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MENSILE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “ZENIT” Numero 0 Mese Settembre Ciclinpro 2006 I

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MENSILE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “ZENIT”

Numero 0 Mese Settembre

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Presentazione

Nel presentarci vorremmo innanzitutto chiarire un fondamentale punto. C’è un unico disinteressato fine che ci spinge a spendere parte del nostro tempo per la realizzazione di questo giornalino, ogni qual tipo di propaganda politica è lontana dalla nostra concezione, dal momento che non apparteniamo ad alcun movimento. E’ nostro interesse soltanto quello di creare dei punti di riferimento a giovani che, come noi, in maniera umile, riconoscono difetti e contraddizioni della nostra società, che hanno intenzione di approfondire tematiche d’attualità superficialmente presentate agli occhi dell’opinione pubblica dagli organi di stampa e che vorrebbero trattare gli insegnamenti scolastici con senso critico, rifiutando ogni qual tipo di dogma imposto da chi che sia. La divulgazione di queste pagine è indirizzata a giovani che abbiano proprie la vivacità, l’intelligenza e la curiosità, giovani consapevoli di esser legati alla nostra storia ed al bagaglio culturale che essa ci ha fornito e di non appartenere al mondo degli uguali che ci vuole standardizzati consumatori e cervelli brevettati in serie. L’amore per la nostra specificità di esseri umani e per la nostra terra devono risvegliarsi in chi si approccerà al nostro ciclostilo con interesse e voglia di confrontarsi con noi.

Il perché del titolo “Il Martello”

Punto fondamentale. Attraverso le pagine di questo periodico è nostro compito tentare di spingere voi lettori a cogliere il senso degli insegnamenti che ci provengono dalla Tradizione, ad attualizzarla. E’ dunque imprescindibile, tenendo ovviamente conto della specificità della realtà storica in cui siamo chiamati a vivere, incarnare nel quotidiano i valori del mondo tradizionale, fare dunque in modo che sia propria a noi una dimensione spirituale della vita; identità, gerarchia, sacrificio, stile, volontà, questi in sintesi i valori da contrapporre con fermezza ai principi figli delle ideologie della materia che regolano la vita dell’uomo d’oggi. Ci opporremo perentoriamente al processo di decadenza dell'Occidente e del mondo in generale, le sue degenerazioni sociali, esistenziali, la perdita di referenti trascendenti che lo caratterizza e il conseguente caos generato dalla subordinazione della politica all’economia, dal già citato materialismo, dallo spirito borghese, dall'esistenza animalesca che contraddistingue l'uomo nell'era della tecnica, nell’era della quantità e delle masse informi. Riconosciamo nell’intellettuale il difetto di limitarsi ad una cultura meramente nozionista, è dunque l’intellettuale la figura di colui che non assorbe i significati più profondi della conoscenza, non li rende manifesti per contro, noi vediamo nella Tradizione un mito e nell’uomo tradizionale un esempio. In virtù di

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quanto fin ora espresso nasce la scelta del titolo di questo nostro ciclostilo, “il martello”. Nella mitologia nordica Thor (dio del tuono), figlio di Odino, supremo re degli dei, possiede tre oggetti che aumentano ulteriormente la sua già leggendaria forza. Gli oggetti in questione sono un grossa cintura che raddoppia le capacità di resistenza di chi la ha indosso, un paio di guanti di ferro e soprattutto un martello, il leggendario Mjollnir. Letteralmente significa “il maciullatore”, manda in frantumi ogni cosa provocando scintille quando saetta nell’aria e, colpito il bersaglio, torna nelle mani del dio come fosse un boomerang. In Scandinavia erano molto popolari le riproduzioni del martello ed erano utilizzate in cerimonie sacre, ad esempio i matrimoni, era inoltre antica usanza appenderne una miniatura al collo dei bambini appena nati come amuleto. Ma perché la scelta di questo misterioso oggetto come amuleto? Perché è per mezzo dell’indistruttibile Mjollnir che il dio Thor, come si legge nei poemi scandinavi, distrugge con gesto deciso e preponderante i giganti della mitologia nordica, corrispettivi dei demoni per i cristiani. E’ dunque il martello lo strumento attraverso il quale lo spirito vince sulla materia, attraverso il quale, diremo noi uomini d’oggi, il mondo tradizionale sconfigge le moderne contraddizioni e si riafferma nella nostra quotidianità, come un tuono che col suo bagliore di luce squarcia il buio della notte. Importante specificare che, a testimonianza delle radici comuni tra i popoli d’Europa, così come Thor ha nel suo

corrispettivo il nostro Apollo (entrambi sono dei del tuono e del sole, raffigurati appunto sul carro solare), anche il simbolismo proprio a Mjollnir riecheggia nella cultura dei nostri padri. Il fascio littorio può correttamente essere considerato il riaffermarsi del simbolismo di Mjollnir per i nordici. Non è assolutamente un caso che quell’oggetto rinvenuto da scavi in Etruria e che viene in materia di archeologia chiamato fascio di ferro di Vetulonia abbia una struttura molto più simile, se non identica, a quella dell’oggetto brandito da Thor che non al noi più famigliare fascio littorio che in seguito verrà ereditato dai romani direttamente dai vicini etruschi.

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Hugo Chavez, uomo di popolo L’attuale presidente del Venezuela, rappresenta l’ avanguardia della resistenza antiamericana e dell’uomo politico degno sovrano della nazione che governa. Rappresenta la rivolta di un popolo compatto, di una nazione, reazione forte, coraggiosa e sincera alle secolari ingiustizie subite dal sud America dagli odiati coloni provenienti dal nord e dalle coste europee. Devoti al dio danaro e per questo mercanti senza scrupoli. I sentimenti profondi propri al Venezuela odierno sono sinceri perché provengono da ogni realtà sociale, in particolar modo dagli strati più bassi, nascono e si alimentano nelle famigerate favelas. Chavez è oggi una vera e propria spina nel fianco di Bush. La sua battaglia politica inizia con un golpe sventato che gli costa l’incarcerazione per un periodo. Una volta libero si candida alle elezioni e vince. Da qui inizia la sua politica atta a ridare dignità al popolo venezuelano. Nel 1998 importante è stata la sua azione che ha stroncato la svendita alle multinazionali dell’ immensa quantità di petrolio di cui dispone il suolo del suo paese, basti pensare che è alla pari di quello presente in paesi notoriamente ben forniti quali Iraq e Arabia Saudita. Non è certo un caso che sin dalla presa di potere Chavez abbia avuto una linea molto chiara e precisa: si sarebbe ispirato a gente come Bolivar, Mussolini e Ernesto Guevara. Uomini che imbracciano il fucile contro l’oligarca straniero e che amano la propria gente.

Dunque un presidente che esce fuori dagli schemi, non il classico militarista filoamericano, né un liberale né un comunista. La sinistra ha mostrato fin da subito preoccupazione per gli atteggiamenti autoritari e nazionalisti. Presto arrivano i problemi, tanto che nel 2002 l’ associazione degli imprenditori indice uno sciopero che termina con un colpo di stato appoggiato da rappresentanti del Vaticano e dagli USA. Ma nel giro di 48 ore il golpe fallisce grazie alla fedeltà di molti militari uomini d’onore e ad una sollevazione popolare. Il popolo evidentemente non ha scordato che nei primi anni ’90 il reddito pro capite era sceso a quello di venti anni prima , i salari abbassati del 70% del potere d’acquisto e l’ 80 % degli abitanti viveva in povertà. Questi mali venivano dai “poteri forti”, dall’oligarchia degli imprenditori privati, la burocrazia sindacale, la magistratura corrotta e i due partiti tradizionali, i democristiani del COPEI e i socialdemocratici di Accion Democratica. Disorientati dalla sconfitta i nemici del Chavismo si riarticolano intorno alla Coordinadora Democratica e nel Dicembre 2002 innescano una serie di scioperi. Dopo sei mesi di scontri in piazza, 50 i morti, piu di 60 giorni di sciopero (costati al paese circa 8 miliardi di dollari e diecimila licenziamenti. Chavez ha permesso un referendum sulla continuazione della sua carica. Le forze antichaviste sono state finanziate dalla NED (organizzazione per la democrazia nel mondo) e dall’ Italia il buon liberale Pannella ha parteggiato per il fronte democratico. Ha vinto Chavez, ha vinto la parte sana del popolo.

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Di certo hanno perso gli agenti di Washington, i sindacati, i partiti e gli “escualidi”come il popolo chiama i ricchi antichavisti. Chavez in questi anni ha portato la socializzazione in Venezuela. Ha confiscato il 90 % della terra che era in mano ad una minoranza del 5 % e le ha ridistribuite. Ha inventato la figura del “Trabatador Social” che va in mezzo ai problemi della gente e cerca di risolverli con i finanziamenti del governo. Ha creato ambulatori gratuiti di medicina di base. Con Fidel Castro sta creando un intesa economica antiliberalista. L’ultimo ruggito del leone Chavez in ordine di tempo è avvenuto recentemente in merito alla questione mediorientale che ha visto il Libano, stato sovrano, essere invaso da truppe israeliane. Queste sue dichiarazioni qui riportate colpiscono come uno schiaffo morale i leader europei, ridotti a pusillanime e lustrascarpe dei poteri forti: "Osservate voi stessi quello che sta facendo Israele - ha spiegato Chavez nel suo discorso - bombardando città, distruggendo un intero Paese, non importa che vi siano bambini o donne, sono morte madri abbracciate ai loro figli". "Per questo - ha proseguito - anche se poi diranno quello che diranno e che mi criticheranno tutti quelli che mi vorranno criticare, noi abbiamo ritirato la nostra rappresentanza diplomatica dallo Stato di Israele, e che altro possiamo fare". "Anche loro hanno ritirato il loro ambasciatore - ha concluso - e la cosa più certa è che rompiamo le relazioni diplomatiche, visto che io non ho alcun interesse nel mantenere relazioni

diplomatiche, né uffici, nè commercio con uno Stato come quello di Israele.” Sicuramente non sarà il suo ultimo ruggito, il mondo lo taccia di antidemocrazia ma, il suo lavoro in questi tempi ha pochi simili in limpidezza e giustizia sociale. Questo presidente è la prova che in un mondo dominato dalle lobby finanziarie intente ad imbavagliare ogni voce controcorrente, dove gli spiriti sembrano morti, ci sono persone e popoli disposti a lottare.

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Sul problema delle droghe... "Come unico solvente per la tua disperazione il sistema ti regala l'eroina col limone"; queste le note di una celebre canzone degli “Amici del Vento”, gruppo musicale alternativo degli anni 70; questa la frase che meglio inquadra il ruolo che questo male rappresenta nella società contemporanea. Ci spieghiamo: l’uso di sostanze stupefacenti come fenomeno di massa è avvenuto per la prima volta, non a caso, nei periodi della cosiddetta contestazione giovanile, negli anni che vanno dal 1968 fino ad almeno la metà del decennio successivo, assumendo un ruolo di strumento di ribellione, attraverso il quale poter evadere dal grigiore della società borghese. Non ci si è resi invece conto che il “paradiso artificiale” che la droga creava era l’arma migliore di cui il sistema si è servito per poter meglio controllare le menti, facendo credere a chi ne faceva uso di essere evaso da una situazione di disagio e creando un recinto entro il quale il giovane si sentiva libero, spegneva dunque il vero ardore che covava dentro di sé e che avrebbe dovuto avere sfogo in ben altra maniera e verso altri obiettivi. Per capire meglio la situazione venutasi a creare si ricordi che pastiglie d’ecstasy venivano somministrate ai militari americani durante la guerra del Vietnam per attenuare in loro la paura del nemico, inducendoli dunque in uno stato di trance che distruggeva il senso del razionale, è così che essi diventavano carne da macello al servizio dell’arroganza imperialista. Ad oggi la situazione è la medesima; da parte del sistema questo resta un modo molto subdolo per tamponare le proteste giovanili servendosi di una trappola materialista e dai piaceri effimeri, la cui conseguenza è il declino dell’uomo ad una fase di annebbiamento celebrale e di cecità rispetto ai reali problemi che affliggono il mondo d’oggi, controllato e

tenuto a bada come una bestiola in gabbia. Il problema droga va quindi affrontato opponendo una differente visione della vita rispetto a quelle che ci propinano attualmente. Occorre prendere coscienza del meccanismo infernale che sempre più coinvolge gli uomini, ovvero la volontà di schiacciare tutti creando sempre più nuovi bisogni ed esserne dipendenti in una sorta di spirale ossessiva, disperata ed infinita. Non è vero che per sentirsi bene con se stessi o che per cercare nuovi stimoli ci sia bisogno di espedienti artificiali come l’assunzione di droghe. E’ necessario quindi affermare oggi la propria personalità, la vera affermazione di se sta proprio nel far emergere la forte volontà di dire no e di opporsi fermamente ad ogni presunta fonte di ribellione che faccia dell’uso di droghe, pesanti o meno che siano, una delle proprie ragioni d’essere. Ribadiamo che, nonostante quel che si pensi, nell’atto di assumere sostanze stupefacenti non c’è nulla di minimamente trasgressivo, bensì si è servi. La droga va invece combattuta perché è la più spietata arma di questo omologante sistema, va al contrario ricercata nella semplicità che la natura può offrirci la nostra dimensione.

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Lo scudo, la lancia, la spada

Le armi usate dal Cavaliere non sono soltanto dei mezzi per il combattimento fisico, ma anche simboli di profondo valore spirituale che esprimono scopi che la Cavalleria si prefigge e requisiti fondamentali che si richiedono a colui che voglia realizzarli. E' possibile, quindi, esprimere l'essenza della Cavalleria avvalendosi dell'interpretazione simbolica delle armi che le sono proprie. Lo Scudo è un'arma che serve a ricoprire il combattente, a difendere dalle offese e riveste, quindi, a prima vista, un carattere principalmente passivo. E' da qui che nasce il concetto prettamente spartano "O con esso, o su di esso", frase ritualmente rivolta dalle mogli ai propri consorti destinati ad una missione di guerra e che rappresenta un monito allo strenuo combattimento. Ma, accanto a questa interpretazione sommaria esso è suscettibile di un'altra interpretazione che ne mette in evidenza la complementare qualità offensiva. Il nome celtico dello scudo è "sciath", che si accosta al bastone "skoed" e si riporta alla radice comune latina "scindo": "separo", "taglio". Sempre nella tradizione celtica lo scudo di Sualtaim gli mozza la testa poichè egli infrange il divieto di parlare prima che i druidi ed il si siano pronunciati. L'egida di Athena ha una funzione spiccatamente offensiva: essa paralizza l'avversario ma, soprattutto, agisce contro le forze nemiche

formando una barriera. Lo scudo è sovente raffigurato come il simbolo del cosmo: è il caso dello scudo di Achille sul quale il fabbro divino ha rappresentato l'universo in tutte le sue parti ma ha, altresì, infuso nello scudo la forza delle costellazioni, del Sole e della Luna. Così quando Achille oppone il suo scudo erge l'intero universo tra sè e il nemico, assicurandosi la protezione delle forze cosmiche. Lo scudo è sovente umbonato e questa è caratteristica distintiva dell'Eques romano. La forma tonda con il centro posto in risalto da un punto riporta chiaramente il geroglifico del Sole. Lo scudo è, pertanto, immagine della forza solare del guerriero. Spesso, sull'umbone, era inciso il nome e il segno distintivo quale talismano del possessore. Alle origini della storia di Roma, sotto il segno di Numa, si aprì il cielo ed un misterioso scudo cadde sulla terra, una voce disse essere lo scudo pegno di vittoria perenne. Questo fu il sacro segno di Roma. Ne furono costruiti altri undici e venne fondato, per la loro custodia, uno speciale collegio detto dei Salii. Questi sacerdoti erano vestiti con tuniche purpuree, armati dell'elmo, dello scudo "ancile" della lancia e cinti di spada. A primavera passavano per le strade e, danzando in modo caratteristico, chiamavano la gioventù ad imprese virili. Lo scudo caduto dal cielo pone in evidenza il carattere di protezione celeste implicito nell'arma, protezione dall'alto. Lo scudo, forma cava, atta a ricevere, si trova,

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peraltro, in connessione con la lancia, immagine della forza penetrante. Questo accostamento si ritrova fino nelle narrazioni del ciclo del Graal, dove lo scudo viene sostituito dal bacino rimanendo, comunque, invariato il senso primitivo del simbolo. Sullo scudo del cavaliere medievale erano raffigurati i suoi colori, l'emblema distintivo. Quando il cavaliere combatte oppone, innanzitutto, la sua nobiltà e la nobiltà della stirpe all'avversario, divenendo portatore e difensore del suo onore e dell'onore dei suoi avi. Lo scudo diviene, allora, il segno spirituale del suo combattimento. Lo scudo nel medioevo europeo viene anche inteso, nel simbolo religioso, come la Fede che estingue il fuoco del Maligno. E' la Fede che legittima il giusto combattimento. A seguire nei prossimi numeri…

Albrecht Dürer - Il cavaliere, la morte e il diavolo

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Calcio di un tempo C’era una volta ed oggi non c’è più… Il senso d’appartenenza che suscita la squadra di pallone, il suo simbolo ed i suoi colori che evocano antichi fasti. Stemma e colori, quell’alchimia che permette all’uomo di trascendere il tempo, quel ponte che ci mette in contatto con un qualcosa di metafisico, difficilmente raziocinabile ma motivo di palpiti di cuore; anelli di congiunzione con il nostro passato, il senso della nostra esistenza, quell’entità senza la cui conoscenza ed affermazione non possiamo guardare al futuro perché privi di identità. E’ da queste premesse che la figura del calciatore assume un valore altissimo, è il rappresentante di tutto ciò, il mezzo ultimo di questo bellissimo processo pregno di sentimenti. I valori che incarna sono quelli propri all’uomo di fedeltà e sacrificio; maglia bagnata dal sudore e dal sangue, energie liquide fuoriuscite per via di perseveranza e di un coraggioso contrasto di gioco. La lealtà ed il rispetto dell’avversario, la marcatura stretta ed il dribbling ubriacante, la stretta di mano ma anche il muso a muso ed il “ci si vede dopo…”. Le parole usate solo per strigliare i compagni e le urla di gioia per condividere con i propri tifosi l’ebbrezza di una conquista, un gol o una vittoria. Lo stile, la sobrietà e l’eleganza dell’atleta, discendente degli eroi delle antiche olimpiadi e tedoforo ideale del fuoco sacro della Tradizione. Essere esempio la sua parola d’ordine, esempio nei confronti dei bambini che si appassionano al calcio, piccole anime pronte ad accogliere l’essenza più pura di questo gioco. Ed ancora, spalti gremiti da gente di ogni età stretta intorno ai propri beniamini, sciarpe intorno al collo, cori all’unisono e mani che battono a ritmi incessanti, il boato dopo una rete gonfia e la gioia che infiamma il torace, tutto ciò a fare da cornice a questa battaglia campale d’altri tempi.

C’era una volta ed oggi non c’è più... A beneficio dello “show business” e dell’omologazione, delle lobby finanziarie che stanno piegando ogni dinamica umana a ciniche leggi di mercato. Si celebra la vittoria del materialismo ai danni dei più alti sentimenti. Della finzione che fa di questo nobile sport un emulo dell’idiota americano wrestling e dei risultati decisi intorno ad un tavolo da uomini incravattati attraverso la mercificazione di uomini inetti e al dio denaro subordinati. Il calciatore diventa il peggior rappresentante di un mondo in declino. Viziato da ogni confort materiale eppure mai sazio, pronto a tradire la parola data e l’appartenenza per la promessa di soldi. Questo atteggiamento servile nei confronti del denaro lo fa essere sleale in campo, simulatore e dopato, vigliacco e arrogante, privo di rispetto nei confronti di chiunque, avversari, tifosi propri e maglia che ha indosso. Vuoto dentro ma coreografico fuori, degno esempio del “tutto per apparire, nulla per essere”, prodotto televisivo e attore pubblicitario di multinazionali criminali. Ed ancora, diritti televisivi e merchandising, tifosi lobomotizzati davanti ad uno schermo (di un TV o di un televideofonino) con una bibita in una mano ed un pacchetto di cianfrusaglie cibarie nell’altra e squadre che falliscono, tifosi consumatori che gremiscono gli stores e stadi semivuoti. La crisi di valori sta imperversando in ogni ambito. Il calcio ne è testimone.

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NON TI OM NON TI OM NON TI OM NON TI OMOLOGARE MAI!OLOGARE MAI!OLOGARE MAI!OLOGARE MAI!

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SSoommmmaarriioo::

.. PPaagg.. 22 -- PPrreesseennttaazziioonnee//mmoottiivvoo ddeell nnoommee

.. PPaagg.. 44 -- HHuuggoo CChhaavveezz

.. PPaagg.. 66 -- DDrroogghhee

.. PPaagg.. 77 -- lloo ssccuuddoo,, llaa llaanncciiaa,, llaa ssppaaddaa

.. PPaagg.. 99 -- CCaallcciioo

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