Senso & Gusto - Rivista Dicembre 2013

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DICEMBRE 2013 ANNO 2 - N°10 MENSILE GRATUITO DI INFORMAZIONE E CULTURA ENOGASTRONOMICA BOLLICINE ITALIANE CHAMPAGNE? NO, ALZIAMO I CALICI COL NOSTRO SPUMANTE CAPODANNO FUORI PORTA AGRITURISMI E CITTÀ DARTE PER IL BRINDISI DI FINE ANNO REGIONI E TRADIZIONI IL BELLO DELLE FESTE DEGLI ITALIANI PAGINE IDEE REGALO UNA CARRELLATA DI IDEE PER SPENDERE MEGLIO Nelle pagine centrali il tabellone della “Tombola degli Sfizi” Speciale 48 pagine!

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Senso & Gusto - Rivista Dicembre 2013

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DICEMBRE 2013ANNO 2 - N°10

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Nelle pagine centrali

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“Tombola degli Sfizi”

Speciale48 pagine!

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DicembreEditorialeBUONE FESTE A TUTTI...di Paolo Caprio

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Senso & GustoMensile di informazione gratuitoAnno II - Numero 9Novembre 2013www.sensoegusto.com

EDITOREAC Management di Cristiano BuccieroVia dei Ciliegi, 1 00040 Pavona (RM)Tel. 3923884281 c. [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEPaolo [email protected]

COLLABORATORIAntonino Addis, Valeria Caroselli, Gio-vanna Cipriani, Claudia Formisano, Si-mone Francini, Fabrizio Gulini,Antonella Lamboglia, Lucia Lambo-glia, Antonella Lorini, Marco Mariani,Gabriele Zanini

REDAZIONE E SEGRETERIAVia Latina, 2300041 Albano Laziale (RM)Tel. 3923884281 - [email protected]

PROGETTO GRAFICO

Greenstudios srl - Tel. 069303513www.greenstudios.it

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Autorizzazione Tribunale di Velletri n. 08/12 del19/04/2012

Senso&Gusto è una rivista mensile gratuita. È vie-tata la riproduzione anche parziale di testi, grafica,immagini e spazi pubblicitari. La direzione non re-stituirà gli articoli e le foto inviati alla redazione.

Numero chiuso in redazione il 12/12/2013

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2013DICEMBRE 2013ANNO 2 - N°10

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“Tombola degli Sfizi”

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L’EDITORIALES&G

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di Paolo Caprio

forse perché si ripetono,senza stancarci, quelle tradi-zioni, che il tempo non è riu-scito a scalfire. A cominciareda quelle della tavola. Nonostante il vento di modernità chealeggia nel mondo della ristorazione e anche quella casa-linga, quando arriva il momento del cenone o del pranzo diNatale, puntualmente si rispolverano i piatti della tradizione.Senza stancarci mai. Anzi il contrario, se ne manca qualcuno,ne sentiamo la mancanza e ce ne rammarichiamo. Così comel'albero pieno di ninnoli colorati e lucette, così come il presepe,caposaldo della tradizione italiana, così come le vie piene diluci e di babbi Natale. Tante piccole-grandi cose, che messe insieme ti toccano den-tro, ti mettono allegria e ti fanno vivere in una atmosfera spe-ciale. E la tua felicità cresce con quella dei bambini che sonointorno a noi. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alloro stupore per tutto ciò che li circonda, alla gioia nel mo-mento in cui scartano i loro regali. In quei momenti, ci siamosempre scordati di tutto e continueremo a farlo, nonostantele preoccupazioni per un futuro fatto più di incertezze che cer-tezze. Ma care lettrici e cari lettori, per qualche giorno buttia-moci dietro le spalle i pensieri e cerchiamo di sorridere edessere felici, anche se non saranno per tanti le feste di unavolta. A cominciare dai nostri amici della Sardegna, regionealla quale sono profondamente legato, distrutti negli animi enelle cose da una un'alluvione crudele. A voi tutti, va la nostra

solidarietà e un incoraggiamento. Siete gente digrande dignità e di grande carattere.

So, che ce la farete. A voi gli auguridi tutta l'Italia. Buon Na-

tale, buon 2014.

NATALE, UN MOMENTO DI GIOIAIN UN PAESE SENZA CERTEZZE

BUONE FESTE A TUTTICare lettrici e lettori, buon Natale e buon 2014. Lo dico, sapendo che non lo sarà per tutti. E me nedispiace. Lo dico, nel rispetto delle formalità. Lo dico,perché la speranza è l'ultima a morire. Lo dico,avendo la coscienza di mentire, perché per qualcunonon lo sarà. Nel nostro Paese, le difficoltà si toccanocon mano, ma sopratutto, si avverte l'incapacità dicoloro che le dovrebbero risolvere.Nonostante tutto, lo dico lo stesso: buon Natale ebuon 2014. Sono le feste per antonomasia, quelleche per un po' di giorni ci fanno sentire più sereni, piùdisponibili nei rapporti con gli altri. Sono feste chefanno dimenticare tutto e riavvicinano le persone.Per tanti, è l'occasione per ritrovarsi dopo i silenzi diun anno. Non per una questione di cattivi rapporti,ma soltanto per pigrizia e perché il logorio della vitamoderna (come diceva il grande Ernesto Calindri nelsuo storico spot), ci spinge giocoforza ad allonta-narci. Ma, per fortuna, c'è il Natale, la festa del buo-nismo consolidato. Tutti insieme a tavola, intorno apresepi, alberi e panettoni. Ed anche a quei regalettio pensierini, come comunemente vengono definiti,sempre meno importanti, perché i budget non con-sentono di più. Ma va bene lo stesso.Queste feste, che chiudono l'anno, sono le unichecose belle che ci sono rimaste di un mondo che hapoco di bello e alle quali continuiamo a tenere tan-tissimo. E' una festa che non riusciranno maia rovinarci e a toglierci, come provaronoa fare alcuni anni fa con L'Epifania. Nonsoltanto perché è la festa del mondocattolico e la Chiesa, su questo piano,non concede deroghe, ma perché èla festa delle feste, che tutti cer-cano di onorare nel migliormodo possibile.Le feste di Natale hannoqualcosa di magico, © Riproduzione riservata

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E’ nato in Estonia, l’albero di Natale, simbolo di vita

Durante l’allestimento di eventi che mi hanno chiesto diorganizzare in passato per il Natale, ho avuto spesso mododi ideare scenografie originali dove l’albero era protagoni-sta, sia per luoghi pubblici, sia per alberghi o ristoranti.Tutto partiva da un mio progetto su carta, per poi passarealla realizzazione dal vivo, in collaborazione con il com-mittente. Ecco che il nostro progetto per il Natale viene rea-lizzato con il desiderio di trasmettere alle persone unasensazione di meraviglia e di allegria. Tutto deve essereoriginale, partendo dalla struttura per arrivare all’abbina-mento dei colori e delle luci. Sono contrario all’albero diplastica … che orrore!! Gli alberi di Natale di plastica, pro-dotti soprattutto in Cina, sono ottenuti con materiali checomprendono anche varie leghe metalliche e plastichetipo polivinilcloruro (Pvc) e polietilene tereflalato (Pet) checomporta un notevole dispendio di energia ed è fonte diinquinamento nel processo di produzione, durante il tra-sporto e per lo smaltimento. Consiglio invece l’albero eco-logico, questo è un modo per evitare di tagliare o sradicaregli abeti dal loro ambiente naturale. Quest’anno ho dise-gnato un albero ecologico di forma conica fatto con ramidi salice, che ho coperto interamente di mele rosse.Ma quanto sappiamo della simbologia dell’albero di Na-tale? L’albero è considerato un simbolo di vita da tutte leculture. Questa tradizione vige soprattutto fra i popoli tra-dizionalmente più legati alle forze della natura. Per i Celti,l’albero era un mezzo per celebrare il “culto della luce” nelgiorno del solstizio d’inverno, la nostra notte di S.Lucia, lanotte più lunga dell’anno. Sembra che l'albero di Natale,così come viene usato oggi, sia nato a Tallinn, in Estonianel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazzadel Municipio, attorno al quale giovani scapoli, uomini edonne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima gemella.Questa usanza venne poi ripresa in Germania: una cro-naca di Brema del 1570 racconta di un albero che venivadecorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. Anche lacittà di Riga (in Lettonia) è fra quelle che si proclamano sedidel primo albero di Natale. Per molto tempo, la tradizionedell'albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord delleAlpi. I cattolici la consideravano un uso protestante e solo

nel '900 questa tradizione si diffuse anche nelmondo cattolico. Di fronte la basilica di San Pietro aRoma, da 27 anni viene rinnovata la tradizione del-l’albero di Natale. Il tutto è partito da un desideriodo Papa Giovanni Paolo II nel 1982, che per la primavolta fece collocare un grande abete nel centro dellapiazza circondata dal colonnato del Bernini. Per ren-dere questo possibile, ci sono volute persone specia-lizzate con l’ausilio di gru e mezzi meccaniciadeguati per lavorare a trenta metri di altezza.Quell’abete era un dono di un contadino polacco,che lo trasportò fino a Roma sul suo camion. Da al-lora, ogni anno, a piazza San Pietro viene eretto ungrande albero di Natale, donato ogni volta da unadiversa regione montana. Una volta l’albero è arri-vato in Vaticano dalla Foresta delle Ardenne nella

NATURA

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Vallonia, in Belgio. L’abete, alto 30 metri, è stato decoratocon più di 2000 palline e illuminato con 1500 lampadine (fa-ceva parte di quegli alberi abbattuti per permettere la so-pravvivenza della piante vicine). Ma anche in altre città delmondo a Natale enormi alberi vengono allestiti all’aperto. ARio de Janeiro si realizza ogni anno il più grande abete na-talizio galleggiante: alto 85 metri, 542 tonnellate di peso il-luminato da ben tre milioni e trecentomila luci. Famoso èl'albero di Natale del Rockfeller Center a New York: una lunga

tradizione che è stata festeggiata per l’ottantesimoalbero di Natale, con un’importante cerimonia. Perl’occasione hanno partecipato migliaia di persone.L’albero era un abete rosso alto circa 25 metri, pe-sava dieci tonnellate ed è stato illuminato da più di30 mila luci colorate, decorata con una stella in Swa-rovski sulla punta. In Italia, anche Gubbio è saltatoalla cronaca per il Guinness dei primati del 1991,quando le pendici del monte Ingino sono state rico-perte con oltre 750 corpi luminosi in modo da darevita ad una sagoma luminosa a forma di albero diNatale. Il paesaggio collinare di Gubbio diventaun’attrattiva ogni anno, quando la sera del 7 dicem-bre si accende l’albero e resta acceso fino alla seradel 6 gennaio. Per i più golosi suggerirei un albero dicioccolata. A Parigi ne ho visto uno davvero origi-nale: un pasticciere aveva realizzato un albero aforma di abete, tutto di cioccolato fondente, alto duemetri, decorato da bottoni, praline di cacao e zuc-chero a velo, una vera delizia!

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Procedimento:Miscelate le farine tra loro, aggiungete il lievito e lo zucchero,mescolate bene e formate un buco al centro, romperci le uova,sbattetele leggermente, poi aggiungete a filo il latte e il burrosciolti in precedenza e fatti intiepidire. Lavorare il tutto con lemani fino a formare un impasto morbido; coprire la ciotolacon la pellicola e lasciar lievitare in luogo caldo fino al rad-doppio di volume. Dividete l’impasto in 4 parti uguali, sten-dete ognuna fino a formare un triangolo alto pochi millimetri;ponete il primo triangolo sulla teglia e spalmate sopra un velodi nutella fino a un centimetro dai bordi, coprite con l’altrotriangolo facendolo aderire delicatamente e sigillando bene ibordi, poi spalmate sopra un altro strato di nutella, proseguitecosì fino a finire i triangoli.Iniziate a praticare i tagli, così come rappresentato in figura.lasciate lievitare per 30 minuti, poi spennellate delicatamentecon un po' di latte, infornate per circa 25/30 minuti a 180°.

La ricetta di Natale

© Riproduzione riservata

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Natale, paese che vai tradizione che trovi. In Italia, quando arrivano le feste, puntualmente si fa un salto nel passato,

per il piacere di rivivere delle atmosfere antiche che finisconoper emozionarci, forse perché abbiamo bisogno di qualcosa di genuino in mondo taroccato. Per meglio conoscere come noiitaliani viviamo l'evento del Natale, abbiamo fatto un girod'Italia, attraversando tutte le Regioni, alla riscoperta delleloro tradizioni sacre e profane. Abbiamo riscoperto cose cheavevamo dimenticato o che addirittura neanche conoscevamo,a dimostrazione di quanto la sacralità del momento viene intensamente vissuta. Presepi viventi, che rappresentano

il momento della Natività nei suggestivi centri storici di tantipaesi e paesini, mostre di presepi di tutte le grandezze, rievoca-zioni storiche in costume, concerti di musica sacra, addobbi

multicolori e grande spazio alla tavola e ai piatti della memoria.Questo è il fascino del Natale, una festa che tutto il mondo ce-lebra, perché è una festa che abbiamo dentro, che viviamo dasempre, sin dai nostri primi passi. Ormai fanno parte di noi.

E ora via con il nostro giro d'Italia di Natale. Se ci siamo dimenticati di qualcosa, vi chiediamo scusa, ma nelnostro Paese non basterebbe un libro per raccontarle tutte.

GIRO D'ITALIA FRA PRESEPI

VIVENTI, RIEVOCAZIONI STORICHE,E I PROFUMI DEI PIATTI

DELLA TRADIZIONE

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Valle D’AostaDopo la messa di mezzanottetutti in piazza a brindarecon dolci e vin brulè

Il Natale valdostano è all'insegna della tradi-zione, che trascorre tra eventi religiosi e anima-zioni, concerti e manifestazioni dell'artigianato.Ai piedi del Monte Bianco i simboli della festasi rifanno alla cultura e ai valori tipici dellagente di montagna: ospitalità, amicizia, sempli-cità e gusto della tradizione, permettendo ai vi-sitatori di trascorrere in un clima sereno ilperiodo natalizio. In ogni via si trovano arti-giani e artisti che presentano le loro creazioni,tra cui sculture, opere di intaglio, pittura su ce-ramica, patchwork, addobbi natalizi, composi-zioni di fiori secchi e candele.La musica sacra, popolare o tipicamente nata-lizia risuona in numerose località.In tutte le parrocchie della regione il Natale ècelebrato con la Messa di mezzanotte. La con-suetudine vuole che al termine della funzionevengano distribuiti dolci, panettone, cioccolatacalda e vin brulé. Tipica è poi, in numerose lo-calità, l'usanza di allestire un presepe vivente,spesso animato dai bambini, mentre gli adultirappresenteranno le attività del passato per levie dei borghi, offrendo bevande e spuntini aivisitatori.Si potrà provare l' ebbrezza di passeggiare a ca-vallo o in carrozza nel cuore dei borghi valdo-stani e i bambini potranno incontrare BabboNatale sulle piste da sci.In Val d'Aosta a Natale spuntano l'immanca-bile mocetta in crostini al miele, il lardo con ca-stagne cotte e caramellate con miele, crostinicon fonduta e tartufo, zuppa alla Valpellinentze

PIEMONTELa recita dei pastoritra sacro e profanonei presepi viventi

Il Natale in Piemonte viene spesso celebrato at-traverso sacre rappresentazioni, presepi sculto-rei, che per l'occasione vengono esposti alpubblico e presepi viventi.I “Pastour”, i Pastori, è la messa in scena del-l'adorazione popolare del Bambino Gesù, dif-fusa in tutto il Piemonte. Personaggio tipico è"Gelindo", che nella notte di Natale guida i pa-stori verso la chiesa dove i figuranti porgerannole loro offerte al Salvatore. Recitata in dialettoalessandrino, tratta della storia di poveri pastorialessandrini che vanno ad adorare Gesù Bam-bino: una rappresentazione che mescola il sacroe il profano, con frequenti riferimenti satiricialla realtà contemporanea, scherzi e battute deiprotagonisti. Tradizionale del Piemonte è ancheil vischio, che cresce spontaneo in molte areeed è simbolo di buon augurio sotto le feste na-talizie.Sulle tavole piemontesi a Natale non possonomancare insalata di carne cruda all'albese, pe-peroni in bagna cauda (salsa a base di olio, aglioe acciughe), acciughe al verde, flan del cardo,tortino al porro, agnolotti al plin, con sugo d'ar-rosto, risotto con radicchio o al barolo, arrostodi cappone, misto di bollito con salse, carote epatate al forno.Come dolci: torta gianduia e zabaione e torroned'Alba.

TRADIZIONI D’ITALIAS&G

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(con cavolo, verza, fette di pane raffermo, fon-tina, brodo, cannella e noce moscata), salsicciacon patate, carbonata valdostana con polenta(sottili strisce di carne macerate nel vino rossocon aromi). Come dolci le pere allo sciropposervite con crema di cioccolato e panna mon-tata (pere cotte con zucchero, vaniglia, chiodidi garofano, acqua e vino rosso, che a fine cot-tura dei frutti vengono ridotte a sciroppo), in-fine per chiudere, caffè Mandolà molto robustoalle mandorle tritate, con le tegole (pasticcinisecchi).

LombardiaPanettoni e mercatiniper il piacere della tavolae la scelta dei regali

In Lombardia, soprattutto a Milano, il Natale èsinonimo di panettone. Pare che esso prenda ilnome da un certo Toni, garzone di fornaio, chedecise di arricchire il semplice pane di tutti igiorni con ingredienti costosi e pregiati: burro,uova, zucchero, uvette e frutta candita, forse perfar piacere ad una bella golosa. Non bisogna di-menticare, però, anche la tradizione, più re-cente, quella dei mercatini e delle bancarelleche animano le vie delle città lombarde pertutto il mese di dicembre. A Milano dalla festadi Sant'Ambrogio, patrono della città, fino allafine delle feste, nel quartiere dove si trova lachiesa, si svolge il mercatino degli “bei o bei”,dove si trovano tante idee per i regali di Natale.Da segnalare anche il tradizionale Mercatino diNatale di Livigno, in Valtellina, che oltre aglioggetti di artigianato, decorazioni e addobbi perl'albero di Natale, propone stands gastronomici,che servono leccornie come castagne, noci,mele, il tipico panpepato, dolci fritti e lo squi-sito vin brulé. L'atmosfera è resa ancora più sug-gestiva dalle canzoni natalizie. Per tutto ilperiodo dell'avvento in tutte le case di Livignosaranno accese delle candele, come vuole l'an-tica tradizione alpina.

Sulle tavole lombarde a Natale, il rituale pro-pone consommè di cappone in gelatina, tortel-lini o casoncelli in brodo, cappone ripieno (contritato di uova, grana e mortadella) accompa-gnato da mostarda di Cremona, stecchini (spie-dini di pollo e vitello) con insalata.Le paste ripiene sono i primi piatti canonicidelle feste nella tradizione italiana: di magro perla cena della Vigilia, grasse e ricche per il pranzodi Natale. In Lombardia, tra Bergamo e Brescia,si usano i casoncelli (casoncei), mezzelune ri-piene di carne e pasta di salame cotte nel brododi cappone; tra Mantova e Cremona ci sono in-vece i tortelli di zucca, conditi con burro, salviae parmigiano. Anche a Milano è d’obbligo unapasta ripiena in brodo, ma presa a prestito dallatradizione delle città vicine.Come dolci, immancabili sono il torrone diCremona, il panettone o la sbrisolona.

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LiguriaLa cerimonia del Ceppoe il Natale subacqueonelle Cinque Terre

La Liguria è una delle regioni che mantieneviva la tradizione del ceppo di Natale. Antica-mente a Genova, il ceppo natalizio veniva of-ferto al Doge dalle genti della montagna in unapittoresca cerimonia pubblica chiamata col bel-lissimo nome di “confuoco”; il Doge poi, rice-vuto il dono, versava sul tronco del vino e deiconfetti tra la gioia dei presenti.Oggi la tradizione è portata avanti nelle singolecase ma presepi, mercatini e fuochi d'artificioricreano parzialmente il rito della cerimoniapubblica. Oltre a spettacoli, messe di mezza-

notte e brindisi in piazza, non possono mancarei consueti concerti natalizi: dal 20 al 24 la mu-sica si fa per strada, con tanto di Babbo Nataleche distribuisce doni. Una tradizione sicuramente più recente è quelladei mercatini di Natale, che si affiancano allepiù tradizionali fiere nostrane e rappresentanoun appuntamento con prodotti artigianali, ga-stronomia, spettacoli.Una vera e propria peculiarità del levante restainvece quella del Natale subacqueo, che acco-muna La Spezia, Porto Venere, Lerici e Tellarocon processioni in acqua, spettacoli pirotecnicie giochi di luce, nonché la nascita del Bambinoadagiato in una conchiglia. A seguire, spuntinoristoratore a base di latte e castagne.

Sulle tavole liguri a Natale ci sono sempre mac-cheroni in brodo, ravioli alla genovese (con ri-pieno di vitello, animelle, uova, erbe,pangrattato e parmigiano), stecchi fritti (spie-dini di rigaglie di pollo con funghi freschi, be-sciamella e parmigiano), poi l'immancabilecappone lesso, al quale fanno da contorno sal-cicce e spinaci e faraona al forno con carciofi.Il buffet dei dolci prevede il pandolce (impastodi farina, uvetta, zucca candita a pezzetti, es-senza di fiori d’arancio, pinoli, pistacchi, semidi finocchio, latte e marsala), canditi, torrone,uva, fichi secchi e noci innaffiati da un buonRossese di Dolceaqua.

VenetoIl “Campiello dei golosi”di Veneziacol pandoro di Verona

Il Veneto, come altre località limitrofe, per ilperiodo natalizio si arricchisce di bancarelle emercatini.Intorno alla ricorrenza di Santa Lucia, che risaleaddirittura al Medioevo, vi sono varie manife-stazioni che culminano con i tradizionali “ban-chéti de Santa Lussia”, in piazza Bra a Verona.Lo scenario è reso ancora più suggestivo dallabianca stella cometa d’acciaio che esce dal-l’Arena, ormai acquisita come simbolo del Na-tale a Verona. Alcuni giorni prima e dopoquesta festa, puoi passeggiare tra i banchetti diquesto mercatino e assistere a spettacoli im-

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provvisati di venditori, assaggiare mille golositàprovenienti da diverse regioni d’Italia, o acqui-stare piccoli giocattoli.A Venezia, invece, tornano i mercatini di Na-tale in Laguna, che con i numerosi eventi chefaranno da sfondo a tutta la manifestazione, di-venteranno un vero e proprio luogo d’incontroe di recupero della tradizione.Per i buongustai ci sarà invece un’edizione spe-ciale del Premio “Campiello” riservato ai golosie non alla cultura, con stand che offrono preli-batezze gastronomiche di tutta Italia. AncheCortina D'Ampezzo si addobba per le feste: neinumerosi mercatini troverete in vendita presepidi legno, composizioni di fiori secchi, addobbiper l'albero e per la casa, candele fatte a mano,arredi e tessuti natalizi e molte altre cose origi-nali. Immancabile l’angolo di ritrovo con vinbrulé e biscotti caldi.Nelle tavola venete per l'occasione non man-cheranno la soppressa all’aceto, ravioli in brododi cappone, lesso di cappone o lesso di manzo"al cren" (salsa di rafano) con contorno di purèdi patate e insalata di radicchio rosso.Come dolci, il pandoro di Verona, i torroni dimandorle ed i biscotti secchi accompagnati dal

Recioto (un ottimo vino dolce).

Friuli Venezia GiuliaLa Fiera di San Nicolòsanto con la barba biancache porta doni ai bimbi

Il Friuli Venezia Giulia vanta antichissime tra-dizioni natalizie che si manifestano nelle rap-presentazioni sacre dei presepi e in quelle, piùprofane ma non meno magiche, dei mercatinid’Avvento. Da dicembre a gennaio, dal marealla montagna, il folclore e le antiche leggendedi origine mitteleuropea rivivono nelle piazze enegli angoli più suggestivi di tutta la Regione,in un tripudio di tradizioni, vin brulé e mele ca-ramellate.Tra i mercatini delle città del Friuli VeneziaGiulia, il più antico e sentito è la Fiera di SanNicolò, il vecchio santo con la lunga barbabianca che porta i doni ai bambini. Sulle ban-carelle, dolci, giocattoli, oggetti di artigianatoe idee regalo per tutto il mese di dicembre.Sulle tavole friulane a Natale festa di brovadae muset (zuppa di rape e cotechino) con po-lenta, trippa con sugo e formaggio, cappone.

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per festeggiare la Natività. Ancora oggi questorito si ripete in tutte le parrocchie con funzionireligiose molto intense, chiamata "Chri-stmette". In molte località alla fine delle messeha luogo un concerto di strumenti a fiato parti-colare, poiché i suonatori si recano sui campa-nili delle chiese e da lì i suoni delle melodienatalizie si diffondono nella notte.Sulle tavole trentine a Natale non possonomancare canederli (polpettine di pane raffermo,speck, pancetta e salame, farina, uova, latte ebrodo condite con spinaci, funghi porcini o fe-gato di vitello; possono essere conditi, una voltalessati, anche con burro fuso e formaggio oppureragù di carne), strangolapreti (gnocchetti dipane, latte, uova e foglie di coste) conditi conburro, salvia e parmigiano, capriolo o caprettoal forno con patate.Per dolce lo Strüdel e lo Zelten.

Emilia RomagnaFiere e mercatinicon saltimbanchi, giocolierimusica e golosità

In Emilia Romagna il Natale è per tradizionel’albero decorato e il presepe, con i Re Magi chepartono di lontano e seguendo una stella co-meta di giorno in giorno si avvicinano allagrotta col Gesù bambino, con il loro carico didoni. Arriveranno per l’Epifania, il 6 gennaioquando anche i bambini, in ricordo di quell’an-tico omaggio, riceveranno dolci e regalini.Da città a città cambiano i nomi e gli eventi dicontorno ma la sostanza e le date sono le stesse:a Bologna troviamo la Fiera di Natale e la Fieradi Santa Lucia, a Ravenna e Rimini i Mercatinidi Natale, a Piacenza i mercatini Farnesiani, aFerrara il Mercato di Natale, a Forlì e a Cesenala Fiera di Natale, e poi ancora tanti e tanti altrimercatini di Natale in tutta la regione. In ognicittà la piazza principale e le vie del paese si ani-mano di saltimbanchi e giocolieri con un vario-

Come dolce la gubana (impasto di noci, man-dorle, uvetta, miele, vino e rhum, avvolto infragrante sfoglia) o le castagnole.

Trentino Alto AdigePer i bambiniil calendario di dicembrecon finestrelle a sorpresa

In Trentino la festa piùattesa dell’anno, il Na-

tale, ha il sapore dellatradizione e dellacultura mitteleu-ropea alpina. Icentri storici sianimano con leluci, i colori, i pro-fumi e le melodiedei mercatini diNatale e delle loroca r a t t e r i s t i chebancarelle. Inomaggio alla tradi-zione alpina, i ban-chetti degli

espositori si sono trasformati in casette di legnotraboccanti di doni, dolci e spezie della tradi-zione. In queste zone è usanza per i bambini pos-sedere un calendario speciale per il mese didicembre; ogni giorno al mattino aprono unadelle finestrelle del calendario, che si trovanonelle forme più svariate. Nella forma più tradi-zionale dietro ad ogni finestrella si trovava undisegno o un'immagine legata all'Avvento finoad arrivare alla Natività. Oggi i calendari pos-sono addirittura nascondere dietro alle fine-strelle dolci, cioccolatini o caramelle. Come in Germania, anche in Trentino il 6 di-cembre Sankt Nikolaus visita le città, i paesi ele case per portare dolci e doni ai bambinibuoni. Un tempo, in Alto Adige, la notte dellaVigilia di Natale ci si recava a messa la sera tardi

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MarcheUna lunga festache prende il viaalla fine di novembre

Già alla fine di novembre le piazze e i vicoli deicentri storici marchigiani iniziano ad animarsie abbellirsi in vista del Natale e, anche se ilfreddo si fa più pungente, le luci e le musiche

invitano ad uscire.E' tempo dei mercatini diNatale, una tradizione eu-ropea che rivive anche trai borghi marchigiani, diconcerti in chiese e teatri,di presepi viventi, di fieree di spettacoli itineranti. Le Marche sono la regioneideale per andare alla sco-perta di tradizioni e saporiperduti, anche se per laverità questa Regione nonè stata del tutto contami-nata dai ritmi frenetici,

pinto mercato di prodotti tipici tra cui spicca iltorrone artigianale e sono tanti i presepi, arti-stici, viventi, meccanici che decorano le chieseo le piazze. Sulle tavole dell’Emilia Romagna sicelebra la festa dei buongustai con un'infinitàdi piatti della tradizione. Si parte con la sop-pressa all’aceto, la coppa piacentina, poi i tor-tellini (ripieni di prosciutto, mortadella diBologna, parmigiano, carne di maiale e uova)in brodo di cappone, bollito misto (cappone ogallina, manzo, cotechino di Modena) con fa-gioli, puré e mostarda, formaggio di fossa con laSaba (mosto cotto e aromi naturali).Lunga la lista dei dolci come il Panone di Na-tale di Bologna ( a base di farina, mostarda dimele cotogne, miele, cacao, cioccolata fon-dente e fichi secchi). Come vini il Pignolettodei Colli bolognesi e il Sangiovese.In Romagna di cappelletti, che sono la versionepiù grande dei tortellini, ne esistono due ver-sioni: una povera (o "di magro") ripiena di ri-cotta e di un altro formaggio tenero (il"bazzotto") ed una grassa a base di carne, da ser-vire rigorosamente con brodo di gallina vecchiao cappone, e poco manzo magro. A Bologna cisono i tortellini, che sono più piccoli e che ri-cordano un ombelico; si dice che quando un bo-lognese mangia i tortellini in brodo rimangazitto fintanto che non ha finito.

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larmente amata dai bambini. Oltre alle cerami-che e alle terrecotte dell'artigianato senese, visi trovano infatti giochi, dolciumi e le caratte-ristiche e coloratissime campanine di SantaLucia. La sera della Vigilia di Natale invece, adAbbadia San Salvatore, il calore del fuoco dellefiaccole e i canti delle pastorelle fanno ritornarealla memoria ricordi antichi e si può vivere lamagica atmosfera della Vigilia in un borgo me-dievale illuminato a giorno. L'origine delle"fiaccole" si fa risalire al tempo in cui gli abi-tanti dei villaggi sparsi intorno all'Abbazia delS.S.Salvatore, venuti in città, accendevanoquesti fuochi per riscaldarsi nella veglia di Na-tale, in attesa della Messa di mezzanotte.Sulle tavole Toscane a Natale troviamo i cro-stini di fegatini, gli antipasti al tartufo, il brododi cappone in tazza con i cappelletti in brodo.Arrosto di faraona, anatra, fegatelli e tordi coninsalata di campo tacchina o cappone ripieni esformato di gobbi completano il pranzo di Na-tale. Come dolci: i cavallucci, il panforte e i ric-ciarelli, che sono di origine senese.

LazioMusei aperti di notteRoma festeggia con la cultura

Il Natale nel Lazio, come ogni anno, è un sus-

che sono proprie delle realtà metropolitane.Contrariamente a quanto accade in altre Re-gioni le Marche anche sotto il profilo gastrono-mico sono una terra al plurale dove ogniterritorio ha la sua specialità, la sua tipicità.Sulle tavole marchigiane durante le feste si pos-sono gustare gli immancabili cappelletti inbrodo,i saporiti vincisgrassi (manzo macinato,salsiccia, rigaglie di pollo tritate, prosciuttocrudo rosolate con il burro e aromi e aggiuntadi funghi porcini con bicchiere di vino biancoe salsa di pomodoro, besciamella, noce moscata,parmigiano e ragù). Per secondo il cappone ar-rosto tartufato (le Marche sono ricche di tar-tufi). Per dolce, la tradizione prevede la Pizza deNata’ (pasta di pane con frutta secca, uvetta,cioccolato in polvere, limone e arancia grattu-giati, fichi e zucchero).

ToscanaAd Abbadia S. Salvatorec'è tutto il saporedella tradizione montanara

Tra le varie manifestazioni natalizie toscane,quella di Lucignano vanta una notevole tradi-zione nel campo del folclore, legata in qualchemodo alla sua condizione di borgo agricolo. Ilsuo centro storico, ospita a dicembre questa an-tica manifestazione per l'acquisto dei regali diNatale: la Fiera del Ceppo, conosciuta antica-mente anche come Fiera del Cappone, si svolgeogni anno il sabato e la domenica antecedentiil Natale. La Fiera del Ceppo conserva ancoraoggi l'aspetto di un momento di riconoscimentocollettivo. I suoni, i colori, la moltitudine dipersone che assiepano, almeno per due giorni,le vie del paese sono degna cornice di uno spet-tacolo vivo e concreto. A Siena, mentre nella chiesa di Santa Lucia sisvolgono le funzioni religiose, la benedizionedegli occhi e l'offerta dei panini benedetti, nelcentro storico si svolge una fiera che è partico-

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A Palena, infatti, è ancora usanza ardere tredicipiccoli legni, in memoria di Cristo e degli apo-stoli. Non solo, in Abruzzo si possono trovaretante altre manifestazioni folcloristiche nel pe-riodo natalizio, come per esempio quella dellatomba di Natale, un grande falò nella piazzadelle chiese, che ha luogo la notte del 24 di-cembre. Famosissima è anche la fiaccolata difine anno, che si fa la notte di San Silvestro,lungo la discesa della pista direttissima di Pe-scasseroli, curata per tradizione dai maestri disci. Sempre a Pescasseroli sono da vedere il Pre-sepe in cartapesta a grandezza naturale e ancheil presepe permanente nel centro storico delpaese, con i personaggi realizzati da artigiani lo-cali.Sulle tavole abruzzesi a Natale si possono gu-stare la minestra di cardi, lù rintrocilio (pastacon sugo di castrato, maiale, peperoncino e pe-corino grattugiato), tacchinella in brodo (con-dita con aglio pepe, bacche di ginepro,finocchio, rosmarino, alloro, salvia, timo,menta e maggiorana).

seguirsi di eventi straordinari, appuntamenticulturali che spaziano dalla musica sacra ai con-certi nelle piazze, al teatro, agli appuntamentiper i più piccoli.Già a partire dalla settimana di Natale e pertutte le festività natalizie, a Roma sarà possibilevisitare i vari mercatini natalizi nelle piazze, conle offerte dei fuochi d’artificio e dei cibi tipicidestinati al veglione di Capodanno. Non man-cheranno anche gli appuntamenti culturalinelle mostre e nei musei, che resteranno apertiin orari notturni durante le feste. Viterbo è si-curamente uno dei luoghi ideali del Lazio pervivere il Natale: tra i borghi medievali, le sug-gestive piazze (piazza San Lorenzo è una dellapiù belli di tutta Italia), tra le numerose banca-relle che espongono giocattoli, idee regalo, ab-bigliamento, cappelli e guanti, libri, dolci diogni tipo, prodotti tipici e, anche se non è pro-prio un vanto locale, il vin brulé. Il tradizionaleMercatino di Natale di Viterbo si svolge inpieno centro.In ogni caso la tradizione più attesa in questaregione è sicuramente quella della Befana: è leiche durante gli ultimi due secoli ha portato gio-chi e dolci ai bambini buoni e carbone a quellicattivi.Sulle tavole spuntano piatti dai sapori forticome le bruschette di vario tipo, che accompa-gneranno gli immancabili filetti di baccalà ebroccoli pastellati fritti, zuppa di arzilla un pescepovero, con broccoli e vongole, tacchino ri-pieno con castagne e salsiccia.Come dolce, il pangiallo (impasto di fruttasecca e canditi con farina, miele e cioccolato).

AbruzzoLa notte della vigiliagrandi falò nelle piazze delle chiese

L’Abruzzo è una delle regioni che mantiene latradizione del ceppo natalizio da ardere.

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Come dolci, i calgionetti fritti (panzerottinidolci con marmellata d’uva nera detta scur-chjiata, maritata con noci tritate, mandorle tri-turate, mosto e cacao) e le scrippedde.

MoliseIl Natale riproponele storiche neniedegli zampognari

Il Molise è terra di zampogne e di zampognari.È un importante simbolo etnico, un emblemapresente in vari aspetti della storia e della cul-tura. Per novena, in senso lato, si intende un ri-tuale religioso che dura nove giorni, maNovena è anche il nome che si dà al brano mu-sicale, tipico del periodo natalizio, eseguitodagli zampognari (il brano è detto anche Pasto-rale o Pastorella). L'8 e il 24 Dicembre di ognianno, all'imbrunire, Agnone, paese in provin-cia di Isernia, diventa teatro di uno spettacolounico ed irripetibile: ripercorrendo le tappe diun passato semi-ancestrale gli "attori", indos-sando i tipici costumi agresti del secolo scorso,sfilano per le vie cittadine portando fasci difuoco, creando composizioni e danze suggestive.Lo spettatore si trova, così, catapultato indietronel tempo quando, alla vigilia di Natale, gli abi-tanti del circondario si recavano in paese allamessa di mezzanotte, illuminando, con il fuocoil buio degli impervi sentieri di montagna.Per le feste il menu della tradizione prevede lazuppa di cardi la pizza di Franz in brodo caldo(pezzettini di pizza a base di uova parmigianograttugiato e prezzemolo al forno), maccarunch'i hiucc, baccalà arracanato (mollica di pane,aglio, prezzemolo, origano, uva passa, pinoli enoci), baccalà al forno con verza, prezzemolo,mollica di pane, uvetta e gherigli di noci.Come dolce non possono mancare i calciuni (abase di farina, vino, castagne lessate, rhum,cioccolato, miele, mandorle, cedro candito,cannella, uova e vaniglia).

UmbriaSulla montagna di Gubbioil disegno dell’albero di Natalepiù grande del mondo

Sarà perché in Umbria nacque San Francesco(che ricordiamo è l'inventore del Presepe nellaforma che noi tutti conosciamo), sarà perchéqui da sempre si vive una spiritualità diffusa,sarà per l'aria che si respira... Ad ogni modo èdifficile trovare un’altra Regione in cui sia tantosentita la tradizione del Natale.Ecco quindi che nel mese di dicembre si assistenelle città umbre un fiorire di alberi di Natale,presepi ad altezza naturale, presepi viventi, tutteopere realizzate grazie al contribuito volontariodi tante persone.In occasione del Natale, tutte le chiese del-l'Umbria celebrano solenni liturgie, mentrequasi tutti i luoghi di culto sono allietati da con-certi di musica sacra e cori natalizi. In contem-poranea, si possono ammirare presepi artisticidi grande pregio e presepi viventi in molti cen-tri. Particolarmente suggestivi e spettacolarisono l'Albero di Natale disegnato sulla monta-gna di Gubbio (il più grande del mondo) e lastella cometa di Miranda, a Terni.Sulle tavole cappelletti ripieni di cappone e pic-

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cione, cappone bollito, che è una caratteristicadella tradizione natalizia gastronomica del cen-trosud , accompagnato da un contorno di cardiumbri. Il panpepato (farina, noci, cioccolatofondente, mandorle, scorza di arancia candita,uva passa, miele, pinoli, nocciole, pepe maci-nato e vino rosso), le pinoccate (fatte di zuc-chero e pinoli) e il torciglione (serpentello dipasta dolce con mandorle) sono i dolci che al-lietano le mense delle feste.

PugliaUn momento di felicitàsolennizzatoda vecchi piatti tipici

Il Natale è il periodo dell’anno in cui si concen-trano le maggiori festività: è quindi in questigiorni che in Puglia la gente si prepara a viverein pieno le tradizioni che gli sono state traman-date e fra queste, occupano un posto di rilievoquelle culinarie. Esiste nella memoria diognuno un “calendario della cucina”, uno sca-denzario, quasi un’agenda, sulla quale sono ide-almente segnati piatti tipici a seconda dellaricorrenza. Si tratta di pietanze che, nella tradi-zione gastronomica delle comunità civiche diappartenenza, costituiscono il “distinguo”,l’identità, il codice genetico. Così, pensando alNatale vengono immediatamente in mente "lufucazieddu", "li carteddate" e le "sannacchiu-tele". La tradizione natalizia pugliese è però legataanche ai presepi. La diffusione a livello popolaredel presepe si realizza pienamente nel '800,quando ogni famiglia in occasione del Natale

costruiva un presepe in casa riproducendo laNatività secondo i canoni tradizionali: statuinein gesso o terracotta, carta pesta e altro fornitida un fiorente artigianato.Sulle tavole pugliesi a Natale non possonomancare le lasagne al forno, il baccalà in umidocon lampascioni (cipolline dal gusto amaro-gnolo che si trovano sottoterra, allo stato selva-tico), la focaccia pugliese, agnello e salsicciaalla griglia con cime di rapa.Molto particolari i dolci della tradizione: le car-teddate ( fritte a forma di rosa e guarnite conmiele o mosto) e i porcedduzzi (gnocchetti di-sposti a piramide con miele e zuccherini colo-rati).

CampaniaSan Gregorio Armenodove l'arte del preseperappresenta la storia

A Napoli e in tutta la Campania non mancanocerto i presepi, le zampogne, i mercatini nata-lizi, quello di S. Gregorio Armeno ha fama in-ternazionale, e tradizioni arrivate da nord chearricchiscono e rendono ancora più magiche lefeste di Natale campane.Le preparazioni natalizie locali sono però più le-gate alla rinomata tradizione pasticciera no-strana: roccocò, susamielli, divino amore,zeppole e struffoli; tutto questo ci riconduce alperiodo dell'avvento, a lunghe serate in casa, algioco della tombola. Il profumo delle zeppolefritte, durante la fase della preparazione, impre-gna tutti gli abiti, le finestre chiuse e il vaporeacqueo che si forma sui vetri. Nelle famiglie le

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nonne hanno sempre sostenuto che quando sipreparano gli struffoli non bisogna né farsi ve-dere, né far sentire l'odore alla gente invidiosa:finirebbero con lo scoppiare! E questa esplo-sione di profumi si trasformano in piatti indi-menticabili come la minestra maritata di cicoriascarole e "borraccia" (più conosciuta col nomedi borragine, erba amara e pelosa) in brodo dicappone con aggiunta facoltativa di uova sbat-tute con peperoncino e carne di vitello, spa-ghetti alle vongole, l'immancabile capitonedella vigilia e ancora totani e patate. Altropiatto della vigilia è l'insalata di rinforzo (ca-volfiori conditi con sottaceti misti, peperonidalla forma rotonda, detti papaccelle, olive diGaeta e acciughe salate. Nel pranzo di Natalenon possono mancare la tradizionale pasta alragù al forno, l'agnello al forno, il cappone im-bottito e broccoli con aglio e peperoncino.Come dolci: su tutti gli struffoli, piccole pallinedi pasta mantenute dal miele e guarnite di per-line per dolci , roccocò, le castagne del prete(cotte al forno) e tanta frutta secca.

BasilicataIl rispetto dei ritualie la stella cometasui Sassi di Matera

Un tempo la sera della vigilia, dopo la messa dimezzanotte, era usanza in Basilicata vedere per

le vie la gente manifestare l'allegria e la fededell'animo, dando e ricevendo felicitazioni edauguri. Intanto tra pensieri di chiesa e di augurisi preparava il pranzo di rito, torcendo il collo agrossi capponi, a galline vecchie ed in man-canza di polli si suppliva con carne di maiale econ conigli. Oggi si presenta così il Natale deilucani: tradizioni, profumi, colori, festa, corsa airegali e tanta buona cucina. L'unica festa reli-giosa che, per eccellenza, riesce a manteneresempre vivi riti e modi di fare che si trasmet-tono di padre in figlio. Anno dopo anno i gestisono sempre gli stessi, anche se il rito che si ri-pete con più forza è quello della cucina. In que-sta giornata si riscopre il piacere di una tavolaimbandita e di riassaporare i gusti di una voltae che appartengono alla propria tradizione cu-linaria. Non mancano però commemorazioni dialtro genere, come per esempio a Matera, doveanche la natura offre il suo contributo natalizio:la scenografia non delude neppure i più esigentiperché i Sassi vengono illuminati nella loroparte più suggestiva (la rupe dell'Idris e le casesottostanti) da una gigantesca cometa lumi-nosa, per ricreare lo splendore di un presepe na-turale, scavato nel tufo.A tavola minestra di scarole, verze e cardi(cotta in brodo di tacchino e salami con ag-giunta di formaggio grattugiato e a pezzettini),baccalà lesso con peperoni cruschi (seccati alsole e calati per pochi secondi nell'olio d'olivabollente), strascinati al ragù di carne mista(pasta casereccia chiamata così perché strisciatia forza con le dita), accompagnati da pane conle mandorle e pettole (pasta lievitata fritta conalici); Come dolci i calzoncelli (panzerotti frittiripieni di salsa di ceci o castagne lesse) e i dol-cetti di Natale.

CalabriaComincia a S. Luciala lunga maratonache porta alle Festività

L’odore aspro dell’olio fritto, misto a quello

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della cannella, che si spande per le strade e i vi-coli dei centri storici della Calabria, avverte cheil Natale è alle porte. Fare i cullurielli è uno deitanti modi tradizionali di festeggiare la venutadel Messia; secondo l’usanza, solo alle famigliepovere e a quelle a “lutto” non è consentito talelusso.Questo rito si svolge solitamente anche ilgiorno di Santa Lucia, giorno importante e difesta nella tradizione calabrese, preceduto dauna vigilia “di magro”, molto simile a quella diNatale.A Corigliano sono da segnalare nel menu le“trìdici cosi”: tredici varietà di frutta, fra le qualinon dovevano mancare lupini, corbezzoli e mir-tilli. Per l'occasione si spillava il vino nuovo.La tradizione a tavola viene rappresentata dallaminestra in brodo di cappone, dalla pasta china(lasagne o grossi maccheroni rigati al forno far-citi con polpettine di vitello, salame piccante,provola dolce, caciocavallo e pecorino), stoc-cafisso con la “ghiotta” (sughetto di olio, ci-polla, pomodori, olive, capperi e uvetta)capretto e vrùocculi nìvuri ammullicàti (broc-coli conditi con pepe nero, alloro, aglio e pangrattato).Per i dolci, la tradizione propone i quazunìelli(calzoncini ripieni di uva passa, noci, mostocotto e cannella) e pitta 'mpigliata.

SiciliaIn Piazza del Popoloa Palermo, l'alberopiù alto della Sicilia

Le tradizioni musicali con-nesse alla celebrazione delNatale si sono mantenute inSicilia particolarmente vitali.Con canti, musiche strumen-tali e azioni drammatiche sitorna ogni anno a celebrare laNatività. Il periodo prepara-torio è la Novena di Natale,che in Sicilia viene allietatadai ciaramiddari (suonatori di

cennamella, una specie di oboe, anticamenteusato dai pastori). Durante il periodo natalizio,a Palermo, in Piazza del Popolo viene allestitosulla scenografica facciata barocca della Basilicadi S. Sebastiano l’Albero di Natale più alto diSicilia, e i presepi artistici degli "Iblei". Nel cen-tro storico si sussegue un circuito di presepi, edil presepe vivente. La stagione natalizia può esser intesa non sola-mente nel senso strettamente religioso legatoalla nascita di Gesù, o in quello puramente fol-cloristico, legato ai festeggiamenti effettuatinelle varie città come i presepi viventi, maanche dal punto di vista culinario legato alle ti-piche ricette isolane.A tavola brodo di gallina, sformato di anellinial forno con ricotta, pasta con le sarde, sarde abeccafico (ripiene di mollica, pinoli, bucce diarance, foglie di alloro e uva passa), insalata diaringhe e arance, carne con pancetta coppatacon contorno di sparaceddi e caponata.Mustazzoli (a base di mandorle, cannella echiodi di garofano), dolci di carne (vitello tri-tato finemente, mandorle abbrustolite, ciocco-lato fondente, cannella e chiare d'uovo) ecubbàita (torrone di miele con nocciole e man-dorle o pistacchi) gustati con vini siciliani comeZibibbo, Passito di Pantelleria e Malvasia delleLipari concludono le libagioni natalizie.

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SardegnaSuggestive emozioninei paesi che si trasformerannoin presepi viventi

Nell’entroterra di una Sardegna nota ai più perle sue incantevoli destinazioni balneari, si tra-mandano tradizioni natalizie dense di anticheatmosfere e sapori genuini. Gergei e Desulo nesono un esempio, con gli appuntamenti e glieventi dedicati al Natale. Vicoli, stradine inpietra, archi, cantine, granai e stalle del centrostorico si animano per ospitare l’evento e fannoda sfondo alla Palestina di duemila anni fa, quirappresentata dai personaggi in costumed’epoca, dalla ricostruzione delle ambientazioni,dai magici giochi di luce delle torce e delle fiac-cole e dai suggestivi “canti a cuncorde” di mu-sica sacra di gruppi di cantores locali. Adaccrescere la sacra suggestione, anche il pro-fumo degli incensi e il diffondersi degli odori ca-ratteristici del Natale: caldarroste, mandarini epiatti caldi tipici serviti ai viandanti. I visitatoriassistono così alla preparazione della pasta e allacottura del pane, alla battitura del ferro e allalavorazione del legno o ai giochi dei bambiniche scorrazzano per strada.Infine, tutta la comunità si riunisce intorno adun grande falò per scambiarsi gli auguri e con-sumare bevande calde e pietanze tipiche delNatale.

Sulle tavole sarde a Natale si possono gustareuna ricca varietà di salumi, salsicce e olive confinocchio selvatico tutte artigianali, così come

i culigiones de casu (ravioli ripieni di pecorinofresco, bietola, noce moscata e zafferano) con-diti con sugo di pomodoro e pecorino grattu-giato, gli immancabili gnocchetti al ragùd’agnello e come secondi, agnello o capretto ar-rosto con verdure e maialino sono la regola,gueffus (panini lievitati con noci, pinoli e can-nella assieme a mosto zuccherino) con patate.Come dolce, papassinas (noci e mandorle tri-tate, uvetta, buccia d'arancia, semi di anice esapa, mosto cotto), aranzades (striscioline dibucce d'arancia lavorate con il miele), sfrisgiòli(frittelle al miele), torrone di Tonara alle man-dorle, alle noci, alle nocciole, seattas (ravioloniripieni di un particolare formaggio fresco frittie ricoperti di miele liquido). Il tutto innaffiatoda Cannonau, Vermentino e come digestivo unbuon Mirto o un o Filo ‘e Feru (grappa locale)rigorosamente fatti in casa.

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pende dal periodo di tempo a disposizione e sopratutto daifondi a disposizione. Una volta, il massimo del trendy eradi andare nei Paesi caldi, per spezzare i rigori dell'invernoitaliano e dove si potevano fare i bagni di mare e prenderela tintarella fuori stagione. In alternativa, le stazioni scii-stiche per i patiti degli slalom e delle discese libere.Ora, c'è una diversificazione delle mete. Partiamo dagliamanti della cultura, pronti ad invadere le città d'arte, ca-paci di offrirti nello stesso tempo divertimento e musei.Londra, Berlino, Parigi, New York, Amsterdam, Barcellona,Firenze, Venezia e Roma vanno per la maggiore, anche per-ché si può vivere il brindisi di mezzanotte nelle piazze deicentri storici, addobbate in maniera straordinaria, ascol-tando qualche bel concerto e alzando i calici con personeche non conosci tra un fuoco d'artificio e l'altro. Chi, invece, non ama troppo il frastuono e l'eccessiva con-fusione, sceglie la campagna, grazie ai numerosi ed attrez-zati agriturismi, che hanno invaso la nostra Penisola. InUmbria e Toscana ce ne sono di bellissimi e suggestivi daun punto di vista naturalistico. Alcuni, per gli ambienti, ilservizio e la cura dei particolari, possono competere conalberghi stellati, offrendoti in più una libertà e un'informa-lità che qualsiasi hotel non ti concede. In Toscana, i migliorisi trovano nella Provincia di Siena, cioè San Gimignano,Pienza, Volterra, Montalcino e Cortona in Provincia di

Natale, Capodanno, Epifania: il bello della festa. Edè festa per tutti. Per i più piccini, per i grandi, che aloro vota ritornano ad essere “piccini”. Una specie dieffetto domino o, se preferite, magico, per via di unaserie di ricorrenze che ti prendono dentro, anche perla particolarità dell'atmosfera che si respira nell'aria,dovuta anche dal fatto che tutti noi stiamo più in-sieme. Per due settimane ci si dimentica di tutto, si bada dimeno a risparmiare, anche per chi nel corso del-l'anno ne è giocoforza costretto. A tavola, i piattidella tradizione non mancano, così come sotto l'al-bero non mancano regali e regalini. E, a Capodanno,in tanti fanno le valigie e si mettono in viaggio perbrindare all'arrivo del nuovo anno “fori porta”. No-nostante la crisi economica, che investe pratica-mente tutto il mondo, le agenzie di viaggio, di questitempi, possono finalmente sorridere. I clienti nonmancano, nonostante ci sia la pesante concorrenzadelle offerte di viaggio che si possono trovare su in-ternet. Più convenienti, ma meno garantite. La voglia di festeggiare la mezzanotte lontano dacasa è diventata ormai quasi un'abitudine, ancheperché viaggiare è sempre più una delle passionidegli italiani.Le mete preferite? Tante e per tutti i gusti. Molto di-

Mare, neve, città d'arteil Capodanno piace “fori porta”

IL FATTO

Valeria CaroselliS&G

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Arezzo, tanto per citare località che molti conoscono,che in più offrono in alternativa degli eleganti casalidi varie grandezze, capaci di ospitare anche nume-rose comitive a prezzi veramente contenuti. Bastafare un giro in internet (ville in Toscana. it) e avretesoltanto l'imbarazzo della scelta. In Umbria, moltofrequentate sono le zone circostanti a Todi, Assisi,Gubbio, Spello e Città di Castello.Queste soluzioni hanno un altro vantaggio: quellodi trovarsi vicino a centri storici importanti da visi-tare, riuscendo ad unire l'utile al dilettevole, che poisi estende anche a livello gastronomico. Ovunque, inquesti territori si riesce a gustare un'ottima cucina ti-pica con poca spesa. Chi vuole fare un tuffo al mare, le richieste maggiorivanno per le Canarie, dove è praticamente estatetutto l'anno, il Kenia e le coste del Mar Rosso. Sonopiù vicine e i costi sono relativamente più bassi ri-spetto a chi, invece, ha la possibilità di raggiungerele più gettonate località caraibiche, le Maldive nel-l'Oceano Indiano, Mauritius e le Seychelles, dove icosti sono molto elevati oltre a dover avere un belpacchetto di giorni a disposizione. Abbiamo parlato di mare, ma anche la montagna

riesce a mantenere il suo fascino, anche in virtù delle favo-revoli (si fa per dire) condizioni atmosferiche, che già a no-vembre hanno abbondantemente imbiancato lemontagne e le piste da sci. Le Dolomiti, come al solito, re-gistrano il tutto esaurito. Non soltanto per le sue splendidemontagne e la bontà dei servizi, ma anche per quella retedi piste che toccano vari centri, fino a creare un circuito cheti permette di sciare sempre su piste diverse e per giunta,accessibili a tutti, bravi e meno bravi. I prezzi variano dai500 agli 800 euro per una settimana di pensione completa.Alcuni, nel pacchetto, inseriscono anche lo sky pass. Chenon è poca cosaA completare il quadro del brindisi “fori porta”, ci sono lecrociere. Numerose quelle che toccano le maggiori cittàportuali del Mediterraneo. Ma qui la richiesta, secondo gliultimi dati, è minore per via delle condizioni atmosfericheche non sono proprio ideali per una vacanza in nave equelle del mare, che di questi tempi è sempre piuttosto “ar-rabbiato”. Certo ci sono anche crociere nei Caraibi. Ma ilcosto, al quale occorre aggiungere anche quello del voloper arrivare al porto di partenza, è roba per ricchi.Quindi, a questo punto, non resta che scegliere, il ventagliodelle offerte è molto ampio. Dipende tutto dal portafoglio.

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SAPORE DI VINO

Fabrizio Gulini

Con lo champagne sono state varate migliaia dinavi, si è brindato ad innumerevoli matrimoni,sono stati festeggiati miliardi di Capodanno intutto il mondo, in ogni Gran Premio di auto e dimoto decine di litri di spumeggianti bollicine ven-gono shakerate per festeggiare il vincitore. Sonoconvinto che ogni lettore ha almeno una storia daraccontare legata alle bollicine francesi… ma so-prattutto, quando dobbiamo regalare una bottiglia,la nostra scelta su quale tipologia ricade? Ahimé,sullo champagne e per quale motivo? Perché pertutti, anche per i meno ferrati sull’argomento, lochampagne è da sempre sinonimo di qualità ed ele-ganza a prescindere dall’etichetta.Ma questo è sempre vero? La risposta è: No. Questonon significa che sia un prodotto da evitare, mache dobbiamo conoscere e provare le alternativein commercio che spesso, a parità di prezzo, sonoqualitativamente superiori.Ci sono alcuni territori in Italia altamente vocatialla produzione di spumanti di qualità, le cui quan-tità sono limitate dalla volontà dei produttori stessidi mantenere un alto livello qualitativo. Il mondo delle bollicine francesi, invece beneficiaancora dei venti favorevoli della grande azionecommerciale fatta nei secoli scorsi e la qualità nonriesce più a reggere il passo alla domanda semprecrescente dei mercati d’oriente.Ci sono ovviamente degli champagne di altissimolivello, alcuni di questi realizzati da piccoli vigne-rons e di conseguenza non è facile reperirli fuoridalla zona di produzione, altri invece più cono-sciuti sono i prodotti d’elite delle grandi maison dechampagne, che tendono a preservare un alto li-vello qualitativo, ma per poter deliziare il palatocon queste suadenti bollicine, bisogna essere dispo-sti a spendere parecchi euro.

Per poter conoscere lo spu-mante occorre prima ditutto far chiarezza sulla na-scita di questa spumeggiantebevanda. Se qualcuno vi chiedesse chi ha inventato lo champagne,cosa rispondereste? Probabilmente Dom Pérignon, che è il nome che subito saltain mente. In questo caso avreste indovinato solo in parte, inquanto se vi riferite all’artefice, che nel 1668 nell’Abbaziadi Hautvillers ha creato lo champagne, avreste ragione. Mase vi riferite alla scoperta del vino con le bollicine, allora sa-reste in errore, perché il primo vino fermo che fortuitamentesi trasformò in vino frizzante fu scoperto nel 1531 (quindiun secolo prima di Dom Pérignon) dai frati benedettinidell’Abbazia di Saint-Hilaire a Limoux, un paesino dellaFrancia meridionale a ridosso dei Pirenei, dove ancora oggisi produce un freschissimo spumante, la Blanquette de Li-moux Méthode Ancestrale. A conferma di quanto scritto,nei registri dell’Abbazia si ha traccia che Dom Pierre Péri-

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E’ TEMPO DI CHAMPAGNEMA LE BOLLICINE “ITALIANE”

PIACCIONO SEMPRE DI PIÙ

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gnon si recò in visita a Saint-Hilaire per apprendere latecnica della rifermentazione in bottiglia. Notizia accu-ratamente celata per non sfatare il mito del preziosochampagne e del marchio ad esso associato. Inoltre, concedetemi un pò di sano campanilismo, manon posso non ricordare che nel 1622 (quindi 50 anniprima di Dom Pérignon), un medico di Fabriano, cheall’anagrafe rispondeva al nome di Francesco Scacchi,dedicò un intero capitolo del suo libro “De salubri potudissertatio” (Dissertazione sulle bevande salutari) ai vinifrizzanti ed alle sue benefiche peculiarità.Ma come dicevo prima, anche se non si può attribuire alui la scoperta delle bollicine, l’abate di Hautvillers haavuto un ruolo chiave nella nascita dello champagne. Alui, infatti, va il merito di aver creato la cuvée, ovverol’arte di miscelare diversi vini fermi con i quali poi si rea-lizzerà lo champagne.

Il metodo produttivo dello Champagne è analogo aquello di tutti gli spumanti Metodo Classico. Quindi ilprocedimento che dà origine ai nostri Franciacorta, Ta-lento ed Alta Langa è il medesimo che viene utilizzatoper le bollicine francesi. Il Metodo Classico, consiste nella produzione delle bol-licine tramite rifermentazione in bottiglia. Si ottiene, imbottigliando una selezione di vini base vi-nificati in bianco (la cuvée), alla quale si aggiunge zuc-chero di canna e lieviti. Questa miscela, chiamata liquerde tirage, permette grazie all’azione dei lieviti, di trasfor-mare lentamente lo zucchero in alcol e anidride carbo-nica in una fase, che prende il nome di presa di spuma.La bottiglia viene chiusa con un tappo a corona (quellodelle birre) e posta in cataste dove inizia la formazionedelle bollicine. Questo processo dura parecchi mesi evaria da produttore a produttore, con un minimo di 15mesi imposti dal disciplinare francese per lo champagne.In Italia, in Franciacorta, i produttori si sono autoimpo-sti un periodo di maturazione sui lieviti, non inferiore a18 mesi, la maggior parte di loro ne attende 24, ma moltiarrivano addirittura a 60 mesi!! Una volta che tutto lo zucchero è stato trasformato ed èterminato il periodo di riposo sui lieviti, per poter ren-dere commercializzabile la bottiglia, occorre espellere ilieviti. A tale scopo la bottiglia viene posta sulle pupitre,dei cavalletti forati dove la bottiglia viene inserita dal

Selezionati per voiChampagne Reserve Grand Cru André Beaufort

André Beaufort è un piccolo vigneron de Champagne, cheproduce i suoi vini utilizzando tecniche di agricoltura bio-logica, nel pieno rispetto del territorio. Questo ChampagneGrand Cru, colpisce per la grande finezza che nulla ha dainvidiare alle etichette più blasonate. Profumi freschi ed im-mediati che ricordano la pesca gialla, gli agrumi e i fioribianchi ai quali si aggiungono riconoscimenti più complessie caldi di miele e burro. Uno champagne dalle bollicine cre-mose e carezzevoli che non manca di finezza ed eleganza.Prezzo in enoteca: 60 euro

Franciacorta Brut Cuvée Prestige Ca’ del Bosco

Una grande azienda italiana che è l’avanguardia della no-stra realtà spumantistica più rappresentativa: la Francia-corta. Olfatto orientato su note dolci di fiori d’acacia, ananase frutti tropicali, affiancati da ricordi di panetteria e crostadi pane conferiti da un affinamento sui lieviti di ben 28mesi. Un Franciacorta classico, equilibrato e piacevolmentefresco. Ottimo anche come aperitivo o in accompagna-mento a canapè al salmone.Prezzo in enoteca: 24 euro

Trento Brut Domini – Abate Nero

Un bella realtà trentina dedita alla realizzazione di spumantimetodo classico dal 1975. In questa bottiglia accattivantisensazioni fruttate di lime, agrumi, ananas, mela e nespola.Uno spumante avvolgente e di grande morbidezza, bilan-ciato da una straordinaria freschezza. Grande persistenza.Un periodo di maturazione sui lieviti di 36 mesi. Da abbinaread un antipasto di polpo e patate. Prezzo in enoteca: 25 euro

Alta Langa Metodo Classico – Bera

Un spumante raffinato caratterizzato da una grande mine-ralità ingentilita da sentori di agrumi, mela e piccoli sbuffidi pasticceria. La lunga persistenza sui lieviti gli conferisceprofumi di sottobosco e terra bagnata. Elegante perlage e grande freschezza ne fanno uno spu-mante versatile, che può essere utilizzato a tutto pasto oper accompagnare delle profumate tagliatelle ai funghi por-cini. In affinamento sui lieviti 60 mesi. Prezzo in enoteca: 16 euro

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Chiaramente attendere 24, 30 o 60 mesi, significa avere unasuperficie di stoccaggio non indifferente, perché le bottigliesi accumulano, vendemmia dopo vendemmia, prima di es-sere commercializzate. Ogni anno vengono vendute 300 mi-lioni di bottiglie di champagne, contro gli 11 milioni diFranciacorta e questi numeri chiariscono la scelta di moltiproduttori di champagne per una presa di spuma minima im-posta dal loro disciplinare. Ma questa non è l’unica conse-guenza qualitativa, l’altra la più grave è che purtroppo laproduzione di champagne tende ad aumentare sempre di piùin funzione della richiesta sempre crescente di bollicine fran-cesi da parte dei mercati emergenti quali Cina ed India. Perfar fronte a questi numeri, si ricorre alla meccanizzazionequasi totale, ma il vero problema è che i terreni non bastanopiù ed allora si aumentano le rese per ettaro, da cui derivanoprodotti più diluiti e poveri di profumi e quando anche que-sta è arrivata al limite allora si aumentano le superfici vitate,anche la dove fino all’anno prima non si riteneva opportunopiantare uve atte a divenire champagne… e questo significache noi compriamo delle bottiglie di un prodotto sempre piùinsapore e debole di struttura, solo perché sopra c’è un eti-chetta con su scritto C H A M P A G N E e magari paghiamo30 euro una bottiglia, che ce la passano come superofferta,per un prodotto che ne vale la metà o anche meno.

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collo. Qui con abili movimenti giornalieri che ruo-tano ed inclinano la bottiglia fino a portarla in po-sizione verticale, nel giro di qualche decina digiorni, i lieviti finiscono a ridosso del tappo e pos-sono essere espulsi. Questo lavoro, chiamato re-muage, è svolto nelle piccole aziende damanodopera specializzata, mentre nelle grandimaison si utilizzano ormai le gyropalette, dellemacchine che ruotano e scuotono casse contenenticentinaia di bottiglie. L’espulsione dei lieviti è unprocesso chiamato sboccatura o degorgement e puòavvenire manualmente à la volée, un processo im-preciso e che richiede grande abilità o con macchi-nari che congelano lo spumante a ridosso del tappoe permettono di espellere il blocco ghiacciato con-tenente i lieviti, permettendo un lavoro più precisocon un elevato risparmio di prodotto. A questopunto una volta colmata la bottiglia, quest’ultimapuò essere tappata con tappo di sughero ed èpronta per la commercializzazione.Nel risultato finale, oltre alla qualità delle materieprime, influisce moltissimo il tempo di matura-zione sui lieviti. Tanto più lungo è il processo equindi lento, tanto più lo spumante sarà ricco diaromi olfattivi conferiti da questa attesa.

RISOTTO ALLO CHAMPAGNE

Ingredienti per 4 persone: 320 gr di riso, 2 scalogno, 250ml di champagne, 1 litro di brodo vegetale, 3 cucchiai dipanna da cucina, 20 gr di parmigiano, olio extravergined’oliva, sale. Preparazione: Preparare il brodo vegetale. Far appassire lacipolla sbucciata e tagliata a velo in una casseruola conl’olio. Appena la cipolla sarà ben dorata, aggiungere il riso,mescolare con delicatezza in modo da farlo tostare unifor-memente. Bagnare il riso con metà dello champagne.Quando lo champagne sarà sfumato, completare la cotturadel risotto aggiungendo il brodo caldo un mestolo alla voltaalternato al restante champagne. Aggiustare di sale e sempremescolando, cuocere il riso versandoci sopra costantementedel brodo, avendo cura di non lasciarlo mai asciugare. A cot-tura ultimata (20 minuti circa) togliere la casseruola dalfuoco, aggiungere la panna, il parmigiano e mantecare il ri-sotto. Aspettare un paio di minuti prima di servire, in modoche il riso riposi e i sapori si fondano meglio.

La Ricetta

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S&GIdee RegaloQuando si parla di elettrodomestici per la casa ormai si deve anche parlare di ecologiae di risparmio energetico. Un’Azienda sempre attenta alle esigenze del pubblico, siaper quanto riguarda la qualità sia per la classe energetica dei propri prodotti è senz’altrola Miele. Puoi trovare tutta la gamma degli elettrodomestici nel Miele Center di Romain Via Baldo degli Ubaldi, 258.www.m i e l e r oma . i t

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Minestra d’arzilla e broccoliTempo di preparazione: 1 ora

Ingredienti (per 4 persone)800 g di arzilla (Razza chiodata), 500 g di broccoli romaneschi, 100 g di pomodori agrappolo, 150 g di pecorino grattugiato, 1 uovo intero, 1 cipolla, 1 sedano, 1 carota,80 g di spaghetti, Olio EVO q. b., Olio di semi, Sale e pepe, 2 cucchiai di pan grattato, 4stampini da creme caramel in alluminio, Burro e Farina

ProcedimentoPreparate il brodo con le verdure (sedano, carote e cipolla) tagliate gros-solanamente e la razza, mettendo tutto in una casseruola con acquafredda. Coprite e cuocete per 30-35 minuti, filtrate e mettetelo da parte.Nel frattempo cuocete i broccoli in acqua salata per circa 15 minuti ,scolateli e frullateli con un mixer aggiungendo il pecorino, l’uovo intero,sale , pepe e pangrattato. Versate negli stampi, precedentemente im-burrati e rivestiti con la farina, riempendoli fino al bordo, Cuoceteli alforno a 170° per 25 minuti. Cuocete gli spaghetti a metà cottura, scola-teli e friggeteli in abbondante olio di semi. In questo modo possiamoricavare dei nidi , arrotolando gli spaghetti con una forchetta all’internodi un mestolo prima di immergerli nell’olio bollente. Impiattate il brodocaldo con al centro lo sformatino di broccoli e il nido di spaghetti fritti.

Pa ng ia l l o, i l “pa ne ttone” de ll a tra di zion e dei Ca stel l iTempo di preparazione: 45 minuti

Ingredienti (per 4 persone)80 g di uvetta, 50 g di mandorle, 50 g di nocciole, 50 g di pinoli, 50 g di noci, 75 g di arance candite, 50 gdi cioccolato, 120 g di farina, 120 g di miele , 50 g di zucchero a velo, 1 pizzico di pepe

Per la copertura1 bustina di zafferano, 1 cucchiaio d’acqua, 1 tuorlo, 20 g di farina, 20 g di zucchero a velo

ProcedimentoSciogliete in un pentolino il miele con un cucchiaio d’acqua, aggiungete lo zucchero a velo e mesco-late fino a raggiungere il bollore. Fate sciogliere il cioccolato e versatelo in una ciotola capiente, ag-giungendo l’uvetta, le mandorle, le nocciole, i pinoli, le noci e le arance candite. Amalgamate il tuttoinsieme alla farina e un pizzico di pepe, versate tutto il composto nel pentolino con il miele, mescolatee fate cuocere per un minuto. Ricavate con il composto dei piccolipanetti della grandezza desiderata, adagiateli su una teglia daforno rivestita con carta oleata. Preparate, la copertura, sciogliendolo zafferano nell’acqua ed aggiungendolo al tuorlo sbattuto conlo zucchero e la farina. Spennellate i panetti con la crema ottenuta,Infornate per 25 minuti a 170°. Una volta pronto, fatelo raffreddare,quindi, tagliatelo a fettine e servitelo, accompagnandolo con unbicchiere di “Romanella”, vino frizzante dei Castelli Romani.

per una vigilia “alla romana”

Le Ricette

di Gabriele ZaniniIN CUCINA CON S&G Gabriele Zanini

S&G

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IN CUCINA CON S&G

Il piccolo grande regno del gustoe della salute della “massaia” filosofa

Quando Deborah Previti, veneta di nascita, calabrese di ori-gine, romana di adozione, laureata in filosofia, ha scopertoche trafficare tra i fornelli era la sua vera passione, si trovavain Irlanda. Faceva l'aiuto cuoco in grande ristorante. E' statolì che è stata folgorata da un lavoro faticoso, ma che sentivasuo, tanto da riuscire a convincere la direzione a concedergliall'interno uno spazio, dove fare una cucina alternativad'asporto, d'impronta vegetariana. Nessuna remora verso la cucina tra-dizionale, soltanto il desiderio di soddisfare le esigenze di chi dovevacombattere con i problemi di intolleranza alimentare: allergie e celia-chia. E per riuscirci ha studiato, sperimentato e provato. “Io non sapevonulla di pasticceria vegan, ma ho imparato” dice con un pizzico d'or-goglio. Tornata in Italia, ha lavorato per un po' di tempo a Roma in winebar di Trastevere e poi ha fatto la capo cuoca in un asilo nido, lavorandoil biologico. E' stata l'ultima tappa, prima di tuffarsi nell'avventura so-litaria, cioè aprire un locale tutto suo, dove esprimere attraverso la cu-cina prevalentemente vegetariana, il suo concetto di ristorazione. Hascelto Albano, ha scelto un micro locale da 12 coperti e neanche unodi più, ha trovato un finanziamento favorevole e ha aperto “Le BioAl-chimie”. Ma prima di partire, occorreva trovare i fornitori giusti dove an-dare a fare la spesa. Perché, da subito, Deborah ha deciso di nonlavorare con la grande distribuzione biologica, ma soltanto con piccoleaziende in grado di fornire verdure fresche di qualità, coltivate semprebiologicamente, ma con l'amore che si deve alla terra pulita. Ci pensail suo compagno, Lucio Bernabei a fare la spesa e, a volte, le verdure leraccoglie lui stesso nei campi. L'olio extravergine d'oliva arriva da Ve-tralla, paese in provincia di Viterbo, le farine e i legumi, accuratamenteselezionati, dalle campagne del reatino. E' la sua filosofia (tanto per re-stare nel tema) ed anche la voglia di entrare a gamba tesa, come tienea sottolineare, in un territorio dove si fa una ristorazione dai sapori fortie con scarsa attenzione alla qualità. Naturale lo scetticismo iniziale cheha circondato questo locale così diverso, naturale la difficoltà di im-porsi. Ma è stata soltanto questione di tempo, perché quando si hannole idee chiare e tanta grinta dentro, alla fine il successo arriva. Cosa cheè accaduta. Ed è un successo personale, perché la nostra chef, anzi mas-saia come ama definirsi, per la cura che si prende dei suoi clienti, fatutto da sola nella sua cucina laboratorio. Dal pane, passando per lapasta fatta in casa e i tortini di verdure, ai dolci. Tutto senza glutine. Ne-anche un aiuto in cucina, ai tavoli ci pensa Lucio e quando occorreanche lei. Questo, grazie ad un organizzazione di stampo teutonico (èun suo punto fermo). In questo modo, riesce anche a preparare piattid'asporto per chi ha dei problemi. “Le BioAlchimie” è un locale a tempopieno, in quanto la sua attività non si sofferma al pranzo e alla cena.Parte dalla colazione del mattino intorno alle 10, prosegue con ilpranzo, che è a buffet al costo di 10 euro, continua con il the delle cin-

que e l'aperitivo del tardo pomeriggio, per concludersi conla cena, che va prenotata entro le 18. Se nessuno chiama,la cuoca-massaia tira giù la saracinesca. Lei non preparaa prescindere, in quanto nel suo locale vige la regola deltutto fresco e tutto espresso. Fatta eccezione per alcunipiatti, che sono i suoi cavalli di battalia, come la pasta alpesto siciliano di pistacchi, pachino e primo sale, le fettuc-celle di mais condite con fiori di finocchietto e olive e la

cornucopia ripiena di avocado e ortaggi di stagione. Glialtri piatti sono dettati dalla sua fantasia e da ciò che of-frono i campi. Il tutto innaffiato da vino rigorosamentebiologico con etichette locali e nazionali, ma ben selezio-nate. L'ultimo tocco: un digestivo analcoolico a base di li-quirizia. Una delizia.

Paolo Caprio

Le Bioalchimie - Bistrot BarVia San Filippo Neri 16 Albano Laziale (Roma)Tel. O6-94522158Riposo: domenica sera e lunedìFerie: agostoCarte di credito: tutte (no American Express)E-mail: [email protected]: www. Le bioalchimie.it

LE BIOALCHIMIE

SCELTO PER VOIS&G

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e più attivo il metabolismo, ricche di vitamina C, B, P e dimolti acidi organici e fibre. Le arance sono ottime per es-sere abbinate agli ortaggi, nella preparazione di intrigantiinsalate dal potere drenante. Mangiando questa gustosacombinazione come antipasto a pranzo, si avrà meno famee migliorerà il problema della ritenzione idrica.

Dal le arance al l imone. Ha effetto benefico in diversi casi: infezioni della gola, cat-tiva digestione, stipsi, febbre, cura della pelle. Aiuta a rin-forzare il sistema immunitario e purifica l’apparatodigerente. Bere un bicchiere di acqua calda con limone,prima di ogni pasto, è davvero un toccasana per il nostroorganismo. Ciò è dovuto alle componenti del frutto: vita-mina C, B, fosforo, proteine e carboidrati. Il limone contieneanche i flavonoidi, i quali contengono a loro volta elementiantiossidanti e proteine antitumorali. Il limone aiuta a pre-venire il diabete, la stipsi, l’ipertensione. Ricordatevi: il li-mone è un vero e proprio dono della natura..

Del mandarino non s i butta nul la !La sua buccia è piena di limonane, un antiossidante, che hala capacità di ritardare l’invecchiamento della pelle. Sem-pre dalla buccia si estrae l’olio essenziale di mandarino, ingrado di calmare l’ansia e di combattere l’insonnia e la ri-tenzione idrica. Molto ricco di vitamina C, essenziale permantenere reattivo e vigile il nostro cervello, il mandarinoè anche ricco di fibre, carotene, vitamine del gruppo B, A,ferro, magnesio e acido folico. E’ utile nei problemi dell’in-testino, previene il raffreddore e protegge mucose e capil-lari. Inoltre contiene calcio, potassio, indispensabili per lenostre ossa. L’olio essenziale di mandarino è utile anche percombattere la ritenzione idrica e gli inestetismi della cellu-lite. Si può effettuare un salutare massaggio sulle gambe.

I l p o m p e l m ova a stimolare la secrezione dei succhi biliari e gastrici,e inoltre ha notevoli doti digestive. Svolge un’impor-tante funzione depurativa del sangue ed è fortementediuretico. Ritengo doveroso sottolineare che, prima di

consumare il succo di pompelmo, occorre prestare atten-zione alle eventuali interazioni che esso può esercitare nei

Tempo d’autunno pieno. Tempo di sbalzi di tempe-ratura, di raffreddori, febbre e influenza. Proprioper questo, in questo numero vi elencherò un de-calogo molto utile per rinforzare il nostro corpo erenderlo pronto a rimanere sano. Perché la verafarmacia, ricordiamolo, è sulla nostra tavola…

Il cachi , ad esempio. E’ un ottimo espediente per iniziare l’autunno.Frutto altamente energetico, sconsigliato a chi sof-fre di diabete ed obesità, ma raccomandato in casodi inappetenza, stress psicofisico, in caso di intensaattività sportiva, in quanto vitaminizzante e rimi-neralizzante. Tra i sali minerali contenuti, il pri-mato spetta al potassio, che gli conferisceproprietà diuretiche, ma sono presenti fosforo,magnesio, calcio e sodio. Considerevole la quantitàdi vitamina C. I pigmenti ( licopene e xantine ) agi-scono sinergicamente con la provitamina A, poten-ziandone l’azione finale ( antiossidante ) in terminidi prevenzione delle malattie cardiovascolari. Ilcachi esercita da ultimo un’attività protettiva neiconfronti di milza, pancreas, stomaco ed intestinotenue.

Novembre è la stagione ideale per gustare gliagrumi, in particolare le arance, ottime alleate permantenere il peso-forma. Sono una grande fontedi antiossidanti, che rendono più forte il si-stema immunitario

Ricordatevi sempre, la vera farmacia è la nostra tavola Claudia Formisano

La naturopata

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confronti dei medicinali, in particolare quelli contro la pres-sione alta e gli ansiolitici. Spesso si tratta di interazioni mi-nime, ma in alcuni casi possono disturbare la cura di questeimportanti patologie. A parte questa controindicazione, e glialtri benefici, è un alimento che, se consumato una volta algiorno, aiuta a perdere peso. E’ efficace contro alcuni tipi dibatteri, virus influenzali, muffe, lieviti, e virus che portano allacomparsa di herpes. In sintesi…uno degli antibiotici più po-tenti in natura. Contiene vitamina C, B, A, magnesio, potassioe tante fibre. Al mattino una bella spremuta di pompelmocontribuisce a proteggersi meglio contro i mali di stagione.

La castagnaè nota fin dall’antichità come Ghianda di Zeus, per le sue mol-

teplici proprietà nutritive e terapeutiche. E’ ricca di fibre, car-boidrati e potassio, nonché di una serie di vitamine A e B ot-time contro le anemie ed i cali della pressione sanguigna.I suoi sali rappresentano un valido aiuto per l’organismo, inquanto contengono fosforo, calcio e ferro. Il consumo dellacastagna è molto utile per rafforzare la muscolatura e combatterel’inappetenza erappresenta un ottimo ali-mento per bambini, anziani, e convalescenti.

bito e sciacquatevi la bocca, perché all'interno del noccioloci sono tracce di cianuro, un composto che disabilita la ca-pacità del sangue di trasportare ossigeno al corpo.MELA: l'ingestione elevata di semi può provocare addi-rittura la morte, essendo ricchi di amigdalina, un compostotossico che libera acido cianidrico, la cui ingestione può pro-vocare intossicazione ed avvelenamento di elevata entità.UVA: è un frutto ricco di antiossidanti naturali, validoaiuto contro il cancro, insufficienza venosa coronarica,edema, ipertensione e colesterolo alto.I semi contengono vitamina E, flavonoidi, acido linoleico.Il pericolo più grande, può arrivare dagli estratti dei semi epuò colpire le persone che stanno assimilando anche anti-coagulanti.ANGURIA: I semi dell'anguria sono una fonte di vita-mina E. In quantità eccessive i semini sono difficili da di-gerire, potrebbero causare stipsi, mentre, se masticati,libererebbero alcune sostanze (principi attivi di natura glu-cosidica) che potrebbero causare diarrea e dolori addomi-nali.PESCA-ALBICOCCA: sono semi ricchi di fibre alimen-tari e proteine. Non hanno colesterolo e contengono vita-mina E e grassi monoinsaturi. Ma contengono, come lamela, all'interno amigdalina, che come abbiamo visto primaè tossica.

Spesso mangiando la frutta, capita di ingerire qualchesemino per errore. Non ci facciamo granché caso,anche perché spesso viene ingerito insieme alla polpa.Invece, vi consigliamo di fare maggiore attenzione,perché ve ne sono alcuni che fanno male al nostro or-ganismo. Ma riguarda soltanto alcuni frutti, mentrealtri, invece, possono farci bene. Andiamo per ordineed esaminiamo i frutti in questione.LIMONE: è meglio evitare di ingerirli. Di solito ven-gono usati per la realizzazione dei detersivi da cucina.MANDARINI: ecco un seme che fa bene alla no-stra salute. Sono ricchi di vitamine, utili perciò perrinforzare il nostro apparato immunitario contro lemalattie invernali.ARANCE: possiamo considerarli alla stregua di unsalvavita. Fa bene il loro succo, fanno molto beneanche i semi contenuti nei loro spicchi. Oltre ad esserericchi di vitamine, se ne estrae un olio che contieneacido oleico, che combatte le malattie cardiache,quello linoleico, ricco di omega 3.MELOGRANO: fanno bene alla salute perchéhanno proprietà anticangerogene. Inoltre sono ricchidi potassio, di vitamine A,B,C e K e sono utili perabbassare il livello di colesterolo ed inibire le malattiecardiache.CILIEGIA: nei noccioli è presente l'amigdalina,spesso chiamata vitamina B 17, che è tossica. Anchese recenti studi hanno dimostrato che potrebbero averedegli effetti benefici nella prevenzione dei tumori. Peròevitate di masticarli e dovesse accadere eliminateli su-

Attenzione ai semi della fruttaci sono quelli che fanno male

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CuriositàS&GRIVALUTIAMO IL CAFFE'Una ricerca della Harvard School of Public Health ha confermato che il caffè scoraggia il tumore della pelle.Ma è anche un ottimo aiutante nelle diete dimagranti. Infatti la caffeina accelera il metabolismo, stimolandoil sistema nervoso e cardiovascolare, aumentando il flusso del sangue ed il battito cardiaco per qualche ora.

ORIGANO ANTIDOLORIFICOL’infuso di origano si prepara con una manciata di sommità fiorite in una tazzadi acqua calda. Si lascia in infusione per un tempo variabile a seconda dello scopo. Per favorire la dige-stione e conciliare il sonno bastano 2 minuti. Lasciato in infusione per 5 minuti, si ottiene un antidolo-rifico naturale, utile contro il mal di stomaco, il mal di testa e i dolori causati dal ciclo mestruale.

VEGETALE NON SIGNIFICA SALUTARELeggi l’etichetta di snack e merende: se contengono olio vegetale non si trattadi olio extravergine di oliva. Gli oli vegetali, di arachide, girasole, mais, sonoestratti con solventi chimici e, come la margarina, contengono i grassi idrogenatio trans, molto dannosi per la salute. Gli oli vegetali non sono più leggeri dell’oliod’oliva: sono solo decolorati, privi di aroma e senza sapore.

UVA INGREDIENTE ...DI BELLEZZAL’uva è ricchissima di zuccheri, minerali utilissimi come calcio, magnesio, potassio, ferro, iodio, di acido fosforico,silicio e vitamine B1, B2, e PP. E' un ricostituente del sistema nervoso, un toccasana per pelle e capelli; non acaso, l’uva è protagonista di moltissimi trattamenti di bellezza. Le sostanze anti-invecchiamento sono nellabuccia e nei semi che sono preziosi se li mastichi: migliorano le difese contro le malattie e l'influenza.

RISTRUTTURANTE A BASE DI FAGIOLICon i fagioli fai scorta di ferro, ma soprattutto di silicio che migliora l’elasticità della pelle e la re-sistenza degli annessi cutanei. Per il contenuto in vitamina C e B1, ferro, potassio, silicio e calcio,i fagioli lessi sono il miglior ristrutturante per contrastare la caduta di capelli, la fragilità delleunghie, ma anche per la salute della pelle nella psoriasi e nelle dermatiti.

ALIMENTI CHE CONCILIANO IL SONNOA cena, un piatto di pasta o riso è un ottimo modo per aumentare la serotonina, dacui deriva la melatonina -l’ormone del sonno -e affrontare serenamente il riposo notturno. Anche le patate ne sono ricche, insieme atanto potassio che, in più, rilassa i muscoli di tutto il corpo. Alla tua cena, aggiungi un frutto come la banana,ricco di potassio e magnesio, oppure la mela che, sotto la buccia, nasconde una sostanza con proprietà sedative,simile al bromuro.

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Nell’ultimo numero di Senso & Gusto vi abbiamo illustrato il nuovotema che abbiamo scelto per il proseguo della rubrica dedicata albuon bere.Lo abbiamo fatto conoscendo il Vermouth, vino aromatizzato efortificato, ottimo aperitivo.Per dare spazio ai moderni, coloratissimi e dai finti sapori esotici,prodotti dell’industria liquoristica di massa, le bottiglie di ver-mouth sono finite per anni nel dimenticato e venivano usate dapochi nostalgici. Fortunatamente per loro, il vermouth si sta pren-dendo una rivincita prepotente tra le mani dei baristi durante gliultimi anni. Così più aziende hanno reintrodotto altri prodotti oaggiornato quelli che già funzionavano. Il vintage, il retro, è tor-nato alla luce. Dalla moda, al design passando per il bar, oggi si èsempre alla ricerca dell’accessorio, dell’oggetto, dell’ingredienteappartenente al passato che renda moderno un vestito.

Questione di stile dicono. Per il mese di dicem-bre, che cade in coincidenza con le feste na-talizie e di fine anno, avevamo deciso con laredazione di saltare per un mese la rubrica edi regalarvi due ricette, una per la vigilia diNatale e una per il veglione di fine anno, perconcederci anche noi dei momenti di festa emagari di riposo.Ma chi fa questo lavoro e magari lo fa da piùdi tempo di me, sa bene che non esistonofeste o giorni rossi sul calendario, quindi hopensato di unire le due cose. Presentandovioggi un liquore tipico italiano, piemonteseper la precisione, quasi scomparso dallascena, ma non del tutto: è il Frangelico chevede apprezzamenti in dati di consumo alnord Europa e praticamente ignorato qui inItalia, ma particolarmente amato da me concui abbino le due ricette, augurandovi buonefeste.A Canale in provincia di Cuneo si raccoglieuna varietà di nocciola chiamata nocciolatonda gentile. Nota per essere più grande,paffuta senza sapore amaro tipico delle noc-ciole. Il loro sapore dolce è il motivo per cuisono così ricercate anche dalla alta pasticce-ria di fama internazionale e mondiale per ri-cette popolari come creme di gianduia alcioccolato. Le nocciole coltivate nelle Langhe,una zona di colline rurali e pittoreschi villaggi

Alla riscoperta del Frangelicogradevole digestivo per Natalee buon aperitivo per il fine anno

AMARCORDSimone Francini

S&G

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per tutta la famiglia. Il drink appunto è un drink caldo e corrobo-rante, dolciastro e che ha vari sentori mandorlati, nocciolati, difrutta secca candida tipica del panettone, costruito in una teierae servito in tazze da the.Per l’aperitivo di Capodanno, invece, si ha sempre voglia di utiliz-zare una bollicina per iniziare e finire la serata di fine anno e anchenoi non ne saremo immuni al suo fascino della bollicina per la se-rata. Un drink dolciastro e aspro con la bollicina che sprizza brioper tutta la bevuta, note d’arancia dolce e asprezza data dal me-lograno, accompagnata dalla morbidezza della nocciola.

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nel sud del Piemonte, sono utilizzati anche perottenere il distillato di Frangelico. Le nocciole to-state, una volta distillate con l'alcool, vengonomiscelate con altre preparazioni aromatiche tracui cacao, caffè, vaniglia, zucchero e altre infu-

sioni di erbe. Il concentrato viene miscelato conalcool puro, zucchero e acqua poi trasferito neitini per 6-8 settimane, in modo da affinare iltutto, dando una sensazione più morbida al pro-dotto finale. Secondo la ricetta segreta e trasfor-mate in più di 3 milioni di bottiglie di Frangelico

(fonte: sito ufficiale Frangelico),le bottiglie vengono etichettate elegate da un cordoncino, piu’ sudella “vita” della bottiglia, che ri-corda un frate e il cordone per le-

gare il saio. Il Frangelico è,quindi, un liquore alle noc-ciole molto dolce, ottimocome digestivo, ma azzar-dando anche come aperi-tivo, come vedremo nellaseconda ricetta.

Per il giorno di Natale,pregustando il freddo

che già si sta fa-cendo sentire, pro-pongo la ricetta di undrink da fare caldo

(volendo anchefreddo) che ri-cordi il sapore di

panettone, e che,come il the, sia un mo-mento di condivisione

AMARCORD

Digestivo di natale(per 4 persone)Nella teiera, mettete Kentucky Bourbon Whiskey (con-siglio Buffalo Trace) 200 ml, Frangelico liquore alla noc-ciola 80 ml, Cointreau liquore all’arancia 50 ml, Acquacalda a colmare. Nella tazza, una zolletta di zuccheroimbevuta con Peychaud’s bitter e Orange bitter (sosti-tuibili con Angostura e Buccia d’arancia) e se graditauna grattugiata di noce moscata.

Aperitivo di Capodanno(per 4 persone)In un flute adagiate una zolletta di zucchero imbe-vendola con del bitter al cioccolato. Aggiungete 30ml di frangelico, dei chicchi di melograno, una buc-cia d’arancia e del Prosecco già ghiacciato a colmare.

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Il nome scientifico è Euphorbia pulcherrima, ma tutti la cono-scono come Stella di Natale; è una pianta tropicale della famigliadelle Euphorbiacee ed in realtà ha ben poco da spartire con ilclima freddo della nostra regione. Ama quindi il caldo e non sop-porta temperature inferiori ai 15 gradi. Con quei colori così sgar-gianti e soprattutto la prevalenza del rosso e del verde, larendono adatta ad abbellire le nostre case. E’ una pianta origi-naria del Messico, dove cresce spontaneamente e dove, allostato selvatico, può raggiungere anche un'altezza fra i due e i quattro metri. In natura si presenta come un arbusto legnoso ca-ratterizzato da foglie colorate, dette brattee, il cui rosso richiamagli insetti impollinatori, ma sono spesso confuse con il fiore cheinvece è giallastro e poco vistoso all’apice dei rami. Delle Euphor-biacee, di cui fa parte la Euphorbia pulcherrima, se ne cono-scono ben 1770 specie in tutto il mondo e come molte di queste,una volta incisa, emette un liquido bianco irritante, facilmentearrestabile con un pizzico di terriccio nei tagli. Se si è venuti acontatto con le dita, è meglio non toccarsi la bocca o gli occhi.La stella di Natale è stata importata in Europa nell’800. Fu sco-perta, nel lontano 1520 dagli spagnoli di H.Cortès giunti nellacapitale aztzeca Tenochtitlán. Gli spagnoli la notarono tra i fiorie i frutti che erano utilizzati dagli Aztechi. Nel diciassettesimo se-colo, i missionari Francescani si stabilirono nel sud del Messico (Taxco del Alarcon). Tramite loro, questo fiore è divenuto per laprima volta parte di riti religiosi cristiani, quando veniva usatanelle processioni. Solo nel 1825 Joel Robert Poinsett, ambascia-tore degli Stati Uniti in Messico, ne portò alcuni esemplari nellasua casa, in Carolina, per iniziare a coltivarli ed è in suo onoreche assegnarono alla pianta il nome botanico: Poinsettia Pul-cherrima. La Poinsettia, presenta fo-glie verdi viene coltivata per le suelarghe brattee, di colore rosso scar-latto vivissimo, che accompagnanole infiorescenze. Ci sono anche dellevarietà orticole dalle brattee di coloridiversi, come ad esempio il biancoed il rosa. Questa pianta a forma distella, molto decorativa, è molto uti-lizzata a Natale, è in questo periodo

che il rosso delle brattee diventa molto intenso. Questa suapeculiarità rende questa pianta esotica ottima per ricordarela rinascita solstiziale. Nel linguaggio dei fiori, infatti, è ele-vata a simbolo di rinnovamento, buon auspicio, giovinezza.E’ ormai consuetudine anche in Italia regalarla a Natale, in-sieme al vischio e all’agrifoglio. Da studi fatti, pare che èutile da tenere in casa in quanto ha la proprietà di rimuo-vere i vapori chimici di alcune sostanze nocive dispersenell’aria degli ambienti chiusi. Le esigenze di questa pianta, che ha davvero poco in co-mune con il nostro clima invernale, sono il caldo e quinditeme le temperature inferiori ai 15 gradi, infatti da noi vienecoltivata nei climi miti della Sicilia e della Riviera Ligure;oltre a questo, non tollera gli sbalzi di temperatura e gli ec-cessi idrici: pertanto deve essere annaffiata regolarmentecon poca acqua a temperatura ambiente e solo quando ilterreno è ben asciutto. C’è da aggiungere anche che si trattadi una pianta, la cui fioritura avviene solo quando le gior-nate si accorciano, da metà dicembre fino a marzo. Non èun particolare di poco conto e chi ama vederla ben fornitaanche a febbraio, farà bene a tener presente alcuni accor-gimenti: a partire da fine settembre-primi di ottobre è benetenerla in luoghi con poca luce, per portarla all’esterno inprimavera. Per stimolarne la crescita è consigliabile concimarla con po-tassio e fosforo, soprattutto quando comincia a perdere lefoglie alla fine dell’estate. Se le foglie ingialliscono e cadono,vuol dire che soffrono di troppo calore, poca umidità e pocaluce, si può intervenire quindi spruzzando con acqua le fo-

glie. Da non posizionare vicino atermosifoni!Un consiglio: quando si spezza unramo, non buttatelo, ma poteterecuperarlo bruciando con un ac-cendino o scottandolo nell’acquabollente per cicatrizzare la “fe-rita”, quindi mettetelo in un vasocon l’acqua, fatelo radicare e poipiantatelo in vaso.

Una “stella”che colora e rallegrale nostre feste

M. Ma© Riproduzione riservata

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S&G

Addio lucette e palline colorateora l’albero piace farlo “strano”

Antonella Lamboglia

MODE & TENDENZE

© Riproduzione riservata

Cari lettori,questo mese vorrei dedicarlo al Natale, visto che manca davvero poco!L’albero di Natale, secondo la Storia è un simbolo che non dovrebbe maimancare in ogni casa, ma soprattutto per portare un po’ di felicità a tutti ibambini del mondo e di dare tranquillità a tutte le famiglie almeno neigiorni di festa; e poi, quale posto migliore per scartare i regali di Natale?Ma certo…sdraiati sotto il nostro fantastico albero!Facendo una ricerca sul web ho trovato alcune idee stravaganti proprioper realizzare l’albero di natale che piu’ ci piace, rendendolo particolare.Ci sono le classiche palline, i fili scintillanti, le stelline e i puntali. Cose giàviste e riviste, anno dopo anno, ma una cosa è certa: le proposte sono dav-vero tantissime, spesso molto economiche e anche particolarmente diver-tenti da realizzare, magari anche con la collaborazione dei bambini. Si potrebbe creare un albero di Natale decorandolo con degli origami, conle scatolette di cibo, con le foto dei vostri cari o dei vostri amici, con dei pu-pazzi di stoffa, con dei fiori colorati, con delle lattine di bibite varie, conaddobbi di perline, con nastri annodati come fiocchi, con gomitolini di lanacolorata, con dei cucchiaini d'argento, con le arance, con frutta secca, concioccolatini o caramelle. Insomma le possibilità sono davvero infinite,basta un po' di fantasia e un minimo di sano spirito natalizio.Pensate ad un albero decorato con le caramelle ,sarebbe meraviglioso,l’unico problema è quello di mantenerlo intatto fino al 6 gennaio.Tanti sono i modi per rendere il nostro Natale fantastico, basta un po’ difantasia, e per chi non l’avesse, ecco a voi alcune immagini che aiuterannoi pigroni ad avere in casa l’albero dei loro sogni.

Auguri!

Casali MargheritaL’eleganza che

ti distingue.

Casali Margherita

Casali Margherita

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Page 47: Senso & Gusto - Rivista Dicembre 2013

Casali MargheritaL’eleganza che

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IL CLIENTE È NEL SUO REGNO

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