SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858,...

100
SPELEOLOGIA RIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA spediz. in abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 aut. D.C.I. - Regione E/R ANNO XXI DICEMBRE 2000 43 43

Transcript of SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858,...

Page 1: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

SPELEOLOGIARIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

sp

ed

iz.

in a

bb

. p

ost.

art

. 2 c

om

ma 2

0/c

Leg

ge 6

62/9

6 a

ut.

D.C

.I.

- R

eg

ion

e E

/R

ANNO XXI DICEMBRE 20004343

Page 2: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

UFFICIAmministrazioneAssicurazioniCristina Donati • Via Don S. Arici, 27b- 25040 Monticelli Brusati (BS); tel. efax 030.6852325; [email protected]

Centro Italiano di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli” - CIDSVia Zamboni, 67 - 40127 Bologna(BO); tel. e fax 051.250049;[email protected]

DIREZIONEPresidenzaMauro Chiesi • Via Luca da Reggio, 1 - 42010 Borzano d’Albi nea (RE); tel. e fax 0522.591758; [email protected]

VicepresidenzaAngelo Naseddu • Via Roma, 8a - 09015 Domusnovas (CA); tel. e fax 0781.70669; [email protected]

SegreteriaGiampietro Marchesi • Via Don S. Arici, 27b – 25040 Monti cel li Brusati (BS); tel. e fax 030.6852325; [email protected]

GRUPPI DI LAVOROScientificoPaolo Forti • c/o Dip. Sc. della TerraUniversità di Bologna, Via Zamboni,67 - 40127 Bologna; tel. 0512094547, fax 0512094522, [email protected]

DidatticaFranco Utili • CP 101 - 50039Vicchio (FI); tel e fax 055.8448155

Materiali e TecnicaGiovanni Badino • Via Cignaroli, 8 -10152 Torino; tel. 0114361266, fax 0116707493; [email protected]

Salvaguardia Aree CarsicheMauro Chiesi • Via Luca da Reggio -42010 Borzano d’Albinea (RE); tel. e fax 0522591758; [email protected]

COMMISSIONIScuole di SpeleologiaRinaldo Massucco • Via alla Rocca21/9 - 17100 Savona; tel. lavoro 0106546390 (uff.),019853752 (ab.), fax 019.811960; [email protected]

CatastoPaolo Mietto • Via Generale Giardino,23 - 36100 Vicenza; tel. 0444965465(ab.), tel. 0498272079 (uff.);[email protected]

Editoria e Comunicazionec/o C.I.D.S. Via Zamboni, 67 - 40127Bologna, telefono e fax 051.250049; [email protected]

Speleo SubacqueaAlessio Fileccia • Via G. da Coderta,15 - 31100 Treviso; tel. 0422411520;[email protected]

Speleologia in Cavità Artificiali Lamberto Laureti • c/o Dip.to Sc.della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.)

ONLUS

SSILe foto di copertina sono di M. Vianelli

Antro del Corchia - Ramo del Fiume

Page 3: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

editoriale

Editoriale

Speleologia 43 1

SPELEOLOGIARivista della SocietàSpeleologica Italiana

Sede Legale: Via Zamboni, 6740127 Bologna

N° 43, dicembre 2000Anno XXI

Autorizzazione del Tribunaledi Bologna n° 7115del 23 aprile 2001

Codice Fiscale 80115570154P.I.V.A. 02362100378

Anagrafe nazionale ricercaL18909 LL ISSN 0394-9761

Sede della redazioneVia Zamboni 6740127 Bologna

telefono e fax 051.250049e-mail:

[email protected]

Direttore Responsabile:Alessandro Bassi

Redazione:Francesco De Grande,

Massimo Goldoni, MarinellaGondoni, Michele Sivelli,

Alessandro Zanna

Commissione editoriale:Carla Galeazzi, MassimoGoldoni, Michele Sivelli

Progetto graficoe impaginazione:Maddalena Zenobi

Stampa:LITOSEI s.r.l. Officine Grafiche

Via Bellini 22/440067 Rastignano (BO)

Tel. 051.744539

Associata alla FederazionePro Natura

Segreteria c/o ISEAVia Marchesana, 12

40124 Bologna

Associato all’Unione StampaPeriodica Italiana

La rivista viene inviata atutti i soci SSI in regolacon il versamento delle

quote socialiQuote anno 2001:

singoli £ 50.000 (euro 25,82),gruppi £ 100.000 (euro 51,65)

Versamenti inC.C.P. 58504002 intestato a

Società Speleologica ItalianaVia Zamboni 6740127 Bologna

Specificare la causaledel versamento

Vi arriva, puntuale e riformata, questa rivista che è della SocietàSpeleologica Italiana: l’Associazione che cerca di rappresentaretutti quelli che fanno speleologia e che ha come fine la promozio-ne di modi corretti di interazione tra uomo (esploratore, turistasotterraneo, speleologo…) e mondo ipogeo. La recente costitu-zione di una Commissione Editoria e Comunicazione (CEC) è

uno dei tanti passi intrapresi verso la condivisione del lavoro, la traspa-renza e il modo di proporsi. Il Consiglio Direttivo ha ritenuto opportunoaffidare alla CEC il compito di coordinare le iniziative editoriali dellaSocietà, sulla base delle previsioni di spesa e degli obiettivi stabiliti.È strategico proseguire nello sforzo di comunicazione dei valori docu-mentali (lʼesplorazione e la documentazione), scientifici (lʼanalisi e lo stu-dio), morali (la solidarietà, la preparazione tecnica e la prevenzione degliincidenti) e sociali (la salvaguardia dellʼambiente) espressi dalla speleo-logia italiana, all’interno della quale SSI svolge un ruolo di sicuro prota-gonista.Un particolare ringraziamento va rivolto al Direttore Responsabile uscen-te Marco Bani che ha sostenuto il pesante incarico affidatogli, giusto nelcorso delle profonde trasformazioni della SSI, riuscendo ad accrescere laqualità della rivista con la passione e la competenza che gli sono proprie.

Mentre avanza inarrestabile il fenomeno dello spopolamento delle mon-tagne, aumentano vertiginosamente i progetti di adattamento turistico dimolte grotte, in ogni regione, con o senza logiche ragioni d’essere. Tuttii progetti, in particolare quelli più strani, interessano ai poteri locali per“muovere l’economia stagnante”. In altre situazioni si direbbe che “è ilmercato” a stabilire se l’offerta di nuove grotte turistiche è economica-mente sostenibile: se fosse anche solo così, la Speleologia non potreb-be ritenere questo parametro sufficiente.Certo è che questa legge di mercato viene di fatto sovvertita dalla dispo-nibilità di finanziamenti “su fondi europei”; contributi pubblici che, se uti-lizzati impropriamente, si rivelano una iattura terribile per l’ambiente. Èquindi probabile una inflazione nell’offerta di turismo in grotta che dan-neggerebbe non solo quelle già esistenti, ma soprattutto grotte intatte. Iltema merita di essere posto all’attenzione dell’Associazione GrotteTuristiche Italiane, per una analisi congiunta.

Prosegue l’impegno della SSI per aumentare la conoscenza degli effettiindotti sull’ambiente di grotta dagli adattamenti turistici e dalla frequenta-zione umana. In questo numero della rivista appare il resoconto dello stu-dio condotto a Val de’ Varri. È il primo di una serie di articoli che inten-diamo pubblicare sui diversi ambienti carsici che stiamo studiando. I risul-tati di questo monitoraggio, è bene sottolinearlo, nulla aggiungono e nullatolgono alla qualità di quel progetto di adattamento: l’impatto è e rimarràviolento sotto il profilo paesaggistico. Ora conosciamo meglio il clima diquella porzione di grotta.

Opera Ipogea, la rivista della Commissione Nazionale Cavità Artificialidella SSI, sarà da questo anno spedita fuori abbonamento a tutti i GruppiSpeleologici. Gli ottimi livelli di qualità raggiunti nella documentazionecominciano ad essere apprezzati da molte amministrazioni pubblicheinteressate al risanamento, alla conservazione e allo studio dell’immen-so patrimonio ipogeo artificiale italiano.Continuiamo a valorizzare il nostro lavoro, divulgandolo e diffondendolo.

Il PresidenteMauro Chiesi

Il valore della documentazione

L'Editoriale:L'Editoriale 7-11-2014 12:36 Pagina 1

Page 4: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Sommario

2

GLI ARTICOLI

12 LABASSAA sedici anni dalla scoperta della grotta, nuoveed importanti diramazioni aggiungono cono-scenze e promettono interessanti sviluppi. Unresoconto dettagliato della lunga e travagliatastoria del sistema carsico Marguareis-Foce.

12 La storia di Labassa, nata il 4 luglioAlessandro Maifredi

20 L’Ombelico del Margua: 2° ingressodi LabassaGilberto Calandri

24 Val de’ Varri: la storia infinita di unprogetto di grotta turisticaQuindici anni fa i primi lavori di adattamento turi-stico dell’inghiottitoio. Poi le proteste degli spe-leologi, il blocco dei lavori, e oggi, dopo quattroanni di monitoraggio, il risultato dello studioambientale effettuato dalla SSI

Paolo Forti, Marco Mecchia

30 Operazione Ecospaluga 2000A quasi settant’anni dalle prime esplorazioni laSpaluga di Lusiana finalmente liberata da oltre35 quintali di rifiuti: tubi metallici, copertoni, ordi-gni bellici e perfino una Fiat 131 tutta d’unpezzo!

Patrizia Bullentini, Pietro Costa

34 Doline di crolloAspetti morfogenetici di eventi catastrofici nelcarsismo del Montello

Francesco Ferrarese

41 Speleologia sull’Isola del DiavoloAndare in grotta “in punta di piedi”. Esplorazionee frequentazione delle cavità naturali inTasmania

Cristina Azzardi, Ivano Fabbri

44 GUIZHOU 2000 Spedizione italianain CinaIl significato di una esplorazione speleologica inuna regione montana densamente popolata

Fabrizio Abrescia, Leonardo Latella, Guido Rossi,Roberto Zorzin

SOMMARIO

2424 Val de’ Varri

12 Labassa

41 Isola del Diavolo

Sommario:Sommario 7-11-2014 12:33 Pagina 2

Page 5: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Sommario

Speleologia 43 3

52 Le grotte nei ghiacci dell’AntartideCon temperature medie di poco inferiori allozero, il carsismo glaciale è molto ridotto edoccasionale. Ma come fanno a formarsi grandicavità in un territorio dove la temperatura mediaè di 14 gradi sotto zero? Ipotesi su una sorta dispeleogenesi asciutta.

Giovanni Badino, Mirco Meneghel

60 Antarctica 2000La prima spedizione speleologica fra ighiacci del continente più freddo delmondo

Giovanni Badino

67 La Grotta del Bel TorrenteEsplorazioni nelle grotte sommerse delGolfo di OroseiLeo Fancello, Alessio Fileccia, Mario Mazzoli

70 Operazione Mudu-DuCampagna di ricerca dei fenomeni carsicisubacquei lungo la costa di Marina di Camerota

Alessio Fileccia

73 Il fenomeno carsico termale delMonte KronioConclusioni pensando al futuro

Giulio Perotti

75 Passaggio sotto Acqua delle VeneSossio Del Prete

LE RUBRICHE

1 Editoriale

4 Tempi solcati

78 Notizie italiane

86 Spulciando qua e là in biblioteca

92 Recensioni

4444 Guizhou 2000

60 Antarctica 2000

52 Grotte nei ghiacci

Sommario:Sommario 7-11-2014 12:33 Pagina 3

Page 6: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tempi solcati

4

IL 25 GIUGNO DEL 1950 veniva sancita, alla fine diun breve convegno, la nascita della SocietàSpeleologica Italiana. La sede presso la quale sitenne l’incontro era il Museo di Storia Naturaledi Verona. Organizzatori e promotori di questa

iniziativa furono l’allora direttore e conservatoredella sezione di Preistoria Francesco Zorzi, AngeloPasa, conservatore della sezione di Geologia e Pa -leon tologia e Sandro Ruffo, conservatore dellasezione di Zoologia. Tutti e tre interessati alle grot-te, ognuno per condurre ricerche nel proprio campoma uniti nella passione per la ricerca scientifica edesplorativa.Alla riunione presero parte i nomi più illustri dellaspeleologia italiana del tempo, citiamo tra questi L.Boldori, M. Pavan, G. Stegagno, R. Scossiroli, C.Allegretti e G. Ronchetti.Venticinque anni dopo, Sandro Ruffo concludeva ildiscorso per la celebrazione del primo venticinquen-nale della SSI, tenutasi sempre presso il Museo diVerona, di cui allora lui era direttore, auspicando dipoter celebrare il cinquantenario della Società pres-so il Museo.E così è stato. Dal 23 al 25 giugno 2000 si è infattitenuto, presso il Museo di Storia Naturale di Verona,il convegno dal titolo: “La speleologia italiana agliinizi del nuovo millennio: storia e prospettive”.L’incontro, organizzato dalle sezioni di Zoologia eGeologia del Museo, dalla Società SpeleologicaItaliana, dalla Federazione Speleologica Veneta edalla Commissione Speleologica Veronese, oltre allacelebrazione del cinquantesimo anniversario dellafondazione della Società Speleologica Italiana, èstato incentrato sull’analisi degli sviluppi delle diver-se branche della speleologia in questi ultimi cin-quant’anni e sulla discussione delle prospettive spe-leologiche in Italia.All’inizio della prima giornata, è stato proprio Sandro

Ruffo, dopo il benvenuto dato dalla direttrice delMuseo Alessandra Aspes ai convenuti, ad aprire ilavori portando la sua testimonianza ed i suoi ricordidi socio fondatore. A questo ha fatto seguito l’inter-vento del neo-eletto presidente della SSI MauroChiesi e del presidente della Società Internazionaledi Biospe leologia Giuseppe Messana. Quest’ultimoha posto l’accento sulle alterne vicende che hanno

Convegno della SSN - USASi tiene nei giorni 23 – 27 luglio 2001 a MountVernon, KY. • Per contatti: Bill Carr, Po Box 1406,Mount Vernon, KY 40456 USA;http://www.nss2001.com

Conferenza sullo sviluppo sostenibile in ambiente carsicoÈ prevista a Beijing, Cina, nei giorni 24-27 agosto2001. • Per contatti: Wang Wei. Geological Society ofChina, n°26 Baiwanzhuang, Beijing, 100037, China;E-mail: [email protected]

Incontro Speleologico Internazionale “Speleo-Austria 2001”Si svolge a Bad Mitterndorf, in Stiria (Austria) neigiorni 24-27 agosto 2001. • Il contatto è: Verein für

Höhlenkunde in Obersteier, p.o. box 39, AT-8983 BadMitterndorf; http://[email protected];http://www.start.at/hoehle

Congresso nazionale della Federazione Speleologica RumenaDal 13 al 23 settembre 2001 a Suncuius, MunttiBihorului (Romania). • Per contatti: Federatia Românade speologie, Mihai Botez, Piata 14 Iulie n°4 RO-3400Cluj-Napoca, Roumanie; [email protected]

Il cinquantenariodella SSIcelebrato al MUSEO

di STORIA NATURALEdi VERONA

Leonardo Latella e Roberto Zorzin, Museo Civico di Storia Naturale di Verona

Tempi solcati: Tempi solcati 7-11-2014 12:51 Pagina 4

Page 7: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tempi solcati

caratterizzato i rapporti tra biospeleologi e speleologi“puri”.Il resto della sessione è stata dedicata alla storia dellaspeleologia in Italia e dei più antichi gruppi speleologiciitaliani; sono intervenuti i presidenti della CommissioneGrotte “Boegan”, del Circolo Spe leologico IdrologicoFriulano, del Circolo Speleologico Romano e delGruppo Grotte Milano CAI-SEM. Un successivo inter-vento è stato dedicato ai rapporti, storici ed attuali, trail Museo di Verona e la speleologia scientifica ed esplo-rativa. Da questa comunicazione è emerso che, peruna sorta di ricorso storico, proprio a cinquant’anni didistanza da quell’intesa tra Pasa, Ruffo e Zorzi cheportò il Museo di Verona ad essere uno dei punti cardi-ne della speleologia italiana, la maggior parte degliinteressi scientifici attuali del Museo convergono nuo-vamente verso lo studio delle grotte.La mattina del secondo giorno è stata dedicata allaspeleologia in Italia. Dopo un intervento di ArrigoCigna sulla storia della speleologia italiana, si è infattidiscusso dell’evoluzione e dei progressi della didatticae divulgazione e della necessità di attuare una politicadi protezione delle aree carsiche. Diverse relazionisono state incentrate sugli sviluppi delle ricerchescientifiche, si è infatti parlato dei numerosi progressinegli studi di idrogeologia, geomorfologia, biospeleolo-gia e delle esplorazioni. È stata presentata una rela-zione sul patrimonio documentale ed iconografico delCentro Italiano di Documentazione Speleologia“F.Anelli” di Bologna, la sua organizzazione e la suaattività. Un intervento è stato dedicato anche allo svi-luppo delle tecniche e dell’organizzazione del CorpoNazionale di Soccorso Alpino e Speleologico, organiz-zazione che assume sempre più rilievo visto il numero

crescente di persone che praticano questa attività. Nel pomeriggio l’attenzione è stata rivolta all’attivitàspeleologica italiana all’estero, in seguito ad unprimo intervento di P. Forti sulla storia delle spedi-zioni internazionali. Si è quindi parlato delle areedel mondo dove sono state effettuate delle spedi-zioni e dei risultati ottenuti, oltre che dei progettifuturi. Una delle comunicazioni è poi stata dedicataall’attività degli speleosub in Italia e fuori Italia.La domenica (terzo ed ultimo giorno di convegno)sono state effettuate alcune visite alle aree carsichepiù interessanti del veronese ed al Laboratorio diBiologia Sotterranea di Verona. Nella sala delleconferenze del Museo, la sezione speleologica delCAI di Verona ha organizzato, durante la mattinata,una breve celebrazione per i settantacinque annidella sua fondazione. Sempre la domenica il consi-glio della SSI ha consegnato, durante una brevecerimonia, un attestato ai soci iscritti da più di 25anni.

Appuntamenti in agendaXI congresso nazionale svizzero di speleologia“Ginevra nel cuore del carso”Dal 15 al 17 settembre 2001 • Per contatti: XICongrès nationale de spèlèologie, case postale 14,CH-1211 Genève 7 \ site; http://www.speleo2001.org

B.C.R.A. National Caving Conference and exhibition“Hidden Hearth 2001”Nei giorni 14-16 settembre in Gran Bretagna. • Per informazioni: British Cave Research Association,Conference secretary; [email protected];http://www.caves.org.uk

8° Congresso spagnolo di speleologiaAlcalà de Henares, Madrid (Espana) nei giorni 12-14ottobre 2001. • Per contatti: Federación Madrilena deEspeleología, Estadio de la Comunidad de Madrid,Avda de Arcentales s/n, E-28020 Madrid; tel. +34 91 3203702, fax +34 91 3203734

2001 Odissea nel CorchiaSi tiene nei giorni 1-2-3-4 novembre 2001 aSeravezza (LU) il consueto appuntamento autunnaledella speleologia italiana ed estera. • Per contatti: CP 96 Pietrasanta (LU), www.corchia2001.org, e-mail: [email protected]

EXPLORIMAGES, 15° Festival International de l’Image Souterraine ed de l’AventureDal 9 all’11 novembre 2001 al Palais des CongrèsEurope – Mandelieu La Napoule – France.Esposizioni, proiezioni, concorso video e foto. • Per contatti: tel. +33 04 92971985 oppure suInternet (www.explorimages.com)

Conferenza “Il carsismo e la ricerca speleologica inSardegna”Dal 23 al 25 novembre 2001 a Cagliari, Sardegna(Italia). • Per contatti: Società Speleologica Italiana /Federazione Speleologica Sarda / Gruppo Speleo-Archeologico Giovanni Spano, Via Sassari 73, 09124 Cagliari. E-mail [email protected]://web.tiscalinet.it/gsags

Speleologia 43 5

Tempi solcati: Tempi solcati 7-11-2014 12:51 Pagina 5

Page 8: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tempi solcati

6

La prima impressione che si ha, entrando nella facoltà di Geologia a Bologna,e quella di tuffarsi in un viaggio nelle ere geologiche e nel tempo; non si pote-va quindi scegliere sede migliore per la presentazione del CIDS al mondo e alleautorità. Il tavolo dei relatori e degli ospiti viene introdotto al pubblico. Ancorauna volta si percepiscono persone e mondi densi di esperienze, di cultura e divalori; uno, anzi due presidenti… un responsabile… l’esperto… il professore…Mauro Chiesi inizia la sua presentazione del CIDS rammaricandosi dell’as-senza di alcuni inviatati, fra i quali i rappresentanti politici delle Istituzioni. Tra

una foto e un'altra ilmicrofono passa di perso-na in persona, e gli argo-menti esposti acquistanospessore. Si parla diintenti comuni, di ricerca,di vite spese a raccoglie-re, catalogare, studiare,scoprire. Occasione del-l’incontro è anche la con-segna ufficiale dellabiblioteca di RassegnaSpeleologica Italiana, chefu di Salvatore Dall’Oca,

alla Biblioteca della SSI. Un patrimonio di migliaia di pubblicazioni raccolte per

Accordo per il censimento dei geositi ipogei naturali

Una porta nel tempo

Èstato stipulato all’inizio del 2001 un importante accordo fra il ServizioGeologico Nazionale del Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionalidella Presidenza del Consiglio e la Società Spelelologica Italiana. Il

Servizio Geologico Nazionale ha infatti attivato un progetto di “Conser -vazione del patrimonio geologico italiano” che prevede l’elaborazione diproposte normative e di catalogazione dei geositi, la costituzione di uninventario informatizzato dei geositi italiani, che contribuisca alla realizza-zione del Sistema Informativo Unico (S.I.U.) dei Servizi Tecnici Nazionali, einfine la ricognizione e la georeferenziazione dei dati inerenti il patrimoniogeologico su cartografia ufficiale a piccola e/o media scala. In considera-zione della peculiarità dei fenomeni naturali sotterranei, il ServizioGeologico Nazionale ha stipulato una formale convenzione con la SocietàSpelelologica Italiana, a cui è affidato, sulla base delle proprie finalità isti-tuzionali e per la specifica competenza in materia, l’individuazione, il cen-simento e l’inserimento in un database nazionale dei Geositi ipogei natura-li (GIN) presenti nel territorio italiano.Con questo termine (GIN), si comprendono tutti quegli ambienti sotterranei diorigine naturale che per le loro caratteristiche morfologiche intrinseche, per la

Firmata la convenzione fra il Servizio Geologico Nazionale ela Società Speleologica Italiana

Record di accessi perLa Gazzetta in Internet

Fra i siti Internet della speleologiaitaliana “La Gazzetta dello Spe -leologo” e il sito della Federa-zione Speleologica Regionale delFriuli-Venezia Giulia sono sicura-mente i più seguiti. Nei mesi diottobre e novembre 2000 c'èstato un notevole aumento delnumero di accessi a queste pagi-ne, al punto da superare per laprima volta la soglia delle 20.000richieste (metà delle quali perpagine di testo e metà per imma-gini). In particolare, ad ottobre sisono registrati 21.458 accessi,mentre a novembre ce ne sonostati ben 26.160. Questo aumen-to è senza dubbio dovuto in partealla maggior diffusione di Internetin Italia, ma la crescita del nume-ro di lettori per queste pagine èstata maggiore rispetto a quelladegli altri siti ospitati dalla Spin.Va magari considerato che unaparte degli accessi è dovuta aimotori automatici di ricerca cheindicizzano le pagine. Ma vaanche fatto notare che in questidue mesi sono stati appuntosuperati i 20.000 accessi senzache fosse stato eseguito alcunupdate dei siti. La maggior partedei visitatori è risultata di nazio-nalità italiana, ma non sono man-cati gli accessi dall'estero, prove-nienti in special modo da Francia,Germania, Svizzera, Croazia,Austria, Polonia e Slovenia. Lesingole pagine più visitate sonostate le home page (cioè le pagi-ne di indice) de “La Gazzetta”(316 in ottobre e 351 in novem-bre) e della Fede ra zioneRegionale (238 in ottobree 310 in novembre).Molto visitata è stataanche la pagina con laricetta del Gran Pampel. Molto utilizzata è stata lapossibilità di effettuarericerche sul sito (237 inottobre e 300 in novem-bre). Le grotte più ricer-cate sono state Slavnik,Feruglio, Maidirebanzai,Led Zeppelin, Landri,San Canziano e Villanova. (MMa)

Inaugurato il 21 ottobre 2000 il Centro Italiano di Documentazione Speleologica “Franco Anelli”

Tempi solcati: Tempi solcati 7-11-2014 12:51 Pagina 6

Page 9: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tempi solcati

Speleologia 43 7

decenni, che trovano unagiusta collocazione allʼin-terno della più importantebiblioteca speleologicadʼItalia. Storie di libri maanche di persone, che lihanno amati e custoditifino ad oggi. Con essi tra-pela qualche scorcio delpassato, ed ancora unavolta del tempo. Con la presentazione delprogramma informaticodi gestione della bibliote-ca, cambia lo scenario:proiettore, video proietto-re, computer collegato inrete, internet, data ba -se… Siamo improvvisamente partiti per il futuro, e la strumentazione dibordo è di prim'ordine! Uno strumento potentissimo che aiuta ad esplorarei meandri della biblioteca, disponibile a tutti anche su internet. Sul videoscorrono le schede del data base, un immenso lavoro di catalogazione che“restituisce” a tutti il tempo e le energie spese da chi ha ritenuto indispen-sabile lʼinformatizzazione della biblioteca. La giornata si conclude con lavisita ai locali del Centro di Documentazione, fra gli innumerevoli volumiriposti sugli scaffali, tra riviste e preziosi libri antichi, consapevoli di averassistito alla nascita di una porta nel tempo.

Marco Bonomi

Cos’è un geosito?È dallʼinizio degli anni ʼ90 che siconsolida il progetto di conoscerea livello europeo e anche globalela quantità, la tipologia e la distri-buzione dei principali beni geolo-gici, denominati geotopi, geotope,geosites, che necessitano unaurgente o prioritaria tutela. Nel1991, durante un convegno sultema svoltosi a Digne (Francia),viene stilata la carta internaziona-le dei diritti della memoria dellaTerra. In questa occasione vienedefinito il concetto di PatrimonioGeologico (Geological Heritage)come segue: “Il difficile raccontodella storia della Terra risiedenelle rocce e nel paesaggio che siosservano presso la sua superfi-cie; questo insieme rappresentala Memoria della Terra. Solo inquesti siti, e solo lì, è possibiletracciare i processi che in migliaiadi milioni di anni si sono succedu-ti e che hanno creato lʼattualeaspetto del nostro pianeta, com-presa lʼevoluzione della vita in cuiè inserita quella dellʼuomo. Quelloche è conservato negli affiora-

menti rocciosi e nel paesaggioè unico e talora molto fragile.Per questo è necessario riflet-tere che ciò che si perde diquesto patrimonio non potràmai essere ripristinato o rico-struito ed è quindi necessariocapire e procedere alla suaprotezione.”A Digne si sono stabilite inoltrele prime modalità con cuischedare e censire i geotopi.A livello europeo lʼassociazio-ne (e gruppo di ricerca)ProGeo si occupa del censi-mento di geotopi, mentre alivello planetario va segnalatalʼesistenza del gruppo GlobalGeosites Working Group (GG -WG) dellʼIUGS (InternationalUnion of Geological Sciences),

di cui ProGeo è agente, che stacreando un database globale deigeotopi. Va segnalato che in al -cuni paesi europei questa sche-datura è già attiva da diversidecenni e presenta un quadronormativo assai diversificato,con tutele a diversi livelli di sitigeologici di interesse.

Maria Angela Cazzoli

natura delle rocce nelle quali sono scavati, per quello che contengono o perlʼuso che ne è stato fatto dallʼuomo nel tempo, presentano caratteri di ecce-zionalità geologica in senso lato.Sono da considerare come geositi: • sistemi di grotte tra loro connessi o facenti parte dello stesso sistema carsi-

co (complessi carsici)• grotte singole• porzioni, più o meno vaste, di grotte.Lʼeccezionalità riguarda soprattutto lʼinteresse scientifico delle ricerche, intesea largo spettro, già svolte o potenziali (rilevanza internazionale, nazionale olocale dei dati acquisiti o acquisibili), fattori di tipo estetico o dimensionale,rappresentatività e interesse didattico-culturale.A questi si aggiungono fattori di “valore aggiunto” che riguardano in particola-re la fruibilità e lʼesistenza di elementi utili per la valutazione della qualità del-lʼambiente (cavità monitorate, presenza di rischi ambientali, etc).Con la firma dellʼaccordo la Società Speleologica Italiana si impegna, tramitela Commissione Nazionale Catasto, alla compilazione della “scheda speri-mentale SGN” per la schedatura dei geositi del SGN al fine di realizzare lalista dei geositi ipogei naturali italiani, allʼindividuazione di tipologie caratteri-stiche carsiche e/o ipogee, alla definizione di procedure normative ovverolinee guida per lʼacquisizione in modo uniforme di elementi di conoscenzarelativi al patrimonio speleologico italiano e di criteri per la definizione e clas-sificazione dei geositi ipogei naturali italiani.Il Servizio Geologico nazionale, a sua volta, si impegna alla stampa delle lineeguida, a seguito della valutazione delle stesse da parte di una commissionenazionale di referi, scelta di comune accordo tra SGN e SSI Onlus, nonchéalla pubblicazione sul sito web del Servizio stesso dei geositi ipogei segnala-ti dalla SSI.

Paolo Mietto

Tempi solcati: Tempi solcati 12-11-2014 11:48 Pagina 7

Page 10: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tempi solcati

8

ALCADI 2002Si terrà a Gorizia, dal 27 aprile al1° maggio 2002, l’appuntamentoALCADI 2002, 6° InternationalSymposium on history of Spe -leology and Karstology in Alps,Carpathians and Dinarides.

ALCADI è una sigla che sta adindicare Alpi, Carpazi, Dinaridi edè un’importante e prestigiososimposio dedicato alla storia del -la speleologia svolta, nelle areesuddette, negli anni antecedenti il1918.Esso raduna ogni due anni glistudiosi di storia della speleologiadi un’area la quale, appartenendoall’Impero Austro-Ungarico, ebbeda Vienna un forte impulso allericerche, pratiche e teoriche, sulmondo sotterraneo.Già prima del 1918 si formaronoin quest’area diverse scuole dispeleologia locali che oggi, attra-verso questi incontri, si ritrovanoperiodicamente per riscoprire leloro origini.

La lingua ufficiale del convegno èl’inglese. È previsto un serviziotraduzioni per i lavori presentati,che comunque dovranno preve-dere un riassunto in inglese.

ALCADI 2002 è organizzatodall’UIS, dalla Società Speleo-logica Italiana e dal Centro Ri-cerche Carsiche “C. Seppen-hofer” di Gorizia.

In attesa della prima circolare,tutte le richieste di informazionidovranno pervenire alla segrete-ria del convegno c/o:

Centro Ricerche Carsiche"C. Seppenhofer",via Diaz 13, 34170Gorizia, Italia

Coordinatore del convegno:Maurizio Tavagnuttie-mail:[email protected]. 0481 520537 (ab.)

0481 528353 (uff.)

BORA 2000 - In principio c’era il Carso

La collaborazione fra il MuseoCivico di Storia Naturale di Trieste ela Commissione Grotte “EugenioBoegan” ha permesso la realizza-zione di una manifestazione – lamostra Timavo Arcano – il cui suc-cesso è stato sancito dall’affluenzadi molte migliaia di visitatori. Lamostra, che è stata allestita nellesale del Palazzo Costanzi ed è stataaperta al pubblico dalla fine ottobrea metà dicembre 2000, ha illustratolo sviluppo, legato alla ricerca del-l’acqua, della speleologia triestina. Il

percorso si è snodato lungo un arcodi tempo di che va dal 1840 al 2000,toccando alcuni momenti essenzialidell’esplorazione speleologica chesono stati presentati al pubblicoattraverso foto, grafici e rilievi, mate-riali di esplorazione, documenti. Perla prima volta sono stati esposti attie relazioni, riguardanti le ricerchedell’acqua a Trieste, sinora chiusinegli archivi: vecchie carte scritte emaneggiate da uomini che scende-vano in grotta prima che fosseconiato il termine “speleologia”,

TIMAVO ARCANO, la speleologia triestina in mostra

Baia di Sistiana - Trieste1 - 5 novembre 2000Trieste è sinonimo di Bora e la Bora,violento vento che soffia da ENE, èsinonimo di Trieste; le raffiche supe-rano i 100 orari, arrivando anche atoccare i 170 km. La città però nonresta paralizzata e la vita scorre nor-malmente. Nonostante i disagi chepuò provocare, il triestino ama questovento freddo col quale ha imparato aconvivere, e quando non c'è ne sentela mancanza.Non si può certo dire che il tempo sta-volta ci abbia aiutato, evidentementelassù qualcuno non ci ama... ma glispeleologi hanno la pelle ben tempra-ta, e sono arrivati in oltre 3000 (tremi-la) sfidando una pioggia incessanteche ci ha flagellatoper più giorni; il datofinale registra ben3120 partecipanti, ipiù distanti arrivatidal Messico.La baia di Sistiana èveramente un postoincantevole tra maree falesie, l’ideale perallestire i vari padi-glioni che ospitano lediverse iniziative.Altro gioiello naturali-stico il Sentiero Rilkeche sovrasta la baiae presenta forme dicarsismo superficialeveramente eccezio-nali.

L'inaugurazione è avvenuta alla pre-senza delle varie autorità locali eregionali presso la sala allestita aCastelreggio, nei pressi del porticcio-lo; qui si sono svolte anche proiezionidi filmati e diapositive e conferenze.Parecchie le mostre, tutte interessan-ti e ben curate. Oltre a quelle in locoerano allestite due esposizioni aTrieste; una presso il PalazzoCostanzi in Piazza Piccola sul tema:Timavo arcano - ricerche speleologi-che sulle acque sotterranee (docu-menti, foto, filmati e plastici delleGrotte di Trebiciano, San Canziano eLazzaro Jerko), ed una pressol'Acquario (l'arte e le grotte), ambe-due corredate dai rispettivi cataloghi.Ottimo il filmato e la documentazione

Tempi solcati: Tempi solcati 7-11-2014 12:51 Pagina 8

Page 11: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tempi solcati

Speleologia 43 9

curata dalla Commissione Grotte E.Boegan della Società Alpina delleGiulie di Trieste. Non sempre è statopossibile seguire ogni iniziativa, ebisognava scegliere.Nella prima serata è stato presentatol'Universore: attrezzo che unisce lafunzione del discensore e quella delbloccante, risultato di anni di studio edi sperimentazioni, uniti all'esperien-za, passione e capacità di MarioGherbaz.Tante le iniziative, tra cui escursioni ingrotta ed in zone carsiche, alle qualihanno preso parte circa 1200 perso-ne. Sono stati inoltre presentati alcu-ni lavori editoriali: “50 anni di infortu-nistica speleologica in Italia 1947 -1997” di P. Guidi e A. Pavanello, volu-me che rientra nella collana deimanuali tecnici del CNSAS, e com-prende un notevole lavoro di raccoltaed analisi dei dati relativi agli inciden-ti in grotta verificatisi in 50 anni nelnostro Paese, 674 incidenti chehanno coinvolto 1039 persone. IVolontari del CNSAS lo riceverannogratuitamente. Nella stessa riunioneè stata poi illustrata la prossima edi-zione dei “Quaderni di Speleosoc -corso”, aggiornata ed adeguata allarealtà odierna.Mario Vianelli ha invece presentato illibro “I fiumi della notte”, da lui curato,al quale hanno collaborato vari spe-leologi di prestigio. Meravigliose lefoto ed interessanti i testi dei varicapitoli su grotte italiane ed estere. Isoci SSI potranno usufruire di uno

sconto sostanzioso rispetto al prezzodi copertina.Oltre al padiglione degli stand com-merciali, come sempre interessante,ricordo le molte cose piacevoli e spi-ritose che circolavano per loSpeleobar, dove tra stand enogastro-nomici e tantissima gente transitavaun carrello, subito battezzato “ilmutandiere”, che vendeva mutandenuove con simpaticissime scritte.Nonostante le lusinghe di affermatifotografi ed offerte di produttori dipneumatici, gli speleomodelli hannopreferito posare per il Calendario2001 realizzato da Repetto. Ognunoha messo in mostra quello che ha (oche aveva!).Bisogna infine riconoscere il grandis-simo lavoro organizzativo dei giuliani,dalla segreteria alla logistica, daidistributori di ghiaia agli organizzatoridelle escursioni. Un grazie a tutticoloro che hanno lavorato e che cihanno permesso una ottima perma-nenza, anche se umida, a Sistiana.Gran finale col Gran Pampel, 490 litri,(qualcuno ha dovuto ricorrere all'am-bulanza) in una coreografia fantasticaed una gran paura che riprendesse lapioggia, ma è andata bene, Odino èstato con noi, almeno l'ultima serata.Grazie ancora agli amici del FriuliVenezia Giulia, ed arrivederci tutti inToscana, a 2001 Odissea nel Corchia- Pianeta Alpi Apuane - Seravezza(LU), sempre nei giorni dal primo al 4novembre.

Lelo Pavanello

documenti conservanti il profumo edil fascino di un lontano passato.L’attenzione del visitatore è statadapprima focalizzata da quattro bloc-chi in cui erano presentati documen-ti, foto, materiali e rilievi dei momenticaratteristici del percorso speleologi-co triestino (Ricerche nella Grotta diTrebiciano e nellʼAbisso dei Morti,1841-1866; Lʼesplorazione delleGrotte di San Canziano e dellʼAbissodei Serpenti, 1883-1893; Le ricercheintensive sul Carso Classico, 1900-1990; La scoperta della grotta Skilan

e della Grotta Lazzaro Jerko, 1990-2000) e quindi da un ampio settorededicato alle ricerche biospeleologi-che. Tre grandi plastici (Le Grotte diSan Canziano, la Grotta di Tre -biciano e la Grotta Lazzaro Jerko)completavano l’esposizione, resadinamica dalla proiezione di unvideo, realizzato da Franco Tiralongodella Boegan e da Sergio Dolce delMuseo, illustrante alcune fasi dell’e-splorazione della grotta LazzaroJerko nonché alcune delle più bellegrotte del Carso.

Negli stessi giorni, nelle saleespositive dell’Acquario Marino(palazzo dell’ex Pescheria Cen -trale) è stata inaugurata unamostra dedicata espressamenteall’arte nelle grotte, o meglioancora alle grotte nell’arte.

La mostra “Grotte e arte”, orga-nizzata dal Civico Museo diStoria Naturale e dalla Commis -sione Grotte “Eugenio Boegan”nell’ambito della manifestazione“Timavo Arcano”, ha presentatoalla cittadinanza una serie diopere che hanno accompagnato– presentando visivamente variaspetti del mondo sotterraneo – ilnascere e l’affermarsi della spe-leologia nella città, un percorsoche partendo dai corposi acque-relli di Gaetano Merlato (1842)giunge sino alle lievi vele di LouisTorelli (2000). Dalla rappresenta-zione quasi fotografica di unmondo per molti veramente arca-no, si è passati alla sua sublima-zione in un cosmo in cui vuoto epieno si interconnettono. Il visita-tore ha seguito il passaggio dal-l’artista della prima metà dell’Ot-tocento – esponente di un mondoche è contemporaneamente ra-zionale e romantico – a quello deinostri giorni, passando attraversouna scelta di opere di artisti che,rimasti affascinati dal mondodelle grotte, hanno tentato di rac-contarcelo con il loro linguaggio.Sono stati esposti (oltre ad operedel Merlato e di Torelli) acquerellidi Napoleone Cozzi, disegni diCarlo Wostry, olii di Ugo Flu -miani, incisioni di GiovanniMornig, immagini quasi onirichedi Silvia Fonda per giungere,penultima tappa, agli speleolibridi Adriano Stok. Un catalogo, molto ben curato,con un breve saggio di NicolettaGuidi e una recensione criticadelle opere curata da Claudio H.Martelli, ha permesso al visitato-re di apprezzare appieno nonsolo la mostra ma anche la per-sonale percezione del mondosotterraneo che ogni artista hainteso inserire nelle proprieopere.

Pino Guidi

Tempi solcati: Tempi solcati 7-11-2014 12:51 Pagina 9

Page 12: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tempi solcati

10

7° congresso della FederazioneSpeleologica ToscanaDal 31 marzo al 1° aprile 2001 laspeleologia toscana si è riunita aGavorrano, in provincia di Gros-seto, per fare il punto su quantoin questi ultimi dieci anni è statostudiato, esplorato e documenta-to dai gruppi speleologici toscanie dai gruppi fuori regione. IlCongresso si è svolto a dieci annidi distanza da quello organizzatonel 1991 a Ponte Stazzemese inoccasione di Corchia 91, ed èstato realizzato con il patrociniodella Società Speleologica Italia-na, della Regione Toscana, dellaprovincia di Grosseto e dal comu-ne di Gavorrano. Molti gli argo-menti trattati dai vari relatori,dagli annosi problemi legati allacorretta messa a catasto dellecavità in una regione dove opera-no gruppi da tutta Italia, alla defi-nizione di aree carsiche regiona-li; dall’illustrazione dei risultatiottenuti dall’elaborazione dei datiraccolti durante il monitoraggiodel tratto interessato dal progettodi fruizione turistica del Corchia,alle scoperte dei manufatti liticivenuti alla luce a Gavorrano, daipercorsi sotterranei di Portofer-raio, ai risultati degli studi suglispeleotemi. I risultati esplorativisono stati documentati anchenelle sale del Laboratorio dovesono stati esposti i pannelli rea-lizzati dai vari gruppi: rilievi, foto-grafie, plastici, cartografia eposter per documentare le ultimescoperte soprattutto per mano digruppi toscani, ma anche Venetied Emiliani, mentre nella salaproiezioni si sono susseguite dia-positive e filmati. Una prima

documenta-zione dei lavo-ri presentati èstata inseritaall’interno delp r o g r a m m ache è possibi-le richiedere

alla segreteria organizzativa c/oCarlo Cavan na, via Petrarca 57,58046 Marina di Grosseto (GR),o all’indirizzo [email protected] dove pure è possibile pre-notare gli atti.

L’Anno Internazionale delle Montagne e la Giornata Nazionale della Speleologiapromossa da SSI e CCS del CAINel 1998, su proposta della Repubblica del Kirghizistan, l’AssembleaGenerale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2002 “Anno Internazionale delleMontagne”. L’iniziativa si pone l’obiettivo di contribuire alla crescita della con-sapevolezza e alla conoscenza degli ecosistemi montani nonchè alla cono-scenza del patrimonio culturale delle genti di montagna. In Italia la divulgazio-ne di questa manifestazione è affidata al Comitato Italiano per l’AnnoInternazionale delle Montagne, al quale aderiscono diversi enti e sodaliziimpegnati per la salvaguardia e la promozione dell’ambiente montano. Gliscopi prioritari sottoscritti dal Comitato sono la promozione dello svilupposostenibile delle regioni di montagna, la qualità della vita dei suoi abitanti, laprotezione del fragile ecosistema montano.In questo contesto la Commissione Centrale della Speleologia del CAI e laSocietà Speleologica Italiana intendono organizzare la “Giornata Nazionaledella Speleologia” con lo scopo di offrire a tutti i Gruppi ed alle Associazionispeleologiche operanti sul territorio nazionale l’occasione per far conoscere leproprie iniziative evidenziando l’importanza che la speleologia ricopre tra leattività che si svolgono in ambiente montano. Viene così a valorizzarsi l’operae l’azione del CAI e della SSI attraverso le associazioni speleologiche presen-ti in tutte le aree carsiche italiane, sottolineando non tanto e non solo l’azione

SPELEO BRASIL 2001, lo sviluppo sostenibile dei territori carsici

SPELEO BRASIL 2001 rappresenta il 13°Congresso Internazionale di Speleologia, il 4° Congresso Speleologico LatinoAmericano e Caraibico, il 26° Congresso Speleologico Brasiliano ed il primo,in assoluto, a tenersi nell’emisfero Sud. Si svolge dal 15 al 22 luglio al CentroNazionale Congressi “Ulisse Guimarãs” di Brasilia sul tema “La speleologianel terzo millennio: sviluppo sostenibile degli ambienti carsici”. Le escursioni ele attività pre (dal 5 al 14 luglio) e post (dal 23 al 30 luglio) congressuali si svi-luppano in molte aree brasiliane di interesse speleologico ed archeologicocome gli stati del Paranà, São Paulo, Minas Gerais, Mato Grosso, Bahia... masono programmati anche tour in altri stati latino americani come Venezuela,Messico e Argentina. Speleo Brasil 2001 coinvolge una grande rete di parte-cipanti ed ha il sostegno di molte istituzioni (Università e centri di ricerca scien-tifica, Ministeri, UNESCO, numerose organizzazioni non governative) e riuni-sce circa 1500 speleologici, accademici e non, provenienti da 70 nazioni. Iltema specifico del Congresso – lo sviluppo sostenibile dei territori carsici –costituisce un nuovo campo di interesse dell’Unione Internazionale diSpeleologia, promotrice dell’evento, ed è perfettamente in sintonia con il suomandato di preservare e conservare le grotte e di informare, a larga scala, sututti gli aspetti della “scienza delle grotte”. È infatti intenzione degli organizza-tori, come afferma la presidente dell’UIS nel suo messaggio, comunicare algrande pubblico l’importanza delle grotte e dell’ambiente circostante e divul-gare le conclusioni delle discussioni e dei dibattiti congressuali ad altre areenelle quali le grotte ed i bacini idrici necessitano di protezione: particolareenfasi viene data al fatto che le grotte ed i loro bacini idrici, se usati per scopituristici, possono assicurare un reddito che rappresenta una alternativa soste-nibile rispetto alle attività estrattive o ai disboscamenti. Per chi desidera averemaggiori informazioni sul congresso: [email protected]

Tempi solcati: Tempi solcati 7-11-2014 12:51 Pagina 10

Page 13: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

160 anni di speleologia in Apuane2001 Odissea nel Corchia • 1-2-3-4 novembre 2001 • Seravezza (LU)

Anche quest’anno si ripete il solito appuntamento per il ponte di novembre(ma sarà veramente il solito?!?), dove la Speleologia di tutta Italia ed estera siincontrano per raccontare e raccontarsi.Quest’anno l’incontro si terrà nel cuore delle Alpi Apuane, montagne cheda sempre hanno saputo unire spiriti ed intenti esplorativi, in uno splendi-do scenario naturale. Dieci anni fa fu Corchia ’91, da allora molte cosesono cambiate, sono terminate vecchie storie di grotte ed iniziate nuoveesplorazioni. Di tutto questo si parlerà a “2001: odissea nel Corchia”!La proposta di incontro a Seravezza, ai piedi delle Alpi Apuane, è rivolto atutti coloro che hanno cose da dire e da mostrare, che vogliono racconta-re le esperienze dell’ultimo anno e presentare proposte per il futuro.Inoltre, i 160 anni di viaggi in Apuane vogliono essere un invito a tutti quel-li che, per sentito dire, per esperienza o per racconti, possono in qualchemodo contribuire alla ricostruzione delle vicissitudini esplorative e socialiche hanno nel tempo aperto nuovi mondi.Tantissimi sono stati negli ultimi anni gli avvenimenti speleologici e folcloristi-

ci e numerosi sono stati gli speleologi che hannoattraversato in lungo e in largo, di dentro e difuori, la montagna. Qualcosa da dire ci sarà sicu-ramente!Durante l’incontro saranno organizzate varie atti-vità e saranno affrontate diverse tematiche, foca-lizzate sui seguenti argomenti:• esplorazioni e descrizione dei sistemi carsici inItalia e all’estero• speleologia subacquea• speleologia in cavità artificiali

• grotte turistiche• storia esplorativa delleApuaneTutto ciò verrà descritto conl’allestimento di mostre, proie-zioni di diapositive, filmati, el’organizzazione di tavolerotonde. Non mancheranno,poi, gli stand dei materiali,delle federazioni e quelligastronomici dei gruppi grotte,né mancherà la possibilità didisporre di spazi per lo svolgi-mento di assemblee.

Per informazioni potretecontattarci ai seguentiriferimenti:CP 96 Pietrasanta (LU)www.corchia2001.orge-mail: [email protected]

Sul sito troverete anche ilmodulo per la richiesta di par-tecipazione alle varie attività: vichiediamo di farci pervenire intempo (entro il 22 settembre),e possibilmente via e-mail, levostre proposte per pianificaregli interventi nel modo miglioreper tutti.

Tempi solcati

Speleologia 43 11

La grotta: un ambientenaturale quale

laboratorio didattico.Esperienze e proposte

Questo il titolo dell’incontro inter-nazionale chel’Unione Speleo -logica Pordeno -nese C.A.I. staorganizzando incol laborazionecon il ProgettoDidattico “Spe -laion Logos” diPordenone per igiorni 7 e 8 luglio2001 a Barcis

(PN) in occasione della presenta-zione ufficiale del progetto“Grotta didattica Vecchia Diga”.

L’iniziativa si propone qualemomento di confronto e d’inter-scambio sulle esperienze e lemetodologie della comunicazio-ne naturalistica legata all’am-biente carsico e all’escursioni-smo didattico speleologico cheannovera, anche in Italia, diverseinteressanti realizzazioni e cheregistra una crescente attenzioneda parte di molti gruppi grotte.

L’incontro a cui saranno invitati,oltre agli esperti di alcuni paesieuropei, i coordinatori nazionalidella didattica speleologica delClub Alpino Italiano e dellaSocietà Speleologica Italiana,sarà certamente l’occasione percontinuare ed approfondire quel-l’importante dibattito sulla corret-ta fruizione del bene natura cosìdeterminante nella formazione dinuove coscienze ecologiche eculturali.

A corollario dell’incontro sarannorealizzate mostre, proiezioni evisite guidate alla grotta “VecchiaDiga”.

Per informazioni:Giampaolo Fornasier,03356058868U.S.P. c.p. 313 . 33170Pordenone,tel. e fax 043 428808, e-mail:[email protected]

dei singoli Gruppi, quanto l’interesse che laspeleologia ricopre quale disciplina impegna-ta per la conoscenza e la conservazione delfenomeno carsico.Le Associazioni aderenti esporranno la loroattività attraverso manifestazioni culturali,pubblicazioni, proiezioni, visite guidate, gior-nate ecologiche e confronti con le realtà loca-li. La Commissione Centrale della Speleo -logia del Cai e la Società Speleologica Ita -liana stanno studiando forme di promozione asostegno delle Associazioni locali che parte-ciperanno all’iniziativa; inoltre tutte le notizieriferite alle iniziative dei Gruppi durante laGiornata della Speleologia verranno pubbli-cate sulla stampa CAI e SSI.

COORDINAMENTO DEI PROGETTI: Club Alpino ItalianoSede Centrale, via Petrella, 19–20124 MilanoTel. 02-205723233 / Fax 02-205723201.Responsabile: Gian Paolo Rivolta, Presi -dente CCS-CAI, Via A. Volta, 3 – 21040Oggiona (VA). Altri referenti: Bruno Galvan,Direttore SNS-CAI; Mauro Chiesi, PresidenteSocietà Speleologica Italiana; Sergio Mat -teoli, Resp. Naz. Soccorso Speleologico.

Tempi solcati: Tempi solcati 7-11-2014 12:51 Pagina 11

Page 14: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Storia di Labassa

12

Labassa e il Marguareis, in breveDal punto di vista speleologico il massiccio delMarguareis è la più importante area carsica dell’Italianordoccidentale. Si trova sul confine tra la Francia ele provincie di Cuneo e Imperia e costituisce il ver-sante sinistro orografico dell’alta Val Tanaro.L’area carsica del Marguareis meridionale, che inte-ressa il sistema Piaggia Bella-Labassa-Risorgenzadella Fus, si estende per oltre 18 km2 dalla Cimadelle Saline a NE, fino al Colle dei Signori-Navela aNW, comprendendo tutta la linea di spartiacque eparte dei versanti settentrionali.La più antica (dal punto di vista esplorativo), ampia efamosa cavità di questo sistema è la Carsena diPiaggia Bella, che attualmente possiede ben quat-tordici ingressi e misura oltre novecento metri di disli-vello tra il suo ingresso più alto (Abisso Gachè) e ilpunto più basso. Gli abissi della zona compresa tra la conca di PB ela Cima delle Saline, quindi anche quelli oltre PianBallaur, sono legati a questa grotta. Recenti esplora-zioni hanno portato l’abisso Omega 3, situato propriotra Pian Ballaur e la Cima delle Saline, ad entrare nel

ramo Reseau B di Piaggia Bella, ampliando ulterior-mente la lunghezza dei suoi “tentacoli”.Tutta l’acqua di PB termina la sua corsa in un gran-de sifone, esplorato in parte ma non ancora supera-to, per poi ritrovare la luce al Garb d’la Fus.Un’altra zona chiave per capire l’importanza diLabassa è quella compresa tra la Conca di PB e ilColle dei Signori, situato alla testata del Vallone deiMaestri. I numerosi abissi che si aprono in questazona, anche quelli in zona Navela, oltre lo spartiac-que superficiale, sono collegati idrologicamente alGarb d’la Fus. Fino al 1984 la zona compresa tra PB, il Colle deiSignori e la risorgenza, era completamente biancasulle carte. Qui gli esploratori fantasticavano di unagrande sala che raccogliesse tutte le acque, battez-zata in contumacia la Sala delle Acque cheCantano.In questa grande macchia bianca, a partire dal1984 gli speleologi del Gruppo Speleologico

La storia di Labassa, Alessandro Maifredi

�La parte terminale delle splendide gallerie dell’ImmacolataConcrezione, in prossimità dell’ultimo campo.

LABASSA:LABASSA 7-11-2014 12:54 Pagina 12

Page 15: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Storia di Labassa

Speleologia 43 13

Imperiese CAI hanno cominciato a disegnare leforme della strada che porta alla Sala delle Acqueche Cantano e prosegue oltre, verso la zona dirisorgenza.

Era il 4 luglio...

Su Labassa è stato scritto molto, e in particolare aquesta grotta è stato dedicato interamente il numero21 di Speleologia con articoli scientifici ed esplorativicurati nei minimi dettagli da G.Calandri e L.Ramella.Sugli aspetti geologici non dirò nulla perché nel frat-tempo nulla è cambiato. Per capire le nuove esplo-razioni, penso che sia importante rinfrescare lamemoria su quelle vecchie.Siamo nel 1984 e il 4 luglio viene avvistato un picco-lo buco in parete. Nei week-end seguenti viene rag-giunto ed esplorato fino ad una prima strettoia, conforte corrente d’aria ghiacciata, che viene superatacon relativa facilità. La strettoia successiva richiedeun impegno maggiore e la terza mette momentanea-mente la parola fine a questa breve grotta. Occorrequasi un anno di duro lavoro per superare questoostacolo costituito da una condotta ascendente com-pletamente intasata da blocchi instabili. Verrà battez-zata Fitzcarraldo e attualmente crea solo un grandolore alle ginocchia.Alla fine del 1985 si riesce a passare la frana termi-nale e si esplorano, il 12 ottobre, le gallerie Colombo.Nelle punte seguenti inizia la dura esplorazione dellaVia di Damasco; alla fine dell’anno Labassa raggiun-ge i 152 m di profondità sulle sponde del sifonettoMontezuma.Il 1986 è il grande anno di Labassa. Viene superatoed eliminato il sifone Montezuma con la mitica “tri-vella demoltiplicata ad acqua” ancora esposta inloco. Al di là, duecento metri di gallerie saliscendiportano alla famigerata Diaclasi, che taglia trasver-salmente il Ferà, oltre la quale si trovano le ampiecondotte delle Gallerie del Silenzio. Un sifone inta-sato di acqua e fango pone momentaneamente fineall’esplorazione, ma la superficie dell’acqua incre-spata dalla forte corrente d’aria, fa ben sperare.Quindici giorni più tardi il sifone terminale è comple-tamente asciutto e viene battezzato “PentolaLagostina”. Oltre si trova La Lunga Strada dell’Ovest,mezzo chilometro di ampie gallerie concrezionateche terminano all’importantissimo Bivio delloScafoide che, in seguito, permetterà di raggiungeredirettamente il collettore principale. Dal bivio, con unbrusco cambio di direzione di quasi novanta gradi,iniziano le Gallerie Giuanin Magnana che, con unandamento tipicamente freatico, portano sull’orlo diun profondo canyon in fondo al quale scorre il GranFiume dei Mugugni.

nata il 4 luglioA sedici anni dalla scopertadella grotta, nuove edimportanti diramazioniaggiungono conoscenze epromettono interessantisviluppi. Un resocontodettagliato della lunga etravagliata storia del sistemacarsico Marguareis-Foce.

�Alla base della cascata si trova il sifone di –591, rimasto,fino al 1996, il punto terminale di Labassa. L’esplorazione diquell’anno l’ha bypassato trovando oltre un chilometro dinuove condotte e uno splendido ballatoio panoramico sullacascata.

LABASSA:LABASSA 7-11-2014 12:54 Pagina 13

Page 16: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Storia di Labassa

14

Verso valle ci si ferma su un sifone e si risale unaffluente importante, che prende il nome di Latte eMiele per il particolare colore delle sue concrezioni.A questo punto le esplorazioni si susseguono frene-tiche e con ritmi impressionanti, portando alla sco-perta, nel settore a monte, della sala del GrandeCocomero e del Regno del Minotauro e, a valle, dellavia che dal Bivio dello Scafoide raggiunge le grandigallerie freatiche fossili che si gettano nel collettore.Qui l’unico modo per proseguire è l’armo delleGrandi Tirolesi sulle pareti strapiombanti del canyon.Viene finalmente aperta la Via del Lupo.Il 1987 viene dedicato a colorazioni e controlli di tuttele gallerie che nel corso dell’anno prima erano statetrascurate, come il Ramo delle Pentole che puntadeciso in direzione Colle dei Signori, ma che, doposeicento metri di strettoie, chiude in un grande salo-ne di crollo.Il campo estivo porta a continuare le esplorazioni avalle, verso il Lupo. In due punte si arriva prima sul-l’orlo del P. 45 e poi al Salone dell’Iperspazio, il piùgrande vuoto marguareisiano, e al grande sifoneCappuccetto Rosso che viene bypassato nella puntasuccessiva.Il tempo avverso fa chiudere qui la stagione esplora-tiva per quest’anno.Il 1988 vede spesso sifonare la famigerata PentolaLagostina che “manda a monte” molte punte. È unanno importante, comunque, che porta verso vallealla scoperta delle Gallerie dell’Immacolata Con cre -zione e delle gallerie Vai, vai Pastasciutta..., rag-giunte con un asta telescopica e numeri da circo; sitrovano infatti poco a valle dell’inizio delle GrandiTirolesi, ma dalla parte opposta del canyon.I tempi di percorrenza cominciano a farsi sentirepesantemente e in novembre viene allestito il primocampo interno, il Capanno degli Stonati, poco primadella partenza delle Grandi Tirolesi.L’innevamento ottimale nel 1989 permette, già all’ini-zio dell’anno, una punta a valle che si ferma su un

altro canyon conpareti strapiom-banti. In contem-poranea una se -conda squadra rie-sce a collegare le gal-lerie Vai, vai Pasta sciut -ta... al Salone dell’Iperspazio. È unascoperta importante perché costituisce unavia di fuga asciutta in caso di piena.Nel resto dell’anno si effettuano alcune piccoleesplorazioni nelle Gallerie Colombo e nella LungaStrada dell’Ovest, poi, in settembre, si torna nelgrandioso labirinto del regno del Minotauro doverimangono, però ancora mille gallerie da vedere.Nel gennaio 1990 si torna sul fondo a valle raggiun-gendo il sifone terminale a –591.Nel complicato settore di Latte e Miele continuano lerisalite e le discese di pozzi. Viene inoltre allestito, amonte, il secondo campo interno, denominatoCapanno degli Arrapati, al termine delle GallerieGiuanin Magnana.A dicembre si torna a monte per cercare il bandolodella matassa nel labirintico regno del Minotauro. Altermine di questa punta una serie di slavine travolgee uccide nove dei dodici speleologi che erano in grot-ta, segnando così, nella maniera più drammaticapossibile, la fine della grande stagione di Labassa.Il 1991 vede un nuovo campo alla Chiusetta con ilraggiungimento, da parte dei belgi, dopo una risalitadi una decina di metri poco prima del sifone termina-le, di una importante galleria fossile.Gli anni successivi vedono solo sporadiche punte neisettori di Latte e Miele e in alcune strettoie dellaLunga strada dell’Ovest.Occorre attendere fino al 1995 per ritrovare sui bol-lettini una punta indirizzata a valle, alle gallerie Vai,vai Pastasciutta... che individua una importante zonaesplorativa, ma questo si saprà solo molto, moltodopo.

È la data che ha cambiato la speleologiadel Marguareis. Chi andava in grotta inquegli anni non ha sicuramente dimenti-cato, ma i più giovani forse si chiedonocos'è successo quel giorno. Si potrebbescrivere ed è stato scritto molto, anche suSpeleologia (N.24, Marzo 1991), ma nonè il caso.Quel giorno aveva semplicemente nevi-cato troppo. A Labassa erano entrati dodi-ci speleo, imperiesi e torinesi, divisi in duegruppi misti, il primo di otto e il secondo diquattro. Avrebbero dovuto incontrarsi ingrotta, ma solo Aldo Avanzini, uno deiquattro, arrivò al campo a monte, da solo,senza avere notizie degli altri tre.L'uscita dalla grotta avvenne scaglionatae questo creò una trappola mortale. Gliultimi arrivati all'ingresso, verso l'una didomenica, videro scendere Paolo Valleche suggeriva di sbrigarsi, c'era già un

metro di neve. Davanti a lui dovevanoesserci solo Luigi Ramella (Bob) eMarino Mercati (Guru). Avanzini avevainiziato ad uscire dal campo a monte lasera prima, quindi doveva essere giàsceso. Degli altri tre (Mauro Scagliarini,Flavio Tesi, Roberto Guiffrey) gli speleoin grotta non ne sapevano nulla. Questi,invece, erano entrati la sera prima e,incontrando Avanzini che usciva, eranotornati indietro e, trovando la neve, ave-vano deciso di aspettare i primi delsecondo gruppo.Quando gli ultimi cinque iniziano a scen-dere nevica forte, ma all'orizzonte non sivede nessuno. Se ne deduce che i tredavanti sono già oltre la gola dellaChiusetta. Questa idea costringe i cinquead avanzare comunque per non allarmaregli altri tre in caso di mancato rientro.Poco prima della gola, però, una piccola

slavina travolge Sergio Acquarone eStefano Sconfienza. I tre superstiti, Pier -claudio Oddoni, Andrea Bixio e chi scrive,tentano di scavare per circa mezz'oranella neve impalpabile senza risultati, poii boati di altre slavine portano il più esper-to, Oddoni, alla pesante decisione diabbandonare le ricerche e tornare allagrotta. Durante il rientro altre due valan-ghe sfiorano i tre che, verso le cinque delpomeriggio, riescono a raggiungere l'in-gresso.Nei giorni successivi un centinaio di tecni-ci del C.N.S.A.S. e diversi elicotteri, siprodigarono nelle ricerche con granderischio.Ritrovarono il primo gruppo uscito, com-posto da sette speleo, a pochi metri dal-l'ingresso e gli altri due al termine dellagola della Chiusetta poco prima del saltodi roccia.Questo è successo nella data che hasconvolto il Marguareis.

9 Dicembre 1990

LABASSA:LABASSA 7-11-2014 12:54 Pagina 14

Page 17: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Storia di Labassa

LABASSA(Carnino, Cn)

G.S. Imperiese C.A.I. 1984-2000G.S. Imperiese C.A.I. -

G.S. Bolzaneto C.A.I. 2000

PIANTA

Speleologia 43 15

LABASSA:LABASSA 7-11-2014 12:54 Pagina 15

Page 18: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

16

LABASSA(Carnino, Cn)

G.S. Imperiese C.A.I. 1984-2000G.S. Imperiese C.A.I. -

G.S. Bolzaneto C.A.I. 2000

SEZIONE

La ripresa

È il 1996, l’anno che segna la grande ripresa diLabassa. A fine agosto viene organizzata una puntamista ligure e piemontese che ripercorre i passi deibelgi del 1991 e raggiunge, dopo un centinaio dimetri di gallerie fossili, l’orlo di un pozzo di venticin-que metri seguito da saltini che portano sulle rive diun laghetto da cui esce una grande quantità d’acqua.Il momento è magico: è l’al di là del sifone terminale.La via verso il Lupo è di nuovo aperta e le dimensio-ni impressionanti delle condotte rendono ottimisti. Insole sei ore si esplora quasi un chilometro di grandigallerie freatiche attive, e se ne rilevano seicento.L’acqua, dopo duecento metri aerei, si infila nuova-mente in un sifone, ma una galleria apparentemente“semifossile” si stacca poco prima sulla destra conti-nuando con un andamento saliscendi fino all’orlo diun P. 30.Poco prima del nuovo sifone terminale un’altra gran-de condotta porta, dopo un centinaio di metri, ad unlago di notevoli dimensioni, probabilmente sifonante.Dopo sei anni con scarsi risultati in questa grotta,l’entusiasmo è alle stelle, ma una seconda punta,due settimane dopo, trova il ramo di destra sifonan-te dopo un solo giorno di pioggia. Era solo all’appa-renza semifossile: il ramo è in realtà decisamenteattivo e prende così il nome di “Ramo del TroppoPieno”.La scoperta è drammatica, perché più attente osser-vazioni fanno notare la totale mancanza di possibilitàdi salvarsi in caso di piena fin dall’uscita dell’ex sifo-ne terminale. Viene naturale battezzare queste con-dotte “Io speriamo che me la cavo”.

La distanza dall’ingresso delle ultime gallerie è vera-mente notevole e la pericolosità poco invogliante.Occorre aspettare un anno e mezzo per vedere nelfebbraio 1998 un’altra squadra nella valle diLabassa. I risultati sono un po’ demoralizzanti in pro-porzione al tempo di permanenza. Viene sceso il P.30 che stringe senza molte prospettive e vieneesplorato e rilevato per circa duecento cinquantametri un ramo ascendente che inizia pochi metriprima del pozzo.

La riorganizzazione di Labassa, un grande passo indietroNel 1998 finalmente si capisce che cinque ore ditempo utile su quarantotto di punta non è un rappor-to vantaggioso.Si pensa allora (come del resto già si ipotizzavadieci anni prima) all’allestimento di un secondocampo a valle. Questo non è un grande problema;il problema è che da qui si andrebbe in esplorazio-ne senza sapere nulla della situazione meteorolo-gica esterna da almeno venti ore, e in un tempocosì lungo, sul Marguareis, si possono avere deci-ne di acquazzoni alternati a splendido sole.L’ipotesi di stendere una linea telefonica fino al fondoa valle in principio appare demenziale, poi sembraessere l’unica possibilità affidabile.Con uno sforzo sovrumano, già nel luglio 1998 sicominciano a stendere i primi metri di cavo telefoni-co fino all’inizio della Diaclasi. Il peso dei tubolari èallucinante, ma a poco a poco i risultati si vedono.Nel frattempo si pone rimedio all’odioso continuoriempirsi della Pentola Lagostina con un sistema ditubi che vengono di volta in volta innescati con unapompa a mano. Il sistema è estremamente spartano,ma permette di svuotare completamente la pentolain circa tre ore, salvando in questo modo le uscite.Occorrono ben nove punte “multietniche” per riusci-

Storia di Labassa

LABASSA:LABASSA 7-11-2014 12:54 Pagina 16

Page 19: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Speleologia 43 17

re ad allestire il secondo campo a valle, denomina-to “Albergo a Ore”, e a stendere il cavo telefonicofino a qui.

Chiusetta 2000: le nuove esplorazioni

Tutti gli sforzi economici e fisici del G.S.ImperieseC.A.I, degli amici del G.S. A.Martel, del G.S. C.A.I.Bolzaneto, nonché di alcuni “single” savonesi espezzini, sono stati indirizzati a valle in questi ulti-mi due anni. L’obiettivo primario del campoChiusetta 2000 non può quindi essere altro che

quello di proseguire in questa dire-zione.

Prima metà del campoDopo tanto lavoro, è il mo -

mento di cominciare a rac-cogliere qualche frutto.L’Albergo a Ore si trova apochi metri dal fiume, al

termine delle Gallerie del -l’Im macolata Concrezione. Da

qui in poi è necessario indossare lepontonnieres e immergersi nell’acqua gelata

fino alle ascelle. Evitare questo simpatico bagnettoè l’obiettivo della prima giornata di campo internodurante la quale vengono attrezzate le DanzeArmate, una seconda grande tirolese che porta araggiungere “in quota”, cioè senza scendere sul-l’acqua, la galleria fossile dei belgiOltre il Sifone Temporaneo si va a rivedere un punto

Storia di Labassa

�Facendo un grande passo indietro nelle esplorazioniverso valle, è stata trovata la prosecuzione delle gallerie“Vai, vai pastasciutta...” che prende il nome di “Fandango”per la grande quantità di fango del primo tratto. Il nome nonrende giustizia alla seconda parte, che invece si presentaconcrezionatissima. Si tratta di un chilometro e mezzo digallerie saliscendi che puntano dritto verso la Gola delleFascette e che vengono bruscamente interrotte da una dislo-cazione tettonica.

LABASSA:LABASSA 7-11-2014 12:54 Pagina 17

Page 20: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Storia di Labassa

interrogativo del rilievo del 1996 e si scopre così ilRegno di Nettuno: un P.15 porta ad accedere ad unaserie di gallerie freatiche dove si ritrova non solo ilfiume, ma anche tre sifoni, tutti alla stessa quota.Siamo decisamente sul fondo di Labassa, cinquan-tacinque metri sotto il livello delle piene!Anche il famoso P.30 terminale viene ricontrollato eattraverso una diaclasi si scende ulteriormente fino araggiungere l’acqua. È l’ennesimo sifone e per di piùalla stessa quota degli altri.Qui sul fondo rimane soltanto da continuare a salireil ramo ascendente pochi metri prima del P. 30. Unabreve risalita porta ad aumentarne lo sviluppo di unatrentina di metri, dopo di che si chiude nel nulla.L’ultima sera del primo campo interno la squadradell’Albergo a Ore tenta di dare un’occhiata alla som-mità del P. 25, al termine della Galleria dei Belgi. Unbreve traverso conferma la complessità dell’ambien-te, punto cruciale per la via del Lupo, senza svelareper il momento i suoi segreti.

Nel frattempo, una secon-da squadra fa “piazza puli-

ta” di tutte le condotte,grandi e piccole, che oc -

chieg giano sulle Galleriedell’Immacolata Concrezione,

che, però o chiudono, o ritorna-no sulla via principale.

A monte una terza squadra cerca di rin-frescarsi la memoria sul labirintico Regno delMinotauro, riuscendo ad allungare di qualche metrol’angusto condottino che si trova al di sopra del sifo-ne a monte.

Seconda metà del campoAlla luce di quanto non trovato, si fa un ulteriorepasso indietro. Una squadra scende a fugare gli ulti-mi dubbi dell’estremo a valle, un’altra si concentrainvece sulla zona terminale delle gallerie Vai, vaiPastasciutta... vista, ma non dimenticata, nell’ormailontano 1995. Queste gallerie rappresentano il livellofossile più alto, scoperto finora, del collettore delMarguareis. Dal rilievo hanno un andamento subo-rizzontale (a parte un P. 16 a metà) fino al P. 65 cheporta rapidamente al Salone dell’Iperspazio. Ed èproprio alla sommità del pozzo che si apre la con-dotta vista nel ’95. La speranza è che non scendasubito sul collettore.Questa volta la teoria ha avuto ragione e viene cosìscoperto Fandango, la naturale prosecuzione dellivello freatico fossile delle gallerie Vai, vaiPastasciutta... In un chilometro e mezzo di condot-te orizzontali si esauriscono più di cento metri dicorde, necessarie a superare gli innumerevoli visci-di saltini.La corrente d’aria è notevole, la direzione e la quotaportano a fare supposizioni incredibili sul futuro diLabassa verso la Gola delle Fascette, ma l’ultimauscita, a metà settembre, interrompe, in frana dauna parte e contro un muro di faglia dall’altra, tutti isogni di gloria. Rimane aperto qualche spiraglionella parte iniziale di Fandango e a metà delle gal-lerie Vai, vai pastasciutta... dove viene individuatoun altro livello freatico fossile una ventina di metripiù in basso.

18

LABASSA(Carnino, Cn)

G.S. Imperiese C.A.I. 1984-2000G.S. Imperiese C.A.I.; G.S. Bolzaneto C.A.I. 2000

LABASSARegione di Atlantide

(Estremo a Valle)

A. Maifredi, F. Nicosia, P. Meda (G.S. Imperiese C.A.I.); F. Costi, C. Cavallo, G. Grigoli, R. Bontempo (G.S. Bolzaneto C.A.I.);

E. Massa (G.S. Savonese D.L.F.); G. Maggiali

A. Maifredi, F. Nicosia, P. Meda (G.S. Imperiese C.A.I.); F. Costi, C. Cavallo, G. Grigoli, R. Bontempo

(G.S. Bolzaneto C.A.I.); E. Massa(G.S. Savonese D.L.F.); G. Maggiali

LABASSA:LABASSA 7-11-2014 12:54 Pagina 18

Page 21: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Storia di Labassa

L’Ombelico del Margua

Labassa quest’anno ha regalato parecchio dall’inter-no, ma era tutto sommato prevedibile. La sorpresapiù gradita ce l’ha fatta però sui verdi pascoli delVallone dei Maestri.Durante la seconda metà del campo è stato indivi-duato un buco soffiante nella zona soprastante ilregno del Minotauro che, dopo una accanita diso-struzione è diventato grotta, poi abisso, poi Labassa.Ebbene sì, da quest’anno anche Labassa possiedepiù di un ingresso e mica da poco! Con i sui 267 mdi profondità permette di raggiungere in un paio d’orele estreme regioni a monte.

In breve, progetti e prospettive

A valle. L’estremo a valle chiude senza speranzeaeree sull’acqua di fondo. L’unica possibilità rimastasembra essere quella di trovare un livello freaticofossile alla quota della Galleria dei Belgi.Le gallerie di Fandango danno accesso nella loroparte iniziale ad un livello freatico inferiore che, allalunga, potrebbe permettere di superare l’insormonta-bile faglia terminale.Anche le Gallerie Vai, vai pastasciutta... hanno sve-lato un nuovo livello inferiore di gallerie fossili fango-sissime che, verso monte, potrebbero aprire la stra-da al settore del Colle dei Signori, ancora totalmente

sconosciuto.

A monte. La scoperta del nuovoingresso Ombelico del Marguaapre nuove prospettive nelleesplorazioni verso PB.La piccola condotta che si apre

sopra al sifone a monte è daallargare, ma c’è aria e sembra

continuare. Attualmente sem-bra una delle poche

possibilità aeree.

Latte e miele. È il settore che più si avvicina al Colledei Signori, ma anche alla superficie. Potrebbe rega-lare il terzo ingresso a Labassa. Le esplorazioni sonoferme su risalite notevolmente acquatiche.

La Regione dei Grandi Laghi. Questo settore, vistal’enorme difficoltà di percorrenza, è stato esplorato,rilevato e mai più rivisto. Potrebbe riservare grandisorprese verso il Colle dei Signori. �

LABASSA(Carnino, Cn) Fandango 2000

A. Maifredi (G.S. Imperiese C.A.I.); G. Trapasso(G.S.A. Martel); E. Massa (G.S. Savonese D.L.F.);

F. Costi, C. Cavallo (G.S. Bolzaneto C.A.I.); M. Lazzarini (C.A.I. Forlì) - G. Maggiali

Speleologia 43 19

�Il Ramo del Troppo Pieno, uno dei settori estremi diLabassa, è stato trovato allagato dopo un solo giorno dipioggia.

LABASSA:LABASSA 7-11-2014 12:54 Pagina 19

Page 22: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Ombelico del Margua

20

L’Ombelico del Margua: 2° ingresso di Labassa

Erano quindici anni, diciamo dai grandi momentiesplorativi di Labassa, che si cercava, si sogna-va un secondo ingresso per permettere un’e-

splorazione più umana ed incisiva dei settori estremidel complesso (cioè verso le zone di assorbimento everso valle, leggi Lupo). Di questo impegno, perqualcuno convinzione (come Ramella e Mercati), nefanno fede gli scavi pluriennali al Pozzo Putiferia edai Buchi degli Sciacalli.

A dieci anni dalla tragedia della Chiusetta il sognosi materializza: un nuovo abisso, l’Ombelico delMargua (–267m), ancora un po’ stretto, permette diraggiungere la parte a monte di Labassa, lungo lavia d’acqua che proviene dal Complesso diPiaggiabella.Congiunzione con Piaggiabella che richiede (oltrealla fortuna) accaniti lavori lungo i poderosi accu-muli clastici di neotettonica. Sicuramente l’Om -belico del Margua rappresenta la grande “chance”per credere nelle mitiche congiunzioni, ma testimo-nia come l’unione delle forze (imperiesi e genove-si) possa davvero essere una chiave risolutiva inquesto travagliato inizio di terzo millennio dellanostra speleologia.

La Chiusetta e l’Ombelico

Salendo da Carnino (alta Val Tanaro) in un’ora dicammino si arriva alla gola ed al pianorodella Chiusetta (quota 1810 m ), dominata asinistra (sud) dalla parete dove occhieggia iltriangolare ingresso di Labassa.Al termine della doppia conca erbosa il sen-tiero prende a salire verso le Selle di Carni -no ed il Colle dei Signori (Marguareis): sulladestra, oltre il ruscello, biancheggia ungrande dosso di calcare giurassico monto-nato dalla esarazione della lingua glacialewurmiana che scendeva proprio dal colle. Ilpanettone di roccia è inciso da un articolatokarren, risultato dell’incarsimento oloceni-co: sul fianco meridionale tra le fittissime,

�La Piana della Chiusetta. Alla cima del pendiodetritico a sinistra, si apre Labassa. Sullo sfondo asinistra, il bianco dosso montonato di calcari giuras-sici in cui si apre l’Ombelico del Margua (indicatodalla freccia). (Foto G. Calandri)

A dieci anni dalla tragedia della Chiusetta il sogno si materializ-za: un nuovo abisso, l’Ombelico del Margua, permette di rag-giungere la parte a monte di Labassa.

Parole chiave/Keywords: Geomorfologia, AbissoOmbelico del Margua, Grotta Labassa, Marguareis, AlpiLiguri.

Abstract: During the summer 2000 we founded andexplored (G.S. Imperiese CAI and G.S. CAI Bolzaneto)a new cave (Ombelico del Margua, altitude 1868 ma.s.l., development 600 m) and discovered the connec-tion with the “Fiume dei Mugugni” of the Grotta Labassa:it is the 2° entrance of the system (20 km). The cave,developed in the middle – jurassic limestones, is due toregressive vadose erosion moulded by full chargeflowing water.

Gilberto CalandriGruppo Speleologico Imperiese CAI

Calandri:Calandri 7-11-2014 12:55 Pagina 20

Page 23: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Ombelico del Margua

Speleologia 43 21

profonde solcature di dissoluzione,ora c’è l’Ombe lico del Margua, ilnuovo ingresso di Labassa.

Scoperta ed esplorazione

Siamo all’inizio del campo estivo2000 a Labassa (“joint venture” traGruppo Speleologico Imperiese CAIe Gruppo Speleologico CAI Bolza-neto) con le prime battute sui pendiiattorno alla Chiusetta, setacciati,centimetro per centimetro, da almenoquindici anni, da agguerrite speleo-tribù.Certo in questo caldo agosto parec-chi buchi soffianti “tirano” molta piùaria del solito, magari sono i retaggidell’alluvione 1994 (imputs “catastro-fici” che possono cambiare parecchiecose sottoterra): fatto è che Aldo, suldosso mille volte battuto, individual’”aria buona”.Storia usuale il lungo lavoro di scavo,poi, già dai primi metri, una serie distrettoie: l’esplorazione avanza, trauna disostruzione e l’altra (e le“punte” a Labassa), sino agli ultimi giorni del campo,quando, dopo un p. 50, si realizza (a –267 m) l’ago-gnata congiunzione con Labassa nella parte a valledel fiume dei Mugugni. Dopo quindici anni finalmen-te un secondo ingresso: subito si sprecano le traver-sate Ombelico-Labassa.A fine agosto si ritorna a rilevare l’Abisso ed a demo-lire strettoie. L’ultima appendice 2000, prima del fred-do, è la costruzione di una botola di ferro. (La cavitàè armata ed in corso di esplorazione: per informazio-ni contattare il G.S. Imperiese CAI e il G.S. CAIBolzaneto).

Descrizione e cenni morfologici

I pozzi iniziali. L’ingresso dell’Ombelico del Margua,ora quasi un avvallamento a pozzo, si apre a quota1868 m (cioè una cinquantina di metri sopra la pianadella Chiusetta) nei calcari del Malm (Giurassicomedio).Il primo pozzo (–15) è uno stretto laminatoio, quasiuna fessura tettonica. Segue uno slargo (incrocio difratture ortogonali, punto 4) con clastici, ed una suc-cessione di pozzi-laminatoi (di 41 m) su fascio di dia-clasi subverticali a direzione ca. est-ovest (allargatein diversi punti) con marcate conche e marmitte dierosione-corrosione delle acque percolanti dalcampo solcato.Il punto 10, dove nasce lʼOmbelico. A –63 m(punto 10, caratterizzato da accumuli di grossi bloc-chi) si raggiunge il contatto stratigrafico tra Malm eDogger evidenziato da vistosi ciottoli di arenariequarzitiche che tappezzano il pavimento e le pareti.Il contatto (come per buona parte della cavità) ha

determinato una via preferenziale per i drenaggi idri-ci e quindi per la genesi dell’abisso.Questo è infatti il settore di unione di diverse corren-ti incanalate provenienti (da fratture fortemente incli-nate) principalmente dai quadranti occidentali,soprattutto da perdite del vicino rio delle Selle diCarnino (che drena le torbiere sovrastanti).Il ruscello ipogeo principale, quello che ha generatola cavità attuale (il nostro ingresso assorbe solo unpiccolo tratto del karren) scorre (Ramo a monte) inun meandro (prima a nord, poi ad ovest, punto X delrilievo) che si risale in un alternarsi di saltini di ero-sione regressiva e calderoni. Il tetto, a regolare incli-nazione, è la base della bancata di calcari del Malm:quindi l’approfondimento è avvenuto al contattocome evidenziano le arenarie quarzitiche.Il ramo principale è caratterizzato da una serie dilaghetti e marmitte-calderoni (dove l’arrotondamentodei clastici indica la violenza delle piene) con duesaltini (di 3 e 7 m) controllati dal contatto stratigraficoMalm-Dogger (a direzione EW, inclinazione tra 45° e55° ed immersione sud). In volta si notano delle trac-ce di condotte a pieno carico.La retroversione. A ca. –85 m (punto 18) il pozzet-to (–11) taglia i calcari nerastri del Dogger: si amplia-no le dimensioni dei vacui (h 10/12 m) con un gran-de camino. La progressione in questo tratto è parti-colarmente “discendente” (4 saltini per complessivi31 m di pozzo) e riprende presto il contatto segnatodalle arenarie quarzitiche.

�Pianta schematica dei principali complessi sotterranei delsistema carsico Marguareis – Labassa – Fus. La freccia indi-ca il punto di congiunzione dell’Ombelico del Margua conLabassa. (Dis. G. Calandri, C. Grippa)

Calandri:Calandri 7-11-2014 12:55 Pagina 21

Page 24: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Ombelico del Margua

22

Sotto il punto 25 (a –120 m), alla base di un pozzet-to di 15 m (con grandi accumuli clastici e laghetto) lacavità compie una retroversione (da –63 si era svi-luppata in direzione orientale, d’ora in poi si dirigeverso ovest sino al pozzo da 50 m: il tutto è “coman-dato” dalla tettonica plicativa). La retroversione èsegnata da una rottura di pendio (due saltini da 4 e8 m, sino a –132). Da questo tratto cominciano adessere frequenti grosse colate calcitiche ereditate,ora in buona parte erose.I meandri sino al P 50. Il percorso successivo (dalpunto 30 al 44, –166 m) è lineare come direzione(Ovest) e come morfogenesi: meandri con approfon-dimenti gravitazionali (saltini, –9, –8, –3 m, calderoni,laghetti) seguendo l’irregolare contatto stratigraficotra Malm e Dogger (così ad una giacitura subvertica-le del contatto corrisponde un pozzetto). Le morfolo-gie indicano, sempre più evidenti nella progressione,una fase primaria a pieno carico (grosso modo di tipofreatico) con successivi approfondimenti vadosi. Ipotenti depositi calcitici, specie colate stalagmitiche(ereditate da periodi climatici quaternari caldi) sonoormai aggrediti, tagliati dai processi di erosione-dis-soluzione.Importante è il punto 44: brusca rottura del thalweg(ancora su contatto verticale Malm-Dogger) con undoppio pozzo (fasi successive di erosione regressi-va) di 20 m. Anche se presenti in precedenza, daquesto punto si accentuano i potenti depositi dilatte di monte (mondmilch) di neogenesi fortemen-

te idratati (a tratti si sguazza nel fango biancastrodi calcite…).Verso Labassa. La progressione diventa quindi piùimpegnativa (meandrini, assai umidi, e serie di stret-toie) sino al p. 50 (–198 m, punto 59) nettamentecontrollato da grandi fratture subverticali.Il tratto successivo (da nord a sud) sino alla con-giunzione con il fiume dei Mugugni (quasi sotto losbocco delle Gallerie Giuanin Magnana) è caratte-rizzato prima da grandi accumuli di crollo e marcatidislivelli (p. 15) con morfologie di erosione regressi-va, quindi lunghi meandri con laghetti, caratterizza-ti da concrezionamenti fossili e depositi calcitico-pelitici.La quota di congiunzione tra Ombelico e Labassa èca. 1600 m slm. Lo sviluppo spaziale dell’Ombelicoè oltre 600 m. La profondità 267 m.

Aspetti speleogenetici

La genesi dell’Ombelico del Margua è stata stretta-mente controllata dalla tettonica plicativae dai caratteri litologici (come gran partedi Labassa).Il principale fattore litologico (ben eviden-te esempio nelle grandiose gallerie freati-che di Labassa o, nel settore di risorgen-za, delle Arme del Lupo) è costituito dacalcari generalmente puri in cui si sonosviluppate le condotte di grandi dimensio-ni (specie per meccanismi di dissoluzioneper mi sce la di acque). Al passaggio nellaserie calcareo-dolomitica triassica le

�Schizzo topografico – morfologico del settore meridionale delMarguareis. 1) Labassa 2) Conoidi detritiche 3) Soglia di valloneglaciale 4) Conca o vallone glaciale 5) Direzione di lingua glacia-le wurmiana. L’asterisco indica il posizionamento dell’Ombelicodel Margua. (Dis. G. Calandri, C. Grippa)

�Pianta del pianoro della Chiusetta: punti terminali delcomplesso di Piaggiabella e dei rami terminali del Fiume deiMugugni e Minotauro. L’asterisco indica l’Ombelico delMargua, la freccia il collegamento con Labassa. (Dis. C.Grippa)

�Sezione schematica del collegamento tra Ombelico delMargua e Labassa e dei collegamenti topografici e idrologicitra Labassa ed i rami terminali del complesso di Piaggiabella.Viene riportato il posizionamento delle principali cavità “sof-fianti”. (Dis. G. Calandri, C. Grippa)

Calandri:Calandri 7-11-2014 12:55 Pagina 22

Page 25: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Ombelico del Margua

Speleologia 43 23

sezioni si riducono dra-sticamente.I calcari del Malm e delDogger (Giurassico me -dio) sono par ti co lar -mente favorevoli all’e-rosione-corrosione diacque incanalate.Nella genesi del -l’Om be lico sono ri -sul tati fondamen-tali nell’indirizza-re i drenaggi (equindi controlla-re la genesi) ilivelli di calcaricon arenarie quar -zitiche e selcifere alivelli decimetrici egrossi ciottoli levigati,spessi 8/10 m , deposita-ti nell’Oxfordiano-Calloviano(cioè ca. 150 milioni di anni fa)che segnano il passaggio tra i calcaridel Malm (Calcari di Val Tanarello) a biomi-criti grigio-chiare e calcari del Dogger (Calcaridel Rio di Nava) con prevalenza di calcari scuri agrana grossa.Le deformazioni duttili, costituite qui da grandi pie-ghe che si immergono in profondità, ripiegandosi acascata, tra Marguareis e Ferà, hanno determinatol’approfondimento della serie carbonatica giurassica,lungo la quale si è “scavato” l’Ombelico del Marguae sviluppate le grandi gallerie freatiche di Labassa.

Importanza e prospettive del secondo ingressoPuò sembrare ovvio sottolineare i vantaggi di unsecondo ingresso che porta abbastanza rapidamen-te nei settori “a monte” di Labassa: ma i numeriesprimono meglio le differenze. Dall’ingresso diLabassa alla zona fiume dei Mugugni si percorre undislivello effettivo (comprendente pozzi e risalite) diquasi 900 m (come dire un bell’abisso!!!) su unadistanza reale di ca. 2300 m (il tempo necessariosfiora le 6 ore).Dall’entrata dell’Ombelico al Fiume dei Mugugni ildislivello è ca. 300 m (–267 di profondità e piccolidislivelli positivi) su una distanza reale di poco più di500 m. In realtà non è così facile: durante e dopo l’e-splorazione sono state disostruite ed allargate nume-rose strettoie. Per avere tempi di percorrenza abba-stanza rapidi (e “infangamenti” limitati) si dovrà lavo-rare ancora parecchio alle strettoie.C’è poi, molto serio, il pericolo delle piene: in caso ditemporali le acque (specie quelle del ruscello ester-no, delle Selle) possono riversarsi con velocità epotenza nei condottini e nei pozzi dell’Ombelico, conpotenziali gravi problemi e rischi.Certo le prospettive aperte dall’Ombelico del Marguasono allettanti: un po’ come riaprire le esplorazioni

verso gliabissi amonte delcollettore diLabassa.I rami di Latte eMiele, verso il Vallonedei Maestri, invitano alla ricerca delle gallerie fossilisopra le falde dell’F5 e degli altri abissi delMarguareis e di Piano Ambrogi.Ma è il Regno del Minotauro e la zona del GrandeCocomero (Labassa) da rivedere completamentecercando di seguire l’aria giusta, tra le frane di neo-tettonica, per la congiunzione con il fondo diPiaggiabella (200m in linea d’aria!) e la nascita di ungigante sotterraneo di 80km! Ma l’Ombelico, un po’allargato, può permettere un organizzato tentativo diforzamento speleosubacqueo del sifone a monte delfiume dei Mugugni verso l’estremità del sifone termi-nale (–925m) di Piaggiabella.Almeno i primi passi saranno posti nel campo estivo2001. �

LʼOmbelico del Margua è stato scoperto da Aldo Giordani(G.S. CAI Bolzaneto). Le esplorazioni ed il rilievo sono statefatte dal G.S. Imperiese CAI e dal G.S. CAI Bolzaneto conla collaborazione di altri speleologi.Il riporto a china del rilievo è opera di Carlo Grippa.Il dattiloscritto è di Micol Costantini.

OMBELICO DEL MARGUA(Carnino, CN)

G. Calandri, F. Nicosia, A. Valtolina (G. Imperiese CAI); C.Cavallo (G.S. Bolzaneto CAI); G. Maggiali

26/08/2000

Calandri:Calandri 7-11-2014 12:55 Pagina 23

Page 26: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Val de’ Varri

24

Val de’ Varri: la storia infinita di un progetto di grotta turistica

La grotta

L’inghiottitoio di Val de’ Varri drena una valle chiusain buona parte impostata su rocce impermeabili.L’ingresso è una grandiosa nicchia strapiombantealta una trentina di metri e larga altrettanto, alla cuibase il torrente esterno, con una bella cascata altauna dozzina di metri, si getta nel “ramo di sinistra”della grotta. Dopo un breve percorso sotterraneo, unsifone perenne impedisce la prosecuzione in questoramo.A destra della cascata si trova una nicchia più picco-la dalla quale, tramite un basso passaggio, si entraprima in una sala e quindi, attraverso una fessuraprofonda una decina di metri, si arriva alla sommitàdi una grande galleria in discesa, ingombra di massidi crollo. Dopo un tratto di circa 70 m (fine cammina-mento turistico) la pendenza aumenta e alla basedello scivolo si ritrova il corso d’acqua, al di là delsifone del ramo di sinistra. La grotta poi prosegueper circa 800 m fino ad un ulteriore sifone (tratto noninteressato dai lavori).

Il progetto di turisticizzazionee le reazioni degli speleologiLa prima idea di turisticizzazione risale all’oramailontano 1985, quando senza alcun preavviso inizia-rono i lavori di adattamento dell’inghiottitoio, finan-ziati dalla VII Comunità Montana del Salto-Cicolanoe dalla Cassa per il Mezzogiorno. La SoprintendenzaArcheologica per il Lazio, a seguito della segnalazio-ne del Circolo Speleologico Romano, interruppe ilavori, anche se la zona d’ingresso della grotta avevagià subito ingenti modificazioni.Alcuni anni dopo, nel 1990, la Comunità Montanapresentò un nuovo progetto che nel ’91 ottenne l’au-torizzazione dell’Assessorato all’Urbanistica della

Paolo Forti, Marco Mecchia

Quindici anni fa i primi lavori di adattamento turistico dell’in-ghiottitoio. Poi le proteste degli speleologi, il blocco dei lavori, eoggi, dopo quattro anni di monitoraggio, il risultato dello studioambientale effettuato dalla SSI

Valdevarri 1-10-1906 3:07 Pagina 24

Page 27: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Val de’ Varri

Speleologia 43 25

Regione Lazio ed un cospicuo finanziamento pubbli-co. La discussione si riaccese, riuscendo straordina-riamente a mobilitare e mettere d’accordo gli speleo-logi romani, storicamente divisi, ma per una volta tuttiuniti contro la realizzazione dell’Opera (da lì a poco,proprio sull’onda del caso Val de’ Varri, sarebbe natala Federazione Speleologica del Lazio).A quel punto, emersero aspri contrasti con laSocietà Speleologica Italiana, che nel frattempoaveva deciso di collaborare come consulente scien-tifico al progetto di “valorizzazione”,pur riconoscendone diverse lacuneprogettuali. I motivi di questa decisioneda parte della SSI erano basati essen-zialmente sulla certezza che, al puntoin cui erano arrivate le cose, la realiz-zazione della grotta turistica fosse unevento comunque inevitabile stantel’avvenuto finanziamento e che quindifosse meglio un controllo “dall’interno”

al fine di rendere il migliore possibile l’intervento,piuttosto che opporsi frontalmente e rischiare chel’adattamento turistico procedesse senza alcunavariante migliorativa.Anche dopo alcuni confronti diretti le posizioni rima-sero distanti; tuttavia SSI e i gruppi speleologici delLazio trovarono un accordo e due speleologi dellaregione entrarono a far parte della CommissioneScientifica istituita al fine di studiare la cavità permeglio definirne l’eventuale sua fruizione turistica.

Alla fine la Comunità Montana riuscì ad ottenere ilvia libera definitivo ai lavori, anche se l’azione deglispeleologi aveva provocato uno slittamento dellarealizzazione dell’opera di diversi anni.In questo controverso contesto si inserisce il pro-getto di monitoraggio ambientale: con convenzionestipulata in Fiumata (RI) il 31 gennaio ’97, laComunità Montana ha affidato alla SSI uno studiospeleologico dei principali indicatori ambientali delcomplesso carsico delle Grotte di Val de’ Varri, fina-lizzato alla: «... migliore conoscenza speleologica dei principaliindicatori ambientali del complesso, al fine di con-sentire e ottimizzare la redazione di un progetto ese-cutivo di monitoraggio ambientale necessario allasuccessiva pianificazione delle modalità di gestioneturistica.»

Il monitoraggio ambientale è stato quindi realizzatonel 1999-2000 in collaborazione fra SSI e FSL.Gli interventi per rendere turistica la grotta hanno

�La sommità della cascata all’ingresso dell’inghiottitoio diVal de’ Varri durante il periodo invernale. (Foto C. Germani)

�La valle chiusa che alimenta l’inghiottitotio di Val de’ Varri.(Foto C. Germani)

Valdevarri 1-10-1906 3:07 Pagina 25

Page 28: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Val de’ Varri

interessato tutto il ramo di sinistra e il tratto inizialedel ramo di destra. In particolare, nel ramo di destrasono stati scavati due tunnel (Figura 1), uno perentrare nella grotta e uno per bypassare il salto di 10m immediatamente successivo. Purtroppo l’inizio delmonitoraggio è avvenuto a lavori già avviati e suc-cessivamente allo scavo dei due tunnel, quando gliscambi fra l’esterno e l’interno della grotta erano giàalterati.

Il monitoraggio 1999-2000Il monitoraggio ambientale della grotta di Val de’ Varriè stato realizzato installando 5 strumenti per la misu-ra della temperatura dell’aria (messi a disposizionedella Comunità Montana) e un rilevatore di anidridecarbonica (appositamente acquistato dalla SSI). Unodegli strumenti era equipaggiato anche per la deter-minazione dell’umidità relativa: tuttavia le misureottenute per questo parametro sono risultate diso-

mogenee, affette da gravi errori ediscontinue e pertanto si è decisoche non potevano essere utiliz-zate.Per l’acquisizione delle misuresono stati utilizzati i “thermosdata”, strumenti portatili alimen-tati da batterie stilo che, colle-gati ad appositi sensori (per es.di temperatura), possono regi-strare i dati agli intervalli ditempo voluti e quindi memoriz-zarli per poi trasferirli su perso-nal computer.Effettuati alcuni sopralluoghi, si èscelto di posizionare la strumen-tazione nel ramo di destra dellagrotta (Figura 1), mentre un rile-vatore di temperatura è stato col-locato all’esterno su una pareterocciosa sempre in ombra.L’installazione della strumenta-zione è avvenuta il 28 gennaio1999 impostando l’intervallo dilettura a 4 ore; i dati sono statiscaricati a intervalli di 1-2 mesiper un totale di 10 interventi. Il 9marzo 2000 tutta la strumenta-zione è stata rimossa ponendofine alle rilevazioni.Nel corso del monitoraggio delletemperature sono stati riscontratidiversi problemi di funzionamen-to della strumentazione, con con-seguenti interruzioni temporaneenell’acquisizione delle misureche comunque non hanno com-promesso la corretta osservazio-ne dell’andamento nel tempo delparametro.L’acquisizione dei dati di anidridecarbonica è stata fortementecondizionata dal tipo di alimenta-zione dello strumento (220V)dipendente dal gruppo elettroge-no del cantiere (la convenzionestipulata impegnava la DirezioneLavori a garantire l’alimentazionedell’apparecchiatura). Comples-sivamente, sono state effettuaterilevazioni di CO2 in 118 giorni sui405 totali di monitoraggio.

Figura 1. Pianta del tratto iniziale del “Ramo destro” dellaGrotta di Val de’ Varri con la localizzazione della strumenta-zione di monitoraggio.

26

Valdevarri 1-10-1906 3:07 Pagina 26

Page 29: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Val de’ Varri

Speleologia 43 27

I dati precedentiIn realtà questi dati di monito-raggio ambientale non sono isoli disponibili per la Grotta diVal de’ Varri; infatti, nel 1990, laComunità Montana intrapreseun programma di monitoraggiodelle temperature nella grotta,in breve abbandonato. Nei 3mesi di rilevazioni (novembre1990 - marzo 1991) venneroregistrate misure con 3 ther-mos data. I dati, finiti in un cas-setto, sono fortunosamente“tornati alla luce” anche se nonè possibile ricostruire l’esattaubicazione degli strumenti ingrotta (Figura 1). L’importanzadelle misure è evidente se siconsidera che il monitoraggio1999-2000 è iniziato solo dopoche i due tunnel artificiali eranostati scavati.

I risultatidel monitoraggio

Termovariabilità riscontrataIl diagramma di Figura 2 evi-denzia come, allo stato attuale,tutta la zona da aprire al pubblico sia posizionata benall’interno della “zona termovariabile”, con oscillazio-ni medie di temperatura superiori in ogni caso a 4-5 °C a fronte di oscillazioni esterne medie di circa15 °C.La cavità, quindi, almeno per il tratto in cui sarà adat-tata al turismo, è attualmente sede di notevoli scam-bi energetici con l’esterno e pertanto la frequentazio-ne turistica non sembra in grado disconvolgerne il clima.Sempre dallo stesso diagramma sirileva come vi sia uno sfalsamentodi circa 40 giorni tra i picchi di mas-sima e minima esterni e gli analoghipicchi interni: tale intervallo non èmolto ampio se paragonato a quelliriscontrati in altre grotte e confermal’esistenza di notevoli scambi termi-ci con l’esterno. Inoltre, la presenzadi un fiume all’interno del percorsoturistico contribuisce, con le suepiene, ad innalzare di molto il livelloenergetico della grotta. Tale fiumepoi, scorrendo per tutto l’anno alfondo del percorso turistico e nellaparte non turistica della grotta, conla sua inerzia termica contribuisce aminimizzare gli eventuali effettimicroclimatici indotti dall’adatta-mento turistico.

Confronto delle variazionitermometriche assolute coni dati precedentiCome si è detto, esistono solopochi dati di temperatura rilevatinel periodo in cui la cavità eraancora assolutamente naturale(inverno 1990-91, Figura 3).Come valori assoluti, le variazio-ni di temperatura osservate inquesto tratto di grotta sonoabbastanza simili a quelle misu-rate successivamente alla realiz-zazione delle gallerie artificiali.

Confronto delle variazionitermometriche giornaliere edi medio periodo con i datiprecedentiLa scarsità di dati non permettedi discutere in dettaglio le varia-zioni giornaliere e di medioperiodo, anche se si può ragio-nevolmente sostenere che l’a-pertura delle gallerie artificialiabbia alterato la circolazionedell’aria, probabilmente dimi-nuendola attraverso la strettoianaturale e pertanto modificandogli scambi termici a livello dellostrumento n° 2 (di Figura 1),poiché parte dell’aria ora

bypassa tale strumento.

Variazioni al flusso dell’aria indotte dall’apertu-ra dei tunnelDai dati esistenti si nota con grande evidenza lamaggiore variabilità nel breve periodo registrata daisensori nell’Inverno 1990-91 rispetto a quanto regi-strato dagli strumenti dopo l’apertura delle gallerie

Figura 2. Temperature registrate all’interno e all’esterno della grotta.

Lo strumento Th56 (temperatura e umi-dità relativa) nella prima sala. (Foto C.Germani)

Lo strumento Th120 (temperatura) sullaparete di sinistra della grande caverna.(Foto C. Germani)

Valdevarri 1-10-1906 3:07 Pagina 27

Page 30: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Val de’ Varri

28

artificiali (Figura 4), confermando quanto suppostonel punto precedente.Nel primo tratto del ramo di destra la circolazionedell’aria è da “ingresso medio”, con violenta aspira-zione di aria fredda dall’esterno in inverno e modera-ta aspirazione d’aria in estate. Leconoscenze speleologiche attua-li non giustificano tale comporta-mento e quindi si può ipotizzareun “sistema grotta” con un“ingresso alto” ancora non notoma verosimilmente all’incircasulla verticale del salto di 10metri, forse bypassato dallaseconda galleria, e un “ingressobasso” da qualche parte lungo iltratto del fiume nella zona nonturistica (Figura 5).Quindi, la circolazione dell’ariaosservata in inverno spiega i fortiabbassamenti rilevati nella primasala sia prima che dopo l’apertu-ra dei due tunnel.Sembra comunque evidente chele gallerie artificiali hanno modifi-cato la circolazione d’aria in que-sta prima parte della cavità, per-

mettendo un arrivo rapido diaria esterna in un luogo piùprofondo rispetto al prece-dente passaggio attraversola strettoia iniziale.Una prima evidenza di que-sto fenomeno è data dallaminore variabilità delle tem-perature (solo 0,3 °C invecedi 1 °C giornaliero) nella salasopra il pozzetto rispetto aivalori misurati prima delloscavo: ciò dimostra un mino-re scambio termico tra quel-l’ambiente e l’aria di prove-nienza esterna. Purtropponulla può essere detto relati-vamente alle oscillazioni an-nuali delle temperature inassenza di dati termometriciesterni per il periodo prece-dente all’apertura dei tunnel.

Comunque sembra del tutto logico che l’aperturadelle due gallerie abbia diminuito lo scambio termicotra l’esterno e quella particolare zona della grotta,avendo, d’altro canto, permesso a un maggior volu-me d’aria, ancora lontana dall’equilibrio termico, di

raggiungere zone un poco più profon-de. Conferma indiretta di questo com-portamento è data anche dalla com-parsa delle fitte nebbie invernali nelsalone sottostante e di concrezioni dighiaccio fino all’uscita del secondotunnel, fenomeno mai riscontratoprima dell’apertura del medesimo. Legallerie artificiali, infatti, portano ininverno aria fredda e secca ben inprofondità e provocano, in prossimitàdello sbocco dei tunnel, ove la corren-te d’aria è maggiore, una forte evapo-razione a livello del suolo e delle pare-ti con conseguente sottrazione di gran-di quantità di calore e quindi bruscoabbassamento, del tutto localizzato,della temperatura; questa, in bendeterminate posizioni, può scendere aldi sotto dello zero anche se gli stru-menti, posizionati non molto distanti,

� Figura 4. Schematizzazione della cir-colazione dell’aria ante operam.

� Figura 5. Schematizzazione della cir-colazione dell’aria a seguito dell’aperturadei tunnel.

Figura 3. Confronto tra le temperature in grotta prima dello scavo dei tunnel (1990-91)e dopo (1998-99 e 1999-2000).

Valdevarri 1-10-1906 3:07 Pagina 28

Page 31: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Val de’ Varri

Speleologia 43 29

sitano. Inoltre ha permesso di sostenere con forzapresso la Comunità Montana la necessità di dotare lagrotta di un efficace sistema di monitoraggio in con-tinuo dei principali parametri ambientali e di un“comitato tecnico-scientifico”, con il compito di inter-venire sul numero, sui modi e sui tempi delle visiteturistiche in funzione delle risposte ambientali che, divolta in volta, il monitoraggio darà.Questi risultati, sicuramente molto positivi per quel

che concerne la gestione futura della grotta turistica,naturalmente non influiscono minimamente sul dibat-tito pregresso e attuale sull’opportunità o meno ditrasformare la grotta di Val de’ Varri in una cavitàaperta al pubblico e in generale sull’opportunità cheesistano grotte turistiche e che il mondo speleologi-co ne sia direttamente coinvolto.Il dibattito su tutti questi temi è ancora aperto, anchese la collaborazione tra le diverse componenti spe-leologiche in questo progetto ha sicuramente contri-buito a smorzarne i toni a volte eccessivamente asprie ad avvicinarne i reciproci punti di vista, che comun-que rimangono ancora abbastanza distanti. �

RingraziamentiIl monitoraggio è stato realizzato con l’indispensabile colla-borazione degli speleologi della FSL Franco Ciocci, CarlaGaleazzi, Carlo Germani, Andrea Giuralongo, GianniMecchia, Maria Piro, Claudia Tarragoni, Isabella Triolo eRoberto Vallone, che nel corso dell’anno si sono alternatinei sopralluoghi a Val de’ Varri. Il coordinamento del pro-getto è stato attuato da Mauro Chiesi. Un ringraziamentoparticolare va a Cristina Donati. Infine, il monitoraggio èstato avviato con l’appoggio del Direttore dei Lavori arch.Stefanini.

non hanno registrato mai tali valori. Più in bassodello sbocco del secondo tunnel, l’afflusso di ariafredda e secca determina l’insorgere di nebbia aseguito del contrasto con l’aria calda e umida ascen-dente dal fondo della cavità.L’effetto dell’apertura delle gallerie sul microclimadel salone turistico è presumibilmente presente,pur se in misura molto minore, anche nel periodoestivo. In questo caso l’aria calda e umida esternache viene convogliata rapida-mente dalla galleria, mescolan-dosi con quella più fredda (masatura di umidità) presente nelsalone, dà luogo a quei fenome-ni di condensazione osservati eche sembra non fossero maistati presenti prima dell’aperturadelle gallerie (Figura 5).In questo schema non è statopreso in considerazione il ramo disinistra, in cui scorre il fiume,dato che la sua presenza inrealtà non condiziona il regimedell’aria nel resto della grotta,poiché la comunicazione tra taleramo e il fondo è impedita dallapresenza di un sifone per tuttol’arco dell’anno.

Andamento della concentrazione di CO2

L’andamento della CO2 annuale(Figura 6) è coerente con il com-portamento tipico di tale gas infunzione delle attività microbiologiche a livello delsuolo. Per i picchi registrati, la discussione risultaassai complessa ma, anche a seguito delle osser-vazioni dirette effettuate durante le visite al cantie-re, è del tutto probabile che esse derivino da attivitàantropiche (lavori con motori nelle vicinanze dell’in-gresso), sebbene le notevoli variazioni registratepossano essere state indotte anche da effetti dipistonaggio a seguito di piogge. Queste considera-zioni sono ben rappresentate dalla linea di tenden-za introdotta nel grafico di Figura 6.

Considerazioni conclusiveIl monitoraggio ambientale della grotta, anche seeffettuato tardivamente, è stato molto utile perché hadimostrato che la cavità ha un livello energeticoassai elevato e quindi ci si deve aspettare un bassoimpatto a seguito della sua parziale apertura al turi-smo.Il confronto dei dati ottenuti recentemente con quelli,pur lacunosi, relativi ad una situazione di grottaancora integra ha permesso poi di suggerire soluzio-ni per minimizzare le variazioni microclimaticheosservate, mediante l’impianto di coppie di porte sta-gne ad apertura differita, che sigillino i due tunnelartificiali per tutto il periodo in cui i turisti non vi tran-

Figura 6. Concentrazioni di anidride carbonica registrate nella grotta.

Valdevarri 1-10-1906 3:07 Pagina 29

Page 32: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Ecospaluga 2000

30

Patrizia Bullentini, Pietro Costa Gruppo Speleologico C.A.I. Malo

IntroduzionePensiamo di raccontare in questo articolo la storiadi qualcosa che è già stato fatto, che andrebbefatto purtroppo anche altrove, ma che sarebbemeglio non dovesse esserci il bisogno di fare più.Tutto ha inizio nella mente laboriosa del nostrosocio fondatore Iko, che i suoi 50 anni li ha volutifesteggiare, in solitaria, al fondo della Spaluga diLusiana. Un bel –300 su quel dell’Altopiano diAsiago, armato e disarmato da lui in giornata.L’idea di riportare alla luce le decine di quintali dimateriale vario giacenti alla base del primo pozzo,a –105 m, Iko la meditava già da tempo, ma in ungiorno così importante della sua vita vedere tuttaquell’immondizia in un ambiente a lui così caro,probabilmente gli ha scatenato un rigurgito più vio-lento delle volte precedenti. Lucido, nella suavolontà, Iko ripropone così al gruppo, per l’ennesi-ma volta, la pulizia della Spaluga di Lusiana. Nelgruppo cala il silenzio e gli sguardi fanno da paro-le. Nessuno ha il coraggio di dire veramente ciòche pensa e quel che viene fuori, proprio perrispetto al carissimo amico, è un: “ma bisognavedere se”, “bisogna sentire quando”, “c’è da capi-re però”, che nulla vuol dire ma che dice tutto.Caso vuole che quella sera ci sia anche Galliano,stimato e accreditato residente in quel di Lusiana,

che si fa avanti nel proporsi a dare man forte a Iko,pensando di prendere subito contatti con l’ammini-strazione comunale per capire a quali vicendeburocratiche si può andare incontro. Il Comune diLusiana è stato ben felice, crediamo, di aderire allanostra iniziativa, visto che anche sotto certi aspet-ti, le amministrazioni pubbliche sono direttamentecoinvolte nella tutela del patrimonio ambientale.Infatti la Legge 349/86 (norme in materia di dannoambientale), il Dlgs. 5 Febbraio 1997 n°22 art. 14(abbandono rifiuti), il D.M. n°471 del 25/10/99 art.2comma i e j, e art. 1 comma 5 e poi chissà quantealtre norme ancora regolano e disciplinano materiein tema di tutela ambientale. Nonostante le leggi, atutt’oggi in molte cavità vengono abbandonati con-tinuamente rifiuti, per non parlare di carcasse dianimali, rifiuti ospedalieri o ancor peggio. Restanolo stupore e la difficoltà nel capire l’ignoranza, lanegligenza e l’incoscienza di persone che non pen-sano al danno che rischiano di fare le loro azioni,anche su se stessi.La nostra esperienza vuole essere un esempio,che non è certo il primo, per valorizzare unambiente con il suo ecosistema particolare e deli-cato che va conosciuto, apprezzato e preservato ilpiù possibile nella sua integrità.

La Spaluga di Lusiana

La grotta si apre nei calcari del Giurassico Medio einizia con un enorme pozzo a due ingressi profon-do 104 m.Alla base di questo pozzo si sviluppa un grandiosoambiente di 90 x 30 alto 60 m. Al centro della salail pavimento detritico assume la forma di una

Operazione Ecospaluga 2000Cronaca della pulizia della Spaluga di Lusiana

A quasi settant’anni dalleprime esplorazioni la Spalugadi Lusiana finalmente liberatada oltre 35 quintali di rifiuti:tubi metallici, copertoni,ordigni bellici e perfino unaFiat 131 tutta d’un pezzo!

SPALUGA 1-10-1906 4:24 Pagina 30

Page 33: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Ecospaluga 2000

Speleologia 43 31

gigantesca dolina interna. Alla base del pozzo diingresso un sistema di gallerie sovrapposte immet-te (Via dei Triestini) in una serie di pozzi (10-22-15-8-17-10-12-17-27 m) battuti da un rivolo d’acquaperenne che si perde in un meandro terminale benconcrezionato.Sempre dalla base del pozzo di ingresso, seguendouna galleria ascendente, si raggiunge un grandepozzo (Via dei Veronesi) profondo 90 m, che conflui-sce nella via normale verso i 200 m di profondità. Sulfondo dell’abisso una stanzetta con minime fessureche drenano le acque interne non sembra offrirealcuna prospettiva di prosecuzione.Morfologicamente la cavità può dividersi in dueparti ben distinte, l’una attiva e l’altra fossile. IlP104 è impostato su diaclasi ampliate e modificateda crolli e deve la sua formazione ad un fenomenoesclusivamente tettonico (in questo pozzo non vi èmai stato un vero e proprio scorrimento idrico, masolo acque percolanti di origine meteorica).

Il fondo della caverna è ricoperto da massi di crollostaccatisi sia dalle pareti che dalla volta e che intempi successivi hanno allargato le dimensioni origi-nali del salone. Da questo ambiente si dipartonodue cunicoli che conducono a due diverse vie didiscesa in profondità e che poi si uniscono. Nel salo-ne lo stillicidio è piuttosto scarso e localizzato, edovuto principalmente a fattori meteorologici (scio-glimento delle nevi o abbondanti precipitazioni). Nelsecondo pozzo lo stillicidio diviene abbastanzaintenso e sul fondo, dove si raccolgono le acqueprovenienti anche dalla diramazione laterale, siforma un piccolo rigagnolo che scompare presto frai massi di crollo.Si trova ancora un forte stillicidio alla base dell’ulti-mo pozzo dove si raccoglie un rigagnolo con unaportata di 2 l/s, anche se è probabile che in periododi morbida la portata aumenti notevolmente.

Storia esplorativa “La profondità raggiunta fu quella di220 metri”: così disse il Dott. Cav.Gaetano Albertoni dopo essersi fattocalare all’interno del primo grandepozzo della Spaluga.Era l’anno 1908 e per fare ciò vennero

usate due corde del campanile del vicino paese diLusiana; in realtà il pozzo misura 104 m. Nell’anno1927 invece l’abisso viene violato per motivi ben diver-si da quelli esplorativi o scientifici. Due coraggiosi abi-tanti del luogo, Paolo Sartori e Giuliano Ronzani, ven-gono calati nella voragine con l’intento di recuperare lesalme di alcuni giovani militari che vi erano precipitatiin seguito ad un incidente stradale. Per assistere allaprima esplorazione speleologica vera e propria biso-gna aspettare l’anno 1934, con la spedizione patroci-nata dal Resto del Carlino e condotta dal triestinoGiovanni Mornig, grazie alla quale si riesce ad ottene-re il primo tentativo di rilievo della parte visitata (anchequesta volta il primo pozzo risulta ben più profondodella realtà, ossia 190 m). Ancora una volta nel 1946 siaffronta l’abisso per tristi motivi, legati sempre ad unaguerra: questa volta si tratta di militari tedeschi e civiliitaliani. Passiamo al 1958: dopo molte esplorazioni dialtri abissi dell’altopiano di Asiago arrivano a Lusiana “iTriestini”. Il Gruppo Grotte e l’Associazione “XXXOttobre” scendono il pozzo iniziale, ma – come tutti

�La Piana di Malcesina verso il Gruppo dei Lagorai. (Foto ArchivioG.S. CAI Malo)

�Il grande salone da –105 verso l’esterno.(Foto Archivio G.S. CAI Malo)

SPALUGA 1-10-1906 4:24 Pagina 31

Page 34: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Ecospaluga 2000

32

coloro che li hanno preceduti – si fermano al grandesalone. Questa volta il pozzo iniziale risulta essere di104 m, che poi sono quelli effettivi. Durante un suc-cessivo sopralluogo sull’altopiano “i Triestini“ incontra-no alcuni componenti del Gruppo Grotte Asiago i quali,dopo una discesa esplorativa della voragine, dicono diavere notato alla base del grande salone una possibi-le prosecuzione. Forti di questa segnalazione vieneeffettuata una seconda spedizione alla Spaluga nel-l’anno 1959 sempre dal Gruppo Grotte XXX Ottobre. Sitrova la prosecuzione, non vista l’anno prima perchémascherata da una colata di ghiaccio, però l’esplora-zione viene necessariamente sospesa data l’enormequantità di acqua che cade nel nuovo pozzo trovato.Nell’anno 1961 la terza spedizione si ferma a meno160, anche questa volta per causa dell’acqua cheimpedisce la discesa, ma l’anno successivo risultaessere quello vincente. Armati di tute impermeabili,scale ultra leggere in spezzoni di 20 metri e scaleleggere in spezzoni di 10 metri, corde e telefoni,viene raggiunto per la prima volta il fondo dellaSpaluga di Lusiana a – 247 m. La spedizionedura ben 35 ore. Dopo questa Spedizionevincente ne seguono altre, sempre moltofaticose e complesse, vista la difficoltàdel reperimento dei materiali di pro-gressione e delle tecniche allorausate. Anche per il nostro Gruppo laSpaluga si dimostra un ottimobanco di prova che di fatto ci vedeaffacciarci alla sua entrata nell’anno1971: si tratta della prima esplorazione inprofondità per i giovani componenti del grup-po. Per riuscire in questo intento – visto ilmagazzino di allora, scarso di materiali tecni-ci – dobbiamo chiedere in prestito parte delmateriale necessario agli amici del GruppoGrotte Schio, che ci forniscono anche ottimiconsigli e preziose notizie sulla cavità chehanno disceso poco tempo prima. Per velociz-zare la spedizione si sceglie la tecnica in cordadoppia alpinistica nella discesa dei pozzi, mentre larisalita avviene su scalette metalliche e autoassicuratacon bloccante Dresler. Viene allestito un campo inter-no nella zona del grande salone a –105 m, dove unasquadra di quattro speleologi deve restare in appoggioper le operazioni sul P90, la via scelta per la discesa.Si effettua il collegamento telefonico con la superficie,da quota –105 e –200, necessario per comandare lefasi di uscita e tenere sotto controllo eventuali proble-mi. Dopo 13 ore la squadra di punta composta da quat-tro speleologi tocca il fondo della Spaluga; per uscirene sono necessarie altre 11 calcolando che la progres-sione avviene in “tandem” ossia in due speleologi perogni campata di scale. Siamo così il secondo gruppovicentino a toccare il fondo della grotta, allora tra le piùprofonde della provincia di Vicenza.

L’operazione

Dopo una lunga trafila burocratica per ottenere i per-messi necessari, si comincia. Con alcuni mesi dipreavviso comunichiamo la nostra idea alla Fede-

razione Speleologica Veneta, che la approva e negarantisce anche la quasi totale copertura econo-mica.Quindi si porta a conoscenza della nostra operazio-ne tutto il mondo speleologico del vicentino e non,chiedendo soprattutto la collaborazione nella fase diammassamento della grande quantità di rifiuti di ognigenere presenti sul fondo del grande salone.All’appello non rispondono in molti: tra questi segna-liamo alcuni componenti del Gruppo Grotte Schio edel GEO di Bassano del Grappa, presenti anche allafase del recupero. Da tempo, ma anche ai giorninostri, la Spaluga viene usata da molti – oltre checome discarica “normale” – anche come discarica di“rifiuti speciali”.Fin dalle prime esplorazioni, infatti, si è dovuto com-battere oltre che con la fatica e il freddo, anche conla numerosissima, sgradevole e pericolosa presenzadi ordigni di ogni tipo messi un po’ ovunque a mo’ di

SPALUGA DI LUSIANA86 V VI

Lusiana - Altopiano dei Settecomuni - VI

Long. 0°54’07’’Lat. 45°47’58’’

Quota 1100 msl

SPALUGA 1-10-1906 4:24 Pagina 32

Page 35: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Ecospaluga 2000

Speleologia 43 33

campo minato. Quindi la prima fase dell’operazioneconsiste nel rendere la Spaluga sicura e priva di peri-coli di questo genere.Sabato 9 settembre è la data fissata per la bonifica.Di buonora si parte alla volta di Lusiana. Intanto leForze dell’Ordine provvedono alla chiusura dellevarie strade di accesso alla zona. Si comincia conl’armare la discesa in maniera che possano esserecalati e poi recuperati gli Artifi-cieri Militari, nel frattempo arri-vati sull’orlo del pozzo, e che,con sguardi per niente rassicu-rati, scrutano il nero dell’abissoche li aspetta. Se non era perl’ufficiale che ha scelto i due“volontari” per la discesa, conmolta probabilità nessuno deimilitari sarebbe sceso sponta-neamente. Passato il compren-sibile momento di terrore inizia-le i due vengono calati al fondodel salone; con molta perizia eprofessionalità viene esaminatotutto il materiale bellico presen-te e selezionato quello che de-ve essere trasportato con ledovute attenzioni all’esterno perpoi essere fatto brillare. Il mate-riale viene quindi accuratamen-te imballato e issato in superfi-cie, seguito dai due artificierimolto contenti di rivedere laluce del sole dopo circa 5 ore dipermanenza in grotta. Subitodopo il materiale viene traspor-tato in una zona precedente-mente individuata dove vienefatto brillare con tutte le cauteledel caso. Con un grande boatoche squarcia la quiete dell’Alto-piano di Asiago si conclude la prima fase dell’opera-zione.Il mattino del 25 settembre alle 7,30 Iko è già sulfondo del salone dopo avere armato e sceso la viadel P90, percorsa di rado ma per l’occasione usatacome accesso di servizio per non intralciare le ope-razioni che si svolgono lungo l’altra via di discesa.All’esterno è tutto pronto. La potente autogrù dalbraccio di ben 35 m di lunghezza, accende i motori.Così comincia la seconda fase dell’operazione dipulizia della Spaluga di Lusiana. La cesta metallicasotto gli sguardi di tutti noi prende la via dell’abisso,verso quel buio nero tanto temuto e tanto amato. Laprima “corsa” ci tiene tutti con il fiato sospeso: lasoluzione al problema di deviare la verticale di disce-sa della cesta si dimostra molto valida e sicura

anche per chi aziona il sistema restando arroccatosulla cengia a –60 per tutta la giornata. I carichi e le“corse” si susseguono con sempre più velocità e pre-cisione di esecuzione. E questo considerando cheanche di fronte alla più piccola necessità di doveresollevare o abbassare il carico, se l’ordine parte dalfondo, passa prima via radio per la postazione sullacengia per poi essere riportato, sempre via radio,

all’esterno; quindi a voce passaall’aiuto gruista che traduce gliordini in impercettibili ma preci-si gesti di mano al gruista, ilquale, finalmente, li tramuta inmanovre meccaniche. Alla finedella giornata contiamo le“corse”: sono 10, e tutte vissute!Complessivamente sono ritor-nati alla luce circa 35 quintali dirifiuti molto vari: si passa da ben40 copertoni (si potrebbe rico-struire la storia della ruota, vistala quantità di modelli) a moltipezzi di automobili varie, a tubimetallici – resti della posa di unvicino metanodotto – fino alpezzo forte dell’ultima “corsa”:una Fiat 131 intera. Così, dopouna bella bevuta e la foto ricor-do di rito, si conclude l’operazio-ne Ecospaluga 2000. �

BibliografiaBisiacchi G., Rass. Spel. Italiana XV, 1963,pp. 9/12Cametti C., Rass. Spel. Italiana XXIV,

1972, pp. 41/47Pavanello L., Rass. Spel. Italiana XX,1968, pp. 252/253Schio G.G., Stalattite IV, 1967, pp. 34/39Perbellini A.M., Il Resto del Carlino,

Bologna 1984, 28/29 novembreRonzani E., Lusiana cenni storici, Vicenza1960, pp. 74/75Mietto P., Sauro U., Le Grotte del Veneto,Venezia 2000, pp. 234/235

�La cesta in fase di recupero durante unadelle dieci “corse”. (Foto Archivio G.S. CAIMalo)

�Foto ricordo al fondo della Spaluga nel1971. (Foto Archivio G.S. CAI Malo)

SPALUGA 1-10-1906 4:24 Pagina 33

Page 36: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Doline di crollo

34

Francesco FerrareseGruppo Naturalistico Montelliano Nervesa & Università degliStudi di Padova

Il Montello - caratteristiche fisiografiche

Inserito nel paesaggio prealpino veneto, in provinciadi Treviso, il Montello è un rilievo collinare che costi-tuisce un’unità morfostrutturale di spiccata origina-lità, grazie alla sua peculiare forma di basso altopia-no, alla posizione leggermente più avanzata rispettoagli altri rilievi e alla presenza del Piave che lambisceil colle a nord e ad est. Proprio verso est, di là delPiave, la struttura del Montello cede la sua indivi-dualità ai rilievi di Farrò e di Conegliano, prosieguodella blanda anticlinale che caratterizza il colle lungoil suo asse principale, mentre verso ovest trova unadiretta continuazione nella collina di Montebelluna(Capo di Monte), separato da questa da un anticomeandro incastrato del Piave o, secondo alcuni, delPaleobrenta.La litologia del colle è rappresentata in massima per-centuale da un conglomerato tenace ove ciottoli divaria dimensione e litologia sono legati tra loro da uncemento calcitico, formando una serie di banchi sub-orizzontali di uno o più metri: intercalazioni di lentimarnose, argillose o arenacee, variabili dai pochidecimetri fino al metro, interrompono localmentequesta monotonia litologica. La formazione, che rag-giunge i duemila metri di spessore, è tra le più recen-ti di tutto l’arco alpino e prealpino veneto ed è data-bile al periodo Messiniano (Miocene superiore, 8-5milioni anni fa). Tutto il rilievo è ricoperto da unapotente coltre di terra rossa prodotta dal disfacimen-to del conglomerato, da coperture loessiche e, forse,

dall’alterazione di materiale morenico pre-wurmiano.(Fig. 2)Dall’aspetto ellittico, con un asse maggiore di circa13 km orientato in direzione WSW-ENE, e asseminore di 5 km, il Montello ha un’estensione plani-metrica di 60 km2. L’intera superficie è interessata dalfenomeno carsico che ne costituisce la principalecaratterizzazione morfologica. Tuttavia anche secosì diffuso il fenomeno manifesta differenze localievidenti: il settore occidentale è costituito da una“gradinata” di terrazzi, almeno sette, dovuta a fasid’erosione di un antico fiume alternate a momenti diinnalzamento del Colle. Ognuno di questi terrazzipresenta un diverso grado di carsificazione, maggio-re nei terrazzi più vecchi (più alti), e minore via viache si raggiunge la pianura. Ad est di questa zona, ilcolle degrada dolcemente fino a raggiungere il veroe proprio altopiano, la cui quota massima, raggiuntain più dossi isolati dal notevole sviluppo delle doline,si aggira intorno ai 200 m slm. Il rilievo a doline, intutto questo settore, è decisamente l’aspetto pae-saggistico dominante, sia per la varietà delle dimen-sioni, sia perché occupa o influenza pressoché l’in-tera superficie.Tutto il versante meridionale del Montello è incisoda numerose e profonde valli asciutte che raggiun-gono la pianura; il versante opposto, meno pen-dente, presenta forme fluviali poco riconoscibili eridotte ad una “cascata” di doline allineate. Altreforme fluviocarsiche, come valli cieche terminan-ti in contro pendenza, e alcune valli chiuse disorgente (reculeé karstique), si collocanonella zona orientale e meridionale delcolle.Il reticolo ipogeo è densamen-te sviluppato e si organiz-za in diversi livelli, tan -to da poter coglierela complessitàdella zona

Aspetti morfogenetici di eventi catastrofici nel carsismo del Montello

Doline di crollo

Parole chiave: doline di crollo, Montello, pozzi carsici.

Keywords: collapse dolines, Montello plateau, shafts.

Riassunto: Le doline di crollo rappresentano menodell’un per cento delle doline totali del Montello (Prealpivenete, Treviso). Pur se così poco rappresentate costi-tuiscono una spia o indice dell’evoluzione del rilievocarsico e mostrano valori morfometrici sorprendente-mente simili, il che suggerisce alcune ipotesi sui mec-canismi genetici.

Abstract: Collapse dolines & shafts are not commonfeatures in Montello karst (Venetian Forealps, Treviso),but they are a good index of karst relief evolution andshow a very similar morphometric trend that suggestsa genetic hypothesis.

Montello:Montello 7-11-2014 13:07 Pagina 34

Page 37: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Doline di crollo

Speleologia 43 35

freatica nelle numerose sorgentitemporanee – e rare perenni –ubicate a diverse quote anchein siti vicini. Le grotte raggiun-gono sviluppi spaziali note-voli, spesso in un intricatolabirinto di rami secondari;basti citare la “Busa diCastel Sotterra” che conquasi 7 km di sviluppo è laseconda grotta al mondo nota inquesta litologia.Caratterizzato dalla presenza dioltre duemila doline il rilievo carsicoaumenta procedendo da NW a SE del colle: è unaspetto che ha dato e può dare adito a possibili inter-pretazioni sulla meccanica evolutiva del colle, qualo-ra si consideri l’entità del disfacimento carsico (volu-me di roccia asportata) come un indice cronologicodella comparsa di tale fenomeno. Parrebbe infattiche il rilievo non sia emerso contemporaneamenteed omogeneamente in tutte le sue parti, ma i movi-menti di sollevamento ed inarcamento della rocciasarebbero cominciati lungo il piede meridionale delrilievo, procedendoda est versoovest. Tali mo -v i m e n t ia v r e b -

bero costretto il Piave e, prima, un paleofiume acambiare corso più volte come testimoniano lenumerose tracce di erosione fluviale.La relativa giovinezza del colle e, di conseguenza,del rilievo carsico, non consente la diffusa presen-za di forme mature, sia superficiali che sotterranee.Particolari forme sono le doline di crollo o i pozzicarsici, molto simili tra loro (forme convergenti) madalla genesi diversa. Sul Montello sono riconoscibi-li sicuramente come tali otto casi che rappresenta-no lo 0,5% delle doline totali: in questo studio se ne

tenta una classificazione attraverso l’analisi e ladescrizione.

“Karst window”: unospaccato in situ del

sistema carsico

Le doline di crollo o i pozzicarsici costituiscono ambienti

spettacolari dal punto di vista pae-saggistico e non solo: la percezione

psicologica del visitatore è solitamente dinotevole emozione, anche di fronte ad

ambienti non molto grandi ma qualificati dalla pre-senza di rocce a picco, da climax vegetazionali e cli-matici e, a volte, dall’intercettazione di grotte o dicorsi d’acqua sotterranei. È l’ambiente che rende

�Figura 2. Vista prospettica del modello d’elevazione digitale del Montello e della colli-na di Montebelluna visti da SW. Si notano le tracce di erosione fluviale che hanno formato il

paleo meandro incastrato che separa i due rilievi, e la superficie più articolata del settore orientaledel colle. (Elaborazione F. Ferrarese)

�Figura 1. Il rilievo carsico del Montello aumenta procedendo daovest verso est ed è qui che si trovano le forme di crollo (eviden-ziate in giallo) e i grandi pozzi carsici (in rosso). (Disegno di F.Ferrarese)

Montello:Montello 7-11-2014 13:07 Pagina 35

Page 38: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Doline di crollo

36

visibile il collegamento tra car-sismo epigeo ed ipogeo,«interfaccia» dei due aspettimacroscopici del fenomeno.Pertanto sono ambienti che siprestano anche ad un escur-sionismo didattico, laddove lecondizioni di rischio non sianoeccessive.Sul Montello le forme di crollosono poco presenti e si con-centrano sulla parte orientale,quella caratterizzata dalleforme carsiche di superficie piùgrandi e forse più "anziane" delcolle. Del resto il loro meccani-smo genetico è proprio legatoad uno stadio evolutivo già bendefinito ed è normale questacorrelazione tra forme di crolloe magnitudine del rilievo carsi-co. (Fig. 1)Le forme prese in esame, edescrivibili come pozzi o crol-li, sono otto e di esse sono state misurate alcunedimensioni per vedere se esiste un comportamen-to simile e quanto questo sia attribuibile a mecca-nismi genetici analoghi o a coevità delle forme. Èda notare che la forma di crollo è sempre inseritain forme carsiche più grandi, ovvero sono ubicateall’interno di depressioni di cui costituiscono il cedi-mento del fondo o l’intercettazione di un camino.Quest’ultimo caso è rappresentato con una fre-quenza elevata, tanto che quasi ogni dolina pre-senta al suo interno tracce di cedimenti da soffu-sione: buche profonde pochi decimetri e larghecirca un metro, denunciano attività di assorbimen-

to del suolo da parte dicamini. (Foto 2)Talvolta il cedimento del«tappo» di suolo mette allaluce e rende esplorabilestretti camini di risalita checomunicano con grotte piùampie o che si chiudonodopo alcuni metri di svilup-po. Le ultime grotte scoper-te sul colle sono per lo piùriferibili a questa tipologiaipogea.In questi casi non si puòparlare di crollo, in quantocede solitamente solo un

sipario di suolo più o meno potente, anche in funzio-ne della capacità di assorbimento e di trasporto delcamino stesso. Tutt’al più si verifica qualche distaccolaterale di conglomerato ove blocchi siano stati iso-lati da un’intensa fratturazione o da un’elevata decal-cificazione della matrice dei ciottoli. Forme di questotipo potrebbero semmai evolvere in pozzi carsici,com’è probabilmente avvenuto nel complesso deipozzi di Val Posan. (Foto 1)

Val Posan: pozzi o crolli?Uno degli ambienti più spettacolari del Montello è

costituito dal sistema dei pozzi diVal Posan. Si tratta di tre formeverticali, profonde 18 m, chemettono in luce il percorso di untorrente ipogeo in tre punti traloro vicini. Situati presso il fondodi una grande e complessadepressione carsica ampia più di150.000 m2, si caratterizzano perla notevole verticalità delle pare-ti, per l’assenza di suolo alfondo, grazie all’attività traspor-tatrice del corso d’acqua e lamancanza di blocchi di roccia sulfondo. (Figg. 3 e 4)Nel 1907 il Toniolo (Toniolo,1907) descrive il fondo delpozzo principale ingombro damassi di distacco e la voltadella cavità da cui esce il tor-rente ipogeo alta circa 2 m:attualmente il fondo è costituito

da ciottoli provenienti dal conglomerato e la volta èalta all’incirca mezzo metro. Il processo evolutivo diquesti pozzi è legato alla formazione di camini ingrotta con il successivo collegamento alla superfi-

�Foto 2. Una dolina con un cedimento da suffusione, riempito conimmondizia e resti vegetali della manutenzione del bosco. Questaforma si trova in corrispondenza di un camino di risalita (oltre 10 m)della grotta “Bus del Fun”. (Foto archivio GNM)

�Foto 1. La “Grotta delleCornolere” è accessibile attra-verso uno stretto camino che haintercettato e assorbito lacopertura di suolo. (Foto archi-vio GNM)

Montello:Montello 7-11-2014 13:07 Pagina 36

Page 39: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Doline di crollo

Speleologia 43 37

cie esterna: questo avviene sia per corrosione delcamino, che tende ad allargarsi secondo un pro-cesso di crescita verso l’alto, sia per l’abbassamen-to della superficie esterna che si verifica per corro-sione accelerata se situataall’interno di una dolina.Del resto i due pozzi più set-tentrionali conservano ancorai caratteri morfologici delcamino: il minore dei dueappare come un piccola doli-na a imbuto il cui fondo non sichiude ma, dopo una strettopertugio nel conglomerato,prosegue in un camino che siallarga verso il fondo, dandoorigine ad una forma “a clessi-dra” se vista in sezione: ilcedimento e il distacco diblocchi dalle pareti, aiutato daldilavamento delle acquemeteoriche, tende a regolariz-zare il profilo che, se esisteasporto del materiale che arri-va al fondo, in questo stadioevolutivo tende a mantenersiverticale. (Foto 3)

Le doline di crolloLe doline di crollo propriamen-te dette sono generate dalcedimento, a volte eventocatastrofico, del fondo dellestesse, il che presuppone,ovviamente, la presenza di unvuoto sotterraneo. Dato l’ordi-ne di grandezza delle condot-te ipogee del Montello, uncrollo di una dolina presuppo-ne l’esistenza di un vuoto par-ticolare, corrispondente adalmeno una sala o, comunque, di una parte piuttostoallargata o di una discontinuità morfologica nellacondotta. Le doline di crollo morfologicamente simanifestano come doline la cui parte terminale –quella più profonda – subisce un brusco cam-biamento di pendenza che lascia poi spa-zio ad un fondo subpianeggiante,talora ingombrato da blocchi difrana. I casi più tipici nel Montellosono la dolina di crollo della Valledelle Tre Fonti (Foto 4 e 5), sitoeletto per il cenobio di Giovanni diFassa che, nel XIV secolo, fondò quivicino la Certosa del Montello: la scelta sideve attribuire proprio alla presenza di riparisotto roccia (attualmente ben conservati con lenicchie ricavate sul soffitto e sulle pareti) e di sor-genti d’acqua (il toponimo del resto esplicita tale pre-senza). (Foto 4)Questa dolina di crollo è inserita in una più ampia di

circa 32.400 m2 costi-tuita da due formecoalescenti e quasisimmetriche per la

morfologia che lecaratterizza. Il fondo di quella

più ad ovest è franato e le pareti roc-ciose dell’antico crollo mettono in luce l’in-

tercettazione di un sistema ipogeo ben sviluppato.La sorgente, tuttora attiva, che qualifica l’ambienteha portate modeste e le sue acque si perdono sulfondo del crollo dopo aver percorso pochi metri.

�Figura 3. Stralcio della Carta Tecnica Regionale illustrante ladepressione di Val Posan. I tre asterischi indicano la posizione deipozzi. La zona delimitata in rettangolo è quella vista in prospetti-va in figura 4. Si noti che i pozzi non si aprono sul fondo esattodella depressione.

�Figura 4: ricostruzione prospettica della zona dei

pozzi di Val Posan: il pozzo principale èaccessibile dal lato sud attraverso un sen-

tiero a gradini creato per facilitare l’ac-cesso alla sorgente. (elaborazione F.

Ferrarese)

Montello:Montello 7-11-2014 13:07 Pagina 37

Page 40: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Doline di crollo

38

Sono le acque che si ritro-vano nella grotta del “Bode Pavei”, la terza grottaper sviluppo complessivonota nel Montello. La partefinale di questa cavità è unammasso di frana che sisviluppa verso l’alto, non acaso in corrispondenza delfondo della dolina delle TreFonti, come hanno dimo-strato anche i recenti rilievidi aggiornamento dellagrotta. (Foto 5)Poco a nord della Valledelle Tre Fonti si trova ladolina di crollo del “Saltodella Volpe”, così detta dal-l’omonima grotta che siapre sui suoi fianchi. Cometutte le altre doline di crollodel Montello è inserita indepressioni più ampie ed ècaratterizzata da un bruscocambiamento di pendenzacon comparsa di roccianuda sui lati. Il fondo èingombro da massi di con-glomerato, derivati più dadistacchi laterali che nonda resti della volta franata.(Figg. 5 e 6)Un altro crollo spettacola-re, per la completezza del-l’ambiente risultante, è quello del Tavaran Longo. Unruscello perenne esce dall’omonima grotta e percor-re il fondo della dolina per poi scomparire nell’angu-sta e poco percorribile grotta del Tavaranetto, acces-sibile sul lato opposto del crollo. Anche qui, comenegli altri casi esaminati, la parte "crollata" evidenziapendenze elevate.

Degli altri casi basti citarela fontana di Piero Moroche intercetta una condottaipogea poco ampia in unpunto disturbato da piùsistemi di fratture.

Analisimorfometrica Gli otto casi presi in esamesono stati oggetto di unasemplice analisi morfome-trica condotta sulla restitu-zione planimetrica delleforme di crollo e delleforme principali che le con-tengono. Con l’ausilio ditelemetri, bussola e clino-metro si sono eseguiti rilie-

�Foto 5. Le acque della sorgente percorronopochi metri e ristagnano prima di venire assor-bite a favore di percorsi ipogei. Il fondo delladolina, grazie all’azione di dilavamento e alloscarso asporto di materiale, è reso pianeggian-te dall’accumulo di suolo argilloso e limoso.(Foto F. Ferrarese)

�Foto 3. Le pareti verticali diVal Posan mettono in evidenzagli strati di Conglomerato delMontello e funzionano da otti-ma palestra per gli speleologi.(Foto archivio GNM)

�Foto 4. La fontana che cattura le acque dellasorgente delle Tre Fonti. Il crollo ha intercettatoun sistema sotterraneo che doveva essere anco-ra parzialmente attivo. (Foto F. Ferrarese)

Montello:Montello 7-11-2014 13:07 Pagina 38

Page 41: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Doline di crollo

Speleologia 43 39

certa variabilità nell’andamento degli altri dueparametri.

Conclusione: ipotesi genetichedelle doline di crolloCome abbiamo visto le doline di crollo montellianepresentano una parte basale caratterizzata da fondosubpianeggiante e da versanti fortemente acclivi. Latestimonianza diretta o indiretta di sistemi ipogeiassicura l’evento di crollo che, in qualche fase dell’e-voluzione del rilievo, deve essere avvenuto. La mor -fologia completamente diversificabile da quella deipozzi carsici e il comportamento delle variabili mor fo -metriche contribuisce a definire univocamente e conmaggior sicurezza queste forme.Ora, il fatto che il rapporto volume/area dia unaprofondità media di tre metri, potrebbe essere corre-labile con il fattoche il conglome-rato, roccia piutto-

vi speditivi per misurare distanze, angoli e dislivelliatti a riprodurre le forme (vedi ad esempio fig. 6).L’esame delle sole variabili di area, volume e profon-dità media (il rapporto volume/area) fornisce delleindicazioni particolari.Come si nota in Tabella 1 le variabili sono distribuitesecondo un ampio intervallo di valori: soprattutto leforme dei sistemi epigei – le depressioni che conten-gono le forme di crollo – hanno una notevole variabi-lità e rappresentano, per ordine di grandezza, quasitutte le tipologie dimensionali delle doline montellia-ne. La correlazione tra area e volume, inoltre, non ènotevole, come del resto è intuibile dall’andamentodel valore di profondità media (HVOL) che è dato dalrapporto tra le due variabili.Contrariamente, è sorprendente l’andamento dellastessa variabile HVOL nelle forme di crollo: il rap-porto è pressoché costante, fatta eccezione per isistemi del Posan, il che aiuta a maggior ragione aclassificarli come pozzi più che come crolli.Le altre forme di crollo hanno sempre una profon-dità media di circa tre metri pur conservando una

SISTEMI CARSICI EPIGEI POZZI O CROLLI INTERNIADOL VOLU HVOL ADOL VOLU HVOL

(m2) (m3) (m) (m2) (m3) (m)Val Posan 166.800 1.634.300 9,8 1.775 28.400 16,0Tavaran Longo 4.400 32.500 5,3 450 1.440 3,2S. Croce 6.800 39.360 5,8 205 553 2,7Piero Moro 25.200 45.930 1,8 215 667 3,1Tre Fonti 32.400 266.295 8,2 1.250 4625 3,7Salto della Volpe 12.400 95.600 7,7 1.850 5920 3,2Fun sud 9.700 72.300 7,5 110 341 3,1Lago del Fun 15.700 127.000 8,1 127 445 3,5

Tab. 1: Parametri morfometrici delle otto depressioni carsiche e dei relativi sistemidi crollo al loro interno. Le variabili considerate sono area (ADOL), volume (VOLU) eprofondità media (HVOL) ovvero il rapporto tra volume ed area.

�Grafico 1. Andamento della profon-dità media nelle forme di crollo: si noti ilvalore dei pozzi di Val Posan, non defini-bili come doline di crollo.

�Figura 6. Vista prospettica del Crollo del “Salto dellaVolpe”. Inserito in una successione di depressioni carsichepresenta, nel lato settentrionale, un muretto naturale di roc-cia che la separa dal fondo secondario. Questo elementosembra caratterizzare tutta la forma complessa.(Elaborazione F. Ferrarese)

�Figura 5. Pianta della dolina di crollo del “Salto dellaVolpe”. Curve di livello ogni metro. (Disegno di F. Ferrarese)

Val Posa

n

Tavara

n Longo

S. Cro

cePie

no Moro

Tre F

onti

Salto d

ella V

olpe

Fun sud

Lago del F

un

Montello:Montello 7-11-2014 13:07 Pagina 39

Page 42: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

sto rigida e quindi fratturabile,abbia dei valori di cedimentocorrelabili sia con l’estensionedella volta che con il relativospessore: a valori inferiori siinnesca l’evento di crollo.Un simile comportamento giustifi-cherebbe il rapporto costante traarea e volume. Ipotesi suggestivae non risibile ma che non puòessere confermata da una sem-plice osservazione morfometrica.In realtà le condizioni stratigrafi-che possono variare localmentein modo determinante, come ivalori di stress compressivo odistensivo degli strati. Condizionidi fatturazione intensa dellamassa rocciosa possono inoltrefavorire inneschi di eventi calami-tosi. È comunque da segnalarecome le sale di crollo che s’in-contrano nelle grotte montellianeconfermino l’ipotesi di migrazioneverso l’alto dei vuoti ipogei percrolli successivi della volta. Nulla impedisce che aduno certo stadio dell’evoluzione del crollo interno, l’ul-

timo sottile sipario roccioso frani in condizioni mecca-niche quasi costanti. �

Doline di crollo

40

�Foto 6. La Fontana di Piero Moro èun piccolo Crollo che mette in luce unsistema ipogeo ancora attivo.Riempimenti di terra anche notevolisono stati asportati dalle acque. (Fotoarchivio GNM)

�Foto 7. Una sala di crollo in grotta.La migrazione del vuoto verso l’alto percrolli successivi della volta sembra l’i-potesi più plausibile della formazionedelle doline di crollo. (Foto archivioGNM)

BibliografiaRicerche eseguite nellʼambito di program-mi: a) 60% (Impatto uomo-ambiente emorfodinamica in aree carsiche); b)Progetto di ricerca dellʼUniversità diPadova (Geo-Ecosistemi Carsici)

Abrami G., Massari F., La morfologia carsi-ca del colle del Montello, Riv. Geogr. It.,1968, pp. 1-45.

Bondesan A., Meneghel M., Sauro U.,Morphometric analysis of dolines, Int. jour-nal of Speleology, 1993

Castiglioni G.B., Meneghel M., Sauro U.,Elementi per una ricostruzione dellʼevolu-zione morfotettonica delle Prealpi venete,Suppl. Geogr. Fis. Dinam. Quat. I, 1989,pp. 31-43

Comel A., I terreni dellʼalta pianura trevigia-na compresi nel foglio “Conegliano”, Ann.Staz. Chim.-Agr. Sperim. di Udine, ser. 3,VIII, 1955, pp. 1-30

Cucchi F, Indagini strutturali su alcunecavità del Montello Nord-orientale (TV),Mondo sotterraneo 2 (1), 1978, 13 pp.

Dal Piaz G., Lʼetà del Montello, Com -mentationes, VI, 1942, pp. 475-494

Davis J. C., Statistics and data analysis ingeology, 2a ed., New York 1986

Ferrarese F., Analisi della rete fluviocarsicadel Montello, Speleologia Veneta VII, 1999,pp. 49-59

Ferrarese F., Meneghel M., Aspetti dellʼin-

fluenza strutturale sulla morfogenesi carsi-ca del Montello (Treviso), Atti e Mem.Comm. Grotte E. Boegan XXX, 1992, pp.81-86

Ferrarese F., Tonello C., Aspetti dellʼevolu-zione carsica su superfici di diversa età: ilcaso del Montello occidentale, SpeleologiaVeneta IV, 1996, pp. 45-59

Ferrarese F., Sauro U., Tonello C., TheMontello Plateau: karst evolution of an alpi-ne neotectonic morphostructure. Zeitschriftf¸r Geomorphologie. Supplementband 109,1998, pp. 41-46 con allegata "Geomorpho -logical map of Montello". International Atlasof Karst Phenomena Union Internationalede Spélèologie, sheet15.

Ford D., Williams P., Karst geomorphologyand hidrology, Chapman & Hall, Londra1989

Martinis B., Osservazioni sullʼanticlinalepontica del Montello, Mem. Ist. Geol. e Min.Padova XVIII, 1955.

Meneghel M., Sauro U., Baciga M., FilecciaA., Frigo G., Toniello V., Zampieri D., Sor -genti carsiche ed erosione chimica nellePrealpi Venete, Studi trentini di ScienzeNaturali, Acta Geologica LXII, 1986, pp.145-172

Mietto P., Sauro U., Grotte del Veneto, LaGrafica, Vago di Lavagno 1989, 415 pp.

Pieri M., Groppi G., Subsurface geologicalstructure of the Po plain, Italy, Pubbl. 414,C.N.R. Progetto Finalizzato Geodinamica,

1981, 13 pp. e 7 tavole fuori testo

Regione del Veneto, Catasto regionaledelle grotte, BUR, suppl. al n° 28 del20/05/87

Saccardo A., Le caverne del MontelloCarestiato, Treviso 1923

Saccardo A., Ricerche intorno alle erosionidel Montello, Atti Soc. Veneto-TrentinaScienze Naturali 9 (2), 1885, 16 pp.

Sauro U., Aspetti morfologici del Montello,Amministr. e bibliot. comunali dei comuni diCrocetta, Giavera, Nervesa e Volpago, Attidel convegno di studi naturalistici sulMontello, Nervesa della Battaglia, 1987

Slejko D., Modello sismotettonico dellʼItalianord-orientale, C.N.R. Gruppo nazionaleper la difesa dai terremoti; rendiconto 1,Trieste 1987, 82 pp., 3 tavv. di c.

Toniolo A. R., Il colle del Montello, Mem.Geogr. I, 1907, pp. 257-373

Toniolo A. R., Lʼidrografia del Quartier delPiave, Giornale di geologia pratica, 12, (4),Udine 1914

Zanferrari A., Pianetti F., Mattana U.,Dall’Arche L., Toniello V., Evoluzione neo-tettonica e schema strutturale dellʼareacompresa nei fogli 38 - Conegliano, 37 -Bassano del Grappa e 39 - Pordenone,C.N.R., Contributi preliminari alla realizza-zione della Carta Neotettonica d’Italia.Pubbl. 356 P.F.G., 1980, pp. 397-431

Montello:Montello 7-11-2014 13:07 Pagina 40

Page 43: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tasmania

Speleologia 43 41

Speleologiasull’Isola

del Diavolo

Cristina Azzardi, Ivano FabbriGruppo Speleologico Faentino

Poche decine di esploratori e circa 150 supportersdivisi in 4 club: questi sono i numeri della realtà

speleologica della Tasmania. Ma la cosa sorpren-dente è l’attenzione, quasi maniacale, che i caverspongono alla tutela e salvaguardia del patrimonioipogeo, a costo di andare in grotta senza scarponipur di non sporcare le concrezioni.

Un po’ di storia e un po’ di numeriLa Tasmania, il più piccolo dei sette stati australiani,è separata dal continente dai circa 250 chilometridello Stretto di Brass: questo triangolo di 300 chilo-metri di lato e dalla superficie di 70.000 chilometriquadrati (appena un centesimo della superficiedell’Australia) è posto in pieno nei famosi roaring for-ties, i tempestosi 40 gradi di longitudine sud, più inbasso del Capo di Buona Speranza. Fu scoperta nel1642 dal capitano olandese Abel Tasman che la bat-tezzò Terra di Van Diemen, dal nome del governato-re di Batavia che ne aveva finanziato la spedizione.La Tasmania divenne “isola” solo nel 1798, quandogli inglesi la circumnavigarono e costrinsero i carto-grafi a separarla dall’Australia. Nel 1825 la VanDiemen’s Land si separa dal Nuovo Galles del Sud enel 1856, per cancellare le cicatrici legate alla“deportazione” di almeno 70.000 convicts (condan-nati), la colonia penale prende il nome di Tasmania.Dal 1802 al 1876 l’isola è stata teatro del più impo-nente genocidio della storia dell’umanità, con il qualesono stati letteralmente cancellati dalla cartina etno-grafica del la terra i 3000 aborigeni che vi risiedevanoda almeno 20 mila anni. Oggi la Tasmania è abitatada 450.000 persone (più o meno la popolazione diBologna), da 5 milioni di pecore, da 500.000 diavolidella Tasmania (Sarcophilus harrisi) e ogni anno èvisitata da 500.000 turisti provenienti, in maggiorparte, dai vicini stati australiani.

Il clima, la vegetazione, la faunaLe temperature sono decisamente meno elevate chesul continente: in febbraio, il mese più caldo a Hobart(la capitale), la temperatura media è di 21°contro i 26°di Sydney e Melbourne e i 29° delle altre capitali.D’inverno la temperatura media è compresa fra i 5° ei 16° e nevica al di sopra dei 1000 m di quota in luglio-agosto. Sia in estate che in inverno piove molto di fre-quente e, per chi si reca in vacanza sull’isola, è consi-gliato un equipaggiamento adeguato per la pioggia. Ilparticolare tipo di vegetazione presente in Tasmaniaha una storia antichissima: trae origine infatti dalleforeste che ricoprivano un’ampia fascia di clima tem-perato, appena sotto ai tropici, del supercontinenteaustrale denominato Gondwana, frammentatosi 60milioni di anni fa. Di tale flora preistorica oggi restanosoltanto alcune “briciole” in Cile, in Nuova Zelanda esoprattutto in questa isola nell’area protetta dal Parconazionale del Sud-Ovest. Entrare in questa forestavuol dire procedere lentamente e restare affascinatinell’osservare piante di rara bellezza come le felcialbero (Dick sonia antarctica), il notofago (Notho faguscunninghamii), l’unico albero deciduo del continenteaustrale, i pandani (Richea pandanifolia), il sassofras-so d’Australia (Athero sperma moschatum) ecc.Splendide anche le conifere della Tasmania comel’huon pine (Dacrydium franklinii), gli organismi piùvecchi viventi sulla Terra (2500 anni d’età), e il KingWilliam pine (Athrotaxis selaginoides). Ma i veri signo-

Andare in grotta “in punta dipiedi”. Esplorazione efrequentazione delle cavitànaturali in Tasmania

�Il pozzo d’ingresso di Arrakis cave: sul fondo un micro-clima fresco

umido ospita una grande varietà di felci. (Foto I. Fabbri)

Tasmania:Tasmania 7-11-2014 13:10 Pagina 41

Page 44: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tasmania

42

ri della foresta sono gli eucalipti giganti (Eucalyptusregnans e E. obliqua) che superano i 90 m d’altezza.Questa situazione ambientale impressionò persino SirEdmund Hillary, il celebre alpinista, che definì laTasmania una delle ultime grandi regioni selvagge delpianeta. Piante endemiche e fitta vegetazione voglio-no dire anche fauna altrettanto interessante: “Tassie”(così viene chiamata l’isola dai suoi abitanti) infatti èpopolata da un nutrito drappello di mammiferi marsu-piali, alcuni dei quali si incontrano facilmente duranteil trekking o l’avvicinamento alle grotte. Anche in que-sto caso l’incontro con lo spinoso echidna (achyglos-sus aculeatus) lascia un’emozione che rimane neltempo, come pure l’osservazione del timido ornitorin-co (Ornithorhynchus anatinus), dei comunissimi wal-laby (Bennettʼs wallaby), opossum (Trichosurus vulpe-cula), wombati (Vombatus ursinus), ecc.

La spelelologia

Provenienti da Melbourne, atterriamo all’aeroporto inorario e Mark O’ Brien (del Northern Caveneers Clubdi Launceston) ci ri -co nosce immediata-mente con un fe sto -so saluto.L’aerostazione è pic -co la, accogliente emodesta, e senzacontrolli burocraticitranne l’essere fiuta-ti da un piccolo canein divisa per indivi-duare eventuali ali-menti non dichiaratiall’interno dei nostrivoluminosi sacchi.Già percorrendo i15 chilometri di stra -da che ci separanodalla città si posso-no notare alcuniparticolari nel pae-

saggio che ci permettono di comprendere meglio esubito il rapporto tra gli abitanti della Tasmania e illoro ambiente. La campagna è un’armonia tra ter-reno coltivato, pascolo e macchie di eucaliptus;sorprende la presenza di coltivazioni di papaveroda oppio, a scopo farmaceutico, che si trovano aridosso delle free way e dei centri abitati. Solo uncartello rosso informa che la raccolta non autoriz-zata è punita con la carcerazione immediata. Lecittà sono estese e divise, come in un disegno geo-metrico perfettamente regolare, da villette singoleprevalentemente di legno con l’immancabile giardinofiorito ben curato. Lungo il bordo carreggiata dellefree way, così come del resto all’interno delle città, èquasi impossibile trovare rifiuti abbandonati di qual-siasi genere; è inoltre assente ogni altra forma di attivandalici come scritte sui muri.Sarà per gli ambienti grandiosi, sarà per i colori e gliodori così intensi, sarà il ricordo dei ritmi europei cosìfrenetici, ma qui è tutto così tranquillo e rilassato chequesto modo di vivere ti conquista quasi subito nellasua semplicità.La prima zona carsica che visitiamo si trova 60 chilo-metri a nord di Launceston, in località Mole Creek.Questa area, protetta da un Parco Nazionale, racchiu-de alcuni degli esempi ipogei più belli dell’intera isola. Ora, per spiegare il concetto di speleologia inTasmania, è doveroso riferire che quelli che pratica-no tale disciplina sono in tutto poche decine di esplo-ratori aiutati da circa 150 simpatizzanti (supporters),suddivisi in 4 club, per un territorio con vaste zonecalcaree rivestite da fitta foresta. È stato per noi unvero piacere annotare tutti i vari sistemi adottati pertutelare queste cavità naturali . La maggiore partedelle grotte sono visitabili solo richiedendo il permes-so con dovuto anticipo all’Ente Parco, il quale auto-rizza l’ingresso di soli 6 speleologi ogni settimana.Dopo avere compilato i moduli presso la localeRanger station a David Battler, il nostro accompa-gnatore e amico speleo, ci vengono consegnate lechiavi e ci trasferiamo, con i fuoristrada, nella foresta.La marcia di avvicinamento agli ingressi è resa più

agevole da una serie di nastri colorati annoda-ti sui rami che indicano la direzione giusta daseguire nel groviglio di vegetazione. Arrivatiall’imbocco della cavità, notiamo una pedanadi robusta plastica anti-sdrucciolo, che penetrain fessura, e di lato un contenitore pieno d’ac-qua con relativa spazzola.Prima di entrare ci controlliamo a vi cenda perassicurarci che non siano penetrate sanguisu-ghe all’interno delle nostre tute, e dopo unaenergica pulita agli scarponi per rimuovereogni traccia di fango, superiamo un robustocancello ormai consumato dalla ruggine. Gliambienti che si presentano da vanti a noi sonosplendidi e ci confermano che abbiamo fattobene a dedicare una parte importante dellanostra vita alla speleologia. Nelle sale ampie

�Il cuore verde della Tasmania, ricco di laghi e foreste.

(Foto I. Fabbri)

�Si possono effettuare fotografie, ma ci si avvici-

na alle stalagmiti senza scarponi e con la tuta puli-

ta. (Foto I. Fabbri)

Tasmania:Tasmania 7-11-2014 13:10 Pagina 42

Page 45: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Tasmania

Speleologia 43 43

troviamo un camminamento evidenziato da due sottilifili trasparenti, sui quali sono appese strisce di allumi-nio arricciate che riflettono la luce e ci indicano la dire-zione da seguire senza usciredalla zona limite. Un sistemasimile lo avevamo già incontra-to nelle grotte della Transil -vania, nelle quali però era statoutilizzato del comunissimo“vedo” che, se da un lato fun-zionava bene come segnavia,dal punto di vista estetico ciaveva lasciati un po’ perplessi.La fotografia in ambienti cosìbelli è “regolamentata” dal buonsenso, poiché lo speleo cheviene “posizionato” nelle vici-nanze di una stalagmite deveessere privo di calzature e tuta,onde evitare di sporcare e dan-neggiare la struttura che si desi-dera fotografare. Dovendo at -tra versare una zona instabilecon la presenza di fango, si èrisolto il problema per mezzo diuna fila di sacchetti di colorebianco (si vedono meglio) pieni di terriccio. Nei pressidi questa nuova traccia troviamo un altro contenitoresistemato sotto stillicidio e quindi pieno d’acqua conspazzole annesse. Con questo sistema si evita distendere il fango anche nelle zone pulite. Scendendoi pozzi della Kubla kan abbiamo notato che per gli armivengono utilizzati appigli naturali e fettucce. In altregrotte verticali siamo riusciti a vedere qualche spit,uno di questi sul frazionamento di Arrakis cave (P 60):in questo abisso abbiamo osservato l’impiego di“calze protettive” fissate con “Prusik”, da usare neipunti dove la corda sfrega appena sulla roccia. Allavite dello spit viene applicato del nastro rifrangenterosso che ne facilita l’individuazione. Nel nostro tac-cuino troviamo ben evidenziati i nomi di due grotte,Lind’s cave e Exit cave, quest’ultima la più vasta del-l’isola con 22 km di sviluppo. In questi ambienti si puòosservare con sorpresa che diverse prosecuzioni, perla ricchezza di concrezioni, non sono state esplorateper non arrecare danni irreparabili. Se questo com-portamento appare sorprendente e per certi versiirrealizzabile nel nostro paese, cosa dire della CrystalPalace cave? Jeff Butt, della Southern Caving Society,ha ritenuto opportuno farci omaggio di una grossaemozione guidandoci dentro una caverna di originetettonica (appena 400 m di sviluppo). Per la primavolta ci siamo trovati a camminare dentro un enormegeode riccamente decorato con quarzi dalle diversedimensioni e sfumature di colore. Bene, di questa sco-perta non è mai stato pubblicato alcun rilievo, ondeevitare il saccheggio da parte di malintenzionati “cac-ciatori di minerali”. In Tasmania il carburo si trova solo presso il GruppoSpeleo di Hobart, gli altri Clubs utilizzano soloimpianti elettrici da miniera. I loro impianti elettricinon sono però così versatili come l’impianto a car-buro, che ti permette una visuale più ampia del-

l’ambiente che ti circonda. La luce elettrica nonè molto intensa e viene indirizzata soltanto suuna piccola area, lasciandoti un po’ spaesatoogni volta che si fa un passo. Inoltre non è pos-sibile effettuare la ricarica all’interno della grot-ta e quindi le “punte” non possono superare le6-8 ore. Un aspetto positivo è che non vi sonoscarburate, e tantomeno scritte sulle paretidelle grotte (siamo convinti che, comunque,anche utilizzando il carburo in modo corretto legrotte risulterebbero ugualmente pulite). Ripen -sando bene a questo viaggio ci viene sponta-neo dire che tutta l’isola della Tasmania è

parco, per la semplice constatazione che in questaparte del pianeta le regole sono rispettate da tutticon risultati sorprendenti.

In conclusionePenso sia difficile che in tempi brevi questi compor-tamenti siano applicati anche in Italia, ma è anchevero che le cose col tempo cambiano: a proposito,siccome quest’anno in Emilia Romagna verrà pro-tetta l’area carsica più estesa della regione con l’i-stituzione del parco della Vena del Gesso Roma -gnola, può darsi che alcuni di questi accorgimentipossano essere recepiti dall’Ente Parco e cambinouna piccola parte delle “nostre” pessime abitudini. Èsolo questione di sensibilità, e a proposito di sensi-bilità credo profondamente che la Rivista di Speleo -logia possa fare molto, mandando messaggi chiarigià dal prossimo numero. Per esempio, pubblicandouna sorta di “pubblicità progresso” e nello stessotempo disincentivando la stampa di fotografie raffi-guranti gli speleologi che toccano o calpestano leconcrezioni. �

Desideriamo ringraziare le aziende: CONFRUIT di Faenza(RA) e il calzaturificio BETA TREKKING di Brisighella (RA) peravere finanziato lʼiniziativa.

BibliografiaCapello S., Continente Australia, Le monografie del gabbiano,Edizioni Primavera, Firenze 985Chapman J., South West Tasmania, Melbourne 1983Grundmann P., Australia, Edizioni Futuro, Verona 1988Salvatori N., Lʼisola del diavolo. Lasciatevi tentare, Airone, dicem-bre 1988Watts D., Tasmanian mammals. A field guide, Peregrine Press,Tasmania 1993

��Concrezioni sul soffitto di Croesus cave. (Foto I.Fabbri)

Tasmania:Tasmania 7-11-2014 13:10 Pagina 43

Page 46: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Guizhou 2000

44

GUIZHOU 2000Spedizione italiana in CinaFabrizio Abrescia,1,2 Leonardo Latella,1,3

Guido Rossi,1 Roberto Zorzin1,4

1 Museo Civico di Storia Naturale di Verona2 Ospedale di Bovolone, ASL 21-Regione Veneto3 Circolo Speleologico Romano4 Centro Ricerche Naturalistiche-Verona

PremessaAlla fine dello scorso anno, per essere precisi il 7ottobre del 2000, è partita per la Cina meridionale laspedizione scientifica e speleologica italo-cinesedenominata “Guizhou 2000”. La spedizione è stataorganizzata dalle sezioni di Geologia e Zoologia delMuseo Civico di Storia Naturale di Verona in collabo-razione con la Guizhou Normal University di Guiyang(Cina).“Guizhou 2000” è una spedizione scientifica e spe-leologica realizzata con un programma comuneitalo-cinese ed è stata certamente la spedizione piùricca in risultati tra le quattro da noi organizzate inCina.Il Guizhou è un ampia regione della Cina Sud-occiden-tale, situata nella più estesa area carsica del pianeta.In Cina, le rocce di natura carbonatica coprono più di

un terzo del vasto territorioe circa la metà di esse sitrova concentrata nelle re -gioni meridionali del Paese(Guizhou, Guangxi, Yunnan,Hunan) debordando oltreconfine in Vietnam.Il clima, di tipo subtropicale,contribuisce in modo deter-minante alla veloce e mas-siccia carsificazione dellerocce calcaree e quindi allaformazione di grotte. Ovvia -mente, le manifestazionicarsiche sono numerosissi-me e grandiose oltre ognimisura, ma, sotto un profilospeleologico, la Cina ha perora disatteso le aspettativegenerate dalle enormi po -tenzialità offerte dal suo ter-ritorio, non essendovi stateesplorate, con poche ecce-zioni (Teng Long Dong 40km di sviluppo e Xio Zhai

Summary: “Guizhou 2000” was the luckiestone of four expeditions in China.It was organized by the departments of geologyand zoology of the Natural History Museum ofVerona with Guizhou Normal University ofGuiyang on October 2000.Target was the karst of Hong Lin a small townin the NW of Guizhou.Here ten italian members with chinese compa-nions explored about 14 km of passages, innineteen caves, surveying 12 km. Some of thecaves are huge sinkholes draining an imper-vious catchement area.Longest found cave is Bai Lonf Dong cave, aspring surveyed for 2.8 km but still offering - asother caves - good prosecutions.

Il significato di unaesplorazione speleologicain una regione montanadensamente popolata

CINA:CINA 7-11-2014 13:12 Pagina 44

Page 47: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Guizhou 2000

Speleologia 43 45

Tian Ken Dong –964 m), cavitàparticolarmente significative perlunghezza o profondità.Obiettivo di “Guizhou 2000” eral’area circostante il villaggio diHong Lin, nella contea di Qianxi(Guizhou), che si trova circa 250km a nord-ovest di Guiyang, ilcapoluogo, e circa a 3000 km daPechino.Si tratta di un territorio ancorachiuso al turismo, dove il teamitaliano è potuto accedere sola-mente per studio con particolaripermessi governativi.L’area, poco servita da stradecarrozzabili, ha richiesto frequen-ti spostamenti a piedi talvoltalungo impervi sentieri.I componenti della spedizionesono stati costantemente affian-cati da docenti e ricercatori dellaGuizhou Normal University edalle locali forze dell’ordine (poli-zia e militari). Durante le due settimane di permanenza nel villag-gio di Hong Lin sono stati rilevati 12 degli oltre 14 kmdi cavità esplorate.Parallelamente all’attività di rilievo, esplorazione edocumentazione fotografica, sono state realizzatenumerose ricerche di tipo fisico e biologico. I dati geologici e biologici sono attualmente in corsodi studio.

Il carso di Hong Lin

L’area considerata dalla spedizione “Guizhou 2000”costituisce parte di un vasto plateau carbonatico,che, nella zona esaminata, si trova ad elevazioniprossime ai 1500 m slm.Poco a nord del paese di Hong Lin, base della spe-dizione, si verificano condizioni geomorfologicheideali per lo sviluppo di imponenti cavità.Infatti, su un “fronte” di una decina di chilometri ilcarso è delimitato da un’ampia area impermeabile,costituita da siltiti e argilliti situate al tetto di calcari edolomie permiane.L’area impermeabile rappresenta un significativobacino di ricarica allogenica per il carso; infatti la reteidrografica è diretta verso l’affioramento carbonaticodove i corsi d’acqua vengono assorbiti da imponentiinghiottitoi al fondo di valli chiuse.Le cavità attive sono localizzate presso il contattostratigrafico, ma sono presenti a varie distanze edelevazioni anche grandi segmenti relitti, espressionedi una copertura impermeabile più estesa.L’area considerata si espande ad oriente fino ad unimportante invaso artificiale, uscendo dai limiti ammi-nistrativi di Hong Lin, mentre ad occidente è delimi-tata da un canyon profondo circa 250 m ed attivo.Questa valle di attraversamento, rappresentando illivello di base locale, sembra richiamare consistenti

manifestazioni sorgentizie che potrebbero essereconnesse con parte degli inghiottitoi.Abituati come siamo stati in anni recenti, ad immagi-ni di spettacolari carsi cinesi, l’area intorno ad HongLin può risultare piuttosto deludente: nel paesaggioinfatti prevalgono visivamente forme fluviocarsiche,quali doline e valli secche, elementi predominantianche nei nostri paesaggi carsici, mentre le formepositive, tipiche dei carsi tropicali del nostro immagi-nario speleologico, risultano “secondarie” in estesearee.Ad “addomesticare” ulteriormente il territorio concor-rono sia le sue forme dolci che la pervasiva presen-za di superfici coltivate, da cui si salvano solo lesommità dei “coni” più ripidi ed i versanti vallivi sco-scesi.La conseguente erosione dei suoli costituisce ungrave problema in una regione di montagna densa-mente popolata ed a prevalente economia agricola.

Le grotte

Se il paesaggio non è risultato mozzafiato, gli ingres-si delle grotte, già all’interno del paese, corrispondo-no esattamente a ciò che si vorrebbe trovare in unaspedizione.Ad esempio, nella piazza del mercato settimanale,tra l’ex alloggio ufficiali nostro campo base e la scuo-la, occhieggia un pozzo di crollo profondo una set-tantina di metri da cui risale il gorgoglio di un fiumesotterraneo. In un passato recente l’economia di Hong Lin erasostenuta da una grossa fabbrica militare, ora chiusa.Esempio di ingegneria militare-speleologica, uno

�Tipico carso a coni dell’area di Hong Lin. (Foto G. Rossi)

CINA:CINA 7-11-2014 13:12 Pagina 45

Page 48: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Guizhou 2000

46

degli edifici è stato costruito dentro una galle-ria che trafora un rilievo e che ora si percorretranquillamente in automobile.In questo bengodi sotterraneo, i soli sedicigiorni di effettiva operatività con una settimanadi spostamenti, cerimonie, incontri, sono risul-tati decisamente pochi; il clima inoltre non èstato certamente benigno, sebbene non estre-mo: acqua tutti i giorni.Va comunque osservato che l’organizzazionecinese è stata efficiente: trasporti disponibili, ilvitto buono, abbondante e pronto, birra senzalimiti, l’alloggio un po’ decaduto ma comodo, elo staff universitario che faceva karaoke già dibuon mattino.Inizialmente ha prevalso la filosofia del “buonesploratore”, che trova una grotta, completa leesplorazioni ed il rilievo prima di passare allasuccessiva.Si temeva infatti che una dispersione delleesplorazioni rischiasse di ridurre la spedizionead una prospezione.Questa tattica, se da una parte ha favorito unabuona quantità di rilevato, anche grazie allatipologia delle grotte, dall’altra ha determinatoun ritmo che si accordava male con la rafficadi nuove segnalazioni.Negli ultimi giorni disponibili, la sicurezza diavere già un buon risultato in tasca e la curio-sità di espandere le ricerche in vista di unainevitabile spedizione successiva, ci ha porta-to a girovagare senza significativi risultati costringen-doci però ad abbandonare importanti proseguimentiin alcune cavità.Le grotte di Hong Lin sono prevalentemente oriz-zontali, molto ampie ed in qualche caso enormi. Ilpotenziale verticale è modesto, inferiore ai trecen-to metri, per cui l’interesse per cavità verticalirisiede molto più nella possibilità che esse inter-cettino sistemi di gallerie che nel dislivello. Conseguentemente l’attività sul verticale è stata

volutamente limitata, sebbene siano stati localizzatipozzi anche di una certa profondità.Le grotte sono scavate in un calcare scuro e finissi-mo, ben stratificato e molto compatto che ha favoritola formazione di forme ben scolpite e condotti talvol-ta superbi.La cavità a maggior sviluppo, esplorata solo parzial-

mente, è Bai Long Dong Dong, con isuoi 2840 m. Si è trattato di un risultato a sorpresapoiché la grotta è un’emittente situa-ta nel canyon occidentale mentre lemaggiori aspettative erano ripostesugli inghiottitoi, che, a dispetto dellaloro spettacolarità, sono invece risul-tati inferiori alle attese non superan-do i due chilometri di lunghezza,Ad esempio Shui Xiang Dong, con unportale che supera il centinaio dimetri di altezza, poco dopo il mae-stoso pozzo di crollo nella piazza delpaese, sifona deludentemente per lesue dimensioni.Gli inghiottitoi e alcune grandi cavità“fossili”, dipendenti da un unico puntodi alimentazione allogenetico, pre-sentano una struttura semplice, chenelle grotte esplorate è rappresenta-ta al massimo da una coppia di livelli

�L’imponente ingresso di Shui Xiang Dong (Grottadell’Acqua Rombante). (Foto R. Zorzin)

CINA:CINA 7-11-2014 13:12 Pagina 46

Page 49: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Guizhou 2000

Speleologia 43 47

di gallerie in genere prive di affluenti.In queste condizioni, sifoni e crolli sono diventatiostacoli insuperabili con l’eccezione di Xi Xien Donguna superba forra che si innesta, dopo un p. 15, inuna grande galleria attiva dove sono state sospesele esplorazioni.Importanti risultati si attendono anche in Wang TianDong, “abbandonata” alla fine della spedizione dopoun chilometro di rilievo; in questo caso due livelli digallerie alte anche quaranta metri, di cui l’inferioreattivo, vengono raggiunte da uno spettacolare “sota-no” aperto alla sommità di una collina.Tra i relitti inattivi, meritano di essere segnalati duesegmenti spettacolari di gallerie prossimi al chilome-tro di lunghezza.Le cavità autogeniche presentano sezioni considere-volmente minori.Sui Jin Dong, ad esempio, esplorata in modo spediti-vo per oltre mezzo chilometro, è “spezzettata” da unasuccessione di strettoie di prealpina memoria e pre-senta una complessità che non si ritrova in nessunacavità di origine allogenetica.A consuntivo, i risultati si possono definire buoni:oltre 12 km topografati, sui 14 km stimati nella ven-tina di grotte esplorate.Resta abbondante materiale per future iniziative:grossi proseguimenti in alcune cavità, passaggiminori tralasciati per mancanza di tempo o divolontà in altre, numerose segnalazioni ed ampiearee non sufficientemente investigate.

Il significato di un’esplorazionespeleologica in CinaSe in Italia le grotte sono da tempo percepite comeun luogo pericoloso, ostile, generalmente da evita-re, in quest’area povera della Cina esse sono parteintegrante del territorio dove sono state oggetto diuna lunga ed antica frequentazione, potendo costi-tuire una risorsa.Si consideri, inoltre, la curiosità indotta dalla loroincombente presenza e la relativamente facile per-corribilità, e si percepirà immediatamente che i veriesploratori sono stati i contadini cinesi già centi-naia di anni fa, mentre lo speleologo è nella mag-gioranza dei casi confinato al mero ruolo di rileva-tore-documentatore.Questi esploratori non solo si sono addentrati perchilometri nelle gallerie principali ma con grandeaccuratezza hanno localizzato passaggi nascosti,raggiunto finestre, disostruito tratti franati o sedi-mentati per decine di metri e sceso anche pozzi.Due esempi: in occasione della seconda “punta” inBai Long Dong, la signora che ci aveva segnalatoprecedentemente l’ingresso, si era presentata conaltri due locali che trasportavano sulle spalle unamassiccia asse di legno.La signora riteneva infatti, dai discorsi riportati, chenoi non avessimo localizzato il proseguimentoprincipale della grotta e si era offerta di accompa-gnarci con delle guide.Dopo circa due chilometri di percorso, l’asse venne

posata nel punto più stretto di una profonda forrapermettendo di attraversarla precariamente ad oltre5 metri di altezza dal suo fondo e raggiungere unaimportante, ma per nulla ovvia, diramazione.La base della forra, attiva, risultava sbarrata da un’al-ta colata calcitica non banalmente arrampicabile, aldi là della quale non solo vi erano marcate tracce dipassaggio ma addirittura piccoli forni che supponia-mo siano serviti ad estrarre lo zolfo da lenti di gessopresenti nei sedimenti.Infine, l’ultimo giorno di spedizione si erano presen-tati contadini di un’altra frazione che, con spirito cam-panilistico ed un antico ritaglio di giornale alla mano,si offrivano di guidarci in un ulteriore lungo prosegui-mento sconosciuto alle nostre precedenti guide.Bai Long Dong non è un caso isolato perché quasitutte le grotte “esplorate” presentavano evidenti trac-ce di frequentazione per scopi minerari, difensivi,abitativi, testimoniati dalle spesse muraglie a seccorealizzate in prossimità degli ingressi. Addirittura, inShui Xiang Dong, un villaggio fortificato mentre in

�Gallerie attive all’interno di Aito Dong. (Foto A. Buzio)

CINA:CINA 7-11-2014 13:12 Pagina 47

Page 50: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Guizhou 2000

48

altre cavità sono state documentate estese opere discavo dei sedimenti, la presenza di forni, sentieri edaree spietrate al loro interno.La storia di queste prolungate frequentazioni ed il loroimpatto sull’ambiente sotterraneo meriterebbero unapprofondito ma frustrante studio, per chi intende l’e-splorazione speleologica in forma di prima assoluta.Xi Xien Dong è stata fra tutte, l’unica grotta dove letracce umane, costituite da gocce bituminose colateda qualche torcia, si interrompevano alla sommitàdell’inappigliato p.15, sotto il quale, detto per since-rità, ci siamo sentiti per una volta effettivamenteesploratori.

Programma delle ricerche

Nell’ambito dei programmi di cooperazione dellaspedizione, sono state effettuate tre lezioni teorichead un centinaio di studenti del corso di geografiadella Guizhou Normal University. Due degli argo-menti trattati riguardavano gli aspetti del carsismoitaliano e cinese e la fauna cavernicola delle cavitàtropicali e delle aree temperate. La terza lezione, ditecnica speleologica, è finita in una estemporaneaprova pratica allestita sul balcone del secondo pianodella facoltà.Parallelamente alle attività di esplorazione e consue-ta documentazione, nell’ambito della spedizione“Guizhou 2000” sono state effettuate numerosericerche fisiche e biologiche.È stata presa in considerazione la concentrazione diRadon (Rn) in alcune grotte e negli ambienti che ciospitavano, mentre una particolare attenzione èstata rivolta alla qualità delle acque carsiche analiz-zando, nei campioni prelevati, numerosi parametrichimico-fisici e microbiologici. Queste prime indaginiindicano che le acque carsiche non presentano nelcomplesso significativi inquinamenti di origine chimi-ca, sebbene per i nitrati siano stati riscontrati valoriabbastanza cospicui, in alcuni casi superiori al limitedi accettabilità (in Italia) che è di 50 mg/l. Data l’as-senza di allevamenti intensivi nel territorio, si puòipotizzare che la presenza di nitrati possa ricollegar-si all’impatto agricolo ed in particolare all’uso di con-cimi chimici. I risultati delle analisi hanno però evi-denziato un generale inquinamento microbiologicodei corsi d’acqua sotterranei che, in alcuni casi, puòpeggiorare fino a cariche di indicatori fecali dell’ordi-ne anche delle centinaia di ufc/100ml.La grotta che ha presentato i maggiori problemimicrobiologici è Shui Xiang Dong, il grande inghiotti-toio situato sotto il paese, che infatti è usato comediscarica.

Ricerche biospeleologiche

Le conoscenze biospeleologiche, per quanto riguar-da il sud della Cina, sono tuttora piuttosto frammen-tarie e limitate in massima parte alle aree dove sonostate effettuate delle spedizioni speleologiche esplo-rative. Negli ultimi anni si sono comunque intensifi-

cati gli sforzi dei biospeleologi in questa parte delmondo. Per alcune regioni si cominciano, infatti, adelineare delle aree di distribuzione di alcuni dei piùcomuni taxa presenti all’interno delle cavità.Uno degli obiettivi della spedizione “Guizhou 2000” edell’accordo di cooperazione tra il Museo di StoriaNaturale di Verona e la Guizhou Normal University, èlo studio della fauna cavernicola delle aree che sonostate e saranno oggetto di studio. A questo proposi-to, all’interno della quasi totalità delle grotte esplora-te sono state effettuate delle raccolte faunistiche. Insei cavità le indagini sono state ripetute più volte nel-l’arco di tempo in cui si sono svolte le ricerche nellazona. Numerosi esemplari appartenenti a diversi taxa sonostati osservati e raccolti. La preliminare assenza didati riguardanti le grotte della zona studiata durantela spedizione e la loro fauna, unita al fatto che moltidi essi sono attualmente in corso di studio, consentedi fare, in questa sede, una relazione del tutto preli-minare che verrà completata con le ricerche attual-mente in corso. Nella presente nota sono inoltre cita-ti solo alcuni degli elementi cavernicoli osservati nelcorso delle ricerche perché ritenuti più interessantida un punto di vista biospeleologico o perché ogget-to di ricerche attualmente più approfondite.Tra gli invertebrati acquatici è da segnalare la pre-senza, in due delle grotte visitate, di anfipodi gam-

�Il grande ingresso della Grotta Wang Tian Dong. (Foto G.Rossi)

CINA:CINA 7-11-2014 13:12 Pagina 48

Page 51: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Guizhou 2000

Speleologia 43 49

AspettisanitariPrevenzione. Nell’area inte-ressata dallo studio è endemi-ca la malaria sostenuta da pla-smodi clorochinoresistenti. In consi-derazione della stagione in cui è avve-nuta la spedizione e dell’altitudine mediadel territorio studiato, si è comunque deciso,in accordo con quanto suggerito dal ServizioIgiene e Sanità di Verona, di non praticare alcunaprofilassi, e di instaurare piuttosto un trattamentoimmediato nel caso di insorgenza di sintomatologiasospetta. Eventualità questa che fortunatamentenon si è verificata.A tutti i partecipanti è stata raccomandata una coper-tura vaccinale efficace nei confronti di poliomielite,difterite e tetano; è stata suggerita, a chi non l’aves-se già praticata, la vaccinazione anti HBV ed antiHAV e la vaccinazione antitifica orale; la vaccinazio-ne antirabbica è stata effettuata invece solo dai trecomponenti la spedizione che prevedevano, perragioni professionali, contatti con animali selvatici,chirotteri in particolare. Durante il soggiorno sono state utilizzate comebevande prevalentemente acqua minerale ed altrebibite imbottigliate, di produzione locale.

Patologie osservate. Il problema più frequente èstato rappresentato da episodi febbrili, di difficileinquadramento, che in tempi successivi e con diver-sa entità hanno interessato la maggior parte (7 su10) dei partecipanti italiani. Le temperature osser-vate sono variate da un modico rialzo febbrile,comunque avvertibile soggettivamente, sino a feb-bre oltre i 38 °C, accompagnata da brividi e sudo-razione.In due casi questi episodi di iperpiressia sono prose-guiti per alcuni giorni dopo il rientro in Italia. Un controllo specialistico presso il Centro di

maridi. Attualmente per il sud della Cina sono cono-sciuti unicamente quattro specie troglobie di questicrostacei. Relativamente abbondanti sono invece i diplopodicavernicoli, alcuni dei quali, sembrano mostrareanche un certo grado di adattamento alla vita caver-nicola. Interessanti osservazioni sono state effettuateriguardo alla presenza di ortotteri rafidoforidi delgenere Diestrammena, abbondanti in molte dellegrotte esplorate e sui quali sono state compiuteoccasionali osservazioni sulla consistenza numericae sulla distribuzione all’interno delle cavità. Per quanto riguarda i coleotteri, è da segnalare lapresenza di due nuove specie di carabidi trechini deigeneri Shenaphaenops, di cui sono attualmenteconosciute altre tre specie endemiche del Guizhou,e Guizhaphaenops (Guizhaphaenops), sottogenerepresente anch’esso nella regione con altre tre specieendemiche. Tutte le specie appartenenti ai due taxasopracitati sono state rinvenute esclusivamenteall’interno di cavità carsiche e tutte presentano evi-denti adattamenti morfologici per la vita in ambientiipogei. Tra i vertebrati è interessante la presenza, nelleacque interne di diverse grotte, di numerosi girini dianuri pelobatidi. L’apparente riduzione dell’apparatovisivo e la totale depigmentazione di tutti gli individuiosservati all’interno delle cavità, lascerebbero ipotiz-zare una modificazione morfologica correlata all’a-dattamento alla vita in questi ambienti. Gli studi incorso e le successive indagini sul campo, potrannofar meglio comprendere le reali affinità di questi ani-mali con l’ambiente cavernicolo e se si tratta di unaspecie nuova per la scienza.Molte delle grotte visitate, sebbene attraversate dacorsi d’acqua, sono risultate molto povere per quan-to riguarda l’apporto trofico. Anche i pipistrelli sem-brano piuttosto rari, sono infatti stati osservati solopochi individui appartenenti, in prevalenza, alla fami-glia dei rinolofidi.

CINA:CINA 7-11-2014 13:12 Pagina 49

Page 52: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Guizhou 2000

50

Medicina Tropicale dell’Ospedale di Negrar (Verona)non ha permesso di identificare una causa specifica.La frequente immersione in acque dolci a lento scor-rimento, unito al frequente riscontro, all’interno dellegrotte, di Rattus rattus, è stato motivo di vigilanza neiconfronti di un possibile manifestarsi di leptospirosi.La contemporanea comparsa di ittero sclerale in uncomponente della spedizione, portatore di morbo diGilbert, si è fortunatamente dimostrata priva di signi-ficato patologico. In un solo caso si è fatto ricorsoalla somministrazione orale di antibiotici.Nella maggior parte dei casi, il corredo sintomatolo-gico di accompagnamento alla febbre, consistito inrinite, faringite, cefalea e mialgie diffuse, ha permes-so di attribuire presuntivamente le forme osservate aquadri di infezione virale. La seconda problematica,in ordine di frequenza, è stata la comparsa di tossin-fezioni alimentari, caratterizzate da vomito ripetuto ediarrea, che hanno interessato, in momenti successi-vi, la metà dei partecipanti italiani ed alcuni dei cine-si. Anche se di breve durata, non eccedente i tre-quattro giorni, questi episodi hanno causato la tem-

poranea inabilità dei soggetti colpiti alle attività diesplorazione speleologica.

La dieta dei partecipanti. Totalmente dipendentedalle risorse locali, la dieta è stata varia, ben equili-brata e generosa dal punto di vista calorico: ciono-nostante in tutti i soggetti è stato osservato un caloponderale, mediamente intorno al 3-4% del pesocorporeo. Le condizioni igieniche di conservazione epreparazione del cibo erano, per i nostri standards,piuttosto carenti: carenze che sono state in parteattenuate dall’uso di consumare tutti i prodotti ali-mentari dopo almeno una breve cottura nella padel-la posta sul braciere tradizionalmente acceso al cen-tro di ogni tavola. Spesso anche le ciotole individua-li ed i tipici bastoncini di legno venivano brevementeimmersi, prima dell’uso, in acqua bollente.Un terzo problema osservato è stato rappresentatodagli eventi traumatici. A parte escoriazioni, piccolitagli e contusioni, si sono avute due cadute, entram-be in grotta e da modesta altezza: in un caso (unaricercatrice cinese) si è avuta la formazione di un

vistoso ematoma della coscia, che nonha richiesto trattamento; nell’altro (unospeleologo italiano) è stato necessarioimmobilizzare la spalla con fasciatura diDesault per breve periodo.

Conclusioni. Complessivamente nonsono state osservate patologie di rilievo.La diffusa morbilità, rappresentatacomunque da forme non gravi, è stataverosimilmente causata dall’esposizionead un ambiente relativamente “nuovo”per ciò che concerne i patogeni presentinegli alimenti o diffusi per contagio inte-rumano. È possibile che il ritmo intensodell’attività di ricerca, unito all’inclemen-za del clima ed alle fatiche richieste daltipo di attività e dalle asperità del territo-rio, abbiano contribuito a rendere i com-ponenti la spedizione particolarmentesuscettibili alle infezioni. �

NOME DELLA PROVINCIA SVILUPPO DISLIVELLOCAVITÀ E CONTEA m m

Shui Xiang Dong Guizhou-Qianxi 770 -14/+90Wang Tian Dong Guizhou-Qianxi 1040 -85 Chuan Dong Guizhou-Qianxi 500 -45/+10Miao Dong Guizhou-Qianxi 50 -10Du Yang Zhi Dong Guizhou-Qianxi 401 -27Aito DongGuizhou-Qianxi 1500 -25/+12Chang Tu Dong Guizhou-Qianxi 252 -19Xin Fa Gou Dong Guizhou-QianxiXi XianDong Guizhou-Qianxi 653 -62Lu Diao Ai Dong Guizhou-Qianxi 897 -20/+18Sui Jin Dong Guizhou-Qianxi Stimato: 500 ———-Ai DongGuizhou-Qianxi 649 -55Poyan Dong Guizhou-Qianxi 70 -10Bai Long Dong Guizhou-Qianxi 2840 +129Grotta Gambe di Legno Guizhou-Qianxi 1397 -62Grotta del drago cavallo Guizhou-Qianxi 285 -16

Tabella con i dati dei principali complessi esplorati.

CINA:CINA 7-11-2014 13:12 Pagina 50

Page 53: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Guizhou 2000

Speleologia 43 51

Partecipanti e ringraziamenti

Dalla prima spedizione speleologica inglese in Cina del 1985,a tuttʼoggi, pochi sono stati gli speleologi che hanno esplora-to questo paese, anche considerando lʼenorme estensionedelle aree carsiche cinesi. I maggiori risultati esplorativi sonostati ottenuti dalle spedizioni inglesi, francesi, italiane, belghee bulgare.Le spedizioni italiane hanno spesso esplorato in territorichiusi agli stranieri, infatti, nonostante la recente aperturadella Cina, molte contee e zone rurali sono ancora escluseagli occidentali.La prima spedizione italiana in Cina, del 1991, è stataseguita da numerose iniziative organizzate dal Museo diStoria Naturale di Verona e dal Centro Ibleo di RicercheSpeleo-idrogeologiche.Le spedizioni venete, vennero realizzate nel 1992, 1994,1997 e 2000, mentre quelle siciliane nel 1993, 1997 e 1999.

Hanno partecipato alla spedizione “Guizhou 2000”:Fabrizio Abrescia (Dirigente Medico A.S.L 21 - RegioneVeneto), Giacomo Berzacola (G.S.T. - Trento), AlbertoBuzio (G.G.M. C.A.I. SEM - Milano), Cristina Ciapparelli(G.S. CAI - Varese), Leonardo Latella (Mus. Civ. di St. Nat.di Verona, C.S.R Roma), Guido Rossi (Mus. Civ. di St. Nat.di Verona), Adolfo Pernechele (Mus. Civ. di St. Nat. diVerona), Daniele Sighel (G.S. Trentino - Trento), SilvanoTava (G.S. Trentino - Trento), Roberto Zorzin (Mus. Civ. diSt. Nat. di Verona, C.R.N. Verona), Xiong Kangning (Dep.Geogr. Guizhou N. Univ. - Guiyang), Zhou Zhongfa (Dep.Geogr. Guizhou N. Univ. - Guiyang), Zhu An (Dep. Geogr.Guizhou N. Univ. - Guiyang), Chen Hu (Dep. Res. andEnvironment, Guizhou N. Univ. - Guiyang), Lan An Jun(Dep. Res. and Environment, Guizhou N. Univ. - Guiyang).Si ringrazia per lʼaiuto e la collaborazione ricevuta LiaoXiaohan (vice direttore della Guizhou Provincial Science

and Technology Department), Wu Jie (Guizhou ProvincialScience and Technology Department), He Caihua (presi-dente della Guizhou Normal University), il governatore dellacontea di Qianxi e Xiang Xuegian (sindaco del villaggio diHong Lin).

Si ringraziano inoltre Massimo Capula, Mauro Rampini,Sandro Ruffo ed Augusto Vigna Taglianti per lʼanalisi diparte del materiale biospeleologico e Flavio Trotti per leanalisi sulla concentrazione di Radon (Rn).

BibliografiaAA. VV., Gebihe 89. Karst de Chine,Karstologia Mémories XIV, 1991, pp. 42-54AA. VV., Sichuan ʻ93, Speleologia Iblea V,Ragusa 1995, 124 pp.Carrieri G., Calandri G., Minciotti G., Sulleorme di Xu Xiake, Speleologia XII, 25,1991, pp. 26-28Mengoli D, Ravasio T., Zorzin R., ChinaCaves ‘97, Speleologia 40, 1999, pp. 65-73Ruggieri R., Galletti I., Sichuan ʻ93, neimeandri del Paradiso, Speleologia XVII,34, 1996, pp. 44-49Ruggieri R., Progetto Guizhou ʼ97: reso-conto della seconda spedizione speleolo-gica nella Cina meridionale, SpeleologiaIblea, 7, 1998, pp. 91-102

Shouyue Z., Barbary J.P., Guizhou Expe86, Spelunca Mémories, n° 16, Revue dela Fédération Francaise de Spéléologie,1988, pp. 108Smart P., Waltham T., Yang M., Zhang Y.,Karst geomorphology of Western Guizhou,China, Cave Science, 13, 3, December1986Stratford T. (a cura di), World cave stati-stics 1997, International Caver, 19, 1997Ueno S.-I., Two new Shenaphaenops(Coleoptera, Trechinae) from northeasternGuzhou, South China, Journal of theSpeleological Society of Japan, 24, 1999,pp. 41-50Ueno S.-I., Notes on Guizhaphaenops(Coleoptera, Trechinae), with descriptionof two new species, Elytra, 28, 2000, pp.247-264Vigna Taglianti A., A new genus and spe-

cies of troglobitic Trechinae (Coleoptera,Carabidae) from southern China,International Journal of Speleology, vol. 25(1-2), 1997, pp. 33-41Xiong K., Morphometry and evolution offenglin karst in the Shuicheng area,western Guizhou, China, Z. Geomorph. N.F., 36, 2, Berlin-Stuttgart 1992, pp. 227-248Zhu X., Guilin karst, Shanghai Scientific &Technical Publishers, 1986, 188 pp.Zorzin R., Melotti S., Present-day know-ledge of the Luo Han Du cave (ShouthernChina - Guangxi), Proceedings of the XIInternational Congress of Speleology,Beijing - China 1993, pp. 242-246Zorzin R., Melotti S., China Caves ʼ94,International Caver, 13, 1995, pp. 17-25

�Attraversamento su trave di legno in Bai Long Dong. (FotoA. Buzio)

CINA:CINA 7-11-2014 13:12 Pagina 51

Page 54: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Grotte nei ghiacci

52

Sotto di noi scorre la linea della costa in un pano-rama immenso, di una lucentezza impossibile dasperimentare altrove. A destra la distesa del mare

si perde all’orizzonte, bianca, a sinistra una immanecatena di grandi montagne sparisce in un orizzontelontanissimo ma pieno di dettagli. Viene in mente Dante: “presso e lontano lì né pon néleva...”Dopo una lunga attesa a Christchurch, nel Sud dellaNuova Zelanda, la vera porta d’entrata all’Antartide,un aereo statunitense ci ha portato a Mac Murdo, lapiù vasta base del continente. Sulla pista tracciatasulla banchisa già ci aspettano due elicotteri, scesidal lontano nord dove è la base italiana: non abbia-mo neppure tempo di fare foto che già ci risolleviamonell’aria, ammassati in quei piccoli abitacoli che cidiverranno familiari.Le macchine arrancano nell’aria verso nord, volandosulla marina ghiacciata. Ci lasciamo alle spalle lagran mole del vulcano Erebus, il maggiore del conti-nente e cominciamo a scoprire immense valli fra lemontagne, alla sinistra. I ghiacciai che nescendono vanno ad inoltrarsi nel mare, bian-co nel bianco, ma si vedono le loro linguedistendersi per decine di chilometri nel piat-tume della banchisa.Ed è così che, appena pochi minuti dallosbarco in Antartide, vediamo che c’è qual-cosa che non va: nelle pareti che delimita-no le lingue glaciali galleggianti, proprio alcontatto con la banchisa, si aprono grandiingressi. Cavernoni? Saranno tettonici!Ma cosa pensi, quella roba lì sarebbe tet-tonica? Quelle son grotte, e grotte grandi,ma che ci fanno lì?Circa un anno prima chiacchieravamo franoi due sulla possibilità che nelle zone cir-costanti la base italiana, sul mare di Ross, cifossero fenomeni carsici glaciali. La cosapareva da escludere. Il carsismo glaciale (termocarsismo) sembraapparire alle quote, o alle latitudini, cui corri-sponde una temperatura media annuale di0 °C. Al di sotto di questo valore il nucleodelle masse di ghiaccio viene ad esseresotto zero e quindi quando vi arriva acqualiquida essa gela e blocca ogni flusso ulte-riore. Questo è proprio quanto succede alleSvalbard, dove una temperatura mediapoco inferiore allo zero è sufficiente a ren-dere molto ridotto ed occasionale il fenome-no carsico. Era dunque logico che intorno aBase Terra Nova, che di gradi sotto zeromedi nell’anno ne ha quattordici, di carsismoglaciale non ce ne fosse neanche l’ombra.Forse.Ma lo speleologo dei ghiacciai poteva inse-rirsi lo stesso nella XVI Spedizione per dareun aiuto sui programmi glaciologici in corso,approfittandone per darsi un’occhiata ingiro: ben sappiamo che le grotte si formanosenza chiedere l’opinione di nessuno...E ora eccole là sotto: grandi entrate total-

mente irrispettose del fatto che, come ben sappiamo,qui grotte non ce ne possono essere.Sorvoliamo una serie di lingue glaciali nei 340 km divolo che ci separano dalla base italiana. In tutte, conmaggiore o minore intensità, appaiono vasti scaver-namenti al contatto fra il ghiaccio che scende dalcontinente e la banchisa.

Le grotte nei Giovanni Badino,(1) Mirco Meneghel(2)

(1) Dipartimento di Fisica Generale - Università di Torino,Associazione La Venta(2) Dipartimento di Geografia - Università di Padova

AN2:AN2 7-11-2014 13:16 Pagina 52

Page 55: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Grotte nei ghiacci

Speleologia 43 53

Un paio di giorni dopo stiamo volando lungola fronte del ghiacciaio Campbell, scrutandole caverne che vi si aprono. È chiara unaimpostazione iniziale tettonica, è pure chia-ro l’effetto del carico delle masse sovrastan-ti sulle cavità che, quando sono molto gran-di, tendono ad assumere profili paraboliciproprio come fanno le grandi sale sepoltenelle profondità delle montagne calcaree.Ma la domanda è: che cosa le scava, se quil’acqua non c’è mai?Atterriamo sulla banchisa e cominciamo acuriosare in alcune. La massa di ghiaccio èabbastanza stabile e così entrare in questecavità non è eccessivamente pericoloso,salvo che nella zona di entrata. Lì appaio-no forme di scioglimento (nei quarantagiorni successivi esse andranno crescen-do) e ci sono crolli di blocchi di ghiacciodall’alto, ma appena superato il portaletutto si tranquillizza. Appaiono due effetti: la temperatura internaè a 15-20 °C sotto zero e attorno a noi siaprono saloni con riconoscibilissime formedi dissoluzione. Sono ambienti carsici, checi danno l’inconfondibile sensazione di inter-no, di “immutabile”. Alcune sono percorse da correnti d’aria forti,freddissime, addirittura più fredde delle tem-perature medie locali. Il pavimento è liscio,abbastanza pianeggiante, pare più bassodel livello della banchisa esterna. Le paretisono scavate a nicchie poi decorate di cri-stallizzazioni che si dispongono in striatureallungate secondo la massima pendenza,create da fenomeni di gelo, disgelo e meta-morfosi del ghiaccio. Quando torniamo alla base improvvisiamoun inatteso programma di ricerche carsiche

Con temperature medie di poco inferiori allo zero, il carsismoglaciale è molto ridotto ed occasionale. Ma come fanno a formarsi grandi cavità in un territoriodove la temperatura media è di 14 gradi sotto zero?Ipotesi su una sorta di speleogenesi asciutta.

ghiacci dell’Antartide

�Sulla fronte dei ghiacciai protesi sul mare si formano grandi cavità create dagli scambi termici fra il ghiaccio e il mare. Leforme tendono ad essere appiattite; solo le più grandi assumono le sezioni paraboliche tipiche delle strutture dominate da

crolli. (Foto G. Badino)

AN2:AN2 7-11-2014 13:16 Pagina 53

Page 56: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Grotte nei ghiacci

54

intrecciandolo alle misure che dobbiamo fare per ilprogramma principale di bilanci di massa di ghiac-ciai. Il tema fondamentale che qui individuiamo è ovvia-mente quello degli scambi termici: le grotte sono pro-prio al contatto fra i ghiacciai antartici, che lì hannouna temperatura prossima a quella media del luogo,circa –18 °C, e il mare che, al di sotto di due metri emezzo di banchisa, se ne sta intorno a –2 °C.Si tratta dunque della zona di contatto termico fraquelle che si possono considerare, dal punto di vistatermodinamico, due “sorgenti” di calore, cioè sistemicapaci di cedere calore senza che la loro temperatu-ra vari, data la loro capacità termica praticamenteinfinita.Decidiamo così di analizzare le temperature all’inter-no delle masse di ghiaccio per capire se e quanto eda dove arriva calore. Un altro tema da capire è quello del sale marino. Lapermanenza nelle grotte ci ha lasciato coperti dimacchiette bianche di sale, evidentemente calateciaddosso dall’aria. Come? Chissà. Quel che è certo èche la zona di formazione è di contatto non solo fra

due “sorgenti” termiche ma anche fra acqua salata eacqua dolce.Nelle settimane seguenti portiamo avanti questericerche in tre cavità esemplari, scelte fra molte pervicinanza, scarsa pericolosità, forme convincenti,correnti d’aria: due sono sulla lingua galleggiante delghiacciaio Campbell e una in un ghiacciaio senzanome (l’avessimo sulle Alpi!) che arriva al mare dalversante del monte Melbourne nei pressi di un affio-ramento di rocce vulcaniche scure, chiamato BakerRocks. La scoperta che ci lascia più esterrefatti è che, adistanza di pochi giorni, una nicchietta di prelievoche avevamo scavato nella parete di una grotta, èstata arrotondata e riscavata e ristriata da processicarsici attivi a 20 °C sotto zero.Che siano Orsi Bianchi Speleo Antartici che qui ven-gono a rifarsi le unghie?Ci guardiamo intorno nervosamente...Scopriamo che i pavimenti sono notevolmente piùcaldi delle pareti e questo ci dà la chiave per capirecome dovrebbe funzionare, almeno a grandi linee,questa speleogenesi asciutta.

�All’interno di Campbell2. Si tratta della cavità più vasta tra quelle esplorate, una sala di una quindicina di metri di lunghezza, percor-sa da un’intensa corrente d’aria a –19 °C. Il soggetto inquadrato sta facendo un foro nel ghiaccio per determinare il flusso di calore pro-veniente dal suolo. (Foto G. Badino)

AN2:AN2 7-11-2014 13:16 Pagina 54

Page 57: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Grotte nei ghiacci

Speleologia 43 55

La pressione di vapore sul ghiaccio del pavimento ènotevolmente superiore a quella sul soffitto. Il pavi-mento ha dunque una tendenza a scaldare e inumi-dire l’aria al suo contatto: essa sale e, se non vienetrascinata fuori dalle correnti d’aria fluenti nella grot-ta, si viene a trovare sovrassatura di vapore in alto,e dunque sublima, cioè deposita cristalli rilasciandonello stesso tempo il calore latente di sublimazione.È probabilmente questo calore che forma microcor-renti d’aria sulla superficie, a lato delle cristallizza-zioni, dando loro strutture striate. Ma è tutto da chiarire il dettaglio di altri elementiimportanti in questi ambienti e cioè gli scambi termi-ci, il flusso d’aria da dentro il ghiacciaio (è aria fred-da in modo anomalo), il ruolo del sale. Un’altra serie di cavità della zona, meno enigmatichema più affascinanti, sono quelle che si formano incorrispondenza di zone superficiali calde dei vulcani.Le distese di ghiaccio che li coprono, in genere atemperature intorno ai 30 °C sotto zero, vengonocosì forate da scioglimenti, vapori e circolazioni d’a-ria che vi si installano. Sono grotte che paiono vaste ma il cui interesse fon-damentale sta nell’essere ambienti relativamentecaldi ed ospitali circondati da un ambiente esternoperfettamente proibitivo. Sono dunque zone di inte-resse biologico straordinario dichiarate riserve inte-grali in cui non si può entrare senza permessi e pre-cauzioni per impedire contaminazioni.Sono state sommariamente esplorate sull’Erebus,negli anni ’50, dalla spedizione di Tazieff e sulMelbourne (il vulcano che domina la base italiana)da glaciologi e biologi italiani in tre riprese, prima chedivenissero riserve biologiche.Vi abbiamo fatto una rapida ricognizione a fine perio-do, quando finalmente ci è arrivato l’assenso ufficia-le per farla. Lo scopo era di capire le dimensioni delfenomeno, le difficoltà tecniche e sondarne gli scam-bi termici.Inutile dire della stupefacenza del posto, alla som-mità dei 2700 m di questa sorta di Etna antartico. Lecorrenti d’aria interne, inumidite dal calore che scio-glie il ghiaccio, sgorgano nella freddissima atmosfe-ra. L’umidità sublima e va costruendo una sorta di

Vengono illustrate nel disegno le forme osservatenelle grotte situate al fronte galleggiante di ghiacciaisulla costa del Mare di Ross. Le pareti e la volta dellegrotte sono costituite da ghiaccio di origine continen-tale (glacier ice), il pavimento fa parte della banchisa(fast ice, superficie congelata del mare aderente allacosta).1) Stalattiti (con la caratteristica stratificazione a stra-ti concentrici).2) Stalattiti rivestite da cristalli di sublimazione. Leprime sono create da congelamento di acqua perco-lante, i cristalli si formano per deposizione diretta dalvapor d'acqua.3) Cristalli di sublimazione. Nelle cupole si osserva unaumento delle dimensioni e della complessità delleforme dal basso verso l'alto. I cristalli hanno forma

aciculare, pinnata, esagonale planare, a calice esago-nale. Le dimensioni arrivano a 10 cm.4) "Striature". Costolature allungate secondo la mas-sima pendenza, generate dalla complessa intera-zione di fenomeni di scioglimento, solidificazionee metamorfosi del ghiaccio.5) Blocchi di crollo.6) Cumulo di neve farinosa provenien-te dalla superficie del ghiacciaio, sullaquale scorre per trasporto eolico.7) Gradini, alti pochi decimetri, allabase delle pareti, testimoni di varia-zione del livello del pavimento.8) Scallops generati per sublima-zione dovuta alla circolazione del-l'aria all'interno della grotta.

La pressione di vaporeOgni sostanza liquida o solida ha tendenza ad evapora-re dalle superfici esposte. Questo significa che ognitanto capita che delle molecole che la costituiscono rie-scano ad avere abbastanza energia per staccarsi dalresto della massa e andarsene via. Se l’ambiente in cuisi liberano è chiuso l’evaporazione prosegue sino a chela probabilità che si liberino diventa uguale a quella cheesse ritornino a contatto con la superficie, e rivenganocatturate. A quel punto si ha equilibrio e la massa disostanza cessa di perdere molecole: si dice allora chela pressione del gas di molecole libere ha raggiunto ilvalore di equilibrio con la superficie esposta.La sostanza che ha, di gran lunga, la maggiore impor-tanza speleogenetica è l’acqua: il gas che se ne libera èil vapor d’acqua e la sua quantità è detta, usualmente,“umidità”. Quando la sua pressione di vapore è arrivataall’equilibrio si dice l’aria è satura di umidità. Nei sistemi chiusi o quasi chiusi con presenza disuperfici di acqua libera, come sono le grotte, l’umi-dità perviene inevitabilmente al valore di saturazione.Questo valore è legato alla temperatura in un modoabbastanza complicato (equazione di Clapeyron) chequi non ci interessa: è però importante che tanto piùl’ambiente è caldo tanto più alta è la pressione di vapo-re all’equilibrio. Un’aria a 30 °C e pressione atmosferi-ca contiene 30,4 g di vapor d’acqua ogni metro cubo,quantità che si riduce a 9,4 a 10 °C e a soli 4,9 a 0 °C.Per questo, raffreddando un’aria satura di umidità, ilvapore d’acqua condensa e si formano goccioline nel-l’aria (pioggia, nebbia...) o appannamenti sulle superfi-ci fredde.La tendenza dell’acqua a perdere molecole non cessa,naturalmente, quando essa si trasforma in ghiaccio, macerto, il vapor d’acqua presente in un’aria satura vadiminuendo drammaticamente: 4,9 g/m3 a 0 °C, 2,2g/mc a –10 °C, 0,4 g/m3 a –30 °C, che è circa un cen-tesimo di quello che c’era a +30 °C...In pratica l’aria freddissima contiene quantità d’acquaveramente minime ed è proprio questo che rende l’al-topiano antartico il deserto di gran lunga più seccodel pianeta.

AN2:AN2 7-11-2014 13:16 Pagina 55

Page 58: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Grotte nei ghiacci

56

La base italiana di Baia Terra Nova sorge su unapenisoletta granitica in una ampia insenatura dellacosta occidentale del Mare di Ross e precisamentenel punto di coordinate 74° 41’ 42” lat. S e 164° 07’23” long. E. Viene aperta solo durante l’estateaustrale (da ottobre a febbraio) e ospita circa 80 per-sone.Alle spalle della base si elevano le MontagneTransantartiche, i cui articolati rilievi hanno cime conaltezze superiori a 3000 metri. A sud della Basedefluiscono verso il mare ghiacciai che, attraversan-do la catena montuosa, drenano il ghiaccio dell’im-menso ghiacciaio continentale est-antartico (ghiac-ciai di sbocco). Il maggiore di essi, il David Glacier,forma una lingua di ghiaccio galleggiante, laDrygalski Ice Tongue, che si protende nel mare perparecchie decine di chilometri. A nord della basegrandi ghiacciai vallivi composti portano al mare ilghiaccio che si accumula sulle montagne della TerraVittoria settentrionale. La base sorge nella fascia ditransizione tra la fascia costiera con aree deglaciatedelle Dry Valleys a sud e un’area settentrionale mag-giormente coperta da ghiaccio, dove la presenza diporzioni deglaciate è del tutto sporadica.La temperatura media annuale è di –14 °C, il mesepiù caldo è gennaio, con una temperatura mediamensile di –2 °C, i più freddi sono maggio e agosto,con –23 °C. Il gra-diente verticale me -dio della temperatu-ra dell’aria è di 0,52g/100 m; nei mesiestivi è più elevato:0,7 °C /100 m. Il clima è quello delgelo perenne, con lapresenza di perma-frost continuo, che siincontra dopo pochidecimetri di profon-dità. È naturale chela presenza di acquaallo stato liquido inquesto ambiente siadel tutto occasiona-le. Solo nei mesi piùcaldi sono stati os -ser vati modesti riiche generalmenteso no alimentati daaree dove il ghiaccioo il nevato sono e -sposti al sole e all’ir-raggiamento di roc -ce che, scaldate dalsole, emanano calore. Laghetti di modeste dimensio-ni si formano nelle aree deglaciate di Tarn Flat epresso la base; sulla piattaforma di ghiaccio conti-nentale di Hell’s Gate nei giorni più caldi un rio con

percorso meandriforme e portata di poche deci-ne di litri al secondo drena la poca acqua che siforma sulla superficie della piattaforma. Altri rii siformano al contatto con gli affioramenti dellescure rocce vulcaniche di Edmonson Point eBaker Rocks, sulle pendici del Monte Mel -bourne, il vulcano quiescente che, al di là del-l’insenatura dedicata a Gerlache, caratterizza ilpanorama settentrionale della Base.Vi sono poi testimonianze indirette della pre-senza di acqua: una dolina è stata segnalata(e intravista dall’elicottero qualche anno fa dauno di noi) sulla superficie del PriestleyGlacier, presso Cape Sastrugi, ma al momen-to della nostra esplorazione l’unica traccia eraun laghetto circolare ghiacciato, forse la dolinariempita. In pochi siti vi sono forme legate alloscorrimento di acqua: solchi di incisione tor-rentizia presso la Base, a valle del CarezzaLake, e nella porzione nord di EdmonsonPoint, dove si osserva un piccolo ventaglioalluvionale, ma il quadro generale agli occhi dellospeleologo glaciale è scoraggiante: global changea parte, qui il termine “termocarsismo” è del tuttoda dimenticare. Ma abbiamo verificato che termocarsismo e speleo-genesi glaciale non sono termini coincidenti…

Geografia della zona

�All’interno di Campbell 1. La cavità, molto piatta, ha pochis-sima correte d’aria ma è dominata da un gradiente termicomolto forte (oltre 5 °C) fra pavimento e soffitto. (Foto G.Badino)

AN2:AN2 7-11-2014 13:16 Pagina 56

Page 59: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Grotte nei ghiacci

Speleologia 43 57

Analisi di casi sperimentaliDescrizioneDurante la XVI Spedizione del PNRA abbiamo potu-to studiare, sia pur in modo sommario, tre cavità for-matesi nella fronte di ghiacciai, proprio al contattocon la banchisa.In esse sono state effettuate misure del gradiente ditemperatura all’interno del pavimento e delle paretilaterali a circa un metro da terra.Le misure sono state ripetute a 10 giorni l’una dal-l’altra.In questo tempo un’onda termica penetra per unaprofondità di scala di 0,75 cm.

Campbell 1. Cavità priva di circolazione d’aria signi-ficativa. Flusso di calore sottratto dal ghiaccio parie-tale: 8 W/m2. Flusso di calore proveniente dal pavi-mento: 4 W/m2. Nei dieci giorni trascorsi pare di vedere che pavi-mento e parete si siano scaldati probabilmente acausa di flussi entranti dall’ampio ingresso.

Campbell 2. Vasta cavità percorsa da forte corrented’aria che forza le superfici esposte a stare ad unatemperatura che, attenzione, pare essere eccessiva-mente bassa per la zona (media di –14 ºC). Che cisiano fenomeni di “trappole da freddo” sul corpo delghiacciaio e che dunque il suo nucleo sia a tempera-tura minore di quella media locale? Non sappiamo.Il pavimento è, al solito, sensibilmente più caldo delsoffitto ma esso assorbe calore invece di cederlo. Ilmotivo è probabilmente nel fatto che il sondaggio èavvenuta in una zona molto interna, ad un 60-70 mdalla fronte del ghiacciaio, e quindi probabilmentetroppo lontani dalla zona di scambio termico fra ilmare e il ghiacciaio.

“vera” all’intorno del pozzo di ingresso. Lo strato dighiaccio ha solo una quindicina di metri di spessore,ma gli ambienti interni sono vastissimi: ci inoltriamonel buio, con una sola luce in tre, per oltre un centi-naio di metri di ambienti vasti e caldi, senza riuscirea ricostruire le zone di arrivo del flusso d’aria. Nonpare ci sia presenza di gas vulcanici.Il fenomeno è analogo a quello di altre grotte sub-glaciali che si incontrano in molte altre zone, soprat-tutto in Islanda, ma quello che caratterizza queste èche qui lo scavo è dominato dalla fase di vapor d’ac-qua, proprio come avviene nelle grotte delle frontiglaciali in mare. All’interno della cavità c’è presenzadi ghiaccio, acqua e vapore, ma l’acqua non potreb-be scorrere via senza gelare e risigillare la via d’u-scita: quando all’esterno fa molto caldo si arriva allatemperatura di –20 °C...L’asportazione del ghiaccio avviene dunque propriodalle bocche, nei pennacchi di vapore che le lascia-no, in ragione di 4,8 g ogni metro cubo.Si tratta dunque di strutture di equilibrio fra questaasportazione, collegata a sua volta alla corrente d’a-ria presente (e quindi alla presenza di altre entrate),al flusso di calore del vulcano, al lento collasso dellegallerie e allo scorrere, lentissimo, del ghiacciaio.Le portate d’aria che abbiamo osservato all’entrata(un paio di metri cubi al secondo) sono in grado discavare 10 g/s di ghiaccio, cioè una tonnellata algiorno.Insomma, quello che pareva l’unico continentesenza grotte sta cominciando a mostrare un carsi-smo peculiare, stranissimo, enigmatico.

Campbell 1

�Interno in una grotta fumarolica alla sommità del MonteMelbourne (Melbourne 1). Si tratta di cavità che si sviluppa-no al contatto tra il suolo e il ghiaccio a causa del calore delvulcano, isole ecologiche “calde” in mezzo ad ambienti estre-mamente freddi. (Foto. G Badino)

AN2:AN2 7-11-2014 13:16 Pagina 57

Page 60: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Grotte nei ghiacci

58

I flussi di calore assorbiti dal ghiacciaio sono rispet-tivamente di 1,8 W/m2 nel pavimento e 2,2 nellaparete.

Baker Rocks 1. La cavità è di tipo lievemente diver-so da quelle precedenti, abbastanza stretta e linea-re, con entrata aperta in alto. Questo permette l’ac-cumularsi della neve sul pavimento interno. Il ghiac-cio lì è prossimo alla zona di ancoraggio del ghiac-ciao alla terraferma.I flussi di calore sono di 3,7 W/m2 in arrivo dal pavi-mento (siamo ad una decina di metri dalla banchisamarina), 1,7 W/m2 in uscita dalle pareti alla primamisura e 4 W/m2 alla seconda (diagramma 1).

L’effetto del riscaldamento della parete è molto fortee, data la profondità, difficile da spiegare con pro-cessi che durino solo dieci giorni. Il bilancio energe-tico è molto probabilmente fortemente influenzatodalla forte corrente d’aria e soprattutto dal fortissimoisolamento termico dovuto alla neve che ricopre il

pavimento, quasi certamente responsabile dell’asso-luta invarianza del profilo termico in questo periodo.

Per confronto (diagramma 2) proponiamo il profilotermico del fast ice davanti a quest’ultima cavità, unatrentina di metri dalla fronte. Il ghiaccio è molto piùcaldo ma il flusso energetico (2,8 W/m2) è confronta-bile con quello misurato all’interno.

Melbourne 1. L’ultima cavità di cui riferiamo osser-vazioni è una grotta fumarolica alla sommità del vul-cano Melbourne. Si tratta di una serie di ambienti a0 ºC, al contatto fra la superficie del vulcano e ghiac-cio, lì spesso poche decine di metri.Le gallerie hanno larghezze tipiche di 5 m, altezze di2 o 3 e sono state da noi visitate per un paio di cen-tinaia di metri, senza arrivare alla fine.

La curva mostra come le pareti assorbano 4,5 W/m2

e come il processo appaia essere estremamenteregolare. �

Baker Rocks (diagramma 1)

Baker Rocks (diagramma 2)

Melbourne 1

Campbell 2

AN2:AN2 7-11-2014 13:16 Pagina 58

Page 61: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Bollati Boringhieri editore

Protagonisti di questo libro sono i fiumi sotterranei italiani

e, più in generale, le acque delle zone carsiche.

“Oltre alla trattazione idrogeologica iniziale

il libro ci accompagna in un ipotetico itinerario

alla scoperta dei più importantifiumi sotterranei sparsi

per l’Italia. L’ideale viaggio inizia con il fiume carsico per eccellenza, il Timavo,

e termina sotto gli assolati altipiani calcarei della Sardegna.”

Il libro è disponibile al Centro Italiano diDocumentazione Speleologica “F. Anelli” al prezzo

di £ 70.000 (Euro 36,15) per i soci SSI.

Via Zamboni, 67 - 40127 Bologna,tel./fax 051.250049,

e-mail: [email protected]. cds.speleo.it

327 pagine con splendide foto a colori e riproduzioni di stampe antichedagli archivi della Biblioteca F. Anelli

I FIUMI DELLA NOTTEa cura di Mario Vianelli

Pagina 59 1-10-1906 3:11 Pagina 1

Page 62: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Antarctica 2000

60

Giovanni BadinoDipartimento di Fisica Generale, Università di TorinoAssociazione “La Venta”

Terre antartiche

La situazione geografica dell’Antartide, isolata inposizione polare e coperta di ghiacci, è conseguen-za di una lunga e complessa evoluzione geologica,tuttora in atto, che almeno in parte è da comprende-re e ricostruire. Sino al Giurassico, 140 milioni di annifa, l’Antartide occupava latitudini temperate e facevaparte del supercontinente Gondwana cheincludeva anche Africa, Arabia, India,Ceylon, Australia, Nuova Zelanda e SudAmerica. Alla fine del Giurassico è iniziato lo smem-bramento del Gondwana e, durante ilTerziario (circa 20 milioni di anni fa),l’Antartide si è distaccata completamentedall’America Meridionale.In seguito al suo isolamento, intorno alcontinente si è instaurata una correnteoceanica alimentata da moti convettivi trale masse d’acqua di diversa temperatura,favorita dalla circolazione atmosferica ditipo ciclonico e influenzata dalla rotazioneterrestre.Questa corrente circumpolare antarticaostacola la commistione diretta delle acqueprovenienti da zone più temperate con quel-le fredde continentali. In seguito a questieventi è iniziato il progressivo raffreddamen-to del continente anche in concomitanza di altri fattori:1. la posizione geografica polare 2. la grande estensione continentale e l’altitudine

media elevata 3. la forte riflessione dei raggi solari da parte della

superficie innevata. Queste condizioni hanno portato nel tempo al lentoaccumulo della coltre di ghiaccio che si è formata aspese dell’umidità atmosferica proveniente dai setto-ri più temperati degli oceani circostanti. (Dal sitowww.pnra.it)

Per definizione sono “Regioni Antartiche” tutte lezone al di sotto dei 60° S, in corrispondenzagrosso modo della cosiddetta “convergenzaantartica”, una regione dove le acque freddissi-me provenienti da Sud si mescolano con quelledegli oceani, dando origine ad una perenne zonadi instabilità che “isola” l’Antartide dal resto delpianeta.Quelle regioni sono state esplorate a partire, difatto, dalla metà dell’Ottocento, e man mano chese ne scopriva la smisurata vastità hanno inizia-to a far gola a molti Stati, che hanno preso arivendicarne questa o quella parte mentre due(Stati Uniti ed Unione Sovietica), senza rivendi-care nulla, portavano avanti la politica di mettereuna base ovunque qualcuno rivendicasse qual-cosa.Nel ’57 viene organizzato l’Anno GeofisicoInternazionale principalmente per promuoverericerche in quelle zone: grazie ad esse ed al con-

seguente Trattato Antartico si pongono finalmente lebasi per una ricerca globale che da una parte con-gela le rivendicazioni, dall’altra progressivamentetrasforma quello che pareva un territorio da sfruttareselvaggiamente in un santuario della ricerca.C’è pure stata la corsa ad esserci, dato che il

La prima spedizione speleologica fra i ghiacci del continentepiù freddo del mondo.

Grazie alla collaborazione fra l’associazione La Venta,l’Etsim del Politecnico di Madrid e l’Istituto di Geografiadell’Accademia delle Scienze russa è stato possibile rea-lizzare la prima spedizione speleologica nelle terreantartiche.

�Il cingolato russo che ci ha portato nella zona dove abbia-mo posto il campo, a quota 235 m sul livello del mare. (FotoP. Petrignani - La Venta)

Antarctica 2000

AN1 1-10-1906 3:35 Pagina 60

Page 63: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Antarctica 2000

Speleologia 43 61

Trattato Antartico prevede che partecipino alle deci-sioni solo gli stati che hanno basi giù (o su, aseconda di come guardate il Sud): molti stati hannoallora messo “basi di ricerca” che come unico com-pito hanno proprio la ricerca di un modo perammazzare il tempo e di un altro per tener ritta labandiera.Ora la situazione è più calma: ci si è resi conto che,in realtà, il tempo di uno sfruttamento del continenteè completamente al di là di ogni futuro intravedibile eanche le speranze di usi militari sono andate sva-nendo: c’è un generale ripensamento del rapportostazioni/ambiente, e da molte zone ci si sta decisa-mente ritirando. La più grande base antartica, la statunitense MacMurdo, che negli anni ’80 in estate conteneva 2000persone (di cui circa l’1% ricercatori...) ora si è ridot-ta ad un terzo, molte basi sono abbandonate, moltesono ripensate. D’estate la popolazione totale inAntartide è di circa 3000 persone, che scendono a 3-500 durante l’inverno.

Il PNRA

Il nostro paese ha leggendarie capacità di trovaremodi improvvisati e incompleti per fare le cose, finen-do per buttare i soldi senza ottenere i risultati spera-ti. Quando però ha deciso di costruire una base inAntartide per aderire al Gotha del Trattato ha cam-biato politica: nessuna furba scorciatoia, ma unastrategia che ha puntato a realizzare ricerche signifi-cative in zone difficili e con molti enigmi. Vi hacostruito una base che, a detta di molti, è la miglioredel continente, addestra sul serio il personale che viviene impiegato, organizza accuratamente le cose. Non ci credete? È comprensibile, eppure sta andandocosì. Forse se ne possono trovare anche i motivi: chimantiene in piedi il Progetto Nazionale di RicercheAntartiche è l’Enea, cui esso è stato affidato a metàanni ’80, proprio quando si “usciva dal nucleare”, dun-que in una fase in cui c’era personale di prim’ordinelibero da impegni... Sta di fatto che hanno realizzatouna cosa mirabile e di cui essere fieri.La base è denominata Terranova (dal nome dellazona e, quella, dal nome della principale nave diScott), e si trova a 73° S, ai piedi della catenaTransantartica, fra la base di Mac Murdo (300 km a

�L’entrata della prima delle grotte trovate, la Brunello AN1.(Foto P. Petrignani - La Venta)

AN1 1-10-1906 3:35 Pagina 61

Page 64: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Antarctica 2000

62

sud) e Cape Adare, sul Mare di Ross.Per avere maggiori informazioni consigliamo di acce-dere alle pagine www.pnra.it o di fare una visita alMuseo dell’Antartide, nei pressi dell’Acquario diGenova.La nostra associazione sta da alcuni anni gestendoricognizioni sui maggiori ghiacciai del pianeta al finedi caratterizzare il fenomeno carsico glaciale (LeScienze 372, 8/99). Nostri ricercatori hanno fattospedizioni o ricognizioni nei ghiacciai dell’Asia cen-trale e meridionale (Speleologia 31, 1994), inPatagonia, in Islanda e in Terra del Fuoco. Per noiera particolarmente interessante proseguire versoSud; i riscontri che avevamo avuto dai sorvoli nellaTerra del Fuoco (Grotte 123, 1997) mostravano cheera bastato inoltrarsi per ancora due gradi di latitudi-ne per trasformare l’“ipercarsismo glaciale” che tro-vavamo in Patagonia in un carsismo stentato. Il limi-te della neve tardo estiva, che sullo Hielo ContinentalPatagonico è ad oltre 1500 m slm, nella fueghinaSierra Darwin scendeva a 500 m o poco più.Cosa avremmo trovato altri 10° più a sud?Potevamo sperare di indovinarlo dalla carta delletemperature medie annuali. L’intero continente è bensotto lo zero. L’unica zona appena sopra, che corri-sponde a quello che nelle Alpi è il limite del carsismoglaciale, sfiorava la parte occidentale della penisolache dunque, col contorno dei suoi arcipelaghi, eral’unica candidata a regalarci abissi nel ghiaccio.Così, almeno, ci pareva.Ci siamo perciò alleati con gli altri due gruppi diricerca ed abbiamo puntato alla King George, allarealizzazione della prima discesa di speleologi inquanto tali in Antartide.

Altre grotte?

Una difficile ricerca bibliografica ci ha permesso discoprire che in realtà amargine di spedizioni conobiettivi diversi qualcuno ègià andato in grotta inAntartide, anche senzasaperlo: e qualcuno che èfinito nei crepacci (grottetettoniche!) anche senzavolerlo.Il primo speleologo chemette piede in Antartide èsicuramente il romenoEmile Racovitza, padredella biospeleologia, chevi arriva nel gennaio del1898 con la tragica spedi-zione del Belgica di cui eramembro pure Amundsen.Ci rimane anche un belpo’... ma non ci risulta chevi abbia realizzato ricer-che di grotte.La prima notizia sicura diuna grotta in Antartide arri-

va dalla spedizione di Scott del 1911, che titola “Lanave Terra Nova nel Mare di Ross” una foto di pro-prietà della Royal Geographical Society: la foto èscattata da dentro un grottone che le fa da margine.È ragionevole supporre si trattasse di una cavità sulbordo di un iceberg tabulare: si tratta in tal caso diottimo carsismo, ma di un tipo che fa parte di un’al-tra storia che raccontiamo altrove su questo stessonumero della rivista.Il primo che forse esplora una grotta in modocosciente è tal Werner durante gli studi di Tazieffsull’Erebus, gran vulcano attivo che domina MacMurdo. Le sue fumarole si aprono un varco nelghiaccio a –50 °C creandovi ambienti percorribili alcontatto fra roccia e ghiaccio. Queste grotte, bennote in Islanda, sono denominate grotte sub-glacialie, tecnicamente, non possiamo considerarle insiemealle altre, ma il fatto che ci si debba andare vestiti daspeleologi ci obbliga a citarle. Di queste grotte sap-piamo pochissimo: nel suo “Erebus” (ed. Arthaud,1978) Tazieff le concede una orrenda foto e unadidascalia (pag. 136) “Werner avait exploré un systè-me de grottes”, che è ben poco per la prima veraesplorazione speleologica in Antartide.Carsismo glaciale vero e proprio (azione dell’acquasul ghiaccio) pare invece esserci in una valle seccanel tratto dell’Antartide a sud dell’Oceano Indiano,nei pressi dell’importante base russa diNovolazarevskaya, esplorato da tedeschi orientalinegli anni ’80. Nel testo “The Schirmacher Oasis,Queen Maud Land” (ed. Justus Perthes VerlagGotha, 1993) ci viene spiegato che durante l’estatedal ghiacciaio che la domina fuoriesce un torrente evengono date le foto dei condotti di uscita (pag. 189,

�Brunello AN1. Le grotte glaciali di queste zone hannodimensioni molto ridotte a causa dello scarso afflusso idrico.(Foto P. Petrignani - La Venta)

AN1 1-10-1906 3:35 Pagina 62

Page 65: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Antarctica 2000

Speleologia 43 63

263, 265, 267). Visto che dicarsismo non gli importa nullanon ci dice gran che d’altro, senon cenni ad una idrologiaestiva piuttosto attiva, ma senon sono grotte quelle...Un’altra operazione speleolo-gica viene invece condotta daitaliani sul Melbourne, il vulca-no che domina la base Terra-nova. Durante la SpedizionePNRA (1985) Frezzotti conqui-sta la palma di primo speleolo-go italiano in grotta in Antar-tide, discendendo in una fuma-rola della sommità del vulcano. La discesa vieneripetuta con scopi vulcanologici (studi di gas) cinqueanni dopo.Mulini glaciali erano invece stati intravisti dall’aria sughiacciai in penisola e poi proprio alla King George,ma l’estrema frammentarietà delle informazioni (iglaciologi considerano con sdegno le zone di abla-zione) non ci aveva dato se non curiosità da soddi-sfare. L’appuntamento con gli altri membri della spedizioneAntartica 2000 (Dominguez ed Eraso dell’Etsim eMoskalevsky dell’IG) è all’estremo sud del Cile, aPunta Arenas, il 18 gennaio, e in effetti riusciamo bril-lantemente ad arrivarci in cinque (De Vivo,Petrignani, Suriano, Vacca e chi scrive) con circa700 kg di materiale. I due spagnoli sono già riusciti apartire con un brillanteaereostop. Noi siamoinvece meno fortunati:un guasto al carrello del-l’aereo brasiliano che cideve dare il passaggiosino all’isola di KingGeorge ci obbliga adun’attesa di quasi duesettimane, che peròriempiamo con la rico-gnizione sul ghiacciaioTyndall e con la prepara-zione della logistica perl’imminente spedizioneViedma 2000, che fare-mo in coda ad Antartide2000.Dobbiamo aspettare lagentilezza di un C130dell’aeronautica cilenaper superare in due ore imari del passaggio diDrake e arrivare allaKing George.

King George

Si tratta di un’isola di1300 km2 appartenenteall’arcipelago delle isole

Shetland Australi (62° S) quasi interamente copertada un ghiacciaio a calotta che si spinge sino ad unmigliaio di metri di quota. La sua estremità occiden-tale è una penisola di qualche decina di chilometriquadrati interamente deglaciata, con un suolo difango e sassolini fradici e macinati dal clima tremen-do. Unica vegetazione: licheni, a volte in cespugliimponenti (sic!). In questa zona i cileni hanno costruito un aeroporto,che in realtà è l’unico del continente che non sia suneve o ghiaccio, e questo facilita immensamente la

logistica per queglistati che voglionopoter dichiarare diavere basi permanentiin Antartide senzaperò spendere moltoper mantenerle. Inrealtà questa relativafacilità logistica èanche molto favoritadalla relativa setten-trionalità dell’isola chesi viene a trovare anord del circolo polareantartico. La notteinvernale non è asso-luta, il freddo non èfantastico, le basi pos-sono aiutarsi l’un l’al-tra e questo permettel’esistenza di basi rela-tivamente piccole.Il clima è dunque cle-mente? No, per certiversi è peggiore diquello più meridionale,dove il profondissimofreddo impedisce l’esi-stenza di acqua allostato liquido, di umidenebbie, di neve fradi-cia... In realtà il disagio

�Tutte le lingue che drenano il ghiacciaio Collins finisco-no direttamente nel mare. Il carsismo è presente solo nellefasce laterali ai drenaggi principali. (Foto P. Petrignani - LaVenta)

AN1 1-10-1906 3:35 Pagina 63

Page 66: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Antarctica 2000

che si deve sopportare in un clima così oceanico-polare è maggiore di quello posto dal freddo profon-dissimo, che ci permette di stare sempre asciutti: mai problemi tecnologici per gli stanziamenti sono moltominori.Vi si affollano dunque cinesi, uruguaiani, peruviani,brasiliani, coreani e polacchi oltre ai soliti cileni,argentini e russi.Per le basi della King George, insomma, l’atto di pre-senza prevale sulla ricerca, e adesso essa sta dive-nendo l’Antartide “mostrabile” al ricchissimo turismoche desidera tornare a casa e poter dire agli amici:“sono stato laggiù”. Vi arrivano difatti rade navi chesbarcano per qualche ora dei turisti danarosi ansiosidi comprare gadget e fare foto ai numerosi pinguini.Rimaniamo un giorno a fare programmi, ospiti dellabase russa denominata Bellingshausen, una serie diedifici molto “anni ’60”. I due spagnoli, già arrivati daquasi venti giorni, stanno portando avanti un pro-gramma di ricerche sull’ablazione interna del ghiac-ciaio e ne studiano l’idrografia marginale, il nostroospite russo si occuperà solo della logistica, noi cifermeremo per una decina di giorni in mezzo alghiacciaio, a cercare acqua nelle sue profondità. Un paio di giorni dopo ci spostiamo su un piccolo cin-golato di trasporto truppe sul Collins. Il brutto temponon ci permette di vedere nulla e così a metà pome-riggio veniamo lasciati sul ghiacciaio, nella nebbia, suneve, in un posto che potrebbe benissimo essere unapista alta di Madonna di Campiglio con tempo cattivo.Solo il GPS garantisce che siamo in Antartide.Montiamo il campo a 235 m slm, nel punto dove i gla-ciologi russi hanno rilevato con radar la presenza diacqua liquida a 50-80 m sotto la superficie. La zonaè completamente coperta di neve, non è cioè la soli-ta zona di ablazione carsica ma piuttosto una zona diaccumulazione, assolutamente priva di scorrimentid’acqua.Il cingolato se ne va lasciandoci soli nel grigioreumido...

La sera il vento trascina viala nebbia e finalmentevediamo che ci troviamosulla dorsale dell’isola, suun’ampia cresta; davanti edietro di noi il mare, dinan-zi una grande baia a sud,con al centro un iceberg.Tutt’intorno ghiaccio: lavista è realmente impres-sionante, magnifica. Dedichiamo i primi giorni aricognizioni verso il mare,in cerca di scorrimenti idri-ci. Gli spostamenti sonoestremamente problematiciper la presenza di vasteregioni di crepacci, semprecoperti di sottili cornici dineve, a volte evidenti, a

volte assolutamente no. Un paio di disavventure diavvertimento (il ghiacciaio è pericolosissimo maestremamente comprensivo) ci convincono ad avan-zare sondando continuamente la neve prima diappoggiarci i piedi; poi scopriremo che non è suffi-ciente, e finiremo per legarci in cordata con nodi diarresto e tutto il resto.In tutta l’Antartide l’ablazione (cioè l’asportazione delghiaccio) non si ha, come accade in tutte le zonetemperate, tramite lo scioglimento e il conseguentescorrere via dell’acqua, che quindi può in condizioniopportune formare carsismo. Essa avviene in asso-luta prevalenza con erosione meccanica da vento e,secondariamente, con crolli in mare delle parti finalidei suoi ghiacciai, il cosiddetto calving.Su quest’isola il terzo processo domina incontrasta-to. Del resto la sua struttura a calotta, ripida sulleparti terminali, rende queste ultime assolutamenteinadatte a creare torrenti che scavino grotte. Lenostre pericolose e lunghe ricognizioni ci permettonodi vedere come questa “soppressione” del carsismoglaciale sia molto efficace, e questo ci delude nonpoco. A peggiorare le cose sta il fatto che la tempe-ratura del ghiaccio è poco sotto lo zero e che lacopertura nivale cessa solo a circa cento metri diquota: per qualche tempo temiamo di non trovareaffatto grotte...Solo al terzo giorno scopriamo che a margine deidreni principali che finiscono scoscesi in mare si rie-scono a formare zone di dolce pendenza con brevi eminuscoli torrentelli: la pendenza lieve non solo per-mette il riunirsi delle acque in ruscelli (e quindi unaconcentrazione di energia) ma mostra che il ghiacciolì quasi non scorre e quindi il carsismo può evolvereanno dopo anno. Siamo fortunati: una zona laterale ci fornisce quattrogrotte a quote comprese fra i 15 e i 55 m slm.Si tratta di un’area di ablazione di 400x200 m2 conpendenza regolare di circa 16-18° verso est, com-presa fra circa 80 m slm del mare e la spiaggia.È attraversata da stentati rigagnoli che, orientati NSnelle parti più alte, si dirigono lungo la massima pen-denza nelle zone inferiori, costituendo uno stentato

�Un’altra immagine di Brunello AN1. (Foto P. Petrignani -La Venta)

64

AN1 1-10-1906 3:35 Pagina 64

Page 67: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Anctartica 2000

Speleologia 43 65

reticolo superficiale di piccole e poco incise bedierecon portate massime di pochi litri al secondo. Lapendenza della zona, abbastanza notevole per il car-sismo, impedisce di forare mulini glaciali (inghiottitoi)a buona parte di questi ruscellamenti che vanno acedere in spiaggia e, dopo pochi metri, in mare.Fanno eccezione quattro di questi ruscelli che, mira-colosamente, riescono a scavarsi il loro pozzo pro-prio nella zona in cui la pendenza è meno accentua-ta, intorno ai 10°.In sintonia con la tradizione delle esplorazioni pata-goniche battezziamo queste grotte con nomi di vini la

cui scelta suscita discussioni fra di noi che rappre-sentiamo diverse importanti zone vinicole del BelPaese.

Le grotte

Brunello AN1 è la più alta di quelle esplorate, a 48 mslm. Si tratta di un pozzo di 28 m, discretamenteampio. Vi cade un ruscello abbastanza importante efastidioso che ostacola la discesa a partire da unadecina di metri di profondità. Alla base esso si perdein fessura. La grotta è quasi certamente in relazionecon l’ampio grottone-risorgenza Frascati AN5 chesta al di sotto, proprio dove il ghiacciaio entra inmare. La cavità ha uno sviluppo di una trentina di

metri e ha la tipica forma appiatti-ta delle cavità subglaciali.Cabernet AN2 coi suoi 37 m risul-ta la più profonda grotta endogla-ciale dell’Antartide... È vicinissimaad AN1, tre metri più in basso, didimensioni più modeste, percorsada un ruscellamento minore, edha la struttura di una sequenza didue pozzi che arrivano sul basa-mento roccioso.Barbera AN3 è una grotta minu-scola a 15 m slm, costituita da ununico salto di 13 m seguito da undiscreto ambiente in breve disce-sa, a contatto con la roccia. Vientra un minuscolo ruscellamento.AN4, non nominata, è accanto allaprecedente, di cui è la parte attiva;ha caratteristiche probabilmenteanaloghe ma la cascatella che vicade ha scoraggiato la discesa.

sea

rock bed

snow

calving

extensive flow

"flat" marginal flow and karst

ANTARCTICA 2000Collins ice sheet:the karst location

50-80 m asl

ablation zone

120-180 m asl

camp

235 m asl

water radar detectiondirect explorations

AN1 1-10-1906 3:35 Pagina 65

Page 68: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Anctartica 2000

66

Il lato terrificante di queste grotte è che sono discre-tamente ampie e con un salto d’accesso di qualchedecina di metri, ma esso, eccetto quello della prima,è perfettamente nascosto da un velo di neve. Il ventofortissimo, alleato delle nebbie e delle nevi fradice,spiana qualsiasi struttura superficiale... Ci si puòaccorgere che in quell’ennesima macchia di neve sulghiaccio c’è un pozzo mortale solo dal fatto che unrivolino d’acqua vi entra, ma non ne esce. Sono trap-pole incredibili, molto peggiori e meno individuabilidei peggiori crepacci; non abbiamo mai visto nulla disimile.L’ultimo giorno di campo è quello di chiusura delleesplorazioni nel settore, ma è anche quello in cui sialza il vento dall’Antartide e spazza l’isola con unaintensità e una costanza impressionanti: i meteoro-logi ci diranno poi che per oltre ventiquattro ore nellebasi sotto di noi, più protette, non è sceso sotto i120-140 km/h. Non fa freddo e, anzi, la luce è final-mente splendida. Operiamo con tranquillità ma coltimore delle condizioni in cui ritroveremo il campo alritorno.La luce del tramonto ci illumina un campo appiattitoal suolo: due tende sono smontate e volteggianti, lealtre due inutilizzabili. A conti fatti, il giorno dopo,scopriremo che abbiamo perso pochissimo, ma iltimore di un rapido raffreddamento dopo il tramonto

ci suggerisce di scavarci una buca in cui sopravvive-re. La luce radente del sole si trasforma in notte, manon cessa il vento, né il nostro febbrile lavoro: dopoun paio d’ore abbiamo scavato una buca di due metricubi, chiusa con il sovratelo di una tenda abbattuta edei bastoncini. Vi facciamo cena, mentre due span-ne sopra di noi chilometri cubici di aria partiti dal cen-tro dell’Antartide si trasferiscono a nord, a velocitàspaventosa.Ma poi il temuto raffreddamento non avviene, e pas-siamo una notte relativamente tranquilla. Al mattino ilvento va scemando e noi facciamo l’ultima operazio-ne in programma: discendere nei crepacci il più vici-no possibile al campo in modo da vedere se trovia-mo acqua, per confermare o smentire l’esistenza diuna falda acquifera sotto di noi. È inutile, una vera epropria falda non pare esserci.La sera torna il cingolato a prelevarci.Nei giorni successivi andiamo via mare in un’altrazona laterale di scorrimento, definendo meglio le

idee sul carsismo di questostrano posto, e facciamoamicizia con gli abitanti ditutte le basi, costruendouna bellissima esperienzaumana. Poi un aereo uru-guaiano ci porta a nord, asorvolare Capo Horn e aosservare stupefatti unaserena Sierra Darwin, maicosì sgombra di nubi. Due giorni dopo siamo congli altri al ghiacciaio Tyndall.Un’altra storia. �

RAE 43 - La Venta AssociationVertical section and plan ofmoulinBRUNELLO AN-1(62°09.983 S - 58°51.371 W)King George Island (2-2000)

N

10 m

water fall

?

ice

10 m

RAE 43 - La Venta AssociationVertical section and plan ofmoulinCABERNET AN-2(62°09.960 S - 58°51.340 W)King George Island (2-2000)

N

10 m

water fall

?

ice

bedrock

10 m

N

10m

RAE 43 - La Venta AssociationVertical section andplan of moulinBARBERA AN-3(62°10.001 S - 58°51.297 W)King George Island (2-2000)

N

10 m

10 m

bedrock

ice

RAE 43 - La Venta AssociationPlan and transverse section ofcaveFRASCATI AN-5(62°09.55 S - 58°51.27 W)King George Island (2-2000)

N

10 m

ice

10 msea

rock and beach

a a’

rock

ice

a a’

slope 17°

ice

nunatak

sea

beach

snow

AN 1

AN 2

AN 3

AN 4

King George Island - AntarcticaRAE 43 - La Venta AssociationFirst Glacier Karst Zone

crevasses

40 m

NN

Waterflows

AN1 1-10-1906 3:35 Pagina 66

Page 69: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Bel Torrente

Speleologia 43 67

La Grotta del Bel TorrenteLeo Fancello, Alessio Fileccia, MarioMazzoli

Scuola Nazionale di Speleologia Subacquea SNSS, SocietàSpeleologica Italiana

PremessaLe esplorazioni speleosubacquee nelle grotte som-merse del Golfo di Orosei, condotte prevalentemen-te da tedeschi, cecoslovacchi e sardi, hanno rivelatol’esistenza di vasti sistemi carsici, quasi sempre inte-ressati da fenomeni risorgivi. Ci limitiamo a ricorda-re, da sud a nord, la risorgenza di Punta Caroddi (infase di rilievo), la risorgenza di Ispuligidenie, la grot-ta Utopika (circa 1 km di lunghezza), la grotta delFico, il Bel Torrente (anch’essa di circa 1 km), larisorgente di Cala Luna (lunga 700 m circa), il ramoNord del Bue Marino (7000 m di lunghezza). Tutte queste cavità hanno in comune la straordinarialunghezza e la profondità di punta (ovvero la profon-dità massima raggiunta durante l’esplorazione),intorno ai 40 m, caratteristiche che potrebbero forni-re spunti sufficienti ad elaborare teorie sulla lorogenesi.In questo interessantissimo quadro, tuttora in evo-luzione per le ricerche in corso, si è inserita, que-st’autunno, la spedizione della Scuola Nazionale diSpeleologia Subacquea della SSI, tesa a continua-re i rilievi e le esplorazioni nella Grotta del BelTorrente.

Storia delle esplorazioni

Il primo ad esplorare questa grotta è stato probabil-mente J. Hasenmayer ma, come al solito, l’unicaprova è costituita da alcuni pericolosi spezzoni disagola in acciaio inox abbandonati in alcune partidella cavità. Non si sa, pertanto, cosa e quanto abbiaesplorato.A riscoprire la risorgente nel 1995 sono statiA.Mahler e W.Morlock, due amici tedeschi con i qualiabbiamo condotto molte esplorazioni. Con lorohanno collaborato anche due sardi: L.Fancello delG.R.A. di Dorgali e R.Loru del G.S. Sassarese.Durante le varie “punte” sono stati esplorati circa 900m di grotta, sino ad un sifone (il 9°), la cui profonditàè di 40 m.Tra il 1996 e il 1997, i due speleosub sardi hannorisagolato la grotta per effettuarne il rilievo, mai com-pletato.

La grotta

L’ingresso della risorgenza si apre a qualche metrodi profondità lungo la parete rocciosa che caratteriz-za tutto il tratto di costa a sud di Cala Gonone, traCala Luna e Cala Sisine.La cavità si presenta con un ingresso in parte subae-reo e si sviluppa in direzione SW ad una profonditàvariabile tra i –3 e i –6 m, sino a 500 m dall’entrata.Qui, una diramazione scende a –13 m. Proseguendo, si perviene ad un’ampia galleriaasciutta, lunga un centinaio di metri, dov’è presentel’ultimo sifone esplorato. Nei tratti sommersi e neilunghi laghi, sono visibili importanti fenomeni concre-zionali, si tratta di stalattiti e colonne di grandi dimen-sioni.Potenti depositi sabbiosi sono presenti a partire dai370 m dall’ingresso e si sviluppano per circa due-cento metri; è una sabbia grossolana, granitica construttura ad ondulazioni da corrente. La distanza trale creste (circa 1 m) e la granulometria, indicano cheè stata depositata da correnti dotate di una certaenergia. Più avanti compaiono grossi massi rocciosiin parte concrezionati; pareti e fondo sono levigati,con segni di scallops di 8-10 cm di diametro.L’ambiente si mantiene sempre molto grande (cin-que-dieci metri).Certamente la parte più interessante è costituita dalsalone, a pianta allungata (circa 80 m), il cui fondo ècostellato da massi di crollo.Oltre il salone, la galleria continua per circa 200 mtoccando profondità di 11-13 m, quindi, dopo unabreve emersione, picchia a 40 m. La visibilità è pessima nei primi trecento metri. Sitratta di uno strano e misterioso fenomeno che, apartire dal 1989, sta interessando anche il RamoNord del Bue Marino e dal 1996 la grotta del Fico,con una fitta sospensione all’apparenza di tipo orga-nico.Proseguendo, la cospicua presenza di acqua dolcerende ottima la visibilità ed abbassa la temperatura

Esplorazioni nelle grotte sommerse del Golfo di Orosei (Nuoro)

Dati cartografici e speleometrici2303 SA/NU - GROTTA DEL BEL TORRENTE.Baunei. Costa SisineQuota: 4 m slmSviluppo: 900 m (600 m rilevati)Profondità max: - 40 mEsplorazioni 1996-1997-1998: L. Fancello, R.Loru, A. Mahler, W. MorlockRilievo 2000: L. Fancello, A. Fileccia, M. Mazzoli

BELTORRENTE 1-10-1906 3:37 Pagina 67

Page 70: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Bel Torrente

68

portandola da 21° a 15° circa (nel mese di ottobre).A differenza del tratto iniziale dove l’acqua dolce,presente con uno strato potente 1 m, si miscela gra-dualmente con quella salata, più all’interno il pas-saggio dall’una all’altra è repentino.Nelle piccole sale vicine all’ingresso, è inoltre scon-sigliabile respirare per la presenza di anidride carbo-nica con percentuali leggermente superiori al norma-le (tale fatto, notato in più di una occasione, puòessere temporaneo e dovuto all’abbondante strato diposidonie in decomposizione sul fondo).Durante forti precipitazioni meteoriche, si attiva unconsistente flusso di acqua dolce che rende impos-sibile la progressione subacquea. L’esperto AxelMahler (autore di una tesi geologica sul Golfo), inuna di queste occasioni, ha osservato come il feno-meno risorgivo non abbia eguali in tutto il Golfo diOrosei. Molti fattori fanno presumere che la grottadel Bel Torrente sia la risorgente della Codula Sisine.L’immersione è sconsigliabile in caso di mare mosso,poiché le onde arrivano ben all’interno della grotta,rendendo la progressione nient’affatto confortevole.È inoltre pericoloso avventurarsi all’interno in caso diforti precipitazioni; in una di queste occasioni, i nostriamici tedeschi sono stati letteralmente sputati fuoridal violento flusso di acqua dolce.Il litorale antistante la costa del golfo di Orosei è inbuona parte sabbioso.Questo deposito ha sicuramente mascherato alcuneemergenze idriche, le cavità vicine raggiungono

infatti come quota massima i 35 – 40 m sotto il livel-lo marino attuale, (Bue Marino ramo sud, Utopika,Cala Luna e Bel Torrente).Le gallerie esplorate indicano inoltre che, nel casodel Bel Torrente, sono state allagate dal mare quan-do erano in fase di riempimento e la circolazione idri-ca era scesa più in basso.Un recente lavoro presentato al GEOSUB 1994,(Convegno Internazionale di Geologia Subacqueatenutosi a Napoli nel 1994 ed organizzato da ENEAe Università di Napoli) riporta la variazioni del livellomarino durante l’Olocene. L’innalzamento legato alloscioglimento delle calotte glaciali, circa 10.000 annifa ha avuto una velocità elevata fino a 6-7.000 annifa, quindi si è rallentato fino ai giorni nostri.In base a questo si suppone che il ciclo erosivo inambiente aereo, si sia interrotto al Bel Torrente, tra 8e 10.000 anni fa.

Le esplorazioni e i rilievi dell’ottobre 2000Come già accennato, la SNSS ha intrapreso nuoveesplorazioni nella grotta del Bel Torrente, anche alfine di rifare completamente il rilievo della cavità. Ilperiodo scelto è stato dal 1° al 7 ottobre, tradizional-mente ancora mite e secco in tutta la Sardegna.Quest’anno, purtroppo, così non è stato. Ciò nono-stante sono stati raggiunti gli obiettivi minimi prefis-

2303 SA/NU Grotta del Bel Torrente (Baunei)Rilievo: Scuola Nazionale Speleologia Subacquea (SNS)

A. Fileccia, M. Mazzoli, L. Fancello2000

BELTORRENTE 1-10-1906 3:37 Pagina 68

Page 71: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Bel Torrente

Speleologia 43 69

sati. Le immersioni sono state organizzate e condot-te da tre rappresentanti della SNSS: Alessio Fileccia,Mario Mazzoli, e Leo Fancello.

Breve Diario della spedizione

Domenica 1 ottobre. Il mare si presenta moltomosso. Si ripiega nella Sorgente di Su Gologone,dove effettuiamo un’immersione fino a 60 m in acqueincredibilmente limpide. Il pomeriggio prepariamo lasagola guida da stendere nella grotta del BelTorrente, qualora fosse inutilizzabile quella esistente.

Lunedì 2 ottobre. Affittiamo un gommone che, ben-chè grosso e potente, si dimostra inadatto alla moledelle attrezzature che trasportiamo, tra cui anche tre“maialini”. Raggiunta la grotta ci immergiamo:Alessio e Mario procedono alla sagolatura partendodall’ingresso. Dopo poche decine di metri incontria-mo un groviglio incredibile di sagole abbandonate,pertanto effettuiamo anche la bonifica parziale dellacavità. Rileviamo 370 m di grotta.

Martedì 3 ottobre. Un violento temporale e il maremosso fa abortire tutti i nostri tentativi per ormeggia-re davanti alla grotta. Si rientra in porto.

Mercoledì 4 ottobre. Il mare ancora mosso impedi-sce l’ancoraggio. Ripieghiamo nella grotta del BueMarino, dove cerchiamo di individuare un ramosecondario di oltre un chilometro, esplorato daJ.Hasenmayer nel 1974 e il cui rilievo è stato donatoa Leo da un’anziana guida delle grotte. La visibilitànel ramo nord si presenta ancora più scarsa dell’an-no scorso: è di appena 50 cm. Niente da fare.

Giovedì 5 ottobre. Ancora un temporale e il mareagitato ci spingono verso un’immersione nella sor-gente di Su Gologone.

Venerdì 6 ottobre. Il mare è ottimo. Si parte con uncapiente gommone alla volta della grotta. Ci immer-giamo con un bibo 10+10 ed una bombola di riserva(relais) da 7 litri ognuno. Mentre uno di noi conti-nuerà la sagolatura, raggiungendo il punto prece-dente con un veicolo Apollo, gli altri due eseguirannoil rilievo e proseguendo nella bonifica dalle sagoleguida abbandonate. A circa cento metri, lo scooter,vincolato con una longe a Leo, impazzisce causa larottura del pulsante di marcia. La brutta situazione sirisolve soltanto dopo una ventina di minuti di lotta,durante i quali lo speleosub esaurisce la sua bombo-la relais. Il veicolo, sempre in moto, viene legato aduno spuntone come un cavallo, assieme alla bombo-la scarica. Per questo imprevisto, si sagolano sola-mente altri 200 m di grotta.

Sabato 7 ottobre. Anche oggi il mare è incredibil-mente calmo, nonostante soffi un fortissimo vento dimaestrale. Solito equipaggiamento con tre bombolea testa, Leo in avanscoperta a sagolare, Alessio e

Mario a rilevare e fare fotografie. Esauriamo rilievo esagola guida a 570 m dall’ingresso, all’inizio del salo-ne. Proseguiamo ancora per un centinaio di metricirca, seguendo le vecchie sagole in acciaio inox diMahler e Morlock. L’autonomia finisce presto e rien-triamo recuperando per strada le bombole relais.

Conclusioni

Nonostante il tempo inclemente, è stata una bellaspedizione che in sole tre immersioni ha quasi com-pletato il lavoro iniziato dai tedeschi e da Roberto eLeo. Si prevede un’ulteriore spedizione nella prima-vera prossima per proseguire le esplorazioni e i rilie-vi. In conclusione vorremmo segnalare i singolariproblemi che hanno afflitto i mezzi subacquei, usatianche negli anni scorsi, escluso gli affidabilissimiAquazepp. Nel 1996, da Roberto e Leo è stato utiliz-zato un Tekna che, in piena grotta, ha perso l’elica.Quest’anno è stato usato un Apollo al quale si è rottoil pulsante di marcia (in plastica), rimanendo accele-rato alla massima velocità. Smontata l’impugnatura,è apparso un meccanismo da pistole ad acqua.Pensiamo non siano mezzi sui quali fare affidamen-to in grotta... �

BELTORRENTE 1-10-1906 3:37 Pagina 69

Page 72: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Operazione Mudu-Du

70

Operazione Mudu-DuAlessio Fileccia

SNSS - Scuola Nazionale di Speleologia Subacquea SSI - Società Speleologica Italiana

Tra il 18 e 25 settembre 1999 la SNSS ha svolto unlavoro di censimento e rilievo di alcune cavità

sottomarine lungo il litorale di Camerota, inprovincia di Salerno.L’intervento è stato effettuato con la collabo-razione dell’Amministrazione comunale, inte-

ressata ad ampliare le conoscenze sul patrimo-nio carsico, mentre l’appoggio logistico è stato forni-to dal Centro Subacqueo Isola Sub.

Cenni geomorfologici e geologiciLa zona costiera ad est di Marina di Camerota,è stata visitata durante le ricerche, per un trattodi circa 6 km (fig. 1). Essa è caratterizzata dauna morfologia accidentata, con pareti rocciosea picco sul mare, di 10-30 m di altezza.Intervallate tra gli strapiombi, vi sono numeroseinsenature (Cala Fortuna, Cala Luna, CalaBianca, Porto degli Infreschi).

Il fondale, in parte roccioso e coperto da posidonie,degrada verso il mare aperto, raggiungendo – 30 ma circa 200 m dalla linea di costa.Al di sopra del livello medio mare, il terreno, supera-to il primo brusco gradino della scogliera, sale leg-germente fino a 200-300 m ad 1-2 km dalla costa.Lungo la parete a picco e fino a 20 m di profondità siaprono numerose cavità di origine subaerea ed orain parte sommerse per fenomeni di innalzamento del

livello marino.Secondo i lavori di numero-si ricercatori sulle cavitàmarine del Tirreno (ENEA,CNR) è stato valutato il sol-levamento medio del maredurante l’ultimo periodoolocenico, iniziato all’incir-ca 10.000 anni fa.L’entità dell’innalzamento èvariata da 0,1 a 10 m al

secolo, mentre l’area continentale si è dimostratain pratica stabile, con una leggera subsidenza di0,5 cm ogni 1000 anni (Alessio et alii, 1992).La figura, tratta dalle memorie della CartaGeologica d’Italia (Alessio et alii, Geosub, 1994),mostra più chiaramente le variazioni in passatodel Mediterraneo, basate su datazioni archeologi-che e di speleotemi (sedimenti ipogei). Essa evi-denzia come circa 7000 anni fa il livello del

Campagna di ricerca deifenomeni carsici subacqueilungo la costa di Marina diCamerota (SA)

Camerota BN 1-10-1906 3:39 Pagina 70

Page 73: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Operazione Mudu-Du

Speleologia 43 71

Mediterraneo abbia subito un continuo innalzamen-to, dovuto in gran parte allo scioglimento delle calot-te glaciali, d’entità pari a 12 m.È interessante confrontare la figura con le posizionidegli ingressi delle cavità marine rilevate. Ad esem-pio l’ingresso inferiore della grotta La Gola, situatoora a 20 m di profondità, era in condizioni subaereetra gli 8000 ed i 9000 anni fa.Le cavità esplorate, si aprono sia in parete sia sottoil livello mare, nei calcari dolomitici.Molte di esse presentano depositi tipici d’ambientesubaereo (Il Duomo), con numerose stalagmiti deldiametro medio di 30 cm (S. Maria).In alcune le parti concrezionate sono franate dallavolta a seguito di forti mareggiate (il Duomo).I tratti completamente sommersi sono ridotti a qual-

�Curva di risalita del livello del mare durante l’Olocene(Alessio, Allegri, Antonioli, Belluomini, Improta, Manfra,Preite Martinez, Geosub 1994, ridisegnata).

3. La Magnosa Si apre in corrispondenza di un’al-ta caverna (15 m) visibile dal mare,tra M. di Luna e Cala Bianca. A circa 11 m di profondità esistel’ingresso subacqueo che si riuni-sce a quello esterno tramite unagalleria di una cinquantina dimetri. Qui la visibilità scende apochi decimetri ed i passaggi sonodi 1-1,5 m di ampiezza.

2. Il Duomo Si apre poco a nord di torre degliIscolelli, a circa 3 m sotto il livellomare. Dopo un breve tratto subac-queo di 6 m si sbuca in un’unicagrande sala concrezionata e confenomeni di crollo. Numerose le stalagmiti anche digrandi dimensioni (20-30 cm) ed ipunti di fuoriuscita d’acqua dolce,di cui alcuni campionati.

1. La GolaPresenta 3 ingressi subacqueilungo un’alta parete in località M.di Luna.La parte superiore si apre a –7 m equell’inferiore a 20 m, esse siriuniscono a circa –13 m percondurre ad una sala subaereaconcrezionata.La visibilità nel tratto più basso èscarsa a causa di sedimento.

Cenni descrittivi delle cavità esplorate➥

Camerota BN 1-10-1906 3:39 Pagina 71

Page 74: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Operazione Mudu-Du

72

4. S. Maria Presenta una parte subaerea cheinizia 5 m sopra il livello del mare eduna subacquea a –7 m. L’entrataaerea è ben visibile con un’ampiacaverna di 5x5 m, dopo un percorsodi una trentina di metri, un pozzettoporta in un’ampia sala. L’ambienteè in comunicazione con il mareattraverso una galleria subacqueadi circa 30 m e profondità massima6 m. Lungo tutto il tratto sommersosbocca acqua dolce che è statacampionata in alcuni punti.

5. S. Taddeo È completamente aerea e di gran-di dimensioni. L’ingresso, poco anord di S. Maria, si apre lungo laparete a circa 5 m sopra il mare.Notevoli sono le concrezioni: acolonna, lungo parete, stalattiti estalagmiti. Il cunicolo principale termina dopouna cinquantina di metri al fondo diuna saletta di crollo.

6. Gli Infreschi 1 Situata nel Porto degli Infreschi è

visibile da mare alla base dellaparete. Si tratta di una lungagalleria di 35 m solo in parteallagata e con un’unica e pic-cola diramazione vicino all’in-gresso.È presente acqua dolcelungo tutta la galleria.

7. Gli Infreschi 2Ampia caverna visibile allabase della parete nellaCala degli Infreschi.Non vi sono tratti sifonanti,il fondo è allagato per unaprofondità di 2 m e la lun-ghezza complessiva è dicirca 40 m.Numerosi i punti di fuoriu-scita d’acqua dolce, di cuialcuni campionati.

8. Grotta del Cannone 4L’ingresso subacqueo si apre a –3m alla base di una parete, portarapidamente ad una sala internaaerea e quindi ad un secondobreve sifone, che sbuca alla basedi un pozzo di crollo comunicantecon la superficie.

9. Grotta del Cannone 3L’ingresso, in parete, è costituitoda un’ampia caverna aperta tra –5m e –12 m, dal fondo sabbioso cheriduce la visibilità dei primi metri.Alla base della caverna si apronotre gallerie, di cui la centrale prose-gue per una cinquantina di metri equindi risale chiudendosi in unbasso cunicolo semi allagato.

che decina di metri; più frequenti sono ipercorsi subacquei a 5 – 10 m di profon-dità che danno accesso a sale subaeree(S. Maria, La Gola, Il Duomo).La visibilità si mantiene sui 5 – 10 m, matalvolta si riduce a pochi centimetri perpresenza di gallerie con fondo sabbiosood arrivi di acqua dolce che genera unacaratteristica trasparenza “oleosa”. In alcune cavità (Santa Maria, Il Duomo,Gli Infreschi 2) sono stati prelevati campio-ni di acqua da sottoporre ad analisi chimi-ca e batteriologica presso i laboratoridell’U.S.L. �

Alla campagna esplorativa hannopartecipato:Addis Antonio (SS), Bottacini Eugenio

(VR),Caiazzo Antonio (SA), Fancello Leo(SS), Fileccia Alessio (TV), Mazzoli Mario

(Roma), Pagliarulo Giuseppe (Roma),Rocchi Bernardino (Roma), Vitelli Marco

(Roma)

Camerota BN 1-10-1906 3:39 Pagina 72

Page 75: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Monte Kronio

Speleologia 43 73

Giulio PerottiCommissione Grotte “Eugenio Boegan”

Premessa

Con la conclusione del XX secolo si è concluso pureil terzo capitolo della storia riguardante le esplorazio-ni delle calde grotte del Kronio.Il primo è iniziato agli albori del 1700, con i tentatividi alcuni temerari che ebbero l’ardire di infilarsi inquel buco nero da cui usciva lo spaventoso ventocaldo, per poi descrivere, con un pizzico di fantasia,ciò che erano riusciti a scorgere. Questo si è poi con-cluso nel 1942 quando Medeot, spingendosi moltopiù avanti, individuava la continuazione della cavità.Il secondo inizia nel 1957 concludendosi nel 1978, eporta alla scoperta delle gallerie Di Milia e Bellitti,nonché dell’eccezionale patrimonio archeologicocontenuto nella grotta.Il terzo, e per il momento ultimo, è tutto dedicato alsistema Cucchiara-Pozzo Trieste ed alle osservazio-ni sulle portate e temperature del flusso circolantenel complesso ipogeo.Non avendo più, per ragioni anagrafiche, la possibi-lità di collaborare alla eventuale stesura di un quartocapitolo, reputo opportuno raccogliere, in succinterighe, quanto 40 anni di esperienze ed elucubrazionimi suggeriscono per ipotizzare quello che ancoranon conosciamo e cosa e come sarebbe da farsi percontinuare lo studio di questo fenomeno, che credounico al mondo.

La situazione

Gli elementi probanti di cui disponiamo sono:a) Le dimensioni e le caratteristiche del sistema ipo-

geo, che essendo costituito da una sequenza digrossi pozzi ed ampie gallerie, fa intendere si trat-ti di un importante inghiottitoio fossile che si spin-ge certamente ben più in profondità rispetto all’o-struzione al fondo del Pozzo Trieste. Non può esi-stere però alcun collegamento tra il sistema di gal-lerie e pozzi che lo affianca con la prosecuzioneverso il basso.

b) Il volume del flusso, che effluisce dalle varie cavitàe fessurazioni presenti sulla vetta del monte, èalmeno il triplo di quello che viene aspirato nelsistema Cucchiara (circa 3/5,5 m3/s contro 1/1,5m3/s); pertanto esiste un altro apporto di aria pro-veniente, in qualche modo, dall’esterno.

c) Le temperature interne aumentano mano a manoche ci si avvicina alla fine della Galleria Bellitti edalla sommità del Pozzo Trieste (oltre 39 °C), perscendere bruscamente ai 33/34 °C sul fondo dellostesso. Ciò significa che il flusso caldo che giungenella cavità con una temperatura tale da compen-sare lo scarto termico tra quella esterna ed i 39 °Cinterni, proviene da una condotta superiore alfondo. Anche se le rilevazioni dei flussi e delletemperature sono state effettuate per periodi trop-po brevi e saltuari per essere statisticamente sign-ificative, possono essere considerate abbastanzacorrispondenti alla realtà.

d) Per quanto si sia cercato, non è stata individuataalcuna altra zona di aspirazione alle falde delmonte; forse la Grotta di Gallo, anche se apparepiuttosto improbabile, che sembra aspiri 1 m3/s.

e) Si può dare per certo che, la ancora inesplorataprosecuzione della Galleria Bellitti sbocchi nelPozzo Trieste attraverso l’ampio finestrone che sidistingue alla sua sommità e che essa sia pure incomunicazione con i cunicoli che si dipartonodalla Grotta del Lebbroso.

Le possibilità

Dato che possiamo considerare quasi certa la pro-secuzione della cavità verso il basso, e quantomenosino ad intersecare la falda delle acque termali che si

Nel precedente numero di Speleologia era stataomessa, per ragioni tecniche, la quinta parte del-l’articolo di Giulio Perotti sul flusso vaporoso delKronio. Proponendolo ora, l’autore ricorda breve-mente che, a pochi chilometri da Sciacca, sorge unmassiccio calcareo dal quale, da una caverna inprossimità della vetta, effluisce una notevole quan-tità di aria vaporosa molto calda. Da qui ha inizio unimponente sistema ipogeo che si interna nella mon-tagna con pozzi e gallerie, anche di notevoli dimen-sioni, affiancate da un ampio reticolo di condottesuborizzontali.

Il fenomeno carsico termale delMonte Kronio (Sciacca, Agrigento)

Conclusioni pensando al futuro

KRONIO 1-10-1906 3:40 Pagina 73

Page 76: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Monte Kronio

74

trova ad una quota di circa 80 m inferiore a quella delfondo del Pozzo Trieste, è il complesso movimentodell’atmosfera interna e le sue variazioni di tempera-tura che potranno darci qualche indicazione sui per-corsi da seguire per continuarne l’esplorazione.A mio avviso tre sono le possibilità che logicamentesi prospettano.

LA PRIMA: Se nel Pozzo Trieste sboccasse, da unao più delle condotte notate sulle sue pareti, un volu-me di flusso caldo (almeno 3 m3/s), che sommato aquello aspirato nella Cucchiara corrispondesse, all’in-circa, a quanto fuoriesce verso la vetta, è tra questecondotte che dovrebbe essere cercata la prosecuzio-ne. Ma quali e quante sono? In questo caso sarebbeindispensabile ritornare sul fondo del Pozzo, con piùtempo e adeguati mezzi illuminanti per sincerarsinuovamente che nulla di caldo filtri tra i detriti, e cer-care di rendersi conto di come circoli l’aria nel suointerno. Per evidenziarne i movimenti si potrebberoimpiegare palloncini, sul tipo di quelli meteorologici,forniti di lucetta, teletermometro e possibilità di recu-pero. Dai loro movimenti e dalle temperature regi-strate alle varie quote sarebbe facile individuare laprovenienza del flusso caldo (dovrebbe essere diparecchio superiore ai 40 °C) dalle condotte affac-ciantesi sulle pareti del Pozzo. Raggiungere la viadell’efflusso è un problema che si porrà solo dopo, eche sarà certamente di non facile soluzione.

LA SECONDA: Quel centinaio di metri di galleria,ancora inesplorati, tra la Bellitti ed il Pozzo Triestepotrebbe riservare grosse sorprese: qui non è deltutto improbabile che giunga aria dal profondo, laquale, bypassando il Pozzo Trieste attraverso unaltro sistema, si congiunga con quella provenienteda quest’ultimo, venendo così a formare la massacomplessiva che promana dalle cavità di vetta.L’esplorazione qui sarebbe molto più semplice,trattandosi di proseguire da dove ci siamo fermati;oggi le attrezzature non mancano, è solo questio-ne di tempo e di persone (sempreché il percorsosia tecnicamente fattibile).La zona non è però rag-giungibile dalla Grotta delLebbroso in quanto i suoicaldi e stretti condotti so-no da considerarsi imprati-cabili.

LA TERZA: Certamente lapiù improbabile; sarebbedata, qualora si riuscissead individuare una nuovazona di aspirazione al difuori dell’area delle nostrericerche, dalla possibilità diraggiungere la continuazio-ne della cavità inferiormen-te alla base del PozzoTrieste, percorrendo – qua-lora praticabile – uno deitanti sistemi suborizzontali

che, seguendo gli strati, si dipartono dall’inghiottitoioprincipale. Ma questo è un bel sogno! E verrebbe amodificare anche quanto siamo venuti a supporre, ecioè che i due terzi del flusso emesso vengano for-niti dalle masse di aria contenute nelle cavità e fes-surazioni dei calcari, altamente carsificati e non diret-tamente dall’esterno.

Per quanto riguarda le tecniche ed attrezzature daimpiegarsi in quel particolare ambiente, quelle da noiideate e perfezionate in base alle esperienze fatte, sisono mostrate idonee anche nelle situazioni più criti-che, per cui sconsiglierei di farsi tentare da espe-dienti del tipo "spaziale" che, quando provati, hannodato sempre pessimi risultati. Peccato che l’ingente mole di attrezzature cheabbiamo via via costruito e raccolto rimanga inope-rosa in magazzino, destinata al degrado solo perchénon si riesce trovare i non più ingentissimi mezzifinanziari necessari. Più difficile è invece trovare iltempo ed le persone che, quasi sempre, risultanoinsufficienti.

ConclusioneHo costantemente coltivato il sogno di poter un gior-no arrivare ad una più precisa conoscenza di questoaffascinante fenomeno su cui ci siamo arrovellati inmolti ed io, immodestamente, forse un po’ più deglialtri. Mi consolerebbe avere quanto meno la certez-za che un giorno qualcuno riprenderà il lavoro dadove si sono fermati quella trentina di uomini, giuntiin varie riprese dalla lontana Trieste e che, mossisolo dal loro entusiasmo, hanno rischiato, compiutonon indifferenti sacrifici, lavorato duramente, sudatoa profusione. E questo anche quando i risultati eranopiccoli ed il disinteresse e l’incomprensione nonmancavano.Concludo con la speranza che questo mio ultimoscritto serva quantomeno a risvegliare i passati entu-siasmi. �

KRONIO 1-10-1906 3:40 Pagina 74

Page 77: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Acqua delle Vene

Speleologia 43 75

Pannarano. La roccia carbonatica affiorante nell’areasi presenta fortemente cataclasizzata per la presen-za di importanti lineamenti tettonici bordieri della dor-sale che, con orientamento NE-SW e NW-SW, con-dizionano anche tutto lo sviluppo della cavità.Un antico episodio di crollo ha consentito l’aperturadell’ingresso della grotta che immette subito in unaprima saletta e in una sala laterale di minori dimen-sioni, entrambe impostate lungo un sistema didiscontinuità orientato NE-SW. A causa di quest’ultimo la roccia si presenta forte-mente fratturata e numerosi sono i massi da crolloche si sono distaccati dalla volta e dalle pareticoprendo interamente il pavimento della grotta. Apartire da questa prima sala l’ipogeo prosegue perquasi tutto il suo percorso in uno stretto meandrolargo mediamente 40/60 cm ed alto fino ad un mas-simo di 6/7 m.Il primo tratto di meandro si sviluppa per circa 35 min direzione NE, secondo il sistema di fratturazioneprevalente e presenta lungo il suo percorso numero-se marmitte di evorsione e due pozzetti di circa 3 m.Successivamente si devia bruscamente in direzioneNW e si prosegue per altri 25 m fino a giungere nella“Saletta del Colatone”. In questo tratto di meandro siiniziano chiaramente ad osservare le tracce di depo-siti piroclastici rimaneggiati frammisti a clasti carbo-natici millimetrici appoggiati alle pareti.Esse testimoniano un antico episodio di riempimen-to del meandro per probabili fenomeni di sovralluvio-namento a cui ha fatto seguito una successiva fasedi reincisione con conseguente ringiovanimentodella grotta, come confermato anche dalla morfolo-gia di numerose sezioni trasversali. In generale, intutto il resto dell’ipogeo proprio la presenza di questi

Passaggio sotto Acqua delle Vene(Monti di Avella, Benevento)

PremessaNel 1998, durante una battuta alla ricerca di undisperso, lungo le propaggini più orientali della dor-sale dei monti di Avella, tra i comuni di Pannarano(BN), S. Angelo a Scala (AV) e Summonte (AV), alcu-ni membri del CNSAS soci del Gruppo SpeleologicoNatura Esplora rinvennero l’ingresso di una grottalungo le pareti del Vallone Acqua delle Vene. Lacavità, presenza quanto mai rara su questi monti èstata esplorata nella seconda metà del 1999 e finitadi rilevare il 18.07.2000.

Caratteristiche litostratigrafichedell’areaL’area ove è ubicata la grotta appartiene alla dorsaledei monti di Avella la cui ossatura è costituita dadepositi di natura carbonatica attribuiti all’unitàAlburno-Cervati Auct. (Ippoliti et al., 1975).In particolare, nell’area in questione affiorano calcaridel Cretacico inferiore con tessiture variabili dagrainstone a wakestone e subordinatamente mud-stone, colore biancastro e grigio scuro con livelli ric-chi di diceratidi, nerinee e altri gasteropodi turricolatiassociati ad una microfauna costituita da milionidi eorbitolinidi. Lo spessore degli strati, mediamenteimmergenti verso N e NNE, varia dai 10 e i 50 cm ela stratificazione è spesso disturbata da motivi tetto-nici che, con orientamento prevalente NE-SW e NW-SE, dissecano in più parti il rilievo.In sovrapposizione stratigrafica ai depositi carbonati-ci si può frequentemente rinvenire un paleosuolosabbioso-limoso di colore beige contenente elemen-ti carbonatici ed elementi pomicei e scoriacei milli-metrici sub arrotondati. Sopra il paleosuolo poggiaun deposito piroclastico da caduta, con spessorevariabile da 50 cm a 1,2 m, costituito da pomici gri-gie e bianche con spigoli sia vivi che subarrotondati,poco vescicolati con scarsa o nulla matrice (DelPrete, 1999).Chiude questa successione tipo uno spessoremediamente di 40 cm di suolo sabbioso-limoso asso-ciato alla attuale copertura boschiva costituitasoprattutto da faggi e bosco ceduo s.l. con fitto sot-tobosco.

Descrizione della grotta

La grotta si apre sulla parete in destra orografica diun incassato e ripido vallone che dalla località Acquadelle Vene scende a valle fino all’abitato di

Sossio Del PreteGruppo Speleologico Natura Esplora

ACQUA VENE 1-10-1906 3:41 Pagina 75

Page 78: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Acqua delle Vene

76

che escono in superficie affacciandosi sulle paretidel canyon rispettivamente verso SW e NW.

Conclusioni

La grotta ha uno sviluppo spaziale di circa 240 m peruna profondità di circa 35 m; il suo assetto planime-trico risulta fortemente condizionato dallo schema difratturazione che interessa l’ammasso roccioso in cuisi sviluppa.Nel complesso, le caratteristiche morfologiche sem-brano confermare che la genesi della grotta sia prin-cipalmente associata a processi di erosione mecca-nica più che all’azione dissolutiva s.s. delle acque.Ciò trova sostegno nel fatto che essa presenta unforte controllo strutturale associato alla direzionedelle principali famiglie di fratture, all’assenza disezioni idromorfe, alla rarità di speleotemi rappre-sentati solo da sporadiche colate di calcite tutte pro-venienti da NE, alla diffusa presenza di massi dacrollo, alla presenza di depositi alluvionali di riempi-mento successivamente reincisi e infine la caratteri-stica forma delle sezioni trasversali che si presentachiaramente reincisa alla base. �

depositi sciolti, oltre alla pessima qualità delle roccedi base, rendono le pareti del meandro instabili epericolose per la progressione.La Sala del Colatone rappresenta un piccolo ortova-cuo ellissoidale con asse maggiore NW-SE ed èappunto caratterizzato dalla presenza di una grossacolata di calcite proveniente da NW oltre che danumerosi episodi di crollo. Da essa si diparte unpozzo di 7 m che, in corrispondenza di una isolatacolonna di calcite (unico rinvenimento della grotta),consente l’accesso ad un nuovo tratto di meandroorientato NE-SW che, dopo circa 18 m devia primain direzione N e dopo, ancora in direzione NW, nelMeandro del Cagnolino.Anche in questo tratto si continuano ad osservarelivelli di deposito alluvionali sospesi a più altezze e letracce di reincisione con conseguente ringiovani-mento del meandro. Nel tratto finale, mediamenteorientato NE-SW, infine, si diparte il Ramo delleRadici che risale verso l’alto per circa 10 m con pen-denze medie di 30° giungendo in prossimità dellasuperficie, come dimostrano le abbondanti radici e inumerosi insetti in esso presenti.Viceversa procedendo lungo il ramo principale, dopoalcuni metri la grotta si divide in due stretti cunicoli,

Speleologia 43

BibliografiaDel Prete S., Rilevamento geologico tecnico delle aree Montoro

Inferiore e Quadrelle in relazione all’evento franoso che ha inte-

ressato l’area campana nel periodo 5-6 maggio 1998, Relazione

svolta per l’ISI di Cosenza nell’ambito del Progetto “Sviluppo di

modellistica sperimentale spazio-temporale dei processi evoluti-vi dell’ambiente per la mitigazione dei rischi”, 1999Ippolito F., D’Argenio B., Pescatore T., Scandone P., Structural-stratigrphic units and tectonic framework of southern Apennines,C. Squyres (Ed.) Geology of Italy. Earth Scence Soc., LibyanArabic Republic 1975, pp. 317-328

ACQUA VENE 1-10-1906 3:41 Pagina 76

Page 79: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Verso il fondo

Speleologia 43 77

Notizie italianeSpulciando qua elà in bibliotecaRecensioni

VERSOIL FONDO

pag. 77 1-10-1906 3:42 Pagina 77

Page 80: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

78

PiemonteScoperta una nuovagrotta nel ParcoNazionale della Val Grande

È stato organizzato a fine marzoun incontro ufficiale con il presi-dente e il direttore del ParcoNazionale della Val Grande, lapiù grande superficie wildernessitaliana, per presentare unarecente scoperta del GGN. Sitratta di curiosa cavità naturalesviluppata lungo una strettissimabancata di marmi larga meno diventi metri e intercalata agneiss, la roccia prevalente della zona. Lagrotta supera il mezzo chilometro di lun-ghezza e strutturalmente si presenta piut-tosto articolata, con pozzi, stretti meandri,ampi saloni, concrezioni e due fiumi inter-ni. È frutto della segnalazione della localeAssociazione Escursionisti Val Grande e diuna paziente esplorazione durata mesi.Da segnalare l’avvicinamento di oltre dueore in un ambiente magnificamente sel-vaggio, lungo tracce di sentiero appenaaccennate. La grotta non ha ancora unnome ufficiale.

Alberto Verrini, Gruppo Grotte CAI Novara

Un rifugio a Sambughetto?

Vari professionisti e Enti Locali si stannomuovendo al fine di inserire le cave diSambughetto (Valle Strona, NO) e la rela-tiva grotta, una delle più anticamenteconosciute in Piemonte, nell’Ecomuseo delVCO (provincia di Verbano-Cusio-Ossola).Il Gruppo Grotte CAI Novara è statoinserito nel team di professionisti incaricatidel progetto definitivo, in qualità di asso-ciazione competente in materia di carsi-smo e speleologia. Alcuni soci vorrebberoaddirittura proporre la costruzione di unrifugio del GGN: il coordinatore del pro-getto, l’architetto Marzi, si è mostratomolto interessato.

Alberto Verrini, Gruppo Grotte CAI Novara

Nuove cavità artificiali nellaFormazione di Molare

Tra febbraio e marzo del 2001 alcune usci-te a Malpoltremo e Priero (Ceva, CN)hanno permesso di esplorare alcune nuovecavità artificiali. Si tratta probabilmente diantiche cave sotterranee di sabbia, scavatein arenarie e conglomerati oligocenici, in

epoca non ben precisabile. Cominciano adessere davvero molti i ritrovamenti di que-sto tipo in queste zone, tanto da mostrare itratti di una pratica abituale, ormai persa,nei secoli passati.

Alberto Verrini, Gruppo Grotte CAI Novara

LombardiaCongiunzioni più vicine dopole risalite nella Lacca dellaMiniera, Monte Arera (BG)

Ancora in fermento la speleologia in pro-vincia di Bergamo. Dopo le brillanti novitàestive in Presolana (a cura di GS Cai ValleImagna e GS Cai Varese) continuano lericerche sul M. Arera, che negli ultimiquattro anni ha rivelato un discretonumero di abissi e abissetti. Possiamoricordare: La Dolce Vita (disl. –392 m, svil.oltre 2000 m); Abisso Frank Zappa (disl.–231 m, svil. 647 m); Laca di Müradei (disl.–197 m, svil. 480 m); Abisso DemetriosStratos (disl. 160 m, svil. 210 m); CrevazzaFruttari (disl. –117 m, svil. 140 m). Il GSBle Nottole, che insieme ad altri gruppilombardi ha condotto questa campagnaesplorativa, si è recentemente concentra-to sulla Lacca della Miniera, un –120 notoda decenni. Questa cavità offre, tra levarie possibilità esplorative, la prospettivadi una giunzione con la Dolce Vita, data larelativa vicinanza. Diversi tentativi, intra-presi dalle due direzioni, di effettuare lacongiunzione intorno a quota 1200 slmsono stati provvisoriamente interrotti apochi metri dal traguardo, causa le diffi-coltà della disostruzione e del trasportomateriali lungo il famigerato ramo“Sangue e Arena” della Dolce Vita. Negliultimi mesi si è invece cercato di lavorare

nelle zone alte della Lacca dellaMiniera, risalendone in artificialeil pozzo principale (che è diven-tato un P 105) fino a raggiunge-re una sequenza di brevi saltiniascendenti intervallati da galleriee meandri di discreto sviluppo.In una punta esplorativa delmese di ottobre 2000 (effettua-ta in collaborazione con il GECGenepì di Calalziocorte) sonostati superati i 200 m di dislivel-lo complessivo e i 500 m di svi-luppo reale Si è riusciti inoltre astabilire un contatto sonoro(tramite colpi di martello sullepareti) con un’altra squadra che

si trovava nelle zone di quota 1280 slmnella Dolce Vita (Livello Faggi).L’impossibilità di comunicare a voce hafornito un segnale negativo, che smorza lesperanze di realizzare in tempi brevi lasospirata giunzione. Secondo i dati topo-grafici la distanza reale in “linea di roccia”sarebbe inferiore ai 10 metri!

Da Speleoit: Giorgio Pannuzzo, GruppoSpeleologico Bergamasco “Le Nottole”

Grotta “Il Forgnone” (ValleImagna, BG)

L’attività di inizio anno 2001 è stata carat-terizzata dalla bella quanto importantescoperta di una nuova diramazione nellastorica cavità bergamasca, situata nell’AltaValle Imagna.Verso la parte conclusiva delmeno frequentato “Ramo Fossile”, quasi asoffitto, viene individuata una condotta, ilRamo dei Diamanti, che si sviluppa ininterstrato, ma con evidenti fenomeni dinatura freatica, per un totale di 300 m, finoa superare l’attuale barriera costituita dalsifone di fango del Ramo Fossile: almomento si è fermi davanti ad un cospi-cuo tappo fangoso (il terzo!). Nonostantele ristrettezze ed in un continuo saliscendi(pochi i metri in cui ci si alza in piedi), èriccamente concrezionata, adornata da fos-sili e tappezzata in tutta la sua sezione daprobabili cristalli di gesso, tuttora in fase distudio. Altre zone della cavità sono incorso di esplorazione con risalite in artifi-ciale, e nel frattempo è stata rieffettuata latopografia totale, oltre ad analisi delleacque e della temperatura interna. Lo svi-luppo del Forgnone, passa quindi a circa2800 m, per un dislivello positivo di 170 mdall’ingresso.

Evon Malixi, Gruppo Speleologico ValleImagna (BG)

Notizie italianeNOTIZIE 1-10-1906 3:43 Pagina 78

Page 81: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Notizie italiane

Speleologia 43 79

Piemonte •

Lombardia •

Veneto •Friuli

“Presolau 2001” – campoestivo

Dopo il successo del campo dell’estatescorsa, con il ritrovamento di 40 nuove

cavità, tra cui l’Abisso Men In Black, terzaprofondità bergamasca con tre fondidistinti rispettivamente a –321, –305,

–250 m, e 700 m di sviluppo, verrà ripro-posto durante la prossima estate, preci-

samente dal 5 al 19 agosto 2001.Per chi fosse intenzionato a farci visita, si

prega di contattare Massimo Pozzo ([email protected]).

Il campo si trova ad una quota di 2005 m,nella zona detta “Mare in Burrasca”, protet-ta dalle imperiose pareti calcaree del Pizzodella Presolana (2521 m).

Evon Malixi, Gruppo Speleologico Valle Imagna(BG)

VenetoImportante prosecuzione allaGiazzera di Ramezza (VetteFeltrine, BL)

I soci del Gruppo Speleologico Geo CaiBassano, nel corso di un campo esplorati-vo di sei giorni svoltosi (con le necessarieautorizzazioni) nell’agosto 2000, nel terri-tori carsici del Parco Nazionale DolomitiBellunesi, hanno scoperto una eccezionaleprosecuzione in una cavità denominata“Giazzera di Ramezza”, il cui ingresso siapre nel cuore delle Vette Feltrine (BL). Laquota di ingresso della cavità (esplorata erilevata fino a circa –45 m nel lontano1978 dal G.S. San Marco di Venezia) è di1900 metri sul livello del mare. Superato ilmillenario tappo glaciale in inesorabile riti-ro, si sono affacciati su un allucinante bara-tro valutato intorno ai 150/200 m diprofondità. Le vastità della verticale all’at-tacco è notevole (con sezione traversalead “occhio di gatto” con assi 20x50 m). Ildeposito glaciale vi si inoltra con lingue espettacolosi drappeggi per svariate decinedi metri. Il pozzone è stato disceso soloper pochi metri per permettere la puliziadi alcuni terrazzamenti sovrastanti. Leesplorazioni sono pertanto rimandateall’estate 2001. Ghiaccio permettendo,naturalmente.

Da Speleoit: Michele Tommasi

Riscoprire una grotta: il Bo’de Pavei (TV)

Il ripercorrere una grotta scoperta edesplorata quarant’anni fa e frequentata assi-duamente da centinaia di speleologi non ècosa che soddisfi giovani ed intrepidi esplo-ratori, ma qualche vecchio ricordo, vecchiestorie riportate dai vecchi del gruppo spe-leo e la perseveranza di pochi giovanihanno prodotto un rilevamento del tuttonuovo con la scoperta di insospettabili gal-lerie, il tutto in un carso (quello mon-telliano in conglomerati) che per moltiè oramai del tutto esplorato. Il Bo’ dePavei notissima cavità Montelliana sco-perta ed esplorata tra la fine degli annicinquanta e primi anni sessanta daalcuni gruppi speleologici del Veneto(GSSM, GSM, GSG, GS CAI Mestre)risultava alquanto incompleta nellarestituzione topografica realizzata neglianni ’70 e mai più controllata finoall’anno scorso (2000) quando gli spe-leologi del Gruppo NaturalisticoMontelliano di Nervesa hanno intra-preso una nuova campagna di esplora-zioni. La scoperta di un nuovo ramoha portato lo sviluppo planimetricodai 905 m agli attuali 1826 m raddop-piando la lunghezza della cavità edimostrando che un approcciomoderno nell’investigare vecchie grot-te può dare ancora grandi soddisfazio-ni. Dopo l’accesso a pozzo (23 m) edun ulteriore piccolo salto di 5 metri, lagrotta si sviluppa orizzontalmente in duedirezioni principali. Il vecchio ramo si dirigeda sud-sud-ovest verso nord fino ad unsifone finale perennemente allagato da untorrentello proveniente dal bacino idrogra-fico denominato “Valle delle Tre Fonti”,mentre la nuova galleria dirigendosi semprea nord si snoda in un basso meandro chedopo un lungo laminatoio allagato porta ad

una zona intensamente concrezionata.Questa lunga galleria si sviluppa in inter-strato con il conglomerato poligenico(pontico) al tetto, ed una potente lente diarenaria alla base mostrando in molte por-zioni della volta formazioni a ripple-mark. Ilcarso montelliano evoluto nei conglomeratimiocenici sta dimostrando di avere poten-zialità inaspettate espresse non solo dalben noto Castel Sotterra (7 km di svilup-po) e Bus del Fun (3,6 km) ma anche dacavità minori se indagate con attenzione.

Denominazione: Bo’ de Pavei V TV 1963Zona carsica: MT03Longitudine W: 0° 16’51”Latitudine N: 45° 49’23” Sviluppo planimetrico: 1.826 mDislivello: –45 m

Paolo Gasparetto, Gruppo NaturalisticoMontelliano Nervesa

�Bo de’ Pavei. Sala della Madonnaingombra di enormi massi di crollo.(Foto Roberto Sordi, Archivio GNM)

NOTIZIE 1-10-1906 3:43 Pagina 79

Page 82: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Notizie Italiane

80

Friuli-Venezia GiuliaDoppio collegamento inCanin: Bus d’Ajar-AbissoGortani (UD)

Un importante risultato esplorativo è statoraggiunto con il collegamento fatto tra ilBus d’Ajar e un ramo dell’Abisso Gortanida parte di speleologi bresciani, veronesi evicentini. La squadra esplorativa, entrata dalBus d’Ajar, dopo aver riattrezzato la via insalita esplorata dalla CGEB nel 1987(Pezzolato - Antonini) ha completato l’ulti-ma arrampicata e superati vari passaggi(anche parzialmente disostruiti) è giunta suuna comoda via attiva (300 metri in tutto)che confluisce in Gortani. C’è da aggiunge-re che l’esplorazione ha permesso di colle-gare il “Ramo del Manicomio di Pietra”(Complesso Vianello-Bus d’Ajar) sia con lagrotta A12 (Complesso del Col delleErbe), sia con il Meandro a Nord del Coldelle Erbe (L33), 2598/1259 Fr, abisso nonfacente parte finora di alcun complesso e ilcui collegamento era già stato previsto daPaolo Pezzolato in Progressione 23. In talemodo questa ennesima congiunzione, oltread aumentare ulteriormente lo sviluppodel complesso (pari a circa 32 chilometri),fa passare a 22 il numero totale degliingressi.

Gianni Benedetti, Gazzetta dello Speleologo,Trieste, gennaio 2001

Un anno d’indagini sul sistema geochimico delleacque di percolazionenell’Abisso di Trebiciano (TS)

Con il mese di dicembre 2000 si è con-cluso un anno di monitoraggio mensiledelle acque di percolazione nell’Abisso diTrebiciano, sul Carso Triestino. Scopo dellaricerca è quello di definire in modo piùpreciso il sistema geochimico delle acqueche percolano, o drenano, nella zona insa-tura del Carso e sulle loro modalità di vei-colazione. Il programma di ricerche, tecni-camente non di semplice esecuzione, èstato reso possibile grazie alla predisposi-zione dell’abisso a “grotta sperimentale”da parte della Società Adriatica diSpeleologia: un sistema di infrastrutture,dentro e fuori la grotta, unico nel suogenere e idoneo a scopi di studio su feno-meni ipogei non riproducibili in laborato-rio e perciò realizzabili solo in cavità.A patto che queste siano perfettamenteattrezzate.La prima parte della ricerca ha riguardato

più punti di percolazione, in una “stazio-ne” appositamente attrezzata, sul fondodella galleria a –100. Sull’acqua degli stilli-cidi, catturati da tubazioni fisse, sono statirilevati temperatura (anche quella dell’a-ria), pH, e conducibilità; infine ne è statamisurata la portata. Estrema cura è stataposta nelle misure strumentali, in relazio-ne al fatto che determinati parametri,come per esempio la conducibilità, neces-sitano di perfette tarature, addirittura sulposto, onde poter ottenere valori reali.Altrimenti i dati ottenuti, come l’esperien-za ci insegna, sono inaffidabili. I campiona-menti dell’acqua, anch’essi eseguiti conestrema cura, sono stati realizzati per leanalisi fisico-chimiche e isotopiche dilaboratorio (anioni e cationi principali,18O, 2H).Nel giugno 2000 è iniziata pure a funzio-nare un’analoga “stazione” attrezzata a–250, in corrispondenza del periodicoforte drenaggio che caratterizza il cosid-detto “Pozzo della Gorna”. Il tipo di moni-toraggio è identico a quello della stazionepiù alta in quota. Interesse specifico diquesto punto è la relativa forte portata ele modalità di veicolazione dell’acqua, chederiva da un sistema di dreni molto piùaperto. Questo primo ciclo d’indagini siconcluderà, anche per la stazione a -100,con la chiusura del ciclo annuale di quellaa –250.La ricerca è un esempio, tangibile, di ciòche andiamo dicendo da anni: solo uncoagulo tra speleologi afferenti a strutturediverse può realizzare, ormai, a Triestestudi in grotta ad ampio respiro ... che nonsi esauriscono il giorno dopo. Ciò al di làdell’ovvia disponibilità di studiosi, strutturedi ricerca e laboratori, impegni finanziari,che diamo per scontato in partenza eneanche dovremmo ricordare. In futuro cisaranno ulteriori programmi di ricerca, inaltre zone dell’Abisso di Trebiciano, per unapprofondimento delle medesime temati-che e per affrontarne altre. Sempre con-tando sull’aiuto di tutti. (RS)

Lavori alla Lazzaro Jerko (TS)

Passata l’euforia delle scoperte chehanno portato nella GrottaMeravigliosa di Lazzaro Jerko alla sco-perta del Timavo sotterraneo, sonoiniziati i lavori per renderla più agibilee più facilmente visitabile. A questofine è stato dato l’incarico ad un ope-ratore specializzato (speleologo purelui) di allargare alcuni dei passaggi

molto stretti che da quota –90 aquota –230 rendevano penoso iltransito di cose e persone. Una fasesuccessiva prevede la possibilità disistemazione di altre scale fisse(attualmente la grotta è attrezzatasino a quota –123) e di consolidaredi opere i imbrigliamento della gran-de frana che caratterizza tutta laprima parte della cavità.Non si sono potute effettuare le pre-ventivate ricognizione speleosubac-quee (sia nella caverna Medeot cheall’inizio del Lago Polley) perché lenotevoli precipitazioni atmosferichedegli ultimi mesi dell’anno hanno fattoinnalzare il livello dell’acqua e allagaretutti i cunicoli che portano allaCaverna Medeot. I tentativi sono,comunque, soltanto rimandati.

Pino Guidi

SardegnaEsplorazioni a Su Canale(NU)

Nei primi giorni del 2001 alcuni soci delGruppo Speleo Archeologico GiovanniSpano di Cagliari, dell’Unione SpeleologicaCagliaritana e del Groupe Ulysse Spéléo(Lyon) hanno effettuato alcune ricerchenella zona degli inghiottitoi di Su Canale-Lovetecannas, in territorio di Baunei (NU).I lavori, iniziati con la scoperta della grottadi Lovettecannas (sviluppo circa 500 m),sono continuati con altre disostruzioni intutto il versante della Serra Pirisi che siaffaccia sulla vallata di Su Canale.Tra levarie nuove grotte scoperte meritano diessere citate la Grotta dei Serpenti (svil.107 m), la Grotta della Carogna (svil. 78m), la Grotta presso il Recinto (svil. circa150 m) e soprattutto la Grotta Superioredi Su Canale. In quest’ultima grotta leesplorazioni sono in pieno svolgimento elo sviluppo totale già rilevato aggira intor-no ai 1100 m (ultimo rilevamento25/02/2001). Proprio in questa grotta sisono concentrati gli sforzi per trovare ilcollettore di Su Canale, e viste le dimen-sioni dell’ultima sala (ciclopica) potrebbeproprio essere la volta buona…Finora hanno collaborato speleologi divarie associazioni speleologiche coordinatidall’Unione Speleologica Cagliaritana e dalGruppo Speleo-Archeologico GiovanniSpano di Cagliari.

Carlo Onnis e Jo De Waele

NOTIZIE 1-10-1906 3:43 Pagina 80

Page 83: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Notizie italiane

Speleologia 43 81

Friuli-Venezia Giulia •

Sardegna •Em

ilia-Romagna

Emilia-RomagnaUn “birillo” nelleEvaporiti Triassiche(RE)

Una nuova scoperta molto inte-ressante ha recentemente movi-mentato l’attività del GruppoSpeleologico “Gaetano Chierici”di Reggio Emilia, infatti dopoanni di intensi scavi, è stata supe-rata la frana terminale delTanone Grande della Gaggiolina.La grotta, tipica ansa ipogea, siapre nei Gessi Triassici dellamedia valle del fiume Secchianella provincia di Reggio Emilia eil suo sviluppo è di oltre 600 m;di facile percorribilità si presta avisite guidate per scolaresche eneofiti.La sala esplorata denominata“birillo” ha dimensioni eccezio-nali per il tipo di rocce in cui sitrova, lunga 100 m, larga fino a15 m raggiunge quasi 18 metridi altezza e assomiglia ad unbirillo sdraiato nella sabbia.Si attende la stagione secca, percontinuare le esplorazioni dellaminatoio semi-allagato che rac-coglie tutta l’acqua del fiumeipogeo; a vista, dopo una quindi-cina di metri il cunicolo sembrache si alzi. Speriamo di racconta-vi di nuove prosecuzioni nelprossimo numero di Speleologia.

Alessandro Casadei Turroni, GSPGC ReggioEmilia

Grotta di Ca’ Siepe (RA)

La grotta di Ca’ Siepe si sviluppa nei gessimessiniani di Monte del Casino (Vena delGesso Romagnola) in località Borgo Rivola(Ravenna). Le esplorazioni, ad opera dellaRonda Speleologica Imolese, sono ancorain corso e la grotta ha oramai assunto unamorfologia molto complessa, con più grottecollegate fra di loro, in un vero e propriosistema carsico.Le esplorazioni, iniziate dopo una pesantedisostruzione all’interno di una grande doli-na hanno permesso di raggiungere, ad unaprofondità di poco più di 100 m, un collet-tore di notevoli dimensioni che si snodaper quasi 600 m verso monte e oltre 500m verso valle.Il collettore verso monte ha portato ad unnuovo ingresso, anche questo disostruito, e

attualmente le attenzioni sono concentrateverso il fondo dove si cerca la congiunzio-ne con la risorgente, la grotta del RioGambellaro.Lungo questo collettore si trovano nume-rosi arrivi di acqua e, specialmente versomonte, grossi camini laterali che, doponumerose risalite, hanno permesso di rag-giungere quote prossime all’esterno e indue di questi grossi rami laterali si è arrivatiin prossimità del fondo di alcuni pozzi, giànoti dell’esterno ma ostruiti da tappi difrana.Verso valle molto importante è il granderamo che permette di congiungere la grot-ta di Ca’ Siepe con l’Abisso Lusa, già cono-sciuto da tempo.La grotta presenta molte zone di grandeinteresse esplorativo e il lavoro da fare èancora lungo, visto che i due ingressi piùalti del complesso ossia il Lusa el’Inghiottitoio di Ca’ Siepe non si comporta-no come ingressi alti ma come ingressi

intermedi. Le numerose battuteesterne alla ricerca dell’ingressoalto non hanno dato finora esitopositivo.Un altro mistero ancora da sco-prire è la provenienza di unaparte delle acque del collettore.Il grosso arrivo d’acqua, semprepresente anche nei momenti dimaggiore siccità, dopo pochimetri stringe in una fessura insu-perabile. Queste acque proven-gono da una grande zona diassorbimento che però è assolu-tamente priva di grotte note.Verso il fondo è stato necessarioabbandonare le acque che scor-rono in prossimità dell’interstra-to in ambienti troppi angusti chenon permettono la progressionee si è dovuto salire alla ricerca dirami fossili per proseguire, fino agiungere in ambienti di notevolidimensioni.Attualmente le esplorazioni sonoferme su di un meandro moltoalto e splendidamente lavoratodalle acque che porta alla basedi un pozzo completamente cir-condato da concrezione e allacui sommità si intravede un

meandro. Dalla saletta alla base di questopozzo si diparte anche un angusto mean-drino non ancora totalmente esplorato.In numeri siamo davanti ad una grotta conun dislivello superiore ai 200 m e uno svi-luppo in pianta superiore ai 3 km (rilievo infase di completamento) con ancora ungrosso potenziale esplorativo.Marco Baroncini, Ronda Speleologica Imolese

La Grotta della Befana (BO)

La Ronda Speleologica Imolese ha salutatoil nuovo anno con una nuova interessantescoperta: la Grotta della Befana, situata incomune di Borgo Tossignano in una zonache non poteva certo lasciar presagirerisultati così sorprendenti. Pur non presen-tando caratteristiche che possano far pre-supporre un complesso carsico paragonabi-le a Ca’ Siepe, la Grotta della Befana rivelapeculiarità insolite per una cavità nel Gesso.Lo sviluppo totale può essere stimato al

�Grotta di Ca’ Siepe: il mean-dro fossile che porta alla sala“Mulinex”; l’attivo si ritrovapoco dopo la sala. (FotoArchivio RSI)

NOTIZIE 1-10-1906 3:43 Pagina 81

Page 84: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Notizie Italiane

82

momento in circa 500 m (aprile 2001).Dopo un primo tratto stretto e fangoso cisi immette in un vasto salone inclinato dadove prende il via un’ampia galleria percor-sa dall’acqua. Lungo la galleria si incontranosorgenti sulfuree che danno origini a spet-tacolari fenomeni di concrezionamento.Devono essere ancora effettuate alcunerisalite ed esplorati vari arrivi laterali. Pocosotto l’ingresso principale abbiamo trovatoun’altra apertura che porta ad una galleria,tutt’ora in fase di esplorazione, che lasciapensare ad un probabile secondo ingresso.Ci aspettiamo presto nuovi promettentisviluppi.

Valentina Mongardi, Ronda SpeleologicaImolese

Molise Risalite alla risorgente diCarso Quirino (CB)

Nel corso di vari fine settimana di agosto esettembre 2000 l’Associazione SpeleologiMolisani in collaborazione con il GruppoSpeleologico del Maltese ha effettuatoesplorazioni alla risorgenza di CapoQuirino in Matese (Molise). La grotta, cheera stata esplorata l’ultima volta nel 1990ad opera del Circolo SpeleologicoRomano, ha richiesto lo svuotamento didue sifoni nella zona d’ingresso. Nel corsodei lavori sono state effettuate varie risaliteche hanno portato alla scoperta di duenuovi rami; uno di questi è stato esploratosolo parzialmente a causa del maltempo.

Paolo Gioia, Associazione Speleologi MolisaniCampobasso

UmbriaIngresso alle grotte denomi-nate “Tane del Diavolo” aParrano (TR)

In considerazione del fatto che l’areadenominata “Tane del Diavolo” è sog-getta a vincolo paesaggistico ambienta-le ai sensi della L. 1497/39 e a vincoloarcheologico ai sensi della L. 431/85, siprecisa che tale zona è stata opportu-namente perimetrata e traguardata dacancelli a valle e a monte che impedi-scono l’accesso ai non autorizzati.È consentito l’accesso, a titolo gratuito,a tutti i gruppi speleologici che ne fac-

ciano richiesta presso il Comune diParrano o presso il Centro diDocumentazione Territoriale, ai qualiverranno consegnate dietro registrazio-ne e sotto la propria responsabilità lechiavi dei cancelli in oggetto.Ai non appartenenti ai gruppi speleolo-gici sono consentite visite guidate suprenotazione; in tal caso verranno for-niti accompagnatori e apposite attrez-zature per la progressione su ferrata dalnostro Centro di DocumentazioneTerritoriale, previo pagamento delbiglietto di ingresso.Per informazioni: Comune di Parrano(TR), tel. 0763/838001;Centro di DocumentazioneTerritoriale, tel. 0763/838047 (sabato edomenica)Per prenotazioni: tel. 0335/5941403.

Grotta del Chiòcchio (PG):un’etimologia “carsica”

L’ormai pressoché desueto sostantivomaschile, d’area spoletina, chiòcchio,“ano”, deriva, probabilmente, da unlatino cloaculus, forma maschile dicolacula, a sua volta risalente a cloaca‘piccola fogna, ventre’, secondo le tra-sformazioni fonetiche qui di seguitoelencate:cloaculu(m) fi chioaculu(m) fi chioaclu(m) fi chiochio fi chiòcchioTale dialettalismo lessicale ha datoorigine ad uno speleònimo tradizio-nale, vale a dire all’antico nome di unagrotta del territorio di Spoleto, laquale grotta è, per profondità, laseconda cavità naturale umbra dopoquella di Monte Cucco. Vi è ora dachiedersi perché un simile nome, chesa di dispregiativo, sia stato attribuitoad un abisso tanto profondo quantobello ed affascinante. La spiegazione èsemplice. La denominazione nondeve essere intesa nella sua più stret-ta e riduttiva accezione, bensì inmaniera metaforica. La forma dellacavità, specie in certi tratti inizialistretti e tortuosi, dovrebbe averrichiamato alla mente, per accosta-mento concettuale analogico, quelladi un ‘orifizio anale’, d’una ‘piccolacloaca’, appunto. Siccome, poi, la cloa-ca presso i Romani era anche unafogna destinata allo scolo di acque discarico e rifiuto, così deve essereapparso l’inghiottitoio del Chiòcchio aisuoi primi osservatori ed esploratori,

specie quando le improvvise pienedel Fosso dell’Andreòne convogliavanoal suo interno ingenti e dirompentiquantità d’acqua, che smantellavano,in un batter d’occhio, i manufattiumani ivi pazientemente costruiti dapastori e boscaioli locali. A questoproposito, appare assai significativo ilfatto che talune grotte italiane assu-mono il nome tradizionale di chiavicae clatra. Quanto, poi, alla spiegazionedel significato di ‘ventre’, di cui pure èportatrice la parola latina cloaca,“applicata” alle grotte, basti ricordarecome, presso molte culture umane, legrotte siano rassomigliate al fecondoventre di una donna, o consideratequali ventre stesso della terra o,meglio ancora, come “le viscere dellaterra”.Ringrazio sentitamente FrancescoSalvatori e Vittorio Carini, pionieridella speleologia umbra, per le notiziegentilmente fornitemi circa l’esplora-zione della Grotta del Chiòcchio el’originario significato dialettale di talespeleònimo.

Euro Puletti, Gruppo Speleologico GualdoTadino

LazioSuperato il secondo sifone diZompa lo Zoppo (FR)

Il GSGM ha superato il secondo sifone diZompa lo Zoppo. Sono stati percorsi altri530m di meandro. L’esplorazione oltre ilsecondo sifone però non si è potuta pro-trarre a lungo a causa delle pessime condi-zioni meteorologiche, e alle scarse situazio-ni di sicurezza della squadra esplorativa.L’avvicinamento al sifone di Buco Marcellosi sta delineando sempre più come unarealtà. Ciò porterebbe il probabile (oimprobabile?) complesso BucoMarcello/Zompa lo Zoppo ad oltre 1,5 kmdi sviluppo, tutto nei conglomerati.

da Speleoit: Andrea Pucci, Gruppo SpeleologicoGuidonia Montecelio

ToscanaEsplorazioni speleosubacqueealla Grotta del Dordoio (LU)

Tra il 2000 ed il 2001 soci del GSFE e delGSB-USB hanno effettuato una serie di

NOTIZIE 1-10-1906 3:43 Pagina 82

Page 85: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Notizie italiane

Speleologia 43 83

Molise •

Um

bria •Lazio •

Toscana

uscite alla Grotta del Dordoio (LU), alloscopo di permettere allo speleosub diFerrara Roberto Corsi di immergersi nelsifone terminale della cavità.La grotta si apre nel territorio del comunedi Bagni di Lucca, in prossimità della localitàdi Tana Termini: si trova nei rilievi calcareialla destra idrografica del torrente Lima.Nel ’56 venne esplorata da speleologibolognesi, successivamente furono effettua-te altre uscite, ma solo nel ’67 fu prodottoil rilievo della cavità, grazie anche alla colla-borazione di speleologi di Maresca. Intempi più recenti si ha notizia di unaimmersione nel sifone, arrestatasi in corri-spondenza di una strettoia, ad opera dellospeleosub toscano Carletti, ma della qualenon si è rintracciata bibliografia.La grotta è una risorgente perenne che sitrova a circa 690 m di altitudine: è imposta-ta su di una diaclasi il cui fondo è percorsodall’acqua; dall’ingresso al sifone terminalepresenta un dislivello positivo di circa 34,5m, per uno sviluppo spaziale di 350 m circa.La cavità si apre in calcari bianco-grigiastristratiformi, con noduli di selce, delNeocomiano (Cretaceo). La grotta in alcunipunti è molto concrezionata, presentando

alcuni ambienti ampi ed è percorri-bile con facilità: le uniche attrezzatu-re richieste sono una corda di sicu-ra sull’arrampicata iniziale, di circa 7m, a fianco di una spettacolarecascata.Il trasporto dei materiali speleosu-bacquei ha sempre visto impegnatinumerosi speleologi di entrambi igruppi, che hanno prevalentementeutilizzato la tecnica del passamano.Il sifone terminale è costituito da unlago da cui si diparte una condottaabbastanza ampia (oltre 2 m di dia-metro): a circa 8 m di profondità unbasso laminatoio, il cui fondo ècostituito da noduli minuscoli diselce (che daranno qualche proble-ma agli erogatori del sub) vienesuperato grazie al lavoro di scavointrapreso da Roberto.Successivamente viene sagolata unagalleria per una lunghezza di oltre100 m, ad una profondità media di15 m, sempre con sezioni discrete,tali comunque da permettere unaagevole progressione. Le esplorazio-

ni si arrestano al termine di questa galleria:non sono state individuate prosecuzionievidenti ed in brevissimo tempo la visibilitàdiventa pressochè nulla.

Rimane misteriosa la provenienza dellagrande quantità di acqua che caratterizzaquesta grotta.Gianluca Brozzi, GSB-USB

Il Ramo di – 200 dell’AbissoFarolfi (M.te Corchia – AlpiApuane - LU)

Tra il ’99 ed il 2000 il GSB-USB ha dedica-to gran parte della propria attività sulle AlpiApuane alla rivisitazione dell’Abisso Farolfi,parte integrante del complesso del M.teCorchia. Considerata l’estrema complessitàdella grotta si è concentrata l’attenzione suuno dei due rami che conducono ai fondidella cavità: il ramo di – 200.Raggiunto il sifone considerato il fondo delramo (in realtà non si tratta di un sifone,bensì di una condotta allagata) è stataaffrontata e superata una impegnativa stret-toia che ha permesso di proseguire lungozone della grotta apparentemente mai per-corse prima. In realtà poco dopo si incon-tra una scritta in nerofumo: GSAV 1980.Trattandosi di una parte di grotta che nonrisulta sia stata rilevata e descritta, si valutaopportuno proseguire ed effettuarne ilrilievo. Da successive informazioni avute daMarco Frati, del GSAV, risulta che i primiesploratori giunsero qui per una via diversa

(ma altrettanto stretta) da quellapercorsa attualmente.Segue un p. 25, sul cui fondo siritrova l’acqua che si perdeva nelsifone terminale e che, poco dopo,si inabissa in una profonda e stret-ta diaclasi. Dopo un ulteriore salti-no si prosegue lungo la diaclasi chespesso è sfondata. Raggiunti duevecchi ed arrugginiti spit si tenta diseguire la via percorsa dai primiesploratori, ma la fortissima pre-senza di acqua suggerisce di cerca-re altre vie, e si prosegue traver-sando lungo la diaclasi: un p. 25 edun p. 15 conducono nell’ampiosalone terminale (di cui non si rie-sce a vedere il soffitto) il cui pavi-mento è costituito da grandi massidi frana. Si tenta di proseguire nellaparte inferiore della frana raggiun-gendo il corso d’acqua. Si ritrovaqualche traccia di nerofumo atestimonianza che anche in questiluoghi arrivarono i primi esplorato-

�Immersione nel sifone terminaledella Grotta del Dordoio. (Foto SusanStefanini GSB-USB)

�Abisso Farolfi (Foto SusanStefanini, GSB-USB)

NOTIZIE 1-10-1906 3:43 Pagina 83

Page 86: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Notizie Italiane

84

zioni operanti allo stesso fine; nel caso diintervento di squadre appartenenti a diver-se organizzazioni, la funzione di coordina-mento è assunta dal responsabile delCNSAS.3. Il CNSAS contribuisce, altresì, alla preven-zione ed alla vigilanza degli infortuni nell’e-sercizio delle attività alpinistiche, sci-alpinisti-che, escursionistiche e degli sport di monta-gna, delle attività speleologiche e di ognialtra attività connessa alla frequentazione ascopo turistico, sportivo, ricreativo e cultura-le in ambiente montano ed ipogeo.4. Il CNSAS, quale struttura nazionale ope-rativa del Servizio nazionale della protezio-ne civile di cui alla legge 24 febbraio 1992,

n. 225, e successive modificazioni, concorreal soccorso in caso di eventi calamitosi incooperazione con le strutture di protezionecivile nell’ambito delle proprie competenzetecniche ed istituzionali.

Art. 2.(Rapporti con il Servizio sanitario nazionale)1. Per lo svolgimento delle attività previstedall’articolo 1, comma 2, il CNSAS opera instretto coordinamento con il Servizio sani-tario nazionale.2. Le regioni e le province autonome diTrento e di Bolzano, in attuazione dei princì-pi stabiliti dall’atto di indirizzo e coordina-mento approvato con decreto del

La Legge n°74 del 21.3.2001 “Disposizioni per favorire l’attività svolta dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico” rappresenta, aldi là delle giuste critiche relative al taglio di alcuni articoli presenti nella bozza iniziale, un riconoscimento fondamentale per il CNSAS e per l’o-pera da questo prestata per almeno tre motivi principali:1) art. 1, comma 1:“La Repubblica riconosce il valore di solidarietà sociale e la funzione di servizio di pubblica utilità del Corpo Nazionale Soccorso Alpino

e Speleologico (CNSAS) del Club Alpino Italiano.” Per la prima volta in Italia una legge dello Stato riconosce il CNSAS come struttura di pubbli-ca utilità.

2) art.1, comma 2: Il CNSAS provvede in particolare “ (...) al soccorso degli infortunati e al recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambienteipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale (...) nel caso di intervento di squadre appartenenti a diverse organizzazioni, la funzione di coor-dinamento è assunta dal responsabile del CNSAS.” Questo articolo, oltre a eliminare la sola definizione di soccorritori di montagna o grotta, san-cisce che, anche in caso di presenza di altre organizzazioni dedite ad attività di soccorso, il CNSAS ha la responsabilità del coordinamento delleoperazioni.

3) art.2, comma 1: “Per lo svolgimento delle attività previste dall’art.1, comma 2, il CNSAS opera in stretto coordinamento con il Servizio SanitarioNazionale.” Questo importantissimo comma individua nel CNSAS il solo servizio di soccorso medicalizzato operante sul territorio nazionale.

La Legge comunque ha anche degli aspetti negativi che principalmente possono essere riassunti in due punti:

1) La Legge approvata non garantisce al CNSAS la titolarità e l’esclusività del servizio di soccorso in grotta, montagna ed ambienti ostili, garan-tendo anche il mantenimento delle competenze delle altre organizzazioni esistenti. D’altra parte è oggettivamente difficile pensare che lo Statoaffidi in esclusiva ad una organizzazione di Volontari un servizio dove sono attualmente presenti forze dello Stato stesso (leggi VVF, CFS, Poliziae Carabinieri). Lo stesso Ufficio Legale della Camera dei Deputati aveva sollevato il problema dell’incostituzionalità del principio della compe-tenza esclusiva.

2) Nel testo approvato manca totalmente la parte economica (causa il fatto che la Legge è stata approvata un’ora prima dello scioglimento dellecamere) e la conseguente possibilità di compensare sia il tempo dedicato dagli Istruttori alla formazione dei tecnici, che il tempo dei Volontariche passano le giornate nelle basi di elisoccorso.

La Direzione del CNSAS è ben conscia del valore ma anche dei limiti della legge appena approvata e per tale ragione è già all’opera per cerca-re di migliorare la legge stessa e per trovare soluzioni ai problemi rimasti ancora aperti: ci siamo già attivati per garantire la copertura finanziariadegli obblighi richiesti dalla legge (nascita delle varie scuole per tecnici di soccorso alpino, speleologico, forristico, etc.) e soprattutto siamo già allavoro con fiscalisti di caratura nazionale per la risoluzione del problema legato al rimborso spese per i volontari del soccorso.

Sergio Matteoli,Vice Presidente CNSAS, Resp. Naz. Soccorso Speleologico

Una Legge per il CNSASIl commento del Vicepresidente

Art. 1.(Finalità ed oggetto)

1. La Repubblica riconosce il valore di soli-darietà sociale e la funzione di servizio dipubblica utilità del Corpo nazionale soccor-so alpino e speleologico (CNSAS) del Clubalpino italiano (CAI).2. Il CNSAS provvede in particolare, nel-l’ambito delle competenze attribuite al CAIdalla legge 26 gennaio 1963, n. 91, e succes-sive modificazioni, al soccorso degli infortu-nati, dei pericolanti e al recupero dei cadutinel territorio montano, nell’ambiente ipogeoe nelle zone impervie del territorio naziona-le. Restano ferme le competenze e le attivitàsvolte da altre amministrazioni o organizza-

Il testo integrale della LeggeLegge 21 marzo 2001, n. 74: “Disposizioni per fevorire l’attività svolta dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico” (Gazzettaufficiale n.74 del 29 marzo 2001)

NOTIZIE 1-10-1906 3:43 Pagina 84

Page 87: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Notizie italiane

Speleologia 43 85

Una legge per il CN

SAS

ri. Dopo aver visitato un paio di volte que-sto luogo, strisciando tra acqua, massi ecunicoli, si decide di mettere la parola fineall’esplorazione di questo ramo, che è statorilevato fino al caposaldo n° 28 posto dallaFST, in modo da poterlo aggiungere allapianta generale del complesso del MonteCorchia. L’unica prospettiva esplorativa diquesta parte della grotta è data, verosimil-mente, da risalite in artificiale nella sala ter-minale, mentre rimane da capire dove sidirige tutta l’acqua presente in questo ramo.

Gianluca Brozzi, GSB-USB

La Buca Libre, Alpi Apuanesettentrionali – Val Serenaia(LU)

Nell’agosto del 2000 cercando fra i pianidi coltivazione delle vecchie cave abbando-nate è stata individuata una stretta e vento-sissima frattura, il cui allargamento ha dato inatali ad una nuova cavità, strategicamentemolto importante per aggiungere cono-scenze all’idrografia ipogea della zona. Sichiama Buca Libre, ed è posta alle pendicidella lunga Cresta di Garnerone, a 1220slm, lungo la strada marmifera che risale lavalle da nord a sud verso il Passo dellePecore.Dopo il meandro d’ingresso, lungo 40 m elargo dai 25 cm ai 40 cm, si arriva ai primipozzi: un P 30, poi un P 58 , altri piccoli salti,e un P 110 seguito da un P 10 e un P 35.Alla base della serie di pozzi la cavità non èpiù percorribile, interrotta da una frana cheper il momento non presenta punti “attac-cabili” . Fra i sassi è stata anche trovata unabuona quantità di marmettola, la polvereprodotta dal taglio del marmo in cava,molto probabilmente portata lì dall’acquaproveniente da un’altra delle tante cavepresenti in valle.Tutta la grotta si sviluppa su una fascio difratture orientate NNE-SSW, in direzione246°. È all’attacco del P 110 (a –150) che siincontra una nuova frattura NS, con unnuovo arrivo d’acqua e altro intenso stillici-dio.Tutto ciò fa pensare che questo possaessere il nodo principale di quello che peradesso è solo un ramo, forse secondario, diuna grotta più grande (l’attuale l’ingresso èsenz’altro un ingresso basso). Proprio inquesto punto è in corso una risalita. BucaLibre ha attualmente uno sviluppo spazialedi 604 m, è profonda 295 m, e il suo spo-stamento in pianta è di 332 m, tutti in dire-zione 246°.

Francesco De Grande, OSM Sottosopra,Modena

Presidente della Repubblica 27 marzo 1992,pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del31 marzo 1992, e dalla presente legge, indi-viduano nelle strutture operative regionali eprovinciali del CNSAS i soggetti di riferi-mento esclusivo per l’attuazione del soccor-so sanitario nel territorio montano ed inambiente ipogeo.3. Le regioni e le province autonome diTrento e di Bolzano, nell’ambito dell’organiz-zazione dei servizi di urgenza ed emergenzasanitaria, stipulano apposite convenzioni conle strutture operative regionali e provincialidel CNSAS.

Art. 3.(Attività del CNSAS)

1. Ai fini della presente legge, l’attività deimembri del CNSAS si considera prestata inmodo volontario e senza fine di lucro.

Art. 4.(Attività specialistiche)

1. La formazione, la certificazione e la verifi-ca periodica dell’operatività dei tecnici edelle unità cinofile del CNSAS sono discipli-nate dalle scuole nazionali di cuiall’articolo 5.2. L’attività formativa, le certificazioni, gliaggiornamenti e le verifiche periodiche di cuial comma 1 sono attestati su apposito libret-to personale.3. Le convenzioni previste dall’articolo 2,comma 3, disciplinano la formazione, l’ag-giornamento e la verifica del personale delServizio sanitario nazionale per quantoconcerne le specifiche competenze delCNSAS.4. Le organizzazioni operanti nel settore delsoccorso alpino e speleologico possono, tra-mite apposite convenzioni, affidare alCNSAS la formazione tecnica specifica delproprio personale.5. Il CNSAS propone all’Ente nazionale perl’aviazione civile (ENAC) la predisposizionedelle certificazioni per apposite figure pro-fessionali necessarie per l’elisoccorso inmontagna.

Art. 5.(Scuole nazionali)

1. Nell’ambito del CNSAS sono individuatee riconosciute le seguenti scuole nazionali:a) scuola nazionale tecnici di soccorso alpi-no;b) scuola nazionale tecnici di soccorso spe-leologico;c) scuola nazionale medici per emergenza adalto rischio nel territorio montano;

d) scuola nazionale medici per emergenzaad alto rischio nell’ambiente ipogeo;e) scuola nazionale unità cinofile da valanga;f) scuola nazionale unità cinofile da ricerca insuperficie;g) scuola nazionale tecnici di soccorso inforra;h) scuola nazionale direttori delle operazio-ni di soccorso.2. Le attività delle scuole nazionali sonoregolate da specifici regolamenti operativi.

Art. 6.(Figure professionali specialistiche)

1. Sono individuate e riconosciute le seguen-ti figure professionali specialistiche le cuiqualifiche sono rilasciate dalle scuole nazio-nali di cui all’articolo 5:a) tecnico di soccorso alpino;b) tecnico di elisoccorso;c) unità cinofila da valanga;d) unità cinofila da ricerca in superficie;e) medico per emergenza ad alto rischio nelterritorio montano;f) medico per emergenza ad alto rischio nel-l’ambiente ipogeo;g) tecnico di soccorso speleologico;h) tecnico di soccorso in forra;i) direttore delle operazioni di soccorso.

Art. 7.(Disciplina applicabile al personale di altre

amministrazioni)1. Le disposizioni di cui agli articoli 4, 5 e 6non si applicano al personale di altre ammi-nistrazioni dello Stato operanti nell’attivitàdi soccorso in montagna, nell’ambiente ipo-geo e nelle zone impervie del territorionazionale. Per gli appartenenti allo stessopersonale restano ferme le corrispondentidisposizioni contenute nei rispettivi ordina-menti.

Art. 8.(Modifiche alla legge

18 febbraio 1992, n. 162)1.All’articolo 1, comma 4, della legge 18 feb-braio 1992, n. 162, le parole: “1.000 milioniannui” sono sostituite dalle seguenti: “800milioni annue”, e le parole: “500 milioniannui” sono sostituite dalle seguenti: “300milioni annue”.2.All’articolo 3, comma 1, della legge 18 feb-braio 1992, n. 162, le parole: “500 milioni”sono sostituite dalle seguenti: “900 milioni”,le parole: “300 milioni” sono sostituite dalleseguenti: “600 milioni” e le parole: “200milioni” sono sostituite dalle seguenti: “300milioni”.

NOTIZIE 1-10-1906 3:43 Pagina 85

Page 88: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

86

M. Gabuti: “Una palestra par-ticolare”

Esplorazione, sempre esplorazione. Il presi-dente descrive come il gruppo abbia impa-rato ad usare le varie tecniche di disostru-zione, allenandosi nel “Pozzo Frattura A delM. Bermego”, situato nell’entroterra dellacittà La Spezia.Nonostante i numerosi tentativi, ed unabreve prosecuzione, i lavori sono ancorafermi su una successiva fessura… ma ilsasso cade ancora. La topografia però, nonindica il dislivello né è presente una scalagrafica…

AA.VV.: “La giunzione dellaVal Frascarese”

Si tratta della cronaca delle varie uscite discavo, che hanno permesso di collegaredue cavità dell’entroterra orientale dellaprovincia di Genova: la “Tana delle Fate”(già nota per importanti ritrovamentiarcheologici), con la “Tana superiore delleFate”. Anche in questo caso, la mancanza didati catastali, non aiuta il lettore a farsi un’i-dea dell’entità della scoperta: gli autoricomunque considerano chiusa la questionedal punto di vista speleologico, ma non daquello archeologico, che riserverà ancorasorprese.

I IN SCIÖ FÕNDOBollettino dell’A.S. Genovese“San Giorgio”N. 2 – anno 2000

Ad un anno di distanza, esce il secondonumero di questo giovane ma battaglierogruppo ligure. L’esperienza insegna, perchéil miglioramento è visibile sin dalle primepagine: la grafica è sempre semplice, ma piùcurata, la qualità delle immagini e quelladella stampa hanno fatto un notevole passoavanti, le topografie sono più dettagliate ela carta patinata lucida dona un tocco dieleganza in più. Riguardo al sodalizio, anchel’attività comincia a crescere e a farsi piùpretenziosa: il San Giorgio comincia a “gira-re” di più in tutti i sensi , effettuando ricer-che in aree carsiche importanti.Aumenta così la curiosità di leggere il pros-simo n. 3…

a cura diMassimo Pozzo

Carissimi,oltre ad avere ancora qualchearretrato da leggere, ho ricevuto

un buon quantitativo di riviste durantel’incontro di Trieste “Bora 2000”, a cui èseguito il cambio della redazione.Non voglio usare questo fatto come giu-stificazione, ma credo che un po’ tutti ivari collaboratori di Speleologia abbianovissuto un momentaneo periodo di “spae-samento”, in cui si attendevano notiziepiù che altro sulla continuità di alcunerubriche.La conseguenza, nel mio caso, è stato unimprovviso stop nell’attesa della nuovaredazione e delle nuove direttive.Non sono riuscito quindi a leggerle tutte:per questo mi scuso, e in particolare conP. Gasparetto e la sua Speleologia Veneta,altrimenti mi taccerà di essere uno chenon mantiene la parola data.Un saluto a tutti e… scrivete, pubblicate escrivete ancora, ricordandovi che ècomunque un contributo alla speleologiae alla sua storia, che è poi la “nostra” equella di tutti noi.Ciao!

Max

Vi prego di spedire le riviste da recensireal mio indirizzo:

Massimo PozzoPiazza Pontida n.36 24122 - BergamoE-mail: [email protected]

Spulciando qua e là

I IN SCIÖ FÕNDOBollettino dell’A.S. Genovese“San Giorgio”N. 1 – anno 1999

A tre anni di distanza dalla costituzionedi questo nuovo gruppo speleologico ligu-re, esce il primo bollettino, con l’introduzio-ne d’obbligo del presidente MaurizioGabuti, preceduta da un articolo in memo-ria di Cecilia Ravaccia. Nelle righe iniziali,Maurizio spiega come è nata l’A.S.G. “SanGiorgio”, cioè staccandosi dal G.S. “A. Issel”,un gruppo veramente storico), e comin-ciando pian piano a “costruire”… la sede, ilmagazzino, l’organico. Per quel che riguardala rivista, trattandosi del primo numero, èlogico e anche facile trovare qualcheimperfezione nonostante la lodevole inizia-tiva. La più lampante è lo scarso dettaglionelle topografie presentate dove general-mente manca: l’indicazione dell’ingresso, lesezioni trasversali, l’indicazione del dislivelloe delle scale grafiche, mentre gli itinerari diavvicinamento, nonostante la presenza distralci di CTR, sono riconoscibili soltanto daspeleo liguri. Non mancando la volontà,l’entusiasmo, gli stimoli e l’impegno che siavvertono tra le righe di questo primonumero, possiamo solo augurare un sostan-zioso “in bocca al lupo” a tutti.

M. Jesu: “I tesori delloScrigno del Borsa”

L’autore ci racconta la scoperta e l’esplora-zione di una delle grotte più estese dellaLiguria Orientale (circa 600 m), situata inVal di Vara. È’ specificato però che non faparte delle ricerche di questo sodalizio, inquanto risale agli anni in cui svolgeva atti-vità con il G.S. “A. Issel”, ma sente che gliappartiene personalmente.Purtroppo, le poche possibilità esplorativee la pericolosa instabilità della scarpata incui si trova l’ingresso, bloccano momenta-neamente la prosecuzione dei lavori.

M. Jesu: “Un mistero idrogeo-logico”

Maurizio prosegue il discorso sullo “Scrignodel Borsa”, spiegando a grandi linee comela conoscenza del percorso sotterraneodelle acque (due rami attivi ed un sifone),sia ancora ignota. Oltre alla mancanza diattrezzature adeguate per effettuare analisie colorazioni, bisogna aggiungere il “freno”della scarsa simpatia degli abitanti dellazona verso gli speleologi.

in biblioteca

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 86

Page 89: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Spulciando qua e là

E. Gotelli, M. Jesu: “Abissoper soli magri”

Nell’Abisso di Monte Bermego (Sp), vieneforzata la strettoia descritta nel numeroprecedente a circa –20 m, dando seguitoall’esplorazione fino a –51 m di dislivello.Può sembrare poco, ma per la zona in cuisi trova, il risultato è decisamente di rilievoed interessante.

E. Gotelli, R. Panaro:“Marguareis Agosto 1999”

Cronaca del campo estivo effettuato nellazona Serpentera-Moglie, esattamente pres-so il Lago delle Moglie, a quota 2113, nonlontano dal Biecai. Obbiettivo è l’AbissoSerpentera e una fessura sul fondo (-113m), che però non darà i risultati sperati.

A. Rodano: “Piaggiabella1999”

Al fine di ampliare le proprie conoscenze, isoci del l’A.S.G. San Giorgio, decidono difare visita nella storica cavità. Si vuole rag-giungere il fondo del 1958, ma a causa deisoliti eventi che “colpiscono” chi non cono-sce bene il percorso, si fermano allaTirolese: nonostante la ripiegata, si capisceche l’esperienza è stata molto positiva pertutti.

G. De Astis: “Luci sullaVandelli”

L’autore ci racconta della travagliata storiache nasce tra il gruppo e l’Abisso Paleri,situato sul Monte Tambura nelle AlpiApuane. Alla fine del racconto, non è moltochiaro cosa effettivamente abbiano esplora-to di nuovo i simpatici amici liguri, ma èevidente quanto siano stati perseguitatidalla sfortuna (maltempo, incidenti stradalie altro).Tutto comunque serve per fare esperienza.

I SPELEOLOGIA DEL LAZIONotiziario della FederazioneSpeleologica del LazioN.1 – anno 2000

Ecco un altro numero uno, figlio del nuovomillennio. LorenzoGrassi, presidente dellaFederazioneSpeleologica del Lazio,ha un’allegra nota dirammarico per il man-cato raggiungimentodelle 2000 grotteesplorate entro l’annoin corso… ma i numericontano poco se affian-

cati alle bellezzenaturali di questaregione e alle aree carsiche ancora vergi-ni, tutte da esplorare (meglio no?). Ilgrosso traguardo raggiunto è invecequello dell’entrata in vigore di una LeggeRegionale (n. 20/1999) per la “Tutela delpatrimonio carsico e la valorizzazionedella Speleologia”: segno che la neonatafederazione funziona e parte già colpiede giusto.Il nostro migliore augurio nel far sì chequesta legge viva e si faccia valere.Il notiziario risulta comunque ben curato:l’impaginazione è molto buona, e la grafi-ca veramente “pulita” (termine che usospesso ma che rende l’idea). I rilievi e lefoto risultano chiari e leggibili.Segnalo la rivista nella sua totalità inquanto contiene parecchi articoli, tuttimolto interessanti.Gli argomenti sono vari: dall’esplorazionedi cavità naturali a quelle artificiali, storia,torrentismo, documentazione e “speleo-teorie”.Continuare su questa linea rispettando-ne la cadenza (è annuale?), è già un bel

punto di arrivo ed un augurio per una rivi-sta che dovrebbe diventare un buon puntodi riferimento per gli speleologi del Lazio.G. Cappa: “I fenomeni carsici del Lazio”Il buon Giulio, penna gloriosa e conosciutis-sima nell’ambiente, analizza l’evoluzione deltermine “fenomeno carsico” a cui è statoattribuito in tempi recenti un significato piùampio (fenomeni “ipo”, “pseudo” e “para”carsici), e che cosa si intende per grotta inquesto contesto. Dopodiché analizza nellaregione Lazio, le tipologie essenziali dei ter-reni geologici.

G. Mecchia: “Le cavità natura-li del Lazio”

In questo articolo, Gianni propone unabreve storia delle esplorazioni speleologi-che nel Lazio, una classifica con le diecicavità più profonde e più lunghe, la distri-buzione amministrativa e quella geografica

delle 1.392 grotte a catasto.Molto interessante l’idea di distinguerein “unità orografiche” la regione, perarrivare ad una successiva “carta dellearee carsiche”, già proposta da P. Mietto e V. Sauro nel 1986.

G. Cappa: “Vita fetale di unagrotta”Simpatica e molto interessante speleo-teoria proposta dal saggio G. Cappasulla genesi delle grotte naturali, sulperché e come nascono. L’autore iden-

tifica alcuni fattori fondamentali tra cuiquello della presenza di un gradiente idrico,cioè del dislivello tra la zona di entratadelle acque nella massa rocciosa, e quella dideflusso. Secondo il suo punto di vista, leteorie classiche enunciate dalla fine del1800 (freatica, vadosa, di falda ecc.), nonriguardano propriamente la genesi, ma l’e-voluzione di grotte già note. Concludedicendo che solo recentemente si è iniziatoad investigare sulla “vita fetale” delle grotte,e fornisce un’adeguata quanto utile biblio-grafia per chi volesse approfondire questointeressantissimo tema.

Speleologia 43 87

In biblioteca

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 87

Page 90: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

88

Spulciando qua e là

INOTIZIARIOdel Gruppo Grotte BustoArsizioN.6 – anno 2000

L’introduzione di questo bollettino, spiega ailettori che in questa edizione sono raccoltii risultati dell’attività di ricerca dal 1993 al1998, effettuata in diverse zone montuosedella Lombardia.Tra le principali troviamole Grigne, il Monte Parolo ed il Massicciodello Zuccone Campelli.L’impaginazione è molto semplice e riportapraticamente quindici schede catastali dicavità, tutte di sviluppo abbastanza mode-sto. Certo è che una ricerca durata cosìtanti anni, avrebbe potuto essere imprezio-sita da qualche informazione in più, comead esempio posizionamenti esterni su cartetecniche, e inquadramenti geografici e geo-logici delle varie zone interessate, eventualirisorgenze principali, teorie o motivazioniche hanno indotto a portare avanti deter-minate esplorazioni.Tra le cavità più significative meritano atten-zione: la Grotta del Parolo (circa 100 m disviluppo), situata sul Monte Parolo e chepotrebbe interessare il complesso delleGrigne, e la Grotta dei Saloni (circa 116 mdi sviluppo reale), situata sul massiccio delloZuccone Campelli (Barzio, Lecco).

I LUX IN TENEBRISBollettino dello Speleo ClubCAI SanremoN.7 – anno VII – 2000

Il gruppo di Sanremo festeggia i suoi primidieci anni dalla fon-dazione e nono-stante l’etichetta digruppo giovane sicolloca tranquilla-mente tra i più atti-vi della Liguria, nonsolamente per l’at-tività esplorativa,ma anche riguardoil torrentismo e laricerca di cavitàartificiali. Il bolletti-

no ne è testimone, uscendo regolarmenteogni anno: all’interno, l’attività è varia e dilivello indubbiamente buono.Tra i soci visono istruttori sia del CAI che della SSI, evolontari del CNSAS, chiaro segno di vogliadi evoluzione continua. Il presidente A.Pastorelli, può dormire quindi sonni tran-quilli, e accogliere i nostri auguri di buonanniversario e di buona continuazione.

A. Pastorelli: “Attività ’99sulle Prealpi Liguri Imperiesi”

Nonostante le numerose uscite sui montivicini a casa, gli amici di Sanremo continua-no ad essere un po’ sfortunati: poche lescoperte di rilievo, a parte la Grotta delleFerrate, che si trova sulle pareti sud delMonte Pietravecchia (60 m di sviluppo e35 di dislivello). È molto utile però l’astiosoe metodico impegno di riordinare i vecchidati catastali.

A. Pastorelli, B. De Martin: “IlPozzo Braccio di Ferro”

L’attività sulla Grigna Meridionale (settoresud-orientale), in Lombardia, è iniziata nel1996 con ricerche periodiche e monitorag-gi idrogeologici. La zona è scarsa di grotterispetto all’esagerata concentrazione dellaGrigna Meridionale, ma la cosa non ha fre-nato i soci dello S.C.S. Oltre a due nuovepiccole cavità, la scoperta dell’anno è ilPozzo Braccio di Ferro, situato a quota1780 e impostato su frattura. La severastrettoia delle parti iniziali, permette di pro-seguire affacciandosi su un P 52: purtroppo,pochi metri più in basso, frana e detritoimpediscono di proseguire.

A. Pastorelli: “Il Garb de laDighea”

Cavità che si apre sul versante orien-tale del Monte Armetta (Ormea, Cn), notada tempi immemorabili e rilevata nel 1955dal G.S. Piemontese, aveva uno sviluppo di143 m, e al suo interno furono effettuateimportanti ricerche biospeleologiche. Unanuova campagna esplorativa, ha permessodi scoprire ulteriori 100 m nuovi.Per chi fosse interessato, segnalo la presen-za di numerose entità zoologiche, tra cuiquella del troglobio endemico dell’Alta ValTanaro, il Plectogoma Sanfilippoi Digheae.

G. Berardi “Berù”: “Incidenteall’Artesinera” – “Correndofuori dall’abisso”

Giuseppe scrive due articoli riguardo quel-lo che è successo durante l’incidente mor-tale che ha coinvolto Davide Salaspini.Vissuto in prima persona, racconta comesono andati i fatti mettendo a fuoco leprime impressioni e le terribili emozionivissute in un momento così tragico.

G. Agrifoglio, A. Ciribelli:“Torrentismo in Corsica, l’Îlede Beautè”

Per tutti gli interessati a questa pratica e dacollegare ad una bella vacanza in Corsica,consiglio di tenere presente questo artico-lo, che fornisce buone indicazioni di carat-

tere generale.I due autori, non avendoappresso molto materiale,hanno potuto visitare solotorrenti alla loro portata, edi questi danno descrizioneed impressioni, oltre a qual-che consiglio finale.

I IL NOTTOLARIONotiziario delGruppo SpeleologicoBergamasco

“Le Nottole”N.10 – anno XI – 1999

Dopo due anni dal prece-dente, esce il nuovo bolletti-no del gruppo bergamasco.Le due copertine, con bellefoto a colori, danno un deci-so tocco in più alla veste,mentre all’interno la qualitàdi stampa migliora netta-mente.L’attività esplorativa di que-sto gruppo è concentrata daun po’ di anni sul massiccio

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 88

Page 91: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Spulciando qua e là

del Pizzo Arera (2.512 m) e Cime diGrem (2.049 m), con risultati di rilievoper la speleologia bergamasca: ne risentepositivamente la rivista, che dedica lametà delle sue pagine a questo argo-mento. Anche la storica tradizione incavità artificiali prosegue con numerosenovità. Le due pagine iniziali ricordanodue soci scomparsi a pochi mesi didistanza, Bruno Signorelli e Giorgio“Giorgione” Nava.Ancora due righe per esaltare “30 anniprofondamente vissuti”, pubblicazionemolto carina, con foto a colori su cartapatinata lucida, edita per festeggiare iltrentennio dalla fondazione e che rac-chiude le tappe fondamentali della storiadel sodalizio. Chi non lo ha, si affretti arichiederlo.

G. Pannuzzo: “Attività”In circa 20 pagine, l’autore descrive irisultati esplorativi, aggiornandone inumeri, delle ricerche effettuate nell’areadei monti Arera e Grem. Due nuovi impor-tanti abissi come la Laca di Muradei, cono-sciuta fino a –45 m, ma che ora raggiunge i–197 m di dislivello, e la Crevazza Fruttari(-117 m), con un P.105 unico, non passanoinosservati. L’abisso La Dolce Vita(–340/+52 m disl. e 1.680 m di sviluppo),è vicina alla giunzione con la Lacca dellaMiniera (–118 m; 170 m svil.), e altre cavitàdel settore, il tutto per ulteriori 600 m disviluppo circa.Novità anche sul M. Grem, dove l’AbissoSanta Barbara aspetta il passaggio di unmingherlino in laminatoio per effettuareuna nuova giunzione.Tutto l’articolone èben corredato da descrizioni e rilievi dellecavità citate, comprese altre di sviluppoinferiore.

C. Meles: “Borneo ’98: l’av-ventura comincia!”

Il simpatico “Micio” racconta l’avventura vis-suta durante una vacanza in Malaysia, sull’i-sola del Borneo. Oltre all’ascesa del M.Kinabalu (4.100 m), e alla visita del TurtleIsland National Park, il viaggio continua nelGunung Mulu National Park dove si trovala famosa Sarawak Chamber (600x450 m,alta 100 m!), e altre 4 grotte “turistiche”.Da un ragazzo del posto, l’autore si fa con-vincere ad effettuare la traversata tra laWind Cave e la Clearwater Cave, per unpercorso di qualche chilometro, con attra-versamenti a nuoto lungo la corrente delfiume interno che le percorre.Nel finale, ci sono indirizzi e informazioniutili per chi fosse interessato a visitare que-ste fantastiche zone.

M. Gerosa: “Que vivaMexico!”

Assieme ad un alto socio e ad amicidello Speleo Club Ibleo di Ragusa, vieneeffettuata a fine 1998, una spedizione inMessico. Si tratta della descrizione didiverse esplorazioni in posti differenti:dapprima nella zona del Comitan assie-me a speleo locali, poi in Chiapas, dovesi è svolta la gran parte del lavoro. Sonostate rilevate alcune cavità e scesi deisotani profondi non più di 70 m, mentrenello stato di Puebla (zona di Teziu Han,Hueytamalco), nella colonia di Hapetaco, èstata esplorata una risorgenza un inghiotti-toio di un vero e proprio torrente. Da quile maggiori novità: gallerie enormi e colle-gamento con l’esterno con altro sotano,oltre ad una miriade di rami secondari tra-lasciati per motivi di tempo…

I. Persico: “Attività di speleo-logia urbana 1999”

Ivano fa un resoconto dell’attività svolta inquesto campo e il 1999 pare sia statomolto ricco di novità e risultati. Sono parti-te le ricerche dei sotterranei delle anticheprigioni di Comenduno mentre sono statiesplorati nuovi cunicoli nella Villa Suardi aTrescore. Una collaborazione con il comu-ne di Albino ha permesso di scendere alcu-ni pozzi e cisterne nel castello di Bianzano,e ad Orio al Serio i sotterranei del castellodei Colleoni hanno svelato nuovi misteri.Tutte queste novità sono seguite da articolisingoli con topografie e foto.In conclusione, Nevio Basezzi espone una

parte del lavoro presentato all’ultimoCongresso di Speleologia Lombarda, daltitolo “Il Castello di S.Vigilio ed i suoisotterranei”.

I CRYPTAE ALIAERivista dello Speleo ClubCryptae Aliae

N.1 – anno 1999

Quando un gruppo, a tre anni dalla fon-dazione, riesce a pubblicare il primonumero di una rivista con una quantitàdi dati così elevata, è segno che l’attività“gira” per il verso giusto. L’introduzioneanticipa il lettore su fatto che si tratta diun numero quasi monotematico, inquanto è impostato come l’archivio diun catasto, e riporta tre anni di ricerche(1996/1998), effettuate sul territoriopugliese. Difficile “segnalare” articoli: cisono ben 70 schede catastali con rilievo,descrizione, ubicazione e storia.Vienesuddiviso il territorio con le rispettive

provincie, e perognuna di questecompaiono le varieschede catastali. Ilrisultato è una vera epropria guida, dedica-ta agli addetti ai lavo-ri, utilissima per chicompie ricerche sulterritorio in questio-ne: ovviamente la let-tura può non risulta-re entusiasmante,

perché, oltre ad alcune rivisitazioni, la granparte delle cavità descritte risulta di svilup-po molto modesto, ma quei pochi articoliche narrano di momenti esplorativi, riesco-no a trasmettere l’euforia e la passione deisoci di questo giovane gruppo, nonché laserietà nel condurre le proprie iniziative. Lefirme sono comunque tante, e questo è unaltro buon segno, e varie sono le iniziativedi cui si occupa lo S.C. Crypte Aliae, tra cuinumerose collaborazioni con altri gruppispeleologici pugliesi.La rivista infatti, dà spazio anche ai resocon-ti di attività svolte nelle regioni limitrofe, tracui spicca un campo effettuato sui MontiAlburni (Campania), e un’esplorazione“mista” alla Grotta della Fumarola(Calabria).Riguardo le grotte pugliesi descritte, spiccail Complesso delle Grotte di Cava Zaccaria(con rilievo a parte e articolo di Giada eSabrina Rizzi), seconda cavità della regione,lunga poco più di due chilometri, che puòriservare ancora sorprese.

Speleologia 43 89

In biblioteca

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 89

Page 92: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

90

Spulciando qua e là

I SOTTOTERRARivista di speleologia del G.S.Bolognese – U.S.B.N.110 – anno XXXIX –Gennaio/Giugno 2000

Quello di Bologna è uno dei pochissimigruppi che ormaida decenni pubbli-ca con regolaritàimpressionante,attualmente lacadenza è seme-strale, ma fino al n.100 (dic. 1995), eper diversi decen-ni era addiritturaquadrimestrale!Serietà e qualitàhanno sempre

contraddistinto questa testata: a molti spe-leologi dell’ultima generazione vorrei consi-gliare la lettura dei mitici numeri riguardantigli anni delle risalite in Corchia e delleprime importanti esplorazioni sulle AlpiApuane, in cui scrivevano personaggi comeZuffa, Nanetti, Pasini, Mandini, Scagliarini,Vianelli… gente storica (senza la minimaoffesa per gli autori di adesso...).L’ultimo numero è il 110 ed è molto parti-colare, perché si tratta di una monografiadedicata alla Grotta Serafino Calindri, unadelle più importanti cavità che si aprononelle evaporiti messiniane dell’area delParco Regionale dei Gessi Bolognesi. Hauno sviluppo spaziale di 1.955 m, per undislivello che non supera i trenta metri, conmorfologie bellissime ed interessanti, benrisaltate dalle numerose foto a colori pre-senti (complimenti ai fotografi!). Questa

grotta è interessante per la presenza ditestimonianze di frequentazione umanadurante l’età del Bronzo e di numerosireperti paleontologici, inoltre è ricca diconcrezionamenti gessosi e carbonatici.Oltre al rilievo inserito a parte, la rivistacontiene articoli che trattano in manieraspecifica i vari argomenti, quindi: alla sto-ria dell’esplorazione (G.C. Zuffa), e all’in-quadramento totale del sistema carsicoa cui appartiene (D. Demaria e P.Grimandi), segue un’indagine sui depositichimici presenti (P. Forti), i caratterimorfoscopici, petrografici e mineralogicidei riempimenti (A. Rossi e B.Mazzarella), i reperti fossili Wurmiani (P.Reggiani), la frequentazione umana (F.Lenzi), un’indagine archeometrica suimanufatti (A. Rossi e D. Demaria), unostudio sui foraminiferi (G. Panieri) ed unresoconto di come la cavità è stata salva-guardata dall’attività estrattiva (P. Grimandi).Insomma, si tratta di un vero e propriolibro, e complimenti a tutti per l’iniziativache definirei originale viste le pubblicazioniattuali.Al di là dell’interesse che può suscitare lalettura di una ricerca così approfondita suuna delle tante cavità italiane, credo siainteressante soffermarsi sul discorso mono-grafico e sull’importanza che questo puòavere riguardo la documentazione. E’ un’ot-tima idea da seguire per tutti quei gruppiche credono di avere “poco” da pubblicareperché poche sono le novità esplorativedell’anno… ed è un ottimo spunto perimparare a esplorare le tante diramazionidella speleologia, che ci aiutano a conosce-re e capire di più e a trasmetterlo agli altri.

I La Rivista del C.A.I.marzo-aprile 2000

R. Ruggieri: “Kurnool ’96,negli anfratti di Shiva”

Rosario Ruggieri, del Centro Ibleo di ricer-che speleo-idrogeo-logiche, descrive laspedizione esplorati-va effettuata nellostato dell’AndhraPradesh, nell’Indiameridionale, precisa-mente nell’area carsi-ca del distretto diKurnool. L’area, giàvisitata nel 1983 e1985 da speleologi

tedeschi, e con Kurnool ’96 si intendevaportare a termine le ricerche.Due le sedi del campo, in una zona caratte-rizzata da un rilievo tabulare, circondato dabasse colline calcaree alte non più di 400m: gli strati calcarei del Precambriano (for-mazione di del Narnji), in cui si formano lecavità esplorate, sono intercalati superior-mente da arenarie quarzitiche, mentre allabase da argille e quarziti.La cronaca del viaggio riporta varie esplo-razioni, caratterizzate da lunghi spostamentiin cui vengono evidenziate le avventuroseesperienze vissute dall’autore: l’ambiente, lacultura, la pioggia e i locali.Riguardo le cavità, una caratteristica di fon-damentale importanza è l’alta temperaturainterna (30-32 °C), che rende difficile laprogressione, a cui si aggiunge la costantepresenza di un elevato tasso di ammoniacadovuto alla presenza del guano dei pipi-strelli (ed è curioso quanto terribile il tap-peto di larve in movimento, in cui ha dovu-to strisciare Rosario). Addirittura, durantel’esplorazione di alcune diramazioni dellaBelum Guhalu, una grotta con 3.225 m disviluppo disposta su tre livelli, i nostri nonhanno la forza di proseguire dentro unabella condotta inesplorata. Anche durante ilrilievo di un’altra cavità, la MunagamanuGavi (inferiore al km), era necessario effet-tuare soste immersi nelle pozze, per evitarecollassi fisici dovuti allo sfiancamento, e resipericolosi dalla presenza di grossi serpentiche “nuotavano” .Insomma, una spedizione mica tanto rilas-sante, che si conclude positivamente, riccadi topografie, campionamenti delle acque,filmati e servizio fotografico, senza disde-gnare la visita a località interessanti dalpunto di vista storico e paesaggistico.

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 90

Page 93: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Spulciando qua e là

I La Rivista delC.A.I.maggio-giugno 2000

T. Klingendrath:“Speleologia subac-quea nello Yukatan”

Si tratta del resoconto dellaseconda spedizione speleosu-bacquea nello Yukatan, inMessico, effettuata nel febbraio1998 dalla CommissioneGrotte “E. Boegan” di Trieste,in cui sono state esplorate erilevate complessivamente,venticinque cavità sommerse. Illoro nome indigeno è “ceno-tes”, o cisterne naturali, sacreper il popolo Maya che da essiattingeva l’acqua.Lo Yucatan è una penisola pia-neggiante, con il rilievo piùalto che misura 90 m di altitu-dine, ed è costituito essenzial-mente da giovani rocce carbo-natiche interessate da uno svi-luppatissimo fenomeno carsi-co, quasi completamente alla-gato, con acque che scorrono lentamenteverso il mare, visto lo scarso dislivello. Inalcune grotte, sotto la falda di acqua dolce,si trova quella marina, che non si mescolain quanto più pesante: gran parte di questegallerie allagate, è ornata da bellissime con-crezioni, segno che in altre epoche eranoaerate. Gran parte del territorio è dissemi-nata di pozzi naturali, spiegabile con la teo-ria dell’erosione inversa e dei fenomeni dicrollo, ma la progressione all’esterno è resadifficoltosa dalla fitta vegetazione, insidiosae pericolosa per il passo.Speleologi americani conducono da tempoesplorazioni, ed hanno all’attivo due cavitàposizionate lungo la costa sud orientale(Dos Ojos e Nohoch Na Chich), che oltre-passano i 65 km sommersi…, mahanno monopolizzato la zona, quindile attenzioni sono state rivolte all’in-terno della penisola. Il racconto del-l’autore è bellissimo e ricco di emo-zioni vissute e descrizioni incredibili,che invogliano anche il “non sub”,data la limpidezza delle acque e laloro temperatura che si aggira sui 25°C. I cenotes, si trovano vicino allecittà Maya e quindi celano segreti,con reperti di inestimabile valorestorico e archeologico.Tra le conclu-sioni, la speranza di tornare conun’altra spedizione…

I La Rivista del C.A.I.luglio-agosto 2000

F. Larocca: “Grotte e voraginidel Parco Nazionale delPollino”.

Molto completo questo articolo dedicatoal Parco Nazionale del Pollino, istituito nel1993 e che si estende a cavallo del confinetra Calabria e Basilicata, occupando ben196.000 ha. I rilievi montuosi presenti sonoin gran parte di natura calcareo-dolomitica,e molte sono le cavità al loro interno. Levette maggiori sono due: il Monte Pollino

(2248 m) e la Serra Dolcedorme (2267m).L’idrografia sotterranea è ancora tutta dascoprire, nonostante le numerose grossesorgenti che si trovano ai piedi del parco, edislocate in quasi tutti i versanti: quesitoirrisolto è infatti quello dell’inghiottitoiosituato ai Piani del Pollino, detto “Trabuccodel Pollino”, ancora inviolato e nel quale sirigetta un cospicuo corso d’acqua (ndr: nel1992 partecipai alla colorazione delle sueacque, con esito negativo – vedi: G. Calandri -“Le acque sotterranee del Pollino”, L’Ausi n.9– Ott.1990, pp.91-96).La storia speleologica della zona è ricca dibelle scoperte, da quella importantissimadel 1961, ad opera del G.S.P. CAI-UGET diTorino, che portò la luce a –683 m dallasuperficie nell’Abisso del Bifurto, a quellepiù recenti della Grotta di Falconara, laVoragine Pìèzze i Trènde, l’Àvuzu i’ Pìzzulu,e la famosa Grotta di Serra del Gufo.Quest’ultima, sviluppandosi per oltre unchilometro, è tra le più lunghe e varie delversante calabrese del parco.E’ possibile compiere anche una traversataattraverso il Complesso Grotta di SanPaolo - Ramo del Fiume, e visitare turistica-mente la Grotta del Romito, importanteper essere stata sede di remota frequenta-zione umana. Agli inizi degli anni ’60 infatti,scavi archeologici hanno accertato che taleinsediamento risale a 19.000 anni(Paleolitico superiore), e si è protratto finoall’età del Bronzo.Tra i ritrovamenti ci sono reperti di variafattura e sepolture in buono stato di con-servazione (risalenti a circa 11.000 anni fa).Che dire quindi per concludere: il parco,come tale, è un patrimonio da salvaguarda-re e da apprezzare, e oltretutto si prestaottimamente ad accogliere chiunque voles-se immergersi totalmente nella sua naturaincontaminata, caratteristica ormai semprepiù rara…

Speleologia 43 91

In biblioteca

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 91

Page 94: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

I Atti dell’11° Convegnoregionale dispeleologia delTrentino-Alto AdigeGruppo grotte SAT "EmilioRoner" di Rovereto, Ed.Edizioni Osiride, Rovereto,pp. 241, L. 20.000, Euro10,33

Molti conoscono le bellezze montane delTrentino-Alto Adige, sono pochi quelli chesanno dei tesori nascosti nelle viscere diqueste montagne. La speleologia non è maistata, e forse mai diverrà, una disciplina dimoda. Solo chi è spinto da vera passioneaffronta esplorazioni ipogee, spesso dopoaver percorso un lungo itinerario di avvici-namento fuori dai sentieri segnati.Non è il glamour di certo alpinismo dacopertina, che inseguono gli speleologi,piuttosto la sensazione di sentirsi esplora-tori, di percorrere una linea di confine, cheper fortuna esiste, a dispetto dell'omologa-zione.Nel 1997 si tenne a Rovereto l'11°Convegno regionale di speleologia delTrentino-Alto Adige, ora finalmente esconogli atti, curati dal Gruppo grotte SAT"Emilio Roner" di Rovereto e editi dalleEdizioni Osiride di Rovereto (pp. 241, L.20.000, [email protected]).Negli atti troviamo relazioni di esplorazioniin Trentino, ma anche in Albania e Caucaso;contributi scientifici sul "latte di monte", imuschi Schistosega pennata e Leptodonsmithii, i chirotteri; note tecniche sull'utilizzodegli acquisitori automatici nello studiodelle acque ipogee, sull'utilizzo dell'idroi-niettore e sulle analisi degli ancoraggi effet-tuate nel laboratorio-materiali diCostacciaro; note storico-iconografiche sul-l'abisso di Lamar, i rapporti tra CesareBattisti, Giovanni Battista Trener ed EduardAlfred Martel, la speleologia in cartolina ecenni sull'organizzazione speleologica regio-nale.Pur impostati rigorosamente, i vari contri-buti non sono destinati esclusivamente adun pubblico di esperti, ma sono stati realiz-zati in funzione di una ampia divulgazione.Sapere che esistono le grotte e conoscereil percorso dell'acqua è importante, soprat-tutto in funzione della tutela ambientale e...umana, come ci ricorda Fabrizio Ardito inDi pietra e acqua (ed.Vivalda, 1999) nellegrotte si getta di tutto, salvo poi andare inpellegrinaggio alle sorgenti per imbottigliarequelle "chiare, fresche, dolci acque" chelungo il loro percorso hanno baciato leimmondizie: "Nel corso della discesa, la

92

Recensioni

I ABRUZZO, dal cieloVol. 4. Ed. CARSA Edizioni,Pescara, 1999,pp. 127, Lit. 85.000 - Euro43,90

Si tratta di un libro in folio, in italiano ed ininglese, il cui testo è dovuto ad E. Burri. Maoltre al testo che, essendo bilingue, fornisceun prodotto esportabile anche al di fuoridei patrii confini, il libro è corredato da ungran numero di meravigliose fotografie acolori.I soliti maligni sarebbero portati a com-mentare che dal momento che, sia la tra-duzione in inglese che le foto sono operadi professionisti e non del nostro Ezio, ilrisultato è ottimo. A costoro bisognarispondere che, se è vero che nessuno dinoi vede Ezio a fare il fotografo dal cielo,tuttavia il testo in italiano è pur sempreopera sua e bisogna rendergliene atto.Il legame con le grotte, o meglio con il car-sismo, è presto detto: la terra d'Abruzzo èricchissima di forme carsiche di ogni tipo.Quindi, anche se non ci sono immagini digrotta, peraltro difficili da ottenersi quandosi vola, quel che si vede sui fenomeni carsicisuperficiali basta ed avanza. Il tutto costitui-sce una vera gioia per gli occhi. Un utilissi-mo indice delle fotografie per località per-mette di orientarsi tra tanto ben di Dio.

IUn itinerario nellastoria dell'uomo edell'ambiente. Il lagoFucino ed il suoprosciugamentoAA.VV., Ed. ABACO-MAC srl,Forlì, 2000, 33 schede, Lit.36.000 - Euro 18,59

In questo caso bisogna parlare di un "infolio grande" che, se porrà dei problemi aibibliotecari per l'archiviazione della pubbli-cazione, costituisce un considerevole van-taggio per la leggibilità e fruibilità delleschede.Esse hanno il testo italiano da un lato equello inglese dall'altro. I testi sono dovuti adiversi autori tra i quali compare, spesso evolentieri, il nostro Burri che, come nelcaso precedente, va ampiamente ringrazia-to per l'impegno ed il risultato conseguito.Tutti gli aspetti del Fucino sono presi inconsiderazione e descritti con dovizia diparticolari: si tratta, quindi, di una pubblica-zione realizzata sotto gli auspici delDipartimento di Scienze Ambientalidell'Università dell'Aquila e del Consiglio

Nazionale delle Ricerche, che risulteràmolto apprezzata da tutti ma, in particola-re, dai cultori della cosiddetta speleologiaurbana. Infatti la descrizione accurata del-l'antico e del nuovo collettore sotterraneoartificiale del Fucino si accompagna ad unanotevolissima messe di notizie storiche,ambientali, economiche, ecc. del sito.

Arrigo A. Cigna

I Il termalismo diSciacca dalla preistoriaal XX secoloVERDE Giuseppe, Ed. Ind.Grafica Sarcuto, Agrigento,2000, pp. 277

Poco dopo la conclusione della terza fasedelle esplorazioni delle grotte termali diSciacca (Agrigento), di cui la Rivista ha par-lato nel numero scorso e riprende a parlarein questo, è apparso un lavoro di notevoleinteresse per la conoscenza del fenomeno.L'opera, scritta non da uno speleologo mada un tecnico del settore termalistico (cheha accompagnato gli esploratori nel corsodella campagna di ricerche del 1998), sistruttura in nove capitoli (Termalismo reli-gioso di Sciacca; Le Terme di Sciacca nel-l'antichità; Le Terme di Sciacca nelMedioevo; Ospitalità antica e antiche cure;Gli edifici termali; Il complesso idrotermale;Aspetti speleologici; Aspetti aziendali;Aspetti storico-geografici), integrati danumerose appendici e indici che la rendo-no facilmente consultabile.Il fenomeno carsico termale è illustrato condovizia di particolari (storia delle esplora-zioni, descrizione delle cavità più importan-ti) che l'Autore ha potuto raccogliere nonsoltanto dalla ricca bibliografia consultata(parecchie centinaia di voci) ma anche esoprattutto dalla viva voce di molti dei pro-tagonisti delle esplorazioni.Il volume oltre ad interessare lo speleologoin generale (non solo quello siciliano, nellacui biblioteca non dovrebbe mancare) sirivolge in particolare ,allo studioso di ter-malismo carsico e a quello di folklore. È poiopportuno mettere in rilievo il fatto chenel libro le parti riguardanti la speleologia,pur essendo stato scritte da un non spe-leologo, sono corrette e prive degli svarioniin cui incorrono spesso gli autori estranei alnostro ambiente quando si trovano a trat-tare di grotte e di mondo ipogeo. Per cui sipuò fare dell'ottima speleologia anche for-nendo dati e informazioni corrette agliAutori che in qualche modo vengono ainterfacciarsi con noi.

Pino Guidi

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 92

Page 95: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Recensioni

corda rischia di essere lesionata da carcassedi lavatrici incastrate pericolosamente sullepareti [...] con questo scempio negli occhi,la visione del lago della Mola di Sonnino,qualche ora più tardi, è priva di allegria.Qui, infatti, sgorgano, dopo un breve tragit-to sottoterra, le acque imputridite dall'in-quinamento incosciente che si producepoche centinaia di metri più in alto".Nell'immaginario collettivo queste acquesono però pure "di sorgente", tanto che lefamiglie della zona accorrono per imbotti-gliarle: "E questa è l'acqua migliore per farcrescere i nostri figli".

IOltre l’avventura.Misteri e meravigliedel mondo sotterraneoe sommersoLamberto Ferri Ricchi, Ed. Ist.Ric. Ecologiche edEconomiche (IRECO), Formello(RM), 2001, pp. 286, Lit80.000, Euro 41,32

Come è riportato dal sottotitolo, in questobellissimo libro di L. Ferri Ricchi si parla digrotte e di mondo subacqueo. L'autore èuno dei sub che ha sviluppato grandemen-te la speleologia subacquea sia dal punto divista dell'esplorazione che della tecnica.Per quel che riguarda l'esplorazione unodei suoi meriti maggiori è stato l'aver pre-dicato e diffuso le norme di sicurezza e laprudenza da mettere sempre al primoposto ogni volta che ci si immerge. Perquesto motivo credo che si debba al suoimpegno il fatto che gli incidenti che sisono verificati negli ultimi decenni sonomolto meno di quelli che sarebbero acca-duti se Lamberto non si fosse mai occupa-to di questi argomenti: tutti quanti, perciò,dobbiamo essergli enormemente grati. Ma,parlando del libro invece che del suo auto-re, bisogna subito dire che esso è suddivisoin 42 capitoli che spaziano dalla speleologia,all'archeologia, a progetti interessatissimi,alle avventure del nostro amico.Lo stile è quanto mai avvincente e gli argo-menti trattati sono quanto di meglio sipossa immaginare per suscitare l'interessedel lettore. Se non bastasse, ci sono unmucchio di cose da apprendere, per cui èassolutamente il caso di avere questo libronella propria biblioteca.

Arrigo A. Cigna

Speleologia 43 93

Recensioni

I Acetilene e rischio diintossicazione damonossido di carbonioR. Bregani, C. Camerini, T.Ceraldi e M. Cambisano,Speleologia n. 42, Novembre2000, pag. 72-73

Questo articolo è la traduzione italiana, leg-germente abbreviata, di uno in inglese daltitolo “Carbon monoxide poisoning: apotential hazard to speleologists ?” a nomedegli stessi autori e pubblicato in Cave andKarst Science, 26 (3) December 1999. Aquesto articolo ho avuto modo di replicaresulla stessa rivista. Per quanto riguarda iltesto pubblicato su Speleologia mi limito adosservare che: 1) La tossicità dell’ossido dicarbonio è ben nota ma non si sono mairilevati in grotta problemi legati alla presen-za di questo gas eventualmente rilasciatoda lampade ad acetilene. 2) L’errore asso-ciato alle misure effettuate sui vari parame-tri presi in considerazione è maggiore delladifferenza tra i risultati effettuati prima edopo l’eventuale esposizione. 3) Non èstato possibile accertare se vi sia stato unrilascio di ossido di carbonio da parte dellalampade e, in caso positivo, se questo abbiaavuto un effetto sulle persone. In conclusio-ne il lavoro in questione non ha alcunsenso scientifico sia nella premessa sia nellaconduzione della ricerca. Auspico che ilComitato Editoriale e Comunicazionerecentemente stabilito dalla SSI possa eser-citare in futuro un opportuno controllo sullivello e la validità dei lavori presentati perla pubblicazione in modo da mantenere inSpeleologia la buona qualità che le compe-te.

Arrigo A. Cigna

I L’impatto dell’uomosull’ambiente di grottaM. Chiesi, G. Ferrini e G.Badino, Quaderno Didattico n.5, SSI

Ho letto con attenzione il QuadernoDidattico n. 5 intitolato “L’impatto dell’uo-mo sull’ambiente di grotta” e dovuto a M. Chiesi, G. Ferrini e G. Badino.Per quel che riguarda le opere di adatta-mento turistico in grotta, ritengo che lascelta di strutture smontabili (e quindireversibili) non sia quella da preferirsi.Infatti, le strutture di legno richiedono unasostituzione ogni pochi anni per questionidi sicurezza e, quindi, lavori pesanti nel-

l’ambiente sotterraneo. Le strutturemetalliche, se in ferro, rilasciano ruggine,microelementi, ecc. e richiedono anch’es-se una manutenzione periodica. L’usointensivo di acciaio inox probabilmente ètroppo costoso per andare al di là di unsuo impiego per le balaustre dove si pos-sono convenientemente usare tubi cheservono anche alla distribuzione di acquaper lavare la grotta.Le opere “irreversibili” in cemento, purchésiano fatte con criterio e molta attenzio-ne, mi sembrano avere le qualità di minordanno per la grotta. Naturalmente uneventuale uso misto (cemento + acciaioinox per certi tratti particolari) può risul-tare il migliore possibile.Passando all’inquinamento dovuto allepile, ho provato a fare qualche conto par-tendo dai valori dei volumi di acqua (pag.5 del Quaderno in questione) resi “inutiliz-zabili per scopi idropotabili”. Tenendoconto del Decreto Legislativo 11 Maggio1999, n. 152 e basandomi sui valori piùrestrittivi della Tabella 1/A che fornisce lecaratteristiche di qualità delle acque desti-nate alla produzione di acqua potabile,sono andato a calcolare la quantità di ele-mento inquinante presente in una pilanell’ipotesi che tale elemento sia passatotutto in soluzione nei volumi d’acqua defi-nita inutilizzabile nel Quaderno.Le quantità di elemento inquinante perogni pila risulta essere dell’ordine di alcunigrammi, come effettivamente ci si puòattendere in base alla caratteristiche dellepile. Bisogna però osservare che se effetti-vamente tutto l’inquinante si è discioltonel volume indicato dal Quaderno talevolume risulta essere sempre adatto all’u-so potabile proprio secondo il Decretosopra citato.In conclusione mi sembra provato che,nella realtà, i volumi di acqua effettiva-mente inquinata a livelli da renderla inuti-lizzabile per scopo potabile siano di granlunga minori di quelli riportati nelQuaderno.Con ciò non voglio assolutamente favori-re l’abbandono delle pile in grotta (o inqualsiasi altro posto che non sia il conte-nitore delle pile scariche) ma ritengo chesia da evitare la diffusione di dati scientifi-camente infondati affinché la disinforma-zione in campo di problematiche ambien-tali che domina sovrana tra la gente nonsia ulteriormente favorita.

Arrigo A. Cigna

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 93

Page 96: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

94

Giorgio Coloni (1920-2000)Il primo marzo 2000 è morto Giorgio Coloni. Avevaottant’anni, di cui ben 62 dedicati alla speleologia.Aveva iniziato la sua attività nel 1938 con laCommissione Grotte della Società Alpina delle Giuliedi Trieste, sodalizio cui restò sempre fedele, dedi-candosi non solo all’esplorazione e al rilevamentodelle grotte della Venezia Giulia, ma anche alla siste-mazione dei sentieri delle Grotte del Timavo, a queltempo di proprietà della S.A.G.Alla fine della seconda guerra mondiale, tornato dalfronte, per un paio d’anni si dedicò, assieme ad altrivolontari, alla pietosa opera di recupero delle salmedegli infoibati. Di questo periodo della sua attività, incui non volle venisse coinvolta la Commissione, nonsolo non menò mai vanto, ma evitò quasi sempre diparlare: diceva che aveva soltanto fatto quello cheriteneva giusto e la cosa finiva lì.Nel 1948 Giorgio Coloni si assunse l’incarico di rior-ganizzare la squadra esplorativa della Commissione,compito che assolse egregiamente, trovando pure iltempo di dedicarsi alla sistemazione dei sentieridella Grotta Gigante (unica cavità rimasta alla Com-missione dopo l’arretramento dei confini seguiti altrattato di pace), e di collaborare inoltre alla gestionedella stessa. Per tutti gli anni ’50 e per parte degli anni ’60 è statopresente a tutte le uscite della Commissione sia sulCarso che nel Friuli come pure nel salernitano, inPiemonte, in Sardegna, nelle Murge e nel Gargano.Negli ultimi anni, quando i giovani della Commis-sione avevano abbandonato le scale per le corde, siera dedicato agli scavi archeologici in cui affiancava

�Giorgio Coloni, il primo a sinistra, ripreso in occasione delprimo corso della Scuola Nazionale di Speleologia (1958).

Marcello Delise (1912-1999)È morto a Trieste, a fine febbraio 1999, il ragionierMarcello Delise, personaggio che molti speleologidelle generazioni passate ricorderanno. È stato infat-ti oltre che segretario della Commissione Grotte “E.Boegan” per oltre trent’anni, anche segretario di tuttii corsi nazionali di speleologia che si sono tenuti aTrieste dal 1958 sino alla fine degli anni ’60, nonchésegretario o tesoriere di alcuni dei congressi di spe-leologia che hanno avuto sede nella città giuliana (9°Congresso Nazionale di speleologia, settembre-otto-bre 1963; 1° Convegno di speleologia del FriuliVenezia Giulia, dicembre 1975; Symposium interna-zionale sull’utilizzazione delle aree carsiche, marzo1980).Grottista atipico per l’ambiente speleologico di allora– era giunto alla speleologia nel 1952, a quarant’an-ni (era nato a Trieste nel 1912), mentre a quel tempol’attività iniziava a 14-15 anni e spesso finiva con lachiamata alle armi – si fece le ossa in uno dei tantigruppetti che frequentavano le grotte del Carso,l’Associazione Grottisti Triestini “del Pipistrello",gruppo di cui fu l’animatore. Terminato il periodo dirodaggio speleologico nel 1954, sciolto il gruppo,passò alla Commissione Grotte “E. Boegan”, alloraguidata da Carlo Finocchiaro, portando con sé glielementi più validi dell’A.G.T.Nella nuova struttura, non più costretto (come neglianni precedenti) a organizzare le uscite, controllare imateriali, sovrintendere alla cassa, poté dedicarsialla parte che forse gli era più congeniale, l’ammini-strazione. Eletto nel direttivo l’anno dopo il suoingresso nel sodalizio, venne subito nominato segre-tario della Commissione Grotte, ufficio che manterràsino al 1987, anno in cui passò l’incarico a mani piùgiovani (aveva ormai 75 anni). I suoi compiti consi-

Bruno Redivo; pur possedendo una buona cultura (laguerra gli aveva impedito di frequentare l’università)non volle mai scrivere nulla, preferendo operare sulcampo.Dopo il Carso, primo grande amore dei grottisti giu-liani, il suo interesse e la sua attività furono dedicateall’esplorazione delle grotte vaporose del monteKronio in Sicilia. È stato presente a tutte le spedizio-ni che si sono avvicendate dal 1957 al 1998, accon-tentandosi negli ultimi anni di svolgere i compiti col-laterali che gli venivano assegnati: fortissimo in gio-ventù, era rimasto forte anche ad ottant’anni ed erasempre in grado, nonostante gli acciacchi che siritrovava addosso, di aiutare gli uomini impegnati alleStufe di San Calogero o alla Grotta Cucchiara.Si è spento serenamente, nel suo letto. A fianco, lamattina dopo, la nipote ha trovato aperto l’ultimo trat-tato sull’idrologia del Timavo.

Pino Guidi

Vi sia lieve la terra

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 94

Page 97: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

Vi sia lieve la terra

Speleologia 43 95

stevano nel redigere i verbali delle set-timanali riunioni del Direttivo, cosa chepuntualmente fece per oltre trent’anni(riempiendo ben nove grossi volumi chein pratica contengono trent’anni di sto-ria della Commissione), curare la conta-bilità della Grotta Gigante e del Gruppo,sbrigare la fitta corrispondenza. Sca-polo, aveva trovato nella “Boegan” unaseconda famiglia: lo si poteva trovareogni sera nello stanzino adibito a segre-teria, in mezzo ad una nuvola di fumointento a rimestare carte o a battere amacchina lettere sotto la dettatura diFinocchiaro. Tutte le domeniche poi losi trovava a Borgo Grotta Gigante, dap-prima nell’osteria Milic e quindi, dopo lacostruzione della palazzina adibita abiglietteria, nella sala d’aspetto di que-st’ultima a verificare gli incassi settima-nali della Grotta Gigante. Per alcuni anni ricoprì purela carica di segretario della Società Alpina delleGiulie, la Sezione di Trieste del CAI, struttura del cuidirettivo fece pure parte per più lustri.Non è stato mai un grande esploratore – nemmenoper i suoi tempi – ma ha preso parte attiva alle esplo-razioni condotte sul Carso e nelle grotte di Pradis(Pordenone), zona privilegiata dalla Commissionedegli anni ’50. Mentre del suo operato quale segre-

tario rimangono non soloi libri dei verbali, ma an-che centinaia di docu-menti, della sua attivitàsul campo restano in ca-tasto i rilievi di alcunegrotte e qualche lorodescrizione. Il divario ge-nerazionale con i giovani(un distacco iniziale divent’anni, divenuto sem-pre più grande con ilpassare degli anni) nongli ha impedito di essereloro sempre vicino. Unaspetto burbero nascon-deva un animo gentile ebuono, pervaso da unavena di ironia che ebbemodo di estrinsecarsi nei

vari scritti apparsi su “El Buso”, giornaletto ciclostila-to della Commissione degli anni ’50 e ’60, da lui volu-to e redatto con spirito goliardico (a dispetto dell’etàanagrafica, non proprio verde). Spirito che gli per-metteva di accettare, sorridendo e bofonchiando,che alle cene sociali i giovani lo canzonassero bona-riamente intonando, per lui, il ritornello “… e perDelise, Segretario, Eja eja, ala là”.

Pino Guidi

Pietro LocapoCi ha lasciati un grande amico, Pietro Locapo, uno stu-dioso della Murgia, territorio carsico della Puglia, unapersona che con il suo lavoro di ricerca speleologicatanto ha dato alla conoscenza del fenomeno carsicopugliese. Entrò a far parte del Centro AltamuranoRicerche Speleologiche immediatamente dopo la suafondazione, nel 1950, e per diversi anni ne fu presi-dente. Benché abbia lavorato sopratutto in Puglia eBasilicata la sua attività speleologica è notevole. Inizianel periodo post-bellico, costruendosi rudimentaliscale, fissando pioli in legno con filo di ferro su cordedi canapa, o su cavi d’acciaio; creando scalette moltopesanti da trasportare ma comunque necessarie per ladiscesa dei diversi pozzi presenti nel nostro territorio.Ci parlava dei suoi incontri con Franco Anelli, conFranco Orofino (insieme hanno catastato tante grotte);quante segnalazioni ci ha dato indicandoci grotte nonancora esplorate, aree da indagare; vogliamo ricorda-re la sua instancabile assistenza al prof. Biancofiorenegli scavi preistorici al Pulo di Altamura, con il prof.Ponzetti negli insediamenti rupestri. La sua capacitànon si limitava solo alle grotte, ma si interessavaanche di siti archeologici, antiche città scomparse,cavità artificiali di ogni genere. Le sue conoscenze sul

territorio murgiano erano tali etante da essere stato sopranno-minato “Il Lupo della Murgia”:tutti lo conoscevano così ed èun titolo di grande merito.Già allora pensava alla salva-guardia dell’ambiente carsicocon l’istituzione di aree protette,alla realizzazione di un rifugiospeleologico con annessa pale-stra di roccia per le nuove leve;pensava ad un posto di chia-mata per il soccorso speleologi-co; organizzava esercitazionicon il trasporto del ferito a spal-la; e con i suoi racconti di esplorazioni quanti di noi hafatto entusiasmare alla ricerca speleologica!Oggi con la sua scomparsa resta un vuoto incolmabileper le ricerche sul territorio murgiano. Non potremo piùdiscutere con lui di grotte viste o non viste, avere chia-rimenti e informazioni, così come è sempre stato. Conil Lupo della Murgia scompare un altro pezzo della sto-ria speleologica della Puglia. Grazie Pietro per tuttoquello che hai fatto e per ciò che ci hai lasciato.

Francesco Del Vecchio

�Una foto della fine degli anni 50, scattata nellegrotte di La Val (Francia): Marcello Delise (il primoa destra) con alcuni compagni di esplorazione.

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 95

Page 98: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

96

I TESTII testi devono essere forniti allaRedazione sia su supporto cartaceoche su supporto magnetico, in for-mato Word per Mac o perWindows.Eventuali correzioni apportatemanualmente al testo stampato devono essere leggibili e trovare corrispondenza con quanto contenu-to nel file.I file di testo non devono contenerela numerazione delle pagine e nondevono presentare formattazioni(rientri, tabulazioni, ecc.).Le note a piè di pagina devono esse-re eliminate.Oltre al titolo dovranno essere indi-

cati i nomi degli autori. Ogni arti-colo deve essere introdotto daun breve riassunto (possibilmen-te con la sua traduzione in ingle-se) e dalle parole chiave. I file nondevono contenere immagini nègrafici, che andranno consegnati aparte.Eventuali formule ed equazionidevono essere presentate informa chiara e leggibile ed even-tualmente contrassegnate da unanumerazione progressiva posta traparentesi tonde.Eventuali note bibliografiche vanno

riportate alla fine dell’articolo.In allegato al manoscritto gli autoridevono sempre indicare un loro reca-pito telefonico e di e-mail per con-sentire un sollecito contatto da partedella redazione.Ogni articolo deve necessariamenteessere corredato da una cartina diinquadramento della zona.

LE FIGUREFigure, carte, profili ed immaginidevono essere numerati progressiva-mente. Per le immagini il numerodovrà essere indicato sull’originale inmodo da caratterizzarne anche ilverso di lettura. Per una miglioreriproduzione si prega di inviare sem-pre diapositive in originale (o duplicatidi ottima qualità) e non fotografie,indicando sempre l’autore ed accom-pagnandole con una didascalia suffi-cientemente estesa per la spiegazionedei contenuti dell’immagine.I rilievi che accompagnano gli articolidovranno essere redatti in modo chele parole contenute risultino leggibiliin una riduzione in formato A3 (que-sto anche se i rilievi vengono conse-gnati su floppy o cd).Eventuali campiture realizzate conretini dovranno avere una densità taleda risultare leggibili anche dopo unaeventuale riduzione.

Per qualsiasi dubbio contattate:[email protected].

Indicazioni per gli autoriNell’intento di agevolare gli autori nella redazione deimanoscritti e di ridurre le difficoltà ed i tempi di stampa,si forniscono alcuni orientamenti da seguire nella prepa-razione dei testi.

PAG. FINALI 1-10-1906 3:45 Pagina 96

Page 99: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli

GROTTE D’ITALIAIstituto Italiano diSpeleologia.Rivista annuale,

pubblica lavori originali brevi in qual-siasi campo della ricerca scientifica in ambito carsico-speleologico. Redazione: c/o Sandro Galdenzi, Viale Verdi 10 - 60035 Jesi, tel.0731203814; e-mail: [email protected].

Collana QuaderniDidattici della S.S.I.1) Geomorfologia espeleogenesi carsica2) Tecnica speleologi-ca 3) Il rilievo dellegrotte 4) Speleologiain cavità artificiali 5) L’impatto dell’uomosull’ambiente di grotta

6) Geologia per speleologi 7) I depositi chimici delle grotte 8) Il clima delle grotte

Pubblicazioni SSI

Speleologia 43

SPELEOLOGIA. Semestraledella Società SpeleologicaItaliana. Redazione: c/o CentroItaliano di DocumentazioneSpeleologica "F.Anelli", viaZamboni 67 - 40127 Bologna.Tel. e fax 051250049, e-mail:[email protected] SSI-News. Notiziario della Società SpeleologicaItaliana, supplemento aSpeleologia aperiodico. Redazione: c/o Maria AlejandraCanedo Lozano, tel.

0784203710, tel./fax 0432600710, e-mail: [email protected]

MEMORIE DELL’ISTITUTOITALIANO DI SPELEOLOGIARivista aperiodica,ospita monografie multidisciplinari su areecarsiche o ricerche di ampio

respiro in ambito carsico-speleologico.Contatto: c/o Prof. Paolo Forti,Università di Bologna, Dip. di ScienzeGeologico Ambientali, via Zamboni 67- 40127; Tel. 0512094547; e-mail:[email protected]

SPELEOLOGIA IBLEACentro Ibleo di Ricerche Speleo-

Idrogeologiche Ragusa, Via Carducci,165 - Ragusa; tel. 0932669062, fax

0932621699; [email protected]

SARDEGNA SPELEOLOGICAFederazione Speleologica Sarda - corsoVittorio Emanuele 129 - 09124 Cagliari;

tel. e fax 070655830; e-mail: [email protected]

BULLETIN BIBLIOGRAPHIQUESPLEOLOGIQUEUnion Internationale de Speleologie. Redazione per l’Italia: CentroItaliano di DocumentazioneSpeleologica "F.Anelli", viaZamboni 67 - 40127 Bologna.

Tel. e fax 051250049, e-mail: [email protected]

OPERA IPOGEAMemorie dellaCommissione Cavità Artificiali della SSI. Redazione c/o Carla Galeazzi - Villa Marignoli, viaPo 2 - 00198 Roma;tel. 068845318 (uff.),

tel. 0676901095 (ab.), fax 068411639; e-mail: [email protected]

Collana narrativa S.S.I.

PROGRESSIONE e ATTI E MEMORIEDELLA COMMISSIONE GROTTE E.BOEGAN. Commissione Grotte "E.Boegan" SAG-CAI via Donota 2 - 34121Trieste; tel. 040630464; e-mail: [email protected]

SOTTOTERRA G.S.B. - U.S.B., Casserodi Porta Lame, Piazza VII novembre1944, 7 - 40122 Bologna; tel. e fax.051521133

Pubblicazioni inviate gratuitamente ai Gruppi speleologicici soci SSI (su richiesta)

PUBBLICAZIONI DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

INTERNATIONAL JOURNALOF SPELEOLOGYOrgano ufficiale dell’UnionInternationale de Spéléo -logie. Si pubblica dal 1964;dal 1978 proprietà della SSI.Attualmente è diviso in dueserie: A) Bio speleologia, B)Speleo logia fisica. I lavori

presentati per la pubblicazione sono sottoposti a"referee". Parte biologica: Valerio Sbordoni, Ist. diZoologia - v.le Università 32 - 00100 Roma. Partefisica: Ezio Burri - Dip. Sc. Amb. Univ. de L’Aquila -v. Vetoio loc. Coppito - 67100 L’Aquila (AQ); e-mail: [email protected]

Page 100: SPELEOLOGIA - Benvenuto sul sito della SSI · della Terra Università di Pavia; tel. 0382505858, fax 0382505890, tel. 024079840 (ab.) ONLUS SSI Le foto di copertina sono di M. Vianelli