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QUESTA TECNICA COME VIENE INTESA OGGI È IL RISULTATO DELLO SVILUPPO DEI MATERIALI USATI PER L’ASSEMBLAGGIO DI CANNE, MULINELLI, FILI ED ESCHE ARTIFICIALI. È SINGOLARE OSSERVARE COME QUESTA EVOLUZIONE ABBIA SUBÌTO, A CAVALLO TRA LA FINE DEL SECOLO SCORSO E L’INIZIO DEL NUOVO MILLENNIO, UN’ACCELERAZIONE CHE HA PERMESSO DI ARRIVARE A RISULTATI, IN TERMINI DI PRESTAZIONI, IMPENSABILI PER UN PESCATORE DELLA VECCHIA GUARDIA L’ evoluzione dello spinning U n sistema di pesca complesso come lo spinning non nasce dal caso, ma è il frutto di una serie di scoperte tecnologiche che, migliorandosi negli anni con un at- tento lavoro di ricerca e sviluppo, ha per- messo di raggiungere livelli di perfezione incredibili. Nelle canne da spinning, tanto per fare un esempio, importanti preroga- tive come leggerezza, robustezza, scatto, risposta sulla ferrata e sensibilità sull’esca artificiale vennero migliorate con l’avven- to della fibra di carbonio, a partire dagli anni ’70. In quel periodo, sulla scia dei traguardi raggiunti in altri campi, alcune aziende come Fenwick iniziarono a pen- sare all’adozione della grafite come com- ponente dei fusti, da assemblare dapprima in abbinamento alla fibra di vetro e poi da usarsi da sola per raggiungere livelli di ri- gidità, scatto e leggerezza mai visti prima. A mano a mano che i processi di lavora- zione delle fibre di carbonio si affinava- no veniva migliorato anche il “modulo”, ossia il coefficiente di rigidità di questo particolarissimo materiale. Così, nel giro di pochi anni, le canne da pesca in carbo- nio acquistavano prontezza alle sollecita- zioni sempre più esasperata anche se, in campo spinning, dovevano fare i conti con gli sforzi di tipo fisico che tale disciplina impone; si pensi ad esempio alle migliaia di lanci e recuperi che la canna deve subire nel corso di una giornata di pesca, oppure alle ferrate toste necessarie per certi pesci predatori, oppure ancora alla proiezione di esche straordinariamente pesanti. Per que- sti motivi la “corsa all’alto modulo” nelle canne da spinning dovette fermarsi, asse- standosi comunque su valori elevati come nel caso delle canne realizzate con modulo di grafite IM8. L’avvento di resine parti- colari, con particolarità fisiche ideali da dosare alle fibre di carbonio, ha permesso, in tempi recenti, di ottenere canne da spin- ning in grafite super rigida IM9 ancora più scattanti e con un buon grado di robustez- za alle sollecitazioni di tipo fisico. SPINNING Mania SPINNING Mania Il meglio della tecnica di renzo della valle TOP SKILL WEB EDITION

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L'evoluzione dello spinning, tecnica e attrezzature da ieri a oggi.

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QUESTA TECNICA COME VIENE INTESA OGGI È IL RISULTATO DELLO SVILUPPO DEI MATERIALI USATI PER L’ASSEMBLAGGIO DI CANNE, MULINELLI, FILI ED ESCHE ARTIFICIALI. È SINGOLARE OSSERVARE COME QUESTA EVOLUZIONE ABBIA SUBÌTO, A CAVALLO TRA LA FINE DEL SECOLO SCORSO E L’INIZIO DEL NUOVO MILLENNIO, UN’ACCELERAZIONE CHE HA PERMESSO DI ARRIVARE A RISULTATI, IN TERMINI DI PRESTAZIONI, IMPENSABILI PER UN PESCATORE DELLA VECCHIA GUARDIA

L’evoluzione dello spinning

Un sistema di pesca complesso come lo spinning non nasce dal caso, ma è il frutto di una serie di scoperte tecnologiche

che, migliorandosi negli anni con un at-tento lavoro di ricerca e sviluppo, ha per-messo di raggiungere livelli di perfezione incredibili. Nelle canne da spinning, tanto per fare un esempio, importanti preroga-tive come leggerezza, robustezza, scatto, risposta sulla ferrata e sensibilità sull’esca artificiale vennero migliorate con l’avven-to della fibra di carbonio, a partire dagli anni ’70. In quel periodo, sulla scia dei traguardi raggiunti in altri campi, alcune aziende come Fenwick iniziarono a pen-

sare all’adozione della grafite come com-ponente dei fusti, da assemblare dapprima in abbinamento alla fibra di vetro e poi da usarsi da sola per raggiungere livelli di ri-gidità, scatto e leggerezza mai visti prima. A mano a mano che i processi di lavora-zione delle fibre di carbonio si affinava-no veniva migliorato anche il “modulo”, ossia il coefficiente di rigidità di questo particolarissimo materiale. Così, nel giro di pochi anni, le canne da pesca in carbo-nio acquistavano prontezza alle sollecita-zioni sempre più esasperata anche se, in campo spinning, dovevano fare i conti con gli sforzi di tipo fisico che tale disciplina impone; si pensi ad esempio alle migliaia

di lanci e recuperi che la canna deve subire nel corso di una giornata di pesca, oppure alle ferrate toste necessarie per certi pesci predatori, oppure ancora alla proiezione di esche straordinariamente pesanti. Per que-sti motivi la “corsa all’alto modulo” nelle canne da spinning dovette fermarsi, asse-standosi comunque su valori elevati come nel caso delle canne realizzate con modulo di grafite IM8. L’avvento di resine parti-colari, con particolarità fisiche ideali da dosare alle fibre di carbonio, ha permesso, in tempi recenti, di ottenere canne da spin-ning in grafite super rigida IM9 ancora più scattanti e con un buon grado di robustez-za alle sollecitazioni di tipo fisico.

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plicazione su linee di canne medio econo-

miche. I telai dei guidafilo sono stati anch’essi alleggeriti

pur rimanendo indeformabili: è il caso di quelli in titanio, ma

anche i modelli in acciaio inox offro-no prestazioni notevoli. La leggerezza dei passanti è fondamentale per ottene-

re anche una perfetta bilanciatura della canna abbinata al mulinello: passanti pe-

santi, grossi e numerosi sbilanciano la canna in avanti, peggiorando la sensibilità sull’ar-tificiale e la precisione nei lanci. In alterna-tiva a materiali di sintesi come l’Alconite e il Sic, alcuni marchi come ABU e Berkley

hanno optato in alcune serie di canne per anelli di nuova generazione, gli SSGS, in assoluto i più leggeri ma con eguali carat-teristiche di resistenza all’abrasione nella parte interna. La bilanciatura ottimale della canna è un tema che sta molto a cuore alle migliori aziende poiché queste hanno capito che offrendo un attrezzo in grado di enfatiz-zare le caratteristiche di sensibilità, capacità di lancio e precisione delle pose, il pescato-re cattura di più ed è quindi maggiormente soddisfatto per l’acquisto. Ovviamente an-che gli altri componenti hanno subìto evolu-zioni garantendo prestazioni ottimali. Nella migliore produzione, il portamulinello ha forma ergonomica, ossia è sagomato per migliorare la presa nel lancio e nel recupe-ro senza affaticare polso e avambraccio. La sensibilità sulla percezione dei movimenti dell’esca può inoltre essere potenziata attra-verso una progettazione che lascia visibile il fusto della canna nel suo passaggio attraver-so l’impugnatura: toccando col palmo della mano o col dito indice la parte esposta del fusto si migliora la percezione sull’esca nei suoi movimenti o l’avvenuta abboccata.

LA SPADA SPINNERI progressi nelle canne da spinning sono stati raggiunti, oltre che attraverso l’a-dozione di fibre di carbonio sempre più avveniristiche, anche tramite una compo-nentistica super tecnologica. Si pensi per

esempio agli anelli guidafilo, le cui caratte-ristiche principali devono essere leggerez-za, robustezza e resistenza all’abrasione causata da fili robusti, vedi ad esempio i trecciati in Dyneema. I giapponesi, in particolare, sono stati i precursori di una

nuova generazione di passanti a partire dagli anni ’80; i risultati della loro ricerca sono a tutt’oggi sotto gli occhi dei pescatori e vengono apprezzati dagli appassionati più esperti. Il carburo di silicio (Sic), l’anello interno dei passanti, è un materiale di sinte-si ideato da Fuji e rappresenta ancora oggi il top della produzione. In tempi più recenti sempre Fuji ha realizzato un materiale dalle prestazioni intermedie tra il carburo di sili-cio e l’ossido di alluminio, l’Alconite che, essendo meno costoso, trova la migliore ap-

LE CARATTERISTICHE DELLE LUNGHE

Il portamulinello ha una struttura particolare che lascia esposte ampie parti del grezzo sottostante per aumentare

la sensibilità nel recupero dell’esca e in fase di abboccata

Skeletor design

Prendiamo come esempio la Skeletor della Berkley, ottimo attrezzo che adotta praticamente tutte le soluzioni teconologiche più moderne in fatto di canne

L a caratteristica principale in una canna da spinning di tipo lungo, intendendosi cioè di misura tra 8 e

9 piedi, deve essere lo scatto notevole, ossia la rapidità del fusto, pregio dovuto appunto all’impiego di grafite IM7. In pratica l’attrezzo deve risultare veloce, scattante o rapido che dir si voglia, ma con un range notevole di pesi da lanciare: trattandosi di canna per la pesca da riva, occorre poter lanciare da 10 fino a oltre 30 grammi a seconda delle necessità. I due pezzi che la compongono si devono innestare con un giunto a cappuccio irrobustito da una ghiera metallica fissata alla base del segmento che fa parte del vettino. Questo rinforzo, che esteticamente può apparire poco gradevole, è necessario poiché evita la deformazione del carbonio quando la canna è soggetta a forti sollecitazioni.

L’impugnatura sotto al portamulinello è divisa in due parti ed è realizzata in EVA. Una serie di fori simmetrici di forma ovale la alleggeriscono e migliorano la presa.

Hollogrip

Nella parte finale, l’impugnatura Hollogrip consente una comoda presa con la mano sinistra per agevolare i lanci a due mani per favorire distanza e precisione.

Presa a due mani

I passanti, in tutto nove, hanno telaio monoponte per quelli più vicini al puntale e

a ponte doppio per quello vicino al mulinello. L’interno in carburo di silicio li rende

esenti da fessurazioni.

Anelli SIC

Il puntale, anch’esso con anello interno in carburo di silicio come tutti gli altri passanti, è stato rinforzato per resistere alle maggiori sollecitazioni.

Vettino robusto

Il giunto dei due segmenti è a cappuccio, con una ghiera di rinforzo metallica che impedisce deformazioni strutturali della fibra di carbonio sottostante.

Ghiera di rinforzo

regola d’oro...passanti pesanti, larghi,numerosi fanno canne

sbilanciate

STUDIATE IN BASE ALLE PREDE CUI SONO DEDICATE... TUTTE, PERÒ, SONO MOLTO POTENTI E SCATTANTI SE RAPPORTATE AL TIPO DI TECNICA. QUESTO DIPENDE ANCHE DA MODULO E MATERIALI.

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“MANOVELLE” MODERNE Passando ai mulinelli, bisogna constatare che i passi in avanti sono stati evidenti e ben visibili anche per i “non addetti ai lavori”. Sia dal punto di vista concettuale sia da quello strutturale, il progresso tecnologico ha consentito a queste piccole macchine di diventare super efficienti. Facendo qualche passo indietro, il passaggio dagli “spinning reel” muniti di tazza con bobina interna a quelli con girante interna e bobina “copren-te” è stata la prima grande rivoluzione che in breve ha contagiato tutta la produzione mondiale. A partire dall’inizio degli anni ’80, quasi in concomitanza con l’avvento del carbonio nelle canne, i mulinelli hanno infatti radicalmente cambiato struttura e la bobina, divenuta completamente esterna,

ha assunto un’importanza fon-

damentale: non più semplice contenitore di filo, è diventata parte preponderante del mulinello proprio come il suo corpo, con un volume pronunciato e un profi-lo semi conico per agevolare il carico delle spire di filo e ridurre i rischi di parrucche. Proprio il fatto di es-sere “coprente” ossia di inglobare al suo interno la girante (detta anche rotore), questo tipo di bo-bina poteva ora alloggiare una frizione con maggior numero di dischi e dal diametro superiore, a tutto vantaggio della progressione di frenata e di una migliore dis-

sipazione del calore sviluppato dai dischi stessi. Altri progressi significativi erano dati dal sistema di blocco istantaneo del-la girante tramite un meccanismo basato su un cuscinetto a rulli a funzionamento unidirezionale. Le ferrate diventavano fulminee e ne beneficiava anche la durata di tutta la meccanica interna, ora soggetta

a un minor numero di giochi. È singolare, invece, l’evoluzione strut-turale del corpo contenente l’ingra-naggeria: dopo una prima generazio-ne di mulinelli in polimero plastico più o meno rinforzati con fibre di grafite si è tornati, verso la fine degli anni ’90, all’uso di leghe metalliche, più pesanti ma certamente più affidabili per quanto riguarda il po-sizionamento di ingranag-gi importanti come la ruota di comando, il pignone o la

base dell’alberino che regge la bobina. Ora la situazione torna a

favore dei polimeri plastici: la tec-nologia e lo studio dei materiali

hanno elaborato uno speciale trattamento superficiale (Nano

Shield) messo a punto da ABU Garcia che rende il mulinello del 300% più robusto di un corrispettivo in grafite ma del 50% più leggero di un modello della stessa misura in lega di alluminio. Di puro metallo, invece, è tornato a essere il blocco manovella che, nei mulinelli migliori, si innesta nella ruota di comando con un sistema a doppia filetta-tura affidabile e preciso che non lascia spa-zio a giochi meccanici che, nel tempo, pos-sono pregiudicare il buon funzionamento dell’ingranaggeria. Per quanto riguarda la velocità di recupero di questi mini argani,

PARTICOLARI CHE CONTANO

Nei mulinelli da spinning a bobina fissa viene inserita frontalmente, lungo l’asse e all’interno della bobina. Più di rado viene posizionata dietro la scatola ingranaggi, offendo l’unico vantaggio di una più facile regolazione durante la lotta col pesce, ma risultano meno precise in quanto più ridotte nelle dimensioni. Le migliori frizioni frontali adottano diversi dischi lamellari di ampio diametro in carbonio che dissipano meglio il calore ed offrono una maggiore superficie frenante.

Dopo il boom dei mulinelli realizzati in polimero plastico, avvenuto negli anni ’80 e ’90, si è assistito a un ritorno, da parte delle migliori aziende, all’impiego delle

leghe metalliche leggere, a base di alluminio, per realizzare i corpi e le giranti. Pur essendo un poco più pesanti, questi componenti sono infatti più durevoli e garantiscono un punto di appoggio più preciso per tutte le parti meccaniche in

movimento, dall’attacco della manovella al pignone, alla ruota di comando.

Questo particolare è stato migliorato dopo una serie di studi condotti sulle torsioni che il filo subisce nel passare dalla canna al mulinello. Nei mulinelli a bobina fissa tali torsioni creano un indebolimento della lenza e possono dar luogo ad asole nella formazione delle spire di carico nella bobina, con rischi di parrucche. Per tali motivi i rullini scorrifilo migliori ruotano su un piccolo cuscinetto a sfere, mentre le loro dimensioni sono maggiorate per accogliere il filo con un angolo meno spigoloso.

Alcuni mulinelli a bobina fissa di ultima generazione hanno la carrozzeria molto rifinita nei particolari e progettata per resistere agli urti. Esistono versioni con corpo in polimero, leggere ma soggette a rottura in caso di caduta e versioni con corpo in lega metallica più robusta ma un poco più pesanti. Queste ultime offrono anche il vantaggio, nella parte interna, di dare ai meccanismi che vi si appoggiano un attacco più stabile e sono munite di sporgenze metalliche (pinne) per resistere alle cadute.

Non è il numero dei cuscinetti a sfere a fare la differenza nella qualità e nella durata del mulinello da spinning, bensì la loro

costruzione e posizione. Bastano 4 - 5 cuscinetti di alta qualità (sigillati, in acciaio inox, precisi nella costruzione) per ottenere

una maggiore scorrevolezza delle parti in movimento e una riduzione dei giochi meccanici. Infine, un numero contenuto di cuscinetti riduce anche il peso complessivo, a tutto vantaggio

della bilanciatura del complesso canna/mulinello.

PINNE DI PROTEZIONE

SCORRIFILO MAGGIORATO

CUSCINETTI SIGILLATI

la bobina èuna parte fondamentaledei mulinelli moderni

studiatissima

CORPO IN ALLUMINIO

FRIZIONE MULTIDISCO

NON SERVE ESSERE DEGLI INGEGNERI PER CAPIRE L’IMPORTANZA DI CERTE CARATTERISTICHE TECNICHE

UNA VOLTA I MULINELLI ERANO TUTTI A TAZZA

CON BOBINA INTERNA. OGGI INVECE SONO

TUTTI CON GIRANTE INTERNA E BOBINA

“COPRENTE”.

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i rapporti tra giri del rotore e giro comple-to della manovella sono aumentati miglio-rando le prestazioni soprattutto nei model-li di piccola taglia (1000-1500-2000) che, come è noto, si usano più spesso nella pe-sca controcorrente dei torrenti o dei cana-li: un contatto più costante con l’artificiale permette di ottenere “variazioni sul tema” (accelerazioni, brevi soste, rapide parten-ze) altrimenti impossibili con mulinelli lenti. La velocità di recupero, tuttavia, non deve essere disgiunta dalla potenza, per cui serve un’attenta progettazione delle parti meccaniche principali per mantene-re invariata o incrementare, se possibile, questa caratteristica che diventa fonda-mentale soprattutto quando si recuperano artificiali molto resistenti oppure bisogna forzare una preda particolarmente robusta tenendola lontana dalla sua tana.

LA LINEA TRA NOI E LORO L’evoluzione dei fili e degli artificiali procede su binari paralleli: ottenere lenze più sottili ma con elevati carichi di rottura lascia infatti alle esche una maggiore li-bertà di movimento; ma anche gli artifi-ciali (minnow e crank in particolare), se progettati con caratteristiche di idrodina-mica ottimali, fanno minore resistenza nel recupero e non “stressano” i fili. Sotto l’a-spetto delle proprietà fisico-meccaniche, la vera rivoluzione di questi ultimi anni è arrivata nel campo dei super fili, siano essi di tipo “intrecciato” o di tipo “fuso” ricorrendo comunque allo stesso tipo di materiale, il Dyneema, che offre incredi-bili carichi di rottura e permette di essere ridotto a diametri minimi. Altro vantaggio è la scarsissima elasticità che consente di avere un contatto molto diretto con l’esca, migliorando la sensibilità e permettendo di “sparare” ferrate fulminee. Da questo punto di vista i trecciati Spiderwire o i

fusi Fireline nelle varie generazioni han-no apportato una rivoluzione nella pesca che possiamo definire epocale. Ma non è finita: l’obbiettivo attuale è quello di scendere ulteriormente nei diametri e per la prossima stagione di pesca potremo aspettarci di pescare con fili capillari, quelli appannaggio dei passatisti con esche naturali. Pescare con fili al di sotto dello 0,06 potrà sembrare fantascien-tifico, ma già non desta più stu-pore usare diametri fino allo 0,02 con svariati etti

di tenuta. Pensate alla possibilità di lan-ciare esche dell’ordine del grammo a de-cine di metri di distanza con la sicurezza di poter disporre di carichi di rottura mol-to elevati in rapporto ai diametri capillari! È probabile che certe discipline come lo spinning ultralight torneranno in auge gra-zie a questi super fili sottilissimi. Ed è pro-prio grazie a tali lenze microscopiche che si potranno gestire al meglio esche micro-nizzate come certi mini minnow da usarsi in acque ristrette o molto basse a caccia di cavedani e trote. Ma si potrà spaziare anche in campi fino ad oggi riservati al fly fishing, perché lanciare mosche secche o piccole ninfe a distanze utili sarà possibile per chiunque! Per non parlare delle tecni-che convenzionali, come lo spinning alla trota in torrente con spinner classici, che acquisteranno una nuova dimensione per quanto riguarda la sensibilità nel recupero o la possibilità di convincere all’attacco pesci presi e rilasciati più volte (pensia-mo, ad esempio, a trote vecchie e smali-ziate delle riserve no kill, quelle che ormai sanno riconoscere i fili dal marchio!). Il bello dello spinning è anche qui: ap-prezzare gli sforzi evolutivi delle at-trezzature per ingaggiare sfide sem-pre più entusiasmanti!

TRECCIATI SUPERSTARL’avvento dei multifili trecciati ha permesso di usare lenze più sottili, ma con un carico di rottura molto elevato. nuove tecnologie

per fili sempre più sottiliscommessa: tornerà

l’ultralight

IL MONOFILO DI NYLON RESTA ANCORA LA LENZA PIÙ USATA QUANDO SI PESCA A SPINNING. POLIEDRICO E AFFIDABILE, PUÒ ESSERE USATO CON TUTTI I PESCI E PER GRAN PARTE DELLE TECNICHE.

GLI “INTRECCIATI” IN DYNEEMA HANNO SUBITO NEGLI ULTIMI ANNI UNA EVOLUZIONE CHE È GIUSTO DEFINIRE EPOCALE.

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