Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri...

12
Periodico d’informazione culturale dell’Associazione “Gli Stelliniani” di Udine – Anno X – Numero 1 – Luglio 2011 Periodicità quadrimestrale – Spedizione in abbonamento postale – Articolo 2, comma 20/c, legge 662/96 – D.C.I. “UD” degli Stelliniani Buon compleanno, Italia! Seminario sul Risorgimento allo Stellini I l Risorgimento non è sol- tanto un mito da celebra- re, né il capitolo, seppure glorioso, di una vicenda conclusa. E non è neppure una mera sequenza di trat- tati e di battaglie. Certo, è anche quello, ma soprattut- to qualcosa d’altro: è il tem- po in cui un popolo ha pre- so coscienza della sua storia e della sua identità. In cui si è dato delle leggi ed ha co- stituito un’organizzazione civile, che hanno formato le radici del suo progresso so- ciale. Sono queste le conclusio- ni del seminario di studi in- serito nel Progetto “Diritto e Giustizia” 2011, l’annua- le appuntamento organiz- zato dagli Stelliniani con la collaborazione del Liceo Stellini e dell’Unione Italia- na Giuristi Cattolici. Nel- l’anno in cui si celebra il centocinquantenario del- l’unità nazionale, questo simposio non poteva che essere dedicato ad una ri- flessione storico-giuridica sul Risorgimento per co- gliere la portata dell’evento e l’attualità della lezione che esso ci consegna. Mai come oggi sentiamo la difficoltà di restituire al lettore l’importanza degli argomenti che sono stati af- frontati dai relatori, quan- do era ancora viva l’emo- zione per la festa del 17 marzo. E mai come oggi vorremmo che le parole scritte potessero rendere, almeno in parte, l’effetto sonoro, perché il momento più intenso della giornata è stato certamente quello nel quale il Coro degli studenti, presto seguito dall’intera aula magna, ha intonato l’inno nazionale. Introdotti dalla preside, professoressa Giovanna Marsoni, dalla presidente degli Stelliniani, professo- ressa Elettra Patti, e dal presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Udine e Gorizia, notaio Paolo Al- berto Amodio, sono inter- venuti i rappresentanti del- le istituzioni: Mons. Sandro Piussi, direttore della Bi- blioteca Diocesana, il vice- sindaco di Udine, Vincen- zo Martines, l’assessore Enio Decorte, in rappre- sentanza della Provincia, e il viceprefetto Francesco Palazzolo. Ha moderato i lavori e coordinato i vari in- terventi il prof. Stefano Pe- rini, docente di storia e filo- sofia allo Stellini e referente interno del progetto. Il primo dei relatori, prof. Daniele Picierno, ha dis- sertato su: Il Risorgimento: Nord e Sud nella storia d’I- talia, prendendo le mosse dall’opera di Francesco De Sanctis. Colui che è stato definito da Antonio Gram- sci il “Francesco d’Assisi della nostra letteratura”, aveva dato alle stampe il primo volume della sua fondamentale Storia della letteratura italiana nell’ago- sto 1870, poco prima che il disegno unitario venisse portato a compimento con l’entrata dei bersaglieri nella città di Roma. La Sto- ria desanctisiana si poneva dunque in straordinaria consonanza con gli eventi a lui contemporanei, an- che perché l’intenzione del grande critico irpino era stata proprio quella di for- nire ai giovani del nuovo stato uno strumento per la comprensione della storia nazionale e delle profonde (segue a pagina 2) Il tempo dell’unità nazionale e quello della rinascita civile I l 2011 è l’anno del centocinquantenario dell’Unità d’Italia e, poiché si tratta di una ricorrenza festeggiata ogni cinquan- t’anni, è già un privilegio quello d’averla vissuta. Proprio adesso che il clamore delle celebrazioni si sta spegnendo, ci ren- diamo conto, peraltro, che quello appena trascorso non è stato soltanto un momento retorico, un omaggio obbligato al calen- dario. Che così fosse, lo abbiamo intuito il giorno in cui, assi- stendo sui canali di Rai Storia ad una rivisitazione di quanto av- venuto nel 1961, ci siamo calati nell’atmosfera dell’epoca. Un’atmosfera in cui pareva di cogliere il senso di una maggio- re solennità, ma che suggeriva l’impressione di un evento pilo- tato dall’alto, piuttosto che di un’emozione condivisa dal basso. Ne abbiamo avuto la conferma il giorno dopo, quando, il 17 marzo, siamo andati in piazza Libertà per partecipare ad una festa che non aveva precedenti nella nostra memoria. Abituati, da bambini, alle fanfare e agli allori del 4 novembre e, da più grandi, ai discorsi e alle bandiere del 25 aprile, non sa- pevamo che sapore e che musica avesse il giorno dell’Unità Na- zionale. E, come noi, non lo sapevano i tanti che erano scesi in strada quel giorno, in una Udine che, come tutta l’Italia, era sta- ta messa di fronte ad un appuntamento improvviso e fin lì sco- nosciuto. La memoria di un evento pretende una data certa e non ci può essere celebrazione, né commemorazione, senza che quelle abbiano un riferimento preciso. Quando qualcuno di noi compie gli anni, o quando si festeggia un anniversario o si ri- corda una persona amata, il giorno dedicato è uno solo. La grande (se pur sofferta) conquista del centocinquantena- rio 2011 è stata appunto quella di aver messo una data, di aver piantato una bandierina su un punto esatto dell’anno. Era il so- lo modo possibile per dare continuità all’evento e non ci si sa- rebbe mai potuti arrivare senza una consapevolezza storica che nel 1961, probabilmente, non esisteva ancora. Quella era l’Italia del boom economico: protesa a conquistare il futuro ma spesso immemore del suo passato. Non so se sia possibile estrarre una morale da questo confronto, ma, come è nei momenti di pro- sperità che una nazione può dilapidare i suoi tesori più prezio- si, così è in quelli di crisi che può trovare soluzioni vincenti. Quell’Italia positiva e soddisfatta di sé, sarebbe entrata di lì a qualche anno nelle oscurità del terrorismo e del conflitto so- ciale. C’è voluto quel doloroso passaggio per arrivare all’Italia di oggi. Un’Italia che sa di essere parte di un progetto europeo e di un discorso mondiale; forse meno ottimista di quella di cin- quant’anni or sono, ma più responsabile e probabilmente più preparata. Un’Italia in cui la consapevolezza della propria iden- tità culturale, un’accorta politica dell’integrazione, la tutela del- l’ambiente, la valorizzazione del patrimonio artistico, le risorse della tecnologia, la coscienza che la globalizzazione ormai ci ap- partiene, possono rappresentare un’oggettiva ricchezza e la mi- gliore premessa del Paese di domani. Anche questi erano il sapore e la musica di quel 17 marzo in piazza Libertà. Ai fortunati che vedranno il 2061, rivolgiamo la nostra affettuosa invidia e l’augurio di trovare un’Italia ed un Mondo ancora più maturi ed ancora più uniti. Andrea Purinan Il Coro degli studenti introduce il convegno intonando l’Inno di Mameli

Transcript of Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri...

Page 1: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

Periodico d’informazione culturale dell’Associazione “Gli Stelliniani” di Udine – Anno X – Numero 1 – Luglio 2011Periodicità quadrimestrale – Spedizione in abbonamento postale – Articolo 2, comma 20/c, legge 662/96 – D.C.I. “UD”

degli Stelliniani

Buon compleanno,Italia!

Seminario sul Risorgimento allo Stellini

Il Risorgimento non è sol-tanto un mito da celebra-re, né il capitolo, seppure

glorioso, di una vicendaconclusa. E non è neppureuna mera sequenza di trat-tati e di battaglie. Certo, èanche quello, ma soprattut-to qualcosa d’altro: è il tem-po in cui un popolo ha pre-so coscienza della sua storiae della sua identità. In cui siè dato delle leggi ed ha co-stituito un’organizzazionecivile, che hanno formato leradici del suo progresso so-ciale.

Sono queste le conclusio-ni del seminario di studi in-serito nel Progetto “Dirittoe Giustizia” 2011, l’annua-le appuntamento organiz-zato dagli Stelliniani con lacollaborazione del LiceoStellini e dell’Unione Italia-na Giuristi Cattolici. Nel-l’anno in cui si celebra il

centocinquantenario del-l’unità nazionale, questosimposio non poteva cheessere dedicato ad una ri-flessione storico-giuridicasul Risorgimento per co-gliere la portata dell’eventoe l’attualità della lezioneche esso ci consegna.

Mai come oggi sentiamola difficoltà di restituire allettore l’importanza degliargomenti che sono stati af-frontati dai relatori, quan-do era ancora viva l’emo-zione per la festa del 17marzo. E mai come oggivorremmo che le parolescritte potessero rendere,almeno in parte, l’effettosonoro, perché il momentopiù intenso della giornata èstato certamente quello nelquale il Coro degli studenti,presto seguito dall’interaaula magna, ha intonatol’inno nazionale.

Introdotti dalla preside,professoressa GiovannaMarsoni, dalla presidentedegli Stelliniani, professo-ressa Elettra Patti, e dalpresidente dell’UnioneGiuristi Cattolici di Udine eGorizia, notaio Paolo Al-berto Amodio, sono inter-venuti i rappresentanti del-le istituzioni: Mons. SandroPiussi, direttore della Bi-blioteca Diocesana, il vice-sindaco di Udine, Vincen-zo Martines, l’assessoreEnio Decorte, in rappre-sentanza della Provincia, eil viceprefetto FrancescoPalazzolo. Ha moderato ilavori e coordinato i vari in-terventi il prof. Stefano Pe-rini, docente di storia e filo-sofia allo Stellini e referenteinterno del progetto.

Il primo dei relatori, prof.Daniele Picierno, ha dis-sertato su: Il Risorgimento:

Nord e Sud nella storia d’I-talia, prendendo le mossedall’opera di Francesco DeSanctis. Colui che è statodefinito da Antonio Gram-sci il “Francesco d’Assisidella nostra letteratura”,aveva dato alle stampe ilprimo volume della suafondamentale Storia dellaletteratura italiana nell’ago-sto 1870, poco prima che ildisegno unitario venisseportato a compimento conl’entrata dei bersaglierinella città di Roma. La Sto-ria desanctisiana si ponevadunque in straordinariaconsonanza con gli eventia lui contemporanei, an-che perché l’intenzione delgrande critico irpino erastata proprio quella di for-nire ai giovani del nuovostato uno strumento per lacomprensione della storianazionale e delle profonde

(segue a pagina 2)

Il tempo dell’unità nazionalee quello della rinascita civile

Il 2011 è l’anno del centocinquantenario dell’Unità d’Italia e,poiché si tratta di una ricorrenza festeggiata ogni cinquan-t’anni, è già un privilegio quello d’averla vissuta. Proprio

adesso che il clamore delle celebrazioni si sta spegnendo, ci ren-diamo conto, peraltro, che quello appena trascorso non è statosoltanto un momento retorico, un omaggio obbligato al calen-dario. Che così fosse, lo abbiamo intuito il giorno in cui, assi-stendo sui canali di Rai Storia ad una rivisitazione di quanto av-venuto nel 1961, ci siamo calati nell’atmosfera dell’epoca.Un’atmosfera in cui pareva di cogliere il senso di una maggio-re solennità, ma che suggeriva l’impressione di un evento pilo-tato dall’alto, piuttosto che di un’emozione condivisa dal basso.Ne abbiamo avuto la conferma il giorno dopo, quando, il 17marzo, siamo andati in piazza Libertà per partecipare ad unafesta che non aveva precedenti nella nostra memoria.

Abituati, da bambini, alle fanfare e agli allori del 4 novembree, da più grandi, ai discorsi e alle bandiere del 25 aprile, non sa-pevamo che sapore e che musica avesse il giorno dell’Unità Na-zionale. E, come noi, non lo sapevano i tanti che erano scesi instrada quel giorno, in una Udine che, come tutta l’Italia, era sta-ta messa di fronte ad un appuntamento improvviso e fin lì sco-nosciuto. La memoria di un evento pretende una data certa enon ci può essere celebrazione, né commemorazione, senza chequelle abbiano un riferimento preciso. Quando qualcuno di noicompie gli anni, o quando si festeggia un anniversario o si ri-corda una persona amata, il giorno dedicato è uno solo.

La grande (se pur sofferta) conquista del centocinquantena-rio 2011 è stata appunto quella di aver messo una data, di averpiantato una bandierina su un punto esatto dell’anno. Era il so-lo modo possibile per dare continuità all’evento e non ci si sa-rebbe mai potuti arrivare senza una consapevolezza storica chenel 1961, probabilmente, non esisteva ancora. Quella era l’Italiadel boom economico: protesa a conquistare il futuro ma spessoimmemore del suo passato. Non so se sia possibile estrarre unamorale da questo confronto, ma, come è nei momenti di pro-sperità che una nazione può dilapidare i suoi tesori più prezio-si, così è in quelli di crisi che può trovare soluzioni vincenti.Quell’Italia positiva e soddisfatta di sé, sarebbe entrata di lì aqualche anno nelle oscurità del terrorismo e del conflitto so-ciale.

C’è voluto quel doloroso passaggio per arrivare all’Italia dioggi. Un’Italia che sa di essere parte di un progetto europeo e diun discorso mondiale; forse meno ottimista di quella di cin-quant’anni or sono, ma più responsabile e probabilmente piùpreparata. Un’Italia in cui la consapevolezza della propria iden-tità culturale, un’accorta politica dell’integrazione, la tutela del-l’ambiente, la valorizzazione del patrimonio artistico, le risorsedella tecnologia, la coscienza che la globalizzazione ormai ci ap-partiene, possono rappresentare un’oggettiva ricchezza e la mi-gliore premessa del Paese di domani.

Anche questi erano il sapore e la musica di quel 17 marzo inpiazza Libertà. Ai fortunati che vedranno il 2061, rivolgiamo lanostra affettuosa invidia e l’augurio di trovare un’Italia ed unMondo ancora più maturi ed ancora più uniti.

Andrea Purinan

Il Coro degli studenti introduce il convegno intonando l’Inno di Mameli

Page 2: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

2

C’è una stretta pa-rentela tra gliideali del Risor-

gimento e quelli chehanno animato gli spiri-ti più puri della nostraResistenza. Uno di loroera il sottotenente degliAlpini Renato Del Din,già allievo dello Stellini,primo caduto della“Osoppo” il 25 aprile1944, nel corso di unacoraggiosa azione nelcentro di Tolmezzo che gli valse la medaglia d’oro al valor militare.

Il 26 marzo scorso l’Associazione Partigiani “Osoppo-Friuli” - proseguendo nelsuo impegno culturale tendente a far conoscere la storia dei “fazzoletti verdi”, i lo-ro ideali ed il contributo dato per la democrazia e la libertà in Italia - ha intitolatoa lui la propria biblioteca, dotata di un patrimonio iniziale di oltre tremila testi ri-guardanti la prima metà del Novecento.

La cerimonia si è aperta con il saluto del presidente dell’Associazione Partigiani“Osoppo”, dott. Cesare Marzona. Per le istituzioni sono intervenuti il vice sindacodi Udine, Vincenzo Martines e, in rappresentanza della Provincia di Udine, il con-sigliere Bassi. La professoressa Lucia Comelli è intervenuta in rappresentanza delLiceo Classico Stellini, scuola frequentata da Renato Del Din, ove un’aula lo ricor-da alle nuove generazioni di studenti, i quali hanno partecipato con una folta de-legazione. Alla cerimonia erano presenti anche la dirigente dello Stellini, professo-ressa Marsoni, e quella dell’Istituto Uccellis, professoressa Burtulo, nonché docen-ti degli Istituti Sello e Deganutti. La professoressa Paola Del Din, sorella di Renatoe medaglia d’oro al valor militare come il fratello, ne ha ricordato il carattere e gliideali che già precocemente si erano manifestati in lui.

La biblioteca per ora sarà aperta solo il mercoledì pomeriggio ed il sabato matti-na. Grazie alla disponibilità dei volontari dell’associazione, in primis il biblioteca-rio Guglielmo Biasutti, potrà essere accessibile in futuro anche in altre giornate, suappuntamento. Il catalogo della biblioteca è reperibile su Bibliowin.

relazioni esistenti fra la tra-dizione letteraria e quellacivile.

L’opera di De Sanctis siproponeva di superare l’anti-ca distinzione tra cultura ele-vata e cultura popolare, evi-denziando la presenza diun’identità nazionale in cuiera possibile trascendere ilparticolarismo che aveva ca-ratterizzato le età della deca-denza. E non deve stupireche ad enunciare quel “pro-gramma” fosse un intellet-tuale formatosi nell’ambienteculturale napoletano del pri-mo Ottocento. Questa erasemmai la conferma che l’i-dea unitaria costituiva patri-monio dei circoli più illumi-nati dell’intera penisola, co-me avrebbero dimostrato an-che le gesta di Antonio An-dreuzzi, ispiratore dei motifriulani di Navarons.

L’unità italiana costituisce,pertanto, una realtà antropo-logica, che trova riscontronella storia delle popolazionipreromane. Gli antichi abi-tanti della Puglia, Iapigi eMessapi, provenivano, infat-ti, da quegli stessi balcani dacui erano partiti coloro cheavrebbero poi occupato lepianure nord-orientali d’Ita-lia, assumendo il nome di Ve-neti. E così pure esisteva unaLangobardia del nord ed unadel sud, come un’identica ori-gine celtica accomunava po-polazioni distribuitesi a norddel Po e a sud del Garigliano,per non tacere del fatto che laparola “italiani” (vitelioi) è na-ta in Calabria ed ha poi risali-to la dorsale appenninica.

Il substrato culturale italia-no rivela dunque connessio-ni antichissime, ma è statosolo nel corso dei secoli chequell’identità comune è di-

ventata anche storia unitaria.Ben l’avevano compreso, adistanza di trecento anni,Niccolò Machiavelli e lo stes-so De Sanctis, i quali avevanocolto il senso più profondo diquell’unità nella compene-trazione della dimensionepolitica e di quella religiosa.Una religiosità naturale che èstata anche ardente passionecivile, come hanno testimo-niato, nel Risorgimento, ilpensiero e l’opera di Giusep-pe Mazzini.

* * *Ha preso quindi la parola il

prof. Fulvio Salimbeni, do-cente di Storia contempora-nea all’Università di Udine, ilquale si è intrattenuto su: IlRisorgimento d’Italia: unaquestione sempre aperta.

Parlare del Risorgimentoin un convegno che è anchegiuridico – ha esordito Salim-beni – non è possibile senzacitare il contributo che ad es-so hanno dato grandi giuristicome Filangeri e Romagnosi.E, parlandone allo Stellini, èdoveroso ricordare comequesta prestigiosa scuola siastata fondata negli stessi anniin cui Ugo Foscolo, rivolgen-dosi agli studenti dell’Uni-versità di Pavia, li esortava ariscoprire le “storie” d’Italia.

Il Risorgimento, peraltro,non merita di venire studiatosoltanto per gli eventi milita-ri e diplomatici che lo con-trassegnarono, ma ancheperché esso costituì un ecce-zionale fenomeno di civiltà edi cultura, nel quale videro laloro affermazione alcuni deifondamentali principi dellostato di diritto: in particolarequello di eguaglianza.

Nel suo celebre saggio sul-le Interdizioni israelitiche, Car-lo Cattaneo sottolineava non

a caso come il Regno di Sar-degna, e poi il nuovo statonazionale, trattassero le con-fessioni diverse da quella cat-tolica con una legislazioneprogredita e liberale, a diffe-renza di quanto avveniva inaltri stati accreditati di tolle-ranza e civiltà, come l’Au-stria o l’Inghilterra.

Anche per questo un im-portante contributo alla causarisorgimentale e alla costru-zione della nuova Italia ven-ne offerto dagli stessi ebrei:tra questi, devono essere ri-cordati uomini politici comeLuigi Luzzatti o glottologi co-me Graziadio Isaia Ascoli,che erano ascesi ai massimivertici dell’organizzazionestatale e universitaria.

Il Risorgimento non puòessere considerato, pertan-to – come ha fatto a volte cer-ta parte della critica – il pro-dotto di fortuite congiunturediplomatiche, essendo statoviceversa il risultato di movi-menti culturali che si propo-nevano di raggiungere, oltreche l’unità territoriale e l’in-dipendenza dallo straniero,anche essenziali traguardi diprogresso civile.

Un ruolo fondamentale,sotto questo profilo, era statoattribuito all’Educazione. Diessa Giuseppe Mazzini ave-va scritto pagine memorabilinell’opera I doveri dell’uomo,affermando la centralità dellascuola nell’organizzazionedel nuovo stato e l’esigenzache l’istituzione scolastica in-fondesse negli studenti ilsenso dell’appartenenza aduna storia condivisa e alla co-mune famiglia italiana.Esemplari dell’importanzariservata alla scuola eranostati il romanzo Cuore ed al-tre opere dell’Italia post-uni-

taria, nelle quali si rivendica-va la funzione dell’educazio-ne scolastica come strumen-to per liberare il cittadino daiceppi dell’analfabetismo edell’ignoranza. Gli stessi mi-nistri dell’istruzione eranoscelti, del resto, tra i massimiintelletti dell’epoca: da Fran-cesco De Sanctis per passarea Benedetto Croce e finirecon Giovanni Gentile.

Il Risorgimento – ha termi-nato Salimbeni – fu dunqueun vero momento di rigene-razione, non solo politica, maanche morale, culturale e ci-vile. Questa è l’eredità che es-so trasmette a noi contempo-ranei e, soprattutto, ai piùgiovani, affinché essi si impe-gnino per assicurare la conti-nuità di quei valori e di que-gli ideali.

* * *Il simposio è stato conclu-

so dal prof. Gianfranco Ga-rancini, docente di Storiadel Diritto presso la facoltàdi Scienze Politiche dell’Uni-versità di Milano e presiden-te dell’Unione Italiana Giu-risti Cattolici, il quale ha af-frontato il tema: Dagli Statipatrimoniali allo stato didiritto.

Per introdurre l’argomen-to, il relatore ha invitato aconsiderare l’importanzadella dimensione storica nel-l’evoluzione giuridica. Il di-

ritto, in particolare quellopubblico, è infatti una “pro-duzione” della cultura deltempo e non può essere ade-guatamente compreso senon calandosi nel contestostorico all’interno del qualeesso si è formato. In origine,il diritto era emanazione delsovrano e lo stato costituivapatrimonio privato del prin-cipe. Già Federico Barbaros-sa, tuttavia, si pose il proble-ma (era il 1158) se egli fossedominus quoad proprietatem,cioè se il potere gli apparte-nesse in quanto signore, op-pure dominus quoad iuris -dictionem, cioè se fosse unalegge a giustificare il suo im-perio. La storia ci ricorda chel’imperatore sciolse il dilem-ma optando per la primadelle due accezioni, né diver-samente si sarebbe compor-tato Luigi XIV, il quale ebbe aproclamare, cinque secolidopo: “lo Stato sono io”.

La concezione patrimonia-le dello stato si sarebbe incri-nata nell’Illuminismo, ma èsoltanto con il Romanticismo- ha osservato Garancini -che è avvenuto il suo defini-tivo superamento. A render-lo possibile, fu l’affermazio-ne che il soggetto del dirittonon fosse il sovrano, ma ilTerzo Stato e cioè la borghe-sia. È soltanto allora che na-sce lo stato di diritto, il quale

Inaugurata a Udinela biblioteca

“Renato Del Din”

La professoressa Del Din e il dottor Marzona

La professoressa Patti porta il saluto degli Stelliniani. Alla sua destra il notaio Amodio

Da sinistra, i professori Salimbeni, Picierno, Perini e Garancini

deriva la propria legittima-zione non più dalla paroladel principe, ma dalla con-creta esperienza giuridicache si sviluppa nella realtàsociale.

Il Romanticismo non è sta-to, quindi, soltanto un feno-meno culturale che ha ispi-rato gli ideali del Risorgi-mento, ma anche un fonda-mentale passaggio nella co-struzione dello stato moder-no. Esso ha segnato, infatti,l’irruzione della storia e del-la società reale nel mondopietrificato dell’Ancient Regi-me, esprimendo un concettounitario di soggetto giuridi-co (il popolo, appunto) e ri-conoscendo in quello stessosoggetto l’esclusivo titolaredel potere legislativo.

* * *A conclusione del semina-

rio, la Presidente ha premia-to i vincitori del concorso”Sergio Sarti” tenutosi nei lo-cali del Liceo il 19 marzo eavente come argomento an-ch’esso il Risorgimento. Sisono classificati rispettiva-mente al primo e al terzo po-sto gli studenti del Liceo“Leopardi-Majorana” Fran-cesco Cassini (III E) e PaoloCappuzzo (V D), mentre lastelliniana Letizia Della Lon-ga si è aggiudicata il secondopremio.

Andrea Purinan

Page 3: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

3

TERZA PAGINA

Sabato 26 e Domenica 27 Marzo si sono svolte in tutta Italiale ormai tradizionali Giornate di Primavera promosse dalFAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano, un appuntamento di-

ventato irrinunciabile, giunto oramai alla 18a edizione. L’eventoè molto atteso in tutta Italia perché viene offerta la possibilità achiunque lo desideri, seguendo un itinerario specifico, diversodi anno in anno, di entrare in sedi – chiese, palazzi, giardini, mo-numenti, sedi bancarie o di fondazioni… – solitamente poco oper nulla accessibili al grande pubblico, richiamando perciò l’at-tenzione su percorsi insoliti. L’edizione del 2011 è stata incentra-ta sull’argomento-principe delle celebrazioni per il 150° anni-versario dell’Unità d’Italia, perciò anche nella nostra realtà terri-toriale è stata declinata sul tema “I luoghi del Risorgimento aUdine e in Friuli”.

All’appuntamento hanno aderito numerosi istituti scolasticisuperiori cittadini che, in rigoroso ordine alfabetico, quest’annosono risultati i seguenti: Copernico, Marinelli, Marinoni, Perco-to, Sello, Stellini, Stringher, Uccellis, Zanon. Sono passati ormaiben 14 anni da quando proprio quest’ultima scuola, grazie allasensibilità e all’intraprendenza della professoressa Daniela DeMaglio, coordinatrice per la sezione Scuola del FAI cittadino, haavviato l’allora inedita proposta delle visite guidate ai vari mo-numenti non esclusivamente tramite gli esperti nel settore stori-co-culturale ma con il diretto coinvolgimento degli studenti inqualità di “apprendisti ciceroni”, in una interessante quanto for-mativa esperienza, ripresa poi in tutta Italia, a contatto direttocon le opere d’arte. Queste ultime vengono analizzate e studia-te nella fase preparatoria sotto la guida dei professori che ac-compagnano i ragazzi in questo iter, in lezioni a scuola e in loco,e poi direttamente illustrate dai giovani volontari – che si met-tono alla prova con grande disponibilità – ai visitatori, cui essitrasmettono non solo informazioni storico-artistiche ma la lorostessa passione ed emozione di fronte a contesti mai prima ana-lizzati con tanto interesse e consapevolezza della loro effettivaimportanza, in quanto espressione di una realtà che si radicanella cultura di un determinato luogo: l’esperienza artistica nel-la concretezza storica e ambientale di un territorio ben definito.

Questo è, in sintesi, il senso dell’operazione che, concordataed organizzata ogni anno, viene coordinata dalla dott.ssa LauraStringari, capo delegazione del FAI di Udine. Nel 2011 si è giun-ti ormai al 9° anno di collaborazione fra il Liceo Classico Stellinie il FAI udinese: dopo le numerose edizioni dedicate ai vari bor-ghi cittadini con i loro tesori più o meno nascosti, fino all’edi-zione dell’anno 2010 dedicata ai vari siti affrescati dal pittore co-masco Giulio Quaglio, si è ripercorsa quest’anno, come si dice-va in apertura, la vicenda del Risorgimento attraverso tutta unaserie di tappe espositive lungo le quali si sono dislocate le variescuole (Palazzi Antonini-Belgrado e Antonini-Del Torso, Giardi-no Ricasoli, locali del Castello e Carceri, Scuola Manzoni, Far-macia Colutta, Torre di Porta Aquileia…).

Inizialmente allo Stellini era stato affidato il Palazzo Antonini,ora sede della Provincia, poi un colpo di scena ha offerto unapossibilità insperata: la direzione nazionale della Banca d’Italiaha proposto al FAI nazionale l’esclusiva apertura al pubblico diquella che è stata la sua storica sede udinese e che ora sta per es-sere posta in vendita (qui si aprirebbe un lungo discorso, chemeriterebbe spazio apposito, sul destino futuro del complesso):il Palazzo cittadino più prestigioso dal punto di vista architetto-nico, quello progettato alla metà del XVI secolo da Andrea Pal-ladio per un colto committente come Floriano Antonini. L’occa-sione si è dimostrata subito allettante, anche se molto impegna-

tiva, perché l’organizzazione delle visite avrebbe richiesto gran-de impegno a fronte dell’affluenza di pubblico prevista per unappuntamento molto atteso da una folta schiera di udinesi enon, tanto a lungo il Palazzo palladiano è risultato praticamen-te inaccessibile per ragioni di sicurezza, in quanto sede dellaBanca. Ora per la prima volta, e solo in quei giorni, venivanoaperte a tutti le sue porte, e si potevano ammirare anche gli in-terni e il giardino. E qualche richiamo all’Unità d’Italia si sareb-be potuto riscontrare anche lì, per la dedizione alla causa risor-gimentale di Rambaldo Antonini, per l’afflato patriottico di Pie-tro Quaglia (progettista del giardino ottocentesco), per il contri-buto del benemerito concittadino Bonaldo Stringher, primo go-vernatore della Banca d’Italia, all’acquisizione dell’illustre com-plesso privato per inserirlo nelle proprietà dell’importante isti-tuzione bancaria nazionale.

Con questa consapevolezza, in due giorni densissimi, gli stu-denti dello Stellini (una pattuglia di ben 73 elementi, il numeropiù alto finora raggiunto di partecipanti) hanno affrontato l’as-sedio delle persone che si sono presentate a Palazzo Antonini.Pur avendo lavorato parecchio nei mesi precedenti dal punto divista della preparazione teorica e pur avendo visitato con gli stu-denti il complesso, non è stato possibile oliare anticipatamentesul posto il meccanismo di visita: si è dovuto pensare in fieri al-le prenotazioni, in accordo con i desiderata dei dirigenti dellaBanca (con a capo il dott. Pietro Sambati, responsabile per ilFriuli Venezia Giulia) ed escogitare un sistema per poter costi-tuire i gruppi, assegnare a tutti un numero/contrassegno per uncontrollo, al fine di dare un po’ di ordine alla marea dei visitato-ri che hanno dato il previsto assalto al complesso: ben 6.000 indue giorni, in un totale di 10.000 per tutta l’edizione 2011 relati-va alla Delegazione udinese.

La posta in gioco era alta, quindi bisognava dare il meglio, egli studenti l’hanno ben compreso, dandosi da fare come maiprima. Se c’è stato qualche rallentamento all’inizio, poi il mecca-nismo si è sciolto e i gruppi sono partiti con cadenza sempre piùritmata ed efficace, cercando di accontentare le varie tipologie dipubblico, come ad esempio una scolaresca delle elementari del-l’Uccellis che non poteva fare il giro completo ma non volevaperdersi la vista della sequoia, la “nonna vegetale” che domina-va – anche se un po’ acciaccata – il romantico giardino all’ingle-se che digrada verso piazza Primo Maggio.

C’erano poi altri importanti problemi da risolvere, come l’af-follamento in entrata e quello degli interni, soprattutto al pianonobile. I dirigenti della Banca d’Italia hanno tuttavia capito laposta in gioco, collaborando validamente: si è stati autorizzatiad adottare quasi una no-stop per far entrare più gente possibile.Nella serata di domenica, congedati gli ultimi visitatori, si è an-dati a casa, chiuso il palazzo, quasi alle 20. Una bella tirata, do-po un sabato altrettanto tosto. Gli orari si sono perciò ampia-mente dilatati, le persone – anche se in alcuni momenti si è do-vuto un po’ attendere – sono state aiutate il più possibile a en-trare: si partiva ogni 5-8 minuti, con tre ragazzi a tener compat-tato ciascun gruppo in esterni, gruppo che poi veniva affidatoad altri studenti in interni, passando infine ad ulteriori allievi iltestimone per il giardino, costituendo così una piacevole alter-nanza durante una visita sempre variata perché si dipanava co-me un racconto a più voci.

Tutti gli studenti coinvolti nell’impresa hanno avuto modo diporsi meritatamente in luce: tra loro, Elena Gheller ha predispo-sto elenchi su elenchi per fronteggiare la pressione dei visitatori,

Camilla Covazzi e la stessa Elena hanno chiamato persone sinoallo sfinimento, affrontando le rimostranze di coloro che si sen-tivano penalizzati, quasi si fossero trovati di fronte ad un’orga-nizzazione professionale e non a dei volontari armati solo didiponibilità e impegno. Comunque i visitatori sono risultatisoddisfatti dell’ampio giro, delle spiegazioni e dei raccordi trai vari illustratori, della varietà e ricchezza delle storie proposte,e hanno apprezzato il serio coinvolgimento dei ragazzi in que-sta attività per loro insolita, complessa e faticosa, eppur così ap-pagante, in cui si sono prodigati senza risparmio: non c’è statobisogno di sollecitare, erano tutti in postazione, con il distintivodella scuola in bella vista. Avevano ben capito l’importanza del-l’occasione e la necessità di dare il meglio di sè: anche coloro cheerano al debutto, anche i più timidi, si sono fatti forza!

Un plauso sincero ai nostri ragazzi che sono stati capaci di sor-prendere ancora una volta. Alla prova generale del venerdì erosconsolata: non sembravano pronti. Come responsabile dell’ini-ziativa per il nostro Liceo capivo che si trattava di un’occasioneche sarebbe stato difficile ripetere, con un capolavoro così “na-scosto” e prestigioso tutto per noi, un’opera del grande architet-to veneto (che merita tutta la nostra venerazione): Andrea Palla-dio, aiutaci tu! C’era il rischio di fare cilecca: ma per fortuna nonè stato così, da sabato tutt’altra musica, e i ragazzi impavidi da-vanti a contrattempi o a brontolamenti, guadagnandosi poi i rin-graziamenti o perfino gli applausi dei vari gruppi. L’occasioneera stata preparata: visite, elenchi, libretto di studio, previsionepostazioni, divisione parti nei diversi settori … e poi, last but nonleast, il decalogo comportamentale, il galateo del bravo “ap-prendista-cicerone”, il look giusto, curato e gradevole. Un bel re-galo anche dal tempo: la pioggia, per fortuna, non ha rovinatoquella che doveva essere (e lo è stata) una vera festa per l’arte, acui ha contribuito la collega Clelia Di Lenardo, che ci ha soste-nuto in alcuni momenti “affollati”. Grazie anche a lei, come aglialtri insegnanti che sono venuti a visitarci: ritengo possa essereconsiderato un successo per l’intero nostro istituto se questa pro-va è stata superata. Tutti i partecipanti si sono sentiti trascinati in

Le Giornate FAI di Primavera 2011:gli studenti dello Stellini

all’opera nel palladiano Palazzo Antonini

Il racconto della visita a Palazzo Antonini vuole es-sere l’augurio che questo storico edificio ed il suosplendido parco possano costituire, in futuro, parteviva e integrante della città di Udine.

una situazione che li ha messi di fronte a momenti non facili,una vera e propria esperienza di vita! Hanno vinto la fatica e ilgiorno dopo erano a scuola senza lagnarsi. Un grande stress maormai alle spalle, con la giusta gratificazione per i ragazzi, vistoche la stampa locale ha dato e ridato notizia del record d’afflus-so. L’edizione di quest’anno, che sarà certamente ricordata, èstata celebrata pubblicamente all’auditorium Zanon lo scorso 9maggio, con la partecipazione degli allievi delle scuole coinvol-te, alla presenza del sindaco. E i nostri ragazzi non se la scorde-ranno di sicuro perché la si è festeggiata anche in seguito! Infine,un buon motivo d’ottimismo: si dice troppo spesso che gli stu-denti risultano passivi e scarsamente motivati, ma se si accendeil loro entusiasmo in relazione a ciò che sentono davvero comeimportante, qualcosa che trasferisca le loro abilità nel campooperativo, sorprendono con la loro energia trascinante facendointravedere tutte le potenzialità che poi riverseranno nelle sceltefuture.

Francesca Venuto

L’esercito dei “ciceroni”

Valentina Tavano, una degli “apprendisti ciceroni”

Gruppi di visitatori nel giardino di Palazzo Antonini

Page 4: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

4

CRONACHE STELLINIANE

Lo scorso venerdì 13 maggio il Coro el’Orchestra del Liceo Stellini hannoofferto al folto pubblico della Basilica

delle Grazie in Piazza Primo Maggio un ric-co concerto imperniato sul tema “L’uomoper l’uomo”: numerosi i brani eseguiti emolto alta la qualità dell’interpretazione.

L’esibizione, che ha avuto una replica sa-bato 14 nel Duomo di Gemona, era statapreparata attentamente grazie anche allapartecipazione del gruppo corale del Liceoalla rassegna musicale “Festival di prima-vera”, tenutasi a Montecatini Terme dal 13al 16 aprile scorsi. Organizzata dalla Fe-niarco, la rassegna ha visto esibirsi cori pro-venienti da 20 istituti scolastici italiani che

Gran finale di primaveraper il Coro e l’Orchestra del Liceo Stellini

La Preside con i direttori Alessio Venier e Chiara Spizzo.Tra di loro la professoressa Monica De Nardi

Coro e orchestra del Liceo Stellini durante il concerto presso la Basilica delle Grazie

hanno presentato i propri brani al TeatroVerdi della nota località termale toscana. Ilgruppo del liceo udinese (oltre 50 compo-nenti) ha ottenuto consensi unanimi e gran-di applausi specialmente per l'esecuzionedel brano cinquecentesco friulano Scjaraçu-le/maraçule, composto da G. Mainerio, ar-rangiato per l’occasione dall’allievo AlessioVenier, Direttore dell’Orchestra d’Istituto,ed eseguito dal Coro diretto dall’alunnaChiara Spizzo. Nella “tre giorni” toscana iragazzi dello Stellini hanno inoltre parteci-pato all’Atelier di musica rinascimentalediretto dal Maestro Mauro Marchetti, che siè complimentato con gli studenti per l’im-pegno e l’entusiasmo profusi sia nelle pro-ve che nelle esecuzioni sempre al TeatroVerdi di Montecatini. Per gli alunni è stataun’occasione importante per arricchire lapropria esperienza e per confrontarsi conaltre realtà scolastiche italiane, tanto chesulla strada del ritorno si sono esibiti anchepresso il Liceo Scientifico di Empoli “IlPontormo”, dove hanno portato la propriapersonale e probabilmente unica realtà ita-liana di coro gestito interamente dagli stes-si studenti.

Questa costruttiva esperienza si è rivelatadecisiva in vista della preparazione al tra-dizionale Concerto di Primavera, giuntoquest’anno all’undicesima edizione. Il pro-gramma, particolarmente denso, compren-deva impegnativi brani di compositori clas-sici (Beethoven, Mascagni, Mussorgsky-Ra-vel, Shostakovich, Gounod, Elgar), suonatidall’Orchestra, e moderni, accompagnatidal Coro (Lennon-Mc Cartney e Sting, conRussians e Every little thing…, quest’ultimoripreso nel bis finale) in un’esecuzione sin-fonica di grande effetto.

Il Coro si è poi cimentato nell’esecuzione

di brani rinascimentali, tradizionali irlan-desi e americani, e moderni (tra cui la note-vole resa di Listen to the rain).

Alla corposa e trascinante parte musicalesi sono alternate, in modo piacevole e rit-mato, le letture introduttive da parte di al-cuni allievi (si è distinta per verve espressi-va l’allieva Lisa Lendaro), che hanno inter-pretato prose e versi di scrittori e poeti (Ta-gore, Turoldo, Baudelaire, Verlaine, Rodari,Baricco…. ma anche autori della classicitàcome Orazio, sapientemente “ringiovaniti”e sempre attuali, come la vera arte sa esse-re) scelti dagli stessi ragazzi in accordo altema conduttore. Alla fine, dopo le paroledi elogio della Preside, professoressa Gio-vanna Marsoni, per gli stessi studenti che

hanno ideato e realizzato con tanta passionee dedizione un appuntamento ormai impre-scindibile e caro al pubblico cittadino, unparticolare saluto ai due Direttori ChiaraSpizzo e Alessio Venier che, giunti all’ultimoanno di scuola, hanno concluso la loro espe-rienza di conduzione. Il calore e l’entusia-smo con cui il pubblico che gremiva la Basi-lica ha seguito l’esibizione hanno dimostra-to l’ammirazione e l’affetto che questi ragaz-zi hanno saputo suscitare e far crescere inquesti anni nei confronti di una formazioneartistica che si può considerare un punto diriferimento anche per la realtà cittadina.

Francesca Venuto con la collaborazione di Andrea Nunziata

L’11 febbraio scorso, presso la sededel Liceo “Stellini”, si è svolta la ce-rimonia di consegna dei preziosi li-

bri della biblioteca privata del professorLuigi Mari, mancato improvvisamente il1° luglio del 2010.

Erano presenti la dirigente, professo-ressa Giovanna Marsoni, le bibliotecarieprofessoresse Francesca Noacco e GinaMisdaris, la professoressa Lucia Sbuelz,esecutrice testamentaria, la professoressaPaola Sbuelz e il dott. Piero Cappelletti,direttore generale del Centro di riferi-mento oncologico di Aviano. Questa isti-

tuzione infatti, erede universale del docente,su consiglio dell'esecutrice testamentaria, haritenuto di realizzare il desiderio del profes-sor Mari che i propri libri passassero in dota-zione alla biblioteca dello Stellini.

Così numerosi volumi di classici greci e la-tini della Utet, della Zanichelli, della Laterza,della Loeb, insieme a dizionari etimologici elinguistici, a saggi critici delle varie letteratu-re, a volumi monografici su artisti famosi esulle grandi civiltà, alle opere di Freud e aduna pregevole edizione della Historia Lango-bardorum di Paolo Diacono, andranno ad ar-ricchire la biblioteca dell'Istituto.

Accanto a queste opere, che testimonianole vaste conoscenze della cultura classica e ilcontinuo desiderio di aggiornamento delprofessor Mari, vi sono anche pubblicazionie libri che ci ricordano le grandi passioni del-l'insegnante per la storia dell'arte e la musi-ca: dalle riviste di archeologia all'enciclope-dia della musica, dagli spartiti musicali adiapositive di vario argomento.

I suoi ex-allievi ricorderanno le sue splen-dide lezioni di arte per accompagnare l'ap-prendimento delle civiltà classiche, svoltenell'aula oscurata per consentire la proiezio-ne delle diapositive, sempre accompagnateda osservazioni colte e precise. Non si posso-no poi dimenticare i vari viaggi di istruzioneche il professor Mari organizzava per i suoi

studenti, preparati con cura meticolosa, dicui sono testimonianza le tante guide diviaggio e opuscoli artistici presenti nella suabiblioteca.

Fanno poi parte del lascito anche numero-si testi di narrativa novecentesca italiana estraniera, la produzione poetica del padre,professor Mario Mari, e opere di autori istria-ni e friulani, a testimoniare da un lato il ri-cordo della terra d'origine del professore edall'altro il legame instauratosi con quellaterra friulana che l'ha visto crescere e affer-

Da sinistra, le professoresse Paola e Lucia Sbuelz, Gina Misdaris (in piedi), la preside Giovanna Marsoni, il dottorPiero Cappelletti e la professoressa Francesca Noacco

La donazione del fondo “Luigi Mari”alla biblioteca dello Stellini

Luigi Mari, studente liceale, con la compagna di clas-se Liliana Spinozzi

marsi come valido docente e uomo diprofonda cultura.

Un sentito ringraziamento va quindial CRO di Aviano, che ha consentito alLiceo Stellini di acquisire questo patri-monio bibliotecario, che andrà ad ag-giungersi ai libri già posseduti e che po-trà sicuramente essere fruito da tanti do-centi e studenti, come era desiderio delcompianto professor Mari, al quale va ilricordo di quanti hanno avuto la possi-bilità di conoscerlo. Gina Misdaris

Page 5: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

5

CRONACHE STELLINIANE

Con una lieta e corposamanifestazione, tenutasipresso la palestra grande,

gli studenti del Liceo Stellinihanno salutato, sabato 11 giu-gno, la chiusura dell’anno scola-stico 2010/2011.

È stata l’occasione per assiste-re all’esibizione di vari allieviche, alla presenza della Preside,professoressa Giovanna Marso-ni, dei docenti e del personaledella Scuola, si sono cimentati inalcune delle attività complemen-tari e integrative che non solo lihanno visti protagonisti durantetutto l’anno all’interno dell’Isti-tuto, ma li hanno fatti pure cono-scere e apprezzare al di fuori delLiceo.

Un ruolo particolarmente si-gnificativo è stato svolto dal Co-ro e dall’Orchestra, guidati ri-spettivamente da Chiara Spizzoe da Alessio Venier, che hannoriproposto l’esecuzione di alcu-ni tra i brani più suggestivi delloro repertorio, già applauditi alseminario di Montecatini, cui ilgruppo dello Stellini ha parteci-pato in aprile, e poi ripresi ed in-tegrati nei Concerti di Primave-ra presso la Basilica delle Graziee il Duomo di Gemona, nelle se-rate dell’8 e del 9 maggio. I bra-ni musicali sono stati intervalla-ti dalle letture, a cura di LisaLendaro di III C, di passi signifi-cativi di giuristi e scrittori, par-tendo da Pietro Calamandreiper giungere a Roberto Saviano.

Chiusura festosa di un anno scolasticoparticolarmente generoso di riconoscimenti

Si sono svolte inoltre alcuneperformances di educazione fisicada parte delle allieve di varieclassi. Particolarmente attese edapplaudite sia l’esibizione diginnastica artistica di MaristellaToniutti (III C), campionessa diginnastica ritmica presso l’ASU,sia quella di danza moderna diLorenzo Moscato (II D) e GiuliaMazzolini (III B).

Sono stati premiati gli alunnimeritevoli delle classi terze conuna scelta di libri omaggio, inparte offerti dalla FondazioneLorenzo Valla di Roma: sonostati selezionati, in base al pro-fitto riportato nell’ultimo anno,gli studenti: Carlotta Ceretellie Chiara Felluga della III A,Alessio Venier e Chiara Spiz-zo della III B, Maristella To-niutti, Letizia Della Longa eBeatrice De Luca della III C,Anna Fabris, Martina Cita eElena Gheller della III D, Mat-teo Tabacchi e Federica Tomeljdella III F, più Giulio Battistel-la della II E per il Concorso diStoria. Letizia Della Longa hainoltre conseguito il PremioSarti – all’interno del progetto“Diritto e Giustizia” – nelloscorso marzo.

Particolare menzione hannoricevuto le allieve che si sono se-gnalate al Concorso indetto dal-l’INDA (Istituto Nazionale delTeatro Antico di Siracusa): sitratta delle studentesse CarlottaCeretelli e Sonia Mele, entram-

be di III A, attestatesi rispettiva-mente al 2° e 4° posto.

Sono stati inoltre adeguata-mente segnalati e festeggiati glistudenti che si sono cimentatinella lettura di passi della Bibbiain friulano, manifestazione svol-tasi nella Cappella della Purità,situata a fianco del Duomo di

per il dono del sangue sia per-ché molti suoi componenti (9)hanno partecipato al Concorso“Fabbricando 2011”, promossodal Danieli Group di Buttrio, incollaborazione con una classedell’Istituto Malignani, sempredi Udine. Il Concorso è stato pa-trocinato dalla Regione Autono-

mata da Petrucco, Pezzini, So-ramel, Del Giudice, Pradolin,Pilutti e Armellini si è posizio-nata al quarto posto. A livelloprovinciale, sul gradino più altodel podio, sono saliti l’allievoPetrucco, nei cento metri(11''66), e le allieve Tosatto eSangoi, rispettivamente nei cen-to metri ostacoli e nel lancio delpeso. Alle regionali hanno vintoancora le allieve Alice Tosatto eSerena Sangoi, nei cento ostaco-li (15''01) e nel lancio del peso(9.18 m), e Giada Andreutti, nellancio del disco (28.92 m). Meri-tevole di segnalazione è poi ilprogetto “Equilibrio e postura”,sviluppato dagli studenti dellaIV C con la supervisione delprof. Sepulcri in una situazioneoperativa di ricerca sperimenta-le. Il progetto, destinato a guida-re gli studenti ad avere le com-petenze necessarie per assumereabitudini e comportamenti utilia salvaguardare la propria salu-te e il proprio benessere psicofi-sico, è stato presentato al pubbli-co in aula magna sabato 4 giu-gno, con gli interventi del prof.C. Bardini, docente di ScienzeMotorie presso la Scuola Mediadi Tavagnacco, della dott.ssa L.Passoni, medico di famiglia, edel prof. P.E. di Prampero, fisio-logo di fama internazionale.

Infine vanno menzionati l’im-pegno dedicato da una settanti-na di studenti liceali nelle Gior-nate FAI di Primavera, svoltesi

nel mese di marzo, allorché han-no presentato al pubblico ungioiello nascosto come il palla-diano Palazzo Antonini (già se-de udinese della Banca d’Italia)e la collaborazione di alcuni stu-denti, giornalisti in erba, con laredazione scuola del quotidianolocale “Messaggero Veneto”.

Al termine di una cerimoniaveramente partecipata, organiz-zata dagli stessi ragazzi, e di unasfilata conclusiva degli allieviche hanno ricoperto ruoli “uffi-ciali” come quelli di rappresen-tanti d’Istituto e della Consultadegli Studenti, l’esecuzione daparte dell’orchestra di un coin-volgente Valzer di Shostakovichha trascinato gran parte deglistudenti – cui si sono uniti anchealcuni docenti ed esponenti delpersonale della scuola – a dan-zare tutti insieme, volteggiandoallegramente sul parquet dellapalestra.

Un saluto speciale ai matu-randi è stato infine rivolto a co-loro che si stavano apprestandoa sostenere l’esame di stato nellesettimane successive per conclu-dere il loro ciclo di studi. Non èfinita lì: i festeggiamenti sonoproseguiti al di fuori della scuo-la, in Giardin Grande, segno ine-quivocabile e fragoroso che unaltro anno è terminato nel gau-dio generale.

Francesca Venuto

Gli studenti dello Stellini in palestra per assistere allo spettacolo di fine anno

Maristella Toniutti, bravissima anche negli studi

La classe 1a A con la professoressa Maieron e la Preside

Udine, nello scorso aprile: Davi-de Bagnarol (II D), Marco Boat-to (I A), Angelica Puntel (II A),Alex De Nardo (III A), Maria-giusy Longo (III A), Eva Zuc-chiatti (III C), insieme con lapreside, professoressa Marsoni,e con i docenti Olga Maieron eStefano Perini.

La classe I A si è distinta sia

ma Friuli Venezia Giulia e dalMinistero dell’Istruzione sottol’Alto Patronato del Presidentedella Repubblica. Il titolo delprogetto presentato è “Poiountes:teoria, techne e mechané dal mondoomerico all’ellenismo”, concentra-to sul “saper fare” della tradizio-ne greca antica. Per la menzionericevuta, gli allievi della I A, co-ordinati dalla professoressaMaieron, hanno partecipato allacerimonia di premiazione avve-nuta nell’auditorium del palaz-zo della Regione di Udine il 28maggio e hanno effettuato unavisita premio a Milano, al Mu-seo nazionale della Scienza eTecnologia “Leonardo da Vin-ci”.

Riportiamo inoltre anche i ri-conoscimenti ottenuti in camposportivo nei campionati studen-teschi di atletica: la squadrafemminile, con le allieve Tosat-to, Sangoi, Andreutti, B. e M.Danielis, Carignani e Gattescosi è classificata terza alle provin-ciali; la squadra degli allievi, for-

La Preside con i rappresentanti del Consiglio di Istituto e della Consulta degliStudenti

Il Valzer degli stelliniani

Page 6: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

6

SPECIALE CULTURA

Appuntamenti internazionaliin una terra accogliente

Da non pochi anni Udine e la sua provincia sono diventate teatro di manifestazioni capaci di prospettare significative opportunità di confronto con e fra diverse realtàculturali di portata internazionale. Mi riferisco, in ordine storico di presenza, al Premio Nonino, ormai al suo XXXVI anno; al Mittelfest che ha da poco celebrato il suoXX anno di vita; al Far East Film e a Vicino/Lontano che hanno concluso a maggio rispettivamente la loro XIII e VII edizione. Ne tento in questa sede una breve storia,

riferendo dati recentemente pervenuti o confermati.

Premio Nonino (1975-2011)

Il Premio Nonino Risit d’Âur è nato nel 1975 con il fine di salvare gli antichi vitigni autoctoni friulani dicui era proibita la coltivazione (Schioppettino, Ribolla, Pignolo e Tazzelenghe), sollecitandone il ri-conoscimento ufficiale dagli organi nazionali e comunitari, ottenuto nel 1978, fino all’inserimento fra

i vitigni raccomandati nel 1983. Inizialmente conferito al vignaiolo che ne avesse posto a dimora il mi-glior impianto, il premio è stato col tempo esteso a coloro che credono nei permanenti valori della Ci-viltà Contadina: a quanti salvaguardano i «tesori alimentari che si vorrebbero anonimamente uniforma-re» come i panificatori di Altamura e i coltivatori del «pomodoro ancestrale»; a Gavino Ledda per il co-raggioso riscatto da una schiavitù atavica con il libro Padre Padrone; al narratore vietnamita NguyênHuy Thiêp per aver suscitato dalle «ceneri della sua terra profondi valori millenari»; a “Manos Blan-cas”, coro di bambini portatori di handicap, nato nel 1999 per incentivarne l’integrazione con la musi-ca su iniziativa di N. Garcia, in collegamento con il Sistema di Orchestre Venezuelane.

Nel 1977 venne istituito il Premio Nonino di Letteratura (Davide M. Turoldo tra i giurati), di regola as-segnato ad italiani1, con eccezioni quali Rigoberta Menchù (qui premiata per la sua testimonianza dicontadina guatemalteca 5 anni prima del Nobel per la Pace); Ousmane Sembène, scrittore e regista se-negalese impegnato nella lotta contro la pratica millenaria dell’escissione; la Maison des journalistes cheospita a Bobigny giornalisti in esilio; Silvia Perez-Vitoria per “La questione contadina” e Jean Jouzel pergli studi sul clima derivanti dalla sua esplorazione dell’Antartide.

Si ribadì il «netto proposito di sottolineare la permanente attualità della civiltà contadina» anche per ilPremio Nonino Internazionale, istituito nel 1984 e dedicato ad autori stranieri pubblicati in Italia come Jor-ge Amado, Leopold Sedar Senghor, Claude Levi-Strauss, Aron Gurevic, Jacques Brosse, Erik Orsenna,Henry Roth, Alvaro Mutis, Zhong Acheng, Vidiadhar Surajprasad Naipaul (8 anni prima di ricevere ilNobel), Chinua Achebe, Jaan Kross, Edward W. Said, Yashar Kemal, Amin Maalouf, Adonis alias Alì Ah-mad Said Esber, Hugo Claus, Ngugi wa Thiong’o, Norman Manea, John Banville, Tomas Tranströmer,Mo Yan, Haroumi Setouchi, Harry Mulisch, William Trevor, Chimamanda Ngozi Adichie, Sigfried Lenz.

Nel 1990 fu istituito il Premio Nonino ad un «Maestro del nostro tempo», talora diversificato in due se-zioni dedicate agli stranieri e agli italiani. Tale premio è stato conferito ad intellettuali attivi in campi di-versi, quali Norbert Elias, Peter Brook, Emmanuel Le Roy Ladurie, Hans Jonas, Jerzy Grotowski, Ray-mond Klibansky, James Lovelock, Leszek Kolakowski e Luigi Cavalli Sforza, René Girard e Fosco Ma-raini, Jorge Semprun e Claudio Abbado, Edward O. Wilson e Emmanuel Anati, Raimon Panikkar e Su-so Cecchi d’Amico, Tzvetan Todorov, il Progetto Educativo per l’Infanzia di Reggio Emilia, Antonio R.Damasio ed Emilio Vedova, Edgar Morin e Marcello Cini, Mahasweta Devi e Giorgio Parisi, le Madridi Plaza de Mayo, Yves Coppens, Leila Shahid, Hugh Thomas, Serge Moscovici.

Il 29 Gennaio scorso, alla presenza di 600 convitati sistemati nella sala centrale delle Distillerie Non-ino di Ronchi di Percoto, la Giuria2 ha assegnato il “Premio Internazionale” allo spagnolo Javier Marías,autore che (licita la motivazione) «sa narrare come pochissimi altri l'esistenza individuale nelle sue pas-sioni e nelle sue ambiguità e il tessuto storico e sociale in cui essa è immersa; che ha mostrato nuovi ereconditi abissi dell’animo, che ha indagato il rapporto tra la vita e la verità, il bene e il male della veri-tà stessa e la drammatica difficoltà di convivere con essa, di scoprirla o di ignorarla». Il Premio “Mae-stro del nostro tempo” è stato conferito a Renzo Piano «per aver fatto della architettura l’ambito dellasua missione sociale, morale e civile», oltre che estetica; il “Premio Letterario” all’etologo austriaco Ire-näus Eibl-Eibesfeldt che «oggi ci dice che l'uomo, ambizioso e predatore, è un animale a rischio e chesolo allargando il senso di famiglia e salvando con saggezza la sua identità di gruppo potrà avere unfuturo». La Giuria ha infine assegnato il Risit d’Âur alla statunitense Frances Moore Lappé che «ci in-vita a ritornare ai ritmi delle origini, a un coltivare rispettoso dell’ambiente, a ridare al mondo animaleil suo ruolo e capire che tutto ciò che sprechiamo è peccato».

Alle 18 dello stesso giorno è stato offerto al pubblico udinese il “Dialogo del Premio Nonino” tra ilgermanista e scrittore triestino Claudio Magris e l’autore britannico nativo delle Antille V. S. Naipaul«grande viaggiatore che ha descritto il mondo caraibico con pungente ironia, senza trascurare i temi del-la schiavitù, della violenza armata e della difficile emancipazione dei paesi africani». Tuttavia la fami-glia Nonino operò scelte analoghe in passato, offrendo, per esempio, alla cittadinanza gli incontri conMahasweta Devi (2005) e Perez-Vitoria (2009), lo spettacolo Oh les beaux jours! di Beckett con NatashaParry e la regia di Brook (1996, teatro San Giorgio), la prova generale di Così fan tutte di Mozart con laMahler Chamber Orchestra diretta da Abbado (2000, teatro Giovanni da Udine), la proiezione del filmMoolaadé di O. Sembène (2007, Visionario).

Va rimarcato che i Nonino finanziano tutte le suddette manifestazioni (premi compresi) utilizzandola maggior parte del loro budget pubblicitario.

Il Mittelfest nacque nel 1991 con l’intento di «riattivareforze che avevano dato unità all’area geografica e cultu-rale mitteleuropea» nell’Europa centro-orientale ove «nei

2 primi decenni del ‘900» si era verificata «un’incredibileconcentrazione di creatività» messa a dura prova dalleguerre mondiali. L’idea di un appuntamento internaziona-le «nel quale far risuonare almeno 5 diverse lingue e altret-tante culture» fu la base del progetto, realizzato grazie al so-stegno della Regione FVG con l’appoggio (solo al 1° anno)del Ministero degli Esteri. Vi lavorarono C. de Incontrera,M. Gallina e G. Pressburger che, in qualità di responsabileartistico, coordinava l’intero gruppo dei colleghi T. Ascher,J. Cirilov, J. Menzel, G. Tabori, cui sarebbe passata la dire-zione negli anni successivi. Nel 1992 Tabori coordinò il fe-stival dedicato a Franz Kafka.

Interrotto per l’escalation bellica in Jugoslavia, il festivalriprese con il titolo Guerra e Pace, rinnovando l’intento di«valorizzare i legami che venivano crescendo con i paesi diun’altra Europa». Infatti nella seconda metà degli anni No-vanta si costruirono progetti (Identità 1 del 1996, Identità 2del 1997, Transizioni del 1998) imperniati sulle peculiarità delprocesso innovativo delle nazioni di un assetto europeo vi-sibilmente mutato.

Le edizioni accomunate dal titolo Partire/Tornare identifi-cavano coi sottotitoli Via dell’ambra (1999), Via della seta(2000) e Via del sale (2001) 3 percorsi «ispirati dalle dinami-che del viaggio in una prospettiva opposta a quella dei pre-giudizi nazionali e delle loro derive». Con le edizioni del2002 Sparsi per il mondo. Popoli e destini e del 2003 Sorrisi d’Eu-ropa. La comicità italiana e mitteleuropea erano diventate 18 lenazioni partecipanti, in conseguenza della frantumazionedi realtà nazionali precedenti, ma anche dell’ingresso nel fe-stival di Polonia, Albania, Romania, Bulgaria.

Con l’edizione Il Tempo/Le Voci del 2004 iniziava il quin-quennio della direzione artistica di Moni Ovadia, che nellaserata inaugurale presentava il suo divertissement apposita-mente ideato Il tempo dei tempi. Numerosi gli spettacoli e gliartisti presenti (per esempio Salmagundi, Variazioni Sul Cielo,Sœur Marie Keyrouz, Kinder-Traum Seminar, Susanne Linke,Yiddish Theatre of Israel), tra cui è memorabile Kontakthofmit Damen und Herren ab 65, spettacolo «di intensa forzaespressiva» allestito dalla coreografa Pina Bausch.

Nell’edizione del 2005 (volutamente senza dedica comenel 2006) Ovadia presentava il suo spettacolo Es iz Amerike!,dichiarando in apertura del festival: «se la cultura viene ac-colta dall’economia come una delle emergenze del Paese, lacultura può aiutare a rivitalizzare l’economia stimolando idesideri e i bisogni dell'uomo». Erano in programma tral’altro Il sogno di una cosa di P. P. Pasolini (nel 30° anno dallamorte), uno spettacolo sul poeta triestino C. L. Cergoly di A.Lacosegliaz, il Progetto Alexandria a cura di F. Però e I Pace-fondai di e con V. De Lucia.

Nel 2006 veniva per la prima volta utilizzata la Cava diTarpezzo con Storie di lavoro a cura di V. Colle e M. Brando-lin, ove G. Bertelli, M. Brugnaro, A. Celestini, M. Corona, A.Kersevan, G. Marini, P. Nasini, M. Paolini e G. A. Stella siimpegnavano «a ricostruire, in decine di tasselli, il senso diciò che la Costituzione italiana riconosce fondante della no-stra identità nazionale». Tra le altre manifestazioni ricorde-rei Kaddish per il bambino non nato del premio Nobel I. Ker-tész; Le storie del signor Keuner di Brecht organizzato da R.Andò ed Ovadia; Dottore ebreo che ha paura del sangue, rifles-

sioni di C. Magris ed Ovadia su Freud e l’umorismo ebrai-co; A quel cielo lontano, il mio Pascoli di R. Molinari, con G.Battiston.

Nel 2007 particolarmente significativa è stata la marato-na alla Cava di Tarpezzo il cui tema di fondo, richiamandola “Carta universale dei diritti dell’uomo”, si realizzava at-traverso perfomance (allievi ed ex allievi della “P. Grassi”,tra cui M. Speziani; M. Somaglino e R. Maranzana su L’u-dienza di V. Havel); video/interventi (Havel stesso e G. Stra-da, coinvolgente nella sua testimonianza); dibattiti (R. Calli-garo e S. Staino coordinati da G. Carbonetto), interventi sa-tirici (P. Rossi e A. Cornacchione), intervista (M. Ovadia a G.A. Stella) e altro. Tra gli spettacoli in cartellone, da segnala-re lo sloveno Fragile! della drammaturga croata T. Štivicicper la regia di M. Pograjc.

Costruire il tempo. Fragili futuri era il tema dell’edizione2008, che ebbe come spettacoli di eccellenza l’Amleto di La-tella, l’Oylem Goylem di Ovadia (confermando che teatro,musica e danza sono forme espressive che possono coniu-gare valori estetici, utilità sociale e impegno civile) e soprat-tutto il Caligula dello sloveno T. Pandur (evento che per mol-ti è impossibile dimenticare). Sul versante del balletto fupresentato al Giovanni da Udine Three Duets con M. Barysh-nikov, D. Neumann e la bravissima A. Laguna, coreografiedi M. Esk.

Con il Mittelfest 2009, avente per tema Prove d’Europa. A20 dalla caduta del muro di Berlino: dal dissenso alle nuove ten-denze, iniziavano la direzione artistica Furio Bordon per ilteatro, Claudio Mansutti per la musica e Walter Mramor perla danza. Lo spettacolo evento fu Prove d’Europa con l’Anti-gone di Lemming seguita dalla lettura di testi di D. M. Tu-roldo da parte di G. Lavia per concludersi con la danza de-gli Spellbound che facevano crollare il fondale-Muro. Tra glispettacoli si segnala Orson Welles’ Roast con G. Battiston.

Nell’edizione XIX Genio d’Europa, il sottotitolo Demoni, al-lusivo a quanti hanno contribuito a formare l’identità cultu-rale dell’Europa, rimanda alla tipologia dell’anti-eroe di Do-stoewskij (che mise in crisi la narrativa imperniata sullo sci-re per causas), di cui si sono presentate le rielaborazioni tea-trali di I Karamazov, Delitto e Castigo, efficacemente diretto daDe Brea e Idiotas con la bella regia di Nekrošius. Per la dan-za si sono visti Il processo con la coreografia di Zurovac emusica di Šipuš, l’applauditissimo Love machines della com-pagnia “Kataklò” e il gala internazionale Le pas de deux gé-nial molto apprezzato dal pubblico.

Con la XX edizione Nazioni e Identità, svoltasi dal 9 al 24Luglio ed inaugurata con La modestia di Spregelburd, si so-no viste significative pièce slave come Anime morte di Vicen,When I was dead diretto da De Brea, Il drago d’oro da Kica, Sa-lomé diretta da Frey e lo splendido Giochi di famiglia di Srblja-novic diretto da Magelli. Tra gli spettacoli di danza moltoapprezzati i balletti armeno Forceful Feelings, russo di IgorMoiseev e cinese La poesia del vento. Interessante il concerto diBrunello, arricchito dal connubio con Paolini su Notte Trasfi-gurata di Schönberg. L’edizione celebrativa s’è conclusa alGDU con due belle coreografie di Monteverde e con quelladi Santilli per La morte e la fanciulla.

Mittelfest (1991-2011)

I premiati 2011, la famiglia Nonino e parte della giuria

Moni Ovadia e Claudio Magris

Page 7: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

SPECIALE CULTURA

e stranieri, ora 200) che seguo-no di solito il festival con repor-tage giornalieri, approfondi-menti ed interviste. Col tempoFEFF è diventato un’evenienzadi maggiore «visibilità per pro-duttori e distributori interna-zionali» grazie al fatto che, peresempio, un film come Depar-tures del giapponese Yojiro Ta-kita, presentato in anteprimamondiale a FEFF, è stato insi-gnito del premio Oscar nel2009.

In 13 anni sono state organiz-zate speciali retrospettive su re-gisti di Hong Kong come John-nie To, Ringo Lam e PatrickLung Kong (anche sceneggia-tore ed attore, famoso per Storyof the discarged prisoner del1967), Patrick Tam, Ann Hui eMichael Hui; o giapponesi co-me Teruo Ishii e Joe Shishido;ma anche su generi cinemato-grafici come Nikkatsu Action(il CEC ha prodotto il «primo

volume tematico esistente almondo su questo particolaregenere giapponese») e su casecinematografiche come la Shin-Toho (che dagli anni Quarantaha prodotto film di Akira Kuro-sawa, Kenji Mizoguchi e Yasuji-ro Ozu e, più di recente, quellidi Hideo Nakata). Sono stati in-fine ospitati importanti registidel film asiatico come i coreaniPark Chan-wook (che ha tral’altro girato nel 2005 il film di33’ Night Fishing con 8 iPhone);Ji-woon Kim (Bittersweet life del2005 è «un efficace esempio delmodo con cui un regista di ta-lento ricorre alle convenzioni diun genere e le cambia» per rein-ventare la realtà); il giapponeseHideo Nakata (famosi gli hor-ror The ring 1, 2 e 3) ed i cinesiPang Ho-Cheung, Feng Xiao-gang e Zhang Yimou (vincitorenel 1988 dell’”Orso d’oro” conSorgo Rosso in cui recitava lagrande Gong Li, protagonista

anche dei suoi Lanterne rossevincitore del “Leone d’argen-to”, La storia di Qiu Ju vincitoredel “Leone d’oro” e La città proi-bita del 2006; Yimou vinse inol-tre l”Orso d’argento” per Lastrada verso casa del 2000).

La XIII edizione ha realizzatoun afflusso da record (55.000spettatori, italiani e stranieri,tra cui numerosi giornalisti, cri-tici e studenti di cinema ancheda università come Coventry,Princeton e Singapore) con l’of-ferta di ben 87 film. È stata laCina protagonista di punta conl’assegnazione del “Gelso d’o-ro” ad Aftershock, presentato inoccasione della XXXV comme-morazione del terremoto friula-no. Il regista Feng Xiaogang,che ha diretto 15 film in Cina(ma in Italia finora era noto, esolo sul mercato home video, perUn funerale dell’altro mondo del2001), è considerato «una sortadi Spielberg cinese per qualità

tecniche, spettacolarità e gustodel racconto». Il 2° premio èstato assegnato a Under theHawthorn tree del talentuosoZhang Yimou. Il 3° premio èstato assegnato a Here comes thebride del regista filippino ChrisMartinez (presente con la pro-tagonista Eugene Domingo).

Ma il film che più sembraaver incontrato il favore delpubblico è stato Confessions,«magnifico thriller» diretto dalgiapponese Tetsuya Nakashi-ma, eletto miglior film dallagiuria degli accreditati BlackDragon (pubblico «consapevo-le» di giornalisti, distributori edoperatori del settore) e quellodei lettori di MyMovies.it (pre-mio assegnato dal sito, con lacollaborazione del CEC, in basealle preferenze di chi ha visto ilfilm al festival).

La XIV edizione (su cui si stagià lavorando) inquadrerà la ci-nematografia vietnamita.

7

L’autrice ringrazia la famiglia Nonino, il CEC e la segreteria dell’associazione “Vicino/Lontano” per le informazioni e le fotografie gentilmente concesse. Per il capitolo sul Mittelfest, le citazioni e i dati fino al 2003 sono stati trat-ti da R. Canziani; le foto dal sito del “Messaggero Veneto”.

1 Sergio Maldini, Fulvio Molinari, Ermanno Olmi per il film L’albero degli zoccoli, Giuseppe Lisi, Gina Marpillero, Mario Rigoni Stern, Leonardo Sciascia, Piero Camporesi, Giorgio Bocca, Nuto Revelli, Tonino Guerra, Andrea Gia-comini, Carlo Sgorlon, Franco Loi, Domenico Rea, Luigi Meneghello, Tullio De Mauro, Alfonso Di Nola, Andrea Zanzotto, G. Luigi Beccaria.

2 La giuria, presieduta da Naipaul, è composta da Adonis, J. Banville, U. Bernardi, P. Brook, L. Cendali, A. R. Damasio, E. Le Roy Ladurie, J. Lovelock, C. Magris, N. Manea, M. Morandini, E. Morin, E. Olmi.3 La giuria, presieduta da A. Terzani, è composta da G. Anselmi, T. Capuozzo, A. Filippi, M. Gabanelli, E. Mo, V. Pellizzari, P. Popham e P. Rumiz.

Vicino/Lontano è un’associazione il cui progetto prevede una serie di confronti sulle rela-zioni e i conflitti tra Occidente e Oriente, ribaditi dal sottotitolo identità e differenze al tempodei conflitti: ove il tempo appare metaforicamente allusivo al nostro presente caratterizzato

soprattutto da cospicui flussi migratori, da conflitti di civiltà e dal prorompente espansionismo ci-nese, fenomeni che occorre comprendere nella loro origine e “ragione” se si vuole evitare l’inne-scarsi di pericolosi meccanismi xenofobi.

La figura di Tiziano Terzani, che è vissuto per trent’anni in Asia con la sua famiglia, lavorandocome corrispondente del settimanale Der Spiegel da Singapore, Hong Kong, Pechino, Tokyo, Bang-kok e Nuova Delhi, vuole essere esemplificativa di una dimensione umana che si apra all’altro conla paziente fiducia in possibili reciproche comprensioni e nel rispetto delle proprie ed altrui diver-sità. Come disse Ryszard Kapuscinski (componente della giuria per 3 anni) Terzani seppe «crearequel ponte tra le differenze che poi dà modo anche agli altri di capire il mondo, un mondo checambia velocemente e drammaticamente».

Da questa sintonia d’intenti tra il gruppo promotore di Vicino/Lontano ed il giornalista (mortonel 2004) è nata l’idea del Premio Terzani assegnato all’autore di un saggio o di un reportage «cheaffronti i temi del confronto, delle relazioni e dei conflitti che si generano nell’incontro di culturedifferenti o descriva un fenomeno significativo del nostro tempo, offrendo un efficace spaccato diciviltà in mutamento».

I premiati dal 2005 al 2010 sono stati François Bizot, Jonathan Randal per Osama, Anna Polit-kovskaja (alla memoria), Fabrizio Gatti per Bilal, Ahmed Rashid per Caos Asia, Umberto Ambro-soli per Qualunque cosa succeda. Nella recente edizione la Giuria3 ha assegnato il premio Terzani al-la giornalista statunitense, nata da genitori cinesi, Leslie T. Chang per il libro Operaie. La motiva-zione ricorda che il libro è frutto di lunghe frequentazioni, da parte della Chang, di giovani ope-raie che lavorano nelle grandi fabbriche manifatturiere della Cina globalizzata, nell’intento di ca-pirne i sogni e le speranze, le delusioni e le sconfitte, e finendo per ricostruire e meglio capire levicende migratorie della propria famiglia, «salvando dall’oblio l’immagine, anche simbolica, di unpaese ormai lontano da se stesso».

Al Giovanni da Udine si è tenuta il mattino di Sabato 14 Maggio la premiazione delle due se-zioni del Concorso Scuole, coordinato da Gianni Cianchi, responsabile di tale progetto ma anchecoordinatore della serata di premiazione della Chang, che è stata preceduta da una lettura sceni-ca, tenuta da Maddalena Crippa e Chiara Donada, intervallata da performance di allievi dell’Ac-cademia “Nico Pepe” diretti da Claudio De Maglio, nonché da 2 esibizioni degli Arearea che bencomunicavano l’ossessionespersonalizzante del lavoro ri-petitivo della fabbrica. La se-rata di Domenica a San Fran-cesco è stata dedicata a Geor-ge Brassens e ai suoi vari “tra-duttori” in moltissime lingue,in particolare il friulano in cuisi è cimentato per anni l’indi-menticabile Giorgio Ferigo.

L’incessante lavoro organiz-zativo dello staff si realizza disolito in diverse attività chehanno, da 2 anni, il loro mo-mento inaugurale in una serataevento speciale del Mercoledì

Far East Film Festival (1999-2011)

Vicino/Lontano (2005-2011)

Premio Vicino/Lontano: lo stelliniano Giacomo Rizzolatti, scopritore dei “Neuroni specchio”

Umberto Ambrosoli, alla presenza di Angela Terzani, consegna il Premio Terzani 2011 a Leslie T. Chang

FEFF, la cui idea è nata dal-la rassegna tematica Udi-ne/Incontri Cinema, orga-

nizzata dal Centro EspressioniCinematografiche di Udine dal1986 e trasformatasi nel 1998 inun festival dedicato a HongKong, da 13 anni ha fatto del-l’esplorazione del cinema po-polare asiatico «una missionedi studio, di scoperta e di ricer-ca», presentandosi come «unfestival unico, lontano dai mec-canismi di potere, [in grado di]fornire strumenti di compren-sione/connessione» verso la ci-

nematografia popolare dell’e-stremo Oriente, con l’intento diincentivarne la conoscenza inOccidente. Nell’arco di 9 gior-nate si proiettano, per lo più alGiovanni da Udine, più di 50film di vario genere, prodottie/o girati in Cina, Hong Kong,Taiwan, Singapore, Corea delSud, Tailandia, Indonesia, Ma-lesia, Vietnam, Filippine eGiappone, da ultimo anche inMongolia. Gli spettatori, 25.000nel 1999, si sono più che rad-doppiati nel corso degli anni,come pure i giornalisti (italiani

precedente. Quest’anno Massimo Somaglino ha operato una lettura scenica di 3 frammenti da La paro-la errante di Armand Gatti, con la partecipazione di Daniele D’Agaro e del Coro-Laboratorio diretto daClaudia Grimaz. Nel pomeriggio di Giovedì si dà il via alle manifestazioni che si articolano in diversetipologie – confronti, incontri, eventi, proiezioni, musica, storia, poesia – ed in diversi spazi – la chiesadi San Francesco, l’Oratorio del Cristo, il Palazzo Morpurgo, la Libreria Friuli ed il Giovanni da Udine.

Interessanti sono spesso, a San Francesco, i Confronti di cui “Stato e Antistato” dell’8 Maggio2010, con U. Ambrosoli, G. Colombo e T. Padoa Schioppa moderati da F. Gatti, è indimenticabileper l’atmosfera di altissimo senso civico che vi si respirava. Venerdì 13 Maggio 2011 “L’Italia do-po l’Italia” era il tema del confronto tra A. Bianchi, G. Arfaras, I. Cipolletta e L. Ceccarini modera-ti da G. Cevolin su interessanti questioni dibattute nell’omonimo numero di Limes. Sabato matti-na il neurologo G. Rizzolatti, «in odore di Nobel per aver scoperto i neuroni specchio», ne spiega-va l’importanza per comprendere le emozioni e le intenzioni alla base del comportamento uma-no, anche senza una mediazione cognitiva. Nel pomeriggio, dopo un interessante dibattito sul te-ma “Quanta disuguaglianza possiamo accettare?”, discutevano sul tema “Flessibile precario a ri-schio: il valore del lavoro in Occidente” una S. Camusso autorevolmente imperturbabile, A. Ba-gnasco, A. Barcella e A. Ichino coordinati da M. Panara. Domenica pomeriggio il nuovo presiden-te di “Medici senza frontiere” A. Campopiano teneva testa a R. Rui e a E. Krippendorff con argo-mentazioni limpidamente efficaci sul significato di “pace”.

Tra gli incontri realizzati a San Francesco sono stati molto apprezzati “Istmi: lingue di terra e lin-gua di cieli” con Alessandro Bergonzoni e quello della mattinata di Venerdì sul “piacere della lega-lità” in cui hanno avuto un ruolo significativo gli allievi della Valussi e del Percoto. Va infine ricor-dato che sono progetti di Vicino/Lontano anche Fuorirotta (destinato a viaggiatori, o aspiranti tali,come occasione di incontro, confronto, scambio di informazioni, esperienze e suggestioni) il cui ul-timo focus era sulla Finlandia; Il Cortile delle parole «fondanti dei diversi ambiti sia della riflessionefilosofico scientifica che della vita quotidiana, per ricontestualizzarle e scoprirne i nuovi significa-ti»; l’allestimento di mostre e la realizzazione della collana editoriale vicino lontano, in collaborazionecon la casa editrice Forum.

In conclusione, la nostra terra vive annualmente esperienze stimolanti che le consentono, secondo me (friulana d’adozione, ma di origine tedesco/romana), di mantenere vi-vo lo spirito di dialogo interattivo con culture altre, senza cadere in esotismi di maniera. E se pensiamo al successo di “è/Storia” di Gorizia e di “Pordenone legge”, consta-tiamo che è proprio questa la strada in salita che, in termini di ampliamento dei propri orizzonti culturali, il Friuli sta coerentemente percorrendo negli ultimi anni.

Betuel Arci Biffoni

C. Martinez ed E. Domingo

Page 8: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

8

I PROGETTI DEGLI STELLINIANI

L’antimilitarismo del poeta greco all’Auditorium dello Zanon

La trama delle TroianeNelle Troiane (Τρώαδες nella lingua originale), rappresentate per la prima volta nel

415 a. C., vengono raccontate, attraverso le sofferenze fisiche e interiori delle prigionie-re troiane in attesa di essere assegnate come schiave ai vincitori e imbarcate sulle navi al-la volta della Grecia, le ultime ore di Ilio, finalmente espugnata dagli Achei dopo diecilunghi anni di assedio. Lo scenario è dunque quello della guerra di Troia, a giusto titolodefinita ‘la madre di tutte le guerre’.

È l’alba del giorno dopo e davanti alle rovine di Troia, sul litorale dove si trova l’ac-campamento greco, compare il dio Poseidone per dare il suo estremo saluto alla città dalui stesso fondata e per questo prediletta. Sopraggiunge la dea Atena che, prima favore-vole ai Greci, ora li odia per il fatto che hanno permesso ad Aiace di strappare impune-mente Cassandra dal suo tempio, dove si era rifugiata supplice. Insieme progettano unritorno infausto per i Greci.

Dopo che le due divinità sono uscite di scena, la regina Ecuba, dolente e prostrata,piange il mutamento della sorte sua personale e dell’intera città, maledicendo Elena cheritiene responsabile dell’immane tragedia.

I lamenti della regina richiamano fuori dalle tende, dove sono state radunate, le Troia-ne angosciate per il futuro di schiavitù che le attende.

Giunge l’araldo degli Achei Taltibio per annunciare a Ecuba la destinazione sua e del-le principesse reali: la profetessa Cassandra è destinata a divenire concubina di Agamen-none che si è invaghito di lei, mentre la figlia minore Polissena è stata ‘consacrata’, comedice ambiguamente, alla tomba di Achille; Andromaca, la vedova di Ettore, diverrà con-cubina di Neottolemo; la regina Ecuba, infine, se l’aggiudica come schiava Odisseo.

Entra in scena Cassandra e, in preda al delirio, celebra esultante il proprio rito nuzia-le: l’unione sarà per lei una vittoria perché avrà come conseguenza la morte di Agamen-none, oltre che la sua. Ecuba lamenta la solitudine e la miseria dopo un’esistenza vissu-ta tra gli affetti e nel fasto.

Il coro delle Troiane ricorda l’inganno del cavallo e i festeggiamenti, finiti nel sangue,per la presunta pace ritrovata.

Giunge poi Andromaca con il piccolo Astianatte, il figlio che ha avuto da Ettore. Re-ca alla suocera la notizia della morte di Polissena, immolata sulla tomba di Achille pergarantire un fausto ritorno alla flotta achea. Anche lei desidera morire pur di non dover-si unire, dopo una vita consacrata all’amore e alla fedeltà per Ettore, con il figlio del suouccisore. Ma Ecuba la esorta ad accettare la nuova vita per il bene di Astianatte.

Ritorna Taltibio e annuncia che i Greci, su consiglio di Odisseo, hanno deciso di get-tare il bambino dalle mura di Ilio onde evitare che un giorno possa vendicare il padre, eper estinguere definitivamente la stirpe troiana. Se Andromaca si opporrà, non le saràconcesso neppure di seppellirlo. Andromaca cede al ricatto proclamando l’ingiustizia emaledicendo Elena, mentre Taltibio, vinto dalla commozione, porta via il bambino.

Il coro rievoca la prima distruzione di Troia, avvenuta per mano di Eracle adirato perla slealtà del re Laomedonte, e osserva che l’amore di Zeus e Aurora per i troiani Gani-mede e Titono non è valso a salvare la città.

Sopraggiunge Menelao trionfante per aver ripreso Elena: una volta giunti in patria,intende giustiziarla per vendicare le innumerevoli vittime della guerra. Quando Elena,nel sentire la voce del marito, esce dalla tenda, inizia una sorta di agone giudiziario tralei ed Ecuba. Elena, consapevole che il marito, vinto dalla sua fatale bellezza, la rispar-mierà, difende strenuamente il proprio operato, ma le sue argomentazioni, sebbene so-stenute con grande abilità oratoria, non reggono il confronto con l’arringa di Ecuba cheaccusa la donna di essere fuggita con Paride perché attratta dalla ricchezza e indotta dal-la lussuria; la regina rivela poi come a Troia Elena abbia agito sempre con opportunismo.È lei l’unica responsabile della cruenta guerra! Menelao sentenzia in favore di Ecuba eaccoglie la sua raccomandazione di non far salire Elena sulla propria nave.

Il coro, maledicendo a sua volta Elena, prega Zeus di distruggere con un fulmine lanave sulla quale viaggia la sposa fedifraga.

Compare nuovamente Taltibio per annunciare che Neottolemo e Andromaca sono sal-pati: spetta pertanto a Ecuba il compito di fare le esequie di Astianatte che, per desideriodi Andromaca, deve essere seppellito nello scudo di Ettore. Ecuba porge al nipotino mor-to l’estremo accorato saluto e compie il rito funebre assistita dal coro delle Troiane.

Taltibio dà quindi l’ordine ai Greci di appiccare il fuoco a ciò che ancora resta di Troia,prima di levare le ancore. Un terribile boato annuncia il definitivo crollo di Troia. Ecu-ba, ormai in preda a una folle disperazione, vuole gettarsi nel rogo ma viene trattenutadai soldati e, insieme alle altre Troiane, si avvia alle navi nemiche per essere deportataschiava in Grecia.

Il 13 giugno scorso Gli Stelliniani sono ritornati sul palcosce-nico per rappresentare nuovamente una tragedia greca, equesta volta la scelta è caduta sulle Troiane di Euripide, con-

siderate uno dei capolavori del teatro mondiale per l’accoratoappello pacifista che gli conferisce un carattere di eterna attuali-tà. Il nostro gruppo teatrale, infatti, pur consapevole che nel ren-dere un testo drammatico antico fruibile ai giorni nostri non siapossibile salvaguardarne appieno lo statuto poetico e conser-varne tutti i riferimenti letterari e storico-mitologici, con la scel-ta del teatro classico antico intende mantenere vivo un patrimo-nio troppo spesso trascurato e al contempo mettere in condizio-ne di fruirne anche chi non ha coltivato questo genere di studi.

Per la tematica trattata e, soprattutto, per l’acceso dibattitogiudiziario in cui si fronteggiano Ecuba ed Elena, l’eventoavrebbe trovato la sua ideale collocazione all’interno del pro-getto Diritto e Giustizia, il cui statuto prevede appunto, oltre alconcorso e al seminario di studi, anche una rappresentazioneteatrale, strumento quanto mai valido per veicolare con coin-volgente immediatezza le problematiche filosofico-giuridicheaffrontate negli altri due momenti del progetto. Ma, visto chequest’anno esso ha trattato il tema del Risorgimento italiano(cfr. l’articolo in prima e seconda pagina), lo spettacolo ha avu-to una programmazione autonoma.

La messa in scena La regia (frutto di una collaborazione tra Francesco Godina,

docente presso l’Accademia di Arte Drammatica “Nico Pepe”,e chi scrive) non ha voluto ambientare la vicenda ai giorni no-stri, nella convinzione che tali operazioni non siano sempre det-tate da reale necessità, né ha inteso alterare la struttura deldramma, benché non sia sempre stato apprezzato dalla criticaquel suo procedere per quadri “giustapposti”, nei quali si sus-seguono senza un reale sviluppo dell’azione ben quattro prota-goniste: Ecuba, Cassandra, Andromaca ed Elena. Ma questo te-laio, ben lungi dal togliere al dramma la coesione e la tensionegarantite dal tema di fondo (la sofferenza fisica e morale pro-vocata dai conflitti armati) e dalla costante presenza sulla scenadella regina Ecuba, che con tutti gli altri personaggi interagiscein un continuo confronto, gli conferisce invece un fascinostraordinario e una potente suggestione. L’impostazione filolo-gica non ha, tuttavia, impedito di ridurre e semplificare il testoper renderlo più comprensibile e coinvolgente per il pubblico. Itagli comunque sono stati condotti in modo da non togliere ef-ficacia drammaturgica alla tragedia. Con maggiore libertà sonostate rese le parti corali, dove, com’è tradizione del Gruppo, sisono voluti creare dei quadri suggestivi che dessero autonomiaalle singole coreute pur nel rispetto della coralità.

Minimalista ma non per questo inefficace la scenografia, con-sistente in drappi color rosso sangue appesi in modo da simu-lare le tende militari, luogo di raccolta per le prigioniere troia-ne in attesa della deportazione. Semplici ed eleganti allo stessotempo i costumi delle attrici realizzati nel laboratorio L’Agospuntato (recentemente attivato da alcune socie stelliniane).

La principale chiave di lettura dell’opera è, come si diceva,l’antimilitarismo, che non appare comunque una generica con-danna della guerra come avviene in altre tragedie greche nonsolo di Euripide - si pensi ai Persiani di Eschilo, con cui Le Troia-ne hanno in comune la centralità del punto di vista dei vinti aevidenziare non tanto l’eroismo dei vincitori, quanto la dispe-razione dei vinti - ma richiama una precisa operazione bellicacompiuta da Atene l’anno precedente.

Nel 416 a. C., infatti, in piena Guerra del Peloponneso (Atenecontro Sparta, 431/404 a. C.), Atene aveva chiesto agli abitantidi Melo di aderire alla lega delio-attica di cui era a capo. I Me-li, che erano ex coloni spartani con governo autonomo, si eranorifiutati di farlo, garantendo però la neutralità. Gli Ateniesi, te-mendo che un atteggiamento troppo morbido verso Melo ve-nisse interpretato come un segno di debolezza, avevano infineattaccato l’isola, uccidendo gli uomini e vendendo come schia-vi le donne e i bambini. Il sacco di Melo aveva profondamenteturbato la coscienza degli Ateniesi e ne era scaturito un accesodibattito a livello sia politico che filosofico. Come anche il gran-de storico greco Tucidide (La Guerra del Peloponneso), Euripidedenunciava in maniera chiara e molto dura lo spietato impe-rialismo della sua città.

Ma se l’antimilitarismo rappresenta la chiave interpretativapiù ovvia, il dramma offre allo spettatore l’opportunità di ri-flettere su molti altri temi: sulla precarietà della sorte (Ecuba di-venuta da regina schiava; i Greci mutati da vincitori in vittimedell’ira divina); sul carattere soggettivo della giustizia umana(la condanna di Elena da parte di Menelao suona più come unavendetta privata che come un atto di autentica giustizia tra-scendente l’umano) e, conseguentemente, sulla necessità av-vertita dall’uomo di credere nell’esistenza di un dio garantedella giustizia; sulla dignità umana che si rivela piuttosto nellasventura che nella prosperità (ciascuna delle protagoniste mo-stra una grande forza morale nell’affrontare la sorte avversa,mentre i vincitori appaiono insensatamente spietati e ignobilinell’uccidere Astianatte) e sulla maggiore forza morale delledonne al confronto degli uomini; sull’esaltazione dei valoriumani positivi (quali la coerenza, il coraggio, la pietà, la spe-ranza, l’amore); sulla responsabilità dell’uomo, solo apparente-mente in balìa di un destino cieco e crudele, in realtà vittimadelle sue stesse azioni (l’ira degli dei appare come reazione acerti atti iniqui commessi dai mortali: infatti Atena si allea conPoseidone perché Aiace ha profanato il suo tempio).

Applauditi a lungo ed entusiasticamente gli interpreti, alcunidei quali vantano nel proprio curriculum molte esperienze tea-trali vissute sia da studenti liceali sia all’interno del Gruppo.Qui di seguito i loro nomi in ordine di entrata: Enrico Cicuttin(Poseidone); Elena Asquini (nella duplice veste di Atena e diprima corifea); Cecilia Menossi (Ecuba); Sofia Costello (secondacorifea); Dianora Hollmann, Laura Lestani, Erika Milite e Giu-lia Valle (coreute); Davide Morassi (Taltibio); Roberta Di Vora(Cassandra); Elena Rifiorati (Andromaca); Fabio Soccorsi (Me-nelao); Lisa Lendaro (Elena).

Si coglie l’occasione per ringraziare Laura Lestani ed ErikaMilite che hanno accettato con entusiasmo di entrare nel Grup-po pur non essendo di matrice stelliniana, e con esse anche lagiovanissima violinista Allegra Meroi, studentessa del liceoclassico “Bertoni” di Udine, che ha eseguito dal vivo le musichedi scena per lo più tratte dal repertorio classico (A. Vivaldi).

Elettra Patti

Taltibio Elena MenelaoAndromaca

Ecuba tra le corifee

Il coro delle Troiane

Ecuba e Cassandra

Le Troiane di Euripide

Page 9: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

9

I PROGETTI DEGLI STELLINIANI

Cento anni fa Emilio Salgari sceglieva di por fine allasua breve esistenza con un gesto che voleva imitarequello di un samurai, ma che fu solo la scelta di un

uomo disperato. Le opere dello scrittore veronese (1862 –1911), ambientate in ogni parte del mondo, sono ben radi-cate ancor oggi nell'immaginario collettivo italiano e inter-nazionale.

Per rendere omaggio al romanziere la nostra associazione,in collaborazione con l’Associazione Friulana Emilio Salgari, hascelto di far interpretare nell’aula magna del liceo Stellini unmonologo teatrale all’attrice udinese Daniela Zorzini, notaben al di là dei confini regionali per la sua particolarissimavis drammatica. L’introduzione allo spettacolo è stata curatadal professor Daniele Picierno; il dottor Lucio Costantini,presidente dell’Associazione Friulana Emilio Salgari, hatracciato un profilo biografico del romanziere, soffermando-si in particolare sulla sua capacità di immettere il lettore nelvivo dell’azione fin dalle prime pagine dei suoi romanzi e ditrascinarlo nel vortice delle vicende narrate, quasi fosse eglistesso uno dei protagonisti. Per rendere il pubblico più con-sapevole di quella caratteristica, Costantini ha eseguito una

breve lettura interpretativa tratta dall'incipit del romanzo“L’uomo di fuoco”.

L’attrice Daniela Zorzini con intensa, crescente, vibrantecapacità interpretativa, ha saputo dare voce e volto all’ama-

ta moglie di Salgari, Ida, da lui affettuosamente chiamata Ai-da, voce che lo scrittore e giornalista Osvaldo Guerrieri – au-tore del testo – ha immaginato provenire di là dalle spesse,ovattate pareti del manicomio nel quale era stata rinchiusa,nel momento in cui le venne portata la notizia ferale del sui-cidio del suo buon Emilio. Nelle frasi, a tratti sconnesse, del-la donna provata dalla follia, la voce dell’attrice ha lasciatotrasparire un dolore incommensurabile, lacerante, profondo,quasi un’ultima accorata dichiarazione d’amore all’uomodella sua vita. L’attenzione partecipe degli spettatori incolla-ti sulle poltrone, la loro commozione, sono state la miglioretestimonianza, insieme agli applausi scroscianti finali, dellarara qualità di interpretazione drammatica dell’attrice, bennota per la sua bravura, ma che ci è parsa in questa occasio-ne, nei panni della dolente moglie di Salgari, superare sestessa. La professoressa Elettra Patti, presidente degli Stelli-niani, rivolgendo parole di apprezzamento all’attrice si è re-sa spontaneamente interprete dell’opinione esternata damolti dei presenti, affermando che Daniela Zorzini meritapalcoscenici ben più ampi per ancor più ampi consensi.

Eugenio Salici

l’iniziativa umanitaria alcuni suoi pregevoli acquerelli.Grazie alla qualità degli oggetti posti in vendita, manufatti

provenienti in gran parte dallo Sri Lanka, oltre che preparati eofferti dal comitato organizzativo del R.P.F (Emma Della Pie-tra, Franca Giordani, Fiorenza Saro e Dolores Tomini) e, comesi è detto, dal nostro laboratorio, il mercatino si è rivelato mol-to vivace e ha fruttato un incasso di circa 1.600 euro.

Il R.P.F. è ormai una realtà che ha un certo seguito nella no-stra città Udine e pertanto il mercatino ha rappresentato per isimpatizzanti e i sostenitori anche un’occasione d’incontro inun’atmosfera serena e cordiale.

RAFFAELLA PIVA FUNDVia Antonio da Trento, 15 - 38100 Trento

Codice fiscale: 96069530226c/c postale: 62240064

c/o Cassa Rurale di Pergine ValsuganaCod IBAN: 28C0760101800000062240064

[email protected]

Progetto BatticaloaMani operose con L’ago spuntato

Nel corso della Fraie de Vierte, quest’anno organizzata dalla Società Filologica Friulana aSappada il 26 di giugno, sono stati premiati gli studenti vincitori del Concorso di tradu-zione dal greco e dal latino in friulano. Si tratta di: Glenda Tavella, frequentante il Liceo

Classico "Leopardi-Majorana" di Pordenone, segnalata per la sezione greco-triennio; ValeriaSalvador del Liceo Scientifico "Albert Einstein" di Cervignano del Friuli, vincitrice per la se-zione latino-biennio; Matteo Trevisanut del Liceo Scientifico "Manzini" di San Daniele del Friu-li, segnalato sempre per la sezione latino-biennio; Giorgia Franceschin (Liceo Classico "Leo-pardi-Majorana") e Clara Salvador (Liceo Scientifico "Albert Einstein" di Cervignano del Friu-li), vincitori per la sezione latino-triennio. Grande assente nel medagliere lo Stellini che neglianni passati aveva fatto sempre la parte del leone: si ricorda che nell’edizione del 2010 eranostati ben quattro gli allievi risultati vincitori e due i segnalati.

Il concorso rientra in un progetto che la nostra Associazione ha varato nel 2003 in collabo-razione con la Società Filologica Friulana e con il Liceo Classico “Stellini” di Udine e che pre-vede anche una pubblicazione. Nel 2004 usciva infatti il volumetto Chel uuarp chu za chiantachun grec latin che può essere considerato il primo numero di una collana, in seguito intitola-ta No dome a Aquilee, dedicata appunto al concorso annuale di traduzione dalle lingue classi-che in friulano. L’opuscolo raccoglieva i migliori testi pervenuti alla commissione esamina-trice nelle prime due edizioni.

Il libretto conteneva inoltre una brillante versione in lingua friulana dei Mimi del poeta gre-co di epoca ellenistica Eroda affidata al prof. Gabriele Ragogna, curatore dell’opera. Si tratta dicommediole di contenuto e carattere comico-popolare, in realtà frutto di un raffinato esperi-mento linguistico-letterario. L’idea del concorso era infatti nata dal consenso ottenuto dalla gu-stosissima traduzione di uno di questi mimi, “Il Calzolaio”, finalizzata a una rappresentazio-ne teatrale in lingua friulana e messa in scena nel 2002 dal gruppo studentesco dello Stellini.

Era stata un’operazione coraggiosa, per non dire temeraria, coronata da un grande successoal di là di ogni aspettativa: il trasferimento della vicenda dall’isola di Cos del terzo secolo a. C.,in un improbabile paesino del Friuli dei nostri giorni aveva potenziato la comicità della situa-

zione raccontata, sortendo un effetto esilarante sul pubbli-co; ma, quel che più conta, la buona riuscita dell’esperi-mento linguistico aveva rinforzato la convinzione che ilfriulano potesse veicolare persino un testo così particolaredella letteratura classica latina e greca a un pubblico va-riegato e non composto di soli specialisti.

Si decise pertanto di proseguire lungo la strada in-trapresa, proponendo agli studenti delle scuole dellaRegione che contemplassero nel loro piano di studi ilgreco e/o il latino di cimentarsi in un concorso di Tra-duzion leterarie da lis lenghis classichis in furlan. Gli idea-tori del progetto, il prof. Gabriele Ragogna e chi scri-ve, trovarono subito condivisione e collaborazione nelprof. Federico Vicario, vicepresidente della Società Fi-lologica Friulana, oltre che membro del Direttivo delsodalizio stelliniano, e sostegno finanziario nella Provincia di Udine. E così, sia pure conil timore che l’iniziativa non incontrasse adesione tra gli studenti o che le traduzioni ri-sultassero risibili, l’audace progetto partì.

L’allora presidente dell’Associazione “Gli Stelliniani”, l’avvocato Pier Eliseo De Luca,avrebbe salutato la prima raccolta delle traduzioni pervenute alla commissione giudicatrice,esternando un vivo compiacimento per l’ottimo livello delle traduzioni e formulando l’au-gurio che quella pubblicazione non restasse un fatto isolato ma continuasse nel tempo a te-stimoniare l’interesse dei giovani per la lingua friulana e il loro desiderio di confrontarsi condei testi classici alle volte molto impegnativi.

E così è stato, tant’è vero che nel dicembre del 2010 è uscito il quarto numero della collanacon i testi della settima e dell’ottava edizione del concorso. Quanto alla qualità, si segnala l’ec-cellenza raggiunta in più di qualche caso dai partecipanti al certame.

Elettra Patti

In attesa che venga messa in atto la tradizionale colletta a fa-vore dell’associazione di volontariato Raffaella Piva Fund trale classi dello Stellini (cfr. Progetto Batticaloa), gli Stellinia-

ni, per reperire almeno in parte il denaro necessario al mante-nimento dei loro “figli adottivi” dello Sri Lanka, hanno colla-borato fattivamente all’organizzazione del mercatino allestitoalla fine di maggio sul sagrato della Basilica della Beata Vergi-ne delle Grazie, grazie alla disponibilità del priore Padre Cri-stiano e alla collaborazione offerta da parte della parrocchia.

Si tratta di una delle attività che la professoressa Marghe-rita Piva, referente per la sezione friulana del R.P.F., organiz-za annualmente a sostegno della popolazione disagiata del-lo Sri Lanka. L’apporto del nostro sodalizio è consistito nel-la confezione di sciarpe, stole e borsette da sera a cura di al-cune socie con l’hobby del cucito che amano ritrovarsi pe-riodicamente, sotto la guida della nostra eclettica presiden-te, in un laboratorio intitolato con palese autoironia L’agospuntato. Oltre alle nostre api operose, il Direttivo ringraziaanche la pittrice Rosalba Cuttini che ha ceduto in favore del-

Progetto Traduzion leterarie da lis lenghis classichis in furlan

Splendida interpretazione dell’attrice udinese Daniela Zorzini

La Signora SandokanOmaggio a Emilio Salgari

Emilio Salgari con la moglie Ida e i figli

Page 10: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

10

LE CONFERENZE

Più volte su queste pagine si è parlato di Paolo Moreno, ac-colto ad honorem nell’Associazione nel 2009. Vi ha trovato ri-sonanza la sua lettura della cosiddetta Venere Esquilina, or-

mai Cleopatra Capitolina, titolo da lui assegnato all’edizione pro-mossa dal Comune di Roma e dal Ministero degli Esteri, dopoche la statua era stata ammirata nel Padiglione Italia all’Expo In-ternazionale di Saragozza del 2008.

Rimandiamo inoltre il lettore all’intervista Paolo Moreno: la le-zione della bellezza (La Voce, VIII, n. 1, luglio 2009, p. 4-5), dove c’èla spiegazione del reiterato successo delle sue conferenze alloStellini: quella pomeridiana del 4 maggio 2009, Alessandro Magno,Immagini come storia, e quella del 19 febbraio scorso, con un orariomatttutino confacente alla partecipazione degli studenti, per unargomento che investiva il programma scolastico di arte grecanell’informazione e nel metodo: Grandi Bronzi, nuova storia dell’ar-te antica.

Il segreto del nostro maître à penser è semplice nella formulazio-ne, arduo a rappresentare. Una visione rifondata sugli originali:non solo le ceramiche trasmettono l’autentico disegno dall’etàgeometrica all’ellenismo con tante notazioni di colore, bensì lapittura parietale è affiorata in decine di tombe macedoni e innu-merevoli abitazioni dell’area ellenica dall’Anatolia alla Sicilia,mentre la scultura annovera strepitosi pezzi, riconosciuti nei de-positi dei musei di Grecia, offerti continuamente dagli scavi, re-cuperati sorprendentemente dalle acque.

Per questo approccio rivoluzionario, la scelta dei bronzi ci por-ta al vivo della plastica, alla figura modellata nella cera dalla ma-no del demiurgo, di cui si cominciano ad archiviare le improntedigitali a futura memoria. Il materiale, talora frainteso dagli spe-cialisti e lasciato ai margini dei manuali nella sospensione del giu-dizio, è stato presentato nello svolgimento storico attraversoquattro sistematiche selezioni in PowerPoint: Dall’arcaico a Poli-cleto, Cefisodoto il Vecchio ed Eufranore, Prassitele e Lisippo, fino almonografico Polidamante, capolavoro di Lisippo a Olimpia ravvi-sato per inequivocabili coincidenze col Pugile delle Terme al Mu-seo Nazionale Romano. Indimenticabile a pieno schermo l’incu-nabolo fotografico della scoperta dell’atleta seduto, sul Quirinale,nel 1885.

Che altro resta nella memoria degli studenti? Al termine della

relazione, dopo la scontata pausa di titubanza, uno di loro si è al-zato a dire lo stupore per gl’inesauribili confronti e passaggi dal-l’uno all’altro artista, non intabulati dalla convenzione, bensì pro-ducenti nella progressiva definizione delle personalità. Perfetteriproduzioni, dettagli indagati da fotografi all’unisono col critico:elementi di un linguaggio che più non si era espresso dal tempoin cui felicemente si pronunciava e veniva inteso e propalato, fi-no alle rinascenze di età romana. Paolo Moreno racconta di avercompreso in Grecia che l’antico è solo nascosto: ce lo rivela con gliocchi di Johann Joachim Winckelmann che rapportava tutto almonumento, convinto che l’artefice l’avesse dotato di quanto ser-ve a comprenderlo.

Tideo e Anfiarao, esponenti dei Sette a Tebe, riconosciuti neiBronzi di Riace forgiati in Argo (tale la terra di fusione rimasta al-l’interno delle statue, analizzata dai geologi), rispettivamente daAgelada il Giovane, nativo della città stessa, e da Alcamene diLemno. I quali si palesano a loro volta responsabili della decora-zione del tempio di Zeus a Olimpia, per la serrata logica delleanalogie e dei dati prosopografici e mitici: soluzione alla tenaceincognita del Maestro di Olimpia.

Di Policleto, degno allievo di Agelada, il Doriforo ridisegnato

con lancia e scudo a perfezionamento di una fondata interpreta-zione della copia al Museo di Napoli; l’Idolino da Pesaro, al Mu-seo Archeologico di Firenze, rivisitato con altri documenti perun’opera finale del celebre bronzista.

Il peribóetos di Prassitele dal catalogo di Plinio (Storia naturale,34, 69) al Satiro di Mazara “che grida freneticamente”, e ha trion-fato in Roma con tale commento al Palazzo di Montecitorio(2003), in Giappone all’Esposizione Universale 2005 di Aichi,quindi al Louvre per la mostra Praxitèle (2007); il paragone inspe-rato del nudo con l’altro bronzo dell’ateniese, l’Apollo Sauroktó-nos acquistato nel 2004 dal Cleveland Museum of Art (Ohio).

L’Atleta recentemente affiorato dal mare di Lussino, riferibile aDedalo di Sicione, con altri due multipli in bronzo del soggetto,rispettivamente a Vienna e a Fort Knox (Texas).

La personificazione di Agone, opera di Lisippo dall’Adriaticoal Getty Museum, oggi in predicato di tornare all’Italia. Accosta-mento a Lisippo per l’Eracle in riposo da Sulmona, piccola tagliae suprema tecnica, riduzione d’autore, al pari dell’altro Eracle delSicionio cantato da Stazio (“Selve”, 4, 6, 37-47): per quanto la suastraordinaria grandezza stia nell’altezza di un piede […] in così brevespazio tanto grande illusione di bellezza. Quanta misura nella mano,quanto grande esperienza nel provetto artefice, per poter allo stesso tem-po plasmare ornamenti da tavola e agitare nell’animo immani colossi.

Si vorrebbe continuare al di là dell’evento del febbraio scorso,che l’autore è pronto a riaprire per focalizzare ai nostri occhi lastrenua inchiesta dei Greci sulla condizione umana: altri origina-li illustrati nelle sue inesauste scritture, i ritratti in bronzo nella fa-se della maniera, dal figlio di Alessandro, che dà nome al Muséedell’Ephèbe (Agde, Costa Azzurra), al portentoso re Seute degliOdrisi in Tracia, esposto al Quirinale tra i tesori della Bulgaria nel2005, proseguendo attraverso i secoli dell’ellenismo con l’Esopo,l’Arsinoe di Mantova vagheggiata come l’Afrodite poi nascostanella Vittoria di Brescia, i condottieri della Roma repubblicana,Flaminino ed Emilio Paolo, per finire col tragico Cesarione delMuseo di Iráklio a Creta.

Quanto c’è di grande e imprevisto che dal passato non ci rag-giunge, senza l’intrepido impegno dello studioso a tempo pieno?Sarà questa, speriamo, la prossima storia.

Antonietta Locatelli

Riflessioni su una conferenza di Paolo Moreno

Alla scuola dei Greci

Nato a Fiume il 22.2.1940, si matura allo “Stellini”nel 1959 e si laurea in Lettere e filosofia all’Uni-versità di Padova nel 1964 con il massimo dei

voti e la lode, discutendo una tesi in glottologia con ilprof. C. Tagliavini.

Dal 1966 al 1969 è assistente volontario del prof. G. B.Pellegrini presso la cattedra di Storia comparata delle lingueclassiche dell’Università di Padova. Dal 1969 è collabora-tore scientifico, dal luglio 1970 assistente incaricato, dal1971 professore incaricato di Linguistica ladina, dal 1983professore associato, infine professore straordinario edordinario dal 1989 di Lingua e cultura ladina presso la Fa-coltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università diUdine, già Facoltà dell’Università di Trieste fino al 1978.

Presso la stessa Facoltà, per più anni tiene anche corsi di Filologia romanza e di Dialettologiaitaliana. Nel 2008 diventa professore ordinario di Linguistica e filologia romanza presso la Fa-coltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università udinese, cattedra che conserverà si-no alla quiescenza.

Per vari anni è stato Direttore dell’Istituto di Filologia Romanza e delegato del Rettoreper molteplici settori, fra i quali, dal 2000 al 2007, quello Lingua e cultura friulane. È statocomponente della Deputazione di Storia Patria del Friuli, socio ordinario e membro delconsiglio della Accademia delle Scienze, Lettere Arti di Udine, socio della Società Italia-na di Glottologia e di altre istituzioni culturali. Dal 1990 è stato condirettore, e dal 2007direttore, del periodico Ce fastu?, rivista scientifica della Società Filologica Friulana. È sta-to inoltre redattore o collaboratore di numerosi periodici scientifici internazionali e na-zionali, nonché autore di oltre duecento contributi a stampa comprendenti monografie,articoli, recensioni od altro, fra i quali si ricordano la redazione dei sei volumi dell’Atlan-te storico Linguistico-Etnografico friulano (1972-1986), il Dizionario di toponomastica del FriuliVenezia Giulia e la monografia su I dialetti del Friuli.

Dal 1994 al 2010 è stato Presidente del Consorzio Universitario del Friuli. Dal 1997 al2003 ha presieduto il Comitato scientifico dell’Osservatorio della lingua e della culturafriulane dalla Regione Friuli Venezia Giulia ed è stato membro della Commissione tecni-co-consultiva nazionale per gli adempimenti della legge 482/1996, operante presso laPresidenza del Consiglio della Repubblica italiana, Ministero degli Affari regionali.

Nato a Udine il 19.3.1925, è figlio dell’avv. Elio, ultimo Se-gretario Provinciale del Partito popolare italiano delFriuli, sciolto dal Fascismo nel 1926. Ottenuta nel 1944

la maturità classica allo “Stellini”, si laurea in Filosofia. Nel do-poguerra, milita nell’Azione Cattolica e si iscrive alla Democra-zia Cristiana. Nel 1946 fonda, con i professori Sarti, Toso e Fran-cescatto, il mensile: “Momento della cultura e dell’arte”. Dirige-rà poi “Il Popolo del Friuli Venezia Giulia” dal 1966 al 1975. Nelmaggio del 1948 è chiamato ad assumere la direzione del setti-manale del partito “Il nuovo Friuli”, che mantiene fino al 1952.Dopo un breve periodo a Roma, nel 1952 assume la SegreteriaProvinciale della D.C. ed è eletto Consigliere Comunale di Udi-ne. Ritornato a Roma nel 1954, diventa direttore amministrativodella GEPI s.p.a., società proprietaria di diversi periodici e quo-tidiani a diffusione nazionale.

Nel 1964 rientra a Udine per collaborare con Alfredo Berzan-ti all’organizzazione della Regione Friuli Venezia Giulia, costi-tuita l’anno prima. Nel 1966 è eletto Segretario Regionale per il Friuli Venezia Giulia della Demo-crazia Cristiana, carica che conserva fino all’autunno del 1976.

Nel 1966 è nominato Presidente e Consigliere delegato della società “Autovie Venete”, incaricoche manterrà sino al 1974. Dal 1969 al 1972 è Presidente della società “Traforo Monte Croce Car-nico”; dal 1970 al 1973, della società “Autovie Servizi”; dal 1972 al 1974, dell’“Istituto di MedioCredito del Friuli Venezia Giulia”; dal 1974 al 1976 della “Cassa di Risparmio di Udine e Porde-none” e Consigliere d’Amministrazione dell’”Istituto di credito Fondiario delle Venezie”. Nel1974 è investito della Presidenza dell’Ente autonomo del Porto di Trieste, che mantiene fino al1976. In quell’anno è eletto Senatore della Repubblica nel Collegio di Udine e sarà rieletto per al-tre tre legislature, fino al 1987. Dopo il terremoto del 1976 segue tutti i problemi della ricostruzio-ne e dello sviluppo del Friuli, contribuisce all’elaborazione della legge sulla ricostruzione, la n. 546del 1977, ed è relatore dell’ultima legge per la ricostruzione del Friuli, la n. 828 del 1982.

Dopo il Congresso nazionale della D.C. del 1982, è eletto Segretario Nazionale amministrati-vo, carica che mantiene sino al 1986. Lasciato il mandato parlamentare, assume, alla fine del1989, la presidenza della finanziaria regionale “Friulia” s.p.a. Sempre nel 1989 viene nominatoPresidente del Consiglio d’Amministrazione della “Laben” s.p.a., società per la progettazione erealizzazione di strumentazione elettronica per applicazioni spaziali e nucleari.

Per le sue benemerenze, gli sono stati conferiti i titoli di Commendatore della Repubblica ita-liana e di Cavaliere ufficiale della Repubblica di S. Marino.

I SOCI ONORARI DEL 2011

Giovanni Frau Giuseppe Tonutti

Le professoresse Venuto, Patti, Di Lenardo e Locatelli con la Preside e il pro-fessor Moreno

Giuseppe Tonutti con Aldo Moro

Page 11: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

11

L’ALBUM DEGLI STELLINIANI

La cronaca delle nozze Barba-Piacentini offre il destro perparlare dell’Abbazia di Sesto al

Reghena, il più noto e importanteesempio di monastero fortificato delFriuli che, proprio per questo, nel2004 fu eletto a meta dell’uscita pri-maverile degli Stelliniani, tradizio-nalmente dedicata alla scoperta dellaPiccola Patria.

L’abbazia di Santa Maria in Sylvis,fondata intorno al 730, si trova citataper la prima volta in un documentodel 3 maggio 762 (“unum [monaste-rium] in locum desertum qui voca-tur Sexto”) in relazione a un atto didonazione di tutte le loro proprietàfirmato dai nobili longobardi Anto,Erfo e Marco a favore dei Benedetti-ni. Distrutta dagli Ungari nel giugnodel 900, risorse nel X secolo fortifica-ta più o meno con l’aspetto attuale;da allora svolse un ruolo rilevante siacivile che religioso fino al 1420 quan-do, assoggettata al dominio della Se-renissima, iniziò la sua decadenza.

Sappiamo però che sul luogo del-l’attuale cripta, sotto il presbiterio,era stato eretto nel 2 a. C. il tempiointitolato al divo Augusto imperato-re e agli dei Marte e Vesta. A lato diquesta costruzione venne edificata inseguito, tra il IV e il V secolo, unachiesa paleocristiana a trichora, comeanche nella vicina Concordia Sagitta-ria: solo tre secoli più tardi, sui rude-ri del tempio pagano venne erettadai Longobardi, come abbiamo det-to, l’attuale abbazia, che costituisceun sito particolare oltre che per l’or-ganicità del suo complesso anche peressere topograficamente un’isola og-gi contornata solo dalle acque delfiume Reghena e del rio Sestian, unavolta anche da mura merlate e datorri. Di queste (sette nel 960) è visi-bile ora solo quella trasformata incampanaria che fa anche da porta,mentre è rintracciabile un’altra d’an-golo, nello spigolo sud orientale del-la canonica. Di notevole, oltre ai sin-goli fabbricati, nella quasi totale di-struzione delle opere fortificate, l’esi-stenza del terrapieno nel settore sem-pre sud orientale che dal fossato risa-le in scarpata verso l’interno ora so-

stenuto da una parte della canonica eda un muro di contenimento.

La chiesa, dopo la ricostruzioneavvenuta a seguito dei danni subitidall’invasione ungarica, ha assuntouna configurazione romanica che si èconservata nel corso dei secoli no no -stante i numerosi interventi di modi-fica, tra i quali merita una particolaremenzione il rifacimento della faccia-ta (XVI secolo). Si tratta di un am-pliamento riuscito, opera certamentedi un architetto capace, ben conscioche l’intervento comportava il pro-blema di incorporare l’edificio me-dievale. Attualmente la chiesa è pre-ceduta da un atrio ricoperto a cui siaccede attraverso un vestibolo sor-montato da un ampio salo-ne: la struttura costituisceuna novità assoluta per l’ar-chitettura religiosa dell’Italiasettentrionale. Alla facciata,originariamente liscia, intor-no al secolo XII è stata ad-dossata una loggetta a sini-stra della porta d’ingresso,mentre a destra è stata collo-cata una scala di pietra conbalaustra a colonnine checonduce al salone sovrastan-te. L’interno della chiesa è atre navate absidate, diviseda due file di pilastri e co-lonne sormontati da archi atutto sesto. La zona presbiteriale,provvista di transetto, è sopraelevataper lasciare spazio ad una cripta asette piccole navate. L’esterno, moltosemplice nelle pareti nord e sud, pre-senta dei motivi decorativi nei riqua-dri delle finestre della parete est. Lacomposizione dell’edificio, nelle suelinee essenziali, discende dalle chiesepaleocristiane e si ricollega a modellialtomedievali di abbazie propostidalla riforma cluniacense. Scompar-sa l’abbazia di Montecassino, quelladi Sesto al Reghena costituisce at-tualmente l’esempio più significati-vo di tale momento in Italia.

Nel 967 l’abbazia con tutti i suoipossedimenti fu donata al Patriarcad’Aquileia e nel 1182 il Papa la presesotto la sua protezione. Nel 1440, do-po circa 700 anni di residenza, i Be-

nedettini abbandonarono Sesto el’abbazia fu data in commenda. Nel1790 il Senato Veneto soppresse laCommenda abbaziale e mise all’astal’abbazia e tutti i suoi averi: si con-cluse così, dopo oltre mille anni, lavita di uno dei più gloriosi istitutimonastici del Friuli.

Originariamente la chiesa era tuttaaffrescata, ma nel corso dei secoli ladecorazione primitiva è andata di-strutta o sostituita. Riferibili al secoloXII sono alcuni lacerti significativipresenti sui pilastri dell’atrio e raffi-guranti San Cristoforo (la cui imma-gine protettrice dei viandanti compa-riva in tutti gli edifici sacri situati lun-go le vie di comunicazione), Sant’Ele-

na, l’Assunzione della Madonna, laVisitazione e l’imperatore Costanti-no. Agli ultimi decenni del medesi-mo secolo è databile il San Michele diottima fattura sulla parete di fondodel salone.

Alla fine del secolo XIII e agli inizidel XIV si possono far risalire le duescene all’interno della loggetta, tra-sposizione pittorica di episodi trattida cicli cavallereschi ispirati alle fi-gure di Carlo Magno e Rolando, co-me la Chanson di Otinel: in una è rap-presentata Bellissant seduta a fiancodi Carlo Magno, alla presenza di ungruppo di armati, in attesa del duel-lo tra Otinel e Orlando; nell’altra visono coppie di cavalli affrontati. So-no l’unico resto degli affreschi tre-centeschi che ornavano un tempo laprimigenia facciata della residenza

degli abati, ingrandita nel XVI seco-lo.

Sulla facciata sopra la porta di in-gresso si conservano un San Gabrie-le Arcangelo e un San Benedetto risa-lenti alla fine del XIII secolo. In cimaallo scalone, nel punto di unione dellato nord della residenza degli abaticon la facciata dell’atrio, si conservaun affresco del secolo XIV raffigu-rante, su due riquadri, ancora unascena cavalleresca. Elementi di pittu-ra tardoromanica sono rilevabili nelgruppo della Madonna con San Pie-tro e San Giovanni Battista che si tro-va sul muro, a fianco del portale.

Trecentesca è la decorazione pitto-rica più imponente dell’abbazia se-

stense che sviluppa in gene-re alcuni cicli ben precisi co-me quella di pregevole qua-lità che si dispiega nel pre-sbiterio (transetto, tiburio eabside) databile verso il1320. Nel transetto destro,dove campeggia il LignumVitae (Albero della Vita) raf-figurato come un immensomelograno, sono disposte al-cune scene relative alla vitadei Santi Pietro e Paolo. Neltransetto sinistro comparel’Assunzione di San Giovan-ni Evangelista. Nell’absidecentrale troviamo l’Incoro-

nazione della Vergine, la Natività,l’Annuncio ai pastori e Santi. Nel ti-burio sono affrescate Storie della Ver-gine e di San Benedetto. Nel quadri-lungo della navata centrale sono rap-presentati due episodi della vita diSan Benedetto. La matrice pretta-mente padovana di queste pitture te-stimonia la diffusione del giottismonel basso Friuli nei primi decenni delTrecento.

Alla seconda metà del Quattrocen-to risalgono invece l’Inferno e il Para-diso delle pareti del vestibolo, scenedi ispirazione dantesca assegnabiliforse ad Antonio da Firenze, e le fi-gure di San Tommaso, Sant’Ambro-gio e Sant’Agostino dell’atrio. Soprail portale è raffigurato S. Michele Ar-cangelo che pesa le anime e le inviaalla giusta destinazione a seconda

dei meriti. Le pareti laterali dell’atrio,anticamente adibite a cimitero diabati e monaci, ospitano un lapidariocon resti romani, altomedioevali, ro-manici, gotici e rinascimentali.

Nella cripta, oltre alla cosiddetta“Urna” di Santa Anastasia in marmod’Aurisina, bellissimo reliquiario acassa altomedioevale formato da la-stre di marmo greco scolpite a motivigeometrici, pezzo assai prestigioso ri-salente all’epoca della fondazione cherappresenta il migliore esempio discultura della rinascenza liutprandea(in origine si trattava di una cattedra oun ambone, ma in epoca successiva fuadattata a monumento funebre), ven-gono custodite altre vere e proprieopere d’arte: le colonne con i capitellicorinzi, risalenti anche esse all’epocadella fondazione; un Vesperbild (Pie-tà) del XV secolo, di produzione tede-sca, scultura in pietra dolce dipinta adolio, risalente al XIII-XIV secolo; l’An-nunciazione; due pannelli in marmod’Aurisina distinti e inseriti nella stes-sa cornice, il primo dei quali, raffigu-rante la Madonna, risale al secolo IX,mentre quello con San Gabriele Ar-cangelo è del secolo XIII; le statue li-gnee di San Rocco, Sant’Antonio daPadova; la Vergine del Rosario e Gesùsorridente, tutte di scuola della ValGardena o Grödnertal.

I numerosi dipinti e affreschi del-l’abbazia sono di particolare rilevan-za storica e artistica in quanto operadi Guidolino di Pietro detto BeatoAngelico, dei discepoli di Giotto diBondone, di Andrea e Antonio da Fi-renze, di Alessandro Varotari detto ilPadovanino, di Andrea di Bertolottodetto il Bellunello, di Cristoforo Dia-na discepolo dell’Amalteo, di Pom-ponio Amalteo, di Pellegrino da SanDaniele, di Giovanni Francesco daTolmezzo, di Viviano da Conegliano,di Giovanni Pietro Albanese dettoPietro da San Vito, di Giovanni Lau-rentini detto Arrigoni discepolo delBarocci, di Giovanni Antonio de Sac-chis detto il Pordenone, di Marco Ba-saiti discepolo del Vivarini, di Mar-cello Fogolino, del Pantaleoni, delTosoni, del Cestari e del Pappini.

Elettra Patti

Le nozze del Consigliere Ettore Giulio BarbaNel pomeriggio di mercoledì 8 giugno, presso l’Abba-

zia di Santa Maria in Sylvis sita nel centro storico diSesto al Reghena, l’avvocato Ettore Giulio Barba,

membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Gli Stelli-niani e figlio della professoressa Elettra Patti, che ne è l’attua-le presidente, si è sposato con la dott.ssa Elisa Piacentini, an-ch’essa laureata in Giurisprudenza.

La sposa, che ha conosciuto Ettore Giulio nel 2008 a Udine,dove si è trasferita dalla natia Bagnarola di Sesto al Reghenaper frequentare l’Università e si è inserita talmente bene daeleggervi stabilmente la sua residenza, ha però voluto che lenozze fossero consacrate nell’Abbazia benedettina di Sesto alReghena da lei sentita come un luogo speciale non solo per lostraordinario fascino della costruzione e la storia millenaria,ma soprattutto perché in quella zona ha trascorso gli annifondanti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Alla cerimonia, officiata da due sacerdoti – in primis dal no-vantenne Mons. Arduino che, oltre ad aver battezzato e co-municato per la prima volta Elisa, ha anche sposato i suoi ge-nitori – hanno assistito centoventi invitati, molti dei quali (pa-renti e amici di Ettore Giulio) stelliniani come lui. I vetusti af-freschi dell’Abbazia hanno fornito una cornice prestigiosa al-

la cerimonia, mentre le magistrali e vibranti note offerte aglisposi dall’organista Francesco Grisostolo e la stupenda vocedel soprano Giulia Della Peruta, anch’essi stelliniani doc, si li-bravano nell’aria avvolgendo gli sposi che a malapena dissi-mulavano la loro emozione.

Dopo la celebrazione del sacramento, gli sposi hanno salu-tato parenti e amici nel ristorante del borgo “Braida di Casa”che, racchiuso da una cinta muraria di sasso con alte merla-ture e situato all’interno di una riserva naturale di venti etta-ri, dove sgorgano acque risorgive e trovano rifugio aironi,germani, fagiani, lepri e pernici, sorge nei pressi di San Vito alTagliamento. Molto apprezzata dagli invitati la scelta del luo-go, di cui il sapiente restauro apportato alla cappella sette-centesca, alle abitazioni coloniche, ai granai, alle cantine e al-le stalle pre-esistenti che lo costituiscono, sia pur donandogliun tocco di raffinatezza, non ha alterato l’atmosfera rusticafriulana dei tempi antichi. Il parco della villa Chiurlo-Luche-schi, che funge da confine tra il borgo e i vigneti circostanti,ha prestato i suoi incantevoli scorci per immortalare l’evento,mentre il tempo, quel giorno a dire il vero piuttosto uggioso,ammiccando con complicità apriva di tanto in tanto opportu-ni squarci di sereno.

Il Consiglio direttivo e la Redazione de La Voce si unisconoal coro dei parenti e degli amici per augurare ai novelli sposi,che dopo la cerimonia sono partiti per un lungo viaggio dinozze negli Stati Uniti, una vita coniugale duratura e felice.

L’Abbazia di Sesto al Reghena

L’Abbazia di Sesto al Reghena

Page 12: Seminario sul Risorgimento allo Stellini Il tempo dell ... Voce/La Voce X-1.pdf · ti più puri della nostra Resistenza. Uno di loro era il sottotenente degli Alpini Renato Del Din,

COME DIVENTARE SOCI

12

LA SCRITTURA DEGLI STELLINIANI

Quote associative per l’anno sociale 2011socio sostenitore: .......................................................................€ 40socio ordinario: ..........................................................................€ 20socio simpatizzante:..................................................................€ 20socio studente universitario: ...................................................€ 10

Possono iscriversi, in qualità di soci sostenitori o ordinari, gli ex al-lievi, i docenti ed il personale amministrativo e tecnico dell’Istitu-to, anche se non più in servizio. Possono aderire, come soci simpa-tizzanti, tutti coloro che condividono le finalità dell’associazione.La durata dell’iscrizione è annuale. Lo statuto dell’associazione ele altre notizie che la riguardano sono reperibili sul sito internet.

L’iscrizione avviene:– rivolgendosi alla segreteria dell’associazione:

cell. 347/9241345

– oppure compilando il modulo che si può scaricare dal sito in-ternet dell’associazione (www.stelliniani.it) ed inviandolo amezzo posta alla professoressa Elettra Patti, 33100 Udine viaBrazzacco n. 3, corredato dalla ricevuta di versamento sul c.c.b.n° 740/4341669 P, presso la Cassa di Risparmio del Friuli Ve-nezia Giulia - Codice IBAN IT80 V063 4012 3000 7404 3416 69

L’indirizzo di posta elettronica e l’indirizzo del sito internetdell’associazione sono:

[email protected] – www.stelliniani.it

Periodico di informazione culturale

Anno X, N. 1 – Luglio 2011

Direttore editorialeAndrea Purinan

[email protected]

Direttore responsabileDavide Vicedomini

Comitato di redazioneElettra Patti, Andrea Purinan

Direzione e redazioneAssociazione “Gli Stelliniani”

c/o Liceo Ginnasio “Jacopo Stellini”

Piazza I Maggio, 2633100 Udine

Hanno collaborato a questo numeroBetuel Arci BiffoniLucio CostantiniSandra Del Fabro

Antonietta LocatelliGina Misdaris

Andrea NunziataElettra Patti

Andrea PurinanFrancesca Venuto

Consiglio direttivoPresidente onorario:

Daniele PiciernoPresidente: Elettra Patti

Vice Presidente: Gabriele DamianiSegretaria: Albarosa Passone

Consiglieri: Giovanna Marsoni (Dirigente Scol.)

Ettore Giulio BarbaGaetano Cola

Pier Eliseo De LucaAndrea NunziataAndrea Purinan

Gabriele RagognaDaniele Tonutti

Francesca VenutoFrancesco Zorgno

Collegio ProbiviriPaolo Alberto Amodio

Carlo AppiottiMarco MarpilleroFlavio Pressacco

Collegio Revisori dei ContiGino Colla

Paolo Gandolfo Federico Vicario

Stampa e spedizioneCartostampa Chiandetti

Reana del Rojale

Iscrizione al Tribunale di UdineN° 27/2000 del 30/11/2000

degli Stelliniani

AVANZO ANDREA 3A BANCHIG ELEONORA 3ABATTISTELLA GIULIA 3ACALABRO' GIULIA 3ACERETELLI CARLOTTA 3ADE NARDO ALEX 3AFELLUGA CHIARA 3AFRACASSO GRETA 3AGEATTI MARTINA 3ALONGO MARIAGIUSY 3AMARTINUZZI GEMMA 3AMELE SONIA 3AMUNER CAMILLA 3APESARIN TOBIA 3APIANI CAROLINA 3ASPAGNOL CHIARA 3ASPANGARO SOFIA 3ATOMAT KEVIN 3ABARZAN ELISABETTA 3BBATTAINI MARTA 3BBELLINETTI ANTONELLA MARIA 3BBORGNA MICHELA 3BCARLETTI MARILYN 3BCODARINI GIADA 3B

COVAZZI CAMILLA 3BDEL PIN IRENE 3BDI LENA GIOVANNI 3BFERUGLIO MARIA 3BGRISON DAVIDE 3BLAPO AMANDA 3BMAZZOLINI GIULIA 3BMONFREDO MANILYN 3BMORSUT LILIANA 3BPASQUARIELLO MARCO 3BPETRIN PAOLO 3BSALIMBENI FRANCESCO MARIA 3BSCARSINI VALENTINA 3BSPIZZO CHIARA 3BTITOTO ALBERTO 3BVENIER ALESSIO 3BZORZI ANNA 3BBARBIANI CLARA 3CCODOGNO CHIARA 3CCUCCI LAURA 3CD’ANDREA ARIANNA 3CDELLA LONGA LETIZIA 3CDE LUCA BEATRICE 3CFABRIS FEDERICO 3C

GENTILE FRANCESCO 3CGORZA GIULIA 3CLENDARO LISA 3CMARCHIOL MARGHERITA 3CMATTIUSSI ILARIA 3CMICHELOTTI ANNA 3CMINOZZI GIOVANNI 3CONESTI ALAN 3CPAOLINI SERENA 3CSALVADOR ELENA 3CSANTORO ROSSELLA 3CTITOLO ANNACHIARA 3CTONIUTTI MARISTELLA 3CZUCCHIATTI EVA 3CBIONDI VALENTINA 3DBONINI GRETA 3DCHIARANDINI CECILIA 3DCITA MARTINA 3DCOLOSETTI VALERIA 3DDEL PICCOLO DENNIS 3DFABRIS ANNA 3DFORABOSCO FRANCESCA 3DGHELLER ELENA 3DIRLANDO LUCREZIA 3D

MATTIUSSI SIMONE 3DMONGERA STEFANIA 3DPIANI ANGELICA 3DSACCAVINI MARTA 3DSACCAVINO MARTA 3DSBRUAZZO CHIARA 3DTAVIANI ELENA 3DBADO FEDERICA 3FCASSINA FRANCESCA 3FDE PROPHETIS FRANCESCA 3FFABRIS FRANCESCA 3FGAGIC BILJANA 3FGRUER ALICE 3FGUZZETTI GIULIA 3FLIGUORI RICCARDO 3FNADALIN FRANCESCA 3FPRATESI MATTEO 3FROJATTI CARLOTTA 3FTABACCHI MATTEO 3FTOGNON GAIA 3FTOMELJ FEDERICA 3FTOSCANO TIZIANA 3F

I maturi dell’anno scolastico 2010-11

Se lei poneva la punta del lapis suuna carta, qualunque fosse, gira-va da sé sul foglio in volute baroc-

che dove le linee curve non avevano so-luzione di continuità e all’interno diuna figura penetravano in meandri escorci sempre nuovi cangianti ad ognipiccolo tratto e ombreggiatura.

Se questo fosse il mondo reale o l’al-tro di oggetti squadrati e distinti non losapeva.

Certe volte era una grande tela dovel’ispessimento della trama generava fi-gure e la sua rarefazione pause del tem-po. Le tele potevano essere scenari chesi aprivano gli uni sugli altri. Ma sequalche smagliatura lasciava intrave-dere il fondo?

Allora quel fondo era solo nero, nerosenza contorni.

Il primo giorno la tela era un’acquagorgogliante che correva a fior di prato.Luccicava un po’ e saltellava come unbambino che non poteva star fermo.Nasceva dal ghiaccio e dalla neve e per-ciò imperlava l’erba.

Il cielo capovolto correva sul prato.Un piatto di plastica aveva raccolto

l’ultima pioggia e gli uccelli del luogosi abbeveravano. Le formiche anche e levespe.

Non tutte le foglie degli alberi eranouguali, alcune erano ispessite, altresembravano bruciate, ma da lontano ilverde appariva costante nelle variazio-ni di luce e ombra.

La para delle scarpe da basket avevacalpestato le erbe lungo un tracciato maintorno si ergevano ritte con grandevarietà di forme e fioriture.

Lei aveva disegnato sottili corde checorrevano da un albero all’altro conbandierine che ballavano al vento, i co-lori quelli del prato.

Un po’ alla volta il prato si popolavadi forme mutanti: il gatto assumeva ledimensioni della tigre, lo scoiattolo del-la marmotta, il topo diventava un orso,il bruco un serpente, il picchio un gri-fone.

L’elefante diventava una farfalla, ilbue una libellula, l’aquila un’oca, loscimpanzé una lucertola, il coccodrilloun uomo.

All’inizio ogni specie vagava nellagrande tela in gruppi omogenei che sidisponevano ciascuno in un colore disfondo, ora in prevalenza verde, orarosso fuoco, ora blu, ora candido.

Poi la trama si ispessiva in riquadrisempre più piccoli, aree protette, riser-ve, zoo, circhi, unendo anche specie ecolori diversi, senza più ordine.

Viceversa, dove sonnecchiavano ileoni, correva una strada, dove si aggi-ravano le tigri, si delineavano le torri diuna fabbrica chimica, dove nuotavano ipesci, distese di petrolio, dove stavanole balene, le baleniere.

Le sette teleLe linee erano troppo confuse e la

donna ebbe l’impulso di cancellare tutto.

Il secondo giorno ancora acqua chescorre, più calma, una roggia di città, leerbe del fondo fluttuano sinuose, dandouna colorazione verde-giallognola allasuperficie.

Le coppie di germani reali abbando-nano le nidiate destinate ai grandi rat-ti notturni e ai corvi rapaci dell’alba.

I nidi stanno sul lavatoio di pietrache sporge dal vecchio muro del con-vento, ormai trasformato in una minia-tura di foresta vergine, di fronte l’acquapronta ad accogliere i primi tuffi, allespalle gradini risalenti verso un cancel-lo sempre chiuso.

Trame bucate di coppie senza prole,madri e padri inquietanti, inquieti.

Un uomo apre il cancello arruggini-to, si affaccia al lavatoio, mostra unavia al ricovero in pietra.

La trama di un’altra estate si infitti-sce di pulcini che oltrepassano il can-cello per scendere dal nuovo covo al co-perto, viaggiano per acqua circondati edifesi e infine cresce il ciuffo adolescen-ziale sulle loro teste.

Notte.I gatti aspettano.Non chiamano, non si muovono, at-

tendono ore.Appaiono all’improvviso da sotto

un’auto, escono da un’inferriata, dalsottoportico delle case abbandonate.

Spiano i movimenti, sognano i passi co-sì intensamente che quando arrivano lorolo sanno e si mostrano per un attimo men-tre vengono deposte le ciotole, acqua, cibo.

Riparati dietro il muro, si mostranoa metà, come chi confida ma non ap-partiene.

Il terzo giorno è un mondo d’acqua atratti di una calma plumbea, a tratti fu-rioso e fangoso.

In quel mare senza pesci oscillanoisole e nessun filo le collega alla trama,così chi ci vive è assediato, beve l’acquafangosa, mangia la terra.

Le città sullo sfondo tutt’attornoscintillano elettriche, pompano gas nel-l’alto, rovesciano in terra fiumi di gras-so. La tela è tirata allo spasimo dalgrande peso delle città e altrove cede.

L’Oceano si scalda e gonfia i monso-ni che sorvolano le terre rombando, persettimane si aprono le cataratte del cie-lo, le vecchie piaghe d’Egitto, il DiluvioUniversale.

Le madri spingono in alto con lebraccia i figli, gli uomini sorreggono ivecchi padri sulle spalle, altri sono tra-volti via dalla corrente, qualcuno si ag-grappa ai rami degli alberi ma è trasci-nato via.

Sulla tela il peso delle città brillantiprovoca strappi, buchi che si allargano,fili ormai recisi.

Lei lascia cadere il lapis, stanca.Il quarto giorno, l’Oceano, là dove le

correnti cessano, la superficie è calma,sotto è una vertigine buia. Troppo.

Meglio l’enorme corpo che fluttua apelo d’acqua, un essere di plastica.

Sembra innocuo quest’essere traspa-rente, docile alle onde, snodato, eppurenulla sfugge al suo abbraccio di quantodi vivente lo raggiunge. Nei suoi inter-stizi, avvolti nelle pieghe delle sue ve-sti, nei suoi cappucci, nei suoi guanti,nuotano scheletri di pesci, polipi am-manettati, carapaci rivoltati di tartaru-ghe marine.

Semina in mare frammenti bianchicome uova che si disperdono nei flutti.

Una bambina è arrivata qui in com-pagnia di un pellicano, dondolano sulfondo di una vasca di plastica colorgiallo slavato persa nel grande essere.

Di giorno sembra di scivolare su ve-le bianche a fior d’acqua, di sera, suuna città sommersa, priva di vita.

A volte affiorano palle colorate e bar-chette. Altre volte borse della spesa conil pesce non più fresco. Più avanti ilvento gonfia dei teli che si alzano comealberi colorati.

Navigano lungo le coste del grandeessere così il pellicano ogni tanto puòuscire in mare aperto e ritornare dallabambina.

Non un suono, un richiamo, unguizzo, solo odore acre di sale e di pu-trefazione.

Le forme e i colori variano, richia-mano sprazzi di vite lontane, nei corti-li, nelle cucine, negli ospedali, nei bar.

Arriva una cassetta per la frutta diplastica celeste, la bambina la sfiora, siaccorge che qualche forma di vita pen-de dai filamenti di polimeri blu che flut-tuano sott’acqua.

Sono alghe ed altri piccoli molluschiche si attaccano a loro.

La cassetta passa con le sue radici vi-tali, portata dalle deboli onde.

Di notte la vasca scivola inavvertitapiù all’interno di quel mondo strano.

All’alba del quinto giorno le acqueoceaniche sono una striscia all’orizzon-te e il pellicano tarda a ritornare.

La bambina non sa se sta sognandoancora ma qualcosa guizza in mezzo alplancton di polimeri: sono pesci, violascuro, blu, verdi. Nuotano a pelo d’ac-qua e si lasciano toccare.

La loro pelle è floscia tra le dita, si pie-ga, ma non si spezza neanche tirandola.

Pascolano felici il plancton di plasti-ca e seguono in branco la vasca giallo-gnola.

Gli occhi opachi ricordano il fondodelle bottiglie di bibite con qualche resi-

duo nero o arancio.Il pellicano, tornato dalla bambina,

non è attirato da queste creature viola-cee, lilla, verdastre che si sentono a pro-prio agio lì, padrone del loro elemento,prive di antagonisti.

La vasca avanza nel grande essere -forse sta solo navigando in tondo - se-guita dal branco.

Il sesto giorno i pesci dalla pelle ela-stica appaiono irrequieti, scattanti, inallarme. Nel luogo dove la barchetta èarrivata le borse di plastica sembranoimpigliate a sostegni rotanti e si gon-fiano come vele al vento. Quando l’im-boccatura ruota verso la bambina, al-l’interno appaiono grandi occhi chesembrano dipinti nella ceramica e fissinell’acqua.

Improvvisamente un corpo traspa-rente esce e piegandosi come carta strac-cia, avvolge la preda, trattiene in unapellicola appiccicosa i pesci sorpresi.

La vasca sosta per un po’ tra i nidi diborse opache, poi la bambina con le ma-ni spinge avanti la sua barchetta perchéora lei e il pellicano sono curiosi diesplorare ancora.

Il lapis nella mano della donna correa disegnare tante specie nuove, con i lo-ro covi, i loro colori, le loro forme e po-pola quel continente.

Un mare più profondo è la tela delsettimo giorno, se si potesse percorrerloporterebbe al Big Bang iniziale.

E dentro ci sono tutte le galassie lecostellazioni le stelle i pianeti.

La trama può assumere dimensioniimpreviste con lo spazio che si muovecome un disco intorno al suo perno ditempo immobile. La tela è attraversatada ondulazioni ora veloci e possenti co-me urla, ora da lente e leggere incre-spature come sospiri, richiami ripetuti,aneliti.

Onde di incommensurabili tele, ditele-schermi.

Le onde creano figure che appaiono,scompaiono o mutano.

Lei disegna una rosa, alcuni petali sistaccano, altri rimangono attaccati alpeduncolo, scolorano, si coprono di pic-cole macchie, raggrinziscono finché,leggeri, volano via.

Il tempo lavora a rimestare gli ingre-dienti di base delle forme.

Perdurano l’arte tessile dei ragni,l’organizzazione delle formiche, lamusicalità degli uccelli, la maternitàche “intasca” i piccoli canguri o forsenasceranno nuove idee.

Quanto alla formichina, proprio lei,che si inerpica con grande sforzo sullasua scarpa, ecco la donna si affretta asalvarla, un file nell’archivio dei suoidisegni.

Sandra Del FabroSandra Del Fabro con il papà Edoardo e la sorella maggiore Renata davanti al-l’ingresso del Liceo dalla via Cairoli