Si puÑ far sognare la gente anche con la navigazione costiera · il nostro mare e Ravenna. Ma non...

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Corriere Romagna 44 // LUNEDÌ 4 GIUGNO 2018 Corriere Romagna LUNEDÌ 4GIUGNO 2018 // 45 ARIA DI MARE ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: L’INTERVISTA / GIOVANNI CECCARELLI, PROGETTISTA «Si può far sognare la gente anche con la navigazione costiera» «Dobbiamo formare una nuova classe sociale di appassionati della nautica Vedo spazio per una nautica minore fatta di barche dai sette ai dieci metri» RAVENNA PIETRO CARICATO Velista, progettista di barche, consulente nautico, progettista di opere portuali... quale di que- ste definizione sente più sua? «Mi sento un progettista. Ma un progettista che conosce il mare». Perché? «Ho cominciato presto, an- dando in barca per fare regate e per me è stato un grande vantag- gio, altrimenti come progettista mi sarei dovuto affidare alle sensazioni di altri che possono essere determinate da fatti non propriamente tecnici. Ci sono progettisti che come me sono andati e vanno per mare, ma an- che altri che pensano che la ca- pacità di eseguire un rendering e aver frequentato un master possano fare un progettista completo. Ma il percorso è lun- go: ci vuole passione, conoscen- za dell’elemento e cultura speci- fica». Di quali progettisti del passato e del presente ha più stima? «Dei contemporanei Bruce Farr, Rolf Vrolick, German Frers e Marcelino Botin. Nel passato l’uomo che ha messo insieme l’arte e la scienza è Nathanael Herreschoff, dopo di lui Olin Stephens, il primo che trasfor- mò in una professione lo yacht design aprendo uno studio de- dicato allo yachting dove si sono formati tanti grandi, come Ger- man Frers. A Botin sono anche legato da un episodio. Durante un mondiale avevamo Vasco Vascotto, attuale tattico di Luna Rossa, al timone e la mia barca ruppe il boma. Un boma di ri- cambio ci fu prestato proprio da Marcelino che aveva ricevuto la barca in regalo dal padre per la laurea, il giorno dopo vinsero il Campionato del mondo». Il vostro studio ha ormai 60 anni e ha attraversato più fasi. Quan- do suo padre Epaminonda co- minciò in quale fase eravamo? «Con lui la progettazione nau- tica è stata riconosciuta anche in Italia come professione specifi- LA BASE IN ROMAGNA «Ravenna è una città d’arte dove i clienti amano venire ed è una realtà che ha ancora potenzialità per un ulteriore sviluppo» I RICORDI PIÙ BELLI «La vittoria di Mascalzone Latino contro i francesi nelle selezioni della Louis Vuitton Cup mi entusiasmò al punto che mi tuffai nelle acque fredde di Auckland» Mascalzone Latino, la barca progettata da Giovanni Ceccarelli per la campagna di Coppa America di Vincenzo Onorato ca contribuendo così all’affer- mazione del Made in Italy in questo settore che è tra i più ap- prezzati all’estero. Gran parte della sua attività fu dedicata alle unità in vetroresina che veniva- no prodotte in serie, dai 17 ai 37 piedi. Il Classis 26 è suo, nasce nel 1967 ed è il primo modello di barca realizzato in vetro resina in Italia. Uno dei suoi motti era: faccio la barca per tutti e in effet- ti contribuì a rendere la nautica da diporto popolare e a creare nuovi utenti del mare. Aveva persino pensato al campeggio nautico...». Oggi il mondo è cambiato. Alcu- ne barche sono dotate di foil, si sollevano e “volano” sull’acqua. Vedremo queste novità anche sulle barche da diporto? «Ho impressione che saranno introdotti un po’ alla volta, non sarà un cambiamento epocale di tutta la nautica ma ci saranno». Perché... cosa è stato epocale? «Ci sono innovazioni che han- no segnato la facilità di condu- zione, come la randa Marconi, il denotasse l’appartenenza mari- na era qualcosa di invidiabile e che stimolava la voglia di avvici- narsi al mare. Era un lusso fatto di ambiente e passione, non di pura vanità. Oggi abbiamo biso- gno di nuovi utenti da avvicina- re al mare, sia a vela sia a moto- re. Dobbiamo trovare la chiave per far appassionare al mare le nuove generazioni, un valore che mi ha trasmesso la famiglia, il nostro mare e Ravenna. Ma non è con l’esasperazione delle regate degli Optimist dedicate ai bambini che otterremo que- sto. E lo dice uno che in barca è andato soprattutto per regata- re... Oggi, purtroppo, ci sono ra- gazzini che smettono di andare in barca a tredici anni, quando io feci la mia prima regata!». Quale può essere una strada? «Vedrei uno spazio nella can- tieristica per ricreare una nauti- ca “minore”, fatta di barche dai 7 ai 10 metri che possano tornare a far sognare la gente, magari anche soltanto con la navigazio- ne costiera. E qui la politica do- vrebbe venire incontro creando approdi lungo le coste o dando la possibilità come avviene in paesi come gli Usa di poter met- tere in mare gratuitamente la propria imbarcazione ed incen- tivando questa tipologia di bar- che magari con un’IVA ridotta o altri incentivi per la cantieristica che ha diffidenza ad affrontare queste taglie. Ho sul tavolo alcu- ni concept molto interessanti da proporre». Quale sarebbe oggi la sua barca ideale? «Oggi? Nonostante i miei tra- scorsi da regatante, mi piace- rebbe una barca più ‘riflessiva’ per riavvicinarmi anche alla cro- ciera, con mio figlio e amici». Ci sarà una terza generazione di Ceccarelli al timone dello stu- dio? Giovanni Ceccarelli nel suo studio di Ravenna assieme ai collaboratori, molti anni fa assieme al padre Epaminonda, e al timone di una barca a vela durante una regata. A sinistra il nuovo progetto del Grand Soleil 80 (vela) e il Carnevali 155 (motore), sopra il Fifty Eleva Yachts (tutti suoi progetti) «Mio figlio Tommaso per ora sta studiando ingegneria ... poi vedrà lui». Quali sono i successi che ricorda più volentieri, come progettista e come velista? «La vittoria di Mascalzone la- tino nelle selezioni della Louis Vuitton Cup contro i francesi mi entusiasmò al punto che mi tuf- fai nelle acque fredde di Auc- kland. Da velista la vittoria della Cento Miglia del Garda e i dieci titoli mondiali, in particolare quello di Napoli nel ’97 con l’ILC 30 KIND OF BLUE timonato da Antonio Sodo e tattico Vasco Va- scotto». I vostri progetti girano il mondo. Avere la base del vostro lavoro in una città come Ravenna è un vantaggio o un handicap? «Noi abbiamo il mare, il nostro Adriatico che mio padre chia- mava selvaggio, e bene o male ci dialoghiamo fin da piccoli. Per essere buoni designer nella nau- tica da diporto bisogna conosce- re gli oggetti che si realizzano: tutti hanno una forchetta in ma- no a un anno di vita o salgono in auto, ma pochi vanno in barca e hanno vissuto situazioni forma- tive in un ambiente che alla fine è generoso di panorami ma può essere del tutto ostile. Forse nel passato è stato un li- mite oggi non più. Milano, per la sua dimensione internazionale, potrebbe dare maggiore opportunità per i con- tatti che si possono intrecciare. Ma Ravenna è una città d’arte dove i clienti amano venire. Ed è una realtà, grazie alla sua vasta area portuale e alla cantieristica presente, che ha ancora poten- zialità per un ulteriore sviluppo sia per la produzione in serie che per le grandi unità a motore ol- tre i 35 metri come già sta avve- nendo con la realtà della Rosetti Super Yacht». © RIPRODUZIONE R ISERVATA Uno studio che fa navigare oltre mille barche ........................................................................... . ........................................................................... . Giovanni Ceccarelli, ingegnere, classe 1961, figlio di Epaminon- da Ceccarelli (1925-2011), gui- da lo studio “Ceccarelli Yacht Design and Enginering”, il pri- mo fondato in Italia, che si oc- cupa con continuità della pro- gettazione nella nautica da di- porto. Sono oltre mille le im- barcazioni che navigano nel mondo con la firma Ceccarelli. Per due volte è stato principale designer in Coppa America (Mascalzone Latino e +39 Challenge). Ha ricoperto il ruo- lo di direttore dell'ingegneria nel progetto di rimozione del relitto della Costa Concordia (2012-2014), impegno per il quale è stato insignito del tito- lo di cavaliere. Si è occupato anche della Gockbel affondata davanti a Ravenna. Come progettista, nell'ambito sportivo, ha vinto dieci titoli mondiali più diverse altre re- gate importanti come la Cento miglia del Garda e di classe la Middle Sea Race. Come velista ha vinto, fra le altre cose, tre campionati italiani in deriva e in altura come timoniere. Tanti i riconoscimenti ricevuti, Giovanni Ceccarelli e il suo stu- dio non si occupano solo di im- barcazioni ma anche di proget- tazione di porti e infrastrutture portuali e di consulenze legate alla nautica. Ha ricoperto incarichi da do- cente in ambito master presso IED , ISYE , Polimi, UED ed an- che a contratto Universitario per UNIBO . Gli appassionati di nautica possono trovare il suo stile in barche come gli Azuree (33 e 40 piedi), i Rimar (45 RS, 41.3 e 44.3), i Grand Soleil (un nuovo 80 piedi è in fase di realizzazio- ne), Neo Yachts con il NEO 350 e 400 , Carnevali Yachts con la linea di barche a motore , De Cesari (ricordiamo il Serida- ma), sempre nel motore con il Cantiere Alto Adriatico ed Ele- va Yachts con The Fifthy, un fast cruiser di 50 piedi costrui- ta in serie a Fan Tommaso e Giovanni Ceccarelli «Dobbiamo formare una nuo- va classe sociale di appassionati della nautica. Quando avevo 20 anni andare in barca era un atto di vanto, significava appartene- re a un mondo invidiato per la possibilità di vedere luoghi e vi- vere il mare. Passeggiare a Mila- no con un abbigliamento che « Va trovata la chiave per far appassionare al mare le nuove generazioni ma non con l’esasperazione delle regate dei bambini» ............ « Oggi purtroppo ci sono ragazzini che smettono di andare in barca a 13 anni, quando io feci la mia prima regata!» timone separato, o la navigazio- ne come il Gps. Alle barche da turismo deve restare una capa- cità di trasporto che mi pare non sia facile da realizzare con i foil». La nautica italiana ha vissuto un periodo di forte espansione fino al 2008. Poi la crisi ha colpito questo settore più di altri. Si tor- nerà ai tempi d’oro? «Il Made in Italy della nautica da diporto, inteso come quella filiera che dalla progettazione arriva alla realizzazione, è stato ed è tuttora una valore ricono- sciuto nel mondo al pari della moda e altre eccellenze. Quan- do è arrivata la crisi, il settore in Italia ne ha risentito di più, so- prattutto le aziende che erano o- rientate prevalente sul mercato interno. Purtroppo certe scelte del governo Monti, hanno di- strutto un settore che era già provato dalla crisi per la fuga de- gli armatori. Così abbiamo per- so quello che avevamo conqui- stato». Come se ne esce?

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Corriere Romagna44 // LUNEDÌ 4 GIUGNO 201 8 Corriere Romagna LUNEDÌ 4 GIUGNO 2018 // 45

ARIA DI MARE: : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : : :

L’INTERVISTA / GIOVANNI CECCARELLI, PROGETTISTA

«Si può far sognare la genteanche con la navigazione costiera»«Dobbiamo formare una nuova classe sociale di appassionati della nauticaVedo spazio per una nautica minore fatta di barche dai sette ai dieci metri»

RAVEN NAPIETRO CARICATO

Velista, progettista di barche,consulente nautico, progettistadi opere portuali... quale di que-ste definizione sente più sua?

«Mi sento un progettista. Maun progettista che conosce ilmare».

Per ché ?«Ho cominciato presto, an-

dando in barca per fare regate eper me è stato un grande vantag-gio, altrimenti come progettistami sarei dovuto affidare allesensazioni di altri che possonoessere determinate da fatti nonpropriamente tecnici. Ci sonoprogettisti che come me sonoandati e vanno per mare, ma an-che altri che pensano che la ca-pacità di eseguire un renderinge aver frequentato un masterpossano fare un progettistacompleto. Ma il percorso è lun-go: ci vuole passione, conoscen-za dell’elemento e cultura speci-fica».

Di quali progettisti del passato edel presente ha più stima?

«Dei contemporanei BruceFarr, Rolf Vrolick, German Frerse Marcelino Botin. Nel passatol’uomo che ha messo insiemel’arte e la scienza è NathanaelHerreschoff, dopo di lui OlinStephens, il primo che trasfor-mò in una professione lo yachtdesign aprendo uno studio de-dicato allo yachting dove si sonoformati tanti grandi, come Ger-man Frers. A Botin sono anchelegato da un episodio. Duranteun mondiale avevamo VascoVascotto, attuale tattico di LunaRossa, al timone e la mia barcaruppe il boma. Un boma di ri-cambio ci fu prestato proprio daMarcelino che aveva ricevuto labarca in regalo dal padre per lalaurea, il giorno dopo vinsero ilCampionato del mondo».

Il vostro studio ha ormai 60 annie ha attraversato più fasi. Quan-do suo padre Epaminonda co-minciò in quale fase eravamo?

«Con lui la progettazione nau-tica è stata riconosciuta anche inItalia come professione specifi-

LA BASE IN ROMAGNA

«Ravenna è una città d’arte dove i clienti amanovenire ed è una realtà che ha ancorapotenzialità per un ulteriore sviluppo»

I RICORDI PIÙ BELLI

«La vittoria di Mascalzone Latino contro i francesinelle selezioni della Louis Vuitton Cup mi entusiasmòal punto che mi tuffai nelle acque fredde di Auckland»

Mascalzone Latino, la barca progettata da Giovanni Ceccarelli per la campagna di Coppa America di Vincenzo Onorato

ca contribuendo così all’af fer-mazione del Made in Italy inquesto settore che è tra i più ap-prezzati all’estero. Gran partedella sua attività fu dedicata alleunità in vetroresina che veniva-no prodotte in serie, dai 17 ai 37piedi. Il Classis 26 è suo, nascenel 1967 ed è il primo modello dibarca realizzato in vetro resinain Italia. Uno dei suoi motti era:faccio la barca per tutti e in effet-ti contribuì a rendere la nauticada diporto popolare e a crearenuovi utenti del mare. Avevapersino pensato al campeggionautico...».

Oggi il mondo è cambiato. Alcu-ne barche sono dotate di foil, sisollevano e “v o lan o ” s u ll’acq u a.Vedremo queste novità anchesulle barche da diporto?

«Ho impressione che sarannointrodotti un po’ alla volta, nonsarà un cambiamento epocale ditutta la nautica ma ci saranno».

Perché... cosa è stato epocale?«Ci sono innovazioni che han-

no segnato la facilità di condu-zione, come la randa Marconi, il

denotasse l’appartenenza mari-na era qualcosa di invidiabile eche stimolava la voglia di avvici-narsi al mare. Era un lusso fattodi ambiente e passione, non dipura vanità. Oggi abbiamo biso-gno di nuovi utenti da avvicina-re al mare, sia a vela sia a moto-re. Dobbiamo trovare la chiaveper far appassionare al mare lenuove generazioni, un valoreche mi ha trasmesso la famiglia,il nostro mare e Ravenna. Manon è con l’esasperazione delleregate degli Optimist dedicateai bambini che otterremo que-sto. E lo dice uno che in barca èandato soprattutto per regata-re... Oggi, purtroppo, ci sono ra-gazzini che smettono di andarein barca a tredici anni, quando iofeci la mia prima regata!».

Quale può essere una strada?«Vedrei uno spazio nella can-

tieristica per ricreare una nauti-ca “minore”, fatta di barche dai 7ai 10 metri che possano tornare

a far sognare la gente, magarianche soltanto con la navigazio-ne costiera. E qui la politica do-vrebbe venire incontro creandoapprodi lungo le coste o dandola possibilità come avviene inpaesi come gli Usa di poter met-tere in mare gratuitamente lapropria imbarcazione ed incen-tivando questa tipologia di bar-che magari con un’IVA ridotta oaltri incentivi per la cantieristicache ha diffidenza ad affrontarequeste taglie. Ho sul tavolo alcu-ni conceptmolto interessantidaproporre».

Quale sarebbe oggi la sua barcaideale ?

«Oggi? Nonostante i miei tra-scorsi da regatante, mi piace-rebbe una barca più ‘riflessiva’per riavvicinarmi anche alla cro-ciera, con mio figlio e amici».

Ci sarà una terza generazione diCeccarelli al timone dello stu-dio ?

Giovanni Ceccarelli nel suo studio di Ravenna assieme ai collaboratori, molti anni fa assieme al padre Epaminonda, e al timone di una barca a veladurante una regata. A sinistra il nuovo progetto del Grand Soleil 80 (vela) e il Carnevali 155 (motore), sopra il Fifty Eleva Yachts (tutti suoi progetti)

«Mio figlio Tommaso per orasta studiando ingegneria ... poivedrà lui».

Quali sono i successi che ricordapiù volentieri, come progettistae come velista?

«La vittoria di Mascalzone la-tino nelle selezioni della LouisVuitton Cup contro i francesi mientusiasmò al punto che mi tuf-fai nelle acque fredde di Auc-kland. Da velista la vittoria dellaCento Miglia del Garda e i diecititoli mondiali, in particolarequellodi Napolinel ’97 con l’ILC30 KIND OF BLUE timonato daAntonio Sodo e tattico Vasco Va-scotto».

I vostri progetti girano il mondo.Avere la base del vostro lavoroin una città come Ravenna è unvantaggio o un handicap?

«Noi abbiamo il mare, il nostroAdriatico che mio padre chia-mava selvaggio, e bene o male cidialoghiamo fin da piccoli. Per

essere buoni designer nella nau-tica da diporto bisogna conosce-re gli oggetti che si realizzano:tutti hannouna forchetta in ma-no a un anno di vita o salgono inauto, ma pochi vanno in barca ehanno vissuto situazioni forma-tive in un ambiente che alla fineè generoso di panorami ma puòessere del tutto ostile.

Forse nel passato è stato un li-mite oggi non più.

Milano, per la sua dimensioneinternazionale, potrebbe daremaggiore opportunità per i con-tatti che si possono intrecciare.

Ma Ravenna è una città d’artedove i clienti amano venire. Ed èuna realtà, grazie alla sua vastaarea portuale e alla cantieristicapresente, che ha ancora poten-zialità per un ulteriore svilupposia per la produzione in serie cheper le grandi unità a motore ol-tre i 35 metri come già sta avve-nendo con la realtà della RosettiSuper Yacht».

© RI PRODUZION E R ISERVATA

Uno studioche fa navigareoltre mille barche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Giovanni Ceccarelli, ingegnere,classe 1961, figlio di Epaminon-da Ceccarelli (1925-2011), gui-da lo studio “Ceccarelli YachtDesign and Enginering”, il pri-mo fondato in Italia, che si oc-cupa con continuità della pro-gettazione nella nautica da di-porto. Sono oltre mille le im-barcazioni che navigano nelmondo con la firma Ceccarelli.Per due volte è stato principaledesigner in Coppa America(Mascalzone Latino e +39Challenge). Ha ricoperto il ruo-lo di direttore dell'ingegnerianel progetto di rimozione delrelitto della Costa Concordia(2012-2014), impegno per ilquale è stato insignito del tito-lo di cavaliere. Si è occupatoanche della Gockbel affondatadavanti a Ravenna.Come progettista, nell'ambitosportivo, ha vinto dieci titolimondiali più diverse altre re-gate importanti come la Centomiglia del Garda e di classe laMiddle Sea Race. Come velistaha vinto, fra le altre cose, trecampionati italiani in deriva e inaltura come timoniere.Tanti i riconoscimenti ricevuti,Giovanni Ceccarelli e il suo stu-dio non si occupano solo di im-barcazioni ma anche di proget-tazione di porti e infrastruttureportuali e di consulenze legatealla nautica.Ha ricoperto incarichi da do-cente in ambito master pressoIED , ISYE , Polimi, UED ed an-che a contratto Universitarioper UNIBO .Gli appassionati di nauticapossono trovare il suo stile inbarche come gli Azuree (33 e40 piedi), i Rimar (45 RS, 41.3 e44.3), i Grand Soleil (un nuovo80 piedi è in fase di realizzazio-ne), Neo Yachts con il NEO 350e 400 , Carnevali Yachts con lalinea di barche a motore , DeCesari (ricordiamo il Serida-ma), sempre nel motore con ilCantiere Alto Adriatico ed Ele-va Yachts con The Fifthy, unfast cruiser di 50 piedi costrui-ta in serie a Fan

Tommaso e Giovanni Ceccarelli

«Dobbiamo formare una nuo-va classe sociale di appassionatidella nautica. Quando avevo 20anni andare in barca era un attodi vanto, significava appartene-re a un mondo invidiato per lapossibilità di vedere luoghi e vi-vere il mare. Passeggiare a Mila-no con un abbigliamento che

« Va trovatala chiave per far

appassionare al marele nuove generazionima non conl’esasperazione delleregate dei bambini»

. . . . . . . . . . . .« Oggi purtroppoci sono

ragazzini chesmettono di andarein barca a 13 anni,quando io feci la miaprima regata!»

timone separato, o la navigazio-ne come il Gps. Alle barche daturismo deve restare una capa-cità di trasporto che mi pare nonsia facile da realizzare con ifoil».

La nautica italiana ha vissuto unperiodo di forte espansione finoal 2008. Poi la crisi ha colpitoquesto settore più di altri. Si tor-nerà ai tempi d’oro?

«Il Made in Italy della nauticada diporto, inteso come quellafiliera che dalla progettazionearriva alla realizzazione, è statoed è tuttora una valore ricono-sciuto nel mondo al pari dellamoda e altre eccellenze. Quan-do è arrivata la crisi, il settore inItalia ne ha risentito di più, so-prattutto le aziende che erano o-rientate prevalente sul mercatointerno. Purtroppo certe sceltedel governo Monti, hanno di-strutto un settore che era giàprovato dalla crisi per la fuga de-gli armatori. Così abbiamo per-so quello che avevamo conqui-stato».

Come se ne esce?