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Sul libro di testo: CAP.13 Par.1: L’età dei conquistadores spagnoli. Par.2: L’America dopo la conquista. CASI pp.452-453. Par.4: L’Africa tra il XV e il XVI secolo: - Gli inizi della tratta degli schiavi.

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Sul libro di testo:

CAP.13

Par.1: L’età dei conquistadores spagnoli.

Par.2: L’America dopo la conquista.

CASI pp.452-453.

Par.4: L’Africa tra il XV e il XVI secolo:

- Gli inizi della tratta degli schiavi.

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L'economia dei Caraibi e la schiavitù.Lo zucchero e gli schiavi furono i due pilastri

della civiltà coloniale delle Indie Occidentali.

I primi schiavi dei Caraibi furono i nativi amerindi che i conquistadores spagnoli mandarono a lavorare nelle piantagioni di Hispaniola (oggi Repubblica Dominicana) e nelle miniere aurifere del Sud America. Bastarono meno di vent'anni di malattie e maltrattamenti per decimare la popolazione indigena, obbligando gli spagnoli a importare schiavi africani a Hispaniola già dal 1511.

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La drammatica sproporzione tra bianchi e neri creava una situazione latente di terrore da parte dei coltivatori che, temendo le rivolte degli schiavi, governavano i loro feudi privati con pugno di ferro.

A metà del Settecento, gli schiavi di colore rappresentavano già il 90% della popolazione nelle isole produttrici di zucchero.

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Le istituzioni della scoperta.

I re cattolici spagnoli governarono sulle colonie equiparandole ad un vero e proprio regno: il Regno delle Indie, con il suo Viceré, il suo Consiglio (organismo consultivo), l’intero apparato burocratico.

In tal modo, l’America spagnola assomigliava all’Europa (a differenza delle colonie portoghesi), riproducendone la struttura organizzativa:

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l’orientamento iniziale delle autorità spagnole non era quello di assoggettare popoli e terre, ma quello di dare a quei popoli la stessa religione e le stesse istituzioni di governo che appartenevano ai territori europei.

L’estensione dei territori si allargò a dismisura grazie anche all’azione degli avventurieri mossi dalla brama di ricchezze e dalla fanatica volontà di cristianizzare i nuovi popoli: i Conquistadores.

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L’oro e il sangue: i conquistadores.

F.Pizarro1475-1541

H.Cortés(1485-1547)

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H.Cortés fu inviato ad esplorare il Messico e nel 1519 giunse nella capitale dell’Impero azteco, Tenochitlan: una città posta al centro di un lago, ricca di monumenti e vastissima. Gli europei scoprirono così l’esistenza di grandi civiltà capaci di complesse organizzazioni politiche, strutture urbane e monumento civili e religiosi.

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Fatto prigioniero il re Montezuma e sconfitta la ribellione della città, Cortés fu nominato governatore del nuovo stato (Nuova Spagna).

Un così piccolo corpo di spedizione poté sconfiggere l’Impero azteco grazie al vantaggio delle armi da fuoco e all’uso dei cavalli, sconosciuti nelle Americhe.

Re Montezuma(1466-1520)

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Spinto dalle notizie delle grandi ricchezze che i conquistadores riportavano in patria, F.Pizarro si mosse alla conquista del Perù e dell’impero Inca.

Alleatosi con Huascar, fratellastro di Atahualpa, Pizarro rapì il re, si fece consegnare enormi quantità d’oro per liberarlo e infine lo uccise nel 1533.

La rapacità dei conquistadores fu tale che ogni traccia della civiltà inca scomparve: gli oggetti d’oro e argento vennero trafugati e fusi.

Re Atahualpa(1532-1533)

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Ma fu soprattutto la scoperta delle miniere di metalli preziosi ad accendere la cupidigia dei conquistatori: le popolazioni furono costrette a lavorare senza limiti né diritti nelle miniere.

I galeoni spagnoli rovesciarono sull’Europa una massa crescente di metalli preziosi che ebbero conseguenze devastanti sul piano economico e monetario (vedi cap.14 e la rivoluzione dei prezzi). Intanto, gli Indios morivano per effetto dello sfruttamento e delle malattie importate dagli Europei:

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Si trattò di un vero e proprio genocidio che costò la vita all’85% della popolazione amerinda tra il 1490 e il 1570…

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Cos’è lo scambio colombiano? Tra Europei e Amerindi avvenne un vero e

proprio scambio di animali, piante, cultura, malattie, idee; i nativi americani videro nuovi tipi umani, animali (il cavallo), piante (la vite); gli europei conobbero la patata, il pomodoro, il mais, il cacao, l’ananas, le arachidi, il melone, fagioli vari.

Oggi sappiamo che le popolazioni americane appartengono tutte allo stesso gruppo originario siberiano, che attraversò lo Stretto di Bering in epoca preistorica durante le glaciazioni.

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Il totale isolamento e la mancanza di scambi con il resto del mondo ebbero per queste popolazioni effetti devastanti, tra cui:

la mancanza di difese organiche contro i microbi portati dall’Europa: tra il 1520 e il 1600 ci furono più di trenta epidemie tra vaiolo, tifo e altre malattie (al contrario, cresceva il mito dell’invulnerabilità degli europei, immuni dagli stessi morbi);

incapacità organica di sostenere vino e alcool.

Gli Europei, al contrario, importarono (ma non è sicuro se provenga dall’America) la sifilide, malattia a trasmissione sessuale che nel 1494 arrivò nel continente sulle navi di Colombo.

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Il commercio triangolare.I mercanti portoghesi introdussero i primi schiavi africani in Europa intorno al 1450,

come elementi decorativi delle corti. Usare i prigionieri come schiavi domestici era

una pratica diffusa fra le tribù della costa dell'Africa Occidentale e i mercanti locali vendevano gli schiavi in cambio di beni di produzione europea: tessuti, vetro e armi. Nel Cinquecento la colonizzazione del Sud

America ampliò le prospettive di questo modesto commercio bilaterale, creando un

nuovo polo con il traffico di schiavi africani attraverso l'Atlantico:

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Per gli schiavi destinati al Nuovo Mondo, le sofferenze spesso cominciavano mesi prima

del trasporto. I mercanti selezionavano il carico nei vasti recinti per schiavi che

costellavano la costa dell'Africa occidentale da Capo Verde alla Baia di Bonny (o del

Biafra), passando da un porto all'altro finché non avevano riempito le stive delle loro navi.

Il Passaggio Intermedio

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In vista del viaggio, che durava dalle cinque alle otto settimane, si caricavano a bordo

acqua e cibo e nelle stive venivano allestiti i "ponti degli schiavi", ripiani di legno

spesso non più larghi di 75 centimetri, su cui gli schiavi venivano ammassati

sdraiati, i maschi incatenati e ammanettati. Malattie e disperazione erano diffuse sulle navi che deportavano gli schiavi: uno su

otto moriva durante la traversata.

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I sopravvissuti venivano spalmati d'olio per farli sembrare più sani e venduti all'asta al miglior offerente nei mercati di schiavi di

Curacao, della Martinica, di Nevis e di Sant Eustatius, oppure sulla stessa banchina a cui

attraccava la nave. Si ritiene che più di 4 milioni di africani siano sopravvissuti al

viaggio verso le colonie nelle Indie Occidentali. I mercanti inglesi importarono 2 milioni e mezzo di schiavi vivi tra il 1690 e il 1807, ai quali ne va aggiunto un altro milione

portato dai francesi.

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…ma questo mare dei Caraibi è così ingorgato di morti

che quando mi scioglievo nell’acqua di smeraldo,

il cui soffitto s’increspava come una tenda di seta,

li vedevo coralli: cervello, fuoco, ventagli di mare,

dita di morti.Vidi che la sabbia polverosa

era le loro ossa macinatebianche dal Senegal a San

Salvador.

(D.Walcott, La goletta Flight)Derek Walcott,

Nobel per la Letteratura 1992

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Fluttuavamo in una mormorante foresta di navi, / le vele erano asciutte come carta, e oltre il vetro / vidi uomini con orbite arrugginite come cannoni, / e ogni volta che le loro ciurme seminude incrociavano il sole, / attraverso la pelle si scorgevano le ossa / come foglie contro la luce; fregate, brigantini, / la corrente contraria li spingeva verso di noi […]