SOCIETÀ Canoniche da rivitalizzare - caritas.vicenza.it · di Torino, è stata istituita l’8...

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La Voce dei Berici Domenica 26 dicembre 2010 11 TERRITORIO SOCIETÀ Il Vicentino è costellato da ex abitazioni di parroci rimaste disabitate. Gli esempi del loro utilizzo sono innumerevoli Canoniche da rivitalizzare In certe canoniche si entrava con un po’ di timore. Erano il Regno del parroco, spesso immaginato austero granitico nel talare nero. L’immaginario collettivo subirà un duro colpo negli anni successivi. Una coppia di fidanzatini che dopo molti anni torna nella propria par- rocchia per recuperare il certifi- cato di battesimo, potrebbe trovarsi davanti non più il canuto presbitero, bensì una giovane mamma con un bambino in brac- cio. Una cosa simile a questa po- trebbe capitare a Bosco di Nanto o a Castegnero, due parrocchie dell’Unità pastorale Berica. «Nelle due canoniche, a partire da agosto del prossimo anno, andranno ad abitare due coppie di giovani che stanno per sposarsi - spiega don Diego De Rossi, parroco e mode- ratore dell’unità pastorale (a sini- stra l’intervista ad uno dei quattro giovani) - Si tratta di due edifici rimasti vuoti da una decina di anni, da quando è partita l’Unità pastorale. Che la canonica venga abitata è un’idea che in Diocesi è molto sentita. Sarà una cosa tutta da sperimentare, perché agli sposi chiederemo di mettersi a servizio della comunità. Il resto della par- rocchia, pur con qualche perples- sità, è venuta incontro a questa proposta». Canoniche aperte, parrocchie vive Il territorio della Diocesi di Vi- cenza è puntellato non solo di campanili ma anche di canoniche. Canoniche che da tempo sono ri- maste disabitate, e che pongono un problema di riutilizzo. «Non ab- biamo una mappa precisa delle ca- noniche disabitate nel territorio diocesano - spiega don Flavio Grendele, direttore dell’ufficio dio- cesano per il coordinamento della pastorale - sappiamo, però, che queste canoniche vengono utiliz- zate per usi più diversi: per la dot- trina, le attività parrocchiali, l’accoglienza di persone in diffi- coltà o di gruppi per uscite forma- tive. In alcuni casi ci sono delle famiglie che vi abitano e curano l’ambiente». «Quello che è certo - prosegue don Flavio - è che la canonica è un bene della comunità, e che il suo utilizzo va deciso in parrocchia. Non è solo “la casa del parroco”. Il 70 per cento del costo delle utenze e delle manutenzioni ordinarie è a carico della parrocchia, il rima- nente 30 per cento del parroco che vi abita. Rispetto alle canoni- che disabitate, la nostra è una pre- occupazione soprattutto pastorale. Una canonica aperta è segno di una parrocchia viva, non in fase di dismissione. Inoltre, il fatto che vada a viverci una fami- glia fa sì che la parrocchia non sia identificata solamente nel “prete”». Val Liona, cinque canoniche con una “specializzazione” Chi ha il suo bel da fare a ripen- sare un riutilizzo delle canoniche disabitate è l’Unità pastorale della Val Liona, nata diciotto anni fa: qui, nel cuore dei Colli Berici, le parrocchie erano cinque. Campo- longo, Grancona, San Germano dei Berici, Spiazzo e Villa del Ferro. Oggi il parroco è uno, don Dome- nico Pegoraro, residente a Gran- cona. Don Pio Cavedon, residente a San Germano dei Berici è il col- laboratore pastorale. Gli abitanti dell’Unità pastorale sono più di tremila, distribuiti sull’ampio ter- ritorio di due Comuni: Grancona e San Germano dei Berici. «Con il Consiglio pastorale e il Consiglio per gli affari economici - racconta don Domenico, parroco dal 2006 - stiamo cercando di caratterizzare ogni ex canonica in modo diverso, cosicchè possa diventare una ric- chezza per tutte e cinque le co- munità. È un cammino che richiede un passo alla volta, molta pazienza e un modo nuovo di pen- sare, che però sta dando i suoi frutti». «Lo scopo - spiega Davide Galli, del Consiglio per gli affari economici dell’Unità pastorale - è tenere viva e valorizzata ogni par- rocchia, con attività costanti e continuative». La canonica di Spiazzo è diventata il fulcro delle attività dei consigli pastorali e del- l’amministrazione. Quella di San Germano è destinata alla cate- chesi. Villa è diventata il punto di ritrovo per le attività giovanili. Altri progetti riguardano l’utilizzo della canonica di Campolongo come luogo di preghiera, ma al momento è solo un’idea. «Le idee di fondo ci sono - aggiunge Galli - prima, però, alcune di queste ca- noniche vanno risistemate». Comunità religiose un’esperienza “al femminile” L’Area Berica sembra essere un “laboratorio” del riutilizzo delle ca- noniche disabitate: a Fimon, Debba e Barbarano risiedono tre comunità religiose, rispettiva- mente le Missionarie di S. Paola Frassinetti, le Piccole Sorelle del- Vangelo e le Apostole del Sacro Cuore di Gesù. «Finora la destina- zione di canoniche disabitate alle comunità religiose è avvenuta “al femminile” - spiega don Beppino Bonato, responsabile dell’Ufficio diocesano per la vita consacrata -. L’ultima comunità nata in Diocesi, delle suore del Famulato Cristiano di Torino, è stata istituita l’8 di- cembre a Cicogna, nell’Unità pa- storale di Pojana Maggiore. Un’altra comunità, le Suore di Na- zareth, risiede a Cresole. Si tratta di comunità religiose già presenti nel territorio della Diocesi, con le quali è stata fatta una riflessione, perché si mettessero a servizio delle Unità pastorali in cui risie- dono. In ogni caso, l’apertura e la chiusura di una canonica è un atto specifico dell’autorità vesco- vile». Dalla parte degli ultimi e dei più poveri Non è insolito trovare canoni- che disabitate destinate a ospitare servizi per persone in difficoltà o ad accogliere persone indigenti. «Esempi che si possono trovare sono quelli di Campedello, alle porte di Vicenza, dove in accordo con l’Unità pastorale, trovano sede il centro accoglienza e le attività del progetto “Davide e Golia”, gruppo di mutuo aiuto per persone con disagio mentale», spiega don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas Vicentina. «Altre canoni- che utilizzate ad usi simili dalla Ca- ritas - prosegue don Giovanni - sono, ad esempio, quella di Pre- sina (vicariato di Piazzola sul Brenta), di Ognissanti ad Arzi- gnano e di Malo, anche se que- st’ultima non è una vera e propria canonica ma la vecchia abitazione di un prete». «Sarebbe importante e signifi- cativo - commenta don Giovanni Sandonà - che in Diocesi si diffon- desse questo utilizzo delle vecchie canoniche, in favore degli ultimi. È quanto sta scritto anche nel docu- mento finale del venticinquesimo Sinodo diocesano, conclusosi nel 1987. La cosa importante e oppor- tuna, per le parrocchie che inten- dono farlo, è di fare squadra con la Caritas diocesana, proprio per evi- tare spiacevoli esperienze. È capi- tato che venisse data accoglienza a situazioni ingestibili o ad appro- fittatori. Alla base c’è il desiderio di essere una famiglia aperta Un coppia di giovani sposi e non più un prete. Giuseppe Caretta, 35 anni, e Elisa Gugole, 24 anni, in agosto si sposeranno e an- dranno ad abitare nell’ex cano- nica di Castegnero, dell’Unità pastorale Berica. «Attualmente la canonica è la sede delle atti- vità parrocchiali - racconta Giu- seppe - e noi andremo ad abitare nell’appartemento an- nesso, che si trova ai piani su- periori dell’edificio». Da dove nasce questa vostra scelta? «È una scelta nata dall’espe- rienza vissuta da me e Elisa in Azione cattolica e con il Servizio civile. Queste esperienze hanno fatto maturare in noi il desiderio di essere una famiglia “aperta”, accogliente. In noi c’è anche il desiderio di rimanere legati alla parrocchia, restituendo quello che ci è stato donato in questi anni attraverso la formazione, i gruppi e il catechismo». Con che stato d’animo vi prepa- rate a vivere questa nuova espe- rienza? «Ci rendiamo conto che sarà un’esperienza impegnativa e che la nostra vita come coppia sarà un po’ sacrificata. Ma quello che per noi conta è di essere una coppia a servizio della co- munità. L’idea era già da tempo nell’aria, noi ci siamo resi dispo- nibili, ma alla fine è stata una scelta della comunità». Concretamente, cosa farete? «Ci prenderemo cura degli ambienti ma non solo, accoglie- remo i gruppi che verranno a svolgere le loro attività e io, in particolare, farò il sacrista quando ce ne sarà bisogno. Ma oltre a questo, vorremmo che la canonica fosse vissuta, un luogo che anima la comunità. Per que- sto stiamo pensando, per esem- pio, di predisporre uno spazio per una bottega del commercio equo e solidale». A carico di chi saranno le spese? «La canonica ci verrà data in comodato d’uso, noi ci paghe- remo i consumi delle utenze e, soprattutto, ci metteremo a ser- vizio della parrocchia. Si tratta proprio di “rivitalizzare” la strut- tura. Dovremo stare attenti a non lasciarci invadere negli spazi della nostra vita privata, ma per fortuna con Elisa ab- biamo le vedute comuni». In alcune ci abitano famiglie o coppie, con il preciso compito di gestirle e mettersi a servizio della comunità Intervista Giuseppe Caretta, 35 anni, e Elisa Gugole, 24 Don Flavio Grendele, direttore dell’Ufficio diocesano per il coor- dinamento della Pastorale Servizio a cura di Andrea Frison Debba La canonica ospita le Piccole Sorelle del Vangelo Due comunità in tutta Italia In Italia le comunità religiose delle Piccole Sorelle del Vangelo (con- gregazione fondata da Charles de Foucault) sono due. Una sta a Foggia, l’altra nella canonica di Debba, piccola parrocchia del- l’Unità pastorale della Riviera, vi- cariato di Vicenza. «Siamo arrivate a Vicenza nel 2000, dieci anni fa - racconta suor Anna Mondrini, originaria di Mi- lano -. Cercavamo un luogo nel Nord Italia e la Provvidenza ci ha portate qui, dove, attraverso amici preti, abbiamo saputo che da un paio d’anni questa canonica era disabitata». La comunità è composta da cin- que religiose. «Due sorelle sono in pensione - continua suor Anna -, io lavoro in un centro di acco- glienza e le altre due lavorano in una casa di riposo e come baby- sitter. Questo per guadagnarci il pane quotidiano. Nell’Unità pasto- rale siamo impegnate nella distri- buzione della comunione agli ammalati, nella formazione e l’ac- compagnamento degli animatori parrocchiali, nelle missioni, nel- l’alfabetizzazione degli aimmigrati e anche con i “clown dottori”». «Non svolgiamo un servizio spe- cifico, non siamo “le sacrestane”. Siamo una comunità, abbiamo la nostra vita interna, i nostri spazi e i nostri tempi. Siamo, però, consa- pevoli che una canonica rimane un importante punto d’appoggio per la parrocchia. Nella misura del possibile siamo disponibili per ciò di cui c’è bisogno. In canonica ab- biamo una cappellina, dove ven- gono celebrate le messe feriali durante il periodo invernale. In molti vengono anche per un mo- mento di preghiera, di medita- zione o di silenzio». La congregazione è arrivata nel 2000, l’altra comunità si trova a Foggia Una tipica canonica del Vicentino La chiesa di Debba

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La Voce dei Berici Domenica 26 dicembre 2010

11 TERRITORIO

SOCIETÀ Il Vicentino è costellato da ex abitazioni di parroci rimaste disabitate. Gli esempi del loro utilizzo sono innumerevoli

Canoniche da rivitalizzare

In certe canoniche si entrava conun po’ di timore. Erano il Regnodel parroco, spesso immaginatoaustero granitico nel talare nero.L’immaginario collettivo subirà unduro colpo negli anni successivi.Una coppia di fidanzatini che dopomolti anni torna nella propria par-rocchia per recuperare il certifi-cato di battesimo, potrebbetrovarsi davanti non più il canutopresbitero, bensì una giovanemamma con un bambino in brac-cio. Una cosa simile a questa po-trebbe capitare a Bosco di Nantoo a Castegnero, due parrocchiedell’Unità pastorale Berica. «Nelledue canoniche, a partire da agostodel prossimo anno, andranno adabitare due coppie di giovani chestanno per sposarsi - spiega donDiego De Rossi, parroco e mode-ratore dell’unità pastorale (a sini-stra l’intervista ad uno deiquattro giovani) - Si tratta di dueedifici rimasti vuoti da una decinadi anni, da quando è partita l’Unitàpastorale. Che la canonica vengaabitata è un’idea che in Diocesi èmolto sentita. Sarà una cosa tuttada sperimentare, perché agli sposichiederemo di mettersi a serviziodella comunità. Il resto della par-rocchia, pur con qualche perples-sità, è venuta incontro a questaproposta».

Canoniche aperte,parrocchie vive

Il territorio della Diocesi di Vi-cenza è puntellato non solo dicampanili ma anche di canoniche.Canoniche che da tempo sono ri-maste disabitate, e che pongonoun problema di riutilizzo. «Non ab-biamo una mappa precisa delle ca-noniche disabitate nel territoriodiocesano - spiega don FlavioGrendele, direttore dell’ufficio dio-cesano per il coordinamento dellapastorale - sappiamo, però, chequeste canoniche vengono utiliz-zate per usi più diversi: per la dot-trina, le attività parrocchiali,l’accoglienza di persone in diffi-coltà o di gruppi per uscite forma-tive. In alcuni casi ci sono dellefamiglie che vi abitano e curanol’ambiente».

«Quello che è certo - proseguedon Flavio - è che la canonica è unbene della comunità, e che il suoutilizzo va deciso in parrocchia.Non è solo “la casa del parroco”. Il70 per cento del costo delle utenzee delle manutenzioni ordinarie è acarico della parrocchia, il rima-

nente 30 per cento del parrocoche vi abita. Rispetto alle canoni-che disabitate, la nostra è una pre-occupazione soprattuttopastorale. Una canonica aperta èsegno di una parrocchia viva, nonin fase di dismissione. Inoltre, ilfatto che vada a viverci una fami-glia fa sì che la parrocchia non siaidentificata solamente nel“prete”».

Val Liona, cinque canonichecon una “specializzazione”

Chi ha il suo bel da fare a ripen-sare un riutilizzo delle canonichedisabitate è l’Unità pastorale dellaVal Liona, nata diciotto anni fa:qui, nel cuore dei Colli Berici, leparrocchie erano cinque. Campo-longo, Grancona, San Germano deiBerici, Spiazzo e Villa del Ferro.Oggi il parroco è uno, don Dome-nico Pegoraro, residente a Gran-cona. Don Pio Cavedon, residentea San Germano dei Berici è il col-laboratore pastorale. Gli abitantidell’Unità pastorale sono più ditremila, distribuiti sull’ampio ter-ritorio di due Comuni: Grancona eSan Germano dei Berici. «Con ilConsiglio pastorale e il Consiglioper gli affari economici - raccontadon Domenico, parroco dal 2006 -stiamo cercando di caratterizzareogni ex canonica in modo diverso,cosicchè possa diventare una ric-chezza per tutte e cinque le co-munità. È un cammino cherichiede un passo alla volta, moltapazienza e un modo nuovo di pen-sare, che però sta dando i suoifrutti». «Lo scopo - spiega DavideGalli, del Consiglio per gli affarieconomici dell’Unità pastorale - ètenere viva e valorizzata ogni par-rocchia, con attività costanti econtinuative». La canonica diSpiazzo è diventata il fulcro delleattività dei consigli pastorali e del-l’amministrazione. Quella di SanGermano è destinata alla cate-chesi. Villa è diventata il punto diritrovo per le attività giovanili.Altri progetti riguardano l’utilizzodella canonica di Campolongocome luogo di preghiera, ma almomento è solo un’idea. «Le ideedi fondo ci sono - aggiunge Galli -prima, però, alcune di queste ca-noniche vanno risistemate».

Comunità religioseun’esperienza “al femminile”

L’Area Berica sembra essere un“laboratorio” del riutilizzo delle ca-noniche disabitate: a Fimon,Debba e Barbarano risiedono trecomunità religiose, rispettiva-mente le Missionarie di S. PaolaFrassinetti, le Piccole Sorelle del-Vangelo e le Apostole del SacroCuore di Gesù. «Finora la destina-zione di canoniche disabitate allecomunità religiose è avvenuta “alfemminile” - spiega don BeppinoBonato, responsabile dell’Ufficiodiocesano per la vita consacrata -.L’ultima comunità nata in Diocesi,delle suore del Famulato Cristianodi Torino, è stata istituita l’8 di-cembre a Cicogna, nell’Unità pa-storale di Pojana Maggiore.Un’altra comunità, le Suore di Na-zareth, risiede a Cresole. Si trattadi comunità religiose già presentinel territorio della Diocesi, con lequali è stata fatta una riflessione,perché si mettessero a serviziodelle Unità pastorali in cui risie-dono. In ogni caso, l’apertura e la

chiusura di una canonica è unatto specifico dell’autorità vesco-vile».

Dalla parte degli ultimie dei più poveri

Non è insolito trovare canoni-che disabitate destinate a ospitareservizi per persone in difficoltà oad accogliere persone indigenti.«Esempi che si possono trovaresono quelli di Campedello, alleporte di Vicenza, dove in accordocon l’Unità pastorale, trovano sedeil centro accoglienza e le attivitàdel progetto “Davide e Golia”,gruppo di mutuo aiuto per personecon disagio mentale», spiega donGiovanni Sandonà, direttore dellaCaritas Vicentina. «Altre canoni-che utilizzate ad usi simili dalla Ca-ritas - prosegue don Giovanni -sono, ad esempio, quella di Pre-sina (vicariato di Piazzola sulBrenta), di Ognissanti ad Arzi-

gnano e di Malo, anche se que-st’ultima non è una vera e propriacanonica ma la vecchia abitazionedi un prete».

«Sarebbe importante e signifi-cativo - commenta don GiovanniSandonà - che in Diocesi si diffon-desse questo utilizzo delle vecchiecanoniche, in favore degli ultimi. Èquanto sta scritto anche nel docu-mento finale del venticinquesimoSinodo diocesano, conclusosi nel1987. La cosa importante e oppor-tuna, per le parrocchie che inten-dono farlo, è di fare squadra con laCaritas diocesana, proprio per evi-tare spiacevoli esperienze. È capi-tato che venisse data accoglienzaa situazioni ingestibili o ad appro-fittatori.

Alla base c’èil desideriodi essere unafamiglia apertaUn coppia di giovani sposi e nonpiù un prete. Giuseppe Caretta,35 anni, e Elisa Gugole, 24 anni,in agosto si sposeranno e an-dranno ad abitare nell’ex cano-nica di Castegnero, dell’Unitàpastorale Berica. «Attualmentela canonica è la sede delle atti-vità parrocchiali - racconta Giu-seppe - e noi andremo adabitare nell’appartemento an-nesso, che si trova ai piani su-periori dell’edificio».

Da dove nasce questa vostrascelta?

«È una scelta nata dall’espe-rienza vissuta da me e Elisa inAzione cattolica e con il Serviziocivile. Queste esperienze hannofatto maturare in noi il desideriodi essere una famiglia “aperta”,accogliente. In noi c’è anche ildesiderio di rimanere legati allaparrocchia, restituendo quelloche ci è stato donato in questianni attraverso la formazione, igruppi e il catechismo».

Con che stato d’animo vi prepa-rate a vivere questa nuova espe-rienza?

«Ci rendiamo conto che saràun’esperienza impegnativa eche la nostra vita come coppiasarà un po’ sacrificata. Ma quelloche per noi conta è di essereuna coppia a servizio della co-munità. L’idea era già da temponell’aria, noi ci siamo resi dispo-nibili, ma alla fine è stata unascelta della comunità».

Concretamente, cosa farete?«Ci prenderemo cura degli

ambienti ma non solo, accoglie-remo i gruppi che verranno asvolgere le loro attività e io, inparticolare, farò il sacristaquando ce ne sarà bisogno. Maoltre a questo, vorremmo che lacanonica fosse vissuta, un luogoche anima la comunità. Per que-sto stiamo pensando, per esem-pio, di predisporre uno spazioper una bottega del commercioequo e solidale».

A carico di chi saranno le spese?«La canonica ci verrà data in

comodato d’uso, noi ci paghe-remo i consumi delle utenze e,soprattutto, ci metteremo a ser-vizio della parrocchia. Si trattaproprio di “rivitalizzare” la strut-tura. Dovremo stare attenti anon lasciarci invadere neglispazi della nostra vita privata,ma per fortuna con Elisa ab-biamo le vedute comuni».

In alcune ci abitano famiglie o coppie,

con il preciso compito di gestirle

e mettersi a servizio della comunità

Intervista

Giuseppe Caretta, 35 anni, eElisa Gugole, 24

Don Flavio Grendele, direttoredell’Ufficio diocesano per il coor-dinamento della Pastorale

Servizio a curadi Andrea Frison

Debba La canonica ospita le Piccole Sorelle del Vangelo

Due comunitàin tutta Italia

In Italia le comunità religiose dellePiccole Sorelle del Vangelo (con-gregazione fondata da Charles deFoucault) sono due. Una sta aFoggia, l’altra nella canonica diDebba, piccola parrocchia del-l’Unità pastorale della Riviera, vi-cariato di Vicenza.

«Siamo arrivate a Vicenza nel2000, dieci anni fa - racconta suorAnna Mondrini, originaria di Mi-lano -. Cercavamo un luogo nelNord Italia e la Provvidenza ci haportate qui, dove, attraverso amicipreti, abbiamo saputo che da unpaio d’anni questa canonica eradisabitata».

La comunità è composta da cin-que religiose. «Due sorelle sono inpensione - continua suor Anna -,io lavoro in un centro di acco-glienza e le altre due lavorano inuna casa di riposo e come baby-sitter. Questo per guadagnarci ilpane quotidiano. Nell’Unità pasto-rale siamo impegnate nella distri-buzione della comunione agliammalati, nella formazione e l’ac-compagnamento degli animatori

parrocchiali, nelle missioni, nel-l’alfabetizzazione degli aimmigratie anche con i “clown dottori”».

«Non svolgiamo un servizio spe-cifico, non siamo “le sacrestane”.Siamo una comunità, abbiamo lanostra vita interna, i nostri spazi ei nostri tempi. Siamo, però, consa-pevoli che una canonica rimaneun importante punto d’appoggioper la parrocchia. Nella misura delpossibile siamo disponibili per ciòdi cui c’è bisogno. In canonica ab-biamo una cappellina, dove ven-gono celebrate le messe ferialidurante il periodo invernale. Inmolti vengono anche per un mo-mento di preghiera, di medita-zione o di silenzio».

La congregazione

è arrivata nel 2000,

l’altra comunità

si trova a Foggia

Una tipica canonica del Vicentino

La chiesa di Debba