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Savona, aprile - giugno 2004 Lezione n° 1: le basi della strategia Strategie d’Impresa 1

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1

Savona, aprile - giugno 2004

Lezione n° 1: le basi della strategia

Strategie d’Impresa 1

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2

Contenuti del documento

• Introduzione

• La produzione

• Le curve di costo

• La concorrenza perfetta

• Il monopolio

• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite

• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica

• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio

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Essere partner, creare valore

Value Partners è cresciuta costantemente ed è diventata un gruppo, integrando la capacità di sviluppare una visione strategica con quella di rispondere a problemi complessi di change management e di innovazione tecnologica

-

-

Creare valore per le aziende clienti

Sviluppare soluzioni originali, per creare e sfruttare discontinuità

Value Partners è la più grande società di consulenza strategica di origine italiana

Nata nel 1993 dall’iniziativa di 15 consulenti che volevano realizzare un progetto:

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4

Una crescita costante e di qualitàNumero di professional e support staff

3074

147 187212

27

40

59

6437

53

72

13

36

62

dicembre1996

dicembre2000

dicembre2003F

Value Partners Brazil

VP Web

VP Tech

dicembre2001

Value Partners Italy

Management ConsultingVP FinanceVP Ventures

410

237

101

30

Yearly growth rate above 30%

335

gennaio1993

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Gestione dei processifunzionali (R&D, produzione, distribuzione, marketing, finanza,. . .)

Organizzazione e gestione del cambiamento

Strategiedi portafoglio

Progettare e gestire il cambiamento

Strategie di business(prodotti, mercati, canali,. . .)

26%

22%15%

12%

11%

Riprogettazione dei processi critici (logistica integrata, sviluppo prodotti, commerciale, . . .)

14%

Strategia IT

2000-2002, Percento del fatturato di Gruppo

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6

I clienti serviti 2000-2002, Percento del fatturato di Gruppo, Numero di clienti*

Telecom, media ed editoria

12% Auto e componenti (5)11%

11%Largo consumo e retail

Immobiliare e infrastrutture

3%Trasporti e logistica

10%

( ) Numero di clienti serviti nel periodo

Altri settori industrialie di servizio (22)

(6)

(8)

(8)

(21)

* Sono considerate singole grandi Aziende all’interno di grandi Gruppi; nel caso di Gruppi multibusiness, sono considerate singole Aziende per settore di attività

38%

8%

7%Energia e utilities (4)

Istituzioni finanziarie (19)

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7

GiapponeUSA

Brasile

Argentina

Venezuela

Australia

Egitto

Congo

Messico Nigeria

Paesi in cui abbiamolavorato

Gran Bretagna

Francia

Germania

Grecia

Spagna

Svizzera

Svezia

Turchia

Slovacchia

FederazioneRussa

PoloniaOlanda

UngheriaAustria

Belgio Rep. Ceca

I 32 Paesi in cui abbiamo lavorato

Finlandia

Cile

PerùBolivia

Italia

-

-

Il 35% del nostro fatturatoè generato da progetti realizzati all’estero

I nostri professionistihanno 20 nazionalitàdiverse

Cuba

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8

Il gruppo Value Partners

Strategia di portafoglio e di businessOrganizzazione e gestione del cambiamentoRiprogettazione di processi e funzioni critici

Merger & AcquisitionsMercato dei Capitali

Investor relations

IT consulting su piattaforma webSolution concept

Rapid prototyping and development

Strategie ITSystem Integration

Soluzioni d’impresa

Analisi delle opportunità di investimentoValorizzazione

Disinvestimento

Finanza straordinaria

Consulenza strategica

Investimenti nell’innovazione

Sviluppo di soluzioni avanzateper la sicurezza IT

Consulenza IT a supporto del business

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Struttura del corso

Il corso ha come obiettivo l’analisi dell’evoluzione delle strategie aziendali negli ultimi 50 anni, fornendo una panoramica essenziale, ma non esaustiva delle basi dell’analisi competitiva attuale

La strategia moderna poggia le proprie basi negli studi dell’economia classica, del marketing strategico e delle frontiere offerte dalle nuove tecnologie

LE BASI DELLA STRATEGIA

-

-

-

Strategie interne (funzione di produzione, ottimizzazione dei costi)

Strategie esterne (concorrenza perfetta, monopolio, mercati contendibili, barriere all’entrata)

Equilibri di mercato (Cournot, Bertrand, Stakelberg, Chamberlin,..)

‘50 ‘80 2000 2010 Anni

IL MARKETING STRATEGICO

STRATEGIA E TECNOLOGIA

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Schema di Porter

Differenziazione dell’offerta

Value chain analisys

SWOT Analisys

Gestione del portafoglio prodotti

Impatto della strategia sull’organizzazione

L’evoluzione della Net Economy

Elementi costitutivi della Networked Company

Modelli di business emergenti: B2B, B2C, B2B2C E-CRM, eProcurement, E-BPR, eProduct Development)

Gestione dei progetti di E-business

WHAT’S NEXT?

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Contenuti del documento

• Introduzione

• La produzione

• Le curve di costo

• La concorrenza perfetta

• Il monopolio

• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite

• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica

• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio

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Produzione e curve di costo: strategia interna

• Processo produttivo: dai fattori di produzione ai prodotti finiti

• Curve di costo di breve e di lungo periodo

È possibile determinare

• Il dimensionamento ottimo minimo della struttura produttiva• Il livello di produzione del sistema che massimizzi i profitti d’impresa

A partire dall’analisi di

Le strategie aziendali degli anni 50 – 60 sono focalizzate sull’ottimizzazione interna del sistema produttivo, complice anche un mercato in forte espansione e “con poche pretese”

L’esempio di successi a cui si ispira “l’economia della produzione” è la struttura organizzativa del modello “T” (Henry Ford)

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input

output

Processo produttivo

Il processo produttivo trasforma i fattori produttivi (materie prime, macchine, ore di lavoro umano, progettazione – input) in risultati (prodotti vendibili sul mercato, beni intermedi, “inquinamento” – output).

∈∈

→YyXx

con YX

Sia X l’insieme degli input e x un suo generico elemento costituito

dal vettore ordinato di tutti gli input

{ }nxxxxx ,...,, , 21=∈ X

Sia Y l’insieme degli output e y un suo generico elemento

costituito dal vettore ordinato di tutti gli output

{ }myyyyy ,...,, , 21=∈ Y

Definiamo processo produttivo la relazione tra input ed output, ossia una corrispondenza tra gli elementi di X e quelli di Y:

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Proprietà e funzione di produzione (FdP)

Se la corrispondenza che determina il processo produttivo gode delle proprietà di efficienza, è possibile definire una funzione di produzione continua, monotona e concava

Proprietà Conseguenze

Continuità

Concavità

Monotonicità

Ipotesi:

Esiste un livello oltre il quale non si può produrre

più output con lo stesso ammontare

di input

È possibile variare infinitesimamente l’output variando infinitesimanente l’input

Incrementando uno o più input l’output deve restare costante o aumentare

Incrementando anche un solo input, l’output cresce, ma ad un ritmo progressivamente decrescente

La Funzione di Produzione (FdP) misura il massimo livello di output che può essere ottenuto da un dato ammontare di input

input

output

frontiera dell’insieme di produzione

insieme di produzione

Proprietàdella funzione di produzione

L’obiettivo

è dimostrare l’esistenza di una dimensione ottima

minimaragionamento alla

base delle considerazioni

strategiche

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FdP di breve e lungo periodo

Ci concentreremo su funzioni di produzione con un solo output e due input: Lavoro e Servizi da Capitale

( ) ( ) XKLKLfY ∈= ,con ,Lavoro Servizi da Capitale

Breve Periodo Lungo Periodo

Operiamo una seconda semplificazione “temporale”:

Nel breve periodo si suppone costante lo stock di capitale. Esso viene infatti immobilizzato nei vari

investimenti strategici dell’impresa:

( ) ( )LFKLfY == ,

Nel lungo periodo lo stock di capitale non può più essere considerato costante. La quantità di produzione diviene una

funzione in due variabili:

( ) ℜ→ℜ⇒= 2: , fKLfY

La FdP di riferimento presenta un solo output e due input: il lavoro ed i servizi da capitale (considerati costanti nel breve periodo)

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FdP di breve periodo – possibile andamento

Punto di Flesso

L’andamento caratteristico della FdP è rappresentabile tramite una curva monotona crescente, limitata, passante per l’origine, concava nel primo tratto e convessa nel secondo

L

Y

Ymax

Zona a rendimenti marginali decrescentiAumentando il lavoro di una

quantità x, l’output aumenta di una quantità y con:

xy <

Capacità limite del sistema / Impianto

Non lavorando non si produce

( ) 00 =Y

Avviamento dell’impianto

Zona a rendimenti marginali crescenti

Aumentando il lavoro di una quantità x, l’output aumenta di una quantità y con:

xy >

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Produttività media e marginale – elasticità della FdP

Produttività Media in L0

ProduttivitàMarginale in L0

Elasticità della FdP

Data una funzione di Produzione definiamo: ( )LfY =

( )0

0

LLY

( )0LY ′=α

βαη =YL

L

Y

L0

atn(α)

atn(β)

Y(L0)

• Se la produttività media aumenta: il contributo produttivo di ogni lavoratore aggiuntivo (produttività marginale) supera quello dei lavoratori preesistenti (produttività media)

• Se la produttività media diminuisce

• La produttività media è massima quando

1>ηYL

1<YLη1=YLη

Il rapporto fra la produttività marginale e la produttività media definisce l’elasticità della funzione di produzione in un punto L0

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Massimizzazione della produttività media

( )LLY

Lmax

( ) ( ) ( ) ( )LLY

dLLdY

L

LYLdL

LdY

=⇔=−⋅

02

Massimizzando la produttività

media

0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5

( )LY( )LY ′

( )LLY

( )( )

LLY

LY ′

La produttività media risulta massima nel punto L0 che rende unitaria l’elasticità della funzione di produzione

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18

FdP di lungo periodo

0

2

4

6

8

10

24

68

10k

24

68

10

l

Nel lungo periodo i servizi da capitale non sono più costanti. La FdP diventa una superficie nello

spazio…

…le cui curve di livello

sono dette Isoquanti di produzione

( ) costLKf =,

Lo studio della FdP di lungo periodo prevede l’analisi delle curve di livello, Isoquanti di produzione

In termini pratici, nel lungo periodo, è possibile dotarsi di più impianti, acquistare asset aziendali, variando parallelamente il livello di lavoro

L

Y

K

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Saggio marginale di sostituzione tecnica (MTRS)

La pendenza di un isoquanto è definita dal saggio marginale di sostituzione tecnica, che indica di quanto occorre aumentare (diminuire) l’impiego di un fattore se si vuole diminuire (aumentare) l’impiego dell’altro fattore

K

L

YYMTRS′′

=

Il MTRS è pari al rapporto tra le produttività marginali dei due

input.

L

K

A

B

Angolo αK∆

L∆

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20

Isoquanti e grado di sostituibilità dei fattori

La forma degli isoquanti determina il grado di sostituibilità tra i fattori

L

K

perfettamente complementari

perfettamente sostituibili

grado intermedio disostituibilità

• Se il MTRS non cambia lungo l’isoquanto abbiamo la massima sostituibilità (fattori perfettamente sostituibili).

• Se il MTRS varia tra valori estremi (tra 0 e ∞) allora abbiamo la minima sostituibilità (fattori perfettamente complementari): il processo produttivo richiede un rapporto fisso tra i due fattori.

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21

Rendimenti di scala

Si ipotizzi che aumentando l’impiego di tutti i fattori produttivi di un fattore di proporzionalità λ la produzione aumenti proporzionalmente di µ. Si avranno:

Rendimenti di scala decrescenti

(es. impianto produttivo “lineare”)

Rendimenti di scalacostanti

Rendimenti di scalacrescenti

(es. impianto per lo stoccaggio di materiali chimici)

λµ < λµ = λµ >

L

K

YYµ

Yµ2

L Lλ Lλ2

KKλKλ2

Gli Isoquanti Omotetici incrociano i raggi dall’origine

sempre con la stessa pendenza

Isoquanti Omotetici

Dalla mappa degli isoquanti di produzione è possibile determinare i rendimenti di scala dell’intero sistema

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Esercizio 1

Si abbia un’azienda con funzione di produzione di Cobb-Douglas

βα KLY =

Si calcoli:

• La produttività marginale del lavoro

• La produttività media del lavoro

• L’elasticità della produzione rispetto al lavoro

• La produttività marginale del capitale

• Il saggio marginale di sostituzione tecnica

Si determini inoltre la forma degli isoquanti al variare di α e β e si traggano le debite conclusioni gestionali sui rendimenti di scala di tale FdP

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Contenuti del documento

• Introduzione

• La produzione

• Le curve di costo

• La concorrenza perfetta

• Il monopolio

• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite

• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica

• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio

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Input per l’analisi di una impresa

Per analizzare il funzionamento di un’impresa occorre porre attenzione alle strutture gerarchiche, chiarire qual è l’obiettivo d’impresa e definire il contesto istituzionale, ovvero le forme di mercato

Gerarchia Obiettivi Forme di mercato

Gerarchicamente esiste un problema di incentivi:

• Fra proprietario dei capitali e manager(valorizzazione dei capitali col minor rischio contro accrescimento del proprio potere di mercato)

• Fra manager e intermediari creditizi(capitale a prestito per imprese rischiose contro garanzia di restituzione dei prestiti)

• Fra manager e lavoratori (massimo impegno con minima retribuzione controgaranzia occupazionale con minimo sforzo).

Assumeremo che sia la massimizzazione dei profitti correnti

Sebbene:

• Ignori la dimensione intertemporale

• L’impresa operi in un contesto incerto (non sa se venderà il proprio prodotto, non sa a che prezzo lo venderà, non sa se troverà gli input necessari, né a quale prezzo li pagherà)

• Concorrenza perfetta nei mercati di beni e fattori: l’impresa è price-taker e non ha limiti di produzione, pertanto fissa gli input e, di conseguenza, l’output

• Concorrenza imperfetta nei fattori e perfetta nei beni: l’impresa subisce il salario fissato dai sindacati o il costo del capitale fissato dalle banche, per cui sceglie la combinazione di input meno costosa e quindi l’output

• Concorrenza perfetta nei fattori e imperfetta nei beni: l’impresa sa che il prezzo di vendita ècollegato alle quantità vendute per cui sceglie la combinazione di input meno costosa, e poi fissa il prezzo di vendita oppure la quantità

Obiettivo dell’analisi è la minimizzazione dei costi di produzione

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Scenari possibili

Lo studio della minimizzazione dei costi di produzione può essere condotto in due scenari differenti: nel breve e nel lungo periodo

Breve periodo Lungo periodo

Se vi è un solo fattore variabile, il lavoro, non vi è una reale scelta tra combinazioni

alternative

La quantità di fattore domandato ed i costi di produzione dipendono dall’output

che si vuole effettuare

L’impresa deve scegliere la combinazione dei fattori che corrisponda al costo di produzione

minimo per unità di prodotto

Data la mappa degli isoquanti, occorre individuare un punto su ciascun isoquanto,

associato al minor costo

Nella realtà vediamo che esiste anche una scelta ottima fra isoquanti, ad esempio legata al numero di persone qualificate presenti in una determinata area, lo spazio edificabile, ecc…

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Funzione di costo di breve periodo

KrLwC ⋅+⋅=Costi fissi FC (nel breve periodo k è

costante)

Costi variabili VCcon la produzione

( )YfL =

YKrLw

YTC ⋅+⋅

=

Costo medio per unitàdi prodotto

(ATC)

YKr

YFC ⋅

=

Costo medio fisso per unità di prodotto

(AFC)

( )Y

YLwY

VC ⋅=

Costo medio variabile per unità di prodotto

(AVC)

Costo marginalein Y0 (MC)

( )0

*

0 LYw

dYdC

YY ′=

=

* Vero perché Y(L) risulta monotona, derivabile e ( ) DL LY ∈∀≠′ 00 0

Sia w il salario per unità di lavoro ed r il costo d’uso dei servizi del capitale, definiamo la funzione di costo:

Nel breve periodo la funzione di costo risulta la somma di costi fissi (i servizi da capitale) e costi variabili (il lavoro)

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Minimizzazione di ATC e AVC

( )Y

YTCATCYY

minmin =

( ) ( )

( ) ( ) ATCY

YTCdY

YdTCMC

Y

YTCYdY

YdTC

===

=−⋅

c

02

( )Y

YVCAVCYY

minmin =

( ) ( )

( ) ( ) AVCY

YVCdY

YdVCMC

Y

YVCYdY

YdVC

===

=−⋅

c

02

I costi medi totali (ATC) e variabili (AVC) per unità di prodotto sono minimi quando uguagliano i costi marginali

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Andamento delle curve di costo

Y

C

VC

TC = FC + VC

FC

Y

dYdC

YC ,

Costo marginale (MC)

Costo medio totale (ATC)

Costo medio variabile (AVC)

Costo medio fisso (AFC)

Ipotizzando i costi variabili con rendimenti prima decrescenti e quindi crescenti si possono tracciare qualitativamente gli andamenti delle curve di costo di breve periodo

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Funzione di costo di lungo periodo

Il raggiungimento dell’obiettivo strategico richiede, a parità di costi, la scelta del livello di produzione più alto, ovvero la determinazione del livello di costo più basso compatibile con

dato livello di produzione

costKrLwC =⋅+⋅=

Definiamo Curva di Isocosto la retta determinabile lasciando il costo totale costante

Nel lungo periodo la strategia aziendale può fare leva su due fattori:lavoro e servizi da capitale

( ) KrLwKLfC ⋅+⋅== ,Costo unitario

del lavoroCosto unitario dei servizi da capitale

Nel lungo periodo la strategia interna d’impresa impone la scelta della combinazione dei fattori che minimizzi il costo di produzione per unità di prodotto

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Massimizzazione della produzione

A

L

K

rw

Isoquanti di produzione

Rette di isocosto

Definito il budget di costi si determina la combinazione dei fattori K e L che massimizzano la FdP dell’impresa

Il prodotto aggiuntivo che si ottiene spendendo un euro in più nel fattore capitale deve essere uguale al prodotto aggiuntivo che si ottiene spendendo lo stesso euro nel fattore lavoro

( )( )

= 0cost-LKC

LKf LK

,

,max,

( ) ( )( )

=−∇⋅=∇

0,,,

costLKCLKCLKf λ

rf

wf KL ′

=′

La combinazione ottima è definita dalle coordinate del punto di tangenza (A) fra retta di isocosto e l’isoquanto di produzione

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Variazione del prezzo di un fattore

B

A

L

K

rw

−rw′′

il lavoro diventa relativamente più costoso del capitale e l’impresa riallinea le scelte strategiche (A→B)

L’aumento del prezzo di un fattore ne determina una riduzione dell’impiego (sotto l’ipotesi mantenuta di lasciare inalterato il livello di output)

rr <′Se aumenta il costo del lavoro

ww >′e/o si riduce il costo d’uso del capitale

Il fattore lavoro viene così parzialmente sostituito dal fattore capitale

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Variazione del budget totale

Se gli isoquanti sono omotetici (ovvero la funzione di produzione è omogenea di grado 1 e quindi presenta rendimenti di

scala costanti), allora il sentiero di espansione sarà dato da una retta

Facendo variare le esigenze di produzione dell’impresa, si individua la sequenza delle combinazioni di lavoro - capitale ottime per il sistema individuando il sentiero di espansione della produzione

L

K

A

B

Sentiero di Espansione

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Relazione fra breve e lungo periodo

In corrispondenza di Y* la scelta dei fattori nel breve periodo coincide con quella

ottima del lungo periodo

Se Y≠Y* lo stock di capitale è inappropriato, e quindi l’impresa sopporta dei costi aggiuntivi dovuti alla

impossibilità di aggiustare ottimamente il fattore K

Dato valore ottimo di capitale (K*) nello stato (Y*, w, r) ( )rwYfKK ,,** ==

MCLP

ACLPAC3BP

AC2BP

AC1BP

MC1BP

MC2BP MC3

BP

Y

C

In corrispondenza dei punti di tangenza i costi marginali di breve e lungo periodo devono coincidere

Confrontando le strategie aziendali su differente scala temporale si può concludere che la curva di costi di lungo periodo risulta essere l’inviluppo di quella di breve

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Sentieri di espansione nel breve e nel lungo periodo

K

L

K A

B

C

Sentiero di espansione di lungo periodo

Sentiero di espansione di breve periodo

Per passare dal primo al secondo isoquanto nel lungo periodo l’impresa adegua sia L che K passando dal punto A al punto B

Nel breve periodo può modificare solo L e quindi è costretta a passare dal punto A al punto C (condizione non ottimale per il sistema)

L’espansione della capacità produttiva nel breve periodo tende, invece, a disottimizzare la configurazione del sistema non potendo modificare il capitale K

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Esercizio 2

Rispondere alle seguenti domande:

Un’impresa produce la medesima quantità di output con due impianti diversi.Se il costo marginale relativo al primo impianto è superiore a quello relativo al secondo, come può l’impresa ridurre i costi mantenendo invariata la quantità prodotta?

Nel lungo periodo l’impresa opera sempre in corrispondenza del livello minimo di costi medi che devono essere sostenuti per produrre una data quantità di output utilizzando la dimensione d’impianto ottima. Vero o Falso?

Quale delle seguenti affermazioni è vera:• I costi medi totali sono sempre maggiori o uguali ai costi medi variabili• I costi medi fissi non aumentano mai all’aumentare dell’output

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Esercizio 3

Si abbia un’azienda con funzione di produzione di Cobb-Douglas

βα KLY =

Supponendo di essere nel breve periodo si calcoli:

• La domanda condizionata di lavoro

• La funzione di costo minimo

• Si calcolino ATC, AVC, AFC, MC

• Si faccia un grafico qualitativo delle precedenti funzioni

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Esercizio 4

Si abbia un’azienda con funzione di produzione di Cobb-Douglas

βα KLY =

Supponendo di essere nel lungo periodo:

• Impostare il problema di ottimizzazione dei costi

• Determinare il valore di Y, L, K e C nel punto di ottimo

• Calcolare ATC e MC

• Trarre le adeguate considerazioni sui redimenti di scala

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Contenuti del documento

• Introduzione

• La produzione

• Le curve di costo

• La concorrenza perfetta

• Il monopolio

• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite

• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica

• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio

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Da strategia interna a strategia globale

• L’impostazione dello sviluppo strategico su elementi esecutivamente “INTERNI”si riconduce ad un problema di ottimizzazione più o meno complesso

• Le aziende si interfacciano invece con mercati di prodotti e fattori a domanda limitata, per cui, l’obiettivo di generazione di profitto, impone di:

Competere “Esternamente” su prezzi, quantità e caratteristiche dei prodotti / serviziOttimizzare “Internamente” i processi

La quantificazione del profitto è la misura del successo di una azienda

L’interfacciarsi con un mercato a domanda limitata impone alle imprese di affiancare all’ottimizzazione dei processi le scelte strategiche “esterne”

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Perché massimizzare il profitto?

Perché chi si comporta secondo questo canone ha

maggiori possibilità di sopravvivenza (gli

azionisti investono piùvolentieri, le banche li

considerano più affidabili, hanno maggiori risorse

provenienti dall’autofinanziamento)

Perché il capitalismo si descrive proprio come

valorizzazione del capitale attraverso lo sfruttamento

del lavoro umanosottomesso alla proprietà

privata delle macchine, ed il profitto è la misura

dell’efficienza di tale processo

Perché in molti casi gli azionisti remunerano il manager attraverso la

compartecipazione agli utili come forma di

incentivo, ed il profitto diventa l’obiettivo di un management efficiente

Approccio evoluzionista Approccio marxiano Approccio istituzionalista

Esistono tre approcci distinti che giustificano l’obiettivo di massimizzare il profitto

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Ipotesi esemplificative di partenza

Omogeneità del prodotto Price- Taking Perfetta mobilità di

beni e fattori Perfetta informazione

Tutte le imprese producono lo stesso

prodotto, ossia fronteggiano la stessa massa di consumatori

(assenza di differenziazione)

Ogni impresa ritiene di essere troppo piccola

per influenzare i prezzi, tutte si comporteranno

esclusivamente in risposta ai segnali di prezzo (assenza di

monopolio)

Esistono delle opportunità da

sfruttare: imprese, fattori produttivi e/o

consumatori si muoveranno per

approfittarne (assenza di barriere alla

migrazione)

Per poter approfittare delle combinazioni (di

consumo o di produzione) più

convenienti, occorre esserne informati

(assenza di asimmetria

dell’informazione)

Le ipotesi di partenza per lo studio sono quattro

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Massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta

Questo significa che essa si limita a ricevere dal mercato dei segnali di scarsità relativa dei prodotti, e agisce di conseguenza

• L’impresa opera in mercati concorrenziali sia sul mercato dei fattori che su quello dei prodotti

• L’impresa è price taker in entrambi i mercati (Ritiene di non poter modificare i prezzi con i propri comportamenti in quanto la sua dimensione è trascurabile

rispetto all’intero mercato)

Continuiamo a suddividere l’analisi in breve e lungo periodo

Si consideri il caso di un’azienda che si interfaccia con mercati di prodotto e fattori in concorrenza perfetta e si suddivida l’analisi in breve e lungo periodo

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Quantità

Quantità

Costi totali

Ricavi = prezzo * quantità

Profitti / Perdite = Ricavi - Costi

A

B

Obiettivo di breve periodo

Per massimizzare i profitti risulta:

ricavo marginale = costo marginale

L’obiettivo di una azienda che operi in concorrenza perfetta è quello di produrre una quantità di prodotto tale da potersi posizionare nel punto B del grafico sottostante

Si consideri:• Il ricavo marginale dalla vendita di un prodotto è costante

• Il costo marginale di produzione dipendente dalla tecnologia di produzione e dal costo di acquisto del fattore produttivo

( )( )YCYpY

−⋅max

MCdYdCp ==

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In termini di costo ….

Y

AVC

AC

p

MC = Ricavi

A

B

In termini di curve di costo, questo equivale a scegliere le quantità associate ad ogni prezzo lungo la curva dei costi marginali

• L’impresa fa profitti positivi quando il prezzo supera il punto B

• Tuttavia conviene produrre anche quando il prezzo èfra A e B: Copertura di una parte dei costi fissi, in cui incorrerebbe comunque anche non producendo

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Curva di offerta di breve periodo

La curva di offerta dell’impresa nel breve periodo è inclinata positivamente se i costi marginali sono crescenti, ovvero la produttività marginale dell’unico fattore variabile è decrescente

Y

pImpresa 1

Impresa 1 +Impresa 2

Impresa 1 +Impresa 2 +Impresa 3

Impresa 1 +Impresa 2 +Impresa 3 +Impresa 4

La curva di offerta dell’industria si ottiene sommando le curve di offerta delle singole imprese presenti sul mercato

L’inclinazione della curva di offerta dell’industria sarà pari a 1/n l’inclinazione di quella della singola impresa

Dall’analisi precedente si ottiene la curva di offerta di impresa nel breve periodo e, per somma, quella dell’industria

Y

p

AC

AVC

Condizione di chiusura

MCOfferta nel breve periodo

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Prezzo di equilibrio

Quantità

Prezzo

Domanda di tutti i consumatori

Offerta dell’industria

Prezzo di equilibrio

Il prezzo di equilibrio viene determinato dall’intersezione della domanda e dell’offerta di mercato

Sotto ipotesi di concorrenza perfetta il prezzo di equilibrio appare come un dato sia alle imprese che ai consumatori (price taking)

Determinato il prezzo sul mercato, dato l’elevato numero di competitors, l’impresa:• Riterrà di fronteggiare una domanda infinitamente elastica (orizzontale) per la produzione• Deciderà di produrre la quantità che rende il costo marginale uguale al prezzo

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Profitto o perdita?

Equilibrio di impresaEquilibrio di mercato

p1

p2

p

Y

pMC = Profitto Unitario

ATC

Y2 YY1

Perdite

Profitti

Entrambe le situazioni sono non mantenibili nel lungo periodo:• La prima induce una uscita dal mercato• La seconda attira imprese concorrenti

Se il prezzo di mercato è p2, l’impresa nel breve periodo fa profitti. Se invece il prezzo che si afferma è p1, l’impresa fa perdite

Riportando nella curva dei costi il prezzo di equilibrio dell’impresa è possibile quantificare l’utile dell’azienda

( ) YATCCMUtile

VolumeMargineUtile

⋅−=

⋅=

c

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Surplus del produttore

I consumatori preferiscono consumare di più a prezzi inferiori, mentre le imprese preferiscono vendere di più a prezzi superiori

• L’utilità dei consumatori è funzione decrescente dei prezzi• Il profitto dell’impresa è crescente con il prezzo di vendita dei beni

( )( )

FCiProfittFCFCVCRicavi

YAVC-p Azienda Surplus

+==+−−==⋅=

Il beneficio di produrre si traduce in Surplus

dell’AziendaUn’azienda produce se

MC > AVC

Il surplus andrà:• A ripagare una parte dei costi fissi• A generare profitto

L’impresa trae beneficio dal produrre, ed essa produce ogniqualvolta il prezzo eccede il costo medio variabile, chiamiamo tale beneficio Surplus del Produttore

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Surplus e curva di costo

In prima approssimazione il surplus del produttore può essere considerato pari all’area del triangolo che sovrasta la curva di offerta

Quantità

Prezzo

Surplus del produttore

( )∫=*Y

0

dY YMCVC

Prezzo di mercato

Volume di vendita (Y*)

MC = Profitto Unitario

Per la singola impresa, che uguaglia il prezzo a MC, il surplus è dato dalla differenza tra MC e AVC moltiplicata

per le quantità prodotte

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Surplus e scambio di beni

Lo scambio di mercato è dunque apportatore di benefici sia per i consumatori che per i produttori

Domanda

Offerta

Quantità

Prezzo

Surplus del consumatore

Surplus del produttore

Le imprese producono quantità del bene ad un

prezzo superiore al costo minimo di produzione

I consumatori ottengono quantitàpositive del bene ad un prezzo inferiore ai loro prezzi di riserva

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Scambio ed equilibrio concorrenziale

Nei mercati concorrenziali, la concorrenza tra imprese e/o tra consumatori spinge la produzione e lo scambio fino all’equilibrio fra utilità, ricavo e costo marginali

UtilitàMarginale

RicavoMarginale

CostoMarginale

= =

I consumatori consumeranno i beni fino al punto in cui l’utilità marginale eccede il

prezzo di acquisto

Le imprese produrranno fino al punto in cui il prezzo di vendita eccede il costo di

produzione

Finché il costo marginale è inferiore alla utilità marginale, le imprese “vorranno servire” i consumatori

Il prezzo convoglia informazioni sul come orientare la produzione

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Analisi di lungo periodo

Nel lungo periodo l’impresa può modificare lo stock di capitale e di conseguenza decidere di disinvestire totalmente (uscita dal mercato) oppure creare da zero nuova capacità produttiva (ingresso nel mercato)

ACp

ACMC

>

>

c

Dato che:• La presenza di extra-profitti regola l’ingresso e l’uscita di un’impresa dal mercato • L’obiettivo aziendale di uguagliare p=MC

È possibile affermare che:

ACp

ACMC

<

<

c

ACMCp ==

Le imprese entranonel mercato se:

Mercato stabile se: Le imprese escono dal mercato se:

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Stabilità e profitti nulli

In un mercato stabile nel lungo periodo le imprese fanno profitti nulli

( ) ( )

( ) 0=⋅−=⋅−⋅=

=⋅−⋅=−⋅=

YACpYACYp

YYYCYpYCYpπDetto π il profitto

si ha:

• Finché π>0 entrano nuove imprese, la curva di offerta d’industria si sposta verso destra e il prezzo di mercato si abbassa.

• Quando π<0 escono vecchie imprese, la curva di offerta d’industria si sposta verso sinistra, la produzione si contrae ed il prezzo di mercato si alza.

Nel lungo periodo vi è un unico prezzo sostenibile, dato dal costo medio minimo

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Costo medio minimo

SMC

SACLAC

LMC

p

Prezzo

Quantità

Costi

Quantità

Equilibrio di mercato Equilibrio di impresa

Data la domanda di mercato del prodotto, si determina il numero

di imprese presenti Se tutte le imprese hanno accesso alla medesima produzione, vorranno

produrre le medesime quantità

Rilassando i vincoli di capitale, le n imprese presenti sul mercato potranno scegliere la dimensione ottimale per minimizzare i costi, soddisfacendo ciascuna 1/n della domanda totale

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Osservazioni

• Nel lungo periodo la curva di offerta è orizzontale in coincidenza con il punto di minimo della curva di costi fissi

• Variazioni della domanda producono variazioni nel numero delle imprese presenti e non nelle quantità prodotte dalla singola impresa

• Ciò rimane valido se non variano i prezzi dei fattori produttivi• Se la funzione di produzione presenta rendimenti costanti di scala,

la curva di costo medio è costante, e quindi il suo punto di minimo èindeterminato

• Non è possibile individuare né il numero esatto di imprese né la quantità prodotta da ogni singola impresa, ma questo è valido solo in teoria ……

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Esercizio 5

Un’azienda che opera in un mercato concorrenziale presenta le seguenti curve di costo di breve e di lungo periodo:

KrKYwCBP ⋅+⋅=−αβ

α1

+

=

+++++ βα

αβα

β

βαβ

βαα

βα

αβ

βαrwYCLP

1

Si determini:

• La curva di offerta di breve periodo

• La curva di offerta di lungo periodo

Sapendo inoltre che l’impresa ha una FdP di Cobb-Douglas* determinare:

• L’elasticità della curva di offerta (rapporto tra la variazione percentuale della quantità offerta al

variare del prezzo) nel breve e nel lungo periodo

βα KLY =*

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Esercizio 6

Yp ⋅−= τσ

Si analizzi un settore in cui operano m imprese in concorrenza perfetta, caratterizzate dalle seguenti funzioni di costo minimo

32 YYYCBP ⋅+⋅+⋅+= δγβα

Lungo periodoBreve periodo

Si determini nel breve e nel lungo periodo:• La curva di offerta di impresa• La curva di offerta di industria (approssimando ove necessario la curva di offerta al primo ordine)• Il prezzo di equilibrio di mercato• Il numero di imprese a regime (nel lungo periodo)

32 YYYCLP ⋅+⋅+⋅= δγβ

Data la domanda di mercato

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Contenuti del documento

• Introduzione

• La produzione

• Le curve di costo

• La concorrenza perfetta

• Il monopolio

• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite

• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica

• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio

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Il monopolio è una forma di mercato in cui un unico venditore offre un prodotto per il quale non esistono stretti sostituti

Caratteristiche principali di un monopolio

• L’unico produttore è cosciente del fatto che quantità maggiori possono essere vendute solo abbassando il prezzoNo price-taking:

Elasticità finita della domanda

• In concorrenza perfetta: una strategia che comporti un aumento del prezzo al di sopra di quello dei concorrenti azzera la domanda, viceversa una riduzione al di sotto della concorrenza attira tutta la domanda di mercato

• In assenza di concorrenza:una variazione del prezzo fa variare la quantitàdomandata di una quantità finita

Caratteristiche Descrizione

Il monopolio è una forma di mercato in cui dal lato dell’offerta è presente un’unica impresa price maker, che si confronteràcon una domanda di elasticità finita

Il monopolista analizzerà la curva dei ricavi per determinare la strategia che massimizzi i profitti

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Curva dei ricavi

( ) YYpR ⋅=

( ) ( )

( )01111

1

=

−⋅=

′⋅−−⋅=

=

′⋅+⋅=′⋅+==

p

ppY

Ypp

YppYpYpYp

dYdRMR

η

Dato il ricavo al variare dei volumi di vendita

Il ricavo marginale è la somma fra:

• L’aumento dei ricavi dovuto alle nuove vendite (p)

• La perdita di fatturato dovuta al fatto che la produzione è ora offerta ad un prezzo inferiore

ηp è l’elasticità della domanda alle quantità vendute

• ηp>0• Ogni unità venduta apporta al fatturato dell’impresa un beneficio

inferiore al prezzo di vendita pre-esistente • Se p è lineare, MR è massimo se ηp=1

In un mercato monopolistico i ricavi marginali sono funzione del prezzo di vendita e dell’elasticità della domanda alle quantità vendute

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Esempio: domanda lineare

pY ⋅−= βα Yp ⋅−=ββ

α 1

21 YYYpRββ

α−=⋅=

Data una dipendenza lineare della domanda rispetto al prezzo

1... −==⋅−=YY

pdpdY

pαη

YdYdRMR

ββα 2... −===

I ricavi hanno forma parabolica

0

12

0

=⇒=

=⇒=

+∞→⇒→

p

p

p

Y Se

Y Se

Y Se

ηα

ηα

η

20 α

=⇔= Y MR

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Esempio (cont)

Quantità (Y)

Quantità (Y)

Ricavi / Elasticitàdella domanda

Prezzo (p)

Yp ⋅−=ββ

α 1

1−=Ypαη

1

Domanda

Ricavo marginale

YMRββ

α 2−=

βα

21 YYRββ

α−=

Ricavi

Elasticità della domanda

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Strategia del monopolista

Anche in un mercato monopolistico l’impresa produrrà fino al punto in cui il costo marginale di una unità aggiuntiva èinferiore o uguale al ricavo marginale che quella stessa unità arreca all’impresa

Quantità

Prezzo

MC

AC

MRDomanda = Ricavi

Profitti

• L’impresa sceglierà la quantità di produzione che soddisfa la condizione di uguaglianza tra ricavo e costo marginale. Il prezzo sarà determinato dalla domanda

Oppure• L’impresa fissa il prezzo aumentando il costo marginale di un margine di ricarico. La quantità da

produrre verrà determinata dalla domanda

MCp

MCpMR

p

p

p

−=

=

−=

1

11

ηη

η

c

Margine di ricarico, Mark-Up (>1)

Profitti = Y (Ricavi - AC)

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Inefficienza del monopolio

Il monopolio puro comporta una perdita di efficienza, poiché l’utilità marginale dei consumatori eccede i costi marginali di produzione

LAC = LMC *

Prezzo

Quantità

A B

Equilibrio concorrenziale di lungo periodo

Equilibrio monopolistico di lungo periodo

DomandaMR

• I consumatori hanno una perdita di surplus pari alle aree A+B, mentre l’impresa ottiene un aumento di profitti pari all’area A

• Il triangolo B rappresenta una perdita netta di efficienza causata dal monopolio

* Per semplicità si è presa in considerazione una LAC orizzontale

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Possibili politiche di prezzo per ridurre l’inefficienza

Al fine di ridurre l’inefficienza del monopolio l’impresa può adottare politiche di prezzo a seconda dei clienti che ha di fronte. Esistono tre forme di discriminazione

Ogni unità viene venduta ad un prezzo diverso, equivalente

al prezzo di riserva del consumatore. (Es. tariffe

personalizzate per assicurazioni o cellulari)

Quantità diverse a prezzi diversi. (Es. le politiche di sconto)

Consumatori diversi, prezzi diversi. (Es. tariffe differenziate

per l’utenza).

Discriminazione delprimo tipo

Discriminazione del secondo tipo

Discriminazione delterzo tipo

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Discriminazione del primo tipo

Prezzo

Quantità

MC

Domanda = MR

Nella discriminazione del primo tipo, il monopolista può abbassare i prezzi per attrarre nuovi consumatori senza essere costretto a rivedere i prezzi praticati ai clienti precedenti

• Il ricavo marginale coincide con la curva di domanda • Il monopolista abbasserà il prezzo fino ad eguagliare il costo

marginale, producendo come in concorrenza perfetta• La domanda assorbe tutto il surplus del consumatore• Non vi è perdita di efficienza, perché l’ultimo consumatore

uguaglia la sua utilità marginale al costo marginale.

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Discriminazione del secondo tipo

Nella discriminazione del secondo tipo i consumatori fronteggiano la stessa struttura tariffaria, dove i prezzi praticati dipendono dalle quantità consumate

Prezzo

Quantità

MC

Domanda

Essendo finito il numero degli scaglioni, non viene estratto tutto il surplus del consumatore

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Conclusioni

• Essendo il prezzo fissato dall’impresa superiore al costo marginale, l’impresa produrrà meno che in concorrenza perfetta, e quindi impiegherà meno fattori produttivi. Essa farà profitti positivi in quanto p > MC > AC

• Quanto più rigida è la domanda (ηp bassa), tanto più elevato sarà il margine di ricarico e più elevato sarà il prezzo praticato

• Un’impresa monopolista richiede meno fattori produttivi, produce meno e guadagna di più di una impresa concorrenziale

Un monopolista produrrà meno e guadagna di più di un’impresa che si relazione con un mercato di tipo concorrenziale

Presentando extra – profitti, i mercati monopolistici sono attrattori per nuove imprese, pertanto possono sussistere solo in presenza di barriere all’ingresso adeguate

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Perché si crea un monopolio

Ad esempio il proprietario di una zona contenente una

sorgente di acqua minerale sarà l’unico a poter vendere

quell’acqua.Chi detiene il brevetto di una particolare invenzione può

sfruttarlo per produrre un bene non imitabile (es. le macchine

fotografiche a sviluppo istantaneo della polaroid)

Il governo può ritenere opportuno di produrre

determinati beni o garantire determinati servizi direttamente

o affidarne la produzione ad imprese private in regime di

monopolio tramite licenze (es. Telecom e ENEL sino a qualche

anno fa…)

Esistono situazioni nelle quali all’aumentare della dimensione dell’impresa il costo unitario di produzione si riduce. L’impresa più grande opera a costi unitari minori tendendo a formare un

Monopolio Naturale

Possesso esclusivo di alcuni input fondamentali

alla produzioneLicenze governative Economie di scala

La nascita di un monopolio è dovuta a diversi fattori, i principali sono il possesso esclusivo di una risorsa, una licenza governativa e la presenza di economie di scala

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Esercizio 7

Sia dato un settore monopolistico con

Domanda di mercato FdP del monopolista Funzione di costo nel breve periodo (K=cost)

pY ⋅−= βα LKY = KrKYwC ⋅+⋅=

Si determini:

• Ricavi e costi marginali del monopolista

• La quantità di beni immessi sul mercato

• Il prezzo di equilibrio

Discutere analiticamente e graficamente quando l’impresa fa profitti

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Contenuti del documento

• Introduzione

• La produzione

• Le curve di costo

• La concorrenza perfetta

• Il monopolio

• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite

• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica

• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio

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Analisi del mercato oltre la struttura del settore

Una corretta strategia d’impresa non può prescindere dall’analisi delle minacce di entrata di nuovi competitors nel mercato

Sia in un mercato perfettamente concorrenziale, che in un monopolio la presenza diextra– profitti induce nuovi competitors ad entrare nel mercato: con alcune differenze:

In un mercato concorrenziale In un monopolio

• La strategia di ogni impresa èindipendente da quella degli altri competitors (price - taking)

• Variando la dimensione del mercato non variano i profitti d’impresa, ma solamente il numero di imprese presenti

• L’ingresso di un concorrente condiziona la strategia del monopolista (price -maker)

La teoria del prezzo limite, la teoria dei mercati contendibili e la teoria dei giochi modellizzano tale situazione

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Le barriere all’entrata

• Una barriera all’entrata si definisce come un costo addizionale in cui incorrono le imprese che cercano di entrare in un dato settore, ma non quelle che già vi operano (Stigler)

• Una barriera all’entrata può essere identificata nei vantaggi che le imprese di un settore hanno nei confronti dei nuovi entranti e nei maggiori investimenti che queste ultime devono effettuare per ottenerli (Bain)

Definiamo barriera all’entrata quei costi fissi e irrecuperabili che una impresa deve sostenere per entrare in un mercato

In un mercato con barriere all’entrata le imprese operanti sono in grado di ottenere una redditività maggiore rispetto ai potenziali entranti

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Possibili origini delle barriere all’entrata

Se esistono economie di scala può essere difficile riuscire ad entrare nel mercato qualsiasi sia la scelta:

• Costruzione di un impianto con capacità inferiore a quello del leader di mercato e saturazione

• Costruzione di un impianto di uguali capacità rispetto al leader senza saturarlo

Origine Descrizione

Economie di scala

Know How, Fedeltà alla marca, ecc… (Sunk Costs)Investimenti immateriali

Possesso delle minierre più ricche, del terreno più fertile, di un brevetto…Vantaggi assoluti di costo

Legislazione, licenze, concessioni, ecc…Barriere istituzionali

La presenza di barriere all’entrata in un settore può avere differenti origini: presenza di economie di scala, necessità di investimenti immateriali, vantaggi assoluti di costo o barriere istituzionali

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75

La teoria dei mercati contendibili

• Un mercato è contendibile se in esso e da esso è possibile, per qualsiasi soggetto, entrare ed uscire senza costo.Ciò implica che:

- Non esistono vincoli amministrativi- Tutti i concorrenti potenziali hanno accesso alla medesima

tecnologia delle imprese esistenti

Una configurazione industriale {n; x1 … xn; p} è sostenibile se: ( ) 0

0>′−′⋅′

<′>′′∃/xcpx cui per

pp con x,p

In un mercato contendibile non esistono barriere all’ingresso e/o all’uscita, per cui non esiste un prezzo p’ al quale una entrante può vendere una quantità di beni x’ facendo profitti

In un mercato contendibile non si fanno extra - profitti

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La teoria del prezzo limite

• Ipotesi: il monopolista mantiene inalterata la quantità prodotta, in qualsiasi circostanza, anche in seguito all’entrata del concorrente

• Nel modello di Bain – Sylos – Labini – Modigliani viene indicato un livello dei prezzi oltre i quale un’impresa ha convenienza ad entrare, anche in presenza di economie di scala crescenti

Nella teoria del prezzo limite viene fissato un valore di p per il quale le nuove imprese hanno convenienza ad entrare nel mercato

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La teoria dei giochi è lo strumento di cui ci serviremo per interpretare la teoria delprezzo limite

La teoria dei giochi

La teoria dei giochi è un utile strumento interpretativo della teoria del prezzo limite

Un gioco è caratterizzato da

Le imprese in concorrenza tra loro, oppure l’impresa ed il

sindacato aziendale

Lo spazio delle azioni che possono essere intraprese dai

giocatori

I guadagni conseguiti da ogni agente una volta scelte le mosse

da tutti gli agenti (payoff del gioco)

Giocatori partecipanti Mosse disponibili Risultati

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Soluzione del gioco e strategie dominanti

Come in ogni problema di scelta, siamo interessati agli esiti del gioco

La soluzione del gioco può esistere o non esistere, a seconda:

Della distribuzione dell’informazione tra gli

agentiDella struttura dei payoff

• Quelle strategie che garantiscono un payoff più elevato indipendentemente dalle scelte di tutti gli altri agenti

• Per ipotesi un agente utilizza una strategia dominante quando la possiede

• Definiamo un equilibrio in strategie dominanti tutte le volte che ogni agente possiede almeno una strategia strettamente dominante

Strategie dominanti

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Esempio: la matrice dei payoff

La matrice dei payoff di un gioco indica quali saranno i payoff per ciascun giocatore in corrispondenza di ciascuna combinazione di strategie

AltoBasso

Sinistra

1,2

2,1

Destra

0,1

1,0

Giocatore B

Giocatore A

In ogni cella della matrice il primo valore corrisponde al payoff del giocatore A, il

secondo a quelli del giocatore B

Nell’esempio entrambi i giocatori dispongono di una strategia dominante poiché:

• Il giocatore A preferirà scegliere Basso perché garantisce payoff maggiori di Alto indipendentemente dalla scelta dell’altro giocatore

• Il giocatore B preferirà scegliere Sinistra perché garantisce payoff maggiori di Destra indipendentemente dalla scelta dell’altro giocatore

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Equilibrio di Nash

Siano:

• si la strategia scelta dall’agente i

• s-i le strategie degli altri giocatori

• U(si,s-i) il payoff associato alle scelte

( ) ( ) issUssU iiiiii ∀> −− ,,,*si* è un equilibrio di Nash se:

Un equilibrio in strategie dominanti è sempre un equilibrio di Nash, ma non tutti gli equilibri di Nash sono equilibri in strategie dominanti

Si dirà che un vettore di strategie è un Equilibrio di Nash se data la decisione di qualsiasi giocatore i rimanenti faranno le medesime scelte

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Esempio di equilibrio di Nash: due giocatori

Un equilibrio di Nash è una coppia di aspettative per le quali, quando la scelta dell’avversario risulta nota, nessuno dei due giocatori vorrebbe cambiare la risposta

AltoBasso

Sinistra

2,1

0,0

Destra

0,0

1,2

Giocatore B

Giocatore A

Non esistono strategie dominanti:• Quando A sceglie alto, B sceglierà sinistra• Quando A sceglie basso, B sceglierà destra

La condizione Alto-Sinistra è un equilibrio di Nash:• Se A sceglie Alto la cosa migliore da fare per B è scegliere sinistra• Se B sceglie Sinistra A è costretto a scegliere Alto

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Funzioni di reazione

L’individuazione di un equilibrio di Nash richiede di determinare le funzioni che forniscono la miglior risposta per ogni data scelta degli avversari

( )ii sfs −=*Definiamo Funzione di Reazionequella relazione matematica che, dati

gli s-i fornisce si*

L’equilibrio di Nash è dato dall’incrocio delle funzioni di reazione, ovvero dall’insieme di strategie che soddisfano la seguente condizione*

is

=

=

)(

)(**

**

AB

BA

sgs

sfs

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Giochi simultanei, sequenziali, ripetuti

Gli agenti scelgono simultaneamente, nessuno

può osservare direttamente la scelta contemporanea degli

altri

Esiste un ordine delle mosse, chi sceglie per primo deve formularsi delle congetture

(backward induction) su come reagiranno coloro che

muoveranno successivamente, dopo aver osservato le proprie

mosse.

Due agenti si trovano a fronteggiare ripetutamente la

stessa situazione.In questo caso una strategia è

una sequenza di mosse, ciascuna per ogni ripetizione del gioco a mosse simultanee in un

solo periodo (detto gioco costituente).

Giochi simultanei Giochi sequenziali Giochi ripetuti

L’interazione fra i giocatori può avvenire secondo tre differenti criteri; si avranno pertanto giochi simultanei, giochi sequenziali e giochi ripetuti

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Gioco sequenziale e forma estesa

Un gioco sequenziale si caratterizza nella forma estesa

A

Alto

Basso

BSinistra [0,0]

Destra [2,1]

Sinistra [1,9]

Destra [1,9]

A deve scegliere Alto o BassoB conoscendo la mossa di A

sceglierà di conseguenza

L’analisi del gioco parte dalle foglie dell’albero

Supponiamo che A abbia fatto la scelta:• Se è Alto B ha indifferenza (comunque il payoff sarebbe 9)• Se è Basso B sceglie sicuramente destra (1 > 0)

Sapendo ciò A sceglie sicuramente Basso perché:• Guadagna 2 perché B sceglie destra• Se sceglie Alto il payoff e 1

La forma estesa è un utile strumento per analizzare le strategie degli avversari nel caso di giochi ripetuti

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Esempio: funzione di reazione in un gioco sequenziale

Si supponga che il giocatore A scelga per primo, e che il giocatore B scelga per secondo, allora:

[ ])( 1,*

, += tBtA sEfs

La miglior scelta di B è data dalla sua funzione di reazione ( )tAtB sgs ,

*1, =+

[ ] ( )( )( )*

,*

1,

*,1,

*, )(

tAtB

tAtBtA

sgs

sgfsEfs

=

==

+

+

La miglior scelta di A all’istante t dipende dalla aspettativa su cosa sceglierà B all’istante t+1

In maniera più analitica è possibile determinare la funzione di reazione di un giocatore in un gioco sequenziale facendo ricorso al valore atteso dagli avversari

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Teoria dei giochi e prezzo limite

Si abbia una situazione iniziale di monopolio dove vigono le caratteristiche del prezzo limite

Entrante

Non Entra [0, πiM]

Entra Monopolista

Guerra [πig, πi

g]

Accomoda [πic, πi

c]

• Se il concorrente decidesse di entrare anche se i prezzi del settore sono al di sotto del prezzo limite, il monopolista potrebbe trovare conveniente non continuare a produrre la stessa quantità e preferire una situazione di equilibrio (πi

c)• Se l’impresa continuasse a produrre la medesima quantità, si avrebbe un eccesso di offerta

che spingerebbe il prezzo al di sotto del costo medio di produzione: l’inevitabile guerra dei prezzi comporterebbe perdite per entrambe le imprese (πi

g)

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Teoria dei giochi e barriere all’entrata

Concorrente Potenziale

Entra

Monopolista

Guerra[πi

g -K, πig -K]

Accomoda[πi

c -K, πic -K]

Monopolista

Non Entra[πi

M -K, 0]Non Entra

[πiM, 0]

Entra

Sostiene K Non Sostiene K

Guerra[πi

g, πig]

Accomoda[πi

c, πic]

Una barriera all’entrata può essere rappresentata da un livello minimo “K” di investimenti in pubblicità necessari per vendere in un mercato

Se la minaccia non è credibile il monopolista non avrà nessun

interesse ad attuarla

Se il costo K (barriera all’entrata) è maggiore del

profitto πic, l’impresa

entrante deciderà di restare fuori dal mercato

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Esercizio 8

Rispondere alle seguenti domande:

Supponiamo che l’avversario non giochi la strategia corrispondente all’equilibrio di Nash. La giochereste voi?

Dato il seguente gioco sequenziale, qual è l’equilibrio del gioco? Il giocatore B preferiràmuovere per primo o per secondo?

Gli equilibri con strategie dominanti sono sempre equilibri di Nash? E gli equilibri di Nash sono sempre equilibri in strategie dominanti?

B

Alto

Basso

ASinistra [0,0]

Destra [1,2]

Sinistra [9,1]

Destra [9,1]

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Contenuti del documento

• Introduzione

• La produzione

• Le curve di costo

• La concorrenza perfetta

• Il monopolio

• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite

• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica

• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio

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Le imprese decidono simultaneamente le quantitàda produrre, ed il mercato

determina il prezzo

Una impresa decide per prima le quantità da produrre (leader) e l’altra decide di conseguenza

(follower). Una volta determinate le quantità, il mercato determina

il prezzo di vendita. (Gioco sequenziale)

Le imprese decidono simultaneamente il prezzo al

quale mettono in vendita il loro prodotto, i consumatori si

rivolgono al miglior offerente determinando le quantità vendute

Modello di Cournot Modello di Stackelberg Modello di Bertrand

Analisi di un duopolio

L’interazione dinamica di un duopolio trova descrizione in letteratura nei modelli di Cournot, Stackelberg e Bertrand

Il prezzo di vendita dipende dalle quantità prodotte

si produce una situazione di interazione strategica

Esistono tre differenti modalità di interazione fra i due concorrenti nella definizione di prezzo e volumi di vendita

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Modello di Cournot: Ipotesi di partenza

Nell’ipotesi di rendimenti costanti di scala, che assicurano costi marginali costanti, si determinerà l’interazione strategica fra A e B

( )BA YYbap +−=Sia la domanda di mercato data da

ABAAA

AAA

cYYbYbYaY

YcYp

−−−=

==⋅−⋅=2

...π

BBABB

BBB

cYYbYbYaY

YcYp

−−−=

==⋅−⋅=2

...π

I profitti delle due imprese dipendono dalle quantità prodotte YA e YB

Nel modello di Cournot nell’ipotesi di rendimenti costanti di scala, l’interdipendenza strategica appare nella definizione dei profitti d’impresa

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Modello di Cournot: curve di isoprofitto

Dalle curve di iso-profitto si possono desumere i comportamenti di A rispetto alla concorrenza; A consegue il massimo profitto se B non produce nulla (A si comporta da monopolista)

YA

YB

Punto di massimo profitto per A

Pendenza = 1/2

bca

2−

bca −

Curva di reazione di A Per ogni scelta di B, l’impresa A

individua la risposta migliore (pari dalla curva di isoprofitto

tangente alla quantità scelta da B)

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Modello di Cournot: curve di reazione

Impresa A Impresa B

( )

BA

A

ABAAY

YbcaY

Y YY

A

21

2

0,max

−−

=

=∂∂ππ ( )

AB

B

BBABY

YbcaY

Y YY

B

21

2

0,max

−−

=

=∂∂ππ

L’equilibrio di Nash sarà dato da:

−−

=

−−

=

**

**

21

2

21

2

AB

BA

YbcaY

YbcaY

bcaYY BA 3

−==

Le curve di reazione di A e di B sono determinabili mediante derivazione parziale a partire dalle funzioni di profitto

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Modello di Cournot: equilibrio

YA

YB

Funzione di reazione di A

Funzione di reazione di B

Equilibrio di Nash-Cournot

bca

3−

bca

3−

Il livello di profitto di equilibrio non è il massimo profitto conseguibile. Esistono

numerose coppie che permettono di raggiungere curve di isoprofitto più basse /

migliori (Area in grigio).

cap Nash 32

31

+=

( )bcaNash

BNashA 9

2−== ππ

bcaYYY BA

Nash −=+=

32

Rappresentando la situazione di equilibrio graficamente si evince che il livello di profitto di equilibrio non è quello massimo conseguibile dal duopolio

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YA

YB

Funzione di reazione di A

Funzione di reazione di B

Equilibrio di Nash-Cournot

Equilibrio collusivo (cartello)

bca

4−

bca

4−

( )bca

mon 4

2−=π

( )bca

bcaYY

cartB

cartA

cartB

cartA

4214

2−==

−==

ππ

Modello di Cournot: collusione - cartello

( )

mon

monmonY

bY-ap con

cYpY mon

=

−maxSe le imprese si accordano formando un cartello massimizzano il profitto

come un monopolista

L’accordo di cartello può prevedere che A e B producano ciascuno la metà della quantità πmon e

conseguendo la metà di Ymon .

Se le imprese A e B si accordano formando un cartello, si posizioneranno sul mercato come un monopolista

Ovviamente non devono poter entrare altri competitors

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Modello di Cournot: curva dei contratti

YA

YB

Funzione di reazione di A

Funzione di reazione di B

Curva dei contratti

L’accordo fra le due imprese può anche non essere paritetico, la curva dei contratti è l’insieme dei possibili accordi che A e B possono raggiungere

L’accordo può prevedere una diversa ripartizione sia delle quantità da produrre che dei profitti conseguenti

(Curva dei Contratti)La posizione lungo la curva dei contratti dipenderà dal

potere contrattuale delle parti.

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Modello di Cournot: mantenimento del cartello

Le due imprese non si accordano per mantenere il cartello perché vi è un incentivo a deviare quando l’altro rispetta l’accordo

Se A si aspetta che B continui a rispettare l’accordo producendo la quantità concordata.

La sua miglior risposta si individuerà sulla sua curva di reazione.

In questo caso otterrà un profitto maggiore, mentre chi viene ingannato guadagnerà meno.

YA

YB

Funzione di reazione di A

Funzione di reazione di B

Equilibrio collusivo (cartello)

Deviazione di A dall’accordo di cartello

( )b

ca8

3 −

bca

4−

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Modello di Cournot: cartello, dilemma del prigioniero

Rispettare l’accordo sarebbe più conveniente del comportamento egoistico, ma rompere l’accordo conviene ancora di più

Impresa B

Impresa A

Non Accordo (Cournot)

Accordo (Cartello)

Accordo (Cartello)

Non Accordo (Cournot)

γγ81,

81

γγ323,

649 γγ

91,

91

γγ649,

323

( )b

ca con2−

Non rispettare gli accordi è una strategia dominante.

Soltanto se fosse possibile introdurre delle punizioni per le eventuali defezioni il cartello

potrebbe sopravvivere

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Modello di Stackelberg

YA

YB

Funzione di reazione di A

Funzione di reazione di B

Equilibrio collusivo (cartello)

Equilibrio di Nash - Cournot

Equilibrio di Stackelberg

• Sia A il leader e B il follower• A anticipa il comportamento di B• La miglior reazione di B una volta nota la scelta

di A è individuata lungo la curva di reazione di B• Pertanto A sceglie la quantità associata alla

curva di isoprofitto tangente alla curva di reazione di B

Nel modello si Stackelberg l’impresa leader può disporre di maggiori profitti, in quanto decide anticipando il comportamento dei concorrenti

Vi è un guadagno nell’assumere una posizione di leadership su un mercato, nessuna impresa è disposta a concedere il

primato per non ridurre profitti, il raggiungimento di un equilibrio di

Stackelberg dipende dalla credibilità del contendente

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Modello di Bertrand: ipotesi di partenza

Nel modello di Bertrand i consumatori si rivolgeranno all’impresa che offre il prezzo migliore

Se i consumatori si rivolgeranno all’impresa che offre il prezzo migliore, la curva di domanda d’impresa sarà del tipo

>

=

<−

=

BA

BAA

BAA

A

ppse

ppsepbb

a

ppsepbb

a

Y

0

121

1

YA

pA

pB

c

Domanda (inversa) di mercato

Costo marginale

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Modello di Bertrand: incentivi di cartello, concorrenza

• Anche in questo caso vi sarebbe un incentivo ad accordarsi su un prezzo di cartello, come nel modello di Cournot

• Tuttavia l’incentivo a non rispettare l’accordo sarebbe troppo elevato, in quanto uno si guadagnerebbe l’intero mercato

• Poiché la miglior risposta ad ogni prezzo fissato dall’avversario è una riduzione infinitesima dello stesso, alla fine entrambe le imprese abbasseranno il prezzo fino ad eguagliare il costo

cpp BA ==

Anche nel modello di Bertrand se le imprese formassero un cartello farebbero profitti superiori, tuttavia si ripresenta il dilemma del prigioniero, per il quale ad una azienda risulta più conveniente non rispettare l’accordo

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Conclusioni

p

Y

Bertrand = Concorrenza

Stackelberg = Leadership

Cournot - Nash = Non cooperazione

Monopolio = Cartello

c

bcaY

2−

=

( )b

caY3

2 −=

( )b

caY4

3 −=

bcaY −

=

Riportando in un grafico i tre modelli si può desumere come il diverso grado di concorrenzialità tra le imprese e la struttura stessa del processo concorrenziale determina quantità prodotte e profitti delle imprese

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103

Strumenti per la competizione

Le diverse imprese per competere fra loro hanno a disposizione strategie tradizionali e strategie “credibili”

Crea una differente percezione del prodotto ed

un conseguente aumento dei costi, a cui sarebbe

conveniente sottrarsi attraverso un accordo

collusivo, che però non ècredibile (tranne se sancito

per legge)

Tende ad azzerare i profitti dei potenziali entranti: non

costituisce una minaccia credibile (deterrenza

all’entrata)

Può concernere sia la variazione nelle apparenze dei

prodotti senza sostanziale differenza nella qualità e costi (differenziazione orizzontale)

oppure di variazione nella qualità del prodotto e aumento

dei costi (differenziazione verticale)

Pubblicità Abbassamento dei prezzi Differenziazione del prodotto

Strategie Tradizionali

Lettera dal notaio, dichiarazioni alla stampa

Definizione di operazioni strategiche di copertura (es. investimenti per poter costruire

nuovi impianti a costi ridotti)

Costruzione di holding estere (trading companies) per ridurre

appositamente i margini di settore, manovre di bilancio

Tagliarsi i ponti alle spalle Contrattualistica Asimmetria informativaStrategie

Credibili

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Modello di Chamberlin

Chamberlin presenta una versione degli effetti della concorrenza di prezzo meno rigida di quelle di Bertrand, la curva di domanda che l’impresa fronteggia risulta una spezzata in corrispondenza del prezzo praticato

Se aumenta il prezzo perde una quota di clienti a favore delle imprese

concorrenti

Dato un prezzo di mercato l’impresa si aspetti reazioni diverse a seconda che essa intenda ridurre o aumentare il prezzo:

Se riduce il prezzo attrae tutta la domanda di mercato dei

prodotti

p

Y

Domanda di impresa se le altre imprese tengono fissi i

loro prezzi

Domanda di impresa se tutte le altre si comportano in modo

identico

Il modello di Chamberlin fornisce le basi per l’analisi di Porter mediante teoria dei prodotti sostitutivi

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105

Il modello di Porter

Porter ha esteso l’analisi della concorrenza definendo la competizione globale nel settore, in cui intervengono fornitori, acquirenti, potenziali entranti e prodotti sostitutivi

Prodotti sostitutivi

Potenziali Entranti

Concorrenti nel Settore

AcquirentiFornitori

Rivalità fra le imprese esistenti

Minaccia di nuove entrate

Potere contrattuale dei fornitori

Minaccia di prodotti e/o servizi sostitutivi

Potere contrattuale degli acquirenti

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Modello di Chamberlin: conclusioni

• Nel breve periodo l’impresa può fare profitti, ma questo induce l’ingresso di imprese concorrenti (uno spostamento verso sinistra della domanda di prodotti che si rivolge all’impresa)

• Lo spostamento proseguirà finché il prezzo di vendita non coincide con il costo medio di lungo periodo, in coincidenza col quale l’impresa fa profitti nulli

• La concorrenza monopolistica si differenzia da quella perfetta perché il prezzo di vendita rimane superiore al costo marginale di produzione

• Le imprese sono contente di aumentare la produzione se si espande la domanda

Secondo Chamberlin le imprese, pur offrendo un prodotto unico devono sottostare al timore che nuovi concorrenti possano servire i propri clienti

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Monopolio e concorrenza perfetta

• La situazione di monopolio puro è in grado di fornire all’impresa monopolista il massimo profitto ottenibile su un mercato offrendo una tipologia di prodotto ad un determinato prezzo

• La concorrenza perfetta è in grado di fornire il maggior surplus al consumatore. Le imprese sono infatti costrette a produrre nel modo piùefficiente che la tecnologia rende possibile e offrono sul mercato il proprio prodotto ad un prezzo pari al costo minimo di produzione

Nelle situazioni di monopolio puro non esistono rivali, mentre in concorrenza perfetta il numero di imprese è talmente elevato che tutti ignorano gli avversari

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Oligopoli

Nella realtà la maggior parte dei settori industriali sono costituiti da un gruppo ristretto di aziende leader che si controllano a vicenda

• Secondo Cournot in una situazione di oligopolio ciascuna azienda massimizza il profitto, date le proprie aspettative relative alle scelte di output dell’altra. Tutte le aziende conoscono prezzi e quantità offerte dei concorrenti

• Secondo Stackelberg anche in presenza di curve di costo identiche vi possono esserecomportamenti strategici differenti. Una delle imprese assume posizione di leader ottenendo un profitto superiore rispetto ai follower

• Secondo Chamberlin ogni impresa di confronta, a causa delle proprie caratteristiche, con una struttura di mercato di tipo monopolistico rispetto all’unicità del proprio prodotto, ma di tipo concorrenziale rispetto alle aziende che producono prodotti sostitutivi

• Secondo Bertrand la situazione di oligopolio si risolve nella progressiva omogeneizzazione delle strutture di costo, spinte da una competizione sui prezzi che porta le aziende a convergere sulla dimensione di impianto in gradi di offrire un prezzo concorrenziale

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Esercizio 9

Rispondere alle seguenti domande:

Se si considera un cartello in cui ciascuna impresa abbia costi marginali identici e costanti. Se il cartello massimizza il profitto totale dell’industria, come dovrà essere suddiviso l’output fra le imprese?

È possibile che l’impresa leader realizzi in corrispondenza dell’equilibrio di Stackelberg un profitto inferiore a quello che realizzerebbe nell’equilibrio Cournot?

Impostare un gioco simultaneo che rappresenti la situazione di due imprese (A e B) che in un oligopolio di Bertrand debbano decidere se rispettare o meno un accordo di cartello (p=a-bY) ……le imprese hanno curve di costo identiche e costanti

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Contenuti del documento

• Introduzione

• La produzione

• Le curve di costo

• La concorrenza perfetta

• Il monopolio

• Le barriere all’entrata – La teoria del prezzo limite

• Gli oligopoli e la concorrenza monopolistica

• Esempio di analisi: il settore dell’alluminio

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111

La produzione di alluminio nella CEE

La produzione di alluminio primario nella CEE ha avuto la massima espansione del 1989, da quel momento ha visto un lento declino

2000

2100

2200

2300

2400

1987 1988 1989 1990 1991 1992

0

1000

2000

3000

4000

5000

USA CEE Canada Australia Brasile Norvegia Venezuela India

Produzionetons (.000)

Anni

Paesiproduttori

Produzionetons (.000)

Produzione CEE dal 1987 al 1992

Produzione di alluminio primario nel mondo (1992)

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112

Le imprese produttrici

Vi sono 13 aziende che producono alluminio primario distribuite in 7 nazioni della CEE

Nazione Azienda

Tons (.000)/anno1987 1988 1989 1990 1991 1992

GermaniaVAW aluminium AG

738 744 743 720 690,3 602

Hoogovens Aluminium GmbHLeichtmetall-Gesellschaft mbHHamburger Aluminium-Werk GmbH

36778136120

GreciaAluminium de Grece

126 149 148 150 152,4 153150

SpagnaINESPAL

341 294 352 355 355,2 359162

Aluminio Espanol S.A. 194Francia

Aluminium Pechiney322 328 335 326 286,1 418

459Italia

Alumix233 226 220 232 217,7 161

166Paesi Bassi

Aluminium-Delfzijl269 271 277 270 253,6 235

98Pechiney Nederland N.V. 175

Regno UnitoBritish Alcan Aluminium

294 300 297 290 293,5 244114

Anglesey Aluminium pic 127Fonte: Statistiche economiche europee

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La quota dei leader di mercato

La quota cumulata dei primi quattro produttori è uno degli indici più utilizzati per descrivere la struttura del settore

Fonte: Statistiche economiche europee

Produzionecumulata (%)

Aziende

Le prime 4 aziende contano peril 51% della produzione

Le prime 4 nazioni contano per il 75% della produzione

Nazioni

Produzionecumulata (%)

0

20

40

60

80

100

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

0

20

40

60

80

100

0 1 2 3 4 5 6 7

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L’indice Herfindal e la concentrazione di settore

L’indice di Herfindal è quello più utilizzato per indicare il grado di concentrazione di un settore

Indicecumulato

Aziende

L’indice di Herfindal è la sommatoria delle quote di mercato elevate al quadrato

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

0,9

1

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Fonte: Statistiche economiche europee

L’accentuata concavitàdella curva rivela un’alta

concentrazione del settore

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La curva di Lorentz e le disomogeneità nel settore

Infine la curva di Lorentz descrive l’ineguaglianza delle aziende presenti nel settore

Indicecumulato

Aziende

La curva di Lorentz è la cumulata delle quote di mercato sommate secondo un ordine crescente

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

0,9

1

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Fonte: Statistiche economiche europee

L’area compresa tra la curva di Lorentze la bisettrice del quadrante indica la disomogeneità della distribuzione dellequote di mercatoPur essendo molto concentrato, ilsettore dell’alluminio non ècaratterizzato da grandi differenze delleaziende in termini dimensionali a causadell’assenza di operatori molto piùpiccoli e/o molto più grandi degli altri

-

-

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116

Prima ipotesi risolutiva: oligopolio di Bertrand

• Le aziende presenti nel settore della produzione di alluminio primario non godono di extraprofitti. Infatti, questo è definito come un settore maturo con un livello di profitti normali.

• Il modello di Bertrand comporta infatti la progressiva omogeneizzazione delle strutture di costo, spinta da una competizione sui prezzi che porta le aziende a convergere sulla dimensione ottima degli impianti

Le considerazioni tecniche precedenti portano ad indicare una relazione fra dimensioni dell’azienda, struttura del mercato e prestazioni attese

L’efficienza non dipende solamente dalla struttura del settore.Vi possono essere altri fattori che non permettono il conseguimento di extraprofitti

In una prima ipotesi la situazione creatasi nel settore dell’alluminio ricorda quella prospettata nella teoria dell’oligopolio di Bertrand

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Necessità di creazione di una barriera all’entrata

Si potrebbe affermare che il settore della produzione di alluminio primario sia un mercato contendibile.

Ciò permette di giustificare alcune strategie intraprese dalle azienda

Per fare profitti oltre il livello normale occorre introdurre una “Barriera all’entrata”:• Le spese pubblicitarie• Le economie di scala• Clienti, Fornitori, Qualità, Efficienza……

Il fattore critico di successo individuato da alcune aziende del settore dell’alluminio è quello di possedere quote del mercato a valle (margini elevati ed imprese differenziate)

Molte aziende si sono integrate a valle, creando o acquisendo aziende di estrusione di alluminio nei diversi mercati paese, per assicurarsi una quota di clienti

Una analisi approfondita tende a definire il settore dell’alluminio come un mercato contendibile, senza barriere all’entrata, alcune aziende hanno scelto come fattore critico di successo l’integrazione a valle

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Il gioco del prigioniero nel settore dell’alluminio

Integrandosi a valle le aziende hanno aumentato i risultati per effetto delle quote possedute in un mercato con alti margini e bassa competitività

Se anche i concorrenti adottano la medesima strategia il vantaggio svanisce

Presumibilmente la redditività sarà peggiorata a causa dell’intensità di capitali dovuta agli investimenti fatti

Come nel dilemma del prigioniero la reazione a catena dei concorrenti porta ad un equilibrio di lungo periodo ed alla perdita dei vantaggi

Non IntegrarsiIntegrarsi

Non Integrarsi

1 ; 1

3 ; 0

Integrarsi

0 ; 3

0 ; 0

Impresa B

Impresa A

Extraprofitti

La scelta strategica di integrazione, però, ha portato le aziende del settore in un gioco del prigioniero con la conseguente perdita degli extraprofitti transitori