Sicurezza Ambiente n.06-09

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ORGANO UFFICIALE DELL’UGL - FEDERAZIONE NAZIONALE CORPO FORESTALE DELLO STATO SCANDALO NAVI E RIFIUTI TOSSICI Una (brutta) storia italiana Anno 2 - n. 6 - novembre/dicembre 2009 - € 16.25 - Poste italiane Spa Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004) art. 1 comma 1 DCB Milano - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008 ORGANO UFFICIALE DELL’UGL Federazione Nazionale Corpo Forestale dello Stato SEQUESTRI ALIMENTARI Dagli insaccati ai formaggi, nel 2008 è boom a pag. 12 CONFERENZA ITALIANA AGRICOLTORI Zaia: « Torniamo all’economia reale » a pag. 14 LE CALAMITÀ NATURALI NELLA STORIA Da Aristotele al terremoto di Messina del 1909: l’uomo alla ricerca di una spiegazione a pag. 16 n.6 novembre/dicembre QUESTO PRODOTTO È COMPLETAMENTE BIO-DEGRADABILE E RICICLABILE, NEL PIENO RISPETTO DELL’AMBIENTE

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La rivista è un interessante punto d’osservazione anche delle dinamiche sindacali, quelle che hanno visto l’Ugl tutta, e la federazione, conquistare un importante spazio politico nel panorama nazionale.

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scandalO navi e rifiuti tOssiciuna (brutta) storia italiana

Anno 2 - n. 6 - novembre/dicembre 2009 - € 16.25 - Poste italiane SpaSpedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004) art. 1

comma 1 DCB Milano - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008

OrganO ufficiale dell’ugl federazione nazionale corpo forestale dello stato

sequestri alimentari

dagli insaccati ai formaggi,

nel 2008 è boom

a pag. 12

cOnferenza italiana agricOltOri

zaia: «torniamo all’economia reale»

a pag. 14

le calamità naturali nella stOria

da aristotele al terremoto di messina del 1909:

l’uomo alla ricerca di una spiegazione

a pag. 16

n.6 novembre/dicembre

questO prOdOttO è cOmpletamente biO-degradabile e riciclabile, nel pienO rispettO dell’ambiente

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N. 6 - - pag. 3

sommario 4 - Editoriali

187° anniversario del Corpo Forestale

6 - Rifiuti tossici

Come la polvere sotto il tappeto: nascondere

non cancella le conseguenze per ambiente e salute

8 - Truffe agroalimentari

- Navi dei veleni, nuovi ritrovamenti

- Dagli insaccati invasi da parassiti ai formaggi avariati:

è boom di sequestri nel 2008

14 - L’intervento

Zaia: «è necessario tornare all’economia reale.

Quando acquistiamo un prodotto finanziario

chiediamoci se possa contenere speculazioni

che contribuiscono a mettere a rischio le imprese

agricole»

16 - La lettura

Calamità naturali, l’uomo alla ricerca di una spiegazione

22 - Peschici

Nove mila piantine per la rinascita del bosco

24 - Basilicata

Alla scoperta del Parco Regionale Gallipoli Cognato

e piccole Dolomiti Lucane

26 - Sindacale

- Polverini: fisco, meno tasse e quoziente familiare

per un fisco più leggero e giusto

- Servizio Civile nel Corpo Forestale dello Stato. Proposta

- Piemonte: comunicato stampaFoto copertina: Misserion

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editoriale

N. 6 - - pag. 4

187° annivERSaRio dEL coRPo foRESTaLEUn’occaSionE PER fESTEggiaRE E PER RifLETTERE

di Danilo Scipio / Segretario Nazionale UGL-CFS

La manifestazione si è tenuta dal 14 al 19 ottobre. Insieme ai giusti riconoscimenti si spera in un aumento dell’organico. Ma il ministro Zaia ha già dichiarato, purtroppo, che non c’è bisogno di altro personale

nella splendida cornice

di Piazza del popolo,

in Roma, dal 14 al 19

ottobre si è tenuta la

manifestazione per la

celebrazione del 187° anniversario di

fondazione del Corpo Forestale dello

Stato. è stata l’occasione per presen-

tare alla cittadinanza - con l’allestimen-

to del “Villaggio Natura” - le molteplici

attività di un’Istituzione storica dello

Stato al servizio del Paese nell’opera

di difesa del territorio, dell’ambiente,

dei boschi e del paesaggio, oltreché

nelle missioni concorsuali espletate

unitamente alle altre forze di polizia

volte al rispetto del mantenimento

dell’ordine e della sicurezza pubblica,

della normativa in mate-

ria di sicurezza alimen-

tare, all’operatività del

Servizio nazionale di

protezione civile, come

accaduto in occasione

del tragico evento sismi-

co che tanto duramente

ha colpito l’Aquila.

Tutte attività ricondu-

cibili alla “gestione sta-

tale”, che consente in

questo modo il miglior

coordinamento degli in-

terventi e la razionalizzazione dell’im-

piego di risorse umane e strumentali;

diversamente, laddove si riscontra una

frammentazione amministrativa delle

competenze, unitamente all’assenza

di opere di sistemazione idraulico-

forestale nel settore della difesa del

suolo, generano situazioni pericolo-

sissime che sfociano in tragedie come

quelle di Messina.

Sia il Sig. Ministro On. Luca Zaia che il

il Sig. Capo del Corpo, Ing. Cesare Pa-

trone, hanno infine giustamente sotto-

lineato il risultato ottenuto al Senato

con il provvedimento sull’etichettatu-

ra dei prodotti agricoli: l’ampliamento

della composizione delle Sezioni di

Polizia Giudiziaria con l’inserimento

del personale del Corpo Forestale

dello Stato.

Al riguardo non può non essere evi-

denziato che tale importante risultato

deve necessariamente essere “accom-

pagnato” da un congruo aumento de-

gli organici. Sarebbe un boomerang

clamoroso accontentarsi di centrare il

primo obiettivo senza perseguire, con-

temporaneamente, il secondo: l’impie-

go di personale nelle Sezioni di P.G.

presso i Tribunali potrebbe essere pari

al 10% della Forza complessiva. Nono-

stante le ripetute raccomandazioni in

tal senso, rileviamo, purtroppo, che il

Ministro Zaia, ha già “sancito” presso la

Commissione Agricoltura del Senato,

che il Corpo Forestale dello Stato non

ha bisogno di ulteriore

personale, avendo er-

roneamente ricompre-

so, nel computo degli

organici, personale

Operaio non di ruolo

nonché vincitori di con-

corsi ancora non esple-

tati senza però ridurre i

relativi posti riservati al

personale interno. Una

leggerezza che può

compromettere la futu-

ra operatività. •

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N. 6 - - pag. 5

Momenti della celebrazione della Festa del Corpo. In basso da sinistra: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Capo del Corpo Cesare

Patrone e il ministro delle politiche agricole Luca Zaia. il Ministro dell’Interno Roberto Maroni ancora con il ministro Zaia

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Esistono molteplici prover-

bi e modi di dire frutto

della saggezza popolare

che vertono intorno ad

un unico concetto: “L’ap-

parenza inganna” oppure “L’appa-

renza non è tutto nella vita”. Queste

massime sono tanto più vere se par-

liamo di negligenze occultate e illecite

interferenze che mettono a repenta-

glio i delicatissimi equilibri del nostro

Ecosistema, con pesanti ricadute per

la salute dell’uomo. In questo caso

sarebbe più corretto dire che a lungo

andare...”L’apparenza uccide”.

Tanto per fare alcuni esempi: che cosa si nasconde sotto il manto erboso della fertile campagna flegrea? cosa è stato nascosto nei fondali dell’ap-parentemente cristallino mar Tirreno? come una casalinga negligente che solleva il tappeto per nascondervi sotto la sporcizia accumulata e sbri-gare più rapidamente e facilmente le pulizie di casa, è prassi tristemente consolidata quella di far sparire ogni tipo di rifiuto nascondendolo sotto terra o nel fondo del mare, onde rica-

varne un profitto illecito o più sempli-

cemente per disfarsene pigramente e

senza troppa burocrazia.

Difatti, ciò accade sia a livello di orga-

nizzazioni criminali più o meno estese

che nella vita di tutti i giorni, dove i

singoli cittadini o le amministrazioni

locali continuano ad accumulare rifiu-

ti su rifiuti senza praticare la raccolta

differenziata. Questo avviene perché

in entrambi i casi, al di là dell’illecito

guadagno di danaro o del facile rispar-

mio di tempo ed energie, una comu-

ne convinzione, tutt’oggi prevalente,

pone comunque in secondo piano

le ripercussioni nocive sull’Ambiente.

Nel settembre 2009 l’opinione pubbli-

ca è stata molto colpita dalla notizia

del ritrovamento di una nave mer-

cantile inabissata a 400 metri di pro-

fondità sul fondale marino antistante

Cetraro, piccolo centro del Tirreno

in provincia di Cosenza. L’ubicazio-

ne della nave è stata segnalata da un

pentito di ‘ndrangheta, nell’ambito di

rivelazioni su un’inchiesta relativa allo

smaltimento illecito di rifiuti tossici e

radioattivi. Si tratterebbe di una storia

lunga oltre 30 anni, ricca di intrecci tra

mafia e politica, di depistaggi, omicidi

e segreti: la storia delle navi (si dice

oltre 35) volutamente affondate nel

Mediterraneo durante gli anni ‘80-’90

insieme ai loro carichi di scorie radio-

attive e di rifiuti tossici. con la stiva colma di schifezze di ogni genere e mai dichiarate, le navi venivano fatte affondare in zone dove i fondali ma-rini sono particolarmente profondi, con la messa in scena di un normale incidente, così da usufruire pure del premio assicurativo (oltre il danno la beffa!). Un disastro ecologico di pro-

porzioni bibliche, dunque, dato che il

contenuto tossico delle navi ha irrime-

diabilmente alterato l’ecosistema mari-

no; uno dei più grandi scempi ambien-

tali conosciuti, perpetuato in nome

del guadagno mafioso, a scapito delle

future generazioni che con tali effetti

N. 6 - - pag. 6

rifiuti tossicicomE La PoLvERE SoTTo iL TaPPETo: naScondERE non cancELLa LE conSEgUEnzE PER amBiEnTE E SaLUTE

di Fabio Lancianese / Agente Corpo Forestale

Uno degli ultimi scandali è stato il ritrovamento di una nave affondata di fronte a Cetraro in provincia di Cosenza: da lì sono risultate coinvolte oltre 30 navi

contenenti scorie e materiale pericolosissimo con un intreccio di mafia e politica. Ma il problema è insito nella mentalità italiana

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dovranno prima o poi fare i conti in

futuro. Altra “prassi a delinquere” più

volte segnalata dal Corpo Forestale

dello Stato all’Autorità Giudiziaria, è

quella di interrare i rifiuti di ogni tipo

nel sottosuolo o di “spandere” quelli

liquidi nei terreni adibiti a coltivazioni

agricole; tanto la terra, quanto il mare,

si sa, “tutto inghiottono e tutto na-

scondono”. Un giro di affari di milioni

di euro per le tasche di qualcuno, ma

a quale prezzo per la salute di tutti?

I rifiuti tossici interrati nel sottosuolo

sono molto pericolosi perché inquina-

no il terreno e le falde acquifere, con

un’alta probabilità che tali sostanze

possano entrare nella catena alimen-

tare e nuocere gravemente all’uomo.

Come emerso recentemente dagli stu-

di del programma speciale salute e am-

biente dell’Organizzazione Mondiale

della Sanità (OMS), eseguiti principal-

mente nelle aree di conclamata con-

taminazione (le campagne dell’agro

nocerino-sarnese, la piana del Sele, in

Provincia di Foggia e le falde freatiche

di quasi tutta la Campania), un’espo-

sizione prolungata a queste alte con-

centrazioni batteriche e tossiche, può

aumentare notevolmente il rischio di

insorgenza per le malattie tumorali,

con particolare ricorrenza per il tumo-

re al fegato.

Dal punto di vista investigativo, un valido

aiuto all’individuazione delle sostanze

così illegalmente occultate, è rappre-

sentato da alcune metodologie geo-

fisiche che permettono di individuare

rifiuti interrati, grazie alle tecniche ed

alle attrezzature sviluppate presso il

Laboratorio di Geofisica Ambientale

dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia,

applicate sempre più frequentemente

su richiesta del Corpo Forestale del-

lo Stato e dei Carabinieri per la Tutela

dell’Ambiente.

Anche se l’impegno di Magistratura e

Forze di Polizia va sempre di più raf-

forzandosi in questi settori, appare

difficile contrastare con la sola forza

repressiva una mentalità radicata e dif-

fusa: in vaste zone gli stessi contadini,

ove non costretti da imposizioni mafio-

se, accettano di nascondere i fanghi di

depurazione nei loro terreni in cambio

di soldi. In fondo, anche il “ciclo legale

del rifiuto” in Italia non appare più in

grado di reggere il passo con i tempi e

con gli altri Stati. il metodo più rapido e più economico utilizzato nel nostro Paese è ancora quello di accatastare quintali e quintali di rifiuti nelle di-scariche a cielo aperto (dove conflu-

iscono i cinque sesti dell’immondizia

raccolta in Italia) che sono ormai piene

e che al termine dei limiti derogabili

verranno ricoperte da manti erbosi più

o meno artificiali, ancora una volta na-

scondendo alla vista il problema per ri-

mandarlo a soluzioni future. Una bom-

ba ecologica ad orologeria dagli effetti

non del tutto calcolabili. Eppure, dal

punto di vista tecnologico esistono so-

luzioni possibili, ma purtroppo soltan-

to la decima parte dei rifiuti accumulati

raggiunge i pochi inceneritori o impian-

ti di trasformazione energetica esisten-

ti (molti sono stati chiusi perché non

rispettavano i parametri di sicurezza

delle emissioni), mentre nella raccolta

differenziata organizzata confluisce ap-

pena un ventesimo del totale dei rifiuti

d’Italia. A livello nazionale le ammini-

strazioni pubbliche devono fare la loro

parte (costruire inceneritori moderni

ed efficienti, organizzare la raccolta

differenziata e potenziare i controlli),

ma ciascuno di noi dovrebbe vincere la

propria pigrizia e abituarsi a raccogliere

separatamente i diversi tipi di rifiuti in

modo da prepararli per il trasporto alle

industrie in grado di riciclarli. A livello

internazionale, invece, si dovrebbe im-

porre una strategia comune, dato che

l’inquinamento non conosce limiti giu-

risdizionali o confini politici, e visto che

togliere le scorie ed i rifiuti dai Paesi ric-

chi per andarli a nascondere in quelli

poveri rimanderà soltanto il problema.

Se non riuscissimo a cambiare l’ap-proccio alla questione dello smalti-mento dei rifiuti, cosa consegneremo alle future generazioni? dopo l’età del bronzo, del ferro ecc... verremo forse ricordati come la civiltà degli imbal-laggi in plastica e dei rifiuti? i nostri scavi archeologici hanno portato alla luce templi, necropoli, manifatture artistiche di rara bellezza, cosa sco-priranno scavando gli archeologi del futuro? Fusti di scorie e bidoni di so-

stanze tossiche occultate? Un vecchio

adagio recita “Lontano dagli occhi, lon-

tano dal cuore”. Ma quanto riusciremo

a tener lontano i rischi per la nostra

salute? •

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Partiamo, anche stavolta,

dalla scoperta di un relit-

to di una nave, il 12 set-

tembre scorso, al largo

della costa occidentale

calabra, nel Tirreno, a circa 20 miglia

da Cetraro, bellissimo paese costiero.

Tornano a galla vecchie e nuove inda-

gini di navi affondate con carichi di ri-

fiuti tossico-nocivi, spesso radioattivi .

Un pubblico ministero che si interessa

di queste cose (Luciano Tadini) dice

che: <<Smaltire un rifiuto pericoloso

può essere più conveniente che traf-

ficare con la droga. Anche solo per il

fatto che chi smaltisce

rifiuti viene conside-

rato un benefattore

della società e viene

pagato con denaro

pulito>>. E c’è chi si

è buttato in questo

business: nel caso del

Mediterraneo e delle

coste calabresi, pure

la ‘ndrangheta.

Allora qui ci interessa

sottolineare la pro-

blematica della diffi-

truffe agroalimentari

navi dEi vELEni, nUovi RiTRovamEnTi

Già in passato è stata affrontata sulla nostra rivista la questione scottante delle navi dei veleni, affondate nei mari del Sud Italia (e non solo) per seppellire in fondo al mare rifiuti tossici. Ultimamente, grazie al ritrovamento di un nuovo

relitto (a largo delle coste calabresi, lo scorso settembre), il tema è tornato di attualità e sembra che le indagini abbiano portato nuovi sviluppi

di Massimo Rosa / Dirigente UGL - Fonte: Corriere della Sera. La Repubblica, Legambiente.it

coltà di smaltire i rifiuti pericolosi, sia-

no essi di origine nucleare (radioattivi)

o dell’industria chimica, o derivati da

processi di combustione che rilasciano

polveri di diossine e scorie di metalli

pesanti. O polveri da residui industria-

li per la lavorazione (come il marmo).

Smaltire bene costa tantissimo (forse

troppo): e in una logica di evitare co-

sti che cinicamente si vuole evitare,

nasce lo “smaltimento criminale”. Che

sia esso nei mari e sulle coste africane

(come quelle della Somalia) o nei mari

calabresi del Tirreno e dello Ionio (ma

il fenomeno ha riguardato nei decenni

pure la Toscana e la Liguria...) questo

dipende da dove sia più convenien-

te e meno problematico. E la violenza

mafiosa internazionale si amplia: non

a caso, proprio gli smaltimenti di rifiu-

ti tossici in Somalia sembra siano stati

la causa dell’assassinio dei giornalisti

Ilaria Alpi e Milan Hrovatin nel marzo

del 1994 (che forse avevano scoperto

questa pratica criminale).

Le indagini che stanno ora sorgendo

sulle “navi dei veleni” nel Mediterra-

neo (e che vedono finalmente anche

la Regione Calabria che si mette po-

sitivamente in gioco) possono creare

un effetto a catena

dove tanti buchi neri

dell ’ inquinamento

da smaltimento di

rifiuti può generare

un processo (di svi-

luppo) virtuoso più

confacente all’equi-

librio mondiale delle

nostre comunità. In-

somma un’occasione

da non perdere, e

che può vedere cia-

scuno fare la sua par-

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N. 6 - - pag. 9

te come soggetto

attivo.

iL RELiTTo cHE SvELa La mafia dEi vELEni

Calabria. Squarcio

a prua provocato

da una bomba. Un

robot sottomarino a

480 metri di profon-

dità. Un pentito: “Lì

la ‘ ndrangheta affondò un carico di

fusti tossici e radioattivi”

è il relitto di una nave l’ombra com-

parsa improvvisamente dai fondali del

mare di Cetraro, a 14 miglia dalla costa.

Se si tratta, però, della nave dei veleni

è ancora presto per dirlo. Attraverso

le foto realizzate dal robot sottoma-

rino calato a 480 metri di profondità,

è stato possibile osservare che a prua

la nave presenta un grosso squarcio,

forse provocato da una bomba, da

dove fuoriescono due fusti schiacciati.

Certo è che quel relitto non figura in

nessuna carta nautica, segno eviden-

te che l’affondamento non è stato mai

segnalato.

Il procuratore della Repubblica di Pao-

la Bruno Giordano non si sbilancia sul-

le possibilità che possa trattarsi della

Cursky, la nave di cui parlò anni addie-

tro il pentito di ‘ ndrangheta Francesco

Fonti. L’ ex trafficante di stupefacenti,

originario della Locride ed implicato in

numerose inchieste anche dalle pro-

cure di Milano e Torino, confessò al

pubblico ministero della Dda di Catan-

zaro Vincenzo Luberto dell’esistenza

di una nave con 120 fusti tossici fatta

affondare a largo di Cetraro.

Una nave stracarica di scorie radioatti-

ve spedita in fondo al mare per smal-

tire il carico di cui era piena la stiva. L’

affondamento fu il risultato di un ac-

cordo tra la cosca capeggiata da Fran-

co Muto e le famiglie di ‘ndrangheta

della Locride, che avevano deciso di

buttarsi a capofitto nel business dei

rifiuti.

Quel lavoro fruttò ai due protagonisti

che causarono l’ affondamento del-

la Cursky, 200 milioni di vecchie lire.

Furono avviate diverse inchieste co-

ordinate dalla procura di Catanzaro. I

magistrati interpellarono anche la Ma-

rina Militare. L’ unica nave che le carte

nautiche davano come affondata nel

tratto di mare indicato da Fonti, era

quella della motonave «Federico», co-

lata a picco durante

l’ultima guerra mon-

diale.

All’inchiesta della

procura di Catanza-

ro si aggiunse quella

di Reggio Calabria,

affidata al pm Franco

Neri. Il magistrato da

metà anni ‘ 90 aveva

ricostruito le rotte di

navi che sparivano

nel Mediterraneo.

Tra il 1981 e il ‘ 93, ci furono diver-

si naufragi che Neri considerò molto

strani perché in quei giorni le previsio-

ni davano «mare piatto».

daL PLUTonio aLLE PoLvERi, iL “cimiTERo” dELLE navi

RadioaTTivE “Basta essere furbi, aspettare delle

giornate di mare giusto, e chi vuoi che

se ne accorga?”. “E il mare? Che ne

sarà del mare della zona se l’ammor-

biamo?”. “Ma sai quanto ce ne fottia-

mo del mare? Pensa ai soldi che con

quelli, il mare andiamo a trovarcelo da

un’altra parte...”. Questo dialogo tra

due boss della ‘ndrangheta, agli atti

delle indagini coordinate da Alberto

Cisterna, magistrato della Direzione di-

strettuale antimafia di Reggio Calabria,

basta per comprendere quale logica

abbia mosso le navi dei veleni.

Ora però, grazie all’ostinazione del-

la procura di Paola e dell’assessorato

all’Ambiente della Regione, la “pistola

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fumante” è stata trovata: un piccolo

robot è riuscito a fotografare il delit-

to sepolto a 487 metri di profondità,

i bidoni della vergogna che spuntano

dalla falla nella prua della Cunsky. Il

teorema della prova irraggiungibile è

crollato.

Mettendo assieme le informazioni rac-

colte pazientemente dai magistrati di

mezza Italia è possibile ricostruire la

mappa dei cimiteri radioattivi dei no-

stri mari. Un elenco di affondamenti

volontari, navi che spariscono nel nul-

la senza lanciare il may-day.

iL caPiTano dE gRazia, LE SUE RicERcHE, La SUa moRTE

PAOLA (Cosenza). Due macchie gialle

dietro il vetro di un oblò. I fari di una

telecamera di profondità illuminano

la scena. Le macchie sono proprio al

centro dell’immagine, sopra la data e l’

ora della ripresa: 12 settembre 2009,

17.33. Una nuova ombra, un rigagnolo

di veleni, esce da una fenditura della

lamiera. Altre masse nere (pesci?) si

intravedono nell’ oscurità del relitto.

Immagini che sembrano confermare il

«sospetto inquietante» del Procurato-

re di Paola, Bruno Giordano: «Dietro

quell’ oblò potrebbero esserci i teschi

di due marinai». Non è solo una bom-

ba ecologica quella affondata al largo

della costa calabra: è una bara.

Il capitano di vascello Natale De Grazia

nell’autunno del 1995 si accascia sul

sedile posteriore dell’auto che lo sta

portando a La Spezia, alla caccia dei

misteri delle navi dei veleni.

Una morte per infarto, dice il medico.

Il capitano italiano seguiva le rotte del-

le navi dei veleni. Indagava sulla Riegel,

affondata nel 1987 nello Ionio e sulla

Rosso, spiaggiata davanti ad Amantea

il 14 dicembre 1990.

De Grazia indaga sugli affondamen-

ti ma anche sulle rotte. E scopre che

se il cimitero dei veleni è nei mari del

Sud Italia, i porti di partenza sono nel

Nord, in quell’angolo misterioso tra To-

scana e Liguria dove si incontrano due

condizioni favorevoli: l’area militare

di La Spezia e le cave di marmo delle

Alpi Apuane. Perché l’area militare ga-

rantisce la riservatezza e il granulato di

marmo copre le emissioni delle scorie

radioattive.

I suoi appunti e le sue ricerche parla-

no di centinaia tra navi scomparse e

affondamenti sospetti, e la sua morte

ancora oggi desta sospetti e contro-

versie. Morte naturale o forse sapeva

troppo? Di sicuro si sa che molte delle

conclusioni a cui era arrivato De Gra-

zia trovano oggi riscontri nelle indagini

che la magistratura sta conducendo.

i coSTi dELLo SmaLTimEnToSecondo i dati raccolti dalla commis-

sione presieduta da Russo, ogni anno

spariscono in Italia «tra i 6 e gli 8 milioni

di tonnellate di rifiuti pericolosi che è

come dire una collina alta 300 metri».

In sedici anni la massa delle sostanze

sparse illegalmente nell’ambiente ar-

riva all’altezza del Monte Bianco. Per

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lungo tempo i rifiuti prodotti al Nord

percolavano lungo la penisola fino allo

smaltimento illegale a Sud: «Punto di

snodo essenziale di questa attività era

l’area della Toscana e della Liguria».

Il business dell´inquinamento nasce

dai costi molto alti dello smaltimento

legale: «Abbassare i prezzi dello smal-

timento pulito è la vera scommessa da

vincere», dice Paolo Russo. Oggi la dif-

ferenza è decisamente favorevole alla

soluzione criminale.

Secondo uno studio inglese e i risultati

delle indagini di Legambiente, trattare

in modo legale una tonnellata di so-

stanze pericolose in Occidente può

costare tra i 100 e i 2.000 euro, a se-

conda del tipo di rifiuto. In Africa il ta-

riffario per sostanze dello stesso tipo

va da 2,5 a 50 euro a tonnellata, come

dire quattrocento volte di meno. Un

risparmio me-

dio di 1.000

euro a tonnel-

lata che in Ita-

lia vuol dire un

business illega-

le di 8 miliardi

all´anno.

iL giRo di BoLLa

Un altro dei sistemi utilizzati per la

sparizione dei rifiuti pericolosi è quel-

lo del cosiddetto “giro bolla”. Con una

serie di trattamenti fittizi i rifiuti perico-

losi vengono ridotti a rifiuti assimilabili

a quelli urbani e finiscono in discarica

con questi ultimi. «Il fatto grave è che

in questo modo le sostanze tossiche

possono finire nel compost venduto

agli agricoltori come concime. Anni

fa sono stati sequestrati per questo

motivo 4 ettari di terreno già colti-

vati a mais e ovviamente inquinati».

Non si saprebbe quale dei due mali,

l´inquinamento dei mari o quello delle

campagne, sia il peggiore. Ma come

vedremo, soprattutto quando i rifiuti

sono radioattivi, il primo è spesso la

conseguenza del secondo. •

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truffe agroalimentaridagLi inSaccaTi invaSi da PaRaSSiTi ai foRmaggi avaRiaTi: è Boom di SEqUESTRi nEL 2008

A cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS

Nel mese di settembre, a Roma, presentato il VI Rapporto sulla Sicurezza Alimentare: Italia a Tavola 2009. A cura del Movimento difesa del Cittadino

e Legambiente. L’indagine più completa su tutta la filiera alimentare

nel rapporto sono ri-

portati tutti i numeri

e i casi delle opera-

zioni dei Carabinieri

per la Tutela della

Salute, Corpo Forestale dello Stato,

Ispettorato per il controllo della qua-

lità dei prodotti agroalimentari, Mini-

stero del Lavoro, della Salute e delle

Politiche Sociali e Guardia Costiera. E

da quest’anno il rapporto si arricchi-

sce del contributo dell’Agenzia delle

Dogane e dei Carabinieri per le poli-

tiche agricole. Tonnellate di insaccati

invase da parassiti,

formaggio avariato

riciclato e spaccia-

to per buono, pro-

dotti ittici congelati

scaduti o in cattivo

stato di conserva-

zione. Queste e al-

tre le frodi che nel

2008 hanno portato

a un boom di se-

questri: aumentano

del 142% i chilo-

grammi di prodotto

sequestrati dai Nas

e del 642% il valore

dell’attività di con-

trollo dell’ICQ. Tempi duri per i crimi-

nali dell’agroalimentare oggetto di un

vero e proprio boom di sequestri nel

2008 ad opera delle Forze dell’ordi-

ne. Le cifre sono da capogiro: oltre 34 milioni di chilogrammi di prodotti sequestrati dai carabinieri per la Tu-tela della Salute (nas) per un valore di circa 160 milioni di euro. Notevole

l’incremento dei chilogrammi seque-

strati e del loro valore rispetto al 2007:

rispettivamente il 142% e il 32%. Mag-

giori le cifre dei risultati delle ispezioni

svolte dall’Ispettorato per il controllo

della qualità dei prodotti (ICQ): 181

milioni di euro di cui 172 milioni solo

nel settore vitivinicolo. «Osservando

questi risultati - ha commentato Anto-

nio Longo, presidente del Movimento

Difesa del Cittadino - sembra che il

buon cibo italiano non trovi pace in

tema di sicurezza alimentare. La salute

dei consumatori è sempre di più com-

promessa da sofisticazioni e contraf-

fazioni. Il gran numero dei sequestri

testimonia però l’impegno delle Forze

dell’Ordine a difendere i cittadini gra-

zie ad operazioni sempre più mirate e

anche all’aiuto delle

nuove tecnologie».

intensa, infatti, l’at-tività di controllo: oltre 28mila ispe-zioni da parte dei nas, 37mila da parte dell’icq ben 157mi-la nel settore ittico a cura delle capita-nerie di Porto. Sono

stati, invece, circa

53mila gli interventi

dell’Agenzia delle

Dogane. Non manca

poi l’intensa attività

del Corpo Foresta-

Stock-xchng

Page 12: Sicurezza Ambiente n.06-09

N. 6 - - pag. 13

le dello Stato (766 operazioni) e dei

Carabinieri per le Politiche Agricole

(969). «e la strada per uscire dalla crisi

economica passa, a detta degli esper-

ti, per la valorizzazione e promozio-

ne delle risorse tipiche del Belpaese,

e quindi in primis dell’agroalimentare

di qualità con le sue tradizioni e la

sua notorietà all’estero - ha dichiara-

to Francesco Ferrante, della Segrete-

ria nazionale di Legambiente - la lotta

alle contraffazioni e ai criminali che

lucrano sulla fiducia e la salute dei cit-

tadini diventa attività fondamentale e

irrinunciabile. E se i dati di oggi dimo-

strano l’efficacia dei controlli, emerge

con più forza la necessità di investire

in prevenzione, attraverso un più serio

e puntuale lavoro degli enti preposti,

a partire dall’Agenzia per la sicurezza

alimentare europea, che fino ad oggi

ha invece brillato per assenza se non

per sudditanza agli interessi econo-

mici di pochi grandi gruppi dell’agro-

alimentare». il 2008 lo ricorderemo per molti scandali alimentari: dal

vino all’acido cloridrico scoperto a veronella (vR), all’emergenza latte alla melamina alla carne suina alla diossina. E ancora: 54 tonnellate di prodotti ittici congelati scaduti o in cattivo stato di conservazione ritro-vati a Bari, “pesce topo” (proveniente

dall’Atlantico del Nord) spacciato per

“cuoricini di merluzzo”, due container

sequestrati a Ravenna perché conte-

nenti 40 tonnellate di farina di riso

contaminate da melamina. E come se

non bastasse ci sono le frodi al Made

in Italy e ai prodotti tipici del nostro

territorio, a partire dalle 30 ordinanze

di custodia cautelare emesse ad aprile

per possibile truffa finalizzata alla pro-

duzione e vendita di olio extravergine

di oliva sofisticato. Si trattava di olio

di semi di soia mischiato con quello di

girasole, a cui veniva aggiunto betaca-

rotene e clorofilla industriale.

Sul sito www.uglcorpoforestale.it il

rapporto completo.

Il Dottor Giuseppe Vadalà

Page 13: Sicurezza Ambiente n.06-09

N. 6 - - pag. 14

l’interventozaia: «è nEcESSaRio ToRnaRE aLL’Economia REaLE. qUando acqUiSTiamo Un PRodoTTo finanziaRio cHiEdiamoci SE PoSSa conTEnERE SPEcULazioni cHE conTRiBUiScono a mETTERE a RiScHio LE imPRESE agRicoLE»

Il Ministro alla 3ª Conferenza nazionale della Cia, Conferenza italiana agricoltoriha ribadito l’importanza di un ritorno all’agricoltura che valorizzi il territorio

è necessario ritornare all’eco-

nomia reale e a un’agri-

coltura dei territori, che

valorizzi e tuteli le diverse

identità produttive del no-

stro Paese e dobbiamo chiedere con

forza che i prodotti agricoli escano

dalle speculazioni di mercato. Il Mi-

nistro ha concluso il suo intervento

chiedendo un minuto di silenzio per

le persone che hanno perso la vita nel

messinese, a causa del violento nubi-

fragio che ha colpito la Sicilia. “Dob-

biamo chiedere che i prodotti agricoli,

a partire dal grano, escano dalle spe-

culazioni di mercato. Ci preoccupiamo

che una maglia o una scarpa possano

essere il prodotto dello sfruttamento

del lavoro minorile e poi non ci po-

niamo domande quando compriamo

un prodotto finanziario che può con-

tenere speculazioni che poi contribu-

iscono a far morire la gente di fame e

mettono a rischio l’impresa agricola.

è necessario ritornare all’economia

reale e a un’agricoltura dei territori,

che valorizzi e tuteli le diverse iden-

tità produttive del nostro Paese”. Con

queste parole il ministro delle Politiche

agricole alimentari e forestali Luca Zaia

è intervenuto alla Conferenza nazio-

nale della Cia in svolgimento in questi

giorni a Lecce sul tema “Agricoltura:

le nuove sfide. Federalismo, Europa e

mercato”. “So che siete preoccupati,

Fonte: www.agricolturaitalianaonline.it

afferma il ministro, per il rifinanzia-

mento del Fondo di Solidarietà Na-

zionale con il quale si riuscirebbero

a recuperare 330 milioni di euro en-

tro fine anno. Ma su questo aspetto

il Presidente del Consiglio, Silvio Ber-

lusconi, ha dato la sua parola”. “Le

assicurazioni in agricoltura sono una scelta imprenditoriale per tutelare la propria produzione, ma purtroppo ci sono tanti agricoltori che pur non assicurandosi poi chiedono gli inter-venti statali. Voglio precisare che se

finanzieremo il fondo non si potrà dar

Il ministro Luca Zaia

Page 14: Sicurezza Ambiente n.06-09

N. 6 - - pag. 15

Giorgio Napolitano

corso a tutte le richieste che ci arri-

veranno.” “Oggi l’economia mondiale

sta attraversando una crisi difficile, e

l’emorragia dei consumi non ha rispar-

miato le produzioni agricole. Ma vorrei

ricordare che non ho mai conosciuto

pessimisti che abbiano fatto fortuna, è

necessario quindi guardare con fidu-

cia ai prossimi mesi consapevoli che il

sistema economico sta già mostrando

i primi segnali di ripresa”. “La nostra agricoltura - continua il Ministro - pos-siede un punto di forza notevole, che è quello delle produzioni identitarie dei nostri territori, sinonimo di eccel-lenza e qualità e per questo tipo di prodotti i consumatori sono disposti a spendere di più. Abbiamo, inoltre,

a disposizione 160 milioni di euro che

provengono dai sottoutilizzi comuni-

tari, ovvero soldi europei che l’agricol-

tura italiana non riusciva a spendere

e che tornavano all’Europa: ora ce li

portiamo a casa”. “Oggi secondo un

recente sondaggio il 72% degli italiani

sarebbe pronto a spendere di più se

avesse la certezza dell’origine dei pro-

dotti; il provvedimento sull’etichetta-

tura approvato in questi giorni al Se-

nato va proprio in questa direzione“.

“La scorsa settimana l’Italia ha aderito

al documento promosso da Parigi con-

tro la crisi europea del settore lattiero

caseario. Un accordo che rafforza l’as-

se italo - francese e sottolinea la pre-

senza di ‘’una maggioranza qualifica-

ta’’ in Europa formata da 20 Paesi, che

delineano una road map definita e

condivisa per far uscire dalla crisi que-

sto comparto oggi in difficoltà”. “Un

risultato diplomatico, che si unisce al

lavoro di squadra che stiamo facendo

con De Castro in Europa, e che ci fa

ben sperare nel risultato positivo delle

partite che stiamo giocando”. “Spes-

so mi sento dire che abbiamo tagliato

il bilancio dell’agricoltura, ma tra gli

aspetti prioritari del mandato che ci

hanno dato gli elettori c’era quello di

rimettere a posto i conti dello Stato. I

tagli hanno riguardato tutti i ministeri

e la manovra finanziaria da 34 miliardi

di euro è stata fatta senza mettere le

mani in tasca agli italiani.”

mESSaggio dEL caPo dELLo STaTo aLLa TERza confEREnza

Economica dELLa cia a LEccE “Di fronte ad un mercato mutevole e

fortemente concorrenziale, gli agricol-

tori italiani sono oggi chiamati a con-

fermare il ruolo di impulso e sostegno

all’intera economia del Paese, anche

valorizzando le grandi risorse di capi-

tale umano di cui dispone”. è questo

uno dei passaggi del messaggio invia-

to dal Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano alla terza Confe-

renza economica della Cia-Confede-

razione italiana agricoltori apertasi

oggi a Lecce.

Nel messaggio, fatto pervenire tramite

Donato Marra, segretario generale del-

la Presidenza della Repubblica, il Capo

dello Stato sottolinea che “l’agricoltu-

ra italiana, che costituisce un compar-

to essenziale dell’economia del Paese,

ha saputo adattare i propri modelli

produttivi e di mercato alla comune

appartenenza europea e al rispetto di

obiettivi e normative sovranazionali,

con una costante attenzione alla qua-

lità del prodotto, alla tutela del lavoro

e delle prospettive occupazionali, e

promuovendo le necessarie sinergie

attraverso lo sviluppo di forme coope-

rative e consortili”.

Il Presidente della Repubblica ha,

quindi, rivolto un “cordiale saluto” a

tutti gli intervenuti alla Conferenza di

Lecce, che - ha rilevato il Capo dello

Stato - “costituisce una sede autore-

vole di riflessione e di confronto sulla

situazione e sulle prospettive del set-

tore nell’attuale difficile congiuntura

economica”. •

Page 15: Sicurezza Ambiente n.06-09

N. 6 - - pag. 16

Un affascinante percorso tra storia e mito, dove all’interpretazione religiosa si affianca quella naturalistica. Dalle analisi di Aristotele

e Seneca al racconto del terremoto di Messina del 1909

Le credenze relative a terre-

moti, eruzioni e catastrofi

sono molteplici e risalgono

alla notte dei tempi. L’indi-

viduazione delle cause di

tali fenomeni è stata per lungo tempo

collegata alle divinità e ai loro esecutori

“terreni” (dal drago della cultura giap-

ponese al dio greco Poseidone, fino alla

potenza “apocalittica” del Dio del Vec-

chio e del Nuovo Testamento). Solo con

la nascita del pensiero filosofico furono

avanzate le prime spiegazioni natura-

listiche delle calamità. Bisogna arrivare

al Rinascimento per cogliere uno spiri-

to nuovo, e al ‘900 per le prime analisi

propriamente scientifiche e per i primi

interventi governativi. In Italia però fino

al 1963 l’organizzazione legislativa di un

moderno sistema di protezione civile è

stato in pratica ignorato

Le credenze sulle varie cause delle

calamità naturali sono molteplici e

affondano le proprie radici nel-

la notte dei tempi. nell’antico giappone si riteneva che i fre-quenti maremoti fossero causati da un mostro marino che batteva il mare con la coda, mentre i terre-

moti venivano imputati dapprima a un

grosso ragno nel suo agitarsi sotto terra,

poi a un pescegatto e infine a un drago.

Gli antichi giapponesi sono stati i primi

a proporre nel loro immaginario un mo-

dello unificato di dinamica terrestre, un

modello che integrava i terremoti alle

eruzioni vulcaniche. L’interno della ter-

ra sarebbe stato abitato da un drago

che nei momenti di collera scuoteva la

corazza provocando terribili terremo-

ti o sputava fuoco dalle sue narici tra-

sformando le montagne in vulcani. Nella

cultura orientale il drago rappresenta

l’esecutore della volontà degli dei. An-

che nel mondo occidentale le calamità

naturali venivano considerate come ma-

nifestazioni della collera di un dio.

Questo dio in origine era il dio del suolo

e delle caverne terrestri ed era lo spo-

so della terra. Nella cultura greca il dio

Poseidone scuote la terra così come fa

cadere la pioggia o la neve ed è anche

il signore che dà stabilità al suolo e si-

curezza agli uomini. Ad un terremoto

sarebbe dovuto l’esito della guerra di

Troia, così come la fine di Sodoma e

Gomorra; così come la scomparsa della

mitica Atlantide descritta da Platone nel

Timoteo: “...esisteva un’isola immensa i

cui re avevano formato un impero ricco

e potente. Sopravvennero terremoti e

cataclismi. Nello spazio di un giorno e di

una notte, l’isola di Atlantide si inabbis-

sò in mare e scomparve...”.

La stessa Bibbia è ricca di eventi e feno-

meni causati da terremoti come l’appa-

rizione di Dio sul monte Sinai ed il pas-

saggio degli israeliti attraverso il mar

Rosso. Nella cultura biblica il terre-

moto insieme ad altri fenomeni na-

turali, eruzioni vulcaniche, alluvio-

ni, viene descritto come evento

che richiama la potenza di Dio. In

quest’ottica troviamo rappresen-

tato il terremoto nell’Apocalisse,

come illustrato nel VI sigillo: “...si

udì un gran terremoto; il sole si offu-

scò, da apparire nero come un sacco

di crine; la luna, tutta, prese il colore del

sangue; le stelle dal cielo precipitarono

la letturacaLamiTà naTURaLi, L’Uomo aLLa RicERca di Una SPiEgazionE

A cura del Prof. Dott. Vicenzo Pepe / Presidente Nazionale “Fare Ambiente” SIR

Page 16: Sicurezza Ambiente n.06-09

sulla terra come i frutti acerbi di un fico

che è scosso da un vento gagliardo; il

cielo si accartocciò come un rotolo che

si ravvolge; monti e isole, tutti scompar-

vero dai loro posti...”. L’uomo da sem-

pre è stato un attento osservatore dei

fatti della natura e, nella sua curiosità di

sapere, ha cercato di indagarne le cau-

se. “Felix qui potuit rerum cognoscere

causas!” (“Felice colui che ha potuto

penetrare nell’essenza delle cose - Vir-

gilio, Georgiche, II, 489).

Con la nascita del pensiero filosofico

furono avanzate le prime spiegazioni

naturalistiche delle calamità naturali.

Lucio Annea Seneca nel suo “Naturales

Quaestiones” nel libro VI tratta del terre-

moto; il trattato di Seneca costituisce la

fonte più importante per la conoscenza

non solo del pensiero filosofico stoico

ma anche di gran parte delle dottrine

dell’antichità sui disastri naturali. Seneca

prende spunto dal terribile terremoto

che devastò la Campania il 5 febbraio

del 62 d.C., affermando che “è neces-sario vincere la paura suscitata dalla spaventosità degli eventi sismici” e che “i disastri naturali non sono dovu-ti all’ira divina ma a cause naturali. La nostra paura dipende dall’ignoranza”.

Secondo gli antichi filosofi greci erano

quattro le radici di ogni cosa: terra, ac-

qua, aria e fuoco. Alcuni (Anassagora)

ritenevano che la causa del terremoto

fosse nel fuoco; altri (Anassimene) nella

terra stessa; Talete insegnava che il cor-

so dei fiumi Tigre e Nilo faceva pensare

all’esistenza di acque sotterranee capa-

ci di provocare scuotimenti. La maggior

parte dei filosofi riteneva che il vento

fosse la causa dei disastri naturali (teoria

di Archelao); anche Aristotele riteneva il

vento causa del terremoto.

La terra è per aristotele un essere vivente, da questa identità scaturi-sce l’analogia tra i movimenti sismici, le eruzioni vulcaniche e i movimenti

dell’uomo che è in preda alla feb-bre. L’interpretazione religiosa e quella

scientifica delle calamità naturali, soven-

te, coesistono nell’immaginario dei vari

filosofi. Anche Cicerone (106-43 a.C.)

identificava il terremoto con la “deorum

immortalium vox”. Nella terza Catilina-

ria, sfruttando antiche superstizioni egli

attribuì ai disastri naturali il funesto pre-

sagio dell’ira degli dei. Un’interessante

analisi sulle cause dei terremoti fu fatta

da Strabone che fu tra i primi ad intuire

l’esistenza di un legame tra la conforma-

zione della terra e la dislocazione del-

le zone vulcaniche e sismiche. Anche

Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nel II libro

della sua “Naturalis Historia” ritenne che

la causa del terremoto fosse il vento che

una volta rinchiuso nelle vene e nelle

caverne della terra, si ribella e fa forza

per uscire. Il rumore che accompagna il

terremoto è la lotta che il vento deve

affrontare per uscire dalla terra. inte-ressante in Plinio è la rilevazione dei segni premonitori che egli ravvisa nel comportamento degli animali. Prima di

un sisma i pesci spaventati saltano oltre

la superficie dell’acqua, i muli, i cani e

i cavalli diventano irrequieti, le anatre

non entrano nell’acqua, i polli starnaz-

zano, i ratti e i serpenti escono dalla ter-

ra; si alterano le acque, piccoli tremori

percuotono gli edifici e si forma una ca-

ligine nell’aria. Sono gli stessi segni che

alcuni scienziati come Humboldt, Mallet,

Mercalli e Montessus De Ballore hanno

evidenziato nei loro trattati scientifici.

Plinio, nella sua opera, suggerisce, poi, i primi accorgimenti per fronteggiare le calamità naturali: gli edifici debbono

essere costruiti su terreni omogenei ed

al centro dell’edificio vi deve essere un

pozzo, necessario per dar sfogo ai venti

sotterranei e arrestare le onde sismiche.

In caso di sisma, Plinio suggerisce come

riparo le volte dei palazzi, gli angoli for-

mati dai muri e le porte.

abbiamo visto come nella cultura gre-ca e in quella romana all’interpretazio-ne religiosa dei disastri naturali se ne affiancasse una naturalistica e come le due interpretazioni coesistessero. Con

l’avvento del Cristianesimo la calamità

naturale rappresenta lo strumento per

comunicare riprovazione su trasgressio-

ni morali e religiose sino a ritenere “...

eresia il sostenere che il terremoto sia

fatto non dalla volontà e dall’indignazio-

ne di Dio, ma dalla natura stessa degli

elementi, ignorando ciò che dicono le

Scritture...Perché anche in questo modo

l’indignazione e la potenza di Dio opera

nelle cose e colpisce la sua creatura per

la sua conversione e il beneficio dei

molti peccatori”. Non tutti i Padri della

chiesa si schierarono su queste posizio-

Il Dottor Vincenzo Pepe, Presidente Frae Ambiente

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N. 6 - - pag. 18

ni, San Tommaso d’Aquino (1225-1274)

non esitò a sostenere la causa naturale

del fenomeno, parafrasando Aristotele.

E alla fine sembra prevalere un compro-

messo con cui si ritiene che Dio è la cau-

sa prima di ogni fenomeno naturale

mentre la materia è causa seconda. Nei

libri sacri i terremoti fanno parte di

quell’apparato terrificante che accom-

pagna non solo la morte ma le stesse

apparizioni del Cristo. Nel momento in

cui Cristo muore, la terra si scuote, le

rocce si spezzano, i sepolcri si aprono

(Mat. 27, 51-54). Nella cultura classica la

calamità naturale è anche considerata

presagio, ammonimento e castigo. Nella

religione cristiana il terremoto è presa-

gio del giudizio universale. Secondo

l’Apocalisse di san Giovanni la fine del

mondo verrà preannunciata da un ter-

remoto e consisterà essa stessa in un

terribile terremoto. Più comunemente, il

disastro naturale viene interpretato

come castigo divino, ovvero, il segno

della volontà divina di reagire alla disub-

bidienza umana e al disordine sociale.

Per prevenire il disastro occorre non

peccare e qualora questo non sia pro-

prio possibile, si può ricorrere ai riti pro-

piziatori; si implorano Dio e la litania dei

santi “contro i fulmini, le tempeste, i ter-

remoti, maremoti, alluvioni, epidemie,

carestie, guerra”. il messaggio cristiano va anche inteso nel senso che la pietà di dio risparmia i meritevoli e che oc-corre una maggiore spiritualizzazione della vita rispetto alla precarietà della condizione umana. La stessa credenza

che i disastri naturali trovino origine

nell’ira divina si traduceva spesso in nor-

me. Dopo il terremoto di Ancona sul fi-

nire del 1600 furono emanate le leggi “suntorie” che si basavano sul presup-posto che la causa dell’ira divina fosse nell’uso locale di vestire sontuosamen-te, pertanto si vietò il vestire pompo-so, così ritenendo di placare l’ira divina e prevenire futuri disastri naturali. Per

molti secoli l’interpretazione delle cala-

mità naturali è stata legata alla filosofia

aristotelica e al pensiero cristiano. Biso-

gna giungere nel Rinascimento per co-

gliere uno spirito nuovo rispetto al pe-

riodo precedente. Se si legge il codice

di Giannozzo Manetti “De terraemotu”,

scritto dopo il grande sisma napoletano

del 1456, vi si coglie un nuovo atteggia-

mento culturale. Nel primo libro sono

contenute le opinioni sui disastri natura-

li di filosofi, poeti, storici, astrologi e te-

ologi, sia greci

che latini. Il se-

condo è un ca-

talogo di eventi

sismici della

zona europea-

mediterranea

tratti dalla lette-

ratura antica e

medievale e rap-

presenta il più

antico catalogo

sismico per il

mondo occi-

dentale. Nel ter-

zo libro vengo-

no narrati i danni

del terremoto

del 1456 in oltre duecento paesi ed ap-

pare evidente il tentativo di definire ciò

che era accaduto come un fenomeno

che andava capito all’interno di una te-

oria generale della natura. In questo pe-

riodo iniziano le denunce del pericolo

per la degradazione del paesaggio colli-

nare e montano, Leonardo Da Vinci scri-

ve che “Li monti sono disfacti dalle piog-

ge e dalli fiumi” e consiglia il fosso di

scolo in collina e la lavorazione di traver-

so dei terreni collinari e altre misure in

difesa del suolo. Nel 1751 il benedetti-

no Andrea Bina scrive il “Ragionamento

sopra la cagione dei terremoti” dove

descrive il pendolo come strumento per

la registrazione dei sismi. il primo no-vembre del 1755 un terribile terremo-to, avvertito in tutta Europa, distrusse Lisbona e provocò un terribile mare-moto. Tale evento suscitò una grande eco in tutta Europa. Si riaccesero gli in-

teressi per la sismologia e fu stampato

un gran numero di studi e nel 1760 Mi-

cheli formulò l’ipotesi che i terremoti

sono causati dallo sprigionarsi di ener-

gia. Rimane, però, il condizionamento di

visioni pseudo-religiose e fatalistiche

nello sviluppo scientifico e culturale del-

le problematiche inerenti le calamità na-

turali. La Compagnia di Gesù nel 1756

pubblica le “Reflexions sur le Désastre

de Lisbonne et sur les autres phénomè-

nes qui ont accompagné ou suivi ce Dé-

sastre”; in questo pamphlet, diffuso tra

la popolazione, si afferma che è Dio che

fa tremare la terra e che il popolo deve

rinnovare la propria fede, contribuendo

a fondare nuovi collegi gestiti da gesuiti

e si annuncia un nuovo castigo di Dio se

Lisbona fosse stata ricostruita. Ma i tem-

pi incominciarono a cambiare: il re del

Portogallo firmò un editto con cui si ac-

cusavano i gesuiti di aver fatto uso del

terremoto per terrorizzare la gente de-

bole di mente e per accumulare fondi

per il proprio ordine e si ordinò perciò

che tutte le copie del pamphlet venisse-

Page 18: Sicurezza Ambiente n.06-09

N. 6 - - pag. 19

ro distrutte. Sul finire del 1700 con gli

studi sull’elettricità nascono le teorie

elettrosismiche e come Franklin aveva

pensato al parafulmine, Bertholon pen-

sa al “paraterremoto”, da lui descritto

nel “Journal de physique” (agosto

1779). E Giovanni Vivenzio nella sua

opera “Historia e Teoria de tremuoti in

generale ed in particolare di quelli della

Calabria e di Messina del 1783” afferma

che: “...i tremuoti non sono altro che

tuoni sotterranei siccome Plinio l’ha co-

nosciuto anticamente; e poiché è dimo-

strato che il tuono è effetto di elettricità,

non si può far di meno di riconoscere la

materia elettrica per cagione dei tre-

muoti”. il 5 febbraio del 1783 gran parte della calabria e una parte della Sicilia furono devastate da un terre-moto cui fece seguito un terribile maremoto. Molti centri abitati furono

distrutti e moltissime furono le vittime.

L’illuminista napoletano Francesco Ma-

rio Pagano (1748-1799) nella sua ope-

ra “Saggi politici de’ principi, progressi

e decadenza della società” parlando

“delle morali cagioni attribuite dagli

uomini ignoranti a fisici fenomeni”, si

schiera dalla parte di quanti ritengono

i disastri naturali dei fenomeni naturali

ed è interessante l’osservazione so-

ciologica che “i villani e i poveri tosto

che il timore e lo spavento dè luogo

alla riflessione, proruppero in un senti-

mento di gioia, cominciarono a grida-

re: ed eccoci tutti uguali e pari, nobili

e plebei, ricchi e poveri! Distrutte le

società, annullati i civili rapporti, ven-

ne ben anche meno l’ineguaglianza

politica e l’uomo si paragonò all’uomo

per le sole qualità di uomo e non di

cittadino”. Anche il terremoto del 1783

costituì l’occasione per un nuovo fiorire

di studi sulle calamità naturali: il Sella at-

tribuiva il terremoto e le eruzioni vulca-

niche al fuoco e a reazioni chimiche che

si verificano nel sottosuolo, altri come il

De Filippis a potenti scariche elettriche

sotterranee o di provenienza atmosferi-

ca. E si incomincia ad ironizzare sulle

antiche credenze tanto che il Roscitano

afferma che “...le congiunzioni dè Piane-

ti, l’influsso degli astri, ecc. influiscono

nella causa dei terremoti meno di quello

che influiva il nitrire dei cavalli di Babilo-

nia nell’ingravidamento delle cavalle

d’Egitto”. in questo periodo con Paga-no, Boulanger e Solfi inizia lo studio delle società ed i comportamenti col-lettivi nei casi di disastri naturali. Al

terrore e allo sbalordimento iniziale fa-

rebbe seguito uno stato di sbigottimen-

to, mutismo, accompagnato da una rile-

vante socializzazione, affratellamento

religioso. Dopo poco la passione religio-

sa si trasforma in ricerca del piacere e

desiderio di vivere. Aumentano i consu-

mi e interi patrimoni si dissolvono nei

vari piaceri della vita. Dopo una calamità

che ha devastato territori e mietuto vitti-

me, i superstiti, riflettendo sulla preca-

rietà della condizione umana, hanno

svariate reazioni ma tutte accompagna-

te dall’esigenza irrazionale di credere

che accanto alle spiegazioni scientifiche

esiste (ed esisterà sempre) magari stru-

mentalmente la concezione religiosa

dell’accaduto. Nella relazione “Sui tre-

muoti di Basilicata del dicembre 1857” si

legge: “Dipodiché è piaciuto al Signore

nei suoi imperscrutabili disegni percuo-

tere le popolazioni del distretto di Melfi

in Basilicata col tremendo flagello del

terremoto”, e nel terremoto del 1873

Page 19: Sicurezza Ambiente n.06-09

N. 6 - - pag. 20

che colpì il Bellunese, il Vescovo di Udi-

ne in una lettera al popolo affermava:

“Si! Iddio vuole anche queste vittime

espiatrici del peccato”. Verso la metà

del 1800 iniziano a spuntare gli osserva-

tori meteorologici che si occupano an-

che di geologia e geodinamica. Michele

Stefano De Rossi nella sua opera “La me-

teorologia endogena” (1879-1882) ini-

zia a tracciare le prime analisi di alcune

calamità naturali, mentre per una vera e

propria analisi scientifica di cause ed ef-

fetti del terremoto occorre arrivare al

1910 con gli studi di Giuseppe Mercalli

e Mario Baratta. Nel 1912 Alfred Wege-

ner (1880-1930) nell’opera “Die Entste-

hung der Kontinente und Ozeane”

espone la teoria della deriva dei conti-

nenti, quella che insieme alle teorie del-

la tettonica a placche costituisce la base

delle attuali conoscenze sulla causa dei

terremoti. In questo periodo fioriscono

studi sullo sviluppo di strumenti di rileva-

mento e la registrazione delle onde si-

smiche con una maggiore conoscenza

della struttura dell’ambiente che ci cir-

conda. La prima grande calamità del XX secolo, che ha colpito il nostro territo-rio è senza dubbio il terremoto di mes-sina del 28 dicembre 1908. Il terremoto

ebbe per epicentro lo stretto di Messina

e colpì oltre trecento comuni compreso

Reggio dall’altra parte dello Stretto. Il

maremoto che ad esso fece seguito sol-

levò il livello del mare di quasi tre metri.

A Messina morirono oltre 60.000 perso-

ne. Il maggior numero di morti si ebbero

nelle strade, tra quanti cercarono di fug-

gire. Crollò oltre il 90% degli edifici.

Dopo il sisma il Governo istituì due com-

missioni che ebbero l’incarico di studiare

gli accorgimenti antisismici da inserire in

una legge sulla ricostruzione e gli incen-

tivi da adottare. Furono assegnati prima

trenta milioni per provvedere ai bisogni

ed alle opere urgenti e per riparare o ri-

costruire gli edifici pubblici danneggiati

dal terremoto, poi fu stabilita a favore

dei Comuni funestati dal terremoto, per

cinque anni a partire dal 1909, una addi-

zionale alle imposte dirette sui beni ru-

stici, sui fabbricati e sui redditi di ricchez-

za mobile nonché alle tasse di

successione. Le leggi del 12 gennaio

1909 e del 18 aprile 1909 costituiscono

la prima normativa antisismica dell’Italia

unitaria, con espliciti riferimenti alla nor-

mativa borbonica del 1785 ed a quella

del Regolamento pontificio del 1860. a seguito del terribile terremoto che ave-va colpito messina e la calabria, il più catastrofico tra tutti quelli che si ricor-dano in italia, il quinto tra quelli acca-duti nel mondo per il numero delle vit-time a partire dal nono secolo, il 16 gennaio e fino al 13 febbraio del 1909 fu dichiarato lo stato di assedio. con lo stato di assedio furono conferiti pieni

poteri alle auto-rità militari per ristabilire l’ordi-ne e reprimere gli innumerevoli atti di sciacal-laggio. Con un

Regio Decreto

del 14 gennaio

1909 fu costitui-

ta l’opera Nazio-

nale di patronato

Regina Elena per

gli orfani del ter-

remoto e furono prorogate le scadenze

di cambiali, contratti commerciali, e di-

sciplinati tutti gli altri rapporti che a causa

del terremoto avevano subito intralci nel

normale svolgimento. Infine, fu stabilito

che i Comuni danneggiati avevano facol-

tà di redigere un Piano regolatore delle

costruzioni. Nel 1913 terminarono le ini-

ziative stimolate dal terremoto del 1908

e fino al 1963 il problema della program-

mazione, prevenzione, organizzazione

legislativa di un moderno sistema di pro-

tezione civile è stato in pratica ignorato.

Il quadro legislativo post-unitario è stato

caratterizzato da una serie di provvedi-

menti emanati in occasione di particola-

re calamità. Le disposizioni urgenti adottate per fronteggiare le calamità naturali trovavano il loro fondamento normativo nel generale potere di ordi-nanza dell’autorità amministrativa (pre-fetto-sindaco) che, ai sensi della legge 25 giugno 1865, n. 2359, aveva il pote-re di disporre provvedimenti idonei a ristabilire l’ordine pubblico, l’igiene e pubblica sanità e limitare ove necessa-rio la proprietà privata nei casi di ne-cessità ed urgenza. Nel 1906 furono

emanate varie norme particolari per la

difesa delle popolazioni e delle strade

per i dissesti idrogeologici, uragani, eru-

zioni vulcaniche e mareggiate. La prima

normativa organica fu la legge 17 aprile

1925, n. 473 che individuò nel Ministero

dei Lavori pubblici e nel Genio civile,

con il concorso degli uffici sanitari, gli or-

gani della protezione civile. Il R.D.L. 9 di-

cembre 1926, n. 2389 conferì al Ministe-

ro dei Lavori pubblici il potere di

intervento e di coordinamento per tutti i

casi di calamità naturale.

movimento Ecologista Europeo faRE amBiEnTEcoordinamento nazionale: via na-zionale, 243 - 00184 Roma Tel. 06 48029924 - Tel. e fax. 06 484409Sito internet: www.fareambiente.it

SIR

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N. 6 - - pag. 22

peschicinovE miLa PianTinE PER La RinaSciTa dEL BoSco

A cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS

due giorni all’insegna

del verde, della natu-

ra, degli alberi, quelli

trascorsi a Peschici il

3 il 4 Ottobre scorsi,

per lo svolgimento della prima festa

dell’albero, cui hanno partecipato i

rappresentanti della Regione Toscana

e i membri dell’Associazione Interna-

zionale produttori del Verde “Moreno

Vannucci”, nella persona del rappre-

sentante più illustre, il segretario ge-

nerale Renzo Benesperi, raccogliendo

l’idea lanciata dall’Istituto Paritario

Suore Mantellate di Pistoia che già

all’indomani dei tragici avvenimenti del

24 luglio 2007 avevano manifestato la

volontà di ripristi-

nare quanto an-

dato bruciato nel

terribile incendio

donando, sin da

subito, oltre 9mi-

la piante di pino.

E così, la matti-

na del 3 ottobre,

tutti radunati nel

Santuario della

Madonna di Lore-

to per dare inizio

alla celebrazione

della giornata,

con benedizio-

ne delle piantine

donate e cerimo-

nia di accoglienza

dei convenuti nel luogo che riveste un

ruolo simbolicamente predominante

allorché veniva risparmiato dalle fiam-

me nonostante la pineta circostante

fosse completamente divorata dal

fuoco. A dispetto della pioggia, che

ha bagnato i primi minuti dell’evento,

la giornata è proseguita con ringra-

ziamenti e saluti di rito da parte delle

autorità civili e militari presenti. nel-la festosa cornice di un entusiasti-co pubblico, per lo più formato da alunni delle locali scuole elementari e medie, con la partecipazione del-la Banda musicale cittadina, l’evento è continuato per l’intera mattinata con la piantumazione (simbolica) di

un centinaio di piante di pino cui hanno provveduto amministratori e dirigenti vari, sindaco vecera in te-sta, in quella che segnerà la data della

ricostituzione della verde pineta cir-

costante la chiesa della Madonna di

Loreto. L’evento ha avuto risonanza a

livello regionale, vista la partecipazio-

ne di alcuni assessori delle giunte re-

gionale e provinciale (Guerrera, Lavo-

ri Pubblici, e Vascello, Turismo), oltre

che delle principali televisioni e radio

locali. La festa è poi proseguita nella mattinata di domenica 4, nella sala consiliare “gaetano azzarone”, per

il conferimento delle targhe di ringra-

ziamento ai partecipanti, e lo scam-

bio di doni tra

le organizzazioni

presenti. L’inter-

vento del sinda-

co Vecera è stato

tutto incentrato

sull’importanza

del gesto e la

gratitudine verso

i “fratelli” pistoie-

si per l’idea avu-

ta e per averla

onorata fino in

fondo. Menzio-

ne speciale per

Renzo Benesperi,

“grazie al quale a

Peschici si potrà

vedere la rinasci-

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N. 6 - - pag. 23

ta della pineta che tanto bella fa le

nostre coste e i nostri promontori”.

Presenti anche alcuni assessori e con-

siglieri comunali, il comandante dei

Carabinieri di Peschici, maresciallo

Michele Auciello, il comandante dei

Vigili Urbani, Vincenzo Losito, il co-

mandante del circondario forestale di

Peschici, Vico e Foresta Umbra, Mario

Iervolino, il 1° dirigente e comandante

provinciale del Corpo Forestale dello

Stato, Dott. Sabetti, e il rappresentan-

te del Parco Nazionale del Gargano,

Padovano. Proprio di quest’ultimo l’in-

tervento più squisitamente tecnico, in

quanto ha relazionato in merito alle

difficoltà di realizzazione dell’evento,

causa il disposto della Legge 353/2000

che non permette il taglio e la rifore-

stazione delle aree percorse da in-

cendi prima del trascorrere di 5 anni.

Ostacolo che si è potuto aggirare,

considerando il carattere di donazio-

ne privata delle nuove piante, senza

esborso di fondi pubblici. “Bonificare

il territorio dalle piante morte in piedi

- ha detto - è una delle priorità su cui

intervenire, al solo fine di permettere

una rapida crescita delle nuove piante

che già sono germogliate. Sarà compi-

to nostro e delle forze di sorveglianza

di cui disponiamo vigilare a che ciò

avvenga, scongiurando situazioni di

pascolo selvaggio che compromette-

rebbero irreparabilmente ogni sfor-

zo profuso”. in sintonia con le sue affermazioni, anche l’intervento del comandante Sabetti, che ha speso parole di elogio nei confronti dei militari di cui è dirigente, chiamati a “buttarsi nel fuoco per salvare vite umane”. A loro il suo ringraziamento

personale, ma anche a nome dell’Ente

rappresentato. L’intervento conclusivo

è stato quello di Renzo Benesperi che,

entusiasta delle due giornate dedica-

te all’evento, ha ringraziato chi ha reso

possibile il tutto e invitato a Roma sin-

daco e amministrazione alla cerimonia

di consegna di un abete bianco al Pre-

sidente della Repubblica in occasione

delle festività natalizie. “La natura è un

patrimonio che ci è stato dato e che

dobbiamo preservare e tutelare al fine

di migliorare l’aria stessa che ogni gior-

no ci permette di vivere: Con questo

rinnovato entusiasmo, porto avanti la

mia missione di ambasciatore del ver-

de. E’ grazie a manifestazioni come

queste che i più piccoli imparano il

senso di rispetto nei confronti della

natura, tramandandolo alle generazio-

ni future. Gli alberi sono indispensabili

depuratori di anidride carbonica, ne-

cessaria alla loro crescita, rilasciando

nell’atmosfera l’ossigeno che permet-

te la vita di ogni essere vivente. Impa-

riamo a rispettare la natura, e con essa

rispetteremo anche noi stessi”. Con

questa dichiarazione d’intenti, densa

di significato ed emozione, si è giunti

al momento del conferimento di me-

daglie e targhe, come da programma,

a tutti i partecipanti, con l’augurio di

potersi rivedere il prossimo anno e

constatare “de visu” gli effetti positivi

delle due giornate trascorse. •

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ll Parco, istituito nel 1997, ha un’esten-

sione di 27.027 ettari compresi entro

i confini dei comuni di Accettura,

Calciano ed Oliveto Lucano in pro-

vincia di Matera, e Castelmezzano e

Pietrapertosa in provincia di Potenza.

L’ente protegge un’ampia area posta

al centro del territorio regionale che

presenta importanti valori naturalistici,

storici ed etno-antropologici: la fore-

sta di Gallipoli Cognato estesa per ol-

tre 4.200 ettari; il bosco di Montepia-

no formato da imponenti esemplari di

cerro, macchia mediterranea con re-

sidui nuclei di leccio, rocce di arena-

ria, che formano i bizzarri profili delle

Dolomiti Lucane di Castelmezzano e

Pietrapertosa, resti della fortificazione

della città lucana edificata nel IV sec.

a.C. sulla sommità del Monte Croccia.

Tra gli elementi naturali più significativi

le due dorsali di roccia arenacea, deli-

neate diversamente: la più armonica è

la montagna del Caperrino (1.400 mt.),

suggestive sono le vette delle dolomiti

murgiche di Castelmezzano e Pietra-

pertosa, la cui vetta massima raggiunge

i 1.319 m. del monte Impiso. Cospicua

è la presenza dei corsi d’acqua sotto

forma di torrenti e sorgenti, di caratte-

re stagionale. Altro elemento naturale

caratterizzante è la Foresta di Gallipoli

basilicataaLLa ScoPERTa dEL PaRco REgionaLE gaLLiPoLi cognaTo E PiccoLE doLomiTi LUcanEA cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS

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Cognato, che si mostra come una am-

pia macchia verde, costituita da varie-

gate specie arboree e arbustive. Simile

è il bosco di Montepiano, formato da

alberi secolari di cerro e da un sot-

tobosco di agrifoglio. Nella foresta di

Gallipoli Cognato vi sono cerri ad alto

fusto, che in zone più elevate raggiun-

gono dimensioni enormi. Altre specie

secondarie sono il carpino bianco, gli

aceri e le carpinelle; presso i torrenti

è presente il frassino, mentre il leccio

si trova sulle rocce di Campomaggio-

re. Il bosco di Montepiano è prospe-

ro di cerri maestosi, fra aceri, carpini

bianchi e agrifogli utilizzati durante la

festa del Maggio. Similmente florida è

la zona delle Dolomiti di Pietrapertosa

e Castelmezzano, soprattutto di ca-

stagno, tiglio, olmo, ed acero, e nelle

zone più alte la carpinella, il carpino,

l’ornello e cespugli di leccio. La mon-

tagna di Caperrino è ricoperta da cer-

retta, ginestra, e, soprattutto, da pra-

terie. La stessa importanza ha la fauna,

rappresentata dal cinghiale, il lupo, la

volpe, il tasso, l’istrice e, raramente, il

gatto selvatico. Fra le presenze rare

segnaliamo il Tritone Italico e la Sala-

mandrina dagli Occhiali.

iL TERRiToRioLa foresta di Gallipoli Cognato rientra

nei territori comunali di Accettura,

Calciano e Oliveto Lucano ed occupa

una superficie complessiva di 4.159

ettari. La foresta, derivante dalla fusio-

ne di due distinte tenute boschive, ri-

spettivamente il bosco Gallipoli, 1.117

h, e il bosco Cognato, 3.357 h, è ca-

ratterizzata da una notevole variabilità

altimetrica, si passa, infatti, da quote

prossime ai 200 m, sui terreni confi-

nanti con l’alveo del Basento, ai 1.319

m del Monte Impiso. Nel territorio è

possibile distinguere diversi ambien-

ti forestali e vegetali, alcuni dei quali

occupano vaste e continue estensio-

ni, mentre altri hanno una diffusione

puntiforme e localizzata.

E’ questo il regno incontrastato degli

elicrisi, dei cisti, e dell’erica arborea la

cui radice era un tempo ricercata per

la fabbricazione delle pipe. In prossi-

mità della località Palazzo, attualmen-

te nucleo centrale dei servizi del “Par-

co Gallipoli Cognato” i cerri, specie

vegetativa dominante di questa zona,

assumono portamenti maestosi inter-

vallati qua e là da esemplari di carpino

bianco, acero, carpinella. Nel piano

altimetrico del cerro, ma con distribu-

zione meno ampia, cresce il farnetto,

particolarmente diffuso presso il Mon-

te Croccia. Localizzata è la presenza

del tiglio che, nelle località più inac-

cessibili, cresce con vigore e si rinnova

con relativa rapidità.

La flora erbacea si presenta ricca di

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ciclamini, anemoni, viole, pratoline,

vinca con fioriture precoci tra l’inizio

della primavere e l’autunno. Interes-

sante è la presenza dello zafferanastro

nelle radure a pascolo. In corrispon-

denza delle vallecole umide, impluvi

e dei corsi d’acqua, ritroviamo il fras-

sino ossifillo, specie endemica della

Basilicata, il pioppo tremulo, il pioppo

bianco, l’ontano nero, i salici.

La vegetazione “bassa e cespugliosa”

è costituita da muschi, capelvenere,

licheni, la moneta del papa. Diverse

località sono state rimboschite con

immissione di Pino d’aleppo, Pino ma-

rittimo, Larice, Cipresso. Interessante

è stata l’immissione dell’Abete bianco

in località lago Cirminale. Numerosa è

la fauna che frequenta la foresta con

specie che in alcuni casi sono scom-

parse da altre aree dell’Appennino:

tassi, lupi, faine, donnole, lepri, qual-

che martora, istrici.

Tra gli anfibi abbiamo la salamandra

pezzata, il rospo, l’ululone; tra i rettili il

geco, la luscegnola, il biacco, il colibrì,

e la vipera comune. La fauna ornitica è

caratterizzata da una grande quantità

di diverse specie di passeriformi, cin-

ciallegra, pettirosso, usignolo, merlo,

e di piciformi: picchio rosso, picchio

verde. Diffusi risultano anche i falconi-

formi: astore, poiana, sparviero, gufo,

allocco, barbagianni.

Tra gli invertebrati significativa è la pre-

senza del coleottero longicorne Aga-

panthia maculicornis e dell’eterottero

Daracoris olivaceus.

La foresta è composta in prevalenze

da fustaie di latifoglie (3.700 ha), da

ceduo semplice di roverella e di cerro

(90 ha), da fustaie miste di resinose e

di latifoglie (44 ha); il resto è costitu-

ito da seminativi, pascoli e prati nudi,

cespugliati. Il sottobosco, fino ad una

quota di 600 m, è ricco di sclerofille

tipiche della macchia mediterranea;

tra queste le più diffuse sono la Phl-

lirea angustifolia, Rhamnus alaternus,

Pistacia terebinthus. Tra i 600 e i 900

m il sottobosco si arricchisce in prima-

vera con fioriture di Cytisus villosus, e

tra i cerri cominciano a comparire con

portamento arbustivo il melo e l’ace-

ro. Fanno parte del sottobosco l’agri-

foglio, la felce, l’edera e la moneta del

papa. Nelle contrade più assolate la

macchia cede il posto alla gariga.

La fLoRaIl Parco di Gallipoli Cognato offre uno

spettacolo di vegetazione unico costi-

tuito da alberi, fiori e specie di rara e a

volte unica natura. Il manto vegetativo

si differenzia in funzione dell’altitudi-

ne, dell’esposizione e dell’umidità,

con la presenza del Cerro Quercus

Cerris, quale esemplare arboreo più

diffuso. Vi sono tra gli 800 e i 1.000

metri di quota degli esemplari di Melo

selvatico, Acero campestre, Acero

Fico che, in autunno, creano le bel-

lissime macchie color rossastro. Nel

Bosco di Montepiano, nei pressi di

Accettura, si osservano querce colon-

nari e due differenti strati arborei: il

primo, dominante, costituito da Cerro

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e Roveri, sovrasta il secondo di Aceri,

Carpini e Tigli. Sempre alle quote più

alte s’incontrano il Carpino Bianco la

Carpinella e il raro Agrifoglio. A que-

ste altitudini la vegetazione diventa

fitta e, a volte, impenetrabile con gli

alberi sovente ricoperti di edera dai

fusti possenti. Nei pressi delle Dolomiti

Lucane, vicino Pietrapertosa, compa-

iono boschi di Castagno; da segnala-

re l’Onosma Lucana specie endemica

esclusiva scoperta dal Lacaita, e la Li-

naria Dalmatica con i fiori gialli, della

quale le rupi di Pietrapertosa costitui-

scono una delle rare zone di presenza

in Italia attualmente nota. Nelle zone

dove la vegetazione è più regolare e

meno fitta i boschi presentano nume-

rose piante come le felci, i ciclamini,

gli anemoni bianchi e azzurri; nelle

radure lo zafferanastro dai fiori giallo

intenso e la Knautia Lucana, un’altra

specie endemica esclusiva della zona,

scoperta dal Lacaita. Lungo le falde del

monte Caperrino, ricoperte da cerre-

te e pascoli, in primavera si osservano

vaste fioriture di orchidee, anemoni e

ranuncoli. I numerosi sentieri tracciati

nel Parco vi permetteranno di vivere

una natura inalterata e mai priva di

sorprese

Il Parco ha una fitta rete di sentieri re-

alizzati per soddisfare le esigenze sia

dei più esperti escursionisti, sia dagli

amanti delle semplici passeggiate per

vivere un contatto diretto con la natu-

ra più incontaminata.

Il nucleo principale dei servizi del Par-

co di Gallipoli Cognato e delle Piccole

Dolomiti Lucane è stato realizzato in

località Palazzo, nel comune di Accet-

tura, lungo la strada provinciale che

collega lo svincolo di Campomaggiore

sulla Basentana (S.S. 407) ad Accettu-

ra. Questo è anche il punto di parten-

za di molte visite ed escursioni oltre

che delle attività didattiche e ricreati-

ve del parco.

Navigando attraverso la barra latera-

le potrete accedere ad informazioni

sull’offerta escursionistica ma anche

sull’offerta turistica dell’area parco.

Contatti:

Gestore: Ente Parco Regionale Gallipo-

li Cognato e Piccole Dolomiti Lucane

Sede: Località Palazzo - 75011 Accet-

tura (MT)

Tel e Fax: 0835/675015

E-mail: [email protected]

Superficie: 27,027 ha

Province: Matera e Potenza

Istituzione: 1997

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sindacale

A cura de l’Ufficio Stampa UGL

PoLvERini: fiSco, mEno TaSSE E qUoziEnTE famiLiaRE PER Un fiSco PiÙ LEggERo E giUSTo

Renata Polverini

«Lo scudo fisca-

le non è lo

strumento più

idoneo per

r i s p o n d e r e

all’evasione fiscale”.

Lo ha detto il segretario generale

dell’Ugl Renata Polverini, in merito al

decreto correttivo del decreto anti-cri-

si, provvedimento che contiene anche

l’allargamento dello scudo fiscale ai re-

ati tributari, fra cui il falso in bilancio.

Secondo il numero uno dell’Ugl “se co-

munque si tratta di una soluzione det-

tata dal grave momento di crisi e dalla

necessità di far rientrare capitali che

negli anni sono finiti all’estero,come

peraltro dimostra la recente vicenda

della famiglia Agnelli, è importante che

le risorse che saranno recuperate sia-

no utilizzate per rafforzare il sostegno

a quanti oggi sono in difficoltà a causa

della recessione, come sta avvenendo

anche in altri paesi che hanno adot-

tato misure simili. Rimaniamo assoluta-

mente contrari al fatto che attraverso

lo stesso decreto si sia allargato lo scu-

do ai reati di falso in bilancio, come

siamo stati contrari all’indulto voluto

dal governo Prodi”.

“Più in generale - continua - sulla que-

stione fiscale bisogna prendere atto di

come nel nostro paese sia in vigore un

sistema iniquo cha da una parte privi-

legia le rendite finanziarie e dall’altra

grava pesantemente sui redditi fissi da

lavoro e da pensione che garantisco-

no entrate certe allo Stato con ritenu-

ta alla fonte. L’Ugl da tempo sollecita

il governo ad una riforma fiscale che

assicuri una distribuzione più equa

della ricchezza, non solo riducendo le

tasse, ma introducendo un fisco che

premi la famiglia sull’esempio del quo-

ziente familiare. Lo scudo fiscale non

ci mette al riparo dall’evasione fiscale,

che richiede comunque un’azione di

controllo costante e capillare. Ciò non

toglie che alla base, serve un cambia-

mento forte orientato ad un fisco più

leggero e più giusto”.

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sindacale

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N. 6 - - pag. 31

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aBRUzzo - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - DI GREGORIO ENRICO - C.DO STAZIONE L’AQUILA - 3397491670

VICE SEGRETARIO - GALLUCCI VINCENZO - CTA GRAN SASSO

BaSiLicaTa SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - MORESCHI DANIELE - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3292018805

VICE SEGRETARIO - CALABRESE SAVERIO - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3288074626

caLaBRia - SEgRETERia REgionaLE SEGRETARIO - CARIDI SAVERIO - CTA REGGIO CALABRIA - 3289215441

VICE SEGRETARIO - CASSARINO GIUSEPPE - CTA REGGIO CALABRIA - 3296215260VICE SEGRETARIO - CIPPARRONE NATALE - C.DO STAZIONE LAINO - 3284857903

camPania - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - CENERE GIOVANNI - COMANDO REG.LE NAPOLI - 3201752713

VICE SEGRETARIO - MAGLIONE ROBERTO - COMANDO PROV.LE NAPOLI - 3486403411

EmiLia Romagna - SEgRETERia REgionaLE SEGRETARIO - RUSCILLO VINCENZO - C. PROV. REGGIO EMILIA - 3493176540

VICE SEGRETARIO - DI MIERI ADRIANO - C.DO STAZIONE PAVULLO NEL FRIGNANO - 3472300779

Lazio - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - LUCIANI LUCIANO - ISPETTORATO GENERALE - 3296469350

LigURia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO MASSARI ROBERTO - COMANDO PROV.LE LA SPEZIA - 3343385962

VICE SEGRETARIO - VANDELLI MARINA - C.DO STAZIONE PONTEDECIMO - 3479203255

LomBaRdia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO REGGENTE - CLAUDIO CICETTI - COMANDO STAZIONE BARZIO - 3381106084

VICE SEGRETARIO REGGENTE - PANICHELLA DAVIDE - COMANDO REG.LE MILANO - 3465890944

maRcHE - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - CIUFOLI DANILO - C.DO STAZIONE CAGLI - 3381029473

moLiSE - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - PANICHELLA DOMENICO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3381073681

VICE SEGRETARIO - GIOIA PAOLO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3287087251VICE SEGRETARIO - DI PAOLO IOLANDA - REGIONALE CAMPOBASSO - 3398788670

PiEmonTE - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO REGGENTE - MANCUSO MAURIZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3462446329

VICE SEGRETARIO - SCARLATA LUIGI - COMANDO REG.LE TORINO - 3407468728VICE SEGRETARIO - LUCCHESE IGNAZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3290832858

PUgLia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - LUISI ANTONIO - REGIONALE BARI - 3473734503

VICE SEGRETARIO - PANZA GIOVANNI - CITES BARI BIS - 3403702423VICE SEGRETARIO - TEDESCHI GIUSEPPE - REGIONALE BARI - 3388413609

VICE SEGRETARIO - NETTI EUGENIO - C.DO STAZIONE MOTTOLA - 3288390261

SiciLia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - CASTRONOVO VINCENZO - NUCLEO CITES PALERMO - 3394294487

ToScana - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - IGNESTI VINCENZO - PROVINCIALE AREZZO - 3281647912

VICE SEGRETARIO - PETRANGELI ANGELO - UTB SIENA - 3478828359VICE SEGRETARIO - CHIARA CONCETTO G. - C.D: STAZIONE AREZZO - 3289538074

UmBRia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - STROPPA MARCO - REGIONALE PERUGIA - 3398501020

VICE SEGRETARIO - FRATONI MARCO - PROVINCIALE PERUGIA - 3478608252

vEnETo - SEgRETERia REgionaLECOMMISSARIO - POZZA GIOVANNI LORIS - 3387970611

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Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) Art. 1 comma 1 - DCB MilanoAutorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008Il corrispettivo per l’abbonamento a questo periodico è escluso dal campo di applicazione dell’IVA ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dall’ Art. 22 della legge 25/02/1987 n. 67 e dell’ Art.2.3° comma, lettera i) del D.P.R. del 26/10/1972 n.633 e successive modifiche e integrazioni. Qualora l’abbonato non dovesse trovare la pubblicazione di proprio gradimento potrà avvalersi della clausola di ripensamento e ottenere il rimborso della somma versata, richiedendola in forma scritta nei ter-mini previsti dalla legge. Dal rimborso sono escluse soltanto le eventuali spese accessorie, così come individuate ai sensi dell’ Art. 3 comma 2. Per soli fini amministrativi, l’abbonato che non intenda rinnovare l’abbonamento è pregato di darne tempestivamente comunicazione scritta alla società di diffu-sione. è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e dei materiali pubblicati senza la preventiva autorizzazione scritta dall’Editore. I contenuti e i pareri espressi negli articoli sono da considerare opinioni personali degli autori stessi, pertanto non impegnano il Direttore né il comitato di redazione. Si precisa che “Sicurezza Ambiente” non è una pubblicazione dell’Amministrazione Pubblica, né gli addetti alla diffusione possono qualificarsi come appartenenti alla stessa. La dir-ezione declina ogni responsabilità per eventuali errori e omis-sioni, pur assicurando la massima precisione e diligenza nella pubblicazione dei materiali.

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