Spello, dove l’ulivo - Camera di Commercio Udine Raccontami... · Galli), e poi stuzzichini di...

2
I l punto di partenza è Domodos- sola, con il suo meraviglioso centro storico rimesso a nuo- vo, e poi ci sono le valli che si inerpicano verso le vette: la «mia» Mozzio di Crodo, la val For- mazza, gli alpeggi che danno il Bettel- matt, Crampiolo, il terrazzamento aereo e rampichino sopra il Dèvero... Sono le montagne della «mia» Osso- la,daunquartodisecolomiobuonri- tiro.Ma,allora,checifa,diretevoi,la scritta Dèvero (nel senso di hôtel), che spunta vistosa accanto a una an- cor più vistoso grosso cilindrone im- bandieratolungol’autostradacheda Milano vi porta a Bergamo? Il fatto è che la proprietà è ossolana: hanno ca- sa anche in quel gioiellino gastro- nomico che è la già citata Vice- no di Crodo. E l’insegna Dève- ro è un omaggio, un biglietto di visita che ricorda a deci- ne di migliaia di persone, ogni giorno, un angolo di Paradiso Terrestre dell’al- to Piemonte, al Sempione, al confine con la Svizzera. Ed il paradiso sarà anche quello della gola perché do- poilgrandeLucaBrasi,unal- tro grande chef ha preso le re- dini gastronomiche dei due loca- li di questo albergo Dèvero. Enrico Bartolini (ex Robinie di Montescano, PV), manda avanti il ristorante che porta il nome dell’albergo (chiuso do- menica sera e lunedì, aperto solo la sera: creativo, «importante») e l’ori- ginale, singolare Dodici 24, più velo- ce, «sbarazzino» che apre i fornelli sette giorni su sette, ininterrottamen- te, appunto, da mezzogiorno a mezza- notte! Sono uno di fianco all'altro, al piano Meno 1, oltre la hall che è anche bar che si apre sulle sale del centro congressi. Io mi sono fermato una not- te nelle belle confortevoli adeguate stanze di questo albergo a Quattro Stelleedhoprovato(chiusoperriposo il Ristorante Dèvero), sia la sera sia a mezzogiorno il Dodici 24 che portereb- be anche il suffisso Quick Restaurant (anchesenessunovifafretta!). Un menu medio completo vi coste- rà 60-70 euro, ma potrete avere anche il Piatto Unico (a 18 euro: per esempio orecchiette al ragù di coniglio con filet- to di maiale al purè abbinato a un cali- ce di vino, poi dolce al carrello e caffè), oppure i due piatti del giorno (a 13 e 15 euro). E menu per bambini (fino a 10 anni) a 15 euro. Io, ovviamente, mi so- no abbuffato alla carta, cominciando con lo sgranocchiare pane focaccia e schiacce meravigliose e grissini straor- dinari con la mousse di fegatini e pro- sciutto crudo di Parma (di Ruliano o di Galli), e poi stuzzichini di baccalà ai pi- stacchi, tartare di manzo, zuppetta di cecicongallinellaeseppioline,corzetti agli scampi, maltagliati al ragù di ani- mali di corte e Grana Padano, meravi- glioso petto di pollo ruspante, rombo con padellata di verdure, costoletta al- la milanese, torta di ricotta. Peccato che nel carrello dei grandi formaggi fossero esauriti proprio quelli del Ver- banoCusioOssola! C omespiegavanoilibridiscuolabenprimachearrivasse latvfuronoi Promessisposi diAlessandroManzonia unificarelalinguadegliitaliani.MentreliscrivevaDon LisandereraancheandatoaFirenzeper«sciacquareipanniin Arno»,ossiaperliberarsidainflessionidialettali.Daquesto risciacquoperònonsisasesisianosalvatelepolpette. Contrariamentealrestod’Italianell’800aMilanoperpolpette,o meglio polpett,nonsiintendevanopallinefatteconcarneo verduratrita,madegliinvoltini.Quellechenoichiamiamo polpetteimilanesilechiamavano(equalcunoancoralechiama) mondeghilj ,unterminechevienedall’araboattraversola dominazionespagnola.CosìquandoManzoni,nelcapitoloVII delsuoromanzo,famangiareall’osteriaunpiattodipolpettea Renzo,TonioeGervaso,intende polpett o mondeghilj ?«Mai mangiài mondeghilj all’osteria»suggerivaAngeloDubini, medicomilaneseeautorenel1842diuncelebrelibrodi ricette,mai PromessiSposi eranogiàstatipubblicatidaun anno.Senonsappiamocosafacciadavveromangiare ManzoniaRenzo,sappiamoincompensoperchélofa.A chiederglielofuinfattisuamadreGiuliaBeccaria.Elui rispose:«Caramamma,miavetefattomangiarefinda bambinotantediquellepolpette,chehoritenutogiusto farleassaggiareancheaipersonaggidelmioromanzo». DonLisandersarebbeprobabilmentecomprensivonei confrontideilicealiitalianiche,costrettiastudiarlo, hannosempreconsideratoilsuoromanzounpolpettone. CARLA DIAMANTI il voto Nel cuore di Cuneo una calda accoglienza R osa antico. È il colore delle case del borgo vecchio, ap- pollaiate sulla collina e te- nute insieme dalle mura romane ancora intatte, te- stimoni della Splendidissima Colonia Iulia Hispellum. È lo stesso colore del- la roccia del «mistico» monte Subasio da cui sono state tagliate le pietre per costruiremura,porteepalazzi.Suitet- ti, i coppi di argilla sono scuri come la terra ai piedi della collina, coltivata fi- no all’abitato e generosa di ulivi. Ma è nel cuore del borgo di Spello, un po' di impostazioneromana,moltodisapore medievale, che il cromatismo raggiun- ge l'apoteosi. Lo fa con il pennello del Pinturicchio, che nel 1051 affrescò la CappellaBaglioni all'interno dellachie- sa di Santa Maria Maggiore. I colori squarciano l'uniformità delle tinte del borgo, con un susseguirsi di verdi, di rossi, di azzurri del cielo, di scorci e di vedute che ricordano il paesaggio dei dintorni, dove la natura si esprime an- che nelle produzioni agricole d'eccel- lenza. Sulla strada che unisce Assisi e Foligno, Spello guarda a occidente e vede Cannara, conosciuta per la pro- duzione di cipolle, e Cantalupo, dove la cucina delle lumache è diventata ar- te. Basta spostarsi di pochissimi chilo- metri verso sud e si incontra Foligno con il distretto di Cave, noto per la produzione di fagiolo «verdino» e «giallino», il primo introdotto sul ter- ritorio, come raccontano gli anziani del posto. I semplici frutti della terra sono anche gli ingredienti della genui- na cucina tradizionale, dove la dimen- sione conviviale ha la stessa impor- tanza del gusto. Per mantenerla viva, la Comunità delle Cuoche popolari dell'Umbria anima ancora sagre e fe- ste di paese, cucinando in compagnia come le contadine che si riunivano nei casolari per imbandire pranzi per Capre a Bergamo I Lungo la strada trafficata, un cancello, una casetta, un cortile. Si suona ed eccovi in un inaspettato an- tro della gola: due giovani coniugi, Roberto Facchetti e la moglie Valen- tina,con i due figlioli, mandano avan- ti un microscopico caseificio dove la- vorano latte di capra. Ne escono un mare di formaggi diversi, i più buoni che abbia mai assaggiato in vita mia (Lavialattea, Brignano Gera d'Adda, BG, www.la-vialattea.it). [E.RAS.] il voto Tartara di manzo, zuppa di ceci e rombo con padellata di verdure Itinerario Al Dodici 24 di Cavenago una cucina «sbarazzina» sette giorni su sette Manzoni, giallo all’osteria tra polpette e mondeghilj Souvenir H o scritto di questo albergo, su queste stesse pagine, nel 1999: già allora applaudivo Giorgio Chiesa, ex Villa d'Este, che aveva portato sotto i meravigliosi portici del capoluogo della Granda, classe e raffinatezza. Già allora ap- plaudivo la moglie Stefania, che co- ordinava il buon personale con pre- cisione cura e professionalità. Ci tornate dopo anni e di nuovo trova- te soltanto l'insegna, che si è italia- nizzata. Il Lovera Palace è diventa- to Palazzo Lovera: anche nell’inse- gna ricorda come veniva chiamato quasimezzomillenniofa. Un piccolo periglioso parcheg- gio sotterraneo, due comodi ingres- si dirimpettai, una hall accogliente e spaziosa, un arredo caldo intimo elegante di gran tono (superiore al- le Quattro Stelle della classificazio- ne alberghiera). E poi ci sono le 47 camere raccolte, dai caldi mobili scu- ri, silenziose e luminose. Ultimo ma non ultimo, il lato cibo. Alla mattina, la prima colazione sarà adeguata (e con un assortimento di tè di grande ricercatezza e raffinatezza); poi po- trete mangiare in modo valido al ri- storante interno all'albergo oppure toccare il cielo con un dito nel risto- rante gemello, Le Antiche Contrade, a un passo da qui, curati e coccolati dallostessostaff. PALAZZO LOVERA CUNEO, VIA ROMA 37 TEL. 0171.690420 FAX 0171.603435 SITO WWW.PALAZZOLOVERA.COM CATEGORIA : * * * * (4 STELLE) DOPPIA USO SINGOLA: 85-115 EURO DOPPIA: 120-140 EURO PRIMA COLAZIONE: COMPRESA ULTIMA PROVA: 14-11-2010 il BELLO & il BUONO Fratelli di Teglia 14.5 /20 15/20 Il ristorante L’albergo Le pagelle di Edoardo Raspelli [email protected] DODICI 24 DELL’HOTEL DEVERO CAVENAGO DI BRIANZA (MI),LARGO KENNEDY (USCITA MI-BG A CAVENAGO CAMBIAGO) TEL. 02.95337152 FAX 02.95339625 WWW.DEVEROHOTEL.IT APERTO DA MEZZOGIORNO A MEZZANOTTE PROVATO IL 30-11-2010 . [email protected] ROCCO MOLITERNI L’Associazione Italiana Sommeliers Piemonte presenta Atlantedei Vini Dal 15 Dicembre “Alto Monferrato” in edicola a soli 6,90 in più con 28 LA STAMPA GIOVEDÌ 16 DICEMBRE 2010

Transcript of Spello, dove l’ulivo - Camera di Commercio Udine Raccontami... · Galli), e poi stuzzichini di...

Page 1: Spello, dove l’ulivo - Camera di Commercio Udine Raccontami... · Galli), e poi stuzzichini di baccalà ai pi-stacchi, tartare di manzo, zuppetta di cecicongallinellaeseppioline,corzetti

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - 28 - 16/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/PSP/PAGINE [B&B16] - Autore: LAUNOV - Ora di stampa: 15/12/10 22.47

Piccione arrostoe faraona in casseruola

L’attività di questo ristorante risaleall’Ottocento; attualmente lo gestisconoEnnio (in sala) e la moglie Gabriella (in

cucina). Curato nell’arredamento, con stilicompositi e quadri di paesaggi umbri dello stessoproprietario e di altri pittori locali, il locale in un’aladi Palazzo Lezi-Marchetti (XVII secolo). I soffittidella sala presentano volte a crociera che siripetono anche nel bel chiostro del palazzo che inestate funge da dehors. Il pasto si apre conpecorino, noci e salumi locali. Tra i diversi primi sisegnalano gli strangozzi, le zuppe di legumi e, inestate, i paccheri all’ortolana o i tagliolini allafolignate (con pomodori e ricotta). Sempre nellabella stagione si apprezzano le buone tagliate e unasuperba galantina di pollo in gelatina, mentre neimesi più freschi troviamo succulenti classici quali ilmaialino in porchetta, il piccione arrosto, la faraonain casseruola. Interessante il carrello degliextravergini di produttori locali. I dolci classici,come la zuppa inglese e il budino di latte, sonoreinterpretati da Gabriella; non manca poi una

bella selezione di rum e di cioccolato.Apprezzabile il vino della casa, eccellente lacantina ricca di etichette umbre e nazionali.

Prezzi: 27-35 euro vini esclusi.

DA REMO, VIA DEL CAMPO 4, FOLIGNO (PG), TEL. 0742-340522,CHIUSO DOMENICA SERA E LUNEDÌ

Le particolarità del sedano nero di Trevi, lacui coltura è entrata in crisi dopo laseconda guerra mondiale con l’arrivo del

sedano americano, sono la lunghezza maggiorerispetto ad altre varietà (può misurare anche unmetro), le coste di colore verde scuro, il cuoretenero e polposo, il fatto di essereprofumatissimo e completamente privo di fili. Selasciato crescere senza lavorazioni speciali èscuro, se viene interrato assume una colorazionepiù chiara. La semina avviene ad aprile,tradizionalmente in fase di luna calante.I contadini che ancora lo coltivano negli orticompresi tra la frazione Borgo e il fiumeClitunno (poco lontano dalle fonti celebrate daCarducci, Byron e Goethe) sono molto gelosi deiloro semi: ognuno riproduce i propri dopo averliprelevati dalle piante migliori. A metà ottobre isedani sono pronti per essere raccolti: arrivanosui mercati locali, al massimo raggiungono lacittà di Perugia. L'obiettivo del Presidio SlowFood, che riunisce cinque coltivatori, èdiffondere la conoscenza di questo ortaggio oltrei confini umbri e arginare il rischio della suascomparsa. Per conoscere i nomi deiproduttori, contattate il referente del Presidio

Valentino Brizzi, tel. 0742 332222. Angelo Surrusca

Il punto di partenza è Domodos-sola, con il suo meravigliosocentro storico rimesso a nuo-vo, e poi ci sono le valli che siinerpicano verso le vette: la

«mia» Mozzio di Crodo, la val For-mazza, gli alpeggi che danno il Bettel-matt, Crampiolo, il terrazzamentoaereo e rampichino sopra il Dèvero...Sono le montagne della «mia» Osso-la, da un quarto di secolo mio buon ri-tiro. Ma, allora, che ci fa, direte voi, lascritta Dèvero (nel senso di hôtel),che spunta vistosa accanto a una an-cor più vistoso grosso cilindrone im-bandierato lungo l’autostrada che daMilano vi porta a Bergamo? Il fatto èche la proprietà è ossolana: hanno ca-sa anche in quel gioiellino gastro-nomico che è la già citata Vice-no di Crodo. E l’insegna Dève-ro è un omaggio, un bigliettodi visita che ricorda a deci-ne di migliaia di persone,ogni giorno, un angolo diParadiso Terrestre dell’al-to Piemonte, al Sempione,al confine con la Svizzera.Ed il paradiso sarà anchequello della gola perché do-po il grande Luca Brasi, un al-tro grande chef ha preso le re-dini gastronomiche dei due loca-li di questo albergo Dèvero. EnricoBartolini (ex Robinie di Montescano,PV), manda avanti il ristorante cheporta il nome dell’albergo (chiuso do-menica sera e lunedì, aperto solo lasera: creativo, «importante») e l’ori-ginale, singolare Dodici 24, più velo-ce, «sbarazzino» che apre i fornelli

sette giorni su sette, ininterrottamen-te, appunto, da mezzogiorno a mezza-notte! Sono uno di fianco all'altro, alpiano Meno 1, oltre la hall che è anchebar che si apre sulle sale del centrocongressi. Io mi sono fermato una not-te nelle belle confortevoli adeguatestanze di questo albergo a QuattroStelle ed ho provato (chiuso per riposoil Ristorante Dèvero), sia la sera sia amezzogiorno il Dodici 24 che portereb-be anche il suffisso Quick Restaurant(anche se nessuno vi fa fretta!).

Un menu medio completo vi coste-rà 60-70 euro, ma potrete avere ancheil Piatto Unico (a 18 euro: per esempioorecchiette al ragù di coniglio con filet-to di maiale al purè abbinato a un cali-ce di vino, poi dolce al carrello e caffè),oppure i due piatti del giorno (a 13 e 15euro). E menu per bambini (fino a 10anni) a 15 euro. Io, ovviamente, mi so-no abbuffato alla carta, cominciandocon lo sgranocchiare pane focaccia eschiacce meravigliose e grissini straor-dinari con la mousse di fegatini e pro-sciutto crudo di Parma (di Ruliano o diGalli), e poi stuzzichini di baccalà ai pi-stacchi, tartare di manzo, zuppetta diceci con gallinella e seppioline, corzettiagli scampi, maltagliati al ragù di ani-mali di corte e Grana Padano, meravi-glioso petto di pollo ruspante, rombocon padellata di verdure, costoletta al-la milanese, torta di ricotta. Peccatoche nel carrello dei grandi formaggifossero esauriti proprio quelli del Ver-bano Cusio Ossola!

Come spiegavano i libri di scuola ben prima che arrivassela tv furono i Promessi sposi di Alessandro Manzoni aunificare la lingua degli italiani. Mentre li scriveva Don

Lisander era anche andato a Firenze per «sciacquare i panni inArno», ossia per liberarsi da inflessioni dialettali. Da questorisciacquoperò non si sa se si siano salvate le polpette.Contrariamenteal resto d’Italia nell’800 a Milano per polpette, omeglio polpett, non si intendevano palline fatte con carne overdura trita, ma degli involtini. Quelleche noi chiamiamopolpette i milanesi le chiamavano (e qualcuno ancora le chiama)mondeghilj, un termine che viene dall’arabo attraverso ladominazionespagnola. Così quando Manzoni, nel capitolo VIIdel suo romanzo, fa mangiare all’osteria un piatto di polpette aRenzo, Tonio e Gervaso, intende polpett o mondeghilj? «Mai

mangià i mondeghilj all’osteria» suggerivaAngelo Dubini,medico milanese e autore nel 1842 di un celebre libro diricette, ma i Promessi Sposi erano già stati pubblicatida un

anno. Se non sappiamo cosa faccia davvero mangiareManzoni a Renzo, sappiamo in compenso perché lo fa. A

chiederglielo fu infatti sua madre Giulia Beccaria. E luirispose:«Cara mamma, mi avete fatto mangiare fin dabambinotante di quelle polpette, che ho ritenuto giustofarle assaggiare anche ai personaggi del mio romanzo».Don Lisander sarebbe probabilmente comprensivo nei

confronti dei liceali italiani che, costretti a studiarlo,hanno sempre considerato il suo romanzo un polpettone.

SS75

Umbria

SPELLO

Cantalupo

Cannara

Foligno

AssisiBastiaUmbra

Bevagna

PieveFanonica

Treggio

Castelnuovo

PERUGIA

Ho conosciuto estimatori digrandi vini, che avevanoin serbo preferenze

inimmaginabili. Uno di questi,amante di Champagne e Barolo,amava forsennatamente unaMalvasia secca piacentina.L'altro giorno, all'Antica Osteriadel Teatro di Piacenza mi sonomesso alla ricerca di quelprototipo e l'ottimo FilippoDattilo Chiappini mi ha tiratofuori questa bottiglia della ValTrebbia. Le famiglie Ferrari ePerini fondarono la cantina negliAnni 50: poi la svolta negli Anni80 con la tenuta Il Poggiarello,gestita a «otto mani» dagli ultimieredi delle due famiglie: Stefano,Paolo e Massimo Perini e DelfinoFerrari. A loro il compito diseguire i 17 ettari collinari vitati(altitudine 220 m) dai qualiottengono 80 mila bottigliel'anno. Ora, se la filosofia inizialesi dedicò a una sorta di«internalizzazione» di vini evigneti, ora son tornati - vivaddio- all'autoctono. Lo è infattiquesto Colli Piacentini MalvasiaPerticato Beatrice Quadri 2008,che è frutto della selezione di unclone di malvasia; lavinificazione viene eseguita concriomacerazione, passaggiobreve in barrique (4/5 mesi) diparte delle uve, e assemblaggiofinale in acciaio. Sorprende per ilcolore giallo oro di straordinariabrillantezza e fluidità. Al naso tiassale la sua aromaticità moltoparticolare, con la sottolineaturadel mallo di noce fresco. QuestaMalvasia in bocca è secca, dibuon corpo, con un finaleamarognolo veramenteaccattivante. È lei! Perfetta coisalumi piacentini, pancetta intesta, ma anche con la coppa. Fail paio con la versione passita,che ha un simpatico gioco diparole Malvagia. Il 2008 viene davendemmia di uve stramature,poste sui graticci per alcuni mesinel fruttaio aziendale.Imperdibili anche i due campionidi Gutturnio: il PerticatoValandrea 2008 (barbera 60% ebonarda o croatina 40%) e LaBarbona 2007 (altro gioco diparole tra barbera e bonarda).Ma si assaggi anche il ColliPiacentini Pinot Nero Le Giastre2008: rosso stile Borgogna,elegante e ampio, proprio comequella Malvasia.

CARLA DIAMANTI

ilvo

to

Nel cuore di Cuneouna calda accoglienza

Rosa antico. È il colore dellecase del borgo vecchio, ap-pollaiate sulla collina e te-nute insieme dalle muraromane ancora intatte, te-

stimoni della Splendidissima ColoniaIulia Hispellum. È lo stesso colore del-la roccia del «mistico» monte Subasioda cui sono state tagliate le pietre percostruire mura, porte e palazzi. Sui tet-ti, i coppi di argilla sono scuri come laterra ai piedi della collina, coltivata fi-no all’abitato e generosa di ulivi. Ma ènel cuore del borgo di Spello, un po' diimpostazione romana, molto di saporemedievale, che il cromatismo raggiun-ge l'apoteosi. Lo fa con il pennello delPinturicchio, che nel 1051 affrescò laCappella Baglioni all'interno della chie-sa di Santa Maria Maggiore. I colorisquarciano l'uniformità delle tinte delborgo, con un susseguirsi di verdi, dirossi, di azzurri del cielo, di scorci e divedute che ricordano il paesaggio deidintorni, dove la natura si esprime an-che nelle produzioni agricole d'eccel-lenza. Sulla strada che unisce Assisi eFoligno, Spello guarda a occidente evede Cannara, conosciuta per la pro-duzione di cipolle, e Cantalupo, dovela cucina delle lumache è diventata ar-te. Basta spostarsi di pochissimi chilo-metri verso sud e si incontra Folignocon il distretto di Cave, noto per laproduzione di fagiolo «verdino» e«giallino», il primo introdotto sul ter-ritorio, come raccontano gli anzianidel posto. I semplici frutti della terrasono anche gli ingredienti della genui-na cucina tradizionale, dove la dimen-sione conviviale ha la stessa impor-tanza del gusto. Per mantenerla viva,la Comunità delle Cuoche popolaridell'Umbria anima ancora sagre e fe-ste di paese, cucinando in compagniacome le contadine che si riunivanonei casolari per imbandire pranzi per

nozze, battesimi e riunioni familiari.Su e giù per le colline che fanno da

cornice a borghi e cittadine corre laStrada dell'Olio che si dirama in diver-si itinerari nelle cinque zone dell'olio

Dop dell'Umbria. Trevi, capitaleindiscussa della linfa verde

che dal territorio scorresulle tavole è circondata

da un mare di foglieverde argento ed è

una delle tappe dell'itinerario dell'oliodei Colli di Assisi-Spoleto che ab-braccia ancheSpello. È in que-sto ambiente colli-nare prossimo al

Subasio e alla palu-de di Colfiorito, con

le sue patate rosse eil suo particolare eco-

sistema, che cresce il«moraiolo», l'ulivo umbro

di taglia piccola, con olivetonde e polpose. Il nome lo deve

al lavoro dei monaci che nel Medioevocontribuirono alla ripresa della produ-zione di olio, dopo una lunga pausa for-zata dalle invasioni barbariche. Quelliarrivati dalla Grecia e da Costantinopo-li coltivavano gli ulivi liberando il terre-no dai sassi che utilizzavano poi per co-struire i muri («mori», in dialetto um-bro, da cui deriva il nome del cultivar)che dividevano le proprietà. Hannoquasi mille anni le piante del monaste-ro di Vallegloria, descritto in una bollapapale da Alessandro III come «nobilee ricco nel quale recedono quarantottoin cinquanta monache et a le volte più eportano l'abito di Santa Chiara d'Asce-si, con olivi in grandissima copia per gi-ro di quattro miglia incirca». Sulla stra-da per il monastero, l'olio è strettamen-te correlato con il territorio: «il nostro

olio non è soltanto frutto delle olive, maanche il prodotto di un contesto» dico-no gli «artigiani» dell'azienda agrariaHispellum, dove dal ritmo delle piantee dal loro adattamento all'ambiente siimpara la «cultura del comportamen-to». È il ritmo della lunga maturazionedei frutti e poi quello delle metodicheattività di raccolta delle olive (è la «bru-catura» manuale di inizio novembre,quando il processo di maturazione èappena agli inizi ma le olive sono giàpronte per il frantoio), della loro imme-diata spremitura, della conservazionee finalmente dell'utilizzo dell'olio pocoacido e profumato dal microclima delSubasio. Una produzione antichissi-ma, iniziata con gli Etruschi e consoli-datasi con i Romani, che da Otricoli,«porto dell'olio» sul fiume Tevere, ga-rantiva l'approvvigionamento di olioumbro alla capitale. L'aristocrazia ro-mana, affascinata dall'abbondanza edal gusto dell'olio, si spingeva per cu-riosità fino ai luoghi in cui crescevanole piante, e poi tra le colline umbre deci-deva di costruire residenze patrizie,ognuna con il suo magazzino stracol-mo di dolii arrivati (in frammenti) finoa oggi.

Concluse le degustazioni di olio du-rante la manifestazione Frantoi Aper-ti, Spello inaugura il 19 dicembre la ras-segna Incontri di Natale: concerti, mo-stre, itinerari archeologici e appunta-menti letterari che animeranno le stra-de del borgo fino al 6 gennaio.

INFORMAZIONIWWW.STRADAOLIODOPUMBRIA.ITWWW.HISPELLUM.COM

Capre a BergamoI Lungo la strada trafficata, uncancello, una casetta, un cortile. Sisuona ed eccovi in un inaspettatoan-tro della gola: due giovani coniugi,Roberto Facchetti e la moglie Valen-tina,con i due figlioli, mandanoavan-ti un microscopico caseificio dove la-vorano latte di capra. Ne escono unmare di formaggi diversi, i più buoniche abbia mai assaggiato in vita mia(Lavialattea, Brignano Gera d'Adda,BG, www.la-vialattea.it). [E.RAS.]

ilvo

to

Il sedano a Trevisi tinge di nero

In cantinaPaolo

Massobrio

lu

oghi

del

gust

o

Tartara di manzo, zuppa di cecie rombo con padellata di verdure

Sulle colline umbre la cultura dell’olio nasce dagli Etruschi

Spello, dove l’ulivosegna il tempo

Itinerario

I PIACERI DELLA TAVOLA E DEL VIAGGIO

I consigli di Slow Food

ost

erie

d’Ita

lia

FERRARA

Chiamatemi signor MaialeAd Argenta (Fe) da domani a domenica si svolge«Chiamatemi signor Maiale», una kermessegastronomica dedicata alle mille specialità del suino

TARANTO

La sagra delle clementineFino a domenica è in corso a Palagiano (Ta)la 21 esima «Sagra delle clementine»: accantoagli agrumi degustazioni di prodotti locali

Al Dodici 24 di Cavenago una cucina «sbarazzina» sette giorni su sette

Manzoni, giallo all’osteriatra polpette e mondeghilj

Souvenir

Ho scritto di questo albergo,su queste stesse pagine, nel1999: già allora applaudivo

Giorgio Chiesa, ex Villa d'Este, cheaveva portato sotto i meravigliosiportici del capoluogo della Granda,classe e raffinatezza. Già allora ap-plaudivo la moglie Stefania, che co-ordinava il buon personale con pre-cisione cura e professionalità. Citornate dopo anni e di nuovo trova-te soltanto l'insegna, che si è italia-nizzata. Il Lovera Palace è diventa-to Palazzo Lovera: anche nell’inse-gna ricorda come veniva chiamatoquasi mezzo millennio fa.

Un piccolo periglioso parcheg-gio sotterraneo, due comodi ingres-si dirimpettai, una hall accoglientee spaziosa, un arredo caldo intimoelegante di gran tono (superiore al-le Quattro Stelle della classificazio-ne alberghiera). E poi ci sono le 47

camere raccolte, dai caldi mobili scu-ri, silenziose e luminose. Ultimo manon ultimo, il lato cibo. Alla mattina,la prima colazione sarà adeguata (econ un assortimento di tè di grandericercatezza e raffinatezza); poi po-trete mangiare in modo valido al ri-storante interno all'albergo oppuretoccare il cielo con un dito nel risto-rante gemello, Le Antiche Contrade,a un passo da qui, curati e coccolatidallo stesso staff.

PALAZZO LOVERACUNEO, VIA ROMA 37TEL.0171.690420 FAX 0171.603435SITO WWW.PALAZZOLOVERA.COMCATEGORIA : * * * * (4STELLE) DOPPIA USOSINGOLA: 85-115 EURODOPPIA: 120-140 EUROPRIMACOLAZIONE: COMPRESAULTIMA PROVA: 14-11-2010

[email protected]

il BELLO & il BUONO

Fr

atel

lidi

Teglia

14.5 /20

15/20

Il ristorante

L’albergo

Le pagelle di Edoardo [email protected]

Malvasia, vinodi stoffa

ILPOGGIARELLOTRAVO(PC)LOC. IL POGGIARELLO -STATTO DITRAVOTEL.0523957241UNABOTTIGLIA DICOLLI PIACENTINIMALVASIAPERTICATO BEATRICE QUADRI2008: EURO8

Da domenica fino a gennaio

l’antico borgo ospita

anche una kermesse

di eventi e spettacoli natalizi

Le muraromane

Un’immaginedellemura

romaneancoraintattediSpello,

ilborgoinprovinciadi

Perugiafamosoper i suoiuliveti

DODICI 24 DELL’HOTEL DEVEROCAVENAGO DI BRIANZA (MI),LARGO KENNEDY(USCITAMI-BG A CAVENAGO CAMBIAGO)TEL.02.95337152 FAX 02.95339625WWW.DEVEROHOTEL.ITAPERTO DA MEZZOGIORNO A MEZZANOTTEPROVATO IL 30-11-2010

.

[email protected]

ROCCO MOLITERNI

L’Associazione Italiana

Sommeliers Piemonte presenta

AtlantedeiViniDal 15 Dicembre

“Alto Monferrato” in edicola a soli 6,90 € in più con

28 LA STAMPAGIOVEDÌ 16 DICEMBRE 2010

Page 2: Spello, dove l’ulivo - Camera di Commercio Udine Raccontami... · Galli), e poi stuzzichini di baccalà ai pi-stacchi, tartare di manzo, zuppetta di cecicongallinellaeseppioline,corzetti

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - 29 - 16/12/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/PSP/PAGINE [B&B16] - Autore: LAUNOV - Ora di stampa: 15/12/10 22.47

Piccione arrostoe faraona in casseruola

L’attività di questo ristorante risaleall’Ottocento; attualmente lo gestisconoEnnio (in sala) e la moglie Gabriella (in

cucina). Curato nell’arredamento, con stilicompositi e quadri di paesaggi umbri dello stessoproprietario e di altri pittori locali, il locale in un’aladi Palazzo Lezi-Marchetti (XVII secolo). I soffittidella sala presentano volte a crociera che siripetono anche nel bel chiostro del palazzo che inestate funge da dehors. Il pasto si apre conpecorino, noci e salumi locali. Tra i diversi primi sisegnalano gli strangozzi, le zuppe di legumi e, inestate, i paccheri all’ortolana o i tagliolini allafolignate (con pomodori e ricotta). Sempre nellabella stagione si apprezzano le buone tagliate e unasuperba galantina di pollo in gelatina, mentre neimesi più freschi troviamo succulenti classici quali ilmaialino in porchetta, il piccione arrosto, la faraonain casseruola. Interessante il carrello degliextravergini di produttori locali. I dolci classici,come la zuppa inglese e il budino di latte, sonoreinterpretati da Gabriella; non manca poi una

bella selezione di rum e di cioccolato.Apprezzabile il vino della casa, eccellente lacantina ricca di etichette umbre e nazionali.

Prezzi: 27-35 euro vini esclusi.

DA REMO, VIA DEL CAMPO 4, FOLIGNO (PG), TEL. 0742-340522,CHIUSO DOMENICA SERA E LUNEDÌ

Le particolarità del sedano nero di Trevi, lacui coltura è entrata in crisi dopo laseconda guerra mondiale con l’arrivo del

sedano americano, sono la lunghezza maggiorerispetto ad altre varietà (può misurare anche unmetro), le coste di colore verde scuro, il cuoretenero e polposo, il fatto di essereprofumatissimo e completamente privo di fili. Selasciato crescere senza lavorazioni speciali èscuro, se viene interrato assume una colorazionepiù chiara. La semina avviene ad aprile,tradizionalmente in fase di luna calante.I contadini che ancora lo coltivano negli orticompresi tra la frazione Borgo e il fiumeClitunno (poco lontano dalle fonti celebrate daCarducci, Byron e Goethe) sono molto gelosi deiloro semi: ognuno riproduce i propri dopo averliprelevati dalle piante migliori. A metà ottobre isedani sono pronti per essere raccolti: arrivanosui mercati locali, al massimo raggiungono lacittà di Perugia. L'obiettivo del Presidio SlowFood, che riunisce cinque coltivatori, èdiffondere la conoscenza di questo ortaggio oltrei confini umbri e arginare il rischio della suascomparsa. Per conoscere i nomi deiproduttori, contattate il referente del Presidio

Valentino Brizzi, tel. 0742 332222. Angelo Surrusca

Il punto di partenza è Domodos-sola, con il suo meravigliosocentro storico rimesso a nuo-vo, e poi ci sono le valli che siinerpicano verso le vette: la

«mia» Mozzio di Crodo, la val For-mazza, gli alpeggi che danno il Bettel-matt, Crampiolo, il terrazzamentoaereo e rampichino sopra il Dèvero...Sono le montagne della «mia» Osso-la, da un quarto di secolo mio buon ri-tiro. Ma, allora, che ci fa, direte voi, lascritta Dèvero (nel senso di hôtel),che spunta vistosa accanto a una an-cor più vistoso grosso cilindrone im-bandierato lungo l’autostrada che daMilano vi porta a Bergamo? Il fatto èche la proprietà è ossolana: hanno ca-sa anche in quel gioiellino gastro-nomico che è la già citata Vice-no di Crodo. E l’insegna Dève-ro è un omaggio, un bigliettodi visita che ricorda a deci-ne di migliaia di persone,ogni giorno, un angolo diParadiso Terrestre dell’al-to Piemonte, al Sempione,al confine con la Svizzera.Ed il paradiso sarà anchequello della gola perché do-po il grande Luca Brasi, un al-tro grande chef ha preso le re-dini gastronomiche dei due loca-li di questo albergo Dèvero. EnricoBartolini (ex Robinie di Montescano,PV), manda avanti il ristorante cheporta il nome dell’albergo (chiuso do-menica sera e lunedì, aperto solo lasera: creativo, «importante») e l’ori-ginale, singolare Dodici 24, più velo-ce, «sbarazzino» che apre i fornelli

sette giorni su sette, ininterrottamen-te, appunto, da mezzogiorno a mezza-notte! Sono uno di fianco all'altro, alpiano Meno 1, oltre la hall che è anchebar che si apre sulle sale del centrocongressi. Io mi sono fermato una not-te nelle belle confortevoli adeguatestanze di questo albergo a QuattroStelle ed ho provato (chiuso per riposoil Ristorante Dèvero), sia la sera sia amezzogiorno il Dodici 24 che portereb-be anche il suffisso Quick Restaurant(anche se nessuno vi fa fretta!).

Un menu medio completo vi coste-rà 60-70 euro, ma potrete avere ancheil Piatto Unico (a 18 euro: per esempioorecchiette al ragù di coniglio con filet-to di maiale al purè abbinato a un cali-ce di vino, poi dolce al carrello e caffè),oppure i due piatti del giorno (a 13 e 15euro). E menu per bambini (fino a 10anni) a 15 euro. Io, ovviamente, mi so-no abbuffato alla carta, cominciandocon lo sgranocchiare pane focaccia eschiacce meravigliose e grissini straor-dinari con la mousse di fegatini e pro-sciutto crudo di Parma (di Ruliano o diGalli), e poi stuzzichini di baccalà ai pi-stacchi, tartare di manzo, zuppetta diceci con gallinella e seppioline, corzettiagli scampi, maltagliati al ragù di ani-mali di corte e Grana Padano, meravi-glioso petto di pollo ruspante, rombocon padellata di verdure, costoletta al-la milanese, torta di ricotta. Peccatoche nel carrello dei grandi formaggifossero esauriti proprio quelli del Ver-bano Cusio Ossola!

Come spiegavano i libri di scuola ben prima che arrivassela tv furono i Promessi sposi di Alessandro Manzoni aunificare la lingua degli italiani. Mentre li scriveva Don

Lisander era anche andato a Firenze per «sciacquare i panni inArno», ossia per liberarsi da inflessioni dialettali. Da questorisciacquoperò non si sa se si siano salvate le polpette.Contrariamenteal resto d’Italia nell’800 a Milano per polpette, omeglio polpett, non si intendevano palline fatte con carne overdura trita, ma degli involtini. Quelleche noi chiamiamopolpette i milanesi le chiamavano (e qualcuno ancora le chiama)mondeghilj, un termine che viene dall’arabo attraverso ladominazionespagnola. Così quando Manzoni, nel capitolo VIIdel suo romanzo, fa mangiare all’osteria un piatto di polpette aRenzo, Tonio e Gervaso, intende polpett o mondeghilj? «Mai

mangià i mondeghilj all’osteria» suggerivaAngelo Dubini,medico milanese e autore nel 1842 di un celebre libro diricette, ma i Promessi Sposi erano già stati pubblicatida un

anno. Se non sappiamo cosa faccia davvero mangiareManzoni a Renzo, sappiamo in compenso perché lo fa. A

chiederglielo fu infatti sua madre Giulia Beccaria. E luirispose:«Cara mamma, mi avete fatto mangiare fin dabambinotante di quelle polpette, che ho ritenuto giustofarle assaggiare anche ai personaggi del mio romanzo».Don Lisander sarebbe probabilmente comprensivo nei

confronti dei liceali italiani che, costretti a studiarlo,hanno sempre considerato il suo romanzo un polpettone.

SS75

Umbria

SPELLO

Cantalupo

Cannara

Foligno

AssisiBastiaUmbra

Bevagna

PieveFanonica

Treggio

Castelnuovo

PERUGIA

Ho conosciuto estimatori digrandi vini, che avevanoin serbo preferenze

inimmaginabili. Uno di questi,amante di Champagne e Barolo,amava forsennatamente unaMalvasia secca piacentina.L'altro giorno, all'Antica Osteriadel Teatro di Piacenza mi sonomesso alla ricerca di quelprototipo e l'ottimo FilippoDattilo Chiappini mi ha tiratofuori questa bottiglia della ValTrebbia. Le famiglie Ferrari ePerini fondarono la cantina negliAnni 50: poi la svolta negli Anni80 con la tenuta Il Poggiarello,gestita a «otto mani» dagli ultimieredi delle due famiglie: Stefano,Paolo e Massimo Perini e DelfinoFerrari. A loro il compito diseguire i 17 ettari collinari vitati(altitudine 220 m) dai qualiottengono 80 mila bottigliel'anno. Ora, se la filosofia inizialesi dedicò a una sorta di«internalizzazione» di vini evigneti, ora son tornati - vivaddio- all'autoctono. Lo è infattiquesto Colli Piacentini MalvasiaPerticato Beatrice Quadri 2008,che è frutto della selezione di unclone di malvasia; lavinificazione viene eseguita concriomacerazione, passaggiobreve in barrique (4/5 mesi) diparte delle uve, e assemblaggiofinale in acciaio. Sorprende per ilcolore giallo oro di straordinariabrillantezza e fluidità. Al naso tiassale la sua aromaticità moltoparticolare, con la sottolineaturadel mallo di noce fresco. QuestaMalvasia in bocca è secca, dibuon corpo, con un finaleamarognolo veramenteaccattivante. È lei! Perfetta coisalumi piacentini, pancetta intesta, ma anche con la coppa. Fail paio con la versione passita,che ha un simpatico gioco diparole Malvagia. Il 2008 viene davendemmia di uve stramature,poste sui graticci per alcuni mesinel fruttaio aziendale.Imperdibili anche i due campionidi Gutturnio: il PerticatoValandrea 2008 (barbera 60% ebonarda o croatina 40%) e LaBarbona 2007 (altro gioco diparole tra barbera e bonarda).Ma si assaggi anche il ColliPiacentini Pinot Nero Le Giastre2008: rosso stile Borgogna,elegante e ampio, proprio comequella Malvasia.

CARLA DIAMANTI

ilvo

to

Nel cuore di Cuneouna calda accoglienza

Rosa antico. È il colore dellecase del borgo vecchio, ap-pollaiate sulla collina e te-nute insieme dalle muraromane ancora intatte, te-

stimoni della Splendidissima ColoniaIulia Hispellum. È lo stesso colore del-la roccia del «mistico» monte Subasioda cui sono state tagliate le pietre percostruire mura, porte e palazzi. Sui tet-ti, i coppi di argilla sono scuri come laterra ai piedi della collina, coltivata fi-no all’abitato e generosa di ulivi. Ma ènel cuore del borgo di Spello, un po' diimpostazione romana, molto di saporemedievale, che il cromatismo raggiun-ge l'apoteosi. Lo fa con il pennello delPinturicchio, che nel 1051 affrescò laCappella Baglioni all'interno della chie-sa di Santa Maria Maggiore. I colorisquarciano l'uniformità delle tinte delborgo, con un susseguirsi di verdi, dirossi, di azzurri del cielo, di scorci e divedute che ricordano il paesaggio deidintorni, dove la natura si esprime an-che nelle produzioni agricole d'eccel-lenza. Sulla strada che unisce Assisi eFoligno, Spello guarda a occidente evede Cannara, conosciuta per la pro-duzione di cipolle, e Cantalupo, dovela cucina delle lumache è diventata ar-te. Basta spostarsi di pochissimi chilo-metri verso sud e si incontra Folignocon il distretto di Cave, noto per laproduzione di fagiolo «verdino» e«giallino», il primo introdotto sul ter-ritorio, come raccontano gli anzianidel posto. I semplici frutti della terrasono anche gli ingredienti della genui-na cucina tradizionale, dove la dimen-sione conviviale ha la stessa impor-tanza del gusto. Per mantenerla viva,la Comunità delle Cuoche popolaridell'Umbria anima ancora sagre e fe-ste di paese, cucinando in compagniacome le contadine che si riunivanonei casolari per imbandire pranzi per

nozze, battesimi e riunioni familiari.Su e giù per le colline che fanno da

cornice a borghi e cittadine corre laStrada dell'Olio che si dirama in diver-si itinerari nelle cinque zone dell'olio

Dop dell'Umbria. Trevi, capitaleindiscussa della linfa verde

che dal territorio scorresulle tavole è circondata

da un mare di foglieverde argento ed è

una delle tappe dell'itinerario dell'oliodei Colli di Assisi-Spoleto che ab-braccia ancheSpello. È in que-sto ambiente colli-nare prossimo al

Subasio e alla palu-de di Colfiorito, con

le sue patate rosse eil suo particolare eco-

sistema, che cresce il«moraiolo», l'ulivo umbro

di taglia piccola, con olivetonde e polpose. Il nome lo deve

al lavoro dei monaci che nel Medioevocontribuirono alla ripresa della produ-zione di olio, dopo una lunga pausa for-zata dalle invasioni barbariche. Quelliarrivati dalla Grecia e da Costantinopo-li coltivavano gli ulivi liberando il terre-no dai sassi che utilizzavano poi per co-struire i muri («mori», in dialetto um-bro, da cui deriva il nome del cultivar)che dividevano le proprietà. Hannoquasi mille anni le piante del monaste-ro di Vallegloria, descritto in una bollapapale da Alessandro III come «nobilee ricco nel quale recedono quarantottoin cinquanta monache et a le volte più eportano l'abito di Santa Chiara d'Asce-si, con olivi in grandissima copia per gi-ro di quattro miglia incirca». Sulla stra-da per il monastero, l'olio è strettamen-te correlato con il territorio: «il nostro

olio non è soltanto frutto delle olive, maanche il prodotto di un contesto» dico-no gli «artigiani» dell'azienda agrariaHispellum, dove dal ritmo delle piantee dal loro adattamento all'ambiente siimpara la «cultura del comportamen-to». È il ritmo della lunga maturazionedei frutti e poi quello delle metodicheattività di raccolta delle olive (è la «bru-catura» manuale di inizio novembre,quando il processo di maturazione èappena agli inizi ma le olive sono giàpronte per il frantoio), della loro imme-diata spremitura, della conservazionee finalmente dell'utilizzo dell'olio pocoacido e profumato dal microclima delSubasio. Una produzione antichissi-ma, iniziata con gli Etruschi e consoli-datasi con i Romani, che da Otricoli,«porto dell'olio» sul fiume Tevere, ga-rantiva l'approvvigionamento di olioumbro alla capitale. L'aristocrazia ro-mana, affascinata dall'abbondanza edal gusto dell'olio, si spingeva per cu-riosità fino ai luoghi in cui crescevanole piante, e poi tra le colline umbre deci-deva di costruire residenze patrizie,ognuna con il suo magazzino stracol-mo di dolii arrivati (in frammenti) finoa oggi.

Concluse le degustazioni di olio du-rante la manifestazione Frantoi Aper-ti, Spello inaugura il 19 dicembre la ras-segna Incontri di Natale: concerti, mo-stre, itinerari archeologici e appunta-menti letterari che animeranno le stra-de del borgo fino al 6 gennaio.

INFORMAZIONIWWW.STRADAOLIODOPUMBRIA.ITWWW.HISPELLUM.COM

Capre a BergamoI Lungo la strada trafficata, uncancello, una casetta, un cortile. Sisuona ed eccovi in un inaspettatoan-tro della gola: due giovani coniugi,Roberto Facchetti e la moglie Valen-tina,con i due figlioli, mandanoavan-ti un microscopico caseificio dove la-vorano latte di capra. Ne escono unmare di formaggi diversi, i più buoniche abbia mai assaggiato in vita mia(Lavialattea, Brignano Gera d'Adda,BG, www.la-vialattea.it). [E.RAS.]

ilvo

to

Il sedano a Trevisi tinge di nero

In cantinaPaolo

Massobrio

lu

oghi

del

gust

oTartara di manzo, zuppa di ceci

e rombo con padellata di verdure

Sulle colline umbre la cultura dell’olio nasce dagli Etruschi

Spello, dove l’ulivosegna il tempo

Itinerario

I PIACERI DELLA TAVOLA E DEL VIAGGIO

I consigli di Slow Food

ost

erie

d’Ita

lia

FERRARA

Chiamatemi signor MaialeAd Argenta (Fe) da domani a domenica si svolge«Chiamatemi signor Maiale», una kermessegastronomica dedicata alle mille specialità del suino

TARANTO

La sagra delle clementineFino a domenica è in corso a Palagiano (Ta)la 21 esima «Sagra delle clementine»: accantoagli agrumi degustazioni di prodotti locali

Al Dodici 24 di Cavenago una cucina «sbarazzina» sette giorni su sette

Manzoni, giallo all’osteriatra polpette e mondeghilj

Souvenir

Ho scritto di questo albergo,su queste stesse pagine, nel1999: già allora applaudivo

Giorgio Chiesa, ex Villa d'Este, cheaveva portato sotto i meravigliosiportici del capoluogo della Granda,classe e raffinatezza. Già allora ap-plaudivo la moglie Stefania, che co-ordinava il buon personale con pre-cisione cura e professionalità. Citornate dopo anni e di nuovo trova-te soltanto l'insegna, che si è italia-nizzata. Il Lovera Palace è diventa-to Palazzo Lovera: anche nell’inse-gna ricorda come veniva chiamatoquasi mezzo millennio fa.

Un piccolo periglioso parcheg-gio sotterraneo, due comodi ingres-si dirimpettai, una hall accoglientee spaziosa, un arredo caldo intimoelegante di gran tono (superiore al-le Quattro Stelle della classificazio-ne alberghiera). E poi ci sono le 47

camere raccolte, dai caldi mobili scu-ri, silenziose e luminose. Ultimo manon ultimo, il lato cibo. Alla mattina,la prima colazione sarà adeguata (econ un assortimento di tè di grandericercatezza e raffinatezza); poi po-trete mangiare in modo valido al ri-storante interno all'albergo oppuretoccare il cielo con un dito nel risto-rante gemello, Le Antiche Contrade,a un passo da qui, curati e coccolatidallo stesso staff.

PALAZZO LOVERACUNEO, VIA ROMA 37TEL.0171.690420 FAX 0171.603435SITO WWW.PALAZZOLOVERA.COMCATEGORIA : * * * * (4STELLE) DOPPIA USOSINGOLA: 85-115 EURODOPPIA: 120-140 EUROPRIMACOLAZIONE: COMPRESAULTIMA PROVA: 14-11-2010

[email protected]

il BELLO & il BUONO

Fr

atel

lidi

Teglia

14.5 /20

15/20

Il ristorante

L’albergo

Le pagelle di Edoardo [email protected]

Malvasia, vinodi stoffa

ILPOGGIARELLOTRAVO(PC)LOC. IL POGGIARELLO -STATTO DITRAVOTEL.0523957241UNABOTTIGLIA DICOLLI PIACENTINIMALVASIAPERTICATO BEATRICE QUADRI2008: EURO8

Da domenica fino a gennaio

l’antico borgo ospita

anche una kermesse

di eventi e spettacoli natalizi

Le muraromane

Un’immaginedellemura

romaneancoraintattediSpello,

ilborgoinprovinciadi

Perugiafamosoper i suoiuliveti

DODICI 24 DELL’HOTEL DEVEROCAVENAGO DI BRIANZA (MI),LARGO KENNEDY(USCITAMI-BG A CAVENAGO CAMBIAGO)TEL.02.95337152 FAX 02.95339625WWW.DEVEROHOTEL.ITAPERTO DA MEZZOGIORNO A MEZZANOTTEPROVATO IL 30-11-2010

.

[email protected]

ROCCO MOLITERNI

LA STAMPA

Oggi in edicolaPICCOLA ENCICLOPEDIA DEL GUSTO

Paella e altri sapori

di Spagna

GIOVEDÌ 16 DICEMBRE 2010 29LA STAMPA