Storia - picmediofriuli.it · La storia di Belgrado di Varmo è un buon esempio di quanto possa...

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Storia Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli Belgrado “dei sette castelli“ e i Savorgnan a cura di Danilo Buccaro La storia di Belgrado di Varmo è un buon esempio di quanto possa cambiare nel tempo l’importanza di un paese. Belgrado, oggi piccola frazione di un pic- colo comune, un tempo fu un luogo che ricoprì una certa importanza nella storia della regione. Il terri- torio, come chiaramente rivela il nome, fu coloniz- zato da comunità slave per volontà dei patriarchi di Aquileia verso il Mille d. C., ma molti rinvenimenti attestano con sicurezza il popolamento della zona anche nei secoli precedenti. Dell’esistenza di un castello di Belgrado si parla già in un documento del 1001, secondo cui il castello veniva donato dal- l’imperatore Ottone III al patriarca Giovanni IV. La località aveva nel medioevo notevole importanza strategica perché permetteva il controllo su alcuni guadi del Tagliamento e sui collegamenti tra il por- to fluviale di Latisana e la Stradalta. Non stupisce dunque che la zona venisse col tempo munita con un articolato sistema fortificato (i “sette castelli”), di cui, oltre al castello di Belgrado, il centro del si- stema, fecero parte anche i castelli di Varmo di So- pra e Varmo di Sotto, Madrisio e altre fortificazioni. Belgrado fu a lungo feudo dei conti di Gorizia, poi, in conseguenza di complesse vicissitudini storiche, passò attraverso molte mani finché, a conclusione delle guerre tra l’Impero e Venezia rimase definiti- vamente in mano di quest’ultima, che nel 1515 lo concesse al nobile Gerolamo Savorgnan per i servi- gi resi alla repubblica veneta nella difesa di Osoppo contro le truppe austriache. Oltre a Belgrado, della contea facevano parte le ville (paesi) di Bertiolo, Bicinicco, Flambro, Lestizza, Mussons, Nespoledo, Rivis, S. Paolo al Tagliamento, S. Pietro, S. Maria di Sclaunicco, Sclaunicco, Talmassons, parte di Teor, Torlano, Torsa, Villacaccia. Si trattava di una contea a struttura atipica, a “isole”, ma dotata di notevoli autonomie, tali da rendere la giurisdizione dei Sa- vorgnan su quei territori quasi una piccola signoria, di fatto indipendente e separata dal resto del Friuli. I Savorgnan, sempre molto attenti ed abili a sfrut- tare il legame tra politica ed economia, dopo esser entrati in possesso di tantissime proprietà in varie parti del Friuli, avevano perseguito tenacemente nel tempo l’obiettivo del controllo del corso del Taglia- mento, il fiume rappresentava la via d’acqua per il trasporto tramite fluitazione del legname tratto dai boschi della Carnia, principale fonte di ricchezza della famiglia. Dopo la giurisdizione sui Forni Sa- vorgnani, nell’alta valle del Tagliamento, tra il 1328 e il 1345 i Savorgnan avevano acquistato i diritti su Osoppo, Pinzano, Flagogna e Turrida, controllando così il medio corso del fiume. Con il possesso della contea di Belgrado i Savorgnan raggiungevano la massima penetrazione del loro controllo sul fiume verso il mare perchè non riuscirono mai ad acqui- sire il controllo del tratto finale con la foce, che ri- mase sempre sotto il saldo controllo della terra di Scheda n° 4. 5. 5 Fig. 1 - Mappa del 1776 di Belgrado di Varmo. Fig. 2 - Giurisdizione di Belgrado. Belgrado “dei sette castelli” e i Savorgnan

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Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli

Stor

iaBelgrado “dei sette castelli“ e i Savorgnana cura di Danilo Buccaro

La storia di Belgrado di Varmo è un buon esempio di quanto possa cambiare nel tempo l’importanza di un paese. Belgrado, oggi piccola frazione di un pic-colo comune, un tempo fu un luogo che ricoprì una certa importanza nella storia della regione. Il terri-torio, come chiaramente rivela il nome, fu coloniz-zato da comunità slave per volontà dei patriarchi di Aquileia verso il Mille d. C., ma molti rinvenimenti attestano con sicurezza il popolamento della zona anche nei secoli precedenti. Dell’esistenza di un castello di Belgrado si parla già in un documento del 1001, secondo cui il castello veniva donato dal-l’imperatore Ottone III al patriarca Giovanni IV. La località aveva nel medioevo notevole importanza strategica perché permetteva il controllo su alcuni guadi del Tagliamento e sui collegamenti tra il por-to fluviale di Latisana e la Stradalta. Non stupisce dunque che la zona venisse col tempo munita con un articolato sistema fortificato (i “sette castelli”), di cui, oltre al castello di Belgrado, il centro del si-stema, fecero parte anche i castelli di Varmo di So-pra e Varmo di Sotto, Madrisio e altre fortificazioni. Belgrado fu a lungo feudo dei conti di Gorizia, poi, in conseguenza di complesse vicissitudini storiche, passò attraverso molte mani finché, a conclusione delle guerre tra l’Impero e Venezia rimase definiti-vamente in mano di quest’ultima, che nel 1515 lo concesse al nobile Gerolamo Savorgnan per i servi-gi resi alla repubblica veneta nella difesa di Osoppo contro le truppe austriache. Oltre a Belgrado, della contea facevano parte le ville (paesi) di Bertiolo, Bicinicco, Flambro, Lestizza, Mussons, Nespoledo, Rivis, S. Paolo al Tagliamento, S. Pietro, S. Maria di Sclaunicco, Sclaunicco, Talmassons, parte di Teor, Torlano, Torsa, Villacaccia. Si trattava di una contea a struttura atipica, a “isole”, ma dotata di notevoli autonomie, tali da rendere la giurisdizione dei Sa-vorgnan su quei territori quasi una piccola signoria, di fatto indipendente e separata dal resto del Friuli.

I Savorgnan, sempre molto attenti ed abili a sfrut-tare il legame tra politica ed economia, dopo esser entrati in possesso di tantissime proprietà in varie parti del Friuli, avevano perseguito tenacemente nel tempo l’obiettivo del controllo del corso del Taglia-mento, il fiume rappresentava la via d’acqua per il trasporto tramite fluitazione del legname tratto dai boschi della Carnia, principale fonte di ricchezza della famiglia. Dopo la giurisdizione sui Forni Sa-vorgnani, nell’alta valle del Tagliamento, tra il 1328 e il 1345 i Savorgnan avevano acquistato i diritti su Osoppo, Pinzano, Flagogna e Turrida, controllando così il medio corso del fiume. Con il possesso della contea di Belgrado i Savorgnan raggiungevano la massima penetrazione del loro controllo sul fiume verso il mare perchè non riuscirono mai ad acqui-sire il controllo del tratto finale con la foce, che ri-mase sempre sotto il saldo controllo della terra di

Scheda n° 4. 5. 5

Fig. 1 - Mappa del 1776 di Belgrado di Varmo.

Fig. 2 - Giurisdizione di Belgrado.

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Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli

Bibliografia• E. Dentesano e M. Salvalaggio, Flambri Gruppo culturale, La tor, Quaderni culturali di Belgrado 3°, 2005• G. Corbanese, Il Friuli, Trieste e l’Istria, vol. 1 e 2, Del Bianco• AA. VV., I Savorgnan e la patria del Friuli (catalogo mostra), Provincia di Udine• AA. VV., Contributi per la storia del paesaggio rurale nel Friuli-Venezia Giulia, Grafiche Editoriali Artistiche Pordedonesi• T. Miotti, Castelli del Friuli 2, Del Bianco• M. G. B. Altan, Castelli e monasteri del territorio di Varmo, Comune di Varmo

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Latisana, feudo dei conti di Gorizia. Sicuramente i Savorgnan si dettero subito da fare per valoriz-zare economicamente questi nuovi possedimenti. Ben consapevoli quanto fosse fondamentale per il fragile sistema economico del tempo la presenza di un prestatore di denaro cui potessero ricorrere i contadini e gli artigiani per superare le congiunture negative, i Savorgnan protessero nelle loro giurisdi-zioni sempre gli ebrei, specializzati in questa atti-vità. A Belgrado impiantarono un banco gestito da ebrei fin dal 1481, dunque ben prima che venisse concessa loro la giurisdizione su quella terra e la loro presenza di ebrei risulta attestata sino alla fine del 1700, quando con la morte senza eredi maschi di Mario Savorgnan, la giurisdizione rientrò sotto il controllo diretto della repubblica veneta. Nell’ulti-mo decennio del 1500 diverse disastrose alluvioni del Tagliamento devastarono il territorio di Bel-

grado e distrussero i castelli di Varmo Superiore e Inferiore e Madrisio. A metà del ‘600, come risulta da documenti, il castello doveva però essere agi-bile almeno in parte, con una “torre grande” an-cora in buono stato e altre, più piccole, cadute in disuso. Dovevano esserci sicuramente anche delle pertinenze quali stalle, magazzini, granai. Nel 1682 c’era ancora un locale adibito a prigione. Oltre alle piccole abitazioni dei contadini nel paese ci dove-vano essere anche le case in muratura e più grandi dove viveva il ceto più agiato costituito da notai e avvocati che lavoravano per l’importante tribunale locale. Alla fine del ‘600 le disastrose esondazio-ni tilavenine si ripeterono frequentemente, tanto che i Savorgnan furono costretti ad abbandonare il castello, gravemente danneggiato, e a spostare la cancelleria con gli archivi della famiglia e del tribu-nale prima a Bertiolo e infine a Flambro, e ciò pro-

vocò il completo declino di Belgrado. Oggi, dell’an-tico castello rimane solo una torre, trasformata in campanile e recante sul lato orientale uno stemma dei Savorgnan ivi collocato in epoca posteriore. Al-tri stemmi dei Savorgnan si trovano in un affresco molto rovinato sulla parete ovest del campanile, appena sotto la cella campanaria, e sul portale in pietra della chiesa.

Fig. 3 - Stemma Savorgnan murato sul campanile di Belgrado.

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