STORIA DEL DIRITTO ROMANO e Linee Di Diritto Privato Docx

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    LE FORME COSTITUZIONALI

    LETA DELLE ORIGINILa nascita di Roma

    Lorientamento prevalente per una datazione alta della fondazione del primo nucleo della citt,

    che si fa risalire approssimativamente alla met dellottavo secolo a.C., confermando il racconto

    tradizionale, dove si parla di anni intorno al 750.

    Colui al quale venne attribuita la fondazione della citt, in unarea compresa fra lultimo tratto del

    Tevere e una breve catena di colli, gi al centro di un intenso traffico commerciale e di una serie di

    insediamenti precittadini - una persona chiamata Romolo lascia intravedere, pur attraverso larielaborazione leggendaria, tutti i caratteri di uno di questi personaggi: un guerriero senza

    famiglia, figlio di un dio, e immaginato capace diuccidere il fratello pur di affermare linviolabilit

    del nuovo spazio che aveva appena fatto nascere.

    La citt e i re

    La prima citt prende dunque forma entro una rete di poteri fragile, fluida, ma ben delineata: il

    culto, le armi, il popolo, la propriet della terra.

    Al centro vi era una mentalit aristocratica. Intorno alle pratiche magico-religiose dei sacerdoti, e

    con le imprese dei condottieri a capo del popolo, prese forma la pi antica dimensione unitaria

    della citt.

    La socializzazione attraverso i legami di clan (e non tramite circuiti politici di un corpo civico) e la

    differenziazione aristocratica marcarono indelebilmente la citt nel suo sviluppo.

    La pi remota struttura di potere da identificare nella storia della citt una specie di

    meccanismo unico re-sacerdoti: la chiave di tutta let pre-etrusca di Roma.

    Oltre le figure del re e dei sacerdoti, la Roma pi arcaica aveva visto emergere, intorno ai legami

    tra il popolo, anche linizio di una trama istituzionale, che per dovette for marsi successivamente

    alla fondazione della citt. Si pu identificare i punti salienti in due elementi. Il primo in

    unassemblea di notabili, costituita dai padri a capo delle popolazioni pi importanti. Era il nucleo

    del successivo senato. Il secondo era invece rappresentato dalla presenza di una specie di reticolo

    distributivo che divideva lintera popolazione maschile della citt in tre trib (i RAMNES, i TITIES

    e i LUCERES), ognuna di esse, a sua volta, frazionata in dieci unit. Queste formavano le trenta

    curie, la cui convocazione congiunta dava vita a una riunione in seguito nominata comizio curiato,

    soprattutto con funzioni rituali.

    Nel sento secolo si assiste allemergere del primo cittadino: con il grande periodo etrusco. Il

    meccanismo unico re-sacerdoti comincia a perdere peso: il nuovo equilibrio si sposta orasullasse non mistico ma propriamente politico fra re e d esercito.

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    La monarchia etrusca nella tradizione romana

    Almeno due degli ultimi tre re furono di origine etrusca, Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo,

    qualche dubbio su Servio Tullio.

    Con Tarquindio Prisco la citt fu invasa da una serie di iniziative: una grandissima serie di operepubbliche, come acquedotti, fognature, lastricati delle strade, templi, circo e ippodromo. In

    particolare la pavimentazione fece del Foro il centro degli affari pubblici e privati. Inoltre fu

    introdotta la coltivazione dellolivo.

    La citt crebbe anche dal punto di vista demografico e territoriale. La citt dopo il regno di Anco

    Marcio si sarebbe fatta pi sapiente, secondo cicerone, per linnesto di una cultura estranea a

    quella delle origini.

    La riforma serviana

    Tarquinio Prisco , succeduto ad Anco Marcio, elev il numero dei senatori portandolo da duecento

    a trecento. Lo scopo sembrava quello di creare un gruppo certamente favorevole al nuovo

    monarca.

    Sembra che Servio abbia deciso unulteriore suddivisione della cittadinanza ripartendola in trib

    territoriali, di cui quattro urbane e altre extra-urbane: dividere i cittadini in base alla localizzazione

    degli immobili di loro propriet. Queste trib dovevano funzionare come distretti di leva e curare

    lesazione dei tributi direttamente dai singoli cittadini.

    Avvenne la trasformazione delladunata dei militari per centurie in una vera e propria assemblea

    politica: non sarebbe stato possibile escludere a lungo dalla partecipazione dellesercizio del

    potere pubblico, quei cittadini che pur sostenevano le spese, le fatiche, i lutti di guerra.

    Verso la Repubblica

    Con i nuovi legami politici tra i cittadini-soldati dellesercito centuriato, il potere supremo non

    poteva non risultare modificato.

    La tradizione riferisce che fu il patriziato a scacciare Tarquinio il Superbo: il suo regno avrebbe

    assunto un carattere tirannico, avendo governato contro la volont del popolo e del senato. TitoLivio narra che, a seguito dello spostamento dellultimo monarca, la creazione dei primi consoli

    sarebbe avvenuta, nel comizio centuriato, in corrispondenza alle regole stabilite in certi

    commentari scritti dallo stesso Servio Tullio.

    LETA DELLA REPUBBLICA

    Alle radici del costituzionalismo moderno: la costituzione della repubblica romana

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    Charles-Louis de Secondat, teorico del costituzionalismo moderno, nel suo capolavoro, lo Spirito

    delle leggi (1748), sostiene ch, in Roma, il passaggio dal regno alla repubblica avrebbe cambiato la

    forma del governo, ma non il carattere della societ: lo spirito del popolo romano sarebbe rimasto

    integro e per questo il cambiamento avrebbe determinato un miglioramento e consentito a quella

    piccola comunit di sottomettere quasi tutto il mondo antico, almeno in base alla dimensionegeografica.

    Montesquieu scrive: il governo di Roma fu straordinario, in quanto, sin dallorigine, sia per lo

    spirito del popolo che per la forza del senato o lautorit di certi magistrati, la sua costituzione rese

    sempre possibile leliminazione di ogni abuso di potere. Per lui la decadenza della repubblica

    romana sarebbe causata dalla rottura di questo equilibrio, quando, nel corso del primo secolo a.C.,

    il potere non fu pi conferito, con distribuzione e successione regolare, a numerose magistrature,

    ma accentrato nelle mani di uno solo o di pochi. Inoltre dice che il popolo romano, fin quando vide

    sfilare tanti personaggi, non si abitu mai a nessuno di loro. In questa visione c la teoria della

    divisione dei poteri, che garantirebbe un governo libero, cio un governo moderato (nelquale non si abusa del potere) e quello in cui il potere arresta il potere.

    Le origini del consolato

    Sugli avvenimenti del passaggio dalla monarchia alla repubblica ci informa Tito Livio. Tra i giuristi,

    solo Sesto Pomponio ne parla nel suo libro del singolo manuale, sulla cui scia ci si pu riferirsi:

    - La monarchia fin violentemente con la cacciata dellultimo re, Tarquinio il Superbo (510a.C.)

    - Al posto del monarca, si istituirono da subito (509 a.C.) i due consoli, cui fu dato il poteresupremo, limitato, a differenza del potere del re, dal diritto di appellarsi al popolo

    (PROVOCARE AD POPULUM), di invocare cio il giudizio popolare per sottrarsi alla

    condanna a morte ordinata dal console.

    - Le frequenti guerre cominciate da Roma con i popoli confinanti indussero talvolta allanomina di un dittatore, il cui potere non era limitato dallappello al popolo, e tuttavia non

    durava oltre 6 mesi dal conferimento: al dittatore si affiancava, come comandante in

    sottordine, MAGISTER EQUITUM (comandante della cavalleria).

    Per quanto riguarda il racconto tradizionale, una delle ipotesi avanzate che, nel quadro generale

    della fine della potenza etrusca certamente registrata sul finire del sesto secolo a.C., al monarca si

    sia piuttosto sostituito un MAGISTER POPULI (dittatore), aiutato da un magistrato in sottordine,

    comandante della cavalleria. Da questa coppia, a collegialit diseguale, avrebbe poi avuto origine

    la coppia consolare a collegialit eguale.

    Altri hanno pensato alla denominazione dei PRAETORES (pretori), derivata dalla loro funzione di

    comandanti militari; ed ha collegato tale nominazione con la notizia dellesistenza di un PRAETOR

    MAXIMUS (dittatore), cos pervenendo a supporre che, prima della coppia consolare, vi sia statauna coppia di PRAETORES-CONSULES (pretori-consoli), a collegialit diseguale. E stato ipotizzato

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    che i pretori potessero essere pi di due, altrimenti uno solo veniva dato il titolo di MAIOR,

    almeno tre.

    Unipotesi attendibile che si sostitu, per contrappasso, nella titolarit del potere gi del

    monarca etrusco, una coppia di magistrati temporanei, indicati dalloligarchia patrizia, e la cui

    nomina era poi approvata dal popolo inteso pi come esercito schierato che vera e propriaassemblea.

    Lemergere del conflitto tra patrizi e plebei

    Il periodo che c tra linstaurazione della repubblica e il decemvirato legislativo (451-450 a.C.)

    segnato dallinizio del contrasto tra i due ordini sociali del patriziato e della plebe: dal punto di

    vista istituzionale, questo conflitto condusse innanzi tutto alla creazione di magistrature plebee, le

    cui caratteristiche appaiono simili a quelle che saranno delle magistrature repubblicane in genere.

    I patrizi erano coloro che avevano una famosa stirpe, appartenendo ai popoli che avevano

    partecipato alla fondazione di Roma. Dalle fonti detto che i patrizi sarebbero i discendenti dei

    padri scelti da Romolo quali propri consiglieri, e facenti parte del primo senato cittadino.

    Controversa invece lorigine della plebe. E stato supposto che i plebei fossero di stirpe etnica

    diversa dai patrizi: questi ultimi etruschi o sabini, i primi, invece, latini. Da qui anche una diversit

    dei culti praticati nei due ordini, e delle rispettive divinit.

    Allepoca dellinstaurazione della repubblica e nel corso del conflitto tra i due ordini, la plebe

    rappresentava in primo luogo un ceto economico minore rispetto al patriziato, e quindi la

    contrapposizione ha assunto i toni di una specie di una lotta sociale.

    Lo strumento di pressione pi efficace nei riguardi del patriziato era, per la plebe, la minaccia di

    sottrarsi alla leva militare, poich ci finiva col mettere in pericolo la sopravvivenza di Roma.

    Daltra parte, nelle fonti si nota la situazione di disagio economico nella quale si trovavano i plebei:

    i debitori, i cosiddetti NEXI (assoggettati al creditore, titolare di una potest personale), erano

    soprattutto plebei.

    In questo contesto la plebe deve avere cominciato a premere sul patriziato per ottenere la

    liberazione dai debiti: le fonti narrano che i plebei sarebbero passati dalla renitenza alla leva

    militare alla secessione vera e propria. Pomponio riferisce che dopo diciassette anni dopo la

    cacciata dei re, i plebei si fossero ritirati sul monte Sacro e qui avrebbero creato i primi giudici

    plebei, nominati tribuni, perch un tempo il popolo era diviso in tre parti: o perch venivano creati

    con il suffragio delle trib. In tale occasione la plebe avrebbe creato ulteriori propri magistrati; gli

    edili, cos chiamati in quanto preposti ai templi, in cui la plebe si sarebbe riunita per deliberare.

    Livio narra inoltre che nellaccordo tra i due ordini per porre fine alla secessione, sarebbe stata

    garantita ai magistrati plebei la SACROSANCTITAS, cio linviolabilit della loro persona, e

    riconosciuta la facolt di intervenire in aiuto di ciascun plebeo minacciato dai consoli patrizi. Nello

    stesso accordo, sarebbe anche stata negata ai patrizi la capacit di essere eletti tribuni della plebe.

    La tradizione riferisce ancora di una decisione assunta dalla plebe nel 471 a.C., su proposta del

    tribuno Publilio Volerone, secondo cui i magistrati plebei si sarebbero dovuti eleggere comizitributi, cio da assemblee organizzate sulla base di una ripartizione dei votanti per trib

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    territoriali. Con ci si toglieva ai patrizi la possibilit di manovrare, grazie al voto dei loro clienti,

    lelezione dei tribuni.

    Dal decemvirato legislativo al compromesso patrizio-plebeo

    Il decemvirato legislativo govern Roma nel biennio 451-450 a.C. il collegio dei decemviri una

    magistratura temporanea, creata dopo laccantonamento di una proposta di origine plebea,

    presentata nellanno 462 in avanti, dal tribuno Terentilio Arsa, e volta allistituzione di un collegio

    di cinque cittadini con il compito di scrivere leggi limitando il potere supremo dei consoli. Livio

    narra che la successiva creazione del decemvirato legata allopportunit di elaborare un corpo di

    leggi utili ad entrambi i contrapposti ordini, ed idonee ad eguagliare la libert tra questi, e quindi

    essere scritti da legislatori con comuni interessi. il segno dellintervento compromesso tra le due

    parti, conseguente alla netta opposizione del patriziato alla originaria proposta plebea, che voleva

    sovvertire lordine aristocratico, la cui garanzia era nellillimitatezza delpotere del console patrizio.

    Nel biennio di decemvirato legislativo, nessun altro magistrato fu eletto; e fu conferito al collegio il

    supremo potere della citt, per cui nei suoi confronti non era ammesso, a differenza degli altri

    magistrati, il ricorso allappello al popolo.

    Nel primo anno i decemviri avrebbero operato bene, riordinando il testo delle leggi, come era

    stato loro richiesto, esse, iscritte su tavole bronzee, furono disposte lungo il foro allo scopo di

    renderne pi agevole lesame da parte dei cittadini, che le avrebbero poi approvate nei comizi

    centuriati. Ma lanno successivoi decemviri si sarebbero prorogati da soli e non avrebbero voluto

    farsi sostituire da altri magistrati, con lintento di trattenere definitivamente il governo della

    repubblica. Il secondo decemvirato avrebbe governato in modo autoritario; sarebbero state

    compilate le due ultime Tavole, che riaffermavano il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei. Da

    qui la reazione popolare, e plebea in particolare, che avrebbe condotto alla cacciata dei decemviri

    e al ripristino del consolato come magistratura suprema.

    I consoli del 449 avrebbero provveduto a fare approvare dai comizi del popolo (centuriati) tre

    leggi. Una relativa alla SACROSANCTITAS, e le altre due, dette leggi Valerie-Orazie, che sono

    controverse: luna avrebbe parificato i plebisciti alle leggi; laltra avrebbe proibito, sotto minaccia

    di morte, di creare magistrature senza appello, in reazione al deposto decemvirato.

    Ci furono tribuni plebei militari solo a partire dal 400: erano magistrati minori rispetto ai pretori-

    consoli, ma il loro potere, come supremo comando militare, era tuttavia pieno, e il conferimento

    anche a plebei del potere caratteristico del magistrato patrizio, apr la strada verso la magistratura

    suprema. Si capisce cos che i plebei non fossero soddisfatti con laccesso al tribunato militare.

    Furono ragioni di tipo economico a sospingere la plebe ad andare avanti.

    Nel 377 a.C. i tribuni della plebe Caio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano avrebbero proposto

    tre leggi, tutte contro il potere dei patrizi e per il vantaggio della plebe. La prima imponeva, sulla

    somma dei debiti, la sottrazione dal capitale degli interessi pagati fino a quel momento e

    ammetteva i debitori al pagamento del saldo del residuo capitale in tre rate eguali nel successivo

    triennio. La seconda vietava il possesso di un campo pubblico oltre il limite di cinquecento iugeri atesta. La terza stabiliva la fine del tribunato militare e la restaurazione del consolato, stabilendo

    inoltre che uno dei due consoli eletti annualmente dovesse essere plebeo. Nel 367 a.C. venne

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    eletto al consolato Lucio Sestio (il primo console plebeo). La plebe minacci una nuova secessione

    se i patrizi non avessero riconosciuto la validit delle elezioni, e cos i due ordini si accordarono: i

    patrizi concessero che uno dei due consoli fosse plebeo, i plebei che fosse creato un nuovo

    magistrato preso dallordine patrizio, il pretore a cui fu data la funzione di amministrare la giustizia

    in citt. Il senato decise di celebrare laccordo con i grandi giochi: gli edili plebei si sarebberorifiutati di assumersene lonere, e di fronte alla disponibilit manifestata dai giovani patrizi, il

    senato avrebbe disposto di due edili patrizi.

    Il pareggiamento tra patrizi e plebei si manifest, pi tardi, anche sul piano dei sacerdozi. Il

    numero dei pontefici fu portato da quattro a otto e da quattro a nove quello degli auguri, con un

    plebiscito del 300 a.C.

    La struttura della repubblica

    La libera repubblica era fondata sullinterazione tra magistrati, assemblee popolari e senato. Lacostituzione romana continu a svilupparsi, anche se la raggiunta parit tra patrizi e plebei,

    lunione dei ceti dirigenti, il consolidarsi di procedure abituali e istituzioni fecero s che

    questevoluzione fosse n drammatica, n innovatrice della situazione esistente.

    Dai romani la repubblica non fu mai vista come intesa nel mondo moderno, cio come ente

    astratto, elevato a soggetto giuridico distinto dai cittadini, dotato di una propria volont,

    manifestata attraverso rappresentanti istituzionali appositamente delegati: essa costituiva invece

    una diretta espressione del popolo romano, con il quale si identificava. Viene fuori cos lidea di

    una partecipazione organica del cittadino alla repubblica, di cui egli si sentiva parte costitutiva.

    Le magistrature repubblicane

    Ai magistrati era assegnata la titolarit, e lesercizio, del poter del popolo romano.

    a) I consoli. Erano i magistrati supremi della repubblica. Eletti dai comizi centuriati, duravanoin carica un anno Secondo Pomponio competeva ai consoli di provvedere alla repubblica al

    massimo grado: il loro potere comprendeva ogni prerogativa necessaria al govern o della

    citt.Il console era titolare del potere, che gli assicurava una potest di comando indefinita, per

    con dei limiti: la titolarit assegnata a due consoli; lannalit; lappello al popolo; il veto

    tribunizio; la creazione di altri magistrati cui si davano singoli poteri che erano gi nel

    potere consolare.

    Il potere consolare si manifestava a pieno in funzione della guerra: ordinavano la leva

    militare, nominavano gli ufficiali, prelevavano dallerario, conducevano gli

    eserciti,punivano i subordinati.

    Il potere in funzione del governo cittadino, gli permetteva di riunire e presiedere le

    assemblee popolari e il senato, di far proposte a entrambi questi consessi, di curare

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    lesecuzione delle decisioni prese, di disporre il prelievo tributario. Inoltre s pettava al

    console di creare il dittatore.

    Il consolato era una magistratura collegiale: i consoli avevano ugualmente la titolarit del

    potere, che spettava a ciascuno dei due per intero e quindi poteva essere esercitato da

    ciascuno separatamente dallaltro, salvo il veto preventivo di questultimo.

    b) I censori. Si occupavano di tutti gli affari pubblici. Allinizio i consoli si occupavano anche delcensimento, poi non furono pi in grado di farlo, e quindi vennero creati i censori. Essi

    erano eletti dai comizi centuriata ogni cinque anni e duravano in carica fino allesaurimento

    delle loro funzioni , comunque non oltre diciotto mesi, in base a una LEX AEMILIA DE

    CENSURA MINUENDA del 434 a.C. non erano titolari di potere; e dovevano quindi ricorrere

    ai consoli dove cra la necessit di imporre.

    Le operazioni del censimento erano disciplinate, nello svolgimento, dai censori stessi con la

    LEX CENSENDI; e si chiudevano con una cerimonia religiosa nominata LUSTRATIO(purificazione). I censori non si limitavano a registrare le dichiarazioni dei cittadini riguardo

    alla composizione delle famiglie e dei patrimoni, ma in base ai dati raccolti essi

    provvedevano a distribuire i padri delle famiglie nelle diverse centurie dellordinamento

    centuriato e nelle diverse trib dellordinamento tributo. Liscrizione del singolo cittadino

    alluna o laltra trib o centuria non era indifferente, ma incideva direttamente sui diritti

    politici dello stesso, misurandone la capacit di contribuire alla formazione dellindirizzo

    politico del governo della repubblica.

    In questa distribuzione della cittadinanza, in centurie e trib, i censori godevano di una

    certa discrezionalit. Essi potevano anche valutare di attribuire il cittadino a una centuria o

    a una trib meno qualificate: cos il voto di quel cittadino avrebbe contato meno,

    addirittura nulla ai fini della maggioranza e quindi lapprovazione di una certa

    deliberazione.

    Ai censori spettava anche la cura del settore economico-finanziario della repubblica,

    provvedendo in ordine alle entrate e alle spese. Disciplinavano, tramite capitolati, gli

    appalti per la riscossione delle imposte e per la costruzione e la manutenzione delle opere

    pubbliche.

    c) Il dittatore. Pomponio dice che la dittatura sarebbe stata creata nella prima met delquinto secolo a.C., per necessit di ordine militare, a causa delle numerose guerre che

    Roma dovette combattere. Al dittatore si conferiva il potere supremo, in quanto nei suoi

    confronti non era concesso di appellarsi al popolo. Questo potere on poteva durare pi di

    sei mesi. Accanto al dittatore cera il comandante della cavalleria: un magistrato nominato

    dal dittatore, al quale restava subordinato e la cui carica coincideva con quella del

    dittatore.

    Il dittatore non veniva eletto, ma nominato da uno dei consoli, di solito su autorizzazione

    senatoria. Tutti dovevano obbedire al potere supremo, anche gli stessi consoli. Nella

    dittatura si vede come lidea romana per la quale il supremo potere, nella repubblica come

    nella famiglia, on deve essere frazionato.

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    Nel 217 a.C., mori entrambi i consoli, la regola della nomina consolare venne sovvertita:

    Quinto Fabio massimo fu eletto dittatore. Venne fuori un processo di snaturamento che

    port al non uso di questa magistratura.

    d) I tribuni della plebe. Eletti dai concili tributi della plebe, duravano in carica un anno. I loropoteri potevano esercitarsi solo a Roma: erano obbligati a non allontanarsi dalla citt.

    I tribuni mantennero integro la funzione di divieto dellazione pubblica espressa negli atti di

    esercizio dei poteri della comunit cittadina e dei suoi rappresentanti. Cos attraverso il

    veto, il tribuno era in grado di proibire qualsiasi atto dei magistrati della repubblica.

    Potevano intercedere anche contro le deliberazioni del senato; e addirittura opporsi

    allesecuzione delle sentenze giudiziarie. Dallinviolabilit della loro persona e della loro

    attivit, deriv ai tribuni la cosiddetta il potere supremo di reprimere (SUMMA COERCENDI

    POTESTAS), cio di promuovere processi criminali; di eseguire le sentenze capitali, di

    sequestrare beni ecc.I tribuni cessarono di essere dei capi rivoluzionari dopo il pareggiamento tra patrizi e

    plebei, collocandosi a fianco della nobilt patrizio-plebea al governo della repubblica. Cos

    essi aggiunsero alla facolt di convocare e presiedere lassemblea della plebe, nel corso del

    terzo secolo a.C., quella in confronto dellassemblea senatoria. Il veto e la repressione

    divennero strumenti disponibili dalla nobilt, assicurando cos il pi efficace controllo del

    pubblico potere.

    e) Il pretore. La tradizione riferisce che il pretore urbano sarebbe stato creato percompensare i patrizi della perdita del monopolio in ordine alla titolarit della magistratura

    suprema. Ad esso gli venne data una funzione tecnica qual era la giurisdizione civile.

    Il pretore era un magistrato maggiore eletto dai comizi centuriati, ed era titolare di un

    potere non diverso da quello dei magistrati supremi, anche se egli era subordinato. Aveva

    pertanto liniziativa legislativa. Durava in carica un anno.

    Le principali funzioni giudiziarie dei pretori nelle questioni civili, consistevano nel dare un

    giudizio. Era solo nel caso delle interdizioni, che decidevano in maniera sommaria. I

    procedimenti davanti al pretore erano tecnicamente detti essere in iure.

    Accanto al pretore urbano, siccome non poteva occuparsi anche di tutti gli stranieri che

    arrivavano nella citt, si cre un altro pretore nominato peregrino perch esercitava la

    giurisdizione sugli stranieri.

    f) Gli edili. Dopo il 367 a.C., esistevano a Roma due coppie di edili, la curule, riservata aipatrizi, e quella plebea. Alla fine le funzioni era pressoch identiche: attenevano alla

    sorveglianza della citt, al controllo dellapprovvigionamento alimentare e dei prezzi,

    allorganizzazione dei giochi pubblici. I due edili inoltre erano titolari anche di una limitata

    giurisdizione in base alle controversie che si presentavano nei mercati.

    g) Magistrature minori. La pi importante la questura, come aiuto dei consoli per quantoriguardava allamministrazione del denaro pubblico. In la col tempo vennero istituiti

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    specifici questori provinciali per aiutare i governatori, sempre nel settore economico-

    finanziario. Altri magistrati furono i quattuorviri per la cura delle vie, i triumviri, detti

    MONETALES, per il conio delle monete, i triumviri capitali addetti alla custodia del carcere

    pubblico e allesecuzione delle sentenze capitali.

    Le assemblee popolari

    Lidea di fondo era che il popolo, inteso come ordine a se stante, fos se in una situazione di

    minorit, e dovesse star soggetto allindirizzo e al controllo di altri organi e degli stessi cittadini pi

    abbienti.

    a) Comizi centuriati. Lassegnazione dei cittadini alle centurie continuava a esser operata inbase allammontare dei patrimoni, che gi nel terzo secolo a.C., dovevano essere valutati in

    denaro.

    Secondo Livio, al vertice dellordinamento centuriato cerano le diciotto centurie di

    cavalieri, dove venivano distribuiti i cittadini pi ragguardevoli. Dopo venivano i

    centosessanta centurie di fanti. A queste i cittadini erano assegnati in vario numero a

    seconda della loro appartenenza a una o allaltra delle cinque classi di censo, nelle quali

    erano stati inseriti dai censori, in base alla loro ricchezza.

    Livio aggiunge che il suffragio non era dato comunemente a tutti con lo stesso valore, ma

    dipendeva dalla centuria del votante. Ogni voto del cittadino contribuiva a determinare la

    maggioranza della centuria di appartenenza. Lordine della chiamata alla votazione

    rispettava lordine del censo: i cavalieri, i cittadini di prima classe. Se cera subito laccordo

    non si chiamavano nemmeno quelli delle classi inferiori.

    I comizi centuriati potevano essere convocati solo da magistrati titolari di potere. Si

    convocavano per emanare una legge o una sentenza criminale o per nominare i magistrati

    maggiori.

    b) Comizi tributi. Nuova assemblea politica. Prima del 312, alle trib territoriali partecipavanosolo gli assegnatari di un fondo.

    Comprendevano sia patrizi che plebei, distribuiti in trentacinque trib territorialmente,

    nelle quali tutti i cittadini romani venivano collocati per scopi elettorali e amministrativi. La

    vasta maggioranza della popolazione di Roma era distribuita tra quattrotrib urbane, il che

    significava che i loro voti erano individualmente insignificanti; come per il Comitato delle

    Centurie, il voto era indiretto, con un voto assegnato ad ogni trib. Il voto era quindi

    pesantemente sbilanciato a favore delle trentuno trib rurali. I Comizi Tributi si riunivano

    alla sorgente Comizia, nel Foro Romano, ed eleggevano gli Edili (solo quelli curulis), i

    Questori e i tribuni dei soldati (tribuni militum). Conducevano gran parte dei processi,

    finch il dittatoreLucio Cornelio Silla stabil le corti permanenti (quaestiones).

    http://it.wikipedia.org/wiki/Patrizio_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Plebeihttp://it.wikipedia.org/wiki/Trib%C3%B9http://it.wikipedia.org/wiki/Foro_Romanohttp://it.wikipedia.org/wiki/Edile_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Questore_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Tribuno_militarehttp://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Cornelio_Sillahttp://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Cornelio_Sillahttp://it.wikipedia.org/wiki/Tribuno_militarehttp://it.wikipedia.org/wiki/Questore_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Edile_(storia_romana)http://it.wikipedia.org/wiki/Foro_Romanohttp://it.wikipedia.org/wiki/Trib%C3%B9http://it.wikipedia.org/wiki/Plebeihttp://it.wikipedia.org/wiki/Patrizio_(storia_romana)
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    c) Concili tributi della plebe. Erano presieduti da un tribuno o da un edile, potevano deliberareleggi o sentenze; eleggevano i magistrati. Ci furono molti plebisciti legislativi, soprattutto in

    materia privatistica.

    Il senato repubblicano

    Il senato approvava e consigliava. Lapprovazione si manifestava nellautorit dei padri che

    consisteva nellapprovazione delle deliberazioni, legislative ed elettorali, dei comizi centuriati: solo

    con laggiunta dellautorit la deliberazione comiziale poteva entrare in vigore.

    Polibio riferisce che al senato spettava il controllo di tutte le entrate e tutte le spese, ma anche di

    intervenire nellamministrazione della giustizia criminale, dove cerano reati politici, o comunque

    da scuotere lopinione pubblica. Esso disponeva con piena discrezionalit, e senza che il popolo

    potesse interferire, nelle questioni della politica estera. Nel governare la repubblica, il senato si

    serviva dei propri consigli, soprattutto a quei magistrati supremi che ne facevano richiesta.

    Addirittura, tramite lultimo consulto del senato (SENATUS CONSULTUM ULTIMUM), lassemblea

    poteva decretare, in un pericolo supremo per la sopravvivenza della repubblica, la sospensione

    delle massime garanzie costituzionali, dando ai consoli poteri che non erano titolari.

    Il senato decideva la presentazione si proposte ai comizi, la leva dei soldati e il loro congedo, la

    nomina del dittatore, lassegnazione delle province, lorganizzazione dei territori conquistati, la

    deduzione di colonie ecc.

    La prassi precedente prevedeva che si doveva scegliere i senatori guardando gli ex magistrati. Ma

    in teoria qualunque cittadino ottimo poteva esser chiamato a far part del senato. Si venne cos a

    formare una gerarchia di senatori: i censori, gli ex consoli, i pretori, i giudici, i tribuni, i questori. Il

    principe del senato, il pi anziano dei censori, era colui che aveva il diritto di esprimere il proprio

    parere per primo. Senatori si restava tutta la vita.

    Il senato poteva esser convocato da un magistrato che avesse il diritto di agire con i padri: un

    dittatore, un console, un pretore, e pi in la anche un tribuno plebeo. Il magistrato esponeva

    largomento sul quale i senatori sarebbero stati chiamati a deliberare. Aveva poi luogo la

    discussione: i senatori esprimevano la loro opinione in ordine di rango senza che vi fossero limiti di

    tempo allintervento, cosa che favoriva leventuale ostruzionismo. Alla fine si passava alla

    votazione, che avveniva di solito per la materiale separazione, da una parte e dallaltra dellaula,

    dei favorevoli e dei contrari alla proposta di senatoconsulto che era venuta fuori dalla discussione.

    Il testo del senatoconsulto era compilato per iscritto e depositato presso lerario di Saturno.

    Repubblica e tradizione familiare aristocratica

    La gestione del potere pubblico era affidata a uomini educati a non soddisfare eccessivamente

    ambizioni o avidit personali, ma a realizzare soprattutto gli interessi dei cittadini e delle proprie

    famiglie.

    Prima della crisi del primo secolo a.C. i governanti romani sono mediamente soddisfatti del premiodella dignit: essi volevano operare bene perch cos avrebbero goduto , per il coraggio e i meriti

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    dimostrati, del pubblico riconoscimento, e con il ricordo di cercare di eguagliare la tradizione di

    famiglia. Inoltre erano le famiglie a impartire ai giovani destinati alle magistrature leducazione

    politica, in base a un modello di comportamento condiviso tra gli aristocratici e in grado di

    garantire le aspettative dei cittadini.

    La trasformazione di Roma in impero mondiale, dopo il vittorioso scontro con Cartagine, porta cons un cambiamento di mentalit nelle classi dirigenti: incomincia a non essere pi soddisfacente

    lesercizio del potere magistratuale ai fini della ricompensa della dignit pubblica e familiare.

    Il modello politico fondato sul senato come effettivo titolare dellazione di governo finir col

    divenire in breve inattuale: n laristocrazia aveva la forza per imporlo ai nuovi corpi sociali

    affermatisi dopo la guerra annibalica. Oramai la politica si faceva attraverso gli eserciti; e

    cominciava ad esserci un problema grave nellattribuire ai governatori delle province un potere

    cos ampio come il comando.

    La crisi della costituzione repubblicana

    Patercolo attribuisce linizio della crisi allassassinio di Tiberio Gracco. Nel 133 a.C. Gracco aveva

    fatto votare un plebiscito che imponeva ai nobili latifondisti la restituzione al popolo romano del

    campo pubblico se lo possedevano in misura superiore ai cinquecento iugeri. Lo scopo di Gracco

    era quello di rigenerare quella classe di piccoli contadini che, a causa delle numerose guerre,

    avevano trascurato la cura dei propri terreni, inoltre danneggiate dalle devastazioni delle guerre

    annibaliche e non pi competitivi con il mercato estero. Questi campi pubblici venivano quindi

    usati e sfruttati dai privati che avevano i mezzi necessari: si erano formati cos, veri e propri

    latifondi, coltivati dalla manodopera servile, monopolizzati dallaristocrazia senatoria, che ormai li

    considerava propri. Il progetto di Gracco prevedeva la restituzione del campo pubblico da parte

    dei latifondisti, con la ricostruzione del ceto dei piccoli proprietari, cos che questi ultimi avrebbero

    contribuito allincrementodemografico e quindi recuperare nellesercito la sua base di leva. Per

    era un progetto non facile da realizzare.

    Affinch gli effetti della legge non fossero annullati, Tiberio aveva previsto listituzione di

    unapposita commissione di triumviri, alla quale erano stati attribuiti i poteri necessari alle

    assegnazioni, ivi compreso quello giudiziario. Per di pi lo stesso tribuno aveva imposto agli

    assegnatari il divieto di alienazione. La LEX SEMPRONIA non era gradita alla nobilt, la quale si

    opponeva perch erano state fatte delle spese per il miglioramento e che ivi si trovavano le tombe

    delle famiglie e che adesso erano date alle figlie. Alla fine i nobili si resero conto che non

    avrebbero fatto nulla se non con la violenza. Il pontefice Nasica prese spontaneamente liniziativa

    chiamando a raccolta quei cittadini che avessero voluto salvare la patria ritenendola minacciata

    dal movimento gracchiano: fu cos che il tribuno e trecento seguaci furono uccisi dagli aristocratici

    capeggiati da nasica.

    Dieci anni dopo la morte di Gracco, il movimento torn a galla (a. 123 a.C.) con il fratello di Tiberio,

    Caio. Attu una serie di interventi tra cui quello di riprendere in mano la riforma agraria dandonuovo impulso alle assegnazioni del campo pubblico, che si erano arenate dopo la scomparsa di

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    Tiberio. Con questa legge si capisce come Caio abbia inteso innanzi tutto restituire alla

    commissione la sua originaria competenza.

    Egli cerc di favorire il ceto pi povero, attraverso una LEX FRUMENTARIA che imponeva la vendita

    di partite di grano ad un prezzo fisso, inferiore a quello di mercato. Tra laltro Caio era il fautore

    dellestensione della cittadinanza romana ai latini.La nobilt senatoria era il ceto sacrificato dalla larga composizione perseguita da Caio: per questo

    essa, nel 121 a.C., avvalendosi dello strumento del dellultimo consulto del senato, decise di

    sopprimere Gracco e i suoi partigiani, e il programma riformatore fu cos messo di nuovo da parte.

    Dopo qualche decennio i popolari ripresero vigore appoggiandosi a Caio Mario. In quegli anni egli

    fu ripetuto console, sostenuto dai cavalieri e dai nullatenenti. Per questo gli si erano avvicinati i

    nuovi capi popolari, i tribuni Glaucia e Saturnino, la cui politica aveva ripreso qualche idea

    graccana ma con finalit faziose e talvolta violente: essi, a differenza di Gracco, ricercavano il

    sostegno nellesercito mariano. Anche nei confronti di questi la nobilt tramite lultimo consulto

    del senato soffoc il movimento nel sangue.Ma gli scontri tra le due fazioni erano destinati ad assumere gravit sempre maggiore a causa del

    progressivo venir meno del carattere non professionale dellesercito, nel quale proprio Caio Mario

    aveva cominciato ad arruolare anche i nullatenenti, formando cos eserciti mercenari e

    permanenti, disposti ad obbedire solo al loro comandante, in cambio del bollettino bellico, e di

    lotti di terra.

    Dalla guerra sociale a Silla

    Alle contrapposizioni allinterno della citt si aggiunse, agli inizi del I secolo a.C., il conflitto tra

    Roma, da una parte, e i suoi alleati latini e italici, dallaltra, che divenne guerra vera e propria (a.

    91-88 a.C.) con lobiettivo, per gli alleati di ottenere la cittadinanza romana o lindipendenza,

    formando cos una nuova struttura sociale di tipo federale.

    Roma si rese presto conto che lesito della guerra sociale era incerto, e che la secessione degli

    alleati avrebbe messo in forse la sopravvivenza della repubblica romana. Cos, attraverso due leggi

    successive (la legge Giulia che da la cittadinanza a latini e alleati del 90 a.C. e la legge Plautia

    Papiria che da la cittadinanza agli alleati dell89 a.C.), fu concessa la cittadinanza a latini e italici,

    prima a coloro che fossero rimasti fedeli alla repubblica, astenendosi dal partecipare alla

    insurrezione, poi tutti i residenti in Italia che avessero dichiarato, nel termine di due mesi, e a un

    magistrato romano, di voler diventare cittadino. Cos linsurrezione venne bloccata e Roma torno a

    prendere il controllo delle terre insorte.

    Nel frattempo il confronto tra popolari e ottimati riprendeva a Roma, dando via a una

    cruentissima guerra civile, che vide contrapporsi Caio Mario e il console dell88 a.C., Lucio Cornelio

    Silla. Questultimo, a cui era stato tolto - per darlo a Mario il comando della guerra contro

    Mitridate, re del Ponto, non esit a marciare, con il proprio esercito, su Roma. Sconfitto

    lavversario, lasci Roma per la guerra in Oriente. A Roma cos potevano riprendere il sopravvento

    i popolari, ma Silla vittorioso su Mitridate e tornato in Italia (a. 83 a.C.), li sconfissedefinitivamente, diventando signore assoluto di Roma, nell82 a.C.

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    Silla si fece nominare dittatore delle leggi scritte e della costituzione repubblicana: era una

    magistratura differente dallantico dittatore, in quanto il dittatore, a tempo indeterminato,

    avrebbe dovuto provvedere, con poteri illimitati e senza essere soggetto allappello , alla riforma

    della costituzione repubblicana.

    Egli cerc di indebolire il ceto equestre. Cos rese di nuovo attuale, per la riscossione delle impostenella provincia asiatica, il sistema precedente della Legge Sempronia della provincia dellAsia: i

    pubblicani venero esclusi e si assegn lesazione dei tributi al governatore. Ma lesclusione pi

    significativa riguard lalbo dei giudici dai processi criminali delle QUESTIONES PERPETUAE, nei

    quali Silla sostitu i cavalieri con i senatori. Inoltre elev il numero dei senatori portandoli a

    seicento, mettendovi anche esponenti del ceto equestre, sperando di attenuare la protesta. Nel

    contempo priv i censori del potere di escludere taluno dallassemblea perch indegno.

    Alter il tribunato plebeo togliendogli il suo potere di veto, e lasciandogli solo il compito di

    intervenire in favore del singolo cittadino minacciato da un atto magistratuale. In pi escluse che

    potessero gestire magistrature curuli gli ex tribuni, che diventavano cos magistrati disecondordine.

    Dando ai senatori lufficio di giudici nei processi criminali, aveva cos tolto la funzione giudiziariaai

    comizi.

    Inoltre Silla ridusse il potere e il prestigio dei consoli: con la legge Cornelia dellordinamento

    provinciale trasform la tradizionale distinzione tra potere di governo civile e comando militare in

    una rigida ripartizione di competenza tra consoli e pro magistrati. Proibendo ai consoli di

    esercitare il comando militare in Italia e obbligandoli a non allontanarsi da Roma trasform i

    supremi magistrati della repubblica a semplici funzionari civili.

    Nel 79 a.C. Silla rinunci spontaneamente dalla dittatura sostituente, , perch era convinto che

    con quelle riforme la repubblica avrebbe ritrovato il suo equilibrio. Ma, nei fatti, il nuovo assetto

    costituzionale si rivel di breve durata, cercando di ripristinare lordine tradizionale.

    Pompeo e Cesare

    Negli anni successivi si affrontarono due altri personaggi, Gneo Pompeo e Caio Giulio Cesare. Il

    primo ottenne un comando straordinario per sconfiggere i pirati del Mediterraneo, che

    disturbavano i traffici dei cavalieri. Si trattava di un comando destinato ad essere esercitato su

    tutto il mediterraneo, per tre anni successivi. Un comando infinito, che suscit la protesta

    dellaristocrazia, perch avrebbe rappresentato un attentato alla libert repubblicana. Lanno

    successivo (66 a.C.), inoltre, venne conferito a Pompeo il comando proconsolare per la guerra in

    oriente con Mitridate e Tigrane.

    Ristabilito lordine in oriente torn in Italia e conged gli eserciti presentandosi al senato

    rispettoso della legalit repubblicana. Ma fin col ritrovarsi ostacolato dallaristocrazia impaurita

    dal prestigio acquisito. Per questo Pompeo prefer stringere unalleanza con Cesare, pretore nel 62

    a.C., e con Licinio Crasso: si parla di primo triumvirato. Dopo questo patto Cesare divenne console

    nel 59 a.C., e fece votare una serie di provvedimenti favorevoli ai suoi due alleati e, in cambio,ottenne il comando sulla Gallia cisalpina e sullillirico per cinque anni, con tre legioni.

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    Nel 55 a.C. fu rinnovata lalleanza tra i triumviri, e vennero eletti al consolato Pompeo e Crasso e,

    con una legge di Pompeo e Crasso della provincia di Caio Giulio Cesare, fu prorogato per altri

    cinque anni il comando di Cesare sulle Gallie. Nel 53 a.C. mor Crasso, e, scoppiati gravi disordini a

    Roma tra le opposte fazioni di Pulcro e Milone, Pompeo fu eletto, per volere del senato (timoroso

    del potere acquistato da Cesare) console senza collega.A questo punto ci furono i presupposti per una nuova guerra civile tra Pompeo e Cesare.

    Questultimo, sperando che la legge di Pompeo gli avesse prorogato il proconsolato fino al tutto il

    49, contava di presentarsi come candidato al consolato per il 48 senza aver prima deposto il

    comando degli eserciti, in modo da avere una maggiore influenza sullelettorato, e evitando di

    vedersi accusato dagli avversari.

    Allo scopo di indebolire questa posizione il console Pompeo fece approvare due leggi generali, ma

    che in realt volevano mettere in difficolt Cesare: la prima prevedeva che i candidati al consolato

    dovevano essere presenti a Roma; la seconda, doveva intercorrere almeno lintervallo

    quinquennale tra la gestione di una magistratura urbana e quella di una promagistratura. Inoltre siaera fatta nascere lincertezza sulla data di scadenza del proconsolato sulle Gallie, sostenendo

    dagli anticesariani che il quinquennio di proroga del comando decorresse dal 55 a.C., per cui

    sarebbe scaduto nel 50 a.C.

    In ogni caso il senato, in base al primo orientamento, dichiar Cesare decaduto dal proconsolato

    alla fine del 50 a.C. e poi gli chiese di congedare lesercito. Fu il segnale dellinizio della guerra

    civile: Cesare varc (49) il confine dellItalia alla testa di una legione e in breve si impadron di

    Roma. Dal Dicembre del 49 fu dittatore, e console nellanno successivo. Sconfisse Pompeo

    nellagosto del 48 a Farsalo.

    Cesare assunse subito una serie di magistrature, poteri, prerogative, titolazioni: dittatura

    decennale, consolato decennale, potere censorio, il potere dei tribuni a vita, potere di conferire il

    patriziato, di scegliere la met dei candidati alle magistrature, di emanare editti vincolanti per

    tutti, di prelevare dallerario, di far guerra e pace. Ai primi del 44 a.C. gli fu conferita dittatura a

    vita. Aument il numero dei magistrati e scelse figure nuove (legati, prefetti urbani, familiari) per

    una migliore azione amministrativa. Aument anche il numero dei senatori portandoli a novecento

    e lintroduzione di nuovi cittadini. Emersero nuove idee sociali nuove, che si possono cogliere dalle

    nuove leggi, come laiuto dei bisognosi, il freno del lusso.

    Eliminato Cesare, questa tensione civile e spirituale scomparve e si torn alla guerra civile, in cui si

    affrontarono il migliore dei cesariani, Marco Antonio, e il figlio adottivo di Cesare, Caio Giulio

    Cesare Ottaviano. Antonio aspirava, senza la mentalit di Cesare, al controllo della repubblica: si

    fece conferire il comando proconsolare sulle Gallie per cinque anni, intimando al proconsole in

    carica di lasciargli il posto. Anche per questo Antonio entr in contrasto con senato, che confer al

    giovanissimo Ottaviano un comando propretorio. Anche se Antonio fu sconfitto a Modena (43

    a.C.), Ottaviano, anche lui in lite con il senato, decise di allearsi con il rivale: da ci sort il secondo

    triumvirato, vera e propria magistratura quinquennale, riconosciuta per legge, con poteri

    costituenti, con i quali i triumviri governarono limpero, dividendosi le provincie tra loro. Il

    triumvirato fu rinnovato per altri 5 anni nel 37 a.C.: con la nuova divisione delle provincie si posero

    le basi del conflitto finale, ad Antonio essendo stato affidato loriente e ad Ottaviano loccidente.

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    E probabile che Antonio desiderasse, insieme a Cleopatra, regina dEgitto, la costituzione di una

    monarchia ellenistica indipendente da Roma: Ottaviano allora present mise sotto gli occhi

    Antonio come un traditore. Scaduti i poteri triumvirali nel 33 a.C., non essendosi riformata la

    repubblica, Ottaviano preparava il conflitto. Forte di un giuramento datogli da tutta lItalia e tutte

    le provincie occidentali, Ottaviano ottenne dal senato la revoca di Antonio dal comandodelloriente e dichiar guerra a Cleopatra. Nel 31 a.C. Ottaviano sconfisse Antonio ad Azio.

    Sostenendo di essersi impadronito di tutto per universale consenso, egli fece il gesto di restituire

    la repubblica alla libera decisione del senato e del popolo romano. Tuttavia, nel 27 a.C. inaugur

    una nuova struttura costituzionale che, basata sul principe, verr nominata principato.

    LETA DEL PRINCIPATO

    Fratture e crisi della costituzione repubblicana

    Mutamento rispetto alla repubblica: formazione di una elite di governo, da ricondurre alla capacit

    politica di un solo uomo, Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare.

    Ottaviano riusc ad attuare il piano di Cesare (le forze) verso il raggiungimento di un equilibrio, da

    cui furono generate istituzioni pi nuove.

    Le istituzioni della repubblica non sono pi in grado di amministrare un territorio che si stava

    allargando sempre pi.

    Mario, formando un proprio esercito (formato da volontari spinti dalla speranza di terra e di

    prede), aveva fatto nascere un potere indipendente dal senato e dal comizio, mostrando cos la

    scarsa vitalit del regime oligarchico della repubblica. Anche se non riusc a portare a termine il

    suo disegno costituzionale, perch ucciso nel 44 a.C., essendo legato a Cesare, si pu intuire quale

    era il suo piano: arrivare alla creazione di una costituzione monarchica. Moderata per dalla

    partecipazione al governo di elementi scelti anche nelle elites periferiche, per mezzo delle quali

    Cesare intendeva bilanciare la creazione di un potere centralizzato, e ad una diminuzione delle

    posizioni di privilegio delle antiche oligarchie.

    Ma con la LEX TITIA che si vede di pi questo intento. Alla fine del 43 a.C., dopo un plebiscito

    proposto da Titius e subito votato, Lepido, Antonio e Ottaviano ottengono il riconoscimento della

    magistratura straordinaria dei triumviri per la riorganizzazione della repubblica, che essi avevano

    deciso di istituire, di durata quinquennale e con compiti costituenti.

    La statuizione conferiva alla nuova magistratura poteri di uguale spessore rispetto ai consoli,

    riconoscendo inoltre ai triumviri la prerogativa di nominare i magistrati.

    Da ci si capisce che il regime instaurato si poneva al di fuori dellassetto precedente. La LEX TITIA

    consent a costoro di esercitare questo potere straordinario per ben 5 anni, prorogato nel 37 per

    un secondo quinquennio, alla fine del quale Ottaviano ne rimase lunico, eliminato Lepido e

    Antonio dopo la battaglia di Azio.

    Dal 31 a.C., e fino al 23, si assiste ad uno sforzo continuo da parte di Ottaviano, indirizzato a

    plasmare le forme del suo governo in base a schemi tratti dalle istituzioni antiche, affinch non si

    interrompesse la continuit di una identit formale.

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    Ottaviano vuole mostrare come tutte queste vicende erano legali (es. il potere per la lotta contro

    Antonio viene fatto dipendere dallimpegno di fedelt conferito con il comando delle forze

    armate).

    Il gesto pi significativo fu la rinuncia a una parte dei poteri attuata in senato nel 27 a.C.

    Dichiarando di voler restituire la sovranit ai soggetti che ne erano titolari secondo la costituzionerepubblicana. Ottaviano allontana da s limmagine del DICTATOR, del TYRANNUS, del DOMINUS,

    arrivando a cogliere ci che aveva sperato: la ratifica giuridico - politica della sua supremazia da

    parte di quegli organi, ai quali la sola enunciazione dei suoi rapporti era evidentemente riuscita a

    dare loro la sensazione di riprendere lesercizio legittimo delle loro funzioni.

    Infatti, tre giorni dopo, in riconoscimento della posizione conseguita nel nuovo assetto, egli viene

    definito AUGUSTUS.

    Ma 4 anni dopo, nel 23 a.C., che si ha una pi definita precisazione costituzionale. Siccome

    investito dagli organi sovrani del vecchio ordinamento di prerogative che gli danno una potest

    permettendogli di determinare diritti e obblighi, Augusto si colloca al di sopra dello schemacostituzionale.

    Egli stesso ammette di sovrastare tutte le magistrature per AUCTORITAS (termine che non

    coincide con quello moderno, ma derivante dal patrimonio linguistico latino, dove si definisce la

    qualit dellAUCTOR: condizione di AUCTOR ESSE, lautorit con cui i PATRES e i senatori

    convalidavano le decisioni delle assemblee popolari.

    Abbandonato il consolato, gli viene conferita, a vita e separatamente dalla relativa magistratura, la

    TRIBUNICIA POTESTAS. Con ci egli non solo si distacca dallordine senatorio ergendosi a difensore

    della plebe, ma viene posta nelle sue mani liniziativa politica: lINTERCESSIO senza alternanza

    contro tutti gli atti dei magistrati cittadini ed il IUS AGENDI CUM PLEBE gli renderanno possibile il

    controllo della dinamica interna alle assemblee popolari.

    Con lassunzione della PERPETUA CURA LEGUM ET MORUM, PONTIFICATUS MAXIMUS, e

    dellIMPERIUM PROCONSOLARE MAIUS ET INFINITUM (titolarit del supremo comando militare),

    si delineano le caratteristiche della figura del PRINCEPS.

    Siccome Augusto aveva conseguito tribunato e IMPERIUM separatamente dalle cariche di tribuno

    e di proconsole, si comincia a notare la diversit del potere imperiale. Investito solo delle funzioni

    e non dalle cariche, il PRINCEPS dunque non un magistrato, n ordinario n straordinario, ma

    solo il titolare di un potere senza uguali, per la sua supremazia che gli deriva dallAUCTORITAS, e

    non per lINTERCESSIO o dalla molteplicit delle prerogative. Inoltre assumendo dopo il cognome

    di Augusto, il PRAENOMEN di IMPERATOR, il titolo cio di generale vittorioso, il principe mostra di

    volere assimilare i CIVES ai soldati. Ci fa capire che c un passo da una parte verso la

    disintegrazione del vecchio edificio istituzionale e dallaltra in direzione dellampliamento e

    trasformazione del termine IMPERIUM.

    Forme e svolgimenti del nuovo assetto istituzionale

    Il fondamento effettivo del potere dellimperatoredeve essere riconosciuto, oltre che nella forza

    delle armate, nellAUCTORITAS della sua persona: pari agli altri magistrati per POTESTAS, Augusto

    dichiara di essere superiore a tutti per AUCTORITAS, con cui si riconosce lautorit del principe.

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    Evitando di ricevere i poteri dal predecessore, cercando invece di ricevere linvestitura dal senato e

    dal popolo, il principe sembra trarne giustificazione continua della propria collocazione,

    consentendo a questo termine di acquisire valore giuridico e insieme portata politica.

    Unaltra dei tratti caratteristici del nuova costituzione sono il conferimento Di una POTESTAS

    TRIBUNICIA e di un IMPERIUM PROCONSOLARE, nonch la subordinazione delle antiche istituzioniad un organo nuovo.

    Principi da cui questo potere retto:

    La creazione di nove CORTES PRAETORIAE, a guardia della persona dellimperatore a sua

    disposizione, fa capire quanto il principe consideri determinante la forza delle armi per il

    mantenimento del nuovo assetto.

    Lintroduzione di un culto imperiale dimostra altres quanto limperatore ritenga utile collegare il

    suo potere anche su basi religiose.

    Inoltre, essendo proprietario di sconfinate ricchezze, limperatore fa del suo patrimonio uno

    strumento prezioso di conquista e di mantenimento del consenso.Senza dimenticare luso politico del matrimonio, il principe svolge il suo potere con manifestazioni

    solidaristiche, riassunte nel cosiddetto evergetismo: nella amplificazione cio di quella generosit

    attuata dai ricchi quasi come adempimento di un obbligo sociale, servendo essa di fatto a

    garantire una distribuzione meno squilibrata delle risorse. Levergetismo praticato dal principe

    divenne pubblica beneficienza.

    La persistenza degli antichi organi della costituzione repubblicana

    La sopravvivenza degli organi della costituzione repubblicana: anche se le funzioni adempiute non

    sono pi le stesse, consolato, pretura, censura, tribunato e edilit plebea, questura comizi e

    senato rimangono tutti in vita con ovvie limitazioni e ampliamenti.

    Per quanto riguarda i consoli la sfera della loro giurisdizione si allarga: quando il senta si

    costituisce come corte di giustizia di appello per le liti dei provinciali ai consoli, infatti, che tocca

    presiederlo.

    Per la PRAETURA, questa mantiene fino ad Adriano le competenze assegnatele dalla costituzione

    repubblicana sia nella sfera giuridica civile che in quella penale.

    La censura viceversa, rivestita solo da alcuni imperatori e da Domiziano ricoperta a vita, viene alla

    fine inclusa nella somma dei poteri imperiali.

    Quanto al tribunato, la sua sopravvivenza appare funzionale solo a giustificare la TRIBUNICIA

    POTESTAS conferita ai principi.

    Ledilit plebea vede invece esaurire le sue mansioni in dipendenza della concorrenza dei nuovi

    funzionari, che gli imperatori destineranno alla cura dellannona e della polizia urbana.

    Per quanto riguarda il numero e alla competenza dei questori, questi vengono ricondotti al

    numero di venti, due dei quali si occupano della persona dellimperatore, i restanti del disbrigo di

    altri affari.

    Per i comizi, la loro funzione quella che pi chiaramente evidenzia la inadeguatezza delleistituzioni della citt-stato ai nuovi compiti di governo mondiale. Tuttavia alcune competenze

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    comiziali si conservano: non quella giurisdizionale criminale, ma quella legislativa, e quella relativa

    allelezione dei magistrati.

    Per quanto riguarda il senato, a causa del progressivo insterilirsi delle funzioni comiziali, lantico

    consesso repubblicano diventa il solo organo in cui si perpetua lo spirito del vecchio ordinamento.

    E cos la vigilanza sulla vita religiosa continua ad essere esercitata dai PATRES insieme con ilprincipe, come pure lamministrazione delle provincie pi antiche e la giurisdizione criminale.

    I rapporti tra principe e senato

    Nellimpero il senato viene visto come unassemblea la cui attivit sar , sempre di pi,

    strumentalmente utilizzata dal principe nello svolgimento della sua politica. Con laccrescersi del

    potere degli imperatori, il senato, dopo Augusto, non svolger pi alcun ruolo determinante nei

    destini dellimpero.

    Comunque rimane sempre il senato a conferire lIMPERIUM, la TRIBUNICIA POTESTAS o ilPONTIFICATUS MAXIMUS allaspirante o al designato; ed sar sempre lassemblea a conservare il

    diritto di procedere alla nomina dellimperatore.

    Lassemblea senatoria perci fini con lesercitare spesso un ruolo determinante, non solo

    formalmente, ma anche sul piano sostanziale, nella risoluzione di molte delle crisi che ci furono

    nella storia di Roma.

    Poi la creazione, da parte di Augusto, di una commissione senatoria con compiti di collegamento

    conferma quanta accortezza il principe facesse uso di questo delicato strumento di equilibrio nella

    progressiva definizione del suo disegno di riforma costituzionale.

    Il senato pu porre sotto processo il principe e dichiararlo, se ne ricorrono le circostanze, HOSTIS

    PUBLICUS, pronunciandone pure la DAMNATIO MEMORIAE con tutto quello che ne consegue:

    eliminazione del nome da qualsiasi documento, rimozione di statue ecc. Lassemblea senatoria

    vede inoltre aumentare, durante il principato, i poteri legislativi attraverso il senatoconsulto, e lo

    svolgimento di competenze giurisdizionali.

    Le vicende del potere imperiale dalla fine di Augusto a quella dei Giulio-claudii;

    dallavvento dei Flavi alla scomparsa di Adriano; dallet degli Antoninia quella dei

    Severi.

    Dopo alcuni tentativi di successioni per legittimit, pian piano si afferm il principio di successione

    naturale: criterio differente rispetto a quello della scelta del migliore o combinandolo con il

    medesimo a mezzo del ricorso alla pratica adottiva, cui il governante in carica veniva a volte

    indotto al fine di non interrompere la catena delle soluzioni dinastiche.

    A determinare luno o laltro criterio era il senato.

    Le crisi del 37 d.C., nel 41 e nel 68-69 mettono in chiara evidenza che uno dei problemi centrali del

    nuovo ordinamento costituzionale fosse quello del meccanismo successorio.

    Nel 37 sera posto il problema della successione di Tiberio, mancato a Miseno.

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    Il 41 invece era stato lanno delleliminazione di Caligola, succeduto al suo predecessore non in

    virt di meriti acquisiti nella carriera politico-militare, ma solo in esecuzione del testamento di

    Tiberio, il quale aveva cos mandato in pezzi le basi su cui Augusto aveva cercato di costruire la

    successione al principato. E lanno anche della salita al trono di Claudio, zio paterno di Caligola,

    imposto dai pretoriani e con il quale la GENS claudia viene annessa alla famiglia imperiale. Con luiavviene il ritorno dallesilio del filosofo Seneca: venne richiamato a Roma per educare il figlio di

    Agrippina, moglie dellimperatore.

    Nel 54, dopo la scomparsa di Claudio, il figlio allevato dal filosofo, verr acclamato imperatore,

    ancora dai pretoriani, col nome di Nerone. Ma il suo principato, e con esso la dinastia giulio-

    claudia, si conclude tragicamente nel 68, anche se stato caratterizzato da un periodo di buona

    amministrazione durato oltre un quinquennio, quello del cosiddetto governo di Seneca.

    Proprio nel 68 si affaccia il criterio adottivo. Lanno (68 -69) caratterizzato, non solo dalla

    successione di quattro imperatori, ma anche dal fatto che non si conclude con lascesa di PisoneLiciniano, scelto da Galba, ma con Flavio Vespasiano. Famoso per la LEX DE IMPERIO, e noto pure

    per quella sua politica di integrazione dei provinciali nella cittadinanza oltre che per le opere di

    rafforzamento delle linee difensive dellimpero, non da escludere che il fondatore della dinastia

    dei Flavi si sia imposto per via della prospettiva che i figli, Tito e Domiziano, potevano offrire di una

    gi preordinata successione dinastica. Per una migliore sistemazione della medesima e ad evitare

    di richiamare i fantasmi delle sanguinose lotte per il potere, Vespasiano, il quale morir nel 79,

    giunse poi addirittura ad ideare la doppia successione. Stabil infatti che Domiziano dovesse

    succedere a Tito.

    Con Domiziano, succeduto al fratello nel 81, si estingue la dinastia dei Flavi: limperatore infatticade ucciso nel 96 in una congiura di palazzo provocata dalle sue concezioni autocratiche

    rivelatrici dei suoi propositi di annientamento degli oppositori, dopo quindici anni di governo.

    Dal momento che sale al potere un senatore anziano di nome Nerva, il principato adottivo

    comincia a trovare molte applicazioni.

    Infatti Traiano, Adriano e Antonino Pio provvidero ad adottare il migliore dei loro collaboratori

    designandolo loro successore. Essi, venendo dalla provincia, furono i primi tra i provinciali a salire

    al trono.

    Con Traiano (98 - 117) vennero estesi i territori dellimpero. Adriano, al potere fino al 138, fu

    conosciuto per la svolta impressa allamministrazione dellimpero con una serie di riforme da cui

    prende forma una vera e propria idea di stato accentratore.

    Pio govern per oltre ventanni, e con lui si comincia a vedere i limiti del governo di fronte ad

    alcuni mutamenti che diventano sempre pi repentini. Il problema della sua successione lo risolve

    anticipatamente ripristinando il criterio dinastico: nel 147, infatti, egli si associa nelle funzioni di

    governo il figlio adottivo, imperatore poi nel 161 col nome di Marco Aurelio. Anchesso non seppe

    sottrarsi alla tentazione di associarsi , nello svolgimento dei compiti di governo, prima il fratello

    adottivo Lucio vero, poi nel 177 il proprio figlio Commodo.

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    Cos, quando Marco Aurelio, nel 180, muore di peste, il figlio diventer imperatore a soli diciotto

    anni, ristabilendo la continuit dinastica. Verr ucciso in una congiura nel 192, dopo dodici anni di

    esercizio del potere contraddistinti da unevidente connotazione antisenatoria, di intrighi e

    repressione, oltre che da gesti di megalomania, volendo cambiare il nome di Roma in

    Commodiana.

    Dopo il breve periodo di Pertinace e Didio Giuliano, nel 193 Settimio Severo sal al trono con il

    motivo dellautoadozione. Presentandosi come figlio di Marco Aurelio e fratello di Commodo, tese

    non solo a legittimare lacquisizione di un patrimonio, ma anche a ribadirne una continuit

    dinastica. Lultimo dei Severi, Ulpiano, viene eliminato nel 235.

    In definitiva i romani danno limpressione che erano a favore della successione naturale.

    Tacito ci fa notare che, lassenza di una previsione normativa delle modalit, attraverso le qualiattuare la successione nel principato, contribu a determinare le armate ad esprimere un loro

    candidato sempre pi di frequente: lo storico ammette che non pi a Roma, ma sui campi di

    battaglia, che si fanno gli imperatori.

    E soprattutto nel terzo secolo, per sua larga parte, che si fa larbitro per scegliere il candidato al

    potere: le sue armate, anche se ai confini dellimpero, si resero protagoniste, di vere e proprie

    guerre civili dato il loro interesse a promuovere alla suprema carica i loro comandanti.

    Molti imperatori furono nominati per un gesto che aveva visto come protagonista Augusto: un

    gesto di rifiuto.

    Inoltre alcune cariche avvenivano per usurpazione.

    I nuovi organi imperiali dellamministrazione centrale

    Al di l dei CURATORES AQUARUM, OPERUM PUBLICORUM e VIARUM, cui competono la

    sorveglianza degli acquedotti, delle opere pubbliche e delle grandi vie di comunicazione militare, la

    figura tipica di funzionario imperiale quella del PRAEFECTUS ANNONAE. Istituito da Augusto,

    questo funzionario ha come compito quello di sovrintendere ai problemi di una citt in cui cerano

    molte difficolt di reperimento e trasporto dei rifornimenti alimentari.

    Tra gli organi di creazione originale vanno inoltre considerati gli OFFICIA PALATINA

    prevalentemente affidati ai liberti imperiali. Costoro si videro assegnate funzioni sia di governo

    che di amministrazione a partire dagli anni di Claudio. Sotto il governo di questo principe

    innovatore cominci infatti a prendere forma il nuovo nucleo di quelli che diventeranno poi i

    grandi dipartimenti dellamministrazione imperiale, le cui competenze si estenderanno dalla

    gestione finanziaria a quella della giurisdizione.

    In questa burocratizzazione dellimpero si possono notare alcuni uffici come quello AB EPISTULIS

    che si occupa dellevasione della corrispondenza imperiale; quello A LIBELLIS e A COGNITIONIBUScui affidato lesecuzione delle suppliche dei privati; quello A MEMORIA cui competono

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    determinate pratiche amministrative; quello A RATIONIBUS la cui funzione di sovrintendere

    allamministrazione finanziaria.

    Mentre sotto Augusto e i suoi successori immediati, coloro che venivano affiancati al principe

    erano considerati dei dipendenti privati dellimperatore, da Adriano in poi, si considerano dei

    protagonisti con il loro carattere pubblico. I funzionari imperiali furono divisi in quattro classigerarchiche, caratterizzate da stipendi diversi, dando luogo a una carriera parallela a quella

    magistratuale, pur se con profonde differenziazioni. Mentre il magistrato, eletto dal popolo,

    incontrava i limiti della temporaneit e della collegialit della carica e non riceveva nulla per il suo

    servizio, il funzionario, di norma pagato, non conosceva nessuna limitazione nellesercizio delle sue

    attribuzioni, al di fuori di quelle stabilite dallimperatore da cui dipendeva direttamente.

    I funzionari di grado pi elevato prendono il nome di PROCURATORES; sopra di loro si trovano le

    grandi PRAEFECTURAE.

    Insieme con il PRAEFECTUS ANNONAE, sono importanti i funzionari con compiti di mantenimento

    dellordine pubblico come il PRAEFECTUS URBIS, lunico di rango senatorio e di origineantichissima, e il PRAEFECTUS, VIGILUM, titolari rispettivamente delle funzioni di polizia dentro

    Roma e per cento miglia intorno e di quelle di presidio stradale notturno.

    Ma il PRAEFECTUS PRAETORIO il primo dignitario della corte imperiale. Preposto, insieme a un

    collega per evitare che acquisisse pi potere, egli agiva spesso come sostituto del principe,

    soprattutto nel presiedere i CONSILIA, nellesercizio della funzione giurisdizionale che costui si

    attribuiva, quale giudice di ultima istanza, ogni volta che ricorreva in appello davanti a lui contro le

    sentenze provenienti dallORDO IUDICORUM.

    I CONSILIA PRINCIPUM

    Siccome la sfera delle funzioni dei principi si andava sempre pi allargandosi, ci fu bisogno di una

    collaborazione da parte di persone esperte nei singoli settori di intervento.

    Questo il motivo per cui ci furono nellambiente di corte spesso dei giuristi: non solo si

    affidavano poteri nellamministrazione delle regioni periferiche, ma si chiedeva anche di ascoltare

    lopinione nello svolgimento sia delle funzioni di governo che delle altre attribuzioni legislative e

    giudiziarie.

    Lo sviluppo dellusanza della consultazione da parte degli imperatori con i propri collaboratori pi

    intimi accompagn cos lintera fase di transizione dallo stato augusteo a quello costantiniano.

    Fino allet di Costantino, i CONSILIA PRINCIPUM sono allora tanti quanti sono i casi per la cui

    soluzione vengono costituiti: variano perci continuamente tanto nella composizione, di volta in

    volta adattata alla specificit della questione oggetto di discussione, quanto nelle procedure che

    non sono mai le medesime.

    Tenuto conto della specifica competenza dei soggetti cui di regola ci si rivolgeva, era la volont

    dellimperatore a determinare numero e composizione delle eventuali riunioni di consiglieri in uno

    con le modalit da seguire nelle stesse.

    Lamministrazione dellItalia

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    Il territorio dellimpero continua ad essere amministrato prevalentemente secondo le forme della

    citt-stato, nel pieno riconoscimento, delle autonomie cittadine e delle loro domande di

    autogoverno. Esse infatti trovavano un loro fondamento nella precisa e sperimentata attribuzione

    di poteri ai magistrati cittadini, DUOVIRI o QUATTUOVIRI, esecutori dei DECRETA ORDINIS, cio deideliberati dellORDO DECURIONUM.

    Sorta di senato delle singole citt, questo era formato, almeno nei primi secoli dellimpero, ad

    opera dei magistrati locali supremi, i quali lo costituivano, ogni cinque anni, scegliendo le persone

    da nominare tra quelle in possesso dei requisiti richiesti per la nomina a magistrato e che erano

    lINGENUITAS, il censo, let minima e ovviamente il rispetto del CURSUS HONORUM.

    Ma la divisione dellItalia in undici regioni, attuata da Augusto probabilmente per migliorare i livelli

    defficienza finanziaria e dei beni propri, fu il veicolo attraverso il quale cominci a manifestarsi, in

    maniera sempre pi pronunciata col passare dei decenni, la tendenza del principe a deprimere le

    autonomie locali.La competenza per la giurisdizione criminale passa al PRAEFECTUS URBI e PRAEFECTUS

    PRAETORIO. La funzione giurisdizionale civile viene trasferita, in Italia, a quattro CONSULARES,

    anche con compiti amministrativi.

    Si moltiplicano anche le attribuzioni dei CURATORES VIARUM (sorveglianza delle arterie stradali) ai

    quali venne assegnata pure lamministrazione di quelle fondazioni alimentari istituite in epoca

    traianea in favore dei bisognosi con denaro della cassa imperiale.

    Altri aspetti dellistanza accentratrice vanno visti nei CURATORES REI PUBBLICAE (commissari

    straordinari inviati presso enti locali finanziariamente dissestati) e dei CORRECTORES. Figure

    occasionali e saltuarie, che diventeranno sotto Diocleziano funzionari stabilmente preposti al

    controllo amministrativo dellintero territorio italico.

    Lamministrazione delle provincie

    Dal 27 a.C. le provincie vennero distinte in senatorie e imperiali secondo quanto si apprende da

    Strebone. La distinzione determin una specie di doppio riferimento dei territori provinciali al

    POPULUS e al PRINXCEPS e conseguentemente una duplicit nelle forme di governo e di

    amministrazione, in maniera tale che il senato conservasse una sua sfera di influenza anche fuori

    dallItalia.

    Le provincie senatorie sono quelle, civilizzate e ricche, situate sotto il governo di uomini estratti

    dallordine senatorio. Governavano per un anno, assistiti e condizionati da funzionari nominati

    dallautorit imperiale cui solo rispondevano, restringendo la loro attivit a quella di

    amministrazione e di esercizio di compiti di giurisdizione in prima istanza.

    Le provincie imperiali sono viceversa quelle solitamente di nuova istituzione, bisognose di

    stanziamenti di legionari a causa della turbolenza delle loro popolazioni. Su di esse limperatore

    esercita direttamente il proprio potere di amministrazione a mezzo di uomini, LEGATI AUGUSTI,

    scelti tra i senatori di rango consolare e proprio. Senza limitazioni di tempo, costoro governavanonel solo rispetto delle istituzioni, MANDATA, che venivano loro consegnate al momento della

    partenza per il luogo cui erano stati destinati.

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    Le finanze imperiali

    Lamministrazione finanziaria durante il principato, viene progressivamente sottratta ai rispettivi

    governatori e legati per essere direttamente gestita dallautorit centrale tramite iPROCURATORES FISCI.

    La riscossione dei TRIBUTA, nelle provincie imperiali, avveniva ad opera dellamministrazione del

    fisco; in quelle senatorie, ritenute, al contrario, nella pi piena disponibilit del popolo romano, si

    procedeva invece alla riscossione degli STIPENDIA attribuendo lonere dellesazione alle

    amministrazioni locali.

    Mentre il gettito che derivava dal pagamento delle imposte delle provincie imperiali alimentava la

    cassa del principe, quello che nelle senatorie proveniva dalla esazione dei tributi andava ad

    incrementare lAERARIUM POPULI ROMANI, interamente gestito dal massimo consesso durante la

    repubblica e chiamato AERARIUM SATURNI in quanto collocato presso il tempio omonimo.

    Contrapponendosi a questo, sia lAERARIUM MILITARE, che il FISCUS, il PATRIMONIUM e la RES

    PRIVATA, la sua presenza si allontana sempre pi dai nostri occhi fino a dissolversi completamente

    confondendosi con queste altre istituzioni fiscali.

    N risulta pi chiaro il criterio di differenziazione delle due contabilit del PATRIMONIUM

    PRINICPIS e della RE PRIVATA, entrambe affidate a dei PROCURATORES.

    Alcuni punti essenziali dellamministrazione finanziaria del principato.

    In primo luogo, si vede come ad u patrimonio sterminato sembri sovrintendere unorganizzazione

    burocratica capillare, impersonata prima da schiavi e liberti, poi da funzionari. Questi

    PROCURATORES ebbero non solo funzioni amministrative, ma anche giudiziarie, in materia di IUS

    FISCUS.

    Sotto Nerva assume poi consistenza la visibilit del PRAETOR FISCALIS, e pi avanti,

    dellADVOCATUS FISCI.

    Fu infine Adriano a dare una struttura pi definita allufficio A RATIONIBUS di istituzione tiberiana:

    da allora vennero ad esso affidati compiti di coordinamento dellattivit dei PROCURATORES, dei

    PRAETORES, e degli ADVOCATI FISCI.

    Dal principato alla monarchia assoluta

    E con un provvedimento adottato da Antonino Caracalla allesordio del nuovo governo, che si

    conclude, in et severiana, la storia degli assetti istituzionali del principato.

    Il famoso intervento fu la COSTITUTIO ANTONINIANA del 212 d.C., che serv a concedere la

    cittadinanza a quasi tutti gli abitanti liberi nel territorio romano. Le eccezioni furono trascurabili e

    contemplarono solo i DELDITICII, di incerta identificazione. Quanto a statuto giuridico personale,

    tutti i provinciali di tutti i territori dellimpero furono quindi uguagliati di fronte al potere centrale,

    il quale cos non riconobbe pi, neanche sul piano formale, distinzione alcuna tra romani originarii

    e popoli annessi.

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    Cos dunque cominci ad attuarsi il passaggio dalla costituzione del principato a quella della

    monarchia assoluta.

    La concessione della cittadinanza diede innanzi tutto incremento alla costituzione di centri locali di

    autogoverno: molteplici invero furono le organizzazioni e autonomie amministrative cui si diede

    luogo ad opera di quelle aggregazioni formatesi intorno agli accampamenti dei militari sparsi lungotutto limpero e diventati poi nuclei di un discreto numero di moderne citt europee.

    Gli appellativi di DOMINUS ET DEUS, i quali si da Domiziano avevano documentato la devozione

    dei cittadini per i loro imperatori, cominciano ad assumere, con la conclusione dellet severiana,

    piena valenza. Essi avvicinano realmente la figura dellimperatore a quella del DOMINUS, se non a

    volte addirittura a quella di un tiranno: da un lato per il crescere della forza militare, la quale

    veniva utilizzata dai singoli comandanti come mezzo per un rapido conseguimento dello scettro

    imperiale; dallaltro lato per lo sforzo, che diventa sempre pi diffuso, di fondare il potere, oltre

    che sulla forza delle armi, su una vocazione trascendente in grado di darne una nuova

    legittimazione.

    LA PRODUZIONE DEL DIRITTO

    LETA DELLA REPUBBLICA

    Le XII tavole fra patriziato e plebe

    Il quinto e il quarto secolo possono essere considerati il laboratorio della repubblica.

    In tutto il corso del quinto secolo , si fronteggiarono due ipotesi di ordinamento e di potere. La

    prima aveva al centro la restaurazione di una intransigente egemonia da parte dei vecchi gruppi

    gentilizi. Il secondo progetto doveva presentarsi invece in modo pi ambiguo e pi vago. Esso

    mirava comunque a contrastare la preminenza patrizia, e a portare sulla scena politica le masse

    plebee, ma si venne progressivamente spezzando in due versioni distinte. In una emergeva un

    orientamento democratico, che voleva affermare nel cuore della repubblica il controllo

    assembleare delle forze plebee. Laltra meno drastica e sempre pi vincente dalla fine del quintosecolo, prevedeva la possibilit di un compromesso tra patriziato ed lites plebee, e la

    conseguente formazione di un nuovo blocco aristocratico patrizio-plebeo, in grado di terminare il

    periodo di conflitti, e di assicurare un governo unitario alla citt.

    Il sapere giuridico dei pontefici si trov subito coinvolto nei nodi e nei contrasti della nuova

    politica.

    Lepisodio pi significativo senza dubbio quello delle XII tavole, alla met del quinto secolo:

    improvviso, misterioso, drammatico. Dopo il trauma della caduta della monarchia, unaltra forte

    discontinuit veniva a frapporsi rispetto al passato e alla tradizione.

    Le XII tavole furono composte fra il 451 e il 450 a.C. da una commissione di decemviri dotata di

    poteri consolari, e formata con il compito di tradurre in forma di leggi generali rivolte a tutta la

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    citt il vecchio IUS pontificale, che fino ad allora si manifestava attraverso la pronuncia dei

    RESPONSA. Dietro questa novit vi era la pressione plebea. Il disegno era chiaro. Si voleva spezzare

    lesclusivit patrizia nella creazione del IUS cittadino, nella statuizione del disciplinamento civile

    della collettivit. si voleva fissare quelle che erano pronunce individuali di sacerdoti in un insieme

    di regole, conoscibili da tutti con certezza. Ora, sarebbe stata la citt con le sue leggi a porre sestessa a garanzia del comportamento dei propri cittadini, senza pi dover riferirsi a consuetudini

    del passato, affidate alla memoria di una cerchia di sacerdoti.

    In un primo momento la pressione plebea sembr avere successo. La legislazione fu emanata, e fu

    imposta come regolamento supremo della vita cittadina.

    Le XII tavole non contenevano norme che si riferivano agli assetti istituzionali della citt: non

    erano simili a una carta costituzionale. Riguardavano piuttosto i rapporti familiari e

    patrimonialitra i cittadini. Sostituivano cio le pronunce pontificali.

    Le leggi fissavano e rendevano certo e conoscibile un diritto non condizionato da una preliminare

    discriminazione allinterno del corpo civico.Il testo raccoglieva linsieme delle formule inventate dai pontefici per ritualizzare la vi ta sociale

    della comunit (il IUS) e nominava gli atti solenni collegati ai meccanismi di scambio e di

    reciprocit delle famiglie; le forme di appartenenza e di trasferimento dei beni; lelenco dei crimini

    capitali. Uno spazio era poi riservato alla descrizione dei rituali delle ACTIONES, cio della pi

    antica tutela processuale conosciuta nella citt, che una volta si svolgeva davanti al REX in

    persona, e non dinanzi alla magistratura suprema della repubblica.

    La rivincita pontificale: come si forma un diritto giurisprudenziale

    I patrizi reagirono al progetto plebeo (sin dal 449). I pontefici ripresero il sopravvento . e non

    soltanto per ragioni politiche. Con la nuova promulgazione la laicit della citt non era in grado di

    reggere, al di la della cerchia pontificale, lo sforzo interpretativo necessario per applicare le leggi

    nella vita quotidiana della comunit. I pontefici divennero i custodi di una legislazione che era

    riuscita a nascere non senza ostilit.

    Le XII tavole smisero perci di avere una esistenza autonoma. I sacerdoti se ne appropriarono del

    tutto. Si ritornava al vecchio ordinamento: fra LEX e RESPONSUM era il secondo a prevalere come

    fonte primaria di IUS.

    La produzione del diritto era di nuovo nelle mani dei pontefici, ma dal 300 a.C. in poi, in seguito al

    plebiscito Ogulnio, anche le famiglie plebee pi importanti furono ammesse al collegio pontificale.

    Primo segno che poi porter ala nascita di una NOBILITAS patrizio-plebea.

    Nel corso del quarto secolo, con i plebei al governo e la forma oligarchica dellordinamento

    politico, il diritto romano assunse i caratteri di un diritto giurisprudenziale. Di un diritto cio

    costruito intorno al sapere particolare di esperti cui la collettivit riservava il compito di dettare le

    regole della convivenza sociale dei cittadini, e non intorno alla forma della legge generale, votata

    dallassemblea.

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    Leclissi dei pontefici: il IUS dalla religione alla politica

    Secondo il racconto di Pomponio intorno alla met del terzo secolo a.C. Tiberio Coruncanio, un

    pontefice massimo di famiglia plebea, decise per primo di professare pubblicamente il suo

    sapere, violandone la tradizionale segretezza.Fra quarto e terzo secolo a.C., infatti, limmagine del sacerdote sapiente comincia a venir meno, e

    prende il suo posto quella del nobile-sapiente. Dare i RESPONSA era un privilegio aristocratico,

    legato alla superiorit della nobilt patrizio-plebea, senza pi un rapporto con la religione. Nel

    cambiamento rest ferma tuttavia una costante: la conoscenza del diritto rimase comunque una

    funzione legata allesercizio del potere nella citt.

    La forza del responso adesso si basava su nozioni e dottrine, gi nel pieno del terzo secolo, che

    dovevano apparire del tutto laiche. La sua padronanza era sempre patrimonio di uomini

    influenti, impegnati nel governo, ma non pi sacerdoti.

    Allantico intreccio fra sacro e diritto, si affiancava, e poi sostituiva, una diversa connessione, frasapere giuridico e potere politico, mentre anche la religione subiva una forte pressione da parte

    del nuovo blocco dominante.

    Tuttavia le nuove figure di nobili sapienti non identificavano gi dei giuristi.

    Lo spostamento del IUS dalla religione alla politica non modific tuttavia dallinterno i tratti

    costitutivi del sapere giuridico. La forma mentale del nuovo esperto aristocratico, non presentava

    fratture rispetto a quella pontificale.

    Il IUS CIVILE: un diritto per la repubblica

    I RESPONSA costituivano il IUS vivente della citt repubblicana, la base portante delle relazioni

    sociali fra i cittadini. Essi tuttavia continuavano a non stabilire regole generali. Valevano solo per la

    domanda proposta.

    La realt sociale era registrata attraverso un reticolo di tasselli verbali, uno solo dei quali poteva

    bastare a determinare la soluzione. Linsieme di queste prescrizioni form la base dellinterno

    diritto repubblicano, chiamato, a partire dal secondo secolo a.C., IUS CIVILE, che vuol dire il diritto

    della citt. Esso atteneva allo stato delle persone, alle questioni ereditarie, alle forme

    dellappartenenza della terrae di altri beni mobili e immobili, alle obbligazioni e agli atti solenni ditrasferimento di diritti sulle cose, ad alcuni comportamenti illeciti, al possesso regolato dalle XII

    tavole.

    Al suo interno si possono distinguere tre strati: il primo era costituito dai MORES arcaici; il secondo

    dalle leggi delle XII tavole, e il terzo dai RESPONSA della nuova giurisprudenza laica.Al centro in

    posizione dominante, lattivit dei giuristi.

    I giuristi oltre al RESPONDERE, svolgevano altre due attivit:CAVERE e AGERE. Il primo indicava il

    lavoro di consulenza privata svolto gratuitamente dai giuristi in favore dei cittadini in origine non

    solo di pari livello sociale, che venivano protetti e guidati in modo preventivo nel difficile compito

    di liberarsi nel groviglio di vincoli imposti dai rituali del diritto sui comportamenti sociali della vita

  • 8/13/2019 STORIA DEL DIRITTO ROMANO e Linee Di Diritto Privato Docx

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    quotidiana. Con il secondo ci si riferiva allassistenza nella fase del diritto nel processo civile, prima

    in quello per LEGIS ACTIONES, poi in quello cosiddetto formulare.

    Popolo e leggi

    Con laffermarsi del modello giurisprudenziale non cancell tuttavia la LEX. La sua importanza si

    rafforz nel corso della repubblica, quando si consolid il rapporto fra legge e comizio, centuriato

    o tributo.

    Di regola un testo di una legge si apriva con la prescrizione, nome e carica del magistrato

    proponente, e il tempo e luogo della votazione. Seguiva poi la (ROGATIO) domanda di

    approvazione del magistrato al comizio, con il vero e proprio dispositivo della legge, tal