Il Bolscevico - PMLI n.39 2011

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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 39 - 3 novembre 2011 Parlando al telefono col tirapiedi Lavitola nell’ottobre 2009 BERLUSCONI, COME MUSSOLINI, VOLEVA FARE LA “RIVOLUZIONE VERA” “Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica” LANDINI E CAMUSSO, FISCHIATA, SI PIEGANO AL DIKTAT DEL NEOPODESTÀ DI ROMA: NIENTE CORTEO, SOLO UN SIT-IN IN PIAZZA DEL POPOLO Operai Fiat e Fincantieri in piazza per difendere posti di lavoro, rilancio produttivo e diritto a manifestare I mass-media di regime minimizzano e oscurano la manifestazione L’EX MILITANTE DI DEMOCRAZIA PROLETARIA INTERVIENE AL SENATO ISPIRANDOSI ALLA LEGGE REALE Maroni annuncia misure fasciste contro il diritto di manifestare Caparra per i cortei, arresto preventivo e in agranza differita, divieto per i sospetti di partecipare ai cortei, un nuovo reato associativo FINOCCHIARO (PD): BENE DASPO E FLAGRANZA DIFFERITA PAG. 2 IL FASCISTA ALEMANNO VIETA DI MANIFESTARE A ROMA Gli operai Fincantieri e l’Udu sdano il divieto liberticida NEL SEGUITO “TALK-SHOW” SERALE CONDOTTO DA FRANCESCO DE LUCA Grande successo del PMLI a “TelePavia” Urgo e Urban fanno barba e capelli al reazionario parroco filo-leghista di Albonese e al berluschino consigliere comunale di Vigevano PAG. 7 AFFOSSIAMO LA CONTRORIFORMA DEL DIRITTO ALLO STUDIO Per la scuola e l’università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti PAG. 5 Ventimila in corteo dietro lo striscione “Giù le mani dalla Val di Susa” Raggiunto l’obbiettivo dei No Tav: tagliata la rete “LA NONNA PARTIGIANA CE LO HA INSEGNATO, TAGLIARE LA RETE NON È REATO” Casarini esalta lo spontaneismo e il movimentismo sulle colonne compiacenti de “il manifesto” trotzkista “UNITI PER L’ALTERNATIVA”: SENZA MEMORIA, ANTICOMUNISTA, DENTRO IL CAPITALISMO, PER IL RIFORMISMO L’alleato stretto di Rinaldini e Landini nemmeno cita il governo Berlusconi Banchini di proselitismo del PMLI a Napoli e a Biella PAG. 3 PAG. 4 Roma, 21 ottobre 2011. Migliaia di lavoratori metalmeccanici del gruppo Fiat e della Fincantieri hanno occupato Piazza del Popolo per manifestare in difesa del posto di lavoro e il rilancio produttivo. Spicca il cartello del PMLI di denuncia del nuovo Valletta Marchionne che ha restaurato le relazioni industriali mussoliniane (dal sito nazionale della FIOM) PAG. 9 PAG. 6 PAG. 2 PAG. 3 Maroni e Alemanno

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Il Bolscevico - PMLI n.39

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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - € 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 39 - 3 novembre 2011

Parlando al telefono col tirapiediLavitola nell’ottobre 2009

BERLUSCONI, COME MUSSOLINI, VOLEVA FARE LA

“RIVOLUZIONE VERA”“Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di

Milano, assediamo Repubblica”

LANDINI E CAMUSSO, FISCHIATA, SI PIEGANO AL DIKTAT DEL NEOPODESTÀ DI ROMA:NIENTE CORTEO, SOLO UN SIT-IN IN PIAZZA DEL POPOLO

Operai Fiat e Fincantieri in piazzaper difendere posti di lavoro, rilancio

produttivo e diritto a manifestareI mass-media di

regime minimizzano e oscurano

la manifestazione

L’EX MILITANTE DI DEMOCRAZIA PROLETARIA INTERVIENE AL SENATO ISPIRANDOSI ALLA LEGGE REALE

Maroni annuncia misure fasciste contro il diritto di manifestare

Caparra per i cortei, arresto preventivo e in fl agranza differita, divieto per i sospetti di partecipare ai cortei, un nuovo reato associativo

FINOCCHIARO (PD): BENE DASPO E FLAGRANZA DIFFERITAPAG. 2

IL FASCISTA ALEMANNO VIETA DI

MANIFESTARE A ROMAGli operai Fincantieri e l’Udu

sfi dano il divieto liberticida

NEL SEGUITO “TALK-SHOW” SERALE CONDOTTO DA FRANCESCO DE LUCA

Grande successo del PMLIa “TelePavia”

Urgo e Urban fanno barba e capelli al reazionario parrocofi lo-leghista di Albonese e al berluschino consigliere comunale di Vigevano PAG. 7

AFFOSSIAMO LA CONTRORIFORMA DEL DIRITTO ALLO STUDIO

Per la scuola e l’università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti

PAG. 5

Ventimila in corteo dietro lo striscione“Giù le mani dalla Val di Susa”

Raggiunto l’obbiettivo dei No Tav: tagliata la rete“LA NONNA PARTIGIANA CE LO HA INSEGNATO,

TAGLIARE LA RETE NON È REATO”

Casarini esalta lo spontaneismo e il movimentismo sulle colonne compiacenti de “il manifesto” trotzkista

“UNITI PER L’ALTERNATIVA”: SENZA MEMORIA, ANTICOMUNISTA, DENTRO IL CAPITALISMO, PER IL RIFORMISMO

L’alleato stretto di Rinaldini e Landini nemmeno cita il governo Berlusconi

Banchini di proselitismodel PMLI a Napoli e a Biella

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Roma, 21 ottobre 2011. Migliaia di lavoratori metalmeccanici del gruppo Fiat e della Fincantieri hanno occupato Piazza del Popolo per manifestare in difesa del posto di lavoro e il rilancio produttivo. Spicca il cartello del PMLI di denuncia del nuovo Valletta Marchionne che ha restaurato le relazioni industriali mussoliniane (dal sito nazionale della FIOM)

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Maroni e Alemanno

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2 il bolscevico / regime neofascista N. 39 - 3 novembre 2011

L’EX MILITANTE DI DEMOCRAZIA PROLETARIA INTERVIENE AL SENATO ISPIRANDOSI ALLA LEGGE REALE

Maroni annuncia misure fasciste contro il diritto di manifestare

Caparra per i cortei, arresto preventivo e in fl agranza differita, divieto per i sospetti di partecipare ai cortei, un nuovo reato associativoFINOCCHIARO (PD): BENE DASPO E FLAGRANZA DIFFERITA

Battendo il ferro ancora caldo, ovvero sfruttando al volo l’onda-ta emotiva per gli scontri di Roma, suscitata ad arte dal governo e dai compiacenti mass-media di regi-me, il ministro dell’Interno Ma-roni si è presentato in Senato per annunciare nuove misure di stam-po fascista contro il diritto di ma-nifestare ispirate direttamente alla famigerata legge Reale dei cosid-detti “anni di piombo”. E questo senza non solo incontrare la mi-nima resistenza o protesta da par-te della cosiddetta “opposizione” parlamentare, ma anzi ricevendo-ne addirittura gli applausi e un so-stanziale via libera.

Riferendo in aula il 18 ottobre, infatti, il ministro leghista ha alza-to subito i toni per preparare il ter-reno all’annuncio, ignorando com-pletamente le dimensioni, il valore politico e la maturità anticapitali-sta della grande manifestazione di Roma, per ridurre invece tutta questa storica giornata a un uni-co evento, quello che ha definito il “materializzarsi di una nuova e per molti versi inedita forma di terrori-smo, che potremmo chiamare ‘ter-rorismo urbano’”. A questo scopo ha volutamente sottostimato a 80 mila il numero dei partecipanti alla manifestazione, che erano invece a detta di tutti gli osservatori diverse centinaia di migliaia, per gli orga-nizzatori 500 mila, mentre ha so-vrastimato a “oltre duemila” (più oltre dirà addirittura tremila) quel-lo dei cosiddetti “antagonisti” che hanno partecipato alle azioni orga-nizzate, che erano in realtà alcune centinaia. In tal modo, fornendo un quadro nettamente alterato del rapporto di forze tra manifestanti e provocatori a favore dei secon-di, ha avuto buon gioco nell’addi-tare l’intera manifestazione, e per estensione tutte le manifestazioni a venire, come potenziali portatrici di violenza e di terrorismo, tali da giustificare quindi misure eccezio-nali di prevenzione, repressione e punizione.

L’ex militante di Democrazia proletaria, oggi nei panni di mini-stro di polizia, ha fatto sfoggio di conoscenza, tramite evidentemen-

te l’infiltrazione dei servizi segre-ti, dell’area di provenienza dei co-siddetti “terroristi”, e ha messo nel mirino in particolare gli anarco-insurrezionalisti e i centri sociali, facendo di molti di questi anche il nome, compresi i CARC; ma subdolamente ha allargato il tiro anche al cosiddetto “circuito più radicale dell’antagonismo di ispi-razione marxista-leninista”, così da creare le premesse per utilizza-re le stesse misure fasciste che ha in mente per colpire e perseguita-re anche chi, come il PMLI, non ha nulla a che vedere con quelle organizzazioni e i loro metodi av-venturisti e provocatori.

E particolarmente perfido e provocatorio è stato in questo qua-dro il suo attacco ai NoTav della Val di Susa, che ha assimilato in sostanza a formazioni para-terro-ristiche, al punto da chiedere ai sindaci e “alle tante persone per bene della valle” di isolarli, dando già per scontati atti di violenza du-rante l’imminente manifestazione del 23 ottobre, che poi non si sono affatto verificate.

Il decalogo fascistadi Maroni

In previsione “dell’autunno cal-do che si preannuncia”, il ministro di polizia ha quindi elencato così le misure fasciste che sta elabo-rando e che presenterà al più pre-sto in Consiglio dei ministri: “Sto valutando in particolare l’introdu-zione di alcune norme specifiche che rendano più efficaci il contra-sto e la prevenzione dei fenome-ni criminosi che ho descritto, nor-me e strumenti da dare alla polizia (fermo di polizia e arresto obbliga-torio) per bloccare ad esempio chi in prossimità di pubbliche manife-stazioni risulta in possesso di veri e propri kit di guerriglia urbana... Sto poi valutando l’estensione del-l’arresto in flagranza differita an-che alle pubbliche manifestazioni, analogamente a quanto previsto per le manifestazioni sportive, per-ché è una norma che funziona, e bene; un provvedimento di polizia preventivo per impedire a chi ha

precedenti specifici di partecipare alle manifestazioni di piazza, sul modello del DASPO o dell’ASBO (l’anti-social behaviour order, in-trodotto nella legislazione inglese dal Governo di Tony Blair); uno specifico reato associativo per chi esercita violenza organizzata nel-le manifestazioni; aggravanti spe-ciali per reati comuni, commessi però in occasione di manifestazio-ni di piazza; maggiori tutele giu-ridico-legali per gli operatori di polizia, sia sotto il profilo penale che sotto quello civile, sempre più oggetto di attacchi violenti e indi-scriminati, per dare maggior sere-nità a coloro che sono impegnati sul campo... Infine, sto valutan-do l’obbligo per gli organizzatori di una manifestazione di prestare idonee garanzie patrimoniali per gli eventuali danni provocati nel corso della stessa”.

Da notare che quest’ultima inaudita misura, della “caparra” da versare anticipatamente per po-ter indire manifestazioni, è stata applaudita forsennatamente anche dalla senatrice del PD, ex mini-stro della Sanità del governo Prodi ed ex vicesindaco di Roma nella giunta Veltroni, Maria Pia Gara-vaglia. Mentre un successivo ap-plauso corale di maggioranza e

“opposizione” ha accolto le parole del ministro quando ha concluso l’intervento annunciando l’inten-zione di consultare “tutte le forze politiche”, prima di prendere “ini-ziative che investono la sfera di diritti costituzionalmente garanti-ti”. Rispondendo seduta stante al segnale, la capogruppo del PD, Anna Finocchiaro, senza neanche nominare le altre misure annun-ciate da Maroni, ha subito sposato l’estensione dei DASPO alle ma-nifestazioni e l’arresto in flagran-za differita.

Si ripete dunque col PD il co-pione che vide l’allora PCI revi-sionista di Berlinguer votare la fa-migerata legge Reale, usata con il pretesto della lotta al terrorismo per reprimere e sradicare l’oppo-sizione di classe nelle piazze, nel-le fabbriche, nelle scuole e nel sin-dacato, e che ha causato centinaia di vittime innocenti negli anni in cui è rimasta in vigore. La cosa an-cor più incredibile è che ad invo-care questa legge fascista è stato per primo Di Pietro, tanto che neo-fascisti e berlusconiani doc come Osvaldo Napoli e Daniela Santan-ché si sono risentiti perché secondo loro il leader dell’IDV avrebbe co-piato una loro proposta battendo-li sul tempo. Evidentemente vale

sempre il vecchio detto che il lupo perde il pelo ma non il vizio, dove il lupo sta per Di Pietro e il vizio per l’anima neofascista, questuri-na e presidenzialista che ogni tan-to rispunta sotto il mantello anti-berlusconiano e populista dell’ex pm di Mani pulite.

Violenzaalla Costituzione

La gravità e anticostituziona-lità delle misure di “prevenzio-ne” annunciate da Maroni, come i DASPO e il fermo di polizia preventivo contro chi è “sospet-tato” o “indiziato” di commettere un potenziale reato, mutuate dal-la legge Reale ma anche dagli ar-resti “preventivi” dei potenziali “sovversivi”che i fascisti opera-vano nelle città prima delle visi-te del Duce, è stigmatizzata anche da autorevoli costituzionalisti, che ricordano come l’articolo 17 del-la Costituzione reciti chiaramen-te che il diritto dei cittadini a “riu-nirsi pacificamente senz’armi” in luogo pubblico è garantito a tut-ti; e che questo diritto può esse-re negato dall’autorità solo “per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. Inoltre la Costituzione non prevede nessun obolo per poter esercitare questo diritto, cosa che anzi violerebbe anche gli articoli 3 e 21 della Carta (uguaglianza di tutti i cittadini da-vanti alla legge e libertà di espres-sione), in quanto solo i cittadini, le organizzazioni e i partiti più ricchi potrebbero permettersi di manife-stare in piazza.

Quanto alle misure punitive, come l’arresto in flagranza dif-ferita (cioè in base anche solo al-l’identificazione su foto e filmati) e il rito abbreviato, lo “specifico reato associativo” e le aggravanti speciali per reati comuni commes-si durante manifestazioni di piaz-za, anche qui siamo in piena viola-zione del principio costituzionale dell’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. È stupefacente come i neofascisti e i leghisti sia-no tanto “garantisti”, al punto da farsi leggi ad hoc e mandare im-

puniti migliaia di corrotti, ladri di Stato e mafiosi, se si tratta di sal-vare il neoduce Berlusconi e i loro accoliti dai processi, quanto sono invece inflessibilmente e spietata-mente “giustizialisti”, al punto da forzare sfacciatamente la Costitu-zione, quando si tratta di persegui-re gli oppositori e i contestatori del governo e del regime. I clas-sici due pesi e due misure, insom-ma, ma elevati al quadrato.

Particolarmente gravi e perico-lose sono poi le annunciate misu-re per “maggiori tutele giuridico-legali per gli operatori di polizia”. Sotto questa formulazione generi-ca si nascondono in realtà le sem-pre invocate “garanzie funzionali”, ossia in pratica il diritto all’impu-nità per le “forze dell’ordine”, sia per le conseguenze penali che per quelle civili (risarcimenti) del loro operato. Non che questo diritto non l’esercitino già di fatto (si pen-si al G8 di Genova e ai torturatori di Bolzaneto), ma Maroni e i po-liziotti lo reclamano ufficialmente. Si pensa di sospendere per essi il principio dell’obbligatorietà del-l’azione penale, per cui sarebbe il procuratore generale e non più il pm a decidere se procedere o meno contro agenti imputati di reati com-messi durante manifestazioni.

Si parla anche di concedere armi antisommossa più efficaci alle forze di polizia, come le pal-lottole di gomma e gli idranti con vernice indelebile da tempo invo-cate dal corpo. Per queste misure Maroni pensa più a un decreto ur-gente che a un disegno di legge, in previsione appunto dell’autunno caldo che ha paventato e del mal-contento che serpeggia tra le “for-ze dell’ordine”.

Queste misure fasciste da ven-tennio mussoliniano non devono passare. Guai a cedere anche di un millimetro nella difesa del diritto costituzionale di manifestare libe-ramente nelle piazze, come pur-troppo ha fatto invece la segreteria della FIOM con alla testa Landini cedendo al diktat dell’ex squadri-sta fascista Alemanno che ha vie-tato per un mese i cortei nella ca-pitale.

IL FASCISTA ALEMANNO VIETA DI MANIFESTARE A ROMACi pensa per primo il neopo-

destà di Roma, il fascista Gianni Alemanno, vietando i cortei per un mese, a concretizzare quel giro di vite a destra annunciato dal mi-nistro leghista Maroni, e auspica-to dal leader dell’Italia dei Valori Di Pietro, che ha più volte invo-cato negli ultimi giorni una legge Reale bis.

Come non notare la similitu-dine tra l’ordinanza di Alemanno e quella che, in pieno fascismo, nell’aprile 1926 vietò lo sciope-ro e con esso ogni forma di corteo dei lavoratori? La fascistissima or-dinanza di divieto di corteo che è stata emessa dal sindaco sulla base dei poteri di commissario straordi-nario all’emergenza traffico, con-feritigli dal neoduce Berlusconi infatti: “Dispone per le esigenze indicate nelle premesse, nel ter-

ritorio ricadente nel I Municipio della Città di Roma sia da consi-derare compatibile solo lo svolgi-mento di manifestazioni pubbli-che senza formazione di corteo da tenersi nelle seguenti aree: Piazza Bocca della Verità; Piazza Santi Apostoli; Piazza della Repubbli-ca; Circo Massimo; Piazza Farne-se; Piazza S.Giovanni; Piazza del Popolo; Sedi istituzionali, secon-do le prescrizioni della Questura di Roma”.

Di fatto, il neopodestà di Roma, usando il pretesto che la situazione del traffico a Roma “risulta essere maggiormente aggravata in con-comitanza di eventi di rilevanza nazionale e mondiale in program-ma nella città di Roma e connessi al ruolo di capitale della Repubbli-

ca” ritiene che sia “urgente proce-dere, nelle opportune sedi istitu-zionali, alla rivalutazione degli assetti regolamentari ed organiz-zativi generali per lo svolgimento di manifestazioni cittadine”.

In verità, dietro la strumenta-le questione organizzativa e ge-stionale del traffico romano si na-sconde l’obbiettivo politico a cui mirano i neofascisti al potere: vie-tare per il futuro le manifestazio-ni nella città capitale, sede del-le massime istituzioni borghesi della Repubblica. E così il fasci-sta sindaco di Roma si è arrogato l’arbitrio di cancellare il diritto di manifestazione sancito dalla Co-stituzione.

I cortei sempre più combatti-vi, le parole d’ordine sempre più

qualificate in senso antigovernati-vo, gli assalti ai palazzi del pote-re borghese, come quello storico del 14 dicembre 2010, sono degli spauracchi per le istituzioni in ca-micia nera.

I cortei, soprattutto quelli nella capitale e, tra questi, quelli che ar-rivano a portare la protesta sotto le sedi istituzionali, sono una potente arma di lotta che, col crescere del conflitto di classe, sta diventan-do sempre più acuminata e vitale, checché ne dicano quegli intellet-tuali che sui quotidiani della “sini-stra” borghese tentano di celebrare il funerale della forma corteo.

Intanto, i primi a fare i con-ti con gli effetti della fascistissi-ma ordinanza sono stati gli operai Fiom, ai quali venerdì 21 ottobre

è stato impedito di manifestare in corteo.

Tuttavia gli operai stessi non hanno subito passivamente il dik-tat di Alemanno e con l’Udu che ha partecipato alla manifestazione romana hanno “sfidato” il sindaco con una marcia dentro Villa Bor-ghese per arrivare nella piazza del concentramento finale. Dietro lo striscione “Da Pomigliano a Mi-rafiori il lavoro è un bene comu-ne. Difendiamo ovunque contratti e diritti”. Dietro lo striscione con la scritta “Non molleremo”, han-no sfilato gli operai dello stabi-limento di Valle Ufita, a rischio chiusura.

Contro l’ordinanza si è espres-so anche il sindacato di polizia Silp-Cgil che ritiene illegittimo

un provvedimento che tratta di sicurezza, ambito di pertinenza esclusiva dello Stato sul quale il Comune non può disporre.

Perplessità, anche se debo-li, verso la decisione del sindaco di Roma sono state espresse dal-la Segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che ha dichiarato: “È un provvedimento sbagliato, da ritirare”. È chiaro tuttavia che se le organizzazioni sindacali come la Cgil spendono solo timide pa-role su questa battaglia, si rischia di non arrivare da nessuna parte. È il momento di riaffermare che il diritto a manifestare e i cortei non si toccano. Oggi più che mai di fronte al divieto di manifestare vale la parola d’ordine del PMLI: “L’unica soluzione è sollevare la piazza per abbattere il massacra-tore sociale”.

Gli operai Fincantieri e l’Udu sfi dano il divieto liberticida

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Dopo le intercettazioni rela-tive all’inchiesta sul caso escort-Tarantini altre intercettazioni al-legate a un’inchiesta della procura di Pescara stanno gettando nuova luce sugli equivoci (a dir poco) rapporti tra Berlusconi e il faccen-diere Valter Lavitola, tuttora lati-tante a Panama.

Si tratta di un’inchiesta a ca-rico di Giuseppe Spadaccini, un imprenditore nel campo degli ae-rei antincendio, fornitore di servi-zi per la Protezione civile, che fu arrestato un anno fa per un’eva-sione fiscale internazionale da 90 milioni di euro. Spadaccini era anche sospettato di aver elargi-to fondi neri all’Avanti! di Lavi-tola in cambio di favori politici, e per questo motivo la guardia di fi-nanza aveva messo sotto control-lo le sue telefonate. Telefonate che manco a dirlo riempirono i nastri di altre conversazioni del faccen-diere con Berlusconi e con i suoi gerarchi e gerarchetti conferman-do, ora che sono state deposita-

te e quindi cominciano ad uscire sui giornali, che Lavitola è molto di più di un faccendiere, ma rap-presenta un vero e proprio snodo fondamentale del cerchio pidui-sta, affarista e mafioso che ruota intorno a Berlusconi. Tanto che non solo si incarica di gestire per lui gli affari più sporchi per non esporlo direttamente, come i soldi passati per suo tramite a Tarantini per ottenere il suo silenzio sul caso escort; o come il dossier confezio-nato appositamente per lui sulla casa di Montecarlo del cognato di Fini. Ma si rivela essere anche in intimità con ministri, sottosegreta-ri, parlamentari della maggioran-za, generali della guardia di finan-za, l’ex direttore della Rai Mauro Masi, il capogruppo del PDL alla Camera Fabrizio Cicchitto, il capo della Protezione civile Guido Ber-tolaso, e chi più ne ha più ne met-ta. I quali non solo lo ascoltano ma spesso eseguono le sue istru-zioni e si adoprano per soddisfare le sue pressanti richieste, come di-

mostra l’incontro ufficiale con un ministro albanese in visita di Sta-to in Italia a cui il ministro Fran-co Frattini invitò anche il Lavitola che voleva perorare certi suoi inte-ressi in quel Paese.

Ma soprattutto Lavitola è il “consigliere” di Berlusconi: in-fatti come tale si presenta (“sono il direttore dell’Avanti! e un con-sigliere del presidente Berlusco-ni”, dice sempre quando sta per chiedere qualcosa a qualcuno), e come tale si comporta, suggeren-dogli strategie per sfuggire alla giustizia, personaggi da promuo-vere, seguendolo come un’ombra agli aeroporti, accompagnandolo sui voli di Stato, presenziando a incontri ufficiali con capi di Stato esteri, dei quali appare del tutto in confidenza: come appunto nel fa-moso viaggio di Stato di Berlusco-ni a Panama, in cui Lavitola appa-re come il vero e proprio dominus della situazione.

Pescando nella miniera di col-loqui telefonici con “il capo” (così

Lavitola nomina spesso Berlusconi in alternativa a “presidente” quan-do parla con altri), che sono sta-ti pubblicati recentemente da La Repubblica, ce n’è uno particolar-mente clamoroso, in cui il neodu-ce rivela fino in fondo le sue vere pulsioni mussoliniane, che alla luce del sole cerca invece di dis-simulare dietro l’ipocrita ostenta-zione di vittimismo, lamentando-si di non avere alcun potere reale e di essere perseguitato dai giudici eversivi.

Si tratta di un’intercettazione mattutina (quindi non serale) del 20 ottobre 2009, in cui Lavitola dà il buongiorno al “capo” e chiede un appuntamento, trovandolo giù di corda. Berlusconi si sfoga con lui attaccando con la solita giacu-latoria: “Non conto niente... Che cosa vuoi che conti... Hai visto la Corte costituzionale che ha detto che io sono esattamente come gli altri ministri... quindi non ho biso-gno di tutele... Allora, parliamoci chiaro, la situazione oggi in Italia

è la seguente: la gente non conta un cazzo... il parlamento non con-ta un cazzo... siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che appoggiandosi a La Repubblica e a tutti i giornali di sinistra, alla stampa estera...”

“Ci fanno un culo come una casa”, lo interrompe il Lavito-la completando il concetto del “capo”. Berlusconi riprende la sua giaculatoria con foga raddoppiata, finché non sbotta con questa con-clusione: “Tu capisci che siamo a una situazione per cui: o io lascio, cosa che può essere anche possi-bile e che dato che non sto bene sto pensando anche di fare, oppure facciamo la rivoluzione, ma la ri-voluzione vera... Portiamo in piaz-za milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Mi-lano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c’è un’alter-nativa”.

Sembra di risentire, nella termi-nologia e nei concetti, i discorsi del Mussolini della prima ora, quello

di prima della marcia su Roma, quando arringava le sue squadrac-ce nere ordinando di assaltare le Camere del Lavoro, le Case del popolo e le redazioni dei giornali di sinistra in nome della “rivolu-zione fascista”. Nelle anticipazio-ni dell’intervista che ha rilascia-to per l’ennesimo libro in uscita di Vespa, tra le altre dichiarazioni depistatorie sui soldi a Tarantini e sull’uso dei telefonini esteri forni-tigli da Lavitola, il nuovo Musso-lini ha cercato di sminuire anche questa grave affermazione, soste-nendo che “per l’ennesima volta è stato vergognosamente travisato il senso della conversazione, che an-dava esattamente nella direzione opposta. Lo ribadisco, io non am-bisco ad alcuna rivoluzione, se non a quella liberale”. Una “smentita” talmente ridicola e grottesca che non fa che mettere ancor più in ri-salto il suo vero pensiero e il suo inconfessabile sogno: quello di do-minare il Paese con il pugno di fer-ro mussoliniano.

N. 39 - 3 novembre 2011 interni / il bolscevico 3Parlando al telefono col tirapiedi Lavitola nell’ottobre 2009

BERLUSCONI, COME MUSSOLINI,VOLEVA FARE LA “RIVOLUZIONE VERA”“Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica”

Bella e combattiva manife-stazione di massa quella di do-menica 23 ottobre, con la quale la popolazione della Val di Susa ha ribadito il suo fermo “NO” alla costruzione della linea ad alta ve-locità Torino-Lione.

A nulla sono valse le parole del ministro leghista Maroni che aveva minacciato “succederà qualcosa di brutto”, né le tre pa-gine di ordinanza del Prefetto di Torino che vietavano “l’accesso a chiunque a tutti i sentieri e alle aree prative e silvestri dei comu-ni di Giaglione e Chiomonte”, né la militarizzazione della zona con 2.000 agenti, né i blocchi di ce-mento sistemati nei boschi o le recinzioni con il filo spinato che gli israeliani usano per soffocare i territori occupati. Non è valso a nulla neanche il lavorio anti-ma-nifestazione dei dirigenti nazio-nali e locali del PD, dal deputato Stefano Esposito, che chiedeva lo spostamento della manifesta-zione lontano da Chiomonte, alla segretaria torinese Paola Bran-gatini, che chiedeva non venisse autorizzata, in linea con la posi-zione espressa del coordinato-re piemontese Enzo Ghigo del PDL. Neanche i fermi, con oltre 15 giovani portati in questura, e le perquisizioni di manifestanti hanno bloccato la protesta po-

polare. Nonostante l’operazione di repressione sia stata massic-cia: 419 identificati e 286 veicoli perquisiti.

Del resto, lo avevano annun-ciato i NoTav nel loro comunicato precedente al corteo che avreb-bero raggiunto il loro obbiettivo, e se ce ne fosse stato bisogno, avrebbero messo in atto le rispo-ste di massa adeguate al com-portamento delle “forze dell’or-dine”: “Domenica la val di Susa dimostrerà che aprire i cantieri è una speranza vana: migliaia di cittadini marceranno per tagliare le reti, per aprire varchi nel recin-to. In migliaia taglieremo le reti invitando chi sta dall’altra parte a desistere da violenze e rappre-saglie, dal lancio di lacrimogeni e quant’altro: se l’invito non verrà accolto ci difenderemo dai gas, e chi dovesse dare l’ordine di ag-gredire cittadini pacifici che chie-dono giustizia se ne assumerà la responsabilità di fronte al paese che ci guarda “.

Mentre le istituzioni nere cer-cavano ogni stratagemma per impedire il corteo, infatti, le ce-soie andavano a ruba nella Val di Susa. Ne sono state vendute a centinaia: l’obbiettivo era arrivare in massa “alle recinzioni abusive del non cantiere di Chiomonte, per darci un taglio”.

I NO DAL MOLIN SUL 15 OTTOBRE: DUE RAPPRESENTAZIONI, EGUALMENTE DA RESPINGERE“Quella che segue vuole esse-

re una prima, parziale riflessione sulla manifestazione del 15 otto-bre” scrivono dal Presidio No Dal Molin, (Vicenza) dopo i gravi fatti di Roma per mettere in risalto “la presenza di una marea umana debordante, splendida, colorata, indignata ma consapevole e ma-tura” invece delle gravi, erronee e controproducenti azioni provoca-torie di Via Cavour e le ingiustifi-cabili e violente cariche delle “for-ze dell’ordine” di Maroni in piazza San Giovanni.

Infatti scrivono: “In piazza S. Giovanni abbiamo assistito a due rappresentazioni, egualmente da respingere; da una parte chi ha de-ciso consapevolmente di utilizzare in maniera parassitaria un corteo magnifico, facendosene scudo e mettendolo a repentaglio anche fisicamente, e dall’altro la gestio-ne folle dell’ordine pubblico, con macchine e blindati lanciati all’im-pazzata in mezzo ai manifestanti pacifici, con le cariche contro il corteo, costretto a passare perico-losamente tra incendi di macchine

e palazzi, inseguito in piazza con inaudita violenza, con il chiaro in-tento di incutere terrore.

Tutto questo è servito innan-zitutto a chi temeva questo mo-vimento, a chi voleva soffocarlo, costringendolo all’inazione, deru-bricandolo a problema di ordine pubblico perché incapace di dare risposte alle domande che da quella piazza provenivano.

Il risultato è un arretramento pericoloso del discorso pubblico, oggi imbrigliato in una sconcer-tante discussione su leggi spe-

ciali e delazione di massa, con la conseguente compressione dell’agibilità democratica (il divie-to alla Fiom di manifestare il 21 ottobre ne è una chiara e netta conseguenza), che porta con sé la criminalizzazione di ogni forma di conflitto, che noi invece riven-dichiamo e vogliamo continuare a praticare ritenendolo il sale della democrazia”.

Presidio No Dal MolinBocciodromo Vicenza -

Arcadia Schio -Montecchio Slegata

Ventimila in corteo dietrolo striscione “Giù le mani dalla Val di Susa”

“LA NONNA PARTIGIANA CE LO HA INSEGNATO, TAGLIARE LA RETE NON È REATO”

Giaglione (Val Susa), 23 ottobre 2011. Il nutrito e combattivo corteo dei mani-festanti NoTav

Valsusa (Torino), 23 ottobre 2011. Donne di tutte le età hanno partecipato in prima fi la al taglio della rete di recinzione del cantiere per la Tav presidiato da ingenti forze di polizia, carabinieri e esercito

In migliaia, la stima finale par-la di ventimila, hanno aggirato i posti di blocco per tentare di rag-giungere a piedi Giaglione.

A metà mattinata parte il cor-teo dietro lo striscione “Giù le mani dalla Val di Susa”, intonando la parola d’ordine “a sarà dura!”. Ad aprire il lungo serpentone, le donne che lanciano il coro: “le donne della Val Susa si danno da fare sappiamo cucire ma an-che tagliare”, mentre nella valle riecheggiano le parole d’ordine “Fuori le truppe di occupazione”

e “La Valsusa paura non ne ha. Non passa la Tav di qua”.

Lungo il sentiero verso la bai-ta della Val Clarea, i manifestanti tagliano in massa la prima recin-zione incontrata e invadono la zona rossa. La testa del corteo, sempre dietro lo striscione “giù le mani dalla Val di Susa” e intonan-do la parola d’ordine “la nonna partigiana ce l’ha insegnato, ta-gliare le reti non è reato” giunge alla seconda recinzione. Vista l’impossibilità di tagliare anche queste reti, rafforzate rispetto

alle precedenti, il corteo si divide in tre parti, dirigendosi alla baita lungo la strada dei boschi. Nei boschi uno spiegamento enorme di polizia e carabinieri in assetto antisommossa, appoggiati da fi-nanza, alpini e cacciatori di Sar-degna. Il corteo nel bosco riesce, tuttavia, ad oltrepassare il fiume e ad arrivare alla baita, circon-dando e aggirando in migliaia le “forze dell’ordine”.

Alla baita i manifestanti organiz-zano un pranzo a base di polenta e immediatamente dopo un’assem-

blea proprio all’interno della zona rossa stabilita da Maroni, conclusa dall’intervento di uno dei leader del movimento No Tav Alberto Perino, per decidere come continuare la lotta. A metà pomeriggio, mentre in decine rimangono alla baita a presidiare la baita, il corteo torna verso Giaglione.

“Ci possiamo ritenere più che soddisfatti, abbiamo raggiunto i nostri obiettivi”, ha sottolineato Perino, che ha rinviato “ad una prossima manifestazione che sarà decisa dal coordinamento del movimento”, aggiungendo: “Rifaremo le manifestazioni fino a quando le reti del cantiere non cadranno. La partita è lunga ma ce la faremo. Ora il motto non è più ‘sarà dura’ ma ‘è dura’”.

Una straordinaria e storica giornata di lotta nella quale la popolazione della Val di Susa si è ripresa ancora una volta il suo territorio, assestando un sonoro ceffone politico alla destra e alla “sinistra” del regime borghese.

Il movimento No Tav sta certa-mente crescendo e siamo certi che alla fine prevarrà sul coacervo di sostenitori di questo nero progetto e vincerà questa storica battaglia.

RAGGIUNTO L’OBBIETTIVO DEI NOTAV: TAGLIATA LA RETE

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4 il bolscevico / sciopero fiat e fincantieri N. 39 - 3 novembre 2011

Landini e Camusso, fi schiata, si piegano al diktat del neopodestà di Roma: niente corteo, solo un sit-in in Piazza del PopoloLo sciopero di 8 ore del 21

ottobre dei lavoratori del gruppo FIAT, della componentistica auto e del gruppo industriale della Fincantieri era stato indetto dalla FIOM-CGIL per rivendicare occu-pazione e diritti, piani industriali, riconquistare il contratto nazio-nale di lavoro e chiedere l’imme-diata cancellazione dell’articolo 8 contenuto nella manovra Finan-ziaria del governo. A questi motivi se n’è aggiunto un altro altrettan-to importante: la difesa del diritto democratico di manifestare, pe-raltro garantito costituzionalmen-te. Sì perché il governo tramite il prefetto e il questore, ma sopra-tutto il sindaco di Roma, il neopo-destà fascista Gianni Alemanno, strumentalizzando gli incidenti e le violenze verificatesi nella ma-nifestazione del 15 ottobre hanno posto il divieto per 30 giorni allo svolgimento di qualsiasi manife-stazione nel centro della capitale; compresa quindi quella program-mata dalla FIOM per i lavoratori metalmeccanici.

Un divieto che solo parzial-mente e in modo assai insoddi-sfacente è stato rimosso. La trat-tativa intavolata dal vertice FIOM col sindaco e prefetto è andata incontro a tanti no e non ha dato risultati apprezzabili. Persino la proposta di un percorso alternati-vo, fuori dal centro storco, quindi “compatibile con le regole det-tate dal Comune di Roma”, che andava da piazzale Flaminio fino alla RAI è stato negato. L’accordo alla fine è stato trovato per una “manifestazione stanziale” che è un altro modo per dire presidio, sit-in, a piazza del Popolo. Con questo risultato in mano, davve-ro misero, sia Maurizio Landini, che Susanna Camusso rispetti-vamente segretari generali FIOM e CGIL, dal palco hanno gridato: “abbiamo salvaguardato il diritto a manifestare”, “ci siamo ripresi la piazza”.

In realtà è passato né più né meno il diktat fascista del go-verno e della giunta comunale

Una veduta di Piazza del Popolo durante il comizio di Landini, segretario generale della FIOM. Sulla destra nelle primis-sime fi le si nota il manifesto del PMLI (dal sito nazionale della FIOM)

DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE FIOM-CGIL GRUPPO FIAT

Sciopero nazionale contro la chiusura degli stabilimenti Irisbus e Fiat di Termini Imerese Sostenere la riconquista del Contratto nazionale di lavoro

Pubblichiamo il documento fi-nale approvato all’unanimità dal-l’Assemblea nazionale Fiom-Cgil delle delegate e delegati Gruppo Fiat, tenutasi a Roma l’8 ottobre scorso.

L’Assemblea delle delega-te e dei delegati della Fiom-Cgil del Gruppo Fiat, confermando le scelte già compiute nell’Assem-blea nazionale del 18 novembre 2010, ritiene inaccettabili, dopo la Cnh di Imola e dell’Alfa di Are-se, le chiusure degli stabilimenti Irisbus di Valle Ufita e Fiat auto di Termini Imerese. In assenza di soluzioni industriali affidabili e del mantenimento di tutta l’attuale occupazione per questi siti e per il loro indotto, alla Fiat deve esse-re impedito il disimpegno da par-te del governo e delle istituzioni locali. Questi territori rischiano la desertificazione industriale che può estendersi all’intero paese se non contrastata e fermata da una politica industriale che par-ta dal blocco dei licenziamenti e individui le produzioni utili a una mobilità sostenibile e a un diver-so modello di sviluppo.

La Fiat-Chrysler deve ancora al paese un piano industriale con modelli certi, volumi attesi e tem-pi di avvio stabiliti per ogni sta-bilimento dell’auto. Deve essere ancora definita dopo lo spin-off la nuova missione produttiva di Fiat Industrial e la necessaria co-pertura degli investimenti, evitan-do il rischio di una svalutazione di questo patrimonio produttivo

inamovibile dal paese. Anche per queste ragioni reiteriamo la nostra richiesta di un tavolo nazionale, che coinvolga il governo e gli enti locali interessati, sugli impegni che la Fiat prende nei confronti del paese e delle lavoratrici e dei lavoratori Italiani. In assenza di un accordo nazionale condiviso da tutti i lavoratori e le lavoratrici del gruppo Fiat, ogni stabilimento viene lasciato a se stesso e mes-so contro gli altri. Noi come rap-presentanti sindacali della Fiom-Cgil del gruppo Fiat ribadiamo la nostra volontà di operare sinda-calmente come un Coordinamen-to di gruppo a partire dalla ricon-quista di un contratto nazionale che deve essere applicato anche a tutte le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti Fiat in Italia.

Per queste ragioni e a maggior ragione dopo l’uscita dalla Con-findustria di tutto il gruppo Fiat, ci impegniamo in ogni singolo sito Fiat a sostenere la riconquista del Contratto nazionale di lavoro a partire dalla Piattaforma nazio-nale della Fiom-Cgil approvata a Cervia.

Rivendichiamo un saldo del Pdr di 1.000 euro senza condi-zioni ulteriori a ciò che e previsto dall’ultimo accordo integrativo 2006, approvato dalle lavoratrici e lavoratori del gruppo, visti an-che gli aumenti ad personam che la Fiat ha riconosciuto alla gerar-chia aziendale. Respingiamo au-menti aziendali che, come quello elargito separatamente in Sevel, si configurano come veri e propri

“premi anti sciopero”, gravemen-te penalizzanti per la malattia e la maternità.

Di fronte alla richiesta di lavoro straordinario la Fiom chiede prio-ritariamente incrementi occupa-zionali che abbiano a riferimento lavoratrici e lavoratori eventual-mente espulsi da quei siti negli ultimi 36 mesi e che si individui-no in ogni stabilimento percorsi di stabilizzazione per eventuali lavoratori atipici presenti nei siti. A fronte della richiesta di un au-mento della turnazione oltre i 15 turni si richiede una riduzione dell’orario di lavoro privilegiando forme di scorrimento e l’istituzio-ne di squadre aggiuntive.

Dove prosegue l’uso di am-mortizzatori sociali, per crisi o per

ristrutturazione, vanno privilegiati tutti quegli strumenti che consen-tono il mantenimento del posto di lavoro, la non dispersione e de-pauperamento delle professio-nalità e la difesa del reddito e del rapporto con il lavoro (ad esem-pio i contratti di solidarietà).

Nelle diverse realtà produt-tive la Fiat approfitta della crisi per peggiorare le condizioni dei lavoratori, anche attraverso l’in-troduzione di nuove metriche del lavoro (come Ergo-Uas).

La Fiom ribadisce che l’ap-plicazione delle metriche del la-voro è di assoluta responsabilità dell’impresa senza vincoli per il sindacato. Vanno per noi invece garantiti, sulla metrica del lavoro, alle lavoratrici, ai lavoratori e ai

rappresentanti sindacali, infor-mazione preventiva, possibilità di verifica e controllo, con un ap-posito monte ore aggiuntivo, che garantisca l’agibilità sindacale.

Mantenimento e/o riconquista dei quaranta minuti di pausa sulle linee di montaggio. Nelle condi-zioni di lavoro ripetitive e gravose va tutelata e garantita la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Respingiamo qualunque ten-tativo di esclusione e limitazione della presenza e libertà d’azione sindacale, come confermato dal-la sentenza del tribunale di Tori-no che, condannando la Fiat per attività antisindacale, restituisce alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto a scegliersi la rappresen-tanza sindacale liberamente. La libertà di sciopero, d’assemblea, di riunione, il diritto a eleggere direttamente i rappresentanti dei lavoratori non può essere limita-to da sanzioni e procedure che vadano al di là della Costituzio-ne italiana. Va garantita la parità di genere e la tutela contro ogni discriminazione in tutti gli stabili-menti del gruppo.

Il governo ha una grave re-sponsabilità nell’avere lasciato soli i lavoratori e le lavoratrici del gruppo Fiat, nel non aver garanti-to sino ad oggi, con certezza, al paese la continuità e lo sviluppo dell’industria dell’autoveicolo che resta un settore strategico e ad alta diffusione tecnologica per il nostro paese. L’unico intervento messo in campo è stato l’articolo 8 nella recente manovra finan-

ziaria correttiva, che si configura come una legge per la Fiat, prov-vedimento di dubbia costituzio-nalità e di cui noi chiediamo la cancellazione, non escludendo nessun strumento, dopo i ricorsi di incostituzionalità, fino anche alla raccolta di firme per un refe-rendum abrogativo.

L’assemblea delle delegate e dei delegati della Fiom-Cgil del gruppo Fiat chiede che la segre-teria della Fiom impegni tutta la nostra organizzazione a racco-gliere in occasione della conse-gna delle tessere 2012 un euro aggiuntivo per ogni nostro iscritto finalizzato a un fondo per soste-nere la presenza della Fiom-Cgil negli stabilimenti Fiat dove è in corso un’azione di limitazione e discriminazione della nostra presenza e verso i nostri iscritti che noi intendiamo denunciare e portare all’attenzione dell’opi-nione pubblica e del Parlamento italiano.

Il coordinamento delle delega-te e dei delegati della Fiom-Cgil accoglie la proposta della Segre-teria nazionale di proclamare 8 ore di sciopero per venerdì 21 ot-tobre nel gruppo Fiat con manife-stazione nazionale a Roma contro la chiusura degli stabilimenti, per la riconquista del contratto nazio-nale, per la salvaguardia del sala-rio, contro ogni discriminazione e limitazione delle libertà dei lavo-ratori e del diritto di sciopero, per l’apertura di un tavolo nazionale che dia certezze al futuro dell’au-toveicolo in Italia.

Roma, 21 ottobre 2011. I lavoratori della Irisbus Valle Ufi ta denunciano la “morte” della loro azienda voluta dal nuovo Valletta Marchionne (dal sito na-zionale della CGIL)

OPERAI FIAT E FINCANTIERIIN PIAZZA PER DIFENDERE POSTI

DI LAVORO, RILANCIO PRODUTTIVOE DIRITTO A MANIFESTARE

I mass-media di regime minimizzano e oscurano la manifestazione

di “centro-destra” romana. Giu-dichiamo inaccettabile che “ai lavoratori Fiat e Fincantieri – ave-va detto il segretario della FIOM - che rischiano il posto di lavoro, sia negato il diritto di manifestare. È evidente il tentativo da parte del governo di utilizzare un fatto gra-ve per impedire le libertà e ridur-re gli spazi democratici”. Giusto! Allora perché accettare il divieto al corteo?

Nonostante questo sabotag-gio liberticida, la manifestazione si è comunque tenuta ed ha avu-to, considerando le circostanze, un successo di partecipazione e di adesioni anche giovanili e di lavoratori precari. Con 100 pull-man, 12 mila lavoratori (è la sti-

ma ufficiale della FIOM) si sono dati appuntamento in Piazza del Popolo, dopo aver improvvisato un breve corteo a Villa Borghese, per portare le proprie ragioni, per rilanciare le loro rivendicazioni. In prima fila gli operai della FIAT di Termini Imerese, Pomigliano, e Mirafiori, dell’Irisbus e Bertone di Grottaminarda, CNH di Imola, Iveco di Brescia e Torino, Sevel dell’Abruzzo, Magneti Marelli di Bologna, Maserati di Modena. E ancora i lavoratori Fincantieri di Sestri Ponente e Riva Trigoso (Genova) e Castellammare di Sta-bia (Napoli).

Il PMLI ha portato la propria solidarietà di classe ai manife-stanti attraverso un cartello assai

apprezzato (vedi servizio in altra pagina).

Corretta la decisione di far par-lare dal palco i delegati di fabbri-ca, oltre ai comizi della Camusso che si è beccata anche dei fischi, e di Landini per fare il punto delle vertenze in atto, per contestare la linea e i comportamenti dell’am-ministratore delegato della FIAT, Sergio Marchionne, e di quello di Fincantieri, Giuseppe Bono, per denunciare il divieto al corteo, per rivendicare la cancellazione dell’art. 8. “Marchionne, FIM e UILM, il governo – ha detto un delegato di Brescia - devono fare i conti con questa piazza, questa è fabbrica Italia, non i piani Fiat ed è Marchionne l’estremista non

noi che vogliamo solo lavorare in modo dignitoso. La fabbrica è di chi lavora – ha aggiunto – e che sta subendo più cassa integra-zione, licenziamenti, turni mas-sacranti, e peggioramento delle condizioni di lavoro”.

Le vertenze di FIAT e Fincan-tieri, di livello nazionale per la dimensione dei gruppi e per la posta in gioco, hanno caratteristi-che analoghe: sotto il peso della crisi, per scelta delle rispettive direzioni aziendali e a causa di un’assenza totale di politica indu-striale e di un piano nazionale sul-la mobilità e sui trasporti da parte del governo rischiano un forte ridimensionamento, la chiusura di stabilimenti e il licenziamento di migliaia di lavoratori. Per evi-tare questo sciagurato epilogo, il coordinamento nazionale della FIOM rivendica per Fincantieri un vero piano industriale fondato sulla diversificazione produttiva per scongiurare il pericolo di ri-dimensionamento di un settore industriale strategico per il Paese e della perdita di migliaia di posti di lavoro; ottenere dal governo politiche della mobilità e del tra-sporto merci e persone adeguati al rilancio dei settori interessati; un intervento verso l’Europa che finanzi la rottamazione delle vec-chie navi; l’immediato avvio di commesse pubbliche; un piano

industriale che confermi la capa-cità produttiva e l’unitarietà del gruppo Fincantieri.

Più complicata la vicenda del-la FIAT. I lavoratori proseguono da almeno due anni nella loro richiesta di un vero piano indu-striale che definisca per ogni stabilimento investimenti, modelli di produzione e volumi produtti-vi in modo da salvaguardare siti e livelli occupazionali. Chiedono inoltre il rispetto del contratto na-zionale di lavoro. Ma si scontrano con le false promesse del piano “Fabbrica Italia” di Marchionne, rivelatosi nel tempo come un piano di dismissioni, di cassa in-tegrazione e licenziamenti. Con tre stabilimenti (Termini Imerese, Irisbus e CNH) chiusi o in procin-to di chiudere, e con altri stabi-limenti, Mirafiori in testa, che ri-schiano molto. Basti dire che da gennaio a settembre del 2011 nel sito torinese si è lavorato solo 35 giorni, a Pomigliano 37, il resto in cassa integrazione. Si scontrano con il modello Marchionne che ha portato la FIAT ad uscire da Con-findustria e che, tramite accordi aziendali imposti col ricatto occu-pazionale, elimina il contratto na-zionale, distrugge diritti e libertà sindacali, peggiora enormemen-te le condizioni di lavoro. Dei 20 miliardi di euro d’investimento e della messa in produzione di 17 nuovi modelli di auto vagheggiati dal nuovo Valletta non c’è prati-camente traccia. Se la prospet-tiva della FIAT è il sostanziale abbandono dell’Italia il governo dovrebbe pensare seriamente alla sua nazionalizzazione.

Vergognoso il trattamento ri-servato alla manifestazione dai mass-media di regime sia quelli di riferimento della destra bor-ghese, sia quelli di influenza del-la “sinistra” borghese, che nella stragrande maggioranza hanno relegato la notizia nelle pagine interne con poche righe, smi-nuendo l’importanza dell’evento e falsificando le cifre della parte-cipazione.

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N. 39 - 3 novembre 2011 interni / il bolscevico 5

AFFOSSIAMO LA CONTRORIFORMADEL DIRITTO ALLO STUDIO

Per la scuola e l’università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studentiNon soddisfatto di tutti i danni

che ha già causato, il governo neo-fascista di Berlusconi, Tremonti e Gelmini si appresta ad assestare un nuovo durissimo colpo all’uni-versità per renderla sempre meno pubblica e sempre più classista, aziendalista e “meritocratica”, di stampo mussoliniano, funziona-le alle nuove esigenze del sistema capitalistico.

Nel mirino di questa nuova “ri-forma” Gelmini c’è il fondamen-tale e basilare diritto allo studio, che vuole sempre più riservare ai figli della borghesia negandolo ai figli del popolo, proprio mentre la crisi generale del capitalismo e la macelleria sociale del governo Berlusconi stanno avendo effetti durissimi e sempre peggiori sulle masse lavoratrici e popolari.

La “riforma”, che segue i tagli del 95% al fondo nazionale per il diritto allo studio sanciti dalle ma-novre finanziarie del 2010 e dal-la legge di stabilità 2011, preve-de l’aumento dei crediti formativi

Siena, novembre 2010. Manifestazione di studenti universitari e medi per il diritto allo studio

IL PMLI IN PRIMA FILA A ROMA AL FIANCO DEGLI OPERAI IN SCIOPERODal corrispondentedella Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di RomaMigliaia di operai della FIAT e

di Fincantieri e della componenti-stica di tutta Italia, hanno parteci-pato animosamente allo sciopero generale indetto dalla FIOM per venerdì 21 ottobre. Uno sciopero osteggiato con tutti i mezzi me-diatici e polizieschi, resuscitando ancora le immagini della “guerri-glia” di sabato 15 ottobre e poi con il divieto di manifestare illegittimo e fascista del neopodestà di Roma Alemanno, riecheggiato dal mini-stro fascio-leghista Maroni, che ha limitato una manifestazione orga-nizzata da tempo in un semplice sit-in a Piazza del Popolo.

I metalmeccanici però non si sono abbassati alle provocazioni e alle più che ingiuste demoniz-zazioni, e hanno voluto mostrare come siano sempre in prima linea nelle lotte non solo sindacali ma anche sociali, e perciò partendo da Villa Borghese hanno improvvi-sato un brevissimo corteo, il qua-le ha costretto il blocco del traffi-co all’altezza di piazzale Flaminio fino a quando tutti gli operai non avessero riempito Piazza del Po-polo.

Il divieto di manifestare è sen-za dubbio un fatto gravissimo, ma la risposta della piazza è stata po-sitiva e la condanna di Aleman-no univoca. In realtà il fatto che la piazza fosse già piena al momen-to del primo intervento dal palco ha indotto un maggiore interesse per ognuna delle testimonianze dei lavoratori dei vari stabilimen-ti, andate avanti per oltre un’ora e mezza. La situazione migliore per poter ricostruire lo stato di cri-si che attraversa l’Italia, passando per la voce degli stessi operai, che li sta vedendo pagare in prima li-nea, con la cassa integrazione, li-cenziamenti e mutilazioni dei di-ritti sindacali e politici che vede le condizioni di lavoro regredire di un secolo.

Ad aprire gli interventi una la-voratrice della Irisbus, apparte-nente al gruppo FIAT, che produ-

Il grande sit-in della Fiomconquista piazza del PopoloSvolto un breve corteo di protesta contro i divieti di Alemanno. Fischiata la Camusso

Roma, 21 ottobre 2011. Il PMLI nel cuore della manifestazione nazionale dei lavoratori metalmeccanici per le vertenze del gruppo FIAT e Fincantieri (dal sito nazionale della FIOM)

necessari per ottenere la borsa di studio; l’inserimento dei “presti-ti d’onore”, ossia prestiti banca-ri che lo studente dovrà restituire dopo il conseguimento della lau-rea, che per gli studenti più pove-ri (e probabilmente futuri precari)

significherà indebitarsi per po-ter studiare; la costituzione di un “fondo per il merito” che trasfor-merà parte delle borse di studio in prestiti che lo studente potrà rice-vere dopo aver sostenuto un test nazionale che ne attesti le “capa-

cità” e che comunque dovrà resti-tuire. Molti oneri vengono scarica-ti sugli enti locali che, già piegati dai tagli, dovranno alzare le tasse che lo studente di ciascun ateneo versa per contribuire al diritto allo studio, arrivando al paradosso per

cui gli studenti dovranno pagarsi le borse di studio.

Questa cosiddetta “riforma” è tutta da affossare perché nega il diritto allo studio, vuole sfollare gli studenti più poveri e disagia-ti dalle università ed è pure inco-stituzionale, e rientra nel piano governativo di demolizione del-l’istruzione pubblica.

Ben altre sono le misure che ci vorrebbero per garantire a tutti il diritto allo studio: anzitutto l’abro-gazione delle “riforme” Gelmi-ni e della legislazione precedente a partire da quella di Berlinguer, blocco dei tagli all’istruzione, fi-nanziamenti statali alla scuola e all’università pubbliche cancellan-do quelli per le private, erogazio-ne delle borse di studio solamente in base al reddito, abolizione delle tasse scolastiche e universitarie e del numero chiuso o programma-to, gratuità del materiale didattico, potenziamento e gratuità dei servi-zi goduti dagli studenti (mense, al-loggi, trasporti pubblici), un piano

nazionale per l’edilizia scolastica. Bisogna anche lottare affinché le scuole e le università siano gover-nate dalle studentesse e dagli stu-denti.

Occorre mobilitarsi in massa in difesa del diritto di studio affin-ché da ogni scuola e ateneo possa sollevarsi un terremoto in grado di buttare giù il governo antistudente-sco e antipopolare del nuovo Mus-solini, altrimenti è evidente che non sarà mai possibile realizzare questi obiettivi. Bisogna realiz-zare la massima unità fra studen-ti, lavoratori, disoccupati, precari e le altre forze politiche, sociali e sindacali impegnate in questa lot-ta comune.

Affossiamo la controriforma del diritto allo studio ed il gover-no del massacratore sociale Ber-lusconi!

Lottiamo e formiamo un gran-de fronte unito per la scuola e l’università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e da-gli studenti!

ce mezzi di trasporto pubblico tra i più innovativi e che sta vedendo chiudere lo stabilimento di Avelli-no con gli operai senza stipendio che da più di 100 giorni sono in lot-ta e protestano contro la decisione. Sempre del settore della produzio-ne di Bus c’è stata la testimonian-za dell’altra realtà nazionale, la Breda Menarini di Bologna appar-tenente a Finmeccanica che vede lo stabilimento prossimo alla chiu-sura. Con la stessa Finmeccanica che ritiene più redditizia la pro-duzione di armi e vede nel grande stabilimento bolognese la possibi-lità di speculazione in virtù della vicinanza alle strutture della Fie-ra, quando è evidente l’arretratez-za del parco autobus in Italia e sia la Menarini che la Irisbus siano tra i migliori costruttori di veicoli in-novativi e puliti per l’ambiente.

Vivissimi gli interventi da tut-ti gli stabilimenti FIAT, da Ter-mini Imerese che vedrà presto la chiusura senza ancora una solu-zione per i lavoratori, da Mirafiori dove la produzione si è dimezzata dal 2006 al 2010 e ancora nell’ul-timo anno e mezzo, con due vet-ture a fine produzione e 40 gior-ni lavorati dall’inizio dell’anno, che trova riprodotte condizioni di lavoro insostenibili e la sola pro-spettiva di ancora 2 anni di cassa integrazione, con 15 mila operai senza un futuro chiaro. E ancora le testimonianze da Cassino (Fro-sinone) che è sempre più dentro la crisi, con due vetture alla fine del ciclo produttivo e una produzione già ridotta alla metà. Da Melfi che ha portato sul palco i tre licenziati da Marchionne per “sabotaggio”. Dalla Maserati di Modena che dal

18 ottobre fanno 2 ore al giorno di sciopero contro l’accordo di Po-migliano che li ha raggiunti e che minaccia la chiusura dello stabi-limento. La FMA di Pratola Ser-ra (Avellino) che produce motori, che ha visto dal 2008, 600 giorni di cassa integrazione e prospettive ancora meno felici, con Marchion-ne che ha promesso la costruzione di un nuovo motore 1800 cc (del futuro SUV della FIAT che forse verrà prodotto dal 2015) che non basterebbe a coprire 1/6 dell’effi-cacia produttiva degli impianti e che di fatto non dà nessuna garan-zia per i lavoratori.

Infine, l’intervento di un ope-raio di Pomigliano d’Arco (Na-poli), centro della grande rapina chiamata Fabbrica Italia perpetra-ta dalla FIAT di Marchionne, che è l’esempio lampante di come si vo-gliano stravolgere ovunque i rap-porti sindacali, cercando di mette-re i lavoratori l’uno contro l’altro al prezzo di ricatti e la cancellazio-ne di diritti e sicurezza. Un proget-to quello di Pomigliano che vedrà la produzione della nuova Pan-da, insufficiente a impiegare tutta quanta la forza lavoro che finora produceva la bellezza di 4 vetture Alfa Romeo.

Insieme alla FIAT, sempre uni-ta la voce combattiva degli operai della Fincantieri, degli stabilimen-ti di Palermo, Trieste e Muggia-no che rischia la chiusura. Da Se-stri Ponente, con gli operai che dal 1° ottobre hanno scioperato ben 64 ore, da Castellammare di Sta-bia, affermando la necessità dello sciopero e la lotta contro le posi-zioni filopadronali della CISL e della UIL. E infine da Marghera e da Ancona si sono alzate le voci simbolo dell’unione e della solida-rietà di classe mai affievolitasi tra i lavoratori dei cantieri navali. Che li ha visti a Marghera rifiutare lo spostamento di un carico di lavoro da Ancona per accelerare la chiu-sura di quest’ultima. E la risposta di Ancona che sembra racchiude-re l’esasperazione di tutti gli ope-rai e i lavoratori in lotta, che ha aspramente condannato l’ammini-stratore delegato di Fincantieri, il “Marchionne senza maglioncino”, Bono, che dopo 2 anni di trattative ha imposto agli operai un recupe-ro di efficienza di produttività del 20% per poi ricambiare il sacrifi-cio con 2.500 “esuberi” nel nuovo piano industriale presentato a giu-gno che prevedeva proprio la chiu-sura di Ancona e che è stato du-ramente respinto in tutti i cantieri. Importante, infine, il grido lancia-to dall’operaio di Ancona alla Ca-musso di ritirare la firma dall’ac-cordo del 28 giugno.

Dopo gli interventi dei delega-ti, hanno parlato Landini e la Ca-musso.

Landini, con un discorso piut-tosto sentito dalla piazza, ha ri-marcato il bisogno di un vero pia-no industriale che in Italia manca,

con i 20 miliardi promessi che forse non ci saranno mai, dove l’unico investimento più delinea-to, sembra essere per Pomigliano, appena 700 milioni di euro, fondi che sicuramente verranno rinviati. Ha ricordato l’infame decisione di chiusura di Termini Imerese senza garanzia per i lavoratori che per-deranno il posto. E le 700 lettere di licenziamento per i lavoratori della Irisbus. Infine ha parlato di cosa si nasconde dietro il progetto Fabbrica Italia di Marchionne che garantirà solo cassa integrazione, mobilità e licenziamenti, a cui va a braccetto l’emulo Bono che non ha un piano industriale per Fin-cantieri che eviti il “massacro” dei lavoratori, delle famiglie e di inte-re zone soprattutto del Sud, ricor-dando l’urgenza di cancellare l’ar-ticolo 8.

Fischiata invece sonoramente la Camusso, prima ancora di pren-dere la parola. È evidente che gli operai sono esasperati e non pos-sono perdonarle la firma messa sull’accordo del 28 giugno che di fatto ha visto la CGIL cadere sul-lo stesso piano di CISL e UIL, sul quale in verità Landini anco-ra non riesce a prendere una po-sizione chiara; accordo che apre senza mezze misure alla cancel-lazione del contratto collettivo na-zionale, sostituito dalle deroghe e il contratto aziendale, e va a limi-tare le libertà sindacali e del diritto di sciopero, che fanno solo il gio-co della grande borghesia.

A condividere lo sciopero e la lotta degli operai FIOM non pote-va mancare il PMLI, che ha preso posizione a fianco agli operai della Irisbus di Avellino proprio sotto il palco, con il consueto corpetto e il tagliente cartellone con il manife-sto “Il nuovo Valletta Marchionne ha restaurato le relazioni industria-li mussoliniane” molto apprezzato proprio dai lavoratori avellinesi. Infatti al termine della manifesta-zione una delle lavoratrici ha chie-sto se poteva portare a casa il ma-nifesto con il Valletta-Marchionne in veste fascista che naturalmente le è stato offerto.

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6 il bolscevico / interni N. 39 - 3 novembre 2011

Casarini esalta lo spontaneismo e il movimentismo sulle colonne compiacenti de “il manifesto” trotzkista

“UNITI PER L’ALTERNATIVA”: SENZA MEMORIA, ANTICOMUNISTA, DENTRO IL CAPITALISMO, PER IL RIFORMISMO

L’alleato stretto di Rinaldini e Landini nemmeno cita il governo BerlusconiSulle colonne compiacenti de

“il manifesto” del 2 ottobre, in previsione della grande manifesta-zione del 15 a Roma, il trotzkista Luca Casarini ha presentato “Uni-ti per l’alternativa”, il movimento costituito in un’assemblea tenuta-si il 24 settembre scorso a Roma, a cui hanno partecipato, insieme al leader dei “Disobbedienti”, an-che il segretario nazionale della FIOM, Maurizio Landini, il suo predecessore e coordinatore della corrente sindacale “La CGIL che vogliamo”, Gianni Rinaldini, il leader studentesco della “Sapien-za”, Francesco Raparelli, il neo-podestà di Napoli, Luigi De Magi-stris, e molti altri leader dell’area dei movimenti e dei centri sociali.

In questo articolo Casarini pre-senta una sorta di biglietto da visi-ta della nuova formazione trotzki-sta e movimentista, erede della precedente “Uniticontrolacrisi”, mettendo subito le mani avanti col dire che essa “non cerca verità sto-riche nella tradizione di alcuno. È la crisi, con i suoi passaggi repen-tini ed epocali dei nostri giorni, a costituire la memoria attiva, quella che si utilizza continuamente nel-l’elaborazione e nell’azione politi-ca dell’oggi”. Traduzione: questa formazione non ha nulla a che ve-dere con la storia, la memoria e la tradizione del movimento operaio internazionale, tanto meno con il

comunismo, ma comincia e fini-sce esclusivamente nella prassi quotidiana dei movimenti sponta-nei nati per reagire alla crisi attua-le del sistema capitalistico. Con il solo e non meglio precisato scopo – aggiunge Casarini – di indicare un’alternativa affrontando “il tema dell’uscita dalla crisi dal punto di vista di una nuova idea di socie-tà”.

Quale idea? Casarini non lo specifica, si limita a dire che deve avere una “direzione oppo-sta a quella del neoliberismo, del-le rendite, della finanza, del si-stema energivoro e inquinante, dello sviluppo fondato sull’esclu-sione e sulla diseguaglianza socia-le”. Nessuna abolizione del siste-ma capitalistico, dunque, né tanto meno l’instaurazione del socia-lismo, ma al massimo una nuova declinazione trotzkista, sponta-neista e movimentista del vecchio slogan idealista e riformista, già finito precocemente nel dimenti-catoio della storia, “un altro mon-do è possibile”. Magari, per sta-re alla moda, riverniciato con la fraseologia estetizzante e retori-ca alla Vendola (al cui “Cantie-re per l’alternativa” la nuova for-mazione di Casarini, Rinaldini e Landini chiaramente si ispira e si affianca), visto che per uscire dal vago e cercare di caratterizzarla un po’ di più il leader degli ex “Di-

sobbedienti” non trova di meglio che scimmiottare il leader di SEL, quando sostiene che “l’alternativa è anche capacità di nuova narra-zione, di produzione collettiva di una idea del mondo nuovo che ha a che fare con la cultura, la cono-scenza, le relazioni, i sentimenti, le passioni”.

L’unica cosa chiara, o meglio che si riesce a distinguere dietro il fumo, in tutto il suo intervento, è il rigetto e la condanna dell’ideo-logia e della memoria storica del movimento operaio, del Partito del proletariato, della rivoluzione pro-letaria e del socialismo, quando nel tirare le conclusioni ripete an-cora una volta che i movimenti de-

vono avere “un profilo nuovo, che non ha a che fare né con il mino-ritarismo e nemmeno con la riedi-zione di esperienze, disatrose pe-raltro, del passato”. Col che la sua “analisi” della crisi rimane sospe-sa per aria, del tutto svincolata dal capitalismo, dall’esistenza delle classi e dall’analisi marxista, che anzi viene rigettata come un inuti-le ferrovecchio della storia, e non può che restare confinata nel re-cinto del riformismo, sia pure in-terpretato in chiave movimentista e trotzkista, all’interno di un siste-ma capitalistico inamovibile. Ol-tretutto Casarini non fa nemmeno il minimo accenno al governo Ber-lusconi e all’obiettivo di spazzarlo

via con la lotta di massa. Obiettivo che dovrebbe essere invece dichia-ratamente prioritario per chiunque afferma di voler lottare contro la crisi capitalistica e i suoi effetti sulle masse.

E da qui al partecipazionismo, all’elettoralismo e al parlamen-tarismo, il passo è breve. Infatti, in un precedente articolo-appello del 30 agosto, sempre dalle colon-ne compiacenti de “il manifesto”, Casarini e Rinaldini erano venuti più allo scoperto, rivelando qual è il vero obiettivo dell’“alternativa” che propongono: riportare i movi-menti spontanei di lotta nell’alveo del sostegno elettorale ai parti-ti della “sinistra” borghese rifor-mista e trotzkista, e segnatamente al suo “astro nascente” Vendola: “Ma tutte queste lotte, questa re-sistenza, questa sacrosanta rabbia, può non diventare mai alternativa politica?”, domandavano furbe-scamente i due firmatari dell’ap-pello ai movimenti in previsione della ripresa autunnale delle lotte.

E si rispondevano: “Dobbiamo pretendere elezioni subito, contro qualsiasi ipotesi di governissimi, governi tecnici o di unità nazio-nale. Elezioni subito, anticipate da primarie”. “Primarie vere, co-struite attraverso spazi pubblici”, precisavano, per la definizione dei programmi, con “assunzione di responsabilità di chi si impegna

a portarli a termine, chiedendo di conseguenza il voto per cambia-re”.

Anche Raparelli, nell’assem-blea del 24 settembre, aveva bat-tuto sul tasto elettoralistico, soste-nendo che “bisogna tenere insieme il 14 dicembre con i referendum, l’atto insurrezionale con la capa-cità istituzionale del movimento”. Dopo che a luglio a Genova aveva invece parlato di “irrompere nelle istituzioni” e di “sfidare il PD”.

“Uniti per l’alternativa” di Ca-sarini e i suoi alleati non è altro insomma che l’ennesimo ingan-no trotzkista e riformista che si ri-presenta puntualmente e sempre con nuove forme ad ogni vigilia elettorale e quando si infiamma la lotta di classe, per abbindolare gli anticapitalisti e carpire loro il voto a sostegno dei Vendola, Pi-sapia e De Magistris di turno, che si propongono solo di gestire “al meglio” la “cosa pubblica” al-l’interno del sistema capitalistico e senza metterne in discussione l’esistenza. Tant’è che diventano sempre più insistenti le voci di un accordo segreto siglato da Casari-ni per ottenere qualche seggio par-lamentare nelle liste di Sel, accor-do che egli stesso non smentisce, su precisa domanda, nell’intervi-sta rilasciata a “la Repubblica” del 20 ottobre.

Maurizio Landini e Luca Casarini (a destra) alla manifestazione nazionale Fiom del 21 ottobre 2011

Astenuti al 42,8% (+6,0%) nelle regionali del Molise Vince il governatore uscente Iorio (PDL) su Di Laura Frattura (ex PDL) candidato dal “centro-sinistra”

CAPORETTO PD CHE PERDE OLTRE UN TERZO DEI VOTI. DISFATTA PDL (-7,4%)Con uno scarto di appena

1.500 voti, pari allo 0,79 per cento dei voti validi, il berlusconiano Mi-chele Iorio (ex democristiano con un passato tra le file dei Popolari e dell’Ulivo) è stato eletto gover-natore del Molise per la terza vol-ta consecutiva. Alle regionali del 16 e 17 ottobre ha sconfitto l’ex forzista Paolo Di Laura Frattura candidato dal “centro-sinistra” e già sostenitore dello stesso Iorio nelle precedenti due consigliatu-re regionali.

Iorio, nonostante il suo pe-sante coinvolgimento in diverse inchieste giudiziarie (rifiiuti, no-mine e fondi post terremoto) che lo vedono indagato fra l’altro di truffa aggravata, falso in bilancio e abuso d’ufficio insieme al figlio Luca e ad altri cinque assesso-ri regionali in carica nel 2005, è stato appoggiato da Popolo della Libertà, Udc, Alleanza di Centro, Progetto Molise, Grande Sud, Molise Civile e Udeur e l’ha spuntata con 89.142 preferenze pari al 46,94% dei voti validi. Per-centuali comunque molto distanti dai numeri trionfali del 2006 (oltre 112 mila preferenze) e del 2001 quando la sua coalizione di “cen-tro-destra” ottenne 116.505 voti. Infatti, nonostante l’apporto dei 6 mila 332 voti ottenuti dall’Udeur (che 5 anni fa era schierato col “centro-sinistra) e il vergognoso voltafaccia di Fli (che ha scelto di sostenere Iorio nonostante i “mu-gugni” della base), la coalizione del “centro-destra” perde con-sensi sia rispetto alle precedenti regionali del 2006 che rispetto alle politiche del 2008.

A farne le spese è soprattutto il PDL che rispetto alle precedenti regionali perde quasi 24 mila voti pari al 7,4% degli aventi diritto e

al 10% sui soli voti validi e passa dai 57 mila e 698 voti del 2006 agli attuali 33 mila 911. Un ridi-mensionamento che diventa una vera e propria disfatta se parago-nato alle politiche del 2008 rispet-to alle quali il PDL perde oltre 38 mila voti dei totali quasi 72 mila che aveva.

Di Laura Frattura, supportato da Pd, Sel, Idv, Federazione della sinistra, Socialisti italiani, Costrui-re Democrazia - Partecipazione Democratica, Alternativa, invece si è fermato a quota 87.637 voti, pari al 46,15 dei consensi.

Ma anche in questo caso il dato più eclatante riguarda il maggior partito della coalizione che subi-sce una vera e propria Caporetto. Il PD infatti perde quasi 39 mila voti rispetto al 2006 e oltre 17 mila e 500 rispetto alle politiche di 3 anni fa. Dal 17,3% del 2006 è sceso al 13,4 del 2008 fino al 5,3% di ora e solo per un soffio è riuscito a tenere dietro l’avanzata dei leghisti del Sud, ossia Proget-to Molise recentemente confluito in Forza del Sud di Gianfranco Miccichè, che si attesta al 5,2%, quasi raddoppia i voti del 2006 e scavalca al quarto posto l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che, nonostante l’impegno casalingo, ottiene poco meno di 16 mila voti (4,8% sugli aventi diritto), ne per-de circa 1.600 mila rispetto alle precedenti regionali ma subisce un vero tracollo rispetto alle po-litiche del 2008 quando aveva carpito la fiducia di quasi 55 mila elettori pari al 20,7% di tutto il corpo elettorale. Nonostante una perdita secca di oltre 40 mila voti in 5 anni, il boss dell’IdV è riuscito lo stesso nel suo intento nepoti-sta di far eleggere il figlio Cristia-no in consiglio regionale.

Gli altri due candidati in lizza per la poltrona di governatore erano, Antonio Federico, del Mo-vimento 5 stelle, e Giovancarmine Mancini, della Destra, che hanno ottenuto rispettivamente il 5,6% e l’1,29%.

Ma il vero, unico e grande vin-citore delle elezioni è senza dub-bio l’astensionismo che questa volta, nonostante le sofisticate trappole elettorali tese soprat-tutto dalla “sinistra” del regime neofascista è andato oltre ogni aspettativa e ha toccato percen-tuali veramente da record.

Con oltre 142 mila voti pari al 42,8% degli aventi diritto, l’astensionismo è risultato di gran lunga il primo partito to-talizzando un consenso che è quattro volte superiore al PDL che con quasi 34 mila voti si è autoproclamato “partito di mag-gioranza relativa”.

L’avanzata astensionista è stata massiccia sia rispetto alle regionali di 5 anni fa sia rispetto alle politiche del 2008. Nel primo caso l’aumento dei consensi se-gna un saldo positivo di 21 mila 608 voti pari al 6,0% degli aventi diritto; nel secondo addirittura si arriva a una differenza assoluta di oltre 75 mila voti in più pari a un incremento del 17,6% sul cor-po elettorale. Anche se, bisogna precisare, che nel raffronto con le politiche dove esiste anche il voto all’estero il dato risulta falsato dal numero di votanti che nei dati for-niti dal ministero dell’Interno ven-gono conteggiati a parte ma che in Molise come in tutte le regioni del Sud a più alta densità migra-toria raggiunge percentuali signi-ficative e contribuisce non poco ad abbassare il corpo elettorale.

Detto ciò va aggiunto anche

MOLISECORPO ELETTORALE 331.970VOTI VALIDI 179.803VOTI SOLO PRESIDENTI 10.084

CORPO ELETTORALE 327.637VOTI VALIDI 199.654VOTI SOLO PRESIDENTI 7.508

CORPO ELETTORALE 263.993VOTI VALIDI 197.364

ANNO 2011 REGIONALI ANNO 2006 REGIONALI Raffronto 2011-2006 ANNO 2008 POLITICHE Raffronto 2011-2008

PARTITI VOTI%

suglielettori

% suivoti

validiVOTI

%sugli

elettori

% suivoti

validi

Differenzaassoluta

diff. %sugli

elettori

Diff. %su voti

validiVOTI

%sugli

elettori

% suivoti

validi

Differenzaassoluta

diff. %sugli

elettori

Diff. %su voti

validi

ASTENUTI 142.083 42,8 79,0 120.475 36,8 60,3 21.608 6,0 18,7 66.629 25,2 33,8 75.454 17,6 45,2

PDL 33.911 10,2 18,9 57.698 17,6 28,9 -23.787 -7,4 -10,0 71.995 27,3 36,5 -38.084 -17,1 -17,6

PD 17.735 5,3 9,9 56.697 17,3 28,4 -38.962 -12,0 -18,5 35.330 13,4 17,9 -17.595 -8,1 -8,0

Progetto Molise 17.117 5,2 9,5 9.681 3,0 4,8 7.436 2,2 4,7 - - - - - -

IDV 15.907 4,8 8,8 17.503 5,3 8,8 -1.596 -0,5 0,0 54.629 20,7 27,7 -38.722 -15,9 -18,9

UDC 12.193 3,7 6,8 19.940 6,1 10,0 -7.747 -2,4 -3,2 11.459 4,3 5,8 734 -0,6 1,0

Alleanza di Centro 12.113 3,6 6,7 - - - - - - - - - - - -

Grande Sud 11.755 3,5 6,5 - - - - - - - - - - - -

API Alternativa Alleanza per l'Italia

11.354 3,4 6,3 - - - - - - - - - - - -

PSI 8.246 2,5 4,6 - - - - - - 1.852 0,7 0,9 6.394 1,8 3,7

Molise Civile 7.940 2,4 4,4 7.495 2,3 3,8 445 0,1 0,6 - - - - - -

Partecipazione Democ. Costruire Dem.

7.623 2,3 4,2 - - - - - - - - - - - -

SEL 6.961 2,1 3,9 - - - - - - - - - - - -

UDEUR 6.332 1,9 3,5 10.883 3,3 5,5 -4.551 -1,4 -2,0 - - - - - -

Fds (PRC+PdCI) 4.977 1,5 2,8 8.883 2,7 4,4 -3.906 -1,2 -1,6 5.464 2,1 2,8 -487 -0,6 0,0

Movimento 5 Stelle 4.083 1,2 2,3 - - - - - - - - - - - -

La Destra-Altri 1.556 0,5 0,9 - - - - - - 3.374 1,3 1,7 -1.818 -0,8 -0,8

Democ. Crist. Per Autonomie

- - - 10.064 3,1 5,0 -10.064 -3,1 -5,0 - - - - - -

Part. Pensionati - - - 460 0,1 0,2 -460 -0,1 -0,2 - - - - - -

Altern. Molise A. Mussolini - - - 350 0,1 0,2 -350 -0,1 -0,2 - - - - - -

ALTRI - - - - - - - - - 13.261 5,0 6,7 -13.261 -5,0 -6,7

Note:I voti della Fds sono stati confrontati con la somma di PRC+PdCI nel 2006 e PRC+PdCI+PCdL+SinistraCritica nel 2008L'UDC anche in questa tornata elettorale ha appoggiato il candidato del “centro-destra”L'Udeur che nel 2006 sosteneva il candidato del “centro-sinistra” nel 2011 si è alleata col “centro-destra”FLI ha appoggiato il candidato del “centro-destra”

che il voto astensionista avrebbe avuto sicuramente un aumento ancora più marcato se le sirene elettorali della “sinistra” di regi-me e in particolare il Movimento 5 stelle, Sel e Fds (PRC+PdCI) non si fossero accese proprio in funzione antiastensionista.

Del resto, anche alla luce del recente voto referendario che ha visto invece le masse molisane partecipare in modo massiccio al voto e contribuire al raggiungi-mento del quorum, risulta sempre più chiaro che il voto astensioni-sta è una scelta che gli elettori

compiono per esprimere il loro totale dissenso verso le istituti-zioni parlamentari borghesi e le cosche parlamentari che ne oc-cupano le dorate poltrone e che perciò deve avere pari dignità del voto di lista o delle preferenza data al singolo candidato.

Page 7: Il Bolscevico - PMLI n.39 2011

N. 39 - 3 novembre 2011 PMLI / il bolscevico 7NEL SEGUITO “TALK-SHOW” SERALE CONDOTTO DA FRANCESCO DE LUCA

Grande successo del PMLI a “TelePavia”Urgo e Urban fanno barba e capelli al reazionario parroco fi lo-leghista di Albonese e al berluschino consigliere comunale di Vigevano

Dal nostro corrispondente della Lombardia

Grande successo del PMLI, rappresentato da sei compagni della Lombardia e dal Responsa-bile dell’Organizzazione di Biella con portavoci i compagni Ange-lo Urgo e Gabriele Urban, al talk show delle 20,30 di giovedì 20 ottobre trasmesso in diretta dagli studi di Vigevano dell’emitten-te locale “TelePavia” dal cui sito internet era possibile seguire la trasmissione in streaming.

Il programma, condotto con imparzialità da Francesco De Luca, aveva l’obiettivo di far comprendere e spiegare al pub-blico quali sono le posizioni di un partito in rapida crescita come il PMLI in merito all’attuale crisi internazionale del capitalismo, al regime politico attualmente vi-gente in Italia, al ricorso alla vio-lenza con specifico riferimento ai fatti di Roma del 15 ottobre, alle nostre rivendicazioni immediate e strategiche del socialismo.

In contrapposizione ai marxi-sti-leninisti erano presenti in studio il parroco fascistoide filo-leghista e islamofobico di Albo-nese (Pavia) Francesco Cervio, e il berluschino consigliere co-munale PDL di Vigevano Andrea Di Pietro. Il talk-show aveva per titolo “Ci salveranno i veri comu-nisti?”.

Dopo aver ringraziato De Luca per l’invito alla trasmissione che rompe il ferreo black-out televi-sivo borghese nei confronti del nostro Partito, e dopo aver esibi-to in bella mostra su un apposito cartello l’indirizzo del sito internet del PMLI, i compagni Urgo e Ur-ban hanno da subito spiegato, rispondendo al presentatore che aveva letto un lungo brano del Programma generale del Partito, i motivi per cui siamo in un regime neofascista e perché Berlusco-ni è il nuovo Mussolini, mentre i compagni lombardi tutti in cami-cia rossa e con i simboli mostra-vano con orgoglio “Il Bolscevico” con il discorso del compagno

masse lavoratrici e popolari, ma i capitalisti, gli evasori ed an-che la Chiesa cattolica (rivolti a don Cervio) con l’abolizione del-l’8x1000, dell’esenzione dall’ICI e di tutti i privilegi sanciti dal Con-cordato, togliendo i finanziamenti alle scuole private e cattoliche, abolendo l’ora di religione e gli stipendi pubblici agli insegnanti di religione (che devono andare a fare catechismo in parrocchia a spese della chiesa), i fondi così recuperati possono ben servire, ad esempio, per assumere sta-bilmente i lavoratori precari della conoscenza e per finanziare l’edi-lizia scolastica!

“Voi avete dato una grande im-magine di serenità, di tranquillità, di sicurezza, di forza e determina-zione, di sapere, di fedeltà al so-cialismo, ai Maestri e alla classe operaia. – si legge nel messaggio di ringraziamento della Segreteria

tecnica del CC del PMLI ai com-pagni Urgo e Urban - Avete fatto barba e capelli al prete fascista e leghista e a quella nullità del rappresentante del PDL. Avete dimostrato di avere un elevato grado di conoscenza della storia del socialismo e della linea politi-ca del PMLI... Ottime le battute, l’ironia e i sorrisetti, così come la citazione di fatti concreti attuali e storici... Esemplari in tutto, an-che i compagni che per tutta la trasmissione non si sono stancati di mostrare orgogliosamente ‘Il Bolscevico’ e il manifesto contro Berlusconi. Ottima l’idea di mo-strare più volte il sito. Impeccabili quindi anche sul piano della pro-paganda”.

Al servizio del Partito!Avanti con forza e fiducia verso

l’Italia unita, rossa e socialista!Coi Maestri e il PMLI vincere-

mo!

21 ottobre 2011. Un momento del “talk show” trasmesso da “TelePavia” a cui è stato invitato a partecipare il PMLI

PROFICUE RIUNIONI DELL’ORGANIZZAZIONEDI BINASCO (MILANO) DEL PMLI

Concreto impegnoa studiare e applicare

la linea del PartitoDal corrispondente dell’Organizzazionedi Binasco del PMLI

Il 21 ottobre l’Organizza-zione di Binasco (Milano) del PMLI si è riunita nella sua sede al fine di dare maggiore concretezza al suo impegno politico e al suo studio.

Cominciamo il lavoro di co-noscenza e approfondimento dei testi suggeritici dal Parti-to con la lettura collettiva di “Stato e rivoluzione” di Lenin affiancandola alla lettura e al-l’analisi del documento del CC “I giovani e il lavoro del PMLI sul fronte giovanile e studen-tesco”.

Dopo la lettura collettiva delle prime pagine di “Stato e rivoluzione” insieme rileviamo l’assoluta attualità dell’analisi di Lenin sull’origine dello Stato e evidenziamo dei paralleli tra i partiti falsi socialisti dell’epo-ca e quelli del giorno d’oggi. Decidiamo poi di proseguire il lavoro il giorno successivo.

Ci ripromettiamo di essere costanti e attivi per quanto ri-guarda il lavoro di propaganda e di collaborare con resoconti o articoli per Il Bolscevico. Per questo ci siamo divisi i com-piti.

Decidiamo inoltre di riunirci il venerdì e il sabato per discu-tere i problemi riguardanti il territorio a sud di Milano dove viviamo.

Sabato 22 ottobre ci ri-troviamo nuovamente con-

tinuando la lettura collettiva; dopo una breve discussione decidiamo di concentrarci sulle problematiche relative al territorio binaschino e evi-denziamo quali sono le criti-cità relative a Binasco e alla sua popolazione: svendita del territorio, atti razzisti, assen-za di opportunità di lavoro, difficoltà e costi del trasporto pubblico, infiltrazioni mafiose e relativi atti di intimidazione, palese assenza delle istituzio-ni nelle risposte ai cittadini, degrado di importanti aree ex industriali e relativo rischio di inquinamento da amianto (ex Socimi), assenza di spazi di socializzazione per i giovani.

Questa è la polvere sotto il tappeto della nostra città che intendiamo far emergere con il nostro lavoro e con l’aiuto di chi di volta in volta collaborerà con informazioni e presenza alle nostre iniziative.

Tutto questo non può av-venire che nell’ottica del Fron-te unito date le nostre esigue forze, ma crediamo che que-ste cresceranno e saranno comunque in grado di detta-re una linea alla lotta che ci aspetta.

Chiudiamo la riunione for-ti dell’impegno preso con il Partito e decisi ad agire con intelligenza e tattica marxista-leninista pensiero di Mao.

Evviva l’Organizzazione di Binasco del PMLI! Con i Mae-stri e il PMLI vinceremo!

Organizzato dalla Cellula “Vesuvio Rosso”

STIMOLANTE E FRUTTUOSO CONFRONTOTRA MILITANTI E SIMPATIZZANTI DEL PMLI

SUL DOCUMENTO SUL “LABORATORIO NAPOLI” De Magistris punta a diventare un punto di riferimento nazionale della “sinistra” borghese

Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di NapoliGiovedì 20 ottobre, in un

clima fraterno da compagni, si sono ritrovati militanti e simpa-tizzanti di Napoli e provincia del PMLI per discutere il documen-to della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli di critica del progetto riformista e anticomunista “La-boratorio Napoli e della Costi-tuente dei beni comuni” dello “sceriffo” De Magistris e del professore borghese Lucarelli.

Si è trattato di uno stimolan-te e fruttuoso confronto, franco e approfondito, sul documento dell’istanza partenopea del 25 settembre scorso che ha fatto emergere spunti interessanti, soprattutto grazie al contributo dei simpatizzanti attivi del Par-tito.

Ha introdotto la riunione il Responsabile del PMLI per la Campania, compagno Franco Di Matteo, che ha spiegato sin-teticamente gli intenti del docu-mento di critica della Cellula in-

vitando i compagni a leggerlo e discuterlo collettivamente. Una volta terminata la lettura sono intervenuti dei compagni che hanno sostanzialmente condivi-so il documento della Cellula e affermato che l’Assemblea del “Laboratorio” doveva interagire con le masse, in teoria, ma in pratica ha duramente represso disoccupati, immigrati, sfrattati, ambulanti in appena cento gior-ni di insediamento della giunta del nuovo “sceriffo” De Magi-stris.

Un compagno ha sottolinea-to che il “Laboratorio” rappre-senta soltanto una faccia falsa della legalità borghese che na-sconde i veri intenti repressivi della giunta, uno strumento, in ultimo, creato per ingannare il popolo.

Un altro ha detto a chiare lettere che il progetto di Luca-relli non è altro che un cavallo di Troia teso a raggirare i bisogni e le volontà delle masse popolari e aprire la strada alla repres-sione neofascista. Un simpa-

tizzante della provincia bollava come illusoria e ingannevole la fantomatica “democrazia par-tecipativa”, mentre e giusta e utile la democrazia diretta negli organismi di massa e condivi-deva in pieno l’analisi della Cel-lula sul “Laboratorio”.

Particolarmente penetrante l’intervento di un compagno simpatizzante che smaschera-va in profondità i veri obiettivi di De Magistris che, tramite questo progetto, in realtà vuo-le conquistare il palcoscenico nazionale, come così già fece il rinnegato Bassolino. All’ex pm va stretto l’ambito locale e aspira alla poltrona romana. Se-condo questo compagno il “La-boratorio Napoli” è una grande illusione e dunque un progetto pericoloso, da non sottovaluta-re, tanto che De Magistris sta facendo dichiarazioni nazionali, come la costruzione di un movi-mento che superi i partiti parla-mentari, proprio per rilanciarsi a livello nazionale.

Il dibattito veniva sintetizzato

dal Responsabile regionale del PMLI che evidenziava il com-pito dei marxisti-leninisti parte-nopei di attrezzarsi ideologica-mente per affrontare la giunta anche nei dibattiti pubblici e di bombardarla in maniera con-tinuativa smascherando i suoi progetti controrivoluzionari che mirano a ingabbiare le masse popolari napoletane e i movi-menti di massa nel pantano del parlamentarismo e della legalità borghesi.

La riunione si è conclusa stabilendo tre punti corrispon-denti alla riflessione e alle pro-poste emerse nel dibattito tra i compagni: la necessità di sma-scherare De Magistris e la sua strategia di voler conquistare una poltrona a Roma; eviden-ziare e criticare i punti salienti delle idee borghesi dell’ex pm che emergono nel suo ultimo libro autobiografico; segnalare con un documento o un arti-colo per Il Bolscevico il ruolo di repressione neofascista della polizia municipale.

La riunione di studio dell’Organizzazione di Binasco (Milano) del PMLI

Scuderi alla commemorazione di Mao. Più volte hanno mostrato il manifesto: “L’unica soluzione è sollevare la piazza per abbattere il massacratore sociale”.

È intervenuto quindi il berlu-schino Di Pietro che ha cercato - citando il Programma generale del PMLI nel passaggio in cui si legge “La violenza rivoluzionaria è inevitabile per prevenire o stron-care il golpe fascista, comunque è indispensabile per la presa del potere politico da parte della clas-se operaia” – di accomunarci ai cosiddetti “black bloc” e alle loro provocatorie azioni messe in atto a Roma. I nostri compagni hanno subito bollato - a dimostrazione che Maroni ha preso sul serio i pubblici consigli che gli diede Cossiga - come provocatori gli infiltrati di Stato che sono sta-ti lasciati agire indisturbati dalle “forze dell’ordine” mentre i mani-festanti li insultano e si scontrano con loro nel tentativo di cacciarli dal corteo. La loro inaccettabile violenza non può essere parago-nata alla giusta violenza dei ma-nifestanti in Piazza San Giovanni che reagivano contro la proditoria incursione repressiva delle “forze dell’ordine” con blindati lanciati in velocità, getti di idrante e lancio

di gas urticanti.I nostri compagni hanno speci-

ficato che la violenza rivoluziona-ria non può che essere di massa, e non di piccolo gruppo, e matu-ra storicamente in un contesto in cui la borghesia per imporsi non può far altro che ricorrere alla vio-lenza repressiva. È stata messa quindi nella giusta luce politica la grande manifestazione di Roma, assieme a quelle svoltesi in con-temporanea in più di 900 città di 87 Paesi del mondo, come dimo-strazione di una forte insofferen-za soprattutto dei giovani contro il capitalismo e, in Italia, contro la macelleria sociale e dei diritti attuata dal governo Berlusconi e precedentemente dai governi di “centro-sinistra”.

È intervenuto quindi il reazio-nario parroco di Albonese che sfoderando il “Libro nero del co-munismo”, non a caso regalato da Berlusconi ai suoi seguaci, ha sciorinato le solite litanie trite e ritrite di menzogne anticomuniste sulla storia del socialismo e spe-cificatamente sull’Urss di Lenin e Stalin. “I milioni di morti nell’Unio-ne sovietica di Stalin ci sono stati durante la seconda guerra mon-diale ad opera dei nazisti”, gli ha risposto Urban, mentre Urgo ha

ricordato al nero prelato da che parte stava in quel frangente la Chiesa cattolica ufficialmente, per poi chiosare: “ma se l’Urss di allora era questo ‘inferno’ co-m’è possibile che, come più di un sondaggio recente certifica, la stragrande maggioranza dei russi che visse il socialismo rimpiange Stalin e ciò che rappresentava?”.

A don Cervio, che esibiva una bandiera statunitense sostenen-do che gli USA avevano liberato l’Italia dal nazifascismo, Urban ha risposto che quella Liberazione fu possibile anche grazie al sacrifi-cio dei partigiani, mentre Urgo ha ricordato che in Europa a colpire al cuore quel mostro fu l’Armata Rossa di Stalin, che portò vitto-riosa la Bandiera Rossa a Berli-no.

Alla lettura delle e-mail spe-dite dai telespettatori il chierico anticomunista ha applaudito chi chiedeva di “mettere fuorilegge il partito comunista” ma ha dovuto incassare il colpo ascoltando chi auspicava l’avvento del sociali-smo, come unica soluzione degli odierni sempre più accentuati mali del capitalismo.

I nostri portavoce hanno so-stenuto che la crisi non la devo-no pagare la classe operaia e le

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8 il bolscevico / PMLI N. 39 - 3 novembre 2011

IMPRESSIONI DI MILITANTI DEL PMLISULLA COMMEMORAZIONE DI MAO

Proseguiamo la pubblicazione, iniziata sul numero 35/11 de “Il Bolscevico”, delle impressioni richieste dal Centro del Partito ad alcuni militanti del PMLI sulla commemorazione di Mao e sul di-scorso del compagno Giovanni Scuderi.

LO STILEDI LAVOROMARXISTA-LENINISTA

“Il Partito rivoluzionario, come insegna Mao, deve basarsi anche sullo “stile rivoluzionario marxista-leni-nista”. Questo stile riguarda i rapporti interni di Parti-to, i rapporti con le masse e con le altre forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose, lo studio, l’inte-grazione con la realtà e l’uso della teoria rivoluzionaria, l’analisi della realtà in cui operiamo, il modo di scrive-re. Ciascuno di questi rapporti deve essere conforme al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il quale esclude l’individualismo, il liberalismo, il soggettivismo, il set-tarismo, il dogmatismo, il revisionismo di destra e di “sinistra”, l’empirismo, lo schematismo, lo stile stereo-tipato nei discorsi, nei volantini e negli articoli, l’intel-lettualismo, l’astrattismo e il metodo libresco.

In sostanza, il nostro stile deve essere improntato al materialismo storico e al materialismo dialettico, al legame della teoria con la pratica concreta, alla cono-scenza della realtà oggettiva, alla ricerca della verità nei fatti, alla politica di massa e di fronte unito, all’uso di argomenti convincenti, alla scrittura di articoli più corti, più concisi e più sostanziosi, al tener conto delle persone a cui ci rivolgiamo e della loro coscienza po-litica, a un linguaggio vivo e popolare, al senso di re-sponsabilità verso il Partito, il proletariato e le masse, all’unità rivoluzionaria del Partito, all’aiuto reciproco tra compagni, al lavoro collettivo di squadra, al centra-lismo democratico, alla disciplina proletaria, alla critica e l’autocritica”.(Brani tratti dal Discorso di Giovanni Scuderi alla Comme-morazione di Mao nel 35° Anniversario della scomparsa, pro-nunciato a Firenze l’11 settembre 2011, dal titolo: “Applichia-mo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato”)

Fare ogni sforzo affinché il PMLI divenga presto un Gigante Rosso

anche nel corpoIl lungimirante discorso del

compagno Scuderi ci fornisce tut-ta una serie d’indicazioni che dob-biamo assolutamente studiare e applicare, in modo da trasformarle in potenti armi da impugnare con-tro la borghesia. Come quando ri-corda l’importanza di acquisire la cultura del proletariato, o come quando sottolinea le caratteristi-che della militanza marxista-le-ninista, o ancora come quando ci ricorda l’importanza del centrali-smo democratico e dell’uso cor-retto della critica e dell’autocriti-ca. Ma anche quando ripercorre la storia del Partito del proletariato in Italia.

Il tema del Partito del proleta-riato è uno dei temi fondamentali perché come diceva Mao e come ci ha ricordato anche il compagno Scuderi “Se si vuol fare la rivo-luzione, ci deve essere un partito rivoluzionario” e siccome il pro-letariato non può avere più di un partito, se ne esistono più di uno

che si definiscono tali, significa che gli altri sono strumenti orga-nizzativi al servizio della borghe-sia. In Italia il Partito del proleta-riato c’è ed è il PMLI. Non perché lo diciamo noi, ma perché lo dimo-strano 34 anni di fedeltà al marxi-smo-leninismo-pensiero di Mao e al socialismo.

Noi dobbiamo fare ogni sforzo affinché il PMLI divenga presto un Gigante Rosso anche nel cor-po; il che significa però non sol-tanto conquistare nuovi militanti e simpatizzanti ma vigilare affin-ché il Partito non cambi colore perché il Gigante deve essere ap-punto rosso. Man mano che cre-sceremo la borghesia cercherà con ogni mezzo di infiltrarsi tra le no-stre file e arrivare fino ai massimi livelli. Ci ha già provato in passato e possiamo esser certi che ci pro-verà ancora e sta a noi impedirlo a tutti i costi!

Appoggiamo, studiamo e ap-plichiamo il discorso di Scude-

Il contenuto storico, l’attualità, la strategia

marxista-leninista e l’incoraggiamento alla lotta

rendono indimenticabileil discorso di Scuderi

Continuiamo la pubblicazione di alcuni pareri di simpatizzan-ti e amici del PMLI sul discorso di Scuderi per il 35° Anniversario della morte di Mao.

Leggendo il discorso del Se-gretario generale del PMLI, com-pagno Giovanni Scuderi, ho tro-vato riflessioni e insegnamenti di grande importanza, l’emozione è diversa dall’avere ascoltato diret-tamente il compagno Scuderi l’11 settembre scorso al Palazzo dei Congressi di Firenze.

La compagna Monica Marten-ghi con gioia rivoluzionaria, ha aperto il tema “Applichiamo gli in-segnamenti di Mao sul partito del proletariato” aggiungendo quanto questo sia importante per il futuro della lotta di classe nel nostro Pae-se e anche per il nostro Partito.

Con il suo discorso Scuderi ha presentato il legame storico tra il proletariato di ieri e di oggi nella ricerca del Partito, ricordandoci quando il proletariato si è organiz-zato in partito per la prima volta in Italia, col Partito operaio italiano, che nasce nel 1882 a Milano, poi il Partito socialista italiano, che viene fondato nel 1892 a Genova e il PCd’I che nasce il 21 Gennaio 1921 a Livorno e che poi divente-rà PCI.

Parlando della situazione attua-le, molte restano le difficoltà, le ingiustizie da superare ma il fat-to che l’ideologia marxista-lenini-sta ha continuato ad andare avanti nel suo percorso storico, conferma la sua autenticità, la sua verità e la sua forza.

A questo proposito, quanto è vero quello che ha detto il com-pagno Mino Pasca: “Gli uomini

Veduta della commemorazione di Mao nel 35° Anniversario della sua scomparsa svoltasi a Firenze l’11 settembre scorso. Al podio il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, che ha tenuto il discorso commemorativo

Fare proprio il discorso di Scuderi per salvaguardareil Partito da ogni attacco

esterno e interno

tuto vedere come il Partito è mo-nolitico e unito.

Chiaro e completo è stato il di-scorso del compagno Scuderi. Se-guito attentamente dai partecipan-ti, esso ci ha lanciato un segnale politico necessario e di vitale im-portanza per il Partito che tutte le istanze e ogni compagno, sia della prima che della seconda linea, de-vono assimilare per la continuazio-ne del Partito. Ha rilanciato il tema delle due culture, quella borghese e quella proletaria; ribadito il prin-cipio che le operaie e gli operai de-vono essere la testa e la colonna portante del Partito come ci ha in-segnato Mao; ha ribadito l’impor-tanza della vigilanza rivoluziona-ria; ha aggiornato e attualizzato la linea del 5° Congresso nazionale del Partito; ci ha fornito una chiara analisi della situazione nazionale e internazionale; ha parlato all’ester-no e anche all’interno del Partito. Un discorso che ogni istanza, ogni singolo compagno deve studiare e fare proprio per capire fino in fon-do il ruolo che deve svolgere per salvaguardare il Partito da ogni at-

tacco esterno e interno.I compagni intervenuti hanno

dato a mio avviso un grande con-tributo alla riuscita dell’iniziativa portando le proprie esperienze nelle città dove svolgono il lavoro politi-co e dando prova di aver compre-so il tema trattato e la necessità di applicare nella pratica gli insegna-menti di Mao nella situazione e nel territorio dove operano, per radicar-si fra le masse. Hanno dato prova anche di aver compreso l’importan-za del lavoro di critica e autocritica, di difendere il centralismo demo-cratico e della lotta contro l’influen-za della borghesia, che passa anche attraverso l’individualismo, il libe-ralismo, il settarismo, l’arrivismo, il revisionismo. Soprattutto deve ri-sultare ora ancora più chiaro quan-to è di vitale importanza impugna-re saldamente la bandiera rossa del marxismo-leninismo-pensiero di Mao affinché il Partito non cambi colore ma diventi un Gigante Rosso anche nel corpo.

Importante e commovente l’in-tervento del compagno di Raven-na. Egli ha ricordato che abbia-mo un grande dirigente alla guida del Partito. È vero, col compagno Scuderi abbiamo una guida sicu-ra; ma, come il nostro Segretario generale non si stanca mai di ripe-tere, occorre capire che occorrono nuovi quadri capaci di far crescere e difendere il Partito.

Importante e efficace la citazio-ne di Mao che egli ci ha riportato “Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra”.

Il PMLI è nato per fare la ri-voluzione socialista. Studiando gli insegnamenti di Mao e la linea del Partito, tenendo a mente la pa-rola d’ordine che ci ha lanciato il compagno Scuderi, ossia “salva-re l’Italia”, con quadri e militan-ti ben preparati ideologicamente e politicamente, riusciremo a gui-dare il proletariato ad abbattere il capitalismo e conquistare il pote-re politico.

Franca – provincia di Firenze

passano, il PMLI vivrà finché non avrà realizzato il paradiso su que-sta terra” e come si può realizzare questo se non con un “fronte uni-to” come ci insegna il compagno Giovanni Scuderi quando dice: “Noi dobbiamo unirci con tutti quelli con cui possiamo unirci sul-le questioni immediate di comu-ne interesse”. A cosa è mai servito essere individualisti, forse che vi-viamo da soli nel mondo, bastan-do a sé stessi?

Il contenuto storico, l’attualità, la strategia politica marxista-leni-nista e parole di incoraggiamento per continuare a lottare sono alcu-ni aspetti che rendono indimenti-cabile il discorso del compagno Giovanni Scuderi che ha dato e continua a dare molto come han-no fatto i grandi Maestri ed è con queste parole di Mao che ci dice

ancora una volta, andiamo avan-ti con chi ha lottato prima di noi e con chi continua a lottare: “Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra. Ovun-que andiamo dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiori-re in mezzo al popolo. Ovunque vadano, i nostri compagni devo-no stabilire buone relazioni con le masse, prendersi cura di esse e aiutarle a superare le difficol-tà. Dobbiamo unirci alle larghe masse popolari; quanto più ci riusciremo, meglio sarà”.

Le idee marxiste-leniniste, una vera coscienza di classe e un’azio-ne rivoluzionaria sono stati an-che negli scritti di tutti i militanti e simpatizzanti dall’Italia e dal-l’estero. Avanti con il PMLI per sempre!

Maria - Cuneo

Le mie impressioni sulla com-memorazione del 35° anniversa-rio della scomparsa di Mao sono di entusiasmo e grande soddisfa-zione: per l’oratore; il compagno Scuderi; per la partecipazione; per la bella sala addobbata di ros-so; per il pannello che riportava la parola d’ordine e il tema trattato e la stupenda gigantografia di Mao. Tutto a mio avviso ha mostrato ai partecipanti la carta di identità del nostro Partito. Anche ai nuo-vi compagni, appena divenuti mi-litanti, ha dimostrato la serietà del

nostro Partito, qual è lo stile di la-voro, la precisione e la puntualità in ogni cosa, anche nei piccoli par-ticolari, infondendo fiducia e sicu-rezza. Una lezione e un esempio di come è e deve essere il Partito, lo stile di lavoro che lo contraddistin-gue. I massimi dirigenti del Parti-to, i compagni alla presidenza in piedi al suono dell’Internazionale, davano un segno di imponenza, di sicurezza e di serietà ai compagni più giovani di militanza. Anche chi per la prima volta ha parteci-pato a una nostra iniziativa ha po-

ri sugli insegnamenti di Mao sul Partito!

Avanti con forza e fiducia ver-so l’Italia unita, rossa e socialista!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Federico –Sesto San Giovanni (Milano)

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N. 39 - 3 novembre 2011 PMLI / il bolscevico 9Nell’ambito della campagna di proselitismo del PMLI

SUCCESSO E CONSENSIPER IL BANCHINO DELLA CELLULA

“VESUVIO ROSSO” A NAPOLI A ruba “Il Bolscevico” con il discorso di Scuderi e tanto altro

materiale di propaganda del PMLI Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso”di NapoliDomenica 23 ottobre, nella

centrale Piazza del Gesù, organiz-zato dalla Cellula “Vesuvio Ros-so” di Napoli, si è svolto un riu-scito banchino nell’ambito della campagna di proselitismo 2011 del PMLI.

La proficua iniziativa di pro-paganda ha visto in campo mili-tanti e simpatizzanti di Napoli e provincia diretti dal compagno Franco Di Matteo. Il banchino era allestito con la bandiera del Par-tito oltre a due pannelli riportanti i manifesti sul proselitismo e so-pra il tavolino il materiale di pro-paganda.

Nel corso della bella giornata di propaganda tra le masse parteno-pee sono stati molteplici i segnali di forte apprezzamento e consen-so nei confronti del nostro Partito. Molti i giovani che hanno sosta-to vicino al banchino o in piazza per dialogare con i nostri compa-gni e per conoscere il PMLI. Tra questi, due indignados spagnoli che hanno preso diverso materia-le del Partito e aperto una piacevo-le discussione sul movimento de-gli indignados. Peraltro la ragazza spagnola sosteneva che “per scon-figgere oggi il capitalismo bisogna distruggerlo alle sue radici con una rivoluzione socialista e poi co-struire una società dove regni il so-cialismo”. Altri, tra cui pensionati e lavoratori, si sono fermati a di-scutere con i propagandisti marxi-sti-leninisti chiedendo chiarimenti e mostrandosi stanchi e disgustati per la continua macelleria sociale portata avanti da Berlusconi e per l’imbelle e falsa opposizione della “sinistra” borghese.

Sono stati diffusi un migliaio di volantini riportanti l’importan-te comunicato nazionale del Par-tito in merito alla storica mani-festazione anticapitalista del 15 ottobre a Roma. Ottima è stata la diffusione de Il Bolscevico di cui sono andate a ruba tutte le copie del n. 33 riportanti il magistrale discorso del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scude-ri, dell’11 settembre scorso. Diffuse

Napoli, 23 ottobre 2011. Interesse e discussioni intorno al banchino di propaganda del PMLI organizzato per la campagna di proselitismo. A sinistra il compagno Franco Di Matteo, Responsabile del PMLI per la Campania (foto Il Bolscevico)

Banchino del PMLI peril proselitismo a BiellaDal corrispondente dell’Organizzazionedi Biella del PMLI

Sabato 22 ottobre si è svol-to con successo a Biella, in piaz-za Vittorio Veneto, un banchino di proselitismo dell’Organizzazione biellese del PMLI. Esso era ad-dobbato nel consueto stile marxi-sta-leninista con le bandiere dei Maestri e del Partito, con il mani-festo della campagna proselitismo 2011 appoggiato sul treppiede e tutte le pubblicazioni e i gadget del PMLI sul tavolo.

Compagni militanti e simpa-tizzanti del PMLI non si sono ri-sparmiati nel diffondere alle mas-se popolari i volantini “Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattu-to dalla piazza”, generalmente ben

accolto e in molti casi richiesto spontaneamente dai passanti. Una ragazza ha richiesto e ottenuto in-formazioni sul Partito, ha lasciato un contributo per “Il Bolscevico”, preso alcuni opuscoli di Scuderi e le spille dei Maestri e del Partito. Un pensionato s’è a lungo fermato a conversare sulla questione delle pensioni da fame elargite dal go-verno del neoduce Berlusconi e sul clima di feroce razzismo pro-fuso dai leghisti di Bossi.

Lodi e sostegno telefonico al banchino da parte del Responsa-bile della Commissione per il la-voro di organizzazione del CC del PMLI. Contenti per il pomeriggio trascorso in piazza tra le masse i compagni hanno sciolto il presidio dopo 3 ore, come da programma, alle 18 e 30.

Il banchino per la campagna di proselitismo organizzato a Biella il 22 ottobre scorso (foto Il Bolscevico)

In piazza a Piccadilly Circus, pochi giorni dopo la manifestazione del 15 ottobre

PROFICUA ATTIVITA’ DELLA CELLULA DI LONDRA DEL PMLI

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Londra

Venerdì 21 ottobre la Cellu-la “Stalin” di Londra del Partito marxista-leninista italiano ha te-nuto un incontro pubblico a Pic-cadilly Circus con volantinaggio e dialogo con i passanti. È stato deciso di tornare in piazza appena pochi giorni dopo la manifestazio-ne “Occupy London” del 15 otto-bre perché si voleva far leva sul-l’atmosfera ancora calda di quella memorabile giornata di lotta.

I nostri compagni, presenti con i colori e i simboli del Parti-to nonché con l’ormai sempre più noto manifesto “L’unica soluzione è sollevare la piazza per abbatte-re il massacratore sociale”, han-no distribuito due volantini: “Ber-

Londra, 21 ottobre 2011. Un momento della diffusione organizzata dalla Cellula “Stalin” di Londra del PMLI a Piccadilly Circus (foto Il Bolscevico)

BANCHINIPER IL PROSELITISMO DEL PMLI

RIMINISabato 29 ottobre

dalle ore 15,00 alle ore 18,30 - Piazza Tre Martiri(in caso di maltempo il banchino si terrà sabato 5 novembre, stesso luogo stesso orario)

NAPOLIDomenica 30 ottobre dalle ore 10,30 - Piazza Dante

Affissi e diffusi i volantinidel PMLI sugli studenti a BariLa Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” diffonde il documento

del Partito dalle scuole periferiche a quelle centraliDal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di Bari

Nella mattina di mercole-dì 19 ottobre, i compagni del-la Cellula “Rivoluzione d’Ot-tobre” di Bari hanno diffuso il volantino realizzato dal Centro dal titolo “Studentesse e studen-ti: battetevi in prima fila!” af-figgendolo all’ingresso dei più

importanti e frequentati istituti scolastici baresi. L’azione dei compagni, organizzata e piani-ficata con attenzione, ha previ-sto di partire dai licei del centro e poi snodarsi sino alle perife-rie dove con medesimo slancio e determinazione è stato diffu-so e affisso il volantino stampa-to in quasi 100 copie.

Al termine della mattinata i compagni hanno potuto con-

statare di esser riusciti a far ar-rivare il messaggio del Partito in molte scuole, licei e istituti tecnici o professionali volto a far risvegliare le studentesse e gli studenti e a farli lottare per la scuola e università pubbli-che, gratuite e da loro governa-te, contro il governo del neodu-ce Berlusconi. Un successo che darà buoni frutti facendo avvici-nare gli studenti al PMLI.

- raggiunti telefonicamente in cor-so d’opera dal Responsabile della Commissione per il lavoro di orga-nizzazione del CC del PMLI che salutava l’iniziativa di piazza - si troveranno ancora tra le masse do-menica 30 ottobre in piazza Dan-

te per svolgere un altro banchino per il proselitismo. In tale occasio-ne verrà distribuito il documento realizzato dalla Cellula “Vesuvio Rosso” in merito alla trappola del “Laboratorio Napoli” della giunta De Magistris.

anche diverse copie degli opuscoli di Scuderi e il libro “I giovani e il lavoro del PMLI sul fronte giova-nile e studentesco”. Ai nostri dif-fusori sono state versate numero-se e consistenti sottoscrizioni, un segnale che dimostra che le masse ci tengono a sostenere economica-mente il PMLI.

Dunque una giornata politica-mente proficua e piena di consensi per i marxisti-leninisti partenopei, che fa da contraltare alle lusinghe delle sirene “arancioni” e pseudo rivoluzionarie messe in campo a Napoli dal sindaco De Magistris e dai falsi comunisti per inganna-re il popolo con i loro proclami e le loro false “assemblee del popolo”, mentre in pratica questi signori non fanno altro che difendere e reggere il sacco alla classe dominante bor-ghese al potere e reprimere le mas-se in lotta per i propri diritti.

La Cellula partenopea prose-guirà con tutta la sua forza e con spirito di abnegazione per radicare a Napoli un forte e grande PMLI e con l’obbiettivo di legarsi sempre più alle masse popolari per difen-dere i loro diritti e le loro rivendi-cazioni. I signori del palazzo che governano Napoli non dormano sonni tranquilli, perché i marxi-sti-leninisti terranno sempre alta la rossa bandiera del PMLI che un giorno condurrà il proletariato alla conquista dell’Italia unita, rossa e socialista.

I marxisti-leninisti partenopei lusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza” (in lingue italiano e inglese) e il comunicato del Partito sul 15 ottobre a Roma “Una manifestazione anticapitali-sta storica”.

Numerosi gli italiani che si sono avvicinati desiderosi di cono-scere il Partito e l’attività della sua Cellula a Londra. Tra turisti e resi-denti italiani di diverse estrazioni politiche si è comunque trovato un punto d’incontro sulla denuncia dell’attuale situazione italiana e sulla vitale necessità di fare qual-cosa per fermare immediatamente il criminale neoduce Berlusconi. I nostri compagni non hanno potu-to separare il problema Berlusconi dalla crisi economica e finanziaria internazionale del capitalismo, in quanto legati da un unico filo nero chiamato Unione europea. Peral-tro, mostri come Berlusconi sono inevitabili creature della democra-zia borghese, quindi del capitali-smo.

Diversi i responsi, quasi tut-ti positivi e favorevoli alle nostre

posizioni e proposte. Alcuni turisti hanno espresso desiderio di con-tattare al rientro in Italia il Parti-to tramite la Cellula più vicina alla loro città, aggiungendo anche che alla prossima manifestazione par-teciperanno senz’altro in quanto hanno capito che la piazza è vera-mente l’unica arma decisiva che le masse hanno a loro disposizione.

Quanto agli interlocutori italiani residenti a Londra, si sono avuti un paio di interessantissimi collo-qui e contatti per il futuro.

Una giovane italiana, arriva-ta da poche ore a Londra per ri-manerci qualche anno, ha notato i nostri compagni in piazza ed è rimasta molto colpita dal manife-sto raffigurante Berlusconi-duce e non conoscendo il Partito ha fatto una serie di domande. Ella ha in-fine espresso un forte desiderio di seguire la Cellula nelle prossime iniziative e ha preso alcune copie dei volantini da distribuire.

Anche in questa occasione la Cellula “Stalin” di Londra del PMLI ha gettato seme rivoluzio-nario tra gli italiani nella capita-le britannica al fine di far crescere il Partito che indirizzerà le larghe masse popolari verso una vasta mobilitazione generale in grado di travolgere l’Italia nel fuoco del-la lotta e della rivoluzione prole-taria.

Questi semi anche dall’estero porteranno, come direbbe Mao, “abbondanti raccolti”.

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10 il bolscevico / PMLI N. 39 - 3 novembre 2011

Mao e Stalin erano veri comunisti o “dittatori spietati”?Cari compagni/e,frequento molto spesso il vo-

stro sito internet e condivido pie-namente le vostre idee. Gli unici dubbi che mi vengono è quando parlate di grandi personaggi come Stalin e Mao. Ho letto spesso il vostro materiale in riferimento a loro due e a me sembravano ot-timi articoli. Peccato che parlan-do con altre persone e soprattut-to guardando i miei libri di storia noto che comunque sì, erano pieni di ideali socialisti e anticapitalisti, ma noto purtroppo che sono sta-ti dei dittatori (alcuni pensano che fossero stati addirittura “dittatori spietati”).

Comunque, durante il loro do-minio hanno ucciso tanti oppo-sitori politici proprio come fece il duce con Matteotti o Gramsci. Stalin ha addirittura incaricato un “killer” per uccidere un altro co-munista, Trotzki. Sempre durante il loro dominio non c’era libertà di espressione e informazione. In Siberia Stalin fece costruire i Gu-lag, simili ai campi di sterminio nazisti con la differenza che i Gu-lag erano campi di lavoro ma si-tuati in Siberia che hanno ucciso, si dice, milioni di persone ovvero altri oppositori politici. Oppure, sempre Stalin non scese inizial-mente a patti con Hitler o duran-te la guerra civile spagnola diede l’ordine di ammazzare gli anar-chici? Senza quel provvedimento probabilmente non sarebbe anda-ta a finire come è finita.

So che hanno fatto importan-

ti riforme socialiste dal punto di vista economico, ma io penso che non si può uccidere delle persone solo perché non la si pensa nello stesso modo. Ed è grazie a questi principi che bisogna combattere, dal punto di vista politico, le de-stre e il capitalismo spietato che oggi ci affliggono, per un’Italia unita, rossa e socialista.

Ma se questi principi neanche il comunismo li ha rispettati?

Nella letteratura questo argo-mento è stato largamente tratta-to: “Tutti gli animali sono ugua-li, ma alcuni sono più uguali degli altri” (“La fattoria degli animali” - George Orwell). Cosa si rispon-de a questo? Dire che è sbagliato è difficile ma dire che è giusto lo è di più.

Finisco aggiungendo un mio pensiero, ovvero che una donna/uomo prima di essere capo di Sta-to e comunista deve avere soprat-tutto un buon senso umano.

Spero che riusciate a risponde-re ai miei dubbi.

Matteo, 13 anni, via e-mail

Caro compagno,siamo contenti che tu condividi

“pienamente” le idee del PMLI.Grazie per averci scritto e per

averci esposto francamente i tuoi dubbi su Stalin e Mao.

Tutte le persone la pensano se-condo l’influenza che subisco-no. In tutti i casi l’influenza della classe dominante è determinante. Quindi non c’è da meravigliar-

si che vi siano tanti che pensano male di Stalin e Mao. Sta a cia-scuno discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. In base alla propria cultura, proletaria o bor-ghese, marxista-leninista o libe-rale, e ai fatti. Con la consapevo-lezza che tutti i giudizi, così come ogni parola e atto, sono di classe e si riferiscono a un particolare orientamento ideologico, politico e partitico. Non esistono letterati e storici al di sopra delle classi. Spe-cie i libri di storia scolastici hanno un orientamento di classe. Quindi non dobbiamo considerarli come oro colato.

Bisogna andare alle fonti per sapere come stanno realmente le cose. Stalin e Mao, così come ogni capo politico o governante, van-no giudicati in base ai loro scritti e discorsi e alle loro realizzazio-ni. Adottando questo metodo, noi siamo giunti alla conclusione che essi sono dei grandi Maestri del proletariato internazionale. I loro errori, da essi stessi riconosciuti, sono secondari rispetto ai loro me-riti. Non possiamo certo dar retta ai borghesi, agli anticomunisti e ai trotzkisti, come Orwell, che spe-culano sui loro errori per combat-tere il socialismo e il comunismo e per dissuadere il proletariato e le masse popolari e giovanili dal combattere contro il capitalismo e per il socialismo.

È assurdo pensare che Stalin e Mao abbiano eliminato fisica-mente gli oppositori in quanto op-positori. Coloro che sono finiti in prigione, nei gulag o sono stati fu-cilati è perché avevano commesso atti criminali concreti, anche ar-mati, contro lo Stato socialista.

I gulag sono stati una necessità per difendere il socialismo, le con-quiste del socialismo e lo Stato so-cialista. La loro impostazione e i loro scopi rieducativi erano corret-ti. I casi in cui la loro gestione non era conforme alla linea del Partito e del governo non sono certo at-tribuibili a Stalin. Se vuoi sapere di più su questo tema, ti invitiamo a visitare il sito del PMLI: http://www.pmli.it/gulag80anniversario.htm

Non bisogna essere idealisti. La lotta di classe non è fatta di baci, carezze, gentilezze, e non si fa con i guanti bianchi. È una guer-ra senza esclusioni di colpi politi-ci e materiali. Più dura si fa, più si avvicina la vittoria di una o l’al-tra classe, tanto più violenta essa diventa. Nella rivoluzione e nella difesa delle conquiste rivoluziona-rie, la violenza diviene il metodo di lotta principale e risolutivo.

Non tutta la violenza è uguale e condivisibile. Ovviamente noi siamo per la violenza giusta, os-sia quella rivoluzionaria, e non per la violenza ingiusta e contro-rivoluzionaria che usano i governi borghesi, come quello del neodu-ce Berlusconi per reprimere le lot-te dei lavoratori e degli studenti, e gli imperialisti che invadono i Pae-si che non obbediscono ai loro or-dini. Siamo per la violenza di mas-sa, per resistere agli attacchi delle “forze dell’ordine” borghesi o per ottenere o far valere un diritto.

Siamo invece nettamente con-trari alla violenza di piccolo grup-po senza base di massa, soggetti-va, avventurista, provocatoria e al di fuori di una corretta strategia politica, come quella praticata a

Roma il 15 ottobre dagli “ultrasi-nistri”.

Noi lavoriamo perché monti la violenza di massa tanta e tale che sia sufficiente per abbattere il mas-sacratore sociale Berlusconi.

Nell’utilizzare la violenza rivo-luzionaria si può incappare in erro-ri, com’è successo nelle rivoluzio-ni russa e cinese, per inesperienza o per una non corretta compren-sione di una situazione particola-re, ma ciò non intacca la bontà del socialismo e di quelle due straor-dinarie esperienze storiche e la grandezza di Stalin e Mao.

Tutti i veri comunisti e tutti coloro che vogliono cambiare il mondo devono imparare a ragio-nare e a vedere le cose come Stalin e Mao, nonché come Marx, Engels e Lenin, e non come i democratici borghesi, i liberali e i trotzkisti.

Altrimenti le illusioni idealiste, riformiste, pacifiste, elettoraliste, parlamentariste, costituzionaliste e governative continueranno a tar-pare le ali del proletariato e delle nuove generazioni.

Per capire bene come stanno le cose nel nostro Paese, e cosa oc-corre fare per cambiare la situa-zione, potrebbe esserti utile il di-scorso del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, pronunciato alla recen-te commemorazione di Mao. Lo trovi a http://www.pmli.it/scuderi-mao2011sulpartito.htm

Nell’Urss di Stalin e nella Cina di Mao le masse godevano piena libertà e democrazia, che erano in-vece negate, giustamente, ai bor-ghesi e ai controrivoluzionari. In nessun Paese, socialista o capita-lista, c’è la piena libertà e demo-crazia per tutti. La classe al potere, in un modo o in un altro, opprime, reprime e limita la libertà delle classi non al potere. Rifletti bene su quello che accade nel nostro Paese capitalistico. Facciamo solo due esempi: che libertà può gode-re un disoccupato che non ha di che vivere? Che democrazia è mai

quella in cui i media ignorano to-talmente le posizioni politiche e gli atti del PMLI?

Non tutti gli uomini sono ugua-li e non tutti possono essere trattati allo stesso modo. Ci sono i prole-tari e i borghesi; ci sono gli sfrut-tati e gli oppressi e gli sfruttatori e gli oppressori. Come si fa a met-terli tutti sullo stesso piano? Bi-sogna sapere scegliere e agire di conseguenza.

Noi marxisti-leninisti non sia-mo né barbari assetati di sangue né disumani né dogmatici e set-tari. Sappiamo distinguere avver-sario da avversario, nemico prin-cipale e nemico secondario, mai, comunque, metteremmo al muro chi non la pensa come noi.

Trotzki era un criminale, un alleato, di fatto, di Hitler. Voleva distruggere l’Urss e il movimen-to comunista internazionale. È il mandante di tanti assassinii di esponenti comunisti, tra cui Kirov. Durante la guerra civile in Spagna, alleato con gli anarchici, ha sabo-tato la resistenza antifranchista con azioni avventuristiche e con-trapponendosi alla direzione dei comunisti. Non poteva quindi che subire quella fine.

Anche l’umanità è di classe. Quella borghese è una finta uma-nità, quella proletaria, la nostra, è la vera umanità poiché è contro ogni ingiustizia sociale, ogni ine-guaglianza economica, sociale, di sesso e territoriale e aspira a una società senza classi in cui tutti gli esseri umani possano godere pie-namente libertà e democrazia e essere interamente padroni di se stessi.

È con questi principi che, come dici tu “bisogna combattere, dal punto di vista politico, le destre e il capitalismo spietato che oggi ci affliggono, per una Italia unita, rossa e socialista”.

Auspicando di averti concreta-mente a nostro fianco, ti salutiamo e ti auguriamo di cuore una vita si-mile a quella di Stalin e Mao.

Stalin e Mao in un manifesto che esalta l’amicizia tra i popoli sovietico e cinese

Scuderi ha educato, educa e educherà il PMLI ad

essere fedele al marxismo-leninismo-pensiero di Mao

In questo mese abbiamo studiato il discorso pronun-ciato dal compagno Giovanni Scuderi l’11 settembre a Fi-renze per il 35° anniversario della scomparsa di Mao.

In questo discorso Scude-ri, oltre ad esaltare Mao e il-lustrarne gli insegnamenti sul Partito, quindi il suo metodo organizzativo, ossia il centra-lismo democratico, ha anche trattato temi di attualità. Ha spiegato la storia del Partito del proletariato in Italia a parti-re dal PSI, partito che divenne riformista e socialdemocrati-co, costringendo la minoran-za comunista presente al suo interno a fondare nel 1921 il PCI. Anche questo, però, da subito venne dominato prima dal trotzkista Bordiga e poi dai revisionisti di destra Gramsci, Togliatti, ecc., che hanno im-brogliato le masse.

Il compagno Scuderi ha quindi dimostrato con questa analisi materialista che l’unico Partito autenticamente marxi-

sta-leninista presente in Italia è il PMLI e solo con esso il proletariato e le masse lavo-ratrici potranno prendere il potere politico e mantenerlo nelle loro mani.

Scuderi ha ampiamen-te dimostrato di essere un grande allievo dei Maestri, che ha dato tutto per il Par-tito del proletariato. Scuderi è il nostro capo rivoluziona-rio marxista-leninista, che ha educato, educa e educherà il Partito a essere sempre fede-le al marxismo-leninismo.

Gloria eterna a Mao, gran-de guida e Maestro del prole-tariato internazionale!

Onore al PMLI, il Partito del proletariato italiano!

Lunga vita al compagno Scuderi, il migliore allievo dei Maestri in Italia e non solo!

Coi Maestri e il PMLI vin-ceremo!

Da un rapporto mensile del-l’Organizzazione di Campo-sampiero (Padova) del PMLI

La repressione passa sul webInternet, la rete delle reti, viene

considerata sicura e soprattutto libera! In un certo senso è vero ma bisogna vedere chi c’è dietro la rete.

Google è il motore di ricerca più usato ma è anche lo strumen-to per fare intercettazioni da par-te dell’FBI e della CIA. Attraverso software sofisticati riescono non solo ad intercettare le e-mail ma riescono a vedere quello che l’utente individuato sta facendo. Riescono a vedere la cronologia e inoltre vedono quanti accessi si fanno nei vari siti internet.

Lasciando stare Google è ora di parlare di Facebook.

Facebook è uno schedario dove noi marxisti-leninisti rischia-mo la repressione totale! I nostri commenti sui social network ol-tre a dare fastidio ai soliti (della “sinistra” borghese, reazionari e fascisti) vengono spesso visti,

analizzati, schedati e cancellati dai servizi segreti dei vari Stati membri della Nato. Veniamo con-siderati facinorosi quando in real-tà vogliamo semplicemente cam-biare lo stato di cose presente.

Dobbiamo stare attenti a tut-to quello che facciamo sul web. Non basta usare un finto nome utente o una password complica-ta, perché attraverso l’IP (Internet Protocol) possono visualizzare il nostro computer in qualsiasi par-te del globo. Inoltre vorrei ricor-dare che internet era nata come rete militare negli USA e quindi vogliono farci cadere, attraverso la libertà di comunicazione nel web, nelle loro trappole capitali-stiche massoniche.

La vigilanza rivoluzionaria deve rimanere al livello maggiore. Usate internet applicando la vigi-lanza rivoluzionaria!

Giovanni - Palermo

Il PMLI produce un grosso sforzo per far giun-gere alle masse la sua voce anticapitalista, anti-regime neofascista e per l’Italia unita, rossa e so-cialista. I militanti e i simpatizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello ai sinceri fautori del so-cialismo per aiutarlo economicamente, anche con piccoli contributi finanziari. Nel supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Più euro riceveremo più volantini potremo dif-fondere contro il governo del neoduce Berlusconi e il regime capitalista, neofascista, presidenziali-sta, federalista e interventista e i suoi partiti.

Aiutateci anche economicamente per combat-tere le illusioni elettorali, parlamentari, riformiste e governative e per creare una coscienza, una men-talità, una mobilitazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci di abbattere il capitalismo e il po-tere della borghesia e di istituire il socialismo e il potere del proletariato. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i contributi al con-to corrente postale n. 85842383, specificando la causale, intestato a:

PMLI - via Gioberti, 101 - 50121 FIRENZE

Page 11: Il Bolscevico - PMLI n.39 2011

N. 39 - 3 novembre 2011 cronache locali / il bolscevico 11Roma sommersa per un nubifragio

E’ COLPA DI ALEMANNO ENON DELLA PIOGGIA

Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di Roma

È sempre la stessa storia a Roma, senza bisogno di parlare di millimetri di pioggia, è chia-ro che qualcosa alle fogne della città non va, o perché mancano proprio, o perché a forza di ta-gli e ritagli e stanziamenti poco chiari la manutenzione è pres-sappoco inesistente. Fatto sta che ogni volta che piove un po’ più del solito la situazione delle strade è drammatica.

Giovedì 20 ottobre sono ca-duti 74 mm di pioggia in meno di 2 ore, una cifra eccezionale ma non inaspettata come ha vo-luto farci credere il povero allu-vionato nero Alemanno che per coprire la propria negligenza ha addirittura richiesto lo stato di calamità naturale.

La verità è che la città è impreparata, anche quando la pioggia non cade così forte. È impreparata e puntualmen-te l’amministrazione comu-nale non fa niente manco per provare a prevenire i disagi. E insieme all’inadeguatezza del reflusso delle acque, fogne e caditoie, vengono fuori tanti al-

Una delle strade della capitale completamente allagate dopo il nubifragio del 20 ottobre scorso

MENTRE TAGLIA I SERVIZI PUBBLICI E SOCIALI, AUMENTA IL BIGLIETTO DEI TRASPORTI E TARTASSA CON L’ADDIZIONALE IRPEF DELLO 0,2%

Pisapia trova 32 milioni di euro per acquistare

il 34% delle azioni Arexpo Il PMLI rivendica che il Comune di Milano si ritiri da Arexpo

per fi nanziare il potenziamento dei servizi pubblici e sociali comunali e per l’assunzione stabile del personale precarioRedazione di Milano

Mercoledì 12 ottobre durante il Consiglio comunale programma-to per sancire l’ingresso del Comu-ne di Milano nella società Arexpo, la società varata a fine maggio 2011 che avrà il compito di acquisire le aree per l’esposizione del 2015 e poi coordinare il piano urbanistico dell’intera area per il dopo-expo, la maggioranza della “sinistra” borghe-se che sostiene la giunta arancione del neopodestà Pisapia ha continua-to imperterrita nei suoi progetti tesi a favorire in via prioritaria la megas-peculazione edilizia. Facendo finta di non sentire e non vedere quello che gli abitanti di Milano hanno già più volte chiaramente espresso tramite i comitati di quartiere che rivendicano che il Comune si opponga allo scem-pio del territorio. Alla faccia del-la tanto sbandierata quanto aleatoria “democrazia partecipata”.

Nonostante fino a ieri il sindaco imbroglione Giuliano Pisapia si la-mentasse per le casse civiche “in ros-so”, il Consiglio comunale ha appro-vato la delibera (27 voti a favore della maggioranza, compreso Pisapia) che

fa sborsare ben 32 milioni di euro per l’acquisto del 34,6% delle azio-ni di Arexpo. Soldi che la giunta si propone di recuperare tagliando ser-vizi pubblici e sociali, aumentando il biglietto dei trasporti pubblici e tar-tassando con l’addizionale Irpef del-lo 0,2%.

La Cellula “Mao” di Milano e il Comitato lombardo del PMLI ri-vendicano che il Comune di Milano si ritiri dalla partecipazione aziona-ria della newco Arexpo affinché i 32 milioni di euro di fondi pubblici sia-no utilmente destinati a finanziare il potenziamento dei servizi pubblici e sociali comunali anche tramite l’as-sunzione a tempo indeterminato del personale precario attualmente la-sciato in gran parte in stato di disoc-cupazione!

Occorre che le masse lavoratri-ci e popolari di Milano scendano in piazza facendo propria questa riven-dicazione opponendosi decisamente alla politica edilizia del neopodestà Pisapia che porta avanti i più biechi interessi speculativi del capitale fi-nanziario, immobiliare e commercia-le anche associato nella Compagnia delle Opere e nella LegaCoop.

Giovane cingalese muore in periferia

Stangata della Corte dei Conti all’amministrazione di Pontassieve (Firenze)

IL SINDACO MAIRAGHI E LA GIUNTA PD DEVONO RISARCIRE DI OLTRE 400 MILA EURO LE CASSE COMUNALIDal corrispondente dell’Organizzazionedi Rufi na del PMLI

Ebbene, stavolta non sono solo i sospetti attribuiti troppo sem-plicisticamente alle “solite male-lingue”; una sentenza della Corte dei Conti inchioda definitivamen-te il sindaco Mairaghi e la sua ex giunta piddina per danno erariale alla cassa comunale di oltre 400 mila euro. Per la precisione sotto accusa è finita una nomina relati-va all’incarico di Direttore gene-rale (Dg) del comune di Pontas-sieve (Firenze) attribuita nel 2005 a Luca Fanciullacci per nomi-na diretta del “primo cittadino” del paese e votata in giunta dalla maggioranza. L’incarico di Diret-tore generale da nominare extra organico, nel 2005 era consenti-to ai comuni aventi più di 15.000 abitanti esclusivamente per moti-vi d’utilità dimostrabile e comun-que sempre nel rispetto di alcuni specifici requisiti dell’incaricando il quale, come si legge nella sen-tenza: “deve trattarsi di una per-sona di comprovata e particolare qualificazione professionale non rinvenibile nei ruoli dell’ammini-strazione, ovvero che abbia svolo attività in organismi ed enti pub-blici (…) per almeno un quinquen-nio in funzioni dirigenziali o che abbia conseguito una particolare specializzazione culturale e scien-tifica desumibile dalla formazione universitaria e da concrete espe-rienze di lavoro manuale matura-te anche presso amministrazioni statali.”

Colpevoli di nomine illecite e danno erarialeAl di là della nomina persona-

le e non riferibile al concorso pub-blico, l’atteggiamento di sinda-co e giunta vengono condannati soprattutto in quanto il nominato non ha né credenziali universita-rie, né tanto meno esperienza nella pubblica amministrazione poiché la vantata carica da sindaco rico-perta nel comune di Cerreto Guidi (9 mila abitanti) fino al 2004 non rappresenta esperienza ammini-strativa a nessun effetto in quan-to, sempre secondo la sentenza: “l’incarico a sindaco è ricoperto per esclusiva volontà convergente degli elettori (…) e non a seguito di una valutazione sulle effettive capacità culturali e professionali come accade per l’assunzione nel pubblico impiego”. Oltre ai cavil-li burocratici e legislativi, la que-stione principale riguarda la posi-zione assunta dalla Corte dei conti che, su segnalazione del presiden-te dell’ordine dei Segretari comu-nali, ha sostenuto che l’incarico affidato al Fanciullacci, oltre ad essere illegittimo era soprattutto inutile “non avendo apportato al-cun beneficio all’ente”. E ancora: “per quanto riguarda l’elemen-to psicologico la condotta della giunta si è connotata da grandis-sima negligenza e da particolare leggerezza, poiché dai suddetti per il ruolo ricoperto, si doveva esige-re la conoscenza della normativa in materia, soprattutto perché la scelta ha inciso sensibilmente sul-le finanze dell’ente”.

Per questi motivi il sindaco

Mairaghi, quale principale respon-sabile, è stato condannato a risar-cire al comune la cifra di oltre 141 mila euro e 6 membri della sua giunta (Mugnai, Selvi, Pini, Ia-campo, Capolupo e Marini), quat-tro del PD e due del PRC, dovran-no rimborsare insieme i restanti 212 mila euro, pari al 60% del danno erariale subito. In pratica una cifra ridotta a poco più di 350 mila euro contro i 443 mila della sentenza originaria. La cifra emer-ge dal semplice conteggio del-le spettanze ricevute dal Diretto-re generale nei 5 anni di incarico; l’importo annuo lordo del reddito a favore di Fanciullacci, indica-to dal CUD 2008 pubblicato sul sito internet del comune, si aggi-rava intorno ai 68 mila euro lordi annui. Se questa vicenda eviden-zia un modo di gestione della cosa pubblica a dir poco clientelare, op-portunistico e filomafioso, è anco-ra più incredibile il fatto che, dopo il primo mandato scaduto nel lu-glio 2009, al Fanciullacci sia stato nuovamente rinnovato l’incarico per altri 5 anni, infischiandosene se, pochi mesi più tardi dal rinno-vo della nomina, la legge finan-ziaria n.191 del 2009, innalzava il tetto degli abitanti minimi che un comune deve avere per poter usu-fruire della possibilità di nominare la figura del Dg fuori amministra-zione, dai 15.000 ai 100.000, am-piamente fuori portata per Pontas-sieve.

Alla luce di fatti così gravi che hanno già inciso per quasi mezzo

milione di euro fino al 2009 e pre-sumibilmente influiranno per un altro mezzo milione per il quin-quennio successivo, il sindaco, con la prepotenza e con la sfron-tatezza che lo contraddistingue, anziché dimettersi per manifesta malafede o incapacità nell’ammi-nistrare la cosa pubblica, conti-nua strenuamente a trincerarsi die-tro i “risultati raggiunti”, non ben definiti, e annuncia ricorso in ap-pello. Comunque sia i condanna-ti non pagheranno di tasca loro le ammende comminate ma lo farà per loro un’assicurazione, pagata a sua volta con soldi pubblici, che, indiscrezioni vorrebbero, ha au-mentato il massimale recentemen-te in odore di condanna.

Questo episodio, che si com-menta da solo, si aggiunge ad una lista di altre ammende a cari-co degli amministratori del comu-ne di Pontassieve causate da abusi e scorrettezze di gestione; su tutti l’appalto del depuratore di Aschie-to modificato in fase di bando per consegnarlo nelle mani della dit-ta “preferita” che è costato al co-mune altre centinaia di migliaia di euro a seguito del ricorso del-la ditta seconda classificata (oltre 400.000), e l’altro gravissimo epi-sodio relativo alla sottoscrizione da parte della tesoreria comunale di titoli derivati che hanno causato altre perdite di bilancio, prima del-la loro chiusura.

Amministratori incapaci, o me-glio, capaci di utilizzare l’ammi-nistrazione pubblica soltanto per

fronto con la popolazione, sem-pre più scontenta, anche sui temi centrali della Valdisieve come il contestatissimo inceneritore di Selvapiana, sottolinea la distan-za enorme e incolmabile che divi-de le giunte comunali dal popolo. Una distanza che potrà essere eli-minata solo quando esse saranno sfiduciate in massa dall’astensio-nismo elettorale e la popolazio-ne, finalmente capace di non cade-re nell’inganno elettoralista, saprà organizzarsi in Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.

di manutenzione, di ammoder-namento che sarebbero neces-sarie per garantire almeno la sicurezza di chi tutte le matti-ne si reca nei luoghi di lavoro e di studio, che mancano perché “non ci sono i fondi” come vie-ne sempre risposto, e che fa il neopodestà Alemanno? Si mo-stra in televisione con la sua solita faccia afflitta, va ad in-colpare il meteo e invocare aiu-to, apparendo più “pazzo” che poco serio.

I fondi però in buona par-te sono stati stanziati e lo sa lo

stesso Alemanno che più volte si è vantato di come avrebbe ri-solto il problema strade, pro-mettendo “meno buche e meno allagamenti”: negli ultimi due anni 200 milioni di euro sono stati dati in mano ai privati, an-nullando di fatto qualsiasi con-trollo diretto del comune, e non è cambiato niente.

Inoltre, i fondi per le perife-rie sono prossimi allo zero e il già relativo potere dei municipi finisce per annullarsi completa-mente circa questo problema.

tri nodi collegati, come il pro-blema dell’asfalto che non fa che sgretolarsi, aprirsi, in al-cuni casi cedere completamen-te aprendo delle voragini, nien-te di nuovo, come le strutture pubbliche, per prime le scuole, con impianti desueti che ogni volta diventato luoghi tutt’altro che sicuri, e giovedì non si sono fatte attendere notizie di soffitti e controsoffitti che hanno cedu-to per le infiltrazioni nei tetti e nei muri.

A farne le spese sono sem-pre gli strati più deboli della so-cietà, nella periferia, all’Infer-netto, un cingalese di 32 anni è rimasto intrappolato nel se-minterrato in cui abitava men-tre l’acqua saliva velocemente ed è annegato. Calamità natura-le? All’Infernetto le strade sono state finite di asfaltare pochi anni fa, le abitazioni erano co-struzioni abusive adesso con-donate e manca l’aggancio alla rete fognaria per lo smaltimen-to delle acque chiare. Con buo-na probabilità il giovane immi-grato è morto per colpa di una manutenzione della strada ir-regolare che ha ostruito alcuni tombini.

C’è tutta una serie di opere

È in uscita

Le richieste vanno indirizzate a: PMLI - [email protected] postale: IL BOLSCEVICO - C.P. 477 - 50100 FIRENZETel. e fax 055 2347272

fini personali o per sistemare gli amici di partito rimasti senza cari-che pubbliche, come coloro in ca-rica a Pontassieve nella giunta PD, mostrano con chiarezza la totale affinità col governo centrale stes-so col quale condividono metodi, comportamenti e obiettivi di pote-re borghesi. Anche la totale prepo-tenza con la quale, nascondendosi dietro il mandato elettorale, peral-tro negli anni sempre più risicato, essi rinunciano a qualsiasi con-

Page 12: Il Bolscevico - PMLI n.39 2011

12 il bolscevico N. 39 - 3 novembre 2011

Rifl essioni sulla manifestazione del 15 ottobre a Roma

COL PMLI MI SONO SENTITA ANCORAPIU’ PARTECIPE NELLA LOTTA AL CAPITALISMO

Comincio col ringraziare i com-pagni dirigenti del PMLI con in te-sta il compagno Giovanni Scuderi per i ringraziamenti alla partecipa-zione della storica manifestazione del 15 ottobre a Roma.

Vi ringrazio per gli incoraggia-menti e le belle parole, ma soprat-tutto per aver “vegliato” su di noi, presenti alla manifestazione, sia a distanza che di persona indicandoci le vie giuste da percorrere e tenen-doci costantemente aggiornati su-gli scontri presenti in modo da non farci succedere nulla e per averci guidato bene attraverso il corteo e le vie di Roma anche quando è scoppiata la “guerriglia”.

Penso che le masse abbiano subito una sorta di risveglio dopo aver visto cosa è successo sabato 15 ottobre a Roma, in quanto so-prattutto chi era presente ma anche chi ha seguito tutto attraverso la te-levisione o internet, si sono accorte che la repressione è stata una scu-sa per far sì che la manifestazione, che aveva una solida causa, finis-se nel caos e si parlasse per giorni solo di scontri e calcolo di danni.

Le ragioni che spingono le per-sone a scendere in piazza e manife-stare sono giuste e sentite da tutti, ormai si è creato nelle loro menti una coscienza politica che fino ad ora non si era espressa.

Si è rimasti ovviamente a boc-ca aperta davanti alle immagini vi-ste in televisione, ma ci tengo a far presente che, pochi eventi isolati, vedi auto in fiamme o vetrine di banche infrante, non possono far passare in secondo piano il ma-

lessere generale che c’è in Italia, e non solo nel nostro Paese, anzi ser-vono a far crescere l’indignazione e il senso di malessere continuo, e la necessità di cambiare la propria situazione.

Credo che questa manifesta-zione verrà ricordata perché erano anni che non si scendeva in piazza ad urlare il proprio dissenso contro questo regime capitalista, questa è stata veramente una storica mani-festazione anticapitalista.

Il vero “problema” non risolto con la violenza da parte delle “for-ze dell’ordine”, è la voglia di ri-scatto delle persone e dei giovani in prima fila.

Durante la prima parte di cor-teo le cose sembravano andare per il meglio, si son lanciati cori e canti assieme ai manifestanti che ci sta-vano intorno come ad esempio le “Mamme vulcaniche” che ci han-no voluto fortemente vicini a loro in corteo e che ci hanno dato forza, e noi a loro, con gli slogan giusti e consapevoli riguardanti il proble-ma dei rifiuti in Campania.

Sono veramente orgogliosa di aver avuto il “compito” di lanciare i cori col megafono, accompagna-ta dal compagno Angelo, in quan-to mi sono sentita ancora più par-tecipe nella lotta al capitalismo, senza però dimenticare di svento-lare la bandiera del Partito.

Il clima era caldo e questo non lo si poteva negare, in quanto in più di un’occasione ci siamo fatti da parte per far passare gli ex “di-sobbedienti”, vedi “Uniti per l’al-ternativa”, tra l’altro mi permetto

di aggiungere che se l’alternativa sono loro, tanto vale tenere le cose come stanno ora. Hanno osato dare dei “fascisti” a noi che cercavamo solo di farli passare per non ave-re niente a che fare con loro e non mischiarci.

Quando i compagni a capo del-la delegazione hanno intuito che la situazione diventava difficile e che la manifestazione cominciava a prendere una brutta piega, hanno optato per radunare tutti noi com-pagni in una strada laterale rispetto allo svolgimento del corteo, tra il Colosseo e piazza S. Giovanni de-stinata all’arrivo di tutti i manife-stanti, per controllare la situazione e valutare le successive mosse.

Il tempismo del compagno De-nis, a capo della delegazione di quella giornata, è stato per tutti noi la salvezza, in quanto poco dopo, proprio da quella strada laterale,

si son sentite sirene spiegate e vi-ste macchine, camionette e blinda-ti delle “forze dell’ordine” sfrec-ciare a tutta velocità in direzione del corteo, noncuranti del fatto che in mezzo alla strada ovviamente c’erano manifestanti.

Un blindato della polizia anda-va talmente ad alta velocità che ha travolto il semaforo all’angolo del-la strada, ma nessuno degli occu-panti si è preso la responsabilità di controllare che nessuno fosse ri-masto ferito.

Si sono presi però la libertà di tagliare in due il corteo e di lan-ciare lacrimogeni e manganellate a chi non c’entrava veramente nulla con gli scontri che avvenivano in piazza S. Giovanni e nel corteo.

Non credo che siano servite le botte date ai manifestanti per can-cellare la loro indignazione, anzi sono sicura che ora sia ancora più

forte e radicata.Ormai forse non si parla più

solo di indignazione, ma di ver-gogna, vergogna per le nostre isti-tuzioni, vergogna per chi ci lancia contro lacrimogeni e per costrin-gerci a stare zitti e farci da parte come tante pecore mal custodite.

Se non altro tutto ciò ha fatto sì che le masse ora siano più coin-volte e si impegnino di più per far sentire le loro voci, in quanto pen-so che si sia visto benissimo che gli “ultrasinistri” e gli infiltrati che hanno messo a ferro e fuoco Roma, sono stati lasciati agire in-disturbati per almeno due ore pri-ma che la polizia irrompesse con violenza sui manifestanti pacifici ed inermi.

Più volte da qualche spezzone del corteo si son levate grida con-tro i “Black bloc”, se così vogliam chiamarli, per cercare di fermarli, ma in tutta risposta sono arrivati insulti e botte ed hanno continua-to incontrastati le loro opere di di-struzione senza che nessun organo di polizia facesse nulla per porre fine a quello scempio.

Ormai si è stati presi in giro a sufficienza, ormai è arrivato il tem-po della lotta, non è possibile cre-dere che per screditare un tema co-sì importante e decine di migliaia di persone si debba ricorrere alla vio-lenza da parte delle “forze dell’or-dine” perché le istituzioni non san-no e non vogliono fornire le ade-guate soluzioni a questa crisi che loro stessi hanno creato, ma che ovviamente noi dobbiamo subire.

È stato corretto e giusto tener-

si fuori dagli scontri in quanto ora servono solo ad indebolirci e sono ancora inutili, ora è necessario ra-dunare le forze e unire le masse nell’unica causa del socialismo.

Arriverà il giorno in cui il PMLI sarà un forte e radicato Par-tito e sarà a capo del corteo ed al-lora sarà diverso.

Quando quel giorno arriverà sa-remo giudicati da una giustizia che è davvero uguale per tutti, ad ave-re lavori a tempo indeterminato e a salario pieno ed adeguato, senza sfruttamento dell’uomo sull’uo-mo, saremo pronti a vivere senza il cappio al collo dei conti a fine mese.

La manifestazione ha fatto sì che io capissi ancora di più che il PMLI è l’unico partito veramente comunista, e lo si evince dai fatti, e che sa come comportarsi in tutte le situazioni che si presentano.

Dobbiamo crescere e studiare, io per prima, per poter abbattere il neoduce Berlusconi ed il capitali-smo e per raggiungere il sociali-smo.

Ringrazio ancora una volta i compagni dirigenti e con loro a capo il compagno Scuderi, per in-dirizzarci sempre in modo corretto e per credere sempre che in ognu-no di noi ci possa essere qualcosa di buono.

Viva la lotta di piazza, viva le masse che non hanno paura di far sentire la loro voce!

Viva il PMLI.Coi Maestri ed il PMLI vince-

remo!Giada - Forlì

Roma, 15 ottobre 2011. Manifestazione nazionale contro il capitalismo e il go-verno Berlusconi (foto Il Bolscevico)

TESTIMONIANZA DI UNA LAVORATRICE CASSAINTEGRATA DELLA SIEMENS NOKIA-JABIL DI CASSINA DE’ PECCHI (MILANO)

Il presidio resiste e non andremo via nemmeno quando riceveremole lettere di licenziamento. Sarà solo l’inizio della nostra lotta

Mi chiamo Anna e lavoro in questa azienda da 26 anni, l’ho vi-sta crescere ed evolversi, l’ho vi-sta mutare e progredire, l’ho vista diventare un’eccellenza nel settore delle telecomunicazioni e purtrop-po la sto vedendo chiudere e con la sua chiusura si decreta anche la fine dei miei sogni e l’inizio di una sopravvivenza precaria, incerta, deludente.

Non era ciò che avevo mes-so in conto per il mio futuro, non era quello che speravo di ottene-re svolgendo sempre lealmente e puntualmente il mio compito, de-dicandomi al mio lavoro con pas-sione ed interesse in quanto mi ha sempre affascinato e coinvolto.

Mi sono sempre occupata di collaudo di circuiti, ho sempre pre-stato attenzione a come questo la-voro lo svolgevano i miei colleghi e sono stata anche una delle prime donne a collaudare.

Ho dimenticato di dire il nome dell’azienda presso cui lavoro, for-se perché un po’ provo vergogna ad associarla al mio nome, forse per-ché non mi riconosco più in essa da 4 anni a questa parte da quan-do la “famosa” Siemens Nokia è stata ceduta ad una multinazionale americana che porta il nome di Ja-bil, da quel momento sono inizia-ti problemi per tutti i lavoratori e ora di tutto il nostro impegno e le nostre competenze lavorative dav-vero non sappiamo più che farce-ne, da quando con strane pressioni

I lavoratori della Jabil (ex Simens-Nokia) presidiano l’ingresso dell’azienda di Cassina de’ Pecchi in provincia di Milano

Milano, 25 ottobre 2011. Presidio di lotta dei lavoratori di numerose aziende in crisi davanti alla sede del consiglio regionale della Lombardia che, in seduta straordinaria, doveva discutere della crisi occupazionale. Hanno partecipato i lavoratori delle aziende Jabil, Xerox, Mafl ow, Nova Ceta, Eutelia, Thales Alenia Space, Gibril e San Raffaele e diversi rappresentanti sindacali.L’ingresso del Pirellone, sede del consiglio regionale, è stato bersagliato dai la-voratori con uova marce e la protesta è arrivata fi no dentro l’aula.Tre operai, che avevano srotolato uno striscione di protesta su una balaustra, sono stati portati fuori di peso dalla Digos mentre gridavano “vergogna” ai con-siglieri regionali, - in particolare verso la Minetti (PdL) e Penati (PD) assente alla seduta - per gli stipendi d’oro di cui benefi ciano mentre migliaia di lavorato-ri sono “in cassa integrazione da anni e non arrivano alla fi ne del mese”

psicologiche siamo stati quasi tut-ti demansionati e relegati a lavori che non rispondono affatto al no-stro inquadramento professionale.

Eravamo abituati a poter pro-porre le nostre idee, a dare i nostri consigli ad essere presi in conside-razione, ora da 4 anni siamo sta-ti messi nell’angolo, con la paura di poterci esprimere liberamente e chi ha avuto il coraggio di farlo ha duramente pagato la sua voglia e il suo amore per la verità finendo in qualche stanzina isolato dal re-sto del mondo, ma questa è un’al-tra storia.

Dopo due anni di cassa integra-zione ordinaria, e un anno di cassa straordinaria l’epilogo, comunica-to via fax senza nemmeno un in-contro da parte dei dirigenti con i lavoratori, un fax scarno e freddo

come sono freddi gli animi di que-sti personaggi ci comunica che sa-remo i prossimi mobilitati del mil-lennio.

Inutile (o forse no) specificare che alla mia età si è troppo giova-ne per andare in pensione ma an-che troppo vecchia per cercare un lavoro.

Inutile sottolineare che tutto il nostro settore è in crisi più totale, inutile far notare che la crisi mon-diale che stiamo vivendo non mi-gliora di certo le cose.

Peccato che le bollette conti-nuino ad arrivare ugualmente però, peccato che bisogna anche com-perare qualcosa da mangiare se si vuole sopravvivere dato che di vivere ci stiamo dimenticando or-mai, inutile far notare che senza un lavoro ti senti senza identità e che

hai la sensazione di non avere un ruolo, di non avere più valore, di non avere più la tua dignità.

Senza il lavoro non si è quasi nulla e spesso ci si dimentica che in quel bel libro chiamato Costitu-zione Italiana si afferma che: l’Ita-lia è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma qui mi sa che invece di far lavorare le persone si giochi ad “affamarle” e a renderle prive di stimoli, vengono rubati i sogni e della ragazzina piena di progetti per il futuro e per la sua vita che è entrata nel mondo del lavoro subi-to dopo la scuola a 19 anni ora è ri-masto ben poco a parte la volontà di non arrendersi.

Non sarà un bel Natale questo per noi, non sarà un bel Natale per-ché come regalo abbiamo ricevuto il licenziamento ma ci siamo stretti in un abbraccio, abbiamo unito le nostre grida silenziose ed abbiamo creato un presidio permanente che da 4 mesi ci vede coinvolti a pie-no regime.

Abbiamo e stiamo cercando di tutelare solo il nostro posto di la-voro ed intanto che le lancette del-l’orologio girano e i giorni passano stiamo attendendo il 12 dicembre che sarà il giorno che vedrà tutti noi lavoratori ricevere le lettere di licenziamento, stiamo cercando di non restare nell’ombra, di non pie-garci difronte all’ingiustizia che fa sentire queste persone così tanto piene di se al punto di disporre del-le nostre vite senza neanche chie-

derci se siamo d’accordo o meno, stiamo cercando di far conoscere la nostra storia a chi avrà la bontà di leggerla solo per far capire che le prevaricazioni non avranno le nostre volontà, che il presidio esi-ste e resiste e che non andremo via da qui nemmeno quando avremo ricevuto le lettere ma che quello sarà solo l’inizio della nostra lotta.

Difficile far tornare la sereni-

tà sul volto di quella ragazzina di-ciannovenne che mi osserva e che continua ad avere la testa che le frulla in cerca di idee nuove e di come reagire a questa mattanza che nessuno ha chiesto ma anche difficile portarle via sorriso e so-gni perché quelli sono miei e non sono in vendita così come non lo è la mia dignità!

Anna

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N. 39 - 3 novembre 2011 cronache locali / il bolscevico 13Nuove vertenze nel forlivese

contro l’arroganza padronale e per difendere i posti di lavoro

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di ForlìIl 10 ottobre i lavoratori del-

la Celli Spa di Forlì, specializzata nella produzione di macchine agri-cole, hanno scioperato per un’ora e tenuto un’assemblea davanti al-l’azienda. Il giorno seguente la FIOM CGIL ha comunicato alla direzione aziendale la sospensione di tutte le relazioni sindacali a se-guito delle “affermazioni denigra-torie nei confronti dei lavoratori, dei delegati e dell’Organizzazione sindacale e prive di alcun tipo di riscontro, apparse sui mezzi di co-municazione locali”.

La FIOM ha dichiarato che “i lavoratori non accettano di vede-re scaricate sulle proprie spalle le colpe di altri: forse la Celli è ap-pesantita dal costo di troppi diri-genti, di strani consulenti azienda-li arrivati da fuori, con la verità in tasca ed atteggiamenti aggressivi e portatori di inutili tensioni”.

I sindacati FIM, FIOM e UILM denunciano poi che la Rintal, azienda che produce scale e occu-pa circa 100 lavoratori, “ha deciso una riduzione dei costi da attuar-si attraverso licenziamenti e con l’utilizzo della cassa integrazione a zero ore”.

Il 27 luglio scorso era stato si-

glato un accordo con l’azienda per affrontare il lungo periodo di crisi. Nonostante ciò sono seguite “pres-sioni individuali sui lavoratori” per “esternalizzare” i disabili presenti e il licenziamento di un dipenden-te della Miterstep, azienda control-lata e strettamente riconducibile alla Rintal, durante il periodo di cassa integrazione. “Come sinda-cato riteniamo il comportamento dell’azienda inaccettabile dal mo-mento che alla nostra richiesta di immediato ritiro del licenziamen-to, la direzione aziendale ha richie-sto come contropartita il colloca-mento in cassa integrazione a zero ore del personale da lei ritenuto in esubero (contrariamente agli impe-gni precedentemente presi e sotto-scritti nell’accordo del 27/7/2011). È evidente che siamo di fronte ad un vero e proprio ricatto”.

L’11 ottobre si è svolta una ma-nifestazione davanti ai cancelli per “richiedere all’azienda di ritorna-re sui suoi passi, ritirare i licenzia-menti e riprendere un confronto sereno e costruttivo”.

Lo stesso giorno è toccato an-che ai lavoratori della Trasmital-Bonfiglioli scioperare per 8 ore con l’adesione del 100%, per so-stenere la vertenza per il rinnovo del contratto di Gruppo.

FIM, FIOM, UILM e RSU del-la Croci di Bertinoro hanno pro-clamato uno sciopero di 8 ore per lunedì 24 ottobre dopo il “nul-la di fatto” all’incontro avuto con la dirigenza aziendale il 20 otto-bre sulla vertenza che comprende la gestione degli “ammortizzato-ri sociali” e il ripristino dei con-tratti vigenti, disdettati in maniera unilaterale dall’azienda, compre-sa l’erogazione della 14ª mensilità istituita con accordo nel 1978.

Sciopero anche alla Centrale Adriatica di Forlì (a riguardo sono stati pubblicati vari articoli su Il Bolscevico), dove dopo il 6° cam-bio di appalto dall’apertura avve-nuta nel 2006, Astercoop, società cooperativa, ha imposto ai 130 la-voratori già occupati l’assunzione come “socio in formazione” per 3 mesi e quindi in questo periodo “li-cenziabili” in qualsiasi momento. Durante i tavoli di trattativa in al-ternativa ha proposto delle deroghe (di “marca” Marchionne) al CCNL del terziario. Come riportano i sin-dacati “Astercoop in sostanza co-munica che del CCNL del terziario intende applicare solo il minimo retributivo mensile ma che rispet-to agli altri istituti 13ª-14ª e TFR, ferie e permessi, malattia e infor-tunio intende applicare il regola-

mento interno della cooperativa a suo uso e consumo dove gli unici penalizzati sono i lavoratori. Ma Astercoop non si ferma qui, azze-ra il contratto integrativo aziendale che teneva conto della storia con-trattuale dal 2006 ad oggi e abbas-sa, e nei fatti toglie, il buono pasto riconoscendolo solo per le giorna-te in cui si superano le 7 ore, toglie l’indennità freddo di 0,50 centesi-mi l’ora per i reparti come ittico e 4ª gamma sempre al di sotto dei 3°, azzera il premio di risultato in es-sere togliendo nei fatti ai lavora-tori uno quota di salario notevole (...) Proseguirà lo stato di agitazio-ne nelle modalità che saranno de-cise dalla rappresentanza sindacale interna fino all’ottenimento degli obiettivi sopra richiamati”.

Problemi anche alla Ferretti Yatchs dopo che la direzione del gruppo ha valutato inadeguata la proposta di partecipazione avan-zata dal gruppo industriale cinese Shantui. Il che, a fronte di un calo degli ordinativi, rischia di por-tare nel breve periodo alla cassa integrazione, che invece è già at-tiva alla “Bagattoni” di Fiumana di Predappio, leader dei bastoni lignei per tende, dove i lavorato-ri lamentano l’arretrato di diverse mensilità.

LA CRISI CAPITALISTA BRUCIA MIGLIAIA

DI POSTI DI LAVOROIN PROVINCIA DI VARESE

La classe operaia si mobilitae scende in lotta

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Viggiù del PMLI

La crisi capitalista si sta fa-cendo sentire pesantemente in provincia di Varese e a farne le spese sono le masse popolari e in particolare la classe operaia. Questo dicono i dati sul fronte occupazionale diffusi dalla CGIL di Varese nel mese di ottobre. Nei primi otto mesi di quest’anno il monte ore di cassa integrazione ha “bruciato” l’equivalente di ol-tre 17 mila posti di lavoro, oltre il 6% della popolazione lavorativa.

Un altro dato allarmante è rela-tivo alle liste di mobilità che, dopo un periodo di stop, a settembre segnano un’impennata: più 7,3% rispetto allo stesso periodo del-lo scorso anno. I licenziamenti esplodono nelle piccole impre-se (più 21%), cioè nelle aziende sotto i 15 addetti, quelle dove è più difficile la tutela sindacale in quanto non coperte dell’articolo 18.

Terribile, tra tutti, il dato che fotografa la provincia, dove la crisi si è abbattuta con forza e in maniera continuativa: i lavoratori coinvolti da processi che hanno visto il ricorso agli “ammortizza-tori sociali” sono stati complessi-vamente più di 33 mila. Di questi a giugno più di 8.000 risultavano iscritti alle liste di mobilità, con più della metà proveniente da piccole e piccolissime aziende. Il tasso di disoccupazione si è atte-stato al 5,3% nel 2010 (3,5% due anni prima), e a pagare il prezzo più alto sono le donne che, con il 7,2% di disoccupazione nel 2010, superano di quasi un punto la media regionale.

A questo massacro sociale molti lavoratori non ci stanno e tanti sono i focolai di lotta che stanno divampando in difesa dei posti di lavoro in molte aziende a rischio della provincia.

I fronti più caldi sono: la Inda di Caravate, storica azienda presente da più di 60 anni sul territorio e operante nel settore dell’arredo bagno. La dirigenza aziendale con l’aberrante scusa di mantenere la competitività sui mercati ha dichiarato la volontà di chiudere lo stabilimento e di trasferite la produzione insieme a una buona parte dei lavoratori

a Pagazzano (provincia di Ber-gamo) mettendo così a rischio il posto di lavoro per 230 dipen-denti che altrimenti si vedrebbe-ro costretti ogni giorno a far una spola di oltre 200 km tra andata e ritorno.

Gli operai della Inda non ci stanno a perdere il posto e da giorni si sono mobilitati facendo sentire la loro protesta e arrivan-do il 20 ottobre a bloccare via 25 Aprile, la strada adiacente alla fabbrica, e salendo sul tetto del-l’azienda esponendo un cartello con la scritta “Vergogna”.

Alla IMS di Caronno Pertusel-la, produttrice di CD e DVD, già da 2 anni 100 dipendenti si trovano in cassa integrazione straordina-ria e ora rischia di veder bruciati altri 130 posti di lavoro in quanto presto l’azienda potrebbe essere messa in liquidazione.

Alla Aermacchi di Venegono Superiore si parla di 190 “esube-ri” da parte dell’azienda del setto-re aeronautico.

Gravi disagi si prospettano anche per i lavoratori della linea ferroviaria in costruzione Arci-sate-Stabio. Infatti la ditta edile Claudio Salini che ha in appal-to la costruzione della tratta ha comunicato che per motivi di “disagio” economico con il com-mittente dell’opera procederà al blocco del cantiere. Tutto ciò se confermato non solo porterebbe alla perdita di 200 posti di lavoro tra gli operai attualmente impie-gati nel cantiere, ma aprirebbe una ben triste situazione per gli abitanti della Val Ceresio che da molto tempo soffrono per i pro-blemi connessi alla realizzazione dell’opera.

Il Partito marxista-leninista italiano appoggia in maniera mi-litante le rivolte e le proteste con-tro i capitalisti che pensano di po-ter trattare i lavoratori come una merce da liquidare per aumentare i profitti e invita tutti i lavoratori ad opporsi con tutti i mezzi neces-sari e a resistere al massacro oc-cupazionale del territorio facendo proprie le rivendicazioni del PMLI per il lavoro stabile, a salario inte-ro, a tempo pieno e sindacalmen-te tutelato per tutti i lavoratori e disoccupati.

Nessuna fabbrica deve chiu-dere, nessun posto di lavoro deve andare perso!

Nello stabilimento alle porte di Firenze verranno riassunti i 363 dipendenti

SALVAGUARDATA L’OCCUPAZIONE ALLA EX ISI MA TAGLIANDO IL SALARIO DEI LAVORATORILe istituzioni locali, “soddisfatte”, ringraziano gli imprenditoriRedazione di FirenzeMartedì 11 ottobre ha avuto

luogo un’altra puntata della trava-gliata vertenza dei lavoratori del-la ex-Electrolux di Scandicci, alle porte di Firenze, chiamata poi ISI (Italia Solare Industrie) e infine fallita nel giugno di quest’anno.

Un calvario per 363 lavoratori che si trascina da sei lunghi anni, da quando Electrolux decise che la fabbrica scandiccese non rientrava più nelle proprie strategie espor-tando la produzione di frigoriferi all’estero.

Per contrapporsi a questa si-tuazione le lavoratrici e i lavorato-ri con coraggio hanno organizzato in tutti questi anni manifestazioni, presidi e l’occupazione della fab-brica. Il PMLI ha più volte espres-

so loro solidarietà.L’arrivo di nuovi compratori e

la riconversione industriale ver-so la produzione di pannelli foto-voltaici sembrava dare una speran-za, che però si è rivelata un buco nell’acqua, complice anche il go-verno del neoduce Berlusconi che ha tagliato i finanziamenti al foto-voltaico. Una beffa per i lavorato-ri che si è aggravata col mancato pagamento degli stipendi arretra-ti. Delusione ed amarezza da par-te dei lavoratori che nuovamente si sono ritrovati con un futuro in-certo.

L’azienda ISI dichiarata falli-ta viene messa all’asta e ad otto-bre 2011, una cordata di impren-ditori, della quale fa parte anche la nota Bassilichi spa, si è aggiu-

COMUNICATO DELLA CELLULA “G. STALIN”DI FORLÌ DEL PMLI

Messe subito in attole norme repressive

e neofasciste annunciate da Maroni

Apprendiamo dalla stampa che nella serata di ieri 22 otto-bre alcune auto in partenza per partecipare alla grande manife-stazione popolare di oggi con-tro la Tav in Val di Susa, sono state fermate e perquisite e gli occupanti dei mezzi identificati, al casello autostradale di Forlì.

Vengono quindi subito mes-se in atto le norme repressive e neofasciste annunciate dal mi-nistro dell’Interno tese ad im-

pedire preventivamente la par-tecipazione alle manifestazioni. Altro che democrazia!

Un’ulteriore riprova di quan-to il PMLI dice da anni, cioè che siamo in pieno regime neofasci-sta, che Berlusconi è il nuovo Mussolini e che il suo governo va abbattuto dalla piazza!

Cellula “G. Stalin” di Forlì del PMLI

Forlì, 23 ottobre 2011

dicata l’asta per ben 12,6 milioni di euro. La fabbrica si chiamerà Easy Green e dal 2012 riprende-rà la produzione di pannelli foto-voltaici.

Sicuramente una notizia posi-tiva che però ha un sapore ama-ro per le lavoratrici e i lavoratori ex-Electrolux ed ex-Isi. Già dura-mente colpiti dagli stipendi non pagati, dovranno anche pagare di tasca propria la riassunzione ri-ducendosi la busta paga allo sti-pendio base previsto dal contrat-to nazionale dei metalmeccanici

rinunciando così anche a tutti gli scatti di anzianità fino ad oggi ma-turati, pena la riassunzione di soli 250 lavoratori lasciando a casa i restanti 113.

Un ricatto bello e buono,.Soddisfazione delle istituzioni

regionale, provinciale e comuna-le. L’assessore regionale al lavo-ro, Gianfranco Simoncini (PD), si è prodigato nel ringraziare gli im-prenditori per la scelta industriale compiuta, aggiungiamo noi fatta ancora una volta sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori.

Richiedete

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14 il bolscevico / esteri N. 39 - 3 novembre 2011

PER LO SCIOPERO GENERALE DI 48 ORE INDETTO DAI SINDACATI

500 mila in piazza a Atene e nelle altre città contro il governo PapandreuIl parlamento assediato approva nuove misure imposte dalla Ue

Almeno 500 mila manifestanti hanno dato vita a grandi cortei che hanno percorso le strade di Ate-ne e delle principali città del pae-se il 19 ottobre, in occasione dello sciopero generale di 48 ore indetto unitariamente dai principali sinda-cati dei lavoratori privati e pubbli-ci contro il nuovo pacchetto di mi-sure che proprio nei due giorni il governo del socialista Papandreu metteva in votazione al parlamen-to; ottenuto il via libera al piano Papandreu si è presentato al ver-tice europeo del 23 ottobre a Bru-xelles per riscuotere una nuova rata di aiuti.

Quella del 19 ottobre a Atene è stata una delle più grandi mani-festazioni degli ultimi trent’anni, forse la più grande. E altrettanti manifestanti sono tornati in piaz-za il 20 ottobre in tutto il paese per chiedere le dimissioni del governo e dire di no a nuovi tagli a stipendi e pensioni, all’aumento delle tas-se, alla sostanziale abrogazione

della contrattazione sindacale na-zionale, all’abolizione di sussidi e indennità, al licenziamento di 30 mila statali.

A poca distanza dal 5 ottobre, dallo sciopero generale di 24 ore dei lavoratori pubblici, quando al-meno 100 mila manifestanti ave-vano sfilato a Atene fino a piazza Syntagma, di fronte al parlamen-to, tutto il paese è di nuovo rima-sto paralizzato dal quinto sciope-ro generale dall’inizio dell’anno, e il secondo di 48 ore dalla fine di giugno.

Oltre alla grande manifesta-zione nella capitale e a quella di Salonicco sono statI molto parte-cipati anche i cortei a Hirakleio e Xania a Creta, Patrasso e Sparta in Peloponeso, nell’isola di Corfù e nella Grecia peninsulare, a Volos, Lamia, Kozani, Trikala, Agrinio; il no al piano governativo e la ri-chiesta di dimissioni del governo sono rimbalzati in ogni angolo del paese.

La partecipazione allo scio-pero generale, secondo le orga-nizzazioni sindacali, ha toccato percentuali mai viste, non solo tra i lavoratori pubblici ma anche anche fra i piccoli commercian-ti, benzinai, farmacisti, avvocati, controllori di volo, dentisti, tassi-sti. I lavoratori dei trasporti han-no scioperato parzialmente per portare i manifestanti ai concen-tramenti.

Nonostante il paese in rivol-ta, il premier Papandreu ha por-tato a casa il voto favorevole della sua maggioranza in parla-mento; il progetto di legge è sta-to approvato con il voto favore-vole dei 154 deputati del Pasok, il partito socialista del premier, contro 141 no, su 295 deputati presenti.

Prima della votazione alcuni deputati socialisti, fra i quali al-cuni ex ministri, avevano annun-ciato il loro voto contrario in par-ticolare sull’articolo che prevede

l’abolizione di fatto dei contratti collettivi di lavoro, come dettato da Unione europea (Ue) e Banca

centrale europea (Bce). Che dopo il via libera del parlamento gre-co hanno sganciato la sesta tran-

che degli 8 miliardi di euro stan-ziati per evitare il fallimento del paese.

Atene, 19 ottobre 2011. Una veduta dell’immenso corteo di lavoratori davanti al parlamento ellenico durante il primo dei due giorni di sciopero generale contro i pesanti tagli varati dal governo Papandreu

Per contrastare il dilagare degli scioperi generali in Grecia

LA FAMIGERATA “EUROGENDFOR”,IL BRACCIO ARMATO AL SERVIZIO DELLA UE IMPERIALISTA

Mentre in Europa divampano le proteste contro la crisi del capitali-smo con scioperi ad oltranza come sta accadendo in Spagna e Irlanda, per arginare l’ondata di rivolta che in Grecia ha raggiunto vette impor-tanti con il quinto sciopero genera-le di 48 ore in un anno, l’UE impe-rialista ha pensato bene di correre ai ‘ripari’. Nell’ultima manifesta-zione che ha visto protagoniste le masse popolari greche e la ritira-ta di Papandreu e dei parlamentari greci che non riuscivano neanche ad accogliere in visita ufficiale il presidente ucraino, è stato speri-

mentato per la prima volta il cor-po dell’ “Eurogendfor” (EGF), la cosiddetta “gendarmeria europea”. Si tratta in realtà del braccio arma-to al servizio dell’UE imperialista che, nato per appoggiare in secon-do o terzo piano missioni di ONU, NATO, OSCE con compiti di po-lizia e addestramento della poli-zia locale nella fase del ritiro del-la componente militare, è divenuto da qualche tempo una vera e pro-pria forza speciale tesa a reprime-re le rivolte che stanno incendian-do il vecchio continente. In Grecia si tratta della prima missione che

Lo stemma dell’Eurogendfor

Il quartiere generale è a Vicenza

La Forza di gendarmeria europeaLa Forza di gendarmeria eu-

ropea (Eurogendfor o EGF) è un Corpo militare dell’UE imperiali-sta e ha carattere sovranazionale, composta da forze di polizia ad ordinamento militare in grado di intervenire in aree di crisi, sotto egida Nato, Onu, UE o di coali-zioni costituite “ad hoc” fra diver-si Paesi.

Il progetto di costituzione di una gendarmeria europea è sta-to lanciato a ottobre 2003 in oc-casione della riunione informale di Roma dei ministri della Difesa della Unione europea nel cor-so della presidenza italiana. La Gendarmeria europea nasce da un trattato firmato il 17 settem-bre 2004, a Noordwijk, in Olanda, fra 5 Stati: Italia, Francia, Spa-gna, Olanda e Portogallo. Il 23 gennaio 2006 è stato inaugura-to il quartier generale a Vicenza, divenendo operativa a tutti gli effetti, mentre il 18 ottobre 2007 veniva firmato il trattato di Velsen, in Olanda, dai Paesi che sono dotati di polizie militari: Francia (Gendarmerie), Spagna (Guardia Civil), Portogallo (Guardia Nacio-nal) e Olanda (Marechaussée) e, per l’Italia, i Carabienieri. Il Trat-tato di Velsen è stato ratificato al Senato il 4 marzo 2010 con la legge n. 3083; per la prima volta,

viene fatta ufficialmente e diretta-mente dalla gendarmeria Europea, e non più di supporto ad altre mis-sioni: il Quartiere Generale si trova a Vicenza nella Caserma “Genera-le Chinotto”; dal 28 Giugno 2011 il comando è stato preso da Corne-lis Kujis della Royal Marechaus-see der Niederlande, la “Polizia Militare Reale” d’Olanda. Motto imperialista di questa famigerata Gendarmeria è il sinistro e inquie-tante “lex paciferat” che significa “la legge porterà pace”.

Secondo testimonianze atten-dibili di diversi giornalisti free-lance, tra l’8 e il 10 Ottobre, una brigata della EGF è sbarcata da un traghetto nella città greca di Igou-menitsa, tutti vestiti da civili, tut-ti con gli stessi zaini e altre borse con le iniziali della Eurogendfor. Il giorno dopo sono stati caricati su mezzi militari camuffati da civili

e trasportati a Larissa dove si tro-va un aeroporto militare chiuso da poco tempo ma usato per le truppe di terra: queste informazioni sono state confermate sia a Igoumenit-sa che a Larissa, anche da una Ra-dio locale.

Un’ulteriore conferma che l’UE imperialista comincia ad avere se-riamente paura della dilagante ri-bellione che sta investendo i suoi paesi membri: dalla Grecia all’Ir-landa, dal Portogallo alla Spagna, fino all’Italia. Né la Francia né la Germania dei destri Sarkozy e Merkel, che hanno preso le redini in mano dell’UE, vogliono asso-lutamente cedere alle popolazioni in rivolta e da qualche tempo stan-no accentuando la repressione non solo economica, ma anche armata; il nuovo corpo speciale utilizzato in Grecia va proprio in questa di-rezione.

Varsavia

BUON SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE DEGLI “INDIGNADOS” POLACCHI

Il 15 ottobre a Varsavia sono scesi in piazza gli “indignados” polacchi, con un buon successo. In diverse centinaia hanno mani-festato contro la politica dei ban-chieri, dei finanzieri e del grande capitale.

Tra gli “indignados” polacchi erano presenti anche diversi poli-tici. C’era il rinnegato della SLD (Alleanza della sinistra democra-

tica) Ryszard Kalisz che dopo la batosta elettorale del suo partito cerca nuovi consensi tra le masse popolari. C’erano anche esponen-ti del Ruch Palikot (Movimento di Palikot) che hanno intonato cori contro l’ingerenza del clero loca-le nella vita pubblica e privata dei polacchi. Tale partito non ha nien-te da offrire di concreto alle mas-se, però alcuni punti sono condi-

visibili, come quello della netta divisione dei ruoli tra chiesa e Sta-to.

Ora che anche le masse popola-ri polacche cominciano a prendere coscienza che i loro nemici sono il capitalismo e il potere bancario e finanziario, occorre dare un se-guito alla manifestazione del 15 ottobre.

Pao - Polonia

Richiedete

Le richieste vanno indirizzate a: PMLI - [email protected] postale: IL BOLSCEVICO - C.P. 477 - 50100 FIRENZETel. e fax 055 2347272

durante il terremoto di Haiti del gennaio 2010 è stato inviato il primo contingente della Gendar-meria europea con meri compiti di polizia e di ordine pubblico. Il coordinamento politico-militare della Gendarmeria europea è affi-dato al CIMIN con sede a Vicenza (presso la caserma dei carabinieri «Generale Chinotto»), un comita-to interministeriale composto dai Ministri degli Esteri e della Difesa degli Stati membri che aderisco-no alla EGF, fornendo uomini e mezzi. Ogni anno uno dei Ministri assume la presidenza di turno del CIMIN. La EGF non è sottoposta al controllo dei parlamenti nazio-nali o del parlamento europeo, risponde direttamente ai governi, attraverso il citato CIMIN. Per il suo dispiegamento operativo e rafforzamento, è richiesta l’unani-mità degli Stati membri dell’EGF (non dell’Unione europea). Du-rante le operazioni della EGF ogni Stato membro mantiene la pro-pria autonomia decisionale: gli Stati, quindi, delegano al CIMIN l’indirizzo politico, strategico e militare, mantenendo l’autonomia operativa. Attualmente i corpi che formano la Gendarmeria europea sono sei più uno che però ha solo il ruolo di supporto; essi sono: Arma dei Carabinieri; Gendarme-ria nazionale francese; Guarda civil; Guarda Nacional Republica-na; Marechaussèe; Gendarmeria romena. Vi sono due corpi che hanno il ruolo di supporto: la Gendarmeria militare della Polo-nia che ha espresso il 10 ottobre 2006 l’intenzione di entrare a far parte del corpo europeo, e la Viesojo Saugumo Tarnyba della Lituanaia.

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N. 39 - 3 novembre 2011 esteri / il bolscevico 15OCEANICHE MANIFESTAZIONI IN CILE PER LA SCUOLA PUBBLICA GRATUITA

Ahmadinejad condannala repressione in Siria

In una intervista rilasciata il 22 ottobre alla rete televisiva americana CNN, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha condannato “le morti e i mas-sacri in Siria, sia che le vittime appartengano alle forze di sicu-rezza sia all’opposizione, sia alla popolazione”.

Riferendosi alle proteste con-tro il governo di Assad e alla re-pressione delle manifestazioni, Ahmadinejad indicava che “ab-biamo una formula chiara per la Siria, quella che tutte le parti de-vono sedersi insieme e raggiun-gere un’intesa. Queste uccisioni non possono risolvere i problemi e nel lungo termine porteranno ad un punto morto”.

Già in precedenti interventi aveva affermato che “una so-

luzione militare non risolverà niente, non sarà la soluzione giusta”, e invitava il governo di Damasco a “aprire al dialogo tra il governo ed i suoi oppositori, perché la libertà, la giustizia ed il rispetto per gli altri sono diritti di tutte le nazioni, ed i problemi devono essere trattati attraver-so il dialogo”.

Una posizione, quella del-l’Iran, diversa da quella del-l’imperialismo americano cui Ahmadinejad si era riferito in pre-cedenza sottolineando che gli Stati Uniti sono odiati dai popoli del Medio Oriente e dovrebbero restare fuori dagli affari regionali, come la crisi in Siria, dovrebbero capire che ormai “l’era del colo-nialismo è finita”.

Il 19 ottobre due oceaniche manifestazioni nella capitale ci-lena Santiago hanno rilanciato la lotta degli studenti per la scuola “pubblica, gratuita e di qualità”, per tutti dopo la rottura delle in-concludenti trattative con la de-legazione governativa nominata dal presidente Piñera.

La due giorni di lotta degli stu-denti universitari e delle scuole superiori ha avuto l’appoggio del principale sindacato cileno e di tante organizzazioni sociali e am-bientaliste che hanno contraddi-stinto grossi spezzoni dei cortei a Santiago e in molti altri centri del paese. Come nelle proteste del 18 ottobre, durante i “cazerola-zos”, i cortei con lo sbattimento di coperchi e pentole, nei quartie-ri popolari.

Le manifestazioni del 19 otto-bre hanno rilanciato la lotta degli studenti che da sei mesi sono mobilitati per chiedere un cambio radicale del sistema educativo, ereditato dalla dittatura di Pino-chet e lasciato inalterato negli ultimi 20 anni dei governi di “cen-tro-sinistra” e dall’ultimo governo di destra del miliardario Piñera. Per primi si sono mobilitati gli stu-denti liceali, seguiti dagli universi-tari, per denunciare gli altissimi costi dell’istruzione privata, l’uni-ca che funziona decentemente nel paese. Meno della metà de-gli studenti delle secondarie fre-

quenta le scuole pubbliche, che sopravvivono con pochissimi fondi e con salari da fame per gli insegnanti. La maggior parte di licei e delle università sono priva-te e hanno rette salatissime tanto che molte famiglie sono costrette a indebitarsi per pagarle.

La mobilitazione degli studenti per la scuola pubblica ha trovato un largo consenso popolare e nel tempo ha allargato le sue richie-ste a maggior democrazia fino all’abolizione della costituzione di Pinochet lasciata intonsa dai governi di Santiago. E che viene applicata dal presidente Piñera nella parte relativa alle leggi re-pressive contro le manifestazioni studentesche e popolari.

A fronte delle richieste studen-tesche il regime cileno rispondeva con l’offerta di uno stanziamento di altri 4 miliardi di dollari sup-plementari al budget per l’edu-cazione ma respingeva qualsiasi richiesta di modifica del sistema di istruzione privato. Nel contem-po metteva in cantiere una nuova legge per inasprire le pene contro chi occupa scuole e atenei, car-cere da 1 a 3 anni, e riesumava la vecchia “Legge di sicurezza dello Stato” che prevede pene da 3 a 15 anni contro i manifestanti che disturbano “l’ordine pubblico”.

Ai primi di ottobre si inter-rompevano le trattative fra la commissione governativa e i rap-

Santiago del Cile. Una recente manifestazione degli studenti

CONTINUA LA PROTESTA DI “OCCUPY LONDON”

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di LondraDopo la grandiosa manife-

stazione di sabato 15 ottobre denominata “Occupy London” (Occupiamo Londra) un buon nu-mero di manifestanti ha deciso di montare un centinaio di tende e occupare a tempo indeterminato la zona nei pressi della borsa lon-dinese.

La domenica la polizia ha ten-tato di sgomberare gli accampati, ma il vescovo della vicina catte-

Gli “Occupy London” accampati nei pressi della borsa di Londra

Disabili in piazza a Glasgow contro i tagli ai servizi eai fondi di sostegno annunciati dal governo britannico

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLI Sabato 22 ottobre ha avuto

luogo in diverse città di Inghil-terra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord la giornata di mobilitazione nazionale “The Hardest Hit” (“il colpo più duro”), contro le “rifor-me” preannunciate dal governo britannico che prevedono, tra l’altro, tagli drastici ai servizi di sostegno e ai fondi per le perso-ne con disabilità.

Nella capitale scozzese, Gla-sgow, l’evento è stato organizzato localmente dalle associazioni per disabili: Disability Benefits Con-sortium (DBC) e dallo UK Disa-bled People’s Council (UKDPC). Un centinaio i manifestanti pre-senti a Princes Street Gardens per denunciare pubblicamente le “riforme” antipopolari di austerity che, se varate, prevederebbero una perdita collettiva di reddito per le famiglie scozzesi di oltre

un miliardo di sterline nell’arco dei prossimi quattro anni e tagli a servizi di assistenza per disabili a livello locale.

Dal gran numero di messaggi di solidarietà e sostegno alla ma-nifestazione scritti da disabili che non hanno potuto partecipare attivamente e dalle rivendicazioni dei manifestanti in piazza si evin-ce che i tagli più preoccupanti sono quelli previsti al servizio di Disability Living Allowance (DLA, ossia l’assegno accompagna-mento disabili) che in Gran Bre-tagna fornisce aiuti alle persone con malattie o disabilità menta-li o fisiche; quelli al sistema di welfare tramite cui viene offerto sostegno economico ai disabili che non sono in grado di trova-re un’occupazione e di provve-dere autonomamente al proprio mantenimento (Employment and Support Allowance); e la note-vole riduzione dell’indennità per cure a persone invalide (ICA, In-

valid Care Allowance), la pensio-ne settimanale ottenibile quando ci si occupa di una persona di-sabile per almeno 35 ore la set-timana.

I manifestanti hanno afferma-to che le persone disabili o mala-te croniche sono le più fortemen-te penalizzate dai tagli in quanto verrà ridotto l’aiuto di cui hanno bisogno per vivere la propria vita con dignità. Pam Duncan, portavoce dei disabili a Sterling, ha dichiarato: “Oltre il 47% dei disabili vive già in povertà, ciò nonostante non andiamo incon-tro solo a forti ridimensionamenti della pensione settimanale ICA ma anche a tagli sui servizi di sostegno a disabili. Rischio di perdere l’assegno di accompa-gnamento disabili che mi ha fino-ra aiutato ad avere il sostegno e l’aiuto necessario per alzarmi dal letto la mattina. Rischio di perde-re l’indennità di mobilità (Mobili-ty Allowance) poiché secondo il

nuovo sistema di valutazione se posso andare in giro in una se-dia a rotelle, allora significa che sono in grado di spostarmi sen-za difficoltà. Allo stesso tempo i costi del servizio di assistenza sociosanitaria territoriale sono in continuo aumento.

Ancora una volta il sistema capitalistico mostra il suo volto iniquo e sfruttatore che colpisce senza pietà le fasce più deboli della società che al posto di ulte-riori tagli, avrebbero bisogno di un ulteriore rafforzamento dei servizi erogati che già ora risultano ina-deguati rispetto alla domanda.

L’Organizzazione di Aberdeen del PMLI esprime piena solidarie-tà alla protesta dei disabili che ri-schiano di essere lasciati abban-donati a se stessi, accompagnati unicamente da indennità sempre più ridotte a poche elemosina che non permetteranno loro di avere tutte le cure e gli aiuti sufficienti per vivere.

ALLARME DEL PRESIDENTE USCENTE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA

Trichet: “l’Europa è l’epicentro di una crisi sistemica. Abbiamo i minuti contati” Il presidente uscente della

Banca centrale europea (Bce), il francese Jean-Claude Trichet, è intervenuto lo scorso 11 ottobre davanti alla commissione affari economici del parlamento euro-peo a Bruxelles in qualità di re-sponsabile dello European Sy-stemic Risk Board, l’organismo di controllo finanziario creato dopo il crollo delle borse nel 2008 per scongiurare il ripetersi di quel crack che ha aperto la crisi economica. E dalle sue di-chiarazioni risulta che l’Europa capitalista è di nuovo davanti a quel baratro.

“La crisi ha raggiunto una di-mensione sistemica. È peggio-rata nelle ultime tre settimane. Servono decisioni chiare sulla ricapitalizzazione delle banche e sul debito sovrano” ha dichia-rato Trichet lanciando l’allarme su una “situazione molto grave nella quale noi europei siamo l’epicentro. Il rischio sovrano si sta estendendo a Usa e Giap-pone” sta perciò diventando “sistemica”. “Bisogna agire ra-pidamente – ha aggiunto Trichet

– abbiamo i minuti contati”.“Nell’ultimo mese - ha spie-

gato il presidente della Bce - lo stress sul debito sovrano si è spostato dalle economie più piccole a quelle dei maggiori paesi dell’Unione europea. Se-gni di tensione sono evidenti in molti mercati dei bond governa-tivi europei, mentre l’alta vola-tilità sui mercati azionari indica che le tensioni si sono allargare ai mercati dei capitali di tutto il mondo”.

L’allarme lanciato dal presi-dente della Bce è l’ammissione di una crisi strutturale del capi-talismo, della quale ancora non si verde la fine.

In procinto di lasciare ai primi di novembre la guida della Bce al suo successore, il governato-re italiano Mario Draghi, Trichet si è levato qualche sassolino dalla scarpa e ha denunciato che “da tempo ammonisco i governi, ho lanciato molti moniti ma molti governi mi hanno criti-

cato dicendo che la situazione non era così grave”.

Ovviamente il banchiere pensa ai ritardi negli interventi finanziari a sostegno dei paesi più piccoli a rischio bancarotta, dalla Grecia al Portogallo, con-cessi in cambio di piani di lacri-me e sangue imposti ai popoli dai governi, non si preoccupa delle conseguenze sociali del-le misure imposte dall’Unione europea. Si preoccupa che tali interventi non hanno arrestato

la crisi che anzi ha messo sotto tiro paesi più grossi, dalla Spa-gna all’Italia, e che arriva a mi-nacciare la Francia.

Le banche europee sono pie-ne di titoli di Stato dei paesi in bilico e rischiano di seguirli nella bancarotta. Con lo scatena-mento di un effetto domino che ha preoccupato persino il con-corrente imperialismo america-no che ha dato il via libera alla banca centrale Usa, la Federal reserve, a stipulare un accordo con la Bce per permettere alle banche europee di rifinanziarsi anche in dollari.

presentanti delle organizzazioni studentesche che denunciavano come la delegazione governati-va metteva sul tavolo proposte già rifiutate nei mesi scorsi con la evidente volontà di far fallire il negoziato. E organizzavano per l’8 e il 9 ottobre un referendum in appoggio alla protesta.

Le domande contenute nel-la scheda erano: sei a favore di una educazione gratuita per tutti? Sei d’accordo che collegi e isti-tuti debbano tornare a dipendere dall’amministrazione centrale? Vuoi proibire ogni forma di lucro sull’educazione? Al referendum partecipavano oltre un milione di persone e il 90% si esprimeva per il sì, a favore delle richieste studentesche.

Richieste che tornavano in piazza con gli scioperi e le mani-festazioni in programma il 18 e 19 ottobre.

È l’ammissione di una crisi strutturale del capitalismo

drale di Saint Paul è intervenuto dicendo che non c’era alcun peri-colo e potevano rimanere. Quindi Scotland Yard, con molto imba-razzo, ha tolto una buona parte della polizia.

Nei giorni seguenti la situazio-ne è un po’ cambiata quando i fedeli hanno disertato il luogo di culto e i preti hanno cominciato a preoccuparsi dei mancati introiti. A quel punto con un comunicato hanno chiesto lo sgombero delle tende. La risposta è stata, pur con dispiacere, fermamente negativa e per la prima volta dalla seconda guerra mondiale la cattedrale ve-nerdì 21 ha chiuso i battenti fino a tempo indeterminato.

I membri di “Occupy London” già dall’inizio della settimana si erano ben organizzati per un campeggio a lunga scadenza. Si sono dotati di lavagne per stabili-re compiti e turni. Hanno organiz-zato le cucine, i bagni, la pulizia del cortile, turni di guardia, hanno messo a punto norme di sicurez-za perché non ci siano incendi o quant’altro.

Le loro rivendicazioni sono sostanzialmente quelle di una so-cietà diversa, un’uguale ed equa distribuzione delle ricchezze, che le minoranze abbiano voce, che questo sistema corrotto sia can-cellato, la fine delle guerre impe-rialiste. Non hanno nessuna inten-zione di andarsene, anzi, parlano di rimanere fino alla fine dell’anno e anche oltre. Hanno appena for-mato un altro campo in Islington, una zona a est di Londra e preci-samente in Finsbury Square, per non appesantire troppo di tende la piazza vicino alla cattedrale, perché ogni giorno il campo si ingrossa di nuovi manifestanti. A dar vita a questa forma di pro-testa sono studenti, e anche la-voratori che si sono presi le ferie per poter essere lì. Questo per far sapere a “qualcuno” che gli ac-campati non sono “sfaccendati”, in benefit o senza tetto. Ci sono persino famiglie con bambini.

Alla protesta di “Occupy Lon-don” va il totale appoggio del-la Cellula “Stalin” di Londra del PMLI.

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