STEFANO ZERBETTO EDITORE Comune Ponte San Nicolò · 2011. 5. 30. · Cronistoria dell’alluvione...

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Sped. in abb. postale 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Padova - N. 6/2011 - MAGGIO 2011 www.comune.pontesannicolo.pd.it Comune Territorio e Ponte San Nicolò STEFANO ZERBETTO EDITORE ALLUVIONE 2010

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ALLUVIONE 2010

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PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010

IL SINDACO ENRICO RINUNCINISPIEGA L’INIZIATIVA EDITORIALEUna pubblicazione per nondimenticare l’alluvione 4

L’ALLUVIONE DI NOVEMBRE IN SINTESICronistoria dell’alluvione 5

LE CONSEGUENZE ECONOMICHEDEL GRAVE EVENTOAlluvione: danni per quasi8 milioni di euro 10

L’ALLUVIONE E LA DISCARICADI RONCAJETTEUn mare d’acqua sulladiscarica di Roncajette 11

PONTE SAN NICOLÒ RICORDAPonte San Nicolò e le alluvioni:nel 1966 la precedente 12

ALLUVIONE: LE TESTIMONIANZERoncajette nel cuorenonostante l’alluvione 13

Traditi da un corso d’acquache si credeva amico 14

Il coraggio di ripartire 15

La Parrocchia sempre al fiancodegli alluvionati 16

L’alluvione vista con gli occhi dei bambini 18

Natale con il cuore in gola 19

I frati francescani vicini agli sfollati 20

LA MACCHINA DEI SOCCORSI E DEGLI AIUTIVolontari di Protezione Civile,amici su cui contare nell’emergenza 22

Parrocchia punto diriferimento della comunità 24

Amici del Mondo, amici di Roncajette 26

La Benemerita in prima lineanel soccorso agli alluvionati 28

RINGRAZIAMENTIUn ringraziamento di cuore a... 29

Supplemento al periodicoComune e Territoriodi Ponte San Nicolò

Direttore responsabileStefano Zerbetto

Responsabile di RedazioneFrancesco Sturaro

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35020 Ponte San Nicolò (PD)Tel. 049.8968631

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La copertina e le foto interne allapubblicazione sono state fornite dagliuffici del Comune di Ponte San Nicolò

e dalla Provincia di Padova

PONTE SAN NICOLÒALLUVIONE 2010

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UNA PUBBLICAZIONE PER NONDIMENTICARE L’ALLUVIONE

Cari concittadini, nella vita diun uomo o di una donna, di

una famiglia o di una comunità ac-cadono degli eventi che ne segnanola storia e che rimangono indelebilinella memoria. Il ricordo di questieventi può essere tramandato oral-mente di padre in figlio o trasmessoper iscritto, perché diventi un docu-mento storico utile a coloro chehanno vissuto quei momenti e aquelli che verranno.

È per questo motivo che l’ammini-strazione comunale ha ritenuto indi-spensabile realizzare questa pubbli-cazione “Ponte San Nicolò Allu-vione 2010”, perché rimanga a pe-renne memoria della comunità.

Per presentare questo opuscolopreferisco dare spazio alle parole dame usate nel numero di dicembre2010 del Notiziario comunale, nel-l’immediatezza dell’emergenza allu-vione. Sono parole che risentono an-cora dell’emozione e degli stati d’a-nimo vissuti in quei momenti di dif-ficoltà, durante i quali la nostra co-munità si è stretta, dimostrando diessere davvero unita. “Il ricordo è divolti increduli, preoccupati, pieni diansia e di paura per il destino del vi-cino di casa di cui non si avevanonotizie, degli animali domestici ri-

masti presso le abitazioni, delle caseprobabilmente invase dall’acqua.Come già fatto in altre sedi, desi-dero, con questo mio intervento, rin-graziare, scusarmi e infondere co-raggio.

Ringrazio ogni singolo cittadinocolpito dall’alluvione, che si è affi-dato alla cura e agli aiuti nelle orepiù drammatiche, ringrazio ogni sin-golo cittadino che, pur non colpito,ha fatto qualcosa per aiutare la suacomunità. Ringrazio i volontari della

Protezione Civile, che non si sono ri-sparmiati durante l’emergenza eanche nei giorni successivi, l’Armadei Carabinieri per la velocità e laconcretezza del suo intervento, inparticolare il Luogotenente Gio-vanni Soldano e i Carabinieri dellastazione di Legnaro e delle stazionivicine, i dipendenti comunali, gliamministratori del Comune, il par-roco don Pierpaolo Peron, i frati ap-partenenti alla comunità france-scana, gli Amici del Mondo e tutticoloro che non scrivo qui, ma che si-curamente sono nel cuore di chi èstato aiutato.

Mi scuso per non aver fatto abba-stanza... forse si poteva fare di più...mi scuso di non aver sempre guar-dato negli occhi i miei concittadiniin cerca di una rassicurazione o diun’informazione.

Mi permetto di darvi coraggio.Adesso, insieme, dobbiamo lavorareduro per tornare alla normalità, perottenere i risarcimenti che ci spet-tano, ma soprattutto la messa in si-curezza delle opere idrauliche delnostro territorio. Questo è l’impegnomio personale e dell’Amministra-zione comunale.

L’alluvione porta con sé fango,paura, danni... ma quando si ritiranole acque, paradossalmente esse ci la-sciano dei doni: si comprende il va-lore della vita, l’affetto per i nostricari, la solidarietà della nostraamata comunità”.

Il SindacoEnrico Rinuncini

Un primo piano dell’alluvione dello scorso novembre. Sotto, il sindaco Enrico Rinuncini. Nell’altra pagina, un’altra foto dell’alluvione.

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CRONISTORIA DELL’ALLUVIONERiportiamo sinteticamente la cronologia degli eventi che hanno preceduto,accompagnato e seguito la rottura dell’argine del canale Roncajette e la con-seguente alluvione.

Lunedì 1 novembre - Nel pomerig-gio il Sindaco è avvertito telefonica-mente da amici e parenti, che ca-sualmente si trovavano nella zona diVicenza, dell’alto livello raggiuntodal Bacchiglione e successivamentedella sua esondazione a Vicenza e aCaldogno. Il primo cittadino esegueun primo sopralluogo lungo gli ar-gini del territorio comunale, consta-tando che il livello dell’acqua nondesta preoccupazioni.

Ore 18.45 - Il Sindaco compie unaseconda perlustrazione, rilevandoche il fiume non desta ancora timori,infatti sono ancora visibili le pietredi basamento del ponte vecchio.

Ore 21.30 - Il Sindaco esce ancorain ispezione, osservando che il livellodel fiume sta iniziando a salire. Re-catosi subito dopo in municipio perprendere visione di eventuali comu-nicazioni inviate dagli organi prepo-sti relativi alla situazione meteo e deifiumi, il Sindaco trova un fax dellaRegione Veneto che non lancia nes-sun grande allarme, ma che, come diconsueto in occasione di avversità at-mosferiche, invita le amministrazionilocali a porre l’attenzione del caso.Tuttavia l’acqua del fiume continua acrescere in maniera rapidissima.

Ore 22.30 - Viene allertato l’asses-sore alla Protezione Civile, si mobi-litano i volontari del gruppo comu-nale di Protezione Civile. In SalaGiunta viene aperto in maniera uffi-ciale il COC (Centro Operativo Co-munale), tramite cui si attivano tuttii responsabili che hanno a che farecon le problematiche relative alleemergenze acqua, neve, grandecaldo, incendio. Vengono organizzatii turni di sorveglianza degli argini. Ilprimo turno, effettuato da due vo-lontari di Protezione civile, va dallamezzanotte alle 4. Nel frattempocontinua il monitoraggio degli arginida parte dei volontari della Prote-zione Civile, del Sindaco, del Vice-sindaco, degli assessori. La situa-zione diventa sempre più preoccu-pante, anche per la presenza di fon-tanazzi, filtrazioni dagli argini in al-cuni punti del territorio: in via San-zio, in via Tintoretto e nelle campa-gne oltre l’abitato di Roncajette.L’acqua, comunque, è assolutamentepulita e i più esperti non si mostranoparticolarmente preoccupati, perchéciò avviene in tutte le occasioni dipiena.

Martedì 2 novembre ore 3 - Il Sin-daco e due volontari della ProtezioneCivile si trovano ai confini con Ca-

salserugo per l’ultimo giro di perlu-strazione prima di tornare indietro.

Ore 3.15 - Dopo l’ultimo controllo,il primo cittadino ha appena fatto ri-torno a casa, allorché un cittadino te-lefona ad un membro della Prote-zione Civile per avvisare che il fiumeha rotto l’argine a Roncajette, difronte alla discarica. Appresa la noti-zia Sindaco e Protezione Civile cer-cano di raggiungere il luogo dellarottura. Nel tragitto, osservando chel’acqua scorre già nei campi, deci-dono di andare a svegliare le primefamiglie di via Giotto. Intanto l’ac-qua corre velocemente sui campi esul Canale Maestro, percorrendolo insenso inverso rispetto al naturale de-flusso delle acque, tanto da arrivarefino nelle corti delle famiglie che sitrovano proprio di fianco al ponte.Sindaco e volontari svegliano tre fa-miglie al di là del ponte, in territoriodi Casalserugo, ma per paura che ilponte possa cedere rientrano nel ter-ritorio comunale di Ponte San Nicolòper allertare i nuclei famigliari di viaGiotto, coadiuvati dal consigliere co-munale Luca Boccon, che nel frat-tempo è stato a sua volta avvertitodell’emergenza. Le prime famigliesono svegliate dal suono dei campa-nelli di casa, ma dalla quarta abita-zione in poi, causa black-out elet-trico, i soccorritori devono scaval-care i cancelli, bussare a porte e fi-nestre e gridare all’indirizzo dei re-sidenti. Una volta avuta la certezza, grazieall’intervento di Protezione Civile edell’Arma dei Carabinieri, che tutte

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PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 GLI EVENTI

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le famiglie di via Giotto sono stateallertate, Sindaco e volontari fannoritorno nel centro abitato di Ron-cajette per svegliare le famiglie piùvicine alla falla. Essendo ancora buioe mancando l’elettricità i soccorritorinon riescono a percepire la velocitàdi risalita dell’acqua. Con l’ausiliodelle sirene delle camionette dei Ca-rabinieri delle stazioni di Casalse-rugo, Piove di Sacco, Legnaro ven-gono svegliati tutti i residenti di Ron-cajette, imponendo loro, per motividi sicurezza, l’ordine di evacuazioneimmediata dalle case.Espletata l’evacuazione della fra-zione, la preoccupazione è rivolta al-l’argine, che potrebbe ancora cedere.Fortunatamente sull’argine è posto ilmanufatto della chiavica del Mae-stro, in muratura, che impedisce allesponde del fiume di continuare a ce-dere in direzione di Roncajette. Alcontrario la presenza della discaricapermette che l’acqua inondi lenta-mente tutto l’abitato di Roncajette,salendo per il Maestro fino a lambirevia Ilaria Alpi e la canaletta in viaMantegna.Parallelamente, anche su indicazionedel Consorzio di Bonifica, si comin-cia a temere che le prime ulterioriaree a rischio di inondazione pos-sano essere alcune zone di Rio: viaSan Martino e Solferino e via Vi-valdi. Per questo vengono fatte eva-cuare anche le famiglie residenti inalcune strade in frazione Rio.Nella notte le forze dell’ordine sve-gliano anche alcuni impiegati comu-nali, che solertemente aprono il mu-nicipio. Gli evacuati vengono ospi-tati in Municipio e nella sede del-l’associazione Amici del mondo.Anche la Sala Civica viene messa a

disposizione come centro di acco-glienza.Per tutta la giornata del 2 novembreamministratori e soccorritori tentanodi capire i possibili effetti dell’acquasul territorio, cercando di ridurre alminimo disagi ed eventuali danni.Viene attivata la macchina del GenioCivile, per cominciare a tappare lafalla sull’argine. Nelle primissimeore questo primo intervento risultainsufficiente. Una ditta privata, su-bito allertata, interviene eseguendooperazioni straordinarie sull’arginedi Casalserugo e di Ponte San Ni-colò, usando camion carichi di pie-tre in retromarcia, con poca visibilitàe con il canale in piena. La notte gliargini sono illuminati dalla Prote-zione Civile con delle torce, unico si-stema per effettuare le segnalazioniagli autisti degli automezzi, chehanno messo a repentaglio la loro in-columità per risolvere il problemaesondazione nel più breve tempopossibile.Nel frattempo la maggior parte deicittadini di Roncajette è ospitata daamici e parenti, mentre altri, nonavendo questa opportunità o pervoler percepire la situazione del ter-ritorio, rimangono nelle strutturemesse a loro disposizione. Contem-poraneamente i Comuni conterminidi Legnaro, Brugine, Sant’Angelo diPiove, Piove di Sacco, Polverara eSaonara si mobilitano per accogliereeventuali sfollati. Nel contempo èstata predisposta, in caso di neces-sità, anche l’evacuazione di buonaparte della frazione di Rio e dellazona di San Leopoldo.Con apposite ordinanze il sindacodecreta la chiusura precauzionaledelle scuole di ogni ordine e grado

del Comune di Ponte San Nicolò peri giorni 2 e 3 novembre, adibendo lescuole media di via Don Orione eprimaria di via Giorato ad eventualitemporanei alloggi per le personeevacuate, fino a cessazione dellostato di emergenza (alla fine i dueedifici non sono stati utilizzati, masono state usufruite le strutture delcomune di Legnaro, così da lasciaregli edifici scolastici di Ponte San Ni-colò a disposizione di un’eventualesuccessiva evacuazione di altri citta-dini in orario notturno non prevedi-bile). Inoltre, viene dichiarato lostato di calamità naturale su tutto ilterritorio del comune di Ponte SanNicolò, decisione che permette diadottare tutti gli interventi di naturapreventiva, che possono concretiz-zarsi in lavori, servizi e forniture fi-nalizzate alla messa in sicurezzadelle zone colpite e in assistenza allapopolazione coinvolta, riducendoquanto più possibile le situazioni dirischio.

Nel pomeriggio constatando che lepietre non sono sufficienti per tam-ponare la falla, il Sindaco telefonapersonalmente al Prefetto di Padova,Ennio Mario Sodano, per fargli unresoconto dettagliato della situazionea Ponte San Nicolò.Ore 14 - Il primo cittadino incontrai tecnici inviati dal Prefetto presso lafalla.

Ore 16 - Il Prefetto convoca una riu-nione di coordinamento in Prefetturaalla presenza di tutte le Forze del-l’Ordine, di Confindustria per avereanche a disposizione i numeri telefo-nici di ditte in grado di dare il loroaiuto nella situazione di criticità, e

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l’Esercito. Viene proposto di utiliz-zare un elicottero per trasportare deicontainer pieni di materiale idoneoad arginare la falla, così da contri-buire a sedimentare le pietre, portatelontano dalla potenza dell’acqua. Acausa dell’orario non idoneo per l’o-scurità, l’ipotesi elicottero vienescartata, preferendo intervenire conblocchi di cemento pieni di sassi omateriale pesante.

Verso le 19.30 questi blocchi di ce-mento cominciano a transitare da-vanti al Municipio in direzione dellafalla. Fin da subito si comincia a ve-dere un risultato positivo. I camioncon i blocchi continuano a transitaresenza sosta, scortati dalla Polizia, no-nostante le problematiche legate allaviabilità, visto che l’accesso alla cittàè bloccato così come le tangenziali ele autostrade. Durante la notte la via-bilità migliora e così i camion pos-sono arrivare con più facilità e inmaggior numero.

Mercoledì 3 novembre ore 8 - Lafalla sull’argine viene finalmentechiusa. La breccia sulla sponda delfiume è rimasta aperta per circa 30ore. In questo intervallo di tempol’acqua, prima ha inondato PonteSan Nicolò, e poi è scesa lentamenteverso l’abitato di Casalserugo everso Bovolenta, provocando ingentidanni.In queste ore di criticità si sono sus-seguite numerose riunioni e telefo-nate con Prefettura, Provincia di Pa-dova e COM (Centro OperativoMisto) di Casalserugo, punto di rife-rimento decisionale nell’emergenzaper i comuni di Casalserugo, Bovo-lenta, Ponte San Nicolò, Maserà eAlbignasego. La situazione di emer-

genza è stata gestita grazie anche aduna grandissima collaborazione tra ivari enti: Amministrazione Comu-nale, Prefettura, Arma dei Carabi-nieri, Questura di Padova.Dal momento in cui è stata chiusa lafalla il livello dell’acqua nel canale èaumentato, rischiando l’esondazioneper superamento degli argini natu-rali; anche in questo caso il punto piùcritico è a Roncajette, dove c’è untratto molto basso dell’argine.

Giovedì 4 novembre - Da tal giornoè possibile ritirare le attestazioni distato di calamità naturale da parte dicoloro che hanno necessità di pre-sentare tale documento per motivi la-vorativi. Inoltre, apposita ordinanzasancisce la chiusura di via Giotto edi parte di via Marchioro.

Venerdì 5 novembre - Il Comuneattiva un conto corrente di solidarietàalle famiglie alluvionate.

Sabato 6 novembre - Con le ordi-nanza numero 107 e 108, a causadell’esondazione del canale Ron-cajette, il Sindaco stabilisce la proi-bizione assoluta dell’uso commer-ciale e privato di prodotti provenientida orti e campagne interessati dal fe-nomeno esondativo, intimando iltrattamento e lo smaltimento obbli-gatorio di questi stessi prodotti a pro-duzione orticola come rifiuti spe-ciali.

Alle 15 - La Provincia di Padova in-contra i sindaci alluvionati per di-scutere del peggioramento delle con-dizioni meteo.

Domenica 7 novembre - La Prefet-tura convoca un ulteriore incontro

alla presenza del Sottosegretario diStato, Guido Bertolaso.La Prefettura comunica l’emergenzain atto e l’intensificazione della vigi-lanza sugli argini (le camionette del-l’Esercito hanno continuato a girareanche nei giorni seguenti).

Lunedì 8 novembre - Il Comune diPadova mette a disposizione delle ri-sorse proprie per l’acquisto di mate-riale utile all’emergenza.

Martedì 9 novembre - La Prefetturadi Padova trasmette il verbale di unariunione sulla sorveglianza continuadei tratti arginali, chiedendo l’impe-gno da parte dei Comuni e delleForze dell’Ordine a continuare a pre-sidiare in maniera forte il Bacchi-glione 24 ore su 24, insieme al per-sonale del Genio Civile e al perso-nale dell’Impresa Broetto.

Mercoledì 10 novembre - Il COM(Centro Operativo Misto) continua asegnalare la presenza di cisterne digasolio, bomboloni di GPL, paglia efieno presso le aziende agricole, evi-denziando l’urgenza di spostare pa-glia e fieno dalle stalle per evitareche si sviluppino incendi per auto-combustione. Continuano le riunionial Centro Operativo Misto di Casal-serugo, tenute più volte durante lagiornata.La Regione Veneto chiede una stimaprovvisoria dei danni, formulata dalComune per un totale approssima-tivo di circa 9.500.000 euro.

Nei giorni seguenti proseguono gliincontri tra amministratori, che co-minciano a dare le prime comunica-zioni ai cittadini relativamente alleagevolazioni, fornite da Istituti di

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PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 GLI EVENTI

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Credito e da aziende agli alluvionati.Nel frattempo l’Arpav tiene l’ammi-nistrazione comunale aggiornata suisopralluoghi effettuati nella discarica. Arrivano comunicazioni da partedell’Ulss 16 relative alla questionedelle colture agricole.L’ATO Bacchiglione comunica atutti gli Enti gestori degli acquedottiche i consumi anomali sostenutidagli utenti nei giorni dell’alluvionenon saranno contabilizzati in tariffa,in quanto tali consumi sono risultatinecessari per attività straordinarie dipulizia e ripristino di una condizionenormale di vita.Il Comune richiede agli enti gestoridi elettricità e gas di attivarsi nellostesso modo.Cominciano ad arrivare con unacerta puntualità le comunicazionidella Regione sulla gestione del postemergenza. La Croce Rossa annun-cia la sua disponibilità per la raccoltadi donazioni da distribuire successi-vamente.

13 novembre - Giunge la prima or-dinanza del Presidente del Consigliodei Ministri, con cui si comunica cheil Presidente della Regione Veneto,Luca Zaia, è nominato commissariodelegato per il superamento dell’e-mergenza derivante dagli eventi al-luvionali. Essa contiene anche leprime indicazioni da seguire perquanto riguarda la quantificazionedei danni. Successivamente vengonodistribuiti dei moduli per la raccoltadei dati (i modelli sono arrivati primaai giornali che ai sindaci).

16 novembre - Il Consorzio di Bo-nifica Bacchiglione conferma il suointervento per la sistemazione dellefalle create dall’alluvione sulloscolo Maestro a Roncajette e comu-nica che sono in corso i lavori dichiusura della rotta in prossimità

dello sfioratore sullo scolo inferioredi Casalserugo.

Nei giorni seguenti il Commissariodelegato Luca Zaia nomina l’inge-gner Mariano Carraro, soggetto at-tuatore vicario per l’adozione di tuttele iniziative necessarie per il supera-mento dell’emergenza. Nel frat-tempo continuano i monitoraggidegli argini da parte della Prefetturae prosegue l’operato del COM, cheviene chiuso il 18 novembre. La Re-gione Veneto comunica i lavori disomma urgenza per il ripristino delcorpo arginale destro collassato.Vengono chiesti al Comune i dati ditrasmissione dell’elenco delle im-prese e dei cittadini alluvionati.

29 novembre - Il Comune invia unacomunicazione ai cittadini con og-getto la presentazione del modulo dirichiesta di contributo per danni su-biti a seguito dell’alluvione, doveviene raccomandato di osservare lascadenza prevista del 6 dicembre2010. I moduli sono messi a disposi-zione sia in Comune che presso laParrocchia di Roncajette. La conse-gna dei moduli compilati è resa pos-sibile anche il 6 dicembre, festa delpatrono San Nicola, perché il Muni-cipio rimane aperto.

1 dicembre - Il Comune di Casalse-rugo comunica che anche viaGruato, con ordinanza, è stata chiusafino al confine comunale con PonteSan Nicolò.

Nei giorni seguenti il Comune diPonte San Nicolò costituisce un’u-nità operativa per l’erogazione deicontributi, formata da tre tecnici (uf-ficio tecnico, ufficio anagrafe e uffi-cio ragioneria) nominati dal Sindaco,cui è affidato il compito della distri-buzione dei primi contributi secondole direttive del Commissario.

Il Comune di Ponte San Nicolò inviaun’importante comunicazione alCommissario delegato, all’Unità diprogetto del Genio Civile e al Con-sorzio Bacchiglione che ha per og-getto gli interventi di ripristino ne-cessari per la sicurezza idraulica delterritorio, evidenziando che l’operafondamentale per la sicurezza idrau-lica del territorio è il completamentodell’intervento di ricostruzione del-l’argine destro del canale Roncajettea Ponte San Nicolò, con relativo ri-pristino della funzionalità della chia-vica del Maestro a Ponte San Nicolò.Inoltre, viene posta l’attenzione sulfatto che gli argini del Bacchiglionepresentano alcuni tratti di erosione,che richiedono interventi urgenti diripristino e che i suddetti argini de-vono essere attentamente monitoratinei mesi a seguire per i necessari ac-certamenti e interventi.

Attualmente il Consorzio di Boni-fica Bacchiglione sta realizzando in-terventi di somma urgenza per il ri-pristino di impianti idrovori e argi-natura dei canali di bonifica, checomportano una spesa complessivadi quasi tre milioni di euro.Il Comune ha inviato raccomandatealla Regione Veneto e al ConsorzioBacchiglione con richiesta di esen-zione dal pagamento del contributodi bonifica per i cittadini alluvionati;parallelamente, l’Amministrazioneha anche derogato il pagamento del-l’ICI per le zone soggette ad esonda-zione.Contemporaneamente alla gestionedell’emergenza e del post-alluvione,in questi mesi l’attività amministra-tiva degli uffici è continuata, anchese in alcuni uffici con una certa sof-ferenza, perché all’ordinaria ammi-nistrazione si è aggiunta anche lastraordinaria amministrazione do-vuta all’alluvione.

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ALLUVIONE: DANNI PERQUASI 8 MILIONI DI EURO

La stima definitiva e comples-siva dei danni provocati dal-

l’alluvione del 2 novembre nel terri-torio comunale di Ponte San Nicolò,ammonta a 7.992.616 euro. Il rap-porto contenente la cifra, suddivisanelle varie voci, e aggiornato al 9 di-cembre è stato trasmesso dal Co-mune, nei tempi previsti, al Com-missario delegato per il superamentodell’emergenza, il presidente dellaRegione Veneto, Luca Zaia. In que-sta somma rientrano anche i circa

60.000 euro di spese sostenute dal-l’amministrazione comunale per farfronte alle prime situazioni di criti-cità. In base alle verifiche effettuatesul territorio, è stato calcolato che gliinvestimenti necessari per dar corsoai soli interventi di somma urgenzaper il ripristino della viabilità e degliimpianti danneggiati sono pari, ri-spettivamente, a 2.550.000 euro e a750.000 euro. Per quanto riguarda iprivati, le domande di risarcimentopervenute dai cittadini sono state

142, per un ammontare di 1.413.951euro di danni agli immobili, mentrequelle presentate dalle attività pro-duttive sono state 30, per un totale di2.409.312 euro di danni. A questevoci principali, devono essere ag-giunte altre voci minori per un im-porto complessivo di poco superioreagli 800 mila euro.

Lo scorso 17 dicembre la RegioneVeneto ha liquidato il primo accontodi rimborso, richiesto dagli enti lo-cali. Nell’occasione il Comune diPonte San Nicolò ha ottenuto un in-dennizzo di 2.397.785 euro, pari al30% dell’ammontare complessivodei danni, comunicato al Commissa-rio delegato per l’emergenza.

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PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 I DANNI

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PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 LA DISCARICA

UN MARE D’ACQUA SULLADISCARICA DI RONCAJETTE

Le analisi condotte sulle acque superficiali degli scoli, che scorrono a ridossodella discarica di Roncajette, eseguite nei giorni immediatamente successiviall’alluvione, hanno dimostrato che l’inondazione non ha provocato fuoriu-scite di percolato e relativa contaminazione delle falde acquifere.

L’acqua che nella notte tra l’1 eil 2 novembre ha rotto l’ar-

gine proprio in prossimità della di-scarica di Roncajette, si è riversataanche sul limitrofo impianto di stoc-caggio dei rifiuti. Una circostanzache ha provocato una certa appren-sione negli amministratori locali enella popolazione, apprensione le-gata al timore di un’eventuale conta-minazione della stessa acqua per con-tatto con il percolato (liquido che siforma in una discarica per effetto del-l’azione solubilizzante delle acquepiovane) e con altre eventuali so-stanze pericolose presenti nell’area.Per fugare ogni dubbio al riguardo,su richiesta del Prefetto di Padova,nel periodo dell’emergenza alluvionel’Arpav (Agenzia regionale per laprevenzione e protezione ambientaledel Veneto) ha monitorato la disca-rica di Roncajette, effettuando uno opiù sopralluoghi giornalieri e tra-smettendo il resoconto delle verificheallo stesso Prefetto. Due rapporti,corredati di dati analitici, sono stati

inviati anche al Comune di Ponte SanNicolò, il 5 e il 12 novembre, riguar-danti le verifiche compiute rispetti-vamente nei periodi compresi tra il 2e il 5 e tra il 6 e l’11 novembre. Findal primo sopralluogo nella discaricadi Roncajette i tecnici Arpav hannotenuto sotto controllo i serbatoi dipercolato, non riscontrando situa-zioni di criticità né altre anomalie do-vute dall’inondazione. “I serbatoi dipercolato sono sempre stati al loroposto e, quindi, certe notizie che di-cevano che i serbatoi non c’erano piùerano assolutamente false – spiega ildottor Paolo Carpin, responsabile delservizio territoriale del dipartimentoprovinciale Arpav - Visivamente itecnici non hanno riscontrato nessunapresenza di rifiuti, perché la discaricaè chiusa, né colore o odore delleacque tali da far presumere perdite dipercolato. L’aspetto visivo, quindi,dava un certo elemento di tranquil-lità. Ciò è stato, poi, confermato dalladocumentazione fotografica e da ve-rifiche successive eseguite anche nel

corso del sopralluogo congiunto (5novembre ndr) con Regione, Provin-cia e sindaci di Ponte San Nicolò eCasalserugo, i quali hanno potutoconstatare che l’acqua ha solo lam-bito le piazzole di sicurezza su cuipoggiavano i serbatoi. In tale occa-sione è stato concordato di fare ese-guire ad Acegas le analisi dei corsid’acqua circostanti la discarica, in ac-cordo con l’Arpav, non appena lecondizioni di accessibilità lo avesseroconsentito”. Tali operazioni sono ini-ziate il 9 novembre con prelievi dicampioni d’acqua dal Bacchiglione,dallo scolo Corriva e dal Roncajette.I valori riscontrati sono stati con-frontati con quelli di precedenti ana-lisi, risalenti al maggio 2010, e nonhanno evidenziato differenze signifi-cative, salvo per un minor tenore diferro totale e manganese.

Altri campioni sono stati presi il 9dicembre 2010 e i dati, in particolareper quanto riguarda il PH, la condu-cibilità, l’ammoniaca, i nitriti, i ni-trati, il COD (Chemical Oxygen De-mand che tradotto significa letteral-mente “domanda chimica di ossi-geno”), i cromo esavalenti, sono staticomparati con quelli di analoghicampioni prelevati nel giugno del2008, rilevando una generale ridu-zione dei valori. In definitiva l’acquadella falda è stata diluita per effettodella piovosità e non soltanto dell’al-luvione e, soprattutto, non sono stateevidenziate fuoruscite di percolato.

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PONTE SAN NICOLÒ E LE ALLUVIONI:NEL 1966 LA PRECEDENTE

Nel corso della sua storia, il territorio di Ponte San Nicolò è stato più volte sog-getto a inondazioni. Le più recenti alluvioni, precedenti a quella del novem-bre 2010, si sono registrate nel 1882, nel 1907 e nel 1966. Di quest’ultimail ricordo è ancora vivo, soprattutto nei cittadini che all’epoca l’hanno vissutain prima persona.

Quella dello scorso novembrenon è stata l’unica alluvione

che ha colpito il territorio di PonteSan Nicolò nella sua storia recente.Quarantaquattro anni fa, esattamentenel 1966, e proprio nello stesso pe-riodo, il Bacchiglione tracimò,senza, però, rompere gli argini, inva-dendo case e campagne. Un aiutonella ricostruzione degli eventi ante-cedenti e susseguenti la rotta del 6novembre del ’66, ce lo offre il rac-conto che Adriano Smonker ha affi-dato alle pagine del suo libro “Ilnonno di mio nonno” (Tracciati edi-tore), edito nel 2009. “Ad un tratto –scrive l’autore – nel primo pomerig-gio, ecco spargersi la voce tanto te-muta: ‘Sparsora, sparsora!’ ‘Tra-cima, tracima!’. Infatti, bisogna direche l’onda di piena, arrivata da Vol-tabarozzo, non aveva propriamenterotto gli argini, come comunementesi credeva, ma li aveva semplice-mente superati, prima verso San Gre-gorio, sul Piovego, poi sempre piùvicino, circa un chilometro a montedel cimitero. A quella notizia si rad-doppiano gli sforzi, si radunano ibambini, si chiamano forte per nomei vicini, in cerca di aiuto e conforto,per sentirsi meno soli in caso di ne-

cessità. (…) Il sindaco di allora eraGiovanni Bezzon, e stava tornandodal lavoro, quando successe il fattac-cio. Alla vista di tutta quell’acqua siconsultò in fretta col parroco donMario Nicolé, buonanima e, insieme,decisero di far suonare le campane amartello. D’improvviso, quel suonometallico e insistente tagliò l’ariacome la lama affilata di un’accetta eun brivido di gelo calò sugli animidelle persone, già tristi per contoloro: era un’ulteriore conferma, qua-lora ce ne fosse stato bisogno, che ilpericolo era grande per davvero.

Si organizzarono i primi aiuti inasilo, si fecero riunioni d’emergenzain municipio, si improvvisarono al-cuni volenterosi (non esisteva ancorala Protezione Civile) insieme alleForze dell’Ordine. Intanto l’acqua,che nell’onda di piena aveva scioltoogni freno, continuava a infiltrarsipei campi, scorrendo, ora, persa lavelocità iniziale, viscida e silenziosa,come un serpente che esce dallatana, presentandosi all’improvvisosulle aie, davanti alle porte di casa,come uno spettro.

Incominciava, ormai, a zampillareperfino dai pavimenti del pianter-reno, facendo traballare sedie, mobili

e credenze, senza parlare delle can-tine, dove le botti, semivuote, pren-devano talvolta la via della corrente,tanto che dovettero essere ancoratecon delle corde, così come il le-gname accatastato dietro casa. Calòpresto la notte e fu, quella, la piùlunga notte dell’anno: mancava laluce, poche erano le torce e, su tutto,regnava un silenzio impressionante.

Molte mamme si erano ritirate alpiano superiore, coi loro figli piùpiccoli, per metterli a letto, mentre imariti spiavano, dai balconi semi-chiusi, il lampeggiante bluastro, a in-termittenza, delle camionette dellapolizia e dei pompieri”.

All’epoca la popolazione di PonteSan Nicolò si aggirava sui 6 milaabitanti. Oggi i cittadini che risie-dono tra le due sponde del canale,unite dal ponte in ferro, sono oltre ildoppio (13.325 a dicembre 2010).Sono trascorsi quasi quarantacinqueanni dall’alluvione del 1966; in que-sti nove lustri il progresso scientificoe tecnologico ha compiuto passi dagigante in tutti i campi del sapere,della scienza e della società, ma iericome oggi, nel 1966 come nel 2010,di fronte alla forza della natura leemozioni, gli stati d’animo, gli stessicomportamenti delle persone sonogli stessi. Posti d’innanzi ad unevento calamitoso, come un’allu-vione, le persone si trovano spiaz-zate, percorse nel loro intimo da ti-more, preoccupazione, paura, senti-menti che, però, come per magia,dopo un primo momento di smarri-mento si trasformano in coraggio,solidarietà, tenacia, voglia di rico-minciare, come nel 1966 così nel2010.

PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 IL PASSATO

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RONCAJETTE NEL CUORENONOSTANTE L’ALLUVIONE

Una delle abitazioni più colpite e danneggiate dall’alluvione è quella di Luca Boccon,appartenente ad una delle famiglie storiche di Roncajette e residente in via Giotto.

L’acqua, che nella notte tra l’1e il 2 novembre 2010 ha rotto

l’argine del Roncajette e invaso i ter-reni circostanti, è entrata prepotente-mente nelle vite delle famiglie dellazona, soprattutto quelle residentinelle vie Giotto, San Fidenzio e Boc-caccio, sconvolgendone la quotidia-nità. In poche ore una distesa diacqua e fango ha coperto tutto,campi, giardini, strade, orti, fino adinsinuarsi dentro le stesse abitazioni,violando l’intimità famigliare. Tra inuclei più colpiti dall’alluvione, c’èquello di Luca Boccon, rappresen-tante di una delle storiche famiglie diRoncajette, la cui casa dista pochedecine di metri dal canale. Come ac-caduto ai compaesani alluvionati,anche lui è stato avvertito della rot-tura dell’argine nel cuore della notte.“Ricordo benissimo quei momenti –racconta Luca Boccon – la seraprima non ero tranquillo, perchéavevo sentito quanto era accaduto aVicenza, con l’esondazione del Bac-chiglione, per questo sono andato afare diversi sopralluoghi in macchinalungo l’argine. Poco dopo la mezza-notte mi sono fermato all’ingressodella discarica, vicino alla chiavica,

proprio dove il canale ha rotto. L’ac-qua si era alzata e sentivo un goccio-lio dal canale alla chiavica, ma inquel momento non ho prestato parti-colare attenzione a quel fatto, pen-sando fosse dovuto alla chiusura nonperfetta delle porte della chiavica; fa-talità dopo due ore e mezza l’argine

ha ceduto proprio in quel punto”.Tornato a casa dopo il giro di perlu-strazione Boccon si è infilato a letto,ma il sonno è stato interrotto da lì apoche ore dallo squillo del telefono.“Poco dopo le tre, un mio cono-scente mi ha avvertito che il canaledi Roncajette aveva rotto vicino alladiscarica, suggerendomi di scappareprima che l’acqua raggiungesse lamia casa – ricorda Boccon – a quelpunto mia moglie e io non sapevamocosa fare. In tutta fretta abbiamo por-tato le macchine sopra l’argine e poiabbiamo svegliato i nostri figli. Nonscorderò mai lo sguardo di terrore dimia figlia di undici anni quando leho detto che dovevamo scappare,perché aveva rotto l’argine. Ricordoche la luna illuminava la crestabianca d’acqua che avanzava ineso-rabile sui campi, tanto che nel giro dimezz’ora l’avevamo già davanti laporta di casa. Pian piano l’acqua hainiziato ad entrare e noi ci siamo sen-titi inermi, perché non potevamo farqualcosa per impedirlo. Nel frat-tempo era stata tolta la corrente ederavamo completamente al buio. Ab-biamo portato alcune cose al pianosuperiore e fortunatamente mia mo-glie è riuscita a salvare le fotografiee i nostri ricordi più cari. Prima diandare via, siamo andati a dare unamano ai nostri vicini, la cui mac-china non riusciva a partire”. Portatimoglie e figli in municipio, trasfor-mato in centro per gli sfollati, LucaBoccon è tornato a Roncajette peraiutare i primi soccorritori ad avver-tire i compaesani dell’arrivo dell’ac-qua e a preparare sacchi di sabbia.“Non ci si rende conto veramente

PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 LE TESTIMONIANZE

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PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 LE TESTIMONIANZE

della tragedia finché l’acqua non siritira dalle case – commenta Boccon– Nei due giorni successivi all’allu-vione, essendo la mia casa invasa daoltre un metro e trenta centimetrid’acqua, ho trovato ospitalità da miofratello che vive a Ponte San Nicolò.Abbiamo fatto ritorno a casa il gio-vedì, ma già il giorno prima ero an-dato a vedere com’era la situazione.L’acqua era scesa, arrivando a set-tanta-ottanta centimetri. Tutto quelloche si trovava al piano terra era an-dato distrutto, con sedie, mobili edelettrodomestici che galleggiavano;una cosa che non si può immaginarese non la si vede di persona. Il giornoseguente l’acqua si era ritirata, la-sciando il posto al fango, che era do-vunque. Solo a quel punto ci si rendeveramente conto dei danni subiti, chebisogna ricominciare daccapo. Inquei frangenti non sai da dove ini-ziare a risistemare. È difficile tornarealla normalità. Io sono molto legatoa Roncajette, è il paese di mio padre,

dei miei antenati e della mia fami-glia, ma alcuni dei miei famigliari,dopo l’alluvione, hanno pensato diandare via. Certamente, se dovesseriaccadere una fatto del genere, èun’evenienza che prenderemo inconsiderazione. I miei figli, il piùgrande di sedici anni e la più piccoladi undici, sono stati colpiti da quelloche è successo”. Dopo quanto pas-sato dagli alluvionati la forza perrialzarsi, per ricominciare, per ritor-nare alla vita di prima non è così fa-cile da trovare, ma certamente è piùsemplice se c’è qualcuno pronto adarti una mano. Questo è quello cheè accaduto alla famiglia Boccon eagli altri nuclei familiari colpiti dal-l’alluvione. Una volta che l’acqua siè ritirata, squadre di volontari, pro-venienti da tutto il padovano e dafuori provincia, sono giunte a Ron-cajette semplicemente per dare unamano a chi si trovava in difficoltà.“Noi la solidarietà l’abbiamo toccatada vicino – racconta Luca Boccon –

il giorno che ho cominciato a pulirecasa mia, mi sono trovato dodici per-sone venute a darmi una mano, al-cune delle quali che nemmeno cono-scevo o avevo mai visto prima. Altragente mi ha chiamato, offrendomiospitalità o per darmi una parola diconforto. Nella tragedia che ci ha ac-comunato, sono stati superati tantiscrezi, con qualcuno si è risaldato unvecchio legame, che magari si era unpo’ allentato. Da alluvionato ringra-zio la macchina dei soccorsi, l’am-ministrazione comunale, in partico-lare il Sindaco Enrico Rinuncini, e laparrocchia di Roncajette che si è at-tivata tantissimo. A nome mio e dellamia famiglia ringrazio le persone checi hanno donato quello che avevanodentro i loro cuori, per venire incon-tro a chi ha avuto come noi una di-sgrazia del genere. Roncajette è unpaese coinvolgente, che ha un qual-cosa di speciale al suo interno chenon si può spiegare. Bisogna abitarciper capirlo”.

L’acqua, una volta che si è ri-tirata, ha lasciato nella casa

Boccon una scia di danni. Il pianoterra dell’abitazione di via Giotto, adistanza di alcuni mesi dall’esonda-zione, è ancora inagibile. “Il primomese dopo l’alluvione abbiamoavuto un grande freddo in casa, no-nostante il riscaldamento fosse almassimo, a causa dell’umidità –spiega Luca Boccon – Abbiamo

passato un dicembre tragico da que-sto punto di vista. La stessa vigiliadi Natale l’abbiamo vissuta sull’ar-gine, con l’angoscia a causa di unnuovo allarme esondazione. In casaabbiamo dovuto alzare le pochecose che avevamo, per salvarle dauna nuova eventuale alluvione. Hosempre vissuto vicino al canale,sentendomi tranquillo, ma adesso,dopo quello che è successo, non lo

sono più. Per mettere in sicurezzagli argini del canale di Roncajetteservirebbe un’azione ad ampio re-spiro e non un intervento di rat-toppo. Dobbiamo, infatti, renderciconto che il problema della sicu-rezza delle sponde del canale non ri-guarda solo la frazione di Ron-cajette, ma tutto il territorio di PonteSan Nicolò, in quanto c’è la possi-bilità che possa rompere ovunque.Ponte San Nicolò – prosegue Boc-con – nella disgrazia è stata fortu-nata, perché l’argine ha rotto nelpunto in cui il Roncajette ha fattomeno danni”.

TRADITI DA UN CORSO D’ACQUACHE SI CREDEVA AMICO

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IL CORAGGIO DI RIPARTIREMessa in ginocchio dall’alluvione, l’azienda agricola della famiglia Bastianelloha saputo ripartire, grazie alla forza e alla caparbietà dei loro titolari, maanche al fondamentale aiuto degli amici allevatori e dei loro concittadini.

L’acqua, che ha invaso granparte del territorio di Ron-

cajette, non ha provocato danni allesole abitazioni, ma anche a diverseattività presenti in zona: è il caso del-l’azienda agricola della famiglia Ba-stianello. Coltivatori diretti e alleva-tori di vacche da latte, Cesare e il fi-glio Luca, vivono con le loro fami-glie in via Giotto dal 1985. In prece-denza risiedevano a Limena, dovenel 1966 avevano subito l’esonda-zione del Brenta. “Sono originario diAlbignasego e mi sono trasferito aLimena nel 1960 – racconta CesareBastianello – sei anni dopo c’è statol’alluvione e un altro allarme si è re-gistrato nel 1976. Dopo questi fattiabbiamo deciso di andarcene via daLimena, così, una volta chiusi imutui, ci siamo stabiliti a Roncajette.Qui ci siamo trovati bene, la gente èbuona”. In questi cinque lustri i Ba-stianello hanno lavorato sodo, hannosviluppato la loro attività, di paripasso hanno ingrandito la famiglia,mettendo radici a Roncajette. Poi lanotte tra l’1 e il 2 novembre, l’allu-vione ha quasi spazzato via tutte lecertezze di questa famiglia generosae caparbia, mettendo in ginocchio laloro azienda. “Alle tre e mezza delmattino siamo stati svegliati dal Sin-daco e dalla Protezione Civile – ri-corda Luca, padre di due figli, la piùgrande di tredici anni e il minore diotto – dicendoci che il canale Ron-cajette aveva rotto sul Maestro. Albuio, perché non c’era corrente elet-trica, abbiamo portato sopra l’arginei trattori e le macchine, lasciando quiun trattore per spostare gli animali,

che abbiamo slegato dentro la stalla,mentre una decina di vacche le ab-biamo condotte sopra il vicino ponte(poi portate via in barca ndr). Ab-biamo accompagnato da parenti miamadre e i bambini, svegliati e mon-tati in macchina ancora in pigiama.Poi con mia moglie e mio padresiamo sempre restati qui, al primopiano della casa”. Impossibile per iBastianello staccarsi dalla loro abi-tazione, dalla loro azienda, dai loroanimali. Nella prima mattinata è nataanche una vitellina, Speranza, por-tata in salvo sopra l’argine, ma pur-troppo morta alcuni giorni dopo;anche la madre non è sopravvissutaall’alluvione. Sebbene Cesare e Lucaavessero cercato di alzare il livellodella stalla cospargendo il fondo diballe di paglia, nell’esondazionehanno perso la vita 23 delle loro 66vacche. Altre sono morte per loshock nei giorni seguenti, per un to-tale di una trentina di capi. “Alcuneavevano smesso di mangiare –spiega commosso Cesare – perchénon sono macchine, ma esseri vi-venti. La mattina seguente non senti-vamo nulla, noi che siamo abituati asentire il muggito delle nostre vac-che. C’era il più completo silenzio.Io avevo passato la giornata prece-dente al balcone e le sentivo pian-gere, ma non potevo fare nulla. Inquel momento ci siamo detti che erafinito tutto, che non ci saremo più ri-presi”. Il mattino dopo, alle 10, conmolta cautela, vista l’acqua ancorasopra il metro, anche se il livello siera abbassato di qualche decina dicentimetri, Luca è andato a vedere

cosa era successo in stalla. Aperta laporta le vacche sopravvissute, rico-noscendone la voce, gli si sono fatteincontro per fargli festa.

L’acqua nella stalla aveva rag-giunto il metro e 45 centimetri di al-tezza, mentre in casa quota 1,30metri. Filtrata dalle finestre, l’acquapian piano aveva invaso tutto il pianoterra, provocando enormi danni amuri, infissi e mobilio e rovinandoirrimediabilmente molti ricordi. Installa delle 150 balle di fieno se nesono salvate una ventina. “Quando siè ritirata l’acqua abbiamo trovatotanto fango e tanto lavoro da fare –afferma Cesare Bastianello – matanta gente è venuta ad aiutarci,anche persone che non conosce-vamo. Vedendo questa solidarietà misono detto che se ci aiutano, pos-siamo ripartire, perché ricominciareda zero è difficile, poiché le vacche,il fieno, il mangime costano. I nostricolleghi allevatori, alcuni anche daPiacenza tramite la federazione Col-diretti, e amici ci hanno aiutato, re-galandoci animali e fieno. Questa èstata la spinta per ripartire”. C’ècommozione nelle parole con cuiLuca, Cesare e la moglie Maria ri-cordano quanti, tra amici, conoscentie persone, molte rimaste anonime,hanno fatto per loro nei giorni dell’e-mergenza e in quelli del dopo allu-vione: “Ringraziamo tutti, dal Sin-daco in prima persona che non ci hamai abbandonato, alla Protezione Ci-vile che ci ha portato da mangiare,quando isolati da tutto e da tutti nonavevamo nulla perché rovinato dal-l’acqua, ai Carabinieri, ai Vigili delFuoco, agli amici allevatori, al par-roco, ai concittadini che ci hannoaiutato, alle mamme dei nostri figli enipoti che sono venute ad aiutarci aripulire pentole e stoviglie dal fango,e a tutte le persone che ci hanno datouna mano a sistemare e a ripartire”.

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PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 LE TESTIMONIANZE

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LA PARROCCHIA SEMPREAL FIANCO DEGLI ALLUVIONATI

La frazione di Roncajette è stata messa a dura prova dall’inondazione di ini-zio novembre. Un evento tragico, che la comunità ha superato a testa alta,scoprendosi più unita e forte di prima.

L’alluvione dello scorso no-vembre ha ferito l’intera fra-

zione di Roncajette. Di fronte alleavversità, però, la comunità non è ri-masta a guardare e tanto meno si èarresa, anzi, le difficoltà l’hannounita ancora di più, permettendole direagire e di risollevarsi. Merito diquesta reazione positiva dei residentidella frazione di fronte alla calamitàva ascritta anche alla parrocchia e alsuo parroco don Pierpaolo Peron,che hanno funto da collante e dapunto di riferimento per una comu-nità disorientata da un evento cosìtragico, come è stata l’alluvione. I ri-cordi di quei momenti sono dolorosi,ma anche ricchi di umana tenerezza;sono ricordi fatti di gesti, di sguardi,di parole, di silenzi, di lacrime, maanche di sorrisi. “Sono stato sve-gliato alle quattro del mattino dallesirene dei Carabinieri – racconta donPierpaolo, parroco di Roncajette dal2005 – il Sindaco mi ha chiesto disuonare le campane per avvertire iresidenti, ma mancava la corrente enon ho potuto soddisfare la sua ri-chiesta. Abbiamo iniziato a far eva-cuare le persone dalle case, trasferitein municipio e nella sede degli Amicidel mondo. Io, invece, sono rimastoper qualche ora a Roncajette per cer-care di portare al sicuro paramenti eopere della nostra chiesa, con l’aiutodei frati della comunità francescana.

Poi sono andato a trovare gli sfollati,tra i quali c’erano anziani che non la-sciavano la loro casa ormai da de-cenni”. Abbandonate le proprie abi-tazioni in fretta e furia, molti con isoli vestiti che avevano addosso, inquei drammatici momenti i cittadinidi Roncajette hanno dato dimostra-zione di compostezza e dignità. “Hovisto tanta solidarietà – prosegue donPierpaolo – le persone si incoraggia-vano a vicenda, cercando di farsiforza l’una con l’altra. Le prime oredopo l’evacuazione del paese non sisapeva cosa sarebbe successo, non sisapeva con quale velocità l’acqua sistava avvicinando al centro delpaese. In quei frangenti si è poco lu-cidi e i parrocchiani cercavano so-prattutto notizie di quello che stavaavvenendo. C’erano persone cheavevano lasciato la loro casa, cosìcome si erano alzati dal letto, altrevivevano una situazione di smarri-mento”.

L’acqua ha cominciato ad entrarenel centro abitato di Roncajette in-torno alle nove del mattino. Sonostati molti i volontari impegnati apreparare sacchi di sabbia, utilizzatiper frenare la furia dell’acqua. “C’èstato più di qualcuno che prima dellapropria casa si è preoccupato dellanostra chiesa – ricorda don Pierpaolo– Il Comune ha mandato una squa-dra di volontari che ha sigillato con i

sacchi la parrocchiale, la canonica ela scuola materna, cosicché la nottesono stato ospite della fraternità fran-cescana, mentre gli stessi frati hannodormito con gli sfollati. Durante ilgiorno l’acqua è salita sino a lam-bire, verso mezzogiorno, lo scalinodella canonica, per poi cominciare aritirarsi. Quindi, chi poteva, ha fattoritorno a casa e ha iniziato a svuotaredall’acqua garage e abitazioni. Inquei momenti ho visto tanta solida-rietà, prima di tutto tra residenti, travicini di casa. Credo che in queigiorni siano nate tante amicizie. Hovisto persone che, dopo aver siste-mato la propria casa, andavano adaiutare chi era ancora in difficoltà”.

Non appena l’acqua ha cominciatoa ritirarsi don Pierpaolo ha visitatopiù volte, casa per casa, tutte le fa-miglie di Roncajette per verificare lediverse situazioni. “Si contavano idanni e si stava con la gente – pre-cisa il parroco – è stato il momentopiù intimo, di rapporto e di relazionecon i parrocchiani. Si andava a tro-vare gli sfollati, sempre seguiti dainostri tre frati francescani; una pre-senza molto significativa che ha in-fuso sicurezza nelle persone. Il mo-mento peggiore per molta gente èstato il ritorno a casa, o per alcuni ilnon poter rientrarvi perché ancorasommersa dall’acqua. In quei fran-genti non sai se ti fa più pena la fa-miglia giovane appena trasferitasi,che aveva tutto nuovo, magari ancorada finire di pagare, oppure gli an-ziani che hanno perso tutti i ricordidi una vita, o chi, oltre alla casa, haperso la propria attività”.

Passata l’emergenza la comunità diRoncajette ha vissuto due occasioniparticolarmente significative. La do-menica successiva all’alluvione iparrocchiani si sono ritrovati inchiesa per celebrare la santa messa.“È stato un evento molto partecipatoe sentito – confida don Pierpaolo – èstato anche un momento di profondacommozione; ci si è guardati in fac-cia e ci si è ritrovati più uniti. La cosapiù bella sono i tanti gesti di riconci-liazione che ci sono stati; alcunihanno ritrovato un’amicizia, altri sisono riconciliati tra loro. Altroevento significativo è stata la fiacco-lata che si è tenuta il venerdì succes-sivo, preceduta dalla recita del rosa-rio e seguita da una castagnata.Quella sera chi poteva è sceso inpiazza. Nonostante i danni e i disagi,alla fine la comunità è uscita da que-sta situazione ancora più unita eforte”.

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LA PROPOSTA NATURALE E GENUINAA “KM ZERO” DI ORTO DI CIVRANA

Da qualche mese in via Guido Rossa 7 a Roncaglia di Ponte San Nicolò funziona il punto vendita a “Kilometri Zero”di Tenuta Civrana, sterminata azienda agricola della vicina Pegolotte di Cona. La proposta punta l’accento su ortaggie frutta fresca e di stagione e su un’ampia selezione di prodotti alimentari che fanno della genuinità il loro punto dipartenza. Il tutto a prezzi estremamente concorrenziali grazie alla filiera diretta produttore-consumatore.

“La salute comincia a tavola”.Probabilmente l’affermazione

più comune che conta il maggior numerodi autorevoli e indiscusse conferme. Mamangiare bene e sano, cosa significa?Qui la questione diventa più complessa...Non ultimo perché non è facile tracciareuna mappatura certa dei prodotti che fi-niscono sulla nostra tavola. In ogni caso,mangiare bene e sano significa prima ditutto variare la propria alimentazione eintrodurre cibi di qualità per quanto pos-sibile senza conservanti e altri additivi,che troppo spesso sono responsabili diallergie e intolleranze alimentari.

Sull’importanza di una sana e correttaalimentazione che trae gli alimenti chefiniscono in tavola dai cicli della natura,ci crede Tenuta Civrana di Pegolotte diCona (www.tenutacivrana.it), un’a-zienda agricola che occupa una superfi-cie di oltre 360 ettari e che ha aperto aRoncaglia di Ponte San Nicolò un pro-prio punto vendita che mira appunto afar conoscere i tanti vantaggi di un’ali-mentazione naturale.

Ecco allora che da Orto di Civrana diRoncaglia di Ponte San Nicolò sono pre-senti in abbondanza ortaggi e frutta fre-

sca di stagione e una variegata selezionedi prodotti alimentari e biologici rigoro-samente “made in Italy” e prodotti daTenuta Civrana e da aziende associate. Ilparametro di riferimento è quello dei“Kilometri Zero”, ovvero i prodotti pro-vengono prevalentemente dal territoriocircostante entro un raggio massimo di180 km. Conservanti e altri additivisono banditi e l’approccio alle diversecoltivazioni é rigorosamente naturale.Insomma, una filiera corta, ben traccia-bile, che garantisce il prodotto che fini-sce sulla nostra tavola, e che lo proponead un prezzo decisamente concorren-ziale. A questo proposito, Orto di Ci-vrana sostiene che per tipologie di pro-dotti, i prezzi sono sensibilmente infe-riori a quelli dei correnti supermercati.

Ma la proposta di Orto di Civranache propone in primis alimenti freschi edi stagione, quanto è diversificata? Sicu-ramente non ci troviamo di fronte al-l’approccio consumistico del supermer-cato, le cui migliaia di prodotti spesso siripetono e si giustificano soprattuttodalla necessità di far cassa, però la pro-posta di Orto di Civrana è ben diversi-ficata. Frutta e verdura di stagione si co-niugano infatti con carni certificate pro-

venienti da aziende locali, con vini delterritorio e dei vicini Colli Euganei. Edancora, con salumi, formaggi, prodotticaseari, paste e farine di produttori pa-dovani che hanno abbracciato il credo diun’agricoltura semplice e genuina.

Per conoscere la proposta e la filosofiadi Orto di Civrana è sufficiente entrarenel punto vendita di via Guido Rossa 7 aRoncaglia di Ponte San Nicolò. La sem-plicità, il contatto con la merce esposta,l’identità certa dei prodotti e la disponi-bilità degli operatori forniranno unaprima misura della serietà dell’azienda.La successiva “prova in tavola”, ovverola fragranza, il sapore, il gusto degli ali-menti vi convincerà della scelta fatta. Epasso dopo passo conoscerete una nuovavia del benessere...

ORTO DI CIVRANAVia Guido Rossa, 7

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“…Io inizialmente ero contento dinon andare a scuola, ma quandosono ritornato a casa, passando per ilMunicipio, ho visto i residenti diRoncajette sfollati dalle loro caseche piangevano perché l’acqua avevatravolto tutte le loro cose… Durantela notte ho dormito molto poco e hofatto dei brutti sogni…”.

Mattia

“Io ho vissuto l’alluvione solo inmodo indiretto con due giorni di va-canza. Per fortuna, la mia casa nonsi trova vicino al fiume, ma una mat-tina con la mamma sono andato a ve-dere l’argine: l’acqua era molto altae sporca ed io ho pensato che, sefossi caduto, sarei morto perché nonavrei avuto abbastanza forza per lot-tare contro la corrente…”.

Damiano

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L’ALLUVIONE VISTA CONGLI OCCHI DEI BAMBINI

Cosa hanno provato i nostri ragazzini nei giorni dell’emergenza? Alcuni passidegli elaborati realizzati dagli studenti della 1ªB della scuola secondaria di primogrado “Andrea Doria” di Ponte San Nicolò sull’alluvione, danno un quadro deisentimenti e degli stati d’animo con cui i bambini hanno vissuto direttamente oindirettamente l’esondazione del Roncajette. Dagli scritti, pur nella loro sempli-cità, emergono una straordinaria sensibilità e una lucida descrizione dell’evento.

“Igiorni, nei quali è successol’alluvione, sono stati tristi

per me, per le mie compagne diclasse Alessia ed Elisa e per tutti co-loro che hanno subito danni. La seradel 1° novembre, finito di cenare, as-sieme alla mamma sono andato a ve-dere l’altezza dell’acqua del fiumeBacchiglione, perché nei giorni pre-cedenti aveva piovuto parecchio:erano le 20.30. All’inizio mi eropreoccupato, ma la mamma mi rassi-curò dicendomi che l’acqua era an-cora bassa, era all’altezza della spalladel fiume: in dialetto veneto si dice‘maresana’. Ritornati a casa, andai aletto, ma il mio pensiero era che l’ar-gine potesse rompere e non nascondoche avevo un po’ paura. La nostrasveglia si è fermata alle 3.30 circa eha continuato a lampeggiare, perchéera stata tolta la corrente… Nel tram-busto la mamma mi rassicurò dicen-domi di stare calmo. Non era sem-plice, mi misi a piangere perché erospaventato, ma i miei genitori con leloro parole mi tranquillizzarono. Re-

stammo con tutta la gente fino alle7.00 in Municipio, dove ci avevanodetto di radunarci e dove si erano riu-nite tutte le famiglie di Roncajette.Finalmente, la Protezione Civile cidisse che potevamo tornare a casa perbreve tempo a raccogliere alcunecose… Allora mi sono subito preoc-cupato di mettere in salvo i miei libridi scuola. Nei giorni successivi siamoandati ad aiutare le famiglie che ave-vano avuto danni maggiori. C’era la-voro per tutti: chi riempiva sacchi disabbia, chi si rimboccava le manichee con le pompe prosciugava l’acqua,chi iniziava a pulire gli oggetti, chieliminava quello che ormai era rovi-nato dal fango… La domenica suc-cessiva il Parroco ha fatto una pre-dica veramente toccante, dicendo cheda questa tragedia ciascuno sarebbeuscito migliore o peggiore; certo, nonsaremmo rimasti gli stessi di prima edipenderà da noi, ma io ho vistomolta partecipazione e commozioneda parte di tutti”.

Alberto

“…La falla aperta era distante danoi solo 400 metrie. e a poco a pocosi vedeva arrivare da dietro al nostrogarage una chiazza bianca: era l’ac-qua. Io, ogni due minuti controllavoquanto tempo impiegava l’acqua adarrivare ed ero sempre più impau-rita. Dopo aver cercato di salvare piùoggetti possibili, siamo scappati per-ché l’acqua era arrivata. Così siamoandati ad aiutare i nostri vicini che

non riuscivano a far partire la mac-china e nel trambusto quasi non cisiamo accorti che l’acqua era ai no-stri piedi… Verso le 9 di mattina,passando per casa, la mia mammaprovò a chiamare il nostro cane,Laika, che non avevamo più visto;allora, mio padre, aiutato dai Vigilidel Fuoco, è uscito con la barca el’ha trovata portandola in salvo…Arrivata la sera, siamo andati a casa

di mia zia, che ci ha accolti… Siamoritornati alla normalità con qualchedifficoltà in più e con i ricordi piùcari gettati via in un solo colpo,come ad esempio i quaderni e i librimiei e di mio fratello, la cucina dellanonna materna e i documenti di la-voro del papà. Questa è la mia av-ventura che resterà sempre nel miocuore”.

Alessia

“…All’inizio, quando per un’ordi-nanza del sindaco ho saputo che lescuole erano state chiuse, come tuttii ragazzini sono stata superfelice, manon avevo inquadrato bene la gravitàdella situazione. Poi, però, quando imiei genitori non sono andati al la-voro, mi sono impaurita tantissimo,perché il mio papà non resta mai acasa, nemmeno con la neve… Io fa-cevo i compiti, ma non riuscivo aconcentrarmi, ogni tanto pregavo equella sera sono andata a letto pre-gando che la notte successiva nonsuccedesse niente…”.

Serena

PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 LE TESTIMONIANZE

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“…Più passava il tempo più mirendevo conto dei danni: ho visto in-tere zone sott’acqua, macchine som-merse dal fango, animali morti e col-tivazioni distrutte. Molte persone orasi trovano senza casa e senza lavoro,ma la cosa che più mi ha colpito èvedere i volti delle persone anziane:piangevano dopo aver lavorato tuttauna vita…”.

Niccolò

“Leggo il cartello: EVVIVA! Nonsi va a scuola. Poi ho capito che lamia casa poteva essere in pericolo.Per la paura che il fiume straripasse,quella sera mi sono preparata lo zai-netto con dentro le cose a me piùcare…”.

Giorgia

“…Io non riesco a credere chel’acqua, che ci aiuta a vivere, in casicome questi ci allaghi case, indu-strie, scuole e, soprattutto, fattoriedove tanti poveri animali sono affo-gati ingiustamente…”.

Giacomo

“Se ci avessero fatto evacuare,credo che invece sarei stato in casaper fare la guardia agli sciacalli, cosìcome tutti i componenti della fami-glia”.

Dario

“Assieme ai miei vicini noi ab-biamo fatto molte perlustrazioni alfiume, io ho preparato dei sacchi disabbia. Alla notte, però, avevo mol-tissima paura… e un po’ ne ho an-cora!”.

Camilla

“I giorni dell’alluvione per me nonsono stati impegnativi, perché abitodall’altra parte dell’argine da cui ilfiume è straripato, ma nella zona al-lagata abitano i miei amici. Valentinaaveva una fattoria e le sono mortetantissime mucche, quelle che sisono salvate erano state portate dasuo papà sopra l’argine legate al trat-tore oppure sul tetto della stalla. Pro-prio quella notte è nata una vitellina,chiamata Speranza. C’era moltofango ovunque… Ora dicono chenon vorrebbero più avere una fatto-ria, infatti servono molti soldi per ri-cominciare; secondo me però cam-bieranno idea, perché ogni allevatoreche conosco ha promesso loro unamucca in regalo”.

Niccolò

“Non ho mai visto una catastrofecosì grande… sembrava di essere inlaguna. Mentre guardavo la TV, dellepaure mi assalivano: essere sfollato,perdere molte cose importanti, averela casa piena d’acqua e metterla aposto. Nello stesso tempo in cui noici siamo creduti salvi, i nostri amicidi Veggiano avevano la casa allagata,così i miei genitori sono andati adaiutarli. Penso che questo fatto sia ac-caduto perché non ci prendiamo curadella natura, costruendo troppe case”.

Sergio

Natale sommerso

Volevo dimenticarti Natale,sommergerti tra milledoni feste e svaghi,

ma acque svelte e limacciosehanno sommerso la mia vita,

le mie fatiche e le cose più care.E ora che sono stanco

sei emerso Tu, caro Bambino,per ricordarmi la Tua ricca povertà.

Dammi la speranza per ricominciare!

Alessandra Fortini

NATALE CON ILCUORE IN GOLAIl Natale 2010 rimarrà per sem-

pre impresso nella memoria dichi ha vissuto le drammatiche gior-nate dell’alluvione. Le festività nata-lizie sono state cariche di angosciaper i cittadini di Roncajette, a causadel livello del canale, che proprio lavigilia della Natività si è alzato inmaniera preoccupante. Giorni difesta, trascorsi con il cuore in golaper timore di un’altra esondazione.

“Questa situazione molto grave ciha fatto capire quanto sia importantela vita e la collaborazione di tutti… ea me si è scaldato il cuore, perchésono riuscita a comprendere il loromessaggio”.

Elisa

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PONTE SAN NICOLÒ ALLUVIONE 2010 LE TESTIMONIANZE

I FRATI FRANCESCANIVICINI AGLI SFOLLATI

I tre frati della fraternità francescana di Roncajette sono stati per due giornie due notti al fianco degli sfollati, soprattutto degli anziani, per sostenerli erincuorarli nella difficile situazione contingente.

Nei primissimi giorni dell’e-mergenza alluvione, i frati

della fraternità francescana di Ron-cajette sono stati una presenza rassi-curante per gli sfollati della frazione.Fra Giorgio, fra Giuseppe e fra Mas-simo sono stati con loro in municipioe nella sede degli Amici del mondo,adibiti a centro accoglienza, e nellapalestra di Legnaro, trasformata indormitorio, condividendo timori epaure e offrendo loro parole diconforto e di sostegno. Presenti aRoncajette dal settembre 2006, i fratifrancescani hanno trascorso anche lenotti accanto agli sfollati, prenden-dosi soprattutto cura delle personeanziane, particolarmente frastornatee disorientate per l’accaduto.

All’interno della fraternità, il primoad accorgersi di quanto stava avve-nendo nelle prime ore del 2 novem-bre è stato fra Giuseppe, alzatosi dibuonora. “Ho visto le luci sull’ar-gine, però ho pensato fosse un sem-plice allarme, di cui ero a conoscenzadalla sera precedente – racconta ilfrancescano – tuttavia mentre stavofinendo di lavarmi è andata via lacorrente e allora mi sono allarmato.Vestitomi in fretta ho acceso dei lu-mini in casa e sono andato sull’ar-gine per capire cosa stava avve-

nendo. Qui la Protezione Civile miha informato della rottura dellasponda al confine con Casalserugo.Essendo originario di Ariano Pole-sine, paese alluvionato proprio cin-quant’anni prima, sapevo cosa signi-ficava quell’evento. Allora sonocorso ad avvertire i miei confratelli einsieme siamo andati da don Pier-paolo per vedere come potevamorenderci utili”. Nel frattempo i resi-denti di Roncajette erano già statievacuati; poiché la fraternità france-scana è ospitata nell’ex scuola dellafrazione, situata sull’argine oppostoa quello della rottura, e non trovan-dosi quella zona in situazione di pe-ricolo, i religiosi non avevano rice-vuto la comunicazione di lasciare l’a-bitazione. Aiutato il parroco a met-tere in salvo alcuni paramenti sacri ele opere d’arte della parrocchiale everificato che in paese non fossero ri-masti due anziani vicini di casa, chevivono soli, i frati si sono recati inmunicipio per sostenere gli sfollati inquei momenti di smarrimento.“Siamo stati lì con le persone, che ingran parte non conoscevamo, perstare loro accanto – spiega fra Giu-seppe – c’erano famiglie con bam-bini e ragazzi, adulti e anziani. Ab-biamo cercato di renderci utili, aiu-

tando a distribuire loro qualcosa dicaldo, inoltre con i volontari dellaProtezione Civile abbiamo fatto l’ap-pello per verificare se qualcuno fosserimasto a Roncajette. Constatato chemancava una persona anziana, conun volontario della Protezione Civile,siamo tornati in paese a controllare.Abbiamo trovato l’anziano, che ab-biamo convinto a lasciare l’abita-zione, avvertendo i familiari con cuiera in contatto e portandolo alla sededegli Amici del mondo. La gente eracontenta che fossimo con loro. Tutti,dipendenti comunali, assessori e con-siglieri comunali, si sono dati ungran da fare per attenuare i disagidelle persone”. Alla sera c’è stata laricongiunzione di tutti gli sfollati,suddivisi in mattinata nei due gruppiaccolti, rispettivamente, in municipioe nella sede degli Amici del mondo;gli evacuati sono stati accompagnatinella palestra di Legnaro adibita adormitorio. “Abbiamo trascorso duenotti con gli sfollati, la prima a Le-gnaro, la seconda agli Amici delmondo – spiega fra Giuseppe – ilterzo giorno molti hanno fatto ritornonelle loro case, gli altri sono statiospitati da parenti e amici. Nei duegiorni dell’emergenza abbiamo no-tato che, soprattutto negli anziani,c’era un po’ di apprensione e di diso-rientamento, però vederci al lorofianco li rasserenava. Anche la pre-senza delle collaboratrici del Sindacoe dello stesso primo cittadino è statomolto rassicurante. Il clima tra glisfollati è sempre stato sereno,ognuno prestava attenzione alle pic-cole necessità dell’altro, c’è statamolta solidarietà e comprensione perle rispettive difficoltà. Inoltre, hannomolto apprezzato le attenzioni rice-vute in quei giorni. Quella sofferenzadi fondo è stata molto alleviata daigesti di attenzione ricevuti, anche daparte delle collaboratrici del Sindaco.Questa esperienza ha lasciato unsegno positivo in noi frati. Anche noifacciamo parte della parrocchia diRoncajette e, dopo questo evento, cisentiamo ancora di più parte di que-sta comunità, se ancora ce ne fossebisogno. Abbiamo condiviso questomomento difficile, ma devo direanche bello dal punto di vista umano,proprio per i legami di solidarietà edi vicinanza che nella difficoltà sisono rafforzati”. Nei giorni seguentifra Giorgio, responsabile del progettofraternità francescana di Roncajette,ha accompagnato il parroco donPierpaolo Peron nelle visite compiutealle famiglie alluvionate.

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VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE,AMICI SU CUI CONTARE

NELL’EMERGENZAIstituito ufficialmente nel 1996, il gruppo comunale di Protezione Civile diPonte San Nicolò in occasione dell’alluvione ha dato dimostrazione di profes-sionalità, competenza e sensibilità nell’affrontare le diverse situazioni di crisi.

L’alluvione dello scorso no-vembre ha evidenziato una

volta di più l’importanza della pre-senza della Protezione Civile in si-tuazioni di calamità naturali. Neigiorni dell’emergenza i volontari dellocale gruppo, supportati da colleghidel distretto del Piovese e di altrerealtà provenienti anche da fuori pro-vincia, hanno dato prova di profes-sionalità, competenza e spirito di sa-crificio. Attraverso una serie di inter-venti mirati, coordinati insieme alSindaco Enrico Rinuncini, hannocercato di ridurre al minimo i disagidella popolazione e di ristabilire laquotidianità nel più breve tempo pos-sibile.

Preallertati il 30 ottobre per le av-verse previsioni meteo, i volontari diProtezione Civile di Ponte San Ni-colò, suddivisi in squadre, nella nottetra l’1 e il 2 novembre hanno tenutomonitorato il Roncajette, sino allarottura dell’argine avvenuta intornoalle 3.05 in corrispondenza della di-scarica. “In realtà il livello dell’ac-qua nel canale nelle primissime oredel 2 novembre aveva rallentato lasua crescita, tanto che si era ormaistabilizzato – ricorda Roberto Mar-chioro, volontario di Protezione Ci-vile che, insieme a Giuliano To-

gnazzo ha compiuto il primo turno dicontrollo degli argini – in quei mo-menti la vera emergenza era a Bovo-lenta, dove la località ‘Ponta’ erastata sommersa, infatti le squadre deldistretto del Piovese di cui il nostrogruppo fa parte, erano concentrateproprio lì. La rottura dell’argine nelnostro territorio comunale è stata im-provvisa e inaspettata. Il primo adaccorgersi della falla è stato unagente di vigilanza, che si trovava apassare in zona, il quale, incontrandoper strada Diego Fiorin, impegnato

anch’egli da privato cittadino a con-trollare lo stato degli argini, lo hainformato dell’accaduto. Lo stessoFiorin ha, quindi, chiamato un nostrocollega della protezione civile, che,a sua volta, ha fatto scattare l’al-larme”. Entrati immediatamente inazione, i volontari del gruppo comu-nale di Protezione Civile, insiemealle forze dell’ordine e al Sindacohanno cominciato ad evacuare la fra-zione di Roncajette. Il ricordo deivisi impauriti, soprattutto degli an-ziani e dei bambini, svegliati nelsonno e avvisati del pericolo incom-bente e della necessità di lasciare leproprie abitazioni per un luogo piùsicuro, è ancora vivo nei soccorritoriche, in piena notte, senza l’ausiliodell’elettricità e spesso con i proprimezzi, sono riusciti ad evacuare inpoche ore una comunità di circamille persone. Portati nelle struttureallestite per l’accoglienza (l’atrio delmunicipio, la sala civica e la sededegli Amici del mondo), bagnati, in-

Foto di repertorio del gruppo comunale di Protezione Civile di Ponte San Nicolò. Sotto, la sede dell’associazione.

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freddoliti, frastornati, impauriti, glisfollati sono stati censiti e hanno ri-cevuto le prime attenzioni. “Ab-biamo pensato subito a portare loroqualcosa di caldo – racconta RobertoMarchioro – nel contempo cerca-vamo di infondere serenità, parlandocon loro e ascoltandoli, il tutto èstato facilitato dal rapporto di fidu-cia che, ormai, si è instaurato tra lacittadinanza e il nostro gruppo diProtezione Civile, che opera nel ter-ritorio da quindici anni”.

La gestione della situazione diemergenza da parte del gruppo co-munale è stata totale. Tutti e 38 i vo-lontari effettivi del locale grupposono stati coinvolti nei vari interventiattivati. “Abbiamo subito aperto lecucine allestite nella nostra sede,presso l’ex edifico del Magistratodelle acque – spiega la coordinatricedel gruppo comunale di ProtezioneCivile, Antonella Ongaro, inizial-mente bloccata a Vicenza per l’allu-vione che aveva colpito anche il ca-poluogo berico, e tornata finalmentea Ponte San Nicolò dopo un viaggioavventuroso durato varie ore – neigiorni dell’emergenza, coadiuvati daalcune componenti del GruppoDonne e altre signore, abbiamo pre-parato circa mille pasti caldi algiorno, suddivisi in colazione,pranzo e cena, per gli sfollati, maanche per i volontari e le forze del-l’ordine impegnati nelle varie opera-zioni. Inoltre, ci siamo occupatianche del supporto logistico ai ca-mion, che trasportavano i massi concui è stata chiusa la falla sull’argine.A questo proposito è doveroso fareun plauso a quei camionisti e a que-gli operatori delle ruspe, che hannolavorato in condizioni disagevoli,mettendo a serio rischio la loro inco-lumità, pur di portare a termine la

loro opera”. I volontari di Protezione Civile

nella fase acuta dell’emergenza sonostati occupati anche nell’evacuazionedegli animali dalle aziende agricoleminacciate dall’alluvione, nella pre-parazione e nel successivo posizio-namento dei sacchi di sabbia nellezone più sensibili del territorio, alfine di arginare l’eventuale arrivodell’acqua nelle aree non ancora rag-giunte. Il loro lavoro era, però, con-tinuamente interrotto dalle chiamatedi cittadini, specialmente di personenon direttamente coinvolte nell’allu-vione, preoccupati per la situazione ealla ricerca di informazioni. Inoltre, ivolontari dovevano controllare le se-gnalazioni che pervenivano dai pri-vati, relative alla presenza di fonta-nazzi o legate al timore di un ulte-riore innalzamento del livello del ca-nale. In questo contesto, molti tra glistessi volontari avevano il pensierodelle proprie abitazioni e delle pro-prie famiglie, anch’esse a rischio al-lagamento. Nonostante questa preoc-cupazione hanno, però, lavorato pergli altri, senza risparmiarsi, gestendoprima l’emergenza e poi occupan-dosi dei loro affetti, utilizzando inmolte “missioni” mezzi e attrezza-ture di loro proprietà (automobili ecellulari).

Conclusa il 3 novembre la faseacuta dell’emergenza con la chiusuradella falla, per la Protezione Civile èiniziata quella, forse più complicata,del ripristino delle condizioni di nor-malità. “Ci sono stati dei momentiveramente duri – commenta la coor-dinatrice Antonella Ongaro – alcunisfollati per lo stress, la stanchezza, lapaura, piangevano o urlavano. Eranosfoghi assolutamente comprensibili.In questa seconda fase è capitato chesia volata qualche parola di troppo,

ma ribadisco che si è trattato di qual-cosa di naturale, vista la situazioneche si stava vivendo. Finalmente,quando il Genio Civile ha dato il vialibera, abbiamo potuto dare avvioalle operazioni di svuotamento delleabitazioni e delle aziende dall’acquacon l’ausilio delle motopompe, al-cune in dotazione al nostro gruppo,altre prestateci dai gruppi del di-stretto del Piovese e da altre realtà”.

Gli sfollati hanno potuto fare cosìritorno alle loro case. Aiutati dai vo-lontari di Protezione Civile e da altrepersone, gli alluvionati si sono do-vuti disfare di gran parte del mobi-lio, divenuto inutilizzabile, pulire imuri ed effettuare una disinfezioneparziale delle abitazioni. “Questa se-conda fase si è chiusa nel giro diquattro cinque giorni grazie all’in-tervento dei volontari locali e diquelli provenienti da fuori paese, masoprattutto degli stessi cittadini chesi sono dati tanto da fare – concludela coordinatrice Ongaro – Di questacalamità in noi volontari del gruppocomunale di Protezione Civile diPonte San Nicolò sono rimasti l’e-sperienza accumulata, alcuni spuntiper migliorarci, molti motivi di cre-scita, ma, soprattutto, ci sono rima-sti i rapporti di amicizia instauratisicon altri gruppi di Protezione Civilee con gli stessi cittadini. Inoltre, ab-biamo avuto la possibilità di metterealla prova un meccanismo di soc-corso, che speriamo non debba piùessere attivato. In particolare, nell’e-mergenza ci ha colpito la dignità di-mostrata dalle persone alluvionate,veramente encomiabile. Questoevento tragico ha reso evidente unavolta di più la compattezza del no-stro gruppo, uscito da questa duraesperienza ancora più unito e affia-tato”.

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PARROCCHIA PUNTO DIRIFERIMENTO DELLA COMUNITÀ

“Unità di crisi” questo è il nome che, per cercare di sdrammatizzare la situa-zione, si è dato il gruppo di volontari della parrocchia di Roncajette, che si èassunto il compito di distribuire alle famiglie alluvionate gli aiuti offerti da as-sociazioni, comunità parrocchiali, scuole, aziende e semplici cittadini.

Appena diffusasi la notizia del-l’alluvione, si è subito messa

in moto la macchina dei soccorsi edella solidarietà verso le popolazionicolpite da questo evento straordina-rio. Da tutta la provincia, dal Venetoe da fuori regione sono giunti aiuti diogni genere, inviati per alleviare i di-sagi degli alluvionati. A Roncajette,nell’ambito della parrocchia, si è co-stituita quella che i suoi componenti,in maniera scherzosa, hanno deno-minato “Unità di crisi”, un organi-smo composto dal parroco don Pier-paolo Peron, Donatella Bettiato,Pierluigi Fiorin e altri volontari. Incollaborazione con il Comune diPonte San Nicolò, l’Unità di crisi hasubito assunto il compito di distri-buire materiale di vario genere allefamiglie, che avevano subito l’eson-dazione.

“Qui in parrocchia sono cominciatiimmediatamente ad arrivare vestiti,generi alimentari, prodotti per la pu-lizia e poi anche elettrodomestici emobili, che abbiamo distribuito conl’aiuto di volontari – spiega don Pier-paolo – Dopo l’alluvione abbiamocompiuto numerose visite alle fami-glie, per renderci conto di quello dicui avevano necessità. Inoltre, ab-biamo comprato una lavatrice, por-tata in parrocchia e messa a disposi-

zione di chi ne aveva bisogno. Neigiorni seguenti l’esondazione a moltiparrocchiani mancavano le cose piùsemplici come i generi alimentari oun vestito pulito, ma non è mancatala solidarietà. Ho visto persone por-tarsi a casa la roba da lavare di con-cittadini alluvionati”. Oltre ad ali-menti, prodotti per la pulizia, vestiti,elettrodomestici e mobili, sonogiunte in parrocchia anche donazioniin denaro. “Associazioni, comunitàparrocchiali, privati cittadini cihanno mandato le loro offerte – ri-corda don Pierpaolo – una coppia disposi, per esempio, ha rinunciato alviaggio di nozze, per aiutare econo-micamente gli alluvionati. Aiuti sonovenuti anche da fuori provincia,come da Arquà Polesine, paese col-pito dall’alluvione nel 1951, che ciha mandato i fondi raccolti dai ra-gazzi con la chiarastella. Queste do-nazioni, dell’ammontare comples-sivo di circa trentamila euro, sonostate distribuite, in collaborazionecon il Comune, secondo i bisogni,perché non è mai qualcosa di mate-matico. La parrocchia, vista questadisponibilità frutto delle offerte rice-vute, è stata la prima a poter aiutareeconomicamente gli alluvionati”.Prima di Natale è stata distribuitaalle prime ottantacinque famiglie al-

luvionate una prima tranche di que-ste risorse. “Le nostre famiglie nonsi aspettavano di ricevere un aiutoeconomico dalla loro parrocchia –racconta Donatella Bettiato – alcunil’hanno restituito, dicendoci di darloa chi ne aveva maggior bisogno. Ab-biamo distribuito di tutto, dai generialimentari ai vestiti, ai mobili, aglielettrodomestici, ai deumidificatori,ai prodotti per la pulizia, lavorandotantissimo in sinergia con il Comune,che ringrazio personalmente per lagrandissima collaborazione. Qui inparrocchia abbiamo tenuto i contattitra l’offerta di aiuti e la domanda. Undoveroso grazie va rivolto anche aglioperai comunali, sempre solleciti edisponibili a darci una mano. Di queigiorni mi è rimasto più impresso ilpudore della gente nel chiederequello di cui aveva necessità. Lafrase che sentivamo più spesso era‘Date a chi ne ha più bisogno’. Sonocosì orgogliosa dei miei concittadini.Ricordo la loro compostezza dopol’evacuazione del paese, quandoerano tutti riuniti in municipio el’impegno con cui hanno poi lavo-rato per sistemare tutto, aiutandosi avicenda. Questa è una comunità spe-ciale. A livello umano questa espe-rienza è stata una cosa grande, chemi ha arricchito dentro”.

Gli aiuti agli alluvionati sono arri-vati da diverse parti d’Italia. DalFriuli, per esempio, è giunto unostock di 120 armadi, da dividere conla parrocchia di Bovolenta. La rac-colta di generi alimentari, attivata su-bito dopo l’emergenza, ha coinvoltotutti, dai privati, alle scuole, alle as-sociazioni, alle aziende. In parroc-chia sono arrivate dalle singole borsedella spesa ai camion contenenti der-rate alimentari. “In totale sono stateuna cinquantina le associazioni checi hanno aiutato in vari modi – con-clude don Pierpaolo – senza contarei privati. Sono stati donati dai vestiti,ai prodotti per la casa, alla legna, aimobili, agli elettrodomestici, al de-naro, al cibo, che nei primi giorni èarrivato come una manna, perchéc’erano famiglie che non avevanosalvato nulla e hanno trascorso anchequattro giorni di seguito a ripulire laloro abitazione, senza avere il tempodi uscire di casa per fare la spesa.Altra esperienza traumatica l’ab-biamo vissuta la vigilia di Natale,con un nuovo allarme alluvione, maanche questo evento lo abbiamo vo-luto superare come comunità, alle-stendo comunque il presepio vi-vente”.

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AMICI DEL MONDO,AMICI DI RONCAJETTE

Al pari di tutte le persone mobilitatesi per aiutare gli alluvionati, anche i vo-lontari dell’associazione Amici del Mondo sono stati straordinari nei giornidell’emergenza, mettendo a disposizione degli sfollati la loro sede e seguen-doli premurosamente per tutto il periodo di accoglienza nella loro struttura.

Tra i vari soggetti che hannoavuto un ruolo rilevante nella

macchina dei soccorsi e degli aiutiagli alluvionati va doverosamente ci-tata l’associazione Amici del mondo,che ha messo a disposizione la suasede per accogliere gli sfollati sindalle prime ore dell’emergenza.“Sono stato svegliato dalla telefonatadel Sindaco Enrico Rinuncini intornoalle 3 e mezza del mattino, il qualemi informava della rottura dell’ar-gine del canale di Roncajette e michiedeva di aprire la sede dell’asso-ciazione per dare un riparo agli eva-cuati della frazione – ricorda il presi-dente degli Amici del mondo, GuidoChinello – Posato il telefono ci siamomessi immediatamente all’opera ealle 5 i circa duecento sfollati, ac-compagnati nella nostra sede, hannotrovato una quindicina di volontaridell’associazione pronti ad acco-glierli. Subito abbiamo distribuito

loro del the caldo e qualche genere diconforto, parlando con loro e ascol-tandoli. Abbiamo cercato di dare loroquel calore che avevano perso, met-tendoli il più possibile a loro agio.Molti degli sfollati, soprattutto glianziani, erano davvero spaesati”. Incollaborazione con la Protezione Ci-vile, nel periodo dell’emergenza, al-l’interno della struttura degli Amicidel Mondo sono stati distribuitianche pasti caldi. Per una settimanala sede dell’associazione ha ospitatodecine e decine di residenti di Ron-cajette, costretti dall’alluvione ad ab-bandonare le proprie case, portandosiappresso poche cose. “Man manoche passavano i giorni e con il mi-glioramento della situazione, la genteha potuto far ritorno alle proprie abi-tazioni, e così il gruppo di sfollati èandato gradualmente assottigliandosi– continua Guido Chinello – di queigiorni mi sono rimasti tanti ricordi,

ad esempio un nostro volontario èandato a casa a prendere dei Cd conalcuni cartoni animati, che abbiamopoi proiettato al centro per la gioiadei bambini. Ricordo il magone cheho avuto quando il Sindaco al te-lefono mi ha comunicato quanto erasuccesso e mi vengono ancora le la-crime agli occhi quando ripenso almomento, in cui ho visto arrivarenella nostra sede gli sfollati, con iloro volti impauriti, spaesati e asson-nati. Nonostante queste difficoltà eproblematiche, devo sottolineare conpiacere che, appena informati del-l’accaduto, si è messa subito in motola macchina della solidarietà. Il no-stro centro è stato aperto nel giro dipochi minuti e allestito per l’occor-renza in tempi rapidissimi. Ricor-derò per sempre le parole che hoscambiato con gli sfollati, soprattuttocon i più anziani, in quei frangenti.Sono stati giorni significativi pertutti, tanto che ancora oggi, a di-stanza di mesi dall’alluvione, quandomi capita di incontrare degli alluvio-nati, mi ringraziano per quello cheabbiamo fatto per loro. Noi dell’as-sociazione Amici del mondo – con-clude Guido Chinello - ce l’abbiamomessa davvero tutta per farli sentire acasa loro, in un ambiente fami-gliare”.

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LA BENEMERITA IN PRIMA LINEANEL SOCCORSO AGLI ALLUVIONATI

Oltre all’acqua e al fango, tra le immagini rimaste maggiormente impresse neicittadini che hanno subito l’inondazione, ci sono i visi delle persone che sindalla prima ora si sono date da fare per aiutarle. Tra queste persone ci sonoi Carabinieri, in particolare i militi della stazione di Legnaro e il loro coman-dante, il Luogotenente Giovanni Soldano, che con il suo modo di fare giovialeè entrato nei cuori degli alluvionati.

Sempre in prima linea durante l’e-mergenza alluvione, i Carabinieri

della stazione di Legnaro, comandatidal Luogotenente Giovanni Soldano, sisono distinti nelle operazioni di soc-corso e sostegno alla popolazione col-pita dalla calamità naturale. Un impe-gno a tutto tondo, profuso nelle intensee convulse giornate di novembre, ca-ratterizzate dalla rottura dell’argine delcanale Roncajette, che il Comune diPonte San Nicolò ha voluto rimarcaree onorare conferendo, su indicazioneunanime del consiglio comunale, una

lode solenne al Luogotenente Soldano,da estendere a tutti i militari della ca-serma. Il riconoscimento al coman-dante della stazione di Legnaro è statoconsegnato dal Sindaco Enrico Rinun-cini a nome dell’intera cittadinanza il13 marzo 2011, alla presenza del Pre-fetto di Padova, Ennio Mario Sodano,durante la cerimonia di inaugurazionedel centro civico “Mario Rigoni Stern”,tenutasi nell’ambito dei festeggiamentiper il 150° anniversario dell’Unità d’I-talia.

Nei racconti degli alluvionati rela-

tivi alle lunghe e dolorose giornate inbalia dell’acqua e del fango, il nomedel Luogotenente Giovanni Soldanoritorna sovente, accompagnato da sor-risi misti di simpatia e di gratitudine.Un sentimento di stima e riconoscenzache il Sindaco Rinunicini ha sintetiz-zato nella seduta del consiglio comu-nale del 2 marzo 2011, nel corso delladiscussione della delibera con oggettoil conferimento della lode solenne alcomandante della stazione di Legnaro.“Gli interventi del Luogotenente Sol-dano rimangono scolpiti negli occhi enel cuore di molti in occasione del-l’alluvione del 2 novembre scorso – haaffermato il primo cittadino di PonteSan Nicolò – Personalmente il suo im-pegno mi ha dato tanta serenità, spe-cialmente nei momenti più critici. Coni suoi interventi e la sua presenza, in-sieme agli altri Carabinieri, ha datotanta serenità alla popolazione, sere-nità di cui la stessa popolazione avevaparticolarmente bisogno in quei diffi-cili frangenti”.

Nei giorni dell’alluvione il Luogo-tenente Soldano, a detta degli stessi al-luvionati, non ha mai fatto mancareloro una parola di conforto, una bat-tuta per sdrammatizzare la situazione,ma nemmeno il suo aiuto diretto, en-trando nell’acqua e sporcandosi diquel fango, che aveva coperto campi,strade e abitazioni. Una presenza,quella del Cavaliere al merito Gio-vanni Soldano, che rimarrà indelebilenei ricordi di chi ha vissuto i giornidrammatici dell’inondazione.

Nella foto il Luogotenente GiovanniSoldano riceve dal sindaco Enrico Rinuncini

la lode solenne per l’impegno profusodurante i giorni dell’alluvione; a destra,

il Prefetto di Padova Ennio Mario Sodano.

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UN RINGRAZIAMENTO DI CUORE A…

Lo scorso mese di novembrePonte San Nicolò ha vissuto

uno dei momenti più drammaticidella sua storia. L’acqua esondatadal Roncajette ha invaso il territoriocircostante, provocando ingentidanni. La situazione critica e il postemergenza sono stati gestiti dal Co-mune in sinergia con tanti attori, isti-tuzionali e non. Sono stati tantissimigli enti, le associazioni, le aziende, iprivati cittadini, che in quei difficilifrangenti, fisicamente o material-mente, o anche solo con la preghiera,sono stati vicini agli alluvionati, cer-cando di alleviare i loro disagi. Inqueste righe l’Amministrazione Co-munale intende ringraziare tutti co-loro che prima, durante e dopo l’al-luvione si sono prodigati per aiutarei nostri concittadini trovatisi a vivereuna condizione di difficoltà. Saràdifficile ricordare tutti, ci scusiamoin anticipo se, per un’eventuale di-menticanza, scorderemo qualcuno.

Un grande Grazie va rivolto al-l’Arma dei Carabinieri, alla Polizia,ai Vigili del Fuoco, alla Polizia Lo-cale e ai dipendenti comunali che, inmaniera indefessa, hanno lavoratosenza sosta. Un ringraziamento par-ticolare va a questa forza straordina-ria che abbiamo a Ponte San Nicolò,

cioè la Protezione Civile, che pro-fessionalmente e umanamente ha di-mostrato davvero grande prepara-zione anche in caso di vera emer-genza. Va dato onore al merito a que-sti uomini e donne, che si mettono adisposizione della comunità tuttol’anno.

Grazie agli Amministratori Comu-nali e ai Consiglieri Comunali dimaggioranza e di minoranza, chesono stati presenti nell’atrio del Mu-nicipio ad aiutare chi era in diffi-coltà.

Grazie alla Prefettura per la colla-borazione prestata nella gestionedell’emergenza e alla Questura diPadova, che ci ha inviato pronta-mente uomini e mezzi per l’evacua-zione dei nostri concittadini dalleloro case.

Un grande Grazie va anche allacomunità che, pur nella preoccupa-zione e nell’angoscia di quei mo-menti, è riuscita a superare quelleore drammatiche senza mai un con-flitto. Se siamo riusciti a superarequesta emergenza è stato propriograzie alla forte collaborazione daparte di tutti.

Un Grazie va al Distretto di Prote-zione Civile del Piovese, alla Prote-zione Civile provinciale di Padova,

e a tutti gli altri gruppi comunali chehanno prestato servizio a Ponte SanNicolò.

Grazie all’Associazione Amici delMondo per la disponibilità e la cele-rità con cui ha messo a disposizionedegli sfollati la sua sede.

Il nostro ringraziamento va anchealla Presidente della Provincia di Pa-dova, Barbara Degani, all’Assessoreprovinciale alla Protezione CivileMauro Fecchio e a tutti gli altri am-ministratori che sin dall’inizio cisono stati vicini, supportandoci,nella difficile gestione dell’emer-genza.

Grazie alla parrocchia di Ron-cajette, di Ponte San Nicolò, di Ron-caglia, di Rio, di San Leopoldo e atutte le comunità parrocchiali dellanostra e di altre diocesi, che in varimodi sono state vicino ai nostri con-cittadini.

Grazie alle aziende che ci hannoaiutato nelle maniere più disparate,in particolare la ditta che ha eseguitoin una situazione di pericolo, le ope-razioni di ripristino dell’argine delRoncajette ceduto sotto la forza del-l’acqua.

Grazie ai Comuni contermini diLegnaro, Brugine, Sant’Angelo diPiove, Piove di Sacco, Polverara eSaonara, che ci hanno messo a di-sposizione le loro strutture per l’ac-coglienza di eventuali sfollati e cihanno sostenuto durante il periododell’emergenza.

Grazie a tutte le realtà associazio-nistiche e ai gruppi operanti inpaese, che si sono mobilitati convarie iniziative, durante e dopo l’al-luvione, a favore degli alluvionati.

Per finire un grande Grazie a tuttii volontari, cittadini di Ponte San Ni-colò, del padovano e di fuori provin-cia giunti in paese per dare unamano a pulire, a risistemare quelloche la furia dell’acqua aveva scon-volto, a ritornare alla normalità. Gra-zie a tutte quelle persone, che nell’a-nonimato, in questi mesi sono stativicini agli alluvionati con il pen-siero, con la preghiera e con gesticoncreti, partecipando alle raccoltedi denaro, di generi alimentari e dimateriale vario promosse da varisoggetti pubblici e privati.

L’elenco è ancora lungo, ma ci fer-miamo qui ringraziando fraterna-mente tutti coloro che, disinteressa-tamente, ci hanno aiutato a superareun momento difficile per la nostracomunità. GRAZIE

L’Amministrazione Comunaledi Ponte San Nicolò

La sede municipale di Ponte San Nicolò.

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