SICUREZZA NELLE SCUOLE - liceovallone.gov.it · D.P.R. n. 303/1956). D.Lgs. 626/1994 D.P.R: ......

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L. S. e L. "A. VALLONE" 1 SICUREZZA NELLE SCUOLE Corso di Informazione/formazione per il personale della scuola D. Lgs. 9 aprile 2008 n. 81

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L. S. e L. "A. VALLONE" 1

SICUREZZA NELLE SCUOLE

Corso di Informazione/formazione per il personale della scuola

D. Lgs. 9 aprile 2008 n. 81

L. S. e L. "A. VALLONE" 2

NOZIONI INTRODUTTIVE storia della sicurezza nella scuola

D.P.R. n. 303/1956).

D.Lgs. 626/1994

D.P.R: n. 547/1995

DM n. 382 del 1998, che ha recepito le indicazioni provenienti dal DM 21 giugno 1996, n. 292,

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D.Lgs. 15 agosto 1991, n, 277 (modificato e integrato dalla L. 23 12- 1996, n. 649), - [rischi derivanti da agenti chimici, fisici (rumori e vibrazioni) e biologici durante il lavoro, Art. 7 legge 212/1990

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Tutto ciò è raggruppato nel D. Lgs.626/94

che è la prima legge applicativa e sanzionante

e nel D. Lgs.81/2008

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D. M. 26 agosto 1992 norme sulla sicurezza degli edifici, rivolte ai comuni e alle province, (Prevenzione incendi nelle scuole) DPR 380/2001 (sicurezza degli impianti).

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gli stessi argomenti sono trattati anche dal d.lgs. 626 nei titoli V bis, VII bis, VIII e VIII bis. Per cui le disposizioni

particolari del d.lgs. 277/1991 si applicano in quanto compatibili con la disciplina generale, o se espressamente

menzionate nel d.lgs. 626 e dal

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TESTO UNICO D. Lgs. 9 aprile 2008 n. 81

cheraggruppa tutti gli aggiornamenti

avvenuti nel tempo e

inasprisce le sanzioni

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SCALA GERARCHICA O ORGANIGRAMMA DELLA

SICUREZZAAi sensi del D. Lgs 9 aprile 2008 n. 81

DATORE DI LAVORO

DIRIGENTE SCOLASTICO:

RESPONSABILE DELLA GESTIONE DELLA STRUTTURA E

DELL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO.

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PUO’ DELEGARE:

TUTTI I COMPITI • AI PREPOSTI NELLA SCUOLA IDENTIFICATI• NEI COLLABORATORI DEL DIRIGENTE

RESPONSABILI DI SETTORE

ai quali viene delegata la vigilanza, chiamati a sorvegliare i lavoratori durante il lavoro; pur tuttavia permane un obbligo di controllo e vigilanza quando gli organi direttivi sono venuti a conoscenza di specifiche inadempienze o abbiano avuto ingerenza nella tutela dei lavoratori imponendo precisi ordini

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D. S.

PUO’ NOMINARE IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE

R. S. P. P.PER LA GESTIONE DELLA SICUREZZA

LA STESURA DEL DOCUMENTO DEI RISCHID.U.V.R.I.

Aggiornamento D.U.V.R.I. 2015/2016E DEL PIANO DI EVACUAZIONE

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COMPITI DELL’RSPP

NOMINATO DAL D. S.

DEVE AVER FREQUENTATO CORSI DI FORMAZIONE

DEVE AVERE CAPACITA’ E CONOSCENZE TECNICHE IDONEE

ALLO SVOLGIMENTO DI TALE COMPITO

DEVE AGGIORNARSI OGNI 5 ANNI

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I compiti del servizio sono: • L’individuazione dei fattori di rischio• la loro valutazione• l’individuazione delle misure per la sicurezza e

salubrità degli ambienti di lavoro• favorire il rispetto della normativa vigente• l’elaborazione delle misure preventive e

protettive• l’elaborazione delle procedure di sicurezza per le

varie attività• la proposizione di programmi di informazione e

formazione dei lavoratori.·

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I compiti del servizio sono:• informare i lavoratori (sui rischi, compresi quelli

specifici; • misure di prevenzione e protezione; • pericoli connessi all'uso di sostanze e preparati

pericolosi; • sulle procedure di pronto soccorso, lotta antincendio,

evacuazione; • sui nominativi dei lavoratori incaricati dell'attuazione

delle misure di pronto soccorso, salvataggio, prevenzione e lotta antincendio, gestione dell'emergenza)

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RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI:

NOMINATO DAI LAVORATORI

(CONTROPARTE)

COLLABORA CON IL DATORE DI LAVORO E CON L’R.S.P.P. ALLA STESURA DEL

DOCUMENTO DEI RISCHI

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RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

La figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, prevista e disciplinata dagli articoli 18 e 19 del d.lgs. 81/2008, svolge i seguenti compiti:

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RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

a) accede ai luoghi in cui vengono svolte le attività educative, di studio e di lavoro;b) è consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla valutazione dei rischi, c) è consultato sulla designazione degli addetti al servizio di prevenzione, all'attività di prevenzione incendi, al pronto soccorso, all’evacuazione;d) è consultato in merito all'organizzazione della formazione;

RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

e) riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente alla valutazione dei rischi e alle relative misure di prevenzione, nonché quelle riguardanti le sostanze e i preparati pericolosi, le macchine, gli impianti, l'organizzazione e gli ambienti di lavoro, gli infortuni e le malattie professionali;

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RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

• f) riceve le informazioni provenienti dai servizi di vigilanza;g) riceve una formazione adeguata, comunque non inferiore a quella prevista dall'art. 22 del d.lgs. 81/2008 (min. 32 ore);h) promuove l'elaborazione, l'individuazione e l'attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l'integrità fisica dei lavoratori;

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RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

i) fa proposte in merito all'attività di prevenzione;n) informa il Capo d’istituto a proposito dei rischi individuati nel corso della sua attività;

l) promuove l'elaborazione, l'individuazione e l'attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l'integrità fisica dei lavoratori;m) formula osservazioni in occasione di visite e verifiche effettuate dalle autorità n) partecipa alle riunioni periodiche di prevenzione e protezione dai rischi;o) fa proposte in merito all'attività di prevenzione;p) informa il Capo d’istituto a proposito dei rischi individuati nel corso della sua attività;

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ADDETTO ALLA SICUREZZA A. S. P. P.

(minimo 4 per scuola)COLLABORANO con il Dirigente e con l’R. S. P. P. alla stesura del D. V. R. e del

PIANO DI EVACUAZIONE.CONTROLLANO PERIODICAMENTE GLI

AMBIENTI A LORO ASSEGNATI. DEVE AVER FREQUENTATO CORSI DI

FORMAZIONE (Modulo A e B)

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COMPITI

• individuazione dei fattori di rischio, valutazione dei rischi ed individuazione delle misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro;

• elaborazione, per quanto di competenza, delle misure di prevenzione e protezione dai rischi e definizione dei sistemi di protezione e dei relativi sistemi di controllo delle misure;

• definizione di procedure di sicurezza in relazione alle diverse attività;

• proposta di programmi di informazione e formazione dei lavoratori;

• partecipazione alle consultazioni in tema di tutela salute e sicurezza;

COMPITI• informazione ai lavoratori (sui rischi, compresi quelli

specifici; misure di prevenzione e protezione; pericoli connessi all'uso di sostanze e preparati pericolosi; sulle procedure di pronto soccorso, lotta antincendio, evacuazione; comunicare il nominativo del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, e dei lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di pronto soccorso, salvataggio, prevenzione lotta antincendio e gestione dell'emergenza).

• Collaborazione in materia di sicurezza con il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione;

• Assolvimento dei compiti previsti nel Piano di evacuazione.

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A. P. S.(addetti primo soccorso)

(2+1 per plesso)ORANIZZAZIONE E GESTIONEDELLLA CASSETTA DI PRIMO

INTERVENTO E SOCCORSO INFORTUNI

CORSO DI FORMAZIONE CON AGGIORNAMENTO PRATICO

TRIENNALED. M. 15 LUGLIO 2003 n. 388.

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PROFILASSI E SORVEGLIANZA SANITARIANOMINA IL MEDICO COMPETENTE

I compiti del medico competente sono strettamente connessi al d.lgs. 81/2008 e ai relativi obblighi.

La sua funzione si può classificare in tre macro aree:1. compiti connessi alla sorveglianza sanitaria;2. compiti d’informazione e di certificazione;3. compiti di collaborazione e di consulenza.

Esso :a) collabora con il Capo d’Istituto e con il servizio di prevenzione e protezione, sulla base della specifica conoscenza dell'organizzazione della scuola e delle situazioni di rischio, alla predisposizione delle misure per la tutela della salute e dell'integrità psico-fisica degli allievi e del personale;b) effettua gli accertamenti sanitari di cui all'art. 16 (accertamenti sanitari preventivi - tesi a valutare l’idoneità dei lavoratori e degli allievi rispetto alle attività di studio, di lavoro o educative - e accertamenti sanitari periodici, per controllare lo stato di salute dei lavoratori e degli allievi ed esprimere il giudizio di idoneità)

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PROFILASSI E SORVEGLIANZA SANITARIAIL MEDICO COMPETENTE

c) esprime i giudizi di idoneità rispetto alle mansioni svolte ;d) sotto la propria responsabilità istituisce e aggiorna, per gli allievi e per i lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria, una cartella sanitaria e di rischio custodita dal Capo d’istituto nel rispetto del segreto professionale;e) fornisce informazioni ai lavoratori e agli allievi sul significato degli accertamenti sanitari cui sono sottoposti e, nel caso di esposizione ad agenti con effetti a lungo termine, sulla necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell'attività che comporta l'esposizione alle sorgenti di rischio. Fornisce inoltre, a richiesta, informazioni analoghe ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;

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MEDICO COMPETENTE

f) informa i lavoratori e gli allievi a proposito dei risultati degli accertamenti sanitari svolti e, su richiesta degli interessati, gli rilascia copia della documentazione sanitaria;g) comunica ai rappresentanti per la sicurezza, in occasione delle riunioni periodiche di prevenzione e di protezione dai rischi (articolo 11 del d.lgs. 81/2008), i risultati anonimi collettivi degli accertamenti clinici e strumentali effettuati e fornisce indicazioni sul significato di detti risultati;h) congiuntamente al responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi, visita gli gli istituti scolastici almeno due volte all'anno e partecipa alla programmazione del controllo relativo all’esposizione dei lavoratori e degli studenti (i risultati di tale screening gli vengono forniti tempestivamente ai fini delle valutazioni e dei pareri di competenza;i) fatti salvi i controlli sanitari di cui alla lettera b), effettua le visite mediche richieste dal lavoratore qualora tale richiesta sia correlata ai rischi professionali;

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MEDICO COMPETENTE

l) collabora con il Capo d'istituto alla predisposizione del servizio di pronto soccorso e all'attività di formazione e informazione.Le disposizioni contenute degli articoli 16 e 17 sono richiamate nell’articolo 4, comma 1, DM 382, che riassume gli scopi della sorveglianza sanitaria svolta dal medico competente. Essa è finalizzata a realizzare specifici controlli nelle istituzioni educative e scolastiche qualora la valutazione dei rischi, effettuata dal datore di lavoro, abbia evidenziato concreti pericoli per la salute dei lavoratori. In presenza di oggettive situazioni di esposizione a rischi per la salute, la sorveglianza sanitaria è obbligatoria e il Capo d’Istituto deve procedere alla nomina del medico competente.Il comma successivo dell’articolo 4 prevede che, nelle scuole statali, l’individuazione del medico competente venga concordata preferibilmente con le aziende sanitarie locali competenti per territorio, o con una struttura pubblica (ove sia disponibile un medico con i requisiti indicati per svolgere i compiti enumerati dall’articolo 17 del d.lgs. 81/2008) sulla base di apposite convenzioni tra le strutture medesime e l'autorità scolastica competente per territorio.

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SERVIZIO DI PRONTO SOCCORSO CONTENUTO MINIMO DELLA CASSETTA – Guanti monouso sterili (5 paia).– Visiera paraschizzi.– Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro (1).– Flacone di soluzione fisiologica (cloruro di sodio – 0,9% ) da 500ml (3).– Compresse di garza sterile 10x10 in buste singole (10).– Compresse di garza sterile 18x40 in buste singole (2).– Teli sterili monouso (2).– Pinzette da medicazione sterili monouso (2).– Confezioni di rete elastica di misura media (1).– Confezione di cotone idrofilo (1).– Confezione di cerotti di varie misure pronti all’uso (2).– Rotoli di cerotto alto cm 2,5 (2).– Un paio di forbici.– Lacci emostatici (3).– Giaccio pronto uso (due confezioni).– Sacchetti monouso per la raccolta dei rifiuti sanitari (2)– Termometro.– Apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa.

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A.P.I.ADDETTO PREVENZIONE INCENDI

Due per piano

Corso di formazione pratico e teorico fatto con i VV FF sulla conoscenza di tutte le procedure

antincendio e sull’utilizzo di tutti i presidi andincendio

IN PARTICOLARE DEVE CONOSCERE LE CAUSE CHE PROVOCANO GLI INCENDI E GESTIRE I PRESIDI DI INTERVENTO

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RISCHIO INCENDIO ED ESPLOSIONEIl fuoco è una reazione chimica che avviene tra due sostanze diverse combustibile e comburente,

con sviluppo di energia.

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La combustione dà come risultato il fuoco ed una serie di prodotti secondari

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GLI EFFETTI SULLE PERSONE• USTIONI;• PERDITA DI CONOSCENZA;• ASFISSIA;• DIMINUZIONE DELLA VISIBILITA’ ;

GLI EFFETTI SULLE COSTRUZIONI• CROLLO DELLE STRUTTURE PORTANTI.

La propagazione dell’incendio è influenzata da:• estensione del locale;• posizione della sorgente d’ignizione;• l’apertura di porte e finestre;• presenza e distribuzione di materiale i infiammabile;• propagazione attraverso vani tecnici

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CLASSIFICAZIONE DEI FUOCHI

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CLASSIFICAZIONE DEI FUOCHI

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CLASSIFICAZIONE DEI FUOCHI

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ESTINGUENTI

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ESTINTORI

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ESTINTORI

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ESTINZIONE DELL’INCENDIO

A = caloreB = combustibileC = reazione a catenaD = comburente

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INCARICATI

TUTTO IL PERSONALE DELLA SCUOLA CON COMPITI SPECIFICI

COORDINAMENTO NELLE PROCEDURE

DI SICUREZZA

PIANO DI EVACUAZIONE

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INCARICHI

• Emanazione ordine di evacuazione• Diffusione ordine di evacuazione• Controllo ordine di evacuazione• Chiamate di soccorso• Interruzione erogazione Energia elettrica Gasolio • Attivazione e controllo periodico di estintori e idranti • Controllo quotidiano della praticabilità delle vie d’uscita• Controllo apertura porte e cancelli sulla pubblica via ed

interruzione traffico• Apertura giornaliera porte di emergenza• Coordinamento in fase di evacuazione

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STRUTTURA D.V.R.

• Il DVR SI COMPONE DI TRE FASI

• 1^ - identificazione delle sorgenti POTENZIALI di rischio: DESCRIZIONE DEGLI AMBIENTI E DELLE ATTIVITA' – (IDENTIFICAZIONE DEL LIVELLO DI RISCHIO)

STRUTTURA D.V.R.

• 2^ - effettiva pericolosità delle sorgenti di rischio in relazione ai rischi di

esposizione.

STRUTTURA D.V.R.

• 3^ - la stima dei rischi di esposizione (o residui), ossia quelli

che permangono dopo che sono state messe in atto tutte le misure

di prevenzione rese necessarie dalla situazione concreta.

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FONTE DEI RISCHIA. Rischi per la sicurezza (di natura infortunistica) - Segnaletica di SicurezzaSono rischi correlati all'eventualità di incidenti che possono determinare menomazioni e infortuni talvolta mortali. L'incidente è un accadimento quasi sempre prevedibile ed evitabile, perché dipende dall'interazione tra l'uomo e l'ambiente circostante. Pertanto, in materia di prevenzione, la realizzazione di strutture e di impianti a regola d'arte deve essere integrata da idonee misure organizzative. Occorre impartire agli allievi e al personale dipendente istruzioni chiare ed esaurienti sulle regole di comportamento e di buona prassi da osservare. Inoltre tutti devono essere informati circa il funzionamento e il corretto utilizzo di strutture, macchinari, attrezzature e impianti. I rischi di natura infortunistica possono raggruppati in quattro categorie: rischi strutturali, meccanici, elettrici e, da ultimo, rischi collegati al pericolo di incendi.

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FONTE DEI RISCHI

A1. Rischi strutturali.Possono essere collegati a caratteristiche dimensionali dell'ambiente preso in considerazione (altezza, superficie, volume), ad illuminazione inadeguata, a carenze strutturali delle pareti ovvero dei solai, nonché alla presenza di botole, uscite e porte in numero insufficiente (in relazione al personale), locali sotterranei.

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FONTE DEI RISCHI

A2 Rischi meccaniciPer valutare la presenza di rischi meccanici bisogna prendere in considerazione i dispositivi di avviamento, trasmissione, lavoro e comando, le macchine con e senza marchi CE, gli apparecchi di sollevamento, gli ascensori e i montacarichi, l'accesso a vasche ecc.

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FONTE DEI RISCHI

A3 Rischi elettriciLa presenza di rischi elettrici va appurata n relazione al progetto degli impianti, all'uso, ai materiali e ad eventuali pericoli di incendio e di esplosione.

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FONTE DEI RISCHI

A4 Pericoli di incendioSono dovuti, principalmente alle seguenti cause, che devono essere identificate dal dirigente scolastico, ove presenti: presenza di materiali infiammabili, armadi di conservazione, depositi di materiali infiammabili, carenze dei sistemi antincendio e della segnaletica di sicurezza.

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FONTE DEI RISCHIB Rischi per la saluteLa salute è un concetto generico che fa riferimento al benessere e all’equilibrio psico-fisico della persona. Tale equilibrio può essere alterato dall'azione di fattori igienici e ambientali. Spesso e volentieri i danni alla salute sono determinati dall'esposizione protratta nel tempo a determinati fattori di rischio. E' il caso dei disturbi visivi determinati dall'impiego dei videoterminali. Talvolta, però, la compromissione della salute può derivare da evento improvviso che produce quasi subito effetti dannosi, per esempio quando si viene in contatto con sostanze tossiche. I rischi per la salute possono essere determinati da tre fattori: agenti chimici, fisici e biologici.

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FONTE DEI RISCHI

B1 Agenti chimiciQuesta categoria comprende i rischi collegati alla presenza nell’ambiente di polveri, fumi, nebbie, gas e vapori.

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FONTE DEI RISCHI

B2 Agenti fisiciGeneralmente, quando si parla di agenti fisici, si fa riferimento ai rumori e alle vibrazioni meccaniche. Bisogna però tener conto anche della presenza di altri tipi di fattori: ultrasuoni, radiazioni non ionizzanti, temperatura, umidità relativa, ventilazione, calore radiante, condizionamento, illuminazione. Occorre infine valutare i rischi connessi all’utilizzo di videoterminali, prendendo in considerazione i fattori ergonomici (posizione, illuminotecnica, postura).

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FONTE DEI RISCHI

B3 Agenti biologiciGli agenti biologici che possono arrecare pregiudizio alla salute del personale e degli allievi sono classificati in cinque categorie: batteri, funghi, lieviti, virus, colture cellulari.

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FONTE DEI RISCHI

C Rischi per la salute e per la sicurezza – I DPIQuesta categoria prende in considerazione le circostanze sfavorevoli che possono determinare infortuni o compromettere l'equilibrio psico-fisico: proprio per questo viene definita “trasversale”. Generalmente tali condizioni agiscono in concomitanza con altri fattori. E' evidente, per esempio, che lo stress aggrava una situazione di rischio già presente, perché influisce negativamente sulla concentrazione (aumentando le probabilità di incidenti) e può concorrere a determinare danni a lungo termine per la salute (ipertensione, problemi cardiaci ecc.). I rischi per la salute e la sicurezza possono dipendere dall'organizzazione del lavoro, da fattori psicologici, da profili ergonomici, da condizioni di lavoro oggettivamente difficili.

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FONTE DEI RISCHI

C 1 Organizzazione del lavoroEsistono modalità organizzative del lavoro che possono comportare rischi per la sicurezza e per la salute: per esempio, quelle che prevedono turni e i lavori notturni. Il rischio di incidenti, in tali ipotesi, aumenta considerevolmente in quanto l’alterazione dei ritmi dettati dall'orologio biologico può produrre cali dell’attenzione e, conseguentemente, errori facilmente evitabili in condizioni normali. I danni per la salute, invece, sono connessi al protrarsi nel tempo di tali processi usuranti, anche se non sono da escludere danni a breve termine.Altre attività lavorative da considerare “a rischio” sono quelle di manutenzione o movimentazione dei cariche manuali, quelle svolte davanti a videoterminali e quelle relative alla gestione delle situazioni di emergenza.

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FONTE DEI RISCHI

C2 Fattori psicologiciMolto spesso, in ambito lavorativo, viene sottovalutata l’incidenza negativa di taluni fattori psicologici, peraltro dimostrata dagli studi condotti negli ultimi decenni. I fattori psicologici che possono determinare rischi per la salute e per la sicurezza sono i seguenti: intensità e monotonia del lavoro, situazioni di conflittualità (spesso classificabili come “mobbing”), stress dovuto alla complessità delle mansioni, scarso autocontrollo, reattività anomala di fronte alle emergenze.

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FONTE DEI RISCHI

C3 Fattori ergonomiciSono classificabili in tre gruppi: livello del sistema di sicurezza; adeguatezza delle conoscenze del personale; adeguatezza delle norme di comportamento.

C3-1 Videoterminali

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FONTE DEI RISCHI

C4 Condizioni di lavoro difficiliDevono essere indicate nella valutazione dei rischi le seguenti situazioni: lavoro con animali, condizioni climatiche esasperate, lavoro a pressioni anomale, posto di lavoro non ergonomico, attrezzature di protezione personale non idonee, variazione prevedibile delle condizioni di sicurezza.

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ANALISI DEL RISCHIO

DEFINIZIONI:

PERICOLO: “fonte di potenziale danno”

ESPOSIZIONE AL PERICOLO: “situazione in cui il pericolo diventa

concreto, cioè situazione in cui una persona è esposta al pericolo”

DANNO: ” lesione fisica alla persona come conseguenza diretta o

indiretta di esposizione al pericolo”

Il Rischio

RISCHIO: “Combinazione della probabilità e della gravità della

Conseguenza di un danno in una situazione di pericolo

ANALISI DEL RISCHIO: “Uso sistematico delle informazioni disponibili

per identificare i pericoli, valutare il rischio ed adottare le misure di Riduzione di esso”

RISCHIO RESIDUO: “Rischio che permane dopo che sono state adottate le idonee misure di riduzione”

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Ambiente: illuminazione, rumore, aspetti strutturali, ecc. del luogo possono essere all'origine o quantomeno favorire il verificarsi di danni alla salute dell'uomo.

Uomo: ovviamente la sola presenza o assenza di persone determina di per se la possibilità o meno di rischi. Oltre a questo i comportamenti delle persone sono fondamentali nell'incrementare ovvero limitare l'entità di un rischio.

Attrezzature, macchine, impianti: è facilmente intuibile che l'adozione e l'uso di apparecchiature con diverso grado di sicurezza determina automaticamente una diversa entità di rischio e di conseguenza una diversa probabilità di provocare danni alla salute.

ATTREZZATURE

MACCHINE RISCHIO UOMOIMPIANTI

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R = P X D P

3

2

1 2 3D

Definiti la Probabilità attesa P e la gravità del Danno D, il rischio R viene calcolato con la formula R = P x D e si può raffigurare in una rappresentazione a matrice,avente in ascisse la gravità del Danno ed in ordinate la Probabilità attesa del suo verificarsi. Una tale rappresentazione è un importante punto di partenza per a definizione delle priorità e la programmazione temporale degli interventi di prevenzione e protezione da adottare.

La valutazione numerica e cromatica del livello di rischio permette di identificare la priorità degli interventi da effettuare, ad es.:

R > 6 Azioni correttive immediate

3 < R < 4 Azioni correttive da programmare con urgenza

1 < R < 2 Azioni correttive / migliorative da programmare nel breve-medio termine

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ANALISI DEL RISCHIO

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ANALISI DEL RISCHIO

Dal punto di vista operativo e delle misure di prevenzione:RISCHI ELIMINABILIRISCHI RIDUCIBILIRISCHI RITENIBILIRISCHI TRASFERIBILI

Dal punto di vista della tipologia del pericolo:RISCHI CONVENZIONALIRISCHI SPECIFICIRISCHI DA CARENZA ORGANIZZATIVA

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ANALISI DEL RISCHIO

RISCHI CONVENZIONALI

“ Legati alle strutture e agli impianti , sono generalmente più noti in quanto presenti nella totalità degli ambienti di lavoro”

Esempi di rischi convenzionali sono quelli legati a:

• impianti elettrici, termici e tecnologici

• stato delle strutture

• barriere architettoniche

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ANALISI DEL RISCHIO

RISCHI SPECIFICI

“ Legati alla presenza di specifici agenti fisici, chimici, biologici ”

Esempi di rischi specifici sono quelli legati a:

• agenti fisici quali il rumore, le vibrazioni, le radiazioni etc.

• agenti chimici sotto forma di vapori, fumi, liquidi,gas,vapori etc

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ANALISI DEL RISCHIO

RISCHI DA CARENZA ORGANIZZATIVA

“ Derivano da una inefficiente organizzazione del lavoro, sia in termini gestionali, sia in termini metodologici, sia in termini operativi”

Esempi sono costituiti da:

• mancanza o inefficacia di procedure interne;

• scarso coinvolgimento dei dipendenti a tutti i livelli;

• carenza metodologica;

• non chiare attribuzioni di responsabilità

• insufficiente informazione e formazione

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ANALISI DEL RISCHIO

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ANALISI DEL RISCHIO

ANALISI DEL RISCHIO

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ANALISI DEL RISCHIO

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ANALISI DEL RISCHIO“E’ necessario pianificare preliminarmente le attività, le risorse e gli

obiettivi del processo di analisi.” “Eventuali carenze in questa fase preliminare generano effetti negativi sull’indagine, sui risultati, sul controllo e sulla gestione generale della sicurezza” “La metodologia, le tecniche,gli strumenti e le risorse da utilizzare devono essere appropriati per la tipologia produttiva, la dimensione aziendale e l’organizzazione del lavoro”

_ Considerare il processo produttivo come insieme di fasi ed attività tra loro correlate.

_ Identificare le postazioni di lavoro, gli addetti e le mansioni._ Definire l’interazione tra le attività lavorative e tra le postazioni._ Identificare preliminarmente le attrezzature, i macchinari, le

sostanze utilizzate nelle attività e nelle postazioni postazioni.

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ANALISI DEL RISCHIO

_ Identificare le procedure e le modalità organizzative delle attività di lavoro.

_ Definire quali risorse devono essere utilizzate nell’indagine_ Definire i tempi e le modalità dell’indagine_ Definire gli aspetti comunicativi e relazionali per rendere

efficace l’indagine_ Definire gli strumenti e le tecniche e la metodologia da

utilizzare_ Identificare la documentazione di supporto (tecnica, normativa,

legislativa,interna) .

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PIANI DI EMERGENZAConsiderazioni generaliTerminata la valutazione dei rischi e la stesura del relativo documento, il Capo d’Istituto deve redigere un piano di emergenza contenente le misure da mettere in pratica in caso di incendio o di altra grave situazione di pericolo. I principali riferimenti normativi, a tal proposito, sono essenzialmente due:1) l’articolo 7, comma 5, lettera q) del d.lgs. 81/20082) il DM 10 marzo 1998, dedicato alle misure di prevenzione e di protezione da attuare in caso di incendio.3) Il DM 26 agosto 1992, relativo alla sicurezza antincendio degli edifici scolastici

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PIANI DI EMERGENZA

Considerazioni generaliIn generale, si può affermare che il piano di emergenza contiene alcuni elementi essenziali.a) Le misure che i lavoratori devono attuare in caso di emergenza.b) Le procedure di evacuazione;c) Le disposizioni concernenti il raccordo con i servizi di emergenza e di pronto soccorso;d) Specifiche misure per le persone disabili

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZA

Il piano di emergenza comprende una parte descrittiva relativa ai fattori da valutare per predisporre gli interventi necessari in caso di pericolo grave e immediato. Tali fattori, enumerati in maniera esaustiva nel DM 10 marzo 1998 (il decreto prende in considerazione il rischio di incendi, ma analoghe considerazioni valgono per altri tipi di rischio), possono essere classificati in cinque categorie, di seguito elencate.

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZA

1) Le caratteristiche dei luoghi. Con riferimento a questa voce il piano di emergenza deve includere una planimetria dettagliata dell’edificio scolastico contenente informazioni riguardanti i seguenti aspetti.- Le caratteristiche distributive del luogo, con particolare riferimento alla destinazione delle varie aree, alle vie di esodo ed alla compartimentazioni antincendio. Occorre inoltre individuare le eventuali zone sicure (spazi protetti, cortili ecc.).- Il tipo,il numero e l’ubicazione delle attrezzature e degli impianti di estinzione.- L'ubicazione degli allarmi e della centrale di controllo.- L'ubicazione dell'interruttore generale dell'alimentazione elettrica, delle valvole di intercettazione delle condutture idriche, del gas e di altri fluidi combustibili.

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZA

2) Le caratteristiche dei sistemi di rilevazione e di allarme;

3) Il numero delle persone presenti e la loro ubicazione (anche ai fini dell’applicazione del DM 26 agosto 1992, che distingue tra 6 tipologie di scuole a seconda dell’affollamento).

4) I lavoratori e gli allievi esposti a rischi particolari;

5) Il numero di addetti all'attuazione e al controllo del piano nonché all'assistenza per l'evacuazione (addetti alla gestione delle emergenze, evacuazione, lotta antincendio, pronto soccorso). In base alle indicazioni fornite dal Ministero della Pubblica Istruzione con la circolare n. 119 del 1999, tali figure “sensibili”, ragionevolmente, sono individuate tenendo conto delle competenze specifiche del personale dipendente. La scelta può ricadere, per esempio, sull’assistente tecnico per i laboratori e sui docenti di educazione fisica. Naturalmente la scuola può avvalersi della collaborazione di esperti del settore.

6) Il livello di informazione e formazione fornito ai lavoratori e agli allievi.

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZAAl fine di valutare correttamente le caratteristiche delle scuole bisogna operare un raffronto tra la situazione esistente e i requisiti definiti dalla normativa inerente alla messa a norma degli edifici (in particolare: il titolo II del d.lgs. 626; le norme di prevenzione incendi contenute nel DM 26 agosto 1992; le norme per la sicurezza degli impianti contenute nel Capo V, Parte II, del D.P.R. 380/2001). Infatti, in presenza di eventuali carenze rispetto ai parametri stabiliti dalla normativa vigente, il datore di lavoro deve prendere adeguate contromisure per garantire un livello di tutela “equivalente”, secondo quanto disposto dall’articolo 31, comma 3, del d.lgs. 81/2008Il Piano di emergenza, costituito da un elenco di istruzioni agevolmente comprensibili, deve dedicare ampio spazio alle modalità organizzative e gestionali, e principalmente ai compiti dei soggetti a cui sono attribuite particolari responsabilità e delle persone incaricate di svolgere specifiche mansioni in caso di incendio - ai sensi del DM 10 marzo 1998 - o di emergenza (telefonisti, personale di sorveglianza ecc.).

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZA

La chiarezza non è un requisito meramente formale, ma deve tradursi in istruzioni che possano essere agevolmente messe in pratica.Tutti devono essere portati a conoscenza delle misure previste in caso di pericolo immediato. Non solo il personale (insegnanti, bidelli), ma anche gli allievi. A tale scopo il piano deve contemplare i provvedimenti necessari per assicurare che ognuno sia adeguatamente informato sulle procedure di emergenza.

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZA

Tali procedure devono comprendere, in ogni caso, tre tipi di intervento.1) Misure ad hoc per i lavoratori esposti a rischi particolari (tecnici di laboratorio, addetti alla manutenzione degli impianti ecc.);2) Misure adeguate per le aree maggiormente a rischio. Non solo quelle caratterizzate da un rilevante rischio di incendi, prese in considerazione nel DM 10 marzo 1998, ma anche quelle che, per esempio, sono soggette al pericolo di cedimenti strutturali o al rischio di esplosioni, fughe di gas ecc. Tali aree, peraltro, sono segnalate nel documento relativo alla valutazione dei rischi, elaborato prima della stesura del piano di emergenza.3) Procedure atte ad assicurare un rapido collegamento con i servizi di emergenza e di pronto intervento (nel caso di incendi: i Vigili del fuoco).Le considerazioni sinora svolte mostrano che, in sostanza, il piano di emergenza individua, per ogni fattore di rischio evidenziato nel relativo documento di valutazione, le misure organizzative tese a favorire, anche nella peggiore delle ipotesi, la realizzazione degli interventi necessari in caso di pericolo grave e immediato.

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZA

Pianificazione dell’emergenza in presenza di disabiliL’allegato VIII del DM 10 marzo 1998, nel definire i requisiti dei piani di emergenza antincendio, tratta una tematica cruciale nella gestione delle operazioni di soccorso e di evacuazione: l’assistenza ai disabili. Le difficoltà che i disabili possono incontrare nelle fasi di emergenza sono state individuate in una circolare emanata dal Ministero dell’Interno il 1° marzo 2002. Nel documento esse sono raggruppate in quattro categorie: - problemi di mobilità (che possono essere aggravati dalla presenza di barriere architettoniche)- capacità di orientamento compromesse- assente o ridotta percezione del pericolo e/o dell’allarme- difficoltà nell’individuazione delle azioni da compiere in caso di emergenza

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZA

Con riferimento alle persone che mobilità ridotta o assente (prendendo in considerazione, in particolare, coloro che utilizzano sedie a rotelle), è previsto espressamente il divieto di utilizzare gli ascensori, a meno che non siano stati appositamente realizzati per tale scopo. Inoltre, in mancanza di misure idonee per il superamento di barriere architettoniche eventualmente presenti oppure qualora il funzionamento di tali misure non sia assicurato anche in caso di incendio, occorre che alcuni lavoratori, fisicamente idonei, siano addestrati al trasporto delle persone disabili.Diverso è il caso delle persone che presentano alterazioni delle funzioni percettive (ossia menomazioni che colpiscono la funzione visiva o uditiva). Il Capo d’istituto deve predisporre misure idonee a garantire che i lavoratori con visibilità limitata siano in grado di percorrere le vie di uscita. Durante l’evacuazione del luogo di lavoro, occorre che lavoratori fisicamente idonei e appositamente incaricati guidino le persone con visibilità menomata o limitata.Nel corso dell'emergenza occorre che un lavoratore, appositamente incaricato, assista le persone con visibilità menomata o limitata.Per quanto riguarda le persone con udito limitato o menomato, bisogna considerare la possibilità che non sia percepito il segnale di allarme. In tali circostanze occorre che il disabile sia allertato da una persona appositamente incaricata.

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CONTENUTO DEL PIANO DI EMERGENZA

Uso degli ascensoriPersone disabili possono usare gli ascensori solo se si tratta di impianti appositamente predisposti per l'evacuazione o di ascensori antincendio. Inoltre tale impiego deve avvenire solo sotto il controllo di personale informato sulle procedure di evacuazione

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INFORMAZIONE E FORMAZIONE

Secondo l’articolo 6, comma 1, del DM 382 i dirigenti scolastici devono partecipare alle iniziative formative assunte dall’amministrazione scolastica in tema di prevenzione e protezione.

La stessa norma prevede che i dirigenti scolastici, ai sensi del d.lgs. 81/2008, provvedano affinché tutti i lavoratori ricevano un’adeguata informazione nei seguenti ambiti:a) i rischi per la sicurezza e la salute connessi alle attività svolte nella scuola in generale;b) le misure e le attività di protezione e prevenzione adottate;c) i rischi specifici cui è esposto in relazione all'attività svolta, nonché le normative di sicurezza e le disposizioni adottate dalla scuola in materia;

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INFORMAZIONE E FORMAZIONE

d) i pericoli connessi all'uso delle sostanze e dei preparati pericolosi sulla base delle schede dei dati di sicurezza previste dalla normativa vigente e dalle norme di buona tecnica;e) le procedure che riguardano il pronto soccorso, la lotta antincendio, l'evacuazione dei lavoratori;f) il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente;g) i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di cui agli articoli 12 e 15 del d.lgs. 626 (prevenzione incendi, evacuazione in caso di emergenza e pronto soccorso).

Ulteriori iniziative e attività di formazione, informazione e addestramento del personale dipendente sono effettuate d’intesa con gli enti istituzionalmente preposti alla tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro.(articolo 6, comma 2, DM 382).

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INFORMAZIONE E FORMAZIONE

Per quanto riguarda i contenuti minimi della formazione dei lavoratori, dei rappresentanti per la sicurezza e dei datori di lavoro (che, come noto, possono svolgere direttamente i compiti propri del responsabile del servizio di prevenzione e protezione), le indicazioni fornite dall’articolo 6 in oggetto devono essere integrate con le novità legislative introdotte nel corso degli anni.

L’articolo 6, infatti, cita i contenuti minimi fissati da un decreto interministeriale del 16 gennaio 1997. Tuttavia, in seguito, è stato varato il decreto legislativo 195/2003, che ha modificato il contesto normativo di riferimento. L’articolo 2 del decreto ha integrato il d.lgs. 626 con l’inserimento dell’articolo 8 bis, che affida la determinazione dei requisiti professionali minimi a un accordo tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Il testo dell’accordo, faticosamente raggiunto dopo una serie di intese parziali e di rinvii, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 2006 (Provvedimento della Conferenza Stato-Regioni 26 gennaio 2006).

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INFORMAZIONE E FORMAZIONE

Detto questo, quale soluzione adottare per i corsi effettuati prima del 15 febbraio 2006, giorno in cui l’accordo è entrato in vigore? Sono validi o devono essere ripetuti? Secondo l’opinione espressa dalla maggior parte dei giuristi che hanno affrontato la questione, i corsi svolti in precedenza sono coerenti con la ratio della normativa vigente e, pertanto, da considerare pienamente validi. E’ auspicabile che la giurisprudenza accolga questo indirizzo interpretativo.

Le disposizioni relative alla formazione sono completate dal D. Lgs 81/2008 titolo I. La norma, ferme restando le prescrizioni dei commi precedenti, prevede che ulteriori criteri, iniziative e risorse in materia di formazione siano definiti da specifici accordi contrattuali.

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Piano d’evacuazioneD. Lgs. 493/96: Segnaletica di sicurezza

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Istruzioni di sicurezza

Alla diramazione dell’allarme:

1. MANTIENI LA CALMA2. INTERROMPI IMMEDIATAMENTE OGNI ATTIVITA’3. LASCIA TUTTO L’EQUIPAGGIO (non preoccuparti dei libri, abiti

o altro)4. INCOLONNATI DIETRO L’APRI FILA DELLA TUA CLASSE5. RICORDATI DI NON SPINGERE, NON GRIDARE E NON

CORRERE6. SEGUI LE VIE DI FUGA INDICATE7. RAGGIUNGI LA ZONA DI RACCOLTA ASSEGNATA8. MANTIENI LA CALMA

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NORME DI COMPORTAMENTO IN CASO DI TERREMOTO

Se ti trovi in un luogo chiuso:

1. Mantieni la calma2. Non precipitarti fuori3. Resta in classe e riparati sotto il banco, sotto

l’architrave della porta o vicino ai muri portanti4. Allontanati dalle finestre, porte con vetri, armadi

perché cadendo potrebbero ferirti5. Se sei nei corridoi o nel vano delle scale rientra

nella tua classe o in quella più vicina6. Dopo il terremoto, all’ordine di evacuazione,

abbandona l’edificio senza usare l’ascensore e ricongiungiti con gli altri compagni di classe nella zona di raccolta assegnata

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NORME DI COMPORTAMENTO IN CASO DI INCENDIO

Mantieni la calma1. Se l’incendio si è sviluppato in classe esci subito

chiudendo la porta2. Se l’incendio è fuori della tua classe ed il fumo

rende impraticabili le scale e i corridoi chiudi bene la porta e cerca di sigillare le fessure con panni possibilmente bagnati

3. Apri la finestra, senza esporti troppo, chiedi soccorso

4. Se il fumo non ti fa respirare filtra l’aria attraverso un fazzoletto, meglio se bagnato, e sdraiati sul pavimento (il fumo tende a salire verso l’alto

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IL PIANO DI EMERGENZA:A Definisce le procedure da seguire nelle situazioni di

pericolo;

B Individua i responsabili:

1. del mantenimento in efficienza del sistema integrato di sicurezza;

2. della informazione degli utenti del fabbricato circa il comportamento da tenere nei casi di emergenza;

3. della corretta applicazione, da parte di tutti, delle norme previste dal piano, sia in occasione delle esercitazioni ché degli interventi reali.

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Impariamo a conoscere la nostra scuolaImpariamo a conoscere la nostra scuola Caratteristiche dell’Edificio:

Piano seminterrato: aule n. 3 Alunni n.67

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Caratteristiche dell’Edificio:Piano terra e rialzato: aule n. 11 Alunni n.193

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Caratteristiche dell’Edificio:Piano Primo: aule n.15 Alunni n.438

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Caratteristiche dell’Edificio:Piano Secondo: aule n. 5 Alunni n.138

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Il Docente coordinatore di classe nomina:alunni con il compito di

• CAPO FILA

• I primi due alunni/e che sono seduti/e al primo banco vicino alla porta di uscita di ogni classe

• SERRA FILA

• Gli ultimi due alunni/e che sono seduti/e all’ultimo banco vicino alla finestra in fondo a ogni classe

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COMPITI DEL DOCENTE

Il Docente che nel momento in cui suona l’allarme, si trova in classe, accompagna gli alunni e vigila per tutto il percorso di fuga fino al raggiungimento del luogo sicuro, raccoglie l’allegato 7 (MODULO DI EVACUAZIONE) e lo invia, tramite un alunno serra fila, al coordinatore delle operazioni che si trova al posto di coordinamento della porta principale (PORTA A) Dopo il controllo o cessato pericolo accompagna gli stessi in classe. Il segnale di cessato pericolo è dato dal suono prolungato della campanella

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ORGANIGRAMMA DEL PIANO DI SICUREZZA

RESPONSABILI E “FIGURE SENSIBILI”

DATORE DI LAVORO – DIRIGENTE SCOLASTICO:

Maria Rosaria BOTTAZZO

COLLABORATORI DELLA PRESIDENZA

Prof.ssa Milena RIZZO

RESPONSABILE S. P. P. Prof. Salvatore MOSCARA

RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI: ASS. AMM. Lorenzo CUCCO

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ORGANIGRAMMA DEL PIANO DI SICUREZZA

ADDETTI S. P. P. : Prof. :Milena RIZZO;

Prof. :Giovanni TORSELLO; Sig. : Lucrezia SPECCHIARELLO;

Sig. : Caterina DELL’ANNA

ADDETTI PRIMO INTERVENTO CENTRALE: Prof. : Maria Rosaria SANASI;

Prof. : Francesca FEDELE;

Sig. : Mario BRAJ;

ADDETTI ANTINCENDIO: Prof.: Dell’Anna CATERINA; (Semint. ) Sig.: Gabriella BUFFO; (Semint.)

Prof.: Giovanni TORSELLO; (P.R.)

Sig.: Sebastiano MICCOLI; (P.R.) Sig. .: Daniela SCRIMIERI; (P.T.) Sig.: Lorenzo CUCCO; ( P.T.)

Sig.: Mario BRAJ; (1.P.) Sig.: Cosima COSTANTINI; (1.P.)

Sig. : Luigi MALORGIO; ( 2.P.)

Prof.: Enzo MARTIRIGGIANO; (2. P.)

Test di fine corso

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Grazie per l’attenzione