Strategie d’Impresa 1web.inge.unige.it/DidRes/StratImp/Lez1e2-2004.pdf · Immobiliare e...
Transcript of Strategie d’Impresa 1web.inge.unige.it/DidRes/StratImp/Lez1e2-2004.pdf · Immobiliare e...
WEB/ - P1
1
Savona, aprile - giugno 2004
Lezione n° 1: le basi della strategia
Strategie d’Impresa 1
WEB/ - P2
2
Contenuti del documento
• Introduzione
• La produzione
• Le curve di costo
• La concorrenza perfetta
• Il monopolio
• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite
• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica
• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio
WEB/ - P3
3
Essere partner, creare valore
Value Partners è cresciuta costantemente ed è diventata un gruppo, integrando la capacità di sviluppare una visione strategica con quella di rispondere a problemi complessi di change management e di innovazione tecnologica
-
-
•
Creare valore per le aziende clienti
Sviluppare soluzioni originali, per creare e sfruttare discontinuità
Value Partners è la più grande società di consulenza strategica di origine italiana
Nata nel 1993 dall’iniziativa di 15 consulenti che volevano realizzare un progetto:
•
•
WEB/ - P4
4
Una crescita costante e di qualitàNumero di professional e support staff
3074
147 187212
27
40
59
6437
53
72
13
36
62
dicembre1996
dicembre2000
dicembre2003F
Value Partners Brazil
VP Web
VP Tech
dicembre2001
Value Partners Italy
Management ConsultingVP FinanceVP Ventures
410
237
101
30
Yearly growth rate above 30%
335
gennaio1993
WEB/ - P5
5
Gestione dei processifunzionali (R&D, produzione, distribuzione, marketing, finanza,. . .)
Organizzazione e gestione del cambiamento
Strategiedi portafoglio
Progettare e gestire il cambiamento
Strategie di business(prodotti, mercati, canali,. . .)
26%
22%15%
12%
11%
Riprogettazione dei processi critici (logistica integrata, sviluppo prodotti, commerciale, . . .)
14%
Strategia IT
2000-2002, Percento del fatturato di Gruppo
WEB/ - P6
6
I clienti serviti 2000-2002, Percento del fatturato di Gruppo, Numero di clienti*
Telecom, media ed editoria
12% Auto e componenti (5)11%
11%Largo consumo e retail
Immobiliare e infrastrutture
3%Trasporti e logistica
10%
( ) Numero di clienti serviti nel periodo
Altri settori industrialie di servizio (22)
(6)
(8)
(8)
(21)
* Sono considerate singole grandi Aziende all’interno di grandi Gruppi; nel caso di Gruppi multibusiness, sono considerate singole Aziende per settore di attività
38%
8%
7%Energia e utilities (4)
Istituzioni finanziarie (19)
WEB/ - P7
7
GiapponeUSA
Brasile
Argentina
Venezuela
Australia
Egitto
Congo
Messico Nigeria
Paesi in cui abbiamolavorato
Gran Bretagna
Francia
Germania
Grecia
Spagna
Svizzera
Svezia
Turchia
Slovacchia
FederazioneRussa
PoloniaOlanda
UngheriaAustria
Belgio Rep. Ceca
I 32 Paesi in cui abbiamo lavorato
Finlandia
Cile
PerùBolivia
Italia
-
-
Il 35% del nostro fatturatoè generato da progetti realizzati all’estero
I nostri professionistihanno 20 nazionalitàdiverse
Cuba
WEB/ - P8
8
Il gruppo Value Partners
Strategia di portafoglio e di businessOrganizzazione e gestione del cambiamentoRiprogettazione di processi e funzioni critici
Merger & AcquisitionsMercato dei Capitali
Investor relations
IT consulting su piattaforma webSolution concept
Rapid prototyping and development
Strategie ITSystem Integration
Soluzioni d’impresa
Analisi delle opportunità di investimentoValorizzazione
Disinvestimento
Finanza straordinaria
Consulenza strategica
Investimenti nell’innovazione
Sviluppo di soluzioni avanzateper la sicurezza IT
Consulenza IT a supporto del business
WEB/ - P9
9
Struttura del corso
Il corso ha come obiettivo l’analisi dell’evoluzione delle strategie aziendali negli ultimi 50 anni, fornendo una panoramica essenziale, ma non esaustiva delle basi dell’analisi competitiva attuale
La strategia moderna poggia le proprie basi negli studi dell’economia classica, del marketing strategico e delle frontiere offerte dalle nuove tecnologie
LE BASI DELLA STRATEGIA
-
-
-
Strategie interne (funzione di produzione, ottimizzazione dei costi)
Strategie esterne (concorrenza perfetta, monopolio, mercati contendibili, barriere all’entrata)
Equilibri di mercato (Cournot, Bertrand, Stakelberg, Chamberlin,..)
‘50 ‘80 2000 2010 Anni
IL MARKETING STRATEGICO
STRATEGIA E TECNOLOGIA
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Schema di Porter
Differenziazione dell’offerta
Value chain analisys
SWOT Analisys
Gestione del portafoglio prodotti
Impatto della strategia sull’organizzazione
L’evoluzione della Net Economy
Elementi costitutivi della Networked Company
Modelli di business emergenti: B2B, B2C, B2B2C E-CRM, eProcurement, E-BPR, eProduct Development)
Gestione dei progetti di E-business
WHAT’S NEXT?
WEB/ - P10
10
Contenuti del documento
• Introduzione
• La produzione
• Le curve di costo
• La concorrenza perfetta
• Il monopolio
• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite
• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica
• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio
WEB/ - P11
11
Produzione e curve di costo: strategia interna
• Processo produttivo: dai fattori di produzione ai prodotti finiti
• Curve di costo di breve e di lungo periodo
È possibile determinare
• Il dimensionamento ottimo minimo della struttura produttiva• Il livello di produzione del sistema che massimizzi i profitti d’impresa
A partire dall’analisi di
Le strategie aziendali degli anni 50 – 60 sono focalizzate sull’ottimizzazione interna del sistema produttivo, complice anche un mercato in forte espansione e “con poche pretese”
L’esempio di successi a cui si ispira “l’economia della produzione” è la struttura organizzativa del modello “T” (Henry Ford)
WEB/ - P12
12
input
output
Processo produttivo
Il processo produttivo trasforma i fattori produttivi (materie prime, macchine, ore di lavoro umano, progettazione – input) in risultati (prodotti vendibili sul mercato, beni intermedi, “inquinamento” – output).
∈∈
→YyXx
con YX
Sia X l’insieme degli input e x un suo generico elemento costituito
dal vettore ordinato di tutti gli input
{ }nxxxxx ,...,, , 21=∈ X
Sia Y l’insieme degli output e y un suo generico elemento
costituito dal vettore ordinato di tutti gli output
{ }myyyyy ,...,, , 21=∈ Y
Definiamo processo produttivo la relazione tra input ed output, ossia una corrispondenza tra gli elementi di X e quelli di Y:
WEB/ - P13
13
Proprietà e funzione di produzione (FdP)
Se la corrispondenza che determina il processo produttivo gode delle proprietà di efficienza, è possibile definire una funzione di produzione continua, monotona e concava
Proprietà Conseguenze
Continuità
Concavità
Monotonicità
Ipotesi:
Esiste un livello oltre il quale non si può produrre
più output con lo stesso ammontare
di input
È possibile variare infinitesimamente l’output variando infinitesimanente l’input
Incrementando uno o più input l’output deve restare costante o aumentare
Incrementando anche un solo input, l’output cresce, ma ad un ritmo progressivamente decrescente
La Funzione di Produzione (FdP) misura il massimo livello di output che può essere ottenuto da un dato ammontare di input
input
output
frontiera dell’insieme di produzione
insieme di produzione
Proprietàdella funzione di produzione
L’obiettivo
è dimostrare l’esistenza di una dimensione ottima
minimaragionamento alla
base delle considerazioni
strategiche
WEB/ - P14
14
FdP di breve e lungo periodo
Ci concentreremo su funzioni di produzione con un solo output e due input: Lavoro e Servizi da Capitale
( ) ( ) XKLKLfY ∈= ,con ,Lavoro Servizi da Capitale
Breve Periodo Lungo Periodo
Operiamo una seconda semplificazione “temporale”:
Nel breve periodo si suppone costante lo stock di capitale. Esso viene infatti immobilizzato nei vari
investimenti strategici dell’impresa:
( ) ( )LFKLfY == ,
Nel lungo periodo lo stock di capitale non può più essere considerato costante. La quantità di produzione diviene una
funzione in due variabili:
( ) ℜ→ℜ⇒= 2: , fKLfY
La FdP di riferimento presenta un solo output e due input: il lavoro ed i servizi da capitale (considerati costanti nel breve periodo)
WEB/ - P15
15
FdP di breve periodo – possibile andamento
Punto di Flesso
L’andamento caratteristico della FdP è rappresentabile tramite una curva monotona crescente, limitata, passante per l’origine, concava nel primo tratto e convessa nel secondo
L
Y
Ymax
Zona a rendimenti marginali decrescentiAumentando il lavoro di una
quantità x, l’output aumenta di una quantità y con:
xy <
Capacità limite del sistema / Impianto
Non lavorando non si produce
( ) 00 =Y
Avviamento dell’impianto
Zona a rendimenti marginali crescenti
Aumentando il lavoro di una quantità x, l’output aumenta di una quantità y con:
xy >
WEB/ - P16
16
Produttività media e marginale – elasticità della FdP
Produttività Media in L0
ProduttivitàMarginale in L0
Elasticità della FdP
Data una funzione di Produzione definiamo: ( )LfY =
( )0
0
LLY
=β
( )0LY ′=α
βαη =YL
L
Y
L0
atn(α)
atn(β)
Y(L0)
• Se la produttività media aumenta: il contributo produttivo di ogni lavoratore aggiuntivo (produttività marginale) supera quello dei lavoratori preesistenti (produttività media)
• Se la produttività media diminuisce
• La produttività media è massima quando
1>ηYL
1<YLη1=YLη
Il rapporto fra la produttività marginale e la produttività media definisce l’elasticità della funzione di produzione in un punto L0
WEB/ - P17
17
Massimizzazione della produttività media
( )LLY
Lmax
( ) ( ) ( ) ( )LLY
dLLdY
L
LYLdL
LdY
=⇔=−⋅
02
Massimizzando la produttività
media
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5
( )LY( )LY ′
( )LLY
( )( )
LLY
LY ′
La produttività media risulta massima nel punto L0 che rende unitaria l’elasticità della funzione di produzione
WEB/ - P18
18
FdP di lungo periodo
0
2
4
6
8
10
24
68
10k
24
68
10
l
Nel lungo periodo i servizi da capitale non sono più costanti. La FdP diventa una superficie nello
spazio…
…le cui curve di livello
sono dette Isoquanti di produzione
( ) costLKf =,
Lo studio della FdP di lungo periodo prevede l’analisi delle curve di livello, Isoquanti di produzione
In termini pratici, nel lungo periodo, è possibile dotarsi di più impianti, acquistare asset aziendali, variando parallelamente il livello di lavoro
L
Y
K
WEB/ - P19
19
Saggio marginale di sostituzione tecnica (MTRS)
La pendenza di un isoquanto è definita dal saggio marginale di sostituzione tecnica, che indica di quanto occorre aumentare (diminuire) l’impiego di un fattore se si vuole diminuire (aumentare) l’impiego dell’altro fattore
K
L
YYMTRS′′
=
Il MTRS è pari al rapporto tra le produttività marginali dei due
input.
L
K
A
B
Angolo αK∆
L∆
WEB/ - P20
20
Isoquanti e grado di sostituibilità dei fattori
La forma degli isoquanti determina il grado di sostituibilità tra i fattori
L
K
perfettamente complementari
perfettamente sostituibili
grado intermedio disostituibilità
• Se il MTRS non cambia lungo l’isoquanto abbiamo la massima sostituibilità (fattori perfettamente sostituibili).
• Se il MTRS varia tra valori estremi (tra 0 e ∞) allora abbiamo la minima sostituibilità (fattori perfettamente complementari): il processo produttivo richiede un rapporto fisso tra i due fattori.
WEB/ - P21
21
Rendimenti di scala
Si ipotizzi che aumentando l’impiego di tutti i fattori produttivi di un fattore di proporzionalità λ la produzione aumenti proporzionalmente di µ. Si avranno:
Rendimenti di scala decrescenti
(es. impianto produttivo “lineare”)
Rendimenti di scalacostanti
Rendimenti di scalacrescenti
(es. impianto per lo stoccaggio di materiali chimici)
λµ < λµ = λµ >
L
K
YYµ
Yµ2
L Lλ Lλ2
KKλKλ2
Gli Isoquanti Omotetici incrociano i raggi dall’origine
sempre con la stessa pendenza
Isoquanti Omotetici
Dalla mappa degli isoquanti di produzione è possibile determinare i rendimenti di scala dell’intero sistema
WEB/ - P22
22
Esercizio 1
Si abbia un’azienda con funzione di produzione di Cobb-Douglas
βα KLY =
Si calcoli:
• La produttività marginale del lavoro
• La produttività media del lavoro
• L’elasticità della produzione rispetto al lavoro
• La produttività marginale del capitale
• Il saggio marginale di sostituzione tecnica
Si determini inoltre la forma degli isoquanti al variare di α e β e si traggano le debite conclusioni gestionali sui rendimenti di scala di tale FdP
WEB/ - P23
23
Contenuti del documento
• Introduzione
• La produzione
• Le curve di costo
• La concorrenza perfetta
• Il monopolio
• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite
• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica
• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio
WEB/ - P24
24
Input per l’analisi di una impresa
Per analizzare il funzionamento di un’impresa occorre porre attenzione alle strutture gerarchiche, chiarire qual è l’obiettivo d’impresa e definire il contesto istituzionale, ovvero le forme di mercato
Gerarchia Obiettivi Forme di mercato
Gerarchicamente esiste un problema di incentivi:
• Fra proprietario dei capitali e manager(valorizzazione dei capitali col minor rischio contro accrescimento del proprio potere di mercato)
• Fra manager e intermediari creditizi(capitale a prestito per imprese rischiose contro garanzia di restituzione dei prestiti)
• Fra manager e lavoratori (massimo impegno con minima retribuzione controgaranzia occupazionale con minimo sforzo).
Assumeremo che sia la massimizzazione dei profitti correnti
Sebbene:
• Ignori la dimensione intertemporale
• L’impresa operi in un contesto incerto (non sa se venderà il proprio prodotto, non sa a che prezzo lo venderà, non sa se troverà gli input necessari, né a quale prezzo li pagherà)
• Concorrenza perfetta nei mercati di beni e fattori: l’impresa è price-taker e non ha limiti di produzione, pertanto fissa gli input e, di conseguenza, l’output
• Concorrenza imperfetta nei fattori e perfetta nei beni: l’impresa subisce il salario fissato dai sindacati o il costo del capitale fissato dalle banche, per cui sceglie la combinazione di input meno costosa e quindi l’output
• Concorrenza perfetta nei fattori e imperfetta nei beni: l’impresa sa che il prezzo di vendita ècollegato alle quantità vendute per cui sceglie la combinazione di input meno costosa, e poi fissa il prezzo di vendita oppure la quantità
Obiettivo dell’analisi è la minimizzazione dei costi di produzione
WEB/ - P25
25
Scenari possibili
Lo studio della minimizzazione dei costi di produzione può essere condotto in due scenari differenti: nel breve e nel lungo periodo
Breve periodo Lungo periodo
Se vi è un solo fattore variabile, il lavoro, non vi è una reale scelta tra combinazioni
alternative
La quantità di fattore domandato ed i costi di produzione dipendono dall’output
che si vuole effettuare
L’impresa deve scegliere la combinazione dei fattori che corrisponda al costo di produzione
minimo per unità di prodotto
Data la mappa degli isoquanti, occorre individuare un punto su ciascun isoquanto,
associato al minor costo
Nella realtà vediamo che esiste anche una scelta ottima fra isoquanti, ad esempio legata al numero di persone qualificate presenti in una determinata area, lo spazio edificabile, ecc…
WEB/ - P26
26
Funzione di costo di breve periodo
KrLwC ⋅+⋅=Costi fissi FC (nel breve periodo k è
costante)
Costi variabili VCcon la produzione
( )YfL =
YKrLw
YTC ⋅+⋅
=
Costo medio per unitàdi prodotto
(ATC)
YKr
YFC ⋅
=
Costo medio fisso per unità di prodotto
(AFC)
( )Y
YLwY
VC ⋅=
Costo medio variabile per unità di prodotto
(AVC)
Costo marginalein Y0 (MC)
( )0
*
0 LYw
dYdC
YY ′=
=
* Vero perché Y(L) risulta monotona, derivabile e ( ) DL LY ∈∀≠′ 00 0
Sia w il salario per unità di lavoro ed r il costo d’uso dei servizi del capitale, definiamo la funzione di costo:
Nel breve periodo la funzione di costo risulta la somma di costi fissi (i servizi da capitale) e costi variabili (il lavoro)
WEB/ - P27
27
Minimizzazione di ATC e AVC
( )Y
YTCATCYY
minmin =
( ) ( )
( ) ( ) ATCY
YTCdY
YdTCMC
Y
YTCYdY
YdTC
===
=−⋅
c
02
( )Y
YVCAVCYY
minmin =
( ) ( )
( ) ( ) AVCY
YVCdY
YdVCMC
Y
YVCYdY
YdVC
===
=−⋅
c
02
I costi medi totali (ATC) e variabili (AVC) per unità di prodotto sono minimi quando uguagliano i costi marginali
WEB/ - P28
28
Andamento delle curve di costo
Y
C
VC
TC = FC + VC
FC
Y
dYdC
YC ,
Costo marginale (MC)
Costo medio totale (ATC)
Costo medio variabile (AVC)
Costo medio fisso (AFC)
Ipotizzando i costi variabili con rendimenti prima decrescenti e quindi crescenti si possono tracciare qualitativamente gli andamenti delle curve di costo di breve periodo
WEB/ - P29
29
Funzione di costo di lungo periodo
Il raggiungimento dell’obiettivo strategico richiede, a parità di costi, la scelta del livello di produzione più alto, ovvero la determinazione del livello di costo più basso compatibile con
dato livello di produzione
costKrLwC =⋅+⋅=
Definiamo Curva di Isocosto la retta determinabile lasciando il costo totale costante
Nel lungo periodo la strategia aziendale può fare leva su due fattori:lavoro e servizi da capitale
( ) KrLwKLfC ⋅+⋅== ,Costo unitario
del lavoroCosto unitario dei servizi da capitale
Nel lungo periodo la strategia interna d’impresa impone la scelta della combinazione dei fattori che minimizzi il costo di produzione per unità di prodotto
WEB/ - P30
30
Massimizzazione della produzione
A
L
K
rw
−
Isoquanti di produzione
Rette di isocosto
Definito il budget di costi si determina la combinazione dei fattori K e L che massimizzano la FdP dell’impresa
Il prodotto aggiuntivo che si ottiene spendendo un euro in più nel fattore capitale deve essere uguale al prodotto aggiuntivo che si ottiene spendendo lo stesso euro nel fattore lavoro
( )( )
= 0cost-LKC
LKf LK
,
,max,
( ) ( )( )
=−∇⋅=∇
0,,,
costLKCLKCLKf λ
rf
wf KL ′
=′
La combinazione ottima è definita dalle coordinate del punto di tangenza (A) fra retta di isocosto e l’isoquanto di produzione
WEB/ - P31
31
Variazione del prezzo di un fattore
B
A
L
K
rw
−rw′′
−
il lavoro diventa relativamente più costoso del capitale e l’impresa riallinea le scelte strategiche (A→B)
L’aumento del prezzo di un fattore ne determina una riduzione dell’impiego (sotto l’ipotesi mantenuta di lasciare inalterato il livello di output)
rr <′Se aumenta il costo del lavoro
ww >′e/o si riduce il costo d’uso del capitale
Il fattore lavoro viene così parzialmente sostituito dal fattore capitale
WEB/ - P32
32
Variazione del budget totale
Se gli isoquanti sono omotetici (ovvero la funzione di produzione è omogenea di grado 1 e quindi presenta rendimenti di
scala costanti), allora il sentiero di espansione sarà dato da una retta
Facendo variare le esigenze di produzione dell’impresa, si individua la sequenza delle combinazioni di lavoro - capitale ottime per il sistema individuando il sentiero di espansione della produzione
L
K
A
B
Sentiero di Espansione
WEB/ - P33
33
Relazione fra breve e lungo periodo
In corrispondenza di Y* la scelta dei fattori nel breve periodo coincide con quella
ottima del lungo periodo
Se Y≠Y* lo stock di capitale è inappropriato, e quindi l’impresa sopporta dei costi aggiuntivi dovuti alla
impossibilità di aggiustare ottimamente il fattore K
Dato valore ottimo di capitale (K*) nello stato (Y*, w, r) ( )rwYfKK ,,** ==
MCLP
ACLPAC3BP
AC2BP
AC1BP
MC1BP
MC2BP MC3
BP
Y
C
In corrispondenza dei punti di tangenza i costi marginali di breve e lungo periodo devono coincidere
Confrontando le strategie aziendali su differente scala temporale si può concludere che la curva di costi di lungo periodo risulta essere l’inviluppo di quella di breve
WEB/ - P34
34
Sentieri di espansione nel breve e nel lungo periodo
K
L
K A
B
C
Sentiero di espansione di lungo periodo
Sentiero di espansione di breve periodo
Per passare dal primo al secondo isoquanto nel lungo periodo l’impresa adegua sia L che K passando dal punto A al punto B
Nel breve periodo può modificare solo L e quindi è costretta a passare dal punto A al punto C (condizione non ottimale per il sistema)
L’espansione della capacità produttiva nel breve periodo tende, invece, a disottimizzare la configurazione del sistema non potendo modificare il capitale K
WEB/ - P35
35
Esercizio 2
Rispondere alle seguenti domande:
Un’impresa produce la medesima quantità di output con due impianti diversi.Se il costo marginale relativo al primo impianto è superiore a quello relativo al secondo, come può l’impresa ridurre i costi mantenendo invariata la quantità prodotta?
Nel lungo periodo l’impresa opera sempre in corrispondenza del livello minimo di costi medi che devono essere sostenuti per produrre una data quantità di output utilizzando la dimensione d’impianto ottima. Vero o Falso?
Quale delle seguenti affermazioni è vera:• I costi medi totali sono sempre maggiori o uguali ai costi medi variabili• I costi medi fissi non aumentano mai all’aumentare dell’output
WEB/ - P36
36
Esercizio 3
Si abbia un’azienda con funzione di produzione di Cobb-Douglas
βα KLY =
Supponendo di essere nel breve periodo si calcoli:
• La domanda condizionata di lavoro
• La funzione di costo minimo
• Si calcolino ATC, AVC, AFC, MC
• Si faccia un grafico qualitativo delle precedenti funzioni
WEB/ - P37
37
Esercizio 4
Si abbia un’azienda con funzione di produzione di Cobb-Douglas
βα KLY =
Supponendo di essere nel lungo periodo:
• Impostare il problema di ottimizzazione dei costi
• Determinare il valore di Y, L, K e C nel punto di ottimo
• Calcolare ATC e MC
• Trarre le adeguate considerazioni sui redimenti di scala
WEB/ - P38
38
Contenuti del documento
• Introduzione
• La produzione
• Le curve di costo
• La concorrenza perfetta
• Il monopolio
• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite
• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica
• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio
WEB/ - P39
39
Da strategia interna a strategia globale
• L’impostazione dello sviluppo strategico su elementi esecutivamente “INTERNI”si riconduce ad un problema di ottimizzazione più o meno complesso
• Le aziende si interfacciano invece con mercati di prodotti e fattori a domanda limitata, per cui, l’obiettivo di generazione di profitto, impone di:
Competere “Esternamente” su prezzi, quantità e caratteristiche dei prodotti / serviziOttimizzare “Internamente” i processi
La quantificazione del profitto è la misura del successo di una azienda
L’interfacciarsi con un mercato a domanda limitata impone alle imprese di affiancare all’ottimizzazione dei processi le scelte strategiche “esterne”
WEB/ - P40
40
Perché massimizzare il profitto?
Perché chi si comporta secondo questo canone ha
maggiori possibilità di sopravvivenza (gli
azionisti investono piùvolentieri, le banche li
considerano più affidabili, hanno maggiori risorse
provenienti dall’autofinanziamento)
Perché il capitalismo si descrive proprio come
valorizzazione del capitale attraverso lo sfruttamento
del lavoro umanosottomesso alla proprietà
privata delle macchine, ed il profitto è la misura
dell’efficienza di tale processo
Perché in molti casi gli azionisti remunerano il manager attraverso la
compartecipazione agli utili come forma di
incentivo, ed il profitto diventa l’obiettivo di un management efficiente
Approccio evoluzionista Approccio marxiano Approccio istituzionalista
Esistono tre approcci distinti che giustificano l’obiettivo di massimizzare il profitto
WEB/ - P41
41
Ipotesi esemplificative di partenza
Omogeneità del prodotto Price- Taking Perfetta mobilità di
beni e fattori Perfetta informazione
Tutte le imprese producono lo stesso
prodotto, ossia fronteggiano la stessa massa di consumatori
(assenza di differenziazione)
Ogni impresa ritiene di essere troppo piccola
per influenzare i prezzi, tutte si comporteranno
esclusivamente in risposta ai segnali di prezzo (assenza di
monopolio)
Esistono delle opportunità da
sfruttare: imprese, fattori produttivi e/o
consumatori si muoveranno per
approfittarne (assenza di barriere alla
migrazione)
Per poter approfittare delle combinazioni (di
consumo o di produzione) più
convenienti, occorre esserne informati
(assenza di asimmetria
dell’informazione)
Le ipotesi di partenza per lo studio sono quattro
WEB/ - P42
42
Massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta
Questo significa che essa si limita a ricevere dal mercato dei segnali di scarsità relativa dei prodotti, e agisce di conseguenza
• L’impresa opera in mercati concorrenziali sia sul mercato dei fattori che su quello dei prodotti
• L’impresa è price taker in entrambi i mercati (Ritiene di non poter modificare i prezzi con i propri comportamenti in quanto la sua dimensione è trascurabile
rispetto all’intero mercato)
Continuiamo a suddividere l’analisi in breve e lungo periodo
Si consideri il caso di un’azienda che si interfaccia con mercati di prodotto e fattori in concorrenza perfetta e si suddivida l’analisi in breve e lungo periodo
WEB/ - P43
43
Quantità
Quantità
Costi totali
Ricavi = prezzo * quantità
Profitti / Perdite = Ricavi - Costi
A
B
Obiettivo di breve periodo
Per massimizzare i profitti risulta:
ricavo marginale = costo marginale
L’obiettivo di una azienda che operi in concorrenza perfetta è quello di produrre una quantità di prodotto tale da potersi posizionare nel punto B del grafico sottostante
Si consideri:• Il ricavo marginale dalla vendita di un prodotto è costante
• Il costo marginale di produzione dipendente dalla tecnologia di produzione e dal costo di acquisto del fattore produttivo
( )( )YCYpY
−⋅max
MCdYdCp ==
WEB/ - P44
44
In termini di costo ….
Y
AVC
AC
p
MC = Ricavi
A
B
In termini di curve di costo, questo equivale a scegliere le quantità associate ad ogni prezzo lungo la curva dei costi marginali
• L’impresa fa profitti positivi quando il prezzo supera il punto B
• Tuttavia conviene produrre anche quando il prezzo èfra A e B: Copertura di una parte dei costi fissi, in cui incorrerebbe comunque anche non producendo
WEB/ - P45
45
Curva di offerta di breve periodo
La curva di offerta dell’impresa nel breve periodo è inclinata positivamente se i costi marginali sono crescenti, ovvero la produttività marginale dell’unico fattore variabile è decrescente
Y
pImpresa 1
Impresa 1 +Impresa 2
Impresa 1 +Impresa 2 +Impresa 3
Impresa 1 +Impresa 2 +Impresa 3 +Impresa 4
La curva di offerta dell’industria si ottiene sommando le curve di offerta delle singole imprese presenti sul mercato
L’inclinazione della curva di offerta dell’industria sarà pari a 1/n l’inclinazione di quella della singola impresa
Dall’analisi precedente si ottiene la curva di offerta di impresa nel breve periodo e, per somma, quella dell’industria
Y
p
AC
AVC
Condizione di chiusura
MCOfferta nel breve periodo
WEB/ - P46
46
Prezzo di equilibrio
Quantità
Prezzo
Domanda di tutti i consumatori
Offerta dell’industria
Prezzo di equilibrio
Il prezzo di equilibrio viene determinato dall’intersezione della domanda e dell’offerta di mercato
Sotto ipotesi di concorrenza perfetta il prezzo di equilibrio appare come un dato sia alle imprese che ai consumatori (price taking)
Determinato il prezzo sul mercato, dato l’elevato numero di competitors, l’impresa:• Riterrà di fronteggiare una domanda infinitamente elastica (orizzontale) per la produzione• Deciderà di produrre la quantità che rende il costo marginale uguale al prezzo
WEB/ - P47
47
Profitto o perdita?
Equilibrio di impresaEquilibrio di mercato
p1
p2
p
Y
pMC = Profitto Unitario
ATC
Y2 YY1
Perdite
Profitti
Entrambe le situazioni sono non mantenibili nel lungo periodo:• La prima induce una uscita dal mercato• La seconda attira imprese concorrenti
Se il prezzo di mercato è p2, l’impresa nel breve periodo fa profitti. Se invece il prezzo che si afferma è p1, l’impresa fa perdite
Riportando nella curva dei costi il prezzo di equilibrio dell’impresa è possibile quantificare l’utile dell’azienda
( ) YATCCMUtile
VolumeMargineUtile
⋅−=
⋅=
c
WEB/ - P48
48
Surplus del produttore
I consumatori preferiscono consumare di più a prezzi inferiori, mentre le imprese preferiscono vendere di più a prezzi superiori
• L’utilità dei consumatori è funzione decrescente dei prezzi• Il profitto dell’impresa è crescente con il prezzo di vendita dei beni
( )( )
FCiProfittFCFCVCRicavi
YAVC-p Azienda Surplus
+==+−−==⋅=
Il beneficio di produrre si traduce in Surplus
dell’AziendaUn’azienda produce se
MC > AVC
Il surplus andrà:• A ripagare una parte dei costi fissi• A generare profitto
L’impresa trae beneficio dal produrre, ed essa produce ogniqualvolta il prezzo eccede il costo medio variabile, chiamiamo tale beneficio Surplus del Produttore
WEB/ - P49
49
Surplus e curva di costo
In prima approssimazione il surplus del produttore può essere considerato pari all’area del triangolo che sovrasta la curva di offerta
Quantità
Prezzo
Surplus del produttore
( )∫=*Y
0
dY YMCVC
Prezzo di mercato
Volume di vendita (Y*)
MC = Profitto Unitario
Per la singola impresa, che uguaglia il prezzo a MC, il surplus è dato dalla differenza tra MC e AVC moltiplicata
per le quantità prodotte
WEB/ - P50
50
Surplus e scambio di beni
Lo scambio di mercato è dunque apportatore di benefici sia per i consumatori che per i produttori
Domanda
Offerta
Quantità
Prezzo
Surplus del consumatore
Surplus del produttore
Le imprese producono quantità del bene ad un
prezzo superiore al costo minimo di produzione
I consumatori ottengono quantitàpositive del bene ad un prezzo inferiore ai loro prezzi di riserva
WEB/ - P51
51
Scambio ed equilibrio concorrenziale
Nei mercati concorrenziali, la concorrenza tra imprese e/o tra consumatori spinge la produzione e lo scambio fino all’equilibrio fra utilità, ricavo e costo marginali
UtilitàMarginale
RicavoMarginale
CostoMarginale
= =
I consumatori consumeranno i beni fino al punto in cui l’utilità marginale eccede il
prezzo di acquisto
Le imprese produrranno fino al punto in cui il prezzo di vendita eccede il costo di
produzione
Finché il costo marginale è inferiore alla utilità marginale, le imprese “vorranno servire” i consumatori
Il prezzo convoglia informazioni sul come orientare la produzione
WEB/ - P52
52
Analisi di lungo periodo
Nel lungo periodo l’impresa può modificare lo stock di capitale e di conseguenza decidere di disinvestire totalmente (uscita dal mercato) oppure creare da zero nuova capacità produttiva (ingresso nel mercato)
ACp
ACMC
>
>
c
Dato che:• La presenza di extra-profitti regola l’ingresso e l’uscita di un’impresa dal mercato • L’obiettivo aziendale di uguagliare p=MC
È possibile affermare che:
ACp
ACMC
<
<
c
ACMCp ==
Le imprese entranonel mercato se:
Mercato stabile se: Le imprese escono dal mercato se:
WEB/ - P53
53
Stabilità e profitti nulli
In un mercato stabile nel lungo periodo le imprese fanno profitti nulli
( ) ( )
( ) 0=⋅−=⋅−⋅=
=⋅−⋅=−⋅=
YACpYACYp
YYYCYpYCYpπDetto π il profitto
si ha:
• Finché π>0 entrano nuove imprese, la curva di offerta d’industria si sposta verso destra e il prezzo di mercato si abbassa.
• Quando π<0 escono vecchie imprese, la curva di offerta d’industria si sposta verso sinistra, la produzione si contrae ed il prezzo di mercato si alza.
Nel lungo periodo vi è un unico prezzo sostenibile, dato dal costo medio minimo
WEB/ - P54
54
Costo medio minimo
SMC
SACLAC
LMC
p
Prezzo
Quantità
Costi
Quantità
Equilibrio di mercato Equilibrio di impresa
Data la domanda di mercato del prodotto, si determina il numero
di imprese presenti Se tutte le imprese hanno accesso alla medesima produzione, vorranno
produrre le medesime quantità
Rilassando i vincoli di capitale, le n imprese presenti sul mercato potranno scegliere la dimensione ottimale per minimizzare i costi, soddisfacendo ciascuna 1/n della domanda totale
WEB/ - P55
55
Osservazioni
• Nel lungo periodo la curva di offerta è orizzontale in coincidenza con il punto di minimo della curva di costi fissi
• Variazioni della domanda producono variazioni nel numero delle imprese presenti e non nelle quantità prodotte dalla singola impresa
• Ciò rimane valido se non variano i prezzi dei fattori produttivi• Se la funzione di produzione presenta rendimenti costanti di scala,
la curva di costo medio è costante, e quindi il suo punto di minimo èindeterminato
• Non è possibile individuare né il numero esatto di imprese né la quantità prodotta da ogni singola impresa, ma questo è valido solo in teoria ……
WEB/ - P56
56
Esercizio 5
Un’azienda che opera in un mercato concorrenziale presenta le seguenti curve di costo di breve e di lungo periodo:
KrKYwCBP ⋅+⋅=−αβ
α1
+
=
+++++ βα
αβα
β
βαβ
βαα
βα
αβ
βαrwYCLP
1
Si determini:
• La curva di offerta di breve periodo
• La curva di offerta di lungo periodo
Sapendo inoltre che l’impresa ha una FdP di Cobb-Douglas* determinare:
• L’elasticità della curva di offerta (rapporto tra la variazione percentuale della quantità offerta al
variare del prezzo) nel breve e nel lungo periodo
βα KLY =*
WEB/ - P57
57
Esercizio 6
Yp ⋅−= τσ
Si analizzi un settore in cui operano m imprese in concorrenza perfetta, caratterizzate dalle seguenti funzioni di costo minimo
32 YYYCBP ⋅+⋅+⋅+= δγβα
Lungo periodoBreve periodo
Si determini nel breve e nel lungo periodo:• La curva di offerta di impresa• La curva di offerta di industria (approssimando ove necessario la curva di offerta al primo ordine)• Il prezzo di equilibrio di mercato• Il numero di imprese a regime (nel lungo periodo)
32 YYYCLP ⋅+⋅+⋅= δγβ
Data la domanda di mercato
WEB/ - P58
58
Contenuti del documento
• Introduzione
• La produzione
• Le curve di costo
• La concorrenza perfetta
• Il monopolio
• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite
• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica
• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio
WEB/ - P59
59
Il monopolio è una forma di mercato in cui un unico venditore offre un prodotto per il quale non esistono stretti sostituti
Caratteristiche principali di un monopolio
• L’unico produttore è cosciente del fatto che quantità maggiori possono essere vendute solo abbassando il prezzoNo price-taking:
Elasticità finita della domanda
• In concorrenza perfetta: una strategia che comporti un aumento del prezzo al di sopra di quello dei concorrenti azzera la domanda, viceversa una riduzione al di sotto della concorrenza attira tutta la domanda di mercato
• In assenza di concorrenza:una variazione del prezzo fa variare la quantitàdomandata di una quantità finita
Caratteristiche Descrizione
Il monopolio è una forma di mercato in cui dal lato dell’offerta è presente un’unica impresa price maker, che si confronteràcon una domanda di elasticità finita
Il monopolista analizzerà la curva dei ricavi per determinare la strategia che massimizzi i profitti
WEB/ - P60
60
Curva dei ricavi
( ) YYpR ⋅=
( ) ( )
( )01111
1
=
−⋅=
′⋅−−⋅=
=
′⋅+⋅=′⋅+==
p
ppY
Ypp
YppYpYpYp
dYdRMR
η
Dato il ricavo al variare dei volumi di vendita
Il ricavo marginale è la somma fra:
• L’aumento dei ricavi dovuto alle nuove vendite (p)
• La perdita di fatturato dovuta al fatto che la produzione è ora offerta ad un prezzo inferiore
ηp è l’elasticità della domanda alle quantità vendute
• ηp>0• Ogni unità venduta apporta al fatturato dell’impresa un beneficio
inferiore al prezzo di vendita pre-esistente • Se p è lineare, MR è massimo se ηp=1
In un mercato monopolistico i ricavi marginali sono funzione del prezzo di vendita e dell’elasticità della domanda alle quantità vendute
WEB/ - P61
61
Esempio: domanda lineare
pY ⋅−= βα Yp ⋅−=ββ
α 1
21 YYYpRββ
α−=⋅=
Data una dipendenza lineare della domanda rispetto al prezzo
1... −==⋅−=YY
pdpdY
pαη
YdYdRMR
ββα 2... −===
I ricavi hanno forma parabolica
0
12
0
=⇒=
=⇒=
+∞→⇒→
p
p
p
Y Se
Y Se
Y Se
ηα
ηα
η
20 α
=⇔= Y MR
WEB/ - P62
62
Esempio (cont)
Quantità (Y)
Quantità (Y)
Ricavi / Elasticitàdella domanda
Prezzo (p)
Yp ⋅−=ββ
α 1
1−=Ypαη
1
Domanda
Ricavo marginale
YMRββ
α 2−=
βα
2α
21 YYRββ
α−=
Ricavi
Elasticità della domanda
WEB/ - P63
63
Strategia del monopolista
Anche in un mercato monopolistico l’impresa produrrà fino al punto in cui il costo marginale di una unità aggiuntiva èinferiore o uguale al ricavo marginale che quella stessa unità arreca all’impresa
Quantità
Prezzo
MC
AC
MRDomanda = Ricavi
Profitti
• L’impresa sceglierà la quantità di produzione che soddisfa la condizione di uguaglianza tra ricavo e costo marginale. Il prezzo sarà determinato dalla domanda
Oppure• L’impresa fissa il prezzo aumentando il costo marginale di un margine di ricarico. La quantità da
produrre verrà determinata dalla domanda
MCp
MCpMR
p
p
p
−=
=
−=
1
11
ηη
η
c
Margine di ricarico, Mark-Up (>1)
Profitti = Y (Ricavi - AC)
WEB/ - P64
64
Inefficienza del monopolio
Il monopolio puro comporta una perdita di efficienza, poiché l’utilità marginale dei consumatori eccede i costi marginali di produzione
LAC = LMC *
Prezzo
Quantità
A B
Equilibrio concorrenziale di lungo periodo
Equilibrio monopolistico di lungo periodo
DomandaMR
• I consumatori hanno una perdita di surplus pari alle aree A+B, mentre l’impresa ottiene un aumento di profitti pari all’area A
• Il triangolo B rappresenta una perdita netta di efficienza causata dal monopolio
* Per semplicità si è presa in considerazione una LAC orizzontale
WEB/ - P65
65
Possibili politiche di prezzo per ridurre l’inefficienza
Al fine di ridurre l’inefficienza del monopolio l’impresa può adottare politiche di prezzo a seconda dei clienti che ha di fronte. Esistono tre forme di discriminazione
Ogni unità viene venduta ad un prezzo diverso, equivalente
al prezzo di riserva del consumatore. (Es. tariffe
personalizzate per assicurazioni o cellulari)
Quantità diverse a prezzi diversi. (Es. le politiche di sconto)
Consumatori diversi, prezzi diversi. (Es. tariffe differenziate
per l’utenza).
Discriminazione delprimo tipo
Discriminazione del secondo tipo
Discriminazione delterzo tipo
WEB/ - P66
66
Discriminazione del primo tipo
Prezzo
Quantità
MC
Domanda = MR
Nella discriminazione del primo tipo, il monopolista può abbassare i prezzi per attrarre nuovi consumatori senza essere costretto a rivedere i prezzi praticati ai clienti precedenti
• Il ricavo marginale coincide con la curva di domanda • Il monopolista abbasserà il prezzo fino ad eguagliare il costo
marginale, producendo come in concorrenza perfetta• La domanda assorbe tutto il surplus del consumatore• Non vi è perdita di efficienza, perché l’ultimo consumatore
uguaglia la sua utilità marginale al costo marginale.
WEB/ - P67
67
Discriminazione del secondo tipo
Nella discriminazione del secondo tipo i consumatori fronteggiano la stessa struttura tariffaria, dove i prezzi praticati dipendono dalle quantità consumate
Prezzo
Quantità
MC
Domanda
Essendo finito il numero degli scaglioni, non viene estratto tutto il surplus del consumatore
WEB/ - P68
68
Conclusioni
• Essendo il prezzo fissato dall’impresa superiore al costo marginale, l’impresa produrrà meno che in concorrenza perfetta, e quindi impiegherà meno fattori produttivi. Essa farà profitti positivi in quanto p > MC > AC
• Quanto più rigida è la domanda (ηp bassa), tanto più elevato sarà il margine di ricarico e più elevato sarà il prezzo praticato
• Un’impresa monopolista richiede meno fattori produttivi, produce meno e guadagna di più di una impresa concorrenziale
Un monopolista produrrà meno e guadagna di più di un’impresa che si relazione con un mercato di tipo concorrenziale
Presentando extra – profitti, i mercati monopolistici sono attrattori per nuove imprese, pertanto possono sussistere solo in presenza di barriere all’ingresso adeguate
WEB/ - P69
69
Perché si crea un monopolio
Ad esempio il proprietario di una zona contenente una
sorgente di acqua minerale sarà l’unico a poter vendere
quell’acqua.Chi detiene il brevetto di una particolare invenzione può
sfruttarlo per produrre un bene non imitabile (es. le macchine
fotografiche a sviluppo istantaneo della polaroid)
Il governo può ritenere opportuno di produrre
determinati beni o garantire determinati servizi direttamente
o affidarne la produzione ad imprese private in regime di
monopolio tramite licenze (es. Telecom e ENEL sino a qualche
anno fa…)
Esistono situazioni nelle quali all’aumentare della dimensione dell’impresa il costo unitario di produzione si riduce. L’impresa più grande opera a costi unitari minori tendendo a formare un
Monopolio Naturale
Possesso esclusivo di alcuni input fondamentali
alla produzioneLicenze governative Economie di scala
La nascita di un monopolio è dovuta a diversi fattori, i principali sono il possesso esclusivo di una risorsa, una licenza governativa e la presenza di economie di scala
WEB/ - P70
70
Esercizio 7
Sia dato un settore monopolistico con
Domanda di mercato FdP del monopolista Funzione di costo nel breve periodo (K=cost)
pY ⋅−= βα LKY = KrKYwC ⋅+⋅=
Si determini:
• Ricavi e costi marginali del monopolista
• La quantità di beni immessi sul mercato
• Il prezzo di equilibrio
Discutere analiticamente e graficamente quando l’impresa fa profitti
WEB/ - P71
71
Contenuti del documento
• Introduzione
• La produzione
• Le curve di costo
• La concorrenza perfetta
• Il monopolio
• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite
• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica
• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio
WEB/ - P72
72
Analisi del mercato oltre la struttura del settore
Una corretta strategia d’impresa non può prescindere dall’analisi delle minacce di entrata di nuovi competitors nel mercato
Sia in un mercato perfettamente concorrenziale, che in un monopolio la presenza diextra– profitti induce nuovi competitors ad entrare nel mercato: con alcune differenze:
In un mercato concorrenziale In un monopolio
• La strategia di ogni impresa èindipendente da quella degli altri competitors (price - taking)
• Variando la dimensione del mercato non variano i profitti d’impresa, ma solamente il numero di imprese presenti
• L’ingresso di un concorrente condiziona la strategia del monopolista (price -maker)
La teoria del prezzo limite, la teoria dei mercati contendibili e la teoria dei giochi modellizzano tale situazione
WEB/ - P73
73
Le barriere all’entrata
• Una barriera all’entrata si definisce come un costo addizionale in cui incorrono le imprese che cercano di entrare in un dato settore, ma non quelle che già vi operano (Stigler)
• Una barriera all’entrata può essere identificata nei vantaggi che le imprese di un settore hanno nei confronti dei nuovi entranti e nei maggiori investimenti che queste ultime devono effettuare per ottenerli (Bain)
Definiamo barriera all’entrata quei costi fissi e irrecuperabili che una impresa deve sostenere per entrare in un mercato
In un mercato con barriere all’entrata le imprese operanti sono in grado di ottenere una redditività maggiore rispetto ai potenziali entranti
WEB/ - P74
74
Possibili origini delle barriere all’entrata
Se esistono economie di scala può essere difficile riuscire ad entrare nel mercato qualsiasi sia la scelta:
• Costruzione di un impianto con capacità inferiore a quello del leader di mercato e saturazione
• Costruzione di un impianto di uguali capacità rispetto al leader senza saturarlo
Origine Descrizione
Economie di scala
Know How, Fedeltà alla marca, ecc… (Sunk Costs)Investimenti immateriali
Possesso delle minierre più ricche, del terreno più fertile, di un brevetto…Vantaggi assoluti di costo
Legislazione, licenze, concessioni, ecc…Barriere istituzionali
La presenza di barriere all’entrata in un settore può avere differenti origini: presenza di economie di scala, necessità di investimenti immateriali, vantaggi assoluti di costo o barriere istituzionali
WEB/ - P75
75
La teoria dei mercati contendibili
• Un mercato è contendibile se in esso e da esso è possibile, per qualsiasi soggetto, entrare ed uscire senza costo.Ciò implica che:
- Non esistono vincoli amministrativi- Tutti i concorrenti potenziali hanno accesso alla medesima
tecnologia delle imprese esistenti
Una configurazione industriale {n; x1 … xn; p} è sostenibile se: ( ) 0
0>′−′⋅′
<′>′′∃/xcpx cui per
pp con x,p
In un mercato contendibile non esistono barriere all’ingresso e/o all’uscita, per cui non esiste un prezzo p’ al quale una entrante può vendere una quantità di beni x’ facendo profitti
In un mercato contendibile non si fanno extra - profitti
WEB/ - P76
76
La teoria del prezzo limite
• Ipotesi: il monopolista mantiene inalterata la quantità prodotta, in qualsiasi circostanza, anche in seguito all’entrata del concorrente
• Nel modello di Bain – Sylos – Labini – Modigliani viene indicato un livello dei prezzi oltre i quale un’impresa ha convenienza ad entrare, anche in presenza di economie di scala crescenti
Nella teoria del prezzo limite viene fissato un valore di p per il quale le nuove imprese hanno convenienza ad entrare nel mercato
WEB/ - P77
77
La teoria dei giochi è lo strumento di cui ci serviremo per interpretare la teoria delprezzo limite
La teoria dei giochi
La teoria dei giochi è un utile strumento interpretativo della teoria del prezzo limite
Un gioco è caratterizzato da
Le imprese in concorrenza tra loro, oppure l’impresa ed il
sindacato aziendale
Lo spazio delle azioni che possono essere intraprese dai
giocatori
I guadagni conseguiti da ogni agente una volta scelte le mosse
da tutti gli agenti (payoff del gioco)
Giocatori partecipanti Mosse disponibili Risultati
WEB/ - P78
78
Soluzione del gioco e strategie dominanti
Come in ogni problema di scelta, siamo interessati agli esiti del gioco
La soluzione del gioco può esistere o non esistere, a seconda:
Della distribuzione dell’informazione tra gli
agentiDella struttura dei payoff
• Quelle strategie che garantiscono un payoff più elevato indipendentemente dalle scelte di tutti gli altri agenti
• Per ipotesi un agente utilizza una strategia dominante quando la possiede
• Definiamo un equilibrio in strategie dominanti tutte le volte che ogni agente possiede almeno una strategia strettamente dominante
Strategie dominanti
WEB/ - P79
79
Esempio: la matrice dei payoff
La matrice dei payoff di un gioco indica quali saranno i payoff per ciascun giocatore in corrispondenza di ciascuna combinazione di strategie
AltoBasso
Sinistra
1,2
2,1
Destra
0,1
1,0
Giocatore B
Giocatore A
In ogni cella della matrice il primo valore corrisponde al payoff del giocatore A, il
secondo a quelli del giocatore B
Nell’esempio entrambi i giocatori dispongono di una strategia dominante poiché:
• Il giocatore A preferirà scegliere Basso perché garantisce payoff maggiori di Alto indipendentemente dalla scelta dell’altro giocatore
• Il giocatore B preferirà scegliere Sinistra perché garantisce payoff maggiori di Destra indipendentemente dalla scelta dell’altro giocatore
WEB/ - P80
80
Equilibrio di Nash
Siano:
• si la strategia scelta dall’agente i
• s-i le strategie degli altri giocatori
• U(si,s-i) il payoff associato alle scelte
( ) ( ) issUssU iiiiii ∀> −− ,,,*si* è un equilibrio di Nash se:
Un equilibrio in strategie dominanti è sempre un equilibrio di Nash, ma non tutti gli equilibri di Nash sono equilibri in strategie dominanti
Si dirà che un vettore di strategie è un Equilibrio di Nash se data la decisione di qualsiasi giocatore i rimanenti faranno le medesime scelte
WEB/ - P81
81
Esempio di equilibrio di Nash: due giocatori
Un equilibrio di Nash è una coppia di aspettative per le quali, quando la scelta dell’avversario risulta nota, nessuno dei due giocatori vorrebbe cambiare la risposta
AltoBasso
Sinistra
2,1
0,0
Destra
0,0
1,2
Giocatore B
Giocatore A
Non esistono strategie dominanti:• Quando A sceglie alto, B sceglierà sinistra• Quando A sceglie basso, B sceglierà destra
La condizione Alto-Sinistra è un equilibrio di Nash:• Se A sceglie Alto la cosa migliore da fare per B è scegliere sinistra• Se B sceglie Sinistra A è costretto a scegliere Alto
WEB/ - P82
82
Funzioni di reazione
L’individuazione di un equilibrio di Nash richiede di determinare le funzioni che forniscono la miglior risposta per ogni data scelta degli avversari
( )ii sfs −=*Definiamo Funzione di Reazionequella relazione matematica che, dati
gli s-i fornisce si*
L’equilibrio di Nash è dato dall’incrocio delle funzioni di reazione, ovvero dall’insieme di strategie che soddisfano la seguente condizione*
is
=
=
)(
)(**
**
AB
BA
sgs
sfs
WEB/ - P83
83
Giochi simultanei, sequenziali, ripetuti
Gli agenti scelgono simultaneamente, nessuno
può osservare direttamente la scelta contemporanea degli
altri
Esiste un ordine delle mosse, chi sceglie per primo deve formularsi delle congetture
(backward induction) su come reagiranno coloro che
muoveranno successivamente, dopo aver osservato le proprie
mosse.
Due agenti si trovano a fronteggiare ripetutamente la
stessa situazione.In questo caso una strategia è
una sequenza di mosse, ciascuna per ogni ripetizione del gioco a mosse simultanee in un
solo periodo (detto gioco costituente).
Giochi simultanei Giochi sequenziali Giochi ripetuti
L’interazione fra i giocatori può avvenire secondo tre differenti criteri; si avranno pertanto giochi simultanei, giochi sequenziali e giochi ripetuti
WEB/ - P84
84
Gioco sequenziale e forma estesa
Un gioco sequenziale si caratterizza nella forma estesa
A
Alto
Basso
BSinistra [0,0]
Destra [2,1]
Sinistra [1,9]
Destra [1,9]
A deve scegliere Alto o BassoB conoscendo la mossa di A
sceglierà di conseguenza
L’analisi del gioco parte dalle foglie dell’albero
Supponiamo che A abbia fatto la scelta:• Se è Alto B ha indifferenza (comunque il payoff sarebbe 9)• Se è Basso B sceglie sicuramente destra (1 > 0)
Sapendo ciò A sceglie sicuramente Basso perché:• Guadagna 2 perché B sceglie destra• Se sceglie Alto il payoff e 1
La forma estesa è un utile strumento per analizzare le strategie degli avversari nel caso di giochi ripetuti
WEB/ - P85
85
Esempio: funzione di reazione in un gioco sequenziale
Si supponga che il giocatore A scelga per primo, e che il giocatore B scelga per secondo, allora:
[ ])( 1,*
, += tBtA sEfs
La miglior scelta di B è data dalla sua funzione di reazione ( )tAtB sgs ,
*1, =+
[ ] ( )( )( )*
,*
1,
*,1,
*, )(
tAtB
tAtBtA
sgs
sgfsEfs
=
==
+
+
La miglior scelta di A all’istante t dipende dalla aspettativa su cosa sceglierà B all’istante t+1
In maniera più analitica è possibile determinare la funzione di reazione di un giocatore in un gioco sequenziale facendo ricorso al valore atteso dagli avversari
WEB/ - P86
86
Teoria dei giochi e prezzo limite
Si abbia una situazione iniziale di monopolio dove vigono le caratteristiche del prezzo limite
Entrante
Non Entra [0, πiM]
Entra Monopolista
Guerra [πig, πi
g]
Accomoda [πic, πi
c]
• Se il concorrente decidesse di entrare anche se i prezzi del settore sono al di sotto del prezzo limite, il monopolista potrebbe trovare conveniente non continuare a produrre la stessa quantità e preferire una situazione di equilibrio (πi
c)• Se l’impresa continuasse a produrre la medesima quantità, si avrebbe un eccesso di offerta
che spingerebbe il prezzo al di sotto del costo medio di produzione: l’inevitabile guerra dei prezzi comporterebbe perdite per entrambe le imprese (πi
g)
WEB/ - P87
87
Teoria dei giochi e barriere all’entrata
Concorrente Potenziale
Entra
Monopolista
Guerra[πi
g -K, πig -K]
Accomoda[πi
c -K, πic -K]
Monopolista
Non Entra[πi
M -K, 0]Non Entra
[πiM, 0]
Entra
Sostiene K Non Sostiene K
Guerra[πi
g, πig]
Accomoda[πi
c, πic]
Una barriera all’entrata può essere rappresentata da un livello minimo “K” di investimenti in pubblicità necessari per vendere in un mercato
Se la minaccia non è credibile il monopolista non avrà nessun
interesse ad attuarla
Se il costo K (barriera all’entrata) è maggiore del
profitto πic, l’impresa
entrante deciderà di restare fuori dal mercato
WEB/ - P88
88
Esercizio 8
Rispondere alle seguenti domande:
Supponiamo che l’avversario non giochi la strategia corrispondente all’equilibrio di Nash. La giochereste voi?
Dato il seguente gioco sequenziale, qual è l’equilibrio del gioco? Il giocatore B preferiràmuovere per primo o per secondo?
Gli equilibri con strategie dominanti sono sempre equilibri di Nash? E gli equilibri di Nash sono sempre equilibri in strategie dominanti?
B
Alto
Basso
ASinistra [0,0]
Destra [1,2]
Sinistra [9,1]
Destra [9,1]
WEB/ - P89
89
Contenuti del documento
• Introduzione
• La produzione
• Le curve di costo
• La concorrenza perfetta
• Il monopolio
• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite
• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica
• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio
WEB/ - P90
90
Le imprese decidono simultaneamente le quantitàda produrre, ed il mercato
determina il prezzo
Una impresa decide per prima le quantità da produrre (leader) e l’altra decide di conseguenza
(follower). Una volta determinate le quantità, il mercato determina
il prezzo di vendita. (Gioco sequenziale)
Le imprese decidono simultaneamente il prezzo al
quale mettono in vendita il loro prodotto, i consumatori si
rivolgono al miglior offerente determinando le quantità vendute
Modello di Cournot Modello di Stackelberg Modello di Bertrand
Analisi di un duopolio
L’interazione dinamica di un duopolio trova descrizione in letteratura nei modelli di Cournot, Stackelberg e Bertrand
Il prezzo di vendita dipende dalle quantità prodotte
si produce una situazione di interazione strategica
Esistono tre differenti modalità di interazione fra i due concorrenti nella definizione di prezzo e volumi di vendita
WEB/ - P91
91
Modello di Cournot: Ipotesi di partenza
Nell’ipotesi di rendimenti costanti di scala, che assicurano costi marginali costanti, si determinerà l’interazione strategica fra A e B
( )BA YYbap +−=Sia la domanda di mercato data da
ABAAA
AAA
cYYbYbYaY
YcYp
−−−=
==⋅−⋅=2
...π
BBABB
BBB
cYYbYbYaY
YcYp
−−−=
==⋅−⋅=2
...π
I profitti delle due imprese dipendono dalle quantità prodotte YA e YB
Nel modello di Cournot nell’ipotesi di rendimenti costanti di scala, l’interdipendenza strategica appare nella definizione dei profitti d’impresa
WEB/ - P92
92
Modello di Cournot: curve di isoprofitto
Dalle curve di iso-profitto si possono desumere i comportamenti di A rispetto alla concorrenza; A consegue il massimo profitto se B non produce nulla (A si comporta da monopolista)
YA
YB
Punto di massimo profitto per A
Pendenza = 1/2
bca
2−
bca −
Curva di reazione di A Per ogni scelta di B, l’impresa A
individua la risposta migliore (pari dalla curva di isoprofitto
tangente alla quantità scelta da B)
WEB/ - P93
93
Modello di Cournot: curve di reazione
Impresa A Impresa B
( )
BA
A
ABAAY
YbcaY
Y YY
A
21
2
0,max
−−
=
=∂∂ππ ( )
AB
B
BBABY
YbcaY
Y YY
B
21
2
0,max
−−
=
=∂∂ππ
L’equilibrio di Nash sarà dato da:
−−
=
−−
=
**
**
21
2
21
2
AB
BA
YbcaY
YbcaY
bcaYY BA 3
−==
Le curve di reazione di A e di B sono determinabili mediante derivazione parziale a partire dalle funzioni di profitto
WEB/ - P94
94
Modello di Cournot: equilibrio
YA
YB
Funzione di reazione di A
Funzione di reazione di B
Equilibrio di Nash-Cournot
bca
3−
bca
3−
Il livello di profitto di equilibrio non è il massimo profitto conseguibile. Esistono
numerose coppie che permettono di raggiungere curve di isoprofitto più basse /
migliori (Area in grigio).
cap Nash 32
31
+=
( )bcaNash
BNashA 9
2−== ππ
bcaYYY BA
Nash −=+=
32
Rappresentando la situazione di equilibrio graficamente si evince che il livello di profitto di equilibrio non è quello massimo conseguibile dal duopolio
WEB/ - P95
95
YA
YB
Funzione di reazione di A
Funzione di reazione di B
Equilibrio di Nash-Cournot
Equilibrio collusivo (cartello)
bca
4−
bca
4−
( )bca
mon 4
2−=π
( )bca
bcaYY
cartB
cartA
cartB
cartA
4214
2−==
−==
ππ
Modello di Cournot: collusione - cartello
( )
mon
monmonY
bY-ap con
cYpY mon
=
−maxSe le imprese si accordano formando un cartello massimizzano il profitto
come un monopolista
L’accordo di cartello può prevedere che A e B producano ciascuno la metà della quantità πmon e
conseguendo la metà di Ymon .
Se le imprese A e B si accordano formando un cartello, si posizioneranno sul mercato come un monopolista
Ovviamente non devono poter entrare altri competitors
WEB/ - P96
96
Modello di Cournot: curva dei contratti
YA
YB
Funzione di reazione di A
Funzione di reazione di B
Curva dei contratti
L’accordo fra le due imprese può anche non essere paritetico, la curva dei contratti è l’insieme dei possibili accordi che A e B possono raggiungere
L’accordo può prevedere una diversa ripartizione sia delle quantità da produrre che dei profitti conseguenti
(Curva dei Contratti)La posizione lungo la curva dei contratti dipenderà dal
potere contrattuale delle parti.
WEB/ - P97
97
Modello di Cournot: mantenimento del cartello
Le due imprese non si accordano per mantenere il cartello perché vi è un incentivo a deviare quando l’altro rispetta l’accordo
Se A si aspetta che B continui a rispettare l’accordo producendo la quantità concordata.
La sua miglior risposta si individuerà sulla sua curva di reazione.
In questo caso otterrà un profitto maggiore, mentre chi viene ingannato guadagnerà meno.
YA
YB
Funzione di reazione di A
Funzione di reazione di B
Equilibrio collusivo (cartello)
Deviazione di A dall’accordo di cartello
( )b
ca8
3 −
bca
4−
WEB/ - P98
98
Modello di Cournot: cartello, dilemma del prigioniero
Rispettare l’accordo sarebbe più conveniente del comportamento egoistico, ma rompere l’accordo conviene ancora di più
Impresa B
Impresa A
Non Accordo (Cournot)
Accordo (Cartello)
Accordo (Cartello)
Non Accordo (Cournot)
γγ81,
81
γγ323,
649 γγ
91,
91
γγ649,
323
( )b
ca con2−
=γ
Non rispettare gli accordi è una strategia dominante.
Soltanto se fosse possibile introdurre delle punizioni per le eventuali defezioni il cartello
potrebbe sopravvivere
WEB/ - P99
99
Modello di Stackelberg
YA
YB
Funzione di reazione di A
Funzione di reazione di B
Equilibrio collusivo (cartello)
Equilibrio di Nash - Cournot
Equilibrio di Stackelberg
• Sia A il leader e B il follower• A anticipa il comportamento di B• La miglior reazione di B una volta nota la scelta
di A è individuata lungo la curva di reazione di B• Pertanto A sceglie la quantità associata alla
curva di isoprofitto tangente alla curva di reazione di B
Nel modello si Stackelberg l’impresa leader può disporre di maggiori profitti, in quanto decide anticipando il comportamento dei concorrenti
Vi è un guadagno nell’assumere una posizione di leadership su un mercato, nessuna impresa è disposta a concedere il
primato per non ridurre profitti, il raggiungimento di un equilibrio di
Stackelberg dipende dalla credibilità del contendente
WEB/ - P100
100
Modello di Bertrand: ipotesi di partenza
Nel modello di Bertrand i consumatori si rivolgeranno all’impresa che offre il prezzo migliore
Se i consumatori si rivolgeranno all’impresa che offre il prezzo migliore, la curva di domanda d’impresa sarà del tipo
>
=
−
<−
=
BA
BAA
BAA
A
ppse
ppsepbb
a
ppsepbb
a
Y
0
121
1
YA
pA
pB
c
Domanda (inversa) di mercato
Costo marginale
WEB/ - P101
101
Modello di Bertrand: incentivi di cartello, concorrenza
• Anche in questo caso vi sarebbe un incentivo ad accordarsi su un prezzo di cartello, come nel modello di Cournot
• Tuttavia l’incentivo a non rispettare l’accordo sarebbe troppo elevato, in quanto uno si guadagnerebbe l’intero mercato
• Poiché la miglior risposta ad ogni prezzo fissato dall’avversario è una riduzione infinitesima dello stesso, alla fine entrambe le imprese abbasseranno il prezzo fino ad eguagliare il costo
cpp BA ==
Anche nel modello di Bertrand se le imprese formassero un cartello farebbero profitti superiori, tuttavia si ripresenta il dilemma del prigioniero, per il quale ad una azienda risulta più conveniente non rispettare l’accordo
WEB/ - P102
102
Conclusioni
p
Y
Bertrand = Concorrenza
Stackelberg = Leadership
Cournot - Nash = Non cooperazione
Monopolio = Cartello
c
bcaY
2−
=
( )b
caY3
2 −=
( )b
caY4
3 −=
bcaY −
=
Riportando in un grafico i tre modelli si può desumere come il diverso grado di concorrenzialità tra le imprese e la struttura stessa del processo concorrenziale determina quantità prodotte e profitti delle imprese
WEB/ - P103
103
Strumenti per la competizione
Le diverse imprese per competere fra loro hanno a disposizione strategie tradizionali e strategie “credibili”
Crea una differente percezione del prodotto ed
un conseguente aumento dei costi, a cui sarebbe
conveniente sottrarsi attraverso un accordo
collusivo, che però non ècredibile (tranne se sancito
per legge)
Tende ad azzerare i profitti dei potenziali entranti: non
costituisce una minaccia credibile (deterrenza
all’entrata)
Può concernere sia la variazione nelle apparenze dei
prodotti senza sostanziale differenza nella qualità e costi (differenziazione orizzontale)
oppure di variazione nella qualità del prodotto e aumento
dei costi (differenziazione verticale)
Pubblicità Abbassamento dei prezzi Differenziazione del prodotto
Strategie Tradizionali
Lettera dal notaio, dichiarazioni alla stampa
Definizione di operazioni strategiche di copertura (es. investimenti per poter costruire
nuovi impianti a costi ridotti)
Costruzione di holding estere (trading companies) per ridurre
appositamente i margini di settore, manovre di bilancio
Tagliarsi i ponti alle spalle Contrattualistica Asimmetria informativaStrategie
Credibili
WEB/ - P104
104
Modello di Chamberlin
Chamberlin presenta una versione degli effetti della concorrenza di prezzo meno rigida di quelle di Bertrand, la curva di domanda che l’impresa fronteggia risulta una spezzata in corrispondenza del prezzo praticato
Se aumenta il prezzo perde una quota di clienti a favore delle imprese
concorrenti
Dato un prezzo di mercato l’impresa si aspetti reazioni diverse a seconda che essa intenda ridurre o aumentare il prezzo:
Se riduce il prezzo attrae tutta la domanda di mercato dei
prodotti
p
Y
Domanda di impresa se le altre imprese tengono fissi i
loro prezzi
Domanda di impresa se tutte le altre si comportano in modo
identico
Il modello di Chamberlin fornisce le basi per l’analisi di Porter mediante teoria dei prodotti sostitutivi
WEB/ - P105
105
Il modello di Porter
Porter ha esteso l’analisi della concorrenza definendo la competizione globale nel settore, in cui intervengono fornitori, acquirenti, potenziali entranti e prodotti sostitutivi
Prodotti sostitutivi
Potenziali Entranti
Concorrenti nel Settore
AcquirentiFornitori
Rivalità fra le imprese esistenti
Minaccia di nuove entrate
Potere contrattuale dei fornitori
Minaccia di prodotti e/o servizi sostitutivi
Potere contrattuale degli acquirenti
WEB/ - P106
106
Modello di Chamberlin: conclusioni
• Nel breve periodo l’impresa può fare profitti, ma questo induce l’ingresso di imprese concorrenti (uno spostamento verso sinistra della domanda di prodotti che si rivolge all’impresa)
• Lo spostamento proseguirà finché il prezzo di vendita non coincide con il costo medio di lungo periodo, in coincidenza col quale l’impresa fa profitti nulli
• La concorrenza monopolistica si differenzia da quella perfetta perché il prezzo di vendita rimane superiore al costo marginale di produzione
• Le imprese sono contente di aumentare la produzione se si espande la domanda
Secondo Chamberlin le imprese, pur offrendo un prodotto unico devono sottostare al timore che nuovi concorrenti possano servire i propri clienti
WEB/ - P107
107
Monopolio e concorrenza perfetta
• La situazione di monopolio puro è in grado di fornire all’impresa monopolista il massimo profitto ottenibile su un mercato offrendo una tipologia di prodotto ad un determinato prezzo
• La concorrenza perfetta è in grado di fornire il maggior surplus al consumatore. Le imprese sono infatti costrette a produrre nel modo piùefficiente che la tecnologia rende possibile e offrono sul mercato il proprio prodotto ad un prezzo pari al costo minimo di produzione
Nelle situazioni di monopolio puro non esistono rivali, mentre in concorrenza perfetta il numero di imprese è talmente elevato che tutti ignorano gli avversari
WEB/ - P108
108
Oligopoli
Nella realtà la maggior parte dei settori industriali sono costituiti da un gruppo ristretto di aziende leader che si controllano a vicenda
• Secondo Cournot in una situazione di oligopolio ciascuna azienda massimizza il profitto, date le proprie aspettative relative alle scelte di output dell’altra. Tutte le aziende conoscono prezzi e quantità offerte dei concorrenti
• Secondo Stackelberg anche in presenza di curve di costo identiche vi possono esserecomportamenti strategici differenti. Una delle imprese assume posizione di leader ottenendo un profitto superiore rispetto ai follower
• Secondo Chamberlin ogni impresa di confronta, a causa delle proprie caratteristiche, con una struttura di mercato di tipo monopolistico rispetto all’unicità del proprio prodotto, ma di tipo concorrenziale rispetto alle aziende che producono prodotti sostitutivi
• Secondo Bertrand la situazione di oligopolio si risolve nella progressiva omogeneizzazione delle strutture di costo, spinte da una competizione sui prezzi che porta le aziende a convergere sulla dimensione di impianto in gradi di offrire un prezzo concorrenziale
WEB/ - P109
109
Esercizio 9
Rispondere alle seguenti domande:
Se si considera un cartello in cui ciascuna impresa abbia costi marginali identici e costanti. Se il cartello massimizza il profitto totale dell’industria, come dovrà essere suddiviso l’output fra le imprese?
È possibile che l’impresa leader realizzi in corrispondenza dell’equilibrio di Stackelberg un profitto inferiore a quello che realizzerebbe nell’equilibrio Cournot?
Impostare un gioco simultaneo che rappresenti la situazione di due imprese (A e B) che in un oligopolio di Bertrand debbano decidere se rispettare o meno un accordo di cartello (p=a-bY) ……le imprese hanno curve di costo identiche e costanti
WEB/ - P110
110
Contenuti del documento
• Introduzione
• La produzione
• Le curve di costo
• La concorrenza perfetta
• Il monopolio
• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite
• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica
• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio
WEB/ - P111
111
La produzione di alluminio nella CEE
La produzione di alluminio primario nella CEE ha avuto la massima espansione del 1989, da quel momento ha visto un lento declino
2000
2100
2200
2300
2400
1987 1988 1989 1990 1991 1992
0
1000
2000
3000
4000
5000
USA CEE Canada Australia Brasile Norvegia Venezuela India
Produzionetons (.000)
Anni
Paesiproduttori
Produzionetons (.000)
Produzione CEE dal 1987 al 1992
Produzione di alluminio primario nel mondo (1992)
WEB/ - P112
112
Le imprese produttrici
Vi sono 13 aziende che producono alluminio primario distribuite in 7 nazioni della CEE
Nazione Azienda
Tons (.000)/anno1987 1988 1989 1990 1991 1992
GermaniaVAW aluminium AG
738 744 743 720 690,3 602
Hoogovens Aluminium GmbHLeichtmetall-Gesellschaft mbHHamburger Aluminium-Werk GmbH
36778136120
GreciaAluminium de Grece
126 149 148 150 152,4 153150
SpagnaINESPAL
341 294 352 355 355,2 359162
Aluminio Espanol S.A. 194Francia
Aluminium Pechiney322 328 335 326 286,1 418
459Italia
Alumix233 226 220 232 217,7 161
166Paesi Bassi
Aluminium-Delfzijl269 271 277 270 253,6 235
98Pechiney Nederland N.V. 175
Regno UnitoBritish Alcan Aluminium
294 300 297 290 293,5 244114
Anglesey Aluminium pic 127Fonte: Statistiche economiche europee
WEB/ - P113
113
La quota dei leader di mercato
La quota cumulata dei primi quattro produttori è uno degli indici più utilizzati per descrivere la struttura del settore
Fonte: Statistiche economiche europee
Produzionecumulata (%)
Aziende
Le prime 4 aziende contano peril 51% della produzione
Le prime 4 nazioni contano per il 75% della produzione
Nazioni
Produzionecumulata (%)
0
20
40
60
80
100
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
0
20
40
60
80
100
0 1 2 3 4 5 6 7
WEB/ - P114
114
L’indice Herfindal e la concentrazione di settore
L’indice di Herfindal è quello più utilizzato per indicare il grado di concentrazione di un settore
Indicecumulato
Aziende
L’indice di Herfindal è la sommatoria delle quote di mercato elevate al quadrato
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
Fonte: Statistiche economiche europee
L’accentuata concavitàdella curva rivela un’alta
concentrazione del settore
WEB/ - P115
115
La curva di Lorentz e le disomogeneità nel settore
Infine la curva di Lorentz descrive l’ineguaglianza delle aziende presenti nel settore
Indicecumulato
Aziende
La curva di Lorentz è la cumulata delle quote di mercato sommate secondo un ordine crescente
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
Fonte: Statistiche economiche europee
L’area compresa tra la curva di Lorentze la bisettrice del quadrante indica la disomogeneità della distribuzione dellequote di mercatoPur essendo molto concentrato, ilsettore dell’alluminio non ècaratterizzato da grandi differenze delleaziende in termini dimensionali a causadell’assenza di operatori molto piùpiccoli e/o molto più grandi degli altri
-
-
WEB/ - P116
116
Prima ipotesi risolutiva: oligopolio di Bertrand
• Le aziende presenti nel settore della produzione di alluminio primario non godono di extraprofitti. Infatti, questo è definito come un settore maturo con un livello di profitti normali.
• Il modello di Bertrand comporta infatti la progressiva omogeneizzazione delle strutture di costo, spinta da una competizione sui prezzi che porta le aziende a convergere sulla dimensione ottima degli impianti
Le considerazioni tecniche precedenti portano ad indicare una relazione fra dimensioni dell’azienda, struttura del mercato e prestazioni attese
L’efficienza non dipende solamente dalla struttura del settore.Vi possono essere altri fattori che non permettono il conseguimento di extraprofitti
In una prima ipotesi la situazione creatasi nel settore dell’alluminio ricorda quella prospettata nella teoria dell’oligopolio di Bertrand
WEB/ - P117
117
Necessità di creazione di una barriera all’entrata
Si potrebbe affermare che il settore della produzione di alluminio primario sia un mercato contendibile.
Ciò permette di giustificare alcune strategie intraprese dalle azienda
Per fare profitti oltre il livello normale occorre introdurre una “Barriera all’entrata”:• Le spese pubblicitarie• Le economie di scala• Clienti, Fornitori, Qualità, Efficienza……
Il fattore critico di successo individuato da alcune aziende del settore dell’alluminio è quello di possedere quote del mercato a valle (margini elevati ed imprese differenziate)
Molte aziende si sono integrate a valle, creando o acquisendo aziende di estrusione di alluminio nei diversi mercati paese, per assicurarsi una quota di clienti
Una analisi approfondita tende a definire il settore dell’alluminio come un mercato contendibile, senza barriere all’entrata, alcune aziende hanno scelto come fattore critico di successo l’integrazione a valle
WEB/ - P118
118
Il gioco del prigioniero nel settore dell’alluminio
Integrandosi a valle le aziende hanno aumentato i risultati per effetto delle quote possedute in un mercato con alti margini e bassa competitività
Se anche i concorrenti adottano la medesima strategia il vantaggio svanisce
Presumibilmente la redditività sarà peggiorata a causa dell’intensità di capitali dovuta agli investimenti fatti
Come nel dilemma del prigioniero la reazione a catena dei concorrenti porta ad un equilibrio di lungo periodo ed alla perdita dei vantaggi
Non IntegrarsiIntegrarsi
Non Integrarsi
1 ; 1
3 ; 0
Integrarsi
0 ; 3
0 ; 0
Impresa B
Impresa A
Extraprofitti
La scelta strategica di integrazione, però, ha portato le aziende del settore in un gioco del prigioniero con la conseguente perdita degli extraprofitti transitori