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Sociologia generale e Statistica sociale (7)
Corso di Lingue, Letterature e Culture Straniere
Anno accademico 2019-2020
Prof. Michele Marzulli
Argomenti
• La stratificazione sociale
• Le disuguaglianze
• Classi e ceti sociali
• La mobilità sociale
a.a. 2019/2020Michele Marzulli - Sociologia e Statistica
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Stratificazione e classi sociali
Stratificazione sociale: il sistema delle disuguaglianzestrutturali di una società, nei suoi principali aspetti:
• distributivo riguardante l’ammontare delle ricompense materiali e simboliche ottenute dagli individui e dai gruppi di una società.
• relazionale che ha a che fare con i rapporti di potere esistenti fra gli attori sociali.
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Stratificazione
• Gran parte dei sociologi ritiene che la stratificazione sociale sia un fenomeno universale.
• Gerard Lenski ha individuato le condizioni che favoriscono le disuguaglianze sociali, segnalando due diversi fattori:
– la produzione di surplus economico;
– la concentrazione di potere.
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Interpretazioni sociologiche
Diverse interpretazioni e teorie per dar
conto del fenomeno della stratificazione:
• teoria dello squilibrio di status
• teoria funzionalista
• teoria del conflitto
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Teoria funzionalista
• Kingsley Davis e Wilbert Moore
• La principale necessità funzionale, che spiega la presenza universale della stratificazione, è l’esigenza sentita da ogni società di collocare e motivare gli individui nella struttura sociale.
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Teoria funzionalista
• Non tutte le posizioni presenti in una società hanno la stessa importanza funzionale.
• Il numero delle persone che possono occupare le posizioni più rilevanti è limitato e scarso.
• La conversione delle capacità in competenze implica sacrifici e un lungo periodo di addestramento.
• Per indurre le persone capaci a sottoporsi a questi sacrifici è necessario dar loro compensi materiali e morali, in modo che godano di un livello di reddito e prestigio superiori.
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Teoria del conflitto
• I teorici del conflitto negano che la stratificazione sociale svolga una funzione vitale indispensabilealla sopravvivenza del sistema sociale.
• Ritengono invece che le disuguaglianze esistano perché i gruppi sociali che se ne avvantaggianosono in grado di difenderle dagli attacchi degli altri in una situazione di conflitto continuo.
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Karl Marx
• La storia è essenzialmente la storia di lotte di classe tra sfruttatori e sfruttati.
• La stratificazione sociale è lo strumento creato e tenuto in vita da una classe per proteggere e promuovere i propri interessi economici.
• In ogni società l’asse portante delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà. La forma di produzione e quella di proprietà variano a seconda del tipo di società.
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Max Weber
Le fonti delle disuguaglianze e i principi fondamentali di
aggregazione degli individui vanno ricercati in tre diverse sfere:
• Economia: gli individui si uniscono sulla base di interessi
materiali comuni, formando classi sociali.
• Cultura: gli individui si uniscono seguendo comuni interessi
ideali e dando origine ai ceti.
• Politica: gli individui si associano in partiti o in gruppi di
potere per il controllo dell’apparato di dominio.
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Classi sociali in Weber
• Classi possidenti privilegiate in senso positivo redditieri
• Classi possidenti privilegiate in senso negativo coloro che non dispongono di nulla
• Classi medie coloro che hanno piccole proprietà o un po’ di istruzione o qualche competenza professionale
• Classi acquisitive privilegiate in senso positivo imprenditori di vario tipo o professionisti forniti di un alto livello di preparazione
• Classi acquisitive privilegiate in senso negativo lavoratori
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I ceti sociali in Weber
• Situazione di ceto: ogni componente tipica del destino di un gruppo di uomini, la quale sia condizionata da una specifica valutazione sociale, positiva o negativa dell’onore, che è legato a qualche qualità comune di una pluralità di uomini.
• Per migliorare la loro situazione, i ceti seguono la strategia della chiusura sociale, restringendo cioè gli accessi alle risorse e alle opportunità a uno strato limitato di persone, dotato di certi requisiti.
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Teoria dello squilibrio di status
• Lenski: in ogni società vi è una pluralità di gerarchie(reddito, potere, istruzione, prestigio) e ciascun individuo occupa una posizione in ognuna di queste gerarchie.
• Equilibrio di status: quando una persona si trova in ranghi equivalenti nelle diverse gerarchie.
• Squilibrio di status: quando un individuo non si trova allo stesso livello in tutte le gerarchie.
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La stratificazione nella storia
Quattro i più importanti sistemi di stratificazionesociale esistiti nella storia dell’umanità:
1. Sistemi schiavistici
2. Sistema delle caste in India
3. Sistema dei ceti nelle società di antico regime
4. Sistema delle classi nelle società moderne
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Sistema delle caste in India
• La casta è un ceto chiuso caratterizzatodall’endogamia.
• Ogni casta è legata allo svolgimento di un mestiereo di una funzione rituale (specializzazioneereditaria).
• Le caste formano un ordine rigidamente gerarchico, basato sul criterio religioso della purezza.
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Sistema dei ceti nell’antico regime
• Enorme importanza dello status ascritto.
• Differenze sociali di diritto tra i cittadini.
• L’appartenenza a un ceto conferiva un certo grado
di prestigio, ma richiedeva un particolare stile di
vita e dunque imponeva obblighi e divieti.
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Sistema delle classi nelle società moderne
• Si tratta di una sistema di fatto e non di diritto.
• Due schemi di classificazione:
1. Sylos Labini basato sul tipo di reddito percepitodall’individuo
2. Goldthorpe basato su due criteri:a) la situazione di lavoro.
b) la situazione di reddito.
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Sylos Labini
• Distingue cinque grandi classi sociali:
1. Borghesia = proprietari di fondi rustici e urbani (rendite), imprenditori e alti dirigenti (profitti e redditi misti), professionisti (redditi misti).
2. Piccola borghesia = lavoratori autonomi (redditi misti).
3. Classe media impiegatizia = impiegati pubblici e private.
4. Classe operaia = braccianti e salariati fissi in agricoltura, operai dell’industria e dell’edilizia e del terziario (salari).
5. Sottoproletariato = coloro che restano a lungo lontani dalla sfera produttiva, disoccupati.
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John H. Goldthorpe
• Situazione di lavoro = posizione occupazionale nellagerarchia organizzativa.
• Situazione di mercato = complesso dei vantaggi e degli svantaggi simbolici e materiali, di cui godono ititolari dei vari ruoli lavorativi.
• Incrociando queste due dimensioni si giunge a unoschema a sette classi.
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John H. Goldthorpe
1. imprenditori, professionisti e dirigenti di livello superiore.
2. professionisti e dirigenti di livello inferiore.
3. impiegati e addetti alle vendite.
4. piccola borghesia urbana (commercianti e artigiani) e agricola.
5. tecnici di livello basso e supervisori di lavoratori manuali.
6. operai specializzati.
7. operai non qualificati.
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Alcuni grandi mutamenti
Trasformazioni di grande rilievo sono avvenute, negli ultimi due secoli, nella stratificazione sociale di tutti i paesi occidentali sviluppati. Esse hanno riguardato:
• il tipo e il numero delle classi sociali,
• la loro composizione e il loro peso,
• i confini e i rapporti esistenti fra di esse.
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Proletarizzazione
• Le società occidentali sono state attraversate da processi di:
• proletarizzazione: passaggio di una o più persone dalla piccola borghesia al proletariato, ovvero dalla condizione di lavoratore autonomo, proprietario dei mezzi di produzione a quella di salariato, dipendente da un imprenditore pubblico o privato.
• De-proletarizzazione: passaggio dalla condizione di bracciante o operaio di fabbrica, privo dei mezzi di produzione, a quella di lavoratore autonomo.
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Polarizzazione sociale
• Nei Paesi Occidentali, dagli anni ‘70 in poi, la grande maggioranza della popolazione attiva è occupata nel settore dei servizi.
• Tale processo ha polarizzato la struttura occupazionale:– in alto, si è avuta una continua espansione di quei
dirigenti e professionisti che fanno parte della borghesia.
– in basso, si è formata e si sta espandendo una nuova classe di persone, che svolgono lavori a bassissimo livello di qualificazione (Macjobs).
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Underclass
• Tutte quelle persone che si trovano in uno stato permanente di povertà e che, non essendo in grado di procurarsi da vivere con un’attività economica legale, dipendono dall’assistenza pubblica.
• Vi sono due concezioni prevalenti circa i caratteri e le condizioni della sottoclasse:
– culturalista
– strutturalista
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Concezione culturalista
• La sottoclasse è costituita da tre gruppi (particolarmente diffusi nella popolazione di colore): ragazze madri, persone espulse dalla forza lavoro, delinquenti.
• Questi gruppi sono disincentivati a emanciparsi da questa loro condizione dalle politiche sociali liberali e dal WelfareState.
• Lungi dall’aiutare la popolazione povera a darsi da fare per uscire dal suo stato, le riforme sociali hanno favorito il formarsi nella sottoclasse di atteggiamenti di rassegnazione, di cinismo e di demoralizzazione.
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Concezione strutturalista
• La sottoclasse è frutto non della dipendenza dal Welfare State, ma di una debolezza di fondo dell’economia.
• Il problema della povertà è quello della mancanza di posti di lavoro che diano un reddito sufficienteper vivere (declino dell’industria manifatturiera, che assorbiva un gran numero di lavoratori neri e immigrati).
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Il dibattito odierno
Il concetto di classe sociale è oggi più che mai oggetto di un contraddittorio tra chi ritiene che:
• il concetto di classe sociale non più utilizzabile per capire la realtà delle società contemporanee;
• il concetto di classe sociale sia ancora utile per l’analisi delle società contemporanee, nonostante gli enormi cambiamenti avvenuti in questi ultimi decenni.
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La povertà in Italia oggi
• Quanti sono i poveri oggi in Italia? Economisti e sociologi distinguono tra:
• povertà assoluta: condizione di chi non dispone delle risorse minime necessarie a soddisfare i bisogni essenziali.
• povertà relativa: riferita alle risorse di cui dispone una famiglia rispetto a quelle della popolazione di cui fa parte.
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Marzulli, Pesenti (2019)
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3,32,9 3,1
3,63,9
4,2 4,4
5,9
7,36,8
7,67,9
8,4
11,1
10,4 10,511,1
10,611,2 11,2
12,8 13 12,9
13,714
15,6
7,7 6,8
6,1 6,7
7,7 8,4
8,4
10,7 12,1
12,7
11,9 11,7 11,2
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Incidenza povertà assoluta (individui) Incidenza povertà relativa (individui) Tasso di disoccupazione
Fonte: Marzulli M., Pesenti L. (2019), La questione delle povertà, in Cesareo V., Pavesi N., Il welfare responsabile alla prova, Milano.
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La distribuzione del reddito
• Fra i Paesi OCSE esistono oggi grandi differenze nella distribuzione dei redditi, misurate secondo il “coefficiente di Gini”.
• Le maggiori disuguaglianze si registrano in Cile e Messico, ma anche in Paesi ricchi come USA, Regno Unito, Portogallo e Italia. I Paesi nordici e quelli dell’Est europeo hanno invece una distribuzione dei redditi più egualitaria.
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La distribuzione del reddito
• Dopo un lungo periodo di diminuzione nelle differenze di reddito, negli ultimi decenni le disuguaglianze sono cresciute: negli USA dal 1970, in Gran Bretagna dal 1980, in Italia dal 1991.
• Dal 1985 a oggi l’aumento della disuguaglianza nella distribuzione del reddito si è verificato in ben 17 Paesi.
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Le classi sociali oggi
• Classe sociale concetto utile anche per studiare società contemporanee.
• Indice di Gini: da 0 (perfetta uguaglianza) a 1 (massima disuguaglianza).
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Classi e ceti oggi
• Da metà Novecento abbandonata distinzione classi-ceti status socioeconomico.
• Alcuni usano ancora distinguere:
– appartenenza a classe sociale non implica ordine gerarchico.
– Ordine dei ceti è invece struttura di relazioni gerarchiche appartenenza a ceto incide su vita sociale.
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Mobilità sociale
• Ogni passaggio di un individuo da uno status/ceto/classe a un altro. Distinzioni:
1. mobilità orizzontale vs mobilità verticale;
2. Mobilità ascendente vs mobilità discendente;
3. Mobilità intergenerazionale vs intragenerazionale;
4. Mobilità assoluta vs mobilità relativa*.
a) Assoluta: il numero complessivo di persone che si spostano da una classe all’altra.
b) Relativa: il grado di eguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi.
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Approcci alla mobilità
• Il primo pone l’accento sul grado di apertura di una società (fluidità sociale), ossia le opportunità che le persone di origini sociali diverse hanno di raggiungere le varie posizioni nel sistema di stratificazione.
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Approcci alla mobilità
• Il secondo ruota intorno al problema della formazione e dell’azione delle classi. Una classe diventa una formazione stabile quando coloro che ne fanno parte condividono valori, idee, stili di vita e ritengono di avere interessi comuni.
– La mobilità intergenerazionale può impedire che una classe diventi una collettività sociale;
– determinati livelli di mobilità possono ledere l’identità demografica e culturale di una classe.
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La teoria liberale dell’industrialismo
• Importanza dei fattori economici
• Quanto più è avanzata l’economia di un paese, tanto maggiore è la mobilità assoluta e relativa che esso presenta.
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La teoria dei fattori culturali e politici
• Importanza dei fattori culturali o politici
• La forte mobilità sociale di alcuni paesi è dovuta a fattori di ordine culturale o politico.
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La teoria di Sorokin
• Fluttuazioni, ondate di maggiore mobilità o immobilità sono determinate dalla diversa importanza assunta da fattori esogeni (rivoluzioni, guerre, invasioni) ed endogeni (per es. l’interesse di coloro che occupano posizioni di vertice a non far cadere alcune barriere o a sostituirle con altre) al sistema di stratificazione.
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La teoria di Lipset e Zetterberg
• L’andamento della mobilità sociale è simile nelle diverse società industriali occidentali.
• Una forte mobilità sociale (assoluta) è una caratteristica specifica dell’industrializzazione.
• La mobilità delle società diventa relativamente elevata quando la loro industrializzazione ed espansione economica raggiunge un determinato livello (solitamente nella fase di decollo di questo processo).
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La teoria di Featherman, Jones e Hauser
• La mobilità sociale assoluta dipende da fattori esogeni (di carattere economico, tecnologico e demografico) e quindi varia nei diversi paesi sviluppati.
• La mobilità relativa è all’incirca la stessa in tutti i paesi sviluppati e non cresce parallelamente al loro sviluppo economico.
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Mobilità sociale nei paesi occidentali
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Mobilità assoluta in Italia
• Cobalti e Schizzerotto analizzano i diversi aspetti della mobilità sociale prendendo in considerazione tre punti:
1. classe sociale della famiglia di origine
2. classe sociale del soggetto alla prima occupazione
3. classe sociale attuale
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Cobalti, Schizzerotto (1994)
• Fra questi tre punti, sono possibili cinque diversi tipi di itinerari sociali:
1. Gli immobili: restano nella stessa classe del padre e non sperimentano alcun tipo di mobilità.
2. I mobili con ritorno alle origini: entrano nel mercato del lavoro con una posizione diversa da quella del padre, ma dopo alcuni anni tornano al punto di partenza.
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Cobalti, Schizzerotto (1994)
• Fra questi tre punti, sono possibili cinque diversi tipi di itinerari sociali:
3. I mobili all’entrata nella vita attiva: partono da una posizione diversa da quella del padre e vi restano anche in seguito.
4. I mobili nel corso della vita attiva: iniziano dalla stessa posizione del padre che dopo poco lasciano per occuparne una diversa.
5. I supermobili: partono da una posizione diversa da quella del padre e in seguito la cambiano, senza tornare al punto di partenza.
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Gli effetti della mobilità sociale
• Quali effetti ha la mobilità sociale sugli individui, sulla loro percezione del mondo, sui loro valori, sui loro comportamenti, sulle loro relazioni?
1. Ipotesi dello sradicamento sociale
2. Ipotesi dell’acculturazione o risocializzazione
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Sradicamento sociale
• La mobilità è un percorso, doloroso e difficile, che può generare tensioni e squilibri (Durkheim e Sorokin).
• Superconformismo ai valori della classe di arrivo (casi di mobilità ascendente): gli individui tentano di integrarsi nella nuova classe e di farsi accettare dagli altri.
• Rifiuto assoluto dei valori della classe di arrivo (casi di mobilità discendente): il soggetto rifiuta di aderire agli usi e ai modi di agire della nuova classe, considerando, molto spesso, questa situazione come transitoria.
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Risocializzazione
• Nel passaggio da una classe all’altra, l’individuo:
– ridefinisce, necessariamente, la propria identità sociale
– cambia il proprio modo di pensare e di agire
• Questo mutamento non è repentino e radicale:
– il soggetto ridefinisce se stesso gradualmente, abbandonando i valori della vecchia classe per apprendere quelli della nuova.
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