Sant'Agostino - Manuale sulla Fede, Speranza e Carità (ITA)

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    MANUALE SULLA FEDE, SPERANZA E CARITTutte le Opere - versione italiana > Dommatici >

    Manuale sulla Fede, Speranza e Carit

    MANUALE SULLA FEDE, SPERANZA E CARIT

    Compiacimento per la cultura di Lorenzo, con lauspicio checonsegua la sapienza conforme alle sacre Scritture.

    1. 1. impossibile esprimere, o amatissimo figlio Lorenzo, tutto ilmio compiacimento per la tua cultura e quanto desideri che tu siasapiente, senza annoverarti, per, fra coloro di cui si dice: Dov ilsapiente? Dov il dotto? Dov il sottile ragionatore di questomondo? Non ha reso forse Dio stolta la sapienza di questo mondo?1 Ti annovero, al contrario, fra coloro di cui stato scritto: Lamoltitudine dei sapienti la salvezza delluniverso2, comelApostolo vuole che siano coloro ai quali dice: Voglio piuttosto chesiate davvero sapienti nel bene e puri nel male3.

    La piet, come culto di Dio, la sapienza delluomo.

    1. 2. Ebbene, la piet la sapienza delluomo. Lo trovi anche nellibro del santo Giobbe, dove si legge quel che la Sapienza stessa hadetto alluomo: Ecco, la piet sapienza4. Se poi ti domandassi diquale piet l si parli, lo troveresti pi precisamente nel greco

    , vale a dire " culto di Dio ". In greco infatti " piet " si diceanche in altro modo, cio , termine che significa " cultobuono ", anche se riferito principalmente alla venerazione divina.Nessuna parola per pi adatta di quella che esprime in modoesplicito il culto di Dio, quando si tratta di dire in che cosa consistala sapienza umana. Mi domandi allora di dire qualcosa pi in breve,quando mi chiedi discorsi brevi su argomenti importanti? O forse

    desideri che ti sia illustrato brevemente proprio questo,riassumendo in un discorso breve quale culto si debba rendere aDio?

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    Il culto che si deve rendere a Dio.

    1. 3. Ora, se ti risponder che Dio si deve venerare con fede,speranza e carit, dirai sicuramente che questa risposta pi breve

    di quanto tu volessi e perci mi chiederai di spiegarti brevementeche cosa proprio di ciascuna di queste tre virt, cio che cosa sideve credere, cosa si deve sperare e cosa si deve amare. Quandoavr fatto questo, allora avr toccato tutte le questioni che haiposto nella tua lettera: se ne hai a disposizione un esemplare, tisar facile ritrovarle e rileggerle; in caso contrario, le ricorderaiquando io le richiamer.

    Le richieste di Lorenzo.

    1. 4. Stando a quel che scrivi, infatti, tu vuoi che io componga unlibro, per cos dire una sorta di manuale, che tu possa averesempre a portata di mano e che tenga conto delle tue richieste,vale a dire: che cosa si deve assolutamente seguire e soprattuttoevitare, a causa delle diverse eresie; in quale misura la ragionepossa intervenire a favore della religione o che cosa alla ragionesfugga, quando la fede sola; che cosa si debba mettere al primoposto e che cosa allultimo; quale sia la sintesi completamente

    definita, quale il fondamento certo ed esclusivo della fede cattolica.Ebbene, tu potrai conoscere senza alcun dubbio tutte le cose cherichiedi, se conoscerai attentamente che cosa si deve credere,sperare e amare. Queste infatti si debbono assolutamente seguire,anzi sono le uniche cose che si debbono seguire nella religione: chivi si oppone o completamente estraneo al nome di Cristo, oppure eretico. Esse, intraviste dai sensi del corpo o scopertedallintelligenza spirituale, debbono essere sostenute dalla ragione.Quanto poi alle verit, delle quali non abbiamo avuto esperienza

    sensibile e non siamo riusciti e non riusciamo a conseguire con lamente, bisogna credere senza alcuna esitazione a quei testimoniche hanno redatto quella Scrittura che giustamente ha ormaimeritato di chiamarsi divina: costoro, per mezzo del corpo odellanima, hanno potuto vederle o addirittura prevederle, grazieallaiuto divino.

    La fede e la visione: Cristo fondamento autentico della fedecattolica e solo nominale degli eretici.

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    1. 5. Quando poi la mente ormai pervasa dalla radice della fede,che opera per mezzo della carit 5, attraverso una vita buona tendea giungere anche a quellimmagine, che manifesta ai cuori santi eperfetti la bellezza ineffabile, la cui visione piena costituisce la

    suprema felicit. certamente questo quel che domandi, chiedendoche cosa si debba mettere al primo posto e che cosa allultimo:linizio appartiene alla fede, il compimento nella visione. E questa anche la sintesi completamente definita. Cristo, poi, ilfondamento certo ed esclusivo della fede cattolica: Infatti nessunopu porre un fondamento diverso dice lApostolo da quello chegi vi si trova, che Ges Cristo 6. Il pensare di avere Cristo incomune con alcuni eretici non una ragione sufficiente per negarlocome fondamento esclusivo della fede cattolica. Se infatti

    riflettiamo attentamente a tutto ci che si riferisce a Cristo, allorascopriamo il suo nome accanto a tutti quegli eretici che voglionoessere chiamati cristiani, ma a parole e non realmente. Spiegarlosarebbe troppo lungo; bisognerebbe passare in rassegna tutte leeresie: quelle passate, quelle presenti e quelle che sono statepossibili sotto il nome cristiano, mostrando quindi per ciascuna diesse quanto ci sia vero. una discussione, questa, che richiedetanti volumi, da risultare praticamente interminabile.

    La richiesta di un manuale e la difficolt di parlare a favore dellafede, speranza e carit.

    1. 6. Tu invece ci richiedi un manuale, che si possa tenere in manoe non che possa appesantire uno scaffale. Tornando dunque aquelle tre virt che sono la fede, la speranza e la carit, le quali ciconsentono, come abbiamo detto, di venerare Dio, sarebbepiuttosto facile dire che cosa si deve credere, che cosa sperare, checosa amare. Ma la loro difesa contro gli attacchi di quanti lapensano diversamente richiede un insegnamento pi impegnativo epi complesso: perch ci sia possibile, non la mano che deveafferrare un piccolo manuale, ma il cuore che devessereinfiammato da un grande impegno nello studio.

    Fede, speranza e carit racchiuse nel Simbolo e nel Padre nostro.

    2. 7. Prendi, per esempio, il Simbolo della fede e la preghiera delSignore: che c di pi breve da ascoltare o da leggere? Che cosa dipi facile da ricordare? Poich infatti, come conseguenza delpeccato, il genere umano era oppresso da una grave infelicit ed

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    aveva bisogno della divina misericordia, il Profeta, preannunziandoil tempo della grazia di Dio, esclama: Chiunque invocher il nomedel Signore, sar salvato7. Di qui la necessit della preghiera. MalApostolo, dopo aver ricordato questa testimonianza profetica per

    far apprezzare la stessa grazia, ha subito aggiunto: Ora, comepotranno invocarlo senza aver prima creduto in Lui?8 Di qui ilSimbolo della fede. Cerca quindi di scorgere, in queste duetestimonianze, quelle tre virt: la fede crede, la speranza e la caritpregano; queste per non possono sussistere senza la fede, percianche la fede prega. questo il motivo per cui stato detto: Comepotranno invocarlo senza aver prima creduto in Lui?

    Fede, speranza e carit si implicano reciprocamente, pur essendo

    diverse.

    2. 8. Ma che cosa si pu sperare senza credervi? Daltra parte sipu credere qualcosa che per non si spera: quale cristiano infattinon crede alle pene degli empi, senza tuttavia sperarvi? E perchiunque creda che esse siano imminenti e provi una reazioneistintiva di spavento, pi corretto parlare di timore che disperanza. Qualcuno ha distinto questi due aspetti dicendo:A chi nel timore, sia consentita la speranza9. Un altro poeta invece,

    anche se pi grande, ha detto in modo non appropriato: Ho maipotuto sperare in un dolore cos grande?10 Perfino alcunigrammatici si servono di questa citazione come esempio diespressione impropria, dicendo: "Ha usato sperare al posto ditemere". C insomma una fede nelle cose cattive e in quelle buone,poich si crede al bene come al male, e con una fede buona, noncattiva. Ancora: la fede riguarda il passato, il presente e il futuro.Noi infatti crediamo che Cristo morto, e ci ormai passato;crediamo che siede alla destra del Padre, ed presente; crediamoche verr a giudicare, ed futuro. Allo stesso modo la federiguarda noi stessi come gli altri; ciascuno di noi infatti crede diaver cominciato ad esistere ad un certo momento e di non esserecerto esistito eternamente, e cos per tutti gli altri uomini e gli altrioggetti. E crediamo molte cose che appartengono alla sferareligiosa non soltanto intorno ad altri uomini, ma anche intorno agliangeli. La speranza, invece, si ripone unicamente nelle cose buone,solo in quelle future, e riguardanti colui di cui risulta che in esse

    nutre speranza. Stando le cose in questi termini, per tali motivi sidovr distinguere la fede dalla speranza in base ad una differenzarazionalmente giustificabile, oltre che terminologica. Ci che attiene

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    al non vedere, siano esse cose nelle quali si crede o si spera, comune alla fede e alla speranza. Nella Lettera agli Ebrei, la cuitestimonianza utilizzata da insigni sostenitori del principio e dellafede cattolica, la fede definita comeprova delle cose che non si

    vedono11

    . Peraltro se qualcuno dice di aver creduto, cio di averprestato fede, non alle parole, n ai testimoni e nemmeno aqualsiasi argomentazione, ma allevidenza di cose presenti, la suanon appare unassurdit, al punto da poter riprendere giustamenteil suo modo di parlare, dicendogli: Tu hai visto, dunque non haicreduto; non se ne deve concludere perci, possiamo supporre, chetutto ci che si crede non si possa vedere. Tuttavia megliochiamare fede quella che ci stata insegnata dalle parole divine,vale a dire il credere nelle cose che non si vedono. Anche sulla

    speranza lApostolo ha detto: Ci che si spera, se visto, non pisperanza: infatti, ci che uno gi vede, come potrebbe sperarlo? Seinvece speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo conpazienza12. Perci credere nei beni futuri non altro che sperarvi.Che dire a questo punto dellamore, senza il quale la fede inutile?La speranza, poi, non pu sussistere senza amore. Inoltre, comedice lapostolo Giacomo, anchei demoni credono e tremano13:tuttavia non sperano n amano; piuttosto, credendo in ci che noisperiamo e amiamo, temono che possa realizzarsi. Per questoanche lapostolo Paolo approva e raccomanda la fede che opera permezzo della carit 14, che non pu certamente sussistere senzasperanza. Quindi lamore non sussiste senza la speranza, n lasperanza senza lamore, n amore e speranza sussistono senzafede.

    La fede cristiana non riguarda il mondo naturale, ma la bont delCreatore.

    3. 9. Quando dunque si domanda quale sia loggetto della federeligiosa, non si deve avviare un genere di ricerca naturale allamaniera di quelli che i Greci chiamano fisicie non ci si devepreoccupare di uneventuale ignoranza del cristiano intorno allapropriet e al numero degli elementi, intorno al movimento,allordine e alleclissi degli astri, alla forma del cielo, ai generi e allanatura degli animali, dei vegetali, dei minerali, delle sorgenti, deifiumi, dei monti, alle dimensioni spaziali e temporali, ai segni di

    tempeste imminenti, e alle mille cose simili che quelli hannoscoperto o credono daver scoperto. Infatti nemmeno quelli hannotrovato tutto, malgrado la loro non comune genialit, la ricerca

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    appassionata e la disponibilit di tempo libero, rintracciando alcunecose in base ad ipotesi puramente umane ed indagandone altre inbase allesperienza storica; anche nei casi in cui si vantano daverfatto scoperte, si tratta il pi delle volte di opinioni, pi che di vero

    sapere. Al cristiano basta credere che la causa di tutte le realtcreate, celesti e terrestri, visibili e invisibili unicamente la bontdel Creatore, unico e vero Dio; che non c nessuna natura al difuori di Lui o che non dipenda da Lui; che Egli la Trinit, cioPadre e Figlio generato dal Padre e Spirito Santo che procede dalmedesimo Padre, in realt lunico e medesimo Spirito del Padre edel Figlio.

    La somma Trinit ha creato solo cose buone.

    3. 10. Da questa Trinit sommamente, ugualmente eimmutabilmente buona sono state create tutte le cose, che nonsono sommamente, ugualmente e immutabilmente buone, anche selo sono tuttavia individualmente; globalmente consideratecomunque sono assai buone 15, in quanto costituiscono tutte lamirabile bellezza delluniverso.

    Lordine del male e la sua nozione.

    3. 11. In essa anche quel che viene chiamato male, che benordinato e collocato al suo posto, fa apprezzare in modo ancora pieccelso le cose buone, perch dal confronto con le cattive piaccianomaggiormente e meritino maggiore ammirazione. Del resto Dio,nella sua onnipotenza, Egli che ha il sommo potere sulle cose16,come riconoscono anche i non credenti, essendo sommamentebuono, non lascerebbe assolutamente sussistere alcunch di malenelle sue opere, se non fosse onnipotente e buono fino al punto da

    ricavare il bene persino dal male. Allora cosaltro quello che vienechiamato male, se non privazione di bene ? Per i corpi viventi,infatti, essere ammalati o feriti non altro che perdere la salute.Del resto, quando si presta una cura, non ci si adopera perch queimali esistenti, vale a dire malattie e ferite, si ritirino da una parteper sussistere da unaltra, ma perch scompaiano del tutto. E ineffetti una ferita o una malattia sono in s non certo una sostanza,ma il difetto di una sostanza carnale, mentre la carne unasostanza in s e senza dubbio un bene determinato, cui capitanoquei mali, vale a dire privazioni di quel bene che chiamato salute.Cos, allo stesso modo tutti i difetti delle anime sono privazioni di

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    beni naturali: risanarli non significa trasferirli altrove, poich quelliche vi si trovavano non vi si troveranno pi, dal momento che nonsi troveranno pi in quel bene della salute.

    Genesi e forme di corruzione in ogni natura creata buona dalsommo bene.

    4. 12. Insomma tutte le nature, poich effettivamente colui che leha costituite tutte quante sommamente buono, sono buone. Madal momento che non lo sono nel modo sommo e immutabileproprio di colui che le ha costituite, il bene in esse pu diminuire eaumentare. Tuttavia la diminuzione di bene un male, anche se,quale che sia il grado di diminuzione, necessario che resti

    qualcosa (se una natura ancora sussiste), a partire dal quale quellanatura sussista. Infatti, quale che sia una natura e per quel pocoche essa sia, non pu consumarsi il bene che la fa sussistere, ameno che non si consumi essa stessa. Certo, si deve giustamentemagnificare una natura incorrotta: daltra parte non c dubbio chela si deve di gran lunga magnificare di pi se essa ancheincorruttibile, essendo nellassoluta impossibilit di corrompersi. Inquanto si corrompe, male la sua corruzione, poich la priva di unqualche bene. innocua infatti se non la priva di nessun bene; di

    fatto per nociva: dunque essa toglie il bene. Pertanto, finch unanatura soggetta a corruzione, le appartiene un bene di cuipotrebbe essere privata; perci, se resta un residuo di natura chenon pu pi corrompersi, sar certamente una natura incorruttibile,giunta ad un bene tanto grande attraverso la corruzione. Se per ilprocesso di corruzione sar incessante, sar certamente incessanteil possesso di quel bene, di cui la corruzione possa privarla. Unavolta consumata radicalmente e completamente, allora nonsussister pi alcun bene, poich non sussister pi alcuna natura.Di conseguenza la corruzione pu consumare il bene unicamenteconsumando la natura. Dunque ogni natura un bene: un grandebene se incorruttibile, piccolo se corruttibile; non si pu pernegare che sia un bene, se non in modo insensato e sprovveduto.Se infatti consumato dalla corruzione, neppure la corruzionestessa avr un futuro, venendo meno ogni sostanza cui essa possaappartenere.

    Non c alcun male senza bene, come ci avverte anche la Scrittura.

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    4. 13. Perci se non c alcun bene, non c neppure nulla di quelche viene chiamato male. Ma il bene che privo di ogni male unbene pieno; se invece ad esso appartiene un male, si tratta di unbene che ha o pu avere un difetto. E non pu esserci alcun male

    se non c alcun bene. Si giunge cos ad una conseguenzasorprendente: poich ogni natura, in quanto tale, un bene,affermare che una natura difettosa una natura cattiva sembraequivalga allaffermazione che male ci che bene, e solo ci che bene; poich ogni natura bene, non ci sarebbero cose cattive,se la cosa stessa che cattiva non fosse una natura. Dunque ilmale non pu essere altro che un qualche bene: conclusioneverosimilmente assurda, ma che tuttavia siamo quasi costretti atrarre da questa concatenazione logica. Eppure guardiamoci bene

    dallincappare nel giudizio del Profeta: Guai a coloro che chiamanomale il bene e bene il male, che cambiano le tenebre in luce e laluce in tenebre, che cambiano lamaro in dolce e il dolce in amaro17. Daltra parte il Signore dice: Luomo cattivo dal tesoro cattivodel suo cuore trae cose cattive18. Ma che cos un uomo cattivo senon una cattiva natura, dal momento che luomo una natura? Sequindi luomo un qualche bene in quanto una natura, che cosun uomo cattivo se non un male che un bene? Se daltra parteriusciamo a distinguere i due aspetti, possiamo constatare che nonsi tratta di un male in quanto uomo, e non si tratta di un bene inquanto egli iniquo; al contrario un bene in quanto un uomo, cattivo in quanto iniquo. Chi dunque dice: " male essere un uomo", o: " bene essere iniquo ", costui incappa nel giudizio delProfeta: Guai a coloro che chiamano male il bene e bene il male.Egli infatti accusa unopera di Dio, qual luomo, e magnifica undifetto delluomo, qual liniquit. Pertanto ogni natura, anche sedifettosa, in quanto natura buona, in quanto difettosa cattiva.

    I limiti della logica dinanzi alla corruzione e alla genesi del male dalbene.

    4. 14. Perci in questi contrari chiamati bene e male non si applicaquella regola dei dialettici, in base alla quale si dice che a nessunacosa appartengono contemporaneamente due contrari. Laria non mai contemporaneamente oscura e luminosa; nessun cibo obevanda contemporaneamente dolce e amaro; nessun corpo dove

    bianco contemporaneamente anche nero, dove deforme ancheben formato. E cos limpossibilit di una presenza simultanea inuna medesima cosa si scopre in molti contrari, praticamente in

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    tutti. Eppure, anche se nessuno mette in dubbio che bene e malesiano contrari, non soltanto essi possono coesistere, ma assolutamente impossibile che il male sussista senza bene eallinfuori di esso, pur essendo possibile che il bene sussista senza

    male. Un uomo o un angelo, infatti, possono non essere ingiusti,mentre impossibile essere ingiusto se non si uomo o angelo; ilbene sussiste in quanto si tratta di uomo o di angelo, il male inquanto ingiusto. I due contrari convivono a tal punto che se non cifosse un bene a cui appartenere, evidentemente non avrebbepotuto esserci nemmeno il male, poich, se non ci fosse qualcosa dicorruttibile, la corruzione non solo non avrebbe un posto dovestabilirsi, ma nemmeno da dove scaturire; e se questo non fosse unbene, non potrebbe corrompersi, poich la corruzione non altro

    che distruzione di bene. dal bene, dunque, che scaturito il male,il quale non sussiste allinfuori di esso, n poteva esserci unaltranatura del male con unorigine diversa. Se infatti ci fosse una talenatura, in quanto natura sarebbe senzaltro buona; o quindi, inquanto natura incorruttibile, sarebbe un grande bene, oppure,anche in quanto natura corruttibile, non sarebbe assolutamentealtro che un qualche bene, e il danno della corruzione consisterebbeproprio nel poterlo corrompere.

    Dire che il male viene dal bene non contraddice linsegnamento delSignore.

    4. 15. Quando diciamo per che i mali sono scaturiti dai beni, nonsi pensi che ci si scontri con laffermazione del Signore: Lalberobuono non pu produrre frutti cattivi19. Infatti non si puraccogliere uva dalle spine 20, dice la Verit, poich luva non punascere dalle spine, mentre noi vediamo che da una buona terrapossono nascere sia viti che spine. E in quel modo, come un alberocattivo, una volont cattiva non pu produrre frutti buoni, vale adire opere buone, anche se dalla natura buona delluomo possonoscaturire una volont buona e una cattiva. Daltra parte una volontcattiva non pot scaturire originariamente che dalla natura buonadellangelo e delluomo. Il Signore lo ha manifestato nel modo piesplicito, in quel medesimo punto in cui parla dellalbero e dei frutti,dicendo: O rendete lalbero buono e buono il suo frutto, o rendetelalbero cattivo e cattivo il suo frutto21, lasciando intendere che non

    possono nascere frutti cattivi da un albero buono o viceversa,anche se dalla stessa terra, cui egli si riferiva, possono nascere tuttie due gli alberi.

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    ringraziandone Dio. Chi potrebbe esitare ad anteporre un viandanteche commette questerrore ad un bandito che non lo commette? Perquesto, forse, quel grande poeta fa dire ad un amante infelice: Vidi,mi sentii perduto e un cattivo errore mi travolse26, poich c

    anche un errore buono, che non solo innocuo, ma pu addiritturaessere di qualche utilit. Tuttavia, ad una considerazione piattenta della verit risulta che errare non altro che ritenere veroquello che falso e falso quello che vero, oppure prendere il certoper lincerto e lincerto per il certo, sia esso falso o vero, e questo in unanima indecoroso e sconveniente, nella misura in cuiavvertiamo che bello e degno il S, s; no, no27, con cui si parla osi approva. Di conseguenza linfelicit di questa nostra vita chestiamo vivendo dipende proprio dal fatto che qualche volta lerrore

    necessario per non perderla. Non sia cos per quella vita, in cuila verit in persona vita della nostra anima 28, una vita nella qualenessuno inganna e nessuno ingannato. Qui invece gli uominiingannano e sono ingannati, e sono pi infelici quando ingannanocon la menzogna di quando sono ingannati, credendo ai mentitori.Una natura dotata di ragione rifiuta tuttavia la falsit ed evita, perquanto possibile, lerrore, al punto che nemmeno quanti amanoingannare vogliono essere ingannati. Colui che mente, infatti, nonpensa di essere nellerrore, ma di spingere nellerrore laltro che glicrede. E lerrore non riguarda certamente quella cosa che egli haavvolto nella menzogna, se egli sa quale sia la verit; singannatuttavia proprio in quanto suppone che la menzogna non glinuoccia, mentre ogni peccato nuoce pi a chi lo commette che a chilo subisce.

    Un problema molto difficile: il giusto in qualche caso ha il dovere dimentire?

    6. 18. Sorge qui una questione delle pi difficili e oscure, cheabbiamo gi affrontato in un grande libro, incalzati dalla necessitdi trovare una risposta : i doveri delluomo giusto contemplano inqualche caso la possibilit di mentire? Alcuni si spingono fino asostenere che talvolta azione buona e pia lo spergiurare e ilmentire, anche nei casi che riguardano il culto divino e la stessanatura di Dio. A me pare invece che ogni menzogna certamentepeccato, ma contano molto lintenzione e loggetto della menzogna.

    Chi mente con la volont di prestare un servizio non pecca comecolui che lo fa con la volont di nuocere, oppure il danno arrecatoda chi, mentendo, pone il viandante su unaltra strada non equivale

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    a quello di chi distorce la via della vita con una menzognaingannatrice. Nessuno poi, che dica il falso ritenendolo vero,devessere accusato di menzogna, poich, per quanto sta in lui, eglinon inganna, ma ingannato. Pertanto non bisogna incolpare di

    menzogna, ma in qualche caso di leggerezza, colui che ritiene comevere cose false, alle quali ha dato credito incautamente. Al contrario una menzogna bella e buona quella di chi, per quanto dipende dalui, dice che vero quel che ritiene falso. Per quanto attiene allasua intenzione, egli infatti non dice il vero, poich non dice ci chesente, anche se risultasse vero quel che dice, n assolutamentelibero dalla menzogna uno che a parole dice il vero, ignorandolo,ma che mente con deliberata coscienza. Pertanto, a prescinderedalle cose di cui si parla e riferendoci solo allintenzione, colui che,

    stando nellignoranza, dice il falso ritenendolo vero, migliore di chiconsapevolmente coltiva lintenzione di mentire, ignorando chequanto dice vero: il primo infatti ha sulle labbra quel che ha nelcuore, mentre il secondo, indipendentemente dalle cose stesse chedice, non manifesta con la bocca quel che tiene racchiuso dentro dis 29, e questo il male proprio della menzogna. Se poi prendiamoin considerazione le cose che si dicono, diviene rilevante la materiastessa dellinganno o della menzogna, al punto che, pur essendolessere ingannato un male minore rispetto al mentire per quantoattiene alla volont soggettiva, tuttavia di gran lunga piaccettabile mentire in ci che privo di implicazioni religiose, cheingannarsi in ci di cui si deve aver fede o conoscenza per potervenerare Dio. Esemplificando, consideriamo il caso in cui un tale,mentendo, dichiari vivo uno che morto ed un altro, ingannandosi,creda che Cristo, dopo un lasso imprecisato di tempo, morir unaseconda volta : ebbene, non forse incomparabilmente preferibilementire nel primo caso, che ingannarsi nel secondo, e non un

    male di gran lunga minore indurre qualcuno in quellerrore,piuttosto che essere indotto in questo da altri?

    I confini tra linganno e il peccato.

    6. 19. Dunque in certi casi linganno in cui cadiamo un grandemale, in altri piccolo, in altri assente, in altri ancora addiritturaun qualche bene. un grande male infatti quello per cui luomosinganna, quando non crede a ci che conduce alla vita eterna,

    oppure crede a ci che conduce alla morte eterna; si tratta invecedi un male piccolo quando chi singanna, accettando il falso come sefosse vero, incappa in alcune pene temporali, che tuttavia la

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    pazienza cristiana, chiamata in causa, volge ad un uso buono;come quando qualcuno, ritenendo buona una persona in realtcattiva, ne riceve qualche male. Chi invece ritiene cattiva unapersona in realt cos buona, da non riceverne alcun male, non

    assolutamente ingannato e non cade sotto i colpi della maledizionedel Profeta: Guai a coloro che chiamano male il bene30. Si devecomprendere infatti che questo stato detto delle cose per le qualigli uomini sono cattivi, non degli uomini in quanto tali. Diconseguenza giustamente condannato dalla parola del Profeta chidefinisce ladulterio un bene; chi poi definisce buono luomo stesso,che ritiene casto, senza sapere che adultero, singanna inrelazione non alla dottrina del bene e del male, ma ai segreti dellacondotta umana; costui chiama buono luomo in cui ravvisa

    qualcosa che riconosce come buono, definendo cattivo chi adultero e buono chi casto, ma definisce buono questuomo,senza sapere che adultero, non casto. Peraltro se qualcuno sfuggeper errore ad un pericolo, come ho gi detto che ci capit in unviaggio, a quelluomo capitato per errore anche un qualche bene.Quando per affermo che in taluni casi linganno non comportaalcun male o addirittura qualche bene, non intendo dire che lerrore in s a non comportare alcun male o un qualche bene; miriferisco piuttosto al male che non sopraggiunge o al bene chesopraggiunge tramite lerrore, vale a dire che cosa non risulta o checosa deriva dallerrore in s. Infatti, lerrore in s, in quanto tale,sia esso grande o piccolo in rapporto alla situazione, pur sempreun male. In effetti chi potrebbe negare, se non per errore, che siaun male lapprovare il falso come vero o riprovare il vero comefalso, o prendere lincerto come certo e viceversa? Ma altro ritenere buono un uomo cattivo, che proprio un errore, altro nonsubire da questo male un male ulteriore, nel caso in cui un uomo

    cattivo, ritenuto buono, non provochi alcun danno. Allo stesso modoaltro ritenere come una via quella che non lo , altro il fatto chedal male in cui consiste questerrore deriva un qualche bene, comeil sottrarsi agli agguati di uomini cattivi.

    Equivoci e valutazioni errate.

    7. 20. Non so proprio se questi possano essere addirittura errori:quando un uomo si fa una buona opinione di un uomo cattivo,

    senza conoscerlo realmente, oppure quando si presentano, in luogodelle percezioni sensibili, immagini simili percepite dallo spiritoquasi materialmente o dal corpo quasi spiritualmente (cos pensava

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    lapostolo Pietro, quando fu improvvisamente liberato dalla prigionee dalle catene per opera di un angelo, ritenendo davere una visione31); oppure quando nelle stesse cose materiali si ritiene levigatoquello che invece ruvido, o dolce quello che amaro, o profumato

    quello che putrido, oppure si scambia per un tuono il passaggio diuna carrozza, o una persona per unaltra, quando i due siassomigliano moltissimo, come spesso capita nei gemelli (dondelespressione errore caro ai genitori32; e via dicendo per casi simili,che non so se debbano chiamarsi peccati. Non mi sono nemmenointeressato a sbrogliare un problema intricatissimo, che hatormentato gli uomini pi perspicaci come gli Accademici, se cio ilsapiente debba davvero ammettere qualcosa per evitare di caderein errore, ammettendo il falso al posto del vero, visto che tutte le

    cose, come sostengono, sono nascoste o incerte. Perci ho portatoa termine tre volumi allinizio della mia conversione, per sbarazzarcidellostacolo che quelli ci opponevano in un certo senso sulla soglia;si doveva certamente rimuovere la sfiducia di trovare la verit, chesembra rafforzarsi grazie ai loro argomenti. Fra loro quindi ognierrore assimilato ad un peccato che ritengono inevitabile, se nonsi sospende ogni assenso. Chiunque esprime il proprio assenso sucose incerte, essi dicono, sbaglia: con le polemiche pi sottili, maanche le pi spudorate, sostengono infatti che non c niente dicerto nelle vedute degli uomini, a motivo di una somiglianza chenon lascia riconoscere il falso, anche nella eventualit in cuiapparenza e verit coincidano. Fra noi invece il giusto vive di fede33. Ma togliere lassenso equivale a togliere la fede: senza assensonon si crede nulla. E se non si crede ad alcune verit, anche nonevidenti, impossibile conseguire la vita beata, che necessariamente eterna. Io non so, fra laltro, se dobbiamoconfrontarci con questa gente, che ignora non tanto di vivere

    eternamente, quanto di vivere attualmente: anzi afferma diignorare proprio ci che impossibile ignorare. A nessuno datoinfatti di ignorare il proprio vivere, dal momento che, se non vive,non pu neppure ignorare qualcosa, poich proprio del viventenon solo sapere, ma anche ignorare. Ma evidentemente, evitando dipronunziarsi sul proprio vivere, credono di evitare lerrore, mentreanche attraverso lerrore viene provato il vivere, poich solo chi nonvive non pu errare. Come dunque il nostro vivere non solo cosavera, ma anche certa, allo stesso modo sono molte le cose vere e

    certe alle quali il negare il proprio assenso mai e poi mai devesserconsiderato un atto di sapienza, invece che di follia.

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    Quando lerrore non peccato, ma solo espressione di fragilitterrena.

    7. 21. Quanto poi alle cose che del tutto irrilevante credere o non

    credere per raggiungere il regno di Dio, come pure che siano o siritengano vere o false, non si deve supporre che in questi casilerrare, cio il pensare una cosa per unaltra, sia peccato; tuttalpi si tratta del peccato pi piccolo e lieve. In ultima analisi, qualeche ne sia la natura e la gravit, esso non concerne quella viaattraverso cui giungiamo a Dio, cio la via della fede in Cristo, cheopera per mezzo della carit 34. Non costituiva un allontanamentoda quella via lerrore caro ai genitori a proposito dei figli gemelli;neppure se ne allontanava lapostolo Pietro, allorch, credendo di

    avere una visione, scambiava una cosa per unaltra, al punto danon riconoscere, fra le immagini dei corpi in mezzo alle qualicredeva di trovarsi, i corpi veri fra i quali si trovava, fino a quandonon si allontan da lui langelo dal quale era stato liberato 35; non siallontanava neppure da quella via il patriarca Giacobbe, quandocredeva che fosse stato ucciso da una belva il figlio che era vivo 36.In base a queste falsit, e ad altre analoghe, fatta salva la fede cheabbiamo in Dio, noi ci inganniamo e sbagliamo, sia pure senzaabbandonare la via che conduce a Lui. Tali errori, anche se nonsono peccati, sono comunque addebitabili ai mali di questa vita,talmente sottomessa alla caducit37, che in essa si accetta il falsoper il vero, si respinge il vero per il falso, si tiene lincerto per ilcerto. Pur essendo aspetti estranei a quella fede, in virt dellaquale, quand vera e certa, noi tendiamo alla beatitudine eterna,non sono tuttavia estranei a quella infelicit in mezzo alla qualetuttora ci troviamo. Di sicuro non ci inganneremmo assolutamentein qualche percezione spirituale o materiale, se godessimo gi di

    quella felicit vera e perfetta.Ogni menzogna peccato, anche se veniale, quando vienecommessa per il bene di un altro.

    7. 22. Eppure si deve dire che ogni menzogna peccato, poichluomo, non solo quando egli stesso conosce ci che vero, maanche se erra e singanna come ogni uomo, deve dire ci che portanel cuore, sia esso o lo si ritenga vero o falso. Invece chiunquemente parla con lintenzione dingannare, contraddicendo quel chepensa, mentre il linguaggio stato senza dubbio istituito nonperch gli uomini singannino reciprocamente, ma perch ciascuno

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    porti a conoscenza degli altri i propri pensieri. Perci usare illinguaggio per mentire, contro il suo fine originario, peccato. N sideve pensare ad una qualche menzogna che non sia peccato, per ilfatto che mentendo talvolta possiamo giovare agli altri. Infatti ci

    possiamo farlo anche rubando, quando il povero, al qualepubblicamente si d, avverte il vantaggio e il ricco, a cui dinascosto si toglie, non lo avverte: non per questo per qualcunopotrebbe dire che non peccato. Lo possiamo fare anchecommettendo adulterio, quando una donna pare sul punto di moriredamore se non si acconsente a lei e pronta a purificarsipentendosene, se continuer a vivere: non per questo si potrnegare che tale adulterio sia peccato. Se apprezziamo a buon dirittola castit, perch mai ci indispone la verit, al punto da non violare

    la prima per il vantaggio di altri e da violare invece la seconda conla menzogna? Indubbiamente non si pu negare lenorme progressoverso il bene, conseguito da quanti mentono unicamente per lasalvezza di qualcuno; ma in tale loro progresso ci che a buondiritto si elogia, o che addirittura viene ricompensato sul pianotemporale, la benevolenza, non linganno; gi abbastanzapassarvi sopra, senza per esaltarlo, soprattutto da parte deglieredi del Nuovo Testamento, ai quali si dice: Sia il vostro parlare s,s; no, no; il di pi viene dal maligno38. Per questo stesso male,che non cessa mai dinsinuarsi in questa condizione mortale, glistessi coeredi di Cristo 39 dicono: Rimetti a noi i nostri debiti40.

    Le cause delle cose buone e di quelle cattive.

    8. 23. Dopo aver dunque affrontato questi problemi con la brevitche qui necessaria, poich si debbono conoscere le cause dellecose buone e di quelle cattive, per quanto lo richiede la via che ciconduce al regno dove la vita sar senza morte, la verit senzaerrore, la felicit senza turbamento, non dobbiamo affatto dubitareche la causa delle cose buone che ci toccano solo la bont di Dio,mentre delle cattive la volont di un bene mutevole cheabbandona un bene immutabile, prima nellangelo, quindinelluomo.

    Il primo male nella creatura razionale e le sue conseguenze.

    8. 24. questo il primo male in una creatura razionale, ossia laprima privazione di bene. In seguito subentrata, ancheinvolontariamente, lignoranza circa le cose da farsi e la

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    concupiscenza di quelle dannose, alle quali si aggregano comecompagni lerrore e il dolore; limpulso spirituale che cerca discansare questi due mali, percepiti come imminenti, si chiamatimore. A sua volta lanima, quando giunge alla realizzazione delle

    proprie voglie, per quanto funeste e futili, senza che possaavvedersene per lerrore, viene sopraffatta da un piacere malsano,o addirittura scombussolata da una vuota euforia. Da questimalesseri, che sono fonte non di sovrabbondanza, ma di indigenza,scaturisce per la natura razionale ogni infelicit.

    La morte del corpo come pena propria delluomo.

    8. 25. Eppure tale natura, in mezzo a questi mali, non ha potuto

    perdere laspirazione alla beatitudine. Questi mali sono comunquecomuni agli uomini e agli angeli, condannati dalla giustizia di Dio inrapporto alla loro malizia. Luomo poi ha anche una propria pena,secondo la quale punito anche con la morte del corpo. Dio gliaveva comminato il castigo della morte qualora avesse peccato 41,dotandolo del libero arbitrio, in modo per che il suo comando loguidasse e la perdizione lo trattenesse, e lo colloc nella felicit delparadiso 42, quasi una parvenza di vita, da dove, avendo osservatola giustizia, potesse ascendere verso realt superiori.

    La trasmissione del peccato originale.

    8. 26. Esiliato da qui dopo il peccato, vincol con la pena dellamorte e della dannazione anche la propria stirpe, che peccandoaveva contaminato in se stesso, come nelle sue radici: cosqualsiasi discendente, nato da lui e dalla sua sposa (condannataanchessa, essendo stata per lui occasione di peccato) tramitequella concupiscenza carnale, in cui veniva fatta corrispondere una

    pena simile alla sua disobbedienza, avrebbe tratto con s il peccatooriginale; e questo a sua volta lo avrebbe tratto, attraverso varierrori e dolori, al castigo estremo e senza fine insieme agli angeliribelli, suoi corruttori, padroni e complici. Cosa causa di un solouomo il peccato entrato nel mondo e con il peccato la morte; cosessa ha raggiunto tutti gli uomini, poich tutti in lui hanno peccato43. E lApostolo in quel punto ha chiamato " mondo " lintero genereumano.

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    La massa condannata del genere umano in mezzo ai mali sconta,insieme agli angeli ribelli, giuste pene che non sconfessano la bontdel creatore.

    8. 27. Le cose stavano dunque in questo modo: la massacondannata di tutto il genere umano languiva fra i mali, oaddirittura vi si rotolava, precipitando da un male allaltro e,congiunta a quella parte degli angeli che avevano peccato, scontavapene pi che meritate per la propria empia diserzione.Indubbiamente rientra nella giusta collera di Dio tutto ci che imalvagi compiono volentieri con cieca e indomita concupiscenza etutto ci che malvolentieri subiscono con pene esplicite emanifeste; certo la bont del creatore non cesser di trasmettere

    anche agli angeli cattivi la vita ed una attiva vitalit, senza latrasmissione delle quali essi perirebbero; non cessa neppure diformare ed animare i germi vitali degli uomini, anche se nascono dauna stirpe corrotta e condannata, ordinandone le membra secondolarticolazione temporale e la collocazione spaziale, vivificandone lasensibilit, assicurando lalimentazione. Ritenne preferibile infattioperare il bene a partire dal male, anzich non lasciar sussisterealcun male. E se Dio non avesse voluto alcun miglioramento per gliuomini, cos come non v per gli angeli empi, non sarebbe statoforse giusto che fosse da lui interamente abbandonata per sempre,espiando una pena eterna e proporzionata, quella natura che haabbandonato Dio e, abusando della propria facolt, ha conculcato etrasgredito linsegnamento del suo creatore, che avrebbe potutoosservare con la massima facilit; che ha profanato in se stessalimmagine del suo autore, dopo essersi fieramente allontanatadalla sua luce; che ha sradicato dalle sue leggi, in virt di un usocattivo del libero arbitrio, ogni salutare sottomissione?

    Indubbiamente Dio avrebbe fatto questo, se fosse solo giusto, nonanche misericordioso, e se non mostrasse molto pi chiaramente lasua misericordia gratuita liberando soprattutto chi non lo merita.

    La beatitudine eterna degli angeli fedeli.

    9. 28. In seguito poi allabbandono di Dio, con empia superbia, daparte di alcuni angeli, sprofondati dallalto della loro dimora celestenella pi bassa oscurit di questa atmosfera, il resto degli angeli rimasto con Dio in eterna beatitudine e santit. E non c stata labench minima discendenza nemmeno da un solo angelo, caduto econdannato, in modo che un male originale li vincolasse come gli

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    uomini con le catene di una colpa che si tramanda, trascinandolitutti quanti alle pene dovute; ma dopo latto di superbia di colui chefu trasformato in diavolo, commesso con complici di empiet, tuttigli altri con pia obbedienza si unirono al Signore, ricevendo anche

    una scienza certa, che non ebbero i primi, grazie alla quale poteressere sicuri di una saldezza eterna e assolutamente incrollabile.

    Gli uomini subentreranno agli angeli ribelli, confermando il numerodei beati che solo Dio conosce.

    9. 29. A Dio quindi, creatore e signore delluniverso, dal momentoche non tutta la moltitudine degli angeli sera perdutaabbandonandolo, piacque che la moltitudine perduta rimanesse

    nelleterna perdizione e che quella che era rimasta con Lui almomento della diserzione degli altri, godesse per sempre della suafutura felicit, conosciuta con assoluta certezza, mentre laltracreatura razionale costituita dagli uomini, che sera tutta perdutaper i peccati ed i castighi, sia originali che personali, parzialmenteriabilitata, colmasse il vuoto lasciato nella societ angelica da quellacaduta diabolica. Ai santi, nellatto della risurrezione, stato infattipromesso che saranno uguali agli angeli di Dio 44. Cos laGerusalemme superiore, che nostra madre, la citt di Dio, non

    verr defraudata nel numero dei suoi cittadini o forse regner suuna moltitudine ancora pi numerosa. Noi non conosciamo ilnumero n degli uomini santi, n dei demoni immondi, subentrandoai quali sussisteranno senza alcun limite di tempo i figli della santamadre, che sembrava sterile sulla terra 45, in quella pace dallaquale quelli decaddero. Ma il numero, attuale o futuro, di queicittadini oggetto di contemplazione del suo artefice, che chiama lecose che non sono come quelle che sono 46 e tutto dispone conmisura, calcolo e peso 47.

    La liberazione del genere umano avviene per opera del figlio di Dio.

    9. 30. Questa parte del genere umano, a cui Dio promette laliberazione e il regno eterno, pu forse riabilitarsi in virt dei meritidelle sue proprie opere? impensabile. Quali opere di bene pucompiere chi si perduto, se non nella misura in cui sar statoliberato dalla sua perdizione? Potr farlo grazie al libero arbitriodella volont ? Anche questo impensabile: abusando infatti dellibero arbitrio, luomo si perde e lo perde. Come infatti chi si uccide,pu farlo indubbiamente in quanto vive, mentre non vive in quanto

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    si uccide e, una volta uccisosi, non potr risuscitare se stesso, allostesso modo, peccando grazie al libero arbitrio, si perduto il liberoarbitrio per il trionfo del peccato. Uno schiavo di ci che lhasottomesso48: questo un pensiero proprio dellapostolo Pietro ed

    essendo vero mi domando se la libert di uno schiavo sottomessonon si riduca che al compiacimento del peccato. Serve in modolibero chi compie volentieri la volont del suo padrone; perci libero per il peccato chi schiavo di esso. Di conseguenza sarlibero di operare con giustizia solo chi avr cominciato ad essereschiavo della giustizia, una volta liberato dal peccato. questa lavera libert per la gioia dellazione retta e insieme una pia schiavitper lobbedienza dellinsegnamento. Ma questa libert di operare ilbene donde proverr alluomo sottomesso e venduto, se non per

    lopera redentrice di colui che ha esclamato: Se il Figlio vi farliberi, sarete liberi davvero49? E prima che nelluomo questocominci a verificarsi, come potr gloriarsi di unopera buona chescaturisca dal libero arbitrio chi non ancora libero di operare ilbene, senza ostentare presuntuosamente vuota superbia? quelche reprime lApostolo con le parole: Per la grazia siete stati salvatimediante la fede50.

    Anche la fede, da cui provengono le opere buone, opera dellagrazia.

    9. 31. E perch gli uomini non si attribuissero nemmeno questafede, al punto da non comprendere che un dono divino, ilmedesimo Apostolo, che pure sostiene in un altro punto daverottenuto misericordia per la sua fede 51, ha aggiunto anche questeparole: E ci non viene da voi, ma dono di Dio; n dalle opere,perch nessuno possa vantarsene52. Perch poi non si pensasseche i fedeli potessero rimanere senza opere buone, ha soggiuntoulteriormente: Siamo sua immagine, creati in Cristo Ges per leopere buone che Dio ha predisposto perch in esse progredissimo53. Siamo dunque resi veramente liberi, nella misura in cui Dio ciplasma, cio ci forma e ci crea, non per essere uomini, ci che gifece, ma uomini buoni; ci che ora fa la sua grazia, per esserenuova creatura in Cristo Ges 54, secondo quanto stato detto:Crea in me, o Dio, un cuore puro55. E non che il suo cuore, ilcuore delluomo in senso naturale, Dio non lavesse gi creato.

    LApostolo e tutta la Scrittura insegnano che Dio suscita in noi ilvolere e loperare.

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    9. 32. Parimenti, perch nessuno si vanti, non dico delle opere, madello stesso libero arbitrio della volont, come se da esso nasca unmerito, a cui la libert di operare il bene spetti come premiodovuto, presti ascolto alle parole del medesimo araldo della grazia:

    Dio infatti che suscita in voi il volere e loperare conformementealla sua volont buona56. E altrove: Non dipende quindi n dallavolont n dagli sforzi, ma dalla misericordia di Dio57. Non cdubbio che un uomo, se ha ormai raggiunto let in cui si ha luso diragione, non potrebbe credere, sperare, amare se non lo volesse,n raggiungere il premio che Dio ci chiama a ricevere lass senzacorrere volontariamente 58: com dunque possibile che nondipenda n dalla volont n dagli sforzi, ma dalla misericordia diDio, se non perch la stessa volont, come sta scritto, prediposta

    dal Signore 59? Del resto, se stato detto: Non dipende n dallavolont n dagli sforzi, ma dalla misericordia di Dio, in quanto sonoentrambe indispensabili, vale a dire la volont delluomo e lamisericordia di Dio, cerchiamo di prendere le parole: Non dipenden dalla volont n dagli sforzi, ma dalla misericordia di Dio, comese si dicesse che la sola volont delluomo insufficiente, senza ilconcorso della misericordia di Dio. Non dunque sufficientenemmeno la misericordia di Dio da sola, senza il concorso dellavolont delluomo; perci se stato detto giustamente: Nondipende n dalla volont delluomo, ma dalla misericordia di Dio, inquanto la volont delluomo da sola non basta, perch, al contrario,non giusto dire: " Non dipende dalla misericordia di Dio, ma dallavolont delluomo ", dal momento che la misericordia di Dio da solanon basta? Certamente se nessun cristiano oser affermare chetutto dipende dalla volont delluomo, non dalla misericordia di Dio,per non mettersi nella contraddizione pi stridente con lApostolo,per una comprensione corretta dellespressione: Non dipende n

    dalla volont n dagli sforzi, ma dalla misericordia di Dio, non restache riconoscere tutto a Dio, che predispone la buona volontdelluomo e la sorregge dopo averla predisposta. In effetti la buonavolont delluomo precede molti doni di Dio, ma non tutti, ed essastessa si trova fra quelli che non precede. Di entrambi i casi silegge nelle Sacre Scritture: La suamisericordia mi preverr60, e:La sua misericordia mi seguir61. Previene chi non vuole, perchvoglia; segue chi vuole, perch non voglia invano. Non ci vieneforse comandato di pregare per i nostri nemici 62, soprattutto per

    quanti non vogliono vivere religiosamente, unicamente perch inloro sia opera di Dio anche il volere? Ugualmente, perch mai siamo

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    esortati a chiedere per ottenere 63, se non perch sia fatto ci chenoi vogliamo da colui al quale si deve il nostro volere? Noi dunquepreghiamo per i nostri nemici perch li prevenga la misericordia diDio, cos come ha prevenuto anche noi, ma preghiamo anche per

    noi, perch la sua misericordia ci segua.La giusta condanna del genere umano prima della venuta delSalvatore.

    10. 33. Il genere umano stava dunque sotto una giusta condanna etutti erano figli di quella collera, di cui stato scritto: Tutti i nostrigiorni sono venuti meno ed anche noi siamo venuti meno nella tuacollera; i nostri anni saranno considerati come una ragnatela64.

    Anche Giobbe ne parla: Luomo, nato di donna, ha una vita breve epiena di collera65. E pure il Signore Ges: Chi crede nel Figlio ha lavita eterna; chi invece non crede nel Figlio non ha la vita, ma lacollera di Dio resta su di lui66; non dice: " Verr ", ma: Resta su dilui. Ogni uomo nasce infatti assieme ad essa e per questo lApostolodice: Fummo infattianche noi per natura figli della collera, come glialtri67. Trovandosi dunque gli uomini in questa collera per ilpeccato originale, in una condizione tanto pi grave e pericolosaquanto pi grandi e pi numerosi erano i pesi chessi vi avevano

    addossato, era necessario un mediatore, cio un riconciliatore, cheplacasse questa collera con lofferta di un sacrificio unico,adombrato da tutti i sacrifici della Legge e dei Profeti. Di qui leparole dellApostolo: Se infatti, quanderavamo nemici siamo statiriconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, a maggiorragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dallacollera per mezzo suo68. Quando per si parla della collera di Dio,non sintende un suo turbamento, come nellanima di un uomoche va in collera; piuttosto, per una metafora tratta dalle emozioniumane, la sua punizione, che non pu essere che giusta, ha preso ilnome di collera. In quanto dunque noi ci riconciliamo con Dio permezzo di un mediatore e riceviamo lo Spirito Santo, che citrasforma da nemici in figli (tutti quelli infatti che sono guidati dalloSpirito di Dio, costoro sono figli di Dio69), questo lo dobbiamo allagrazia di Dio per mezzo del Signore nostro Ges Cristo.

    Il mirabile sacramento del mediatore.

    10. 34. Di questo mediatore sarebbe troppo lungo parlare comemerita, ancorch sia impossibile per luomo parlarne davvero come

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    merita. Chi potrebbe spiegare con parole adeguate che il Verbo sifece carne ed abit tra di noi70, in modo da credere nellunico Figliodi Dio Padre onnipotente, nato dallo Spirito Santo e da Mariavergine? Cos infatti il Verbo s fatto carne, essendo stata la carne

    assunta dalla divinit, non la divinit trasformata in carne. Peraltroqui dobbiamo intendere carne come sinonimo di uomo, secondounespressione in cui la parte sta per il tutto, come quando statodetto: Poich in virt delle opere della Legge non sar giustificatanessuna carne71, cio nessun uomo. Ed lecito dire che in quellacondizione da Lui assunta non mancato nulla alla natura umana,una natura, tuttavia, assolutamente libera da ogni vincolo dipeccato: non come quella nata dallunione dei sessi per mezzo dellaconcupiscenza della carne con lipoteca di un peccato, la cui

    colpevolezza lavata dalla rigenerazione, ma quale doveva nascereda una vergine, concepita dalla fede della madre, non dallapassione. Se con la sua nascita ne fosse stata compromessalintegrit, non sarebbe pi nato da una vergine e, cosaimpensabile, in modo falso tutta la Chiesa confesserebbe che Egli nato dalla Vergine Maria, quella Chiesa che ogni giorno partorisce lesue membra, pur restando vergine, ad imitazione di sua madre.Leggi, se vuoi, la mia lettera sulla verginit santa di Maria, inviata aVolusiano, un uomo illustre che ricordo con stima e affetto.

    Due nature nellunica persona del Figlio di Dio.

    10. 35. Perci Ges Cristo, Figlio di Dio, Dio e uomo: Dio prima ditutti i secoli, uomo nel nostro secolo; Dio in quanto Verbo di Dio(e il Verbo era Dio72), uomo in quanto nellunit della persona alVerbo si sono aggiunte lanima razionale e la carne. Diconseguenza, in quanto Dio, Egli e il Padre sono una cosa sola 73;in quanto poi uomo, il Padre maggiore di Lui 74. Essendo infattiunico Figlio di Dio, non per grazia, ma per natura, divenuto anchefiglio delluomo, per essere ugualmente pieno di grazia 75: e sempreLui luno e laltro, dalluno e dallaltro unico Cristo. In effetti,nonostante la sua condizione divina, non consider unusurpazioneci che era per natura, vale a dire la sua uguaglianza con Dio, maspogli se stesso, assumendo la condizione di servo 76, senzaperdere o diminuire la condizione divina. Perci si fatto inferioreed rimasto uguale, unico ad essere luno e laltro, come si detto,

    ma luno in quanto Verbo, laltro in quanto uomo: in quanto Verbouguale, in quanto uomo inferiore; unico Figlio di Dio, che anchefiglio delluomo; unico figlio delluomo, che anche Figlio di Dio:

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    non Dio e uomo, come due figli di Dio, ma un unico Figlio di Dio;Dio senza origine, uomo da unorigine definita, il Signore nostroGes Cristo.

    La natura umana di Cristo manifesta la sovrabbondanza della graziadivina.

    11. 36. Qui la grazia di Dio che viene raccomandata in modoassolutamente sublime ed esplicito. Quali meriti aveva infatti lanatura umana in Cristo uomo, da essere assunta individualmentenellunit della persona dellunico Figlio di Dio? Quale buonavolont, quale ricercata buona intenzione, quali buone opere hannoassicurato a questuomo un merito anteriore, per diventare una

    persona sola con Dio? forse stato un uomo anteriormente e gli stato accordato questo singolare beneficio, per una benemerenzasingolare presso Dio? Naturalmente da quando cominci ad essereuomo, non cominci ad essere nientaltro che Figlio di Dio, e Figliounico; e ci a causa di Dio Verbo, che, dopo aver assunto lumanit, diventato carne, comunque sempre Dio; come qualsiasi uomo una sola persona, cio anima razionale e carne, cos una solapersona anche Cristo, Verbo e uomo. Donde mai proviene allanatura umana tutta questa gloria, indubbiamente gratuita non

    essendoci stati meriti precedenti, se non per il fatto che qui simanifesta con evidenza, a chi consideri la cosa lucidamente, lagrande e unica grazia di Dio ? Cos gli uomini potrannocomprendere che sono giustificati dai peccati in virt dellamedesima grazia, alla quale si deve l'impossibilit per luomo Cristodi avere alcun peccato. cos che langelo, preannunziando lafutura nascita, salut sua madre:Ave, disse, o piena di grazia. E unpo pi avanti: Hai trovato grazia presso Dio 77. Si dice infatti che piena di grazia e che ha trovato grazia presso Dio perch potesseessere madre del suo Signore, anzi del Signore di tutti. Delmedesimo Cristo levangelista Giovanni, dopo aver detto: E il Verbosi fece carne ed abit in mezzo a noi, aggiunge: E noi vedemmo lasua gloria, come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verit78. Dire: il Verbo si fece carne, equivale a dire:pieno di grazia; direpoi: la gloria dellunigenito del Padre, equivale a dire:pieno diverit. Infatti la Verit in persona, unigenito Figlio di Dio non pergrazia, ma per natura, assunse per grazia la natura umana in una

    tale unit personale, da poter essere Egli stesso anche figliodelluomo.

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    La nascita dallo Spirito Santo, ulteriore testimonianza della grazia.

    11. 37. Il medesimo Ges Cristo, Figlio di Dio unigenito, cio unico,Signore nostro, nato dallo Spirito Santo e da Maria vergine.

    Ebbene lo Spirito Santo sicuramente dono di Dio, senza dubbio ins uguale a chi lo dona: perci anche lo Spirito Santo Dio, noninferiore al Padre e al Figlio. Il fatto dunque che la nascita umana diCristo procede dallo Spirito Santo non forse una manifestazionedella stessa grazia? Quando la vergine domand allangelo comepotesse accadere quanto le annunziava, dal momento che lei nonconosceva uomo, langelo le rispose: Lo Spirito Santo scender sudi te e la potenza dellAltissimo stender su di te la sua ombra;colui che nascer da te sar dunque santo e chiamato Figlio di Dio79. E quando Giuseppe voleva ripudiarla, sospettando un adulterio,sapendo che la sua gravidanza non dipendeva da lui, ricevettedallangelo questo responso: Non temere di prendere Maria cometua sposa, perch quel che stato generato in lei viene dallo SpiritoSanto 80; in altri termini, ci che tu sospetti dipenda da un altrouomo, dipende dallo Spirito Santo.

    In che senso Cristo figlio dello Spirito Santo e della Vergine Maria.

    12. 38. Potremo tuttavia affermare, per questo, che il padredelluomo Cristo sia lo Spirito Santo, in modo che Dio Padre abbiagenerato il Verbo e lo Spirito Santo luomo, derivando dalluna edallaltra sostanza un solo Cristo, figlio di Dio Padre in quanto Verboe dello Spirito Santo in quanto uomo, per il fatto che lo Spirito loavrebbe generato dalla madre vergine come se fosse suo padre?Chi oser affermarlo? Non c bisogno di mostrare, continuando ladiscussione, le altre conseguenze assurde, dal momento che questastessa tesi gi cos assurda, che non ci sono credenti in grado di

    stare ad ascoltarla. Perci il Signore nostro Ges Cristo (tale lanostra confessione), che Dio da Dio, ma nato come uomo dalloSpirito Santo e dalla Vergine Maria, nelluna e nellaltra sostanza,vale a dire in quella divina e in quella umana, lunico Figlio di DioPadre onnipotente, dal quale procede lo Spirito Santo. Allora comediciamo che Cristo nato dallo Spirito Santo, se lo Spirito Santonon lo ha generato? Forse perch lo fece? Infatti del Signore nostroGes Cristo, in quanto Dio, diciamo che tutto stato fatto permezzo di Lui81; ma in quanto uomo, anchegli stato fatto, comedice lApostolo: stato fatto dalla stirpe di Davide secondo la carne82. Perch mai allora, dal momento che quella creatura, concepita e

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    partorita dalla Vergine, bench appartenente alla sola persona delFiglio, la Trinit intera che lha fatta e le opere della Trinit sonoindisgiungibili , in tale opera stato nominato solo lo SpiritoSanto? Quando viene nominata una sola delle tre persone, si deve

    intendere tutta quanta la Trinit? proprio cos e lo si pu illustrarecon alcuni esempi, ma non il caso di indugiare ulteriormente suquesto punto. Ci che colpisce come si sia potuto dire: Nato dalloSpirito Santo83, dal momento che non assolutamente figlio delloSpirito Santo. N daltra parte, solo perch Dio fece questo mondo, lecito dire che esso figlio o che nato da Dio; piuttostopossiamo dire correttamente che stato fatto, o creato, o costituitoda lui, o qualcosa del genere. Quando dunque qui noi confessiamoche Egli nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, difficile

    spiegare come non sia Figlio dello Spirito Santo, ma della VergineMaria, pur essendo nato dalluno e dallaltra; indubbiamente non nato da quello come da un padre, mentre nato da lei come da unamadre.

    Nascere ed essere figlio non sempre si equivalgono.

    12. 39. Non si deve concedere, dunque, che tutto quel che nasceda qualcosa, immediatamente debba esserne proclamato figlio.

    Prescinderei dal fatto che un figlio nasce da un uomo in mododiverso da un capello, un pidocchio, un lombrico, non avendo nientedi tutto questo un figlio; a prescindere da ci, poich oltraggioso ilconfronto con una realt tanto grande, sicuramente quanti nasconodallacqua e dallo Spirito84 nessuno li chiamer ordinariamente figlidellacqua, mentre tranquillamente sono chiamati figli di Dio Padree della madre Chiesa. Cos insomma dallo Spirito Santo nato ilfiglio di Dio Padre, non dello Spirito Santo. In tal senso, quantoabbiamo detto a proposito del capello e di altre cose vale soltantoper mettere in guardia sul fatto che non tutto ci che nasce daqualcosa pu anche dirsi figlio di ci da cui nasce. Cos non per tutticoloro che si dicono figli di qualcuno si pu dire coerentemente chesono anche nati da lui, come quanti vengono adottati. Si diconoancora figli della Geenna85 non quelli che sono nati da essa, maquelli che ad essa sono stati predisposti, cos come i figli del regno86 sono stati predisposti per il regno.

    Il modo in cui nato Ges Cristo testimonia che la sua umanit scongiunta al Verbo di Dio solo in virt della grazia.

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    12. 40. Perci, dal momento che qualcosa pu nascere daqualcosaltro anche senza esserne figlio e che, daltro canto, nonchiunque viene detto figlio nato da quello di cui viene detto figlio,certamente il modo in cui nato Cristo dallo Spirito Santo, non

    come figlio, e da Maria Vergine, come figlio, ci introduce nellagrazia di Dio, in virt della quale tale uomo, senza alcun meritoantecedente, nellatto stesso in cui la sua natura ha cominciato adesistere, s congiunto al Verbo di Dio in una tale unit personale,in modo che la medesima persona che era figlio delluomo fossefiglio di Dio e viceversa, e cos, nellassunzione della natura umana,risultasse in un certo senso naturale per quelluomo la stessa graziache non pu indurre ad alcun peccato. Tale grazia doveva esseredesignata attraverso lo Spirito Santo, poich Egli propriamente

    Dio, tanto che lo si pu anche dire dono di Dio87. Comunque, perparlare a sufficienza di questo (ammesso che sia possibile), cbisogno di una dissertazione assai estesa.

    Con la sua morte e risurrezione Cristo s fatto peccato per noisenza contrarre alcun peccato.

    13. 41. Egli fu quindi generato e concepito senza il bench minimopiacere di concupiscenza carnale e perci senza contrarre alcun

    peccato originale, ancora per grazia di Dio integrato e incorporato,in modo mirabile e ineffabile, nellunit della persona al Verbounigenito del Padre, Figlio non per grazia, ma per natura; perquesto Egli non pu commettere alcun peccato, anche se, peraffinit con la carne di peccato nella quale era venuto88, statochiamato peccato anche Lui, che doveva sacrificarsi per lavare ipeccati. Ora nella legge antica si chiamavano peccati i sacrifici per ipeccati89; essi per adombravano quel che Egli diventatorealmente. Per questo lApostolo, dopo aver detto: Vi supplichiamoin nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio 90, ha aggiuntosubito dopo le seguenti parole: Colui che non aveva conosciutopeccato, lo fece peccato per noi, perch noi fossimo in Lui giustiziadi Dio 91. Non dice, come si legge in alcuni codici ingannevoli: " Egli,che non ha conosciuto peccato, fece il peccato per noi ", come seCristo stesso avesse peccato per noi; dice piuttosto: Colui che nonaveva conosciuto peccato, cio Cristo, lo fece peccato per noiDio,con il quale dobbiamo essere riconciliati, cio sacrificio per i peccati,

    grazie al quale poter essere riconciliati. Egli quindi stato peccato,perch noi fossimo giustizia, e non giustizia nostra ma di Dio, nonin noi ma in Lui; come di fatto Egli ha manifestato non il suo

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    peccato, ma il nostro, costituito non in Lui, ma in noi, per affinitcon la carne di peccato92, nella quale Egli fu crocifisso; in tal modo,dal momento che in Lui non vera peccato, morendo alla carne,nella quale vi era affinit con il peccato, Egli sarebbe morto in un

    certo senso al peccato e, non essendo mai vissuto secondo lanticalogica del peccato, avrebbe significato con la sua risurrezione ilnostro rigenerarci a vita nuova, a partire dallantica morte delpeccato che ci era toccata93.

    La morte e la risurrezione di Cristo segni del sacramento delbattesimo.

    13. 42. Proprio questo celebra in noi il grande sacramento del

    battesimo: quanti sono toccati da questa grazia muoiono alpeccato, proprio come Cristo si dice morto al peccato, poich morto alla carne, cio allaffinit con il peccato, e vivono rinascendodal lavacro, come Cristo risorgendo dal sepolcro,indipendentemente dalla loro et.

    Il battesimo di Cristo necessario in ogni et.

    13. 43. Dal pi piccolo appena nato fino al vecchio decrepito infatti,

    come non si deve negare a nessuno il battesimo, cos non cnessuno che non muoia al peccato nel battesimo; mentre per ipiccoli muoiono soltanto al peccato originale, i pi grandi muoiono atutti questi peccati, che hanno aggiunto con una cattiva condotta aquello contratto con la nascita.

    Differenza fra i peccati dei pi grandi e il peccato dei pi piccoli.

    13. 44. Eppure anche di questi ultimi si dice generalmente che

    muoiono al peccato, mentre non c dubbio che essi muoiono nonad un solo peccato, bens a molti, a tutti quelli che essi hanno gicommesso personalmente in pensieri, parole ed opere; si solitiinfatti designare il singolare anche per il plurale, come disse ilpoeta: ne riempiono il ventre con il soldato in armi94, pur avendolofatto con numerosi soldati. E nella nostra Scrittura si legge: Pregadunque il Signore, perch allontani da noi il serpente 95; per dirquesto non parla di serpenti, che pure affliggevano il popolo; e cosvia. Se poi anche quellunico peccato originale designato al

    plurale, quando diciamo che i pi piccoli sono battezzati per laremissione dei peccati, si ricorre alla figura contraria, per cui sidesigna il singolare attraverso il plurale. Cos nel Vangelo si dice,

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    detto: " Nelliniquit o nel peccato ", pur potendolo direcorrettamente, ma ha preferito parlare di iniquit e di peccati,poich anche in quellunica colpa, che ha raggiunto tutti gli uomini eche talmente grave da determinare la trasformazione della natura

    umana, piegandola alla necessit della morte, si riscontrano, comesopra ho esposto, numerosi peccati; anche quelli dei genitori, fralaltro, che non possono trasformare a tal punto la natura, vincolanopur sempre i figli con lipoteca della colpa, se non interviene lagratuit della grazia e la divina misericordia.

    Come intendere la trasmissione dei peccati fino alla terza e allaquarta generazione.

    13. 47. Quanto poi ai peccati degli altri progenitori, checostituiscono per ciascuno la linea di successione da Adamo fino alproprio padre, non infondato porsi delle domande: colui che nascerisulta coinvolto nelle cattive azioni di tutti e nelle colpe originaliche si sono moltiplicate, al punto che peggiora sempre la condizionedi chi nasce pi tardi? Oppure Dio minaccia di far gravare suidiscendenti i peccati dei progenitori fino alla terza e alla quartagenerazione103, non estendendo ulteriormente la sua collera allecolpe degli ascendenti secondo la misura della sua compassione?

    Questo per evitare che coloro, ai quali non rimessa la grazia dellarigenerazione, fossero schiacciati da un carico eccessivo nelladannazione eterna, se costretti a contrarre i peccati originali di tuttii progenitori che li hanno preceduti sin dagli inizi del genere umanoe ad espiarne le pene dovute. O ancora, ad un esame e ad unostudio pi attenti delle Sacre Scritture, possibile o impossibilegiungere a conclusioni diverse su una materia del genere? Non osoaffermarlo a cuor leggero.

    Solo in virt di Ges Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, possibile salvarsi dal peccato originale.

    14. 48. In ogni caso, quellunico peccato, commesso con talegravit in un luogo e in una condizione di tanta felicit, che in unsolo uomo originariamente e, per cos dire, radicalmente, statocondannato tutto quanto il genere umano, sciolto e lavato solodallunico mediatore tra Dio e gli uomini, luomo Cristo Ges 104, ilsolo che pot nascere senza aver bisogno di rinascere.

    Valore del battesimo di Giovanni, accettato da Cristo per umilt.

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    14. 49. Non rinascevano infatti quanti ricevevano il battesimo diGiovanni, che anchEgli ricevette; ma erano preparati dal ministerodel precursore che diceva: Preparate la via al Signore 105, aquestunico battesimo nel quale soltanto potevano rinascere. Il

    battesimo di Cristo, infatti, non di acqua soltanto, come fu quellodi Giovanni, ma anche di Spirito Santo106, in modo che chiunquecrede in Cristo possa essere rigenerato da quello Spirito, dal qualeCristo stato generato senza aver bisogno di rigenerazione. Perciquella voce del Padre, pronunziata sopra il battezzato: Io oggi ti hogenerato 107, non indic quellunico giorno del tempo in cui fubattezzato, bens delleternit che non muta, per rendere manifestoche quelluomo apparteneva alla persona dellUnigenito. Quandoinfatti il giorno non prende inizio dal termine del precedente, n

    finisce con il cominciare del seguente, un oggi eterno. DunqueEgli volle essere battezzato con acqua da Giovanni108, non perchfosse lavata qualche sua iniquit, ma perch fosse fatta valere lagrande umilt. Il battesimo non trov quindi in Lui nulla dapurificare, come la morte nulla da punire; cos il diavolo, schiacciatoe vinto dalla verit della giustizia, non dalla violenza del potere, peraverlo ucciso in modo assolutamente iniquo senza che fossecolpevole dalcun peccato, avrebbe perso grazie a lui in modoassolutamente giusto coloro che, colpevoli di peccato, eglitratteneva. Da Cristo furono quindi assunte entrambe le cose, cioil battesimo e la morte, in vista di un piano preciso, non per unamiserabile fatalit, bens per una volont di misericordia, perchquindi uno solo togliesse i peccati del mondo109, cos come uno solointrodusse il peccato nel mondo110, cio in tutto intero il genereumano.

    La grazia di Cristo ha cancellato anche gli altri peccati, aggiuntisi a

    quello originale.14. 50. Senonch quellunico uomo introdusse il peccato nelmondo, mentre questunico redentore non port via solo quellunicopeccato, ma simultaneamente tutti quelli che vi trov aggiunti.Perci lApostolo dice: Non accaduto per il dono come per ilpeccato di uno solo: il giudizio provenne da un solo peccato per lacondanna, la grazia invece da molte colpe per la giustificazione 111.In effetti quellunico peccato contratto in origine, anche se solo, ci

    rende soggetti alla condanna, mentre la grazia giustifica da moltecolpe luomo che, oltre allunico peccato contratto in origine contutti, ne ha commesse da s anche molte altre.

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    Chi nato da Adamo mantenuto nella condanna, chi rinato inCristo ne liberato.

    14. 51. Prendiamo poi quel che si dice un po pi avanti: Come

    dunque per la colpa di uno solo si riversata su tutti gli uomini lacondanna, cos anche per la giustizia di uno solo si riversa su tuttigli uomini la giustificazione che d la vita 112; ci basta ad indicareche non c nessuno, nato da Adamo, che non sia trattenuto nellacondanna e nessuno liberato dalla condanna, che non sia rinato inCristo.

    Il mistero universale di salvezza del battesimo nella croce di Cristoraccomandato dallApostolo.

    14. 52. Dopo aver parlato di questa pena, introdotta da un solouomo, e della grazia, anchessa introdotta da un solo uomo, perquel che ritenne sufficiente in quel punto della sua lettera, egliraccomand il grande mistero del santo battesimo nella croce diCristo, per farci comprendere che il battesimo di Cristo nonraffigura altro che la sua morte, e la morte di Cristo crocifissonientaltro che la remissione del peccato. Come infatti la sua fu veramorte, cos la nostra fu vera remissione dei peccati, e come la sua

    fu vera risurrezione, cos la nostra fu vera giustificazione. Disseinfatti: Che diremo dunque? Continueremo a restare nel peccatoperch abbondi la grazia?113 Prima infatti aveva detto: Laddove abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia 114. Perci sollevla questione se per conseguire labbondanza della grazia si dovesserestare nel peccato, rispondendo per: Giammai! E aggiungendo:Se siamo morti al peccato, come potremo vivere in esso?115 Quindi,per mostrare che siamo morti al peccato, disse: Non sapete chequanti siamo stati battezzati in Cristo Ges, siamo stati battezzati

    nella sua morte?116 Se dunque qui si mostra che siamo morti alpeccato, poich siamo stati battezzati nella morte di Cristo, anche ipi piccoli che sono battezzati in Cristo muoiono certamente alpeccato, poich sono battezzati nella sua morte. stato dettoinfatti, senza fare alcuna eccezione, che quanti siamo statibattezzati in Cristo Ges, siamo stati battezzati nella sua morte, equesto per accreditare il fatto che siamo morti al peccato. A qualepeccato del resto i pi piccoli, rinascendo, possono morire,allinfuori del peccato contratto con la nascita? Perci riguardaanche loro quanto viene detto di seguito: Per mezzo del battesimosiamo dunque stati sepolti insieme a Lui nella morte, perch, come

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    Cristo fu risuscitato dai morti per la gloria del Padre, cos anche noipossiamo camminare in novit di vita. Se infatti siamo staticompletamente uniti a Lui con una morte simile alla sua, lo saremoanche con la sua risurrezione: sappiamo infatti che il nostro uomo

    vecchio stato crocifisso insieme a Lui, perch fosse distrutto ilcorpo del peccato e noi non fossimo pi schiavi del peccato. Infattichi morto, stato ormai riscattato dal peccato. Ma se noi siamomorti con Cristo, crediamo che vivremo anche insieme con Lui:sappiamo che Cristo, risuscitando dai morti, ormai non muore pi,la morte non ha pi potere su di Lui. In quanto Egli morto alpeccato, morto una sola volta, ma in quanto vive, Egli vive perDio. Cos anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi perDio, in Cristo Ges 117. Qui aveva incominciato a dare la prova che

    noi non dobbiamo restare nel peccato, perch abbondi la grazia,dicendo: Se siamo morti al peccato, come potremo vivere in esso?E per mostrare che noi siamo morti al peccato, aveva aggiunto:Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Ges, siamostati battezzati nella sua morte?In tal modo egli ha concluso tuttoquesto passo come laveva cominciato. Ha introdotto quindi lamorte di Cristo, per poter dire che anchegli mor al peccato: aquale peccato, se non alla carne, nella quale era non certo ilpeccato, ma qualcosa che gli assomigliava e che perci prese ilnome di peccato? Disse quindi a coloro che erano stati battezzatinella morte di Cristo (non i soli adulti, ma anche i pi piccoli): Cosanche voi(che siete come Cristo) consideratevi morti al peccato,ma viventi per Dio, in Cristo Ges.

    La morte, risurrezione e ascensione al cielo di Cristo figura dellavita cristiana sulla terra.

    14. 53. Dunque tutto quel che accaduto sulla croce di Cristo,nella sepoltura, il terzo giorno nella risurrezione, nellascensione alcielo e nel sedersi alla destra del Padre, accaduto in modo che aqueste realt, non simbolicamente solo a parole, ma anche con ifatti possa conformarsi la vita cristiana che in esse si realizza. amotivo della sua croce che infatti stato detto: Quelli che sono diGes Cristo, hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni econcupiscenze 118; a motivo della sepoltura: Per mezzo delbattesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte 119; a

    motivo della risurrezione: Come Cristo fu risuscitato dai morti per lagloria del Padre, cos anche noi possiamo camminare in novit divita 120; a motivo dellascensione al cielo e del suo sedersi alla

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    destra del Padre: Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cosedi lass, dove Cristo siede alla destra del Padre; gustate le cose dilass, non quelle che sono sopra la terra: voi infatti siete morti e lavostra vita nascosta insieme con Cristo in Dio 121.

    La fede in Cristo che verr dal cielo a giudicare i vivi e i morti nonriguarda questa vita.

    14. 54. Quel che poi confessiamo riguardo a Cristo come eventofuturo, che cio verr dal cielo a giudicare i vivi e i morti, nonriguarda la nostra vita che conduciamo quaggi, poich non sitratta di ci che Egli ha gi compiuto, ma di quanto si dovrcompiere alla fine dei tempi. a questo riguardo che lApostolo,

    proseguendo, ha aggiunto: Quando si manifester Cristo, vostravita, allora anche voi vi manifesterete insieme a Lui nella gloria 122.

    Due interpretazioni del giudizio finale.

    14. 55. In due modi si pu intendere il fatto che Egli giudicher ivivi e i morti: o possiamo intendere come vivi coloro che qui nonsono ancora morti e che allatto della sua venuta saranno trovatiancora fisicamente vivi, e come morti coloro che, prima della sua

    venuta, hanno abbandonato il proprio corpo o stanno sul punto diabbandonarlo; oppure come vivi i giusti e come morti gli ingiusti,poich anche i giusti saranno giudicati. In qualche caso infatti ilgiudizio di Dio viene evocato in senso negativo, dondelespressione: Quanti hanno operato il male, andranno allarisurrezione del giudizio123; in qualche altro caso anche in sensobuono, secondo quanto stato detto: Dio, per il tuo nome salvami,e nella tua potenza giudicam 124. attraverso il giudizio di Dio chevengono discriminati i buoni dai cattivi, in modo che i buoni, che

    debbono essere liberati dal male e non perduti con i cattivi,vengano separati alla sua destra125. Di qui il grido del Salmo:Giudicami, o Dio; e come per esplicitare meglio: Distingui la miacausa dalla gente non santa 126.

    La fede nello Spirito Santo, al quale la Chiesa congiunta come aDio il suo tempio.

    15. 56. Dopo aver parlato di Ges Cristo, unico Figlio di Dio,

    Signore nostro, restando nei limiti di questa confessione,aggiungiamo di credere, come sai, anche nello Spirito Santo, inmodo che risulti compiuta la Trinit che Dio. Viene quindi

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    ricordata la santa Chiesa; essa ci offre la possibilit di comprendereche la creatura razionale, appartenente alla Gerusalemme libera127,doveva essere collocata in subordine, dopo la menzione delCreatore, cio di quella somma Trinit. Infatti tutto quel che stato

    detto di Cristo uomo riguarda lunit personale dellUnigenito.Lordine corretto di questa confessione reclamava pertanto che allaTrinit fosse congiunta la Chiesa, come allabitante la sua casa, aDio il suo tempio, al fondatore la sua citt. E la Chiesa devessereintesa nella sua totalit, non solo nella parte che pellegrina sullaterra e loda il nome del Signore dal sorgere del sole al suotramonto128, cantando un canto nuovo129 dopo la schiavit antica,ma anche quella che eternamente in comunione nei cieli con chilha fondata, n ha mai sperimentato il male di una sua caduta.

    Essa persiste beata fra i santi Angeli e reca il soccorso necessarioalla parte di s che ancora pellegrina, poich entrambe sarannounite in una comunit eterna, mentre ora lo sono nel vincolo dellacarit, essendo stata tutta istituita per adorare lunico Dio. Percin la Chiesa tutta intera, n una sua parte vuole essere adorata alposto di Dio, n essere Dio per chiunque appartenga al tempio diDio, costituito di quegli di creati dal Dio increato130. Per questo, selo Spirito Santo fosse creatura, anzich creatore, sarebbe senzaltrocreatura razionale ( questa infatti la creatura somma); in base alprincipio di fede, perci, non sarebbe anteposto alla Chiesa,appartenendo anchegli ad essa in quella sua parte che nei cieli,n avrebbe un tempio, essendo un tempio egli stesso. Invece untempio lo ha e lApostolo ne parla: Non sapete che i vostri corpisono tempio in voi dello Spirito Santo che avete da Dio?131 Ealtrove: Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?132Come dunque pu non essere Dio, se ha un tempio, o essereinferiore a Cristo, se ha le sue membra come tempio? N il suo

    tempio altro rispetto al tempio di Dio, dal momento che lApostololi identifica: Non sapete che sietetempio di Dio?E per provarlo, haaggiunto: E che lo Spirito Santo abita in voi?133 Dio quindi abita nelsuo tempio, non solo lo Spirito Santo, ma pure il Padre e il Figlio, ilquale, anche a proposito del proprio corpo, in virt del quale diventato il capo della Chiesa che in mezzo agli uomini, perottenere Egli stesso il primato su tutte le cose134, ha detto:Distruggete questo tempio e in tre giorni lo far risorgere 135. Infattiil tempio di Dio, cio di tutta intera la somma Trinit, la santa

    Chiesa, che universale in cielo e sulla terra.

    La Chiesa celeste senza macchia.

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    15. 57. Quanto alla Chiesa che in cielo, poi, non possiamoaffermare se non che l nessuno cattivo e che inoltre nessuno ne caduto o cadr, da quando Dio non risparmi gli angeli peccatori,come scrive lapostolo Pietro, ma li precipit negli abissi tenebrosi

    dellinferno, serbandoli per il giudizio di punizione136

    .Come intendere le differenze tra gli angeli buoni e considerare lanatura degli astri.

    15. 58. Ma qual la struttura di quella societ totalmente beata esuperiore? Come vi si configurano le differenze di grado? Anche setutti vengono definiti Angeli, secondo una certa denominazionegenerale, cos come leggiamo nella Lettera agli Ebrei:A quale degli

    angeli poi ha detto: Siedi alla mia destra?137

    (significando che tuttiindistintamente sono chiamati Angeli), nondimeno vi sono degliArcangeli. E i medesimi Arcangeli sono definiti Virt? Infatti usandolespressione: Lodatelo, voi tutti, suoi Angeli; lodatelo, voi tutte suevirt 138, come dire: "Lodatelo, Angeli tutti; lodatelo Arcangelitutti". E come si differenziano quei quattro titoli, con i qualilApostolo sembra aver abbracciato tutta quanta la societ celeste,quando ha detto: E Troni, e Dominazioni, e Principati, e Potest 139?Rispondano a queste domande quanti vi riescono, purch siano in

    grado di provare le loro affermazioni: quanto a me, confesso la miaignoranza. Io non so nemmeno con certezza se rientrino in quellasociet il sole e la luna e tutte le stelle, bench ad alcuni sembrinocorpi luminosi, ma privi di sensibilit e intelligenza.

    Il difficilissimo problema relativo al corpo degli angeli.

    15. 59. Chi potr spiegare parimenti con quali corpi gli angeli sianoapparsi agli uomini, in modo da risultare non solo visibili, ma anche

    tangibili ? Daltra parte non grazie ad una massa corporea, ma adun potere spirituale che possono presentare alcune visioni agli occhinon materiali, bens spirituali, o alle menti, o dire qualcosa nonallorecchio esteriore, ma nellinteriorit dellanimo umano, doveanchessi sono attestati; sta scritto infatti nel libro dei Profeti:Langelo che parlava in me mi disse 140 (e non: Che parlava a me,bens: In me); oppure apparire durante il sonno, parlando come insogno; ne abbiamo una prova nel Vangelo, dove si dice: Ecco, gliapparve in sogno un angelo del Signore e gli disse 141. Questi modisembrano indicarci che gli angeli non hanno corpi palpabili,suscitando la questione estremamente difficile circa il modo in cui i

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    patriarchi abbiano potuto lavare loro i piedi142, e Giacobbe abbiapotuto combattere con langelo, lottando in modo cos duro143.Sollevando tali domande e avanzando ciascuno come pu dellesupposizioni, si compie un esercizio non inutile dellintelligenza,

    purch si resti nellambito di una discussione misurata e ci si guardidallerrore di quanti suppongono di sapere quel che non sanno.Riguardo a questioni come queste, o simili a queste, cheimportanza ha giungere ad affermazioni o a negazioni o adefinizioni discriminanti, quando non colpevole il non sapere ?

    Limportanza di discernere, per grazia di Dio, i travestimenti disatana.

    16. 60. pi importante saper riconoscere in modo oculato quandoSatana si maschera da angelo di luce144, per non lasciarciingannare ed attrarre in qualche pericolo fatale. Quando inganna isensi corporei, infatti, ma non riesce a smuovere la mente da unpensiero vero e retto, in base al quale il credente conduce lapropria vita, non c alcun pericolo per la religione; come purequando, fingendosi buono, compie o dice cose convenienti agliangeli buoni, anche se viene ritenuto buono, non si tratta di unerrore rovinoso o contagioso per la fede cristiana. Quando per,

    attraverso queste azioni ostili, egli comincia a trascinare dalla suaparte, allora il riconoscerlo e il non andargli dietro un atto digrande e indispensabile accortezza. Ma quanti sono gli uominicapaci di sfuggire a tutti i suoi tragici tranelli, senza la guida e laprotezione divina? Questa stessa difficolt torna utile, perchnessuno riponga la propria speranza in se stesso o comunque in unaltro uomo, ma la ripongano in Dio tutti i suoi fedeli: nessunapersona religiosa pu mettere in dubbio che questa la cosa piconveniente per noi.

    La piena manifestazione della Chiesa celeste e il senso in cui Cristo morto anche per gli angeli.

    16. 61. Tale Chiesa quindi, composta di santi Angeli e di Virt diDio, ci si manifester realmente quando sar compiuta la nostraunione finale ad essa, nel possesso comune della beatitudineeterna. Ci pi nota, invece, questa Chiesa distante da quella nelsuo pellegrinare sulla terra, poich ne siamo parte, in quanto fatta di uomini come noi. In virt del sangue del mediatore, chenon aveva alcun peccato, essa stata redenta da ogni peccato e

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    parla cos: Se Dio per noi, chi sar contro di noi? Egli non harisparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi145. Cristoinfatti non morto per gli Angeli. Nondimeno anche per gli Angelila redenzione e liberazione degli uomini dal male, resa possibile per

    mezzo della sua morte, in quanto in un certo senso li fa tornare ingrazia con loro, dopo le ostilit tra gli uomini e i santi Angeligenerate dal peccato, e la redenzione stessa degli uomini motivodi riparazione dei guasti prodotti da quella caduta degli Angeli.

    Gli Angeli santi conoscono da Dio il numero degli uomini cheintegreranno la citt celeste.

    16. 62. Effettivamente gli Angeli santi, istruiti da Dio e beati nella

    contemplazione della sua eterna verit, conoscono il numerosupplementare che quella citt si aspetta da parte del genereumano per essere completa. Perci lApostolo ha parlato deldisegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo equelle della terra146. Ebbene, quelle del cielo sono ricapitolatequando viene reintegrata dagli uomini quella parte che negli angeliera venuta meno, mentre sono ricapitolate quelle che sono sullaterra quando gli stessi uomini, predestinati alla vita eterna, sonorigenerati dal loro antico stato di corruzione. Cos, in virt di quello

    speciale sacrificio costituito dallimmolazione del Mediatore, lunicosacrificio raffigurato da numerose vittime sotto la Legge, le cose delcielo si sono rappacificate con quelle della terra, e le cose dellaterra con quelle cielo, come ha detto ancora lApostolo: Piacque aDio far abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare as tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce le coseche sono sulla terra e