Scuola di politica – lezione x

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Si è scoperto che l'agricoltura sarebbe nata almeno 10.000 anni fa attraverso la domesticazione. Non solo tale domesticazione sarebbe avvenuta molto prima nell'area definita Mezzaluna fertile, ma persino prima di ogni altra specie vegetale, quali frumento, e legumi.È con l'introduzione delle pratiche agricole che, in tempi remoti, i nomadi fondarono le prime aggregazioni urbane. L'economia dell'Egitto era basata sull'agricoltura e fu tra le prime popolazioni a utilizzare l'aratro in legno, e zappa; nel bacino del medioriente e del mediterraneo, l'uomo, abbandonata la vita nomade, cominciò ad addomesticare gli animali che garantivano disponibilità di carne e latte, oltre materie prime come lana e pelli e la più importante forza lavoro come aiuto nell'aratura e nella fertilizzazione del terreno. Il rapporto tra la proprietà della terra e ruolo sociale divenne fondamentale. Nel mondo classico, il sistema agrario si basava sulla divisione della terra in funzione all'esigenza della città e sull'ager publicus oltreché nella rotazione biennale dove, in autunno, circa metà della terra veniva seminata con cereali e l'altra metà veniva lasciata a riposo (maggese). Il secondo anno s'invertivano le due porzioni.

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L'agricoltura basata sulla rotazione triennale e sul maggese rimase predominante fino al XVII secolo. Il progressivo sviluppo dei commerci stimolò gradualmente l'adozione di nuove tecniche produttive.

In particolare, nelle Fiandre e nel Brabante il terreno era poco fertile, ma il notevole sviluppo del commercio marittimo fece aumentare la domanda di prodotti (il lino, i coloranti, l'orzo e il luppolo per la birra, la canapa per le funi, il tabacco ecc.)La densità della popolazione, inoltre, favoriva lo sviluppo dell'orticoltura e della frutticoltura. Si adottarono quindi nuove tecniche basate sulla rotazione pluriennale e sulla sostituzione del maggese con pascoli per il bestiame anche per ottenerne concime naturale.

L'inglese Richard Weston visitò le province fiamminghe intorno al 1650 e descrisse il loro metodo basato sulla rotazione delle colture (lino, rapa, avena, trifoglio). I nuovi metodi dettero origine al cosiddetto sistema di Norfolk, considerato il prototipo di una nuova agricoltura che, grazie alla rotazione e ad altri aspetti (recinzioni, grandi aziende, aratro in metallo tirato da cavalli ecc.), consentì all'Inghilterra di esportare grandi quantità di grano e farine nel periodo 1700-1770. Secondo Paul Bairoch, il notevole sviluppo dell'agricoltura stimolò la rivoluzione industriale grazie alla domanda di aratri e altri attrezzi in metallo.Altri paesi seguirono l'esempio dell'Inghilterra. In Francia, in

cui le tecniche agricole medioevali dominarono fino al 1750, la scuola fisiocratica di François Quesnay propose espressamente fin dal 1756 l'adozione del modello inglese.

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La rivoluzione industriale chiamò a sé dalle campagne numerosi braccianti che si riversarono verso altri continenti e/o nelle grandi città. In Italia la migrazione fu dal sud verso il triangolo Piemonte/Veneto/Emilia e per contrastarla furono previsti dei piani governativi ossia piani di bonifica delle terre governative che venivano destinate all'agricoltura.Nel corso del XIX secolo migliori strumenti aratori

e sistemi di semina, acquisizione sul mercato di nuove sementi e di nuove piante con elevata produttività (mais), la comparsa delle macchine agricole e dei concimi chimici, attuarono una profonda ristrutturazione rurale che stimolò ancora la costruzione di nuove attrezzature e macchine per tutte le esigenze lavorative agrarie. L'attività agricola divenne ben presto di tipo industriale nei Paesi economicamente avvantaggiati, mentre nell'Europa dell'Est, Sud America, Asia e Africa rimasero grandi terreni non coltivati, anche se coltivabili.

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Oggi è spesso degnata di un'attenzione superficiale mentre resta fonte primaria di sussistenza e perno dello sviluppo economico dei paesi più poveri ed arretrati. E’ a tutti gli effetti una scienza come la genetica e la biologia sia animale che vegetale.I governi dei paesi industrializzati tra il 1960 e fine anni novanta hanno indotto la cosiddetta

rivoluzione verde, ossia hanno investito in maniera consistente nella ricerca agricola cercando sistemi per incrementare la produzione alimentare con lo sviluppo di prodotti pesticidi e fertilizzanti, incoraggiando ad utilizzare queste nuove tecnologie e portando all'abbandono e all'estinzione di molte varietà locali e tradizionali.

L'agricoltura moderna si basa sull'immissione di fitofarmaci, meccanizzazione, fertilizzanti, ingegneria genetica, tecnologia; si parla quindi di agricoltura intensiva, in antagonismo all'agricoltura estensiva.Ferme restando le implicazioni negative, la continua crescita dei fabbisogni alimentari

mondiali, la necessità di mantenere bassi i prezzi degli alimenti, la riduzione della superficie coltivabile, l'esigenza di coltivare anche in zone nettamente sfavorevoli e di poter ottenere prodotti di qualità nutrizionale elevata, pongono gli operatori davanti ad una limitata rosa di scelte.Le pratiche tradizionali avevano il difetto di non essere in grado di fornire prodotti in larga

quantità ed economici, attraenti per i consumatori, ma soprattutto coerenti con gli standard qualitativi e di sicurezza imposti dalla legge nonché adatti ai processi di trasformazione industriale. Una parte di questa agricoltura tradizionale prende oggi il nome di agricoltura biologica, che costituisce comunque una nicchia di mercato di una certa rilevanza e presenta prezzi medio-alti.D'altra parte l'agricoltura intensiva presenta evidenti problemi di sostenibilità e per questo di

anno in anno cresce l'esigenza di tecnologia di settore sempre più attenta alle problematiche ambientali.Tra le soluzioni tecnologiche, si è avuto da un lato l'adozione di approcci di lotta integrata,

dall'altro il miglioramento dei composti chimici (meno tossici e persistenti) e delle varietà impiegate. In questa ottica si collocano anche gli O.G.M., Organismi geneticamente modificati.

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L'industrializzazione fa parte di quel fenomeno che porta avanti il concetto di modernizzazione, del miglioramento della vita e della collettività. Il miglioramento nell'ambito della industrializzazione viene inteso come aumento del benessere, delle comodità, dei servizi, della mobilità, della sicurezza ecc.L'industrializzazione come processo di cambiamento

parte in Europa nel XVII secolo ed in particolare in Gran Bretagna ed in Germania, in Italia arriverà un po' più tardi.L'industrializzazione procede con l'evoluzione

tecnologicaa. Invenzioni come il motore a vapore, l'energia elettrica, il telegrafo, il telefono, internet, stravolgono anche un metodo di vita creando un'era tecnologica. L'industrializzazione quindi è di fatto anche un processo culturale, ma come ogni trasformazione sociale ci sono aspetti collaterali.L'industrializzazione razionale pratica un bilancio su ciò

che è fattibile e ciò che non lo è per danni futuri all'uomo e all'ambiente, l'industrializzazione selvaggia (soprattutto nei processi produttivi) spesso ha una sola regola che è quella di fare un bilancio tra costi e benefici in maniera assoluta.

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Per luddismo si intende un movimento popolare sviluppatosi in Inghilterra all'inizio del XIX secolo caratterizzato dalla lotta all'introduzione delle macchine. Il movimento prende il nome da Ned Ludd, la cui esistenza è incerta, che nel 1779 spezzò un telaio in segno di protesta.Le macchine erano considerate la causa della disoccupazione e

dei bassi salari già da fine Settecento e la legge ne puniva duramente la distruzione o il danneggiamento.Solo verso il 1811-1812 la protesta sfociò in un movimento che

vide protagonisti operai e lavoratori a domicilio. Questi, impoveriti dallo sviluppo industriale, decisero di colpire impianti, macchine e prodotti.Per sfuggire ai rigori della legge che vietava ogni associazione

tra lavoratori, i luddisti dovettero agire in clandestinità, subendo condanne a morte e deportazioni.Oltre a manifestare contro i nuovi metodi di produzione e a

favore di precedenti forme di produzione legate al lavoro a domicilio, i luddisti posero i problemi che sarebbero stati fatti propri in seguito dalle organizzazioni sindacali (la cui nascita risale appunto al 1824), come gli orari e le condizioni di lavoro, i minimi salari, il lavoro minorile e femminile.

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Il termine luddismo ha avuto un ritorno di interesse in epoca recente, in seguito alla clamorosa presa di posizione contro l'informatica in generale, e internet e i mass media in particolare, da parte del cantante pop Elton John.

In un'intervista rilasciata ad agosto 2007 al tabloid britannico The Sun, l'artista, appellandosi appunto al neo-luddismo e alla sua idiosincrasia per le tecnologie, ha suggerito l'ipotesi di una chiusura del web per almeno cinque anni per favorire il ritorno ad una maggiore creatività artistica liberadagli schemi e dalle gabbie che, a suo dire, impone il nuovo mezzo di comunicazione.

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Il terziario è il settore in cui si producono o forniscono servizi e comprende tutte quelle attività complementari e di ausilio alle attività dei settori primario (agricoltura, allevamento, estrazione delle materie prime, ecc.) e secondario (industria) che vanno sotto il nome di servizi. In sostanza si occupa di prestazioni immateriali le quali possono essere incorporate o meno in un bene.

Il settore terziario si può suddividere in:

tradizionale, comprendente servizi tradizionalmente presenti praticamente in ogni epoca e cultura;

avanzato, caratteristico degli ultimi decenni.

Se in un'economia poco sviluppata esistono senz'altro attività di questo settore (si pensi ai servizi alberghieri), la società in cui si sviluppa il settore terziario avanzato offre servizi sempre più complessi per tutti.

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servizi a rete, cioè trasporti e comunicazioni;

servizi facility management

servizi commerciali;

gastronomia, turismo, ospitalità;

servizi assicurativi e bancari;

attività amministrativa degli organi di stato;

servizi avanzati, come fornitura di attrezzature, macchinari e beni, informatica, ricerca e sviluppo, consulenza legale, fiscale e tecnica, analisi e collaudi, formazione, marketing.

Servizi di consulenza e di elaborazione dell'informazione, di solito tipici del terziario avanzato, vengono sempre più spesso considerati a parte, sotto il termine di settore quaternario. Si tratta di un neologismo sempre più diffuso

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Particolare importanza riveste la gestione del rapporto con il cliente a causa del frequente caso del contatto diretto tra l'erogazione (o produzione) del servizio ed il cliente fruitore dello stesso.

Per questo motivo si assiste ad una percezione di deterioramento della qualità del servizio quando il rapporto di fiducia del cliente è compromesso dalla scarsa attenzione verso le esigenze, anche immateriali, che il cliente stesso si attende dal rapporto contrattuale posto in essere. Di contro, buoni risultati di miglioramento si possono ottenere coinvolgendo (maggiormente) il cliente nel processo produttivo inducendolo a collaborare nella sua realizzazione. Ciò è dovuto al fatto che il cliente nei servizi fa parte del processo produttivo, a differenza della produzione primaria o secondaria.

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Per loro natura i servizi richiedono un diverso approccio organizzativo a causa, principalmente, del fatto che non è possibile separare il momento della produzione dal momento della erogazione/fruizione.

Questo fa sì, che non si possa, in caso di ciclo negativo delle commesse, lavorare per il magazzino ovvero produrre ugualmente i servizi ed immagazzinarli in attesa della ripresa del mercato, finanziandosi con riserve o ricorrendo al credito. Infatti non è possibile, ad esempio, immagazzinare clienti già trasportati da parte di un'impresa di trasporti o clienti già nutriti da parte di un servizio di ristorazione.

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Nella conduzione dell'impresa del terziario è necessario adottare metodi e sistemi organizzativi che massimizzino la flessibilità dell'utilizzo delle risorse per adeguarle il più possibile alle fluttuazioni cicliche o stagionali e al variare delle preferenze della clientela. Quando il settore in cui un'azienda opera richiede forti investimenti in mezzi e impianti fissi, ad esempio nei trasporti (di ogni tipo), la fluttuazione ciclica o la variazione congiunturale del mercato di riferimento, generano forti influenze negative sul conto economico. In questi casi, un diffuso comportamento delle aziende, è di reagire alle fluttuazioni del mercato agendo sugli altri fattori di flessibilità: personale, approvvigionamenti e subfornitori. Le azioni intraprese producono - quasi sempre - un effetto di sensazione di peggioramento del servizio che viene percepito dai clienti; si innesca, così, un circolo vizioso difficile da interrompere e da invertire se non a prezzo di una operazione forte che coniughi: lungimiranza, leadership, investimenti e comunicazione.