Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto,...

19
IN QUESTO NUMERO Editoriale La vera innovazione è ripartire dal lavoro e dalle persone di Tiziana Bocchi Segretaria Confederale Uil La transizione energetica di cui ha bisogno il Paese di Paolo Pirani Sergretario Generale UilTec Timidi segnali positivi anche da salari e oc- cupazione Indicatore anticipatore della UIL 4° trime- stre 2019 e anno 2019 Economia. Lievi segni di miglioramento in una fase difficile I nodi da sciogliere per una strategia industriale in Italia Blockchain... e molto altro. Siamo davvero pronti? L’economia circolare è un tassello delle politiche industriali e di sviluppo del Paese Riduzione dell’orario di lavoro: dibattito sempre attuale Contratti e bilateralità Rafforzare la partecipazione dei lavoratori nei casi di ristrutturazione e insolvenza aziendale Focus sui contratti collettivi aziendali di- sponibili su Digit@UIL. Impresa 4.0 e for- mazione Misurazione della rappresentanza ai blocchi di partenza La responsabilità sociale d’impresa, PCN e OCSE La crisi del bianco LE NOSTRE TEMATICHE Politica economica e salariale, Politica industriale e settoriale Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva, Il sindacato e l’Europa, Pillole di rappresentanza, Appalti, Riflessioni N° 4 - Anno 2 - 18/12/2019 Periodico a cura del Servizio Contrattazione privata politiche settoriali Rappresentanza e rappresentatività della UIL 2 3 5 6 7 8 10 12 13 14 15 16 17 18

Transcript of Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto,...

Page 1: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

IN QUESTO NUMERO

EditorialeLa vera innovazione è ripartire dal lavoro e dalle personedi Tiziana Bocchi Segretaria Confederale Uil

La transizione energetica di cui ha bisogno il Paesedi Paolo Pirani Sergretario Generale UilTec

Timidi segnali positivi anche da salari e oc-cupazione

Indicatore anticipatore della UIL 4° trime-stre 2019 e anno 2019

Economia. Lievi segni di miglioramento inuna fase difficile

I nodi da sciogliere per una strategia industriale in Italia

Blockchain... e molto altro. Siamo davvero pronti?

L’economia circolare è un tassello delle politiche industriali e di sviluppo del Paese

Riduzione dell’orario di lavoro: dibattitosempre attuale

Contratti e bilateralità

Rafforzare la partecipazione dei lavoratorinei casi di ristrutturazione e insolvenzaaziendale

Focus sui contratti collettivi aziendali di-sponibili su Digit@UIL. Impresa 4.0 e for-mazione

Misurazione della rappresentanza ai blocchi di partenza

La responsabilità sociale d’impresa, PCN e OCSE

La crisi del bianco

LE NOSTRE TEMATICHEPolitica economica e salariale, Politica industriale e settorialeRelazioni sindacali e Contrattazione collettiva, Il sindacato e

l’Europa, Pillole di rappresentanza, Appalti, RiflessioniN° 4 - Anno 2 - 18/12/2019

Periodico a cura del Servizio Contrattazione privata politiche settoriali

Rappresentanza e rappresentatività della UIL

2

3

5

6

7

8

10

12

1314

15

16

17

18

Page 2: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

2

Dall’America arrivano buone notizie. Lo Stato della California ha recentementeapprovato una legge che definisce lavoratori subordinati coloro che prestanola propria attività nell’ambito delle nuove forme di lavoro, come i riders, legatealla gig economy. Si stima che tale provvedimento interesserà circa un milionedi persone che potranno finalmente godere di diritti fondamentali, come quelloa un salario dignitoso e alle tutele in caso di malattia e/o infortunio, che do-vrebbero caratterizzare tutti i rapporti di lavoro.Una senatrice californiana, nel sostenere questo provvedimento, ha sostenutoche il futuro non si costruisce se le aziende non pagano i contributi ne’ l’assicu-razione sanitaria, che non c’è nulla di innovativo nel sottopagare le persone. Pa-role che ci sentiamo di condividere in pieno. Il percorso che ha portatooltreoceano a questa decisione nasce, infatti, dalla necessità di ridare dignitàal lavoro, alla lavoratrice ed al lavoratore, dopo anni di precarietà e sfruttamento.Inutile dire che grandi società come Uber hanno tentato, e continueranno afarlo, di bloccare l’iter della legge che non è ancora terminato. Si è gridato alloscandalo nel Paese patria del libero mercato e della flessibilità estrema. E, comeal solito, si pone il problema della sostenibilità dei costi delle imprese e, noncerto, della redistribuzione degli utili che sono andati a remunerare gli azionisti.E quella voce di bilancio che è, appunto, la voce costi, da trent’anni ormai, si èallargata o ristretta giocando sempre e soprattutto sul costo del lavoro. Sull’oc-cupazione, sulle condizioni di tante donne e di tanti uomini. Ed è così che sonoaumenti i tanti strumenti di flessibilità contrattuale. Per rendere il mercato dellavoro aderente alle imprese, alle loro esigenze produttive. Perché il mantra re-citato da chi voleva essere considerato a favore dello sviluppo e del progressoera: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo, tutto il mondo è Paese. Anche in Italia abbiamo assistito negli ultimi anni allo stesso percorso. Risul-tato? Più precarietà, più sfruttamento, più lavoro nero, sommerso, povero . E sela California , terra di rivoluzioni industriali, anche di quella digitale, sente la ne-cessità di porre un freno a questa deriva che fa della finanza, della facile remu-nerazione del denaro la via maestra per divaricare le tante disuguaglianze allorail campanello d’allarme sta suonando forte. E se, sempre dall’America, ci arrivaun grande monito dai principali colossi industriali per riportare l’attenzione ditutti sulle persone, su chi lavora e su chi un lavoro lo deve trovare, giovani emeno giovani, sul diritto alla partecipazione alle scelte strategiche oltre che or-ganizzative delle aziende e meno sugli azionisti, allora qualcosa sta cambiando?La globalizzazione può ancora diventare una opportunità per tutti?La storia non si ferma, sta a noi cercare di dare ai cambiamenti l’indirizzo giu-sto.Il Censis nel suo rapporto annuale sulla situazione sociale dell’Italia ci da’ unafotografia di un Paese che non vuole rinunciare al proprio futuro ma che lo cercain una solitaria difesa di se stesso, nella paura di un inarrestabile declino sociale.Cgil, Cisl e Uil hanno in questi anni rappresentato un punto di riferimento stabilenon solo per il mondo del lavoro ma per tutta la società. Certo non centrandosempre la soluzione giusta, la strada migliore e con qualche divisione di troppo.Ma ritrovando un punto di equilibrio comune che ha messo al centro l’interesseper la persona, per i suoi diritti. Prima di tutto quello al lavoro, subito dopo

L’EDITORIALEL’EDITORIALE

La vera innovazione è ripartire dal lavoroe dalle persone Di Tiziana Bocchi,Segretaria Confederale UIL

quello di cittadinanza. Per tutti. Valo-rizzando le tante diversità di genere,etniche e culturali. Praticando i valoridemocratici dell’ascolto, del con-fronto, del rispetto, della condivisione.In questo contesto non disdegniamolo scontro. Ma solo quando è con-fronto di idee, di pensieri e di opinioni,che non porta mai a un vincitore ma auna migliore proposta condivisa.Siamo appena scesi nuovamente inpiazza per rivendicare uno sviluppoinclusivo e sostenibile, perché si diauna risposta positiva alle tante crisi in-dustriali e non solo, perché si rinno-vino tutti i contratti pubblici e privati,perché si realizzi una equa redistribu-zione dei redditi, perché si metta incampo una vera battaglia contro l’eva-sione fiscale, perché si ponga fine allosfruttamento dei lavoratori, perché si

cancelli il turpe fenomeno del capora-lato. Su queste basi vogliamo co-struire la nostra quarta rivoluzioneproduttiva tenendoci stretta la nostraidea, forse utopica ma non utopistica,che lo sviluppo tecnologico deve con-correre ad offrire una vita migliore allepersone e mai essere foriero del con-trario. E allora di questo futuro ne vo-gliamo parlare, e nel farvi gli auguri difestività serene vogliamo impegnarciancora di più affinchè, nel 2021, tra itanti Accordi che faremo ce ne possaessere almeno uno che impegni leParti anche su queste tematiche.

Page 3: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

3

Nel mese di dicembre 2019 è stato pre-sentato dalla Commissione europea ilGreen New Deal: può rappresentareuna grande opportunità per l’econo-mia nel senso di una trasformazionedelle nostre attività industriali, orien-tandole verso un’economia circolareper una transizione energetica sosteni-bile. Non confondiamo, però, la NewGreen Deal con una ‘New Green Tax’,vale a dire: non si può procedere suobiettivi così vasti e importanti contasse messe qua e là, a caso, che de-primono l’economia. Si tratta di capireche, se puntiamo ad aumentare i con-sumi elettrici, dobbiamo anche porciil problema di come produrre questaenergia elettrica o, altrimenti, po-tremmo rischiare di dover stoppare ilflusso verso le industrie energivore odi dover comprare energia elettrica daaltri Stati, come la Francia. La decarbo-nizzazione e dunque la chiusura dellecentrali a carbone, che secondo ilPiano integrato per l’energia e l’am-biente dovrebbe avvenire entro il2025, va bene, ma dobbiamo saperequali fonti di energia alternativeusiamo. Le rinnovabili come il solare ol’eolico sono discontinue e non garan-tiscono una produzione costante. Enel nostro Paese ci sono ancora cen-trali a carbone che servono vaste zoneanche industriali: Civitavecchia, Brin-disi, La Spezia. In Sardegna sono addi-rittura due: Fiumesanto e Portoscuso.Noi pensiamo che una valida alterna-tiva utile in questa transizione energe-tica sia l’uso del gas naturale, ma cisono variabili geopolitiche internazio-nali e comunque anche di scelte poli-tiche nazionali. Siamo infatti rimastistupiti che il premier Conte nella suaultima visita in Sardegna abbia dettoche non c’era bisogno di fare la cosid-

detta ‘dorsale’, vale a dire un gasdottoche attraversi la regione, e che invecesi pensi all’intervento di Terna attra-verso una conduttura elettrica, comeè stato fatto col Montenegro. Ma perfare un’infrastruttura del genere in Ita-lia ci vuole molto tempo, basti pen-sare ai tempi necessari per tutte leautorizzazioni. E allora quello che noisollecitiamo è una cabina di regia, conle parti sociali e il governo, e che contidavvero, e un progetto reale di transi-

zione energetica. Due passi fonda-mentali, perché, oltre al fatto chesiamo già in ritardo e che ci dobbiamomuovere subito, occorre stabilire conchiarezza gli investimenti, come velo-cizzare le autorizzazioni e, soprattutto,come agire con ordine e con inter-venti che siano in sincronia. Il primoatto che fece il Presidente Usa Roose-velt nell’avviare il New Deal ameri-cano fu il Mississippi Valley Act, per lacostruzione delle dighe che avreb-bero alimentato le centrali idroelettri-che. Dovremmo prenderne esempio,

La transizione energetica di cui ha bisogno il Paesedi Paolo PiraniSegretario Generale Uiltec

perché bisogna partire con un pianopreciso: abbiamo le capacità, le idee,le tecnologie e se non ci perdiamo incomitati per il sì o per il no, le cose lefacciamo bene. Ma dobbiamo tenerea mente il percorso giusto da com-piere. Gli accordi internazionali degliultimi anni segnano un percorso ine-luttabile, che vedono la de-carboniz-zazione e la conversione alla chimicaverde ed al riutilizzo di sostanze discarto del processo produttivo, comepilastri essenziali della trasformazioneindustriale. Se vogliono realmenteraggiungere gli obiettivi indicati negliaccordi internazionali, come l’Accordodi Parigi, l’Agenda Europea 2030 e perultimo il documento del “CleanEnergy Package”, i costi necessari allatrasformazione non sono sostenibiliesclusivamente dal settore pubblico.Sono indispensabili interventi di ri-forma che incentivino il settore finan-ziario a promuovere e partecipare ainvestimenti che favoriscano la transi-zione energetica. La finanza privata vaindotta ad investire sui progetti diadeguamento e di ammodernamentodelle infrastrutture di sistema, attra-verso strumenti ed incentivi fiscali siain ambito nazionale che estero, anchecon scelte innovative favorendo, adesempio, l’uso dei capitali d’investi-mento dei Fondi Integrativi oggi pre-valentemente investiti all’estero. Leopportunità di business presenti nelciclo di trasformazione del settore in-dustriale dell’energia sono in condi-zione di creare nuove e significativeopportunità di ritorni economici e svi-luppi occupazionali che vanno rapida-mente colte e favorite dalle sceltepolitiche. Un mondo con risorse limi-tate ci obbliga ad una profonda modi-fica del modo di produrre econsumare, ma in assenza delle ri-sorse economiche necessarie nessunatransizione sarà possibile, nessunaeconomia circolare sarà attuabile, nes-suna tecnologia sostenibile avrà maicosti economicamente compatibili. Ladipendenza energetica del nostro

Page 4: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Paese è tra le più elevate in Europa esi caratterizza per la più alta dipen-denza dal gas naturale tra tutti i paesidella Comunità Europea. La quotamaggiore dei consumi è quella desti-nata agli usi civili, seguita dai trasportie dall’industria. La quota più rilevantenegli usi civili è quella della climatiz-zazione domestica. L’intervento pub-blico sulle modalità di consumo negliedifici pubblici e nelle abitazioni pri-vate sarà quindi fondamentale per ilraggiungimento dei nuovi obiettivi dipolitica energetica ed ambientale.Manca ancora una strategia di lungotermine per sostenere le ristruttura-zioni del parco nazionale degli edificiresidenziali pubblici e privati, neces-sario per ottenere minori consumi;manca un parco immobiliare de-car-bonizzato ed ad alta efficienza ener-getica nei tempi indicati; mancanostrumenti e risorse destinate. Negli ul-timi decenni, si sono, inoltre, rinviatedecisioni relative alla realizzazione diquelle misure che avrebbero consen-tito al sistema minor costi per miliardidi euro sia nel settore del gas che inquello elettrico. La sicurezza energe-tica, dovrà essere quindi assicurataper un periodo di tempo significativodagli idrocarburi. Certamente, le com-ponenti più inquinanti devono essereeliminate, le centrali più inquinantidevono essere modificate, e vanno in-crementati gli investimenti in tecno-logia per fare queste trasformazioni.Dobbiamo porre fine ai processi dichiusura di impianti e programmareuna serie di riconversioni a gas di cen-trali esistenti che consentano unatransizione economicamente sosteni-bile, avviando al più presto il mecca-nismo che crei partnership trainvestimento privato e aziende a con-trollo pubblico. Sul trasporto pubblicourge un atto d’indirizzo importante ecoraggioso che determini il rinnova-mento del parco mezzi di trasportonelle grandi aree urbane, con mezzi abasso impatto ambientale. Il contri-buto delle produzioni “Green Fuel”nella diffusione di Biometano e Bio-

carburanti a bassissima emissione, at-traverso l’utilizzo di rifiuti e scarti dallaproduzione agricola, appare uno stru-mento tecnologicamente disponibilenell’immediato e capace di sostituirea parità costi, prestazioni e flessibilitàd’uso i mezzi attuali. In questo di-venta determinante anche l’espe-rienza maturata e messa in usoattraverso la riconversione di diverseraffinerie italiane, dove al posto dellatradizionale raffinazione di greggio,utilizzando oli vegetali, scarti alimen-tari ed altro, si produce Biodiesel. E’ sutale versante che dovrebbero concen-trarsi pertanto, gli incentivi sul TPL. InItalia sono circolanti ad oggi 13milavetture elettriche su un parco auto di38 milioni di vetture circolanti. Gli svi-luppi di mercato e tecnologici nono-stante gli incentivi esistenti nonlasciano intravedere per il futuro dimedio periodo, tassi di diffusione ingrado di incidere significativamentesul tema sostenibilità ambientale e so-stituzione combustibili tradizionali. Lasfida della transizione energetica vaanche coniugata col tema di uno svi-luppo ecosostenibile che abbia comeelementi centrali nei settori industrialiil riutilizzo ed il riciclo dei materiali,nell’ottica di una riduzione significa-tiva delle discariche di rifiuti. Il ruolodella termovalorizzazione dei rifiutinon riciclabili è al centro del piano diazione europeo per l’economia circo-lare. Il recupero di energia dai rifiutinon riciclabili è infatti, uno degli ele-menti centrali per il conseguimentodegli obiettivi previsti dall’Accordo diParigi. I diversi processi di termovalo-rizzazione esistenti, consentirebberoal nostro Paese diverse soluzioni nonnecessariamente collegate alla realiz-zazione di impianti dedicati. Ad esem-pio il co-incenerimento dei rifiuti inimpianti di combustione esistenticome le centrali elettriche, consenti-rebbe la riconversione ed un recuperodi redditività di impianti altrimenti de-stinati alla chiusura. Qualora, comun-que, si dovessero realizzare impiantidedicati potrebbero utilmente essere

4

utilizzati alcuni dei siti industriali di-smessi delle centrali elettriche, giàstrutturati, con risparmi sia sugli inve-stimenti sia sulla occupazione del ter-ritorio. Il Piano nazionale di gestionedei rifiuti deve rivedere le capacità ne-cessarie di termovalorizzazione ag-giuntive, necessarie alla soluzionedella gestione dei rifiuti non riciclabilidel nostro Paese, ponendo fine allaspedizione di rifiuti transfrontalierache con il trasporto necessario deter-mina un impatto ambientale com-plessivo ancora maggiore. Latermovalorizzazione può quindi au-mentare il contributo dell’economiacircolare alla de-carbonizzazione, nonsostituendo la prevenzione ed il rici-claggio ma completando il ciclo dei ri-fiuti non riciclabili. Occorre porre inessere un governo della transizioneenergetica che si faccia carico di de-cisioni anche impopolari che, su ma-terie di interesse pubblico nonpossono rimanere ostaggio di inte-ressi locali e non collettivi. Urge unagrande campagna di informazionediffusa da parte dei soggetti interes-sati che guardi ad un ambiente mi-gliore e ad uno sviluppo economiconon più differibile.

Page 5: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

mensili nell’ultimo trimestre conside-rato rispetto al primo). I nuovi conti del-l’Istat ci mandano quindi piccoli segnali,dei quali però il segno positivo è parti-colarmente importante. Sapranno leimprese italiane rispondere a questi se-gnali migliorando la produttività e am-pliando l’offerta di beni e servizicompetitivi con le importazioni?

5

Politica economica e salariale

In un periodo quale l’attuale, di bassa in-flazione, alta disoccupazione e crescentidifficoltà nei mercati internazionali, losviluppo di un’economia ad alto debitopubblico come quella italiana può ve-nire soltanto da un riposizionamentostrategico verso una crescita trainata inmisura maggiore dai salari. In assenza dipolitiche salariali davvero espansive einclusive, che affrontino non soltanto lacrescita delle disuguaglianze e della po-vertà che colpisce in misura crescentechi lavora, ma anche il destino di stagna-zione cui è condannato da quasi tre de-cenni il potere d’acquisto dei salarimedi, è impossibile che i consumi pos-sano combattere la stagnazione e le fa-miglie possano tornare ai livelli direddito precrisi e muovere oltre.I dati sul lavoro e le retribuzioni, recen-temente rivisti dall’Istat nella realizza-zione del nuovo benchmark dei continazionali, lasciano intravedere final-mente qualche cambiamento positivo.Anzitutto, tra il primo trimestre 2017 e ilterzo 2019, il numero degli occupati è

Timidi segnali positivi anche da salari e occupazione Di Leonello TrontiUniversità degli studi Roma Tre

cresciuto di quasi 450 mila unità. In par-ticolare, i dipendenti del settore privatosono cresciuti di circa 530 mila unità, afronte di una riduzione del lavoro auto-nomo di circa 90 mila unità. Le ore lavo-rate da ciascun dipendente, poi, sonocresciute in media di circa un’ora e 10minuti al mese, con una piccola atte-nuazione alla cronica sottoutilizzazionedel lavoro che dal 2013 alimenta il part-time involontario. Ma il nuovo dato più interessante è che,nonostante la produttività oraria in va-lore del settore privato sia cresciuta dalprimo trimestre del 2017 soltantodell’1,5%, le retribuzioni nominali lordeper ora lavorata sono invece aumentatedel 4,4%. E poiché sono cresciute anchele ore lavorate pro capite, la retribuzionenominale per dipendente è aumentatadel 5,3%. Ora, poiché nel frattempo iprezzi al consumo (IPCA) sono aumen-tati del 2,6%, i lavoratori hanno potutofinalmente godere di un lieve aumentodel loro potere d’acquisto: nella media,del 2,7% in 10 trimestri (circa 50 euro

Lavoro e retribuzioni nel settore privato. Trimestri I/2017-III/2019 (numeri indici I/2017=100)

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti trimestrali.

Da questo numero, il bollettino “Con-trattazione è Sviluppo” intraprende lapubblicazione dei risultati di un indica-tore anticipatore trimestrale del cicloeconomico, costruito e testato nei mesiscorsi.L’indicatore è basato esclusivamente sudati riferiti al trimestre precedente aquello dell’anticipazione. I dati fanno ri-ferimento a diversi aspetti del sistemaeconomico (ciclo produttivo, domandainterna ed estera, efficienza della produ-zione e utilizzo del lavoro, capacità pro-duttiva occupata e domanda di lavoro,vitalità, fiducia e prospettive delle im-prese, distribuzione del reddito, profittie investimenti, prezzi interni e interna-zionali).L’indicatore segnala una probabilità del55% che il quarto trimestre si chiudacon un segno positivo; e, in particolare,individua come dato centrale un au-mento congiunturale del Pil dello 0,2%rispetto al terzo trimestre; ovvero unacrescita tendenziale del Pil dello 0,4% ri-spetto al quarto trimestre 2018. Il risul-tato, in altri termini, individua unaleggera accelerazione nel debole anda-mento attuale dell’economia italiana. Lacrescita segnalata per il quarto trimestrecomporterebbe un aumento dell’intero2019 rispetto al 2018 dello 0,2%, in lineacon le ultime previsioni del Governo, elascerebbe al 2020 una leggera crescitaacquisita sul 2019, sempre dello 0,2%.

Indicatore anticipa-tore della UIL4° trimestre 2019 e anno 2019

Di Leonello TrontiUniversità degli studi Roma Tre

Page 6: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Politica economica e salariale

Economia. Lievi segni di miglioramento in una fase difficileDi Leonello TrontiUniversità degli studi Roma Tre

Nel terzo trimestre del 2019 è prose-guita la fase di stagnazione che l’eco-nomia italiana sta attraversando dopoquella di “recessione tecnica” del se-condo e terzo trimestre 2018. Il pro-dotto lordo è cresciuto ancora,seppure di pochissimo: dello 0,1% ri-spetto al secondo trimestre e un po’ dipiù (0,3%) rispetto al terzo trimestre2018. L’Italia è ancora bloccata in unafase che, se non è più di recessione,certo non è ancora di crescita.

La domanda interna, comprensivadelle importazioni, è cresciuta più delPIL (vedi tavola). Si tratta di un risul-tato non disprezzabile in termini con-giunturali (rispetto al trimestreprecedente), migliore di quello mediodel precedente periodo I/2017-II/2019, che comprende sia una fase dicrescita discreta (I/2017-I/2018), siauna fase di recessione e stagnazione(II/2018-II/2019). Ma assai meno posi-tivo in termini tendenziali (cioè ri-spetto allo stesso trimestre dell’annoprecedente). La domanda è stata in-fatti sostenuta da una certa ripresacongiunturale dei consumi delle fami-

glie e delle istituzioni sociali private,senza però che questi riuscissero a ri-guadagnare il pur modesto tasso dicrescita tendenziale medio del pe-riodo precedente. D’altro canto, i con-sumi delle famiglie non sono statisostenuti dal monte delle retribuzioni,cresciuto a tassi assai più contenutidella media precedente (caratteriz-zata dalla ripresa della contrattazionenel pubblico impiego). E sono statiperciò finanziati dal risparmio, da red-diti diversi da quelli da lavoro dipen-dente o dall’indebitamento.

I consumi della pubblica amministra-zione, che da tempo si mantengonoleggermente sopra il 19% del PIL,hanno presentato una variazione ten-denziale superiore alla media prece-dente, e una lieve crescitacongiunturale in linea con la media.Gli investimenti fissi lordi, invece, chenel periodo precedente avevano mo-strato una dinamica sostenuta, favo-rita anche dal Piano Industria 4.0,sono rallentati in misura significativa,soprattutto rispetto al secondo trime-stre 2019.

La domanda interna al netto delle im-portazioni ha quindi presentato nel-l’insieme andamenti in linea con quellimedi del periodo I/2017-II/2019, ciòche segnala una condizione di relativomiglioramento del terzo trimestre ri-spetto alla prima metà dell’anno. Ilcommercio estero, però, confermal’acuirsi delle difficoltà causate all’eco-nomia dall’andamento stagnantedella Germania, dai dazi gemelli ame-ricani e cinesi, dall’apprezzamento deldollaro e dall’esito incerto della Brexit.In particolare, le esportazioni italianehanno registrato nel terzo trimestreuna contrazione congiunturale e unariduzione tendenziale superiore aquella subita dal consumo di beni im-portati: una tendenza che se si do-vesse confermare eroderebbe prestola crescita tendenziale (+3,6 miliardi)che l’avanzo commerciale ha messocomunque a segno nei primi novemesi del 2019. La ripresa dell’econo-mia resta legata alle sorti della do-manda interna, e in particolare allacrescita dei salari.

Crescita del Pil e delle sue componenti. III trimestre 2019, medie del periodo I trim. 2017-II trim. 2019 e differenze tra i due (grandezze destagion-alizzate a prezzi concatenati in base 2015)

*Tassi di variazione % sul trimestre precedente. **Tassi di variazione sullo stesso trimestre dell’anno precedente. Fonte: Elaborazioni su dati Istat, Conti trimestrali.

6

Page 7: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

7

Politica industriale e settoriale

costante compressione salariale e fles-sibilizzazione del mercato del lavorosenza un’adeguata programmazionedi investimenti in ricerca, innalza-mento strutturale delle competenze edelle professionalità del lavoro. Il con-tenimento della spesa pubblica, im-posto dalla necessità di convergenzamacroeconomica con gli altri paesieuropei, in Italia si è scaricata in largaparte sulla compressione degli inve-stimenti pubblici; ciò ha determinatoil tracollo del settore edile ed in gene-rale un grave impoverimento delladomanda interna, pregiudicando latenuta del tessuto sociale soprattuttonel Mezzogiorno e la competitivitàdella maggioranza delle imprese chevivono di mercato interno. Durantetutti gli anni ’90 e duemila a fronte diun settore manifatturiero che in tuttol’Occidente diminuiva di peso sul PIL,l’Italia è stato l’unico fra i grandi paesieuropei a non veder crescere in modoadeguato e diffuso sul territorio nazio-nale un innovativo e dinamico settoredei servizi, il così detto Terziario Avan-zato, non è un caso se la manifattura,specialmente delle medie imprese haancora una produttività che tiene ilpasso con le altri sistemi produttivieuropei, la curva della produttivitàcomplessiva italiana è piatta se si in-globano anche i servizi. L’Italia come sappiamo deve convi-vere con un sistema regolatorio euro-peo particolarmente stringente inmateria di aiuti di stato e di concor-renza, in cui l’intervento pubblico puòessere solo residuale. Tuttavia, mentrein seguito alla crisi del 2008 moltipaesi hanno gradualmente rivistol’approccio allo sviluppo intensifi-cando il ruolo degli interventi pubbliciabbandonando parzialmente l’idea

della neutralità dei decisori pubblicicirca i settori produttivi da supportare,il nostro Paese ad accezione dei prov-vedimenti fiscali di Impresa 4.0 non siè dotata di visione organica e strate-gica. La Politica Industriale, seppurprofondamente diversa dall’interven-tismo dirigista tipico del secolo scorso,è tornata in auge sia presso i Governinazionali sia presso le grandi istitu-zioni internazionali. Come Uil siamoda sempre consapevoli che un ap-proccio neutrale del decisore pub-blico circa le politiche di sviluppo sisarebbe nel tempo rivelato inefficacee pericoloso.Questo processo di rivisitazione del-l’approccio alle politiche di sviluppo inseno ai principali paesi europei è ini-ziato in realtà con una presa di posi-zione politica molto forte da parteproprio della Commissione Europea,che a fronte di un’occupazione mani-fatturiera europea calata di oltre 3,4milioni di addetti fra 2008 e 2012, hadeciso proprio a fine 2012 di impe-gnarsi per riportare entro il 2020 al20% la quota sul PIL della manifatturaeuropea. La discontinuità con le politiche dineutralità settoriali ha raggiuntol’apice nel gennaio 2019 con la scrit-tura congiunta dei Governi di Franciae Germania di un manifesto per la po-litica industriale Europea per il ventu-nesimo secolo. Le due principalipotenze economiche e industriali eu-ropee di fronte alla decisione dellaCommissione Europea di bloccare lafusione di Alstom e Siemens cheavrebbe fatto nascere un gigante eu-ropeo dell’industria ferroviaria si sonoprese la responsabilità di mettere nerosu bianco idee comuni su come rifor-mare le politiche strategiche di svi-luppo dell’intera Unione Europeacoerentemente con gli interessi nazio-nali franco tedeschi. Riforma delle re-gole sulla concorrenza, maggiorepresenza pubblica, maggiore tuteladel mercato interno e delle impresestrategiche. Francia e Germania chepure in momenti diversi anche loro

I nodi da sciogliere per una strategia industriale in Italia. Di Giovanni D’Anna

L’Italia da anni è incapace di avere unosviluppo sistemico e organico che co-niughi le tradizionali specializzazioniproduttive con le nuove attività del-l’economia digitale tipiche delle mo-derne economie avanzate dellaconoscenza. Il nostro Paese si trovaormai da troppi anni a concentrarsi suquestioni industriali in modo emer-genziale e mai sistemico, inseguendole tante crisi di impresa che si susse-guono sul territorio nazionale senzamai fermarsi per definire un piano ar-ticolato e di lungo periodo. La Uil datempo denuncia l’approssimazione ela strumentalizzazione che sembranodiventate il metodo di lavoro con cuila Politica si approccia a episodi sem-pre più gravi di desertificazione indu-striale che sono il frutto di problemiormai radicati in profondità nellastruttura del nostro tessuto produt-tivo. La lieve ripresa economica deglianni 2014-2017 è stata trainata esclu-sivamente da quella minoranza di im-prese che ha sfruttato il periodo diacuta recessione per internazionaliz-zarsi, innovare i processi, riorganizzarele produzioni e implementare rela-zioni industriali d’avanguardia. Con ilsopraggiungere della così detta“guerra dei dazi”, che secondo gliesperti sarà il preludio ad una nuovafase della Globalizzazione caratteriz-zata dal modificarsi dei rapporti com-merciali globali, la vitale levadell’export si è indebolita riportandol’Italia nella stagnazione, dimostrandoanche che la sola leva dell’export nonpuò essere l’unica strada per uno svi-luppo inclusivo ed equo. L’impiantoesclusivamente mercantilista dellepolitiche economiche europee (cioèbasate sull’export) in Italia si è concre-tizzato quasi esclusivamente in una

Page 8: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

hanno sofferto o stanno soffrendo pe-riodi di significativa contrazione eco-nomica, si sono per tempo dotate diarticolati programmi di rilancio com-petitivo, l’Italia no.Come Uil siamo profondamenti con-vinti che serva oggi, con eccezionaleurgenza, un vasto piano di sviluppo -reso ancora più cogente dagli impe-gnativi target di decarbonizzazionedefiniti dall’Italia nel PNIEC- che tra-ghetti definitivamente l’Italia nell’eco-nomia della conoscenza, che nonsignifica un’ulteriore dismissione deisettori manifatturieri, bensì un dra-stico recupero di leadership tecnolo-gica, competenze del lavoro,innovazione di processo e di prodotto.È giunta l’ora che la classe dirigentedel Belpaese si prenda coralmente laresponsabilità di indicare cosa deveessere l’Italia del 2030, e come Uil in-sieme alle altre organizzazioni sinda-cali confederali faremo la nostra parte.

Blockchain... e molto altro. Siamo davvero pronti?Di Romeo Scarpari

Mentre il Villaggio Globale vive la“prima guerra mondiale” tecnologicaper la ridefinizione degli assetti geo-politici e dei primati economici, laQuarta Rivoluzione Industriale conti-nua a correre sempre più veloce.Come premessa indispensabile dob-biamo pensare alle nuove tecnologiee alle reti – blockchain, big data, inter-net delle cose, intelligenza artificiale,robotica, reti energetiche (alternative)e di comunicazione (5G) – come a uninsieme digitale interconnesso.In secondo luogo, tutti i settori, in tan-tissimi paesi del pianeta (l’Italia è ilterzo in Europa per numero di pro-getti) Africa compresa, si stanno svi-luppando sperimentazioni, dai risultatientusiasmanti ma anche causa di per-plessità (a trainare è il settore Fintech,non a caso la Uif di Banca d’Italia ha datempo formalizzato l’attenzione sulleoperazioni in criptovalute).Se ne può ricavare e visualizzare unaimmagine, anche se di natura tradizio-nale – un immenso reticolo ferroviariointerconnesso (le reti) che copre l’interopianeta, i cui convogli, sempre più ve-loci, hanno le tecnologie abilitanti perlocomotive, i servizi agli Stati, alle im-prese e alle persone come vagoni. Affa-scinante vero? Ma quanti problemi. Apartire da chi ne è proprietario, chiguida e quali norme regolano il traffico.Ma in primis, in quale direzione?Passando dal globale al “local” pro-viamo a focalizzarne alcuni facendouna ipotetica ma plausibile intervistaa un medio imprenditore della Sicilia,che investe con competenza nellenuove tecnologie digitali ed è social-mente responsabile. Insomma, unadelle tante eccellenze del Sud, pur-troppo ancora minoritarie in terminidi massa critica imprenditoriale.

Domanda: su queste nuove tecnologieviene ormai posta molta enfasi, è giusti-ficata pensando alle sfide del futuro?In primo luogo, è sempre necessarioguardare dietro e oltre le enfasi comu-nicative, che omettono la vera prio-rità: raccontare bene e diffusamentesignificati e scopi. Nel concreto perònon c’è dubbio che investire nellenuove tecnologie, dalla blockchain al5G, imprime a tutti i processi una forteaccelerazione e li rende più conve-nienti. Qualche esempio: l’abbatti-mento dei costi marginali, lasemplificazione e la maggior velocitàdell’interazione tra macchine e trapersona e strumentazioni. La block-chain in particolare, alla luce dellesperimentazioni fatte (es. Agroalimen-tare e Tessile) agevola tracciabilità etrasparenza.In sostanza, poiché la gestione dei ca-richi si trasferisce dai supporti infor-matici alla rete digitale, si ottiene unamaggiore velocità ed efficienza com-plessiva nella gestione dei dati e im-prenditoriale. I risultati, anche se conmolta fatica, si vedono: un aumentodel valore aggiunto pro capite, dellaproduttività e competitività, resilienzaalle crisi. Ma c’è anche un altro dato, nel sudnon ancora molto diffuso ma presentee in crescita: poiché le nuove tecnolo-gie, a partire dalla blockchain, si appli-cano e si applicheranno a realtàcomplesse, rappresenteranno unaspinta necessaria e inevitabile, se in-centivata e inserita in una strategia dilungo periodo, per trasformare la cul-tura della gestione familiare in culturaimprenditoriale, capace di essere mul-tidisciplinare, di fare rete tra manifat-tura e servizi avanzati. Sullablockchain in particolare, ben ven-

8

Politica industriale e settoriale

Page 9: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

gano fermento ed enfasi, ma va an-cora capito bene cosa si può fare dav-vero con questa nuova tecnologia. Domanda: questa rivoluzione, per illavoro e i lavoratori, cosa comporta?In primo luogo, va premesso, pur-troppo, che la Sicilia è e continua adessere una realtà “condizionata” dauna cultura antica e ormai antistoricache influenza sia le dinamiche econo-miche, sia quelle imprenditoriali e as-sociative. Su quelle istituzionali unvelo pietoso!Le piccole e medie imprese innovativesono, e siamo, “schiacciate” tra le prio-rità legittime delle grandi imprese,l’enfasi politica sulle startup e le ca-renze culturali e strategiche delle varieclassi dirigenti. Le eccezioni ci sonoma sono isolate. Nello specifico del la-voro, la velocità dell’innovazione tec-nologica mette al centro la persona,sul piano della occupabilità, del terri-torio e della formazione complessiva.Le nuove tecnologie come la block-chain introducono infatti nel sistemaattività produttive e servizi ad elevatovalore aggiunto, modificando la strut-tura organizzativa dei processi equindi la stessa organizzazione del la-voro, nelle quali il ruolo della personanon viene sminuito ma, al contrario,deve avere, acquisire e implementarecompetenze digitali in continua evo-luzione. Un investimento su cui quellicome noi sono molto impegnati.In Europa, l’Italia è molto indietro. Sude Sicilia lo sono di più.Questo significa che le politiche attivedel lavoro, l’istruzione, in particolarequella terziaria abilitante e la forma-zione professionale, a livello nazionalee di territorio, si devono muovere al-l’interno di una strategia integrata dilungo periodo. Magari bastasse unalegislatura.Lo sviluppo della cultura digitale, so-prattutto per la Sicilia, è una esigenzavitale, non solo per studenti e lavora-tori, ma anche e in primo luogo per gliimprenditori. Se poi andiamo a guar-dare all’interno delle aziende di cuistiamo parlando, l’attitudine al cam-

biamento – per convinzione o per ne-cessità – non solo è permanente ma èalimentata ed alimenta partecipa-zione e collaborazione, efficaci e rico-nosciute.Proprio in questa direzione, guar-dando agli istituti contrattuali e al di-ritto del lavoro, poiché l’innovazionetecnologica introduce continuamentenuove variabili, occorre definire, spe-rimentare e attivare modelli e sedi ef-ficaci di adeguamento. Se ad esempiosi considerano la occupabilità, i salarie il welfare, la dimensione territorio di-venta fondamentale. Domanda: data l’importanza strate-gica, economica e sociale delle nuovetecnologie, ci sono problemi ancoraaperti?Altroché! Innanzitutto di governancee in particolare sul 5G.Le reti non sono e non saranno soloconnettività, ma diventeranno piatta-forme per l’erogazione di servizi. Ba-sterà la golden power stabilita perdecreto a garantirne la sicurezza?Inoltre, poiché il digitale è duplicabileall’infinito a costi marginali bassissimi– un fatto positivo ma anche un limite– va risolta l’incertezza che un bene oun servizio possano essere duplicati aldi fuori di regole certe sul piano so-ciale, etico e di business. Con la block-chain le piattaforme diventeranno ilcentro di controllo delle transazionilungo le filiere e le catene del valore.Dati i rischi di concentrazione, chi nesaranno i gestori?Date le sue caratteristiche che esclu-dono certificatori centralizzati, è an-cora aperta la questione dellacorrettezza e trasparenza del dato im-messo all’origine (la blockchain do-vrebbe certificare solo quello cheavviene dopo). Dovrebbe esserci unente certificatore terzo?Infine – date le problematicità apertesul piano strategico, strutturale e in-frastrutturale – sono ancora in discus-sione gli effettivi consumi energeticidelle nuove tecnologie e la loro realeaccessibilità da parte di tutte le im-prese.

Un primo ordine di problemi, dunque,riguarda la necessità di approfondireil quadro giuridico e normativo, a li-vello internazionale e nazionale.Un secondo ordine di problemi è an-cora più generale: la necessità di unamaggiore trasparenza e condivisionedi ciò che è stato fatto e di ciò che staaccadendo, affinché la cultura digitalepossa prendere realmente corpo e inmodo diffuso. Infatti, occorre faruscire il dibattito dai soli ambientispecializzati e governativi e centrare ilfocus delle tante sperimentazioni suquelle applicazioni che abbiano im-patti coerenti ed efficaci sull’economiareale, sul lavoro e sulla società.

Conclusa tale ipotetica intervista pos-siamo fare alcune riflessioni. Il Paese e le sfide del futuro, ormaimolto prossimo, hanno bisogno diuna sede unica e certa in cui definirestrategia, piani e politiche di lungo pe-riodo, coinvolgendo efficacemente illegislatore, la ricerca, l’istruzione, leimprese e le organizzazioni dei lavo-ratori.L’innovazione tecnologica, per la Uilinnanzitutto, ma anche per il Sinda-cato Confederale, dovrebbe diventareparte integrante e strutturale del suopensiero e del suo agire, per dare piùforza al Sistema delle Relazioni Indu-striali.

9

Politica industriale e settoriale

Page 10: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Politica industriale e settoriale

progressivo incremento delle rinnova-bili, delle utenze attive e della necessa-ria affidabilità di una moderna reteintelligente. Una soluzione percorribileè la costituzione di una Società di ge-stione delle Reti italiane, a controllopubblico effettivo, quale strumentoper conciliare una programmazioneenergetica volta a garantire parità diaccesso, sicurezza, miglioramento e in-novazione della rete con l’obiettivo direalizzare una stessa qualità ed effi-cienza del servizio in ogni area delPaese. Nel settore degli accumuli, alfine di un sempre più corretto approv-vigionamento di capacità di riserva, vadata priorità agli investimenti idroelet-trici, attraverso il pompaggio dell’ac-qua scaricata a valle, realizzandosistemi a circuito chiuso che permette-rebbero un risparmio di acqua, e l’am-pliamento dei bacini.

Andrà prevista una salvaguardia perl’occupazione, legata al processo di li-beralizzazione del mercato dell’ener-gia. Al momento siamo piuttostolontani da un vero mercato chiaro etrasparente, che dia la possibilità alConsumatore di scegliere con consa-pevolezza, sono ancora troppo diffusifenomeni di scarsa trasparenza nelleofferte e di concorrenza basata sudumping sociale e salariale. La riformadella tariffa elettrica va completata ra-pidamente e andrà indirizzata versoun uso efficiente dell’energia e la ga-ranzia diffusa di servizi energetici ac-cessibili a tutti in termini economici,favorendo l’espansione di tariffe nonpiù legate esclusivamente al consumoma aperte alla penetrazione delleelettrotecnologie più efficienti e si-cure e prevedendo una diversa parte-cipazione alla spesa degli Oneri diRete, che andrebbero pagati propor-zionalmente da chi maggiormente lautilizza.

Per quanto riguarda l’igiene ambien-tale occorre un’azione volta ad assicu-rare la fruibilità e la diffusione deiservizi in modo omogeneo sull'intero

innovativi e di capacità progettuali egestionali. Si perpetua un circuito ne-gativo di bassa capacità innovativache si scarica negativamente sul la-voro, sulla qualità del lavoro, sulla si-curezza del lavoro e sulla stessaretribuzione dei lavoratori. Il settoredell’energia si sta sempre più caratte-

rizzando per un percorso di trasforma-zione tecnologica che sta portandoalla messa a punto e all’ingresso nelmercato di importanti soluzioni in ter-mini di innovazione e sostenibilità.

Sulle reti elettriche gli investimenti do-vranno essere non solo legati alla ridu-zione del guasto ma dovrannoprevedere sostituzione, implementa-zione, magliatura, ammodernamentodelle attuali linee oltre allo sviluppodella digitalizzazione in relazione al

I servizi pubblici locali di natura indu-striale possono giocare un ruolo cen-trale come volano per la crescita delleeconomie territoriali, oltre a poter rea-lizzare le condizioni minime, ma essen-ziali, per il miglioramento della qualitàdella vita dei cittadini sia per il reinse-diamento di attività produttive e adalta tecnologia. Nell’ambito delle infra-strutture pubbliche, gli investimenti suscala locale producono, infatti, sensibilieffetti di stimolo alla crescita, creandoi presupposti infrastrutturali per lo svi-luppo dell’attività produttiva e garan-tendo aderenza alle specificheesigenze dei territori. Affinché possanoesercitare tale ruolo, sono indispensa-bili alcune innovazioni normative e re-golatorie della programmazione, dellapolitica industriale e dell’efficienza ge-stionale. A nostro avviso bisogna pre-stare maggiore attenzione agliobiettivi che il QS si pone quali il mi-glioramento dell’efficacia, dell’effi-cienza, della qualità, dell’economicitàdell’organizzazione e delle prestazionidei servizi riferiti all’energia, alla risorsaidrica e ai rifiuti. Cosi come deve esseremaggiore il focus sulla strategia per ri-durre il gap a nostro svantaggio delcosto dell’energia e della gestione deirifiuti rispetto agli altri grandi paesi eu-ropei. È fondamentale ridurre il peso ditasse eccessivo sui servizi energetici esui rifiuti.

Una tematica comune alle tre aree(energia, risorse idriche e igiene am-bientale) è la giungla dei contratti edil moltiplicarsi degli appalti e subap-palti che sposta sulla compressionedei salari la competizione delle im-prese, la quale deve basarsi sulla di-sponibilità di risorse finanziarie, ditecnologie, di strumentazioni e mezzi

L’economia circolare è un tassello delle politiche industriali e di sviluppo del PaeseDi Fernando Mariani

10

Politica industriale e settoriale

Page 11: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

territorio nazionale, a definire ade-guati livelli di qualità dei servizi, a pre-disporre sistemi tariffari certi,trasparenti e basati su criteri predefi-niti, che misurino la produzione del ri-fiuto e l’utilizzo del servizio,superando i sistemi a tassazione, pro-muovendo la tutela degli interessi diutenti e consumatori. La Uil ritienefondamentale che il processo di mo-dernizzazione debba essere volto, at-traverso forme regolatorie e tariffarie,a favorire la raccolta differenziata e ilriciclaggio dei rifiuti. E’ altresì indi-spensabile favorire gli investimentinecessari per la costruzione degli im-pianti di smistamento, trattamento,separazione, compostaggio che ren-dano produttiva la raccolta differen-ziata, oltre alla progressiva limitazionedei rifiuti non differenziabili che

vanno in discarica, anche attraversol’utilizzo e la costruzione di appro-priati impianti di termovalorizzazioneper lo smaltimento del residuo finalee la produzione di energia. Tutti gli im-pianti dovrebbero essere allocati se-condo le logiche territoriali di

produzione e smaltimento in “casa”del rifiuto. A tal fine si dovrebbe inter-venire anche per rendere più celeri gliiter autorizzativi degli enti preposti evarare provvedimenti “a compensa-zione” per i territori destinati ad ospi-tare gli impianti in questione.

Per quanto concerne il discorso rela-tivo alla tariffa, un’idea potrebbe es-sere quella di prevedere dellepremialità in base all’ottimizzazionedel sistema, riconoscendo dei van-taggi a chi mette in pratica un sistemavirtuoso che comprende tutte le fasidel cosiddetto “ciclo integrato dei ri-fiuti” per giungere alla “tariffa pun-tuale”, in base alla quale l’utente pagain proporzione ai rifiuti effettivamenteprodotti. È importante chiarire chi ecome si fa carico delle spese relativealla gestione dei rifiuti, compresi co-loro che li producono come beni diconsumo.

È indispensabile che tutte le norma-tive regionali e locali riconoscano e ap-plichino gli elementi qualificantiprevisti nel Dlgs 152/2006 e purtropponon ancora recepito da molte ammini-strazioni: qualificazione delle impreseche operano nel settore con idoneegaranzie finanziarie e assicurative; ge-stione integrata dei rifiuti con l’utilizzodelle migliori tecniche disponibili sullosmaltimento tramite impianti indu-striali, in un’ottica di ciclo completo;una durata minima di 15 anni per l’affi-damento del servizio, che dà certezzealle imprese che vogliono investire ininnovazione e sviluppo, questo garan-tisce la possibilità di ammortizzare icosti sostenuti e permette agli enti lo-cali di poter contare su finanziamentiprivati per migliorare i servizi; clausolasociale nei cambi di appalto; obbligodi applicazione del Ccnl di settore dainserire nello schema di contratto diservizio anche in conformità a quantoprevisto dalla legge n. 327/2000 in ma-teria di determinazione dei costi del la-voro e della sicurezza sul lavoro. Infine,per il comparto del servizio idrico inte-

grato maggiormente vale il fatto chela certezza regolatoria e tariffaria è in-dispensabile per programmare gli in-genti investimenti necessari per lamanutenzione delle reti e per la depu-razione, affrontando anche il temadelle sanzioni comminate dalla UE peril mancato rispetto delle norme comu-nitarie. Rileviamo nel periodo tariffarioin corso una positiva ripresa degli in-vestimenti del comparto, non ancorasufficiente, e del tutto insoddisfacentenel meridione. La Uil ritiene essenzialeuna politica regolatoria che favoriscal’aggregazione e la dimensione indu-striale del SII, l’utilizzo delle forme di fi-nanziamento comunitarie e nazionali,al fine di realizzare gli investimenti ne-cessari. Particolare finalizzazione do-vrebbe avere la regolazione peraiutare a superare il divario di sosteni-bilità, quantità, qualità ed efficienzadel SII nel sud e nelle isole.

11

Politica industriale e settoriale

Page 12: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

scale (per il quale, come dimostrano idati Ocse, siamo al top in Europa), farripartire lo sviluppo industriale delPaese e superare la stagnazione sala-riale, in cui ci troviamo ormai da anni.La strada da perseguire, al riguardo, èquella di andare oltre il recupero del-l’inflazione per addivenire a una poli-tica salariale espansiva. Anche l’Accordo tra l’IG Metall e l’as-sociazione industriale Südwestmetallè stata la conquista di un negoziatotra le Parti e non la conseguenza dileggi o decreti. E tale intesa si è collo-cata proprio in un contesto econo-mico suffragato dagli inviti ripetuti

della Banca centrale europea e dellaBudestbank ad innalzare i salari dellelavoratrici e dei lavoratori tedeschi.Non è stata una trattativa semplice: harichiesto oltre 24 ore di sciopero conuna partecipazione pressoché totaledegli occupati coinvolti, per giungerea una conclusione condivisa. E dallaprima richiesta sindacale di aumen-tare del 6% in 12 mesi le retribuzionial 4,3% (in 27 mesi) di incremento conuna nuova flessibilità oraria, la stradaè stata tortuosa. A fronte di un piùmodesto aumento salariale, infatti, lelavoratrici e i lavoratori full time e conalmeno due anni di anzianità di servi-zio, hanno ottenuto la possibilità, apartire dal 2019, di chiedere una ridu-zione dell’orario settimanale da 35 a

Lo scorso mese di agosto la Microsoftha sperimentato, per la sede in Giap-pone la settimana lavorativa corta,che va dal lunedì al giovedì. I 2300 di-pendenti della sede di Tokyo, infatti,hanno beneficiato del venerdì libero epagato. La proposta faceva parte delprogetto “Work Life Choice Challenge2019 Summer” per migliorare l’espe-rienza lavorativa dei dipendenti, e in-centivare, in tal modo, un sanoequilibrio fra lavoro e vita privata. Iltema della riduzione dell’orario di la-voro torna quanto mai attuale nel di-battito politico ed economico delnostro Paese. E come avvenne in se-guito all’Accordo del sindacato metal-meccanico tedesco IG Metall, ci sicontinua ad interrogare sulla possibi-lità di ridurre l'orario di lavoro a paritàdi salario. Proposta presentata, tra l’al-tro, dal Presidente dell’Inps, PasqualeTridico, il quale vorrebbe un inter-vento legislativo a riguardo per com-pensare, in questo modo, gli aumentidi produttività. Come Sindacato è datempo che sosteniamo la necessità diridurre l’orario di lavoro anche per farfronte agli effetti dell’innovazione edell’impresa 4.0 sugli assetti occupa-zionali, tenendo conto della strutturae delle problematiche del nostro si-stema produttivo, composto preva-lentemente da piccole e piccolissimeaziende. E sono anni che puntiamoalla redistribuzione degli incrementidi produttività, da ottenere anche at-traverso il benessere lavorativo. Rite-niamo, tuttavia, che questa stradadebba essere percorsa, prioritaria-mente, facendo leva sulla contratta-zione. Le Parti sociali devono farsicarico di questo impegno, i Governidevono mettere a disposizione glistrumenti della fiscalità per sostenerequesta strategia. Infatti, è necessarioprioritariamente tagliare il cuneo fi-

28 ore, per rispondere alle proprie esi-genze, familiari o di altro tipo ivi com-presa la volontà di ritagliare maggiorspazio per i propri affetti per un pe-riodo che va da un minimo di sei mesia un massimo di due anni. Questa ri-duzione oraria non è avvenuta a “pa-rità di salario” come inizialmentequalcuno aveva sostenuto. Dall’ac-cordo emerge, quindi, la determina-zione di una flessibilità oraria di tipo“classico” che riproporziona, entro li-miti ben precisi, parte delle ore com-plessive lavorate che, alla prova delnove, potranno diminuire – se la mag-gioranza delle lavoratrici e de lavora-tori decideranno di diminuire il tempotrascorso sul posto di lavoro a frontedi una mancata richiesta da parte deidatori di prolungare l’orario – maanche aumentare – se, al contrario, sa-ranno di più gli industriali a chiederedi passare a 40 ore rispetto ai dipen-denti che faranno proprio l’orario a 28.Nel nostro sistema contrattuale sonomolteplici gli accordi in merito ad unaflessibilità oraria che consenta di con-ciliare vita privata e tempi di lavoro.Certo se il sistema di welfare pubblicofunzionasse meglio, sarebbe tutto piùsemplice, poichè se si è sempre co-stretti a far fronte a quelle esigenzeche lo Stato non riesce a colmare, eche non possono in ogni caso ricaderesolo su misure privatistiche, alloral’orario di lavoro dovrà sempre esserebilanciato per rispondere ai bisogni dicura e non potrà travalicare quei con-fini per approdare al miglioramentocomplessivo del benessere di chi la-vora. In questi anni abbiamo fatto eottenuto tanto, ma la strada è ancoralunga. Il dibattito ha quindi ragione dirimanere aperto e oggetto della no-stra continua attenzione, soprattuttoin un momento come quello attualedi mutamenti tecnologici e digitalidelle modalità di lavoro.

Riduzione dell’orario di lavoro: dibattito sempre attualeDi Irene Pata

12

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

Page 13: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

cessità di dotarsi di regole gestionali.Tutto questo implica che si debba pro-cedere quanto prima ad una “puliziacontrattuale”, anche attraverso la misu-razione della Rappresentanza delleParti sociali al fine di porre un freno alfenomeno della proliferazione sia deiCCNL che degli strumenti bilaterali.

sterà libero di farlo, ma d’altro lato, pernon ledere il diritto del lavoratore, nonpotrà sottrarsi all’obbligo di erogarnedirettamente il corrispettivo. Questo èaltresì legittimato della legislazione, chericonosce benefici normativi e contri-butivi a favore delle imprese a condi-zione che applichino “integralmente”(quindi anche le previsioni concernentigli enti bilaterali) i trattamenti econo-mici e normativi previsti dai contratticollettivi, configurando il rispetto delladisciplina collettiva alla stregua di unonere e non di un obbligo per il datoredi lavoro. A solo titolo conoscitivo ricordiamo chela parte ”normativa” dei CCNL – nellaquale è oggi collocata la strumenta-zione bilaterale - si compone di tutte leclausole che dettano la disciplina deirapporti individuali di lavoro. Essa nonproduce effetti giuridici nei confrontidelle parti stipulanti in quanto essa re-gola direttamente rapporti individualidi lavoro. Il cambiamento intervenuto ha quindimodificato lo scenario dell’adesioneall’Ente bilaterale, sempre nella libertàdel datore di lavoro. Essa è diventataun’opportunità per l’impresa, che sca-turisce dal sistema di erogazione delleprestazioni di welfare contrattuale indi-spensabili a completare il trattamentoeconomico e normativo previsto dallacontrattazione collettiva, quale dirittodei singoli lavoratori. Ne consegue cheil datore di lavoro, qualora applichi ilcontratto collettivo di categoria, sarà inogni caso tenuto ad assicurare ai propridipendenti le prestazioni e le garanzieintrodotte con gli accordi collettivi equindi l’adesione alla strumentazionebilaterale diventa economicamente piùvantaggiosa, stante la natura solidari-stica e mutualistica degli Enti.Il tutto comporta un aumento della re-sponsabilità delle Parti Sociali e la ne-

Con i rinnovi contrattuali successivi al2009 è significativamente cambiato ilruolo della bilateralità contrattuale.Sino ad allora, questa era rilegata nellaparte dei CCNL così detta “obbligatoria”ma è a partire dall’Accordo Interconfe-derale per l’artigianato, del 23 luglio2009, che “le prestazioni presenti nei si-stemi di bilateralità nazionale e regio-nale rappresentano quindi un dirittocontrattuale di ogni singolo lavoratore,che pertanto matura, nei confrontidelle imprese non aderenti al sistemabilaterale, il diritto all’erogazione direttadelle prestazioni da parte dell’impresadatrice di lavoro” e, parallelamenteviene individuato un elemento retribu-tivo aggiuntivo, pari a 25 euro lordi, perle 13 mensilità previste dai CCNL arti-giani, quale alternativa all’adesione allabilateralità. Con questa formulazioneintrodotta per tutelare i principi in ma-teria di libertà associativa e, conseguen-temente, di libertà sindacale negativa,si è ritenuto di poter considerare nonobbligatoria l’iscrizione agli enti bilate-rali. Il Ministero del lavoro, nella circo-lare n. 43/2010, si esprime perl’obbligatorietà del riconoscimento a fa-vore del lavoratore di prestazioni inte-grative o aggiuntive di welfarenegoziale (assistenza sanitaria, forme disostegno al reddito in caso di disoccu-pazione, ecc..), qualificando le stessecome “un diritto contrattuale del sin-golo lavoratore”, e l’iscrizione all’ente bi-laterale “nient’altro che una modalitàper adempiere al conseguente ob-bligo”, dovendo il datore di lavoro chenon aderisca al sistema bilaterale di ri-ferimento assicurare analoghe forme ditutela, anche attraverso una loro quan-tificazione in termini economici.La soluzione opera in un ambito di le-gittimità costituzionale, dal momentoche il datore di lavoro che non intendaversare la quota contributiva all’ente re-

Contratti e bilateralitàDi Pino Briano

13

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

Page 14: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

agire senza indugio. Si prevede inoltrel'obbligo per gli Stati membri, da unlato, di provvedere affinché i debitoried i rappresentanti dei lavoratori ab-biano accesso ad informazioni perti-nenti ed aggiornate sugli strumenti diallerta precoce e sulle misure di ristrut-turazione preventiva, dall’altro, di pre-vedere che tali informazioni sianopubbliche, disponibili on line, facil-mente accessibili e di agevole consul-tazione. È rimessa, invece, alladiscrezionalità degli Stati membri la fa-coltà di prevedere un sostegno a fa-vore dei lavoratori nella valutazionedella situazione economica del debi-tore.Per quanto riguarda l’accesso del de-bitore ad un quadro di ristrutturazionepreventiva ristrutturazione al fine diimpedire l'insolvenza e di assicurare lasostenibilità economica in modo taleda tutelare i posti di lavoro e preser-vare l'attività imprenditoriale, conte-nuto nell’art. 4, la direttiva nondefinisce il format da seguire lasciandoagli Stati membri autonomia.Coordinando tale normativa con il Co-dice della crisi, sebbene, allo stato at-tuale, questo recepisca alcuni principi,non si rinvengono specifiche diposi-zioni che possano in qualche modorappresentare il recepimento sul pianointerno in merito agli strumenti di al-lerta precoce, come pure per le proce-dure di ristrutturazione e diesdebitazione. Inoltre, sarà importanteverificare se il legislatore interno inten-derà esercitare la facoltà prevista dalcomma 5 dell'art. 3 della direttiva cheprevede per gli Stati membri la possi-bilità di prevedere un sostegno a fa-vore dei rappresentanti dei lavoratorinella valutazione della situazione eco-nomica del debitore.Con l’emanazione della tale direttiva illegislatore europeo si è lasciato sfug-

Il 20 giugno 2019 è stata emanata laDirettiva (UE) n. 2019/1023 del Parla-mento europeo e del Consiglio, pub-blicata sulla G.U. dell’Unione European. L172 del 26 giugno 2019 ed entreràin vigore il 17/07/2021, in merito aiquadri di ristrutturazione preventiva,all’esdebitazione e alle interdizioni.Entro tale data gli Stati membri sa-ranno tenuti ad adottare le disposi-zioni necessarie per conformarsi alledisposizioni ivi esposte. L'obiettivo ge-nerale della direttiva è contribuire alcorretto funzionamento del mercatointerno nonché eliminare gli ostacoliall'esercizio delle libertà fondamentali,quali la libera circolazione dei capitalie la libertà di stabilimento, che deri-vano dalle differenze tra le legislazionie procedure nazionali sulle materiesuddette. Un quadro europeo di insolvenza benfunzionante incentrato sulla ristruttu-razione preventiva non è solo essen-ziale per salvaguardare l'occupazionee gli interessi dei lavoratori, ma ancheper sostenere la crescita economica egli investimenti transfrontalieri. Te-nendo presente questo contesto, è im-portante prestare attenzioneall'impatto che la nuova direttiva po-trebbe avere sui diritti dei lavoratorieuropei, anche in considerazione dellafase di recepimento nazionale e del-l’entrata in vigore in Italia del Codicedella crisi, attualmente in vacatio legisfino al 14/08/2020, suscettibile di ulte-riori aggiustamenti in virtù della de-lega conferita al Governo con la Legge8 marzo 2019, n. 20.Entrando nel merito la direttiva all’art.3 la necessità per gli Stati membri diintrodurre strumenti di allerta precocechiari e trasparenti in grado di indivi-duare situazioni che potrebbero com-portare la probabilità di insolvenza edi segnalare al debitore la necessità di

Rafforzare la partecipazione dei lavoratori nei casi di ristrutturazione e insolvenza aziendale.Di Marzia De Marchis

14

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

gire un’opportunità per rendere piùforti i diritti di partecipazione dei lavo-ratori europei nelle procedure di ri-strutturazione e di insolvenza,rendendoli creditori preferenziali,mentre il testo definitivo non prevedeun diritto generale allo scopo la-sciando un amplissimo margine di di-screzionalità nelle mani degli Statimembri.Per la Uil la partecipazione dei rappre-sentanti dei lavoratori e i diritti di infor-mazione e consultazionerappresentano da tempo elementi in-dispensabili nel contesto delle rela-zioni industriali, che devono essereprotetti e rafforzati e a tal fine è fonda-mentale vigilare sull’operato del Legi-slatore nazionale nella fase direcepimento delle Direttiva.

Page 15: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Focus sui contratti collettivi aziendali disponibili su Digit@UIL. Impresa 4.0 e formazione.Di Davide Ghigiarelli Ricercatore SERI

Il 21 settembre 2016, il Governo hapresentato il Piano Nazionale Indus-tria 4.0. Il Piano intendeva stimolarel’investimento delle imprese italianein tecnologie digitali introducendouna serie di misure, tra le quali si ricor-dano il super e l’iper ammortamento;il credito all’innovazione mediante ilpiano Nuova Sabatini; l’incrementodella detrazione fiscale per investi-menti in start-up e PMI innovative. Nel2017 è stato dato avvio alla fase 2 delpiano, che ha assunto la denomi-nazione "Piano nazionale Impresa 4.0",nell'ottica di includere tra i destinatarinon più soltanto il settore manifat-turiero, ma anche agli altri settori del-l'economia, per stimolare anche lepiccole e medie imprese a dotarsidegli strumenti per la trasformazionein chiave digitale. L’idea alla base delpiano era quella di sostenere, ancheeconomicamente, una transizionedelle imprese italiane verso la semprepiù massiccia adozione di tecnologiedigitali. Al fianco degli incentivi in investi-menti in tecnologia, la legge di bilan-cio per il 2018 ha introdotto unamisura per incentivare la formazionecontinua delle lavoratrici e dei lavora-tori stabilendo un credito di impostaper i datori di lavoro che fanno for-mazione in relazione alle innovazionidi industria/impresa 4.0. Al creditod’imposta si può accedere a seguitodella sottoscrizione di un accordoaziendale, che deve definire le cate-gorie professionali esistenti e indivi-duare le necessità formative, traquelle pe-definite. I contratti devonoessere poi depositati attraverso la pro-cedura telematica messa a dispo-sizione dal Ministero del Lavoro. In questa fase di “transizione” le Re-lazioni Industriali svolgono, e devonosvolgere sempre di più, quel fonda-mentale ruolo di accompagnamentoche metta al primo posto la salva-

guardia del lavoro e della professio-nalità. Il che è evidente se si focalizzalo sguardo sull’importante compitoche il Sindacato è chiamato a svolgerenell’accompagnamento dei percorsidi formazione e di riqualificazioneprofessionale rispetto all’innovazionedigitale. Da un lato il Sindacato è fon-damentale nella definizione dellelinee di azione e nella definizione deipiani formativi finanziati mediante ifondi interprofessionali e/o gli enti bi-laterali. Dall’altro lato, che è quello chequi si vuole porre in evidenza, la con-trattazione è il veicolo migliore pergestire percorsi di formazione e ri-qualificazione professionale, nonchénecessario per accedere al creditod’imposta per la formazione dei lavo-ratori stanziato dalla Legge di bilancioper il 2018. L’analisi dei contratti aziendali pre-senti nella banca dati Digit@UIL con-ferma quanto fatto in quest’ottica dalSindacato anche a livello aziendalesulla base delle intese interfederalisottoscritte. Sono sempre di più gli ac-cordi, soprattutto (si crede solo perora) limitati al settore manifatturiero,mediante cui l’introduzione degli in-vestimenti è condivisa con le rappre-sentanze aziendali e con leorganizzazioni territoriali (e, a volte,nazionali). La percentuale di accordiche regolano, sotto vari aspetti, ilfenomeno dell’impresa 4.0 sia circa il10% del totale dei contratti presenti.Di tali contratti il 95% è afferente alsettore metalmeccanico mentre ilrestante 5% si suddivide equamentetra industria alimentare e edilizia. Diparticolare interesse è il contenuto ditali clausole. Il fenomeno dell’indus-tria/impresa 4.0 è regolato sotto dif-ferenti e molteplici aspetti (relazioniindustriali, formazione, organiz-zazione del lavoro). Una materia centrale, che interessapiù della metà dei contratti relativi a

industria/impresa 4.0, è la formazione.Tra tali accordi, la maggior parte sonoquelli volti a consentire l’accesso alcredito d’imposta per la formazione.In questi, posti i requisiti stabiliti dallalegge per accedere all’agevolazionefiscale, vi sono più o meno dettagliatedescrizione degli investimenti svolti,sono definite in previsione le even-tuali nuove figure professionali chesaranno necessarie a seguito della re-alizzazione degli investimenti e sonostabiliti i tempi e le modalità di svolgi-mento dei percorsi formativi per iquali è possibile accedere all’incen-tivo. Le materie su cui maggiormentesi incentra tale formazione sono bigdata e analisi dei dati; cyber security;prototipazione rapida; robotica avan-zata e collaborativa; interfaccia uomomacchina; internet delle cose e inte-grazione digitale dei processi azien-dali. Mediante la previsione di tali regolesono state gettate le basi per l’affer-mazione di un vero e proprio dirittosoggettivo del lavoratore alla for-mazione e, dunque, alla riqualifi-cazione professionale. Il che è diestremo rilievo ai fini della salva-guardia dell’occupazione e della pro-fessionalità. Questo significa attribuirealle lavoratrici e ai lavoratori un vero eproprio “diritto” a ricevere dal datoredi lavoro una formazione (pre-deter-minata nei modi e nei tempi) che con-senta l’adeguamento delle proprieprofessionalità per ben gestire lenuove dotazioni tecnologiche; dirittoche, proprio perché tale, ove nonrispettato potrebbe essere fatto valeredal lavoratore, anche dinnanzi al giu-dice.

15

Page 16: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Pillole di rappresentanza

Misurazione della rappresentanza ai blocchi di partenzaDi Michele Tartaglione

cora pronta la Circolare Inps che dovràtracciare le procedure necessarie. Cistiamo lavorando proprio in questigiorni per costruire le giuste sinergietra le OO.SS, gli Ispettorati Territorialidel Lavoro e lo stesso Istituto. Pos-siamo, però, affermare che a gennaioanche questo tassello andrà al suoposto.Allora, il 2020 sarà l’anno della misu-razione, il 2021 della prima certifica-zione. È stato un percorso lungo e, atratti difficoltoso, ma se ne vede fi-nalmente la conclusione. Occorreràl’impegno di tutti e di ciascuno pervalorizzare la nostra Organizzazionee per raccogliere i frutti del tanto la-voro che nelle categorie e nei terri-tori come Uil quotidianamentesvolgiamo. La scelta delle Confederazioni di co-struire un sistema di relazioni sinda-cali fondato su regole certe e che sisviluppa in base a criteri oggettivi dirappresentanza deve essere consi-derata una grande opportunità. Per-ché in un contesto storico dovesempre più e da più parti si chiedechi rappresenta cosa, noi sappiamodi rappresentare e siamo pronti afarci contare.

zione del 19 settembre scorso traCgil, Cisl, Uil, Confindustria, INL eInps anche la raccolta afferente aldato elettorale è stata affidata all’Isti-tuto Nazionale di Previdenza Sociale.Si tratta del censimento dei voti ot-tenuti da ogni categoria nelle ele-zioni delle Rsu. Dopodiché, la stessa Inps provvederàper ogni CCNL alla ponderazione,come media semplice, tra il numerodegli iscritti ad ogni organizzazionesindacale e, appunto, il numero di votida questa ottenuti nelle diverse ele-zioni Rsu alle quali ha partecipato. Una volta effettuata tale operazione,spetterà a un Comitato di Gestione,composto dalle Organizzazioni sinda-cali che raggiungono un definito li-vello di rappresentanza e presiedutodal Ministero del Lavoro, il compito dicertificare il risultato finale della misu-razione.È evidente, dunque, che, in questapartita, tanto ruolo giocherà la nostracapacità di monitorare e verificare idati degli iscritti e di comunicare com-piutamente tutti i verbali delle ele-zioni Rsu nelle quali siamo presenti. Come dicevamo, però, per quanto at-tiene alla raccolta dei verbali non è an-

In questa nostra rubrica abbiamo af-frontato fino ad ora il tema della rap-presentanza sotto diverse luci eattraverso varie prospettive. Oggialla teoria subentra la pratica: la Cir-colare Inps n. 146/2019 fornisce leistruzioni operative riguardanti l’at-tività di raccolta delle deleghe sinda-cali e rinvia ad una nota successivaper quanto attiene alla rilevazionedel dato elettorale.Tradotto, da gennaio 2020 le aziendepotranno tornare a dichiarare tramitel’Uniemens quanti dei propri dipen-denti sono iscritti alle OO.SS. Una pro-cedura già oliata e che dal 2016 ametà 2018 ha visto censiti oltre duemilioni di lavoratrici e lavoratori.L’obiettivo è quello di superare inbreve tempo questa cifra, per far sìche siano conteggiate tutte le per-sone che scelgono la nostra Organiz-zazione. È proprio il caso di dirlo: nonpossiamo lasciare indietro nessuno.Ma occorrerà ancora di più andareazienda per azienda, comune per co-mune, territorio per territorio, perchiedere alle imprese di comunicare idati dei nostri iscritti. Se per quanto attiene alla raccoltadelle deleghe il quadro amministra-tivo e procedurale è, ormai, chiaro,non si può al momento affermare lostesso per ciò che riguarda la rileva-zione dei voti ottenuti da ciascuna or-ganizzazione sindacale nelle elezioniRsu. Ma facciamo un passo indietro.Come è ormai noto, il T.U. sulla rap-presentanza del 2014, così come lesue successive modifiche, individuadue indicatori per misurare il “peso”delle singole categorie rispetto aiCcnl da esse sottoscritti. Uno è, ap-punto, legato alle deleghe sindacali(cd. Indice associativo) l’altro alle ele-zioni RSU (cd. dato elettorale). In seguito alla stipula della Conven-

16

Pillole di rappresentanza

Page 17: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Il PCN (Punto di Contatto Nazionale)italiano, organismo creato all’internodel Ministero dello sviluppo econo-mico, nell’articolazione della sua strut-tura prevede un Comitato compostoda rappresentanti delle istituzioni edegli stakehokder di riferimento, tra iquali CGIL, CISL e UIL, che è investito difunzioni consultive e contribuisce al-l’individuazione delle priorità strategi-che del PCN e all’attuazione del suoprogramma annuale di attività.Il PCN può essere attivato con il mec-canismo delle istanze, ovvero un mec-canismo non giudiziale dicomposizione delle controversie previ-sto dalle Linee Guida OCSE tra uno opiù portatori di interesse ed una o piùimprese, scaturite dalla non osservanzadelle Linee Guida, attraverso proce-dure consensuali, quali ad esempio, lamediazione e conciliazione. Quandoun soggetto ritiene di aver subito ilcomportamento di un’impresa contra-rio alle raccomandazioni delle LineeGuida, ha la possibilità di rivolgereun’istanza al PCN, che intervienequando la controversia riguarda fattiche sono accaduti nel territorio italianoo commessi da un’impresa italianaoperante all’estero. Se il fatto è imputa-bile ad una impresa straniera che operain Italia, ma ha sede legale in uno statoaderente alle Linee Guida, in linea ge-nerale il PCN competente è quello delPaese di origine. Viene fatta una valu-tazione preliminare per decidere sel’istanza presentata è ammissibile, incaso positivo, il PCN apre l’istruttoria,nel corso della quale raccoglie tutti glielementi necessari per l’analisi e com-prensione del caso. Nel corso dell’intera procedura il PCNmedia tra le parti, affinché raggiun-gano un accordo, adottando tutte leazioni utili a favorirne il dialogo e lacomposizione degli interessi. La proce-dura si conclude entro 12 mesi dall’av-vio dell’istruttoria, salvo proroga

motivata. In caso di accordo, il PCN ela-bora e pubblica la comunicazione dichiusura del caso, che include la sintesidell’accordo. In caso di mancato ac-cordo, il PCN elabora e pubblica la di-chiarazione finale che contieneraccomandazioni affinché siano adot-tati comportamenti conformi alle LineeGuida.Nella gestione delle istanze presentateal PCN, il Comitato svolge un ruoloconsultivo e di supporto. In ogni fasedella procedura, collegialmente ed inpersona di ciascuno dei suoi membriesso contribuisce alla comprensione ealla soluzione delle questioni sollevatenelle istanze ed alla loro soluzione. Nelcorso dell’istruttoria è mantenuto il ca-rattere confidenziale dei lavori.Il 25 luglio 2018 il Presidente del PCNha adottato il nuovo "Manuale per lagestione delle istanze specifiche pre-sentate al Punto di Contatto Nazionaleitaliano", che descrive la procedura ine-rente la gestione delle istanze specifi-che, disciplinata dalle “Procedure diattuazione delle Linee Guida destinatealle imprese multinazionali”. Obiettivodel manuale è di precisare il ruolo e ilfunzionamento del PCN in conformitàcon dette Procedure di attuazione. Larevisione delle procedure delle istanzespecifiche è stata realizzata da ungruppo di lavoro a cui ha partecipatoanche la UIL.

In molti dei paesi OCSE i sindacatihanno presentato numerose istanze aiPCN nazionali. Questi hanno riguar-dato soprattutto le violazioni alla li-bertà sindacale e alla contrattazionecollettiva, ma anche una serie di altrequestioni tra cui il lavoro precario, i di-ritti di informazione, il lavoro forzato,discriminazione, salute e sicurezza, am-biente e corruzione.Il Punto di Contatto Nazionale può po-tenzialmente costituire uno strumentoche precede o si affianca agli strumenti

giurisdizionali, in considerazione deiprofondi cambiamenti produttivi inter-venuti negli ultimi anni, sia sul pianodel contrasto ai comportamenti irre-sponsabili delle imprese multinazionalisia in funzione propositiva.

La responsabilità sociale d’impresa, PCN e OCSEDi Bianca Cuciniello

17

Il sindacato e l’Europa

Page 18: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,

Riflessioni

Con il termine bianco nella terminolo-gia socio-economica si è soliti indicareil settore degli elettrodomestici. Frigo-riferi, lavastoviglie e lavatrici. Le lava-trici e gli impianti dove vengonoprodotte, soprattutto a causa dellacrisi della Whirpool, ultimamentesono diventate oggetto di vivaci di-scussioni. Da una parte, la vicendadello stabilimento napoletano con420 occupati evidenzia, ancora unavolta, l’assoluta mancanza di una po-litica industriale. Sia per quanto con-cerne i settori, sia per quanto riguardai fattori necessari ad imprimere unasvolta decisa in direzione dello svi-luppo, della attrazione degli investi-menti e della generale efficienza delSistema-Paese. Dopo questa pre-messa, è doveroso censurare il com-portamento dei vertici aziendali dellamultinazionale statunitense. Mesi emesi di trattative, ripetuti vertici a Pa-lazzo Chigi, incentivi incassati per nondelocalizzare si sono rivelati inutili enon hanno evitato una decisione, checon il passare dei giorni, diventavauna realtà concreta da affrontare. Dalprimo novembre 2019 non verrà piùprodotta nemmeno una lavatrice. Su-bentrerà il gruppo elvetico Prs, unastart up di dubbia solidità economica,con il proposito annunciato di conver-tire la produzione in container refrige-ranti. Di questa triste storia colpisconodue aspetti. Il primo è ricavabile dal-l’assoluta arroganza della multinazio-nale. Decide punto e basta. Lascia ilsito campano adducendo il fatto chenon vi siano le condizioni per avviareuna trattativa. Il secondo è invece l’at-teggiamento ondivago tenuto dal di-castero allo sviluppo economico.L’alternanza di minacce e di blandizie,accompagnate dalla totale mancanzadi tecnici competenti, non poteva nonprodurre esiti diversi.

Detto ciò, è necessaria una riflessionepiù profonda sul settore in questione.Partiamo dai dati sulla quantità di pro-duzione nazionale. Fino agli anni no-vanta del novecento, il 45% deglielettrodomestici europei erano pro-dotti in Italia. Ancora nel 2002 si fab-bricavano 30 milioni di pezzi. Oggi lasoglia di produzione nazionale è scesaal di sotto dei 10 milioni di pezzi. Qualisono le cause di questa caduta verti-cale della produzione? Oggi il settoreoccupa, senza contare l’indotto, 36mila dipendenti. Non pochi, ma nullaa che vedere con i fasti del settorebianco, quando vi dominavano fami-glie come i Merloni, i Zanussi, i Borghi,i Fumagalli ( per chi non lo sapesse,quelli del marchio Candy, oggi di pro-prietà dei cinesi di Haier). Gli impren-ditori erano espressione del self mademan italico e del gusto per le forme ar-moniose, che facevano il loro ingressonelle famiglie italiane, tanto da costi-tuirne un elemento costante. Oggi, lasituazione si presenta così. In Italia ilcosto per ora lavorativa è di 50,7 euro.Dei grandi gruppi è rimasto Electro-lux, concentrato ad ottimizzare lo sta-

La crisi del biancoDi Enzo Canettieri

bilimento di Susegana, non distanteda Pordenone. In Germania, dove gliaddetti diretti sono 49 mila, il costoper ora lavorata è pari a 85,6 euro. Si-gnifica che la Germania è fuori mer-cato, soprattutto in settore dove lacomponente costo del lavoro rivesteun’importanza capitale? Non è pro-prio così. Infatti, a partire dagli anni2000, la Germania ha costantementedelocalizzato, verso i paesi dell’Est Eu-ropa, Polonia e Cecoslovacchia, doveil costo orario soltanto recentementeha raggiunto i 15 euro. Ha delocaliz-zato la produzione, ma mantenuto laproprietà dei marchiTutti questi dati ci dimostrano incon-trovertibilmente come il settore delbianco abbia bisogno di una attentaregia europea, volta ad evitare formedi dumping nel mercato unico euro-peo e, dall’altro canto, a varare normein grado di fronteggiare le facili delo-calizzazioni. Quindi una politica indu-striale di carattere e di respiroeuropeo, per combattere le pulsionisovraniste e i nazionalismi sempre piùdiffusi e aggressivi.

18

Riflessioni

Page 19: Segretaria Confederale Uil 3 Periodico a cura del Servizio ... · era: meno regole, meno contratto, più flessibilità di salario e di prestazione. In-somma, è quasi inutile dirlo,