Smodem 2-3-4 2008

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Via Virgilio 222, 55049 Viareggio Tel. 0584 384077 Fax 0584 397773 [email protected] www.coopcrea.it TRIMESTRALE iscritto al n° 789 del Registro Periodici, Tribunale di Lucca - Direttore Responsabile: Vera Caruso n° 2-3-4 anno 2008 CREA soc. coop. sociale IL CAPANNONE SOMMARIO Questo numero di Smodem è dedicato alla riapertura del Capannone di via Virgilio dopo i lavori di ristrutturazione e lo abbiamo incentrato sui due eventi che nel gennaio scorso ne hanno segnato l’inaugurazione, vale a dire la presentazione dei lavori alla città e la serata di riflessione sullo sterminio dei disabili attuato nella Germania nazista, realizzata in collaborazione con la Deputazione della Versilia dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Provincia di Lucca, con l’adesione della Scuola della Pace e il Patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Lucca, Comune di Viareggio e ASL 12 di Viareggio. La presentazione dei lavori di ristrutturazione è stato un momento partecipato e sentito, sia da parte della Cooperativa che da parte dei cittadini che a vario titolo si sono fatti coinvolgere in questo giorno così significativo per CREA. La presenza di tutte le più alte cariche istituzionali del territorio, tra cui il sindaco di Viareggio, Luca Lunardini, e il presidente della Provincia, Stefano Baccelli, ha confermato l’attenzione che la cooperativa ha saputo meritarsi in questi anni di lavoro al servizio delle persone meno importanti. Nel momento in cui il Capannone ha riaperto le sue porte agli utenti e alla città, la CREA ha voluto ospitare un’iniziativa di impegno civile e lo ha fatto associando il ricordo di don Beppe Socci alla Giornata della Memoria. Oltre che nella gestione di servizi socio sanitari, infatti, la Cooperativa sente di avere un preciso ruolo culturale, educativo e di promozione dei diritti, ruolo che ha un riferimento chiaro nell’atto costitutivo in cui si legge che la CREA «si propone di perseguire, […] l’interesse generale della comunità alla promozione umana ed all’integrazione sociale dei cittadini”. Cominciare l’attività del “nuovo” capannone facendo memoria dello sterminio dei disabili in epoca nazista ha significato confermare e rafforzare una responsabilità che CREA si è assunta al momento della sottoscrizione del patto sociale. Lo storico francese e strenuo difensore dei diritti umani Pierre Vidal Naquet in una sua riflessione sullo sterminio nazista ha affermato chiaramente che tanto orrore si è potuto manifestare perché favorito dal diffuso sentimento di «non responsabilità individuale» e dall’indifferenza di chi avrebbe potuto denunciare e non lo ha fatto. Ed è questa consapevolezza che ha reso possibile anzi naturale associare il ricordo di Beppe Socci alla memoria dello sterminio dei disabili, in occasione dell’inaugurazione del Capannone. Il grande striscione con la scritta «Indifferenti mai» che campeggia nell’atrio dello stabile di via Virgilio è il simbolo di questa consonanza e costituisce un invito e un monito affinché ciò che è successo non si ripeta, affinché le nostre coscienze sentano come intollerabile qualsiasi ingiustizia. «Indifferenti mai», lo sanno bene tutti quelli che lo hanno conosciuto, è il testamento spirituale di don Beppe, il suo grido (così lo abbiamo definito in un vecchio numero di Smodem ed è così che lo viviamo ancora oggi), un grido che ci sprona a cercare la differenza tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, perchè i fatti, le cose non hanno tutte lo stesso valore, lo stesso peso, indifferentemente. C’è anche un altro legame naturale tra il capannone di via Virgilio e Beppe Socci in quanto egli è stato uno dei soci fondatori della cooperativa CREA. Nel laboratorio delle sedie impagliate intrecciava fili di paglia e persone, è stato un maestro di vita, capace di una rara accoglienza e di accettazione completa di ogni diversità. Il ricordo di Beppe e la Giornata della Memoria, quindi, ci danno una definizione di “memoria” come qualcosa che non si ripiega su di sé ma che crea cultura della pace e della non violenza, per imparare dal passato e avere consapevolezza, identità e spessore nel nostro agire quotidiano. Vera Caruso, presidente C.RE.A. CONTRO L’INDIFFERENZA pagina 2 > Rassegna stampa, gennaio 2009 pagina 3 > Tutti uguali, tutti diversi Stefano Bucciarelli, preside Liceo Classico “Galileo Galilei” di Pisa e membro della Deputazione della Versilia dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Lucca > La memoria necessaria Armando Sestani, operatore CDSD “Il Capannone”-CREA e membro dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Lucca pagina 4 > Don Beppe Luigi Sonnenfeld, C.d.A coop. C.RE.A > Pentagramma Lunare > Sostieni i nostri progetti cinque per mille alla cooperativa C.RE.A. Il codice fiscale è 00985350461 - Grazie

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Il Capannone, contro l'indifferenza

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Via Virgilio 222,55049 Viareggio

Tel. 0584 384077Fax 0584 [email protected]

TRIMESTRALE iscritto al n° 789 del Registro Periodici, Tribunale di Lucca - Direttore Responsabile: Vera Caruso n° 2-3-4 anno 2008

CREA soc. coop. sociale

IL CAPANNONE SOMMARIO

Questo numero di Smodem è dedicato alla riapertura del Capannone di via Virgilio dopo i lavori di ristrutturazione e lo abbiamo incentrato sui due eventi che nel gennaio scorso ne hanno segnato l’inaugurazione, vale a dire la presentazione dei lavori alla città e la serata di riflessione sullo sterminio dei disabili attuato nella Germania nazista, realizzata in collaborazione con la Deputazione della Versilia dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Provincia di Lucca, con l’adesione della Scuola della Pace e il Patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Lucca, Comune di Viareggio e ASL 12 di Viareggio. La presentazione dei lavori di ristrutturazione è stato un momento partecipato e sentito, sia da parte della Cooperativa che da parte dei cittadini che a vario titolo si sono fatti coinvolgere in questo giorno così significativo per CREA. La presenza di tutte le più alte cariche istituzionali del territorio, tra cui il sindaco di Viareggio, Luca Lunardini, e il presidente della Provincia, Stefano Baccelli, ha confermato l’attenzione che la cooperativa ha saputo meritarsi in questi anni di lavoro al servizio delle persone meno importanti. Nel momento in cui il Capannone ha riaperto le sue porte agli utenti e alla città, la CREA ha voluto ospitare un’iniziativa di impegno civile e lo ha fatto associando il ricordo di don Beppe Socci alla Giornata della Memoria. Oltre che nella gestione di servizi socio sanitari, infatti, la Cooperativa sente di avere un preciso ruolo culturale, educativo e di promozione dei diritti, ruolo che ha un riferimento chiaro nell’atto costitutivo in cui si legge che la CREA «si propone di perseguire, […] l’interesse generale della comunità alla promozione umana ed all’integrazione sociale dei cittadini”. Cominciare l’attività del “nuovo” capannone facendo memoria dello sterminio dei disabili in epoca nazista ha significato confermare e rafforzare una responsabilità che CREA si è assunta al momento della sottoscrizione del patto sociale.

Lo storico francese e strenuo difensore dei diritti umani Pierre Vidal Naquet in una sua riflessione sullo sterminio nazista ha affermato chiaramente che tanto orrore si è potuto manifestare perché favorito dal diffuso sentimento di «non responsabilità individuale» e dall’indifferenza di chi avrebbe potuto denunciare e non lo ha fatto. Ed è questa consapevolezza che ha reso possibile anzi naturale associare il ricordo di Beppe Socci alla memoria dello sterminio dei disabili, in occasione dell’inaugurazione del Capannone. Il grande striscione con la scritta «Indifferenti mai» che campeggia nell’atrio dello stabile di via Virgilio è il simbolo di questa consonanza e costituisce un invito e un monito affinché ciò che è successo non si ripeta, affinché le nostre coscienze sentano come intollerabile qualsiasi ingiustizia. «Indifferenti mai», lo sanno bene tutti quelli che lo hanno conosciuto, è il testamento spirituale di don Beppe, il suo grido (così lo abbiamo definito in un vecchio numero di Smodem ed è così che lo viviamo ancora oggi), un grido che ci sprona a cercare la differenza tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, perchè i fatti, le cose non hanno tutte lo stesso valore, lo stesso peso, indifferentemente. C’è anche un altro legame naturale tra il capannone di via Virgilio e Beppe Socci in quanto egli è stato uno dei soci fondatori della cooperativa CREA. Nel laboratorio delle sedie impagliate intrecciava fili di paglia e persone, è stato un maestro di vita, capace di una rara accoglienza e di accettazione completa di ogni diversità. Il ricordo di Beppe e la Giornata della Memoria, quindi, ci danno una definizione di “memoria” come qualcosa che non si ripiega su di sé ma che crea cultura della pace e della non violenza, per imparare dal passato e avere consapevolezza, identità e spessore nel nostro agire quotidiano.

Vera Caruso, presidente C.RE.A.

CONTRO L’INDIFFERENZA

pagina 2

> Rassegna stampa, gennaio 2009

pagina 3

> Tutti uguali, tutti diversi

Stefano Bucciarelli, preside Liceo Classico “Galileo Galilei” di Pisa e

membro della Deputazione della Versilia dell’Istituto Storico della

Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Lucca

> La memoria necessaria

Armando Sestani, operatore CDSD “Il Capannone”-CREA e membro

dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia

di Lucca

pagina 4

> Don Beppe

Luigi Sonnenfeld, C.d.A coop. C.RE.A

> Pentagramma Lunare

> Sostieni i nostri progetti

cinqueper

millealla cooperativa C.RE.A. Il codice fiscale è 00985350461 - Grazie

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RASSEGNA

STAMPAgennaio_2009

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Lo sterminio dei disabili fu il primo atto – forse quello rimasto meno conosciuto – del disegno nazista di giungere ad una società pura dal punto di vista razziale attraverso l’eliminazione fisica dei diversi. Su questo programma, ed in particolare sulla sua manifestazione finale più sconvolgente, che fu la Shoah, varie sono state le riflessioni, che hanno oscillato tra due tipi di tesi estreme. Una è quella, elaborata proprio da pensatori ebrei, del “male assoluto”: un abisso di male che toglie fiato ad ogni tentativo di spiegazione, un crimine in-dicibile. Ben diversa, ma sempre sul registro della eccezionalità, è l’idea che questo progetto sia stata la manifestazione, altrimenti inspiegabile, di una estrema follia di un singolo (Hitler), o collettiva (di un partito, o addirittura di un popolo che li seguì). Le tesi opposte affermano invece che non si ebbe allora che la conseguente ancorché estrema realizzazione di idee già da tempo presenti nella società e nella cultura occidentale: il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo, ma anche l’idea di una ragione spietata, che sacrifica le differenze per realizzare un ideale. Così, per Z. Bauman, l’Olocausto è stato – paradossalmente - la massima realizzazione della modernità: una macchina organizzata secondo criteri del tutto immorali e al tempo stesso produttivamente “razionali” (la lucida contabilità della morte, il calcolato sfruttamento dei corpi delle vittime, il disegno di una società depurata).La mia idea è che sia giusto sottolineare la drammatica novità e la terribile rottura rappresentata dai crimini nazisti e dai sacrifici di massa imposti alle popolazioni nella Seconda guerra mondiale. Non mi sembra inutile però prendere spunto da queste tragedie per ricordare come, nella storia del nostro Occidente, i temi dell’attenzione alle differenze, nonché del riconoscimento del loro valore, quasi sempre siano rimasti in ombra e come essi rimangano dunque l’obiettivo di una battaglia ancora aperta e attualissima.Alle origini greche della nostra cultura democratica, si

trova un mito “negativo” della uguaglianza realizzata a spese della diversità: quella imposta da Procuste, che adattava al suo letto tutti i passanti che gli capitavano a tiro, stirandoli se erano più corti e tagliandoli se erano più lunghi. La popolazione fu liberata da Procuste grazie a Teseo, che realizzò la “vera” uguaglianza mettendo insieme tutti i diversi cittadini delle diverse regioni sotto un’unica legge. Ma fu questa uguaglianza così vera? La democrazia greca continuò ad escludere le donne e gli stranieri, né rispettava i disabili, che fin da piccoli erano uccisi o, più “pietosamente”, esposti, cioè abbandonati, come ancora suggeriva di fare il grande Aristotele.Con l’avvento della modernità, col riconoscimento rivoluzionario dei diritti umani – tutti uguali per natura, tutti uguali davanti alla legge – le differenze continuarono tuttavia a destare preoccupazione: malati e disabili, girovaghi e vagabondi rappresentavano un problema di ordine pubblico, come i delinquenti. Per tutti loro la società sentì il dovere di organizzare strutture “razionali” di contenimento e di controllo: ospedali, carceri, manicomi, ospizi, laboratori coatti. D’altra parte, gli ebrei furono “emancipati” negli Stati che accettarono le idee rivoluzionarie dalla Francia; ma neanche qui venne meno il pregiudizio antisemita.Dovemmo davvero aspettare il secondo dopoguerra perché “il sangue dei diversi” producesse i suoi effetti. Nella nostra Costituzione, così come nelle Dichiarazioni internazionali a partire dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, l’eguaglianza è affermata “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3): avendo quindi ben presente il problema delle differenze. Oggi forse scriveremmo diversamente quelle differenze: forse non scriveremmo più la parola razza (non esistono differenze di razza perché le razze non esistono!); forse aggiungeremmo esplicitamente tra le differenze quella di abilità, o quella di orientamento sessuale. E forse non ci accontenteremmo di caratterizzare l’uguaglianza

con una negazione (“senza distinzione”), ma vorremmo scrivere che queste differenze – beninteso, quando non rappresentino quegli “ostacoli” all’eguaglianza che la repubblica si impegna a “rimuovere” - debbono essere bensì riconosciute ed accolte, o addirittura valorizzate come tali. È comunque grazie a affermazioni di principio di questo genere che si è potuto intraprendere quel lungo cammino di “emancipazione”, che si è tradotto nel riconoscimento della dignità e del valore della differenza, nella organizzazione di strutture e nella emanazione di provvedimenti ispirate all’idea di una eguaglianza non solo affermata come principio, ma assunta come obiettivo. Un solo esempio, tratto dal mondo della scuola: la fine, realizzata quarant’anni fa, delle classi speciali e l’integrazione degli alunni disabili nella scuola di tutti, tuttora un vanto della nostra organizzazione scolastica.Ma i successi, come la cronaca ci documenta, non sono mai completi né mai definitivi. La tentazione del trattamento “speciale” delle diversità è sempre pronta a riemergere (vedi la discussione sulle classi per i bambini stranieri). La “caccia al diverso” non si limita a qualche bravata di giovinastri, ma si insinua in un nuovo senso comune veicolato sempre più dai messaggi dei media, si traduce in un nuovo egoismo di massa che sembra sempre pronto a riesplodere. E c’è un più ampio terreno di coltura di questi atteggiamenti, la cui diffusione è ancora più facile: è quello che rischia di farci perdere la sensibilità per le differenze, di non farci più percepire quando esiste un problema di differenza, di indurci alla sua rimozione; è quello della in-differenza. Rimane dunque perenne - e per noi oggi più vivo che mai - il valore del messaggio di Beppe: Indifferenti mai.

Stefano Bucciarelli, preside Liceo Classico “Galileo Galilei” di Pisa e membro della Deputazione della

Versilia dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Lucca

Tutti uguali, tutti diversi

I segnali della ripresa di comportamenti e di una politica che si ispira al nazifascismo si fanno ogni giorno più inquietanti. Nelle curve degli stadi, sui muri delle nostre città, nelle sempre più frequenti manifestazioni di intolleranza nei confronti dei migranti, i simboli e gli slogan del ventennio fascista trovano sempre più nuovi interpreti. Emergono in questi frangenti anche le affermazioni di chi tende a sminuire, o in certi casi ad esaltare, gli oscuri decenni che videro l’Europa attraversata dalla violenza nazifascista mentre si fanno addirittura spavaldi coloro che negano lo sterminio di milioni di ebrei. In questa situazione diventa necessario l’impegno per una capillare opera di divulgazione storica, soprattutto tra le nuove generazioni, al fine di contrastare efficacemente coloro che si riconoscono nella svastica o nella croce celtica; il Giorno della Memoria, istituito nel 2000 con lo scopo di ricordare lo sterminio del popolo ebraico per opera del nazismo, si rivela pertanto come un importante strumento contro la deriva nazifascista. Nel corso degli anni, l’attenzione, oltre che sulla Shoa, si è focalizzata anche su altri aspetti di particolare importanza, come lo sterminio degli zingari o dei disabili. Questi ultimi furono i primi, fin dall’inverno del 1940, ad essere sterminati in appositi centri istituiti dalle autorità naziste allo scopo di eliminare chi veniva definito come “una vita non degna di essere vissuta”. Furono duecentomila le donne, gli uomini e perfino i neonati che furono condotti nelle camere a gas per finire bruciati nei forni crematori, uccisi per fame o attraverso letali iniezioni di barbiturici. L’operazione, passata alla storia come Aktion T4, era lo stadio finale di un lungo percorso iniziato quando il nazismo andò al potere. Attraverso una capillare opera di propaganda si affermava che il deforme, l’idiota o il pazzo era un peso per la società tedesca ed un impedimento alla naturale affermazione della purezza razziale, e che pertanto la sua eliminazione rappresentava un sollievo per l’intera società. Questi aspetti e altre vicende riguardanti lo sterminio dei disabili sono stati affrontati non solo in una riuscita

iniziativa promossa dalla cooperativa il 19 gennaio scorso, ma anche in un proficuo incontro con oltre 100 studenti dell’Istituto Alberghiero “Marconi” di Viareggio avvenuto il 28 dello stesso mese, promosso anche questo dalla CREA. In circa due ore, con l’ausilio di immagini dell’epoca e di una rigorosa documentazione storica, gli studenti hanno avuto occasione di conoscere una pagina delle atrocità commesse dal nazismo ancora scarsamente conosciuta. La scelta da parte della cooperativa di intervenire con proprio programma nell’ambito del Giorno della Memoria si è rivelata pertanto importante e opportuna, mentre la riuscita di queste iniziative fanno ben sperare per il futuro e ci impegnano a proseguire nel cammino intrapreso.

Armando Sestani, operatore CDSD “Il Capannone”-CREA e membro dell’Istituto Storico della Resistenza e

dell’Età Contemporanea della Provincia di Lucca

La memoria necessaria

Emmi G. di soli 16 anni fu una delle 70.000 vittime del programma “T4”. Giudicata “schizofrenica” venne sterilizzata. Successivamente fu inviata a Meseritz-Obrawalde dove venne uccisa il 7 dicembre 1942 con una overdose di tranquillanti.

La serata del 19 gennaio

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Ogni volta che si rinnova insieme il ricordo di don Beppe, sperimentiamo, da una parte, come sia ancora calda e palpitante la nostalgia della sua presenza vivace e incoraggiante. Dall’altra, come proprio la nostalgia di lui comporti sempre più l’urgenza di una memoria viva che si esprima quale trapianto nel tessuto dell’oggi, della sua energia e della sua proposta. Ascoltare insieme – come abbiamo fatto nell’anniversario (11°) della sua morte, nel Capannone rinnovato – i suoi scritti semplici e chiari (letti da Mariella Vannucci e Carlo Giordano e sottolineati dal flauto di Gianluca Tomei) ha riportato all’attenzione di tutti un sogno che siamo chiamati a raccogliere nel cuore. Quello di uomini e donne che non si rassegnano di fronte alle rappresentazioni di un mondo assurdamente disumano, ma cercano concretamente di restituire lineamenti di gioia e di vita a tutto ciò che porta morte con sé. E “il monumento di paese” che “raffigura un solda to in pieno assetto di guerra, fermato proprio nell’attimo in cui con una mano sta per lanciare una bomba mentre nell’altra impugna un fu cile pronto per l’uso, si rivela una bestemmia contro la pace, una offesa lacerante per tutto il san gue fatto spargere dagli industriali della guer ra, dai politici del terrore, dai maestri dell’amor di patria. Una provocazione per la coscienza cristiana”. “Ma nessuno se n’è accorto, - scrive Beppe – anzi, tutti sono orgogliosi di avere un cosi bel monumento!”. E ci consegna un sogno coltivato nella solitudine del suo impegno forte di vita: “Sarebbe bello vedere la gente radunarsi nella piccola piazza, togliere via la bomba dalla mano del soldato e sostituirla con un ramo di uno dei tanti splendidi olivi che riempiono la collina e tagliare con la fiamma ossidrica il mitra e spezzarlo perché non spari più. Penso che allora anche la faccia dura del soldato di bronzo riacquisterebbe i lineamenti di un’umanità che ha finalmente imboccato il cammino della propria

liberazione”. E perché il sogno non rimanga un sogno, ma possa divenire realtà, ci indica una strada che ha raccolto dalla sua esperienza di lavoro: “Ora, da alcuni anni, attraverso le mie mani abbastanza segnate da questo scorrere di cose di vita, passa frusciando molto sommessamente un semplice “filo di paglia”. È il mio nuovo mestiere di “seggiolaio”, impagliatore di sedie per il riposo della gente, secondo una tradizione contadina molto antica: una manciata di fili di paglia che piano piano viene ritorta e intrecciata in modo da formare un unico filo che realizza, alla fine, il sedile della sedia. È partendo da lui, materia povera e fragile, che mi appare con chiarezza il senso “interiore” di una vita che molto probabilmente ha assunto sempre più le caratteristiche della povertà e della debolezza. E nello stesso tempo la fiducia della speranza e della forza. Perché il piccolo e fragile filo d’erba che da solo non sarebbe capace di sostenere assolutamente niente, intrecciato con molti altri suoi compagni d’avventura e di destino, riesce a diventare capace di accogliere pesi notevolmente consistenti. Immagine di una possibilità - sem pre tenue e umile - ma realizzabile, di una storia umana costruita non sui valori della potenza e del dominio, ma su quelli che nascono dalla comunione, dell’ amore, dall’ amicizia, dalla parte cipazione fraterna al mistero della vita”. Davvero, ora non possiamo più continuare solo a “ricordare” Beppe: per non tradire la sua amicizia e la sua memoria dobbiamo cercare di farlo rivivere nella vita di ogni giorno, facendoci carico di accogliere i piccoli semi della sua proposta perché germoglino nella stessa nostra esistenza personale. Ed essere, almeno un poco di più, noi stessi e, insieme, di nuovo, lui.

Luigi Sonnenfeld, C.d.A coop. C.RE.A

Don Beppe“Sognare da soli rimane un sogno, sognare insieme diventa realtà”

“Un Mattone per il Capannone” per l’acquisto degli arredi del centro diurno:

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Redazione:Barbara Argentieri, Cristiano Barducci, Vera Caruso, Duri Cuonz, Serena Del Cima, Patrizia Farnocchia, Anna Greco, Andrea Peruzzi, Margherita Romani, Luigi Sonnenfeld, Andrea Vagli Hanno partecipato a questo numero:Vera Caruso, Stefano Bucciarelli, Armando Sestani, Luigi SonnenfeldGrafica e impaginazione:Cooperativa C.RE.A - Duri CuonzConsulente per la comunicazione:Barbara ArgentieriSmodem è consultabile su www.coopcrea.itStampa Artigrafiche Pezzini, Viareggio

L’ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI DEL COMUNE DI CAMIORE E LA COOPERATIVA SOCIALE C.RE.A.IN COLLABORAZIONE CONCIRCOSCRIZIONE 1, 2 e 3 DEL COMUNE DI CAMAIOREORGANIZZANO:

LA 9° EDIZIONE DEL CONCORSO MUSICALE“PENTAGRAMMA LUNARE”

20 GIUGNO 2009 Termine iscrizioniIl concorso si terrà nei giorni 10 e 11 luglio 2009 a Lido di Camaiore nell’ambito della manifestazione “Notte Lido Blu”Scheda iscrizione e altre info trovi su:www.coopcrea.it