Non amiamo a parole ma con i fatti - caritas.vicenza.it · mio, non piangere, ti darò io...

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Non amiamo a parole ma con i fatti

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Non amiamo a parole

ma con i fatti

Non molto tempo fa, Véronique,

vedendomi molto triste, viene da me, mi

getta le braccia al collo e, con una

tenerezza infinita, mi dice: "Paparino

mio, non piangere, ti darò io qualcosa".

E la povera figliola cerca, tra i suoi

giocattoli, quello che potrà offrirmi ...

Oggi a messa, questo ricordo mi scuote

con un impeto tale che non può non

corrispondere a qualcosa di divino. C’è

qualcosa di più straziante della

compassione di chi non ha niente, e

che però vuol dare qualcosa? E Dio non

è forse il Povero dei poveri?

L’imperativo di ascoltare il grido dei poveri si fa carne in

noi quando ci commuoviamo nel più intimo di fronte

all’altrui dolore

(n. 193)

con - muoversi

Con-muoversi per il dolore è il punto di

partenza, è il “principio” (l’archē). Senza

commozione manca l’archē dunque siamo

senza punto di partenza, siamo nella ana-archia. Ognuno va per la sua strada, come

il sacerdote e il levita della famosa parabola

con - muoversi

Il samaritano diviene prossimo non perché filantropo, ma perché il suo cuore si spacca. Alla vista di quell’orribile spettacolo le viscere gli scoppiano in pezzi … Il mezzo morto colpisce al cuore il samaritano, ed egli deve “rispondergli” perché soltanto così può “rispondere” alla sua stessa ferita. Facendosi prossimo a quell’uomo abbandonato, il samaritano si fa prossimo a sé,infonde olio e vino alla lacerazione che il proprio stesso cuore ha patito

Amare a parole non va! Ma amare con le parole è una cosa vuota? oppure è proprio dalle

parole che comincia l’amore, la carità? Dobbiamo proprio

cominciare con i fatti oppure c’è un passo precedente?

Oggi la comunità cristiana non è che dice l’amore, parla la carità … e poi non la fa. Oggi la comunità cristiana l’amore non ce l’ha nemmeno sulla bocca, l’amore non lo dice per niente e la carità soffre un mutismo preoccupante. Se fosse semplice silenzio, la cosa non preoccupa. Ma si tratta della carità non solo come parola assente, ma come parola sostituita. Al posto del parlare dell’amore, del parlare amore … si parla il contrario

Sembra che i cristiani conoscano i poveri bevendo molte chiacchiere, ma non li ri-conoscono a partire dalla

Parola, quella di Dio, che ce li presenta dovunque

Oggi prevale una visibilità “diabolica”: i poveri in realtà sono presentati tuttisotto l’immagine dei bugiardi che ci

fregano, che recitano il loro disagio. In realtà non sono poveri, sono dei

recitanti, sono attori …

Dunque c’è una emergenza che riguarda le parole che amano il povero. Perché il vero povero esiste. Parole che amano? Sì, c’è un estremo bisogno di

parole che amano. E le parole che amano sono parole di verità sul povero.

Quanti sono, chi sono, come si chiamano, che storia hanno? Noi queste

parole le dobbiamo raccoglierle dai poveri e dirle nella loro verità. Alle chiacchiere e ai discorsi sommari e

volgari bisogna reagire con discorsi veri: ci sono poveri? Chi sono oggi?

Amate parlando...

Amate parlando meglio, parlando e facendo parlare i

poveri. Raccontate notizie vere in modo che la povertà sia veramente

riconosciuta. La parola vera sui poveri zittisca il

più possibile tutte le parole volgari

che stanno aumentando(perché ci sono anche molti falsi

poveri!)

La parola più vera sui poveri veri è la causa che li ha ridotti così! Dunque

non si tratta di parlare della povertà o del povero soltanto, ma di parlare

dell’ingiustizia, parlare della ricchezza, parlare del fatto che questa

economia uccide

Non ci basta il parlare del povero. E nemmeno basta il parlare amorevole. A volte, nelle nostre comunità, anziché

parlare del povero parliamo delle nostreopere nei fatti e nella verità.

… un amore

“silenzioso”. Le

vostre opere non

diventino la

“meta” ma il

“segno”. Non

diventino l’arrivo,

ma la strada.

Rinviino,

stimolino,

incamminino …

come ogni

segnale.

La meta dice “io sono arrivato, vieni qua”, il segno

dice “vai là”.

SEGNOMETA

SEGNOMETA

La carità-esibita fa riposare le comunità (tanto c’è la Caritas

che fa …), la carità-segno fa muovere (questa è la strada …

percorrila anche tu), muove e pro-muove

La Caritas Italiana è l'organismo

pastorale costituito dalla

Conferenza Episcopale Italiana al

fine di promuovere, anche in

collaborazione con altri

organismi, la testimonianza della

carità della comunità ecclesiale

italiana, in forme consone ai

tempi e ai bisogni, in vista dello

sviluppo integrale dell'uomo,

della giustizia sociale e della

pace, con particolare attenzione

agli ultimi e con prevalente

funzione pedagogica

La vostra azione non può esaurire i suoi compiti nella pura distribuzione di aiuto ai fratelli bisognosi [...]. Al di sopra di questo aspetto puramente materiale della vostra

attività emerge la sua prevalente funzione pedagogica, il suo aspetto spirituale, che non

si misura con cifre e bilanci, ma con la capacità che essa ha di sensibilizzare le

chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità, in forme consone ai

bisogni e ai tempi. Mettere a disposizione dei fratelli le proprie energie e i propri mezzi non

può essere solo il frutto di uno slancio emotivo e contingente, ma deve essere la

conseguenza logica di una crescita nella comprensione della carità, che, se è sincera,

scende necessariamente a gesti concreti di comunione con chi è in stato di bisogno

28 settembre 1972

Solo degli attori specializzati sono a

contatto con quelli che, spesso, fanno

paura ; la maggioranza dei membri

della Chiesa è invece meno incitata a

frequentare i più vulnerabili. La carità

rischia di viversi per procura,

riducendosi al dono di denaro. Privati

di occasioni di sedere alla stessa

tavola dell’umanità sofferente, i

cristiani ignorano le proprie condizioni

di esistenza, le proprie storie, le

proprie aspirazioni e le proprie

speranze; per i cristiani i poveri

cessano di essere una sorgente di

ispirazione e di stimolo. La Chiesa

perde qui una delle più belle occasioni

di ascoltare gli appelli del Vangelo e di

riscoprire, in questi luoghi inattesi, i

tratti più stupefacenti del volto di

Cristo (E. Grieu)

operatori non “manovali” del soccorso al povero. Ci sono agenzie diverse, anche non ecclesiali, ci sono “servizi”, ci sono formazione e celebrazione, incontro, risposo, festa, e anche capacità critiche.

Si diventa segno “significando”

sé-ignificare, ignis è il fuoco, dunque incendiar-si

* Comunità interpellate anziché comunità intorpidite … ** Ri-forma e non ri-ferma … ma su questo non basta

*** Coordinamento che si opera a due livelli

il sensus fidei dei fedeli

verifiche fatte non sempre tra soggetti della stessa

qualità …

così come Caritas dovrebbero offrire un utile punto di vista per gli altri

“ambiti” della comunità

Si diventa segno “radicalizzando”

… riportare sempre alla “radice”

Non amiamo a parole

ma con i fatti