillare la popolazione contro gli immigra-ti, residenti numerosi a Fucecchio e impiegati nelle fabbriche della zona. In particolare la Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia cer-

cano d’indirizzare la rabbia delle masse verso gli stranieri per disto-glierle dal vero responsabile della crisi economica, il capitalismo, la società che loro sostengono.

Il PD invece cerca di presenta-re la Toscana come un’isola felice quando i dati dimostrano il contra-rio come documentato nel volan-tino firmato PMLI.Toscana diffuso durante l’iniziativa dove si denun-cia l’operato della giunta di Enrico Rossi, esponente della “sinistra” PD ma da dopo che Renzi gli ha assicurato il posto per la prossima legislatura entrato in perfetta sin-tonia con il premier. Un passante lo ha accusato di aver affossato la sanità pubblica nella nostra re-gione e della voragine nei conti dell’ASL di Massa Carrara, esatta-mente com’era riportato nel nostro volantino.

Durante la diffusione ci sono state altre discussioni con chi si recava al supermercato. Un de-legato della Rsu della Piaggio di

Pontedera della Fiom si è soffer-mato al nostro gazebo parlando di questioni sindacali e invitandoci alla “festa operaia” organizzata dai lavoratori della Piaggio ai primi di giugno. Un giovane ha intavola-to una discussione sul carattere neofascista e piduista delle con-troriforme di Renzi, una coppia si è lamentata della politica reazio-naria e antioperaia di Renzi e del suo governo. Una giovane ci ha chiesto di poter fare una foto al pannello che mostrava dei volan-

tini, tra cui quello di Renzi erede di Mussolini, Craxi e Berlusconi e la scritta Cacciamolo.

I marxisti-leninisti fucecchiesi, nonostante le difficoltà e lo sban-damento ideologico di una parte consistente delle masse, si stanno sforzando, anche economicamen-te, di far giungere l’autentica voce del proletariato e di smascherare i vari partiti borghesi che, tutti in-distintamente, chi più chi meno, sostengono l’attuale sistema eco-nomico capitalistico.

SUCCeSSo Del BaNCHiNo aSteNSioNiSta Del pMli a Borgo SaN loreNZo

Il Partito è sempre più riferimento delle masse. Una donna: “La falce e martello mi va bene” �Dal corrispondente della Squadra di propaganda dell’astensionismo marxista-leninista del Mugello e Val di SieveNella mattina di sabato 16 maggio la Squadra

di propaganda dell’astensionismo marxista-leni-nista del Mugello e Val di Sieve ha organizzato un banchino nella piazzetta Romagnoli, nel cen-tro di Borgo San Lorenzo (Firenze). I compagni, militanti e simpatizzanti, provenienti dal Mugello e Val d’Arno indossavano la rossa maglietta del PMLI. Sul rosso banchino hanno sistemato varie opere pubblicate nella collana “Piccola biblioteca marxista-leninista”, insieme ai volantini del Parti-to. Ai lati del banchino le bandiere dei Maestri e del Partito oltre alle locandine con i manifesti elet-torali del PMLI e quella in cui si invita a cacciare il governo Renzi con quest’ultimo paragonato ai suoi emuli Mussolini, Craxi e Berlusconi.

Distribuiti varie centinaia di volantini col do-cumento del PMLI.Toscana dal titolo “Perché la Toscana sia governata dal popolo e al servizio

del popolo ci vuole il socialismo” e alcune decine di volantini dal titolo “La Camera vota l’Italicum fascistissimum”. Accolti in modo estremamente positivo dalla popolazione, con chi ha affermato di astenersi, una donna ha affermato “la falce e martello mi va bene”. Un sessantenne ci ha sa-lutati come fece anche tempo fa con un “che ci avete portato di buono?”. Ma anche chi ha sem-plicemente ringraziato non lo ha fatto in modo banale e formale, come chi diventa sempre più riferimento almeno come interlocutore. Un lavo-ratore ci ha chiesto cosa ne pensavamo del “red-dito di cittadinanza” proposto dal Movimento 5 stelle. Insomma quella dei compagni è stata una presenza tutt’altro che passiva. Purtroppo l’inizia-tiva è stata fortemente danneggiata dalla pioggia. E’ stata interrotta prima dell’orario prefissato, an-che se i compagni hanno continuato la diffusione sotto l’arco dell’attiguo corso Matteotti. In questo frangente molto utile è stato l’appoggio logistico dell’amico Gianni che ringraziamo di cuore.

IL voLantIno deLLa CeLLULa “vesUvIo Rosso” dI naPoLI deL PMLI sULLe eLezIonI RegIonaLI gaLvanIzza Le Masse

�Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLILa campagna elettorale asten-

sionista del PMLI a Napoli si è aperta domenica 17 maggio in Piazza San Domenico Maggiore con la distribuzione, in centinaia di volantini, da parte dei militanti della napoletana Cellula “Vesuvio Ros-so” del documento dal titolo “Punia-mo con l’astensionismo i candidati della “sinistra” e della destra del regime neofascista”.

I marxisti-leninisti napoletani, in una bella giornata primaverile, hanno discusso con i passanti delle elezioni regionali che si terranno il prossimo 31 maggio, affermando l’importanza dell’astensionismo invitando le masse a non votare per i partiti borghesi al servizio del capitalismo. Durante la diffusione i compagni si sono imbattuti in diver-si confronti con i presenti in piazza, tra tutti dobbiamo segnalare quello con un gruppo di turisti campa-ni che, galvanizzati dal volantino, hanno riconosciuto il nostro Partito mostrando in maniera eloquente il loro supporto alla nostra posizione

astensionista. Successivamente si sono fer-

mati a parlare con noi alcuni precari storici partenopei che hanno subito sottolineato le malefatte delle va-rie giunte susseguitesi negli anni,

colpevoli della desertificazione industriale e lavorativa. Molto inte-ressante il confronto con una stu-dentessa universitaria fuori sede, che ha palesato la sua avversione al capitalismo, ma non capiva bene

la nostra posizione astensionista. I compagni in maniera dialettica han-no esposto che la strategia del PMLI in questa fase storica è l’astensio-nismo tattico e che per sferrare un duro colpo alla borghesia bisogna creare istituzioni che rappresentino le masse, costituiti da assemblee popolari e comitati popolari basati sul criterio della democrazia diretta che facciano da contraltare ai partiti della destra e della “sinistra” bor-ghese. La studentessa, soddisfatta delle delucidazioni ricevute, ci ha chiesto i nostri contatti a livello lo-cale e come seguire “Il Bolscevico” in formato multimediale.

È stata dunque una mattinata importantissima per il nostro Parti-to a Napoli, dimostrando in piazza, ancora una volta, che se anche con forze esigue e con mille difficoltà la borghesia non deve adagiarsi sugli allori, perché con ogni sforzo pos-sibile i marxisti-leninisti napoletani saranno sempre in prima linea a combattere contro il capitalismo e che decuplicheremo gli sforzi per diffondere l’astensionismo marxi-sta-leninista tra le masse popolari stanche di questo marcio sistema.

napoli, 17 maggio 2015. Il compagno andrea discute con due napoletane il documento elettorale astensionista della Cellula “vesuvio Rosso” (foto Il Bol-scevico)

Fucecchio 16 maggio 2015. Il banchino di propaganda astensionista del PMLI nel parcheggio della Coop (foto Il Bolscevico)

Borgo san Lorenzo (Firenze) 16 maggio 2015. Ban-chino elettorale astensionista del PMLI nel centro del paese (foto il Bolscevico)

Costituita la Squadra di propaganda

dell’astensionismo marxista-leninista di Firenze

successo del primo banchino di propaganda in piazza dell’Isolotto

�Dal corrispondente della Squadra di propaganda dell’astensionismo marxista-leninista di FirenzeGiovedì 14 maggio su invito della

Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” del PMLI di Firenze militanti e soste-nitori dell’astensionismo marxista-leninista si sono riuniti per discutere il documento elettorale del Partito in vista delle elezioni regionali toscane che si terranno domenica 31 mag-gio.

Questo il titolo del documento del

PMLI.Toscana: “Perché la Toscana sia governata dal popolo e al servi-zio del popolo ci vuole il socialismo. Non votare i partiti borghesi al ser-vizio del capitalismo. Delegittimiamo le istituzioni rappresentative borghe-si. Astieniti. Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo”.

Un appuntamento di fondamen-tale importanza che ha visto la cre-azione della Squadra di propaganda dell’astensionismo marxista-lenini-sta di Firenze. Nella discussione le compagne e i compagni intervenuti hanno dato il proprio contributo po-litico e ideologico esprimendo piena sintonia con quanto scritto sul do-cumento, rapportandolo alla realtà concreta di tutti i giorni, anche in base alle proprie esperienze, arric-chendo il confronto e preparando in modo corretto tutti i compagni che si apprestano ad andare tra le masse popolari nelle piazze e nei mercati durante tutta la campagna elettorale.

La discussione ha analizzato e approfondito ogni singolo tema, a

cominciare dalla critica alla giunta uscente del governatore della To-scana, Enrico Rossi, piddino, che poco o niente ha fatto per il lavoro dall’inizio della crisi capitalista che ha visto aumentare la disoccupazio-ne in Toscana in modo vertiginoso. Sul fronte della sanità ha attuato un piano di tagli di posti letto nei più im-portanti ospedali e riduzione del per-sonale sanitario. Una politica, quella portata avanti dal governatore Ros-si, tutta incentrata a soddisfare gli interessi della grande imprenditoria

privata e della speculazione. A pa-garne le spese sono come sempre le masse popolari sia sul fronte eco-nomico che su quello della salute.

Le compagne ed i compagni pre-senti hanno quindi organizzato un banchino di propaganda astensioni-sta per sabato 16 presso il mercato di piazza dell’Isolotto dove è stato diffuso il documento.

Un banchino rosso fiammante con le bandiere dei Maestri e del Partito e i compagni con indosso le magliette rosse del PMLI e il mega-fono che trasmetteva Bandiera ros-sa, L’Internazionale e Il Sole Rosso. Durante la diffusione è emersa con tutta la sua forza la sempre più dif-fusa sfiducia verso i partiti della clas-se dominante borghese e in molti la volontà di disertare le urne. Tanti gli apprezzamenti ricevuti verso il sim-bolo della falce e martello.

Sono in programma, altre diffu-sioni alla mensa universitaria di via San Gallo e al mercatone delle Ca-scine.

Firenze, 16 maggio 2015. si intrecciano le discussioni attorno al banchino astensionista in piazza dell’Isolotto (foto Il Bolscevico)

ATTIVITA’ DI PROPAGANDA DEL PMLI

➥ BIELLA Via Lamarmora, angolo piazza Vittorio Veneto - Banchino di propaganda dalle ore 14,30 alle 18.30

● Sabato 23 maggio ➥ FIRENZE Mensa universitaria di via San Gallo - Volantinaggio astensionista dalle ore 11,45

● Venerdì 22 maggio Mercatone delle Cascine, lato Piazza P. UccelloVolantinaggio astensionista dalle ore 9,30

● Martedì 26 maggio➥ NAPOLI Montesanto - Volantinaggio astensionista dalle ore 18

● Giovedì 21 maggio Piazza del Gesù - Volantinaggio astensionista dalle ore 11

● Domenica 31 maggio ➥ ISCHIA (Napoli)Barano d’Ischia, Piazza S. Rocco - Banchino di propaganda astensionista dalle ore 19

● Venerdì 22 maggio Lacco Ameno, Piazza S. Restituita - Banchino di propaganda astensionista dalle ore 11

● Sabato 23 maggio Ischia, Piazzetta S. Girolamo - Banchino di propaganda astensionista dalle ore 11

● Domenica 24 maggio

N. 21 - 28 maggio 2015 elezioni amministrative parziali del 31 maggio / il bolscevico 3A Massa, Viareggio, Imperia, in Sicilia, Puglia e dappertutto ormai

ConteStAto durAMente Il fASCIoleghIStA SAlVInIOrmai ovunque si presenti il

fascioleghista Salvini è investito da una valanga di contestazioni. Era successo in Umbria, dove in visita a Marsciano (Perugia), il se-gretario della Lega Nord è stato contestato con parole d’ordine antirazziste. I manifestanti lo han-no “accolto”, lanciandogli uova, urlandogli “razzista, fascista”.

Mentre lui rispondeva beffardo “No, nazista”, protetto dalla sua scorta e dalle “forze dell’ordine”, uno dei dimostranti ha oltrepas-sato il cordone e ha sputato in faccia al leader leghista, che ha smesso di ironizzare e ha urlato: “Prendete i documenti a quel pezzo di merda”.

Contestazioni anche ad Impe-ria, il 17 maggio da diverse deci-ne di persone al grido di “siamo tutti clandestini”. In Toscana, quando il leader della Lega si è presentato per un comizio a Mas-sa, protetto da un imponente cor-done di “forze dell’ordine” in as-setto antisommossa, è scoppiato il finimondo. I manifestanti hanno lanciato uova, arance e fumoge-ni contro il cordone di sicurezza.

I contestatori hanno sfondato il picchetto delle “forze dell’or-dine”, le quali per proteggerlo hanno distribuito manganellate a destra e manca, inseguendo e scaraventando per terra i manife-stanti. Due dei manifestanti sono sono rimasti feriti. Entrambi sono stati portati in ospedale e uno di loro è stato fermato per resisten-za a pubblico ufficiale.

Salvini si è limitato ad un comi-zio lampo e poi è risalito in auto, scappando, mentre i manifestanti presidiavano la zona.

A Viareggio, i manifestanti hanno tenuto in mano materas-sini da mare con la scritta “Sui gommoni ci vogliamo i padroni” e “Siamo tutti clandestini, siamo tutti gay, siamo tutti Rom”. L’au-to di Salvini è stata accerchiata e colpita con pugni. E mentre il caporione razzista scappava dal mercato centrale, la sua auto ve-niva inseguita a piedi e con altri mezzi dagli stessi contestatori.

Analoga contestazione a Pisa, dove ad “accogliere” il segretario

del Carroccio c’erano manife-stanti con lo striscione “Mai con Salvini, mai con Renzi”.

Il risultato è che i comizi di Sal-vini in Toscana sono stati dimez-zati o annullati del tutto. Bene.

“Salvini, la Sicilia non ti vuo-le”, a Gela (Caltanissetta) il 12 maggio il leader della Lega ha trovato centinaia di contestatori che, benché contenuti da un folto schieramento di agenti in asset-to antisommossa e minacciati e provocati da elementi dell’estre-ma destra, provenienti da Cata-nia per fare da “servizio d’ordine” lo hanno costretto ad entrare dal retro del quartier generale del suo candidati.

In prima linea gli attivisti del movimento No MUOS con lo striscione “respingiamo Salvini”. “Non ti vogliamo, leghista non ti vogliamo” hanno urlato i No MUOS, che hanno cantato “Bella Ciao” insieme a centinaia di ma-nifestanti.

A Marsala, la contestazione è stata talmente dura che a Salvi-

ni non è stato neppure possibi-le scendere dall’auto. Le “forze dell’ordine”, in assetto antisom-mossa, hanno ritenuto inesistenti le condizioni di sicurezza per far passare il segretario della Lega tra tra le masse popolari in piaz-za. Queste si erano già radunate per le 20, oltre un’ora prima del comizio, previsto per le 21.30, portando striscioni, fischietti e orecchie d’asino fatte di carta e scandendo cori contro Salvini e la Lega. Pensando che gli antifa-scisti e antirazzisti abbandonas-sero la piazza, Salvini ha ritardato il comizio. Quando è arrivato, ver-so le 22.30, la polizia ha formato un cordone di sicurezza, tentan-do di contenere la rabbia delle masse, continuamente insultate da questo provocatore fascista e antimeridionalista. Alcuni giova-ni sono riusciti ad oltrepassare il cordone e a prendere a calci l’au-to di Salvini, che è dovuto fuggire verso il porto: il comizio è stato annullato. Evviva!

Contestazioni anche l’indo-

mani, il 13 maggio, a Villabate, in provincia di Palermo. Qui alcune centinaia di manifestanti, con-tenuti da un cordone di “forze dell’ordine” in assetto antisom-mossa, lo hanno “accolto” scan-dendo le parole d’ordine ”Via dalla Sicilia!” e “Salvini, carogna, torna nella fogna!”.

Anche in Sicilia, dunque, come già in Puglia, e come poi in Umbria e Toscana, il leader del Carroccio non è il benvenuto. Le masse po-polari non tollerano la sua violenta retorica nazistoide contro le mas-se meridionali, le masse lavoratri-ci, contro i migranti, contro i Rom e Sinti. E così ha raccolto quel che ha seminato: le contestazioni di questi giorni altro non sono che la dimostrazione che le masse popolari hanno alzato la guardia e non sono più disposte a tolle-rare altro da Salvini. Sacrosante, dunque, queste contestazioni che vanno intensificate fino ad impe-dire a questo nazista patentato di mettere piede tra le masse.

Mentre contro i manifestanti di

Massa si profilano denunce per manifestazione non autorizza-ta, danneggiamento e violenza privata, ci chiediamo come mai nessuna Procura abbia finora pensato di incriminare Salvini per incitamento all’odio e alla vio-lenza razziale verso meridionali, migranti, profughi, Rom, Sinti. Ci chiediamo come mai il governo che usa ogni pretesto per impe-dire le manifestazioni degli antifa-scisti e limitare il diritto di sciope-ro delle masse lavoratrici, usi poi tutti i mezzi possibili, arrivando a impiegare, in tre mesi di campa-gna elettorale, ben 8.465 agenti di pubblica sicurezza, pagati con i soldi dei contribuenti, per im-porre alle masse esacerbate che non lo vogliono i comizi del boss fascioleghista.

È questo il vero volto del go-verno Renzi, manganellate, re-pressione, lacrime e sangue per le masse lavoratrici, popolari e anti-fasciste, spreco di denaro pubbli-co per garantire ai nazileghisti di provocare e sputare il loro odio. Anche per questo il nuovo duce Renzi va spazzato via.

La polizia carica brutalmente i contestatori

Pur dI eSSere eletto goVernAtore dellA PuglIA

emiliano ricicla politicanti di destra e fascisti L’ex magistrato: “Sarò il domatore di questi qua e userò il frustino se sgarreranno”

Per vincere le elezioni regionali in Puglia, il capobastone del PD Michele Emiliano ha candidato nelle liste del “centro-sinistra” che lo sostengono la peggiore feccia politica in circolazione: dai fascisti, vecchi e nuovi, agli ex berlusconiani, ferri vecchi demo-cristiani, inquisiti, voltagabbana di professione, rinnegati e tradi-tori e chi più ne ha più ne metta.

Tutti insieme appassionata-mente, cani e porci, sul carro di Emiliano ormai dato per sicuro successore di Vendola alla pol-trona di governatore.

Tra i casi più emblematici spicca Euprepio Curto: militante del Movimento Sociale italiano fin dai tempi di Almirante, ha pas-sato quattro legislature in Senato nel gruppo di Alleanza Nazionale. Coinvolto in uno scandalo lega-to al gioco d’azzardo, è passato all’UDC nelle vesti di consigliere regionale, quindi allo Scudo Cro-ciato e poi di nuovo con Fini in Futuro e Libertà per poi tornare da Casini prima di concludere la “gloriosa” parabola candidando-si nelle liste di “centro-sinistra” e del PD che vergognosamente lo ha accolto a braccia aperte.

Al suo fianco troverà anche Francesco Spina, sindaco di Bi-sceglie, eletto appena qualche mese fa presidente della Provin-cia Bat (Barletta, Andria, Trani) col “centro-destra”, ha messo a disposizione del PD il suo feudo elettorale e ora è coordinatore della lista dell’UDC e delle liste ci-viche che sostengono Emiliano.

Segue Giovanni Ungaro, tran-sitato nel giro di pochi anni nel Movimento di destra di Giancarlo Cito, in Forza Italia, in Ncd, in Re-altà Italia e ora schierato in prima fila da Emiliano.

Non è da meno Paolo Pellegri-no: finiano di ferro per molti anni, coordinatore provinciale del suo partito, sostiene il centrodestra nelle amministrative del 2012,

rompe con Fini l’anno successivo a causa delle candidature para-cadutate da Roma per le elezioni politiche e ora approdato nelle liste PD.

Giravolta di 360 gradi anche per l’assessore uscente Lello Di Gioia: cinque anni fa eletto in Consiglio regionale con il PdL, divenuto assessore grazie al pas-saggio a Scelta Civica nel 2013, ora si ricandida con il “centro-sinistra”.

Accolto con grandi onori alla serata di presentazione ufficiale dei 400 candidati tenuta da Emi-liano anche il capobastone DC Pippo Liscio poi candidato con Alleanza Nazionale e ora convin-to sostenitore dell’ex sindaco di Bari.

Al suo fianco Fabrizio D’adda-rio, candidato con Berlusconi nel 2010, ora è tornato alla caccia di un seggio in Regione tra le liste del PD.

Saverio Tammacco, invece, ci ha pensato su un’intera giornata prima di prendere armi e bagagli e passare dalla carica di consigliere provinciale e capogruppo di For-za Italia al Comune di Molfetta, a candidato a sostegno dell’ex magistrato piddino. 47 anni, una lunga carriera politica passata tutta a destra, dalle posizioni neofasciste di An a quelle del Pdl che poi si è trasformato in Forza Italia, fino all’attuale approdo tra le braccia del PD Emiliano: Tammacco ha ricoperto anche gli incarichi di assessore al Comune di Molfetta.

Lo stesso ha fatto Mauro Viz-zino che, da coordinatore pro-vinciale di Io Sud della berlusco-niana Adriana Poli Bortone, ha deciso di tentare miglior fortuna tra le file di Emiliano.

Luigi Valentino Damone inve-ce è figlio d’arte e “giustamente” segue le orme di papà Cecchino essendo passato nel giro di una stagione politica dal partito di Fit-

to a quello di Monti per approda-re ora alla corte di Emiliano.

A seguire troviamo l’ex ca-pogruppo del Pdl in Provincia di Foggia, Paolo Mongiello, che ha annunciato il sostegno a Emilia-no.

Ma il caso più clamoroso si registra ad Altamura, seconda città della provincia di Bari con 70.000 abitanti, dove per la con-quista del Municipio si sfidano un esponente del “centro-sini-stra” (Antonello Stigliano, vinci-tore delle primarie sostenuto da PD, Sel e tre liste civiche) e un

esponente del “centro-destra”, Luigi Lorusso, appoggiato da una civica di nome “Rinnova-mento Altamura” che negli ul-timi dieci anni ha appoggiato i due mandati amministrativi delle liste di Berlusconi entrando an-che in giunta con Mario Stacca, sindaco di Forza Italia. E fin qui, nulla da eccepire; se non fosse che nella corsa per le regionali le alleanze si ribaltano e Lorusso in questa competizione corre per il “centro-sinistra” e insieme al PD sostiene la lista “La Puglia con Emiliano”.

Di fronte a questo autentico mercimonio di voti e di potere, Emiliano ha ammesso spudo-ratamente che pur di vincere è disposto a tutto e non si vergo-gna di andare a braccetto con fa-scisti, berlusconiani e “mariuoli” della prima e della seconda re-pubblica neofascista. Alludendo al suo passato da magistrato ha assicurato di tenerli tutti a bada perché, ha sottolineato: “Sarò il domatore di questi qua e userò il frustino se sgarreranno”! Vedre-mo cosa farà l’ex sceriffo di Bari quando i suoi alleati in camicia

nera gli presenteranno il conto. In ogni caso appare evidente che ormai tra destra e “sinistra” borghese non esiste più nessu-na differenza ideologica, politica, organizzativa e di uomini. Pur di raccattare voti e conquistare pol-trone, i due schieramenti ormai operano in perfetta simbiosi tra loro e si interscambiano perfino i candidati.

Una ragione in più per aste-nersi, disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco alle prossime elezioni amministrative parziali del 31 maggio.

ZePPe dI rICIClAtI dI deStrA e leghIStI le lISte Pd In lIgurIA e Veneto

Ormai il piduista progetto ren-ziano del “partito della nazione” sta prendendo corpo e, anche alla luce del crescente e tenden-ziale astensionismo di una parte crescente delle masse popolari, l’unico modo per alimentarlo è quello per il PD di imbarcare nel suo progetto candidati che, rici-clati da esperienze politiche di destra anche estrema, portano comunque voti.

In questo senso sono em-blematiche le candidature che il Partito Democratico ha ricerca-to o direttamente per il partito o indirettamente, tramite liste di appoggio ai candidati presidenti, per le prossime elezioni regionali, in Liguria e in Veneto.

In Liguria, dove le primarie hanno nettamente spaccato il PD la renziana Raffaella Paita sta tentando di parare il colpo attra-endo a sé una serie di fuoriusciti da Forza Italia che, complice la difficoltà della destra impersona-ta dal candidato berlusconiano

Giovanni Toti, sostengono ormai la candidata del PD.

Molto ha pesato in questo Claudio Burlando, potente presi-dente della Regione Liguria e so-stenitore della Paita, che - com-plici gli ottimi rapporti da sempre intrattenuti con l’imperiese Cladio Scajola e i suoi compagni di me-rende - è riuscito ad attrarre ver-so la Paita un personaggio come Luca Lanteri, ex vicesindaco di Imperia per il PDL, a suo tempo vicinissimo a Scajola, che nel 2013, forse fiutando già da allora i guai che avrebbero investito il partito di Berlusconi, è diventato uno dei referenti dell’associazio-ne “Big bang Liguria riformista” nata con la benedizione di Renzi e con lo scopo dichiarato di ap-poggiarlo e sostenerlo.

Altro acquisto del PD è il sanremese Massimo Donzella, vicepresidente del Consiglio re-gionale, che - oltre ad essere un riciclato dell’UDC nel cui gruppo ha rivestito la carica di consigliere

regionale - è indagato per le spe-se pazze alla Regione Liguria. Il PD lo ha candidato a Imperia.

E poi c’è Pierluigi Vinai, poten-te ex presidente della fondazio-ne Carige e da sempre legato a Scajola e al partito di Berlusconi, che ha costituito una fondazione, “Open Liguria” di chiaro stampo renziano, e appoggia anche lui la Paita.

Anche a Genova il PD ha can-didato un riciclato, Giovanni Boi-tan, già consigliere comunale alla Spezia per l’UDC e ora passato armi e bagagli al “partito della na-zione”.

Nel Veneto, dove peraltro il PD è storicamente più debole che in Liguria, la renziana Alessandra Moretti deve strizzare l’occhio a personaggi impresentabili come l’ex leghista omofobo Santino Bozza che fu espulso dalla forma-zione fondata da Bossi nel 2013 in quanto contestava la linea po-litica, giudicata troppo moderata, dell’allora segretario regionale

Flavio Tosi. Nel frattempo Bozza ha fondato il movimento “Uniti per il Progetto Veneto Autonomo” che appoggia la Moretti.

Non si dimentichi che Santino Bozza è quel personaggio che nel 2012 dichiarò al programma radiofonico La Zanzara di prova-re schifo e disgusto per gli omo-sessuali che, secondo lui, sono “malati, diversi, sbullonati”.

Nella lista “Uniti per il Pro-getto Veneto Autonomo” che appoggia la Moretti ci sono an-che personaggi che propugnano l’indipendenza del Veneto e si richiamano addirittura alla Sere-nissima Repubblica di Venezia morta e sepolta nel 1797, come Bobo Sartore e Gianluca Panto, quest’ultimo ex candidato presi-dente per il “Partito Nasional Ve-neto” nel 2010, anch’essi di fatto intruppati a dispetto delle loro velleità secessioniste, tramite la Moretti, nel ben più pericoloso carrozzone politico nazionale renziano.

4 il bolscevico / Ue imperialista N. 21 - 28 maggio 2015

Decisa dalla Commissione dell’UE imperialista

Una gUErra Da marE, CiElo E tErra alla libia

pEr “DistrUggErE i barConi”Tutti d’accordo per un’ope-

razione militare congiunta e gui-data dall’Italia, nelle acque e sul suolo della Libia, per “distrug-gere i barconi” che trasportano i migranti; così come sulla deci-sione di sigillare le frontiere a sud della Libia e dei Paesi limitrofi e su interventi nei Paesi africa-ni per “scoraggiare” la partenza e il transito dei migranti. Anco-ra in alto mare invece l’accordo sul quarto punto all’ordine del giorno, quello delle quote di mi-granti da ripartire tra i vari Paesi dell’Unione: questa la scontata conclusione del vertice dei mini-stri degli Esteri e della Difesa dei 28 Paesi della UE, presieduto da Federica Mogherini, che si è te-nuto il 18 maggio a Bruxelles, per approvare l’Agenda sull’immigra-zione messa a punto e approva-ta dalla Commissione europea presieduta da Juncker. Dopo 23 mila morti in mare dall’inizio degli sbarchi, che l’anno scorso sono stati 300 mila e nei primi mesi di quest’anno già 200 mila, la UE imperialista risponde quindi da par suo, pianificando cioè un’altra guerra in Libia e con altre misure criminali per respingere o impedi-re la partenza dei migranti in fuga dalle guerre e dalla fame, mentre si mostra completamente sor-da e cieca di fronte al problema dell’accoglienza dei rifugiati già arrivati sul suo suolo e divisa sulla loro distribuzione tra tutti i Paesi aderenti, perfino nella misura ri-dicola delle poche migliaia che si dice disposta ad accettare.

le decisioni militari“La decisione di stabilire una

missione navale UE per distrug-gere il modello di business dei contrabbandieri e delle reti di trafficanti nel Mediterraneo è stata appena presa”, ha twittato trionfante la Mogherini durante il vertice annunciando il via libera alla missione “Eunavfor Med”. L’alto rappresentante per la po-litica estera dell’Unione ha poi dichiarato di sperare che “possa essere lanciata ufficialmente e formalmente già a giugno”. Gli obiettivi militari e le regole di in-gaggio della missione sono per ora volutamente vaghi, in atte-sa anche dell’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu della risoluzione elabo-rata dall’Italia e presentata dalla Gran Bretagna a nome anche di Francia, Germania e Lituania, che dovrebbe permettere l’uso della forza in base all’art. 7 della Carta delle Nazioni Unite, così da dare via libera all’operazione militare europea di “ricerca e distruzione dei barconi degli scafisti”, con forze navali, aeree e terrestri, che prevede tre gradi di intervento: nelle acque internazionali davan-ti alla Libia, nelle acque territoriali libiche e nei porti libici.

Per adesso, in attesa delle decisioni del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo che si terrà il 25 e 26 giugno, la missione sarà solo navale e li-mitata alla prima fase, quella del dispiegamento di mezzi navali ed aerei nelle acque internazionali davanti alla Libia e della “raccol-ta di informazioni” sulla rete dei

trafficanti attraverso l’intelligence dei vari Paesi partecipanti: hanno già dato la loro adesione Francia, Gran Bretagna, Germania e Spa-gna, oltre naturalmente l’Italia, da cui è partita l’iniziativa, e che avrà la direzione delle operazio-ni, affidata all’ammiraglio Enrico Credentino, già comandante dell’operazione europea di anti pirateria davanti alle coste soma-le, e il cui quartier generale sarà basato a Roma.

Interrogata se la missione “Eunavfor” preveda o no la cac-cia ai barconi e la loro distruzione come aveva annunciato più volte nei giorni precedenti, la Moghe-rini ha risposto evasivamente: “Il punto non è distruggere le bar-che, ma distruggere le organizza-zioni di trafficanti e organizzazioni terroristiche. Abbiamo analizzato il legame tra organizzazioni di trafficanti e organizzazioni terro-ristiche. Non posso confermare alcun tipo di collegamento a noi noto, ma è ovvio (sic) che il si-stema di business dei trafficanti potrebbe andare a finanziare at-tività che potrebbero avvicinarsi ad attività terroristiche”.

l’ipocrisia della mogherini copre i

preparativi militariLa Mogherini continua a gio-

care con le parole per non desta-re troppo allarme e lasciare aper-te tutte le porte, come quando nei giorni scorsi aveva smentito che siano previste operazioni di-rettamente sul suolo libico. An-che perché il governo di Tripoli aveva avvertito che le avrebbe considerate una violazione della propria sovranità nazionale. Lo stesso aveva fatto ufficialmente il governo di Tobruk, il solo rico-nosciuto dalla “comunità inter-nazionale”, ma solo perché non vuole che i governi europei trat-tino anche con il governo rivale di Tripoli perché ciò equivarrebbe ad un suo riconoscimento. In re-altà aveva implicitamente inco-raggiato l’intervento diffondendo notizie allarmanti su un piano dello Stato islamico per infiltrare terroristi sui barconi dei migranti. Anche il presidente Mattarella, in visita ufficiale a Tunisi, si era det-to convinto che non esista una soluzione militare alla crisi, e che in Libia vada perseguita la strada della mediazione tentata dal rap-presentante dell’Onu, Bernardi-no Leon, “per un compromesso politico che consenta la nascita di un governo di unità nazionale”. Ma sono tutte posizioni ipocrite e tattiche, che nascondono ben altre intenzioni da parte del go-verno Renzi e degli altri governi europei, che marciano sempre più verso l’uso della forza milita-re in Libia.

Lo confermano anche le ri-velazioni del Guardian, che ha fatto trapelare nei giorni scorsi alcuni punti delle 19 pagine di un documento a corredo del-

la bozza di risoluzione europea all’esame del Consiglio di sicu-rezza dell’ONU, in cui vengono riassunti i termini della missione senza escludere un intervento sul suolo libico: “Una presenza a terra può essere presa in consi-derazione se viene raggiunto un accordo con le autorità compe-tenti” (quali?), è scritto nel docu-mento, in cui si dice anche che la missione “dovrebbe richiedere una vasta gamma di capacità aeree, marittime e terrestri”. E che queste potrebbero includere “intelligence, sorveglianza e ri-cognizione, squadre di imbarco, unità di pattuglia (aeree e marit-time), interventi con forze spe-ciali”. Anche con “azioni lungo la costa, in porto o in rada”, che potrebbero anche comportare “danni collaterali”, come vittime innocenti: “L’abbordaggio delle navi dei trafficanti in presenza di migranti – si legge infatti nel do-cumento rivelato dal quotidiano britannico – presenta un alto ri-schio di effetti collaterali, inclusa la perdita di vite”.

Le rivelazioni hanno creato imbarazzo negli uffici della UE e la Mogherini si è affrettata a smentirle, ma sta di fatto che i preparativi militari che si stanno facendo in Italia vanno esatta-mente in quella direzione. Secon-do il quotidiano la Repubblica del 14 maggio, che si rifà a fonti della Difesa, il governo Renzi sta ac-celerando tali preparativi. Si par-la infatti dell’impiego delle navi anfibie della classe San Giusto e della portaerei Cavour, per l’im-piego dei caccia Harrier a decol-lo verticale. Ci saranno poi anche le truppe speciali degli incursori subacquei del Comsubin e i la-gunari del battaglione San Mar-co, un equivalente dei marines americani. A cui si affianchereb-bero gli incursori paracadutisti del Col Moschin, mentre a loro protezione in funzione di rico-gnitori sarebbero impiegati aerei Tornado Ecr e i droni Predator Mq-1. Tutte truppe e mezzi non a caso altamente specializzati per incursioni sulle coste e nei porti, non certo per stazionare in alto mare. Anche per questa fregola

interventista il nuovo duce Renzi va cacciato.

la caccia agli scafisti la pagheranno

i migrantiIl governo del nuovo duce

Renzi, insomma, scalpita per se-guire le orme di Mussolini e met-tere gli stivali sul suolo libico, considerandolo evidentemente come un “cortile di casa” alla ma-niera americana, o più propria-mente come la “quarta sponda” di mussoliniana memoria. È folle e criminale il pretesto accampa-to per questa nuova avventura neocolonialista, quello cioè di cacciare e distruggere i barco-ni degli scafisti. Intanto perché è praticamente impossibile di-stinguerli da quelli dei pescato-ri, a meno di non distruggerli in massa e indiscriminatamente. Inoltre gli scafisti senza scrupoli si stanno già regolando in pre-visione della nuova situazione, caricando a forza i migranti sui barconi e mandandoli in mare da soli verso l’Italia, il che aumenta enormemente i rischi per i poveri passeggeri, che saranno i soli a fare le spese delle esibizioni mu-scolari dei governi guerrafondai europei, mentre gli scafisti se ne staranno ben nascosti a terra.

E in ogni caso, anche am-messo che i militari riescano a distruggere un po’ di barconi, niente potrà impedire alle mas-se di disperati fuggiaschi arrivati fino in Libia di partire con qua-lunque mezzo di fortuna possibi-le. L’unica differenza rispetto ad ora è che lo faranno in condizioni ancor più precarie e rischiose, e che quindi ci saranno ancora più morti di adesso. E per quelli che non riusciranno a partire, grazie all’azione “umanitaria” italiana-europea, l’alternativa saranno le carceri e i campi di concentra-mento libici, dove già patiscono torture, stupri e morte per malat-tie e per fame. Oppure la depor-tazione nei Paesi d’origine, da dove si presume siano scappati per le stesse ragioni.

Persino un ex militare come

il generale Fabio Mini ha osser-vato che con questa operazione “si pensa di punire chi si occu-pa dell’ultimo tratto del viaggio e non i governanti degli Stati che alimentano la violenza, la corruzione e la guerra creando le condizioni dalle quali voglio-no fuggire i migranti”. Anche un report di Amnesty International ha avvertito che le azioni militari potrebbero lasciare i migranti in-trappolati nelle carceri libiche in condizioni disperate, dove sono soggetti a torture, abusi e coer-cizioni orrende, e che comunque “non risolveranno la piaga degli sbarchi di profughi”.

la vergogna delle quote

che nessuno vuoleL’unica alternativa, sempre

più reclamata ormai anche dalle organizzazioni umanitarie uffi-ciali, è creare dei corridoi di mi-grazione legalizzata e protetta, e che l’Europa se ne faccia ca-rico accogliendo e distribuendo equamente i profughi e i migranti nei suoi vari Paesi. Alleggerendo tra l’altro la situazione critica dei tre Paesi del Sud del Mediterra-neo - Italia, Grecia e Malta - su cui gravano tutti gli sbarchi dal Nord-Africa e dal Medio Oriente. Attualmente sei Paesi europei si fanno carico dell’80% delle domande d’asilo nella UE: Ger-mania, Gran Bretagna, Francia, Svezia, Italia e Belgio. Nella boz-za approvata dalla Commissione Juncker era prevista una redistri-

buzione di quote tra i 28 Paesi dell’Unione in proporzione ai ri-spettivi Pil, tassi di disoccupa-zione e asili già concessi, anche se per un numero assolutamente irrisorio di nuovi migranti, com-preso tra le 5 e le 20 mila unità, quando gli sbarchi sono dell’or-dine delle centinaia di migliaia l’anno e stanno aumentando esponenzialmente.

Ciononostante una buona metà dei Paesi UE è ferocemen-te contraria a far entrare nuovi migranti sul proprio territorio: tra questi tutti i Paesi dell’Est europeo (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) e i Paesi baltici. Contrari anche la Gran Bretagna, la Danimar-ca e l’Irlanda, che comunque avrebbero goduto della facoltà di sottrarsi all’obbligo. Incerta la Svezia, mentre Francia, Spagna e Germania si erano affiancate in un primo tempo all’Italia tra i Paesi favorevoli alle quote. Il che aveva permesso l’approvazione della bozza Juncker da sottopor-re al vertice del 18 maggio anche riguardo al punto delle quote obbligatorie, consentendo al go-verno italiano – e in particolare a Renzi, Alfano e Gentiloni – di cantare vittoria per l’accoglimen-to delle richieste italiane.

Ma alla vigilia del vertice Fran-cia e Spagna si erano già defi-late, dichiarandosi contrarie alle quote obbligatorie e lasciando sola l’Italia col cerino in mano. Vertice che poi si è concluso ver-gognosamente – come abbiamo già detto – lasciando del tutto nel vago la questione delle pur irri-sorie quote di rifugiati da acco-gliere, mentre l’accordo è stato trovato subito e all’unanimità per la nuova avventura militare impe-rialista in Libia.

Non c’è accordo sulle quoteL’ItaLIa dI ReNzI guIdeRà L’aRmata

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

In questa immagine della marina militare un drone Camcopter s-100, imbarcato sulla nave anfibia San Giusto. Già impiegato nelle operazioni “Mare nostrum”, affianca i droni Predator dell’Aeronautica, è capace di decollare direttamente dalle navi e viene utilizzato per individuare, grazie alle sue telecamere, con pre-cisione le navi dei migranti

N. 21 - 28 maggio 2015 imperialismo italiano / il bolscevico 5L’ha stabilito il Consiglio supremo di difesa presieduto da Mattarella

L’imperiaLismo itaLiano si concentra suLLe regioni

“euro-atLantica” e “euro-mediterranea” Il “Libro Bianco” della difesa ritiene che il nostro Paese deve essere pronto “ad assumersi dirette

responsabilità in risposta a situazioni di crisi” ed essere preparato a interventi di pacificazione e stabilizzazioni L’ItaLIa dI RenzI e MattaReLLa sI PRePaRa a InteRventI MILItaRI

In LIBIa e contRo IL “teRRoRIsMo”Il 21 aprile, mentre Renzi si ac-

cingeva a chiedere al parlamento nero un mandato pieno per tratta-re con la UE sull’emergenza im-migrazione, comprendente l’in-tervento militare a guida italiana in Libia che sta già preparando, al Quirinale si teneva la riunione del Consiglio supremo di difesa pre-sieduto da Mattarella, con al cen-tro la situazione internazionale e l’approvazione del “Libro bian-co” della ministra della Difesa, Roberta Pinotti, per ridefinire il nuovo modello di difesa interven-tista pensato prioritariamente pro-prio in funzione dei conflitti nel-la regione euro-mediterranea, pur senza rinunciare al ruolo strategi-co-militare consolidato dell’Italia nella regione euro-atlantica.

La non casuale coincidenza ha fatto quindi di questo vertice pre-sieduto dal capo dello Stato, con i principali ministri del gover-no e i massimi vertici militari, un vero e proprio consiglio di guerra per pianificare un imminente in-tervento militare italiano in Libia sotto l’ombrello dell’ONU, tant’è vero che nel comunicato ufficia-le si parla di “un generale peggio-ramento degli scenari di crisi e di conflitto” in quest’area, e che “al riguardo, si è convenuto sulla ne-cessità di focalizzare l’impegno del sistema-paese nelle aree di cri-si di più immediato e concreto in-teresse per la sicurezza nazionale, a partire dalla Libia”.

Ma con l’approvazione del “Li-bro Bianco” è stato anche imposta-to il lavoro per trasformare, attrez-zare e riprogrammare l’esercito interventista italiano verso altre future avventure militari a “largo raggio”, in tutti i teatri internazio-nali dove siano in gioco gli “in-teressi vitali” dell’imperialismo italiano. In particolare, appunto, nella regione euro-mediterranea, comprendente il Nord-Africa con la Libia, ma con propaggini an-che nel Medio Oriente e nel Corno d’Africa, che rappresentano stori-camente le direttrici di espansione del colonialismo italiano.

Il pretesto per dotare l’impe-rialismo italiano di uno strumento militare capace di dargli una simi-le operatività regionale e finanche globale non poteva che essere, ov-viamente, il “terrorismo”, con le “nuove e crescenti minacce” por-tate da organizzazioni come Al-Qaeda, e soprattutto dallo Sta-to islamico (“gruppi in grado di prendere il controllo di intere aree sulle quali esercitare un potere ci-vile, militare, economico e giudi-ziario”, li definisce il Libro). Ma tra i fattori causa di possibili crisi e conflitti ci mette anche le spin-

te alle migrazioni, con i “flussi in-controllati di rifugiati” che vengo-no implicitamente additati come potenziali veicoli di infiltrazioni terroristiche.

Nella prefazione al Libro che ha voluto fare personalmente, as-sicurando il suo impegno e di tut-to il governo per sostenere quanto vi è indicato, Renzi scrive infat-ti che “nuove minacce adombra-no le nostre libertà, prima tra tut-te quella terroristica, i cui attacchi sono sempre più portati all’interno del nostro continente. Il Mediter-raneo, nel cui bacino il nostro Pa-ese è storicamente, politicamente ed economicamente collocato, è tornato a richiamare su di sé l’at-tenzione internazionale per le cri-si e i conflitti che vi si concentra-no”. Ragion per cui, l’Italia “deve adeguare i suoi strumenti d’azio-ne, tra cui in primis quello milita-re, per mantenerli idonei a gestire le nuove sfide alla sicurezza inter-nazionale e assicurare la migliore difesa del Paese”.

Le due aree prioritarie di intervento

Il Libro ribadisce naturalmente che lo spazio euro-atlantico “rap-presenta il fulcro degli interessi nazionali e, in quanto tale, la sua sicurezza costituisce la priorità assoluta del Paese”; che “la pie-na e convinta adesione nazionale all’alleanza atlantica e lo sviluppo di un processo di progressiva in-tegrazione delle Difese dei paesi dell’Unione europea sono le chia-vi di volta” della sicurezza e difesa nazionale; e che la NATO è “uno

dei più saldi e duraturi pilastri dell’equilibrio mondiale” (NATO forever, insomma, come conferma la partecipazione di cacciabombar-dieri italiani ai provocatori pattu-gliamenti ai confini russi). Ma ri-affermato ciò sottolinea anche che l’Italia, per “la posizione geogra-fica, i flussi economico-commer-ciali e l’interconnessione storico-culturale” è al centro di un’ampia e peculiare zona, definibile come euro-mediterranea, assai instabile e in preda a frequenti crisi, e che c’è “un interesse vitale nazionale” ad operare per stabilizzarla, e ad assumere “maggiori responsabili-tà e un ruolo di partecipante attivo allo sforzo della comunità interna-zionale per risolvere tali situazio-ni di crisi”.

Cosìcché, prosegue il Libro, “per l’Italia non è possibile di-sgiungere la sicurezza della re-gione euro-mediterranea da quella euro-atlantica, essendo ambedue elementi essenziali e complemen-tari della cornice di sicurezza e di-fesa nazionale”. Anzi, nell’attuale fase di instabilità di tutta l’area, “la zona euro-mediterranea rappre-senta la principale area d’interven-to nazionale”, e stabilizzare i Paesi che affacciano sul Mediterraneo è “un obiettivo prioritario per il no-stro Paese”. E a questo scopo - sot-tolinea ancora il Libro venendo al dunque - “qualora specifiche cir-costanze lo richiedano, la Difesa deve essere pronta ad assumersi dirette responsabilità in risposta a situazioni di crisi ed essere prepa-rata ad interventi di pacificazione e stabilizzazione deliberati dalla comunità internazionale. In talu-ni casi, l’Italia potrà anche assu-mere l’onere di guidare, in qualità di Nazione leader, tali operazioni,

in particolare in quelle aree ove la conoscenza diretta delle situazioni è maggiore per vicinanza storica, sociale o culturale”.

È questa la cornice politica e legale che Renzi e Pinotti, con l’avallo di Mattarella, si sono dati per giustificare chiaramente un prossimo intervento italiano in Li-bia sulle orme di Mussolini, ma an-che per ogni altra futura avventura neocolonialista in tutta la regione e anche oltre, visto che il Libro in-clude nelle propaggini collegate a quest’area anche i Paesi arabi del Medio Oriente, il Golfo Persico, il Corno d’Africa e perfino il Sahel, ossia i Paesi a sud della fascia sa-hariana. Questa rappresenta una novità assoluta che il nuovo duce Renzi ha tirato fuori dal suo sac-co, perché mai fino ad ora l’Italia si era spinta a rivendicare il ruolo di “nazione leader” nelle missioni internazionali.

Un esercito interventista

più “pronto” e “proiettabile”

Secondo la dottrina del “Libro Bianco”, quindi, la “difesa” dell’Ita-lia non si può limitare al territorio nazionale, e nemmeno alla sola re-gione euro-atlantica come stabili-to dalle alleanze di cui fa parte, ma va estesa alla regione euro-medi-terranea e potenzialmente a tutto il mondo. Un modo ipocrita per giu-stificare gli appetiti neocolonialisti e interventisti del rinato imperia-lismo italiano che Renzi, Pinotti e Mattarella ben rappresentano. Una tale dottrina necessita di un model-lo di forze armate professionali in-

terventiste ben foraggiate, armate e addestrate e con spiccate capacità di “proiettarsi” rapidamente sui più disparati teatri di crisi e di conflitti, ed eventualmente anche stazionar-vi a lungo.

Da qui la revisione strategica delle forze armate, l’unico setto-re dello Stato a non dover subire tagli alla spesa (anzi, in prospet-tiva e secondo le raccomanda-zioni NATO dovrebbe aumentare “almeno” fino al 2% del Pil), ma che prevede di concentrare di più le risorse sull’ammodernamento, sui sistemi d’arma e sull’addestra-mento a fronte di un dimagrimento nel personale fisso sia militare che civile, per un modello di esercito interventista meno numeroso ma ringiovanito negli effettivi, me-glio pagato, addestrato, armato ed equipaggiato, e dotato di una “po-stura” adatta al nuovo ruolo inter-ventista che gli si richiede, basata sulla sua “utilizzabilità”, “sosteni-bilità” e “proiettabilità”. Una for-za “snella”, ma armata fino ai den-ti con strumenti tecnologicamente di avanguardia, e sempre pronta per rispondere immediatamente a quattro obiettivi: operazioni di “tempestiva tutela degli interes-si vitali nazionali”, operazioni di “pace e stabilizzazione” interna-zionali, attività di “supporto spe-cialistico e addestrativo” (di forze di governi locali alleati) e attività di “concorso alla salvaguardia del-le istituzioni” (leggi, essere sem-pre pronte a reprimere e schiac-ciare eventuali moti o insurrezioni popolari per difendere lo Stato ca-pitalista).

Un esercito di tal fatta ha bi-sogno di forze giovanili, ed è qui che si vede il ruolo particolarmen-te sporco giocato dal PD di Ren-zi, per attrarre i giovani nelle for-ze armate e cercare di migliorare i rapporti tra militari e popolazione. Nel “Libro Bianco”, infatti, si cal-ca particolarmente l’accento sul-la priorità di offrire ai giovani che si arruolano forti incentivi econo-mici e professionali e aiuto per il reinserimento lavorativo nella vita civile, attraverso uno specifico “Progetto giovani” e un “Proget-

to lavoro futuro”. Inoltre si preve-dono futuri programmi di “col-laborazione” tra centri di ricerca tecnologica militare e centri di ri-cerca universitaria, così da poter sfruttare studenti e ricercatori uni-versitari come “stagisti” a basso costo col miraggio di un impiego nel personale civile della Difesa. Col che si arriverà rapidamente ad un asservimento delle Università e della ricerca scientifica ai finan-ziamenti e alle esigenze delle ge-rarchie militari, come avviene già per le Università americane.

Ignorata la riduzione degli F35

Un’altra operazione partico-larmente infame che la Pinotti ha fatto con questo “Libro Bianco” è stata quella di “dimenticarsi” scientemente degli F35, che non vengono neanche nominati, quan-do una mozione del parlamen-to del 24 settembre 2014 (a firma fra l’altro di un deputato del suo stesso partito, Scanu) l’aveva im-pegnata a dimezzare le spese per i costosissimi cacciabombardieri. Lei aveva chiesto e ottenuto di rin-viare tutto ad un piano di riduzio-ne delle spese da presentare conte-stualmente al “Libro Bianco”. Ma dopo tutti questi mesi, mentre nel frattempo il programma di acqui-sto degli F35 è andato avanti, di questo piano non c’è ancora trac-cia, né lei si è degnata nemmeno di nominarlo.

In compenso nel Libro del-la generalessa Pinotti si stabilisce un nuovo meccanismo di control-lo parlamentare sulle spese mili-tari per armamenti, che non sarà più fatto anno per anno, ma avver-rà in base a una legge di acquisto pluriennale di investimento conte-nente tutti i programmi di acquisto di armamenti previsti nell’arco di sei anni. Legge che verrebbe sot-toposta solo ogni tre anni all’ap-provazione delle aule parlamentari e non più alle commissioni Dife-sa, così da ridurre ulteriormente la frequenza e la già scarsa efficacia dei controlli del parlamento sulle decisioni dei vertici militari.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 20/5/2015

ore 16,00

Unità della Marina militare, con in testa la portaerei ammiraglia cavour durante una esercitazione. La Marina militare ha un ruolo di primo piano nella politica imperialista sostenuta dal governo Renzi in particolare nel Mediterraneo

6 il bolscevico / contro la “Buona scuola” N. 21 - 28 maggio 2015

Bocciato il metodo di valutazione meritocratico

Successo del boicottaggio del quiz invalsiUn’altra dura batosta all’arro-

ganza del governo e del nuovo duce Renzi è arrivata dalle masse studentesche in lotta!

Il 5 maggio, si sarebbe dovuta tenere la prima trance dei famige-rati test Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione), per valutare gli studenti delle scuole elementari e nei giorni a seguire quelli delle classi seconde delle scuole su-periori.

Ma il 5 maggio era anche la giornata della grande mobilitazio-ne nel mondo della scuola con lo sciopero proclamato dai Cobas contro la “riforma” neofascista di Renzi e Giannini denominata la “Buona scuola”, che ha visto scendere in piazza decine di mi-gliaia di studentesse e studenti, insegnanti, personale Ata, ecc.

Davanti al rischio di veder sal-tare le prove Invalsi a causa dello sciopero, e per non rinunciare a questo odiosissimo, nonché co-stosissimo (circa 14 milioni di euro l’anno) sistema di schedatura di-scriminatorio, antistudentesco, antipopolare, xenofobo, antidi-sabili, meritocratico e selettivo di stampo classista e punitivo verso gli studenti non allineati, attraver-so le dichiarazioni di Anna Maria Ajello presidente dell’istituto con la complicità della ministra Giannini e del suo dicastero (che control-la l’istituto Invalsi) si annunciava la decisione di spostare le date fissate per giorno 5 e 6 maggio delle elementari rispettivamente al 6 e 7 maggio, confermando in-vece la data del 12 maggio per gli studenti del secondo anno delle scuole superiori.

Con questa mossa, il mini-stero dell’istruzione e il governo speravano di aver scampato un possibile boicottaggio di massa degli Invalsi almeno a livello di istituti elementari, ma le masse studentesche hanno risposto pan per focaccia alla Giannini promuovendo attraverso l’Unio-ne degli studenti (UDS), ed il sindacato Cobas, una grande giornata mobilitazione generale e di sciopero del comparto scola-stico il 12 maggio per boicottare i testi Invalsi, preceduta nei giorni precedenti dal boicottaggio delle prove degli alunni delle elementa-

ri che supportati da insegnanti e tantissimi genitori coscienti della natura antipopolare di questi test, in larga parte non hanno mandato i loro figli a scuola nei giorni in cui il governo aveva fatto slittare le prove.

Un boicottaggio, quello del 12 maggio pienamente riuscito da Nord a Sud del Paese. I dati parlano chiaro, il 23% degli stu-denti non ha effettuato i test, e se a questa percentuale si aggiun-gono i migliaia di test lasciati in bianco e le prove invalidate que-sta percentuale sale e di molto.

Le masse studentesche e gio-vanili del Sud sono state l’avan-guardia in questa giornata di lotta registrando punte altissime di boicottaggio che in alcuni casi sfiorano il 100%

A Palermo dopo la protesta dei genitori delle scuole elemen-tari, che il 6 e 7 maggio hanno fatto saltare le prove in circa un terzo delle classi seconde e quin-te della primaria palermitana, arriva la mazzata della scuola se-condaria superiore. Secondo dai dati che trapelano dai licei della città, le classi che hanno potuto svolgere il consueto test annuale che sonda le competenze in Let-tura e Matematica degli studenti delle seconde classi della scuola superiore sono state pochissime arrivando alla cifra record del 92% di studenti che hanno di fat-to boicottato il test.

In una decina di licei si è ve-rificato addirittura il 100% dei boicottaggi: con tutte le seconde assenti e i docenti somministra-tori con i test sulla cattedra senza sapere cosa fare.

A Catania la lotta contro i test ha portato a un pressoché tota-le svuotamento delle classi, per quanto riguarda gli studenti fuori dalle aule, si sono radunati in pre-sidi con striscioni davanti a tutte le scuole della città.

A Cosenza durante la matti-nata ci sono stati i boicottaggi negli istituti, nel pomeriggio si sono svolte una serie di assem-blee pubbliche contro Invalsi e “Buona scuola”, con interventi da

parte di professori. A Lamezia Terme un corteo

studentesco si è dipanato per la città, mentre nelle classi hanno boicottato i test.

A Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, hanno sciope-rato la stragrande maggioranza degli studenti del Liceo scientifi-co statale “Michele Guerrisi”.

A Bari gli studenti hanno la-sciato le classi totalmente vuote e al liceo classico si sono riuniti in assemblea autoconvocata.

A Brindisi, boicottaggio che ha sfiorato il 100% al Carnaro, al Pertini, al Fermi, al Monticelli, al Palumbo, al Giorgi, al Ferraris, al Majorana di Brindisi.

A Napoli quasi tutte le aule erano deserte, gli studenti si sono trovati davanti scuola e tranne in pochi casi hanno tutti deciso di rimanere fuori mostran-do la propria contrarietà ai test. I pochi entrati hanno anch’essi boicottato i test. Si sono radunati poi in mattinata in Piazza Dan-te, per un’assemblea pubblica. Due i cortei che hanno sfilato per le strade della città con cori con-tro il DDL “Buona scuola”. I cortei si sono diretti verso Piazza Muni-cipio dove uno schieramento di polizia ha impedito ai manifestati

di dirigersi a via Santa Lucia, alla sede della regione Campania.

A Caserta la maggior par-te degli studenti non è andata a scuola, chi ha sostenuto le prove invece, le ha consegnate in bian-co.

A Benevento durante la mat-tinata molti studenti hanno par-tecipato al presidio in Piazza Ri-sorgimento, nelle classi si sono presentati pochissimi studenti.

A Roma attraverso tantissimi boicottaggi e iniziative la lotta contro le Invalsi ha preso forza. C’è stato anche un corteo che si è diretto sotto la sede nazionale dell’Istituto Invalsi.

A Bologna tantissimi i boicot-taggi dentro le scuole, che han-no visto in tutta la città gli istituti semideserti, e la pubblicazione sui social di un’enorme quantità di foto di test invalidati dagli stu-denti.

A Ravenna quasi la totalità degli studenti hanno boicottato i test, rilevante la classe campione scelta nel liceo artistico, che si è trovata senza alcun alunno in classe per svolgerli.

A Cremona gli studenti si sono riuniti in presidio discu-tendo animatamente sulla pe-ricolosità degli invalsi, anche

con operatori scolastici. Dopo il presidio, che ha visto anche la provocazione della polizia che intimava ai manifestanti il divieto di usare gli amplificatori, gli stu-denti hanno raggiungo il centro sociale Csa Dordoni e lì fatto un aperitivo di socialità e aggrega-zione.

A Mantova 2 studenti su 3 hanno boicottato le prove.

A Brescia corteo del Kollettivo Studenti in Lotta partito da Piaz-za Garibaldi contro il ddl “Buona scuola”, le prove Invalsi, ma an-che contro la settimana corta che la provincia di Brescia ha deciso di imporre a tutti gli isitituti bre-sciani. Una decisione ancora una volta calata dall’alto e che porterà tra l’altro un risparmio irrisorio ri-spetto al disagio che provocherà alle stesse scuole e agli studenti. La manifestazione si è conclusa in tarda mattinata al parco Campo Marte.

A Torino gli studenti che han-no boicottato i test, si sono trova-ti subito dopo l’entrata scolastica per una colazione NoInvalsi.

Ad Alessandria gli studenti da-vanti alle scuole già da prima del suono della campanella, hanno appeso striscioni e distribuendo volantini invitando al boicottaggio

gli altri. Negli istituti le poche per-sone presenti hanno strappato i codici, vi hanno attaccato sopra l’adesivo “NoInvalsi” e scritto fra-si contro i test.

Ma queste sono solo una se-rie di città, il boicottaggio è stato generale in ogni città, tra Aosta, Chieti, Catanzaro, Lucca, Vasto, Modena, Val di Susa...e moltissi-me altre, non si contano le notizie delle prove invalidate e le espe-rienze di tantissimi studenti che si sono opposti al modello di questi test.

Questa grande giornata di mo-bilitazione delle masse studente-sche e dell’intero mondo della scuola contro gli Invalsi è stata anche una ennesima grande mo-bilitazione, da come si può ben capire dagli slogan lanciati nelle piazze, contro la “Buona scuola” del nuovo duce Renzi e della sua gerarca Giannini.

Le masse popolari e studente-sche hanno infatti capito come gli Invalsi che mirano a creare discri-minazione sociale favorendo gli studenti di estrazione borghese, rendendo al contempo difficile l’accesso all’istruzione per quelli di estrazione operaia e popolare, siano un’appendice della contro-riforma neofascista della scuola che punta, attraverso l’autonomia e la meritocrazia, alla creazione di scuole di serie A e di serie B, dove saranno proprio gli Invalsi a delineare quali scuole saranno “meritevoli” (e non è difficile im-maginare che saranno le scuole frequentate dai figli della bor-ghesia) di incentivi economici da parte del governo e quali invece verranno lasciate a bocca asciut-ta dovendo ricorrere ai sostegni dei finanziatori privati.

Davanti a questo progetto di fascistizzazione della scuo-la pubblica voluta dalla classe dominante borghese in camicia nera, e realizzata dal suo pupil-lo Renzi, la coraggiosa lotta per la cancellazione degli invalsi e del DDL “buona scuola” non basta, bisogna che le masse studentesche e tutto il mondo della scuola rivendichino con forza, continuando a battersi nelle scuole, nelle università e nelle piazze, la cacciata del go-verno Renzi.

Il maggior successo nel Sud. A Palermo il 92% degli studenti non ha partecipato alle prove. Sciopero indetto dai Cobas scuola

Presidii di protesta davanti a montecitorio mentre il parlamento nero approva a tappe forzate i primi articoli della controriforma

Scrutini a riSchio. non c’e’ inteSa tra Sindacati e governo Sulla “Buona Scuola”

Il governo Renzi va avan-ti senza ascoltare la protesta di lavoratori, studenti e famiglie e accelera l’iter di approvazione del DDL sulla “Buona scuola”. Men-tre scriviamo, e l’aula di Monteci-torio è circondata da un presidio di protesta unitario che durerà tre giorni, è passato il contesta-tissimo articolo 9, che scardina il contratto nazionale di categoria e conferisce poteri fascisti al diri-gente scolastico.

La totale chiusura del gover-no alle istanze dei lavoratori del-la scuola, degli studenti e delle famiglie ha alzato il livello dello scontro. Intanto, lo sciopero degli scrutini e di tutte le attività della scuola è stato indetto dai Cobas nei due giorni consecutivi alla fine delle lezioni, mentre gli stu-denti hanno proclamato ieri tre giorni di manifestazione in tutti gli istituti scolastici d’Italia. Anche la CGIL, nel rispondere alle ille-gittime minacce di precettazione agitate del Garante sugli sciope-ri, Roberto Alesse, ha già detto

di volere ricorrere allo sciopero degli scrutini, in quanto previsto dalle norme. “Noi vogliamo poter scioperare anche nel periodo de-gli scrutini”, ha detto il segretario della FLC-CGIL, Domenico Pan-taleo, il 15 maggio, durante l’as-semblea aperta organizzata dai FLC, CISL e UIL Scuola, Snals e Gilda di Roma e Lazio in piazza del Pantheon nella Capitale, du-rante la quale c’è stata anche la dura contestazione delle renziane Anna Ascani e Simona Malpezzi: “A casa! A casa!”

Nella stessa assemblea Mas-simo Di Menna (Uil Scuola) ha affermato “Il governo ha creato uno scontro con la scuola e quin-di con il Paese. Lo sciopero degli scrutini è una forma di lotta ne-cessaria che il governo non può evitare. Andremo avanti”.

come avverrà lo sciopero degli scrutini

Intorno alla possibile procla-mazione unitaria dello sciopero

degli scrutini si è scatenata la rabbiosa reazione del governo e del PD di Renzi. Tra gli interventi mirati ad intimidire gli insegnanti, da notare quello di Roberto Ales-se, presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, colui che durante la XIV legislatura è stato nominato dai governi Berlusco-ni I e II consigliere giuridico del Vice presidente del Consiglio dei ministri e del ministro degli Affari esteri. Il garante, minacciando la precettazione, è evidentemente uscito dal suo ruolo e con una sporca operazione politica ha dato man forte alla volontà di Renzi di soffocare e criminalizza-re la rivolta della scuola.

In realtà Alesse sa benissimo che le varie controriforme sul diritto allo sciopero nei servizi essenziali, in primo luogo la leg-ge del 12 giugno 1990, n. 146, hanno reso impossibile il blocco degli scrutini, non si pone quindi la questione delle precettazioni. Sa, peraltro, che è ancora ga-rantito lo sciopero degli stessi,

quello per l’appunto proclama-to dai Cobas e che le altre sigle hanno annunciato di voler pro-clamare.

Nello specifico, i lavoratori non sono precettabili, a condi-zione che non siano effettuati scioperi a tempo indeterminato; che ciascuna azione di sciopero non superi, per ciascun ordine e grado di scuola i due giorni consecutivi; che tra un’azione e la successiva intercorra un in-tervallo di tempo non inferiore a sette giorni; che non si scioperi per le classi che debbano svol-gere esami conclusivi dei cicli di istruzione; che non si differi-scano le operazioni di scrutinio per più di 5 giorni rispetto alla scadenza programmata. Tutte condizioni rispettate sia dallo sciopero proclamato dai Cobas, sia da quelli che auspicabilmen-te verranno proclamati nei pros-simi giorni dalle altre sigle.

Peraltro, le limitazioni agli scioperi nei servizi essenziali non si applicano nei casi in cui le la-

voratrici e i lavoratori scioperino in difesa dell’ordine costituziona-le. E con il governo Renzi siamo proprio nel caso di violazione aperta di stampo fascista della carta costituzionale borghese, dal momento che con la “Buona scuola” di Renzi verranno scar-dinati gli articoli 33 e 34 della costituzione borghese, che pre-vedono la gratuità e l’obbligato-rietà dell’istruzione “inferiore” da impartire per almeno otto anni, la libertà d’insegnamento, e la non finanziabilità con fondi pubblici degli istituti privati.

Il PMLI appoggia, dunque, l’ipotesi dello sciopero degli scrutini, come tutte le forme di lotta di massa decise dalle lavo-ratrici e dai lavoratori della scuo-la. Le organizzazioni sindacali e i lavoratori non devono lasciarsi intimidire e devono andare avan-ti, mettendo con le spalle al muro il governo. È Renzi, secondo legge, che deve emanare l’ordi-nanza di precettazione, in questo caso fascista oltre che illegale,

e prendersi la responsabilità di mettere sulla carta una eclatante violazione dei diritti costituziona-li, delle leggi sullo sciopero, del contratto nazionale di categoria.

È auspicabile che lo sciopero degli scrutini abbia la proclama-zione unitaria di tutti i sindaca-ti, questo è il miglior modo per dare l’altolà a Renzi e Giannini, rendere forte ed incisiva questa forma di lotta, impedire ai diri-genti filorenziani di fare pressio-ni e minacce nelle scuole pur di portare a casa il risultato.

Una vicenda che comunque mostra l’insofferenza fascista e piduista del governo del nuovo duce e delle istituzioni borghesi a lui asservite verso le rivendicazio-ni delle masse lavoratrici e il dirit-to allo sciopero. Il problema, dun-que, qui non è soltanto rispedire al mittente la “Buona scuola”, ma spazzare via questa melma fasci-sta che ci governa attraverso un fronte unito di tutte le lotte in cor-so, dalle fabbriche, alle scuole, alle università.

Palermo, 5 maggio 2015. Durante la manifestazione per lo sciopero generale dei lavoratori della scuola contro la “riforma” di Renzi, gli studenti hanno bruciato gli odiati Invalsi (in primo piano davanti lo striscione dello spezzone studentesco)

N. 21 - 28 maggio 2015 interni / il bolscevico 7

La sentenza deLLa ConsuLta suLLe pensioni va appLiCata subitoIl governo deve rimborsare alcune migliaia di euro a pensionato ma pensa di cavarsela con un bonus da 270 a 750 euroI dIrIttI acquIsItI daI lavoratorI e daI pensIonatI non sI toccanoLa Corte Costituzionale, con

la sentenza n° 70/2015, ha di-chiarato illegittimo aver annullato l’adeguamento all’inflazione delle pensioni nel biennio 2012-2013. Il riferimento è alla mancata pe-requazione delle pensioni che su-peravano di tre volte il trattamen-to minimo (481 euro lordi) attuato dal governo Monti, insediatosi dopo la caduta di Berlusconi, e sostenuto da quasi tutti i partiti borghesi, in primis il PD e Forza Italia.

La famigerata “norma Forne-ro” che bloccò la rivalutazione dell’assegno a milioni di pensio-nati che molti si ricorderanno per la sceneggiata che la ministra fece in conferenza stampa a fine 2011 quando presentò, al fianco di Monti, il provvedimento “Salva Italia” piangendo lacrime di coc-codrillo davanti alle telecamere. La controriforma Fornero portò tanti altri danni trasformando il si-stema pensionistico pubblico ita-liano in uno dei peggiori a livello europeo sia per l’avanzato limite minimo di età, 67 anni, sia per la bassa retribuzione.

Rimanendo alla sentenza, questo blocco è stato giudica-

to incostituzionale perché viene giustificato con la “contingente situazione finanziaria”, ovvero motivazioni “blande e generiche”. La Consulta inoltre ricorda che “per le modalità con cui opera il meccanismo della perequazione, ogni eventuale perdita del pote-re di acquisto del trattamento, anche se limitata a periodi bre-vi, è, per sua natura, definitiva...con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del tratta-mento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavora-tore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività”

Senza addentrarci troppo nella sentenza, questa alla fine stabili-sce come quella norma del go-verno Monti sia in contrasto con diversi articoli della Costituzione e lo Stato dovrà rimborsare i pen-sionati. In particolare non rispetta l’eccezionalità degli interventi di emergenza perché questi bloc-chi sono sempre più frequenti, di durata troppo lunga e defini-tivi senza la possibilità di essere in seguito reintegrati e rispetto ad interventi precedenti colpisce anche le pensioni più modeste.

Sopratutto non rispetta la propor-zionalità poiché il blocco è uguale per tutti, (in questo caso il 100%) indipendentemente dall’entità dell’assegno percepito.

In soldoni lo Stato dovrà re-stituire complessivamente 18 miliardi di euro ma Renzi ha già detto che ne metterà sul piatto solo due. I sindacati invece pre-tendono che venga restituito tut-to. Il governo cerca di giustificarsi tirando in ballo il fatto che ne be-neficerebbero anche le pensioni alte. Questo è vero ma la Consul-ta non poteva scendere in questi particolari ma solo decidere se, per la Costituzione vigente, era legittimo o no il blocco delle pen-sioni. Ma il nuovo duce Renzi e i suoi ministri mentono quando vogliono fare credere che il prov-vedimento ha danneggiato solo i ricchi perché basta guardare l’entità degli assegni pensionistici per capire che Monti e la Fornero colpirono in larga misura pensioni modeste e “normali”.

Intanto ben 19 milioni di pen-sioni su 23 sono al di sotto la cifra del triplo di quelle minime ossia 1.443 euro lordi, 1.100 netti; un quadro generale che ci mostra

che la maggioranza dei pensio-nati vive in povertà. Quindi la platea si restringe a 4 milioni di cui tre si concentra nella fascia da 3 a 5 volte il minimo, cioè tra 1.443 e 2.405 euro lorde. Difficile definire “d’oro” pensioni sotto i 2.000 euro netti mensili specie se servono anche a sostenere figli e nipoti disoccupati o precari. Altri 475.028 assegni avevano importi oscillanti tra 2.405 e 2.886 euro; nella fascia superiore si contava-no 213.989 assegni di valore fino a 3.367 euro e 116.656 arrivava-no a 3.848, sempre netti, quindi da decurtare del 30%. Le vere super pensioni, quelle che sfon-dano i 10mila euro lordi (6-7mila euro netti) sono solo 6.833.

I pensionati adesso aspettano gli arretrati, cifre non indifferenti che solo per le pensioni più bas-se, quelle di 1.100 euro netti, si aggirerebbero secondo uno stu-dio Uil, intorno ai 2450 euro, circa 85 euro lordi al mese, e supera-no i 100 euro per quelle intorno ai 1.500 netti. La sentenza della Consulta deve essere rispettata e ai pensionati deve essere re-stituito il maltolto. Quando sono state salvate banche in crisi i sol-

di si sono trovati subito, e tanti. Ma nonostante il giudizio della Consulta non ammetta repliche Renzi, alcuni suoi ministri e alti esponenti della finanza cercano di ribaltare la frittata e usare que-sta sentenza per fare propagan-da e peggiorare ulteriormente il sistema pensionistico.

Renzi in tv, ospite dell’“Are-na” di Giletti, ha affermato che il cosiddetto “tesoretto”, i quasi 2 miliardi di avanzo pubblico, sarà destinato ai pensionati, come se il parziale rimborso (si parla di un bonus di 500 euro a fronte delle migliaia dovute) fosse un regalo del suo governo. Ma qualcuno si è spinto ancora più in là. L’attua-le presidente dell’Inps, Tito Boeri e l’ex commissario straordinario Treu, hanno colto la palla al balzo per lanciare un presunto allarme sui conti dell’Inps che andrebbe-ro risanati praticando il sistema contributivo per tutti.

In pratica si vorrebbe togliere a coloro che nel 1995 (cioè prima dell’entrata in vigore della “rifor-ma” Dini) avevano raggiunto 18 anni di contributi il diritto a una pensione basata sulla retribuzio-ne percepita anziché sui contri-

buti versati. Addirittura hanno proposto di taglieggiare chi è già in pensione con il vecchio sistema con una supertassa del 20-30% da applicare a chi usufruisce del più favorevole retributivo.

Nella conferenza stampa del 18 maggio Renzi, e i ministri Pa-doan e Poletti hanno sommaria-mente illustrato il loro misero bo-nus che andrà alle pensioni fino a 3.200 euro lordi. “Se tu prendi 1.700 euro lordi di pensione, l’1 agosto il bonus Poletti darà 750 euro, se 2.200 euro sarà di 450 euro, se 2.700 sarà di 278 euro. È un una tantum”, queste le parole di Renzi; il resto i pensionati se lo devono scordare. Il nuovo duce Renzi non se la può cavare con un bonus che non copre neppure un quarto del dovuto per le pen-sioni più basse, come dichiara anche la Cgil. Vanno restituiti tutti i soldi e in tempi brevi. La stessa controriforma pensionistica della Fornero dovrebbe essere messa nel mirino dai sindacati ed essere abolita e non permettere a nessu-no di toccare ulteriormente diritti già acquisiti dai lavoratori e dai pensionati.

Nuovo sistema retributivo della Fca

marchionne col bonus cancella il contratto nazionale, il sindacato e la paga base

Barbagallo (uil): “un’era di nuove relazioni industriali”. Furlan (cisl): “un modello”. la Fiom non ci sta Il nuovo valletta vuol cancellare la contraddIzIone tra capItale e lavoro

Marchionne assieme alla di-rezione aziendale ha deciso il nuovo sistema retributivo per i dipendenti del gruppo automobi-listico FCA (FiatCryslerAutomobi-les). Sindacati? Contrattazione? Niente di tutto questo, per l’am-ministratore delegato del gruppo ai lavoratori ci pensa l’azienda, i sindacati si devono fare da parte. Ecco qual è il “modello Marchion-ne”.

La stampa di regime ha fatto da grancassa a questa notizia puntando l’indice contro la Fiom che è contraria a questo meto-do perché, il sindacato dei me-talmeccanici della Cgil anche di fronte a un aumento salariale di-rebbe sempre di no pur di andare contro il gruppo FCA. Quasi tutti a incensare Marchionne che pro-mette fino a 7mila e anche 10mila euro per i prossimi 4 anni, ma le cose non stanno proprio così.

Quello che è stato definito “bonus Marchionne” varierebbe a seconda dei volumi produttivi. Le stime per un operaio specia-lizzato, quindi con un contratto medio-alto, sarebbero le seguen-ti: 1.400 euro annui nel triennio 2015-2017 e fino a 2.800 euro per il 2018, per un totale di 7.000 complessivi nel quadriennio (nel caso in cui i risultati economici siano conformi agli obiettivi fis-sati); 1.900 euro annui nel triennio 2015-2017 e 5.000 euro nel 2018, per un totale di 10.700 comples-sivi nel quadriennio (nel caso di

risultati superiori alle attese). Nel caso del mancato raggiungimen-to di ogni obiettivo è prevista un’erogazione minima pari a 330 euro l’anno.

Non possiamo sapere quali saranno gli obiettivi imposti dal-la FCA ma si potrebbe verificare l’ultima ipotesi, cioè poco più di 300 euro l’anno mentre la paga di un operaio Fiat, a causa del mancato rispetto del contrat-to nazionale, è mediamente più bassa di 750 euro degli altri lavo-ratori metalmeccanici. Anche nel caso di un raggiungimento del bonus di 7mila euro questo non sarebbe niente di eccezionale, poiché in tante altre aziende del settore sono stati strappati premi di produzione maggiori. Solo a produzione massima si potranno avere dei guadagni, ma in questo modo si cancella la paga base e si reintroduce il cottimo. Più pro-duci più guadagni e il cosiddetto rischio d’impresa viene scaricato sulle spalle del lavoratore.

Il modello Marchionne quindi cancella il contratto nazionale, come la Fiat ha già fatto da anni perché l’azienda non vuole vincoli o regole di alcun genere, cancella la paga base sostituendola con uno stipendio variabile perché non vuole pagare la prestazione lavorativa ma un tanto al pezzo, ovvero a cottimo, ed elimina di fatto i sindacati, ridotti a porre una firma e l’assenso alle pretese padronali. È quello che hanno fat-

to Fim Uilm Fismic e Ugl. Come ha detto il segretario della Fiom Landini, questo modello “cancel-la il ruolo del sindacato riducen-

dolo a spettatore notarile”. Invano i vertici sindacali colla-

borazionisti cercano di presenta-re l’annuncio di Marchionne come

chissà quale vittoria per i lavora-tori. Barbagallo segretario nazio-nale della Uil parla di “un’era di nuove relazioni industriali” mentre la segretaria nazionale della Cisl Furlan lo ha definito “un modello” che dovrà essere esteso a tutte le aziende metalmeccaniche la-sciando sottintendere anche agli altri settori. Ma il suo predeces-sore Bonanni (oggi pensionato d’oro) non disse a suo tempo che il modello Marchionne imposto a Pomigliano doveva rimanere un’eccezione e non era esporta-bile alle altre fabbriche italiane?

A noi quella di Marchionne e della FCA ci sembra invece una visione di stampo corporativo fascista, dove gli interessi dei la-voratori sono subordinati a quelli dell’azienda e della borghesia nazionale. Relazioni industriali e sindacali di stampo mussoliniano volute fortemente da Marchion-ne e da Renzi che trovano la loro applicazione pratica nel modello Pomigliano e legislativa nel Jobs Act.

Il nuovo Valletta e il nuovo duce

da tempo agiscono all’unisono ed entrambi pensano, inutilmente, di cancellare la contraddizione tra capitale e lavoro. Emblematiche le parole di Marchionne: “negli scorsi anni Fca ha dovuto fare i conti con un sistema di relazioni industriali stagnante basato su sterili contrapposizioni tra capita-le e lavoro. Quei giorni sono final-mente finiti. Quello che abbiamo proposto è un sistema che rico-nosce la centralità dei nostri lavo-ratori per il raggiungimento degli obiettivi del piano industriale”.

Ma quale “centralità dei lavo-ratori”! Questo “nuovo sistema” prevede che decida tutto l’azien-da e, come dice la Fiom “finge una partecipazione dei lavoratori ai destini aziendali su cui inve-ce non hanno alcuna possibilità di parola”. Poi sarà il padrone a decidere quale “premio” elargire ai suoi dipendenti e comunque l’azienda cade sempre in piedi: se produce poco si rifarà almeno in parte sugli stipendi dei lavoratori, se andrà bene darà un contenti-no ma guadagnerà sull’aumento produttivo.

L’FCA e Marchionne per il momento tirano dritto grazie an-che al servilismo di Cisl, Uil e Ugl e alla poco determinazione di Fiom e Cgil, ma siamo certi che alla fine gli operai e i lavoratori sapranno uscire da questa situa-zione riaprendo una fase di lotta e di conflittualità con la multinazio-nale italo-americana.

Massa, 28 gennaio 2011. corteo re-gionale dei metalmeccanici della FIoM, nell’ambito dello sciopero generale nazionale di categoria. In primo piano il manifesto sul nuovo Valletta Marchionne denunciato fin da subito con un manifesto dal pMlI. nella foto, a sinistra, il compagno emanuele sala, responsabile del lav-oro di massa del cc del partito (foto il Bolscevico)

Tenere in pugno l’iniziativa politica

di Giovanni Scuderi

Proponiamo ai militanti e ai simpatizzanti del PMLI, un articolo del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, pubblicato su “Il Bolscevico” n° 2 del 19/1/1995. Già dal titolo “Tenere in pugno l’iniziativa politica” si evince come con questo scritto il compagno Scuderi esorti tutto il Partito a non limitarsi alla partecipazione saltuaria a manifestazioni e iniziative in “calendario” o organizzate da altri, perché “solo un lavoro costante e quotidiano può dare i suoi frutti”.

“Un lavoro legato alla realtà e alla problematica sociale in cui viviamo e operiamo”, continua il compagno Scuderi, invitando ancora una volta a radicarsi nei propri ambienti di vita, di lavoro e di studio. Una questione di cruciale importanza per il presente e il futuro del PMLI.

Ora come allora ci troviamo di fronte a grandi battaglie politiche ed elettorali, dalle prossime elezioni amministrative parziali alle lotte in corso contro la “Buona scuola”, il Jobs Act e l’Italicum fascistissimum di Renzi, i marxisti-leninisti devono fare la loro parte non solo per vincere queste battaglie ma anche e soprattutto per emergere quali avanguardie delle masse popolari e lavoratrici in lotta, per farlo, ci indica il compagno Scuderi “è assolutamente necessario tenere in pugno l’iniziativa politica”. Non solo a livello nazionale e su questioni generali, ma anche a livello locale e su questioni particolari.

La Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI

Là dove siamo presenti, nei luoghi di lavoro, di studio e di vita, dobbiamo tenere in pugno l’iniziativa politica. Sempre, ogni giorno e con continuità, non in maniera saltuaria e frammentaria. Per le questioni ordinarie e per le questioni straordinarie. Non solo sul piano della propaganda (diffusioni e affissioni), ma anche sul piano dell’agitazione e delle denunce politiche e sindacali nel lavoro di massa. Non solo nelle grandi occasioni e durante le mobilitazioni delle masse locali, provinciali, regionali e nazionali.

Solo un lavoro costante e quotidiano può dare i suoi frutti. Un lavoro legato alla realtà e alla problematica sociale in cui viviamo e operiamo.

Un lavoro di tipo sindacale, studentesco e sociale. Un lavoro politico che tenga costantemente sotto tiro la giunta della propria città. Bisogna calarsi profondamente nella propria realtà economica, sociale e politica per esprimerne i problemi e i bisogni. Bisogna sempre di più entrare in merito alle questioni specifiche della propria città, quartiere, fabbrica, scuola, ateneo.

Questo è l’anello mancante, in generale, del nostro lavoro di massa. E ciò condiziona gravemente lo sviluppo del Partito a livello locale e nazionale. “Bisogna quindi con urgenza forgiare e saldare agli altri anelli l’anello del lavoro locale, specifico, senza il quale è ben difficile che le masse ci riconoscano come i loro rappresentanti”

(Documento del CC del PMLI del 20.02.88).In ogni luogo di lavoro, di studio e di vita ci sono dei problemi, delle rivendicazioni e delle contraddizioni ai quali va data la nostra risposta. Specie

quando nessuno si muove e le masse hanno bisogno di qualcuno che le organizzi e guidi, oppure quando è necessario risvegliarle e invitarle alla lotta.

In ogni luogo di lavoro, di studio e di vita dobbiamo essere degli agitatori, dei combattenti di prima linea, degli organizzatori delle masse e delle lotte.

Mai dobbiamo starcene con le mani in mano e vivere al rimorchio degli eventi. Dobbiamo prendere l’esempio dai compagni e dalle istanze più combattivi e

imparare dalle esperienze più avanzate del Partito.Specialmente ora che si preannunciano delle grandi battaglie politiche, elettorali e referendarie dobbiamo capire che è assolutamente necessario tenere in pugno

l’iniziativa politica.(Articolo di Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, pubblicato su “Il Bolscevico” n° 2 del 19/1/1995)

N. 21 - 28 maggio 2015 Marx / il bolscevico 91818 – 5 maggio – 2015 197° Anniversario della nascita del Grande Maestro del proletariato

internazionale e cofondatore del socialismo scientifico - 3ª puntata

Continuiamo la pubblica-zione dell’importante opera di Lenin, “Karl Marx (Breve sag-gio biografico ed esposizione del marxismo)”. Il titolo che qui compare è redazionale. La pri-ma puntata è apparsa sul n. 18 a pag. 5, la seconda sul n. 20 a pag. 9.

La concezione materialistica della storia

Consapevole dell’incoerenza, dell’imperfezione, della unilate-ralità del vecchio materialismo, Marx si convinse della necessi-tà di “mettere d’accordo la scien-za della società con la base mate-rialistica e di ricostruirla sopra di essa”. Se il materialismo in gene-rale spiega la coscienza con l’es-sere, e non viceversa, ciò vuol dire che, applicato alla vita sociale dell’umanità, il materialismo esi-ge che si spieghi la coscienza so-ciale con l’essere sociale. “La tec-nologia - scrive Marx (Il Capitale, vol. I) - svela il comportamento attivo dell’uomo verso la natura, l’immediato processo di produzio-ne della sua vita, e con essi anche l’immediato processo di produzio-ne dei suoi rapporti sociali vitali e delle idee dell’intelletto che ne scaturiscono”24. Una formulazione completa dei principi fondamenta-li del materialismo, esteso alla so-cietà umana e alla storia, è data da Marx nella sua prefazione all’ope-ra Per la critica dell’economia politica con le parole seguenti: “Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessa-ri, indipendenti dalla loro volon-tà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro for-ze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economi-ca della società, ossia la base re-ale sulla quale si eleva una sovra-struttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme deter-minate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita ma-teriale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spiri-tuale della vita. Non è la coscien-za degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produt-tive materiali della società entra-no in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innan-zi si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca

di rivoluzione sociale. Con il cam-biamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamen-te tutta la gigantesca sovrastrut-tura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvol-gimento materiale delle condizio-ni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, reli-giose, artistiche o filosofiche, os-sia le forme ideologiche che per-mettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. Come non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può giudica-re una simile epoca di sconvolgi-mento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spie-gare questa coscienza con le con-traddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente tra le for-ze produttive della società e i rap-porti di produzione... A grandi li-nee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese moder-no, possono essere designati come epoche che marcano il progresso nella formazione economica della società”25. (Cfr. la breve formula-zione di Marx nella lettera a En-

gels del 7 luglio 1866: “La nostra teoria per cui l’organizzazione del lavoro è determinata dai mezzi di produzione”26).

La scoperta della concezione materialistica della storia, o, più esattamente, l’applicazione coe-rente e l’estensione del materiali-smo al campo dei fenomeni socia-li, eliminò i due principali difetti delle precedenti teorie storiche. In primo luogo queste, nel migliore dei casi, tenevano conto solo dei motivi ideologici dell’attività sto-rica degli uomini senza ricercare le cause che provocavano questi mo-tivi, senza afferrare le leggi ogget-tive dello sviluppo del sistema dei rapporti sociali, senza vedere che le radici di questi rapporti si trova-no nel grado di sviluppo della pro-duzione materiale. In secondo luo-go, queste teorie trascuravano, per l’appunto, le azioni delle masse della popolazione, mentre il ma-terialismo storico ha dato per pri-mo la possibilità di indagare, con la precisione propria della storia naturale, le condizioni sociali del-la vita delle masse e i cambiamenti di queste condizioni. La “sociolo-gia” e la storiografia premarxiste, nel migliore dei casi, davano un cumulo di fatti grezzi, frammenta-

riamente raccolti, una esposizione di aspetti parziali del processo sto-rico. Il marxismo ha aperto la via a uno studio universale, completo, del processo di origine, di svilup-po e di decadenza delle formazio-ni economico-sociali, consideran-do l’insieme di tutte le tendenze contraddittorie, riconducendole alle condizioni esattamente de-terminabili di vita e di produzio-ne delle varie classi della società, eliminando il soggettivo e l’arbi-trario nella scelta di singole idee “direttive” o nella loro interpreta-zione, scoprendo nella condizione delle forze materiali di produzione le radici di tutte le idee e di tutte le varie tendenze senza eccezione alcuna. Gli uomini stessi creano la loro storia; ma da che cosa sono determinati i motivi degli uomini, e precisamente delle masse uma-ne? Da che cosa sono generati i conflitti delle idee e delle corren-ti antagonistiche? Qual è il nesso che unisce tutti questi conflitti di tutta la massa delle società uma-ne? Quali sono le condizioni og-gettive della produzione della vita materiale, che forma la base di tut-ta l’attività storica degli uomini? Qual è la legge di sviluppo di que-ste condizioni? A tutto ciò Marx

volse la sua attenzione, e aprì la via a uno studio scientifico del-la storia come processo unitario e sottoposto a leggi, nonostante tut-ta la sua formidabile complessità e le sue contraddizioni.

La lotta di classeChe in ogni determinata socie-

tà le aspirazioni degli uni cozzino con le aspirazioni degli altri, che la vita sociale sia piena di con-traddizioni, che la storia ci mostri la lotta dei popoli e delle società tra di loro e anche la lotta nel loro seno, che, oltre a ciò, la storia ci mostri un avvicendarsi di perio-di di rivoluzione e di reazione, di pace e di guerre, di stagnazioni e di rapido progresso o decadenza, sono fatti universalmente noti. Il marxismo ha dato un filo condut-tore, che permette di scoprire una legge in questo labirinto e caos apparente: e precisamente la teo-ria della lotta di classe. Solo lo stu-dio dell’assieme delle aspirazioni di tutti i membri di una determi-nata società, o di gruppi di società, permette di giungere a una deter-minazione scientifica del risultato di queste aspirazioni. E fonte del-le aspirazioni contraddittorie sono la differente situazione e le diverse condizioni di vita delle classi nel-le quali ogni società è divisa. “La storia di ogni società sinora esi-stita - scrive Marx nel Manifesto comunista (ed Engels aggiunge: ad eccezione della storia delle co-munità primitive) - è storia di lot-te di classe. Liberi e schiavi, pa-trizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressori e oppressi, stettero sempre in con-trasto fra di loro, sostennero una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese; una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta... La moderna società bor-ghese, sorta dalla rovina della so-cietà feudale, non ha eliminato i contrasti di classe. Essa ha soltan-to posto nuove classi, nuove con-dizioni di oppressione, nuove for-me di lotta in luogo delle antiche. L’epoca nostra, l’epoca della bor-ghesia, si distingue tuttavia perché ha semplificato i contrasti di clas-se. La società intera si va sempre più scindendo in due grandi cam-pi nemici, in due grandi classi di-rettamente opposte l’una all’altra: borghesia e proletariato”27. Dal tempo della grande Rivoluzione francese, la storia europea ha po-sto in particolare evidenza, in tut-ta una serie di paesi, questo sub-strato reale degli avvenimenti: la lotta delle classi. E già durante la Restaurazione sorse in Francia un

gruppo di storici (Thierry, Guizot, Mignet, Thiers) i quali, generaliz-zando gli avvenimenti, non pote-rono non vedere nella lotta delle classi la chiave della comprensio-ne di tutta la storia di Francia. Ma l’epoca più recente, l’epoca della vittoria completa della borghesia, delle istituzioni rappresentative, di un largo (se non universale) di-ritto di voto, di una stampa quo-tidiana poco costosa e diffusa fra le masse, ecc., l’epoca dei potenti e sempre più vasti sindacati ope-rai e sindacati di industriali ecc., ha mostrato con evidenza ancora maggiore (quantunque in forma talvolta molto unilaterale, “paci-fica” e “costituzionale”) come la lotta delle classi sia il motore de-gli avvenimenti. Il seguente passo del Manifesto comunista di Marx ci mostra quali esigenze di ana-lisi oggettiva della situazione di ogni classe nella società contem-poranea, in rapporto con l’anali-si delle condizioni di sviluppo di ogni classe, Marx abbia posto alla scienza sociale: “Di tutte le classi che oggi stanno di fronte alla bor-ghesia, solo il proletariato è una classe veramente rivoluzionaria. Le altre classi decadono e perisco-no con la grande industria, men-tre il proletariato ne è il prodotto più genuino. I ceti medi, il picco-lo industriale, il piccolo negozian-te, l’artigiano, il contadino, tutti costoro combattono la borghesia per salvare dalla rovina l’esisten-za loro di ceti medi. Non sono dunque rivoluzionari, ma conser-vatori. Ancor più, essi sono rea-zionari, essi tentano di far girare all’indietro la ruota della storia. Se sono rivoluzionari, lo sono in vista della loro imminente caduta nelle condizioni del proletariato; cioè non difendono i loro interes-si presenti, ma i loro interessi fu-turi, abbandonano il loro proprio modo di vedere per adottare quel-lo del proletariato”28. In una serie di lavori storici (cfr. la Bibliogra-fia) Marx dette dei saggi brillanti e profondi di storiografia materia-listica, di analisi della situazione di ogni singola classe, e talvolta di vari gruppi o strati che esistono in una classe, mostrando con mol-ta chiarezza perché e come “ogni lotta di classe è una lotta politica”. II passo da noi citato mostra quale intricato tessuto di rapporti socia-li e di gradi transitori da una clas-se ad un’altra, dal passato all’av-venire, venga analizzato da Marx per calcolare i risultati dello svi-luppo storico nel suo complesso. La teoria di Marx trova la confer-ma e l’applicazione più profonda, più universale e più particolareg-giata nella sua dottrina economi-ca.

NOTE

24 Karl Marx, Il Capitale, cit., v. I, p. 414 in nota. 25 Karl Marx, Per la critica dell’economia

politica, cit., p. 11. 26 Carteggio, cit., IV, p. 428. 27 K. Marx, F. Engels, Manifesto del partito comunista, XII ediz., Roma, Editori Riuniti, 1964, pp. 55-56. 28 Ivi, pp. 72-73.

Marx , Londra 1869

(3ª puntata - segue)

Marx ha svelato al proletariato il coMpito storico di rovesciare

il capitalisMo e conquistare il socialisMoLenin: “Karl Marx1 (Breve saggio biografico ed esposizione del marxismo)”

10 il bolscevico / interni N. 21 - 28 maggio 2015

Elezioni comunali in Trentino-Alto Adige e in Val d’Aosta

UrnE sEmprE piU’ VUoTE A Ortisei solo il 40,2% è andato al seggio. In 5 piccoli comuni nessun eletto.

Crolla Forza Italia. Calano gli elettori del PD a TrentoIl 10 maggio alle elezioni per

il rinnovo dei consigli comunali e dei sindaci di 68 comuni della Val d’Aosta e 250 del Trentino-Alto Adige l’astensionismo ha ottenuto una vittoria schiacciante.

Nei comuni della provincia au-tonoma di Bolzano l’affluenza alle urne è crollata dal 74,6 per cento dei votanti di cinque anni fa al 66,9 per cento. Un elettore su tre ha disertato le urne mentre altre decine di migliaia hanno annulla-to la scheda o l’hanno lasciata in bianco delegittimando così le isti-tuzioni borghesi e le cosche parla-mentari che le rappresentano e ne reggono le sorti.

Nella provincia di Trento nel suo complesso il 36,2% degli elet-tori non si è recato a votare se-gnando un incremento secco di 6 punti percentuali rispetto al 30,2% di non votanti registrato alla pre-cedenti elezioni.

Percentuali astensioniste da re-cord anche a Bolzano città dove il 42,2% degli elettori non si è nemmeno presentato al seggio se-gnando un incremento di 8 pun-ti percentuali rispetto a 5 anni fa quando i non votanti si erano atte-stati al 34,2%.

Una vittoria astensionista resa ancora più significativa sul piano politico dal fatto che questa vol-ta a turlupinare gli elettori c’era-no i record di ben 19 liste e di nove candidati sindaci. Il sindaco uscente, Luigi Spagnolli, imposto senza primarie da Renzi, non è an-dato oltre il 41,6% sui voti validi

e dovrà vedersela al ballottaggio con Alessandro Urzì (Fi, Unitalia e Alto Adige nel cuore) che ripar-te dal 12,7%. Spagnolli, lo ricor-diamo, è ex democristiano pas-sato alla Margherita e quindi al PD, ed è a capo di Lista civica per Spagnolli appoggiata dal PD, dal Partito socialista, da Projekt Bo-zen-Noi Bolzano e dalla Svp. Pe-raltro è anche indagato per abuso in atti di ufficio, ed è accusato dal-la Procura di Bolzano di aver firmato il rilascio di una conces-sione per l’ampliamento di un centro commerciale nonostante il parere contrario della commissio-ne urbanistica in presunta viola-zione delle norme .

Affluenza alle urne in netto calo anche negli altri tre comu-ni trentini oltre i 15 mila abitanti: a Bressanone il crollo è stato dal 72,7% di 5 anni fa al 66,0%; a Lai-ves dal 72,7% al 64,8% e a Mera-no dal 63,6% al 56,4%.

A Ortisei, in Valgardena, ad-dirittura non è stato raggiunto il quorum dei votanti e così arriverà il commissario che gestirà la nor-male amministrazione e preparerà nuove elezioni. Il sindaco uscen-te Ewald Moroder, pur essendo l’unico candidato in lizza nella li-sta della Svp con 17 aspiranti con-siglieri per 18 poltrone, non ce l’ha fatta e la percentuale di affluenza è stata del 40,2%, quasi la metà del 76,5% raggiunta cinque anni.

Nessun sindaco eletto anche in altri 5 comuni con meno di 3.000 abitanti. Serviva almeno il 50%

dei votanti, calcolato senza gli elettori all’estero, per insediare sindaci e consiglieri spesso senza alcuna concorrenza. Non si è ad-dirittura votato a Castelfondo (640 abitanti) per mancanza di candida-ti. A Mezzano, clamorosamente è sfuggito un solo voto: 723 sche-de su 1.446 elettori. Salvo errori di calcolo, arriva il commissario come a Roncegno Terme, Samo-ne e Brez.

Anche in Val d’Aosta, nono-stante la presenza di ben 1.189 candidati distribuiti in 122 liste, l’astensionismo ha compiuto un grande balzo in avanti di ben 5 punti percentuali rispetto alle pre-cedenti elezioni.

Ad Aosta, dove è concentrato un terzo degli aventi diritto ed è anche l’unico dei comuni ad avere più di 15mila abitanti, dei 28.651 elettori si sono recati alle urne solo in 17.553 pari al 61,26% del tota-le. Le schede bianche sono state 242, pari all’1,3% e le nulle ben 820 pari al 4,67%, quindi l’asten-sionismo complessivo nelle sue tre componenti è arrivato al 42,4% sul corpo elettorale. Alle comunali del 2010 aveva votato il 66,02%, mentre alle elezioni regionali del 2013 il dato relativo all’affluenza era stato pari al 69,63%.

Si tratta di una vittoria mol-to significativa soprattutto perché ottenuta in dei territori tradizio-nalmente caratterizzati da un’al-ta partecipazione al voto e dove la spinta autonomista e il regime di governo a statuto speciale han-

no da sempre incatenato gli eletto-ri più arretrati al carro delle istitu-zioni parlamentari borghesi.

Tra i partiti a farne le spese è soprattutto Forza Italia che in tut-to il trentino Alto-Adige perde una valanga di voti ed è ridotta ai mi-nimi termini. Non arriva al 4% dei voti validi né a Trento né a Bol-zano. Nel capoluogo altoatesino i forzisti si fermano ad un misero 3,64%: un vero tracollo se con-frontato con il 21,6% raggiunto nel 2010.

Il PD canta vittoria per l’ele-zione al primo turno del suo can-didato Fulvio Centoz. Ma si trat-ta di una vittoria di Pirro perché ad Aosta il PD prende una sono-ra batosta e lascia sul terreno circa 30 punti percentuali rispetto alle Europee dell’anno scorso quando aveva ottenuto il 46,8%. Rabbio-so il commento del vicesegretario PD, Lorenzo Guerini, che con pi-glio mussoliniano ha risposto: “A chi in queste ore esulta per qual-che punto percentuale in più di voti, ricordiamo sommessamente che non siamo più nella prima Re-pubblica. In questo tipo di elezio-ni conta solo chi arriva primo. Si rassegnino: anche stavolta il PD ha vinto, loro hanno perso”. Sul-la stessa linea il giudizio di Erne-sto Carbone, della segreteria del PD: “Anche la Lega e il M5S sono soddisfatti del risultato raggiunto, peccato che hanno perso.

D’altra parte chi si contenta gode”.

Lo stesso discorso vale per

Matteo Renzi che si è complimen-tato per la conferma a sindaco di Trento di Alessandro Andreatta passato al primo turno. Ma non una parola ha detto sul fatto che dei 97 seggi a disposizione ha ot-tenuto solo il 53,7% sui voti vali-di rispetto al 64,4% del 2009. E i

numeri ora dicono che il PD in un lustro ha perso un migliaio di con-sensi e con il 29,6% sui voti va-lidi si ritrova a distanza siderale dallo “storico” 49%, pari a quasi 25 mila voti, ottenuti alle Europee dell’anno scorso.

nel 2010 con il fascista storace, nel 2015 col nuovo duce renzi

Con arroganza fascista

Boschi attacca i sindacati della scuola

“La scuola non funziona se la lasciamo a sindacati”. Queste le parole pronunciate il 10 maggio a Pesaro dalla ministra delle contro-riforme istituzionali, Maria Elena Boschi, PD, durante la presenta-zione del candidato renziano a go-vernare le Marche, Luca Ceriscio-li.

La ministra attacca i sindacati della scuola. Non le è andato giù che il governo sia stato boccia-to dallo storico sciopero generale unitario del 5 maggio scorso, sma-scherato definitivamente agli oc-chi di lavoratori della scuola, stu-denti e famiglie come l’esecutivo che ha sferrato alla scuola pubbli-ca il peggiore attacco dopo quel-lo gentiliano del ventennio fasci-sta, che si sia dovuto sedere per la prima volta da quando ha occupa-to abusivamente Palazzo Chigi al tavolo delle trattative con i sinda-cati, che si sia dovuto scomodare a modificare in alcuni punti, seb-bene non cambiandone l’impianto neofascista, il testo sulla “Buona scuola”, che non riesca a gestire, proprio in campagna elettorale, la rivolta della scuola, che rischia di

inchiodare al palo elettorale il PD.La retorica antisindacale fasci-

sta di stampo piduista della Bo-schi è riuscita a smuovere persino i massimi vertici della Cgil, finora abbastanza morbidi nel denuncia-re la natura di questo governo. La segretaria della Cgil, Susanna Ca-musso, ha denunciato il governo come arrogante “nel negare le ra-gioni delle lavoratrici e dei lavora-tori” com’è tipico di un “governo che non vuole fare i conti col Pa-ese”, mentre il segretario genera-le della Flc-Cgil, Domenico Pan-taleo, denuncia: “La dichiarazione della ministra Boschi conferma l’arroganza e il disprezzo della de-mocrazia”. La Gilda ha parlato di “deriva autoritaria”.

La ministra con una finta mar-cia indietro ha ribadito in manie-ra ancora più arrogante il pensie-ro del governo, usando Facebook: “Ho solo detto una piccola e for-se persino banale verità: la scuola funziona se appartiene alle fami-glie, agli insegnanti, agli studen-ti, al territorio. Non solo ai sinda-cati”.

Non si sono lasciati intimidire i

sindacati e i lavoratori della scuo-la. Anzi è stata la codarda ministra a dover scappare. Dopo aver fatto capolino nel Brindisino il 16 mag-gio e avervi trovato una folta rap-presentanza di insegnanti pronti a contestarla, la ministra ha annul-lato la presenza a Bari nello stes-so giorno al comizio di Michele Emiliano, candidato del “centro-sinistra” a governatore della Pu-glia. Si preparava infatti per lei la durissima e incontrollabile conte-stazione di massa da parte di inse-gnanti e sindacati al palazzetto del CUS di Bari.

Fugge la ministra delle rifor-me istituzionali piduiste davan-ti alle lavoratrici e ai lavoratori. Bene che i sindacati la preoccu-pino, è segno del fatto che tali or-ganizzazioni, che non sono con-tro gli studenti e le famiglie, se perseguono l’unità negli interes-si dei lavoratori, saranno in grado di dare un altolà al governo del nuovo duce Renzi sulla “Buona scuola”.

Noi auspichiamo che sindaca-ti, lavoratrici, lavoratori, studen-tesse, studenti, famiglie, rimandi-

no al mittente, la ministra Boschi, con una miriade di contestazioni, il tentativo di dividere il fronte di lotta sulla scuola, mantengano la compattezza che ha messo con le spalle al muro il governo, ne ha smascherato la natura neofasci-sta di stampo piduista, fino ad ar-rivare al totale affossamento della “Buona scuola” e all’abrogazio-ne di tutta la legislazione contro-riformatrice e di tipo privatistico riguardante la scuola e l’Univer-sità.

Rimane il fatto che l’uscita an-tisindacale di stampo piduista della Boschi è l’ennesima dimostrazio-ne che la questione Renzi va ben oltre il ristretto ambito di ciascu-na lotta e riguarda l’impianto con-troriformatorio di stampo fascista, piduista, liberista e interventista che il suo governo vuole impor-re all’Italia. Bisogna rispondere legando la lotta contro la “Buona scuola” alle altre lotte in corso, in primo luogo quelle operaie per il lavoro e contro la chiusura delle fabbriche, per far montare sempre più l’opposizione a questo gover-no, che va spazzato via.

Legalizzato il lavoro gratuito del 90% della forza-lavoro, per la prima volta nella storia

del diritto borghese del lavoro

Expo, rEgno dEL LAVoro nEro

Non è esagerato dire che all’Ex-po di Milano la forza-lavoro è sta-ta ricacciata all’indietro nella sto-ria dell’Europa occidentale di ben 226 anni, quando in Francia vige-vano le corvées, ossia quelle nor-me feudali per le quali i contadini di un fondo erano obbligati, oltre che a prestare lavoro retribuito, a rendere dei servizi gratuiti per il proprietario terriero.

Oggi l’Italia di Renzi obbli-ga di fatto 18.500 giovani e stu-denti, come nuovi servi, a lavora-re per sei mesi gratis all’Expo di Milano, dove spadroneggiano le multinazionali del cibo, e ha visto imprenditori, speculatori e lob-bisti - smascherati a più riprese dalle inchieste della magistratura - arricchirsi spudoratamente con gli appalti pubblici come nuovi si-gnorotti.

È realmente la prima volta in assoluto nella storia del diritto del lavoro borghese che, compli-ce un’intesa con i vertici sindacali collaborazionisti siglata nel 2013, viene legalizzato un accordo che legittima l’utilizzo di manodope-ra completamente gratuita pari al 90% dell’intera forza-lavoro che sarà impiegata nell’evento esposi-tivo milanese, mentre soltanto 835 lavoratori, tra stagisti, apprendisti e beneficiari di contratti a termi-ne, verranno assunti per un perio-do che va da un minimo di 7 a un massimo di 12 mesi.

Infatti nel tanto decantato Expo 18.500 lavoratori, per lo più giovani alla loro prima esperien-za lavorativa, non riceveranno al-cuna retribuzione, e tutto questo è perfettamente legale in quanto lo prevede l’accordo, siglato e sotto-scritto, nel luglio 2013, da CGIL, CISL e UIL con l’Ente Expo di Milano SpA e il Comune di Mi-lano.

Lo stesso accordo, che inquadra tale tipologia contrattuale relativa ai lavoratori non stipendiati nella nuova e stravagante categoria del ‘lavoro volontario’, prevede che accanto a chi svolge un’opera to-talmente gratuita vi siano 800 po-sti di lavoro, comunque precario, pagati con una cifra variabile tra 400 e 500 euro al mese, con con-tratti a termine, di apprendistato e per stage.

I ‘lavoratori volontari’ ricevo-no solamente buoni pasto quoti-diani, mentre si addossano le spe-se per il proprio soggiorno e i costi di trasporto. Né l’accettazione di tale attività non retribuita varrà come accreditamento per altri la-vori precari. Se si considera che la stragrande maggioranza di tali ad-detti non pagati sono giovanissimi e giovani - che vivono nell’area milanese - alla loro prima espe-rienza lavorativa, si può davvero dire che sono stati ridotti allo stato di vera e propria schiavitù, neppu-re salariata.

Ecco i manifesti che testimoniano il passato fascista di Carlo Aveta, candidato ora nella lista “Campania in rete – De Luca”. A sinistra quello per le elezioni regionali del 2010, a destra quello del 2015

N. 21 - 28 maggio 2015 PMLI / il bolscevico 11

L’Italicum fascistissimum e l’Editoriale di Scuderi: la risposta pratica della politica borghese e quella scientifica socialista alla crisi del capitalismo

L’articolo sull’Italicum fasci-stissimum (Il Bolscevico n. 19 del 14 maggio 2015, p. 8) e l’edi-toriale del compagno Scuderi in occasione del 38° Anniversario del Partito (Il Bolscevico n. 14 del 9 aprile, p. 2): l’analisi di due ri-sposte di segno opposto alla crisi sociale prodotta dal capitalismo.

Le previsioni scientifiche del Partito sul futuro della politica italiana e non solo vanno di pari passo con l’analisi economica e sociale che vede sui Paesi eu-ropei a capitalismo maturo sca-tenarsi contraddizioni sociali che non hanno precedenti addirittura negli ultimi secoli, in quanto è dalla metà del XVIII secolo che il progresso tecnologico e le lot-

te sociali e rivoluzionarie hanno fatto gradualmente e costante-mente migliorare il tenore di vita delle masse popolari fino alla fine del XX secolo, ma è già il presente, e sarà ancora di più il futuro, la tendenza inevitabile, in tali sistemi capitalistici avanzati, alla creazione di contraddizioni sociali tali da determinare l’emar-ginazione dai processi produttivi di larghi strati di proletariato, os-sia una disoccupazione senza precedenti nella storia e un calo drastico quindi del tenore di vita delle masse proletarie, perché, spiega bene Marx, più si ingros-sa l’esercito industriale di riser-va (l’esercito dei disoccupati) e meno costa la manodopera.

Per questo motivo il capitali-smo attinge dalla tavolozza isti-tuzionale - che nei secoli è stata teorizzata ed elaborata - la forma di Stato o la forma di governo (monarchia assoluta, monarchia costituzionale, repubblica parla-mentare o presidenziale, Stato autoritario di tipo nazifascista) che in un dato momento econo-mico serve a tenere soggiogate le masse popolari.

Dato il futuro immediato del contesto economico capitalista, il futuro non potrà che essere, come il Partito osserva acuta-mente, un governo di stampo au-toritario con l’accentramento di tutto il potere nelle mani del capo del governo il quale realmente “può nominarsi il presidente della Repubblica, il Consiglio superio-re della magistratura e la Corte costituzionale: in una parola può accentrare nelle sue mani il con-trollo dei tre poteri fondamentali dello Stato, esecutivo, parlamen-tare e giudiziario, come solo le monarchie assolute del passato o lo stesso Mussolini potevano fare”, e tale accentramento è fi-nalizzato alla repressione delle inevitabili rivolte sociali che si prospettano e alla rapida attua-zione di provvedimenti a favore della classe dominante borghe-se. Ogni volta che il capitalismo

genera una crisi sociale dramma-tica (come dopo la prima guerra mondiale o come nell’ultimo tren-tennio con la desertificazione in-dustriale che sta vivendo l’Italia) genera altresì un uomo forte, e in questo senso l’accostamento di Mussolini con Craxi, Berlu-sconi e Renzi vestiti da fascisti è più che azzeccato. Si ricordi peraltro che nel trentennio pre-cedente al fascismo c’erano stati capi di governo liberali che ave-vano già anticipato alcuni tratti autoritari del fascismo, come il governo guerrafondaio di Crispi che intervenne in Africa e quello del marchese di Rudinì che fece usare l’artiglieria contro gli operai milanesi nel maggio 1898 provo-cando centinaia di morti.

Ineccepibile è poi l’analisi de-gli intrallazzi politici che “Il Bol-scevico” ha fatto nel suo articolo, dimostrando l’appiattimento so-stanziale sulle posizioni di Renzi anche di chi, all’interno del PD, a parole lo contrasta da sinistra, con la conseguenza che la bor-ghesia ha dato “un’arma carica in mano a Renzi”, arma da usa-re contro le masse popolari il cui disagio è divenuto ormai intolle-rabile e le cui tensioni sono de-stinate a esplodere, di qui la ne-cessità di un uomo forte che oltre che a reprimere pensi a portare

avanti tutte le “controriforme eco-nomiche neoliberiste, antiopera-ie e antisindacali”.

La risposta scientifica alla po-litica borghese dell’Italicum fasci-stissimum l’aveva data un mese prima il compagno Scuderi nel suo editoriale che, dopo avere fotografato lucidamente l’attuale situazione socioeconomica italia-na e messo in rilievo le crescen-ti difficoltà del proletariato alle quali si accennava sopra, offre al proletariato la risposta alla crisi del capitalismo indicando il diritto e il dovere di tale classe sociale alla rivoluzione socialista: “il pro-letariato italiano, deideologizzato e decomunistizzato dall’opera ultracentenaria dei revisionisti e dei riformisti, ha perso nel tempo la sua coscienza di classe rivo-luzionaria, di classe per sé, il cui compito è quello di emanciparsi dal capitalismo e di conquistare il potere politico, che peraltro gli spetta di diritto in quanto produ-ce l’intera ricchezza del Paese. Un diritto che esso deve riven-dicare con forza e imporlo con la rivoluzione socialista armata, quando avrà accumulato le forze necessarie, a milioni, per estro-mettere dal potere la borghesia e instaurare il socialismo. Ciò cor-risponde all’ABC del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che

è la cultura del proletariato nata in lotta e in contrapposizione col liberalismo che è la cultura della borghesia, ancora adesso domi-nante nel nostro Paese“.

È grazie alla scienza marxista leninista arricchita dalle analisi di Mao che il Partito - con i due citati articoli - è in grado di anticipare gli eventi con le proprie analisi, e tale scienza viene mantenuta viva da decenni dallo stesso Partito e dal nostro giornale che combattono una battaglia all’ultimo sangue contro il liberalismo e la conse-guente cultura revisionista.

Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, lo dimostra il Partito che ha compreso e anticipato gli eventi economici, sociali e politici che si sarebbero in futuro tutti verificati, è scienza come quella di Galileo che con il suo cannocchiale vide più lontano, è scienza come quella di Newton che permette di prevedere il moto dei pianeti.

Il revisionismo al contrario allontana gradualmente da quel cannocchiale scientifico ed intel-lettuale che uomini come il com-pagno Giovanni Scuderi mettono continuamente a fuoco, un al-lontanamento che rende l’analisi economica, sociale, culturale da parte del proletariato sempre più evanescente e sfocata.

Giorgio - Roma

L’Editoriale di Scuderi è un raggio di sole marxista-leninista che rischiara la

coscienza della classe operaiaL’Editoriale del compagno

Giovanni Scuderi è un raggio di sole marxista-leninista che rischiara e illumina innanzitut-to la coscienza della classe operaia aiutandola a compren-dere che oltre ad essere una classe in sé, dev’essere una classe per sé e che senza il potere politico non ha nulla e che è l’unica a poter guidare le masse verso la conquista di un nuovo mondo possibile ossia il socialismo, anziché continuare ad essere sfruttata ed oppres-sa dalla classe borghese che è ben protetta dalle istituzioni borghesi sempre più neofasci-ste. Queste infatti giorno dopo giorno stanno distruggendo come un bulldozer i diritti con-quistati con le lotte dalle masse popolari e lavoratrici negli anni Sessanta e Settanta.

Il governo del nuovo Berlu-sconi democristiano Renzi che appena insediatosi ha promes-so di “cambiare verso all’Italia” l’ha fatto davvero spostando però l’asse completamente a destra con il Jobs Act, la can-cellazione dell’articolo 18 e con essi la precarizzazione del la-voro per tutti, la “riforma” della “Buona scuola” meno buona per i figli dei poveri con aule sempre più affollate, edifici scolastici che cadono letteral-mente a pezzi oltre che in te-sta agli studenti, sempre più selettiva con i licei riservati ai più abbienti mentre gli istituti tecnici e professionali per i fi-gli degli operai veri e propri di-plomifici di secondo livello che preparano manodopera super-sfruttata per i padroni capitali-sti. Per contro agevola ed offre sgravi fiscali per chi ha soldi per iscrivere i propri figli alle scuole private erogando lauti fondi pubblici alle stesse tolti scandalosamente alla scuola pubblica.

E poi la “riforma” della pubblica amministrazione che ridimensiona sempre di più i lavoratori pubblici sotto il ri-catto del demansionamento e della mobilità con il contratto nazionale bloccato dal 2009 e di conseguenza un potere d’acquisto sempre più ridotto, l’aumento dell’età pensiona-bile per gli uomini a 67 anni e 7 mesi mentre per le donne a 65 anni e 7 mesi. Con il patto per la salute le masse lavora-

trici e popolari avranno meno possibilità di curarsi con i ti-cket sempre più onerosi con gli ospedali fatiscenti e sempre più carenti nelle prestazioni di cure. Esempio ne sono i tanti casi di malasanità registrati soprattutto al Sud ma non di meno al Nord con il persona-le costretto a turni estenuanti malpagato e con carichi di la-voro sempre maggiori.

E non mancano gli illusio-nisti di “sinistra” che vogliono imbrigliare le masse lavoratrici e popolari come i partiti revisio-nisti e riformisti che si spaccia-no per comunisti ma che nella pratica nulla fanno per accre-scerne la coscienza dato che il loro unico obiettivo è spostare le masse sul piano del pacifi-smo e dell’elettoralismo ultima ma molto pericolosa la nuova coalizione sociale riformista di Landini che vuole circuire i sin-ceri fautori del socialismo.

Il PMLI è l’unico Partito che educa ogni suo militante (e di riflesso ogni suo simpatizzante) ad essere un degno marxista-leninista così come disse Mao: “Un comunista deve essere pieno di vigore, avere una salda volontà rivoluzionaria, essere animato dallo spirito di non temere le difficoltà e di vincerle con una volontà indomabile, deve sbarazzar-si dell’individualismo, del particolarismo, dell’egualita-rismo assoluto e del liberali-smo: altrimenti non sarà un comunista degno di questo nome”, e ancora “Un comu-nista deve essere franco, le-ale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita è subordinare gli interessi personali a quelli della rivo-luzione; sempre e ovunque, deve essere fedele ai princi-pi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e rafforzare i lega-mi tra il Partito e le masse; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso. Solo così può essere consi-derato un comunista”. Ed è così che sono e si sforzano di essere i membri del Partito.

Da un rapporto interno di Cristina - Lombardia

Scuderi ha ragione a spronare i nuovi militanti a trasformare la propria concezione del mondo

La lettura delle parole del no-stro Segretario generale compa-gno Giovanni Scuderi, che risal-gono ormai a 31 anni fa, mi hanno colpito perché, pur essendo un po’ in là col tempo, sono ancora oggi estremamente attuali per tutti co-

loro che come me hanno incomin-ciato a muovere i primi ma im-portanti passi in questo storico e grande Partito.

In particolare, mi sono piaciute molto le parti in cui il Segretario sprona i nuovi militanti a “ripu-

lirsi” dalle influenze che si ave-vano prima di stare con il PMLI, e quindi a trasformare la propria concezione del mondo da borghe-se di prima a proletaria di oggi, ma senza “buttare via il bambino con l’acqua sporca”. Quindi fare un bi-

lancio critico e autocritico sul pro-prio passato politico, che sarà utile a noi stessi e a tutto il Partito.

Uniti, con i Maestri e il PMLI vinceremo!

Andrea - Roma

BanchIno pEr IL proSELItISmo dEL pmLI a ravEnna Diffuso il documento contro l’Italicum fascistissimum

�Dal nostro corrispondente dell’Emilia-RomagnaSabato 16 maggio si è tenu-

to a Ravenna, presso il mercato cittadino, un banchino realizzato dall’Organizzazione di Ravenna del PMLI, al quale ha partecipato anche il Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna compagno

Denis Branzanti.Nonostante il brutto tempo,

che però ha risparmiato l’annun-ciata pioggia, sin dalle 8,30 e fino alle 12,30 i compagni hanno allestito il banchino con i mani-festi per il proselitismo e contro il governo del Berlusconi demo-cristiano Renzi, con le bandiere

dei Maestri e del Partito e con alcune pubblicazioni poste sul tavolo, compreso Il Bolscevico n° 20 stampato per l’occasione. Il banchino ha attirato molto l’atten-zione dei passanti.

I marxisti-leninisti hanno diffu-

so centinaia di copie del volantino dal titolo “La Camera vota l’Itali-cum fascistissimum” e dell’Edi-toriale del compagno Giovanni Scuderi per il 38° Anniversario del PMLI, intrecciando diverse di-scussioni con le masse.

richiedete la maglietta rossa del pmLI

Possono richiederla, con una donazione volontaria, i militanti, i simpatizzanti e i

sostenitori del PMLILa donazione va inviata con versamento su

conto corrente postale n. 85842383 intestato a: PMLI - via Antonio del Pollaiolo 172/a -

50142 FirenzeRavenna, 16 maggio 2015. Il banchino di propaganda del PMLI al

mercato cittadino (foto Il Bolscevico)

12 il bolscevico / PMLI N. 21 - 28 maggio 2015

Non votare i partiti borghesi al servizio del capitalismo

PuNiamo coN l’asteNsioNismo i caNdidati della destra e della “siNistra”

del regime Neofascista iN camPaNiaCreiamo le istituzioni rappresentative

delle masse fautriCi del soCialismo Alle elezioni regionali che si

terranno il prossimo 31 maggio i marxisti-leninisti campani invita-no la classe operaia, le masse popolari, i giovani e tutti gli anti-capitalisti e fautori del socialismo a non votare i partiti borghesi e del regime capitalista e ad ab-bandonare definitivamente ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, riformista, costituzio-nale e pacifista, ad ASTENERSI (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco), come un voto dato al socialismo e al PMLI.

Nessuno dei candidati della “sinistra” e della destra del regime neofascista merita un solo voto. Non lo merita la giunta uscente antipopolare della casa del fascio guidata da Stefano Caldoro che ha fallito completamente le sue politiche, soprattutto sul lavoro e sull’ambiente, in Campania. Con questo esecutivo la Campania è piombata in coda tra le ultime regioni nella classifica del prodot-to interno lordo, con un tasso di occupazione che sprofonda nel baratro del 39,2%. Un disastro che passa attraverso l’incredibile default delle politiche ambientali e lo scoppio del bubbone della “Ter-ra dei Fuochi”, il fallimento delle società partecipate, come l’Astir, che dovevano occuparsi delle bo-nifiche sul territorio, l’assenza di un registro tumori in quella che fu la “Campania felix”. A ciò si ag-giunge la progressiva desertifica-zione dell’area industriale, con il caso Indesit di Caserta e migliaia di posti di lavoro in bilico; la sanità campana con 4 dei dieci ospeda-li peggiori in Italia in lista (ossia: il vecchio e il nuovo policlinico, l’azienda ospedaliera Monaldi, il

Sant’Anna e Sebastiano di Ca-serta), nonché la chimera del fantomatico Ospedale del Mare, mai entrato in funzione; l’incredi-bile spreco o scarso utilizzo dei fondi UE soprattutto sul fronte del lavoro e nonostante le proteste dei disoccupati organizzati per un lavoro stabile e a salario pieno che coincideva con la partenza della raccolta differenziata porta a porta.

Nella giunta si è distinto inoltre per arroganza e superbia senza pari l’assessore al “lavoro” Nappi, un vero e proprio assessore fan-tasma incapace di stendere in 5 anni un serio piano di rilancio del lavoro in Campania. Insomma, tutto rimasto sulla carta, come la questione dei trasporti, con corse diminuite, tagliate, mezzi fatiscenti e disagi impressionanti anche per prendere la Cumana e la Circumvesuviana che collega-no quasi tutto il territorio campano con il capoluogo.

A ciò si aggiungono i vari scan-

dali giudiziari come “Rimborsopo-li” 1 e 2 che hanno coinvolto qua-si l’intero Consiglio regionale per spese vergognose ai danni del popolo, come l’acquisto di tinture o il pagamento di cene e cenette. Una vergogna cui non si è tirato indietro nemmeno il “centro-sini-stra” e in primis il PD la cui oppo-sizione è stata di carta per tutto il quinquennio di Caldoro. Al punto da candidare un condannato in primo grado per abuso d’ufficio e più volte inquisito, l’ex neopode-stà di Salerno Vincenzo De Luca, che ha imbarcato anche il gruppo dell’ottuagenario De Mita e fasci-sti di varai risma.

Non convince neanche la compagine del Movimento 5 Stel-le che candida l’ex volontaria mis-sionaria Valeria Ciarambino, già responsabile dell’ufficio stampa di Equitalia, trombata alle ultime elezioni europee 2014, che par-la di “programma partecipativo”, “reddito di cittadinanza” e il tema principale della sua campagna

elettorale non è il lavoro, ma “tu-rismo ed eccellenze enogastro-nomiche”. Chiudono le appendici di regime con l’ex assessore alla giunta revisionista Valenzi degli anni ’70-’80, il dinosauro Salvato-re Vozza e la lista dell’ex asses-sore della giunta De Magistris, Marco Esposito, che cercheranno di raccattare solo voti a sinistra, vista l’esclusione dei neorevisio-nisti e trotzkisti PRC di Ferrero, PCd’I di Cesare Procaccini e PC di Rizzo per la prima volta nelle regionali campane, incapaci nem-meno di raccogliere le firme per la presentazione di una lista.

Puniamo severamente con l’a-stensionismo questi partiti della borghesia al servizio del capita-lismo. Creiamo le istituzioni rap-presentative delle masse, costi-tuite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.

Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI

Napoli, 12 maggio 2015

Per deNuNciare l’italicum fascistissimum

Volantinaggio del Pmli presso Palazzo chigi �Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di RomaNel tardo pomeriggio di dome-

nica 17 maggio, compagni della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” hanno svolto un volantinaggio davanti Piazza Colonna, nel pie-no centro della Capitale, dove sono stati distribuiti i volantini contro “l’Italicum fascistissimum” stampati per l’occasione.

La scelta di quella piazza non è stata casuale, ma ha voluto

dare un preciso messaggio poli-tico, visto che lì è ubicata la sede di uno dei grandi poteri dell’op-pressione dello Stato borghese, ovvero Palazzo Chigi, sede del governo. Per la prima volta il no-stro Partito ha effettuato una sua attività in tale luogo.

Purtroppo il volantinaggio è stato caratterizzato da scarso o nullo interesse, penalizzati dall’alto numero di turisti stranieri e in generale di persone interes-sate per lo più ad attività ricreati-

ve e di compere.Da questa esperienza nel

complesso purtroppo negativa, bisogna imparare facendo un la-voro di autocritica, e magari nei futuri volantinaggi focalizzarsi maggiormente su luoghi mirati dove l’interesse può essere mag-giore (scuole, fabbriche, ecc.), come già attuato a livello studen-tesco nei mesi precedenti.

Uniti, con i Maestri e il PMLI vinceremo!

Nel 49° aNNiVersario del suo laNcio

i marxisti-leninisti milanesi studiano la grande

rivoluzione culturale Proletaria in cina per

impadronirsi pienamente del socialismo in modo da poterlo propagandare con più forza

�Dal corrispondente della Cellula “Mao” di MilanoIn occasione del 49° Anni-

versario del lancio ufficiale del-la Grande Rivoluzione Cultura-le Proletaria (GRCP) in Cina, avvenuto il 16 maggio 1966, la Cellula “Mao” di Milano del PMLI ha ricordato questo even-to che ha fatto epoca studiando l’Editoriale redatto dal compa-gno Federico Picerni, Respon-sabile del lavoro giovanile del CC, dal titolo “La Grande Ri-voluzione Culturale Proletaria immortale capolavoro di Mao” pubblicato sul numero specia-le de “Il Bolscevico” per il 47° della GRCP su cui sono ripor-tate alcune opere di Mao total-mente o parzialmente inedite in Italia (e non solo), tradotte dallo stesso compagno Picerni diret-tamente dal cinese.

La Riunione si è svolta nel pomeriggio di sabato 16 mag-gio presso la Sede milanese del PMLI. Nel dibattito si sono approfonditi i vari aspetti de-scritti nell’Editoriale quali le fal-sità e le calunnie sulla GRCP, la lotta contro il revisionismo di destra di Liu Shaoqi e Deng Xiaoping e di “sinistra” di Lin Biao e Chen Boda, la dialettica, la tattica e la modestia di Mao, la necessità inderogabile di ac-quisire la concezione proletaria del mondo e di ispirarsi a Mao per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso.

A prima vista dedicare una Riunione di studio sulla GRCP potrebbe sembrar eludere dalla prioritaria lotta contro il gover-no del nuovo duce Renzi e dai problemi drammatici che afflig-gono le masse. In realtà non è così perché è proprio in questi momenti che è necessario stu-diare il socialismo, l’unica alter-nativa di classe al capitalismo, alle sue istituzioni e ai suoi go-verni.

Dallo studio all’azione e dall’azione allo studio; è questa la dialettica della lotta di classe condotta con metodo marxista-leninista e che quindi guida il nostro lavoro politico quantun-

que fossimo nel pieno della battaglia.

Oggi più che mai dobbia-mo studiare il socialismo per impadronircene pienamente e per saperlo propagandare tra le masse, specie operaie e gio-vanili.

Studiando l’esperienza della GRCP e calando nella realtà concreta della lotta di classe in Italia gli importanti insegna-menti di Mao sulla costruzione del Partito, la lotta fra le due linee, la formazione dei dirigen-ti del Partito, il rapporto fra il Partito e le masse, l’acquisizio-ne della concezione proletaria del mondo, noi saremo più forti nel nostro lavoro per rendere il PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo capace di abbatte-re il capitalismo, e con esso il regime neofascista, al fine di conquistare l’Italia unita, rossa e socialista!

Lottiamo per cacciare via il governo del nuovo duce Renzi!

Lottiamo per cambiare l’Ita-lia col socialismo tramite la pre-sa del potere politico da parte del proletariato!

Viva la teoria della continua-zione della lotta di classe nelle condizioni del socialismo!

Viva la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria!

Con Mao per sempre contro il capitalismo per il socialismo!

Avanti con forza e fiducia verso l’Italia unita, rossa e so-cialista!

Al servizio del Partito!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

ricordo di salvatore Zunica, a un anno dalla scomparsa

uN comPagNo esemPlareIl 24 maggio del 2014, all’età

di 87 anni, moriva Salvatore Zu-nica a Villa Rosa di Martinsicuro, provincia di Teramo.

Primo pioniere marxista-leninista dell’Abruzzo, era stato iscritto al PCI dal ’46 al ’52, suc-cessivamente emigrato in Ame-rica Latina per cercare lavoro, al suo rientro in Italia scoprì il PMLI e ne approfondì la conoscenza prendendo contato col Partito nel dicembre del 1987, per divenirne poi membro il 5 marzo 1994. Non mancava mai di partecipare alla

Commemorazione di Mao.Il 13 dicembre 1996 ha fon-

dato la Cellula “Marx” della Val Vibrata di cui è stato Segretario. E’ stato membro candidato del 4° Comitato centrale del PMLI e membro della Commissione per il lavoro di massa del CC, delega-to al 5° Congresso nazionale del PMLI del dicembre 2008.

Zunica era un diffusore in-stancabile de “Il Bolscevico” per esporre il quale, assieme ai manifesti del PMLI, richiese e ottenne la concessione comuna-

le per installare due bacheche rispettivamente a Villa Rosa e a Alba Adriatica, tuttora esistenti, che curava personalmente e cui ora provvedono, continuandone l’opera politica di divulgazione della stampa marxista-leninista, i compagni della Cellula della Valvibrata. Promotore del rilancio dell’iniziativa del pioppo con la bandiera rossa in occasione del 1° Maggio.

Anche in età avanzata non mancava mai agli scioperi e alle manifestazioni nazionali con le insegne del Partito, finché l’ag-gravarsi delle sue condizioni di salute non gliel’hanno più con-sentito. È stato un militante e un dirigente marxista-leninista esemplare per modestia, coeren-za marxista-leninista, disponibili-tà al servizio del PMLI e fedeltà alla causa del proletariato e del socialismo.

Riportiamo di seguito il testo del suo intervento al 4° Congres-so nazionale del PMLI in cui af-ferma la sua incrollabile fiducia verso il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao, il socialismo, il PMLI e il proletariato.

“Compagne e compagni, a nome della Cellula ‘Carlo Marx’ della Val Vibrata rivolgo a voi tut-ti, al Segretario generale compa-gno Giovanni Scuderi, e a tutti i membri del Comitato centrale del Partito, un caloroso saluto mar-xista-leninista. L’impegno e co-stanza, inclusi i sacrifici, dei no-stri dirigenti ci permette in questi tre giorni di partecipare al 4° Con-

gresso del nostro amato Partito.Innanzitutto sia propizio que-

sto Congresso all’opportunità di accelerare la marcia del proleta-riato per arrivare all’obiettivo stra-tegico, cioè distruggere il potere politico borghese e sostituirlo con il nuovo potere ‘il potere del proletariato’, realizzando lo Stato socialista e da lì, attraverso la ri-voluzione permanente (pensiero del Maestro Mao), il socialismo deve maturare nella direzione del comunismo.

Per fare ciò c’è bisogno della guida di un autentico Partito mar-xista-leninista e in Italia il proleta-riato può contare solo sul PMLI, e può condividere pienamente in tutte le sue parti lo Statuto e il Programma del Partito appro-vati dal Congresso di fondazione il 9-10-11 aprile 1977, e riaffer-mati dal 3° Congresso nazionale del 27-28-29 dicembre 1985, in particolare il quinto capitolo del Programma dove si afferma ‘il proletariato italiano non può non seguire, nei principi e nei suoi tratti fondamentali e tattici, che la via universale della Rivoluzione d’Ottobre’.

Viva i Maestri del proletariato Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao! Viva il PMLI, l’unico Partito che possa guidare il proletariato ita-liano alla presa del potere! Viva il 4° Congresso nazionale del PMLI!”.

Salvatore Zunica rimarrai per sempre nei nostri cuori, e siamo certi come te che coi Maestri e il PMLI vinceremo!.

a 41 aNNi dalla scomParsa del gioVaNissimo militaNte di fireNZe dell’ocBi m-l (Poi Pmli)

i compagni di firenze ricordano marco marchi

�Redazione di FirenzeIl compagno Marco Marchi

aveva solo 18 anni quando morì in un incidente in moto mentre si recava a una riunione della sua Cellula dell’OCBI m-l (Organiz-zazione comunista bolscevica italiana marxista-leninista, dalla quale nacque il PMLI). Era il 19 maggio del 1974 e ogni anno le compagne e i compagni fiorentini lo ricordano con spirito militante.

La Cellula “Nerina ‘Lucia’ Pao-letti” di Firenze del PMLI ha inca-ricato una compagna di portare un bel mazzo di fiori rossi sulla

tomba di Marco nel cimitero di Ri-fredi nel giorno della ricorrenza.

firenze, 9 novembre 2002. il compagno salvatore zunica assieme alla compa-gna Nerina “Lucia” Paoletti, scomparsa il 6 aprile 2006, sfilano fianco a fianco alla manifestazione internazionale indetta dal social forum contro l’aggressio-ne all’irak e per la pace (foto il Bolscevico)

firenze, 19 maggio 2015. l’omaggio della Cellula “nerina ‘lucia’ paolet-ti” del pmli alla tomba del compagno marco marchi (foto il Bolscevico)

milano, 16 maggio 2015. durante lo studio dell’editoriale de il Bol-scevico sulla Grande rivoluzione Culturale proletaria cinese (foto il Bolscevico)

N. 21 - 28 maggio 2015 cronache locali / il bolscevico 13Renzi copia Salvini peR umiliaRe

le maSSe calabReSi“Se la Calabria funzionasse

come il Veneto tutto sarebbe risol-to”. Potrebbe sembrare una frase detta da un Bossi o un Salvini, in-vece l’ha pronunciata in Veneto il nuovo duce Matteo Renzi.

Un’affermazione infame, umi-liante, implicitamente razzista e separatista, pronunciata da chi i problemi dei calabresi dovrebbe risolverli, non darli per scontati, lavarsene le mani e scaricarli sulle masse che li subiscono mentre fa campagna elettorale per le regio-nali, strizzando l’occhio fra l’altro alle scellerate politiche regionali del “centro-destra” veneto dimo-strando quindi che non vi è alcuna differenza fra la destra e la ‘”sini-stra” del regime neofascista.

Frasi come questa la dicono lunga sulla “sintonia” tra il gover-

no nazionale e i problemi dei cala-bresi e del Meridione, sempre più abbandonato a se stesso, da parte del nuovo duce e dei suoi accoli-ti, i quali evidentemente non san-no e non vogliono neanche mini-mamente cercare di porre rimedio ai problemi da loro e della borghe-sia determinati, neppure per quan-to possibile nel sistema capitalista, salvo prima promettere l’impossi-bile durante le campagne elettorali per poi dileguarsi.

“La Calabria è la madre di tut-te le battaglie” andava infatti cian-ciando alle ultime regionali lo stes-so Renzi per raccattare voti (pochi, 2 su 10 aventi diritto) per Mario Oliverio, l’attuale governatore ca-labrese del PD, il quale invece di criticare Renzi, almeno per salvar-si la faccia, gli dà manforte: “Ha

ragione Matteo Renzi: la Calabria non è il Veneto e sconta grossi ri-tardi anche per l’assenza colpevole di uno Stato che, soprattutto negli ultimi anni, ha progressivamente marginalizzato la nostra regione e l’intero Mezzogiorno’’.

E meno male che Oliverio ave-va promesso “una rivoluzione” e il “cambiamento” agli elettori cala-bresi! Se ne accorge solo ora del-lo “Stato assente” in Calabria? Lui che occupa poltrone locali e na-zionali dal 1980? Chi dovrebbe occuparsi dei calabresi poi se non il capo del governo ed il presiden-te della giunta regionale cioè Ren-zi ed Oliverio stessi?

La verità è che la Questio-ne meridionale è la vera questio-ne nazionale, affermazioni come questa lo dimostrano.

I problemi del Sud potranno ri-solversi definitivamente solo nel socialismo, nel frattempo biso-gna lottare senza tregua contro il nemico dei calabresi, del Meri-dione e di tutto il popolo italiano ovvero la classe dominante bor-ghese, spazzando via il governo Renzi e la giunta regionale (anco-ra da completare dal 23 novembre scorso) borghese, neofascista e fi-lomafiosa di Mario “palla palla” Oliverio!

Votando per il PMLI astenen-dosi nei 61 comuni calabresi chia-mati al voto il prossimo 31 maggio e creando le istituzioni rappresen-tative della masse fautrici del so-cialismo a carattere permanente: le Assemblee popolari e i Comita-ti popolari basati sulla democrazia diretta.

conteStazione al capoRione leghiSta in touR elettoRale

“Salvini razzista sei il primo della lista” gridano gli antifascisti a lecce

Partecipazione del PMLI �Dal corrispondente della Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di LecceLa presenza di Salvini il 10

maggio è strettamente connessa al supporto del candidato, “Noi con Salvini”, Mauro Giordano che parteciperà il 31 maggio alla tornata elettorale insieme all’a-spirante presidente della regio-ne Puglia Adriana Poli Bortone. Ad attendere il leader meneghi-no circa 200 manifestanti appar-tenenti alle più svariate associa-zioni, dal PMLI ai centri sociali, agli studenti ai gruppi di sini-stra che già dal primissimo po-meriggio si erano mobilitati con un combattivo presidio ma Sal-vini è rimasto blindato all’inter-no dell’hotel con circa 100 par-tecipanti, protetto dalle numerose “forze dell’ordine” in assetto an-

tisommossa. All’esterno la contestazione

esplodeva e si acuiva con cori antifascisti, striscioni e lanci di uova. Dall’interno il segretario federale della Lega esordiva con “Fuori c’è gente che non sa che le uova servono per fare le fritta-te... andassero a fare volontariato in un centro per anziani”. Il tut-to scandito da cori inneggianti al duce (duce... duce... duce!). Inu-tile l’attesa del presidio, Salvini non si è fatto assoutamente ve-dere, mentre si assisteva alla sfi-lata dei più loschi figuri legati al nuovo e al vecchio fascismo, sia in entrata che in uscita dal sud-detto hotel. Tutto questo innesta-va momenti di forte tensione nel presidio da cui partivano slogan e rabbia, la polizia avanzava ine-sorabilmente a pochi centimetri

dagli antifascisti pronti ad una in-giustificata carica senza senso se non quella di reprimere a-priori fisicamente ogni forma di dissen-so al fascismo dilagante.

Salvini il Salento non ti vuo-le! Avanti, avanti con forza fuori i fascisti dalle nostre città!

Per l’Italia unita, rossa e socia-lista! Coi Maestri vinceremo!

in difeSa di Stalindi Dario - Napoli

La storiografia borghese parla di uno Stalin antisemita, tale ac-cusa è del tutto falsa vediamo il perché. Lo stesso Stalin in un’in-tervista una domanda sull’antise-mitismo della Agenzia di Stampa Ebraica-Stati uniti risponde: “Lo sciovinismo nazionale e razziale è un residuo del costume misantropo caratteristico del periodo del can-nibalismo. L’antisemitismo, come una forma estrema di sciovinismo razziale, è la traccia più pericolosa del cannibalismo.

L’antisemitismo è vantaggio-so per gli sfruttatori è come un pa-rafulmine che devia i colpi mirati da parte dei lavoratori al capitali-smo. L’antisemitismo è pericoloso per i lavoratori come un percorso di falso che fa deviare dal percorso corretto e li porta nella giungla. I comunisti, pertanto, come interna-zionalisti conseguenti, sono i nemi-ci giurati e inconciliabili dell’anti-semitismo.

Nell’Unione Sovietica l’anti-semitismo è punito con la massi-

ma severità della legge come un fenomeno profondamente ostile al sistema sovietico. Secondo la leg-ge dell’URSS gli antisemiti attivi sono passibili della pena di morte”.

Il secondo punto: nel novem-bre 1944, di fronte all’avanza-ta dell’Armata Rossa Sovietica, Himmler dà ordine di cessare le esecuzioni nelle camere a gas e di demolirle assieme ai forni crema-tori, allo scopo di nascondere le prove del genocidio; i nazisti, tut-tavia, distrussero solo le camere e i forni di Birkenau, mentre quella di Auschwitz 1 fu adibita a rifugio “antibomba”. Sino a quel momen-to ad Auschwitz erano stati uccisi oltre 1 milione e centomila esseri umani.

In totale furono deportate ad Auschwitz più di 1 milione e 300.000 persone. 900.000 furono uccise subito al loro arrivo e altre 200.000 morirono a causa di ma-lattie, fame o furono uccise poco dopo il loro arrivo.

Il 27 gennaio 1945 il campo fu liberato dalle truppe sovietiche du-

rante la loro rapida avanzata inver-nale dalla Vistola all’Oder. Il pri-mo reparto che entrò nel campo faceva parte della LX Armata del generale Kurockin del 1° Fronte Ucraino del maresciallo Ivan Ko-nev. Furono trovati circa 7.000 pri-gionieri ancora in vita. Inoltre, fu-rono trovati migliaia di indumenti abbandonati, oggetti vari che pos-sedevano i prigionieri prima di en-trare nel campo e otto tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto.

Auschwitz non fu tuttavia il primo campo di sterminio a es-sere scoperto: in realtà i sovietici erano già arrivati precedentemen-te a liberare dei campi come quel-lo di Chełmno e quello di Bełżec ma questi, essendo di sterminio e non di concentramento, erano vere e proprie fabbriche di morte dove i deportati venivano immediatamen-te gasati, salvando solo poche uni-tà speciali.

È stata l’Armata Rossa di Stalin a liberare gli ebrei e gli altri popoli dalle torture nazifasciste.

votata la sfiducia al sindaco bonanno

a caltagirone �Dal corrispondente dell’Organizzazione di Caltagirone del PMLIEsce di scena Nicola Bonan-

no, l’ormai ex sindaco di Calta-girone. La seconda mozione di sfiducia al sindaco di “centro-destra” e alla sua giunta, presen-tata da 16 consiglieri comunali, è stata approvata nella notte tra il 21 e il 22 aprile con 20 voti favorevoli e 10 contrari dal con-siglio comunale di Caltagirone. Vani sono stati, dunque, i tenta-tivi del Nuovo Centro Destra di unirsi a Forza Italia per ricom-pattare la maggioranza attorno a Bonanno e salvare ancora una volta il suo mandato. Bonanno sostiene che i motivi per cui è stato fatto fuori siano di carat-tere morale, pensa di aver fatto politica in maniera “trasparente” e di essere stato scomodo. Si re-puta, comunque, orgoglioso di

ciò che ha fatto come sindaco. La valutazione che fa di se stes-so non può in ogni caso essere condivisa dalle masse popolari calatine, fortemente penalizzate dalle sue scelte politiche, specie per quanto riguarda il sistema scolastico e la vecchia questione del dissesto finanziario dichia-rato anni fa. Ma ciò che deve essere compreso dalle masse è che non si deve avere “sfiducia” solo verso la giunta di Bonanno, ma verso tutte le istituzioni bor-ghesi perché è chiaro che non sarà con un altro rappresentan-te della borghesia che il comu-ne si salverà e le masse popolari avranno condizioni di vita de-gne. Ciò che si deve fare è aste-nersi, dando il proprio voto al PMLI e al socialismo, alle pros-sime elezioni per contribuire a buttare giù questo marcio siste-ma capitalistico.

comunicato dell’oRganizzazione iSchitana del pmli

Sta nello sfascio di ischia il “perché” della giovane morta

in un incidente stradaleL’ultimo tragico inciden-

te che ha causato la morte del-la giovane Marianna Di Meglio, ha fatto dichiarare al sindaco fa-cente funzioni Carmine Barile, insieme al cordoglio dell’ammi-nistrazione: “Una giovane vita stroncata senza un perché”.

A che servono affermazioni del genere?

In assenza di un sindaco agli arresti, l’amministrazione d’I-schia è rimasta in piedi “per il bene del paese”! Ma quando verrà il momento di deliberare “per il bene del paese?”

Strade al buio per una illu-minazione inesistente o insuffi-ciente, segnaletica scolorita da

mesi se non addirittura cancel-lata, strade malridotte, divieti di sosta annullati per motivi clien-telari su arterie notevolmente trafficate, mancanza di controlli di velocità, un corpo di vigili ri-dotto ai minimi termini e insuf-ficiente a effettuare il servizio in un comune che, con un’assur-da delibera, è stato denominato “Città d’Ischia”: in questo tota-le sfascio, in questo tragico ab-bandono, in questa scellerata e gravissima incapacità di garan-tire la quotidiana vivibilità, c’è il vero “perché” della giovane vita stroncata.

L’Organizzazione isola d’I-schia del PMLI, nell’esprime-

re il suo cordoglio per l’assurda morte della povera Marianna, ritiene sia giunto il momento di dire basta ad un immobilismo amministrativo che sta diven-tando sempre più pericoloso e dannoso per le vite umane e per il territorio; vede nella prossi-ma tornata elettorale regionale la più immediata occasione per condannare questo criminale modo di fare politica, attraverso l’astensione (disertando le urne, annullando la scheda o votando scheda bianca).

L’Organizzazione isola d’Ischia del PMLI

10 maggio 2015

Lecce, 10 maggio 2015. La contestazione a Salvini

Richiedete l’opuscolon. 15 di Giovanni Scuderi

Le richieste vanno indirizzate a: [email protected]

PMLIvia A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055 5123164

14 il bolscevico / cronache locali N. 21 - 28 maggio 2015

Per nutrire il cervello il miglior cibo lo offrono il

PMLI e “Il Bolscevico”Cari compagni,di tanto in tanto mi viene a tro-

vare a casa un cugino più giovane del sottoscritto. La cosa mi fa pia-cere anche se la sua posizione po-litica è da revisionista incallito. Ed è ovvio che le nostre discussioni sono sempre di carattere politico.

Egli mi fa rilevare che le mie idee politiche sono fuori dal tempo di oggi giacché ormai le ideologie sono morte e soprattutto il comu-nismo marxista-leninista. Perciò la mia posizione o idea politica in quel senso, cioè in difesa del mar-xismo-leninismo è superata per-ché i tempi ossia la società sono cambiate. Quindi a suo dire: “solo dei pazzi non cambiano idea!”. E dunque io sarei considerato tale. “Perché il loro cervello non riceve più messaggi, cioè non recepisco-no niente rimanendo alieni agli eventi e al divenire che tutti noi ci aspettiamo”.

Dunque secondo questo “sac-cente” cugino tutti quelli che oggi accettano e condividono la me-

todologia marxista-leninista dei grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Le-nin, Stalin e Mao hanno il cervello obliante, quindi anche il mio cer-vello è sbarrato al progredire della scienza e soprattutto della politica di oggi.

Io invece ho risposto a lui e a tutti quei benpensanti, che i cer-velli di tutti quei pionieri che porta-no avanti la politica rivoluzionaria del maestoso e del grande PMLI sono dei cervelloni svegli e attivi che condurranno sicuramente gli sfruttati verso un nuovo mondo che sarà il vero comunismo, cioè il marxismo-leninismo senza ombra di dubbio.

Prima di salutarmi il mio “affet-tuoso” cugino mi ha chiesto dove compro il cibo per nutrire il mio cervello. Ed io gli ho chiarito: l’u-nico ipermercato che produce cibo genuino si chiama PMLI dove trovi il miglior cibo in senso assoluto: “Il Bolscevico”.

Come sempre saluti marxisti-leninisti.

Rino La Rosa, simpatizzante del PMLI - Catania

Il documento del PMLI.Toscana argomenta

bene la battaglia astensionista del PMLI

Leggendo attentamente il vo-lantino sull’astensionismo del PMLI.Toscana si nota subito l’im-pronta marxista-leninista sulla battaglia che dev’essere fatta nel momento in cui lo Stato catto-borghese indìce per le varie vo-tazioni ovviamente per continuare a spartirsi il potere politico econo-mico che opprime il proletariato e le larghe masse popolari. È un volantino profondamente chiaro nella forma e nei contenuti che argomentano e danno forza al sostegno oggettivo dell’asten-sionismo. Non un astensionismo qualsiasi o di tipo anarcoide ma un vero astensionismo con preci-se rivendicazioni programmatiche come ad esempio: “Lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e lavoratori”.

Chi legge non può non capire quale sia il vero contenuto del di-scorso. Soltanto l’ottusità o la non cosciente riflessione porta a non

notare la grande frode che lo Stato capitalista del neoduce Berlusconi e del suo figlio Renzi attuano sulle masse popolari.

Mi soffermo ancora su un’altra rivendicazione marxista-leninista, quella sulla salute che dice: “Di-ritto alla salute gratuita universal-mente per tutti”. Chiarissima la rivendicazione che ogni persona dev’essere curata da un sistema sanitario universalmente gratuito punto questo che tocca tutti per-ché la salute non è una merce né una fonte di speculazione per far quattrini e comprarsi rolex, auto, cani, ville, ecc.

L’astensionismo è la vera lotta per il socialismo contro la prepo-tenza del capitale e di uno stuolo di pescecani che non fa altro che approfittarsi delle masse popolari.

Chiudo con una delle frasi del glorioso compagno Stalin in “Principi del Leninismo” che ci fa meglio comprendere l’astensioni-smo: “Nella lotta contro questa onnipotenza, i metodi abituali della classe operaia, sindacati, cooperative, partiti parlamenta-ri e lotta parlamentare si sono rivelati assolutamente insuffi-cienti”. È da notare l’aggettivo

“assolutamente insufficienti” sen-za ombra di dubbio.

Gloria eterna ai Maestri!Saluti comunisti.

Maurizio – Figline V.arno (Firenze)

Apprezzo il sito del PMLI e gli articoli de “Il

Bolscevico” Cari compagni del PMLI,ho conosciuto il PMLI su Wiki-

pedia, ho visitato il vostro il sito ed è molto bello e istruttivo. Mi piace molto la sezione “Sulla storia del socialismo in URSS” e anche molti articoli del vostro giornale mi piac-ciono.

Ho letto il vostro articolo sull’I-talicum. L’ho apprezzato molto, sopratutto nella denuncia di tra-sformazione del ruolo del primo ministro che, di fatto, diventa un cancelliere e sul conflitto tra rap-presentatività e governabilità che, nella soluzione renziana, vede il prevalere di quest’ultima. For-se, occorrerebbe approfondire il ruolo di Mattarella come garante dell’inamovibilità di Renzi di fronte all’Europa e ai poteri finanziari.

Saluti marxisti-leninisti.Dario - Napoli

Voglio mantenere il contatto rosso vivo

col PMLICari compagni,innanzitutto buon Primo Mag-

gio che per me è passato tra un di-scorso fatto inneggiando alla lotta di classe ai militanti della CGT ed il mio luogo di lavoro. Dulcis in fun-do la lettura sul sito del PMLI delle citazioni rivoluzionarie dei Maestri nonché l’ottimo articolo sul Primo Maggio rosso e proletario.

In questi mesi ho continuato le mie letture, sopratutto gli opuscoli che mi avete inviato, principal-mente quello sul fronte unito che mi serve come punto di riferimento

per la mia modesta azione politica volta sempre alla diffusione dell’i-deologia del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che ogni giorno che passa diventa sempre più attuale.

Vi seguo sempre e rimanete il mio punto di riferimento. Vorrei contribuire come promesso con un piccolo gesto finanziario. Man-teniamo il contatto rosso vivo!

Scrivo mentre proprio oggi si festeggia la nascita del grande Maestro Karl Marx. Non sono lon-tano da Treviri, porterò un fiore rosso da parte dei veri continuatori del suo pensiero!

Un saluto rossissimo e marxi-sta-leninista.

Con Marx/Engels/Lenin/Stalin/Mao! Per sempre!

Con i Maestri vinceremo!Marcello - Francia

Renzi è un agente del capitalismo

Grazie compagni,il governo Renzi è peggio di

quelli di Berlusconi, infatti quest’ul-timo agiva soprattutto per i suoi interessi diciamo penali ed eco-nomici, invece Renzi agisce allo scopo di accrescere il dominio del capitalismo sul lavoro salariato e sull’intera società. Berlusconi era un bandito spinto al governo da ignoranti e da ladri, Renzi è un agente del capitalismo.

Il fotomontaggio realizzato dal PMLI è bello davvero, ma Craxi, Berlusconi e Renzi non sono per-sonaggi da tragedia come Musso-lini: sono da commedia. Capisco la retorica politica, ma anche la storia conta.

Quanto al governatore della Toscana Enrico Rossi, è un ver-me, diciamolo. Se posso introdur-re un argomento frivolo, egli è un misto di superbia e impaccio di ambizione personale sconfinata.

Cari saluti.Nicola Spinosi - Firenze

Cuba torna all’ovile dell’imperialismodi Eugen Galasso

L’isola-Stato delle Grandi Antille che si chiama Cuba è al centro di grandi polemiche e no-vità. Ultima colonia spagnola a liberarsi dalla “Madre patria”, nel 1898, Cuba rientrava pienamen-te nell’orbita degli USA, tanto che la base militare di Guantanamo esiste fin dal 1903, seguendo la direttiva del presidente James Monroe per cui “l’America latina è il nostro cortile di casa”; inge-renze militari, ma anche politico-economiche, quelle degli States, culminate nell’appoggio al cau-dillo Fulgencio Batista, presiden-te dapprima dal 1940 al 1944 e poi dal 1952 al 1959, quando di-venne un dittatore asservito agli USA (durante il primo mandato era stato, timidamente, un pro-gressista).

Fidel Castro, che già nel 1953 aveva dato l’assalto alla caser-ma Moncada, finendo in carce-re, riuscì a scalzare Batista nel 1959; dapprima democratico borghese, è solo qualche anno dopo l’arrivo al potere, che Ca-stro si appoggia all’URSS de-finendosi “comunista” e “mar-xista”. Nel 1961 ci fu il tentato golpe di “profughi” cubani della “Baia dei Porci” e poi nel 1962 la “crisi dei missili”, con il rischio di guerra nucleare mondiale.

Nel 1972 Cuba entra nell’or-

bita “sovietica” anche formal-mente, aderendo al Comecon, sorta di comunità economica e più ancora commerciale dei Paesi dell’Est, revisionisti, che favoriva soprattutto l’URSS so-cialimperialista. Mai ben chiarito il rapporto con Ernesto “Che” Guevara, medico argentino con velleità “ribelli”, senz’altro non era così conflittuale come certu-ni (per esempio Saverio Tutino) tendono a rappresentarlo. Gene-ralizzando molto, potremmo dire che Castro era “uomo di Stato”, Guevara l’eterno ribelle-non il “ri-voluzionario”. Quando Castro di-ce-scrive che Guevara “sentiva” la causa del Vietnam, della Boli-via, dell’Africa, ciò è certamente rivelatore: emozioni, sentimenti, al posto di una considerazione razionale, dialettica nel senso del marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao.

Il “Che” è diventato un vago mito ribellista diffuso tra le clas-si borghesi più che proletarie, quasi un personaggio romantico, perfettamente funzionale (anche commercialmente) alla borghe-sia. Come ha detto e scritto be-nissimo il compagno Segretario generale del PMLI Giovanni Scu-deri, “Nelle teorizzazioni di Gue-vara c’è poco posto per la clas-se operaia e per il partito della classe operaia. Le sue attenzioni

maggiori sono tutte rivolte all’uo-mo (“el hombre nuevo”, “l’uomo nuovo”, mito idealista non privo di risvolti pericolosi, che in Gue-vara ricorre sempre, nda).

Come il papa e gli ideologi borghesi, egli incentra il suo di-scorso sull’uomo in generale, non curandosi della sua origi-ne e collocazione di classe” (G. Scuderi, “Dove porta la bandiera di Guevara”, Firenze, Commis-sione per il lavoro di stampa e propaganda del PMLI, 1996, p.23).

Al di là di alcuni indubbi, ma molto relativi, vantaggi della so-cietà cubana, con un sistema sanitario gratuito (non con ticket ecc.) di alta qualità, la stessa è impregnata, anche dopo la ca-duta dell’URSS e dei Paesi del “blocco orientale” di quel revisio-nismo burocratico che ha portato quei Paesi al crollo, tra il 1989 e il 1991. Da allora, Cuba stringe disperatamente accordi con chi può, soprattutto Russia, la Cina iper-revisionista, Venezuela ecc., ma non trascura i rapporti con la Chiesa cattolica (disgelo dalla “storica visita” di Giovanni Paolo II fino al ristabilimento dei rapporti diplomatici dall’ottobre e poi più compiutamente dal di-cembre dello scorso anno, ma lo stesso avviene con gli USA, fino alla dichiarazione di Raùl Ca-

stro: “Hay que apoyar Obama, es un hombre honesto” (“Biso-gna dar fiducia a Obama, è un uomo onesto”), in occasione del recente summit interamericano (Cumbre de las Americas), osan-nata da tutti i giornali borghesi - “progressisti”, da “Repubblica” a “Le Monde” alla “Faz” a “El Paìs” come “fine della guerra fredda”, trascurando “tranquillamente” la scarsa dissociazione del presi-dente USA (mulatto) dalle vio-lenze razziste dei poliziotti bian-chi verso le persone di colore e il perseguimento dell’imperialismo USA sotto la presidenza Obama, in Medio Oriente, in America La-tina e non solo.

Proprio perché nessun mar-xista-leninista può auspicare un ulteriore golpe USA in America Latina, dopo tutti quelli avvenu-ti nel Novecento ma anche nei quasi 3 lustri del nuovo millen-nio, quello riuscito in Honduras contro Zelaya, quelli tentati in Venezuela contro Chavez e poi Maduro, in Ecuador contro Correa e in forma strisciante in Argentina contro la “peronista di sinistra” Cristina Fernandez Kirchner, non si può non rilevare come le ambiguità revisioniste e trotzkiste di questi governi (con in testa Cuba, padre-madre di tutti questi governi) abbiano in realtà in qualche modo spesso favorito i “golpe” sopra nominati.

Rimini

GLI AnTIfAsCIsTI IMPedIsCono A foRzA nuoVA

dI sfILARe dAVAnTI AL MonuMenTo AI PARTIGIAnI

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di RiminiLa Cellula “Stalin” di Rimini

del PMLI ha partecipato sabato 16 maggio al presidio organizza-to dall’ANPI e dalle forza antifa-sciste in piazza Tre Martiri contro Forza Nuova che per l’ennesima volta voleva sfilare in corteo da-vanti al monumento ai tre parti-giani impiccati dai nazifascisti.

Un centinaio di poliziotti e ca-rabinieri in assetto antisommos-

sa hanno invitato i manifestanti ad andare in un’altra piazza, ma essi si sono rifiutati e hanno in-tonato “Bella Ciao”. C’è stato un po’ di tensione ma poi, dopo l’intervento del sindaco Gnassi, il corteo dei quattro balodri squa-dristi è stato deviato su un’altra piazza.

Il nostro compito è stato rag-giunto impedendo a costoro di sfilare davanti al monumento ai partigiani.

ASTENSIONISTI DI SINISTRA, FAUTORI DEL SOCIALISMO, SOTTOSCRIVETE PER IL PMLI

Il PMLI sta impegnandosi al massimo per sostenere la campagna elettorale astensionista. Si sta svenando economicamente per far giungere la sua voce anticapitalista, contro il regime neo-fascista e il governo Renzi, per l’Italia unita,

rossa e socialista a un maggior numero possibile di elettrici e di elettori. I militanti e i sim-patizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello a tutte le astensioniste e agli astensionisti di sinistra e ai sinceri fautori del socialismo, indipendentemente se voteranno i loro attuali partiti, per aiutarlo economicamente, anche con piccoli contributi da uno a 5 euro. Nel supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Compagne e compagni astensionisti di sinistra e fautori del socialismo, aiutateci anche economicamente per combattere le illusioni elettorali, parlamentari, riformiste e governative e per creare una coscienza, una mentalità, una mobilitazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di istituire il socialismo e il potere del proletariato.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i contributi al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale, intestato a: PMLI - Via A. Del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Ogni euro dato per la campagna elettorale astensionista del PMLI è un euro dato per la vittoria del proletariato sulla borghesia e sulle sue istituzioni, del socialismo sul capitalismo, del marxismo-leninismo-pensiero di Mao sul riformismo e sul revisionismo, del PMLI sui falsi partiti comunisti. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

www.pmli.it

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Perché le regioni e i comuni

siano governati dal popolo

e al servizio del popolo

ci vuole il socialismo

ASTIENITI

CREIAMO LE ISTITUZIONI

RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE

FAUTRICI DEL SOCIALISMO

NON VOTAREI PARTITI

BORGHESI AL

SERVIZIO DEL

CAPITALISMO

Delegittimiamo

le istituzioni

rappresentative

borghesi

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BORGHESI AL

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“Colpiti” i simboli legati all’expo milanese

“Street parade No expo” a BologNa

�Dal nostro corrispondente dell’Emilia-RomagnaVenerdì 24 aprile si è svolta

a Bologna la “Street parade No Expo” organizzata da diversi cen-tri sociali e collettivi tra i quali Tpo, Làbas, Hobo, Cso Terzo Piano.

Un corteo di oltre un migliaio di studenti, precari, occupanti di case e giovani è partito da Piazza Verdi con alla testa lo striscione “Bologna No Expo”, attraversan-do e bloccando i viali e le strade del centro, colpendo vari obiettivi legati all’Expo: dall’ufficio stage e tirocini dell’Unibo (azienda con-venzionata con Expo) alla fabbri-ca tossica dell’Hera. Dalla Coop (sulle vetrine è stata tracciata la scritta “Coop=Mafia” a McDo-nald’s, partner dell’Expo (buttan-

do letame all’interno) e l’infopoint di Expo, transitando accanto alla Montagnola, sede della festa dell’Unità presidiata dalle “forze dell’ordine”. La parade si è con-clusa con una grande festa e fuochi d’artificio facendo ritorno in piazza Verdi.

Nel documento diffuso duran-te la manifestazione si leggeva tra l’altro “Da Bologna a Mila-no: io non lavoro gratis! Manca una settimana all’inizio di Expo, il grande evento delle illusio-ni e delle promesse, il grande business della speculazione e della rendita, la grande truffa delle cooperative corrotte e del camouflagge, il grande sfrutta-mento del lavoro gratuito e di una generazione precaria... La

logica dell’Expo è nei covi del lavoro gratuito e precario, dalla Manpower all’università. È nelle sedi di cooperative e istituzioni politiche, che ingrassano i propri profitti sulla pelle di noi tutti. È nelle opere inutili dei palazzinari, che sottraggono gli spazi comuni della città per regalarli alla ren-dita. È nelle multinazionali dell’a-limentazione, fast e slow, della merce-bio e nella merce-spaz-zatura, dove la qualità della vita di lavoratori e consumatori con le tasche vuote viene continuamen-te attaccata. È nel governo Renzi e nel suo PD, paladino e artefice del modello del Grande Evento Truffa, delle Grandi Opere che devastano i territori e del Jobs Act dello sfruttamento”.

N. 21 - 28 maggio 2015 esteri / il bolscevico 15

Lo Stato iSLamico conquiSta Ramadi in iRaq

Gli Usa violano la sovranità della Siria per uccidere un leader dell’IsLo Stato islamico (Is) annuncia-

va il 17 maggio la conquista della città irachena di Ramadi, capoluo-go della provincia di Anbar, circa 100 chilometri a ovest della capi-tale Baghdad, dopo diversi giorni di combattimento. Sullo slancio della presa della città, le formazioni dell’Is conquistavano anche le vici-ne cittadine di Baghdadi e Karmah.

La conquista della città era confermata in un video dal titolo, “Lo Stato islamico ha liberato Ra-madi”, diffuso in rete il 18 maggio

dall’agenzia di informazione dell’Is Aamaq nel quale è contenuto un audio messaggio del leader Abu Bakr al-Baghdadi che annunciava “dopo Ramadi, libereremo Bagh-dad e Kerbala”, la capitale irachena e la città santa degli sciiti.

La perdita di Ramadi rappresen-ta la peggiore sconfitta militare del governo fantoccio iracheno di Hai-der al-Abadi dall’inizio dell’offensi-va dei miliziani dello Stato islamico nella scorsa estate. Di recente, grazie al contributo delle milizie sci-

ite, l’esercito governativo aveva ri-preso la città di Tikrit, sempre nella regione di Anbar, che avrebbe do-vuto essere il trampolino di lancio verso la riconquista di Mosul. Con la sconfitta di Ramadi non solo si azzerano i recenti successi del go-verno di Baghdad ma per le forze dell’Is si potrebbe aprire la strada per attaccare la capitale Baghdad.

Il Pentagono ammetteva la caduta di Ramadi ma non se ne preoccupava più di tanto. La Casa Bianca era impegnata a sbandie-

rare il successo del raid nella Siria orientale da parte di forze speciali Usa elitrasportate del 15 maggio che aveva portato all’uccisione di uno dei capi dello Stato Islamico, Abu Sayyaf, responsabile dell’Is per gli affari collegati al petrolio.

L’operazione era stata condot-ta sulla base di un ordine impartito direttamente dal presidente Barack Obama e, secondo il portavoce del-la Casa Bianca, era stata condotta nel quadro delle leggi internazio-nali: il via libera era arrivato dopo

l’unanime consenso del team per la sicurezza nazionale del presi-dente e col consenso del governo di Baghdad. Quelle osservate da Washington sono delle leggi inter-nazionali alquanto singolari, sono leggi imperialiste che hanno violato la sovranità della Siria.

Un atto deliberato che la por-tavoce del Consiglio per la Sicu-rezza Nazionale istituito presso la Casa Bianca, Bernadette Meehan, ha confermato sottolineando anzi che “abbiamo avvertito il regime di

Bashar al-Assad di non interferire con le iniziative in atto da parte no-stra contro lo Stato Islamico all’in-terno del territorio siriano, poiché quel regime non può essere nostro alleato nella lotta” contro l’Is. Di fatto l’esercito governativo siriano e le forze americane lo sono, uno dei paradossi della crisi regionale, e l’imperialismo americano si com-porta in Siria da padrone di casa contro le postazioni dell’Is, come se il regime di Assad non esistesse più.

Il socIalImperIalIsmo cInese espande Il suo spazIo commercIale a spese dell’ImperIalIsmo amerIcano

cina e pakistan aprono un “corridoio economico” Pechino cerca lo sbocco sul mar Arabico, collegando lo Xinjang a Gwadar

Il presidente cinese Xi Jinping nel corso della sua visita a Islama-bad del 21 aprile scorso ha firma-to col primo ministro pachistano Nawaz Sharif un pacchetto di 51 accordi per progetti che apriranno un “corridoio economico” tra i due paesi, un corridoio commerciale importante per Pechino impegnata nella costruzione della cosiddetta nuova “Via della seta” terrestre e marittima. Con questi accordi il so-cialimperialismo cinese rafforza gli scambi economici col Pakistan e contemporaneamente espande il suo spazio commerciale a spese del principale concorrente, l’impe-rialismo americano, aprendosi uno sbocco sul Mar Arabico e garan-tendosi una via più diretta verso Europa, Africa e Medio Oriente.

Quanto l’accordo con Islama-bad sia importante per la Cina lo di-

mostra il cospicuo pacchetto di ben 46 miliardi di dollari in investimenti che Xi ha messo sul tavolo dell’al-leato asiatico, 34 miliardi in progetti energetici, 12 in infrastrutture.

Il grosso degli investimenti sarà dedicato alla realizzazione del cosiddetto “corridoio economico Cina-Pakistan” (Cpec) lungo 3 mila chilometri, un progetto che consi-ste nella costruzione di strade, fer-rovie, gasdotti e oleodotti che colle-gheranno il porto pakistano sul Mar Arabico di Gwadar, nella provincia del Baluchistan al confine con Af-ghanistan e Iran, con Kashgar, nella regione nel nord ovest cinese dello Xinjiang.

Il Cpec ha un ruolo importante per Pechino nella “Via della seta” perché oltre a velocizzare il pas-saggio delle merci cinesi verso i mercati europei e africani, serve ad abbreviare il percorso dei rifor-nimenti energetici che dal Medio Oriente prendono la via della Cina; una volta completato permetterà ai commerci e rifornimenti cinesi di non passare soltanto dallo Stretto di Malacca, tra Malaysia e Indone-sia, e il Mar Giallo, lungo le vie ma-rittime al centro di recenti contese per il loro controllo tra Pechino e paesi vicini.

Il progetto era stato lanciato nel maggio 2013 in occasione di una visita del premier cinese Li Keqiang in Pakistan ma è già da più di dieci anni che i due paesi lavorano assieme per sviluppare lo scalo container di Gwadar. La mul-

tinazionale cinese China Overseas Port Holding Company, presente fin dall’inizio nello sviluppo dello scalo otteneva proprio nel 2013 un appalto quarantennale per la ge-stione del porto; un progetto simile a quello messo in piedi al Pireo in Grecia, la porta di arrivo della via marittima in Europa. Una parte del nuovo scalo è stata formalmente inaugurata a fine aprile; l’attenzio-ne sarà puntata da ora sulla via terrestre verso il Nord e la Cina. Il porto di Gwadar diventerà un nodo fondamentale per Pechino, quel-lo dove convergono la “Via della Seta” terrestre e marittima.

Nel sostanzioso pacchetto di accordi firmati da Xi e Sharif c’è an-che quello del progetto della diga di Karot nel nord del Pakistan, vicino a Rawalpindi, che dovrebbe essere completata entro sei anni. Nella co-struzione della diga è impegnata la China Three Gorges Corp, il gigan-te cinese che ha costruito la diga più grande del mondo, e che nel paese ha progetti di costruzioni a lungo termine di centrali idroelet-triche, eoliche e solari dalla capaci-tà totale di oltre 2mila MW e per un valore di 5,5 miliardi di dollari.

Tra l’altro il 2015 è stato de-signato “anno degli scambi ami-chevoli Cina-Pakistan” con l’inter-scambio tra le due economie cre-sciuto fino a 16 miliardi di dollari nel 2014 dai quattro del 2007.

Ma tra Pechino e Islamabad non sono in ballo solo le questio-ni economiche. Durante la visita

Xi e Sharif hanno portato avanti la discussione in via di finalizzazione di un accordo per la vendita al Pa-kistan di otto sottomarini cinesi, un contratto del valore tra i quattro e i cinque miliardi di dollari. I mezzi navali che potebbero avere la loro base nel nuovo porto di Gwadar sono un aiuto di Pechino al poten-ziamento militare dell’alleato asiati-

co in funzione anti-indiana.La Cina è già tra i principali for-

nitori di armi ed equipaggiamenti militari del Pakistan e ha promesso anche sostegno a Islamabad nel-le operazioni contro le formazioni talebane lungo il confine con l’Af-ghanistan. In quelle regioni dove al momento spadroneggiano, e pro-vocano numerose vittime anche

tra i civili, gli aerei senza pilota, i droni di Obama, con una crescente opposizione della popolazione. In futuro, con la costruzione completa del “corridoio economico” e dello strategico porto di Gwadar, il socia-limperialismo cinese avrà una ra-gione in più anche per interessarsi direttamente alla stabilizzazione del vicino Afghanistan.

un nuovo inganno dell’imbroglione leader cubano

Per Fidel Castro le superpotenze imperialiste cinese e russa costituiscono uno “scudo poderoso per la pace e la sicurezza mondiale”

Il leader cubano Fidel Castro, in occasione della commemorazione del 70º anniversario della fine della seconda guerra mondiale ha volu-to esprimere la sua ammirazione per l’eroico popolo sovietico, pro-tagonista determinante della scon-fitta del nazifascismo. Ma lo ha fatto spargendo un nuovo inganno che lo conferma quale imbroglione revisionista.

Il messaggio è titolato “Il nostro diritto di essere Marxisti-Leninisti” che già è un programma per uno che non lo è mai stato e inizia con un omaggio a Lenin definito “un geniale stratega rivoluzionario che non dubitò nell’assumere le idee di Marx e diffonderle in un pae-se immenso e solo in parte indu-strializzato, il cui partito proletario divenne il più radicale e audace del pianeta”. Ma si guarda bene dall’omaggiare Stalin che pure fu il leggendario condottiero del Par-tito, dello Stato e del popolo so-

vietico artefice della sconfitta del nazismo.

E la sua vera natura riemer-geva quando affermava che “le nazioni posero le loro speranze nell’Organizzazione delle Nazio-ni Unite, che si sforza di creare una cooperazione che ponga fine all’aggressioni e alle guerre (sic!)” e poi tornava a sguazzare nel revisionismo fino a arrivare a sostenere che “oggi è possibile la solida alleanza tra i popoli della Federazione Russa e lo stato con la più rapida crescita economica del mondo: la Repubblica Popola-re della Cina. I due paesi, con la loro stretta cooperazione, la loro scienza avanzata, i loro poderosi eserciti e i loro coraggiosi soldati, costruiscono uno scudo poderoso per la pace e la sicurezza mondia-le, per far sì che la vita della no-stra specie si possa preservare”. Si fosse riferito all’Unione sovieti-ca di Stalin e alla Cina di Mao gli

avremmo dato ragione ma Fidel parla della Russia di Putin e della Cina di Xi, degli attuali eredi del-le cricche revisioniste che hanno da tempo cambiato colore ai due paesi, le hanno trasformate in due superpotenze imperialiste.

D’altra parte Fidel è stato fe-dele servo e alleato degliallora socialismperialisti sovietici nelle cui mani aveva messo l’economia del paese e ai quali aveva forni-to manodopera per le ingerenze nelle lotte di liberazione financo in Africa.

“I 27 milioni di sovietici che sono morti nella Grande Guerra Patria lo hanno fatto anche loro per l’umanità e per il diritto di pen-sare e di essere socialisti, essere marxisti-leninisti, essere comunisti e uscire dalla preistoria” conclu-deva in maniera confusionaria il suo messaggio l’imbroglione Fidel, fermo, lui si, alla preistoria revisio-nista.

In rivolta gli ecologisti

obama autorIzza le trIvellazIonI dell’artIcoCentinaia di manifestanti in kayak protestano nel porto di Seattle

Per protestare contro la ripre-sa delle trivellazioni petrolifere in Alaska, centinaia di ambientalisti a bordo di kayak hanno circondato il 17 maggio l’enorme barca-pontone che trasportava la piattaforma pe-trolifera Polar Pioner della Royal-Dutch Shell formando una catena umana nella baia di Elliott Bay, il porto Seattle.

L’originale protesta degli eco-logisti era la prima di una serie di manifestazioini annunciata sia a terra che nel porto della città che la società petrolifera intende usare come base logistica delle operazio-ni più a nord, nel mare di Chiucki a largo delle coste orientali dell’Ala-ska in pieno Artico.

L’arrivo della piattaforma a Se-attle era stato preannunciato dopo che pochi giorni prima l’ufficio go-vernativo americano Bureau of Ocean Energy Management aveva dato il via libera alla ripresa delle prospezioni petrolifere all’estremo nord del continente, interrotte nel 2012 in seguito a vari incidenti negli impianti della Shell.

A dispetto di una consistente mobilitazione negli anni passati degli ecologisti americani contrari alle trivellazioni e all’estrazione del petrolio in una zona dal delicato equilibrio ambientale, già in parte compromesso dallo scioglimento dei ghiacci, e nonostante le ripetu-te promesse della Casa Bianca a favore dell’ambiente, Barack Oba-ma si è schierato con i giganti del petrolio e ha permesso alla compa-gnia petrolifera di ricominciare già dalla prossima estate una serie di trivellazioni per costruire 6 pozzi nel mare di Chiucki, in una zona di circa 70 miglia al largo delle coste.

Il mare di Chiucki si trova a metà tra la Siberia e l’Alaska, a Nord dello stretto di Bering, e prende il nome da una popolazione autocto-na che viveva di pesca e di caccia sul versante americano. Le tem-perature sono molto rigide e le ac-que sono ghiacciate per otto mesi all’anno; negli altri quattro sono battute da onde che superano i 15 metri di altezza. Sono zone dove vivono balene, trichechi e orsi bian-

chi. La ricchezza che fa gola alle multinazionali petrolifere si trova nel fondale marino che secondo i geologi conterrebbe 15 miliardi di barili di petrolio. Un tesoro che ha fatto gola soprattuto alla Shell che già nel 2009 aveva chiesto il via li-bera al governo per dare il via alle trivellazioni esplorative; via libera che era arrivato nell’estate del 2011 con le prime esplorazioni nelle quali ha investito 6 miliardi di dollari. Le attività si erano bloccate già l’anno

successivo, nel 2012, a seguito di vari incidenti negli impianti della Shell e delle denunce e mobilitazio-ni degli ecologisti.

“La Shell ha una storia costellata di malfunzionamenti proprio nell’Ar-tico, mentre gli scienziati intanto concordano ormai sul fatto che il petrolio in quella zona deve restare nel sottosuolo se vogliamo evitare catastrofici cambiamenti climatici”, denunciava Greenpeace che so-steneva le proteste di Seattle.

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

25

7

MAGGIOanpac - Sciopero di 24 ore del personale navigante

(piloti e assistenti di volo) gruppo alitalia

cobaS - manifestazione nazionale contro la “buona Scuola” del governo

GIUGNO

Seattle 17 maggio 2015. La manifestazione contro le trivellazioni nell’Artico

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

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e al servizio del popolo ci vuole il socialismo

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