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Sottobanco 10’s BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER STUDENTI INTELLIGENTI GENNAIO 2010 Rieccoci qua, con un nuovo splendido anno che siamo sicuri il governo rovinerà al più presto. D’altronde il 2010 doveva essere in teoria l’anno della rinascita, della ripartenza dell’economia, della fine della crisi. Invece sempre più gente sta in mezzo a una strada senza lavoro (oltre il 10% di disoccupati), la ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi (la metà della ricchezza nazionale è detenuta dal 10% della popolazione) e in Parlamento il PD pensa soltanto a fare accordi con i vecchi democristiani dell’UDC e a cercare accordi-inciuci con Ber- lusconi e il suo PDL (per tutte queste sigle trovate un paio di spiegazioni in un articolo all’interno). Un Berlusconi che tra l’altro siamo lieti di vedere in ottima forma, perfettamente ripresosi dall’attentato subito da quel pazzo di Tartaglia. Ovviamente noi condanniamo ogni tipo di violenza, anche quella contro Berlu- sconi. Ciònonostante non abbiamo timore a dire che se si è creata in questo paese questa situazione di tensione continua verso Berlusconi la prima colpa è sua. Noi ad esempio abbiamo certo contribuito in prima persona a scagliarci più volte con- tro di lui per le contraddizioni che gli impediscono di governare legittimamente, ma anche per le sue politiche dannose per l’Italia. Ciònonostante non dobbiamo chiedere scusa di nulla sul fatto che poi la gente inizi ad odiarlo. E’ normale nel momento in cui capisce o viene a conoscenza delle sue malefatte. Queste sono sol- tanto conseguenze del fatto che lui si ostini a fare politica in una situazione (quella di essere l’uomo più ricco d’Italia nonché il “controllore” della quasi totalità delle televisioni e dei mezzi di informazione) che in tut- to il resto del mondo non sarebbe pensabile (tranne forse nei pochi regimi to- talitari ancora presenti qua e là). Non crediate che ora Ber- lusconi sia più bello, bra- vo, onesto ed intelligente di prima. Egli è soltanto un uomo che sta al proprio posto in primo luogo per fare i propri interessi, e in secondo luogo per aiuta- re i suoi amici industriali, finanzieri e tutta quell’al- ta borghesia ricca e spre- giudicata che non riesce a pensare ad altro che al profitto con lo sfruttamen- to dell’uomo forte sull’uo- mo debole e sull’indifeso ambiente. Questa situazione è emer- sa ben visibile a Rosarno, dove centinaia di immigra-

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gennaio 2010

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BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER STUDENTI INTELLIGENTI – GENNAIO 2010Rieccoci qua, con un nuovo splendido anno che siamo sicuri il governo rovinerà al più presto. D’altronde il 2010 doveva essere in teoria l’anno della rinascita, della ripartenza dell’economia, della fine della crisi. Invece sempre più gente sta in mezzo a una strada senza lavoro (oltre il 10% di disoccupati), la ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi (la metà della ricchezza nazionale è detenuta dal 10% della popolazione) e in Parlamento il PD pensa soltanto a fare accordi con i vecchi democristiani dell’UDC e a cercare accordi-inciuci con Ber-lusconi e il suo PDL (per tutte queste sigle trovate un paio di spiegazioni in un articolo all’interno). Un Berlusconi che tra l’altro siamo lieti di vedere in ottima forma, perfettamente ripresosi dall’attentato subito da quel pazzo di Tartaglia. Ovviamente noi condanniamo ogni tipo di violenza, anche quella contro Berlu-sconi. Ciònonostante non abbiamo timore a dire che se si è creata in questo paese questa situazione di tensione continua verso Berlusconi la prima colpa è sua. Noi ad esempio abbiamo certo contribuito in prima persona a scagliarci più volte con-tro di lui per le contraddizioni che gli impediscono di governare legittimamente, ma anche per le sue politiche dannose per l’Italia. Ciònonostante non dobbiamo chiedere scusa di nulla sul fatto che poi la gente inizi ad odiarlo. E’ normale nel momento in cui capisce o viene a conoscenza delle sue malefatte. Queste sono sol-tanto conseguenze del fatto che lui si ostini a fare politica in una situazione (quella di essere l’uomo più ricco d’Italia nonché il “controllore” della quasi totalità delle

televisioni e dei mezzi di informazione) che in tut-to il resto del mondo non sarebbe pensabile (tranne forse nei pochi regimi to-talitari ancora presenti qua e là).Non crediate che ora Ber-lusconi sia più bello, bra-vo, onesto ed intelligente di prima. Egli è soltanto un uomo che sta al proprio posto in primo luogo per fare i propri interessi, e in secondo luogo per aiuta-re i suoi amici industriali, finanzieri e tutta quell’al-ta borghesia ricca e spre-giudicata che non riesce a pensare ad altro che al profitto con lo sfruttamen-to dell’uomo forte sull’uo-mo debole e sull’indifeso ambiente.Questa situazione è emer-sa ben visibile a Rosarno, dove centinaia di immigra-

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ti si sono ribellati dopo che oltre a subire vessazioni e sfruttamenti quotidiani si sono ritrovati pure i cecchini a sparargli addosso per divertimento. Hanno fatto bene a protestare, hanno fatto bene a rovesciare le macchine, hanno fatto bene a far sentire la propria voce. Direte che sono contraddittorio, che prima ho ripudiato ogni tipo di violenza e adesso invece la esalto. Le situazioni sono però diverse: noi abbiamo un’arma democratica e pacifica per mandare a casa Berlusconi e risol-vere ogni tipo di problema politico, economico e sociale: il voto, che ci permette di scegliere chi ci governa e con quali programmi. Questi immigrati invece non hanno nulla: la maggior parte sono clandestini o impossibilitati a denunciare le ingiustizie subite alla polizia per il timore di perdere quello straccio lavoro con cui guadagnavano 15 euro (per lavorare dieci ore e più ogni giorno!). Con il potere neanche troppo sotterraneo della mafia calabrese e l’indifferenza della popolazio-ne locale che cosa avrebbero dovuto fare? Rivolgersi al TG1? Questo e gli altri tg al momento sono troppo impegnati a rivalutare il delinquente Craxi (presidente del Consiglio dal 1983 al 1987 e poi latitante in Tunisia dopo essere stato condan-nato più volte per corruzione tra il 1996 e il 1999; grande amico di Berlusconi tra l’altro) piuttosto che a fare della corretta informazione.Uno sfruttamento che avviene a livello locale con i licenziamenti quotidiani, anche in Valle d’Aosta. Ma è soprattutto uno sfruttamento che avviene su scala globale, con le dinamiche del capitalismo liberista e della globalizzazione. Tahiti è lo spec-chio perfetto di questa situazione: un paese distrutto, milioni di senza-casa, centi-naia di migliaia di morti, non si sa quanti feriti. Poteva succedere anche in Occi-dente direte voi… Forse sì, ma forse in Occidente la maggior parte delle case non sono costruite con la sabbia, la ricchezza che abbiamo permette di avere svilup-pati servizi di soccorso e il diffuso benessere impedisce che una qualsiasi tragedia naturale abbia conseguenze così catastrofiche. Questo perché noi siamo un paese ricco soprattutto grazie allo sfruttamento economico del Terzo Mondo, di paesi come Tahiti, spogliati di uomini e risorse fino all’osso.Ci sono altre cose di cui vor-rei parlarvi però, e riguarda-no un po’ di più noi giova-ni. Ad esempio che cosa ne dite di questa Cittadella dei Giovani, fiore all’occhiello di questa amministrazione comunale che si autocon-ferisce il merito di aver ri-solto il problema giovanile, creando uno spazio dove questi possano interagire e assistere ad eventi ludici e culturali. Ma che bello eh? Io non la penso così. Que-sta Cittadella poteva essere una cosa interessante ma si

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è dimostrata un disastro completo. E questo perché ha due grossi difetti: il suo essere costruita con funzioni di educazione e di controllo; la sua gestione di tipo aziendale in cui tutto è ridotto a servizio a pagamento. Spieghiamoci meglio: una volta, ai bei tempi, al posto della Cittadella c’era l’Anita, uno spazio autogestito da studenti e giovani che potevano organizzarvi quello che volevano, senza politici o aziende che venissero a ficcare il naso e a dire cosa si potesse fare e cosa no. In questo luogo si poteva fumare, bere, organizzare concerti, fare tornei di carte, ini-ziative culturali o ludiche, portarsi da bere e da mangiare da casa, o semplicemente venirci per studiare.Oggi invece che cos è la Cittadella? Uno spazio con degli orari fissi di apertura e chiusura assurdi (la sera chiude alle 11.30! E cosa dovrebbe fare un diciottenne? Andare a letto a mezzanotte il sabato sera?), dove non si può prendere bevande alcoliche, e dove per poter usufruire delle strutture presenti o devi pagare cifre anche consistenti oppure devi seguire iter burocratici a base di moduli da compi-lare e preghiere che il proprio progetto venga accettato. Ma io voglio uno spazio dove un gruppo rock valdostano alle prime armi (e non necessariamente solo i Dari) possa suonare senza dover chiedere l’organizzazione a nessuno. Voglio uno spazio dove i giovani siano liberi di vivere la propria gioventù senza che l’azienda o i politici gli impediscano di bere alcolici, di fumare o di stare fuori casa fino alle ore piccole. Vogliono che facciate i bravi ragazzi di famiglia, i buoni borghesucci che non danno problemi, ma i giovani non devono essere così, i giovani devono essere giovani, e come tali vivere la propria vita con alcune esuberanze e talvolta lasciando sfogo alle proprie volontà radicali. I giovani devono divertirsi davvero, e per farlo dovrebbero avere uno spazio come l’Anita, non questa schifezza di Cittadella burocratica e mercificata.Io poi faccio una richiesta provocatoria alla Cittadella: tanto per cominciare inter-net gratuito per tutti, con computer pubblici messi al servizio di chiunque. Questo perché internet è un diritto fondamentale di ogni cittadino, al pari della salute, dell’istruzione, del lavoro e del benessere economico. Aggiungo un’altra provo-cazione: si lavori per creare una grande biblioteca digitale, un archivio musicale informatico in cui ogni giovane possa andare con una chiavetta o hard-disk esterno per “scaricare” su di esso una serie di files di interesse artistico o culturale (libri, canzoni, film). Qualcuno obietterà che così si distrugge il mercato dei relativi set-tori, che si mettono alla fame artisti, case di produzione e scrittori. Non è così. Le ricerche hanno dimostrato che chi scarica musica da internet è molto spesso quello che poi compra più dischi, soprattutto quelli davvero meritevoli che nella maggior parte delle volte rimangono “invisibili” perché non pompati da case di-scografiche, radio, giornali e tv, che invece preferiscono puntare sempre sui soliti nomi, da Tiziano Ferro a Ramazzotti e via dicendo. Il download, il peer to peer, emule e internet sono la realizzazione più completa del comunismo culturale. Tut-to disponibile in maniera gratuita da tutti. Ad ognuno secondo le proprie esigenze artistiche e culturali. Basta con la concezione della cultura unicamente mercificata e a pagamento! D’altronde questi discorsi sono troppo complessi per farli in poche righe su questo giornalino. Perciò sappiate che questo ed altri argomenti verran-no trattati durante la conferenza regionale dei Giovani Comunisti che si svolgerà all’Espace Populaire (Aosta, Via Mochet 7) il 29 gennaio dalle ore 20.30. Siete tutti i benvenuti, vi offriremo volentieri una birra alla faccia dei moralisti ipocriti della Cittadella dei Giovani.

Alessandro Pascale

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L a c r s i e i l l avo ro c h e s e n e v a .Ma si, bando ai convenevoli, la situazione è tale da obbligarci a tralasciare inutili incipit na-talizi e altrettanto inutili auguri di buon anno nuovo: il 2010 arriva con una serie di bei dati riguardanti l’aumento di povertà e disoccupazione nelle nostre belle e protettive vallate.2900 famiglie si trovano costrette a dover far fronte ad una “fase congiunturale critica”, ter-mine quantomeno ambiguo usato da lorsignori per indicare la crisi: il 5% della popolazione valdostana ha un redddito inferiore alla soglia di povertà, cioè guadagna meno di 404 euro. Rendiamoci conto che con 404 euro si paga a malapena un affitto, il che significa che 2900 famiglie dell’opulenta regione Valle d’Aosta si trovano in una situazione realmente dram-matica.Il tasso di disoccupazione è in aumento, fissandosi al 4,7%, e conseguentemente sono aumen-tate le ore di cassa integrazione, confermandoci, nel caso in cui non l’avessimo già capito, che la crisi è giunta anche da noi. Siamo stati abituati durante tutto il 2009 a ricevere notizie sulla chiusura di stabilimenti come la Meridian o la Set, sui licenziamenti dei dipendenti Eurotravel e Casinò, sulle ingiustizie subite dai lavoratori Carrefour-Gs-Docks Market.Facendo un riepilogo ci troviamo con un 10% di valdostani in stato di ristrettezza economi-ca, tenendo conto delle percentuali di famiglie povere, appena povere e quasi povere (Ansa 19/12/2009).Ora, le cose vanno “meglio” rispetto alle medie nazionali, dove il tasso di disoccupazione è pari all’8,2% (anche se alcune statistiche lo danno al 10%), ma la questione è la medesima: possibile che l’attenzione data ai lavoratori sia pressoché nulla?Questo lo diciamo basandoci sul dato di fatto che le retribuzioni dei 7 milioni di operai oc-cupati in Italia sono ferme da più di dieci anni, perdendo fino a 10 punti percentuali rispetto alle rendite e altri redditi da capitale, come fa notare il sociologo Gallino. Il che significa una cosa molto semplice, cioè che svariati miliardi di euro sono finiti nelle tasche di un’altra classe sociale. Una visione molto diversa dalla falsa idea che spesso si tenta di dare, ovvero quella di un mare di poveri capitalisti ridotti al lastrico: le fabbriche chiudono, i padroni incassano e gli unici a pagare, come sempre, sono i lavoratori! Le politiche per far fronte alla crisi dimostrano dunque di essere profondamente classiste, an-dando a salvare banchieri e pezzi grossi della finanza, concedendo il rientro di denaro sporco grazie allo scudo fiscale, abbassando le tasse ai ricchi (quel 10% che possiede il 50% della ric-chezza e che dichiara soltanto la metà del proprio reddito al fisco) e dall’altro lato diminuendo salari e pensioni, privatizzando i beni comuni (dall’istruzione all’acqua) e limitando pesante-mente il diritto di sciopero e l’azione sindacale. Il futuro dei lavoratori, qui in Valle come in Italia, è segnato dalla precarietà e da stipendi sempre più bassi, nonché da sempre meno spazio per far valere il proprio diritto di lottare per un’esistenza dignitosa.Bisogna capire che non sono sufficienti né tollerabili le “spese straordinarie” calate dall’alto come magnanime concessioni. Quello che serve sono riforme di struttura, politiche antici-cliche, investimenti in settori strategici ed innovativi. I lavoratori devono lottare, perché in questo sistema iniquo i diritti dei lavoratori si ottengono solo attraverso la lotta, affinché ven-gano aumentati i loro salari, perché vengano fermati i licenziamenti, perché venga abolita la legge 30 che legalizza un numero impressionante di forme di lavoro precario, perché si impedisca la delocalizzazione delle imprese in cerca di facili risparmi sul costo del lavoro e delle materie prime, perché si torni a valorizzare il settore pubblico (non quello deviato di casa nostra, ci mancherebbe) e si rilancino le lotte per preservare i beni comuni.Occorre un nuovo protagonismo operaio all’interno delle fabbriche, serve che i lavoratori si dotino di forme democratiche con cui esercitare un vero e proprio dualismo di potere all’interno dei luoghi di lavoro.Sarebbe bello, per concludere, che fossimo noi giovani studenti, in quanto futuri lavoratori, ad andare davanti a tutte quelle fabbriche che nei prossimi mesi chiuderanno per portare sostegno agli operai che si troveranno disoccupati, per imparare che significa trovarsi in mezzo ad una strada, per capire quanto l’idea ovattata di “isola felice” che ci viene costantemente proposta sia poco più che un abbaglio.La mia è più che un’idea buttata lì, è una proposta: formiamo un gruppo che si occupi del mondo del lavoro in Valle d’Aosta, che scenda in campo, per quel che può fare, quando altri non lo fanno, che analizzi le dinamiche della crisi e i suoi effetti devastanti. Che inizi ad im-maginare un modo per uscirne che non sia lo scontro di civiltà di stampo leghista o fascista, ma che possa far convergere le idee di eguaglianza, giustizia, libertà e tolleranza in una serie di proposte concrete. Matteo Castello

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U l t i m e d a A l t r a S c u o l a .Noi non ci fermiamo! Appena passata l’euforia dovuta alle elezioni dei nostri candidati ci siamo subito messi al lavoro per concretizzare le promesse fatte ai nostri elettori; riunen-dosi ogni venerdì i rappresentanti di A.S. hanno lavorato per programmare una giornata di autoinformazione nelle cinque sedi in cui sono rappresentati. Date precise non ne abbia-mo ma i sei moduli di autoinformazione dovrebbero svolgersi durante la prima settimana di Febbraio, dico dovrebbero perché (purtroppo) l’ultima parola spetta sempre ai dirigenti scolastici. Il nostro obiettivo è quello di informare gli studenti rispetto a quelli che sara-nno i cambiamenti del sistema scolastico a partire dall’anno 2010/2011 e su quelli che ci saranno se la riforma Gelmini prosegue la sua corsa verso “lo smantellamento della scuola pubblica”. Tanto importante quanto il primo obiettivo è quello di mandare un messaggio di “voglia di sapere” ai presidi e alle amministrazioni. Il nostro messaggio arriverebbe at-traverso una conferenza stampa tenuta dai rappresentanti della nostra lista e attraverso la sospensione delle lezioni in cinque scuole della Valle d’Aosta contemporaneamente. Altra Scuola crede sia ora di fare sentire la voce degli studenti, i quali sono stanchi di sentirsi dare sempre le stesse risposte e vogliono potersi informare su quello che sarà il destino della Loro scuola. Mettendo assieme gli studenti di cinque scuole vogliamo far capire a tutti come oramai la situazione sia insopportabile per tutti e come gli studenti vogliano poter decidere il proprio futuro.Omaggiando un famoso filosofo il quale disse che la storia della società è storia delle lotte delle classi dico che non dobbiamo permettere che la storia rimanga in questa situazione di stallo e dobbiamo lottare contro chi ci opprime per poter far valere la nostra voce e scrivere il nostro futuro.

Altra Scuola cerca studenti/professori disposti ad aiutarci nell’organizzazione di questa grande giornata. Chi vuole aiutarci non si faccia problemi e contatti il proprio rappresentante d’istituto.

André AguettazGiulio Bordon

Alessandro PasqualeGianluca Favre

Mattia GeraciFederica Ignoti

Alex BoninMichel Dublanc

Federica Pastoret

Gianluca Favre

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B r e v i a r i o Po l i t i c o M o d e r n o .Proseguiamo nella nostra opera di decifrazione dei geroglifici del politichese, addentrandoci sta-volta nel periodo più recente della cosiddetta Seconda Repubblica, nata non ufficialmente nel 1994 dalla tabula rasa procurata da Tangentopoli. La grossa novità a livello istituzionale è la riforma elettorale del 1993, che d’ora in avanti creerà il bipolarismo cui siamo giunti oggi: centro-destra da una parte, centro-sinistra dall’altra.

PDS, DS, PD – ok sono tre sigle diverse, ma per comodità le raggruppiamo tutte assie-me in quanto alla fin della fiera non sono altro che la pessima evoluzione di quello che era una volta il glorioso PCI. PDS sta per “Partito Democratico della Sinistra”, una roba messa su da Occhetto (con l’appoggio tra gli altri dell’attuale Presidente della Repub-blica Napolitano) che abbandonava l’ideale del comunismo e ogni critica sistematica

al capitalismo, accettando quindi tale sistema economico in un’ottica mitigata da politiche sociali riformiste. Nel 1998 il partito diventa DS (“Democratici di Sinistra”) che eliminava ogni residuo di immagine comunista (compresa la falce e martello nel simbolo) e includeva tutta una serie di moderati del cristianesimo sociale. In questa fase leader indiscusso è Massimo D’Alema, che nel 1998 diventa Presidente del Consiglio e avvia un dialogo con Berlusconi, cercando di fare riforme condivise invece di eliminarlo dalla politica con una bella legge sul conflitto d’interessi. In questo periodo i DS propugnano le peggio liberalizzazioni (privatizzando ad esempio le Autostrade, mo-tivo per cui aumentano i prezzi a dismisura ogni tot) e rifiutano di portare avanti il discorso sulla riduzione a 35 ore di lavoro (da 40) portata avanti dal PRC. Nel 2007 i DS si sciolgono nel PD (“Partito Democratico”) assieme alla Margherita, un partito riformista di ispirazione democristia-na. Il PD è un partito che non vuole più la rivoluzione né il socialismo, vuole le riforme ma non si sa più per che cosa. Di fatto le sue proposte economicamente non si distanziano molto da quelle dei partiti di destra, mentre affiorano numerosi casi di corruzione anche tra le fila di questo partito. Nel 2008 decidendo di presentarsi (quasi) da solo alle elezioni senza alleanze con la sinistra ha permesso a Berlusconi di stravincere le elezioni in massima scioltezza. Attualmente il PD è stato avvistato come un partito moderato di centro. In Valle d’Aosta gode di una particolare schizo-frenia per cui in giunta regionale è all’opposizione mentre ad Aosta governa il comune assieme all’Union Valdotaine.

PDL – sta per “Popolo delle Libertà”, anche se di libertario non ha proprio nulla, tranne forse che per il suo leader, Silvio Berlusconi, che da quando si è gettato in politica nel 1994 ha avuto ogni libertà di dire e fare quello che voleva senza che nessuno sia inter-venuto a fermarlo. In generale il PDL, nato nel 2009, è un partito conservatore e per molti versi autoritario e assai poco legalitario. Infatti ha permesso numerosi condoni

fiscali, condotto politiche lesive dei diritti civili e sociali dei cittadini e attaccato più volte i giudici, rei di essere tutti comunisti brutti e cattivi. All’interno del PDL ritroviamo i reduci di Alleanza Nazionale, partito che fino al 1994 si chiamava MSI (che abbiamo visto essere nient’altro che i nostalgici del fascismo), ma anche un sacco di gente che prima militava nel PSI e nella DC, che nel 1994 dopo essersi ritrovati senza partito si sono fiondati in Forza Italia, il primo partito di Ber-lusconi, costruito assieme a Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Attualmente non si contano i danni procurati al paese dal PDL, che è il principale partito del governo in carica.

PRC – sta per Partito della Rifondazione Comunista. Nasce nel 1991 rifiutando la trasformazione del PCI in PDS. L’idea di base era infatti che nonostante il crollo dell’Unione Sovietica (o forse proprio in conseguenza di essa) fosse ancora attualis-simo l’orizzonte ideale e pratico del comunismo, inteso come un mondo in cui libertà

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e uguaglianza si armonizzassero uscendo dal sistema del capitalismo, un sistema che tuttora continua a presentare contraddizioni evidenti, molte delle quali sottolineate correttamente da Karl Marx un secolo e mezzo prima e ancora valide.Ciononostante si sentiva l’esigenza di aggiornare il linguaggio e le analisi di fondo, aggiornando il comunismo con temi moderni come il femminismo, l’ambientalismo, la lotta alla precarietà, rigettando ogni legame con il regime repressivo dell’Unione Sovietica e rinunciando all’idea di abolizione della proprietà privata. Negli anni il PRC ha avuto un rapporto conflittuale con gli altri partiti del “centro-sinistra”. Nel 1996-98 il governo Prodi cadde dopo che Bertinotti (figura di riferimento principale del partito nella sua esistenza) non volle dare il suo appoggio ad un governo moderato che non voleva diminuire la settimana lavorativa da 40 a 35 ore. In quell’occasione il PRC fu attaccato da più parti e subì la scissione da parte del PdCI (Partito dei Comunisti Italiani) che decisero di sostenere Prodi. Nel 2006 il centro-sinistra torna al potere e al governo c’è anche il PRC, che però non riesce ad influenzare nettamente l’operato del go-verno sulle questioni sociali, scegliendo stavolta di non forzare le cose per impedire il ritorno di Berlusconi al potere. Il risultato è che nel 2008 il governo viene fatto cadere dal democristiano Mastella e il PRC viene accusato da una parte di aver contribuito a far cadere Prodi chiedendo troppe cose, dall’altra di non aver fatto nulla per i lavoratori. Delle due l’una ovviamente, ma le accuse colpiscono il partito che nel 2008 rimane fuori dal parlamento. Oggi il PRC è guidato dal segretario Paolo Ferrero e nel 2009 si è ricomposta la scissione con il PdCI, grazie alla crea-zione della Federazione della Sinistra di Alternativa, un soggetto aperto a partiti, associazioni e individui che non accettano il sistema capitalista attuale, basato sullo sfruttamento di individui e ambiente.

IdV – sta per Italia dei Valori. E’ il partito di Antonio Di Pietro, un ex-magistrato che dopo essere stato protagonista positivo di Tangentopoli si è lanciato in politica in un’ot-tica legalitaria e giustizialista. Il suo obiettivo principale è Berlusconi, descritto come un criminale entrato appositamente in politica per salvarsi dai processi. Di Pietro è diventato molto popolare per la sua fermezza e la durezza dei suoi attacchi verso l’at-tuale presidente del consiglio, ma nonostante ciò le sue politiche sociali sono molto

spesso poco chiare, così come ha una certa tendenza a stare prioritariamente dalla parte delle forze dell’ordine, come ad esempio fece nel caso dei fattacci del G8 di Genova. Di fatto in un paese normale Di Pietro sarebbe un rappresentante di una destra “sana”, ma l’Italia non è un paese nor-male e la semplice linea legalitaria dell’IdV viene erroneamente scambiata come “opposizione di sinistra”.

Radicali – breve accenno ad un movimento che ha visto protagonisti negli anni so-prattutto Marco Pannella e Emma Bonino, che hanno fatto dure e nobili battaglie per i diritti civili (ad esempio per il divorzio, l’aborto, la parità dei sessi, la legalizzazione delle droghe), spesso in associazione ai partiti di sinistra. L’idea cardine dei Radicali è la massima libertà dell’individuo. Non fanno propri però discorsi sull’uguaglianza e accettano il capitalismo, non capendo pertanto come i diritti civili di un individuo siano

inutili se questo non possiede una casa e il minimo per garantirsi almeno il cibo quotidiano.

Lega Nord – partito xenofobo, razzista e secessionista, fondato da Umberto Bossi. Pro-babilmente è la peggio cosa che ci sia attualmente in Italia, quello che di più ricorda le politiche separatatiste e razziali di Hitler e Mussolini. La logica che sembra guidare di più i dirigenti di questo partito sembra essere la mancanza di un’anima, di ogni pur minimo spirito di compassione e moralità. E’ la logica per cui si salvano solo i bianchi, italiani, e possibilmente i parlanti un dialetto nordico. Viva l’Italia!

Alessandro Pascale

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CICL.IN.PROP.VIA MOCHET,7 PRC

Matteo AmatoriMatteo CastelloStephania GiacoboneAndrea PadovaniAlessandro Pascale

[email protected]@[email protected]@[email protected]

http://www.rifondazionesevda.orgTrovi tutti i Sottobanco già usciti suhttp://sinistravaldostana.orgCerca il gruppo SinistraValdostana su Facebook!

Quello che è appena passato è stato un anno colmo di avvenimenti e di novità, sia sul piano nazionale che su quello locale. Come abbiamo avuto modo di scrivere più volte la crisi e i suoi effetti sui lavoratori si sono abbattuti anche in Valle d’Aosta, con fabbriche costrette a chiudere e numerosi lavoratori licenziati. C’è stata poi la forte reazione della società civile, delle istituzioni, dei giovani del collettivo antifascista in particolare, contro l’ignoranza fascista di Casa Pound, fenomeno preoccu-pante più per la sua appariscente natura opportunistica che per la capacità di influenzare la società. La nascita del movimento di Sinistra Valdostana ha per qualche tempo permesso una rifles-sione su temi importanti quali l’unità a sinistra o altri come la crisi ambientale e i trasporti, temi affrontati esaustivamente durante la giornata di università popolare del 18 ottobre.La chiusura della facoltà di psicologia ha aperto una mobilitazione ed un dibattito riguar-do alla natura dell’istruzione in Valle d’Aosta, deviata da logiche strumentali e di certo non votate alla promozione universale del sapere.Ancora sul fronte dell’istruzione il collettivo studentesco valdostano ha saputo farsi sentire mobilitando gli studenti dei licei valdostani e protestando contro le recenti mostruosità della riforma Gelmini. La creazione di Altra Scuola ha permesso di unire vari istituti superiori e di far eleggere alcuni rappresentanti degli studenti, uniti nella battaglia comune volta a fare della scuola un luogo di crescita personale e di maturazione civica, e non un guazzabuglio autoritario fatto di disimpegno e passività.Le piazze si sono poi riempite in una calorosa protesta durante il No B Day, in risposta all’atteggiamento antidemocratico e sprezzante delle più elementari regole di separazione dei poteri di Berlusconi.

Come non citare infine la nascita di questo giornalino, spazio indispensabile e soprattutto libero di riflessione, in-formazione ed elaborazione.In tutto questo i Giovani Comunisti sono stati presenti, scegliendo con convinzione di partecipare umilmente, senza ricercare visibilità strumentale e senza mettere ban-dierine in iniziative condivise per il loro semplice essere giuste e doverose. I Giovani Comunisti si sono dimostrati parte attiva e re-sponsabile della politica giovanile valdostana e sperano di poter continuare a far meglio in questo 2010. Per questo la conferenza regionale dei GC del 29 genna-io (ore 20.30, Espace Populaire) sarà un momento impor-tante di ridefinizione degli obiettivi e delle priorità, nonché un indispensabile momento di confronto.Partecipate numerosi. Noi, statene certi, continueremo a farlo sempre! Matteo Castello