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Notiziario della Sezione ANGET di Milano MOVM Sottotenente Paolo Ferrario Direzione e Redazione: Caserma XXIV Maggio - Via Vincenzo Monti, 59 - 20145 Milano Anno VIII Numero 18 Luglio 2010 [email protected] www.angetmi.it Cinema italiano e Forze Armate: un connubio impossibile? O dottoressa del distretto militare o ufficiale ottuso Lorenzo Biglio (IZ2KPH) L’ultimo film sulle Forze Armate italia- ne uscito nelle sale cinematografiche è “Le ultime 56 ore” : vi si narra di un colonnello dell’Esercito che prende in ostaggio pazienti e medici di un inte- ro ospedale per costringere l’autorità preposta ad occuparsi del problema dell’uranio impoverito, usato in Bosnia, e che ha ridotto in fin di vita alcuni suoi soldati. Confessiamo che faccia- mo fatica ad immaginare un ufficiale italiano autore di un simile gesto, ma tant’è. D’altronde il rapporto tra cinema italia- no e forza armata è sempre stato proble- matico. Dopo la sconfitta nella secon- da guerra mondiale, il cinema italiano ha avuto paura di raccontare storie che non fossero di critica, quasi che rappresentare la vita del militare fosse apologia di reato. (...) segue in seconda Reportage Missione Marconi PAGINA 4 L’ultima Carica Isbuscenskij PAGINA 3 Amarcord Operatori Ponti Radio PAGINA 8 Corpi dell’Esercito Genio Guastatori PAGINA 7 Ten. L. Giordano (dx) e Serg.Magg. M. Frigenti T ra gli impegni della sezione di Milano vi è, da tempo, anche la collaborazione all’atti- vità coordinata da UNUCI Lombardia “Allenati per la vita! – incontri Esercito Scuola” indirizzata agli studen- ti delle scuole secondarie superiori della regione. L’attività nasce a segui- to di una intesa siglata tra l’Esercito Italiano e la Direzione Scolastica della Regione Lombardia, ed è suddivisa su cinque progetti: “Solidarietà”, “Salute e Benessere”, “Civico Culturale”, “Training Day” ed “Orientamento”. Lo scopo prefissato è quello di aiutare i giovani studenti a diven- tare cittadinanza attiva e responsabile evidenziando nel percorso educa- tivo la ricerca del benessere personale contemporaneamente a quello della comunità, in antitesi al bullismo. La nostra collaborazione si sviluppa sia sul piano teorico, illustran- do i principi basilari della comunicazione via radio e di procedura radiotelefonica, sia in campo pratico gestendo la prova pratica di comu- nicazione radio durante lo svolgimento della prova finale, di dome- nica 7 marzo presso l’Idroscalo di Milano. In quell’occasione mi è stata consegnata una targa di riconoscimen- to per questa nostra collaborazione, riconoscimento che ricade su tutti noi, non solamente su chi ha collaborato, sacrificando maga- ri ore di presenza in famiglia. Ogniqualvolta qualcuno di noi è presen- te, porta la presenza della nostra Sezione, ed oserei dire dell’ANGET. Grazie di cuore a tutti. Il 1° Rgt. Trasmissioni al “ComputerFest” di Malpensa Fiere Ten.t.(tlm) RN Leandro GIORDANO Il 1°Rgt. Trasmissioni , comandato dal Col. Carmine Pompa, ha partecipato nel mese di gennaio al “Computer Fest & Radioamatore” di MalpensaFiere. La Fiera, giunta alla dodicesima edizio- ne, è rivolta a tutti gli appassionati ed operatori del mondo dell’elettronica, radio e computer. Il 1° Rgt., in collaborazione con la Sezione ANGET di Milano, ha realiz- zato un’esposizione di alcuni tra i più importanti apparati delle trasmissioni che il Reggimento impiega quotidiana- mente per assolvere i propri compiti isti- tuzionali di supporto al Comando Nato Rapid Deployable Corps Italy (NRDC- ITA). Tali assetti operanti nella banda HF, VHF e satellitare sono stati schierati anche con l’intento di presentare l’evo- luzione degli apparati trasmissivi in uso presso l’Esercito Italiano dall’ul- tima Guerra mondiale ai giorni nostri. Numerosa ed entusiasta l’affluenza del pubblico che ha letteralmente bersaglia- to con moltissime domande i nostri trasmettitori. (...) segue in seconda UN GRADITO RICONOSCIMENTO PER LA NOSTRA SEZIONE Magg. Ernesto Colombo (IW2NTC) UNUCI Bergamo con i partecipanti alla competizione

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Notiziario della Sezione ANGET di Milano MOVM Sottotenente Paolo Ferrario

Direzione e Redazione: Caserma XXIV Maggio - Via Vincenzo Monti, 59 - 20145 Milano

Anno VIIINumero 18

Luglio 2010

[email protected]

Cinema italiano e Forze Armate: un connubio impossibile?

O dottoressa deldistretto militare oufficiale ottuson Lorenzo Biglio (IZ2KPH)

L’ultimo film sulle Forze Armate italia-ne uscito nelle sale cinematograficheè “Le ultime 56 ore” : vi si narra di uncolonnello dell’Esercito che prende inostaggio pazienti e medici di un inte-ro ospedale per costringere l’autoritàpreposta ad occuparsi del problemadell’uranio impoverito, usato in Bosnia,e che ha ridotto in fin di vita alcunisuoi soldati. Confessiamo che faccia-mo fatica ad immaginare un ufficialeitaliano autore di un simile gesto, matant’è. D’altronde il rapporto tra cinema italia-no e forza armata è sempre stato proble-matico. Dopo la sconfitta nella secon-da guerra mondiale, il cinema italianoha avuto paura di raccontare storieche non fossero di critica, quasi cherappresentare la vita del militare fosseapologia di reato. (...) segue in seconda

n Reportage

Missione Marconi

PAGINA 4

n L’ultimaCarica

Isbuscenskij

PAGINA 3

n Amarcord

Operatori Ponti Radio

PAGINA 8

n Corpi dell’Esercito

Genio Guastatori

PAGINA 7

Ten. L. Giordano (dx) e Serg.Magg. M. Frigenti

Tra gli impegni dellasezione di Milano

vi è, da tempo, anche lacollaborazione all’atti-vità coordinata daUNUCI Lombardia“Allenati per la vita! –incontri Esercito Scuola”indirizzata agli studen-ti delle scuole secondariesuperiori della regione.L’attività nasce a segui-

to di una intesa siglata tra l’Esercito Italiano e la Direzione Scolasticadella Regione Lombardia, ed è suddivisa su cinque progetti:“Solidarietà”, “Salute e Benessere”, “Civico Culturale”, “TrainingDay” ed “Orientamento”.Lo scopo prefissato è quello di aiutare i giovani studenti a diven-tare cittadinanza attiva e responsabile evidenziando nel percorso educa-tivo la ricerca del benessere personale contemporaneamente a quellodella comunità, in antitesi al bullismo.La nostra collaborazione si sviluppa sia sul piano teorico, illustran-do i principi basilari della comunicazione via radio e di proceduraradiotelefonica, sia in campo pratico gestendo la prova pratica di comu-nicazione radio durante lo svolgimento della prova finale, di dome-nica 7 marzo presso l’Idroscalo di Milano.In quell’occasione mi è stata consegnata una targa di riconoscimen-to per questa nostra collaborazione, riconoscimento che ricade sututti noi, non solamente su chi ha collaborato, sacrificando maga-ri ore di presenza in famiglia. Ogniqualvolta qualcuno di noi è presen-te, porta la presenza della nostra Sezione, ed oserei dire dell’ANGET.Grazie di cuore a tutti. n

Il 1° Rgt. Trasmissioni al “ComputerFest” di Malpensa Fieren Ten.t.(tlm) RN Leandro GIORDANO

Il 1°Rgt. Trasmissioni , comandato dalCol. Carmine Pompa, ha partecipato nelmese di gennaio al “Computer Fest &Radioamatore” di MalpensaFiere. La Fiera, giunta alla dodicesima edizio-ne, è rivolta a tutti gli appassionati edoperatori del mondo dell’elettronica, radioe computer.Il 1° Rgt., in collaborazione con laSezione ANGET di Milano, ha realiz-zato un’esposizione di alcuni tra i piùimportanti apparati delle trasmissioniche il Reggimento impiega quotidiana-mente per assolvere i propri compiti isti-tuzionali di supporto al Comando NatoRapid Deployable Corps Italy (NRDC-ITA). Tali assetti operanti nella banda HF,VHF e satellitare sono stati schieratianche con l’intento di presentare l’evo-luzione degli apparati trasmissivi inuso presso l’Esercito Italiano dall’ul-tima Guerra mondiale ai giorni nostri.Numerosa ed entusiasta l’affluenza delpubblico che ha letteralmente bersaglia-to con moltissime domande i nostritrasmettitori. (...) segue in seconda

UN GRADITO RICONOSCIMENTO PER LA NOSTRA SEZIONE n Magg. Ernesto Colombo (IW2NTC)

UNUCI Bergamo con i partecipantialla competizione

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segue: O dottoressa del distretto.....

Eppure, anche sotto il regime, erano usciti titoli (“Alfa Tau”, storia di sommer-gibilisti o “Uomini ed ali”, quattro amici aviatori che la guerrà condurràsu strade diverse, entrambi girati con personale militare) che nulla aveva-no a che fare con l’apologia, anzi. Nel dopoguerra qualche film dal taglioil più possibile asettico (“La battaglia di El Alamein” o “L’ultima carica”)preparava la strada a capolavori sì, ma sempre critici nei confronti delleForze Armate. “La Grande guerra” di Monicelli, con Gassman e Sordi, “Tuttia casa”di Comencini sempre con Sordi, sino ad arrivare a “Uominicontro” di Rosi, terribile denuncia contro l’imbecillità militare. Imbecillità che certamente non si può nega-re e di cui, ma è solo uno di mille esempi possibili, le 11 battaglie dell’Isonzo di Cadorna ne sono l’em-blema terrificante, ma che ha come contraltare l’eroismo di migliaia di ufficiali e soldati. Cos’altro troviamo? Filmetti dove le caserme sono posti dove si può trovare un neonato in garitta (“Caporaledi giornata” con Manfredi) o sono succursali di sale da ballo in cui Gianni Morandi in stellette canta “In

ginocchio da te” complice un maresciallo dal cuore d’oro che funge anche damanager( Nino Taranto, già spalla di Totò). Complice anche il “sessantotto”il militare italiano diventa: vittima di tragedia (“Italiani brava gente” di De Santis,sulla ritirata di Russia; film tecnicamente ben fatto, ma girato con il supportofinanziario e logistico dell’Unione sovietica, per cui lasciamo immaginare il taglio.Dei due protagonisti, uno -interpretato da Raffaele Pisu- è anarchico e nel filmsi chiama Libero, l’altro -l’attore Riccardo Cucciolla- suona l’Internazionale conl’armonica a bocca appena può. Peccato che l’ultima volta che la intonerà, propriomentre si sta arrendendo volontariamente ai Sovietici, verrà fulminato comerisposta da una loro mitragliata), golpista e scemo (“Vogliamo i colonnelli”,sempre di Monicelli), represso sessuale ("Marcia trionfale” di Bellocchio), psico-patico (“Soldati. 365 giorni all’alba” di Marco Risi), infoiato (e qui il filone delledottoresse del distretto militare o delle grandi manovre farà scuola).Il cinema americano, in tutto questo tempo, realizza commedie leggere e diver-tenti (pensiamo alla coppia Jerry Lewis /Dean Martin negli anni cinquanta), filma forte impatto emotivo (“Orizzonti di gloria” di Kubrick, “Apocaylpse now” diCoppola, “Salvate il soldato Ryan” di Spieberg ), o di estrema attualità come “Thehurt locker”, storia di un artificiere nell’Iraq attuale, (ne parliamo anche in altroarticolo su questo Notiziario) presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia,e diretto da una donna. Films che hanno lo scopo di raccontare, senza censu-re, gli scuri ma anche i tanti chiari della storia militare USA. Nei film italiani, invece, eroismo, sofferenza d’animo, dedizione al doveresono eventualmente concessi sola alla truppa, che potrebbe raggiungereanche obiettivi importanti, ma purtroppo è comandata da ufficiali ottusi earroganti, e quei pochi intelligenti o faranno una brutta fine (“Uomini contro”)o si uniranno agli insorti (“Tutti a casa”). Soldati italiani come macchiette

(“Mediterraneo” di Salvatores, premiato con un Oscar, che narra l’avventura di una pattuglia italiana suun’isoletta dell’Egeo durante la seconda guerra mondiale: il sottotenente si dedica a restaurare gli affre-schi della chiesetta locale, l’alpino è innamorato del mulo e il sergente -impersonato da Abatantuono- dicebattute da cabarettista. Ma agli americani piace questo stereotipo di italiano, sole, pizza e amore. Comenel film, questa volta americano, “Il mandolino del capitano Corelli”, in cui le truppe italiane sfilano -semprein Grecia, durante il secondo conflitto mondiale- con alla testa questo capitano che imbraccia, anzichè ilfucile come sarebbe logico in guerra, un mandolino.A questo punto, e siamo arrivati ai giorni nostri, qualche responsabile delle Forze Armate , dopo le posi-tive esperienze dei nostri soldati in Libano, Kosovo, Iraq ed Afganisthan ha pensato che si sarebbe potu-to tentare di raccontare anche qualcosa di positivo: da qui un’interessante docu-reality (“L’ultima leva”di Alex Infascelli) realizzato con la collaborazione dello Stato maggiore dell' Esercito che racconta la vitamilitare attraverso l' esperienza di quattro ragazzi di leva -l’ultima, appunto-arruolati nel 2004 nella scuo-la di fanteria nella caserma di Cesano, vicino a Roma. Peccato che poi il film sia stato trasmesso di dome-nica, sull’emittente La7, non certo una delle più viste, ed in seconda serata. Cos’altro? A sì: “Nassiriya, per non dimenticare” con Raoul Bova nei panni di un carabiniere che perde-rà la vita nel terribile attentato in Iraq. Ma anche qui, dopo 5 minuti, senti che comunque finirà male,forseperchè qualcuno in alto non ha fatto fino in fondo il proprio dovere. E siamo arrivati al colonnellodelle ultime 56 ore.P.S.- Gli ufficiali che comandavano le truppe di Nassirya sono stati poi accusati dalla magistraturadi non aver tutelato adeguatamente i loro sottoposti. Processati e naturalmente assolti, ma intantola frittata era fatta. Come la vicenda del generale dei Carabinieri Mori, quello che arrestò Totò Riina,messo sotto processo, sempre dalla magistratura, per collusione con la mafia, e poi assolto. Ma questaè un’altra storia. n

A PROPOSITO DI FINANZIAMENTIALLE ASSOCIAZIONI D’ARMA

Nel 2009 la Difesa ha stanziato 22mila euro, 9milain più rispetto all’anno prima, all’Associazione italia-na combattenti volontari antifascisti in Spagnanell’anniversario dei 70 anni dalla fine della guer-ra civile spagnola (embè?). Finanziamento anchealla Federazione italiana volontari della libertà(96.500).Con i 2 milioni di euro all’anno elargiti dallo Statoalle Associazioni combattentistiche e d’arma laparte del leone la fa l’Associazione nazionalepartigiani d'I tal ia (165.500 euro) . Seguel’Associazione nazionale martiri caduti per lalibertà della Patria (65.000), l’Associazione redu-ci della prigionia, dell’internamento e della guer-ra di liberazione (81.500), l’Associazione naziona-le combattenti della guerra di liberazione inqua-drati nei reparti regolari delle Forze armate (80.500).C’è pure una Federazione italiana delle associa-zioni partigiane a cui spettano 28mila euro. Soldipure all’Associazione nazionale veterani e redu-ci garibaldini (!). Alle Associazioni d’arma, composte da militariin congedo, vanno le briciole. I carabinieri nel 2009hanno ricevuto 13mila euro, l’Associazione nazio-nale alpini, 27mila, i paracadutisti 15.500, i bersa-glieri meno di 20mila , i fanti 10.500, i lagunari4mila euro. Non siamo riusciti a trovare la cifra destinataall’Anget, ma forse perchè si tratta di elemosina.Nella lunga lista dei beneficiati non mancano lecuriosità, come l’Associazione italiana combat-tenti interalleati, oppure l'Associazione naziona-le amministrazione militare. Soldi anche ai redu-ci di Russia, alla Lega Navale e all’Aereo clubd'Italia. Esiste pure un’Opera nazionale figli degliaviatori, che prende 28.500 euro. n

segue: 1° Rgt. Trasmissioni al Computer Fest

Mamme, papà e bambini non hanno esitato a salire a bordodei mezzi dell’Esercito Italiano e grazie alla professionalità edesperienza che contraddistingue i nostri militari hanno potu-to apprendere alcune nozioni tecniche relative al loro impie-go e agli apparati in essi installati.Tra i numerosi equipaggiamenti esposti il Terminale SatellitareMultibanda 305 ha destato grandissimo interesse specialmen-te tra gli appassionati di elettronica e telecomunicazioni.Il TSM 305 è installato su un veicolo equipaggiato 4x4 tipoIVECO; grazie alle elevate caratteristiche di mobilità etrasportabilità consente in breve tempo di collegarsi sia aisatelliti commerciali in banda C/Ku che ai satelliti militarioperanti in banda X. Il puntamento dell’ antenna è completamente automatizza-to mediante un sistema di controllo che sulla base della posi-zione del terminale, ricavato da un GPS integrato, mantie-ne l’antenna costantemente orientata in modo ottimale.

Ha completato la mostra i l Veicolo Multiruolo diComando e Controllo dell’NRDC-ITA dotato di un riccosistema di comunicazione radio in banda HF, VHF e satel-litare di tipo Inmarsat. n

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LA MEMORIA STORICAPAGINA A CURA del 1° Cap. Enea Brusini

L’ultima pagina nella storia della cavalleria in guerra fuscritta la mattina del 24 agosto 1942 nella steppa delDon dalla carica del reggimento Savoia Cavalleria. Si

chiudeva così fra lo scalpitare dei cavalli lanciati al galoppo eil balenio delle sciabole snudate al sole, la lunga epopea di quel-la che era stata, nel corso dei secoli, una delle armi risolutivadelle battaglie: da Arbela a Canne, da Waterloo a Balaclava.Sulla carica di Isbuscenskij, uno degli episodi più belli della guer-ra dei poveri fatta dagli italiani, s’è scritto molto: libri, memo-riali, articoli rievocativi; ed è stato girato anche un film che haregistrato un buon successo di pubblico e critica.Tra le tante ricostruzioni sulla giornata del reggimento meri-ta riportare la cronaca dei fatti così come è stata descritta dalcolonnello comandante Alessandro Bettoni (ritratto a cavallo,nella foto qui sopra) in una lettera scritta ai familiari il 31 agostodi quello stesso anno: “…Il 23 agosto ebbi l’ordine di muove-re, puntando in mezzo ai russi. Dovevo all’alba spingermi alfiume (Don) per proteggere il nostro fianco destro. La notteraggiunsi quota 213,5. Raccolsi la colonna e mi disposi inquadrato – cavalli al centro – cintura di armi automatiche,mitragliatrici e fucili mitragliatori in giro. Notte fredda senzaluna. Steppa alta. In giro silenzio assoluto. Però non ero tran-

quillo. I russi sono maestri nella sorpre-sa. E la notte la passai ad orecchie tese.Verso le 3.30, poiché avevo ordinato diriprendere il movimento alle 4, mandaiuna pattuglia esplorante sulla mia sini-stra, 700-800 metri da me. Nessuna trac-cia del nemico. I cavalieri entrarono in uncampo di girasoli. Il sottoufficiale, capo-pattuglia, da cavallo sparò una raffica di“parabellum”. Fu come una polverieraavesse preso fuoco. La pattuglia rientròcon tre feriti, ma un coro rabbioso di

mitragliatrici (ne abbiamo rinvenute più di 60), di mortai e diartiglieria si rovesciò a tenaglia sulla colonna che stava per muover-si. La situazione mi appariva gravissima. In meno di 20 secon-di le mie mitragliatrici risposero con uguale furore. Feci apri-re il fuoco alle batterie anticarro; ma erano in molti, troppi perfermarli. A battaglia finita seppi la situazione esatta: due batta-glioni siberiani ci avevano attaccato. Le mitragliatrici batteva-no inesorabili. Fra i primi feriti il vicecomandante Ten. Col.Cacciandra; il capitano Aragone, altro ufficiale del mio coman-do; un cavaliere sull’apparecchio radio; molti cavalli. Anch’ioebbi il pastrano passato da una pallottola. Non c’era da perde-re un attimo. Decisi di dare l’impressione al nemico di contrat-

tarlo frontalmente. Il 4° squadrone inizia la manovra.Il suo comandante, il capitano Abba, cade fra i primi;il s.ten. Rubino è ferito mortalmente. Bisognava crearela sorpresa. Lanciai il 2° squadrone (capitano De Leone)a cavallo sul fianco. La carica si rovesciò furiosa dallasinistra alla destra dello schieramento nemico. De Leoneebbe il cavallo ucciso. Il magg. Manusardi, ex coman-dante del 2° squadrone, che aveva voluto caricare coisuoi vecchi soldati, riporta lo squadrone alla secondacarica da destra a sinistra galoppando sulle mitraglia-trici, sui mortai, sui cannoni. Il nemico ha una prima battu-ta d’arresto. Io proseguo l’attacco frontale e il nemicoriprende a reagire: erano sopraggiunti i rinforzi.E’ la volta del 3° squadrone (capitano Marchio) checarica di nuovo lanciando bombe a mano da cavallo. Due

plotoni mitraglieri, che avrebbero dovuto mettere le armi a terra,non fanno in tempo e caricano con le mitragliatrici sui basti ei cavalli sottomano. Ma il nemico era aumentato. Seicentocinquantacavalieri (a piedi e a cavallo) avevano avuto ragione di due batta-glioni (quasi tremila uomini).In questa ultima carica cadono feriti gravemente Marchio e iltenente Bussolera. Marchio ebbe amputato il braccio destro l’in-domani. E cade l’eroico Alberto Litta che aveva avuto uccisoil cavallo ed era stato ferito una prima volta. Cercò di rimon-tare un altro, ma dovette arrestarsi vicino a una mitragliatri-ce. Mentre additava nella mischia una direttrice d’attacco a unodei suoi plotoni, una palla al cuore lo fini-va. Con lui cadeva il suo aiutante maggio-re ten. Ragazzi e tutto il personale delComando di Gruppo. “Savoia” si è ricoper-to di sangue e di gloria. Ma salvò unasituazione molto grave per le armi italia-ne. Il secolare sacrificio della cavalleria siè rinnovato anche nelle steppe de Don…”Il reggimento “Savoia Cavalleria” nel suo250° anno di vita, in poche ore di combat-timento, aveva lasciato sui campi di girasole del Don, 32 morti(3 ufficiali), 52 feriti (5 ufficiali) e più di 100 cavali fuori combat-timento. I russi invece avevano lasciato sul campo 150 morti,300 feriti, 500 prigionieri.La medaglia d’oro allo stendardo, le due medaglie alla memo-ria (maggiore Litta Modigliani e capitano Abba) e le 53 meda-glie d’argento concesse sul campo e distribuite pochi giorni dopo,sullo stesso terreno di battaglia, sono la testimonianza del suovalore.Al reggimento, ricostituito nel dopoguer-ra, venne dato temporaneamente (1950) ilnome di Gorizia Cavalleria, con un prov-vedimento tragicomico e antistorico. Ilreparto fu poi trasferito nel 1957, dopo 46anni di vita milanese (Caserma XXIVMaggio – via Vincenzo Monti) a Meranonon tanto per motivi logistici quanto perevitare che al circolo ufficiali potesseroancora radunarsi, come accadeva nell’an-teguerra, i più accesi monarchici.Nel dopoguerra, il colonnello Bettonisarebbe stato protagonista di un episodio clamoroso, trafugan-do lo stendardo del reggimento per riconsegnarlo a Umberto IIa Cascais.Dopo questo episodio Bettoni fu costretto alle dimissioni. n

ISBUSCENSKIJ2° Guerra Mondiale – Fronte Russo 24 Agosto 1942

ISBUSCENSKIJL’ultima carica della cavalleria italiana

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Tale presentazione si è artico-lata sia sulla cronologia deglistudi ed esperimenti condotti daMarconi negli anni di lavoro, siasu collegamenti alle odiernesoluzioni tecnologiche e possi-bili futuri sviluppi che sono unmiglioramento e perfeziona-mento di quanto scoperto edintuito dal grande scienziato.Guglielmo Marconi, grazie alleonde radio, oltre alla notevoleinnovazione tecnico-scientifi-ca, permise subito collega-menti transoceanici tra perso-ne di lingue e culture diverse, forse senza immaginare che sarebbe statala scoperta base della odierna comunicazione tramite sistemi radio-tele-visivi analogici e digitali.Una domanda posta al nostro amico IK0UAG, relatore di questo memora-bile incontro, riguardava il motivo trainante della realizzazione di questoevento. La risposta è stata molto semplice:•la passione per la comunicazione attraverso la radio.•la curiosità di scoprire i segreti della propagazione e l’emozione di colle-gamenti sempre più lontani.•il fascino che suscitavano le scoperte di Marconi, dimostratesi decisa-mente efficaci in molti campi.Il generale Francesco Cremona ha voluto contribuire al prestigio della mani-festazione con una presentazione storica e cronologica di apparati di rice-trasmissione, condotta in modo molto appassionato, nonché con unaesposizione nell’atrio dell’Archivio Centrale dello Stato di alcune rareapparecchiature selezionate dalla sua ricca e forse unica collezione priva-ta a livello mondiale.Dato il prestigio del convegno, la partecipazione è stata notevole ed etero-genea: classi di alunni, autorità, imprenditori, radioamatori, insegnanti, rappre-sentanti ANGET (Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori) di Milano,rappresentanti della Radio Vaticana, ARI di Roma, rappresentanti LIONS,rappresentanti A.P.V.E. (Associazione Pionieri e Veterani ENI), rappresen-tanti A.R.M.I. (AssociazioneRadioamatori Marinai Italiani), rappre-sentanti C.O.T.A. (Carabinieri On TheAir) e molti altri cittadini interessa-ti a questo evento.Questo “OMAGGIO A MARCONI”sarebbe stato incompleto, privo diatmosfera frizzante se fosse statoassente il soggetto che più di ognialtro ha fatto da filo conduttore : stia-mo parlando della figlia di Marconi,la Principessa Elettra Marconi,

Era da tempo che Daniele ed io seguivamo le varie iniziative che veniva-no svolte in Italia per il centenario del Premio Nobel conferito a Guglielmo

Marconi per la sua pregevole attività tecnica e scientifica, dando grande lustroalla nostra nazione, quando ci perviene un’informazione che a Roma, e preci-samente presso l’auditorio dell’Archivio Centrale dello Stato, era pianifica-ta una presentazione per le scuole, e non solo: un omaggio a Guglielmo Marconi‘preparato da Francesco Berio (IK0UAG), nonché una rassegna storica di appa-recchiature radioamatoriali dell’epoca, ad opera dello storico generaleFrancesco Cremona.E allora …………...ci siamo precipitati a Roma per assistere a:……

Parlare di Guglielmo Marconi significa parlare di uomini che hanno fattostoria contribuendo concretamente al miglioramento della vita dell’uomo.Sarebbe bene che questi uomini fossero ricordati frequentemente in quan-to, oltre a trasmetterci uno spirito scientifico, ci rinnovano profondamentequei valori che sono i pilastri della società umana.Guglielmo Marconi è uno di questi, con la sua invenzione della radio è inizia-ta un’epoca di continue innovazioni che ancora oggi, dopo oltre un seco-lo, non si sono esaurite.Marconi è il genio riconosciuto da tutto il mondo come il padre della radioed è italiano, spetta quindi a noi il dovere e l’orgoglio di ricordarlo, primadi ogni altro.E’ in questo spirito che si inserisce il convegno del 21 aprile 2010 per onora-re il centenario del premio Nobel per la Fisica conferito a Guglielmo Marconinel 1909.Noi Autori vogliamo sottolineare l’iniziativa del carissimo amico radioama-tore (IK0UAG) Francesco Berio, raffinato cultore, fin da giovane età, del gran-de inventore, che con grande professionalità ha ideato il prestigioso conve-gno “OMAGGIO A GUGLIELMO MARCONI”, raccogliendo la pronta adesio-ne del Municipio Roma XII EUR, dell’Archivio Centrale dello Stato e del gene-rale Francesco Cremona.Mentre il Sovrintendente e le autorità del Municipio Roma XII EUR hannofatto gli onori di casa, con eleganza dialettica come si conviene in questieventi, l’Archivio Centrale dello Stato ha dato tutto il supporto logistico, metten-do a disposizione l’Aula Magna, oltre ad un buon numero di documenti inedi-ti di Guglielmo Marconi esposti nell’atrio dell’omonimo archivio.Il convegno è proseguito con la proiezione di numerose slides, seleziona-te tra le oltre 260 preparate e commentate da Francesco Berio.

M.S.M. Missione#Speciale#Marconi

n Testo e foto di Leonardo Di Perna (IZ2QHV e Daniele Paltanin (IZ2OPA)

Stemma di Casa Marconi

Lucoli

2 angetini sulle tracce di Guglielmo Marconi

Apparecchio ricevente MarconifonoMagnus 1920 Italia Officine R.T.MMarconi Genova

Legge istitutiva della festa civile del25 Aprile, anniversario della nascita diGuglielmo Marconi

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intervenuta come ospited’onore. Ci sia permesso diosservare che il tempo nonè riuscito ad offuscare bellez-za, dialettica, dinamicità estile della Principessa Elettra.La Sua inequivocabile sempli-cità nel descrivere inediti

ricordi di vita quotidiana disuo padre, ha acceso gli animiin tutti noi e ci ha fatto senti-re vicini non solo ad unoscienziato tutto italiano maanche ad un uomo dagli eleva-ti sentimenti umani.Significativa poi la presenzadella signora Laura Porciani,come invitata, figlia del sergente Bruno Porciani, prigioniero italiano nella battaglia di ElAlamein e trasferito, insieme ad altri commilitoni, in un campo di prigionia del Galles (Inghilterra)dove progettò il maestoso monumento dedicato a Guglielmo Marconi MAGO DELL’ETEREedificato con l’aiuto dei prigionieri connazionali.

Ora, quel monumento non esiste più, mala figlia Laura ha voluto ricordarlo erendere onore al padre con il bel libro“ Da El Alamein a Marconi”(vedi recen-sione qui a fianco).Un grazie particolare alla PrincipessaElettra, nonché a quanti hanno contri-buito al successo di questo convegnoe in particolare all’amico FrancescoBerio che ne è stato il promotore el’ideatore.

Nelle due foto qui afianco siamo ritrattinella prima in compa-gnia della PrincipessaElettra Marconi eFrancesco Berio(IK0UAG), e nellaseconda insieme alGenerale FrancescoCremona e FrancescoBerio.Ringraziamo ancora unavolta Francesco Berio ei suoi invitati, di averciofferto una giornata pienadi grandi emozioni cheporteremo nel cuore perlungo tempo, e che conqueste semplici paroleabbiamo cercato ditrasmettere a tutti voiAngetini che ci leggetesul notiziario. n

Ricevitore COHERER (Fig.1) e trasmettitore a scintilla (Fig.2) "Guglielmo Marconi” Collezione del Gen. Francesco Cremona(Riproduzioni del Sig. Maurizio Bigazzi)

L’Archivio centrale dello Stato, a Roma EUR, dove si è svolto il convegno

Biblioteca - Laura Porciani

Prigionia e riscattoDa El Alamein a Marconi. Mio padre edil monumento dei POW al Campo 61 diWynols Hill

Storia di un internato dagliInglesi nel 1942: un italiano chenon accetta di collaborare maintraprende una piccola grandeimpresa per riscattare l’orgogliodi tutta una nazione

Tra gli eventi per il centenariodel premio Nobel per la fisicaconferito a G. Marconi ci vieneproposto il libro “Da El Alameina Marconi” che, oltre ad essere un omaggio a Marconi,ci prende per mano e ci fa immergere in una storia verascritta dalla figlia del principale protagonista.L’autrice, Laura Porciani, con una lodevole semplicitàlinguistica, ci fa rivivere il periodo bellico di suo padre,oltre allo stile di vita della sua famiglia e di quell’epo-ca. Semplici e grandi fatti descritti ci fanno riscoprirequei valori che sono garanzia di autenticità dell’uomo.Laura, in una cornice di vita quotidiana, ci presenta lastoria di suo padre, il Sergente Bruno Porciani, prigio-niero nella battaglia di El Alamein con altri connazio-nali e trasferiti nel Galles in Inghilterra.Qui progettò erealizzò, con la collaborazione dei connazionali prigio-nieri, il maestoso monumento dedicato a Marconi,progetto che ha stimolato la figlia Laura a riportare inluce una storia che diversamente si sarebbe persa negliabissi del tempo.Questo libro per l’argomento descritto ha risvegliatol’interesse dei residenti di Coleford, il paese dove avven-nero quei fatti. Il libro“ Da El Alamein a Marconi” è solo un primorisultato di lunghe e approfondite ricerche che continua-no nella convin-zione di nuovetestimonianze ecollaborazioni.Un libro tutto daleggere e dacentellinare.Durante il mesedi agosto 2010,dal 9 al 14, siterrà a Coleford,un importanteevento letterarioed è stato inse-rito nel program-ma una presen-tazione del libroin ricordo deinostri prigionie-ri e del maesto-so monumentoa Marconi, il mago dell’etere. n D. Paltanin

Significativo messaggio di gratitudine della Principessa Elettra Marconi per l’evento

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Vita della SezioneNon stiamo certo con le mani in mano...

“FIERA ELETTRONICA”- Busto Arsizio n Siamo statipresenti con il nostro Stand come oramai da anni, affian-cati anche dalla prestigiosa presenza del 1° Rgt. Trasmissionidel Col. Carmine Pompa(vedi anche articolo in prima pagina).

“VISCONTEA” - Esercitazione internazionale per pattu-glie militari - Breno (BS) n Efficientissima prestazione, alsolito, del nostro Gruppo che ha garantito i collegamenti radiotra le varie postazione della competizione. Il filmato sulla Viscontea, realizzato dal nostro Fracassi, èvisibile sul sito www.angetmi.it

“MILITALIA” - Novegro nStand ANGET in maggio, altradizionale appuntamento diMilitalia, in compagnia dei cuginidella Sezione di Brescia. Cimeli,attrezzature quali segnalatori e deto-natori di mine , ramponi e falcettiper telefonisti , telefoni da campo, radio ricetrasmittenti e alcune divi-

se d’epoca portate dall’amico Caligara, presidente della Sezionedi Brescia , hanno destato curiosità e domande da parte delpubblico in visita. Nella foto, da sinistra: Caligara e Magg. Colombo.

La nostra gita di duegiorni parte da Milano,il venerdì mattina, pergiungere quindi aBormio, un comune di4.100 abitanti circadel la provincia diSondrio, situato inValtellina, nel ParcoNazionale dello Stelvio,dove troveremo rico-

vero presso una pensioncina moltoaccogliente.

La nostra visita al Forte Dossaccio hainizio la mattina del sabato, tale forteera chiamato anche forte Venini o forteOga. Le caratteristiche dell’opera sonoquelle tipiche delle costruzioni simila-

ri italiane del primo decennio del secolo (vedi anche il Forte Sertoli a Tirano oForte Montecchio a Colico), scaturite dagli studi teorici del Generale Enrico Rocchi,che si era rifatto agli studi del francese Brialmont. La forma classica a paralle-lepipedo in calcestruzzo e pietra su due piani, non emergente dal terreno, sullacui sommità affiorano le cupole corazzate. E' circondato completamente da unfossato.

Il Forte è un'opera facente parte dello Sbarramento di Bormio. Il programma didifesa preparato dal Comitato di Artiglieria e Genio nel 1908 aveva previsto perla zona di Bormio la costruzione di una batteria corazzata nella località Dossaccio.Nel 1914 furono effettuati i primi collaudi e la messa in opera dell'armamentoprevisto.Il suo compito era quello di battere lo sbocco di Val di Braulio, le crestedel Cristallo, il monte Scorluzzo e le immediate retrovie delle difese austriachedello Stelvio. Venne messo in stato di difesa dal 22 maggio 1915. Il 5 giugnobombardò la cima dello Scorluzzo. Continuò il cannoneggiamento contro le posi-zioni austriache fino all’estate del 1916 ma senza riuscire a scacciare il nemi-co. Vista la posizione arretrata in cui si venne a trovare, fu poi disarmato e due

In Visita al Forte Dossaccio di OGA n Testo e foto di A. Fracassi (IW2NTF)

Militalia

dei suoi pezzi vennero portati al Ricovero di Monte delle Scale (mt. 2900) e glialtri due ai Fortini posti a sud del Passo Pedranzini, tra la Prima e la Seconsacantoniera dello Stelvio. Anche le mitragliatrici vennero tolte e portate in ValZebrù.L'armamento era costituito da quattro cannoni da 120/40 in cupola coraz-zata leggera tipo Armstrong (diametro mt. 4,5 con spessore di 40 mm). La porta-ta dei proietti era di circa 12,8 Km. con granate del peso di 24 Kg. circa. I lavo-ri di costruzione inizia-rono nel 1909 e termi-narono nel 1914. Oltreai cannoni, lo stesso eradotato di mitragliatricia scomparsa t ipoGardner M. 1886.

Nel maggio del 1918,temendo una massicciacontroffensiva austria-ca, il generale Badogliodispose di riarmare il forte. Anche dopo la fine della Grande Guerra, rimase presi-diato da un reparto di artiglieria da montagna. Nel 1938 vennero compiutiimportanti lavori di ristrutturazione e miglioramento, volti a rendere più efficien-te l'impiego della batteria. Vennero sostituite le anime dei cannoni e fu inseri-to nel dispositivo di difesa del XXII settore GaF.

Dal 1946 al 1958 l’opera venne mantenuta in efficienza e nell’estate del 1958 icannoni vennero rimossi per essere rottamati ma si salvarono le cupole. Da quel-la data fu abbandonato completamente a sé stesso, e cominciò a subire un lentodeclino, dovuto all'usura, e dai continui atti di vandalismo ed espogliazioni varie.Recentemente è stato acquistato dal Comune di Valdisotto che ha iniziato unaserie di lavori di restauro.

Un filmato interessante e molto esauriente sul Forte, realizzato dachi vi scrive, è visibile sul nostro sito www.angetmi.it,

Per tutti i soci dell’Anget di Milano che hanno partecipato è stato un momen-to conviviale di ritrovo, e sicuramente istruttivo, che ha portato indietro tutti neglianni…. n

“7° ASSUPENTATHLON”- Gara internazionale di tiro a segno-Svizzera n Anche quest’anno alla competizione (organizza-ta dall’Ass. Svizzera Sottufficiali di Bellinzona al poligono diAirolo, nella regione del Gottardo, la nostra squadra di tirosi è presentata a ranghi compatti. Nonostante un tempo dalupi -i tiri col moschetto SRK31 e Fass57 si sono svolti al poli-gono Fontana, all’aperto, sotto una pioggia torrenziale- i piaz-zamenti ottenuti sono stati ottimi. Nella foto, da sinistra:Moroni, Beccari, Negroni, Zuccotti, Castelli, Moscatelli, Biglio.

7° Assupentathlon - Squadra di tiro ANGET

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nn I Guastatori costituiscono uno degli sviluppi più giovani dell'Arma del Genio. Nati durante la SecondaGuerra Mondiale, portati alla fama dalle gesta del 31° battaglione del Maggiore Paolo Caccia Dominioniin Africa Settentrionale, i Guastatori portano il fregio base dell'arma con inserito un gladio posto vertical-mente sotto la bomba e sopra la fiamma piegata a destra. Sotto la lama del gladio, una fiamma rossa. Nellaversione per truppe alpine la fiamma sfuggente a destra è sostituita dall'aquila e cornetta. I Guastatori Paracadutistiseguono la regola delle Aviotruppe secondo la quale si indossa il fregio unico composto da paracadutegladio ed ali spiegate.

Il 10° Rgt. Genio Guastatori fu costituito a Santa Maria Capua Vetere (Ce) nel 1922e durante il Secondo conflitto mondiale, quale Centro di Mobilitazione dei repar-ti del genio, costituì numerosi reparti che contribuirono alle campagne d’arme inparticolare in Africa e Albania. Raggiunse la configurazione attuale nella Città diCremona nel 1996 ereditando la Bandiera e le tradizioni del 131° Battaglione GenioGuastatori “Ticino” che aveva sede a Pavia.

Impiegato per la prima volta nell’ambito delle missio-ni umanitarie nel 1999 in Kosovo, negli anni successiviil Reggimento, grazie alla polivalenza che contraddistin-gue l’Arma del Genio, è stato impegnato in Afghanistane Iraq e nel 2007 anche in Libano sotto l’egida dell’ONU.Tra i compiti affidati al Reggimento sul territorio italia-no è facile evidenziare, oltre al fondamentale compitodella bonifica del territorio da residuati bellici, anche ilconcorso alle istituzioni per la pubblica sicurezza e incaso di pubbliche calamità quali terremoti, alluvioni, ecc.La massima espressione delle proprie capacità ilReggimento la raggiunge però all’estero quando, nell’am-bito delle missioni di pace, èimpiegato in operazioni di ripri-

stino della viabilità (mediante la realizzazione di stradeo il gittamento di ponti), di ricostruzione, di realizzazio-ne di insediamenti, di potabilizzazione delle acque e di altreimportanti attività a servizio delle popolazioni colpite daeventi bellici.Sempre all’estero ha la responsabilità della bonifica diordigni bellici inesplosi alla quale si aggiunge anche la capa-cità antiterrorismo del proprio personale qualificato Iedd(Improvised explosive device disposal) che si occupadell’individualizzazione di eventuali trappole esplosivee della loro distruzione.Per quanto fatto all’estero nelle varie operazioni di pacela Bandiera di Guerra del Reggimento è stata insignita nel2005 della Croce di Bronzo al Valore dell’Esercito. Tale importante riconoscimen-to va ad aggiungersi a quelli attribuiti per le campagne d’arme del secondo conflit-to mondiale, tra le quali emergono una Medaglia d’Oro e una d’Argento al Valormilitare per la campagna in Africa Settentrionale negli anni 1942-44 e la Croce diGuerra al V.M. per la campagna sul fronte russo negli anni 1942-43.

INTERVENTI DEL 10° RGT GENIO GUASTATORI A MILANO

Due le circostanze degli interventi: il primo risale al mese di febbraio 2007 inseguito al ritrovamento nei pressi della Triennale, nel Parco Sempione, di unabomba d’aereo americana di 1.000 libbre inesplosa. Dopo l’intervento dellaProtezione civile milanese per delimitare la zona e mettere in sicurezza la popola-zione è subentrato il 10° RGT. Deputato per la Lombardia e la Provincia di Modena,che ha provveduto in luogo sicuro a distruggere l’ordigno residuato bellico dellaSeconda Guerra Mondiale.La seconda circostanza è del marzo 2009 e riguarda la consegna da parte del 10°RGT. Di una bomba d’aereo americana di 500 libbre, resa inoffensiva, alla Direzionedel Museo del Risorgimento che ne aveva fatta richiesta per arricchire la raccoltastorica del Museo con memoria degli orrori dell’ultimo grande conflitto. n

nn 40 giorni al fronte, in Iraq, di una squadra di artifi-cieri e sminatori dell'esercito statunitense, unità specia-le con elevatissimo tasso di mortalità.

“The Hurt Locker”non è un film sulla guerra, maun film su degli esseri umani in guerra ed è proba-bilmente uno dei migliori film a sfondo bellicodegli ultimi anni. La chiave della sua riuscitarisiede, però, non tanto nel suo contesto (la guer-ra in Iraq), ma piuttosto nell’umanità dei perso-naggi presentati. A volte, durante la visione, vieneda credere che la guerra generi dei mostri, che aumen-ti il cinismo, la freddezza e la mancanza di rispetto nellepersone in maniera esponenziale. Invece la verità chesalta fuori dall’opera è che non si può giudicare qual-cosa che non appartiene alla nostra realtà con i nostriprincipi.Quando tutto quel che resta del suo predecessore finiscein una "cassetta del dolore", pronta al rimpatrio, a capodella EOD (unità per la dismissione di esplosivi) arriva unuomo che ha disinnescato un numero incredibile di bombee sembra non conoscere la paura della morte. Un volon-tario che ha scelto quel lavoro e da esso si è lasciato assor-bire fino al punto di non ritorno. Il racconto procede dritto e ansiogeno, come la cammi-

nata dell'artificiere dentro latuta, vera e propria passeggia-ta sulla luna di un dead manwalking; ci sono i crismi delgenere – il soldato che ha paura,le scazzottate alcoliche- maridotti all'osso; e c'è l'eroe, unDavide che affronta il Goliadell'esplosivo a mani nude, delquale siamo portati a pensareche non abbia più niente daperdere, ma è vero il contrario. Gestendo il ritmo in modo stra-ordinario la regista Kathryn

Bigelow ha girato un film potente. Affidandosi alle crona-che di un reporter, ha elaborato e raccontato un danno appa-rentemente collaterale ma in realtà sostanziale, entrandocome mai prima nella questione di genere (il maschile). Chi dice che l'autrice è una donna che fa film da uomini,infatti, non dice tutto. In The Hurt Locker c'è un unico perso-naggio femminile, che occupa un numero insignificantedi fotogrammi e una sola battuta del dialogo, eppure neintuiamo subito la libertà, compresa la libera scelta di esse-re fedele ad un uomo che non c'è e non glielo chiede. Lostesso uomo che ci viene mostrato, al contrario, schiavodel pericolo, dell'emozione forte a tutti i costi, di quell'im-menso contenitore di alibi che è la guerra. Perché, per dirlain perfetto stile hollywoodiano, morire è facile, è vivere cheè difficile. E questo, impossibile negarlo, è un giudizio chia-ro e tondo.

Una scena del film

“Al mio valor l’aspro cimento è sprone”

Conoscere le Forze Armate

10° Reggimento Genio Guastatorin 1° Cap. Enea Brusini Il Genio Guastatori (USA) al cinema.

E la regista è donna

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Nome: PierpaoloCognome: SilvestriDistretto Militare: TrentoGrado: soldato sempliceArma: TrasmissioniSpecializzazione: OPR (OperatorePonte Radio). Lire 10 di soprassoldo per laspecializzazione!!!Anno di congedo: 1966

Sono partito per il CAR(Centro AddestramentoReclute) con destinazio-

ne Palermo. 46° Fanteria“Reggio” V Compagnia. IV

Squadra “Caserma Scianna” nel 1965.Nei tre mesi trascorsi sono stato “imboscato” a colorare cartelliesplicativi delle varie armi in dotazione alla fanteria di allora (vi ricor-date il moschetto o le bombe da fucile Energa, il fucile Garand, lacarabina Winchester ecc?).Terminato il CAR sono stato destinato a Roma, alla CasermaTrasmissioni della Cecchignola quale allievo Trasmettitore di PontiRadio se non che, prima del trasferimento ho “beccato” una tonsil-lite. Ricordo il viaggio con 39 e oltre di febbre, con un mal di golaimpossibile a narrarsi.Ad aspettarmi alla stazione c’era la Croce Rossache m’ha portato all’Ospedale Militare del Celio. Un mese di degen-za poi alla scuola della Cecchignola. Lì ho imparato a smontare erimontare il moschetto “91” e ho iniziato il corso, apprendendo leprime nozioni sulle radio ( fino allora per me sconosciute, tolto leabitudinarie manovre di accensione, sintonizzazione e spegnimen-to). Dopo circa 15 giorni trascorsi (uno dei quali da marmittone apulire e lucidare pentole di alluminio), mio “zio”, generale, mipropose di rimanere a Roma, per terminare il corso, e poi essere trasfe-rito a Milano, dalla mamma e dalla “morosa” o essere mandato aBolzano dove, lui non poteva più mettere naso! La mia decisionefu immediata: Bolzano, vicino ai miei monti! Lì, presso la CompagniaEsercizio (IV Battaglione di Corpo d’Armata), la vita fu dura: il Capitano(dagli allievi battezzato “Crucco” –perché aveva sposato un’altoa-tesina) ci fece studiare, togliendoci il respiro, le radio con i loro quar-zi, le difficili sintonizzazioni, gli AN/TRC-1 e AN/TRC-2 (se benricordo avevano 4 o 5 canali di trasmissione), i convogliatori di frequen-za –insegnandoci a fischiare per controllare l’accensione-, le anten-ne con le loro “bacchette” o le loro parabole. Poi le esercitazioni fuoricaserma, e finalmente le manovre fra i monti!Che bei tempi!!! Scrivendo queste note rivedo i volti dei commili-toni e dei miei ufficiali: dal “Crucco” al “Cacchio” da noi cosìsoprannominato perché in ogni frase almeno una volta poneva l’in-

tercalare. Come non posso dimenticare il Sergente “Ercolino”, un pezzod’uomo che si era guadagnato un Encomio Solenne sul Vajont, portan-do una bobina di filo telefonico al di là del fiume in piena, permet-tendo così i collegamenti e il Sergente degli Alpini ParacadutistiScarpellini, mio istruttore al Corso di Ardimento a Bolzano e sullago di Caldaro.Infine ricordo gli ultimi tre mesi di “naja” con il Reparto RRR (RecuperiRicambi Riparazioni) “Orobica” di Merano –Caserma Bosin-. Il miocompito era quello di tenere acceso giorno e notte il sistema ditrasmissione per permettere i collegamenti, via etere, fra Merano eVerona, sede della SETAF, dormendo su una brandina, vicino alle appa-recchiature.Fu lì che il Capitano “Barba”, su proposta del telefonista Origgi(Trasmissioni alpine) mi concesse l’onore di portare il CappelloAlpino. Quindi sullemostrine delleTrasmissioni, azzurre colbordo rosso comparveanche il verde dei monti.Per festeggiare la “promo-zione sul campo”rammen-to la più grande bevutadella mia vita (e dire chene ho fatte tante!) Poi ilcongedo, la mamma, la“morosa”, la nuova fami-glia, il lavoro e…l’ANGET! Sì perché, dopotantissimi anni ho riscoper-to, quattro anni or sono,l’Associazione, da troppotempo dimenticata. Frequentandola mi sono sentito ringiovanire e l’etàpiù non conta.I “giovani” parlano con un linguaggio per me incomprensibile

riguardo i nuovi mezzi di comunicazione ma il Presidente, MaggioreErnesto Colombo, e tutti gli Angetini milanesi, ogni tanto e con tantapazienza, tentano di spiegarmi le nuove tecnologie ma io, ormai, sonolegato ai miei AN/TRC, ai miei convogliatori di frequenza e alle mieradio a cristalli di quarzo. Che volete? Questa è stata la mia gioven-tù e a me basta!Scusate, dimenticavo di dirvi che la divisa in dotazione era assai diver-sa di questa del giorno d'oggi: i copricapi in uso erano il kepì, perla libera uscita e la bustina per il quotidiano lavoro. Non si sapevacosa fosse la "drop" perchè avevamo in dotazione la divisa all' "ingle-se". La mimetica aveva grandi chiazze. Oltre la maschera antigas custo-dita nella sacca di tela, avevamo la carabina Winchester a colposingolo e la borraccia a fiaschetta. Tutto qui. Tempi andati ma,credetemi, sempre belli e spensierati. n

Operatore Ponti Radio

RICORDI INDELEBILI DI GIOVENTÙ

Amarcord TRASMISSIONI ALPINE

Foglio informativo ad uso interno della Sezione ANGET di Milano - Anno VIII / Numero 18 / Luglio 2010Hanno collaborato a questo numero: L. Biglio, E. Brusini, E. Colombo, L. Di Perna, A. Fracassi, Ten. L. Giordano, D. Paltanin. P. Silvestri

n Pierpaolo Silvestri

PromozioninAi 1i Marescialli del 1° Reggimento Trasmissioni Andrea Cesi, Ivan Ginetti ed Andrea Patruno,iscritti alla nostra Sezione, è stata attribuita laqualifica di Luogotenente. Congratulazioni per la promozione!

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