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Fondato il 15 dicembre 1969 Settimanale - Nuova serie - Anno XLIII N. 33 - 26 settembre 2019 MILITANTE COMMEMORAZIONE DI MAO. MONICA MARTENGHI, APPLAUDITISSIMA, ESORTA I MILITANTI ED I SIMPATIZZANTI DEL PMLI A CREDERE FERMAMENTE ALLA MISSIONE DEL PMLI E OPERARE DI CONSEGUENZA Chiavacci illustra la linea di Mao e del PMLI sul fronte unito e invita le forze di sinistra anticapitaliste ad unirsi contro il governo trasformista liberale Conte, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato Molto applauditi gli interventi delle istanze di base del PMLI e dei simpatizzanti del Partito, tra i quali un giovane marxista-leninista americano SCUDERI, IN TRIBUNA, ACCANTO A CHIAVACCI, APPENA QUESTI HA CONCLUSO IL DISCORSO, HA DETTO: “UN AVVENIMENTO STORICO! MAO AVEVA PERFETTAMENTE RAGIONE, IN ULTIMA ANALISI SONO I GIOVANI CHE SPINGONO IN AVANTI IL MONDO” Firenze, 15 Settembre 2019. Una veduta parziale della sala della Commemorazione di Mao nel 43° Anniversario della scomparsa, mentre parla Enrico Chiavacci PAGG. 10-11 SPECIALE COMMEMORAZIONE DI MAO Discorso di Enrico Chiavacci, a nome del CC del PMLI, per il 43° Anniversario della scomparsa di Mao MAO IL FRONTE UNITO E LA LOTTA PER IL SOCIALISMO

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Fondato il 15 dicembre 1969 Settimanale - Nuova serie - Anno XLIII N. 33 - 26 settembre 2019

Militante CoMMeMorazione di Mao. MoniCa Martenghi, applauditissiMa, esorta i Militanti ed i siMpatizzanti del pMli a Credere ferMaMente alla Missione del pMli e operare di Conseguenza

Chiavacci illustra la linea di Mao e del pMli sul fronte unito e invita le forze di sinistra anticapitaliste ad unirsi contro

il governo trasformista liberale Conte, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato

Molto applauditi gli interventi delle istanze di base del PMLI e dei simpatizzanti del Partito, tra i quali un giovane marxista-leninista americano

ScuderI, In trIbuna, accanto a chIavaccI, aPPena queStI ha concLuSo IL dIScorSo, ha detto: “un avvenIMento StorIco! Mao aveva PerfettaMente ragIone, In uLtIMa anaLISI Sono I gIovanI che SPIngono In avantI IL Mondo”

Firenze, 15 Settembre 2019. Una veduta parziale della sala della Commemorazione di Mao nel 43° Anniversario della scomparsa, mentre parla Enrico Chiavacci

pagg. 10-11

Speciale commemorazione di mao

discorso di enrico Chiavacci, a nome del CC del pMli, per il 43° anniversario della scomparsa di Mao

mao il FronTe UniTo e la

loTTa per il SocialiSmo

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2 il bolscevico N. 33 - 26 settembre 2019

Discorso di Enrico Chiavacci, a nome del CC del PMLI, per il 43° Anniversario della scomparsa di Mao

MAO IL FRONTE UNITO E LA

LOTTA PER IL SOCIALISMOCompagne e compagni,

amiche e amici,è una grande gioia trovar-

ci qui oggi riuniti su invito del Comitato centrale del PMLI, a nome del quale mi ono-ro di parlare, per commemo-rare Mao e per dare battaglia alla classe dominante borghe-se attualmente rappresentata dal governo trasformista libera-le Conte, al servizio del regime capitalista e neofascista.

Da quando è scomparso, il 9 Settembre 1976, per ben

43 volte, compresa l’attuale, ci siamo riuniti nel ricordo di Mao.

Nella prima di queste com-memorazioni, il 9 ottobre del 1976, a trenta giorni dalla sua morte, il compagno Giovan-ni Scuderi, allora Segretario dell’Organizzazione Comuni-sta Bolscevica Italiana Marxi-sta-Leninista che il 9 Aprile del 1977 diede vita al PMLI, disse: “La scomparsa del presidente Mao ci ha storditi, ma noi dob-biamo superare questo stordi-mento ed andare avanti con la

stessa fede e la stessa decisio-ne di prima stringendoci ancor di più l’uno a l’altro, per tentare di fare tutti insieme quello che prima faceva lui da solo”.(1)

L’abbiamo fatto sempre con l’obiettivo di tenerne viva la memoria, ma soprattutto per studiare e per riflettere sul suo pensiero e sui suoi insegna-menti e per applicarli alla realtà specifica del nostro Paese.

Il contributo di Mao alla lotta contro il revisionismo moderno dentro e fuori al Partito, all’in-

terno ed all’esterno della Cina, a partire dall’Unione Sovietica di Krusciov, è stato - tra gli al-tri capolavori teorici, politici e pratici - la sua punta di diaman-te senza la quale il proletariato internazionale e noi compresi saremmo oggi sotto l’esclusivo controllo della borghesia e dei revisionisti, senza alcuna spe-ranza di riscossa.

Ecco perché nessuno dei partiti sedicenti comunisti sul panorama nazionale ed an-che europeo, a partire dal PC

dell’opportunista e imbroglione Rizzo, prendono ad esempio i suoi insegnamenti. Sarebbero smascherati essi stessi, gruppi dirigenti burocrati e revisionisti, alle volte trotzkisti e comunque in fin dei conti al servizio della borghesia, e lontani anni luce dai bisogni della loro base.

A Mao, al Partito comuni-sta e al popolo cinese dobbia-mo la nascita della Repubblica Popolare Cinese che, dopo la guerra di resistenza contro il Giappone e le due guerre civi-

li contro i nazionalisti di Chiang Kai-shek, viene proclamata il primo ottobre del 1949. Il fatto che oggi la Cina sia governata dalla cricca fascista e revisio-nista del nuovo imperatore Xi Jinping, figlio diretto della co-siddetta “Riforma e apertura” - leggi passaggio al capitalismo - di Deng Xiao ping, nulla toglie a questo grande capolavoro politico e militare.

Biografia di MaoMa come ha fatto Mao a di-

venire una guida per il proleta-riato cinese e di quello di tutto il pianeta? La risposta è nella sua biografia. Qui ne riportia-mo i punti salienti fino a quan-do conquista il potere politico nel Partito comunista cinese. La riprendiamo dal volume “Mao e la lotta del PMLI per il socialismo” edito dal PMLI il 26 dicembre 1993, centenario del-la nascita del grande Maestro del proletariato internazionale, delle nazioni e dei popoli op-pressi.

Capiremo così in quale con-testo nasce e cresce il giova-ne Mao, come pone la sua vita senza risparmiarsi, divisa fra attività politica pratica e studio; capiremo il suo approccio al marxismo-leninismo ed in se-guito come Mao abbia affronta-to numerose battaglie anche in seno al partito stesso, vicende che lo hanno forgiato e che gli hanno fatto meglio comprende-re come la borghesia sia, sem-pre, in qualche forma all’inter-no del partito del proletariato.

Mao Zedong nasce il 26 di-cembre nel villaggio di Shao-shan, capitale della provincia dello Hunan che contava 30 milioni di abitanti, sede di vivaci tendenze riformiste e rivoluzio-narie e dell’attività di numerose e combattive società segrete contadine contrarie alla dina-stia mancese.

Il padre, in origine contadino povero, diventa infine ricco col commercio di cereali. All’età di sei anni e fino ai sedici, Mao lavora nei campi del padre la mattina presto e la sera tardi, in orario extrascolastico, men-tre frequenta le elementari e la scuola primaria, appassionan-dosi ai testi confuciani e a quel-li sui ribelli della Vecchia Cina, fino alle altre materie sulla cul-tura europea e sui riformato-ri cinesi. Da bambino credeva in Budda, ma non ancora ado-lescente si libera di questa in-fluenza religiosa. La sua infan-zia e la sua adolescenza sono caratterizzate da continue pro-teste contro l’autoritarismo pa-

terno e contro i metodi feudali del maestro.

Nel 1911, quando inizia la ri-voluzione contro l’imperatore e l’imperialismo per la Repubbli-ca, Mao si trasferisce a piedi a Changsa dove entra a far par-te del movimento rivoluzionario locale, prestando servizio per 6 mesi nell’esercito repubblica-no. Per dimostrare il suo senti-mento ostile alla dinastia Man-ciù, si taglia il codino ed esorta altri studenti a fare altrettanto. In questo periodo legge per la prima volta su di un giornale la parola “socialismo” e ne apre numerose discussioni.

Dal 1912, si iscrive alla Scuola Normale di Changsa ed inizia in parallelo uno stu-dio da autodidatta di moltepli-ci testi (fra i quali “L’origine del-la specie” di Darwin) e così le sue idee politiche cominciano a prendere forma. L’impegno, totale, nello studio gli comporta la necessità di tagliare tutto ciò che considera futile e disper-sivo, e si concentra esclusiva-mente su quello che può servi-re a “salvare la Cina”.

In questo modo, con lavo-ro, impegno, umiltà, coraggio e passione, diviene un leader de-gli studenti, fondando nel 1915 l’Associazione per l’Autogover-no, dando spazio e rilievo alla partecipazione delle donne. At-traverso l’associazione, Mao dirige le dimostrazioni in piaz-za degli studenti contro l’im-perialismo giapponese e con-tro i signori della guerra, anche all’interno del movimento del 4 maggio 1919.

Nel 1917 pubblica “Uno stu-dio sull’educazione fisica” sul-la rivista rivoluzionaria “Xin Qingnian” (gioventù nuova). Si tratta di uno scritto importante della fase premarxista-leninista di Mao.

Nello stesso anno fonda la Nuova Associazione popolare di studio che avrà una vasta in-fluenza sul destino della Cina, occupandosi anche dell’op-pressione della donna attra-verso il sistema feudale di ma-trimonio. La maggior parte dei

suoi membri furono uccisi nella controrivoluzione del 1927.

Nell’autunno di questo stes-so anno, diviene capo del bat-taglione di autodifesa della scuola ed organizza un reparto di “investigazioni sociali” e for-ma gruppi di studenti che visi-tano le fabbriche per studiarne le condizioni di lavoro, istitui-sce corsi serali per lavoratori dove insegna storia ed “affari correnti” e legge loro giornali. Elabora infine un programma per creare la “federazione di studenti di tutta la Cina”.

Dopo essersi anche diplo-mato alla Normale, va a Pechi-no dove lavora come assisten-te alla biblioteca dell’università, aderisce alla società di giorna-lismo ed a quella di filosofia, entrando anche nel gruppo di “Studio marxista” fondato da Li Dazhao, responsabile della bi-blioteca stessa.

Il 4 maggio del 1919 a Pe-chino si svolge una grande ma-nifestazione di studenti e di in-tellettuali contro l’imperialismo e le misure inique della con-ferenza di Versailles contro la

Cina. Subito dopo si svolgono altre manifestazioni in 220 cit-tà alle quali partecipano 20 mi-lioni di persone, e così inizia una nuova fase della rivoluzio-ne democratica borghese con-tro l’imperialismo ed il feudale-simo.

Su questa scia sorgono ovunque associazioni di studio del marxismo e la scuola mi-sta diviene normale nelle uni-versità; Mao diviene direttore della “Rivista del fiume Xiang” che sosteneva l’emancipazio-ne femminile in opposizione

al sistema feudale, sulla quale pubblica l’articolo “L’esercito ri-voluzionario delle donne”, bra-no importante ed avanzato, ma non ancora marxista-leninista.

Nell’estate del 1920, Mao studia a fondo la Rivoluzione d’Ottobre e legge per la prima volta il Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels, condividendolo e divenendo così un marxista-leninista co-sciente, al punto di organizza-re per la prima volta i lavoratori, oltre agli studenti. Ha finalmen-te trovato la strada giusta “Per salvare la Cina”!

Il primo luglio del 1921 Mao partecipa al congresso di fon-dazione del Partito Comuni-sta Cinese (PCC) a Shanghai: è fra i 12 delegati in rappre-sentanza di alcune decine di comunisti cinesi, forse 52, al massimo 57. Per sfuggire alla polizia locale il Congresso vie-ne terminato in una barca sul lago “Sud”.

Diviene così segretario del PCC dello Hunan, ed inizia il suo lavoro per organizzare i sindacati fra i minatori, i fer-rovieri, i tipografi, gli impiegati municipali ed i lavoratori della zecca statale, senza però di-menticare l’organizzazione de-gli studenti che dirige in nume-rose lotte al fianco degli operai.

Nel 1922 fonda la prima cel-lula di partito fra i minatori di Anyuan e viene eletto alla pre-sidenza del Congresso dei sin-dacati dello Hunan.

A luglio si tiene anche il se-condo congresso del PCC ma Mao non riesce a parteciparvi poiché non riesce a ricordarsi l’indirizzo segreto…

Nel 1923 il governatore del-lo Hunan ordina l’arresto di Mao, il quale si trasferisce a Shanghai lavorando alla dire-zione del PCC come respon-sabile del coordinamento tra il PCC ed il Kuomintang, il par-tito nazionalista cinese. Tut-ti i membri del PCC aderisco-no anche al Kuomintang. Mao al terzo congresso viene eletto nel Comitato Centrale del PCC che allora contava in totale 342

Enrico Chiavacci lancia le parole d’ordine a conclusione del discorso commemorativo, affiancato da Giovanni Scuderi, Segretario generale del Partito, al podio per congratularsi con l’oratore

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N. 33 - 26 settembre 2019 il bolscevico 3militanti.

Dopo essere Stato eletto anche come membro supplen-te del comitato esecutivo cen-trale, un anno dopo al IV con-gresso del PCC Mao non viene rieletto nel Comitato centrale e si dedica allo sviluppo del pri-mo nucleo del movimento con-tadino dello Hunan in qualità di membro dell’apparato centrale del Kuomintang a Guangzhou, dirigendo anche il periodico “Settimanale politico”, pubbli-cando su un altro periodico il saggio “Analisi delle classi nel-la società cinese” dove per la prima volta viene applicato il marxismo-leninismo nello stu-dio di una società feudale se-micoloniale. Saggio che viene attaccato, e comincia così la lotta di Mao contro l’opportuni-smo di destra.

Nel 1926 assume la direzio-ne della sezione contadina del PCC di Shanghai, ma in ago-sto di quello stesso anno tor-na nello Yunan per dirigere il

movimento contadino dove, dopo una serie di inchieste, pubblica l’importante “Rappor-to d’inchiesta sul movimen-to contadino nello Hunan”, al fine di convincere il Comitato Centrale del PCC ad adottare una nuova linea politica verso i contadini che a suo avviso, in Cina, costituiscono la forza principale della rivoluzione di nuova democrazia.

Un anno dopo, dopo esser sfuggito ad un nuovo colpo di

stato anticomunista, al V con-gresso del PCC è fra gli 80 de-legati (in rappresentanza di 57.976 membri) ma non viene inserito nel Comitato Centrale; tuttavia i delegati dello Hunan impongono la sua inclusione tra i membri supplenti.

Diviene invece presiden-te dell’Associazione nazionale dei contadini cinesi, sfuggendo ancora ad uno nuovo tentativo di arresto nello Hunan per aver guidato le insurrezioni nella provincia. È il 1927, e con l’in-surrezione di Nanchang, viene fondato l’esercito popolare di Liberazione.

Il 7 agosto, su iniziativa di Mao ad una riunione straordi-naria del CC del PCC, Chen Duxiu viene destituito dalla ca-rica di segretario generale per il suo opportunismo di destra; gli succede Qu Qiubai.

È invece l’8 settembre quan-do dopo il fallimento di una in-surrezione Mao insieme ad 800 uomini disposti a seguir-

lo, si ritira sui monti Jinggangs dove crea la bandiera rossa con la falce ed il martello in una stella; giorni dopo inizia a rico-stituire l’esercito costituendo in ogni compagnia una cellula del PCC. Costituisce anche un soviet a Chaling, sempre nel-lo Hunan, stabilendo sui mon-ti Jinggang la prima “base ros-sa”.

Nonostante ciò, nel novem-bre all’interno di una riunione allargata, Mao viene destituito

dall’Ufficio politico e dal Comi-tato centrale per il suo “mode-ratismo” nei confronti dei con-tadini medi e ricchi. In questa fase all’interno del PCC preva-le la corrente degli opportunisti di sinistra che, sulla base della teoria trotzkista della “rivoluzio-ne permanente”, sostenevano che la rivoluzione cinese ave-va già un carattere socialista e praticavano azioni di piccolo gruppo nelle città.

Nel 1928, in concomitanza col VI congresso del Komin-tern, si svolge a Mosca il VI congresso del PCC. Mao non c’è, ma nella risoluzione ven-gono approvate l’organizza-zione dei contadini e la guerra partigiana condotta da Mao; in questo modo egli viene rieletto membro del Comitato centrale e gli viene riassegnato l’inca-rico di segretario per il Fronte.

In questo anno il PCC sfug-ge a ben due campagne di ra-strellamento contro la zona del Jinggang lanciate dal Kuomin-

tang, ed è autore di interessan-ti rapporti, fra i quali “Perché può esistere in Cina il pote-re rosso?” e “La lotta sui mon-ti Jinggang” dove riporta le sue principali idee nel campo della rivoluzione cinese. Redige an-che la legge agraria per la base del Jinggsang.

Gli anni ‘29 e ‘30 sono deci-sivi nella lotta contro la corren-te trotzkista cinese che guida-va allora il PCC.

Mosca elogia Mao critican-

do il segretario Li Lisan e redi-gendo al IX congresso del PCC il bilancio dell’esperienza della costruzione dell’Esercito Ros-so per voltarla in senso marxi-sta-leninista liberandosi di tut-te le influenze degli eserciti di vecchio tipo. Il titolo è indica-tivo “Come correggere le idee errate nel Partito”, in riferimen-to indiretto proprio ai trotzkisti di Li Lisan.

Mao scrive anche la lette-ra “Una scintilla può dar fuoco a tutta la prateria”, confutan-do il pessimismo, anch’esso presente nel partito, e parte-cipa attivamente in varie zone del Paese per discutere il pro-gramma dei futuri soviet e per le linee di politica agraria, fino al settembre del 1930 quan-do in sessione plenaria, Mao viene eletto per la prima volta nell’Ufficio politico del PCC che ha per nuovi segretari Wang Ming e Bo Gu.

Da un punto di vista militare, nel 1931 il PCC sconfigge ben

3 campagne di annientamento mosse dal Kuomintang, mentre la testa del PCC rimane nelle mani di Wang Ming che porta avanti la linea deviazionista di “sinistra” di Li Lisan, proprio nel momento in cui, a settembre, il Giappone invade la Cina, oc-cupa la Manciuria e successi-vamente Shanghai.

Nel novembre viene procla-mata la Repubblica cinese dei soviet e sono approvati la co-stituzione, un programma po-

litico, la legge agraria, la leg-ge sul lavoro e una risoluzione sull’esercito rosso e sul lavoro economico. Mao viene eletto Presidente dei soviet ed imme-diatamente lancia un appello al popolo cinese per la guer-ra di resistenza all’aggressio-ne giapponese, oltre a redigere una serie interminabile di do-cumenti legislativi per tradurre in pratica le risoluzioni del con-gresso.

Dal 1932 al 1934 è forte la lotta tra le due linee di partito; la prima, quella della direzio-ne di Wang, di carattere av-venturista e settaria, anche e soprattutto nel campo delle al-leanze nella lotta contro l’inva-sore giapponese, le seconda, quella di Mao che verrà ancora una volta privato di quasi tutte le sue cariche e funzioni, con un più prudente ed equilibra-to approccio militare, e aper-ta alle alleanze poiché aveva individuato nell’imperialismo giapponese la contraddizione

principale, il primo ostacolo da superare per potere poi conti-nuare la lotta per il socialismo. Torna ad essere membro del consiglio esecutivo del gover-no nel mese di maggio.

Il 16 ottobre del 1934, su sua ispirazione, inizia quell’o-pera colossale, la Lunga Mar-cia dell’esercito rosso per sfug-gire all’accerchiamento del potente e moderno esercito del Kuomintang, gettando le basi della rivoluzione. 12.500 chilo-

metri in un anno, combattendo quasi ogni giorno e superando difficoltà materiali di ogni ge-nere. Al paragone, la marcia di Annibale attraverso le Alpi, è soltanto una gita di piacere.

Nel gennaio del 1935, men-tre la lunga Marcia è ancora in corso, si tiene a Zunyi una ri-unione storica allargata dell’Uf-ficio politico del CC del PCC nella quale viene destituita la vecchia direzione ed eletto Mao presidente dell’Ufficio po-litico; una svolta di grandissi-ma importanza per lo sviluppo e per la vittoria della rivoluzio-ne di nuova democrazia poiché trionfa la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata elaborata da Mao.

Il 20 ottobre, la colonna di-retta da Mao arriva a Weichi-cheng, nello Shensi, e qui si conclude la lunga marcia e ini-zia la storia del PCC sotto la guida di Mao.

Abbiamo visto in quale con-testo nasce e cresce il giova-

ne Mao, come pone la sua vita senza risparmiarsi, divisa fra attività politica pratica e stu-dio, il suo approccio al marxi-smo-leninismo, ed in seguito di come Mao abbia affrontato nu-merose battaglie anche in seno al partito stesso; vicende che lo hanno forgiato e che gli hanno fatto meglio comprendere di come la borghesia sia, sempre, in qualche forma all’interno del partito del proletariato.

Il fronte unitoPerché quest’anno abbia-

mo scelto come tema del-la Commemorazione il fron-te unito? Perché in generale, il fronte unito è fondamentale per unire le masse e le forze politiche e sindacali amiche per raggiungere gli obietti-vi immediati e a lungo termi-ne. In particolare esso è fon-damentale in questo momento in cui spira un furioso vento di destra, ed è assolutamen-te necessario unire quante più forze antifasciste possibile per combattere il regime capitali-sta e neofascista e il governo che ne regge le sorti.

Inoltre, il lavoro di fronte unito è molto importante per entrare in contatto con le mas-

se, specie con gli elementi più avanzati di esse che rappre-sentano i nostri interlocutori principali. Un lavoro da inten-sificare soprattutto oggi, con un attivismo giovanile in gran-de crescita.

Vedremo comunque dopo, nel dettaglio, gli argomenti da privilegiare per questo nostro tipo di lavoro; cercheremo di comprendere alcune sfumatu-re del concetto di fronte unito, come comportarsi quando ne facciamo parte, a cosa stare attenti, quando temporeggiare e quando pestare sull’accele-ratore.

Il lavoro di fronte unito è complesso, poiché ci compor-ta continue lotte ideologiche,

politiche e pratiche per l’ege-monia.

Nel Documento del Comi-tato centrale del PMLI sul-la Terza Internazionale, che il 2 marzo scorso ha compiu-to cento anni, a proposito del fronte unito si legge: “Nel di-cembre del 1921 infatti l’Inter-nazionale Comunista approvò all’unanimità 25 ‘Tesi sul fron-te unico dei lavoratori (…)’ e fu lanciato dunque un fronte uni-to ‘dal basso’, nonostante l’op-posizione di alcuni Partiti, fra i quali anche la direzione bordi-ghiana del PCd’I di cui faceva-no parte Gramsci e Togliatti.”

Un fronte che è da sempre nel DNA dei veri comunisti. Il Programma della Terza Inter-

nazionale Comunista, appro-vato al VI Congresso nel 1928, sposava la tattica del fron-te unico proletario in quanto mezzo fondamentale di mobi-litazione di classe del proleta-riato contro il capitale, nonché come metodo di conquista del-la maggioranza della classe operaia per il comunismo.

Nel 1933, nell’‘Appello del Comitato esecutivo per il fron-te unico del proletariato’, lo stesso giorno dell’ascesa al potere di Hitler in Germania, si leggeva: “L’offensiva del ca-pitale va assumendo forme più acute, la borghesia lancia una campagna contro tutte le conquiste politiche ed econo-miche realizzate dalla classe

operaia, la reazione fascista si impadronisce di un paese dopo l’altro. L’instaurazione in Germania di una aperta ditta-tura fascista mette milioni di lavoratori di tutti i paesi di fron-te al bisogno urgente di orga-nizzare il fronte unico di lotta contro l’offensiva fascista della borghesia”.

Il VII Congresso, svolto-si nell’estate del 1935, muta-ta la situazione internazionale e l’atteggiamento della social-democrazia, lancia il fronte po-polare costituito da tutti i parti-ti antifascisti senza distinzione ideologica, per abbattere i re-gimi fascisti e nazisti.

La linea dei fronti popolari trovò subito attuazione anche

in Cina alla fine del 1935 con-tro l’aggressione dell’imperiali-smo giapponese, il PCC si pro-nunciò per “il più ampio fronte unico nazionale” e Mao criticò aspramente “il settarismo ri-stretto” a cui indulgevano an-cora alcuni settori del partito.

L’applicazione della corretta linea del fronte popolare nella seconda guerra mondiale, farà emergere come giganti i partiti comunisti nella lotta antifasci-sta e antinazista. Questi partiti però proseguirono con diversi atteggiamenti. Quello italiano fu in questo senso un esempio negativo. Non andò oltre la re-staurazione della democrazia borghese e abbandonò la lotta per il socialismo.

43ª Commemorazione di Mao. La presidenza guida il canto degli inni del Partito. Al centro Giovanni Scuderi, da sinistra Denis Branzanti, Claudia Del Decennale, Dario Granito, Mino Pasca, Enrico Chiavacci, Giovanni Scuderi, Monica Martenghi, Andrea Cammilli, Simone Malesci, Emanuele Sala, Caterina Scartoni

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4 il bolscevico N. 33 - 26 settembre 2019

I tre tipi di fronte unito

Come ebbe a dire il Segre-tario generale del PMLI, com-pagno Giovanni Scuderi, nella Commemorazione di Mao del 2006: “nel nostro caso vi sono tre tipi di fronte unito che noi dobbiamo praticare.

Il fronte unito per le lotte im-mediate, il fronte unito interna-zionale contro l’imperialismo e per la libertà dei popoli, il fron-te unito rivoluzionario per l’Ita-lia unita, rossa e socialista”(1). Ebbene, oggi, tredici anni dopo, ribadiamo la correttezza e l’attualità di questa afferma-zione, che ispira e orienta il no-stro lavoro di fronte unito.

È di tutta evidenza che i pri-mi due fronti dobbiamo prati-carli quotidianamente, mentre il terzo non è oggettivamente ancora maturo perché la rivo-luzione proletaria non è dietro l’angolo. Tuttavia, fin da ora, possiamo dire che questo tipo di fronte unito dovrà essere co-stituito da tutte le forze politi-che, sociali, sindacali, culturali e religiose che sono favorevo-li al socialismo, che hanno lo stesso programma e che ac-cettano la direzione del prole-tariato attraverso il suo Parti-to. Naturalmente quest’ultimo elemento potrà essere attua-to solo quando il Partito otter-rà l’egemonia su queste forze rivoluzionarie.

Come recita il VI punto del Programma generale del PMLI, “La regola d’oro del Par-tito per la costruzione del Fron-te unito rivoluzionario è questa: nel fronte unito non contano le distinzioni religiose, filoso-fiche e ideologiche, ma solo quelle politiche, perciò chiun-que sia disposto a impugnare il fucile contro la borghesia po-trà trovare posto al suo interno. Un posto di rilievo deve esse-re dato alle donne e ai giovani che hanno sempre dato prove storiche immortali di eroismo e di dedizione alla causa del pro-letariato”.

In generale, il fronte uni-to per le lotte immediate deve essere realizzato praticamente ogni volta che se ne presenta l’occasione, ed in ogni ambito del nostro lavoro. Questa indi-cazione vuol dire in sostanza che è compito di ogni istanza, di ogni singolo militante e sim-patizzante del Partito, unirsi alle lotte alle quali partecipano forze con le quali condividia-mo obiettivi comuni. In questo caso, poco importa se ci doves-simo trovare a fianco di partiti, gruppi ed elementi indesiderati, anche di destra, poiché quello che conta sono le diverse moti-vazioni, l’indipendenza e l’auto-nomia del nostro Partito.

Noi dobbiamo promuovere una larga politica di alleanze, e quindi di fronte unito, in par-ticolare nel sindacato, nel mo-vimento operaio, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle uni-versità, nel movimento studen-tesco e nel movimento “Non una di meno”, nei comitati anti-fascisti così come in quelli am-bientali ed in certe esperienze culturali, poiché solo attraver-

so il lavoro di massa possiamo aiutare le masse lavoratrici, di-soccupate, pensionate, femmi-nili, studentesche a risolvere i loro problemi immediati ed ot-tenere così la loro stima e la loro fiducia, e per far loro ab-bracciare gradualmente la no-stra causa.

Quotidianamente dobbia-mo servire il popolo con tut-to il cuore e con grande devo-zione, dobbiamo legarci alle masse e non staccarci mai da esse, agendo in conformità ai loro bisogni ed i loro desideri e non anteponendo a questi un nostro desiderio che, seppur ben intenzionato, non è ciò che esse al momento desiderano.

Per noi è ovvio che le mas-se, a cominciare dal proleta-riato, abbiano obiettivamente bisogno di una radicale tra-sformazione sui piani ideolo-gico, politico e organizzativo, ma esse non hanno ancora co-scienza di questo bisogno, al momento non hanno né il desi-derio né la volontà di compiere questa trasformazione.

Dobbiamo quindi lavora-re con pazienza e perseve-ranza per far maturare questa coscienza, questo desiderio e questa volontà, incalzando, soffiando sul fuoco, svolgen-do al meglio il nostro ruolo di avanguardia, consapevoli che riusciremo a realizzare que-sta trasformazione solo quan-do, in seguito al nostro lavo-ro, le masse stesse saranno nella maggior parte divenute coscienti di questo bisogno e acquisteranno il desiderio e la volontà di soddisfarlo.

Per conquistare qualsiasi obiettivo infatti, per realizzare anche la minima aspirazione delle masse, è necessario che le masse stesse siano, almeno in una certa misura, protago-niste convinte di questa lotta. Nulla si può fare forzandole o pensando di poter dirigere mo-vimenti, fronti uniti inclusi, se esse sono poco convinte. Im-pensabile e controproducente è comunque sostituirsi a loro

interamente. Come fanno gli “ultrasinistri”.

Mao sosteneva: “‘La fret-ta non porta al successo’. Bene inteso, ciò non vuol dire che non sia necessario agire con rapidità, signifi-ca soltanto che non bisogna gettarsi all’avventura, poiché l’avventurismo conduce ine-vitabilmente all’insuccesso. È così per ogni lavoro, e in particolare per il lavoro cul-turale ed educativo che mira alla rieducazione ideologica delle masse. Si tratta qui di due principi: il primo riguar-da i bisogni reali delle masse e non quelli nati dalla nostra immaginazione; il secon-do riguarda i desideri libera-mente espressi dalle masse, le decisioni che hanno preso da sole e non quelle che noi prendiamo al loro posto”.(2)

In generale, il fronte unito in-ternazionale contro l’imperiali-smo e per la libertà dei popo-li è composto da tutti i popoli, i movimenti, i partiti e i gover-ni del mondo che lottano con-tro le guerre di aggressione, di occupazione, contro le rapine ed i saccheggi delle risorse, le ingerenze, i soprusi, le imposi-zioni e i ricatti dei paesi impe-rialisti. Vi fanno parte anche i popoli, i movimenti e i partiti che combattono contro le ditta-ture borghesi e reazionarie dei propri Paesi.

Il nostro Partito fa parte inte-grante di tale fronte e appoggia incondizionatamente tali lotte, indipendentemente dalle forze che le dirigono, anche se sono anticomuniste e non ne con-dividiamo certi atti e metodi di lotta. Noi continueremo a pren-dere le nostre posizioni aven-do bene a mente questo con-cetto fondamentale. Chiunque combatte l’imperialismo, com-presi i movimenti islamici, de-finiti terroristici da parte dei go-vernanti imperialisti, della Nato e dell’UE, non può non avere l’appoggio del PMLI. Noi siamo dalla parte delle forze che com-battono per la libertà della Pa-

lestina, dell’Afghanistan, dell’I-raq, della Libia, della Siria, del Kashimir e del Saharawi. Noi siamo contro le superpotenze imperialiste americana, cinese, russa ed europea e contro tut-te le alleanze militari, a comin-ciare dalla Nato. Ma pensia-mo che il contributo più grande che noi possiamo dare alla lot-ta all’imperialismo è quello di combattere e abbattere l’impe-rialismo italiano.

Noi appoggiamo le cinque condizioni del grandioso mo-vimento giovanile e popolare di Hon Kong che lotta da qua-si quattro mesi per la democra-zia, affrontando con ammirevo-le coraggio le forze repressive del governo al servizio dei so-cialimperialisti di Pechino. Così come appoggiamo la lotta del-le masse con in testa i giovani di Mosca per i diritti elettorali e contro il nuovo zar Putin.

Nel 1941, all’indomani dell’attacco nazista all’Unione Sovietica di Stalin, Mao lanciò un importante appello: “Il com-pito dei comunisti di tutto il mondo è in questo momento quello di mobilitare i popoli di tutti i paesi e di creare un fronte unito internazionale per combattere il fascismo, difendere l’Unione Sovietica, difendere la Cina, difende-re la libertà e l’indipendenza di tutte le nazioni. In questo periodo occorre concentrare tutte le forze nella lotta con-tro l’asservimento fascista”.

“I compiti del Partito Co-munista Cinese, in tutto il pa-ese, sono i seguenti:

Perseverare nella politi-ca del fronte unito naziona-le antigiapponese, perseve-rare nella cooperazione fra il Kuomintang e il Partito comunista, scacciare dalla Cina gli imperialisti giappo-nesi e, così facendo, aiutare l’Unione Sovietica.

Opporsi risolutamente a qualsiasi attività antisovie-tica e anticomunista svolta dagli elementi reazionari del-la grande borghesia.

Nelle relazioni internazio-nali, allearsi contro il nemico comune con tutti coloro che in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e negli altri paesi sono contro i governanti fascisti della Germania, dell’Italia e del Giappone”.(3)

Lotta e unità nel fronte unito

Lavorando nei fronti uni-ti, dobbiamo tenere a mente anche altri aspetti che per noi sono fondamentali, in primis il consolidamento e l’allarga-mento del fronte del quale fac-ciamo parte. Per raggiungere questo obiettivo e per far rima-nere il fronte sulle posizioni e sugli obiettivi condivisi, dobbia-mo necessariamente unire le forze più avanzate, conquista-re con pratica e dialettica le for-ze intermedie, e combattere e isolare le forze opportuniste di destra.

Innanzitutto, dunque, biso-gna saper individuare le com-ponenti nostre amiche del fronte, gli elementi sui qua-li possiamo fare affidamento e quelli che possono essere pe-ricolosi per l’unità, l’azione e lo sviluppo del fronte stesso. Nel fronte unito le contraddizioni sono inevitabili, Mao insegna come si affrontano e qual è il mezzo per raggiungere l’uni-tà. In sintesi: l’unità perdurerà ricercandola attraverso la lot-ta; si sgretolerà se la si ricerca nel “quieto vivere” e attraverso concessioni fuori misura. Que-sta verità l’abbiamo verificata sul campo, nelle diverse espe-rienze di fronte unito fatte dalle istanze di base del Partito.

È un errore passare sopra le contraddizioni per paura che si rompa il fronte unito, così come è un errore pensare che si deb-ba lottare ciecamente senza di-stinguere tra alleati e avversa-ri, senza fare un ragionamento tattico. Insomma bisogna saper gestire la politica di fronte unito facendo bene attenzione a non sbandare a destra o a “sinistra”.

L’indi-penden-za del Partito nel fronte unito

Nel fronte unito ogni partito

o gruppo politico che ne fa par-te, nessuno escluso, deve ave-re effettivamente la propria in-dipendenza ideologica, politica ed organizzativa. È chiaro però che essa può solo essere relati-va e non assoluta; considerarla assoluta vorrebbe dire sabota-re la politica di unità e di azio-ne comune. Tuttavia nessuno deve negarla a nessuno né dal punto di vista ideologico né da quello politico; una libertà che naturalmente non deve con-trapporsi all’obiettivo comune.

Per dirla con Mao: “In bre-ve, non dobbiamo assolu-tamente rompere il fronte unito, ma non dobbiamo in nessun caso legarci mani e piedi; perciò non dobbia-mo lanciare la parola d’ordi-ne ‘tutto attraverso il fronte unito’. (…) La nostra politi-ca è quella dell’indipendenza e dell’autonomia in seno al fronte unito, ossia una politi-ca di unità e al tempo stesso di indipendenza”.(4)

La direzione del fronte unito

Il nostro obiettivo strategi-co non può che essere quello di dirigere il fronte unito, natu-ralmente senza controprodu-centi forzature, ma quando ne abbiamo create le condizio-ni e corrisponde al desiderio delle masse coinvolte. Come sappiamo, ciò non si ottiene spontaneamente e per con-cessione, ma attraverso una dura lotta per l’egemonia con-quistando il consenso e l’ap-poggio della maggioranza del fronte unito e dimostrando nella pratica di saperlo dirige-re e di saper far raggiungere alle masse gli obiettivi prefis-sati. Altrimenti la nostra dire-zione è destinata a non esser-ci mai o a essere persa per incapacità a mantenerla.

Riuscire ad ottenere la di-rezione dei fronti uniti ai quali partecipiamo è una questione di fondamentale importanza perché il PMLI va fino in fon-do nelle battaglie che intra-prende, è fedele alle masse in lotta, spinge sempre in avanti il movimento e non molla mai la presa finché le masse non conquistano la vittoria.

Anche sotto una direzione riformista i movimenti posso-no riuscire a soddisfare le ri-chieste immediate delle mas-se, ma non potranno mai essere rivoluzionari. Solo sot-to una direzione proletaria ri-voluzionaria e marxista-le-ninista i movimenti possono valicare i confini istituzionali e costituzionali borghesi e assu-mere, nel tempo, un carattere anticapitalista e per il sociali-smo.

Ascoltiamo Mao: “In que-sto modo il nostro Parti-to (dirigendo il movimen-to) non solo si assicurò la possibilità di vincere l’im-perialismo giapponese nel periodo in cui si abbando-nava all’aggressione, ma anche, quando Chiang Kai-Shek dopo la capitolazione

Mino Pasca accanto a Enrico Chiavacci, avvicinato giovanissimo al Partito proprio dal compagno Pasca. I due formano “una bella coppia rossa” come ha sottolineato Scuderi

Page 5: discorso di enrico Chiavacci, a nome del CC del pMli, per ... · della fase premarxista-leninista di Mao. Nello stesso anno fonda la Nuova Associazione popolare di studio che avrà

N. 33 - 26 settembre 2019 il bolscevico 5del Giappone sferrò la sua guerra controrivoluziona-ria, la possibilità di passa-re senza difficoltà e senza subire perdite a una guer-ra rivoluzionaria popolare per opporsi alla guerra con-trorivoluzionaria di Chiang Kai-Shek, e di riportare una grande vittoria in un bre-ve periodo di tempo. Tutti i compagni del Partito de-vono aver bene impresso a mente questo insegnamen-to storico”.(5)

Le devia-zioni nel fronte unito

La nostra linea sul fronte unito è, come detto, una poten-te arma, ma se non la sappia-mo usare con correttezza non serve a nulla. Bisogna prestare una particolare attenzione alle possibili deviazioni di destra o di “sinistra” cui possiamo anda-re incontro.

L’opportunismo di destra è il pericolo maggiore che cor-riamo nel lavoro di fronte uni-to. Questo pericolo consiste nel non combattere per far va-lere le nostre posizioni e le no-stre proposte, nell’evitare di sviluppare il dibattito politico, nel fare concessioni che pos-sono essere evitate, nel met-tersi alla coda dei riformisti di sinistra. Va da sé che se noi la-voriamo in subordine ad essi, nulla può giovarci, poiché non rappresenteremo né l’avan-guardia più cosciente del mo-vimento da un punto di vista di

classe, né riusciremo mai a ri-coprire il ruolo di leader ricono-sciuti, perdendo la possibilità di attirare le masse sia al fronte in maniera diretta, sia al Partito in maniera indiretta.

Possiamo permetterci di non ottenere il consenso de-gli autentici comunisti, delle ragazze e dei ragazzi sincera-mente rivoluzionari perché ri-maniamo a rimorchio o all’om-bra dei riformisti di sinistra? Certo che no.

Un altro atteggiamento erro-neo nel lavoro di fronte unito è indubbiamente il settarismo.

Mentre fronte unito significa unire grandi forze, quante più possibili, per un obiettivo co-mune, essere settari significa nei fatti combattere una batta-glia che da soli non potremmo mai vincere. Un atteggiamento tipicamente anarchico, “ultrasi-nistro” e piccolo borghese che attualmente non riguarda nes-suno nel PMLI, ma è bene sta-re in guardia per combatterlo se dovesse un giorno manife-starsi.

Ecco cosa dice Mao su questo argomento: “I difen-sori dell’altra tattica (setta-rismo) dicono: (…). Le for-ze della rivoluzione devono essere pure, di una purezza adamantina, e la strada del-la rivoluzione deve essere dritta, assolutamente dritta. È vero solo ciò che è scrit-to nel ‘Libro Sacro’. Tutta la borghesia nazionale è sem-pre stata controrivoluziona-ria, e lo sarà sempre. Ai con-tadini ricchi non si devono fare concessioni. Contro i sindacati gialli, lotta a mor-te. Se stringiamo la mano a Tsai Ting-kai, dobbiamo, nello stesso momento, tac-ciarlo di controrivoluziona-rio. Esiste un gatto che non ami il lardo, esiste un signo-re della guerra che non sia un controrivoluzionario? Gli intellettuali restano rivo-luzionari per non più di tre giorni, perciò è pericoloso fare proseliti fra loro. Di qui la conclusione che il chiuso settarismo sarebbe la pana-cea di tutti i mali e il fronte unito una tattica opportuni-sta. Compagni, cosa è giu-sto, il fronte unito o il chiuso settarismo? Quale dei due il marxismo-leninismo appro-va? Io rispondo senz’altro:

il fronte unito, non il chiuso settarismo”.(6)

Il settarismo fa “rintanare il pesce nel fondo dell’acqua e gli uccelli nel folto del bo-sco”.(7), come a dire che esso spinge le masse che vogliono raggiungere un obiettivo che anche noi condividiamo, nel-le braccia della borghesia e dei partiti revisionisti o trotzki-sti che senza il PMLI hanno la strada spianata.

No quindi al settarismo, ma come abbiamo già detto, at-tualmente dobbiamo prestare una seria attenzione all’oppor-tunismo di destra, alla condi-visione e all’apertura incondi-zionata di tutto ciò che ci viene proposto. Questa deviazione col tempo fa dissolvere la lotta come una bolla di sapone.

Ascoltate ancora Mao: “La lotta ideologica su due fron-ti deve adattarsi alle cir-costanze concrete in ogni caso; non bisogna mai af-frontare un problema in modo soggettivo né indul-gere alla vecchia e cattiva abitudine di mettere le ‘eti-chette’ alla gente.

Nella lotta contro le de-viazioni, dobbiamo fare mol-ta attenzione a combattere il doppio gioco. (…) Accon-sentire in pubblico e disap-provare in privato, dire di sì e pensare di no, dire cose gentili in faccia e giocare brutti tiri dietro le spalle: queste sono tutte forme di doppio gioco”.(8)

A quattro mesi alla procla-mazione della Repubblica Po-polare Cinese, Mao così tra-eva un bilancio di quelli che erano stati gli ingredienti fon-damentali che avevano con-sentito al PCC di ottenere la vittoria prima sull’aggressore giapponese, poi sulle armate nazionaliste del Kuomintang: “Noi abbiamo fatto molte esperienze preziose. Un par-tito disciplinato, armato del-la teoria marxista-leninista, che pratica l’autocritica ed è legato alle masse popolari; un esercito sotto la direzio-ne di tale partito; un fronte unito di tutte le classi rivolu-zionarie e di tutti i gruppi ri-voluzionari sotto la direzio-ne di tale partito: ecco le tre armi principali con le quali abbiamo sconfitto il nemico.

Ed è ciò che ci distingue

dai nostri predecessori. Fi-dando su queste tre armi, abbiamo ottenuto fondamen-talmente la vittoria. Abbiamo percorso una strada tortuo-sa. Abbiamo lottato contro le deviazioni opportunistiche sia di destra che di ‘sinistra’ manifestatesi nel nostro Par-tito.

Ogni qualvolta abbiamo commesso seri errori in que-sti tre campi, la rivoluzione ha subito dei rovesci. Am-maestrati dagli errori e dai rovesci, siamo diventati più saggi e facciamo al meglio il nostro lavoro. È difficile per qualsiasi partito politi-co e qualsiasi individuo evi-tare errori, ma bisogna farne il meno possibile. Una volta commesso un errore, dob-biamo correggerlo: più rapi-damente e completamente lo faremo, meglio sarà”.(9)

Che tutto il Partito tenga bene a mente questa verità.

Il Partito

Mao indica nel Partito lo strumento più importante della lotta di classe, perché senza di esso non è possibile né creare né dirigere nulla che abbia un carattere e delle posizioni rivo-luzionarie.

Naturalmente quello al qua-le fa riferimento Mao non è cer-to un qualsiasi partito di tipo socialdemocratico o revisioni-sta, ma un partito dalle marca-te caratteristiche ideologiche, politiche, programmatiche e or-ganizzative proletarie rivoluzio-narie ben precise, che abbia come linea di pensiero il marxi-smo-leninismo e che sia basa-to sul centralismo democratico.

Un partito di quadri respon-sabili, coscienti, istruiti politica-mente, disciplinati, e capaci di organizzare e guidare le mas-se, in tutte le stagioni, anche in tempi non rivoluzionari come questi.

Nel nostro Paese, il PMLI ha queste caratteristiche; tut-tavia è ancora troppo piccolo e debole per dare il meglio di sé e per essere completamen-te all’altezza dei grandi compi-ti rivoluzionari che gli spettano.

Come ben sappiamo, non ri-usciremo mai a coinvolgere le masse nella lotta per il socia-lismo senza interessarci dei loro problemi concreti e imme-diati, senza difenderle ideologi-camente e materialmente da-gli attacchi della borghesia in ogni campo, essendo fra di loro sempre e tenendo presente i loro punti di vista per farli coin-cidere coi nostri, attraverso un lavoro dialettico di persuasione e convincimento. Solo in que-sto modo potremo far crescere gradualmente la loro coscienza politica fino al punto di abbrac-ciare la causa socialista e lotta-re per portarla alla vittoria.

“Io sostengo davanti a questo congresso - sottoline-ava Mao - che bisogna pre-stare seria attenzione ai pro-blemi della vita delle masse, da quelli della terra e del la-voro a quelli della legna, del riso, dell’olio e del sale (...). Dobbiamo aiutare le larghe masse a capire che rappre-sentiamo i loro interessi, che la loro vita è la nostra stes-sa vita. Dobbiamo aiutarle a capire, partendo da queste cose, i compiti ancora più alti che abbiamo posto, i compi-ti della guerra rivoluzionaria, in modo che esse appoggino la rivoluzione e la estendano in tutto il paese, rispondano ai nostri appelli politici e lot-tino fino in fondo per la vitto-ria della rivoluzione”.(10)

Per conquistare qualsia-si obiettivo, per realizzare an-che la minima aspirazione del-le masse, è necessario che le masse stesse siano protago-niste convinte di questa lotta. Nulla si può fare forzandole o pensando di dirigere movimen-ti, fronti uniti inclusi, se esse sono poco convinte. Impensa-bile e controproducente è poi sostituirsi a loro interamente. L’abbiamo già visto.

Pensate ad esempio ai tan-ti giovani che negli anni passa-ti hanno speso vanamente la loro vita nel terrorismo cosid-detto “rosso”, senza render-si conto del grave danno che hanno arrecato alle masse e

alla causa rivoluzionaria.Ci auguriamo che ciò, testi-

moniato dai fatti che registra-no il fallimento totale di que-sta strategia, sia compreso dai ragazzi e dalle ragazze di oggi sinceramente rivoluziona-ri affinché non si facciano più invischiare in questa pratica di lotta individualista e picco-lo borghese, che rappresenta una trappola mortale, soprat-tutto a livello politico, per loro stessi e per la rivoluzione.

Le masse proletarie e popo-lari, per esperienza diretta, per le circostanze che si determi-neranno e per l’azione politica dei marxisti-leninisti, arriveran-no senz’altro a comprendere la necessità di agire sui temi che proponiamo e, prima o poi, a far propria anche la necessità rivoluzionaria. Ma finché non avranno questa coscienza, è inutile e controproducente spingerle ad azioni delle quali non sono convinte, a maggior ragione se ancora dobbiamo conquistare la loro fiducia sul piano politico.

Non importa il tempo che ci vorrà per accumulare le forze rivoluzionarie necessarie; ciò che conta è non essere impa-zienti, non gettarsi in avven-ture, e non stancarsi mai nel perseguire i nostri obiettivi im-mediati e tantomeno quello strategico della rivoluzione so-cialista, anche se dovessimo impiegarci tutta la vita.

“Noi dobbiamo agire - ci insegna Mao - in base alle condizioni concrete e rag-giungere il nostro scopo na-turalmente, senza forzature. Per la nascita di un bimbo, ad esempio, occorrono nove mesi, se il medico la vuole provocare al settimo mese, esercitando una pressione, è un male: è una deviazione di ‘sinistra’. Se si tenta di im-pedire la nascita, quando i nove mesi sono già trascorsi e il bambino stesso desidera veramente venire alla luce, è quello che chiamiamo de-viazione di destra. In breve, le cose evolvono nel tempo, quando è il momento di agi-re bisogna farlo, se lo si im-pedisce si devia a destra; ma se il momento non è ancora arrivato e si forza ad agire si devia a ‘sinistra’”.(11)

Il PMLI e il fronte unitoLa pratica del fronte unito,

del lavoro di massa, dell’uni-tà d’azione con altri partiti che comprendono anche setto-ri della “sinistra” borghese per combattere il fascismo, il raz-zismo e il governo in carica, sono una costante dell’attività del PMLI.

Una linea politica ben deter-minata e che si affina, si arric-chisce e che migliora in base all’esperienza che man mano acquisiamo nella lotta di clas-se e nelle nostre esperienze sul campo.

Anche la creazione di un fronte unito - quantomeno an-ticapitalista - con i partiti che hanno ancora la bandiera ros-sa con la falce ed il martello è un obiettivo che il PMLI per-segue da tempo; tuttavia non dobbiamo sopravvalutare l’im-portanza di questo fronte, poi-chè la conquista dei sinceri comunisti e delle masse e lo sviluppo della lotta di classe non dipendono da esso.

D’altra parte, come dimo-strano i fatti, se tale fronte unito non si è ancora potuto realiz-zare, salvo in certi casi a livel-

lo locale, non è colpa del PMLI ma dei partiti che si definisco-no comunisti, i quali non solo ci evitano e non ci coinvolgono nelle iniziative unitarie promos-se da loro o da altri, ma addi-rittura operano per isolarci ed emarginarci dalle organizza-zioni di massa delle quali fac-ciamo parte e dalle manifesta-zioni di piazza.

Certo è che il nostro Par-tito è pienamente disponibile a confrontarsi dialetticamen-te con coloro che si professa-no comunisti, ed è pronto a ri-ceverli nel PMLI anche se non condividono tutta la sua linea politica. Lo consente la Risolu-zione della sesta Sessione ple-naria del 5° CC in cui è stabi-lito che “può essere ammesso al PMLI anche chi non condi-vide qualche punto particolare della linea del Partito purché sia d’accordo con lo Statuto, il Programma generale e l’asten-sionismo elettorale tattico, stra-tegico nel caso delle elezioni europee”.

Conquistare chi si ritiene e si onora di essere comunista è un nostro compito rivoluziona-

rio di primaria importanza, indi-spensabile per ribaltare il rap-porto di forza fra noi e l’alveo riformista, parlamentarista e costituzionale.

Il PMLI ha sempre perse-guito una politica di fronte uni-to. Per la memoria è utile ricor-dare qualche suo passaggio principale, a partire dalle lette-re aperte degli anni ’70 ai par-titi e ai gruppi che si definiva-no comunisti marxisti-leninisti invitandoli ad unirsi per fonda-re assieme un unico Partito ri-voluzionario marxista-leninista; gli appelli unitari alla base del PRC che generosi compagni diffusero alle manifestazioni nazionali annuali che quel par-tito svolgeva a Roma; gli sfor-zi, attraverso i compagni Ema-nuele Sala e Dario Granito, nel tentare di stabilire delle allean-ze con i gruppi cattolici di sini-stra allora più autorevoli e sul-la cresta dell’onda, quali i Beati costruttori di pace di Albino Biz-zotto, di “Nigrizia” allora diretta dal missionario comboniano Alex Zanotelli, di “Testimonian-ze” di padre Ernesto Balducci, del gruppo di don Enrico Chia-

vacci, con Pax Christi e, negli anni più recenti, con Vitaliano Della Sala e con altri preti “di grido”.

Ricordiamo anche alcune grandi battaglie unitarie che il Partito ha combattuto in questi anni, le cui esperienze ci ser-vono ancora oggi sia per ispi-razione, sia per migliorare il no-stro lavoro: il Movimento per il Centro sociale e di servizi del quartiere 4 di Firenze diretto dalla compagna Monica Mar-tenghi con a fianco “Lucia” Ne-rina Paoletti; la Biblioteca popo-lare del quartiere 4 di Firenze; la Biblioteca popolare “Marco Marchi” di Firenze; il 1° Maggio in Piazza dell’Isolotto di Firen-ze promosso e diretto indiretta-mente per lunghi anni con alla testa la compagna Claudia Del Decennale e Angela Rossi; il Comitato 6 Ottobre dei giovani di Firenze diretto dal compagno Simone Malesci; il Comitato dei giovani dell’Isolotto, Argingros-so, Le Torri, Legnaia e Soffia-no. In questi movimenti giovani-li un ruolo importante l’ha svolto il compagno Marcello, che ha messo alle corde, in un con-

fronto diretto svoltosi in piazza dell’Isolotto, l’allora sindaco di Firenze Elio Gabbuggiani. Van-no inoltre ricordati il Comitato donne del quartiere 4 di Firen-ze; il Comitato di scienze poli-tiche dell’Università di Firen-ze durante il movimento della “Pantera” diretto dal compagno Erne Guidi; Studenti di Giuri-sprudenza in lotta a Napoli pro-mosso e diretto indirettamente dalla Cellula “Vesuvio Rosso” di quella città; il Coordinamento contro la guerra e il “25 Aprile” di Palermo, il Comitato giovani di Reggio Calabria e il Comitato contro la chiusura dell’ospeda-le di Varallo Sesia, promossi e diretti indirettamente dalle loca-li Cellule del Partito; i Comitati per la difesa del diritto di scio-pero e per la difesa della sca-la mobile diretti dal compagno Emanuele Sala; i Comitati per la difesa dell’articolo 18 e per l’acqua pubblica, la partecipa-zione nei movimenti contro la Tav, le Trivelle, il Tap, la parte-cipazione alle campagne su al-tri referendum, in particolare a quelli sulla controriforma costi-tuzionale promossa prima da

Berlusconi e successivamente da Renzi, che hanno coinvolto sostanzialmente tutte le istanze del Partito.

Recentemente abbiamo svolto un proficuo lavoro unita-rio in tutto il Paese per celebra-re il Centenario della Rivoluzio-ne d’Ottobre e il Bicentenario della nascita di Marx.

Gli ultimi esempi di fron-te unito, sono il Comitato anti-fascista di Scandicci, in cui le compagne e i compagni del luogo stanno dando l’anima per la chiusura del covo di Ca-saPound; il Comitato per la ce-lebrazione del Sessantotto a Rufina il cui perno è stato l’Or-ganizzazione locale del Partito; la partecipazione al movimen-to contro il Muos e per la chiu-sura della base di Sigonella in Sicilia che vede molto attiva la Cellula “Stalin” della provincia di Catania diretta dal compa-gno Sesto Schembri; l’allean-za di fatto con “il sindacato è un’altra cosa” per il congresso della CGIL che ha visto prota-gonisti diversi nostri compagni come relatori della mozione di opposizione; alcuni movimenti

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6 il bolscevico N. 33 - 26 settembre 2019

di Ischia in cui svolge un ruolo di primo piano l’Organizzazio-ne locale del Partito diretta dal compagno Gianni Vuoso.

In sostanza, non c’è batta-glia nazionale e locale che non veda il PMLI praticare una po-litica unitaria e di grande aper-tura verso le masse e di chi, organizzatori o meno, sta a sinistra del PD. Una politica espressa con particolare forza, convinzione e determinazione dal CC che, nel suo documento emesso subito dopo la costitu-zione del governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, ha chiesto formalmente a tutte le forze politiche, sindacali, socia-li, culturali, religiose democra-tiche e antifasciste, a comin-ciare dai partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, di unirsi per buttarlo giù.

Il fronte unito sinda-cale

Al primo posto del lavo-ro di massa e di fronte unito del PMLI, c’è da sempre il la-voro sindacale, che deve es-sere svolto dalle lavoratrici e pensionate, dai lavoratori e dai pensionati militanti e sim-patizzanti del Partito dentro e fuori la CGIL con l’obiettivo strategico di costruire quando ce ne saranno le condizioni il Sindacato delle Lavoratrici e dei Lavoratori, delle pensiona-te e dei pensionati. Una pro-posta non facile da accettare perché, tra l’altro, richiede lo scioglimento di tutti gli attua-li sindacati, confederali e non confederali. Però potrebbe essere facilitata dal fatto che già si parla ai vertici di CGIL, CISL e UIL di un unico sinda-cato confederale.

In ogni caso tutti i membri e simpatizzanti del PMLI che la-vorano, che sono pensionati o che sono disoccupati devono iscriversi alla CGIL, salvo par-ticolari eccezioni che possono essere valutate singolarmente dalla propria istanza. Non per-ché la CGIL rappresenti il no-stro modello sindacale, tutt’al-tro; questo passo si rende necessario poiché è in essa che è presente la maggioran-za delle masse lavoratrici e pensionate di ogni categoria e con le quali dobbiamo entra-re in contatto per far matura-re loro la coscienza di classe. E dobbiamo farlo in maniera organizzata dando vita, aven-do i numeri, alla Corrente sin-dacale dei marxisti-leninisti aperta agli anticapitalisti e agli antifascisti che condividono la nostra strategia sindacale, an-che se non sono d’accordo in tutto o in parte con la nostra ideologia e con la nostra pro-posta di socialismo.

Lenin ha scritto: “Proprio l’assurda teoria della non partecipazione dei comu-nisti ai sindacati reazionari mostra con la massima evi-denza con quanta leggerez-za questi comunisti di sini-stra affrontino il problema dell’influenza sulle masse e quale abuso facciano nei loro sproloqui del termine

masse. Per aiutare le mas-se e conquistarsi la simpa-tia, l’adesione, il sostegno, non si devono temere le dif-ficoltà, gli intrighi, gli insul-ti, le persecuzioni da parte dei capi (…) e bisogna lavo-rare assolutamente là dove sono le masse. Bisogna sa-per sopportare qualsiasi sacrificio, superare i mag-giori ostacoli, per svolgere una propaganda e un’agita-zione sistematiche, tenaci, costanti e pazienti (…) do-vunque si trovino le masse proletarie o semiproletarie”.(12)

La nostra attività all’inter-no della CGIL, ad oggi, non può essere che quella di far parte dell’area di minoranza “Riconquistiamo tutto”, della quale condividiamo gran parte del documento politico. Un’a-desione leale di fronte unito, ma anche in piena autonomia, portando avanti la nostra linea sindacale e dando il nostro contributo contro la destra della CGIL e nel lavoro quo-tidiano per la difesa dei diritti dei lavoratori e dei pensionati.

Nei fatti, i benefici che ne derivano sono maggiori de-gli svantaggi, anzitutto quello di avere una maggiore possi-bilità di collegarci con la base della CGIL e di rompere l’iso-lamento sindacale.

Dunque: Buon lavoro alle lavoratrici e alle pensionate, ai lavoratori e ai pensionati e ai sindacalisti rossi!

Il fronte unito giova-nile e studen-tesco

Accanto al lavoro sindacale, nelle nostre priorità sta quello giovanile e studentesco, come stabilito dal 5° Congresso na-zionale del Partito. Dobbiamo lavorare in parallelo su questi due fronti decisivi per lo svilup-po della lotta di classe e per lo sviluppo del PMLI.

Nonostante oltre mezzo se-colo di decomunistizzazione delle masse operata prima dal vecchio PCI revisionista e poi dai partiti falsi comunisti nati da esso, nonché per colpa degli ideologi borghesi che procla-mano la morte delle ideologie, i giovani rimangono i più su-scettibili al cambiamento, i più aperti verso le idee progressi-ste e rivoluzionarie, i più liberi dai condizionamenti.

Non può essere che nostro il difficile compito di elevare la loro coscienza politica, tra-smettergli il marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao e la linea proletaria rivoluzionaria del PMLI. Dobbiamo confutare le menzogne della borghesia, dei suoi scribacchini e degli imbro-glioni revisionisti di destra e di “sinistra”, proponendo instan-cabilmente il socialismo come unica vera alternativa all’impe-rialismo e al sistema capitalista

di oppressione e di sfruttamen-to dell’uomo sull’uomo.

Dobbiamo raccontare loro la vera storia del movimento ope-raio internazionale e l’espe-rienza del socialismo realizza-to nell’URSS di Lenin e Stalin e nella Cina di Mao. Se lo fac-ciamo bene, ne resteranno en-tusiasti, almeno le ragazze e i ragazzi più avanzati e combat-tivi. “Il Bolscevico”, di cui il 15 dicembre di quest’anno ricorre il 50° Anniversario della fonda-zione che salutiamo con calo-re, è una fonte preziosissima su questi temi.

Dobbiamo fare di tutto per legarci ai giovani e ottenere la loro fiducia e il loro appog-gio militante perché è nel no-stro come nel loro interesse; per questo le studentesse e gli studenti marxisti-leninisti devo-no interessarsi a fondo delle loro problematiche e interveni-re tempestivamente, con pro-poste e rivendicazioni che sap-piano dare risposta alle loro esigenze, in particolare alla carenza di lavoro ed al preca-riato, che legano a doppio filo questo fronte a quello operaio e sindacale.

Dobbiamo continuare a con-siderare centrale l’attività negli organismi di massa studente-schi, specialmente nei collet-tivi di ciascuna scuola, facol-tà e ateneo. Quando già ce ne sono, promossi dalla “sini-stra” borghese o anche dal-l’“ultrasinistra”, dobbiamo stabi-lire se ci sono le condizioni per lavorare al loro interno dando vita, assieme ai simpatizzanti e agli studenti che condivido-no la nostra linea scolastica e universitaria, alla Corrente stu-dentesca marxista-leninista; se non ci sono le forze per farlo, i singoli studenti marxisti-le-ninisti devono comunque im-pegnarsi per applicare e far passare la nostra piattaforma. Quando invece questi collettivi mancano, dobbiamo cercare di promuoverne noi, naturalmen-te dopo esserci conquistati una base che ci permetta di renderli effettivamente di massa. Dob-biamo conoscere a menadito la linea studentesca e sull’istru-zione del PMLI, che ha al cen-tro la parola d’ordine Scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti e sforzarci di ap-plicarla al meglio, tenendo con-to delle situazioni specifiche in cui operiamo. Per orientarsi, dobbiamo seguire la bussola del Vademecum delle studen-tesse e degli studenti marxisti-leninisti.

Dunque: Buon lavoro alle studentesse e agli studenti marxisti-leninisti!

Il fronte unito delle donne

Per il PMLI le masse fem-minili sono una componente fondamentale del popolo, sen-za la quale è impossibile fare avanzare sui piani politici, so-ciali, economici e rivendicativi la lotta di classe. Come ha det-to il compagno Scuderi nelle

conclusioni alla Riunione allar-gata della Commissione don-ne del CC del PMLI del 10 no-vembre 1990 “Non è possibile che avvenga l’emancipazione del proletariato se non avvie-ne l’emancipazione femminile. Sono due cose dialetticamen-te legate fra loro. È il proleta-riato, e perciò il Partito del pro-letariato, il nostro Partito, che ha questo problema; è l’intero Partito che l’affronta, è l’inte-ro Partito che lo cura, è l’inte-ro Partito che lo vuol risolvere grazie a voi, grazie alla Com-missione femminile centrale e a tutte le Istanze del Partito.”

Purtroppo al momento at-tuale non disponiamo di un numero sufficiente di compa-gne, militanti e simpatizzanti del PMLI, per poter fare fuoco e fiamme sul nevralgico fronte femminile. Ma quello che pos-siamo fare, facciamolo e fac-ciamolo bene, unendoci con tutte le forze femminili di sini-stra ed in particolare con “Non una di meno”, che è attual-mente l’unico movimento rap-presentativo, attivo e combat-tivo delle masse femminili di sinistra a livello nazionale. Per quanto è possibile e là dove è possibile, noi dobbiamo lavo-rare entro di esso, in conside-razione anche del fatto che è l’unico veicolo specifico per ar-rivare alle masse femminili.

Siamo convinti che un no-stro intervento all’interno del-le sue Assemblee, sia locali che nazionali, può valere più di mille volantini diffusi tra le masse femminili. Non condivi-diamo in toto la linea politica del movimento, ma certi suoi importanti aspetti, come l’a-ver individuato le responsa-bilità della violenza di genere sulle donne, sulle lesbiche, sui gay e le persone transessua-li nel capitalismo e nel neoli-berismo, così come le rivendi-cazioni sui bisogni immediati delle masse femminili e la di-fesa di diritti come l’aborto, la battaglia per avere più lavo-ro, e quella per i servizi socia-li come consultori e asili nido, sono un buon punto d’incontro per svolgere bene il nostro la-voro di fronte unito sulla base della linea femminile del PMLI e per rilanciare, con i dovuti accorgimenti tattici, a una pla-tea che già è predisposta a re-cepirla, la nostra strategia del socialismo.

Anche all’interno di “Non una di meno”, così come nell’ANPI, in CGIL e ovun-que a livello di massa, lavo-rano partiti della “sinistra” bor-ghese, partiti falsi comunisti e trotzkisti con i cui rappresen-tanti ci dovremo misurare: ap-plichiamo la linea femminile e di fronte unito del Partito, at-tuandola in maniera intelligen-te per far valere le nostre opi-nioni e proposte, per orientare correttamente il movimento elevandone la coscienza poli-tica e la combattività anticapi-talista. La risoluzione dei pro-blemi immediati delle masse femminili, primi fra tutti quelli del lavoro e della violenza ma-schile sulle donne, devono es-sere al centro delle nostre at-tenzioni e interventi.

Allo stesso modo dobbiamo continuare a mobilitarci in ma-niera unitaria contro il disegno di legge Pillon che va ritirato.

È una vergogna il tentati-vo di riportare indietro l’orolo-gio della storia proponendo la figura di una donna sottomes-sa, senza diritti sociali e civi-li, relegata ad essere un “an-gelo del focolare”, così com’è inaccettabile e pericolosa l’in-tolleranza che muove que-sto decreto nei confronti degli omosessuali, dei transessuali e di tutte le persone LGBTQIA.

Il fronte unito antifa-scista

Il nostro Partito per natu-ra, per l’ideologia e la pratica sociale è antifascista e quindi non possiamo assolutamen-te rinunciare all’antifascismo, anzi, abbiamo una posizione d’avanguardia che oggi signi-fica denunciare, combattere e sconfiggere il fascismo del XXI secolo.

Lo scorso 25 Aprile è stato senz’altro uno dei più parteci-pati e combattivi degli ultimi decenni. In tutta Italia, il popolo antifascista, democratico e pro-gressista è sceso risolutamen-te in piazza per celebrare ma anche difendere il 25 Aprile, comprendendo perfettamente l’importanza della posta in gio-co, in questo momento in cui è particolarmente grave l’attacco alla memoria della Resistenza ed all’antifascismo da parte dei nostalgici dichiarati di Musso-lini ma anche dei fascisti ma-scherati come Salvini, che con l’azione del suo governo ap-poggiato da Di Maio e Conte, li ha incoraggiati e protetti.

Numerose amministrazio-ni di destra hanno boicottato lo scorso 25 Aprile, con gesti alle volte eclatanti, a testimoniare che il governo è stato amico dei fascisti e nemico degli an-tifascisti.

L’appoggio in ambito istitu-zionale a CasaPound, Forza Nuova e alle altre formazio-ni neofasciste e neonaziste è stato chiaro come il sole; mai come in questo periodo le loro squadracce hanno imperver-sato nel nostro Paese, han-no avuto agibilità ed appog-gio. Potremmo fare centinaia di esempi.

Tuttavia le contestazioni an-tifasciste che non hanno dato tregua al duce Salvini, inse-guendolo per tutto il Paese ovunque sia andato a sparge-re la sua sporca propaganda, hanno risvegliato l’attenzione e il dibattito sul pericolo del fasci-smo in Italia.

Ma non tutti gli antifasci-sti l’hanno avvertito; incredibil-mente nemmeno chi si profes-sa comunista, nè chi ha avuto un passato “comunista” come Norma Rangeri, direttrice de “il manifesto” trotzkista, o Mar-co Rizzo, segretario genera-le del sedicente partito comu-nista che non si è vergognato neppure di stare in mezzo a Si-mone Di Stefano, segretario di CasaPound, e a Roberto Fio-re, segretario di Forza Nuova, senza nemmeno attaccarli, pur di partecipare ad una recente tribuna elettorale su Rai3.

Non ha parlato di fascismo nemmeno Viola Carofalo, por-tavoce di Potere al Popolo, per la quale si trattava al massimo di una “stretta autoritaria”, né Paolo Flores d’Arcais, diretto-re di Micromega, che parlò di “pre-fascismo che può non di-ventarlo”.

Ezio Mauro di “Repubblica”, tutt’ora, vede la “reincarnazio-ne” del fascismo nei gruppi ne-

ofascisti ma non l’ha mai col-ta in Salvini al quale addirittura chiese “un giudizio politico” su di essi. Dopo le elezioni dello scorso maggio, non potendo ignorare come si comportò in campagna elettorale, sempre su “Repubblica” scrisse che “Salvini ha superato furiosa-mente le colonne d’Ercole della politica italiana e occidentale, spingendosi nel mare oscuro di un’ultradestra che nel dopo-guerra non avevamo mai cono-sciuto”.

Siamo d’accordo, ma allo-ra perché non definirlo chiara-mente fascismo? Perché non dire che Salvini aspirava – come aspira tutt’ora - a diven-tare il nuovo duce d’Italia?

Tra gli intellettuali della sini-stra liberale e cattolica nel ri-conoscere la realtà del perico-lo fascista sotto le nuove forme in cui si presenta oggi e le sue connessioni con l’ex-gover-no, il più deciso e impegnato è senz’altro Tomaso Montanari, ex presidente dell’associazio-ne Libertà e Giustizia, elettore di La Sinistra, anche se lo attri-buisce solo alla Lega e a Sal-vini.

Tuttavia, la battaglia antifa-scista di tutti gli oppositori di Salvini e dei gruppi neofascisti è apprezzabile, ma è parziale e limitata perché si svolge in-teramente nel quadro della Co-stituzione del 1948, come se essa potesse rappresentare un baluardo invalicabile per la po-litica fascista, razzista, xenofo-ba e nazionalista della Lega, di Fratelli d’Italia e dei gruppi ne-ofascisti e neonazisti.

Un orizzonte che cozza pa-lesemente contro la realtà dei fatti. Ne è un esempio lampan-te la recente battaglia al Sa-lone del Libro di Torino, dove paradossalmente era proprio l’editore nero di CasaPound ad appellarsi alla libertà di espres-sione sancita dall’articolo 21 della Costituzione, spalleggiato di fatto, sempre in nome della Costituzione, dal Comitato or-ganizzatore e da un buon nu-mero di intellettuali della “sini-stra” borghese.

Questa Costituzione non può essere un baluardo contro il fascismo perché la XII dispo-sizione transitoria e finale che vieta “la riorganizzazione, sot-to qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” non è mai sta-ta di fatto applicata in oltre 70 anni dalla sua promulgazione, contro le numerose forme che ha assunto via via il fascismo, dal MSI del fucilatore di parti-giani Almirante, passando per AN di Fini fino a Fratelli d’Ita-lia della Meloni, né tanto meno oggi contro le organizzazio-ni apertamente fasciste come CasaPound, Forza Nuova e al-tre, ammesse perfino alle com-petizioni elettorali.

Questi fatti sono la dimo-strazione che ciò che di buono c’è scritto sulla Carta non vale nulla per la classe dominante borghese ed i suoi governi. Ma d’altra parte la Costituzione del ‘48 in sostanza non esiste più, poiché è stata demolita da de-stra in un lungo arco di tempo, a forza di stravolgimenti di fat-to e di controriforme da parte dei governi di “centro-destra” e di “centro-sinistra”; al pari, non c’è più neanche la repubblica democratica borghese antifa-scista disegnata su quella Co-stituzione.

La borghesia attraverso cia-scuno dei suoi governi ha pla-smato la nostra società fino a ridurla a quel regime capitali-sta neofascista nel quale vivia-mo oggi, un progetto nato tra il 1975 e 1976 dal “Piano di rina-scita democratica” della P2 di Licio Gelli, e attuato pezzo per pezzo principalmente da Cra-xi, Berlusconi, D’Alema e Ren-

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N. 33 - 26 settembre 2019 il bolscevico 7zi. L’avvento del governo nero Salvini-Di Maio ha rafforzato questo progetto, lo ha incaro-gnito e imbarbarito.

Dunque il fascismo in Italia non è un pericolo ma una real-tà che ha il volto di Salvini che per 14 mesi è stato seduto di-rettamente nel governo Lega-M5S.

Una realtà, il fascismo, che è una forma della dittatura del-la classe dominante borghe-se che essa alterna e mescola con la forma liberale e demo-cratico-parlamentare a suo pia-cimento a seconda della situa-zione economica e politica del momento. Come è avvenuto ora col governo Conte.

Noi vogliamo davvero li-berare il Paese dal fascismo, ecco perché invitiamo tutti gli antifascisti a porsi oltre i limi-ti angusti e inconsistenti della Costituzione borghese, e dare alla battaglia antifascista un chiaro e solido orizzonte anti-capitalista.

Il lavoro antifa-scista nell’ ANPI

L’ANPI, la maggiore asso-ciazione antifascista italiana, rimane il nostro luogo di atti-vità principale sul fronte an-tifascista; in sostanza valgo-no le stesse riflessioni che ci portano a fare attività in CGIL, e cioè che in essa militano la stragrande maggioranza degli antifascisti attivi, ed intorno ad essa si sviluppa un importante numero di semplici iscritti che partecipano alle sue iniziative e ne subiscono l’influenza.

L’ANPI è oggi in prima linea nella lotta ai gruppi neofasci-sti e neonazisti, come dimo-stra l’esposto della presiden-za nazionale alla procura di Roma nel quale si chiede lo scioglimento di CasaPound, Forza Nuova e di tutti i movi-menti neofascisti affini, non-ché il sequestro della sede di CasaPound a Roma occupata abusivamente. Una encomia-bile iniziativa concreta antifa-scista senza precedenti, che noi appoggiamo senza riser-ve con tutte le nostre forze e in maniera militante, invitando tutte le forze antifasciste a fare altrettanto.

Da un punto di vista politico, la linea dell’ANPI rispecchia in larga parte quella della sini-stra istituzionale, attualmente più a sinistra del PD in partico-lare dopo la grande battaglia referendaria del 4 dicembre del 2015 quando l’attacco alla Costituzione da parte di Ren-zi mise per la prima volta nel-la storia del nostro dopoguerra, l’ANPI ed il maggior partito del-la sinistra istituzionale su due campi contrapposti per una questione di grande importan-za.

Quella battaglia, inedita quanto coraggiosa, ha senz’al-tro dato autonomia all’ANPI, inaugurando una nuova stagio-ne. È indubbio che la stella po-lare dell’ANPI rimane il rispet-

to della Costituzione borghese del ’48, e che ai suoi vertici ri-mane ad oggi ben salda la componente riformista della si-nistra istituzionale, ma ciò non toglie che il nostro compito di creare un vasto fronte unito an-tifascista non può non partire irrobustendo le sue file e dando il nostro contributo, qualifican-do l’antifascismo di oggi con la nostra linea.

Un ulteriore compito che ci spetta è quello di lavorare per unire l’ANPI agli altri comitati antifascisti che si pongono alla sua sinistra, e che rifiutano in maniera settaria e contropro-ducente iniziative e lotte unita-rie. Ci riferiamo agli organismi antifascisti anarcoidi o promos-si dall’“ultrasinistra” che noi ab-biamo il compito di convince-re a mobilitarsi unitariamente quantomeno nelle grandi mani-festazioni di piazza, nelle ricor-renze significative e nelle gran-di battaglie.

Le nostre compagne e i no-stri compagni come i nostri simpatizzanti sono pertanto in-vitati ad iscriversi alla sezione ANPI nel comune in cui vivono, sono invitati a lavorare al suo interno e ad entrare nei direttivi dai quali potranno, oltre ad aiu-tare lealmente l’associazione, anche promuovere la nostra idea sull’antifascismo, e sulla Costituzione del ‘48, che va co-

munque difesa da ogni attacco che vorrebbe peggiorarla ulte-riormente.

Usare la tattica che il Par-tito insegna, essere leali e in-dipendenti, essere coraggiosi e dialettici e lavorare per uni-re la sinistra dell’ANPI. Que-sto dev’essere l’atteggiamento dei marxisti-leninisti nel lavo-ro di fronte unito antifascista nell’ANPI.

Il fronte unito antiraz-zista

Ormai non passa giorno che le cronache non registri-no un caso di aggressione di stampo razzista a danno di mi-granti, rom, persone di colore,

persone di fede musulmana. Non c’è dubbio che il prin-

cipale responsabile di questa situazione sia il caporione fa-scista e razzista della Lega, ex vicepremier e ministro di polizia, Matteo Salvini, che ha operato con l’avallo e la coper-tura del ducetto pentastellato, ex vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi di Maio, e di Giu-seppe Conte.

Purtroppo chiunque di noi può osservare intorno a sé, in famiglia, sul lavoro e nella vita sociale, che il veleno del razzismo e della xenofobia sta penetrando in profondità tra le masse, e questo grazie anche alla criminale responsabilità dei partiti riformisti e rinnegati della “sinistra” borghese che in questi anni le hanno disarmate ideologicamente, politicamen-te e culturalmente, lasciando-le in balia di partiti qualunqui-sti, demagoghi e razzisti, per andare al governo e servire la grande borghesia capitalista. Come ha fatto il PD con Ren-zi, Gentiloni e Minniti che ha aperto loro la strada.

Salvini, con la complicità di Di Maio e Conte, ha sposta-to ad arte l’attenzione dei la-voratori e delle masse dai loro gravi problemi economici ai temi dell’immigrazione e del-la “sicurezza”, così come ha deviato la loro rabbia contro i

migranti anziché contro i veri responsabili della crisi, che ri-mangono i capitalisti e la bor-ghesia.

In sostanza egli ha applica-to – e continuerà a farlo dagli scranni dell’opposizione - con-tro i migranti, i rom, i musulma-ni la stessa strategia di Hitler, che in piena crisi della Repub-blica di Weimar riuscì a di-rottare la rabbia delle masse dalla grande borghesia capita-lista verso gli ebrei, additando-li come responsabili delle loro spaventose condizioni di mi-seria e disoccupazione.

Anche sul tema del razzi-smo noi dobbiamo partecipa-re e cercare di promuovere ini-ziative ed esperienze di fronte unito; è nostro, come degli al-tri antifascisti e antirazzisti co-scienti il compito di chiarire con pazienza e fermezza alle masse la situazione, sconfig-gere dialetticamente le idee razziste e xenofobe che han-no attecchito in loro, smasche-rare la vera essenza dell’ide-ologia seminata dai razzisti e fascisti e rieducarle alla solida-rietà di classe, all’internazio-nalismo proletario e agli ideali antifascisti e antirazzisti.

Sappiamo che nei fron-ti uniti dovremmo concedere qualcosa, sappiamo che do-vremmo pagare un prezzo im-mediato a livello politico, ma

sappiamo anche che questo prezzo ci ripagherà.

Lenin ce lo insegna: “Im-maginate che un rappresen-tante dei comunisti debba penetrare in un locale dove i delegati della borghesia fan-no la loro propaganda dinan-zi ad una assemblea molto numerosa di operai. Imma-ginate poi che, per farci en-trare, la borghesia esiga da noi un prezzo elevato. (…). Se abbiamo pagato troppo caro per entrare in questo locale, abbiamo commes-so incontestabilmente un errore. Ma è meglio paga-re caro (almeno finché non avremo imparato a contrat-tare come si deve) piuttosto che rinunciare alla possibili-tà di esporre le nostre idee dinanzi ad operai che fino-ra sono stati il “patrimonio” esclusivo – se così posso dire – dei riformisti, vale a dire, degli amici più fedeli della borghesia”.(13)

Compagne e compagni, impariamo allora a contratta-re bene, poiché così paghere-mo meno in contenuti politici di sintesi che emergeranno dai fronti uniti, nessuno escluso, nei quali la linea di certi par-titi borghesi si scontrerà inevi-tabilmente con la nostra linea proletaria rivoluzionaria sul la-voro di massa.

In definitiva, è anche e so-prattutto dalla partecipazio-ne attiva e conseguente, e dal ruolo di avanguardia che il nostro Partito sarà in grado di svolgere nel lavoro di fronte unito che passa lo sviluppo e il radicamento del PMLI e la ma-turazione dei tempi per il suc-cesso della lotta per il sociali-smo in Italia.

Il fronte unito ambien-talista

I giovani sono molto sensibi-li ai problemi ambientali; è per questo che lo scorso 15 marzo in centinaia di migliaia di essi sono scesi in tante piazze d’Ita-lia e di tutto il mondo per la sal-vaguardia del clima e dell’am-biente.

Al centro delle rivendicazio-ni della loro piattaforma, oltre al noto pericolo del riscalda-mento globale, è presente an-che la necessità di estirpare le ingiustizie sociali che derivano dalle disparità territoriali, di im-pedire la rapina delle risorse naturali del paesi del Sud del mondo da quelli già considerati “ricchi” che hanno però una po-polazione sempre più povera; per rendere le risorse ambien-tali, i cosiddetti “beni comuni”, a disposizione dei popoli, eli-minando il profitto che oggi li rende merci nelle mani dei ca-pitalisti, impedendone lo sfrut-tamento massiccio per gestirli in maniera che esse possano rigenerarsi e rimanere abbon-danti anche per le prossime generazioni all’infinito.

Una bella piattaforma per un evento senza precedenti, che ha segnato l’inizio di tante al-tre mobilitazioni che hanno af-fiancato le numerosissime ver-tenze già aperte in Italia come

Chiavacci pronuncia il discorso commemorativo

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8 il bolscevico N. 33 - 26 settembre 2019

quelle contro le grandi opere inutili e dannose quali il TAV, il MUOS, le trivelle in terra ed in mare, le tratte autostradali inu-tili, il gasdotto TAP, gli inceneri-tori da sostituire con una diver-sa gestione dei rifiuti che tenda alla strategia “Rifiuti Zero” e per la mobilità pubblica che au-menti la sicurezza degli utenti e ne riduca costi e impatto am-

bientale ed ogni volta che nei territori si è chiesta più sicu-rezza idrogeologica e sismica dopo episodi catastrofici o per prevenirli.

Noi appoggiamo con tutte le nostre forze questi movimenti, in particolare i Notav che, tra l’altro, offrono un esemplare esempio di fronte unito.

Consideriamo importante

la recente protesta dei giova-ni davanti alla sede dell’ONU e facciamo gli auguri alla gio-vane svedese Greta Thunberg perché picchi duro sui gover-nanti imperialisti nell’intervento che terrà il 23 settembre all’O-NU sul cambiamento climatico.

Il nostro Partito non si è mai risparmiato su questo tema e dobbiamo continuare a farlo,

nel tentativo di legare la lot-ta ambientale a quella per il socialismo, così come sostie-ne la Lettera aperta alle am-bientaliste ed agli ambientalisti che in un suo passaggio reci-ta: “Questo è il salto di qualità che vi chiamiamo a fare, e cioè comprendere che la battaglia per l’ambiente (così come tutte le altre che hanno temi socia-

li), non può rimanere inserita in questo modello economico che mette in secondo piano l’am-biente stesso, il clima, l’inqui-namento e la salute pubblica, rispetto agli interessi privati dei colossi multinazionali dell’ener-gia, dell’acqua e dei rifiuti poi-ché, perdurando il capitalismo, si ripeteranno nella sostanza e magari con tendenze alterne in

base allo sviluppo delle mobili-tazioni e delle lotte che le po-polazioni saranno in grado di imbastire, gli accordi di Pari-gi o poco più, pomposi ma di facciata, poiché inutili ed inap-plicati, e mai risolutivi. E così il nostro pianeta continuerà a morire”.

La lotta del PMLI per il socialismoOggi il nemico principale del

proletariato e delle masse po-polari italiane è il governo tra-sformista liberale PD-M5S gui-dato da Conte, al servizio del regime capitalista e neofasci-sta, così come lo erano ieri i governi Berlusconi, Monti, Let-ta, Renzi, Gentiloni, fino a quel-lo dei fascisti del XXI secolo Salvini-Di Maio, al pari dei pre-cedenti, poiché hanno rappre-sentato tutti, senza eccezione alcuna, gli interessi della bor-ghesia.

Il capo dei fascisti del XXI secolo ed aspirante duce d’I-talia infatti, per “capitalizza-re il consenso raggiunto dal-la Lega” alle elezioni europee, in pieno delirio di onnipotenza e sicuro di poter andare alle elezioni immediate ha chiesto al popolo di dargli “pieni poteri per governare”.

Evidentemente il nuovo Mussolini non aveva fatto bene i conti con le regole e i tempi del parlamentarismo borghese; in particolare non li ha fatti con un caposaldo storico del parla-mentarismo, e cioè con la poca voglia degli “onorevoli” di la-sciare spontaneamente le pol-trone e andare a casa.

Soprattutto i parlamentari del M5S erano terrorizzati da questa; ma anche i renziani che Zingaretti non avrebbe cer-to ricandidato potendo approfit-tare delle elezioni per prender-si tutto il partito.

Non volevano lasciare Sal-vini a governare da solo – o in compagnia dell’altra fasci-sta Meloni - così da “allonta-nare e impedire il rischio auto-ritario”, ma nessuno di essi si è mosso in questo senso quando Salvini era in carica, nonostan-te tutte le sue politiche fasciste e razziste avallate da Conte e Di Maio.

In realtà, dopo le dimissioni di Conte, intorno alla trattativa M5S-PD per dare vita alla nuo-va maggioranza abbiamo as-sistito ai più vergognosi giochi di potere del parlamentarismo borghese, con una sfacciatag-gine assoluta, nei quali ha reci-tato un ruolo da protagonista Di Maio, oggi Ministro degli este-ri, che blaterava contempora-neamente di nuovo governo col PD, di elezioni, e di ritorno all’alleanza con Salvini per un governo bis.

In sintesi, la caduta del go-verno nero fascista e razzista Salvini-Di Maio è stata senz’al-tro una buona cosa. Non dob-biamo dimenticarci però che esso è caduto da destra, poi-ché è stato il nuovo Mussolini Salvini che ha staccato la spi-na. Fosse stato per tutti gli altri gruppi parlamentari, esso sa-rebbe ancora in carica a deva-stare socialmente, economica-mente e culturalmente il nostro Paese.

Tutti abbiamo seguito l’inter-vento in Senato di Conte del 20 agosto quando ha bacchettato l’ex vice-premier.

Sicuramente d’effetto, ma quella di Conte è stata nient’al-tro che un’abile sceneggiata per rifarsi una verginità demo-cratica e ad uso dei Cinque-

stelle e della “sinistra” parla-mentare, nonché dei milioni di italiani che assistevano in diret-ta tv, cogliendo al volo l’occa-sione per presentarsi come l’al-ternativa di Salvini, incarnando ora quell’uomo delle istituzioni già pronto per guidare il Pae-se verso l’uscita dalla pericolo-sa crisi che però – e non lo dice - lui stesso ha provocato.

Non ci è sfuggito, inoltre, che tutta la prima parte dell’in-tervento Conte l’avesse dedi-cata all’esaltazione del gover-no da lui presieduto fino a quel momento: “Un governo - aveva sottolineato tronfio di orgoglio - che procedeva operosamen-te e che, già nel primo anno, aveva realizzato molti risultati e ancora molti ne stava realiz-zando”.

Compresi quindi i due de-creti sicurezza fascisti e razzi-sti contro i migranti, le ong e la libertà di manifestare! E questo la dice lunga sulla spettacolare operazione trasformista opera-ta da Conte nel giro di quaranta minuti in Senato: da “garante” del governo dei fascisti del XXI secolo, a traghettatore verso una nuova maggioranza con il PD al posto della Lega, senza rinnegare neanche un singo-lo provvedimento da lui sotto-scritto.

Infatti la prima cosa che col-pisce di questo nuovo governo liberale, antipopolare e antico-munista è proprio il gigantesco trasformismo, adottato in una misura che ricorda pochi ana-loghi precedenti nella storia del nostro Paese dall’Unità d’Italia.

Eppure le decine di dichia-razioni di Zingaretti, Di Maio e Conte prima dell’’accordo, smentivano categoricamente e con toni accesi una soluzio-ne di questo tipo; ecco una ul-teriore riprova che i politicanti borghesi non sono mai né cre-dibili, né affidabili poiché non hanno princìpi. A loro interes-sa esclusivamente far carriera politica e servire i propri finan-ziatori, trasparenti o occulti che siano.

“Realizzerò un governo nel segno della novità”. Questo è ciò che ha detto Conte in par-lamento all’atto della presenta-zione del nuovo governo.

Ma di tutto questo non c’è traccia nel suo programma: Conte infatti non si è impegna-to a cancellare i due decreti si-curezza, né la legge sulla le-gittima difesa, o lo “sblocca cantieri”, e tantomeno il con-dono edilizio, i contratti a ter-mine e la precarietà. Rimango-no intatti il Jobs Act e la “Buona Scuola”, mentre non si pen-sa minimamente alla patrimo-niale, ai contratti del pubblico impiego, né a ripristinare ed estendere l’articolo 18.

Rimarrà intatto l’articolo 81 della Costituzione che recepi-sce i vincoli europei di bilan-cio, eppure sentiamo parlare di “politica economica espansi-va”; ma come potrà essere re-alizzata se per il governo stes-so è essenziale “non mettere a rischio l’equilibrio della finanza pubblica”?

La nostra lettura di classe

ci dice invece che arriveranno altri tagli e sacrifici per le mas-se. Il tutto, per assicurare la “competitività” del sistema ca-pitalista italiano, faro borghese mai messo in discussione. Già si annunciano con l’imminente manovra finanziaria.

Quale “svolta” possiamo aspettarci se il governo rilan-cia il salario minimo per legge, conferma il Tav (eppure ora il Movimento 5 Stelle vede la sua posizione rafforzata nel gover-no) e la Gronda?

Un nuovo “vecchio” governo che non ha nessuna intenzio-ne, per fare un altro esempio, di revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia dei Be-netton, e che procede spedito verso “l’autonomia differenzia-ta”, che favorisce le disugua-glianze sociali e territoriali, le mafie al Sud, la deriva del Mez-zogiorno e la secessione del Nord più ricco.

Contro l’“autonomia diffe-renziata” noi dobbiamo batter-ci attivamente e con spirito uni-tario all’interno del movimento per il ritiro di qualunque auto-nomia differenziata, di cui fac-ciamo parte.

Dal punto di vista dell’asset-to costituzionale, il Conte–bis punta dritto verso il taglio dei parlamentari come voleva la ri-forma Renzi bocciata col refe-rendum del 4 dicembre 2016; un caposaldo del “Piano di ri-nascita democratica” e dello “Schema R” della P2 di Gelli poiché, sotto il falso proclama della riduzione dei costi si na-sconde una infame misura gol-pista, già adottata sotto la ditta-tura fascista di Mussolini, che restringe la democrazia bor-ghese e la sua rappresentanza ed allontana ancor più l’eletto dall’elettore dando più pote-re al governo rispetto al parla-mento e ai segretari dei parti-ti parlamentari sulla scelta dei candidati.

Di Maio, in pieno stile ingan-natorio solito dei vertici penta-stellati, si è affrettato a soste-nere che “questo governo non è di destra né di sinistra”; cer-tamente, aggiungiamo noi, l’e-secutivo non è di “sinistra”, nemmeno progressista, dal momento in cui non c’è traccia di “discontinuità”, “svolta e no-vità” nemmeno se si osserva la compagine governativa: è sot-to gli occhi di tutti che ci sono oggi il premier, ministri e sotto-segretari in posti fondamentali che occupavano anche nel go-verno precedente.

Inoltre i ministri e i sottose-gretari del PD e di LEU ex co-munisti revisionisti pentiti non l’hanno certo reso rosso, il co-lore che appartiene esclusiva-mente ai veri comunisti, cioè ai marxisti-leninisti. Essi, il cui co-lore è il bianco non il rosso, non sono altro che la nuova versio-ne del liberale Giolitti, che si adoperò per integrare il pro-letariato e le masse lavoratri-ci nello Stato borghese per im-pedire la rivoluzione socialista che allora bussava alla porta.

Un governo benedetto an-che dai mercati finanziari che hanno mostrato chiaramente

di preferirlo alle elezioni, rega-lando un calo clamoroso del-lo spread che oscilla attorno ai 150 punti base ed un netto rial-zo alla Borsa di Milano.

Segno evidente che il siste-ma economico capitalista e im-perialista non ha nulla da te-mere dalla nuova compagnia governativa. Anzi ha tutto da guadagnare dalla presenza di due partiti della “sinistra” bor-ghese che tengono ancora sot-to controllo larga parte dell’e-lettorato di sinistra.

A suggellare ulteriormente

il connubio fra la nuova ipote-si di governo, Conte e l’Euro-pa, ecco giungere entusiasti elogi da parte di Macron, del-la Merkel, di Prodi, del Vatica-no, della SPD tedesca e dai premier socialdemocratici di Spagna e Portogallo; ma non basta, per la gravità dei fatti è impossibile non citare l’appog-gio del segretario generale del-la Cgil Landini (“in parlamento ha dimostrato coraggio politi-co e un profilo istituzionale im-portante”); di D’Alema (“Con-te è una figura assolutamente presentabile”); del leader di SI

Fratoianni (“insensato regala-re il Paese alla peggiore destra per un nome”); ed addirittura del segretario del PRC Acerbo (“il veto su Conte del PD è as-surdo perché l’avvocato è co-munque più solido di Di Maio e Fico.”). Anche se successiva-mente si è schierato all’opposi-zione del nuovo governo.

Quando infine è arrivato an-che il peloso tweet di Trump impegnato a mantenersi un in-terlocutore prezioso in politica estera, per il “molto rispettato Giuseppe Conte” che “si spe-

ra rimanga primo ministro!”, il quadro è apparso completo ed ampiamente sufficiente per sbloccare i veti incrociati tra PD e M5S e spianare a Conte la strada a Palazzo Chigi.

Infatti, non c’è da aspettarsi nulla di buono nemmeno dalla politica internazionale , incar-dinata nelle vecchie alleanze imperialiste con gli Usa, la Ue e la Nato e centrata sull’inter-ventismo nel Mediterraneo, in Africa e nei Balcani, con i re-lativi rischi per il popolo italiano di essere coinvolto in una guer-ra imperialista e nella spirale

guerra-terrorismo.Ecco la genesi del Conte-

bis a parti invertite: cioè col PD al posto della Lega, ma stavol-ta con il M5S egemone sul PD anziché sottomesso al Carroc-cio com’è stato finora.

Nessun cambio di passo si verificherà, così come nessun filo nero sarà spezzato poiché è proprio questo filo nero che li collega tutti e che rappresenta l’incessante e continuo sposta-mento a destra delle politiche sociali ed economiche nel no-stro Paese, siano esse perpe-

trate con arroganza fascista o con il volto apparentemente più disteso ma altrettanto pericolo-so del liberismo “riformista”.

Un nuovo governo dunque che consoliderà il capitalismo e che ha legittimato ancor di più un sistema alimentato dal teatrino parlamentare di turno, che schiaccia senza remore la volontà popolare, pur rimanen-do paradossalmente all’interno delle leggi borghesi, a partire dalla Costituzione del ’48.

Ecco perché il documento dell’Ufficio politico del PMLI del 9 settembre scorso, in un suo

Nelle due foto il canto collettivo degli inni del Partito a conclusione della Commemorazione. In primo piano nella foto sopra Patrizia Pierattini, una dei primi quattro pionieri del Partito

Page 9: discorso di enrico Chiavacci, a nome del CC del pMli, per ... · della fase premarxista-leninista di Mao. Nello stesso anno fonda la Nuova Associazione popolare di studio che avrà

N. 33 - 26 settembre 2019 il bolscevico 9passo, recita: “Da questo go-verno egemonizzato da Con-te e dal M5S le masse popo-lari possono tutt’al più ottenere un piatto di lenticchie, non un pasto completo, cioè il socia-lismo e il potere politico del proletariato. Senza i quali non avranno mai democrazia, li-bertà, uguaglianza di genere e territoriale, benessere, giu-stizia sociale, una sanità e una istruzione pubbliche e gratuite, pensioni pubbliche e adeguate, salari giusti secondo il lavoro. “

“Per tutti questi motivi – sostiene ancora il documen-to dell’Ufficio politico - il PMLI non darà tregua al governo tra-sformista liberale Conte, e invi-ta tutte le forze autenticamen-te di sinistra anticapitaliste, tutti gli sfruttati e gli oppressi, in pri-mo luogo il proletariato, le ra-gazze e i ragazzi che si battono per un nuovo mondo, a unirsi per combatterlo e abbatterlo e poi proseguire ancora insieme per conquistare il socialismo e il potere politico del proleta-riato. In questo quadro e con questo spirito unitario il PMLI è pronto e disponibile a parteci-pare a qualsiasi iniziativa con-tro questo governo promossa dai partiti, gruppi e movimenti che hanno la bandiera rossa e la falce e martello.

Bisogna però che tutti coloro che si oppongono da sinistra al governo Conte capiscano che questa battaglia non può esse-re condotta esclusivamente sul piano parlamentare, costituzio-nale e legalitario. Bisogna af-frontarla sul piano della lotta di classe ideologica, politica e di piazza, utilizzando tutte le for-me di lotta ritenute necessarie secondo le circostanze specifi-che, conformemente alla stra-tegia della rivoluzione sociali-sta. (…) Senza il socialismo e il potere politico del proletariato le masse popolari non potran-no mai soddisfare interamen-te i propri interessi e creare le condizioni per eliminare le clas-si, lo Stato, i partiti instaurando il comunismo in cui le lavoratri-ci e i lavoratori potranno auto-governarsi e ricevere ciascu-no ciò che gli occorre e ognuno potrà realizzare se stesso in tutta la sua pienezza. Come afferma solennemente il Pro-gramma generale del PMLI: “Solo nel socialismo la clas-se operaia avrà in mano tutto il potere politico e con esso i mezzi di produzione e di scam-bio, le fabbriche, le macchine, le miniere, le banche, la terra e tutte le risorse del Paese, e con ciò assicurare che quanto vie-ne prodotto e i progressi della scienza e della tecnologia va-dano a vantaggio di tutti i lavo-ratori e le masse popolari”.

Il socialismo è un passaggio storico inevitabile, indipenden-temente dal tempo in cui ma-tura, che non può avvenire per via parlamentare e pacifica, date le sue implicazioni eco-nomiche, politiche e sociali. La storia lo dimostra ampiamente.

Noi siamo fermamente con-vinti, come sostiene Mao, (…) che “Nella società divisa in classi, le rivoluzioni e le guerre rivoluzionarie sono inevitabili, che senza di esse è impossibile compiere una svolta nello sviluppo del-la società, è impossibile ro-vesciare le classi dominanti reazionarie e permettere al popolo di prendere il potere. I comunisti devono denun-ciare la propaganda menzo-gnera dei reazionari, i quali affermano per esempio che la rivoluzione sociale non è necessaria, né realizzabi-le, i comunisti devono atte-nersi fermamente alla teoria marxista-leninista della rivo-luzione sociale per aiutare il popolo a comprendere che la rivoluzione sociale non solo

è assolutamente necessaria ma anche pienamente possi-bile”.(14)

Dal dopoguerra ad oggi, tut-ti i partiti della destra e della “sinistra” borghese, nessuno escluso, hanno sempre tessu-to le lodi del presente “siste-ma democratico”, che sarebbe stato l’artefice di una “rivoluzio-ne senza rivoluzione” poiché, a loro dire, avrebbe donato al nostro popolo una vera liber-tà democratica, nuovi rappor-ti economico-sociali capaci di sconvolgere i rapporti di classe fino ad annullarli grazie ad una altissima integrazione econo-mica delle masse popolari.

Noi non la pensiamo affatto allo stesso modo, dato che la realtà è lì pronta a smentire so-noramente queste falsità. Infat-ti rimangono in essere le grandi contraddizioni del capitalismo, a partire della permanenza dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, prova che l’attuale democrazia è il regno della li-bertà e del privilegio per i ric-chi e l’inferno per gli operai, le masse e i poveri, e infine per-ché al potere è ancora la stes-sa classe borghese. Anche le famiglie della piccola borghe-sia che se la passano meglio, sono praticamente tutte indebi-tate (pensiamo semplicemen-te al mutuo per la casa) e non hanno altra prospettiva che l’impoverimento.

Il capitalismo e la classe do-minante borghese non hanno più nulla da offrire sul piano del progresso economico, po-litico e sociale. Quelle che fu-rono le novità democratiche, economiche e istituzionali, in-trodotte dalla borghesia sulla spinta anche del proletariato a partire dalla Resistenza e dal-le lotte operaie degli anni ’50 e ’60 si sono già trasformate in elementi propri di un regime neofascista, in cui sono erose anche le libertà democratico-borghesi.

Questa “democrazia parla-mentare”, è bloccata a sinistra e aperta a destra. D’altra par-te la Costituzione stabilisce dei vincoli insormontabili a sinistra che non consentono di cam-biare l’attuale rapporto di for-za esistente fra le classi per via istituzionale, elettorale e parla-mentare. Per “legge” dunque non supereremo mai il capita-lismo, checché ne dicano i fal-si comunisti e gli opportunisti di sinistra. Sono solo illusioni utili al consolidamento del capitali-smo e delle loro poltrone.

Ecco perché nel nostro Pae-se non c’è una reale e sostan-ziale democrazia, ma solo una democrazia formale, che tu-tela gli interessi della borghe-sia. “Libertà e democrazia - sostiene a ragion veduta Mao - esistono solo in concreto, mai in astratto. In una società in cui esiste la lotta di classe, se le classi sfruttatrici hanno la libertà di sfruttare i lavora-tori, i lavoratori non hanno la libertà di sottrarsi allo sfrut-tamento; dove esiste demo-crazia per la borghesia non può esservi democrazia per il proletariato e per gli altri lavoratori”.(15)

Forse in Italia, così come in tutti i Paesi capitalisti, i lavo-ratori hanno le stesse condi-zioni economiche e sociali dei padroni? Forse in Italia, così come in tutti i Paesi capitalisti, i lavoratori dispongono di mez-zi di comunicazione e di infor-mazione nella stessa quantità e della stessa qualità di quelli in mano ai padroni?

Non ci risulta, e allora di quale democrazia si parla? Quali sarebbero allora gli ele-menti che dimostrerebbero nel nostro sistema “la democrazia per tutti”?

Parafrasando il nostro Se-gretario generale, il suffragio

universale e le libertà forma-li - peraltro conquistate a caro prezzo dal proletariato - non possono essere considerate in alcun modo elementi probanti dell’esistenza di un regime de-mocratico. Già Marx ha sma-scherato il carattere truffaldino dell’elettoralismo e del parla-mentarismo borghese attraver-so i quali le classi oppresse ri-cevono periodicamente il diritto di votare i rappresentanti della classe borghese che “rappre-senteranno e schiacceran-

no” il popolo in parlamento.Così come è un puro in-

ganno e una finzione giuridi-ca e costituzionale il principio secondo cui “il potere sta nel-la maggioranza”. Infatti i lavo-ratori, che pure costituiscono la maggioranza, non possono decidere nulla negli affari dello Stato, poiché essi sono esclusi dalla direzione delle varie isti-tuzioni, e perché non possie-dono né potere economico pur producendo tutta la ricchezza reale, né quello politico.

Per noi marxisti-leninisti in-vece la democrazia borghese è solo una tappa storica dello sviluppo della società, che va superato prima possibile.

Il passaggio successi-vo, verso una democrazia più avanzata e fatta su misura del-le lavoratrici e dei lavoratori, non può certo avvenire sen-za una frattura netta col vec-chio ordinamento, proprio per-ché questa volta il potere non passerà da una minoranza ad un’altra, ma da una minoranza di sfruttatori alla maggioranza degli sfruttati.

Dunque, in sintesi, solo il so-cialismo può risanare economi-camente e moralmente l’Italia, salvarla dal fascismo e assicu-rarle un avvenire di pace, de-mocrazia e benessere in un paese senza più sfruttamento, miseria, disoccupazione, disu-guaglianze sociali e di genere ed arretratezze territoriali.

Anche questo aspetto è te-stimoniato dai fatti; dal dopo-guerra ad oggi si sono speri-mentate molte maggioranze governative con la partecipa-zione del PCI e del PSI, poi governi a maggioranza PDS, DS ed infine PD come i go-verni Renzi e Gentiloni, ma le cose sono addirittura peggio-rate. Anche quando dei gover-ni hanno fatto parte i falsi partiti comunisti PRC e PdCI.

Come stupirsi d’altronde, se già Berlinguer sosteneva che al mercato - cioè al sistema di produzione, commercio e scambio capitalistici - si dove-va dare “uno spazio importan-te” e che la programmazione non doveva essere coercitiva, bensì sostenuta e anche pa-gata dalle “famiglie” e dai “cit-

tadini”, oltre a sostenere al XV congresso del PCI nel 1979 che “per realizzare una socie-tà socialista, non è necessario una statizzazione integrale dei mezzi di produzione”!

Un’affermazione significa-tiva, in contrapposizione con la visione di Mao, il quale af-ferma che il socialismo “con-siste nella distruzione della proprietà privata capitalista e nella sua trasformazione in proprietà socialista di tut-to il popolo, nella distruzio-

ne della proprietà individua-le e nella sua trasformazione in proprietà collettiva socia-lista”.(16)

Oggi continua questo gran-de inganno da parte dei sedi-centi partiti comunisti e dei vec-chi e nuovi movimenti riformisti, come La Sinistra e Potere al Popolo, i quali, minando gli in-teressi fondamentali del prole-tariato, ne travisano la cultura e la coscienza, boicottano la lotta per il socialismo, e la dirottano nel vicolo cieco del riformismo, del costituzionalismo, del paci-fismo e del parlamentarismo.

Il PMLI invece non si stan-ca di propagandare e soste-nere l’astensionismo elettora-le tattico e cercare di dargli un carattere anticapitalista e rivo-luzionario in modo che sia con-cepito coscientemente come un voto dato al PMLI e al socia-lismo. E di pari passo lavorare per far maturare la costituzione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del sociali-smo, cioè le Assemblee popo-lari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta. Stru-menti proletari e organizzati-vi fondamentali per combatte-re le istituzioni rappresentative borghesi e sviluppare la lotta di classe per il socialismo.

La nostra voce è ancora troppo debole, ma via via che il nostro Partito crescerà, an-che grazie al nostro lavoro di fronte unito, essa diventerà più potente, e saremo capaci di di-struggere il sistema capitalista e finalmente avremo il sociali-smo in Italia.

Noi dobbiamo affiancare le lotte giuste delle masse per conquistare diritti, senza di-menticare che una volta con-quistati, essi vanno difesi com-prendendo innanzitutto che nel capitalismo ogni conquista è a rischio e nulla si sottrae dai tentativi della borghesia per annientarli.

La battaglia è quindi pratica quanto culturale, e non ci pos-siamo permettere di tralasciare né l’uno né l’altro elemento.

Ciascun marxista-leninista deve avere come obiettivo fi-nale la realizzazione dell’Italia unita, rossa e socialista, qual-siasi siano le vicissitudini e le

difficoltà collettive e personali. Niente ci deve piegare, tanto meno le pallottole inzuccherate della borghesia, perché in co-scienza sappiamo che stiamo compiendo un’impresa che non ha precedenti in Italia, quella di dare al proletariato italiano un forte Partito marxista-leninista che in cuor suo ha sempre so-gnato, ma mai avuto.

Un’impresa che non ha uguali, considerando i nostri peculiari problemi storici, po-litici, organizzativi, economici

e pratici, e per la quale è indi-spensabile il contributo di cia-scun attuale dirigente, militante e simpatizzante attivo del Par-tito.

È nostro il compito di lottare e di trascinare coscientemen-te le masse, a cominciare dal proletariato e dai giovani, al di fuori di ogni governo borghese e dalle istituzioni rappresenta-tive borghesi, per accumulare le forze e creare le condizioni soggettive per la vittoria della rivoluzione socialista.

Poco importa se ci vorran-no decenni. Ricordiamoci del-le parole di Scuderi, pronuncia-te qualche anno fa da questa stessa tribuna: “Oggi più che preoccuparci di quando arrive-rà il socialismo, di quando av-verrà la svolta rivoluzionaria della lotta di classe, di quando il proletariato si schiererà con noi, dobbiamo preoccuparci di dare al PMLI un corpo da Gi-gante Rosso radicandolo ed estendendolo nelle città e re-gioni dove siamo presenti, in modo da ricavarne le forze per espanderlo in tutta Italia. Que-sto deve essere il nostro obiet-tivo strategico a medio termine. Questo è quello che ci è richie-sto dall’attuale lotta di classe e dall’attuale situazione del no-stro Paese. Se non ce la fac-ciamo a raggiungere tale obiet-tivo a medio termine, non ci resta che rilanciarlo una o più volte fino a conquistarlo. Non tutto dipende da noi, cioè dal-le nostre capacità e dal nostro impegno. Noi abbiamo in mano solo metà della chiave del pro-blema, l’altra metà l’hanno la lotta di classe, il proletariato e le nuove generazioni”.(17)

Sappiamo bene che la via del socialismo non è lastricata di rose, ma non abbiamo timo-re di affrontare le difficoltà che troveremo sul nostro cammi-no. Siamo consapevoli che il nostro cuore è sincero e che stiamo incarnando i bisogni e gli interessi di tutto il proleta-riato del nostro Paese, anche se ciò, ancora, non ci è ricono-sciuto su larga scala.

Siamo animati dalla stes-sa volontà e dallo stesso spiri-to rivoluzionario dei nostri Ma-estri. Con le magnifiche parole

di Mao ci rivolgiamo alle giova-ni e ai giovani rivoluzionari, alle ragazze e ai ragazzi progres-sisti, atei o credenti di qualsi-asi religione, a partire dai cat-tolici e dai musulmani, affinché essi siano i più solerti a valuta-re la proposta rivoluzionaria del PMLI e ad abbracciare il so-cialismo: “Il mondo è vostro, come è nostro, ma in ultima analisi è vostro. Voi giovani, pieni di vigore e vitalità, sie-te nel fiore della vita, come il sole alle otto o alle nove del mattino. Le nostre speranze sono riposte in voi... Il mon-do vi appartiene”.(18)

Uniamoci per rafforzare e sviluppare il Partito del proleta-riato, della riscossa e del socia-lismo, il PMLI!

Uniamoci per difendere gli interessi del proletariato e del-le masse lavoratrici pensiona-te, disoccupate, popolari, fem-minili e giovanili!

Uniamoci contro il governo trasformista liberale Conte al servizio del regime capitalista neofascista, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato!

Uniamoci sulla via dell’Otto-bre verso l’Italia unita, rossa e socialista!

Coi Maestri, il PMLI e il fron-te unito anticapitalista e per il socialismo vinceremo!”

NOTE1. Giovanni Scuderi, “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sulle classi e sul fronte unito” discorso pronun-ciato a nome del CC alla Commemo-razione per il 30° anniversario della morte di Mao, Firenze 10 settembre 20062. Mao, “Il fronte unito nel lavoro culturale”, 30 Ottobre 1944, Opere scelte, Vol. 3, pagg. 190/191, Casa Editrice in Lingue Estere Pechino, 19733. Mao, “A proposito del fronte uni-to internazionale contro il fascismo”, 23 giugno 1941, Opere scelte, Vol. 3, pag. 25, Casa Editrice in Lingue Estere Pechino, 19734. Mao, “L’indipendenza e l’auto-nomia nel fronte unito”, 5 novem-bre 1938, Opere scelte, Vol. 2, pagg. 224, 225, Casa Editrice in Lingue Estere Pechino, 19695. Mao, “La situazione attuale e i nostri compiti!, 25 Dicembre 1947, Opere Scelte Vol. 4, pag. 172, Casa Editrice in Lingue Estere Pechino, 19756. Mao, “Sulla tattica contro l’impe-rialismo giapponese”, 27 dicembre 1935, Opere Scelte Vol. 1, pag. 176, Casa Editrice in Lingue Estere Pe-chino, 19697. Mao, “Sulla tattica contro l’impe-rialismo giapponese”, 27 dicembre 1935, Opere Scelte Vol. 1, pag. 176, Casa Editrice in Lingue Estere Pe-chino, 19698. Mao, “Il ruolo del partito comu-nista cinese nella guerra nazionale”, Ottobre 1938, Opere Scelte Vol. 2, pagg.216, 217, Casa Editrice in Lin-gue Estere Pechino, 19699. Mao, Sulla dittatura democrati-ca popolare, 30 Giugno 1949, Opere Scelte, Vol. 4, pagg. 434/435, Casa Editrice in Lingue Estere Pechino, 197510. Mao, “Preoccuparsi delle condi-zioni di vita delle masse, fare atten-zione ai metodi di lavoro”, 27 gen-naio 1934, Opere scelte Vol. 1, pag. 159, Casa Editrice in Lingue Estere Pechino, 196911. Mao, vedi “L’ape e il comunista” - numero speciale di “Corrisponden-ze internazionali”, nn. 16/17 - otto-bre/dicembre 198012. Lenin, “L’estremismo”, 12 mag-gio 1920, Editori Riuniti, Opere com-plete, Vol. 31, pag. 4313. Lenin, “Abbiamo pagato troppo caro”, 9 aprile 1922, dalla Pravda n.81 del 11 aprile 1922, Editori Riuni-ti, Opere complete, Vol.33, pag. 29814. Mao, “Sulla contraddizione”, Opere scelte, Vol. 1, pag. 36215. Mao, “Sulla giusta soluzione del-le contraddizioni in seno al popolo” - 27 febbraio 1957 – Volume 5, pag. Piccola biblioteca marxista-leninista.16. Mao, “Bisogna aver fiducia nella maggioranza delle masse”, 13 otto-bre 1957, Opere scelte - vol. V17. Giovanni Scuderi, “Da Marx a Mao”, discorso pronunciato a nome del CC del PMLI per il 40° anniver-sario della morte di Mao, Firenze 11 settembre 201618. Mao, “Incontro con i cinesi che studiano o frequentano corsi di spe-cializzazione a Mosca”, 17 novem-bre 1957 - Libretto rosso, Citazioni dalle Opere del Presidente Mao Ze-dong, pag. 302

Il Segretario generale del Partito,Giovanni Scuderi, ha voluto farsi fotografare con a fianco Piergiorgio Bugli di Rimini che si è fatto stampare sulla sua maglietta del PMLI lo pseudonimo “Tino” che era di Battista Bruni recentemente scomparso, insieme al proprio nome. Nella foto ci sono Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna, e Giada

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10 il bolscevico N. 33 - 26 settembre 2019

Militante Commemorazione di Mao. Monica Martenghi, applauditissima, esorta i militanti ed i simpatizzanti del PMLI a credere fermamente alla missione del PMLI e operare di conseguenza

ChIavaCCI ILLustra La LInea dI Mao e deL PMLI suL fronte unIto e InvIta Le forze dI sInIstra antICaPItaLIste ad unIrsI Contro IL governo

trasforMIsta LIberaLe Conte, Per ConquIstare IL soCIaLIsMo e IL Potere PoLItICo deL ProLetarIato

Molto applauditi gli interventi delle istanze di base del PMLI e dei simpatizzanti del Partito, tra i quali un giovane marxista-leninista americano

ScuderI, In trIbuna, accanto a chIavaccI, aPPena queStI ha concLuSo IL dIScorSo, ha detto: “un avvenIMento StorIco! Mao aveva PerfettaMente ragIone, In uLtIMa anaLISI Sono I gIovanI che SPIngono In avantI IL Mondo”

Per la quarantatreesima volta, in una partecipata Com-memorazione che si è svolta domenica 15 settembre in piaz-za Tasso a Firenze, Il PMLI ha ricordato solennemente Mao nell’Anniversario della sua scomparsa. E lo ha fatto nel suo stile marxista-leninista mi-litante, non soltanto per dimo-strare che Mao è e sarà sempre vivo per il PMLI, ma anche per trarre dal suo inesauribile pen-siero i preziosi insegnamen-ti per orientare tutto il Partito tanto nelle lotte politiche, sin-dacali, studentesche e sociali quotidiane, quanto nella lotta strategica a lungo termine per l’emancipazione del proletaria-to e la conquista del socialismo in Italia.

Questo appuntamento an-nuale, è sempre molto atteso da tutto il Partito poiché riunisce in maniera militante i dirigenti na-zionali assieme a molti militanti di base ed ai simpatizzanti più attivi in una giornata che serve innanzitutto a rispettare l’impe-gno che il PMLI si è preso fin dal settembre del 1976, anno della scomparsa di Mao, di celebrar-lo ogni anno trattando un tema specifico “letto” con gli occhi e l’analisi del grande Maestro del proletariato internazionale, e a dare voce alle istanze di base che con i loro interventi hanno la possibilità di arricchire i con-tenuti dell’iniziativa stessa.

Un momento di particolare importanza, poiché è in questa occasione che il Partito tutto può rilanciare la propria linea politica, strategica e tattica che armerà il PMLI per affrontare con successo le lotte e le sfide che abbiamo di fronte.

Quest’anno poi la Comme-morazione si è tenuta a pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo Conte e, sep-pur sia stata preceduta da un importantissimo documento dell’Ufficio politico su questo tema, è stata la prima occasio-ne pubblica nella quale il Co-mitato centrale ha espresso la propria posizione al riguardo, denunciandone la natura libe-rale e trasformista e il suo as-servimento al regime capitalista neofascista, rilanciando il so-cialismo come unica alternativa al neofascismo e alla democra-zia “borghese”.

Quest’anno il tema scelto era “Mao, il fronte unito e la lotta per il socialismo”, e a illu-strarlo brillantemente a nome del Comitato centrale del PMLI è stato il compagno Enrico Chiavacci.

Un tema altre volte toccato in occasioni simili, poiché rap-presenta da sempre un fronte primario dell’attività del Partito, ed un viatico imprescindibile da quale passa la crescita, tanto auspicata, del PMLI che deve riuscire nel più breve tempo possibile a divenire un Gigante Rosso anche nel corpo, oltre che nella sua testa. Una occa-sione dunque per tutte le com-pagne e i compagni presenti e per quelli che leggeranno il giornale, per ascoltare preziose indicazioni di carattere tattico, strategico e pratico, utili nel la-voro politico di tutti i giorni.

Mao ha studiato e scritto tanto sul fronte unito, poiché è soprattutto grazie alla sua opera se questo modo di agire, proprio dei partiti comunisti fin dai tempi della Terza Interna-zionale, ha fatto il salto di qua-lità e si è sviluppato e arricchito di altre importantissime espe-rienze che hanno contribuito di conseguenza a rafforzare anche la linea del nostro Partito su questo tema.

I dirigenti, i militanti, i sim-patizzanti e gli amici del Partito provenienti da ogni parte d’Ita-lia per partecipare alla Comme-morazione, sono stati accolti nella sala delle ex Leopoldine, nella storica piazza Tasso a Fi-renze, che per l’occasione era addobbata di rosso grazie al lavoro delle Commissioni di or-ganizzazione e di stampa e pro-paganda del Comitato centrale del PMLI e del Comitato provin-ciale di Firenze del PMLI.

In fondo alla sala spiccavano il tavolo rosso della Presidenza, con alle spalle il grande pannel-lo col titolo della Commemora-zione e lo splendido manifesto di Mao in piazza Tien An Men colma di manifestanti, e ai lati le bandiere rosse dei Maestri e del PMLI; sulle pareti manifesti su diversi temi che conduceva-no idealmente ad un secondo tavolo rosso, disposto in fondo alla sala e davanti all’ingresso, con alcune copie a colori de “Il Bolscevico” stampate per l’oc-casione, i libri, gli opuscoli di Scuderi e le altre pubblicazioni, gli audiovisivi e le spille del Par-tito. Un sottofondo musicale con i tre Inni del Partito e con altre canzoni popolari antifa-sciste completava la calorosa e fraterna accoglienza dei par-tecipanti.

Un clima gioioso e combat-tivo, riscaldato dagli innumere-voli abbracci e attestati di stima reciproci scambiati fra le com-pagne e i compagni delle diver-

se Istanze del Partito e ulterior-mente stimolato dal compagno Segretario generale, Giovanni Scuderi, il quale ha voluto ac-cogliere e salutare personal-mente ognuno di loro, con par-ticolare affetto – naturalmente ricambiato - per i giovanissimi, gli anziani e i compagni in non buona salute, rivolgendo pre-ziose indicazioni per proseguire ciascuno il proprio lavoro poli-tico.

Il saluto di MartenghiAlle ore 10, come da pro-

gramma, i compagni dirigenti hanno preso posto al tavolo della presidenza, con al centro il Segretario generale e il com-pagno Chiavacci al suo fianco, e la Commemorazione è uffi-cialmente iniziata.

Monica Martenghi, Direttrice responsabile de “Il Bolscevi-co”, Organo del PMLI, ha preso la parola a nome del Comitato centrale del Partito iniziando il suo appassionato e applaudi-tissimo discorso, pubblicato in-tegralmente su questo numero del giornale, che ha introdotto i successivi interventi dei dele-gati delle istanze di base e dei simpatizzanti del Partito, e lan-ciato ottimamente il tema della Commemorazione poi illustrato da Chiavacci.

La compagna ha salutato e ringraziato le compagne e i compagni provenienti da tutta Italia per essere presenti e per aver propagandato la Comme-morazione nei propri territori, tributando un “elogio colletti-vo” alle Istanze, ai militanti e ai simpatizzanti, che “si sono fatti in quattro” per portare avanti la linea politica del PMLI e le sue posizioni in quest’ultimo anno di lotta politica. Un saluto par-ticolare ha rivolto a coloro che hanno partecipato per la prima volta alla Commemorazione, e a coloro che non hanno potuto essere presenti ma che hanno comunque voluto inviarci un messaggio di saluto.

Con gratitudine eterna, la compagna Martenghi ha ricor-dato le compagne ed i compa-gni scomparsi, a cominciare da Nerina “Lucia” Paoletti fino a Fabio Zannelli e a Battista Bruni alias Tino, che ci hanno lascia-ti in questi ultimi due mesi. In particolare al compagno Tino, è stata dedicata una esaustiva biografia che ha commosso e reso fieri tutte le compagne ed i compagni presenti in sala, e soprattutto chi lo conosceva direttamente, per aver avuto l’onore di combattere al fianco d’un compagno così combatti-vo e generoso. Per questo, tanti applausi sono stati tributati dal-

la sala dopo il minuto di silen-zio concesso ai due compagni scomparsi.

Martenghi ha denunciato le stragi di migranti, sia quelle in mare, sia quelle perpetrate dallo sfruttamento capitalista nei campi, così come le “morti bianche”, quelle sul lavoro, ed i femminicidi che non accen-nano a diminuire, accomunate tutte dalla responsabilità del sistema capitalista imperante. Inoltre è stata toccata anche la pericolosa autonomia differen-ziata. Temi fortemente sentiti che hanno raccolto un lungo applauso a sottolineare l’ap-poggio alle parole d’ordine lan-ciate dalla compagna.

Dure critiche ha poi rivolto ai media borghesi, di destra e di “sinistra”, che come al solito in questa occasione hanno voluto ignorare deliberatamente que-sto importante evento politico; quest’anno in particolare si è aggiunto anche l’oscuramento del sito Internet del Partito per ben 27 giorni, proprio nel pe-riodo della caduta del governo nero Salvini-Di Maio e dell’inse-diamento del Conte-bis da par-te del server Tiscali il cui opera-to è stato da noi dialetticamente denunciato anche attraverso un comunicato stampa.

Molti applausi hanno sotto-lineato quella parte del suo di-scorso in cui ha tratteggiato e presentato la figura personale e politica dell’oratore, Enrico Chiavacci, definendolo “gene-roso e modesto”, ne illustrava la sua biografia politica ed i suoi contributi politici al PMLI. Fin da quando ha conosciuto in giovanissima età il PMLI, che lo porterà a fondare l’Organiz-zazione di Rufina nel 1995 e a divenire membro effettivo del Partito nel 1996, nonché il suo incessante lavoro di fronte uni-to in Valdisieve con i comitati ambientali che dirige indiretta-mente e con i quali vince alcu-ne fondamentali battaglie; con altre forze politiche e sociali con le quali affronta unitaria-mente quasi tutte le battaglie referendarie nazionali degli ulti-mi 15 anni, nell’ARCI, nell’ANPI ed in CGIL che consentono al compagno e al Partito indiretta-mente ma allo stesso tempo ef-fettivamente, di farsi conoscere e apprezzare per il corretto stile di lavoro marxista-leninista.

A questo proposito il compa-gno Scuderi ha invitato ad ap-plaudire sia il compagno Chia-vacci, sia il compagno Pasca, seduti di fianco, poiché proprio la conoscenza col pioniere del

PMLI a scuola consentì al gio-vane compagno Enrico di co-noscere il PMLI; li ha definiti “una bella coppia rossa”.

Circa l’argomento della Commemorazione, il fronte uni-to, la compagna ha affermato che più volte questo tema è stato affrontato dal Partito an-che in occasioni simili – l’ultima nel 2006 da Giovanni Scuderi – e questa non sarà senz’altro l’ultima poiché occorre tornarci sopra “per approfondire ancora il discorso in base alla nuova esperienza che abbiamo accu-mulato nel frattempo e alle nuo-ve esigenze del Partito e della lotta di classe“.

La platea ha condiviso l’in-troduzione del tema e ne ha sottolineato l’importanza at-traverso altri calorosi applausi che si sono sommati ad altri ancora quando la compagna Martenghi ha affrontato il tema del nuovo governo trasformista liberale Conte, facendo riferi-mento al recente documento dell’Ufficio politico del PMLI, definito strategico, che traccia tempestivamente la natura di questo governo, rilancia il tema del socialismo e del fronte unito da “sinistra” con tutti coloro che vogliono unirsi per combatterlo e cacciarlo e poi per proseguire insieme per conquistare il pote-re politico del proletariato.

Altri applausi ha tributato la sala quando la compagna ha annunciato la partecipazione di una Delegazione nazionale del Partito alla manifestazione na-zionale unitaria antigovernativa promossa dal PC per il 5 otto-bre a Roma.

Applausi che sono divenuti ancora più sonori e frequenti nel momento in cui la compa-gna, al grido “Viva le Penne Rosse!”, ricordando il Cin-quantesimo Anniversario de “Il Bolscevico”, ha annunciato la Festa pubblica, fissata per il 15 dicembre prossimo a Firenze.

Infine un applauso pratica-mente ininterrotto ha accom-pagnato le parole conclusive di Martenghi, terminate con l’esortazione a tutto il Partito ad andare fino in fondo nella missione del PMLI e ad agire di conseguenza e a prosegui-re con la stessa forza, con lo stesso ardore e con la stessa fiducia di quando i pionieri del Partito compirono i primi passi.

Fra l’entusiasmo generale, la compagna ha lanciato le paro-le d’ordine “Mao, Mao, Mao” e “PMLI, PMLI, PMLI”, riecheg-giate in tutta la sala a pugno chiuso.

Giovanni Scuderi nel suo intervento dalla tribuna

Page 11: discorso di enrico Chiavacci, a nome del CC del pMli, per ... · della fase premarxista-leninista di Mao. Nello stesso anno fonda la Nuova Associazione popolare di studio che avrà

I saluti delle istanze di base e dei simpatizzanti

Al termine del discorso in-troduttivo, una Delegazione del Partito si è recata a deporre un omaggio floreale al monumento dei Martiri di piazza Tasso, tru-cidati dai fascisti il 17 luglio del 1944. La sala ha loro tributato un caloroso applauso militante e antifascista.

Prima di dare la parola a 10 delegati delle istanze di base e dei simpatizzanti attivi indi-cati dalle istanze di base per gli interventi di saluto al Parti-to, Martenghi ha dato lettura dell’elenco delle istanze di base presenti i cui saluti, per motivi di tempo, non hanno potuto es-sere letti: la Cellula “Vincenzo Falzarano” di Fucecchio (Firen-ze), l’Organizzazione di Biella, l‘Organizzazione Isola d’Ischia (Napoli), la Cellula “Stalin” di Prato, la Cellula “Mao” di Mila-no e l’Organizzazione di Civita-vecchia (Roma).

Agli applausi per i messag-gi di cui sopra si sono aggiunti quelli dedicati alle istanze che invece, per motivi di salute, professionali o economici, non hanno potuto partecipare: la Cellula “Stalin” della provincia di Catania, l’Organizzazione di Castronno (Varese), l’Organiz-zazione di Trento e l’Organizza-zione di Pineto (Teramo).

In seguito la compagna ha elencato i simpatizzanti e gli amici, presenti oppure no, che hanno inviato messaggi di salu-to augurando successo a que-sta Commemorazione: il primo è stato il compagno Giordano di Paola, in provincia di Cosen-za, che è stato ringraziato con un fragoroso applauso e con il diretto apprezzamento del compagno Giovanni Scuderi che l’ha definito “un compagno esemplare”, con l’augurio che riesca presto a guarire dalla sua grave malattia; di seguito sono stati citati Francesco Campisi di Belpasso (Catania), Massimilia-no di L’Aquila, Antonio Banchi del PRC di Borgo San Lorenzo (Firenze), Mimmo dalla pro-vincia di Napoli, Corrado Mulè Terranova di Ispica (Ragusa), Hetoh dagli Stati Uniti, Andrea Bartoli di Borgo San Lorenzo (Firenze) e Francesco della pro-vincia di Reggio Calabria.

I dieci interventi pubblicati integralmente in questo nu-mero e nel successivo insieme agli altri precedentemente detti, sono stati pronunciati da Mas-simo per l’Organizzazione di Rufina (Firenze), Giada per la Cellula “Stalin” di Forlì, Alberto

Signifredi, simpatizzante del-la provincia di Parma, Andrea per la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli, Umberto, simpatiz-zante di Napoli, Franco Dreoni per l’Organizzazione di Vicchio, Cinzia Giaccherini per la Cel-lula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Firenze, Franco Melandri per l’Organizzazione di Ravenna, Andrea R., simpatizzante di Mi-lano e Federico per l’Organiz-zazione di Melzo (Milano).

Nonostante i soli due minuti a disposizione a causa della li-mitatezza del tempo rispetto al serrato programma dell’inizia-tiva, le compagne ed i compa-gni hanno saputo farne tesoro riuscendo ad esprimere con la massima chiarezza e convin-zione il pensiero della propria istanza a sostegno di Mao, del socialismo e del PMLI, contro il governo trasformista liberale Conte.

Compagne e compagni giovani e più anziani, operai e studenti, portando l’esperienza di lavoro politico propria o del-la propria istanza hanno dato un contributo decisivo per la buona riuscita della Comme-morazione e per dare a tutti gli altri quel vigore e quella vitalità propria di un partito composto da istanze in grande salute po-litica.

Una grande commozione per la scomparsa del compa-gno Tino è stata il denomina-tore comune negli interventi della compagna e dei compa-gni dell’Emilia-Romagna che vi avevano lavorato a fianco; alcu-

ni interventi sono stati rotti dalle lacrime ma confortati anche dai lunghi applausi della sala.

Il compagno Andrea della Cellula napoletana ha definito il compagno Segretario generale Giovanni Scuderi - che come sempre non ha mancato di far sentire la sua voce nel corso degli interventi, sottolineando i passaggi più significativi con parole di apprezzamento e di incoraggiamento - come il “Mi-glior allievo di Mao in Italia” e tutti i presenti hanno concorda-to tributandogli un rosso e mili-tante applauso.

L’importante discorso di Chiavacci

È in questo clima profon-damente coeso e partecipa-to, riscaldato dallo stimolante discorso di Martenghi e dagli interventi di sostegno e di ap-prezzamento a Mao e al Partito da parte dei militanti e simpa-tizzanti, che ha preso la parola il compagno Enrico Chiavacci, incaricato di tenere il discorso commemorativo a nome del Comitato centrale del PMLI.

Un intervento che per ragioni di tempo è stato letto in forma abbondantemente ridotta, dalla quale è stata esclusa tutta la parte della biografia del Mae-stro Mao dalla nascita al primo giorno della sua presidenza al PCC, ma che viene pubblicato in forma integrale su questo nu-mero de “Il Bolscevico”.

Un discorso che il compa-gno ha letto con autorevolezza, con un’oratoria sobria e deter-minata e capace di catturare l’attenzione dei partecipanti che lo hanno seguito con at-tenzione fino al termine, sotto-lineando con ripetuti applausi i passi più significativi di questo tema vasto e complicato, quan-to di grande importanza pratica per lo sviluppo della lotta di classe e per lo sviluppo stesso del nostro Partito.

Dimostrando di meritare gli elogi del Segretario generale e della compagna Martenghi quando ne ha ricordato la bio-grafia, Chiavacci ha svolto e portato brillantemente a termi-ne il compito che gli era stato affidato dal Partito, affrontando in maniera sintetica e chiara il fronte unito e la lotta per il so-cialismo sulla base degli inse-gnamenti di Mao. A un certo punto, quando il compagno ha letto una citazione di Mao, Scu-deri ha esclamato: “Viva Mao! Viva Enrico!”.

In particolare, l’oratore ha analizzato i tre tipi di fronte unito esistenti (per le lotte im-mediate, quello internazionale

contro l’imperialismo e per la libertà dei popoli e quello ri-voluzionario per l’Italia unita, rossa e socialista), conferman-do quanto scritto e detto dal compagno Scuderi dallo stesso palco in occasione della Com-memorazione di Mao del 2006.

Un’analisi che è andata dal generale al particolare, parten-do da queste tre grandi cate-gorie, fino a descrivere in ma-

niera utile e dialettica argomenti specifici quali la necessità della lotta e dell’unità nel lavoro di fronte unito, dell’indipendenza all’interno del fronte, l’impor-tante questione della direzione ed i rischi che il Partito può cor-rere quali le deviazioni di destra e di “sinistra” come l’opportuni-smo e il settarismo.

Una parte considerevole del discorso il compagno Chia-vacci l’ha dedicata al Partito e a come esso ha affrontato e dovrà affrontare in futuro, nella pratica, il lavoro di fronte unito. Lungo l’elenco delle esperienze passate nelle quali il Partito ha messo in pratica questi inse-gnamenti dei suoi oltre 40 anni di storia, compresa la fase pre-paratoria, che sono stati saluta-ti da un lungo applauso.

Nel completare questa par-te, il compagno ha esaminato in maniera sistematica, dialetti-ca e precisa i compiti dei mar-xisti-leninisti nel lavoro di fronte unito all’interno della CGIL e ha augurato un “buon lavoro” alle compagne e ai compagni sindacalisti rossi, sottolineato anche dal batter di mani della sala; ha toccato il tema del fron-te unito delle donne, del fronte unito giovanile e studentesco, e del fronte unito antirazzista.

Molto apprezzati e applau-diti sono stati sia la parte rela-tiva al fronte unito antifascista ed il lavoro di fronte unito dei marxisti-leninisti nell’ANPI, sia nel fronte unito ambientalista, in particolare nel suo passaggio di appoggio alla giovane Greta Thunberg per l’intervento che terrà il 23 settembre all’ONU sul cambiamento climatico.

Infine il compagno Chiavacci si è soffermato sulla situazione politica attuale del nostro Pae-se e sulla lotta del PMLI per il socialismo, facendo un quadro sintetico sul governo trasfor-mista liberale Conte e di quello che le masse possono aspet-tarsi da esso.

Con un filo logico inattacca-bile il compagno ha sottolinea-to le cause che hanno portato alla caduta da destra del gover-no dei fascisti del XXI secolo e all’instaurazione del Conte-bis in piena continuità d’intenti, programmi alla mano, a testi-moniare la necessità di un cam-bio radicale che può diventare reale solo con il socialismo.

Un socialismo rilanciato prendendo in esame e critican-do dialetticamente le fandonie che la destra e la “sinistra” borghese hanno sparso fra le masse tessendo le lodi del pre-sente sistema “democratico” che però nei fatti riserva questa libertà esclusivamente alla bor-ghesia, mantenendo schiave le masse ed il proletariato in ge-nerale.

Per questo tutti i presenti

hanno accolto con un fragoroso applauso il passaggio nel qua-le il compagno, sulla base del documento dell’Ufficio politico del PMLI, ha invitato le forze di sinistra anticapitaliste ad unirsi contro il governo trasformista liberale Conte, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato.

L’appello finale a non molla-re nella nostra battaglia quoti-diana e di avere sempre come obiettivo finale la realizzazione dell’Italia unita, rossa e socia-lista qualunque siano le nostre vicissitudini e le difficoltà col-lettive e personali, ha aperto la strada all’ultimo appello ai gio-vani, rivolto loro con le splen-

dide parole di Mao “Il mondo è vostro come è nostro, ma in ultima analisi è vostro. Voi giovani, pieni di vigore e di vi-talità, siete nel fiore della vita, come il sole alle otto o alle nove del mattino. Le nostre speranze sono riposte in voi”.

La conclusione dell’iniziativa e la

nota finale di scuderiAl termine dello splendido

discorso di Chiavacci, a cui tut-ta la sala ha tributato un lungo applauso, il Segretario gene-rale ha affiancato l’oratore alla tribuna, si è congratulato con lui e ha sottolineato l’ultimo passaggio con queste parole: “Un avvenimento storico, un avvenimento storico! Mao ave-va perfettamente ragione, in ul-tima analisi sono i giovani che spingono in avanti il mondo e si va verso società completamen-te piene di eguaglianza. Una cosa voglio dire che è impor-tante, voglio ricordare certi fatti storici: il compagno Enrico per brevità ha dovuto fare dei tagli enormi. C’è un taglio che ri-guarda la storia del nostro Par-tito per quanto riguarda il fron-te unito. In questa storia, per quanto riguarda il rapporto tra noi e i cattolici, hanno avuto un ruolo di primo piano, e lo voglio dire affinché non ce lo scordia-mo mai, il compagno Emanuele Sala e il compagno Dario”.

Dopo altri applausi, la com-pagna Martenghi ha scandito le parole d’ordine a Mao e al PMLI e il canto degli Inni del Partito, “L’Internazionale”, “Bandiera Rossa” e “Il Sole Rosso” ese-guiti coralmente da tutta la sala in piedi e a pugno chiuso e seguito da un lungo e gioioso applauso finale. Si è così chiu-sa entusiasticamente questa Commemorazione che ha dato preziose indicazioni pratiche e aggiornamenti politici alle com-pagne e ai compagni che vi hanno partecipato, ma soprat-tutto è stata capace di rinno-vare entusiasmo e fiducia per proseguire la nostra lotta verso l’Italia unita, rossa e socialista.

N. 33 - 26 settembre 2019 il bolscevico 11

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 18/9/2019

ore 16,00

Interesse per il materiale del PMLI sul banchino di propaganda all’ingresso della sala delle Leopoldine. Sulla sinistra la maglietta per il 50° de “Il Bolscevico”

Dopo la Commemorazione di Mao è stato deposto sulla tomba di Nerina “Lucia” Paoletti, uno dei primi quattro pionieri del PMLI, un mazzo di gerbere rosse da parte del CC del Partito

La Delegazione della Commemorazione depone un omaggio floreale al monumento ai martiri antifascisti di Piazza Tasso, al centro Claudia Del Decennale, Responsabile del PMLI per la Toscana

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12 il bolscevico N. 33 - 26 settembre 2019

Saluto di Monica Martenghi, a nome del CC del PMLI, ai partecipanti alla Commemorazione di Mao nel 43° Anniversario della sua scomparsa

DobbIAMo CreDere ferMAMente ALLA MISSIone DeL PMLI

e oPerAre DI ConSeguenzACare compagne e compa-

gni, care amiche e amici,a nome del Comitato cen-

trale del nostro Partito e dei compagni dirigenti seduti alla presidenza con alla testa il compagno Giovanni Scude-ri porgo a tutti voi un caloro-so saluto e un sincero ringra-ziamento per essere presenti a questa pubblica iniziativa in occasione del 43° Anniversario della scomparsa di Mao, gran-de Maestro del proletariato in-ternazionale, dei popoli e delle nazioni oppresse, deceduto il 9 Settembre 1976.

Salutiamo il compagno En-rico Chiavacci che a nome del Comitato centrale del Parti-to terrà il discorso ufficiale sul tema “Mao, il fronte unito e la lotta per il socialismo”.

Salutiamo con gioia rivolu-zionaria tutte le compagne e i compagni provenienti da quasi tutta Italia, specialmente quelli che vengono da molto lontano, che hanno sopportato lunghi, disagevoli e costosi viaggi.

Ringraziamo caldamente e con profonda riconoscenza tutte le compagne e i compa-gni, militanti e simpatizzanti del PMLI, e le loro rispettive istan-ze, nonché le Commissioni centrali che hanno preparato e propagandato la Commemora-zione e addobbato la sala.

Permetteteci di cogliere questa occasione per tributare un elogio collettivo alle Istan-ze, ai militanti e ai nostri valo-rosi simpatizzanti, specie quel-li gravati da onerosi impegni lavorativi, familiari e di salute, che in quest’anno politico, dal-la scorsa Commemorazione ad oggi, si sono fatti in quattro per portare la linea politica an-tifascista e antirazzista, sinda-cale, femminile e studentesca fra le masse popolari, al 18° Congresso CGIL, alle iniziative dell’ANPI, durante le manife-stazioni e le lotte di piazza con-tro il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, il Tav, l’apertura dei covi e le adunate fasciste di Casa Pound, contro la violenza maschile e di ge-nere, contro il decreto di legge Pillon, per tenere alte le rosse bandiere dell’8 Marzo, del 25 Aprile e del 1° Maggio, per pro-pagandare la linea astensioni-sta marxista-leninista del PMLI per le elezioni europee e am-ministrative parziali, per tene-re vivo il ricordo e gli insegna-menti dei grandi Maestri del proletariato internazionale.

Salutiamo chi non conoscia-mo e partecipa per la prima volta a una iniziativa pubblica del Partito. Auspichiamo che si possa approfondire la nostra reciproca conoscenza concor-dando un incontro.

Salutiamo con molto calo-re tutti i compagni anche tra i massimi dirigenti nazionali del PMLI, che hanno gravi proble-mi di salute, sia quelli che, no-nostante tutto, oggi sono qui con noi, sia quelli che purtrop-

po non sono più in grado di partecipare nemmeno alla vita del Partito.

Ringraziamo chi, pur impos-sibilitato a partecipare, ha volu-to comunque esserci vicino in-viando messaggi di saluto alla Commemorazione. I saluti che ci hanno inviato li potrete tro-vare sul prossimo numero de “Il Bolscevico” che sarà intera-mente dedicato a questa Com-memorazione. A questo propo-sito tutti i presenti, non membri del PMLI, sono invitati a inviare a “Il Bolscevico” le loro impres-sioni, anche solo poche paro-le, sulla Commemorazione di Mao.

ricordo dei compagni

scomparsiUn pensiero pieno di affetto

e gratitudine va alla compagna e ai compagni scomparsi: Ne-rina “Lucia” Paoletti - tra i pri-mi 4 pionieri del PMLI -, Cirano Biancalani, Angelo Cimmino, Vincenzo Falzarano, Giuseppe Lepore, Marco Marchi, Ferruc-cio Panico, Ferdinando Puglia, Lorenzo Santoro, Salvatore Zunica.

In questi due ultimi mesi sono scomparsi il compagno simpatizzante e sostenito-re economico del PMLI Fabio Zannelli e l’esemplare e amato compagno membro del Partito Battista Bruni, alias Tino.

Il compagno Tino è stato fino all’ultimo suo respiro un combattente marxista-lenini-sta. Egli ha sempre tenuto alta la bandiera del PMLI senza mai vacillare, senza mai per-dere la fiducia nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nel socialismo, nel Partito, nel-le masse e in se stesso. Pro-fondamente dispiaciuto per non aver potuto partecipare quest’anno per motivi di salute alle manifestazioni del 25 Apri-le e del 1° Maggio, alle qua-li non era mai mancato, e no-nostante la malattia lo avesse ormai minato profondamente, il 5 maggio 2019, pur in car-rozzina, ha voluto partecipare alla celebrazione del 201° An-niversario della nascita di Marx davanti al busto eretto nei giar-dini della biblioteca comuna-le di Riccione. Una settimana prima che morisse, il 6 luglio, parlando col Segretario gene-rale del PMLI compagno Gio-vanni Scuderi, che gli aveva telefonato, aveva detto che si augurava di poter partecipare alla Commemorazione di Mao del 15 settembre, anche se in carrozzina.

Il compagno Tino è stato ammesso al PMLI il 14 febbra-io 2006 e promosso membro effettivo il 14 febbraio 2008. Ha partecipato come delegato al 5° Congresso nazionale del PMLI. Aveva conosciuto il Par-

tito in occasione della Com-memorazione di Stalin svoltasi nel dicembre del 2003 a Cese-na. Era particolarmente lega-to a Stalin e volle che a questo grande Maestro del proletaria-to fosse dedicata la Cellula di Rimini che fondò il 24 giugno 2007.

L’entrata nel PMLI era il na-turale approdo di una vita spe-sa tutta dalla parte del pro-

letariato e del socialismo. Mancava solo l’incontro col PMLI e la conseguente presa di coscienza della vera natura del revisionismo moderno. A 14 anni si iscrisse all’Associa-zione pionieri italiani promos-sa dal PCI. Poi si è iscritto alla FGCI, quindi al PCI e successi-vamente al PRC. Nella sua do-manda di ammissione al PMLI scriveva: “il PRC mi ha ingan-nato per 14 anni, come il PCI per 40 anni”.

Il compagno Tino aveva una forte tempra antifascista e an-ticapitalista. E per questo è stato colpito più volte dalla re-pressione. La prima volta per picchettaggio davanti a una fabbrica di cemento. Una se-conda volta per aver manife-stato contro i fascisti al radu-no di Torre Pedrera nel 1960. L’ultima volta il 5 maggio 2012 per aver partecipato a un pre-sidio antifascista a Rimini con-tro un raduno di Forza Nuova. In quell’occasione, nel mes-saggio di solidarietà inviato-gli dai Dirigenti nazionali del

PMLI con alla testa il compa-gno Giovanni Scuderi si leg-ge: “Noi siamo orgogliosi di te, per come ti sei comportato nel-la caserma dei carabinieri dove sei stato interrogato. Hai tenu-to loro testa con fierezza riven-dicando il diritto di portare in piazza e fra le masse le propo-ste e la bandiera del PMLI. Sei un esempio per tutti noi e per tutto il Partito. Ai nostri occhi

appari come un Gigante Ros-so che schiaccia i vermi fasci-sti, in divisa e no”.

Il compagno Tino è stato un instancabile organizzato-re di banchini e iniziative de-dicate in particolare a tene-re alto il nome e l’opera dei grandi Maestri del proletaria-to internazionale, a sostenere l’astensionismo elettorale mar-xista-leninista e la linea antifa-scista del Partito sia a Rimini sia dando man forte ai com-pagni delle città limitrofe. Era particolarmente legato alla Re-sistenza antifascista, spesso infatti il compagno è andato in piazza per le iniziative partigia-ne, rappresentando il Partito a volte anche da solo nelle ma-nifestazioni contro le adunate dei neofascisti a Rimini. Senza parlare della sua puntuale par-tecipazione alle iniziative na-zionali del Partito e alle mani-festazioni nazionali. Tant’è che il compagno Tino si era gua-dagnato l’appellativo di “solda-to rosso” perché era sempre pronto ad affrontare la batta-

glia per la causa dell’emanci-pazione del proletariato dallo sfruttamento e dell’oppressio-ne della società capitalista.

Il compagno Tino è stato ed è un esempio commovente e imperituro di sacrificio, dedizio-ne e determinazione alla causa del proletariato, del socialismo e del Partito per tutti i compa-gni, dirigenti, militanti e simpa-tizzanti del PMLI.

Il compagno Tino è un cam-pione di coerenza, di combat-tività e di modestia proletarie rivoluzionarie e marxiste-leni-niste. Non ci scorderemo mai dei preziosi contributi politici ed economici donati al PMLI e alla causa del proletariato e del so-cialismo. Rimarrà per sempre nei nostri cuori.

A nome della presidenza propongo un minuto di silenzio alzandoci in piedi per onorare questi due compagni.

Compagno Battista Bruni! PRESENTE

Compagno Fabio Zannelli! PRESENTE

Traiamo forza dal loro esempio per rimanere fedeli per tutta la vita alla causa del Partito e del socialismo.

Insieme ai nostri compagni defunti vogliamo rivolgere un sentito ricordo a tutte le vittime del capitalismo e dell’imperiali-smo.

A cominciare dai migranti. Solo negli ultimi 5 anni sono più di 15 mila i migranti che hanno perso la vita in mare. Al-

tri l’hanno persa nel nostro Pa-ese a causa del supersfrutta-mento a cui sono condannati e della mancanza dei diritti più elementari. Dobbiamo difende-re strenuamente i diritti dei mi-granti anche se ci dovessimo trovare in minoranza e isolati. Non crediamo proprio che la politica fascista e razzista con-tro i migranti subirà un’inver-sione di tendenza rispetto al passato governo. Comunque la parola d’ordine imprescin-dibile del PMLI è stata e resta “Frontiere e porti aperti per i migranti in Italia e in tutti i pa-esi Ue”.

Ma il capitalismo italiano non è responsabile solo del-la morte dei migranti. Sono già oltre 600 i lavoratori mor-ti sul lavoro dall’inizio dell’an-no, un nuovo record rispet-to agli anni precedenti. Oltre 300 mila sono gli infortuni sul lavoro. Un vero e proprio bol-lettino di guerra. Qualche gior-no fa è stato il caso di un brac-ciante italiano, 55 anni, tre figli, all’estrema periferia di Giuglia-no, in provincia di Napoli, mor-to a causa del caldo torrido che aveva trasformato in forni le serre di meloni dove lavora-va dall’alba a sera senza con-tratto e per appena 40 euro al giorno. Proprio giovedì scorso altri 4 operai sono morti anne-gati in una vasca in un’azienda agricola in provincia di Pavia a causa dell’assenza dei pur mi-nimi sistemi di sicurezza.

Ricordiamo le vittime del femminicidio e della violen-za contro le donne e le perso-ne transessuali, una mattanza che non accenna a diminui-re, anzi si infittisce sempre più perché si tratta di un fenome-no figlio della cultura e della morale borghese, fascista, pa-triarcale, maschilista e omofo-ba fondata sulla mai abbando-nata triade mussoliniana “dio, patria e famiglia”, sulla discri-minazione e la subordinazione della donna, la sua concezione di oggetto sessuale e proprietà privata ed esclusiva dell’uomo.

oscuramento del PMLI

Anche quest’anno i media di destra e di “sinistra” hanno ignorato la Commemorazio-ne di Mao. Hanno raggiunto il massimo della vigliaccheria e della disinformazione non ci-tando il fulminante documento dell’Ufficio politico del PMLI sul nuovo governo mentre danno ampio spazio all’arcimbroglio-ne e opportunista Marco Rizzo travestito da comunista marxi-sta-leninista. Nulla più ci me-raviglia. Si fa di tutto per evi-tare che le masse conoscano il PMLI. Sono giunti persino a oscurare il sito del Partito per ben 27 giorni, peraltro in pie-na crisi di governo, quando sa-rebbe stato ancor più impor-

Monica Martenghi, con al fianco Giovanni Scuderi, conclude a pugno chiuso il discorso di saluto

Page 13: discorso di enrico Chiavacci, a nome del CC del pMli, per ... · della fase premarxista-leninista di Mao. Nello stesso anno fonda la Nuova Associazione popolare di studio che avrà

N. 33 - 26 settembre 2019 il bolscevico 13tante fosse in rete la posizione del PMLI sull’attuale situazione politica italiana.

La Responsabile delle Rela-zioni Esterne di Tiscali, il server su cui è appoggiato attualmen-te il sito del PMLI, Ilenia Loi, ci ha comunicato che: “L’incon-veniente nel quale siete incor-si non ha nulla a che vedere con presunte volontà di oscu-ramento del vostro sito”. Eppu-re continuiamo a pensare che i partiti parlamentari e di regime non avrebbero avuto lo stesso trattamento e, ammesso che ci fossero solo problemi tecnici, i tempi di risoluzione sarebbero stati assai più rapidi. Fra l’altro, a tutt’oggi il PMLI non ha rice-vuto alcuna comunicazione né del motivo del mancato funzio-namento del suo sito per così tanto tempo né alcuna risposta ai solleciti scritti e telefonici che richiedevano la sua immediata riattivazione.

note biografiche di Chiavacci

Il relatore ufficiale, come ab-biamo già detto, oggi è il com-pagno Enrico Chiavacci. È la prima volta che tiene il discor-so ufficiale a una Commemo-razione di Mao.

Chi lo conosce e ha lavora-to con lui, magari partecipan-do assieme alle tante manife-stazioni nazionali a Roma che l’hanno visto membro della De-legazione nazionale del PMLI, ha già avuto modo di apprez-zarne le capacità politiche e or-ganizzative, la generosità e la modestia che sono sue carat-teristiche peculiari.

A chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo diamo solo alcu-ne brevi note della sua biogra-fia politica.

Il compagno Chiavacci, che tiene molto alle sue origini fa-miliari operaie che l’hanno cre-sciuto nei valori del lavoro, del rispetto e dell’umiltà, nel 1993, a soli 15 anni, inizia a lavorare nei mesi estivi quando termina la scuola e si avvicina alla poli-tica entrando nel circolo di Ru-fina del PRC. Aiuta la campa-gna elettorale per il PRC alle elezioni che portarono al po-tere Silvio Berlusconi, e alle comunali, ma poco dopo, con una lettera di due pagine nel-la quale spiega le sue ragioni, esce da quel partito, conside-randolo poco in linea con quel-lo che aveva letto di Marx e di Lenin. Cominciò ad aprire gli occhi partecipando ad un in-contro di giovani imprenditori fiorentini che vedevano fra i re-latori Fausto Bertinotti che ras-sicurava sull’impatto per il ca-pitalismo della nuova sinistra, e il tradimento dei 34 senato-ri del PRC che anziché votare contro il governo Dini, ministro del Tesoro del governo Berlu-sconi abbattuto dalla piazza, si astennero consentendogli così di salire a Palazzo Chigi in pie-na continuità.

Determinante fu la cono-scenza del PMLI attraverso il compagno Mino Pasca, che al-lora insegnava nella sua scuo-la, che lo spinse ad appro-fondire la conoscenza delle posizioni del Partito, che così in seguito egli cercò di tradur-re in pratica nell’ambiente stu-dentesco, promuovendo la co-stituzione del comitato degli studenti, in autonomia rispetto agli organi collegiali istituzio-nali.

Dopo un breve periodo da simpatizzante è ammesso al PMLI nell’aprile 1996. Sceglie di servire la classe operaia, lui che proviene da una famiglia operaia e “da sempre comuni-sta”, come scriveva nella sua

domanda di ammissione, affin-ché nel PMLI e grazie al PMLI “la classe operaia possa ave-re il potere politico e si possa così cancellare definitivamen-te sia il fascismo, sia il capita-lismo”. Ci vuole molto coraggio e determinazione da pionie-re marxista-leninista ad alzare per primo e da solo la bandiera del PMLI nella sua cittadina da sempre soffocata sotto la cap-pa del sistema di potere PCI-PDS-DS e quindi PD. Così nel 1995, fonda l’Organizzazione di Rufina del PMLI. E’ delegato al quarto ed al quinto Congres-so nazionale del Partito.

In Valdisieve, opera costan-temente con altre compagne e compagni simpatizzanti, pro-muovendo le campagne eletto-rali astensioniste marxiste-leni-niste fin dal 1995; fra queste si rivela particolarmente difficol-tosa quella del 2013 quando il comune di Rufina nega gli spa-zi per le affissioni al PMLI un anno prima dell’abolizione del-la propaganda indiretta. Dopo venti giorni però il comune di Rufina è costretto a tornare in delibera e a riassegnare gli spazi in virtù dell’incessante la-voro – anche legale – del com-pagno e del Partito. Numerose sono le iniziative di Partito che organizza ma ci preme ricorda-re la celebrazione della Rivo-luzione d’Ottobre nel 2017 e, nel 2018 la celebrazione come “Bolscevico” del cinquantesi-mo della Grande Rivolta del Sessantotto.

Nel 2016, dopo un impe-gnativo lavoro di fronte unito con l’ARCI locale, l’Organizza-zione di Rufina del PMLI ottie-ne la disposizione di una sede a uso interno presso il circolo ARCI di Casini, frazione del co-mune di Rufina.

Il compagno Chiavacci è particolarmente attivo nel pro-muovere e organizzare inizia-tive comuni assieme ad altre forze politiche locali mettendo in pratica la politica di fronte unito del Partito. In particolare ricordiamo i Comitati locali su temi nazionali come quello per l’estensione dell’art. 18, quel-lo per il referendum sulla “pro-creazione assistita”, contro la controriforma costituzionale di Berlusconi, lo scippo del TFR, per l’acqua pubblica e contro il nucleare, contro le trivellazio-ni e la controriforma di Renzi. Col Comitato contro l’incene-ritore di Selvapiana a Rufina, battaglia che si concluderà vit-toriosamente 13 anni dopo, il compagno mette in luce una particolare predisposizione a trattare i temi dell’ambiente, cli-ma e natura.

Nel frattempo già giovanis-simo diventa RSA dell’azienda nella quale lavora e viene elet-to nell’area di minoranza CGIL “Lavoro e Società – cambiare rotta” nel direttivo provinciale Flai-Cgil. Nel 2016, da unico e primo iscritto CGIL nella storia della BCC di Pontassieve, rie-sce a unire un gruppo di lavo-ratori e a costituire la RSA del-la FISAC CGIL; dal 2017 viene incaricato Coordinatore Regio-nale del settore BCC, incari-co mantenuto nonostante al congresso CGIL del 2018, so-stiene come unico relatore in Toscana il documento di mi-noranza “Riconquistiamo tutto” nelle assemblee congressuali, fino al regionale di categoria. Attualmente, oltre ad essere coordinatore regionale del set-tore del Credito cooperativo e membro del Coordinamento nazionale di settore, è anche membro dei direttivi provinciale e regionale della FISAC CGIL.

Da sempre sensibile e attivo sui temi dell’antifascismo, dieci anni fa, al Congresso costituti-

vo della sezione ANPI di Rufi-na, i partecipanti al congresso stesso - ed in particolare alcu-ni militanti del PRC, chiedeva-no al compagno di entrare a far parte del direttivo risconoscen-done di fronte alla presiden-za l’impegno antifascista del compagno e indirettamente del PMLI. Chiavacci è vice presi-dente dell’ANPI e spesso tie-ne discorsi a nome della sezio-ne di Rufina alle iniziative che vengono promosse dalla se-zione stessa ed a molte altre alla quale la sezione è invitata.

Attualmente egli sta dando degli importanti contributi sui piani politico, giornalistico e pratico nel lavoro di masse e di fronte unito, in particolare nella Cgil, nell’Anpi e in campo am-bientale e del cambiamento cli-matico.

In conclusione valgono le parole spese sul compagno Chiavacci dal Segretario ge-nerale, Giovanni Scuderi, nel Discorso alla 6ª Sessione ple-naria del 5° Comitato centrale del PMLI tenutosi a Firenze il 14 gennaio 2018 “La situazio-ne del PMLI, i nostri problemi e la lotta contro il capitalismo, per il socialismo”. A proposito di un importante incarico rice-vuto dal compagno Chiavacci, assieme al compagno Frezza, da parte del Comitato centra-le Scuderi affermò: “Con loro a importanti posti di responsabili-tà e di combattimento, il Partito è divenuto più forte e può guar-dare con maggiore tranquillità il suo avvenire”.

Il fronte unitoIl compagno Enrico Chia-

vacci tra poco illustrerà la fon-damentale linea del PMLI sul fronte unito tracciata dal Se-gretario generale del Parti-to Scuderi, in occasione della Commemorazione di Mao del 10 settembre 2006.

Ricordiamo queste sue pa-role: “Durante questi trenta anni dalla scomparsa di Mao, attraverso le commemorazioni e in altre occasioni, abbiamo messo a fuoco molti insegna-menti di Mao, oggi ci occupe-remo del tema riguardante le classi e il fronte unito. Un tema fondamentale per avere un corretto orientamento nella lot-ta di classe e nel lavoro di mas-sa, per non sbandare a destra o a ‘sinistra’, per far bene e con successo il lavoro per lo svilup-po, la costruzione e il radica-mento del PMLI.

Non è la prima volta che ne parliamo, e questa non sarà certo l’ultima.

In due occasioni lo abbia-mo fatto in maniera sistemati-ca. Per le classi il riferimento è il n. 2 del 1972 de ‘Il Bolscevi-co’, allora organo dell’Organiz-zazione che il 9 Aprile 1977 ha dato vita al PMLI.

Per il fronte unito il riferi-mento è il capitolo ‘Praticare un’abile e lungimirante politica di Fronte unito’ del Rapporto al 2° Congresso nazionale del PMLI tenutosi nei giorni 6, 7 e 8 novembre del 1982.

Altre volte ne abbiamo par-lato, prima e dopo quelle date, ma non in forma così sistemati-ca. Ci ritorniamo sopra ora per approfondire ancora il discorso in base alla nuova esperien-za che abbiamo accumulato nel frattempo e alle nuove esi-genze del Partito e della lotta di classe”.

Nel suo importante discorso c’è un altro punto chiarificatore che è utile ricordare: “Il Partito del proletariato svolge un ruo-lo fondamentale e unico per ri-educare il proletariato a esse-re una classe per sé. In questo compito non può essere sosti-

tuito da nessuno. Può però es-sere coadiuvato da organismi e pubblicazioni culturali marxi-sti-leninisti da esso promossi e diretti.

Il Partito svolge un ruolo fondamentale pure nelle lotte immediate e a lungo termine del proletariato e delle masse, ma in queste lotte da solo può arrivare fino a un certo punto. Ha quindi bisogno di allearsi con altri partiti, gruppi e movi-menti sulle questioni politiche, sindacali, sociali, ambientali, culturali di comune interesse, al limite anche con delle forze acomuniste e anticomuniste. In questi casi le differenze ideolo-giche e strategiche vanno po-ste in secondo piano.

Praticare queste alleanze vuol dire fare fronte unito. Si tratta di un tema di vitale im-portanza per lo sviluppo, la co-struzione e il radicamento del PMLI e per far bene il lavoro di massa. Lo abbiamo defini-to in termini strategici e tattici nel punto VI del Programma generale del Partito approva-to l’11 Aprile 1977 e sviluppato al 2° Congresso nazionale del PMLI, come abbiamo già det-to, in base all’esperienza del Partito accumulata nel frattem-po. Da allora in poi ne parliamo continuamente per sviluppare e migliorare il lavoro di massa.

Il fronte unito è una delle tre armi principali per sconfiggere il nemico”.

Il governo Conte e il PMLI

Questa Commemorazione di Mao si svolge quando è in carica il governo trasformista liberale Conte. Esso è al ser-vizio del regime capitalista ne-ofascista ed è sostanzialmen-te in continuità con il governo precedente dei fascisti del XXI secolo. Non ha nulla di rosso.

Come ha indicato l’Ufficio politico del PMLI nel documen-to strategico del 9 settembre: “Non dobbiamo dargli tregua, invitiamo tutte le forze auten-ticamente di sinistra antica-pitaliste, tutti gli sfruttati e gli oppressi, in primo luogo il pro-letariato, le ragazze e i ragaz-zi che si battono per un nuovo mondo, a unirsi per combatter-lo e abbatterlo e poi proseguire ancora insieme per conquista-re il socialismo e il potere po-litico del proletariato. In que-sto quadro e con questo spirito unitario il PMLI è pronto e di-sponibile a partecipare a qual-siasi iniziativa contro questo governo promossa dai partiti, gruppi e movimenti che hanno la bandiera rossa e la falce e martello”. Pertanto partecipe-remo alla manifestazione na-zionale antigovernativa del 5 ottobre a Roma promossa dal PC, anche se consideriamo in-completa la parola d’ordine in quanto non indica di battersi per la conquista del socialismo e del potere politico del prole-tariato.

Ovviamente come sempre parteciperemo a tutte quelle iniziative politiche e di piazza che hanno lo scopo di difen-dere gli interessi dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, delle donne, degli studenti, del-le masse popolari, dei migran-ti del nostro Paese. In questo quadro sosteniamo l’importan-te Assemblea nazionale del 29 settembre contro ogni “au-tonomia differenziata” qualsi-asi sia la sua versione, più o meno soft, significa secessio-ne del Nord più ricco e abban-dono alla deriva del nostro Me-ridione.

Per condurre la battaglia contro questo governo menzo-

gnero e demagogo, per chiarir-si settimanalmente le idee su ciò che accade in Italia e nel mondo dobbiamo leggere at-tentamente “Il Bolscevico” di cui il 15 Dicembre festeggere-mo pubblicamente a Firenze il 50° compleanno. 50 anni di giornalismo marxista-leninista contro il capitalismo, per il so-cialismo e il potere politico del proletariato.

Siete tutti invitati alla Festa. Viva le gloriose Penne Rosse!

Noi dobbiamo credere fer-mamente alla missione del PMLI, che è quella di instaura-re in Italia il socialismo e il po-tere politico del proletariato, e operare di conseguenza co-sti quel che costi. Senza farsi condizionare dai problemi per-sonali, familiari e professiona-li, dalle sirene che cercano di convincerci ad abbandonare il Partito, o almeno ridurre il no-stro impegno politico, e a non esporci pubblicamente. Senza farsi condizionare dalle difficol-tà, dalle repressioni e da ogni altro problema che incontria-mo inevitabilmente durante la nostra Lunga Marcia politica e organizzativa, che non ha pre-cedenti nella storia del movi-mento operaio italiano.

Dobbiamo mantenerci saldi in cordata, aiutandoci l’un l’al-tro e sostenendo i più deboli, prestando una seria attenzione alle pallottole inzuccherate del-la borghesia, che possono cor-rompere e far deviare anche i dirigenti nazionali del Partito che fino al tradimento appaio-no forti ideologicamente e po-liticamente e fedeli al Partito e alla causa. Come è successo l’anno scorso. Per questo è ne-cessario tenere vivi la lotta tra le due linee e il processo di cri-tica e autocritica all’interno del Partito.

Come il Segretario genera-le del Partito ha scritto alla De-legazione nazionale del PMLI alla grande manifestazione na-zionale contro la violenza sulle donne e di genere: “Non guar-diamo a chi tradisce il PMLI e la causa del socialismo, ma a chi da 51 anni tira la carret-ta del Partito senza badare a sacrifici e a rinunce persona-li pur di dare un corpo da Gi-gante Rosso al PMLI, avendo una incrollabile fiducia verso il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il socialismo, il PMLI, le masse e in noi stessi”.

Il capitalismo e la classe dominante borghese italiana sono in piena crisi, dilaniati da crescenti contraddizioni e divisi in tante correnti e sottocorrenti politiche, partitiche, parlamen-tari, istituzionali, economiche e finanziarie. La crisi governativa e la formazione del nuovo go-verno ne sono una prova. Le condizioni oggettive sono favo-revoli per dar loro dei colpi de-vastanti e per sviluppare la lot-ta di classe.

Il compagno Scuderi, nel memorabile discorso comme-morativo di Mao del 9 Settem-bre 1986 dal titolo “La con-cezione di Mao del mondo e l’attuale lotta di classe, ha det-to: “La forza e la volontà di far mordere la polvere ai capitali-sti ci sono, solo che l’attuale di-rezione delle masse non dà a queste tutta la corda che vor-rebbero e agisce in modo da ricondurre le lotte che è co-stretta a subire, o che sfuggo-no temporaneamente al suo controllo, nell’ambito costitu-zionale e parlamentare. E que-sto vale non solo per il PCI ma anche per DP, il cui riformismo, parlamentarismo e pacifismo sono divenuti proverbiali.

Da questa situazione perciò non se ne esce se il PMLI non viene conosciuto e non si affer-

ma come la nuova guida rivo-luzionaria. Finché il PMLI non conquisterà la direzione delle masse, la lotta di classe rimar-rà sempre sul terreno borghe-se e non potrà mai trasformarsi in lotta cosciente per il sociali-smo.

Questo è ciò che dovrebbe-ro comprendere gli operai di avanguardia e tutti coloro che lottano per il socialismo, e trar-ne le dovute conseguenze po-litiche e organizzative. Non si può stare sull’albero a cantare e a fare i conti su quello che si perde e si guadagna sul piano personale, quando c’è un ur-gente bisogno di cervelli e di braccia che si adoperino per dare una direzione rivoluzio-naria alla classe operaia e alle masse.

La questione dello svilup-po nazionale del PMLI è quin-di una questione che riguarda non solo i membri del Partito ma tutti coloro che hanno spe-so la vita, o vogliono spender-la, per l’emancipazione della classe operaia.

Noi marxisti-leninisti ab-biamo in mano la metà del-la chiave dello sviluppo del PMLI, l’altra metà è in mano ai rivoluzionari che si trovano dentro e fuori ai partiti della si-nistra parlamentare o ai grup-pi ultrasinistri. Quanto prima le due metà della chiave sa-ranno congiunte, tanto prima sarà impressa una svolta alla lotta di classe.

Lo sviluppo della lotta di classe e lo sviluppo del PMLI si condizionano e si influen-zano reciprocamente. Non ci può essere sviluppo dell’u-na senza lo sviluppo dell’al-tro, è una questione dialettica. Ma in ultima analisi è lo svi-luppo del Partito che determi-na il corso, il carattere, i tempi e la finalità della lotta di clas-se. Da qui la necessità e l’ur-genza che tutti i rivoluzionari si uniscano nel PMLI, rompa-no col revisionismo di destra e di ‘sinistra’, e diano un grande impulso allo sviluppo naziona-le del Partito.

Diciannove anni fa abbia-mo iniziato una lunga marcia organizzativa per costruire un grande, forte e combattivo Par-tito, capace di guidare la clas-se operaia e le larghe masse popolari verso il socialismo. Siamo all’inizio dell’opera, e il più resta da fare, e lo faremo avvalendoci delle nuove e fre-sche energie che via via capi-ranno la nostra nobile causa e si uniranno a noi.

Quando partimmo erava-mo incoraggiati dalla forte presenza del presidente Mao, oggi che egli non c’è più e che una nera cappa è scesa sul-la Cina è più difficile prosegui-re il cammino. Eppure dobbia-mo andare ugualmente avanti con lo stesso ardore e la stes-sa fiducia di quando compim-mo i primi passi. Il proletariato è ancora prigioniero delle ca-tene del capitalismo ed ha bi-sogno del suo Partito che glie-le spezzi.

È la storia, è la classe ope-raia cosciente, è la causa del socialismo che ci chiedono di andare avanti, di continuare e completare l’opera che da pio-nieri abbiamo iniziato guardan-do sempre fiduciosi verso l’av-venire”.

Avanti, avanti, avanti con forza e fiducia verso l’Italia uni-ta, rossa e socialista!

Uniamoci per combattere e abbattere il governo trasformi-sta liberale Conte al servizio del regime capitalista e neofa-scista!

Con Mao per sempre!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

Page 14: discorso di enrico Chiavacci, a nome del CC del pMli, per ... · della fase premarxista-leninista di Mao. Nello stesso anno fonda la Nuova Associazione popolare di studio che avrà

14 il bolscevico N. 33 - 26 settembre 2019

Presenti e letti durante la Commemorazione di Mao

Messaggi di saluto di istanze di base e di siMpatizzanti del pMli

Qui di seguito pubbli-chiamo i saluti integrali delle Istanze di base e dei simpa-tizzanti del PMLI presenti e letti durante la Commemora-zione.

Sul prossimo numero pubblicheremo gli altri saluti.

Organizzazione di Rufina del PMLICare compagne e cari

compagni,è con grande piacere che

porto a tutto il Partito saluti rossi a nome dell’Organizza-zione di Rufina del PMLI.

Con spirito rivoluzionario, ci ritroviamo per comme-morare il Maestro Mao e, quest’anno, per approfon-dire il grande insegnamento che ci ha lasciato sul tema del fronte unito, di fonda-mentale importanza per radi-carsi nei territori.

Nostro è il compito di concentrarci nel lavoro loca-le cercando di unire quante più persone possibili contro le giunte comunali e con-tro qualsiasi governo faccia gli interessi della borghesia,

oggi rappresentato da quello trasformista liberale di Con-te, al servizio del regime ca-pitalista e neofascista.

In Valdisieve in questi anni, attraverso indagini ed inchieste, abbiamo cercato di dare il nostro contributo ogni dove vi fosse una lotta o un seppur piccolo sintomo di insoddisfazione delle masse.

L’Organizzazione di Ru-fina è stata fra i promotori di diversi fronti comuni, fra i quali ricordiamo:

l’iniziativa Contro la guerra in Libia insieme a Sel.

Il Comitato per la difesa dell’art 18.

La cofondazione del Co-mitato contro l’inceneritore di Selvapiana, con il risultato di aver impedito la costruzio-ne del mostro inquinatore.

La partecipazione al Co-mitato referendario per boc-ciare la controriforma pidui-sta costituzionale di Renzi.

I Comitati per il SI al refe-

rendum sull’Acqua pubblica e contro le trivellazioni.

Recentemente abbiamo celebrato il Cinquantenario del Sessantotto costituendo un apposito Comitato con altre forze sociali e politiche.

Infine abbiamo organiz-zato una assemblea come Partito per celebrare il Cen-tenario della Rivoluzione d’Ottobre, dopo aver cerca-to di promuoverla congiunta-mente a coloro che avessero mostrato interesse sul nostro territorio.

Da dieci anni lavoriamo quotidianamente contro il fa-scismo e il neofascismo nel-la sezione locale dell’ANPI e svolgiamo attività sindacale nell’area “Riconquistiamo tutto” della CGIL.

Questo lavoro, faticoso ed impegnativo, ha consentito all’Organizzazione di divenire di fatto punto di riferimen-to, in particolare sul fronte dell’antifascismo e sulle te-matiche ambientali consen-tendoci di avere alcuni sim-patizzanti e buoni amici che si comportano in maniera le-ale con il PMLI pur non con-dividendo in toto le nostre posizioni.

Ringraziamo come sem-pre i compagni dell’istanza di Vicchio per le proficue col-laborazioni.

Ringrazio in anticipo il compagno Chiavacci che tratterà sicuramente in ma-niera esemplare il tema del fronte unito, come del resto riesce ad applicarlo molto bene anche nella pratica. Non ci resta che ascoltarlo.

Viva Mao!Viva il fronte unito!Viva Il PMLI!

Cellula “Stalin” di Forlì

Care compagne e cari compagni,

è sempre una grande gioia proletaria rivoluziona-ria ritrovarsi assieme per ri-cordare puntualmente ogni anno l’immortale opera del grande Maestro del proleta-riato internazionale Mao, po-tersi rivedere, riabbracciare e scambiare qualche veloce ma sentita parola, alla vigi-lia di una nuova stagione di lotte che ha al centro della nostra battaglia il nuovo go-verno trasformista liberale Conte al servizio del regime capitalista e neofascista.

Purtroppo non è più tra noi il compianto compagno Tino, Segretario della Cellula “Stalin” di Rimini, scompar-so lo scorso 6 luglio a se-guito di una crudele malattia che lo ho piegato nel fisico ma non nello spirito da com-battente marxista-leninista quale ha voluto rimanere fino all’ultimo, partecipando anche alla Commemorazio-

ne di Marx lo scorso 5 mag-gio a Riccione, seppur su una sedia a rotelle e appena uscito dall’ospedale ma con la bandiera del Partito stret-ta forte in pugno, a dimo-strazione della combattività, dello spirito di sacrificio e di dedizione che lo contraddi-stinguevano.

Un esempio commovente per tutto il Partito al quale rifarsi per affrontare le pros-sime battaglie politiche in re-lazione anche ai propri pro-blemi personali.

Abbiamo tanto da fare, in particolare a livello locale per denunciare i problemi e le condizioni delle masse lavoratrici e popolari e delle nostre città, l’operato delle giunte, e indicare quali sono le soluzioni, soffiando forte sul fuoco della lotta di classe consapevoli che è la scintilla che può dar fuoco alla pra-teria.

Il compagno Chiavacci, a nome del Comitato centrale del PMLI, ci darà tra poco importanti indicazioni, sulla base del pensiero e dell’o-pera di Mao e dell’esperien-za del nostro Partito, per proseguire la battaglia po-litica costruendo delle alle-anze politiche anche a livello locale.

Care compagne e cari compagni,

continuiamo a batterci con forza e determinazione, invitando le forze autentica-mente di sinistra a unirsi per conquistare il socialismo e il potere politico del proleta-riato.

Il nostro Partito ha tutte le carte in regola per riuscire in questa titanica impresa, le forze necessarie a con-quistarle strada facendo, se la strada che percorreremo continuerà ad essere quel-la del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.

Onore al compagno Tino!Gloria eterna a Mao!Tutto per il PMLI, il prole-

tariato e il socialismo!Coi Maestri e il PMLI vin-

ceremo!

Alberto Signifredi - Parma

Care compagne, cari compagni

colgo l’occasione per sa-lutarvi, contento di parte-cipare a questa ennesima manifestazione per ricordare il presidente Mao e il suo la-scito politico e culturale.

Con questo mio intervento voglio salutare il compagno Tino, che ci ha lasciati poco tempo fa, ed evidenziare il grande contributo che egli ha dato alla causa del partito, con la sua ferma convinzio-ne che solo il socialismo può cambiare l’Italia e che il PMLI è il partito che serve per rea-lizzarlo. Egli ha rappresenta-to la figura dell’anziano mili-tante comunista che si è reso conto di essere stato sempre ingannato dai vecchi partiti revisionisti (il PCI e il PRC), dando quindi piena fiducia e aderendo al PMLI, le cui radi-ci vengono dal Sessantotto e dalla GRCP e quindi dall’ulti-mo grande Maestro in ordine di tempo, il compagno Mao, che con la sua lungimiranza ci ha dato gli strumenti per comprendere il revisionismo di ieri e di oggi, lasciando aperta la via socialista e co-munista a cui Tino è rimasto fedele per tutta la vita.

In occasione di questa Commemorazione noi sa-lutiamo il compagno Tino e prendiamo spunto da lui, dal suo ottimismo, dalla sua te-nacia e dal suo impegno per continuare a lottare per l’Ita-lia unita, rossa e socialista.

Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli

del PMLICare compagne e cari

compagni, a nome della Cellu-

la “Vesuvio Rosso” e della Redazione di Napoli de “Il Bolscevico” vi porto i saluti di militanti, simpatizzanti e amici partenopei a questo importante evento per noi

marxisti-leninisti per ricorda-re il grande Maestro Mao. Un saluto particolare al nostro Segretario generale, compa-gno Giovanni Scuderi, la cui tempra rivoluzionaria ancora ci entusiasma e i suoi scrit-ti orientano e sviluppano il marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao in Italia e, forse, non solo. Il nostro Segretario è il migliore allievo di Mao in Italia e noi marxisti-leninisti napoletani che ormai lo co-nosciamo da circa 30 anni possiamo dire che rappre-senta un Maestro del prole-tariato nostrano.

Approfittiamo per ringra-ziare veramente di cuore come Redazione il lavoro del compagno Mino Pasca per “Il Bolscevico”, di cui salutia-mo il 50° compleanno, e per il lavoro di organizzazione il compagno Dario Granito.

Non potete immaginare il lavoro e l’impegno che i compagni napoletani, coa-diuvati da altri ancora, met-tono quotidianamente per applicare il marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao nella nostra città. Noi marxisti-leninisti napoletani non ci stancheremo mai di lottare contro i soprusi della socie-tà capitalista e neofascista oggi rappresentati dal nuovo illusorio e antipopolare go-verno Conte bis, ma anche le istituzioni locali in camicia nera cominciando con il neo-podestà della città metropo-litana Luigi De Magistris, che trama di fare una coalizione nazionale per riempire a sini-stra il vuoto lasciato dal PD in funzione di recupero degli astensionisti. Il suo esecutivo arancione ha fallito su lavoro, raccolta differenziata porta a porta, risanamento e riquali-ficazione delle periferie, fino ai trasporti, pressoché di-mezzati in città. Noi faremo la nostra parte per combat-tere questo esecutivo anti-popolare. Nonostante una fase di pausa della nostra amata Cellula ora ci siamo ripresi alla grande facendo nostre le parole del Maestro Mao: “Dopo aver subito uno scacco, bisogna trarre

una lezione e modificare le proprie idee in modo tale da farle corrispondere alle leggi del mondo esterno, e così si potrà trasformare lo scacco in un successo; è quel che è espresso nella massima: la sconfitta è la madre del successo e ogni insuccesso ci rende più cauti” (Mao Zedong, luglio 1937).

Non mancheremo, in base alle nostre forze, di dare il nostro contributo alla lotta contro il nuovo mostro go-vernativo M5S-PD-LEU: i compagni napoletani con-dividono e fanno propria la parola d’ordine lanciata dal Partito e cioè Uniamoci per conquistare il socialismo e il potere politico del proletaria-to, contro il governo trasfor-mista liberale Conte al servi-zio del regime capitalista e neofascista!

Umberto, simpatizzante della Cellula

“Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI e delegato storico dei disoccupati

organizzati “Bros”Care compagne e cari

compagni, è con forte emozione che

oggi sono qui con voi con il “mio” Partito e con la “mia” Cellula, la “Vesuvio Rosso” di Napoli, per commemora-re un gigante come il gran-de Maestro del proletariato internazionale Mao Zedong. Per me è anche una ulteriore emozione trovarmi in que-sta sede, e ringrazio ancora i compagni e le compagne napoletani, perché da poco si sta concludendo una bat-taglia per far entrare i precari ‘Bros’ – io sono un delegato storico dei disoccupati na-poletani - nell’ambito della Regione Campania dopo più di venti anni di lotta in piazza da parte dei disoccupati or-ganizzati. Una vittoria anche dei marxisti-leninisti visto che sia il PMLI che “Il Bol-scevico” ci sono stati sem-pre vicino senza mai rispar-miarsi, fino a rischiare per la loro libertà e incolumità per-sonale.

Una grande vittoria di fronte unito contro l’arrogan-za delle istituzioni nazionali e locali in camicia nera che ha visto migliaia e in alcuni momenti decine di migliaia di senzalavoro partenopei combattere uniti per riven-dicare il giusto e sacrosanto posto di lavoro. Un posto di lavoro che deve e dovrà es-sere stabile, a salario pieno, a tempo pieno e sindacal-mente tutelato e che in que-sti giorni stiamo cercando

AndreaAlberto SignifrediGiada

Massimo

Page 15: discorso di enrico Chiavacci, a nome del CC del pMli, per ... · della fase premarxista-leninista di Mao. Nello stesso anno fonda la Nuova Associazione popolare di studio che avrà

di portare avanti con buoni successi. Dopo che abbia-mo fatto mangiare la polve-re a Bassolino e soprattutto a Caldoro e all’ex assessore al Lavoro, Nappi, il nuovo governatore De Luca ha ce-duto ai nostri cortei, sit-in e presidi e finalmente ad otto-bre andremo a lavorare: mi fa piacere condividere con voi questa vittoria.

Capire il fronte unito con-tro queste istituzioni è fonda-mentale e deve entrare nelle viscere di noi marxisti-lenini-sti altrimenti risulta impossi-bile sconfiggere e abbattere l’attuale governo trasformi-sta liberale Conte al servizio del regime capitalista neofa-scista.

Nel movimento dei di-soccupati non tutti sono co-munisti o marxisti-leninisti: magari! Ma è giusto che sia così, altrimenti non sareb-be un movimento unitario di massa. Il problema è quel-lo di diventare avanguardie dei Fronti Uniti, come così è capitato alla parte dei disoc-cupati della zona orientale di Napoli e della parte opera-ia della provincia, portando una linea di unità e mettendo al primo posto il lavoro. No-nostante il falso rivoluziona-rio De Magistris ci ha messo i bastoni tra le ruote fino ad attaccarci pubblicamente, spronando persino la ma-gistratura a frenare il movi-mento dei disoccupati, ha dovuto mordere la polvere e a breve più di un migliaia di senzalavoro entreranno nel settore della manutenzione delle strade come operai. Comincia un nuovo capitolo che riguarderà la lotta sin-dacale per migliorare le con-dizioni di lavoro, ma per ora incassiamo questa vittoria storica.

Grazie di avermi invitato a parlare.

W il PMLI! W Mao!

Organizzazione di Vicchio del PMLI Buongiorno a tutti,il tema sul quale è incen-

trata la Commemorazione tocca uno dei punti cardine per dare un corpo da Gigan-te Rosso al Partito del prole-tariato, il PMLI.

In questo periodo mentre da un lato il Fronte unito an-timperialista informa la vita delle istanze locali come di tutto il PMLI, dall’altro lato c’è l’impellente necessità per queste di realizzare dei fronti uniti sulle battaglie quotidiane per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle masse popolari nell’ambito di questa società capitalista. Così possiamo dare il nostro contributo per risolvere dei problemi dai quali sono atta-nagliati, ottenendone la fidu-cia nel corso delle varie lotte, che rappresentano sempre dei momenti unici di crescita della coscienza politica sin-dacale e sociale delle mas-se, nel quale queste vanno a fondo sulle problematiche per le quali si stanno mobi-litando, e non si accontenta-no delle veline che passa il “convento”, vale a dire il re-gime neofascista. E sono an-che più ricettive nei confronti della nostra linea politica sul tema specifico, e con gli ele-menti più avanzati di esse possiamo cercare ampliare gli orizzonti per cui lottare.

Certo il momento non è dei più facili, il regime capi-talista e neofascista è impe-rante e ha fatto ulteriori passi in avanti col governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio. Sicuramente ne farà altri col nuovo governo tra-sformista liberale Conte al servizio del regime capitali-sta neofascista. Non dobbia-mo dargli tregua.

Per quanto riguarda il Mugello non ci sono gros-se battaglie in corso, men-tre le nuove giunte comu-nali uscite dalle urne il 26 maggio scorso non stanno certo cambiando in meglio le condizioni della popola-zione, in particolare sui temi scottanti come il lavoro e la casa, oppure le condizioni dei lavoratori che viaggiano sui treni regionali in Mugello e Valdisieve. Le ultime ele-zioni comunali hanno offerto anche a noi marxisti-leninisti mugellani la possibilità di en-trare più addentro ai temi lo-cali. Affiniamo sempre di più questo lavoro, non ci faccia-mo sfuggire il filo del lavoro locale che siamo riusciti ad afferrare con più forza rispet-to al passato, ed entriamo sempre più nel merito dei provvedimenti delle giunte comunali e sui temi sindacali nei quali siamo direttamente impegnati.

Non ci dobbiamo limitare a questo ma avere ben ali-mentata in noi la stella polare del marxismo-leninismo-pensiero di Mao oltre alla linea politica del Partito, al-trimenti diventiamo dei pra-ticoni e finiamo per essere fagocitati dalla cultura bor-ghese. Perché in definitiva il nostro obbiettivo anche del lavoro locale è sempre quel-lo di portare acqua a quel grande mulino che è la lotta per il socialismo e per poter un giorno arrivare a costituire nella pratica anche il Fronte unito rivoluzionario per l’Italia unita, rossa e socialista.

Con i Maestri e il PMLI vinceremo!

Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Firenze Compagne e compagni,

amiche e amici,la Cellula “Nerina ‘Lucia’

Paoletti” di Firenze del PMLI saluta con entusiasmo tutti i presenti a questa importan-te e per certi aspetti gioiosa Commemorazione di Mao.

Gioiosa perché siamo in questa sala tutti insieme, Nord, Centro e Sud, davanti al nostro amato Segretario generale compagno Giovan-ni Scuderi e la presidenza

tutta, dopo un anno ci rive-diamo, ci riabbracciamo e lanciamo il nostro grido di battaglia contro il governo trasformista liberale Conte al servizio del regime capita-lista neofascista e contro le ingiustizie sociali che oppri-mono il nostro Paese, contro il capitalismo e l’imperiali-smo, per il socialismo.

Importante perché il com-pagno Enrico Chiavacci, che parlerà a nome del CC del PMLI, tratterà il tema del fronte unito, un tema al qua-le il Partito ha sempre dato una particolare attenzione e a volte, vedi il caso Centone, è stato uno spartiacque nella lotta tra le due linee, quella giusta e quella sbagliata, che ci aiuta a stare in cordata e al passo del Partito. Il fronte unito è l’esperienza diretta del lavoro del Partito nelle differenti situazioni politiche, sindacali e sociali con varie “anime”, gruppi, partiti, sin-dacati, con cui condividiamo certi percorsi e obiettivi cer-cando di spostare l’asticella politica gradualmente verso il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao, unendoci nelle battaglie condivise contro il fascismo del XXI secolo, il razzismo, l’omofobia, i fem-minicidi ed ogni forma di sfruttamento e di oppressio-ne delle masse lavoratrici e popolari, permettendoci così anche di elaborare e affinare la linea strategica, politica e tattica del Partito.

Il Grande timoniere Mao ci ha indicato chiaramente qua-le dev’essere il nostro spirito operando nel fronte unito: “I comunisti devono essere i più lungimiranti, i più ca-paci di abnegazione, i più risoluti e i meno prevenuti nel valutare una situazione e devono fare assegna-mento sulla maggioranza delle masse e conquistare il loro appoggio” (“I compiti del Partito Comunista cinese nel periodo della resisten-za al Giappone”, 3 maggio 1937, Opere scelte, vol. I, pag. 291).

Riteniamo che la nostra Istanza, al fine di dare il maggior contributo politico, dovrà essere riorganizzata anzitutto per poter infligge-re colpi devastanti al rieletto sindaco Dario Nardella e alla giunta di Palazzo Vecchio nelle battaglie che ci atten-dono.

Dobbiamo lavorare con continuità e alacremente, con la consapevolezza che abbiamo sempre cercato di dare il meglio e il massimo di noi stessi in ogni compi-to politico affidatoci, come ci ha insegnato il compagno

“Tino” che recentemente ci ha lasciato terrenamente ma che vive nei nostri cuori e nella nostra azione.

Pensiamo che la nostra istanza debba raccogliere l’invito lanciato dal Partito per quanto riguarda l’appello a collaborare col “Movimen-to per il ritiro di qualunque autonomia differenziata”, mettendo in pratica la linea sul fronte unito che risulta decisiva anche per la con-quista di nuovi amici, simpa-tizzanti e militanti.

Coi Maestri e il PMLI vin-ceremo!

Organizzazione di Ravenna del PMLI

Care compagne e com-pagni,

ci ritroviamo come ogni anno a ricordare il nostro grande Maestro Mao.

L’anno scorso io non ero presente per un grave problema di salute per ora risolto. Ora ci sono, man-ca però un grande compa-gno, come sapete è morto il compagno Tino, uno dei ve-terani del PMLI. È stato uno dei primi marxisti-leninisti che ho conosciuto e con il suo comportamento mi ha insegnato l’etica del nostro Partito. Il compagno Tino parlava poco ma quando

parlava l’imbroccava sem-pre. Ha lasciato un grande vuoto nel Partito e anche in me. Ma la lotta continua.

Dalla Rivoluzione d’Ot-tobre del 1917 sono mor-ti milioni di compagni, noi siamo ancora qui grazie al compagno Scuderi e agli al-tri 3 pionieri che fondarono il PMLI. Seguendo gli inse-gnamenti dei nostri cinque Maestri: Marx, Engels, Le-nin, Stalin e Mao.

Del nostro grande Mae-stro Mao che dire? Basta guardare la situazione del proletariato internazionale, disastrosa e sempre in peg-gioramento per capire dove ci hanno portato i falsi co-munisti che hanno guidato le masse proletarie. Coloro che non hanno voluto se-guire gli insegnamenti del Grande Timoniere. Lui lo aveva detto di guardarsi dai revisionisti.

Ma noi siamo qui, ci sia-mo ancora e continueremo a lottare seguendo l’ideale marxista-leninista-pensiero di Mao!

Coi Maestri vinceremo! Lunga vita al pensiero di Mao!

Andrea R. - MilanoCare compagne e compa-

gni del PMLI, ringrazio tutte le Cellule, le

Organizzazioni del Partito e i suoi vertici per aver potuto prendere parola in occasione di un evento così importante e caro a tutti noi, in qualità di simpatizzante attivo del Par-tito, frequentatore dal lonta-

no 1999 della Cellula “Mao Zedong” di Milano, guidata egregiamente dal compa-gno Segretario Angelo Urgo, dopo qualche anno di assen-za a questa celebrazione per ricordare il grande Timonie-re, fautore del socialismo in Cina, e degno discepolo del-la teoria marxista-leninista di Marx, Engels, Lenin e Stalin, vorrei solamente fare qual-che considerazione che non richiederà molto tempo. Con la scomparsa del compagno Mao e precedentemente dell’Urss di Lenin e Stalin e del blocco orientale, i sinceri comunisti veri e puri sono ri-masti orfani di un mondo che a milioni di uomini e donne ha garantito per quasi mezzo secolo pace, giustizia socia-le, istruzione, sanità, servizi assistenziali e laddove mise le radici ha difeso con la spa-da e lo scudo il marxismo-leninismo dai nemici interni ed esterni che senza pietà furono annientati. È pur vero che non bisogna partecipare a questa e a tante altre ce-lebrazioni come una mera e semplice nostalgia, perché sarebbe dannoso e contro-producente non pensare di contestualizzare ai giorni no-stri il passato glorioso che fu nostro e che ci appartiene.

Gli insegnamenti del com-pagno Mao, ci devono spro-nare a non deprimerci, a non abbassare la guardia di fron-te al disfattismo dilagante all’interno del nostro paese, l’Italia, dove purtroppo e per troppo tempo la cosiddet-ta “ sinistra” istituzionale e i vari sedicenti partiti co-munisti hanno creato sola-mente scompiglio e disagio, perplessità a chi veramente intende cambiare il mondo e trasformarlo. Quindi a cia-scuno di noi tocca fare la propria parte col PMLI, è un dovere necessario per fare tornare al proprio posto d’o-nore la bandiera rossa in Ita-lia e ovunque ci siano degli sfruttati che lottano contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Per l’emancipa-zione sociale, per un mon-do libero veramente dalla borghesia e dal capitalismo e per la proprietà dei mezzi di produzione nelle mani del popolo.

Onore al compagno Mao e onore al PMLI!

Organizzazione di Melzo (Milano)Care compagne, cari

compagni,l’Organizzazione di Melzo

ringrazia anzitutto il Segre-tario generale, compagno Giovanni Scuderi, il Comita-

to centrale e tutti i compagni fiorentini che con encomiabi-le sforzo politico, economico e organizzativo hanno reso possibile commemorare Mao anche quest’anno.

Una manifestazione, quella di oggi, che non è da conside-rarsi un rituale ma una impor-tante vittoria politica soprat-tutto in considerazione del particolare momento storico che stiamo vivendo. Il PMLI è stato il primo e l’unico partito a denunciare prontamente e senza fare sconti la vera na-tura del nuovo governo tra-sformista liberale guidato da Conte chiarendo che, pur es-sendo cambiato il “colore” di una delle forze politiche della maggioranza che lo sostiene, si tratta sempre e comunque di un governo borghese che di rosso non ha nulla e che ha come unico scopo continuare a opprimere gli operai e i la-voratori per fare unicamente gli interessi della classe domi-nante.

Il PMLI paga da sempre la chiarezza e coerenza della sua linea con l’isolamento e con attacchi anche subdo-li come il recente vigliacco oscuramento del sito nazio-nale internet di quest’estate, ma si illude chi pensa che questo basti a fermare i mar-xisti-leninisti!

La nostra Organizzazione, nonostante le forze esigue, continuerà a impegnarsi nel lavoro che le compete e cioè quello del radicamento ter-ritoriale, non dando tregua alla giunta comunale guida-ta da Antonio Fusè, forma-ta da una coalizione di liste civiche opportunisticamente dichiaratesi “senza colore” che nulla fa per le masse lavoratrici e popolari esatta-mente come la precedente a guida PD, come dimostra tra l’altro l’aver sostanzial-mente lasciato soli gli ope-rai della Elcograf che dallo scorso marzo sono a rischio licenziamento e che hanno già promesso un autunno molto caldo! Ci impegniamo inoltre a utilizzare sempre più nel nostro lavoro politico le pagine de Il Bolscevico che da 50 anni sono una delle più grandi armi che il proletariato ha a disposizione per lottare contro la borghesia tanto a livello nazionale quanto a li-vello locale.

Con Mao per sempre! Al servizio del Partito! Tutto per il PMLI, il proletariato e il socialismo! Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

N. 33 - 26 settembre 2019 il bolscevico 15

Federico

Andrea

Franco Melandri

Cinzia GiaccheriniFranco Dreoni

Page 16: discorso di enrico Chiavacci, a nome del CC del pMli, per ... · della fase premarxista-leninista di Mao. Nello stesso anno fonda la Nuova Associazione popolare di studio che avrà

“Io sostengo davanti a questo congresso che bisogna prestare seria attenzione ai problemi della vita delle masse, da quelli della terra e del lavoro a quelli della legna, del riso, dell’olio e del sale (...). Dobbiamo aiutare le larghe masse a capire che rappresentiamo i loro interessi, che la loro vita è la nostra stessa vita. Dobbiamo aiutarle a capire, partendo da queste cose, i compiti ancora più alti che abbiamo posto, i compiti della guerra rivoluzionaria, in modo che esse appoggino la rivoluzione e la estendano in tutto il paese, rispondano ai nostri appelli politici e lottino fino in fondo per la vittoria della rivoluzione”.Mao 27 gennaio 1934, Preoccuparsi delle condizioni di vita

delle masse, fare attenzione ai metodi di lavoro, pag. 159, Opere scelte, Vol. 1, Casa Editrice in Lingue Estere Pechino, 1969

“In breve, non dobbiamo assolutamente rompere il fronte unito, ma non dobbiamo in nessun caso legarci mani e piedi; perciò non dobbiamo lanciare la parola d’ordine ‘tutto attraverso il fronte unito’. (…) La nostra politica è quella dell’indipendenza e dell’autonomia in seno al fronte unito, ossia una politica di unità e al tempo stesso di indipendenza”.Mao 5 novembre 1938, L’indipendenza e l’autonomia nel

fronte unito, pagg. 224-225, Opere scelte, Vol. 2, Casa Editrice in Lingue Estere Pechino, 1969

“Il comunicato del 3 luglio, il comunicato del 24 luglio sono le grandi direttive strategiche del Pre-sidente Mao”

Più in grande “Unificare tutte le forze che possono esserlo! Attac-care il pugno di nemici di classe, fermamente,decisamente e dura-mente!” 1966