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IL BUON PASTORE L ’immagine antichissima di Gesù Buon Pastore è uno dei segni pasquali più sug- gestivi. Quella del Buon Pastore è una immagine di rara bellezza e di notevole effica- cia comunicativa poiché associa nella persona di Gesù la forza, e insieme la tenerezza e la dedizione di un amo- re spinto fino a dare la propria vita per il suo gregge. Nella rappresentazione bi- blica il pastore è un uomo forte, tenace, capace di difendere il gregge contro i ladri e le bestie feroci, è premuroso verso le sue pecore che co- nosce e chiama per nome una per una, condividendo con loro tempo e vicende a tempo pieno. Gesù stesso si è definito Buon Pastore: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.” (Gv 10,11). È quello che celebriamo nella Pasqua: Gesù è morto ed è risorto perché tutti gli uomini e le donne abbiano la vita e possano entrare nel- la porta della miseri- cordia. Altra immagine suggestiva, in questo Anno Giubilare della Misericordia, è quella della porta: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9). Fedele alla tra- dizione biblica, Gesù si presenta come pastore che esprime la misericordia e la sollecitudine di Dio che va a cercare anche solo una pecora che si è smarrita, a fronte delle novantanove delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pa- store supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pt 5,1-4). Con questo spirito il nostro Vescovo mons. Mosè Marcia si accinge a visitare le varie comunità della Diocesi con la Visita Pastorale. Nella nostra Parrocchia la Visita si svolgerà dall’otto al quindici maggio. “La visita pastorale è una delle forme, collau- date dall’esperienza dei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del Popolo di Dio. è occasione per ravvivare le energie degli operai evange- lici, lodarli, incorag- giarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostoli- ca più intensa...Per le comunità e le istitu- zioni che la ricevono, la visita è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella specialissima visita con la quale il “supremo pastore” (1 Pt 5, 4) e guardiano delle nostre anime (cf. 1 Pt 2, 25), Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo (cf. Lc 1, 68) (AS 220). Con questo spirito viviamo la Pasqua preparandoci alla visita del Vescovo che viene a condividere con noi la gioia del Cristo Risorto. Buona Pasqua. Don Giuseppe Mattana Notiziario della Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola - Oliena N. 30 - Marzo 2016 che sono al sicuro. La realtà del pastore buono esprime inoltre quella sollecitudine e quella attenzione reciproca che deve caratterizzare i discepoli del Risorto. In modo tutto particolare questa immagine è stata assunta da coloro che sono chiamati a essere guide del popolo di Dio, Papa, Vescovi e Presbiteri, chiamati a vivere nella comunità la carità pastorale. “Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sor- vegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interes- se, ma con animo generoso, non come padroni www. parrocchiaoliena.it

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Notiziario della Parrocchia Sant'Ignazio di Loyola di Oliena - Marzo 2016

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IL BUON PASTOREL’immagine antichissima di Gesù Buon

Pastore è uno dei segni pasquali più sug-gestivi. Quella del Buon Pastore è una

immagine di rara bellezza e di notevole effica-cia comunicativa poiché associa nella persona di Gesù la forza, e insieme la tenerezza e la dedizione di un amo-re spinto fino a dare la propria vita per il suo gregge. Nella rappresentazione bi-blica il pastore è un uomo forte, tenace, capace di difendere il gregge contro i ladri e le bestie feroci, è premuroso verso le sue pecore che co-nosce e chiama per nome una per una, condividendo con loro tempo e vicende a tempo pieno. Gesù stesso si è definito Buon Pastore: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.” (Gv 10,11). È quello che celebriamo nella Pasqua: Gesù è morto ed è risorto perché tutti gli uomini e le donne abbiano la vita e possano entrare nel-la porta della miseri-cordia. Altra immagine suggestiva, in questo Anno Giubilare della Misericordia, è quella della porta: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9). Fedele alla tra-dizione biblica, Gesù si presenta come pastore che esprime la misericordia e la sollecitudine di Dio che va a cercare anche solo una pecora che si è smarrita, a fronte delle novantanove

delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pa-store supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pt 5,1-4). Con questo spirito il nostro Vescovo mons. Mosè Marcia si accinge a visitare le varie comunità della

Diocesi con la Visita Pastorale. Nella nostra Parrocchia la Visita si svolgerà dall’otto al quindici maggio. “La visita pastorale è una delle forme, collau-date dall’esperienza dei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del Popolo di Dio. è occasione per ravvivare le energie degli operai evange-lici, lodarli, incorag-giarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostoli-ca più intensa...Per le comunità e le istitu-zioni che la ricevono, la visita è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella specialissima visita

con la quale il “supremo pastore” (1 Pt 5, 4) e guardiano delle nostre anime (cf. 1 Pt 2, 25), Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo (cf. Lc 1, 68) (AS 220). Con questo spirito viviamo la Pasqua preparandoci alla visita del Vescovo che viene a condividere con noi la gioia del Cristo Risorto. Buona Pasqua. Don Giuseppe Mattana

Notiziario della Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola - OlienaN. 30 - Marzo 2016

che sono al sicuro. La realtà del pastore buono esprime inoltre quella sollecitudine e quella attenzione reciproca che deve caratterizzare i discepoli del Risorto. In modo tutto particolare questa immagine è stata assunta da coloro che sono chiamati a essere guide del popolo di Dio,

Papa, Vescovi e Presbiteri, chiamati a vivere nella comunità la carità pastorale. “Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sor-vegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interes-se, ma con animo generoso, non come padroni

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Cronaca di vita parrocchiale

Cronaca di vita parrocchialeAvvenimenti vissuti nella nostra comunità

dal mese di novembre 2015 al mese di febbraio 2016

NOTIZIARIO della Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola - OLIENA

Dicembre 2016 - n. 30 Direttore Responsabile: GIUSEPPE MATTANA

Gruppo Redazione: Don LUCA MELE, ANTONELLO PULIGHEDDU, PEPPINO NIEDDU, FRANCO GARDU,FRANCESCO PALIMODDE, FRANCA MASSAIU, MATTIA SANNA, GUGLIELMO PULIGHEDDU, BASTIANINA CANUDU

Grafica: Antonello Puligheddu - Stampa: Arti Grafiche Su Craminu - DorgaliIscrizione Reg. G. e P. N. del Trib. di Nuoro n. 03/2004 del 20 Ottobre 2004

INDIRIZZI e NUMERI TELEFONICIParrocchia Sant’Ignazio di LoyolaPiazza Collegio, 7 - 08025 OLIENA (Nu)Tel. e Fax 0784.285655mail: [email protected]: www.parrocchiaoliena.itDon Mattana tel. 0784.285655 - 340.7661593Don Luca tel. 349.5484738Don Puddu tel. 0784.288707Per le vostre eventuali offerte:Conto Corrente Postale n. 13151071intestato a: Parrocchia S. Ignazio di Loyola - Oliena

- Il 26 novembre si riunisce il Co-mitato Nostra Signora di Monser-rata per l’accoglienza delle nuove coppie: Gianni Mercurio e Pierina Malune, Pietro Mameli e Maria Luisa Nocco, Bastiano Puddu e Maria Luisa Santoni.- Il 29 novembre i gruppi coppie parrocchiali si ritrovano a Fon-ni, presso la Parrocchia N.S. dei Martiri, per una giornata di Ritiro. Tiene le meditazioni P. Pier Gavi-no Piras, Parroco e Guardiano del Convento.- Il 5 dicembre Mons. Mosè Mar-cia incontra i sacerdoti della Fo-rania “N.S. dei Martiri” in vista della preparazione della Visita Pastorale.- Il 6 dicembre si svolge nel san-tuario N.S. di Monserrata la Gior-nata Unitaria dell’Azione Cattoli-ca parrocchiale.- Il 12 dicembre si svolge il “Na-

tale degli uomini”.- Il 13 dicembre il Vescovo Mons. Mosè Marcia apre l’Anno Giubi-lare in Diocesi con l’apertura del-la Porta Santa della Misericordia nella Chiesa Cattedrale.- Il 18 dicembre si svolge nella Chiesa di S. Maria il Concerto Natalizio di Maria Luisa Congiu.- Il 19 dicembre si svolge il Prese-pio vivente organizzato dalla Pro – Loco di Oliena, con la parteci-pazione di rappresentanti in co-stume dei paesi vicini. Viva sod-disfazione per l’organizzazione e per la grande partecipazione; un evento significativo da incorag-giare e conservare.- Il 19 dicembre, alle ore 21,00, si

svolge nella Chiesa di S. Maria il Concerto Natalizio da parte della Polifonica di Oliena, diretta dal maestro Francesco Ganga.- Il 20 dicembre, nella mattinata, viene riproposta in forma ridotta, la rappresentazione del Presepio vivente.- Il 20 dicembre si svolge pres-so i locali di “Barone”, la Cena di Gala come iniziativa benefica da parte della Amministrazione Comunale, a favore della Caritas parrocchiale.- 25 dicembre, Solennità del Na-tale.- Durante il periodo natalizio, i ra-gazzi dell’ACR accompagnati dai loro educatori, hanno fatto visita ai malati e agli anziani del pae-se, portando loro l’immagine del Bambino Gesù.- Il 31 dicembre si svolge la ce-lebrazione di Ringraziamento al termine dell’anno. Il Parroco, nel dare il resoconto dell’iniziativa per il restauro della Chiesa par-rocchiale, tra le altre riflessioni ha detto: “Un anno fa, in giorno d’oggi ho lanciato l’idea per con-

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Cronaca di vita Parrocchiale

SONO STATI BATTEZZATIIN CRISTO:Federica FeleGaia SannaPietro MaricosuAndrea Rosa CorbedduSara GunguiMarco SpanuBenedetta CorriasGiuseppe Coinu

SONO TORNATIALLA CASA DEL PADRE:Peppino BardeglinuCelestino DezzolaGiovanna SerraAngela Pasqua SacchedduSebastiano CorbedduGraziano PauCarmina CarroneGiuseppa SalisIgnazio Francesco GhisuArmando DilibertoMaria PischeddaFrancesco BoeGiovanni SitziaPaolo MastroniPasqua PauGiovanni Antonio DuiGiovanna Paola BoeGiovanni CartaGraziella FlorisPietro FeleAntonieta GabbasAnna Maria SalisAntonio Luigi FlorisSebastiano PorcuMichela PuggioniMarianna MasuriTonina Cattide

tribuire al restauro della Chiesa parrocchiale. Sia la Sovrintenden-za che la Conferenza Episcopale italiana hanno approvato il pro-getto e il contributo di 136.000,00 euro. Questa somma è solo la metà del finanziamento necessa-rio, l’altra metà la deve mettere la parrocchia. Fino a oggi sono stati raccolti 51.000,00 euro, e ringra-zio le persone che hanno contri-buito con generosità, tuttavia ne mancano ancora, ma confido sem-pre nella sensibilità di più persone e soprattutto nella Provvidenza che non farà mancare il suo inter-vento. I lavori potrebbero iniziare anche subito, tuttavia, dato che la Pasqua è molto bassa e che dall’8 al 15 maggio avremo la Visita Pa-storale del Vescovo, si darà inizio i lavori dopo la metà del mese di maggio.- Il 10 gennaio, nella Chiesa Cat-tedrale, il Vescovo annuncia so-lennemente l’inizio della Visita pastorale.- Il 16 gennaio si accendono i tra-dizionali fuochi in onore di S. An-tonio Abate. La benedizione del fuoco si svolge nella Piazza di S. Maria, dove ha organizzato il Co-mitato di S. Lussorio. Viene bene-detto il fuoco anche nel Santuario N.S. di Monserrata.- Il 17 gennaio ha inizio il Corso parrocchiale di preparazione al matrimonio.- Il 20 gennaio si svolge a Oliena la celebrazione foraniale dell’Ot-tavario di preghiera per l’Unità dei Cristiani, presieduta dal Ve-scovo Mons. Mosè Marcia, e con-celebrata dai parroci.- Il 25 gennaio si svolge l’incontro con le prioresse dei vari Oratori e dei vari priorati.- Il 29 gennaio si svolge la ri-unione del Consiglio Pastorale Parrocchiale per la presentazione del bilancio consuntivo del 2015 e preparare la Visita Pastorale del Vescovo in parrocchia.- Il 31 gennaio si svolge l’incon-tro di preparazione al matrimonio

con l’Avv. Franca Paola Zedda. Il 1 febbraio l’incontro viene tenuto dal Dott. Angelo Multinu.- Il 2 febbraio si rinnova il Rito della Professione da parte delle nuove prioresse dei tre Oratori.- Il 4 febbraio si svolge il terzo incontro formativo dei Ministri Straordinari della Comunione.- Il 5 febbraio si svolge nella Chie-sa Parrocchiale l’incontro dei ge-nitori dei ragazzi e delle ragazze del catechismo.- L’11 febbraio si svolge a Olie-na l’incontro della Forania “N.S. dei Martiri”, in vista della Visita pastorale.- Il 13 febbraio i partecipanti al Corso di preparazione al matri-monio, partecipano a Nuoro, nella Chiesa Cattedrale, alla Festa Dio-cesana dei fidanzati.- Il 15 febbraio si svolge la cele-brazione Penitenziale per l’inizio della Quaresima.- Il 21 febbraio si svolge la prima Questua da parte del Comitato di N.S. di Monserrata.- Il 28 febbraio si svolge presso il Santuario N.S. di Monserrata la riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale per prendere in esa-me il Questionario inviato dal Ve-scovo per la visita Pastorale.

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Approfondimenti

Riflessioni sulla MisericordiaEssa è quell’attitudine, quella disposizione d’animo che ci qualifica, più di altre, umani, cristiani.

La parola mise-ricordia deri-va dal termine

latino misericors, composto dal tema di miserere, aver pietà, e cor cuore. La misericordia è un insieme di senti-menti quali la pietà e la compassione: ma non è e non puo’ essere solo uno stato d’animo, essa è tale solo se si fa azione, se si concretizza in un atto di soccorso, in un aiuto concre-to rivolto a ciò che suscita pietà, dagli atti più semplici di gentilezza e cortesia volti a rendere meno arida la nostra vita di relazione (un sorriso, un grazie, un abbraccio) a quelli più impegnativi che richiedono la spesa del nostro tempo e delle nostre sostanze a pro degli altri.Il Giubileo indetto da papa Francesco si muove proprio in questo segno.Essa è cioè quell’attitudine, quella di-sposizione d’animo che ci qualifica, più di altre, umani, cristiani. E’ anche parola che ha ispirato santi e poeti. Il padre della letteratura italiana, Dante, è in questo senso che la intendeva. La Di-vina Commedia si può infatti realmente configurare come il poema della mise-ricordia: Dante nel suo viaggio dall’in-ferno al paradiso ci mostra e ci racconta come Cristo lo ha abbracciato e salvato, facendogli seguire semplicemente ciò che amava: la Madonna, madre di tutti i viventi, madre di misericordia. Ad essa dedica un Inno (ultimo canto del Para-diso) in cui si rivolge a Maria in questi termini “in te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quan-tunque in creatura è di bontate”. Dante cioè le riferisce gli attributi di Dio. La Madonna, Mater Cristianorum, madre di ciascuno, è l’unica che potrebbe dire: se anche una donna si dimenticasse del fi-glio; io invece non ti dimenticherò mai.E chi mai nella vita vorrebbe essere di-menticato? Non siamo tutti forse in cer-ca della medesima cosa, spinti cioè dal

medesimo bisogno essenziale, cioè dal desiderio di essere amati, riconosciuti ed accolti, sostenuti per quello che più profondamente siamo?La parola misericordia nella Divina Commedia ricorre quattro volte: una all’Inferno, una in Paradiso e due nel Purgatorio. Nel canto 3 di quest’ultima cantica leggiamo: vv. 112 ss.

“ Poscia ch’io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei,piangendo, a quei che volentier perdona. Orribili furon li peccati miei;ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei.”

Manfredi, il personaggio che parla, no-nostante i suoi peccati, si rivolge a Dio con cuore sincero e contrito e, sapendo che Lui volontier perdona, gli confessa in lacrime “orribil furon li peccati miei”, raggiungendo così il Purgatorio e di con-seguenza quella futura salvezza che vie-ne sottolineata dal sorriso del personag-gio (Poi sorridendo disse). Cosa conta dunque più della misericor-dia? Nessuno più di Cristo l’ha praticata nel concreto: egli si è rivolto a tutti gli uomini, compresi i nemici, nel segno dell’amore. Ciascuno di noi può facil-mente riconoscersi in queste parole e in questi atti, ma il momento della necessa-

ria contrizione, del pentimento, può ave-re senso vero solo se si ha la certezza di non venire giudicati ma accolti, perdona-ti. In questo senso nessun brano mi pare significativo più dell’episodio dell’adul-tera nel vangelo di Giovanni 8,1-11 : un gruppo di uomini trascina la donna colpevole davanti a Gesù. Ha peccato, la Legge dice di lapidarla, tu che dici? Gesù si china per terra a scrivere, la-sciandoli nel loro livore. Ma quelli in-sistono. Gesù allora esordisce in una risposta che li e ci ammutolisce : chi è senza peccato scagli la prima pietra. E di nuovo si china a scrivere. Gesù non im-pone nulla, semplicemente non risponde alla cattiveria. Non condanna Gesù. Che ognuno abbia la possibilità di andarsene per non peccare più. Alla donna lo dirà esplicitamente: non ti condanno, vai, e d’ora in poi non peccare più. Ma tutti, in realtà riceviamo da lui, sempre, questa possibilità. Il filosofo Benedetto Croce riteneva questa pagina del vangelo la più espressiva di tutto il cristianesimo e non a caso proprio a questo brano si è riferito papa Francesco concludendo il suo viag-gio in Messico con la visita nel carcere di Ciudad Juarez. E’ questo sicuramente dunque il più vero atto di misericordia: non giudicare; il regalo più prezioso che possiamo reciprocamente farci.

Franca Massaiu

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Spazio Giovani

Conoscere e sconfiggere il cyberbullismoCon esso si intende un qualsiasi atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tra-

mite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, social network, ecc.)

Dal bullismo al cyberbullismo“Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica pre-

varicazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, defi-nito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/ado-lescente percepito come più debole, la vittima”.La diffusione dei nuovi strumenti tecno-logici ha determinato ultimamente una particolare evoluzione del bullismo: il cyberbullismo. Con esso si intende un qualsiasi atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, social network, ecc.).

Il mondo virtuale, affascinante e così ricco di informazioni, contenuti varie-gati, possibilità di incontri e conoscen-ze, nuove opportunità, consente vera-mente di prepararsi al proprio futuro e mettersi in gioco.Tutto questo è facilitato dall’abbassa-mento delle difese e delle inibizioni dovute all’assenza di contatto diretto. Il rovescio della medaglia è però una limitazione dell’assunzione di respon-sabilità: ci si sente liberi e poco con-trollati, quasi anonimi (in realtà non è mai così).In questa situazione non è difficile al-terare o perdere completamente la per-cezione dei rapporti del mondo reale. E questo è molto più vero per quelle gio-vani generazioni che hanno conosciuto il web, i computer, gli smartphone da sempre.Se a ciò aggiungiamo il fatto che pro-prio per i più giovani il mondo reale è spesso poco accogliente e comprensivo, a tratti indecifrabile e quasi ostile, pos-siamo capire bene come tale situazione crei un terreno fertile allo sviluppo del cyberbullismo.Si tratta di un fenomeno grave in quanto in pochissimo tempo le vittime possono vedere la propria reputazione danneg-giata in una comunità molto ampia.

Come combatterloSono gli adulti, per il loro ruolo chia-ve nella crescita del ragazzo, a dover dare un grande sostegno alle vittime del bullismo e poter altresì aiutare i bulli stessi.Fondamentali sono l’attenzione e l’os-servazione per capire quando qualche cosa non va, notare comportamenti nuovi, sbalzi di umore, situazioni emo-tivamente cariche (litigi con amici, pro-blemi in famiglia, ecc.).È importante creare un rapporto di fi-ducia reciproca, con vittima o bullo, i quali affrontano entrambi, comunque, un momento difficile della propria vita. Offrire sostegno, cercare di capirli e far comprendere loro che hanno sempre qualcuno a cui poter chiedere aiuto.Oltre a questo gli adulti dovrebbero fare

rete tra loro; serve più comunicazione tra insegnante e genitore, tra scuola e famiglia, servizi del territorio, istituzio-ni.Tenersi sempre aggiornati con le nuove tecnologie, per diminuire il divario ge-nerazionale e dare pretesti per la comu-nicazione, il coinvolgimento reciproco, la fiducia.Stimolare gli interessi, sia in rete che fuori, la curiosità, proponendo siti sicu-ri, ma anche favorendo passioni “reali” da integrarsi nella rete (giocare a pallo-ne nella vita reale e seguire il sito della squadra del cuore).

I genitori in particolare dovrebbero discutere il cyberbullismo con i loro bambini come questione fondamentale riguardo l’uso appropriato delle tecno-logie. Sottolineare che utilizzare Inter-net o il telefono cellulare per mettere in imbarazzo o ferire i sentimenti degli altri non fa parte dei valori familiari. Discutere altresì del comportamento degli altri, incoraggiando i bambini ad esprimersi contro il cyberbullismo di cui sono testimoni e a riferirlo alle per-sone appropriate. Definire inoltre come e quando va utilizzato ogni nuovo stru-mento tecnologico che viene introdotto in casa. Fondamentale è la condivisione in famiglia di tali mezzi, senza essere costretti a controllare di nascosto l’ope-rato dei piccoli.

I docenti dovrebbero insegnare agli alunni la “Netiquette”, i principi di buon comportamento in rete, e l’utiliz-zo sicuro della stessa.In aperta collaborazione con le fami-glie, dovrebbero svolgere un’educazio-ne che non sia solo legata ai contenuti prettamente didattici, ma che sia anche educazione socioaffettiva, che insegni a vedere l’altro, riconoscerlo e rispet-tarlo, imparando a vedere e ascoltare i propri e altrui sentimenti. Il tutto pun-tando fortemente sull’educazione alla legalità. Guglielmo Puligheddu

Combatti il bullo!«Se vedi e non parli, se sai e non dici, sei complice»

Diventa osservatore coraggioso!Non prendere parte a dicerie o pettego-lezzi online!Stai vicino al compagno preso di mira online, inviagli messaggi positivi. Invi-talo a passare del tempo insieme!Dillo ad un adulto a casa e a scuola e stam-pa le prove per condividerle con lui.Affronta la persona che perpetra bulli-smo elettronico per mettergli in chiaro che ritieni sbagliato il suo comporta-mento.

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Approfondimenti

Giubileo della MisericordiaL’Anno Giubilare ha come data di inizio l’otto dicembre con l’apertura della

Porta Santa della Misericordia nella Basilica di S. Pietro

Sabato 11 aprile 2015 nella Ba-silica di San Pietro in Vaticano, in occasione dei Primi Vespri

della Domenica della Divina Miseri-cordia, il Santo Padre Francesco ha reso pubblica la Bolla d’Indizione del Giubileo Straordinario della Mi-sericordia. La Misericordiae Vultus, questo è il testo della Bolla, presenta il grande dono della misericordia e il modo per viverla e celebrarla. “Ab-biamo sempre bisogno di contem-plare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Mise-ricordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. (MV 2). Normalmente il Giubileo si celebra ogni venticinque anni, ma in determinate circostanze i Sommi Pontefici hanno indetto Giubilei stra-ordinari per ricordare avvenimenti particolari, come “l’anniversario del-la Passione, morte e risurrezione di Gesù nel 1933 da parte di Pio XI. Nel 1983 Giovanni Paolo II ha indetto il Giubileo Straordinario della Reden-zione. Quello della Misericordia di Papa Francesco non ricorda nessun

avvenimento particolare, vuole solo celebrare l’amore di Dio per l’umani-tà. L’Anno Giubilare ha come data di inizio l’otto dicembre con l’apertura della Porta Santa della Misericordia nella Basilica di S. Pietro da parte del Papa e il 13 dicembre nelle varie Chiese particolari. “Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il biso-gno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nel Concilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uo-mini del loro tempo in un modo più comprensibile” (MV 4). L’Anno giu-bilare si concluderà nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore e Re dell’universo, il 20 novembre 2016. Il Giubileo è l’occasione per risco-prire l’infinita misericordia di Dio nei nostri confronti, misericordia che si è manifestata concretamente nel volto di Gesù Cristo, vivo e presente nella celebrazione dei sacramenti e in

modo particolare nell’Eucaristia. In questo senso, “La Chiesa ha la mis-sione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il compor-tamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno. Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangeliz-zazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azio-ne pastorale” (MV 12). “Vogliamo vivere questo Anno Giubilare alla luce della parola del Signore: Mise-ricordiosi come il Padre. L’evange-lista riporta l’insegnamento di Gesù che dice: « Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso » (Lc 6,36). È un programma di vita tanto im-pegnativo quanto ricco di gioia e di pace” (MV 13). Nella nostra Diocesi il Giubileo ha avuto inizio il 13 di-cembre, terza Domenica di Avvento, con l’apertura della Porta della Mi-sericordia che è quella della Chiesa Cattedrale di Nuoro. GM

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L’ANGOLO dei PIU’ PICCOLI Marzo 2016

Il Giubileo è una grande festa, dura un intero anno e per

questo viene chiamato anche “Anno Santo”; non solo perché in que-sto arco di tempo ci sono e si fanno numerosi riti sacri, ma anche perché è un periodo in cui si pro-muove la santità di vita. È un anno dedicato alla remissione dei peccati, alla conversione e alla penitenza sacramentale. Le sue origini sono vecchissime: arrivano dalla tradizione ebrai-ca e quindi dalle leggi di Mosè che, ogni cin-quant’anni, fissavano per il popolo ebraico quattro stagioni conse-cutive di particolare di riposo della terra (affin-ché essa tornasse fertile). Di conseguenza, gli schiavi erano liberi di tornare dalle proprie famiglie e le ter-re confiscate venivano restituite, in modo tale che per almeno un anno non esisteva né il ricco, né il povero. Per annunciare l’inizio del Giubileo si usava suonare un corno di ariete (in ebraico chiamato jobel e da qui deriva appunto il nome di Giubileo) Ma il Giubileo, come lo si intende oggi, ha avuto inizio nel 1300 con Papa Bonifacio VIII e da allora ne sono stati celebrati tanti, ordinari e straordinari, tutti acco-munati dalla simbologia della Porta Santa (che rappre-senta il passaggio dal peccato all’amore), del pellegri-naggio (il cammino della vita verso la nostra felicità) e dell’indulgenza (la cancellazione, da parte della Chie-sa, dell’impronta negativa lasciata dai nostri peccati già cancellati da Gesù).

L’ultimo, fino ad ora, è il Giubileo indetto da Papa Fran-cesco in via straordinaria per celebrare i cinquant’anni

Misericordiosi come il PadreUno speciale anno di grazia chiamato Giubileo

a cura di Don Luca Mele

della chiusura del Con-cilio Vaticano II. È ini-ziato, infatti, l’8 dicem-bre del 2015 e finirà il 20 Novembre del 2016.Il Santo Padre, con un documento ufficiale dal titolo «Il volto della Mi-sericordia» ha suggerito un anno speciale dedi-cato alla Misericordia, che è tutto quello che si può dire di Dio; anzi, è Dio stesso! E ci invita, quindi, ad essere più misericordiosi, ossia ci suggerisce di seguire quel sentimento che tutti noi abbiamo dentro: av-vertiamo la misericordia quando si prova tenerez-za per un’altra persona, quando vediamo una persona triste o malata e ci viene voglia di aiutar-

la o farla semplicemente sorridere, quando per pura bontà aiutiamo un amico senza volere nulla in cambio… Qui ci aiu-teranno le sette opere di Misericordia corporale e le sette opere di Miseri-cordia spirituale!Cos’altro dire? Il pros-simo appuntamento sarà con assoluta probabilità nel 2025… ma per ades-so ci impegniamo a vi-vere bene questa grande opportunità per essere misericordiosi come il Padre! Don Luca Mele

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Il 28 dicembre 2015, noi chie-richetti, accompagnati dal viceparroco e dai delegati, ci

siamo recati a Galtellì per con-dividere una giornata giubilare presso la parrocchia del Ss.mo Crocifisso. Siamo orgogliosi di essere il primo gruppo olianese ad aver vissuto un pellegrinaggio in questo speciale anno dedicato alla Misericordia. Partiti alle 8.00 della mattina, eccoci giunti nella chiesa medie-vale di San Pietro e una volta ac-comodati tra i banchi Don Luca ci ha spiegato il significato del Giubileo e di quest’anno della Misericordia con i simboli che lo rappresentano. A metà mattinata, dopo una breve ma rigenerante merenda, la catechesi si è trasfor-mata in preghiera, perché dalla storica cattedrale della diocesi di Galtellì ci siamo recati in pelle-grinaggio verso la chiesa parroc-chiale per varcare la Porta Santa e sull’esempio degli Innocenti mar-tiri abbiamo rinnovato la nostra fede nel desiderio

I chierichetti a Galtellì per il loro pellegrinaggio giubilareUna Porta Santa aperta anche ai più piccoli

di lucrare l’indulgenza. Abbiamo pregato insieme al parroco, Don Ruggero, nostro caro compaesa-no, il quale – dopo un momento di svago e gioco nel piazzale an-tistante la chiesa – ci ha gentil-mente ospitato a pranzo nei locali della mensa parrocchiale dove collaborano bravissimi volontari che si son rivelati ottimi cuochi. Finito di mangiare, siamo anda-ti al Parco di Malicas, ai piedi dell’omonimo castello per diver-tici: chi giocava a calcio, chi con gli scivoli, chi conversava... Pri-ma della partenza verso Oliena, i familiari di Pietro ci hanno ac-colto nella loro casa per regalarci una graditissima merendina! È stato bello conoscere nuove cose, pregare, stare insieme… e questo (a nome di tutti i mini-stranti) grazie ai sacerdoti, ai de-legati e accompagnatori e ovvia-mente alle nostre famiglie! Antonio, 12 anni

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Con la promessa i lupetti diventano missionari di misericordiaCon Gesù voglio fare del mio meglio

Grazie all’esempio della mia famiglia, ho sempre desiderato essere scout! Appena il gruppo Oliena1, all’inizio dell’anno, ha af-

fisso all’entrata di chiesa il cartellone con il quale si invitavano nuovi ragazzi a far parte della famiglia scout, sono andato a iscrivermi accompagnato dai miei genitori.Partecipando alla Messa domenicale delle 10.00, ho frequentato le prime riunioni in tana, dove ho cono-sciuto meglio i miei nuovi compagni di viaggio e i miei capi (o Vecchi lupi); ma il primo e vero passo, per me, è stato l’uscita del 6 dicembre: è qui che ho conquistato il mio Quaderno di caccia, che custodi-sco con molto affetto.Naturalmente, per essere scout in modo ufficiale, dovevo – insieme ai miei amici – fare la promessa. Io aspettavo con ansia questo momento fin dal primo ingresso, sebbene fossi già felicissimo di stare nel branco e nella mia sestiglia. Le condizioni fonda-mentali sono la “perfetta uniforme”, la conoscenza della Legge e il mio impegno da manifestare, appun-to con la promessa. Dovevamo studiare a memoria le varie formule capendone bene il significato e cer-care la divisa: io, siccome avevo già mio fratello e mia sorella iscritti al gruppo, ho preso la loro e ho completato la mia uniforme acquistando cappellino e calzettoni.Finalmente, un giorno, mia mamma mi ha detto che il 7 febbraio avrei fatto la Promessa!

Il sabato precedente, in tana, ci siamo preparati al grande evento grazie ai Vecchi lupi e ai capi sesti-glia; e l’indomani mi sono svegliato già carico di adrenalina, ci siam dati appuntamento alla chiesa di Santa Maria dove abbiamo partecipato alla Messa delle 8.15 e poi siamo partiti per la Caccia negli spa-zi de Su Gologone e delle chiesette di San Giovanni e Santa Lucia.Mi sono e ci siamo divertiti tantissimi con il raccon-to del Libro della giungla e il gioco. Quindi abbia-mo mangiato e poi, nel primo pomeriggio, Akela ci ha chiamato per fare la Promessa: «Lupi! Tutti in cerchio!». Eravamo dodici cuccioli a dover fare la Promessa; io pensavo «Chissà quando mi chiame-rà…?»Davanti ad Akela, Bagheera e Baloo abbiamo chie-sto di fare la Promessa, abbiamo dimostrato di co-noscere la Legge e da Baloo abbiam ricevuto la be-nedizione per intercessione del nostro patrono San Francesco d’Assisi. Infine il nostro impegno a fare del mio meglio per Dio, per gli altri, per me stesso!Io mi sono sentito emozionato e contento, perché era

da tanto tempo che volevo fare la promessa e con orgoglio porto il fazzolettone che i Vecchi lupi mi hanno consegnato. Grazie alla mia famiglia, ai capi e ai miei fratellini del branco! Elia, 9 anni

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RIPASSIAMO IL CATECHISMOAd ogni numero ti sarà chiesto di memorizzare una delle verità prin-cipali della nostra fede che spiegheremo meglio al Catechismo

LE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALI E SPIRITUALISono opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, as-sistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E sono opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopporta-re pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

- La mamma dice a suo figlio: “Thomas, oggi ti hanno dato la pagella?”. E il figlio: “sì, pensa che mi hanno detto che posso fare l’allenatore di calcio con i voti che ho!”. E lei: “bravo ma che voti sono?”. E lui: “4-2-2” - Una nonna dice al suo bambino: “Marco, Marco, qual è il tedesco che mi fa impazzire?”. E il bambino risponde: “Alzheimer, nonna! Alzheimer!”

Bargellettas

I ragazzi di AC visitano gli ammalati nei giorni di NataleIl bambino Gesù, speranza di chi soffre

Di recente è stata ripristinata un’usanza che nel nostro paese si era persa nel tempo: la visita di Gesù Bambino agli anziani e sof-ferenti. Anche quest’anno, nel giorno dell’Epifania, col gruppo

dell’Acr abbiamo portato «Su Bambineddu» a tanti parrocchiani infer-mi, alcuni dei quali non escono più di casa perché impossibilitate dalla malattia. Tra l’altro, riscoprendo le Opere di Misericordia come ci ha suggerito il Papa per questo Giubileo, il nostro appuntamento ha avuto un significato tutto speciale! Le bocche degli ammalati, alla vista del Bambinello, si aprivano in un grande sorriso, i loro occhi sprizzavano gioia e con i canti natalizi si emozionavano tantissimo. Per me, come per i miei amici, è stata una bellissima esperienza… espero di poterla ripetere anche nei prossimi

anni! Mi ha dato tanta gioia ve-dere queste persone felici, ricche di speranza nonostante il dolore; ma soprattutto è la loro fede che mi ha maggiormente emoziona-to! Ringrazio tutto il gruppo Acr, don Luca, gli educatori e ovvia-mente le famiglie che ci hanno ospitato. Insieme agli acierrini continueremo a pregare per chi soffre.

Eleonora, 10 anni.

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Approfondimenti

Le opere di MisericordiaPer papa Francesco le opere di misericordia sono un’espressione del nostro

interesse per i poveri. I poveri sono i veri destinatari della misericordia divina.

Nella Bolla d’indizione del giubileo straordinario, Il volto della misericordia

(Misericordiae vultus, del 12 apri-le 2015), papa Francesco parla fra le altre cose anche delle opere di misericordia corporali e spirituali. Sulla base del discorso di Gesù sui giudizio finale (in Mt 25,31-46), la tradizione ha sviluppato le sette opere di misericordia. Nel Medio-evo alle opere corporali si aggiun-sero sette opere spirituali. Oggi tuttavia non siamo più in grado di tenere distinte in modo così netto opere corporali e opere spi-rituali: parliamo preferibilmente di sette opere di misericordia che interessano tanto il corpo quanto l’anima. Sette è il numero della trasformazione. Così come sono sette i sacramenti e sette i doni dello Spirito Santo, sono sette an-che le opere di misericordia, che penetrano il mondo con lo spirito di Gesù e lo cambiano. Ma pos-siamo anche parlare di quattordici opere di misericordia. Quattordici è sempre il numero dell’aiutare e del sanare. Le quattordici ope-re di misericordia ci indicano un parallelo con le quattordici sta-zioni della Via crucis. Sono, per così dire, quattordici opere di mi-sericordia che ci vengono in aiu-to nelle quattordici situazioni di difficoltà che la Via crucis ci rap-presenta. E le quattordici opere di misericordia sono in grado di gua-rire le quattordici ferite significa-te nelle stazioni della Via crucis. Proprio ne1 nostro tempo le opere di misericordia sono un farmaco per molti che oggi sono feriti, per molti piccoli la cui infanzia è tra-scurata, per molte persone la cui dignità umana è lesa da situazioni di povertà, per molti profughi che a causa della guerra e del terrore sono costretti a fuggire dalle loro terre. È una spiritualità terapeuti-

ca quella a cui ci incoraggiano le quattordici opere di misericordia.Per papa Francesco le opere di misericordia sono un’espressione del nostro interesse per i poveri. I poveri sono i veri destinatari della misericordia divina. Gesù si rivolge proprio ai poveri, mo-strando così ai farisei che per lui la misericordia è più importante del sacrificio. Due volte Gesù nel Vangelo di Matteo cita le parole del profeta Osea: «Misericordia io voglio e non sacrifici» (Os 6,6 ci-tato in Mt 9,13 e 12,7). Gesù invita i farisei ad andare a imparare che cosa il profeta Osea ha inteso dire con quella frase. L’espressione «andate a imparare» era un modo di dire che indicava l’apprendi-mento di scuola: il tema vero di quella scuola che è la Bibbia è per Gesù imparare e comprendere la misericordia. Dovremmo anche

noi apprendere da Gesù: proprio la Bibbia va considerata e studiata con lo sguardo rivolto alla mise-ricordia, cosicché si renda chiara anche la realtà del messaggio di Gesù. Se comprendiamo la mi-sericordia di Dio tratteremo pure misericordiosamente i poveri, co-loro che sono sospinti ai margi-ni della società. Allora andremo come Gesù dai malati che hanno bisogno del medico e dai peccato-ri che sono stati condannati dalla società come tali o come dei falliti (cfr. Mt 9,9-13). E smetteremo di biasimare gli altri che non seguo-no le norme della chiesa o della società (cfr. Mt 12,1-8). Così, at-traverso il nostro studio e il no-stro agire secondo misericordia, questo mondo diverrà sempre più pervaso e plasmato dallo spirito di Gesù. Anselm Grün

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Vita Parrocchiale

In cammino verso la Visita PastoraleIl Consiglio Pastorale in ritiro per prepararsi ad accogliereil Vescovo nella nostra comunità dall’otto al quindici Maggio

La Visita Pastorale a tutte le comu-nità è una delle principali forme, collaudate da un’esperienza seco-

lare, con cui il Vescovo, segno di Cristo buon pastore, rinsalda i legami di comu-nione con i membri del popolo di Dio, conferma, esorta e consola spingendo tutti e ciascuno ad un rinnovamento in-teriore, ad una più generosa disponibilità per la missione. Non è quindi innanzi-tutto e semplicemente un’ispezione, un fatto burocratico. Non è nemmeno una serie di celebrazioni esteriori, un evento in più che si somma alle tante iniziative promosse dalla Chiesa. È un dono di Dio per la Diocesi tutta, un dono per il Vesco-vo che nell’esercizio del suo ministero viene accolto e riscoperto come maestro, sacerdote e pastore della diocesi perché immagine viva, segno efficace di Cristo Gesù e quindi in Lui principio e fonda-mento visibile dell’unità nella Chiesa.

Perchè la Visita Pastorale?È un momento speciale, anzi unico, per le parrocchie, per ogni battezzato, l’oc-casione propizia per ravvivare le energie di quanti sono stati chiamati alla vita cristiana e alla testimonianza del van-gelo. Può davvero risvegliare il fuoco della passione spingendoci a ritornare alle radici dell’amore. Ci chiede di acco-gliere sempre e di nuovo Cristo Signore e quindi di convertirci a Lui con tutto il cuore, di lasciarci modellare dal vange-lo, di consolidare la comunione fraterna, la collaborazione e corresponsabilità fra cristiani ed offre anche l’opportunità di verificare la genuinità delle scelte pasto-rali operate e l’efficacia dell’organizza-zione e delle strutture adottate.

Come ci prepariamoCon questi sentimenti e con l’entusia-

smo e la responsabilità di rappresentare la comunità nelle scelte pastorali ad esso affidate e nell’accogliere l’invito del ve-scovo a preparare in modo scrupoloso e fraterno la sua Visita, il Consiglio Pasto-rale Parrocchiale si è riunito in ritiro per iniziare il cammino di preparazione attra-verso l’analisi del Questionario Pastora-le, inviato a tutte le parrocchie della dio-cesi e che sarà uno strumento importante nelle mani del Vescovo per conoscere a fondo le varie realtà parrocchiali che si accinge a visitare. In esso sono presi in esame tutti gli aspetti della vita di una parrocchia, dal progetto pastorale, alle iniziative per il coinvolgimento di ogni componente della collettività, dalle fa-miglie alle associazioni, alle varie realtà lavorative e sociali che fanno parte inte-grante di ogni comunità e che sono pun-to di partenza e di arrivo per ogni inizia-tiva pastorale che voglia essere efficace e rispondente alle necessità di ciascuno. Si è partiti dalla conoscenza e divulga-zione del Progetto Pastorale Diocesano “Le sfide esistono per essere superate”, documento che ci ha visto coinvolti in primo piano come realtà parrocchiale nella definizione di obiettivi e finalità. La seconda parte del questionario riguarda-va il coinvolgimento della famiglia come parte essenziale e immancabile di ogni attività pastorale. E’ stato evidenziato il modo in cui le famiglie sono coinvolte nelle varie iniziative e il grado di parte-cipazione di ogni singolo componente oltre che della famiglia nella sua integri-tà. Il terzo punto affrontava le tematiche legate ai problemi sociali, al rispetto del-

la persona e della sua dignità. Sono state evidenziate le tante iniziative all’inter-no della comunità volte a lenire questo disagio e a portare in seno ad ognuno maggiore consapevolezza e sensibilità verso i più deboli e gli ultimi. L’azione preziosissima della Caritas parrocchiale e dell’Adi per citare solo quelle più rap-presentative sono emblematiche della vivacità della nostra parrocchia in que-sto ambito e di come negli anni abbia-no creato nel nostro paese una “cultura” della solidarietà e del servizio verso i più bisognosi. Il quarto punto analizzava nel dettaglio tutte le realtà associative pre-senti in parrocchia e il modo in cui esse vivono la dimensione ecclesiale e comu-nitaria. Il quinto ed ultimo punto prende-va in esame la dimensione “missionaria” della realtà parrocchiale nel superamento di ogni limite mentale e territoriale per farsi “testimone” del messaggio evange-lico. Ognuno degli argomenti analizzati è stato per tutti stimolo a riflettere, ed a trovare in vero spirito comunitario solu-zioni e proposte volte ad una sincera e attenta analisi di ciò che siamo e di ciò che vorremmo essere, evidenziando i tanti motivi di orgoglio per il cammino intrapreso ma anche la consapevolezza di non sentirsi mai arrivati. In sintesi abbiamo vissuto una giornata di studio in un clima di allegria e vera fraternità. Un grazie di cuore al Comitato di N.S. di Monserrata per la cortese ospitalità ed alle insostituibili Anna e Carmina per il prezioso servizio e la gradita presenza. Antonello Puligheddu

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Approfondimenti

Il pane dalla terra:emblema della comunità umana, transustanziazione di Cristo.

A scrivere del pane si corre il rischio della banalizzazione. Cionondimé-no è opportuno e utile, in tempi di

sfacciato spreco di questo bene, richiamare alla nostra mente origini e valori ad esso legati. In origine era Adamà, la terra della Genesi, da Adamà abbiamo Adam-Adamo. E’ l’inizio della relazione, complessa e pro-blematica, tra l’uomo e la terra. Sulla terra germinavano spontaneamente specie cere-alicole diverse. L’uomo, consapevolmente o meno, lavorò alla loro domesticazione chiamandole: grano, farro, mais, riso, ecc. I cereali nutrirono il pianeta. I suoi abitan-ti, da quel momento, cambiarono il corso della loro vita. Da quella relazione iniziale comincia la parabola della coltivazione del frumento, in quella regione che va dal Cau-caso all’Eufrate, estendendosi gradualmen-te in aree vicine e più remote. I greci veni-vano indicati come i mangiatori di pane per antonomasia, ma anche nel mondo romano, la coltivazione del grano e l’arte panifica-toria erano assai diffuse. Pensiamo alla nostra Sardegna già granaio prima fenicio-punico poi romano. In Sardegna come al-trove la panificazione produce una miriade di forme che sono si nutrimento ma anche simbolo. I pani rituali, finemente decorati, hanno nomi evocativi e segnano i momen-ti più significativi del vivere e del morire. Fare il pane, da noi, raramente è azione in-dividuale, è generalmente azione collettiva e condivisa perché frutto della collabora-zione di più persone e perciò, il pane può essere considerato a ragione un prodotto sociale. Conserva, anche nella quotidiani-tà, la sua sacralità che ci richiama al lavoro, alla fatica al sacrificio, al dono: non se ne poteva perdere neanche una briciola perché “grascia ‘e Deus”. Il ciclo del grano e il ci-clo del pane sono sempre stati fonte di ispi-razione di racconti, di poemi, di saggi di cui si è nutrita e si nutre la cultura popolare e quella alta. Ci piace segnalare ai lettori “Il canto del pane” di Daniel Varujan e “Spez-zare il pane. Gesù a tavola e la sapienza del vivere” di Enzo Bianchi, priore della co-munità monastica di Bose. Il poemetto di Varujan ci ricorda la tragedia dei cristiani armeni, il loro genocidio ad opera dei tur-chi, il sacrificio dello stesso Varujan ucci-so all’inizio della strage degli armeni nel 1915. Poesia che lega indissolubilmente l’uomo alla terra, a quella relazione di cui abbiamo parlato all’inizio. C’è nei versi di Varujan sì il presagio del male incombente

sulla sua terra, l’orgia di sangue che si sta preparando, ma anche il culto di quella ter-ra che ha il volto di Dio. Il mondo interiore di Varujan traspare dai suoi versi nutriti di religiosità ancestrale ma anche dei simboli della fede cristiana. Canta gli elementi del paesaggio, i volti, i sentimenti, la fatica dei campi. La sua poesia, quasi un canto liturgico, svela ciò che è velato: il disegno di Dio. “Il canto del pane ” che dà il titolo al poemetto è la testimonianza più chia-ra di questa visione: non solo epopea dei

campi ma trasfigurazione del creato, grido della vita, “vigore creatore” “che diffonde il Pane/Il Pane consacrato”. Il saggio di Enzo Bianchi ci guida a riscopri-re il magistero di Gesù a tavola. Gesù, dice Bianchi, introducendo il suo libro:”amava la tavola come luogo di incontro con gli uomini , come occasione di benedizione e ringraziamento a Dio…Tra le tante ri-voluzioni fatte da Gesù, c’è anche quella di aver rivoluzionato il modo di concepire il cibo”. Per noi ipernutriti, permeati dal-la cultura dello spreco, è oggi più che mai necessario ripensare al valore e significato del cibo. Ripensare al pane come fattore di coesione ed elemento di condivisione. La parola compagno deriva da cum panis ed indica la relazione tra coloro che condivi-dono il nutrimento. Così come la parola Betlemme letteralmente vuol dire “casa del pane”. A Betlemme è nato Gesù che come recitano i Vangeli è ” Pane della vita,” cibo per l’umanità, dono del suo corpo transu-stanziato in pane eucaristico.Attraverso il pane e più in generale il cibo si riscopre la sapienza del vivere e del con-vivere, la convivialità appunto. Se ci pen-siamo non c’è momento significativo della nostra vita che non si celebri stando a ta-vola. La tavola è il luogo della nostra uma-nizzazione -il magistero di papa Francesco al riguardo è eloquente- il luogo dove non solo ci si ciba, ma si parla e ci si ascolta, o così almeno dovrebbe essere. A tavola si è faccia a faccia e si può anche ascoltare il silenzio, nutrendo il corpo ma anche le relazioni interpersonali.Tante buone ragioni per riconsiderare il nostro rapporto col pane e con la tavola, magari ricordandoci dell’adagio che recita: ”Mentre i ricchi sognano i sogni, i poveri sognano il pane”. Francesco Palimodde

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Ammentos

I riti della settimana santaTra antico e modernoL’aspetto visibile del ricordo del-la Passione e Resurrezione del Cristo, nei tempi andati, oltre che dal Clero, era dato dalla nutrita presenza delle tre confraterni-te (coffarios e prioressas) delle chiese di Santa Rughe, Nostra Segnora e Santu Franciscu con l’intento di riproporre gli eventi così come accaduti duemila anni prima.Con l’andare del tempo e l’avvi-cendarsi di parroci diversi, molte delle usanze consolidate da tan-tissimi anni venivano modificate se non addirittura soppresse (per esempio, la velatura dei santi e delle croci con panni viola, or-mai, non viene più praticata).Ricordo che le funzioni liturgiche pomeridiane, iniziavano sempre a «sas tres de vorta ‘e die»: questo per fare memoria della morte del Cristo, avvenuta – come descrit-to dai Vangeli – nell’ora nona del tempo ebraico (ore 15 del nostro tempo).

Ai tempi del Vicario BisiAi piedi della scalinata dell’alta-re di Sant’Ignazio veniva eretto un catafalco, illuminato da due candelabri, dove su un cuscino di porpora veniva adagiata una piccola croce, sa vera rughe, costruita con foglie di palma, olivo e sambuco; si diceva che contenesse una piccola parte del legno del Golgota e i fedeli che si accostavano per venerarla do-vevano inginocchiarsi per ben tre volte (sos indrenucones) prima di baciarla.Non è da molti anni, che è sta-to recuperato e reintrodotto nel-la «Processione dei misteri» il simulacro del Ceomo, l’Ecce Homo, o del Cristo alla colonna, sfuggito per vero miracolo ad un parossismo distruttivo di statue lignee e oggetti di altissimo va-lore storico perpetrato negli anni successivi alla scomparsa del Vicario Bisi. Fanno storia l’ab-battimento del centenario gelso dei gesuiti che ornava la piazza Collegio e la soppressione della confraternita di Nostra Segnora

dalla chiesa omonima alla quale è seguito puntualmente il deca-dimento delle altre confraternite con relativa scomparsa de Sos Coffarios professos.Ma per i semplici di Oliena, la cerimonia più sentita era ed è rimasta S’Incontru: laddove di prima mattina pastori e massai andavano a governare il bestia-me per essere presenti poi, con i vestiti della Festa, all’incontro

visi pieni di gioia. Ecco, il lutto era finito! Forse, pochi sanno che coppie entrate in crisi, fidanzati o sposi consacravano il loro riu-nirsi «a si che torrare» durante la cerimonia de S’Incontru; stando una di fianco all’altro, si davano furtivamente la mano e la gente che sapeva approvava e gioiva in cuor proprio. E il Cristo risorto andò dalla Madre in lutto, la sua carne era di Luce in quell’appuntamento (incontru) di tenerezza e di gioia. Essa trovò, col cessare del suo pianto e del suo dolore, il princi-pio di una Pasqua senza fine.

Anche la Pasqua, o forse anche il rito de S’Incontru si sta av-viando al declino?Considerare la Pasqua nei mi-steri della Passione e Morte del Cristo e del suo trionfo con la Resurrezione. Ci avevano educa-to a pensare alla liberazione dal-le dure catene del peccato, alle quali noi uomini eravamo legati, prima che l’opera redentrice del Cristo ci aprisse la speranza del Cielo. La Madonna era stata la prima a rivedere il Figlio dopo la sua resurrezione: Ella aveva sof-ferto più di tutti, era stata forte e silenziosa ai piedi della Croce, lo aveva ricevuto morto sulle sue ginocchia, (la Pietà) l’aveva visto dissanguato deporre nel se-polcro.L’anno scorso, alla fine delle ma-nifestazioni de S’incontru, una mia anziana parente, aveva escla-mato: «Tottu bellu! Vidu in sa te-levisione, ma… ma li mancavada carchi hosa». «E ite?», incalzavo io. «M’ammento ih hando Dui che tirava su velu a sa Madonna e attaccavana a isparare e sonare sas hampanas si m’arpilia s’ischi-na e poi y sa propiscione su e vie-re a Don Mattana (mischineddu) solu hene i bess’esserede istau gente i su cursu, una hosa brutta. Forcis est mengius de la hestare homente a prima».

Peppino Nieddu

tra il Risorto e sua Madre; non a tutti era dato di vedere lo svol-gersi degli eventi, ma, ciascuno dei presenti ne percepiva i segni. Nel momento che il capo della Vergine veniva liberato dal velo, si creava un attimo di silenzio; poi, quando la campana iniziava a irradiare la sua gioia e la fucile-ria si faceva talmente intensa da far tremare la piazza, la commo-zione ti attanagliava, sentivi un brivido correrti per la schiena e potevi osservare occhi lucidi e

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Spazio Associazioni

Natale 2015: i presepi OlianesiL’impegno in ambito sociale e culturale della Pro Loco

In occasione del Natale, accogliendo l’in-vito dell’Amministrazione Comunale di contribuire concretamente alla realizzazio-

ne del progetto “InCantos de Nadale”, la Pro Loco di Oliena ha promosso alcune iniziative in ambito sociale e culturale. Si è fatto riferimento alle parole di Papa Fran-cesco nella sua Esortazione Apostolica “Evan-gelii Gaudium”, in cui sottolinea l’importanza e la priorità della spiegazione della Parola di Dio, con particolare riferimento ai principali momenti liturgici celebrati durante l’anno. Re-lativamente alla festa del Natale, questa atten-zione verso le verità fondamentali è tanto più necessaria sia per la più numerosa partecipa-zione alla liturgia (anche da parte dei cristiani più distratti e distaccati), sia del maggiore in-teresse dell’opinione pubblica e dei media.Preservare intatta l’identità dei mistero natali-zio, spesso confuso col materialismo e l’eco-nomia, richiede una profondità maggiore da parte di chi ascolta e annuncia.

Proprio da qui nasce l’iniziativa del Concorso Presepi, che ha un carattere educativo e parte dall’idea di avvicinare soprattutto i ragazzi e le loro famiglie al Mistero del Natale. L’attività espressiva legata alla centralità della scena della Natività, è uno degli aspetti deter-minanti che ha spinto la Pro Loco a investire sul Concorso Presepi, poichè educa alla ma-nualità e alla creatività: “Un presepe bello non si improvvisa, ma prevede un’intensità di la-voro che permette di sviluppare ed evidenzia-re doti che rimangono a volte inutilizzate, so-prattutto nei ragazzi spesso immobilizzati dal mondo della virtualità. In evidenza c’è anche l’aspetto relazionale, per cui il presepe è più bello se realizzato insieme a più mani».

Al Concorso hanno aderito i seguenti vicinati:1) JANNA VAHILE – 2) MELATHU – 3) SA BANDITTA-MONTE MANNU - 4) S’ORTU ‘E SU RE – 5) PREDU MURTA - 6) ARENA-GLIOS – 7) MUSSUDORRAI – 8) FALAE-

NODI - 9) SOS ARANCIOS-SA MADALE-NA.E’ risultato menzionato il Presepe del vicinato SOS ARANCIOS-SA MADALENA, ai rap-presentanti del quale è stato consegnato un premio simbolico (Un presepe in ceramica), che verrà custodito dagli stessi fino al pros-simo Natale, quando verrà passato al Presepe che vincerà il prossimo concorso.

Altra iniziativa di particolare interesse è stata quella di mettere in scena un Presepe Vivente.La rappresentazione, molto suggestiva, si è svolta in Piazza Collegio la sera del 21 dicem-bre tra le ore 18,00 e le 20,30 e si è ripetuta il giorno seguente per i più giovani. La vita durante la Natività è stata rappresentata dalle figure fisse presso la capanna: operai, fanciulli e massaie, pastori ed animali. Coreografia vo-

lutamente semplice: dall’arrivo di Giuseppe e Maria col somarello, il loro ingresso nella capanna e, dopo la natività assistita da alcune massaie, l’adorazione di tutti i pellegrini pro-venienti anche da lontano, ciascuno coi loro costumi. Infine i doni dei Re Magi e la con-templazione generale con musiche e canti.

Il CDA Pro Loco esprime un sentito ringrazia-mento per questa partecipazione, così sponta-nea e gratuita, manifestata da: i Tumbarinos di Gavoi, il Gruppo Ortobene di Nuoro, i grup-pi di Sorgono, Samugheo, Orgosolo, Ollolai, Dorgali, Bitti, Ghilarza, Narcao, Norbello; i gruppi di Oliena Su Gologone e Su Durdurinu, i capi Scout che hanno prestato la loro prezio-sa abilità manuale, per diverse sere al freddo, nell’allestimento della capanna. Ringraziamo il presidente della Pro Loco di Dorgali Bore Loi, i Soci Pro Loco di Oliena e gli amici in-tervenuti e tutti quelli che hanno collaborato attivamente, con canti, con oggetti e animali. Ringraziamo in particolare il Sindaco e l’Am-ministrazione Comunale di Oliena; il Parroco don Giuseppe, don Tommaso e don Luca.In preparazione i CD con filmati e foto.

Il CDA della PRO-LOCO

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Attualità

Il problema dell’acquaLa comunità di Oliena sente il timore di possibili minacce rivolte al proprio monumento naturale

Nelle passate settimane e nei mesi scorsi, l’opinione pubblica è stata assorbita da un dibattito

particolarmente coinvolgente e appas-sionante. La tematica dell’acqua toc-ca, infatti, indistintamente i bisogni, le necessità, gli interessi (nell’accezione giuridica del termine) di un’intera col-lettività. Bisogni, necessità e interessi, che trovano una consequenziale tutela normativa, la quale garantisce o almeno dovrebbe garantire quella rappresen-tazione pubblica del bene, espressione di una dimensione comunitaria, eretta a baluardo dei diritti di una generalità, rispetto alle rivendicazioni, agli usi e agli abusi di pochi. Alla luce di questa caratterizzazione globalizzante, sancita perfino tra i principi fondamentali della comunità internazionale, occuparsi di un argomento il quale riveste tale valenza ed importanza condizionati da partigia-nerie di sorta o attraverso visioni e inter-pretazioni parziali, andrebbe a sminuire invero il rilievo e il risalto, che andreb-bero riconosciuti ad una questione tanto cruciale. Pertanto, bisogna premettere che la battaglia dell’acqua (per utiliz-zare un’espressione giornalistica un po’ superficiale) vede impegnate a Oliena le forze politiche di maggioranza e op-posizione, protagoniste di un percorso istituzionale, segnato in larga parte da condivisioni e da un’apprezzabile iden-tità di vedute. In occasione dell’ultimo consiglio comunale, all’unanimità, colo-ro che sedevano nei banchi di entrambe le formazioni hanno approvato concor-demente un documento, che ha segnato un preciso impegno per l’ente comu-nale. In gioco c’è la tutela della salute, del benessere e della qualità della vita di un intero paese. In ballo c’è la storia e l’identità di un centro profondamente legato al suo patrimonio ambientale, ai luoghi incantati, che descrivono l’animo e formano il carattere della sua gente. Le istanze provenienti dalla Bassa Baronia, senz’altro legittime, descrivono una si-tuazione precaria e certamente proble-matica. L’approvvigionamento dal fiume

Cedrino non assicura, infatti, un livello accettabile del servizio reso. Le richie-ste avanzate vedrebbero come soluzione praticabile quella dell’erogazione di ac-qua di sorgente, proveniente appunto da Su Gologone. Un’eventualità quest’ulti-ma che non può far perdere di vista, tut-tavia, nemmeno per un attimo l’esigenza inderogabile della salvaguardia del mo-numento naturale. La Sorgente incasto-nata fra le rocce così cara agli olianesi, tanto da diventare l’immagine più inti-ma di questa comunità. Uno dei simboli più autorevoli. Ogni progetto, relazione tecnica, simulazione, proposta che non tenga conto di questa relazione sentita, allora, non ha senso di essere analizza-ta e approfondita. Recentemente, si è discusso di prelevamenti da grotte. Si è

sentito parlare di svariate teorie: trivel-lare per nascondere le pompe o modifi-care il deflusso del corso della fonte o, addirittura, realizzare un laghetto desti-nato alla pesca. Ipotesi, che certamente hanno bisogno di studi approfonditi, di monitoraggi protratti nel tempo, i quali fotografino i mutamenti e le evoluzioni stagionali, i periodi di magra e di piena. Allo stato, però, pur non volendosi so-stituire a geologi, ingegneri ed esperti, sentire solamente parlare di certe sup-posizioni fa salire la paura. La comuni-tà di Oliena sente il timore di possibili minacce rivolte al proprio monumento naturale. Alla politica spetta, quindi, la precisa responsabilità di non abbassare la guardia. Mattia Sanna