Sant'Agostino - Discorsi Nuovi (ITA)

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    DISCORSI NUOVITutte le Opere - versione italiana > Discorsi > Discorsi Nuovi

    Tavola dei Discorsi Nuovi

    Discorso Nuovo Codifica NBA

    Dolbeau 1 214/A

    Dolbeau 2 359/B

    Dolbeau 3 293/A augm.

    Dolbeau 4 299/A augm.

    Dolbeau 5 114/B

    Dolbeau 6 23/B

    Dolbeau 7 142 augm.

    Dolbeau 8 29/B

    Dolbeau 9 28/A

    Dolbeau 10 162/C

    Dolbeau 11 90/A

    Dolbeau 12 354/A

    Dolbeau 13 159/A

    Dolbeau 14 352/A

    Dolbeau 15 283 augm.

    Dolbeau 16 72 augm.

    Dolbeau 17 110/A

    Dolbeau 18 306/E

    Dolbeau 19 130/A

    Dolbeau 20 14/A

    Dolbeau 21 159/B

    Dolbeau 22 341 augm.

    Dolbeau 23 374 augm.

    Dolbeau 24 360/ADolbeau 25 360/B

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    Dolbeau 26 198 augm.

    Dolbeau 27 360/C

    Dolbeau 28 20/B

    Dolbeau 29 Discorso sulla provvidenzadi Dio

    Dolbeau 30 348/A augm.

    Dolbeau 31 272/B augm.

    taix 4 204/A

    taix 5 218 augm.

    DISCORSO 214/AAGOSTINO NELLA SPIEGAZIONE DEL SIMBOLO

    1. Evidentemente, anche il credere fa parte del conoscere.

    2. Non tutto quello che sappiamo, lo sappiamo per fede, ma tutto ci che crediamo senza errore, noi loconosciamo.

    3. Conosciamo vedendo, conosciamo credendo.

    4. Poni il caso che un cittadino stia parlando con me e, pur essendo un mio compatriota e compaesano, simetta a contraddirmi bistrattandomi e qualificandomi come un ignorante per il fatto che io non ho visto[una cosa]. A lui io chiedo come faccia a sapere che esiste la citt di Alessandria, che egli mai ha veduto;che esistano tante altre citt, nelle quali egli non mai stato, eppure sa che esistono e ne talmentesicuro che, se fosse provocato, sarebbe pronto anche a giurarci.

    5. Ecco, io gli presento la domanda: " Come sai che esiste la citt di Alessandria? ". Mi risponde: " Perchlo credo ". E io replico: " A chi lo credi? ". Cosa potr rispondermi se non che lo crede sulla parola diuomini? Dunque tu, che esista Alessandria, lo credi perch alcuni l'han vista; io credo in Dio perch alcunilo hanno profetato. Se ragioni secondo verit, se valuti l'autorevolezza dei testimoni, io credo a gente piattendibile della tua. Quanto ad Alessandria, infatti, tu credi a gente che, quando era l, ha potuto vederladinanzi ai suoi occhi; io credo a persone che, riguardo alle cose che accadono oggi, ne han parlato primache accadessero prevedendole nel futuro.

    Discorso 359/B

    DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SU L'OBBEDIENZA

    1. L'agitazione che ieri ha turbato e noi e voi - e per causa vostra pi noi che voi - esigeva, lo riconosco,che oggi non si tenesse il discorso; ma dal nostro fratello e signore ci giunge un precetto di carit difronte al quale non possiamo non prestare il nostro servizio. Quanto a voi inoltre notiamo che avetedesiderio di ascoltarci ed auspichiamo che Dio si degni di concedervene il frutto nel cambiamento deivostri costumi e soprattutto nella vostra docilit. Eccoci dunque a prestarvi il nostro ministero nel nome diCristo, poich in effetti noi siamo al servizio di Cristo, di cui voi siete le membra 1. Dinanzi al vostrovescovo e dinanzi a voi voglio ad ogni modo fare una confessione, come la sento alla presenza di Dio, alcui orecchio voce il mio stesso pensiero. Lui chiamo a testimone contro l'anima mia 2 che nessun altro

    motivo, all'infuori della carit del vostro vescovo, ci ha indotti a venire in questa citt per parlarvi diqualcosa a noi donata dal Signore. E quando dico carit non mi riferisco tanto a quella che io nutro perlui, ma principalmente a quella con cui io stesso (lo dico senza illudermi) mi sento amato da lui. Perquanto infatti voi ci conosciate, in nessun modo potete conoscerci quanto profondamente ci conosciamo a

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    vicenda noi due che, nell'amore di Cristo, siamo posti a vostro servizio. Certamente noi amiamo anchevoi, come vedete voi stessi e Dio conosce; tuttavia sappiate, carissimi, - lo affermo davanti a Cristo - che,se anche voi ci desideraste pi di tutte le cose che desiderate, ma avvertiste che nell'animo del vostrovescovo alberga una, per quanto piccola, opposizione di volont nei nostri confronti, certamente non civedreste qui presenti.

    2. Egli, in effetti, in data recente si degnato d'inviarci una lettera cos pressante da affermare che, seavessimo pensato di rinviare la nostra venuta o tenere in sospeso la decisione di venire o non venire,avremmo offeso quella carit che il nome con cui chiamiamo Dio 3. Considerate poi la nostra pocasalute e il doverci impegnare in un cos lungo viaggio nel pieno dell'inverno. Ma ascolti la vostra carit. Ilprimate della Numidia, il santo e venerato vegliardo Santippo, ha indetto un Concilio a Costantina per il28 gennaio. S, un Concilio stato indetto dal primate della Numidia per tutti i vescovi della Numidia, che la Provincia in cui noi ci troviamo. Penso sappiate, o carissimi, che il vescovo di Costantina uno deinostri confratelli, nutrito dalla stessa parola di Dio, poi diventato prete nella citt di Tagaste da dove fupromosso vescovo di Costantina. Non sono in grado di dirvi con quali lettere ha cercato di sollecitarmiperch mi recassi a Costantina. Ma una volta indetto, il Concilio fug i miei indugi e i miei dubbi.Nonostante ci, carissimi, dal mio signore e fratello, il vostro vescovo Aurelio, son giunte alla miainsignificante persona lettere tali che per la gravit e seriet delle affermazioni vinsero ogni propositofatto in antecedenza e, lasciato tutto il resto, non dico mi sospinsero da voi: mi ci fecero volare. Egli si degnato di rivolgermi un comando non solo motivato da grande fiducia, ma anche carico di gravi

    minacce, tanto che ho ritenuto provenisse non da lui ma da Dio. E allora mi sono detto: se vado larrendendomi al suo volere - anzi al volere di Dio manifestatosi per suo mezzo - presentando le letteredel vescovo di Cartagine potr giustificare la mia assenza dal concilio presso il mio signore, il vecchioSantippo, il quale non si adirer contro di me se, mancando al concilio delle Numidie, dove la miapresenza era richiesta dal suo comando, avevo scelto di venire presso di voi.

    3. A cosa mira tutto questo che vi sto dicendo? Ieri i miei occhi osservavano come vicino ai nostri orecchie alla nostra voce c'era uno spazio non occupato dai fratelli. Non fummo noi quindi a decidere che ildiscorso si tenesse piuttosto da quella sede, sembrandoci giusto che toccasse ai fedeli obbedire eavvicinarsi al vescovo, anzich al vescovo spostarsi in altro luogo, provocando peraltro notevoleconfusione essendo numerosa la gente che si era accalcata nell'emiciclo dove era pi sicura di poter inqualche modo sentire. Era certamente pi numerosa la folla che si sarebbe dovuta trasferire da un postoall'altro. Ma se questo era possibile forse per gli uomini, come lo era per il sesso debole? Senza dubbio le

    donne avrebbero cominciato a spintonarsi per il desiderio di stare pi vicine; e nel far ci non avrebberoforse causato strepito ed avrei ascoltato grida che non convengono, soprattutto in chiesa? Questo soloera il problema: che quei pochi che si addossavano alle cancellate si fossero degnati di farsi avanti e dioccupare lo spazio vicino a noi che parlavamo. Era forse una gran cosa quella che chiedevamo? Ma essinon vollero ascoltarci e ne segu un tumulto, con grande nostra tristezza, che solo ora Dio s' degnato dicancellare con il discorso del vostro venerabile vescovo. Del resto, fratelli, vi esortiamo a non credere chesia stato lui a non concedermi di tenere il discorso nel posto che da alcuni mi si chiedeva con ostinazionee mi si voleva imporre tumultuando. Ecco perch ho detto tutte queste cose. Infatti se avessimo notato labench minima resistenza nel cuore del nostro santo fratello vescovo, non saremmo mai giunti in questacitt, tanto pi che altrove abbiamo necessit quanto mai urgenti.

    4. Che cosa dunque? Non ricordate, carissimi, che ho disputato con i donatisti per quattro giorniconsecutivi proprio nella sede presso la cancellata? Forse si aspett che venisse richiesto da voi? Forse

    non fu nostra l'idea? L'oratore vide che si doveva fare e lo fece; ora non ha visto che si dovesse fare enon l'ha fatto. Forse voi dite: era forse cosa grande o difficile quel che chiedevamo? Anche se era piccolacosa quel che chiedevate, non cosa piccola l'obbedienza che esigiamo da voi. Di questa voglio dunqueparlarvi. Ho udito infatti certi fratelli che brontolavano: " Ecco lui che discettava sul dovere di mettersi alservizio dei deboli! Il giorno prima l'ha predicato, il giorno dopo ha fatto il contrario. Avrebbe dovutomettersi al nostro servizio! Perch scese dalla cattedra? ". Ebbene, voglio spiegarvi, fratelli santi, ilmotivo per cui sono sceso. Anzi, di questo deve scusarmi colui al quale non chiesi il permesso discendere. Ma fu cos forte la decisione presa, che non lo consultai per paura che me lo proibisse. Seinfatti lo avessi consultato e me lo avesse proibito, non mi restava che obbedire, cio dovevonecessariamente rimanere. Ho preferito quindi chiedergli perdono per essere sceso senza suo consiglio ocomando, che rinunciare a fare quel che ritenevo doversi fare.

    5. E adesso ascoltate il motivo per cui ritenni doveroso fare cos. Che questo popolo sia stato sempreobbediente al suo vescovo quando presente, cosa che conosciamo non solo noi, ma conosciuta datutta l'Africa e direi quasi da tutto il mondo, almeno dovunque siano giunte notizie della chiesa di questacitt. Qui tempo addietro c'era disordine e confusione tra uomini e donne. Lo sappiamo tutti, perchanche noi negli anni passati fummo partecipi di questa indecenza. Ora invece il Signore, per l'opera delsuo servo, ha fatto s che i due sessi non partecipino pi alle veglie mescolati tra loro. Da giovane,

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    quand'ero studente in questa citt, partecipando alle veglie, vedevo come le donne, non separatedall'improntitudine degli uomini, fornissero a volte l'occasione per cui la stessa castit veniva tentata. Orainvece con quale rispetto all'onest, alla castit, alla santit, si partecipa alle veglie! Una tale disciplinanon potr dispiacere nemmeno a quelli per colpa dei quali stata introdotta. Gli stessi maligni, gli stessisfacciati, gli stessi attentatori dell'altrui castit potranno dispiacersi di tali precauzioni, ma certo nonritenerle una colpa. Ma stato forse questo l'unico risultato che si ottenuto, per cui di questo solodobbiamo rallegrarci? Cosa dovremmo dire della separazione ottenuta nei corridoi e negli ingressi? Conquanta diligenza si provveduto, con che lungimiranza si escogitato, con che tenacia si conseguitoche coloro che, una volta entrati avrebbero occupato posti diversi, entrassero anche per anditi diversi.Perch non avvenisse che, entrando per passaggi angusti, potessero iniziare quegli approcci che poipensavano di portare a compimento. Mi riferisco alle parole che certi servi disonesti e impudenti soglionorivolgere alle matrone quando passano davanti a loro. Come si vigilato per scoprire questi abusi, conquanta energia si lavorato per toglierli! A ricordare quel che accadeva nella chiesa di Mappalia presso lamemoria del santo vescovo e martire Cipriano, anche ora probabilmente ne proveremmo dolore; se lodimenticassimo ci sentiremmo meno obbligati a ringraziare Dio. Ricordate con noi, fratelli carissimi,quanto avvenuto: io non faccio altro che elencare i benefici di Dio a voi elargiti tramite il vostrovescovo. Dove un tempo risuonavano canzonette oscene, ora si cantano inni; dove si vegliava per lalussuria, ora si veglia per conseguire la santit; dove infine si offendeva Dio, ora si impetra la suamisericordia. Vi prego, carissimi, di non dimenticare queste cose. Esse sono recenti, si pu fare ilconfronto; ieri accadevano, oggi non pi. Come avrebbe potuto il vostro vescovo ottenere questi risultati

    se il popolo non fosse stato obbediente? Voglio pertanto dirvi qualcosa - ma non vi sembri poco questo "qualcosa " - sui vantaggi della vostra obbedienza. Se agli sforzi del vostro vescovo non avesse corrispostola vostra buona volont, sarebbe riuscito in qualche modo a portare a termine simile impresa? intervenuta quindi la misericordia di Dio, e si manifestata nella sua vigilanza e nella vostra obbedienza.Conoscendo questi fatti, come cio voi siete stati sempre docili, vi abbiamo proposto come esempio allealtre chiese. Alle piccole comunit di campagna, chiassose e restie nell'obbedire ai propri vescovi,eravamo soliti dire: " Andate a vedere come si comportano i cristiani di Cartagine ", e godevamo di cuoredel vostro buon esempio. Come accaduto, fratelli, che ieri fossimo rattristati dalla vostrainsubordinazione, quasi che le nostre frequenti visite vi abbiano insegnato la disobbedienza?

    6. Prestatemi attenzione, carissimi. L'essere io disceso dall'ambone forse fu segno della povert del mioministero e ne sono dispiaciuto. Mi pregavate di farvi udire meglio; ma cosa avrebbe potuto costruirel'oratore, quando l'ascoltatore minacciava una rovina? Mi direte: " Ma perch una rovina? Cosa

    chiedevamo di straordinario? Forse chiedevamo qualcosa di male? ". Vi dir quale rovina, ve lo dir perincutervi timore, non per farvi cadere. Non sapete che una scintilla pu provocare un incendio? Nonsapete che piccolissime gocce gonfiano i fiumi e provocano frane? Non vi sembri colpa lieve ladisobbedienza. questo che vogliamo dire: non importava nulla ascoltare da un posto anzich da unaltro. Che vi fosse attorno a noi uno spazio libero che poteva essere riempito dalla folla, lo sapevamo sianoi che voi. Per quale motivo vi opponeste e non voleste venirmi vicino, se non per pura ostinazione? "Cos soltanto: o si fa quel che vogliamo noi o non si potr fare quel che voi volete ". Noi volevamo chepoteste ascoltare, e quel che volevamo era utile a tutti. Ma alcuni che erano attaccati alla cancellata,visto che noi non ci piegavamo alla loro irragionevole pretesa, giunsero a gridare: " Si dia il congedo ".Orbene, per quanta fosse la distanza e io dicessi adagio: " S, si dia il congedo ", tutti mi sentiste, einfatti pazientemente siete rimasti in silenzio. Che ne direste se il nostro intento era di mettere alla provala vostra obbedienza? " In cosa tanto piccola - dir qualcuno - quale prova avresti avuto? ". Ma se nonsiete obbedienti in una cosa cos piccola, forse lo sareste stati in una pi grande? Non avete letto quel chedice il Signore: Chi fedele nel poco fedele anche nel molto, chi invece infedele nel poco infedele

    anche nel molto4?

    7. Volete sapere che gran male la disobbedienza, per cui ho detto: " L'uditorio minacciava di condurcialla rovina "? Nel suo paradiso Dio dissemin ogni cosa buona. In tutto l'universo Dio fece buone tutte lecose, come afferma la Scrittura: Dio vide tutte le cose che aveva fatte, ed ecco, erano buone assai5. Seerano buone tutte le cose create, quanto pi quelle, molto pi gioconde, che colloc nel paradiso? Sedunque vi aveva collocato piante che erano tutte buone, che senso ha quel precetto: Non toccare diquell'albero? Come sapete, questo fatto costituisce un problema per coloro che non sanno capire quantogrande sia il bene dell'obbedienza e come altrettanto grande sia il male della disobbedienza. Ecco, Dioaveva piantato alberi che erano tutti buoni, eppure dice: Non ne toccherai6. " Cosa non debbo toccare?Hai forse piantato in questo luogo qualche albero cattivo? Se vi hai piantato qualcosa di cattivo, portalovia e non stare a proibirmi di toccarlo ". Gli disse: " Tu non devi toccare di questa pianta ", una piantache, se non fosse stata buona, non si sarebbe potuta trovare in paradiso. O che per caso voi pensate che

    Dio fuori del paradiso aveva riempito la terra di alberi buoni mentre nel paradiso aveva piantato qualchealbero cattivo? Naturalmente, se sulla terra comune c'erano piante buone, quelle del paradiso eranosenz'altro migliori. Tuttavia, siccome fra tutte le cose buone collocate nel paradiso la migliore eral'obbedienza, Dio diede una proibizione, peraltro limitata, perch non si pensasse che, non avendo

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    proibito nulla, non fosse lui il padrone di tutto. Che dire al riguardo? Qualcuno forse penser che Dio vollecomportarsi da padrone per vanagloria. Sappia costui che, quando Dio esercita il suo dominio, questo nonreca vantaggi a Dio ma a colui che dominato. Quanto a Dio, egli non diminuisce se noi lo disprezziamo,n cresce se noi lo serviamo con fedelt. Essere sotto un tale padrone giova a noi, non a lui; e se eglivuol esercitare il suo dominio su di noi, lo vuole perch vantaggioso a noi, non a lui. Egli infatti non habisogno di nessuno dei nostri beni, mentre noi bisogniamo di tutti i suoi beni e dello stesso Dio, che ilnostro bene sommo. Il sommo nostro bene infatti, il bene per eccellenza, il bene del quale nessun altro migliore, Dio. Guarda come confessa quel suo servo, ascolta le parole del salmo: Ho detto al Signore:Tu sei il mio Dio poich non hai bisogno dei miei beni7. Se dunque Dio proib qualcosa, lo fece perimporre una legge, perch l'uomo servisse al suo padrone, perch si potesse distinguere la sottomissionedall'indocilit come la virt dal vizio. E quell'albero fu chiamato " albero della scienza del bene e del male" 8, non perch pendevano dai suoi rami, si fa per dire, i frutti del bene e del male; lo si chiam " alberodella scienza del bene e del male " perch, se trasgredendo il precetto l'uomo lo avesse toccato, inquell'albero avrebbe esperimentato quanta differenza ci sia fra il bene dell'obbedienza e il male delladisobbedienza. Avendo infatti disprezzato il precetto divino, da quell'albero deriv all'uomo la morte; selo avesse rispettato, avrebbe conseguito l'immortalit. Vedete dunque, miei fratelli, che gran male sia ladisobbedienza. Fu lei la prima sciagura dell'uomo.

    8. Da questa caduta vogliamo certamente rialzarci. Ma allora perch ripetiamo il fatto per cui cademmo?Basti che l'abbia commesso Adamo: ora venuto Cristo e, se in Adamo tutti si muore, in Cristo tuttiriavremo la vita9. Da Adamo deriv al genere umano quella radice del male che la disobbedienza; inCristo la radice dell'immortalit, cio l'obbedienza. Pertanto Adamo fu per noi principio e modello adisobbedire, Cristo invece ad obbedire. Ma in che modo Cristo ci insegna l'obbedienza? Perch essendouguale al Padre dice di essere il servo del Padre. Essendo cattolici, voi certamente conoscete come me lafede cattolica; conoscete le parole: Io e il Padre siamo una cosa sola10, e le altre: Chi vede me vede ilPadre11, e le altre: E il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio12, e le altre ancora: Esistendo nella formadi Dio, non ritenne una usurpazione la sua uguaglianza con Dio13 Per Cristo infatti l'uguaglianza col Padrenon costitu un furto ma era la sua stessa natura: ed ecco che colui per il quale costitu un furto decadde[dal suo stato], mentre Colui che l'aveva per natura, anche quando discese [dal cielo] rimase nella suadignit. Ce lo spieghi meglio lo stesso apostolo Paolo quando inculca l'obbedienza del nostro Signore eSalvatore Ges Cristo. Vale la pena recitare e ascoltare tutto intero il brano. Ecco, osserva come il Figlionella forma di Dio uguale al Padre, e leggi le parole che seguono: Esistendo nella forma di dio, nonritenne una usurpazione la sua uguaglianza con Dio. " Ma poi cosa fece? ". Ma spogli se stesso14. " Inche senso spogli se stesso? Non avr per caso perso la sua uguaglianza? ". Non pensare a questo.Ascolta quel che aggiunge e ascolterai come si sia spogliato: ascolterai che, assumendo ci che non era,non si spogli perdendo ci che era suo. Dice: Spogli se stesso. " In che modo? Ti scongiuro, dimmelofinalmente! ". Prendendo la forma di servo. " Chi prese la forma di servo? ". Colui che, esistendo nellaforma di Dio - l esistendo, quiprendendo -prendendo la forma di servo divenne simile agli uomini. Silasci formare nel grembo di una madre che lui stesso aveva formato e divenne simile agli uomini eall'apparenza si present come un semplice uomo. " Ma noi stavamo parlando dell'obbedienza; inveceabbiamo ormai udito molte cose ma nulla sull'obbedienza. Ho udito che spogli se stesso, ho udito cheprese la forma di servo, ho udito che si rese simile agli uomini; ma dimostraci che questo fece perobbedienza ". Ascolta la finale: Divenne simile agli uomini e nel sembiante fu trovato simile all'uomo;umili se stesso facendosi obbediente fino alla morte15.

    9. Osserviamo il padrone del servo! Il padrone si sottomette; il servo potr essere sprezzante? Nessuno

    dica in cuor suo: " Ma lui tutto questo lo ha fatto appunto perch padrone ". Cos' che ha fatto perch padrone? Ti ho forse detto che diede questi comandi: " Arda il sole, percorra la luna il suo corso calando ecrescendo ogni mese; risplendano in cielo gli astri; scaturiscano dalla terra le fonti; si muovano glianimali, volino gli uccelli, guizzino i pesci "? E ancora. Ti ho forse ricordato almeno questi altri ordini: " Siaprano gli occhi al cieco, si schiudano gli orecchi al sordo, fugga la febbre dal malato, risusciti il corpo delmorto "? Non intendo parlarti di tutto ci: questo egli l'ha fatto come Dio, mentre io da te esigol'obbedienza, di cui egli ci ha dato l'esempio come servo. Ripeto: l'obbedienza che ti chiedo. Per il donodell'immortalit tu sarai simile a lui; per l'obbedienza egli si fatto simile a te. Egli dar a te la sua vitaperch ha fatto sua la tua morte. Ma tu obietti: " Egli obbed a Dio Padre. Tu invece a chi vorresti che siobbedisca? Egli infatti obbed a Dio Padre come ad un eguale ". Pensi forse che ci sia una qualchedifferenza tra l'aver egli servito a Dio Padre e l'ordine a te dato di obbedire al tuo vescovo? Chi hacostituito tuo capo il vescovo al quale devi obbedire? Ti sei forse dimenticato del Vangelo: Chi ascolta voiascolta me16, e chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato17?

    Obietti infine: " Egli ha servito il Padre ". Cosa diresti se egli si fatto anche tuo servo? Sarai tu per casosuo padre o sua madre? In effetti egli sulla terra si degnato di avere una madre ma non un padre. Cosdiede prova che entrambe le sue generazioni, quella divina e quella umana, furono mirabili, essendo stataquella divina senza madre e quella umana senza padre. Tuttavia - leggete il Vangelo! - da fanciullo visse

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    soggetto ai genitori: nella puerizia si assoggett ai genitori 18 lui che nella maest divina era il Signoredei genitori. Quanto a te, sebbene tu non sia sua madre, egli si pose anche al tuo servizio, avendoci egliinsegnato a servire non solo con la parola ma anche con l'esempio. Fu cosa da poco per il Signore dire aisuoi discepoli: Servitevi a vicenda19. il Signore che lo comanda, e ci naturalmente sarebbe dovutobastare. Si poteva forse pensare che egli avrebbe mostrato con i fatti quanto ordinava? O qualcuno di noiavrebbe potuto pretendere che il Signore nostro mettesse per primo in pratica quanto prescriveva?

    Eppure, nonostante che nessun uomo poteva pretendere tanto, egli di sua propria iniziativa diede aidiscepoli l'esempio di come ci si debba servire a vicenda. Disse: Chi fra voi vuol essere il pi grande sarvostro servo20. Udito il nome di servi, i discepoli si sarebbero potuti rattristare e dirgli: " Dunque,Signore, dovremo essere degli schiavi noi, che tu hai riscattati? Saremo servi noi, per i quali hai versato ilsangue? Non dovremo riconoscere nel tuo sangue il prezzo da te sborsato affinch noi meritassimo lalibert? ". Egli consol la loro superbia non ancora guarita e forse rattristata, dicendo: Sar vostro servo,come il Figlio dell'uomo non venuto per essere servito ma per servire21. Eccolo diventato nostro servo,senza che noi siamo sua madre. O siamo forse anche sua madre? Chi fa la mia volont per me fratello emadre22.

    10. Mi dir qualcuno: " Se cos, prenda il mio vescovo l'esempio dal mio Signore e cominci a servirmi ".Al che io cos rispondo, miei cari: comprenda chi pu! : Se non fosse al vostro servizio -dico - nonimpartirebbe ordini. al vostro servizio chi vi comanda quanto a voi utile; vostro servo mediante la

    sua vigilanza, servo per la premura, servo per la sollecitudine, infine servo per la carit. In realt Coluiche sulla terra si fece servo, anche lui impartiva ordini ai discepoli. Ascolta come comandi loro e comeessi lo servano: Dove vuoi che ti apparecchiamo per la Pasqua?23 Ed egli manda chi vuole dove vuole, eordina che gli sia preparato l dove vuole. Erano altri ad eseguire il suo comando, ma a servire erapiuttosto lui. Non mentiva infatti quando affermava: Come il Figlio dell'uomonon venuto per essereservito ma per servire24. Cos' questo: Non venuto per essere servito ma per servire? Ecco, vedo idiscepoli mettersi in moto, preparare la Pasqua, sistemare per la cena. In che senso egli non venne adessere servito ma a servire? Cosa voleva servire? Prosegue: E dare la vita per i suoi amici25. Voletesapere in che cosa si fatto servo? Da l noi oggi traiamo la vita; da quella mensa che allora egli ci serv,noi oggi siamo nutriti.

    11. Disse:Andate nel villaggio che sta di fronte a voi e l troverete legato un puledro, figlio di asina, sulquale nessuno si mai seduto. Recatelo qua; e se qualcuno vi dir: " Cosa state facendo, dove conducete

    il puledro? ", rispondete: " Occorre al Signore "; cos essi ve lo lasceranno26

    . Udirono, andarono,eseguirono. Nessuno oppose resistenza o disse: " Perch mai vuole che gli si vada a prendere il puledro?Forse colui che risuscitava i morti, a forza di camminare si infiacchito ". Ascolta, servo! Ed esegui quelche ti viene comandato da colui che certamente desidera guarirti, da colui che ti sta somministrando lacura che ti porter a salvezza. Cercare il motivo del comando equivale a discutere, non ad obbedire. Siiprima un diligente esecutore, perch possa essere poi un preciso espositore. Lavatevi, siate mondi! Sonparole di uno che comanda. Togliete l'iniquit dalle vostre anime e dalla vista dei miei occhi. Sono paroledi uno che comanda. Imparate ad agir bene, giudicate a favore del pupillo, difendete la causa dellavedova - Hai messo in pratica questi comandi? - E poi venite, discutiamo, dice il Signore27. Or dunquequel puledro che stava nel villaggio di fronte a loro, venne sciolto. Cosa rappresenta quel villaggio situatodi fronte ai discepoli se non il mondo attuale?Andate nel villaggio che sta di fronte a voi. Di fronte aidiscepoli c' il mondo presente: la menzogna contro la verit, la lussuria contro la castit, ladisobbedienza contro l'obbedienza. In quel villaggio, che rappresenta il mondo, era legato un puledro sulquale non si era seduto alcun uomo. E chi questo puledro che stava legato nel villaggio posto di fronte esul quale non si era seduto nessun uomo? Chi raffigura se non i popoli pagani, legati dai lacci del diavolo?Su di lui non si era seduto nessuno: esso non aveva portato sul dorso alcun profeta. Lo si scioglie e lo siconduce [a Cristo]. Cos porta Dio. Il Signore lo sostiene, lo guida nella via, e per guidarlo a doverericorre alla frusta. Comunque, in coloro che eseguirono l'ordine di recare il puledro ci fu l'obbedienza,come anche ci fu obbedienza in coloro che, udito che il Signore ne aveva bisogno, subito consegnarono ilpuledro. Intendi come ti pare queste persone. A legare quel puledro erano state, forse, le potenzeavverse; forse, gli uomini che avevano legato il puledro raffigurano il diavolo e i suoi angeli 28, ad operadei quali i popoli del paganesimo erano stati avvinti da perniciosa superstizione. Tuttavia il potere di coluiche impartiva l'ordine era cos grande che gli avversari non poterono pi oltre trattenere presso di sl'animale di cui il Signore diceva d'avere bisogno. Orbene, cosa siete voi, miei fratelli? Cosa voleteessere? Coloro che sciolsero il puledro o il puledro stesso? Dio, infatti, vi liberi dall'essere quei tali cheavevano legato il puledro (sebbene nemmeno costoro osarono opporre resistenza a Cristo!). Cosa dunquevolete essere, miei fratelli? Coloro che sciolsero il puledro o il puledro stesso? Penso che non osiate

    attribuire a voi la parte di coloro che sciolsero il puledro. Ci infatti compirono gli apostoli; e questa laparte che spetta ai vostri prelati: la parte che sosteniamo noi, mettendoci ogni sollecitudine secondo lecapacit a noi elargite dal Signore. In forza di questa incombenza vi stiamo parlando. Voi siete il puledro: obbedite dunque a coloro che vi conducono a portare il Signore. S, miei cari! Richiamate alla mente i

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    discepoli che sciolsero il puledro e lo condussero al Signore. Loro guidavano; l'animale seguiva. Non sidice infatti n che loro lo strattonavano n che lui tirava calci. Tuttavia, dato che stiamo parlando nelnostro ufficio di servi, quando i discepoli menavano il puledro al Signore possiamo ben dire che essistavano al servizio di quel puledro. Altrettanto facciamo noi. Quando vi indirizziamo al Signore, quando viinsegniamo l'obbedienza e vi sproniamo a praticarla siamo al vostro servizio. Se noi non avessimo volutoprestare servizio alla vostra debolezza, oggi voi non udreste la nostra parola.

    12. S, carissimi! vero che anche noi siamo uomini 29; che anche noi, incaricati di portare voi, siamodeboli. Ieri ci causaste del turbamento; eppure in questo stesso turbamento noi si temette principalmenteper voi, che cio voi nella nostra persona contristaste lo spirito di Dio 30, per incarico del quale noi siamoal vostro servizio. Cosa pensate di me, fratelli? Ero gi in piedi e stavo per cominciare il discorso;aspettavo - come vi ho gi ricordato - per rendermi conto della vostra obbedienza, e invece, sotto i nostriocchi, voi avete disobbedito. Quale dunque pensate che sia potuto essere il mio turbamento? Che magarisiamo stati noi ad insegnarvi a disobbedire e non sappiamo pi (naturalmente per i nostri limiti!) tenerein mano le vostre briglie per condurvi al Signore? Nonostante tutto per, o carissimi (l'avete udito dalvostro vescovo, ed vero), per quanto grande possa essere la nostra sollecitudine per voi e sul contovostro, potr forse superare quella che per voi nutre colui che in modo diretto incaricato di servirvi eche vi comanda mettendosi sotto i vostri piedi? Sembrerebbe che noi per il fatto che stiamo in luogoelevato siamo i vostri comandanti; tuttavia cos schiacciante il peso della sollecitudine e della cura cheabbiamo per voi che ci fa stare sotto i vostri piedi. Per farla corta, calpestateci pure; basta che viviate!Miei fratelli, ma che cos', che cos' qualsiasi virt che possegga il servo di Dio se gli mancal'obbedienza? E l'obbedienza che cos'? A voi sta a cuore la carit; ora l'obbedienza sua figlia, la figliadella carit, la quale certamente non pu essere sterile. Nessuno dunque vi inganni in qualche maniera;nessuno dica: " Io l'obbedienza non ce l'ho, ma ho la carit ". Non hai certissimamente neppure la carit.Dovunque c' questa madre, l partorisce. Se c', ha figli; se non ha figli, non c'. Miei fratelli, la radice sottoterra, i frutti allo scoperto. Non credo a ci che abbarbicato al suolo se non vedo quel che pendesul ramo. Hai la carit? Mostramene il frutto! Fa' che io veda l'obbedienza e goda dell'obbedienza. Che iopossa stringere fra le braccia la figlia per riconoscere la [fecondit della] madre.

    13. Guardate! A volte anche i falsi martiri sembrano avere grandi e belle doti. Ieri per noi ascoltammole lodi di un martire vero. Quali tormenti ebbe a soffrire! Quanto feroci, quanto numerosi, quanto intensi!Se fosse mancata la carit, la sua sarebbe stata una follia. Perch lo lodiamo, perch lo esaltiamo e cirallegriamo con lui se non perch vediamo in quale chiesa si trovava, per quale fede soffriva, cosa gli

    comandava il re al quale egli oppose resistenza? Non lo elogiamo tuttavia perch si oppose a chi gliimpartiva ordini, ma perch si oppose a chi gli ordinava cose sulle quali l'essere obbediente sarebbe statopeccato. Infatti non si pu parlare in alcun modo di obbedienza quando ci viene comandato qualcosa diillecito o di sacrilego. Come non pu parlarsi di fede l dove si crede il falso, cos non c' obbedienzaquando l'ordine non reca profitto [spirituale]. In realt come pu definirsi obbediente colui che prestafede all'uomo ma disprezza Dio? In questo mondo i gradi gerarchici son disposti in un certo ordine: al disopra di ogni gerarchia c' per l'autorit di Dio 31. Non saresti certo obbediente se tu, servo, perobbedire a tuo padre disprezzassi il tuo padrone. E mi spiego. Fa' conto che tu sia servo e che una cosa ticomandi tuo padre, servo come te, e un'altra, contraria alla prima, te ne comandi il padrone. Se tuobbedissi a tuo padre preferendo lui al tuo padrone, non dovrei forse qualificarti come disobbediente esovvertitore del [retto] ordine? Si deve infatti dare ascolto e preferire colui che ha maggiore autorit,colui che l'ha in modo legittimo. Non potrei dirti obbediente se tu obbedissi all'amministratore [locale] adispetto del proconsole, o se obbedissi al proconsole contrapponendoti all'imperatore. Allo stesso modo

    non posso chiamarti obbediente se esegui gli ordini dell'imperatore mettendoti in contrasto con Dio.

    14. Perch dunque Vincenzo obbediente, perch santo, perch meritevole della vera corona, perchvincitore in tanti patimenti, e cos essere all'altezza del suo nome? Perch? Guardate chi impartiva gliordini e a chi li impartiva; guardate cosa ordinava. Impartiva ordini l'imperatore; li impartiva a uncristiano; gli ordinava di bruciare l'incenso agli idoli. Se consideri la dignit di chi dava ordini, eral'imperatore e dava ordini a un uomo di provincia. Quando ascolto chi era che comandava e a chicomandava, direi che quello era un caso in cui bisognava obbedire. Ma aspetta! Bada a cosa comanda:bruciare l'incenso agli idoli. " Chi non brucer l'incenso agli idoli, sar punito! ". L'uomo di provinciasarebbe pronto ad obbedire, se non ci fosse un'autorit superiore che ordinasse il contrario. Drizzapertanto gli orecchi e ascolta le due voci: quella che viene dal tribunale e quella che viene dal cielo. Chevoce odi venire dal tribunale? " Chi non sacrificher agli di, sar punito ". E dal cielo cosa odi? Chisacrifica agli di sar sterminato32. Da' in questo prova della tua obbedienza, o martire! Distingui le voci,precisa l'ambito delle [due] autorit. Dinanzi agli occhi hai uno che ti d ordini; temi piuttosto colui dalquale ti vengono proibizioni! Ecco la corona del martirio, ecco il trionfo: vinto e posto sotto i piedi ildiavolo, il martire, che ne aveva paventato le lusinghe, ne disprezza il furore. Questo proclam lui stesso,stando alle parole che abbiamo ascoltato mentre le si leggeva; lo proclam con la sua propria voce.Quando il nemico che infieriva contro di lui volle, per cos dire, mostrarglisi compassionevole, allora

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    soprattutto ritenne doverosa la cautela. Era infatti pi grave il danno che arrecava la falsa misericordiache non quello causato dalla manifesta crudelt. Nei fremiti del potente in preda all'ira non temette illeone; nelle lusinghe di chi gli prospettava clemenza ebbe timore - lo confessa lui stesso - come di fronteal dragone. Leone e dragone infatti sono tutti e due quel maligno di cui sta scritto: Tu schiaccerai il leonee il dragone33.

    15. Fratelli carissimi, nessuno osi dire - non lo dica perch sbaglierebbe - che attualmente la Chiesa nonsubisce persecuzioni essendo gli imperatori diventati cattolici, e per questo, sapendo di dover rendereconto a Dio del loro ufficio di imperatori, essi impartono ordini favorevoli alla Chiesa e vigilano per il suoincremento. Nessuno insomma dica che la Chiesa non subisce persecuzioni. Non le subisce dal leone, mail dragone non dorme. Ascolta com'esso sia leone quando infuria contro i santi con aperta persecuzione.Lo ricorda Pietro nell'esortare i martiri alla vittoria e al trionfo. Dice: Il vostro nemico, il diavolo, comeleone ruggente va in giro cercando chi divorare34. Era quello il tempo delle orribili minacce e del feroceaccanimento da parte dei pagani contro i santi di Dio; allora si subiva l'assalto di prescrizioni contrarie[alla fede] e grande era il furore delle [somme] autorit: era il leone che ruggiva. Ma nemmeno ildragone se ne stava quieto. Avete udito Pietro esortare [i cristiani] a resistere al leone; ora udite Paolo,che li rende cauti contro il dragone. Dice: Vi ho sposati a un solo uomo, mentre molti uomini volevanofarla da marito con quell'unica donna. Ma pensate, fratelli, pensate cosa diventi una donna che stia conmolti uomini. Diventa quell'appellativo che bisogna pensare al fine di detestarlo ma non si deve nemmenopronunziare, tanto fa ribrezzo. Molti dunque erano gli uomini che volevano possedere quell'unica donna;ma l'Apostolo, amico dello sposo e pieno di zelo per la causa dello sposo, non per la sua propria causa,dice: Io vi ho sposati a un solo uomo per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo per che, comeil serpente sedusse Eva, cos anche i vostri sentimenti si guastino perdendo la castit voluta da Dio, chesi ottiene in Cristo35. Temeva che venisse lesa non dalla ferocia del leone ma dalle lusinghe del dragone.Pietro ti ammoniva a non curare il leone per la fedelt a Dio; Paolo ti ammonisce affinch, per la stessafedelt a Dio, tu sia vigilante contro il dragone e, in Dio, calpesti il leone e il dragone 36.

    16. Volete conoscere le sembianze di questo dragone, sapere come si debbano evitare le sue insidie,quanto sia grande l'astuzia di questo nemico? Eccolo qua. Esercitatosi nel tentare i santi per circa seimilaanni, egli fabbric una moltitudine di di falsi contrapponendoli all'unico vero Dio. Venne per l'unigenitoFiglio di Dio, preannunziato dai suoi araldi, da lui inviati davanti a s; venne il Figlio di Dio e dissolse gliartifizi del diavolo, che erano come le funi con cui era legato quel puledro 37. Insegn con la parola,conferm la parola con gli esempi: mostr che si deve prestare il culto all'unico vero Dio e lui soloadorare. Non si debbono adorare, invece di lui, nemmeno gli angeli 38, anche perch gli angeli, cheamano Dio e in essi regna sovrana la carit, vogliono che si ami Dio insieme a loro e non loro al posto diDio. Essendo pertanto questi gli insegnamenti, vi era contenuta anche l'esortazione che i santi, se lanecessit lo richiede, debbono essere pronti a morire per la stessa dottrina. Quale dottrina? Quella ches'incentra sulla carit, la qualeprocede dal cuore puro, dalla coscienza buona e dalla fede nonsimulata39. Per questa dottrina Cristo insegn ai suoi santi a morire e raccomand alla Chiesa divenerarli. Venerarli in che modo? Preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi Santi40. Per questo preziosa la morte di Pietro, la morte di Paolo, la morte di Vincenzo, la morte di Cipriano. Per qual motivopreziosa? Perch derivante da carit pura, da buona coscienza e da fede sincera 41. Ora, quel ben notoserpente ha visto tutte queste cose; quel serpente antico 42 ha visto come siano onorati i martiri, mentrei templi pagani vengono abbandonati. Astutamente vigile e invelenito contro di noi, non avendo potutoimporre ai cristiani di venerare i falsi di, suscit dei falsi martiri. Quanto per a voi, germogli dellaChiesa cattolica, vogliate, per un istante, insieme con noi, mettere a confronto questi martiri falsi con imartiri veri, e con fede riverente sappiate distinguere ci che il diavolo con velenosi inganni cerca dimescolare.

    17. Il diavolo vuol renderci confusa la distinzione che esiste fra martiri veri e martiri falsi; tenta dispegnere l'occhio del nostro cuore affinch non riusciamo pi a distinguere le due categorie. Egli, alcontrario, ha sempre voluto confonderli sulla base di un'apparente somiglianza; ma noi contro il diavoloteniamo presenti le parole che nei riguardi di certe persone dice l'Apostolo: Hanno l'apparenza dellareligiosit ma ne rinnegano l'efficacia43. In che consiste l'efficacia della religiosit? Nella carit, la quale asua volta la madre dell'obbedienza. Badate pertanto a quell'apparenza mediante la quale il diavoloaccomuna i martiri falsi ai martiri veri. Dice: " Guarda! Anche costoro sono perseguitati ". Vuoi ancoracreare confusione, o nemico! Dici: " Sono perseguitati ". Mettimi dinanzi anche gli assassini, gli omicidi, iparricidi, gli adulteri, gli stregoni. Non sono anche questi perseguitati? Ebbene non ti ha dunque previstoda tempo il mio Signore, il quale nel prevederti mi ha anche messo sull'avviso? Dico " mio Signore " e

    come tale lo riconosco; ma anche tuo Signore, che tu lo voglia o non lo voglia, come pure sarebbe mioSignore, anche se io non lo volessi: lo per il mio bene se lo voglio, e a mio danno se non lo voglio. Ordunque, o mio inveterato nemico, non ti ha forse previsto il Signore quando, nell'esortare i discepoli allagloria che deriva dalla sofferenza, diceva: Beati coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia44?

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    Contro tutti i tuoi attacchi velenosi - espressi in due lingue, in tre lingue, in molte lingue - fa da sentinellala parola: Per la giustizia. In grazia di quest'unica parola, ecco che son perseguitati gli omicidi ma nonsono martiri; sono perseguitati gli adulteri e non sono martiri. Mostrami ora i tuoi martiri! Tu vanti il fattoche essi subiscono tormenti: io ti chiedo il motivo per cui li si tormenta. Tu lodi la pena, io indago lacausa. S, dico, io indago la causa, voglio sapere la causa. Dimmi il motivo per cui patiscono quei tali deiquali tu decanti il patire. per la giustizia? Questo infatti devi poter dimostrare. infatti la giustizia, lacausa che fa i martiri. Chi incorona i martiri non la pena ma la causa.

    18. O nemico infernale, seduttore astuto, contro i tuoi martiri falsi hanno gridato nel salmo i martiri veri:Giudicami, o Dio, e separa la mia causa da [quella di] gente non santa45. Dice: Giudicami e separa lamia causa. Osservate, carissimi, quante cose omette; egli vuole soltanto che sia separata la sua causa. infatti per la causa che egli viene contraddistinto. Il vero martire non dice: " Distinguimi per i digiuni ";anche loro infatti digiunano allo stesso modo. Non dice: " Distinguimi per le opere di beneficenza verso ipoveri "; anche loro infatti le compiono. Non dice: " Distinguimi per il mio battesimo "; anch'essi infattihanno lo stesso battesimo. Non dice: " Distinguimi per il mio simbolo [di fede] "; anch'essi infatti loprofessano. In tutte queste cose egli si riscontra uguale a loro. Per questo soltanto egli prega: affinch losi distingua per la sua causa. Separa la mia causa. Digiuno io e digiuna anche lui. Ma per che cosadigiuno io e per che cosa digiuna lui? " Io digiuno per Cristo ". Replica: " Anch'io digiuno per Cristo ". Ma proprio vero che digiuni per Cristo? Se digiuni per Cristo, voglio credere che, naturalmente, lo faccia inconformit con la parola di Cristo, poich, se lo fai in contrasto con la parola di Cristo, ti trovi

    indubbiamente in contrasto con Cristo. Insiste: " Ma quali sono le parole di Cristo, avversando le quali iosoffro? ". Sei talmente fuori senno nella tua falsa passione che il tuo cuore ha perso di vista la stessaautentica predicazione? Guarda al Signore che abbiamo in comune e che tu riconosci al pari di me anchequando non gli presti fede!

    19. Guarda se non fu intenzione di Cristo presentare manifestamente se stesso e la sua Chiesa, affinchgli invitati alle nozze, quelli vestiti dell'abito nuziale 46, non cadessero in errore n sull'uno n sull'altra,cio n riguardo allo sposo n riguardo alla sposa. In che modo lo sposo manifest chiaramente sestesso? Il Cristo doveva patire e risuscitare il terzo giorno47. S, ormai riconosco lo sposo. Del resto lastessa cosa avevano detto i profeti: l'avevano detto quei servi inviati prima di lui per chiamare gli invitatialle nozze. Il Cristo doveva patire e risuscitare il terzo giorno. Cos presentava se stesso ai discepoli, cosa quei dubbiosi dimostrava essersi in lui adempiuto quanto predetto dai profeti. E della sposa che cosadice? L'avr forse passata sotto silenzio? No. Subito appresso ci mostra anche lei. Vedeva infatti che

    conseguentemente anch'essa era ormai desiderata. Dice: Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti ilterzo giorno. Ecco, vedo lo sposo; lo riconosco. Ma dov' la sposa? E nel suo nome sar predicata laconversione e il perdono dei peccati fra tutte le genti a cominciare da Gerusalemme48. Riconosci qui laChiesa, descritta da Cristo di sua propria bocca, mentre i profeti con i loro vaticini l'avevano annunziata.Riconoscila e, se sei martire, aggrappati a lei, versa il sangue in essa e per essa. Restituisci quel che inanticipo ti stato elargito. Ascolta l'apostolo Giovanni! Dice: Per questo motivo Cristo ha offerto la suavita per noi: perch anche noi dobbiamo offrire la vita per i fratelli49. Svegliati! Per i fratelli, non contro ifratelli. Cosa ti giova il riconoscere lo sposo, onorare il padrone di casa, se, non dico trascuri la sua sposa,ma addirittura la perseguiti accusandola di falsi delitti? Mi rivolgo a te, uomo, che hai una sposa: tu laami, anche se non l'hai riscattata a prezzo del tuo sangue 50. Or ecco un tizio che ti colma di riverenze,ogni giorno viene a fare la ronda attorno alla tua casa, ti si prostra ai piedi, ti decanta con ogni sorta dielogi, mai e in nessun luogo cessa di lodarti. Se costui osasse incolpare la tua sposa di un solo delitto,tutti i suoi ossequi li avrebbe gettati al vento.

    20. Si tirino fuori dunque le confessioni dei martiri veri e quelle dei falsi, e se ne faccia il confronto.Poniamo dinanzi ai nostri occhi quel che osservavamo gi ieri. Ieri ci fu dato ammirare uno spettacoloquanto mai giocondo: un martire che lottava contro le imposizioni stringenti di un empio. Abbiamoammirato la vera fede che non soccombeva di fronte a nessun genere di pena; abbiamo ammiratoVincenzo sempre vincente. L'abbiamo visto; ne siamo stati spettatori. Quella lettura ha inviato unmessaggio al nostro cuore e noi ce ne siamo allietati. Ma ecco insorge il serpente, pieno di odio contro imartiri: quella serpe di cui Vincenzo temeva le lusinghe. Non trovando capi d'accusa in quel martirio,suscit una ribellione contro di noi. Riconoscano l'errore e si pentano coloro che misero la propria linguaal suo servizio. Cosa infatti intendevano conseguire quelle grida: " Da' il congedo! Il congedo! Da' ilcongedo ", se non impedire che si prolungassero di qualche tempo le lodi del Martire? Ebbene, siconfrontino, si confrontino le confessioni dei martiri veri con quelle dei martiri falsi! Tu ti qualifichi permartire in quanto ti opponi alle autorit. Ma cosa comanda codesta autorit? Ecco, ho nell'orecchio gli

    ordini che venivano rivolti ai martiri veri: fammi udire cosa si ordina a te. Vedo quanto fu grande la gloria[dei veri martiri] perch vedo cosa essi ricusarono di fare; mostrami anche tu che cosa rifiuti; vogliomettere in confronto le vostre voci; voglio vedere cosa debba imitare e seguire. " Brucia l'incenso agli di". " No ". Eccola la voce gloriosa del martire vero. Ci sia dato ascoltare cosa risuoni dall'altra parte. "

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    Mettiti d'accordo con il tuo fratello ". Oh, risposta detestabile, veramente degna di essere condannata nonsolo dal sommo Dio, ma anche dai pubblici poteri! " Mettiti d'accordo con il tuo fratello ". " No ". Quel chesoffri, lo soffri certamente contro il volere di Cristo.

    21. Apri il Vangelo e leggi: Se offri il tuo dono all'altare e l ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa controdi te, lascia l il tuo dono e va' a riconciliarti, prima, con il tuo fratello e poi vieni e offri il tuo dono51.

    Dice: Se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Che significa: Ha qualcosa contro di te?Significa che tu lo hai offeso, che hai commesso qualche ingiustizia nei suoi riguardi. Va' a riconciliarti conil tuo fratello! Io accetto il dono da chi vive in concordia. Con che faccia t'accosti all'altare di Dio peroffrire doni se nel tuo cuore risiede il diavolo? Chi infatti vi ha seminato la discordia? Chi ve l'ha piantata?Insomma, chi che vi abita? Non sar colui che da sempre semina discordie, suscita dissensi, producerisse? Nel passo evangelico Cristo parla di due uomini, eppure richiede tanta cura, incute tanto timore edesige la concordia con parole che suonano su per gi cos: " Tu offri una cosa, io ne ordino un'altra;ebbene, io accetter la tua offerta se tu adempi quel che io comando ". Se ci richiede da due individui,quanto di pi non lo esiger da due comunit? Se pericoloso e mortifero avere tali dissensi con unuomo, quanto non sar pi pericoloso averli contro tutto intero il genere umano; averli contro tutta interaquella sposa di Cristo diffusa fra tutte le genti a cominciare da Gerusalemme52?

    22. O che tu abbia per caso da recriminarti contro di me? Il Signore infatti dice: Se ti ricordi che il tuo

    fratello ha qualcosa contro di te53

    . Mi dirai dunque: " Tuo fratello - dice - ha qualcosa contro di te, io hoqualcosa contro di te; tu infatti non hai nulla contro di me ". Ebbene, facciamo le indagini: se si trover inme un qualche motivo di discordia, son pronto a correggermi; se per lo si trover in te, devi correggertitu. Descrivimi i capi di accusa che hai contro di me, e io prontamente ti dir quel che ho io contro di te.Io contro di te ho le stesse motivazioni che ha contro di te il mio Signore: tu diffondi calunnie criminosecontro la di lui signora, la quale signora poi altro non se non il mondo intero nella persona dei suoi santie fedeli. Questa signora tu osi incriminare. Hai forse scoperto in lei qualcosa di male per ergerti a giudice?In qual tribunale sedevi quando per l'udienza conveniva dinanzi a te l'intero universo? Non conosci laposizione giuridica del tuo vicino: come con tanta sicurezza ti metti a giudicare l'intera umanit? Quantoa me, ecco io ti posso citare gli atti e mostrarti chi siano stati i " traditori ". Leggo che contro Ceciliano,innocente, si sono seduti [in tribunale] uomini che ebbero a confessare i propri misfatti: gli archivipubblici attestano solennemente che furono i vostri corifei primitivi a deferire all'imperatore Costantino lacausa di Ceciliano, vescovo di questa citt. Non voglio tuttavia imputare a te le malefatte dei tuoi antichipadri : le quali poi si son risolte tutte a mio favore. N io voglio rinfacciare a te le colpe degli altri. Tu

    per non hai nulla da tirar fuori per incolpare in qualche modo i miei predecessori, e vuoi accusare meche son venuto al mondo tanto tempo dopo. Ribatte: " Se dunque non vuoi attribuire a me l'operato deimiei predecessori, come ti permetti di incolparmi dei fatti tuoi? ". Quali sarebbero questi fatti miei? " Ilfatto che tu non stai in comunione con me ". " E che male c' nel non essere in comunione con te? ". "Non ti ho gi prima detto che io adduco contro di te gli stessi capi di accusa che adduce lo stesso mioSignore? Ascoltalo! Egli dice: Chi non con me contro di me54 ".

    23. Carissimi, costretti dal vostro zelo abbiamo parlato quanto ci consentivano le nostre possibilit, eforse pi ancora, guarendo in tal modo il senso di tristezza provato ieri. Forse siamo stati pi loquaci diquanto non consentisse la difficolt a stare in piedi che sentiamo e noi e voi. Ora voglio ripeterel'ammonimento centrale e con questo concludere il discorso. Vi ho rammentato che non si deve ascoltarecon leggerezza la parola del Signore: Se stai per offrire il tuo dono all'altare, va' prima a riconciliarti con iltuo fratello55. Si riconcilino dunque reciprocamente i nostri cuori! In primo luogo e prima di tutto non

    crediate che il vostro vescovo o ieri o in qualsiasi altro giorno abbia avuto moti di odio ma di amore: dalsuo petto infatti mai si allontana quel che doveroso prestarvi per amore di Cristo. Dissipate le nubi diieri torni il sereno, e rifiorisca non solo la carit, che mai ha cessato d'essere fra noi, ma anche la gioiadell'antica amicizia. Consentiteci d'avere, come in Cristo gi vi abbiamo raccomandato, indistintamentequella sollecitudine che ci fa diventare servi dei deboli, a loro utilit, non per soddisfare le loro vogliemalsane. vero, carissimi, che noi dobbiamo porci al servizio di chi malato. Ma ecco che il malatochiede il cibo, ovvero non vuole il cibo! Tu, infastidito, con premura e magari anche con una certaimportunit lo sforzi a nutrirsi se non vuol morire. Sebbene per tu stia al servizio del malato, non perquesto gli metteresti in mano il veleno, se lui te lo chiedesse. Non tollerate quindi che diventiun'abitudine quel gran male che la disobbedienza. N ci sia ancora qualcuno che venga a dirmi: " Mainsomma! Abbiamo dunque chiesto il veleno quando insistemmo perch il pulpito fosse spostato da unluogo a un altro? ". Veleno la disobbedienza, quella disobbedienza che caus la morte al primo uomo.Quanto a voi, fratelli, chi vi ha incolpato per aver fatto la richiesta? Con ogni verit vi diciamo, carissimi,che se le vostre richieste si fossero protratte anche pi a lungo, non ci avreste recato, col chiedere, queldispiacere che ci avete recato col vostro andar sulle furie e gridare: " Da' il congedo ". Di questo vogliamoche proviate dispiacere. Quando chiedete una cosa, se ci sembra bene, vi si concede; se non vi siconcede, mutate in gesto di docilit la vostra richiesta. Se al contrario voi preferite sfogarvi

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    abbandonandovi all'ira, al vituperio e all'insulto contro coloro che con tanta sollecitudine sono in Cristo alvostro servizio, questo s che veleno, se non la stessa morte. Non lo fate, fratelli! Ve ne preghiamo escongiuriamo. Sappiate distinguere la chiesa dai teatri. Nella chiesa tutte le aberrazioni che succedononei teatri si soliti punirle, si soliti sanarle; se vi vengono portate, perch siano confessate e se nefaccia penitenza, non perch vengano ivi introdotte. Tolga Dio e dai vostri cuori e dal nostro animoaddolorato l'idea di tumultuare in chiesa, l'idea di gridare, l'idea di farla da padroni. E ci conceda digodere sempre della vostra obbedienza.

    1 - Cf. 1 Cor 12, 27.

    2 - Cf. 2 Cor 1, 23.

    3 - Cf. 1 Gv 4, 8.

    4 - Lc 16, 10.

    5 - Gn 1, 31.

    6 - Cf. Gn 2, 17 (3, 3).

    7 - Sal 15, 2.

    8 - Cf. Gn 2, 17.

    9 - 1 Cor 15, 22.

    10 - Gv 10, 30.

    11 - Gv 14, 9.

    12 - Gv 1, 1.

    13 - Fil 2, 6.

    14 - Fil 2, 7.

    15 - Fil 2, 6-8.

    16 - Lc 10, 16.

    17 - Mt 10, 40.

    18 - Cf. Lc 2, 51.

    19 - Gal 5, 13.

    20 - Mt 20, 26-27.

    21 - Mt 20, 27-28.

    22 - Mt 12, 49-50 (Mc 3, 34-35; Lc 8, 21).

    23 - Mt 26, 17.

    24 - Mt 20, 28.

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    25 - Mt 20, 28.

    26 - Cf. Lc 19, 30-31 (Mt 21, 2-3; Mc 11, 2-3).

    27 - Is 1, 16-18.

    28 - Cf. Mt 25, 41.

    29 - Cf. At 14, 14.

    30 - Cf. Ef 4, 30.

    31 - Cf. Rm 13, 1.

    32 - Es 22, 20.

    33 - Sal 90, 13.

    34 - 1 Pt 5, 8.

    35 - 2 Cor 11, 2-3.

    36 - Cf. Sal 90, 13.

    37 - Cf. Lc 19, 30 (33).

    38 - Cf. Ap 19, 10 (22, 8-9).

    39 - 1 Tm 1, 5.

    40 - Sal 115, 15

    41 - Cf. 1 Tm 1, 5.

    42 - Cf. Ap 12, 9.

    43 - 2 Tm 3, 5.

    44 - Mt 5, 10.

    45 - Sal 42, 1.

    46 - Cf. Mt 22, 2-14.

    47 - Lc 24, 46.

    48 - Lc 24, 47.

    49 - 1 Gv 3, 16.

    50 - Cf. Ap 5, 9 (Ef 1, 7).

    51 - Mt 5, 23-24.

    52 - Lc 24, 47.

    53 - Mt 5, 23.

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    54 - Mt 12, 30 (Lc 11, 23).

    55 - Mt 5, 23-24.

    Discorso 293/A augm.

    DISCORSO DI SANT'AGOSTINOSUL GIORNO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

    E SULLA VOCE E IL VERBO

    1. Il Signore ha voluto che oggi fossimo di persona presenti qui fra voi, fratelli carissimi, e vi tenessimo ildiscorso del quale vi eravamo debitori. stato lui infatti che secondo la sua volont ha fatto realizzare lacosa e non stato, certo, secondo la nostra disposizione. A lui dunque va e il nostro e il vostroringraziamento; e noi vi offriamo il servizio della nostra parola, un servizio che doveroso e convenienterendervi. Quanto invece a voi, carissimi, vostro dovere accogliere con carit quel che vi vienesomministrato dai servi di Dio, chiunque essi siano, e insieme con noi ringraziare Colui che ci ha fattodono di trascorrere insieme questo giorno.

    2. Di chi potremo parlare oggi se non di colui del quale oggi celebriamo la nascita? S, parleremo di sanGiovanni, nato da madre sterile e precursore del Signore, nato da madre vergine; parleremo di colui che,stando nel grembo materno, salut il suo Signore e, venuto alla luce, fu il suo araldo. La sterile non era ingrado di partorire, la Vergine non era in una condizione in cui potesse partorire; eppure l'una e l'altrapartorirono: la sterile partor il banditore, la Vergine il giudice. Anzi nostro Signore prima di venire inmezzo agli uomini nascendo dalla Vergine aveva gi inviato davanti a s molti di questi araldi. Da luierano stati inviati tutti i profeti che vennero prima di lui e nei quali egli stesso parlava. Venne dopo di loroma esisteva prima di loro. Se dunque il Signore invi tanti annunziatori prima di venire lui stesso, qual il merito eccezionale, dove la sovraeminente dignit di colui la cui nascita oggi festeggiamo? Dev'esseresenz'altro segno di una qualche grandezza il fatto che non passi inosservato il giorno della sua nascita,come non passa inosservato il natale del suo Signore. Degli altri profeti non sappiamo quando siano nati;ma non ci era permesso ignorare la nascita di Giovanni. A lui poi fu concesso un altro grande privilegio.Gli altri profeti preannunziarono il Signore e desiderarono vederlo, ma non lo videro o, se lo videro inspirito, lo videro lontano: non fu loro consentito di vederlo presente. Parlando di loro ai discepoli lo stessoSignore diceva: Molti profeti e giusti desiderarono vedere ci che voi vedete, ma non lo videro, eascoltare ci che voi udite e non lo udirono1. Ma non era lui che li inviava? S, certo; e per questo era inciascuno di loro il desiderio di vedere quaggi, se fosse stato possibile, il Cristo incarnato. Ma poich siala loro nascita che la loro morte avevano preceduto la sua venuta, quando venne Cristo non li trov interra e tuttavia li redense per la vita eterna. E perch sappiate quanto grande fosse in tutti loro ildesiderio di vedere Cristo qui in terra, ricordatevi del santo vecchio Simeone: come privilegio distraordinario valore lo Spirito di Dio gli aveva rivelato che non avrebbe lasciato questo mondo senza averprima veduto il Cristo 2. Ed ecco, Cristo nasce e Simeone lo riconosce in quel bambino tenuto in braccioda sua madre: lo prende e regge con le sue mani Colui dalla cui divinit era retto; e tenendo in braccio ilVerbo divenuto bambino, benedisse Dio dicendo:Adesso, Signore, lascia pure che il tuo servo se ne vadain pace, perch i miei occhi hanno veduto la tua salvezza3. Gli altri profeti dunque non lo videro qui interra; Simeone lo vide bambino; Giovanni lo riconobbe e salut dopo il concepimento, lo vide e lo predicquando era ormai grande. Egli dunque fu privilegiato pi di tutti gli altri profeti.

    3. Ascolta ora anche la testimonianza resa a lui dal Signore: pi in alto di Giovanni colloc se stesso,nessun altro. Molto grande dunque dovette essere la sua dignit, se al di sopra di lui non ci fu nessunaltro all'infuori di Cristo. Ecco cosa dice lo stesso Signore: Tra i nati da donna non sorto nessuno pigrande di Giovanni Battista. E per mettere se stesso al di sopra di lui continua: Ma colui che minore, maggiore di lui nel regno dei Cieli4. Di se stesso afferma che minore e maggiore:minore per l'et,maggiore per il potere. Il Signore infatti nato dopo di lui nella carne, quando nato da una vergine;prima di lui per in principio era il Verbo5. Fatto straordinario: Giovanni, secondo solo a Cristo,permezzo del quale tutto stato fatto e senza del quale nulla stato fatto6. Per quale motivo venne dunqueGiovanni? Per mostrare la via dell'umilt e cosi ridimensionare la presunzione dell'uomo ed accrescere lagloria di Dio. Venne dunque Giovanni: un grande che presentava un altro pi grande; venne Giovanni, unpersonaggio a misura d'uomo 7. Che vuol dire " a misura d'uomo "? Che nessun uomo poteva essere pidi Giovanni; tutto ci che fosse stato pi di Giovanni, sarebbe stato fuori dell'umano. Se dunque inGiovanni si trovava il limite della grandezza umana, non si poteva trovare un uomo pi grande diGiovanni. Eppure uno pi grande c' stato: riconosci Dio in quest'uomo che hai scoperto essere pigrande dell'uomo pi grande. Uomo Giovanni, uomo Cristo; ma Giovanni solo uomo, Cristo Dio e uomo.Come Dio egli ha creato Giovanni, come uomo nato dopo Giovanni.

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    4. Osservate ora quanto sia stata grande l'umilt di quel Precursore del suo Signore, che Dio-Uomo.Giovanni, il pi alto in dignit tra i nati da donna 8, viene interrogato se per caso non sia lui il Cristo 9.Era cos grande che la gente poteva commettere un tale errore: sorse il dubbio che lui stesso fosse ilCristo; e il dubbio provoc la domanda. Ebbene, se egli fosse stato un tipo superbo e non un maestro diumilt, non sarebbe insorto contro quell'errore che non aveva provocato, ma avrebbe accettato quantoessi ormai credevano. Se avesse lui stesso voluto insinuare negli altri l'idea di essere il Cristo, la cosa

    sarebbe stata per lui troppo grave; infatti, se lo avesse tentato e non ci fosse riuscito, sarebbe statoripudiato e scacciato, disprezzato dagli uomini e condannato da Dio. Ma non aveva bisogno di persuaderequegli uomini; gi essi lo credevano: avrebbe accettato il loro errore ed avrebbe accresciuto il proprioprestigio. Ma non sia mai che un amico fedele dello sposo voglia farsi amare dalla sposa in luogo dellosposo! Disse apertamente che egli non era quello che essi credevano e cos evit di perdere ci che era.Giovanni infatti non era lo sposo. Interrogato rispose: sposo chi ha la sposa. Quanto poi all'amico dellosposo, sta vicino a lui e, quando lo ascolta, gode di vera gioia perch ode la voce dello sposo10. Ora io vibattezzo con acqua per la vostra conversione, ma colui che viene dopo di me pi grande di me. Quantopi grande? Io non sono degno di sciogliere il laccio delle sue calzature11. Pensate quanto sarebbe statoinferiore, anche se avesse detto che ne era degno; quanto si sarebbe dovuto umiliare, se avesse detto: "Egli pi grande di me ed io sono solo meritevole di sciogliergli il laccio delle calzature "; avrebbe ciodetto che egli era degno soltanto di curvarsi ai suoi piedi. Ed invece quale grande elogio ha espressodicendosi indegno non solo di piegarsi ai suoi piedi ma anche ai suoi calzari! Venne dunque ad insegnarel'umilt ai superbi e ad annunziare la via della penitenza.

    5. La voce giunse a noi prima del Verbo. In che senso la voce prima del Verbo? Cosa si dice del Cristo? Inprincipio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio12. Maper venire in mezzo a noi ilVerbo si fece carne e cos pot dimorare fra noi 13. Abbiamo ascoltato comeCristo sia il Verbo; ascoltiamo ora come Giovanni sia la voce. Quando gli fu chiesto: Tuchi sei?14,rispose: Iosono la voce di uno che grida nel deserto15. Intratteniamoci dunque brevemente, o carissimi -solo brevemente, per quanto il Signore vorr concederci - sul tema " voce e Verbo ". Cristo il Verbo:non certo la parola che risuona negli orecchi e passa, poich quel che risuona e passa il suono dellavoce, non la parola. Dunque il Verbo di Dio, ad opera del quale sono state create tutte le cose 16, ilnostro Signore Ges Cristo; la voce di uno che grida nel deserto17 Giovanni. Chi prima, la voce o laparola? Vediamo il senso di questi due termini e sapremo chi preceda nell'esistenza.

    6. Fratelli,cosa pensate che sia il verbo? Lasciamo ora da parte il Verbo di Dio e parliamo un poco delnostro " verbo " per vedere se possiamo, partendo dalle cose infime, giungere per via di similitudini allerealt somme. Chi infatti pu comprendere il Verbo di Dio, ad opera del quale sono state fatte tutte lecose 18? Chi capace anche solo di pensarlo, non dico di parlarne? Lasciamo dunque da parte per unistante la pretesa di descrivere la sua maest, l'ineffabile eternit che ha in comune con il Padre;accettiamo per fede ci che non vediamo, per meritare, credendo, di poterlo vedere. Fermiamocipiuttosto a trattare di questo nostro verbo, essendo una realt che quasi di continuo si riversa o nei nostricuori o negli orecchi o nella bocca. Cos' questo verbo? Pensiamo forse che il verbo sia il suono che tu odicon i tuoi orecchi? Il verbo ci che intendi esprimere con la bocca. Nel cuore hai concepito un concettoper comunicarlo fuori: questa concezione si fatta gi parola nel tuo cuore; gi tu conosci ed hai gipronunciato dentro di te questa parola, cio quello che vuoi comunicare e che stato concepito nel tuocuore. Mi assista quel Verbo, che anche il Figlio di Dio, perch io possa comunicare in modo adeguato alvostro orecchio quanto egli stesso mi ha concesso di concepire nel mio cuore. Ma se per caso risulterimpari il mio sforzo e soccomber innanzi alla sublimit dell'argomento e non lo avr illustrato come siconviene, sapete a chi dovete rivolgervi: lo stesso Figlio di Dio, il Verbo di Dio, diriga i vostri cuori e liriempia parlandovi dentro di voi e comunicandovi quanto io, semplice uomo, non sono riuscito acomunicare ai vostri orecchi. Vogliate ad ogni modo aiutare il mio sforzo con la vostra attenzione, esupplicate per me perch possa spiegarvi e per voi perch possiate meritare di comprendere.

    7. Come abbiamo detto, verbo ci che hai concepito nel cuore per poi esternarlo; si chiama, cio, verbola stessa cosa concepita nel cuore per essere espressa con la voce. Quando dunque hai concepito ci cheintendi dire e questa stessa concezione, questo concetto divenuto " verbo " nel tuo cuore, ti rivolgi allapersona con cui intendi parlare e a cui intendi comunicarlo. Se ti accorgi che si tratta d'un greco, peresternargli il tuo verbo cerchi una voce greca; se vedi che un latino, cerchi una voce latina con cuiesprimere il tuo verbo; se vedi che ebreo, una voce ebraica; se vedi che un punico, una voce punica:naturalmente, se conosci queste lingue. Se tu non conosci la lingua di chi ti sta innanzi e questi conoscesoltanto la propria lingua, non per questo ti viene a mancare il verbo ma solo la voce. Dunque il verbo da

    te concepito nel cuore era antecedente a tutte queste voci ed esisteva prima di esse: prima della vocegreca, latina, ebraica, punica o di qualunque altro linguaggio esistente nel mondo. Quella concezioneesisteva prima e, come un feto dell'anima, era contenuta nell'anima che l'aveva generata. Si dovevasoltanto trovare il modo di esternarla, poich ci che si ha nel cuore non si pu comunicare ad altri se

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    non per mezzo di una qualche voce. Ma come si pu percepire questa voce se non distinta [dalconcetto]? Infatti varia secondo la diversit delle lingue, sicch tu devi trovare la voce greca per parlarecon il greco, quella ebraica per l'ebreo, quella punica per il punico. Ma quel concetto, che avevi concepitoprima di ogni voce, non era n latino n greco n punico n altro di simile. Ecco dunque un grandemistero. Anche se tu rimanessi perfettamente silenzioso, forse che per questo il concetto non vivrebbenel tuo cuore e, qualora non vi sia alcuno a cui comunicarlo, ti sarebbe forse sconosciuto ci che haiconcepito nel cuore? Anche senza la mediazione di alcuna lingua ti sarebbe manifesto tramite laconoscenza diretta.

    8. Per essere pi chiari facciamo un esempio. Al di sopra di tutte le cose create c' quella cosa che Dio,se egli si pu chiamare " cosa ". Dunque Dio al di sopra di tutto ci che ha creato: da Lui, in Lui e perLui esistono tutte le cose 19. mai possibile che questa realt immensa, che io ho detto essere Dio, siriduca a queste due sillabe e che tutta la sua infinita potenza sia in esse racchiusa? Ma egli esistevaprima ancora che io potessi concepirlo nel cuore. E a chiamarlo " Dio " come ci sono riuscito? Nella lingualatina egli chiamato " Deus ", in quella greca " Thes ", in quella punica " Ilim ". L'ho denominato in trediverse lingue ma ci che ho concepito nel cuore non si identifica con nessuna di esse: io per, volendocomunicare ci che ho pensato di Dio, parlando con un punico userei la parola " Ilim ", con un latino "Deus ", con un greco " Thes ": tuttavia prima di incontrare qualcuno di loro, quanto io avevo concepitonel cuore non era n greco n punico n latino. Ebbene, quello che avevo concepito di comunicare sichiama " verbo ", quello che ho usato per comunicarlo " voce ".

    9. Abbiamo indagato sulla differenza tra " voce " e " verbo ": il verbo che esiste prima di ogni lingua, lavoce che appartiene a qualche lingua. Ebbene, chi viene prima: la voce o il verbo? Nel mio intimo vieneprima il verbo. Se infatti non avessi prima concepito nel cuore il verbo, non andrei a cercare la voce concui comunicarlo. Il verbo quindi stato concepito prima della voce, e della voce esso si servito come diun veicolo per giungere a te, non per esistere dentro di me. Io infatti conosco ci che andr a dire, anchese poi non lo dico. Prima di dirlo non ho ancora usato la voce, eppure il verbo esiste dentro di me. Uso lavoce per comunicarlo a te, perch, quando avrai udito la mia voce, il verbo sia anche dentro di te. In medunque, che debbo insegnare, il verbo precede, la voce segue; in te invece, che devi apprendere, la voceprecede, il verbo segue. State bene attenti e, con l'aiuto del Signore, cercate di capire. Mi rendo contoinfatti che sto parlando di argomenti astrusi, appartenenti alle profondit del mistero; ma, sebbene aparlarvi sia un uomo qualunque, il mio dire rivolto a fedeli cristiani illuminati dalla fede. Ripeto: in meprecede il verbo e per manifestarlo segue la voce; in te precede la mia voce, e solo allora puoi

    comprendere il verbo che nel mio cuore.

    10. Se Cristo il Verbo e Giovanni la voce, Cristo-Verbo fu prima [di Giovanni] presso Dio; viceversa,riguardo a noi giunse prima la voce perch potesse venire a noi il Verbo. Dunque presso Dio esisteva ilVerbo 20 quando ancora Giovanni, la voce, non esisteva. O che forse non esisteva presso Dio il Verboprima che esistesse Giovanni, la sua voce? Esisteva senz'altro presso Dio; ma perch fosse comunicato anoi fu scelto Giovanni come sua voce e, perch il Verbo venisse a noi, gli and innanzi la voce. Cristodunque esisteva prima di Giovanni, anzi esisteva fin dall'eternit; e tuttavia non doveva nascere prima dilui ma solo dopo che Giovanni, la voce, ebbe preceduto il Verbo. Benediciamo il Signore nostro Dio perquanto vi ho esposto come ho potuto e per quanto voi avete potuto comprendere. Egli si degni diaccrescere e dilatare la vostra intelligenza, in modo che vi appaia in tutto il suo splendore quel Verbo chesi fatto precedere dalla Voce.

    11. Osservate ora, fratelli miei, come la voce risuona e passa, mentre il Verbo rimane. Fate attenzione aquel che dico. Ecco, pronunzio la parola " Dio ". Prima ho concepito nel cuore ci che volevo dire, poisono risuonate quelle due sillabe e sono passate. Forse che insieme a loro passato anche quello cheavevo concepito nel cuore? E ancora. Pronunziando la parola " Dio " ho fatto s che nel tuo cuorenascesse il pensiero di Dio: nel mio cuore ha preceduto il pensiero da comunicare e nel tuo cuore si formato il pensiero di Dio non appena hai udito quelle due sillabe. Quelle due sillabe, compiuto il loroservizio, sono passate, e tuttavia non scomparso il pensiero che io avevo concepito nel cuore: dentro dime c'era gi prima [di comunicarlo] e vi rimasto anche dopo che ho pronunziato quelle sillabe.Ugualmente nel tuo cuore quel pensiero, che sorto non appena le due sillabe hanno toccato i tuoiorecchi, vi rimasto anche dopo che quelle sillabe sono passate. Ebbene, fratelli, il ministero dell'uomoGiovanni era simile alla voce, quindi destinato a passare. Del battesimo che Giovanni ebbe l'incarico diamministrare diciamo che era transitorio e lo si chiama appunto battesimo di Giovanni 21. Battesimo diCristo e battesimo di Giovanni; ma il battesimo di Giovanni era transitorio come lo il suono di una voce,

    il battesimo di Cristo duraturo: rimane in eterno, come eterno il Verbo

    22

    .

    12. Quanto pi noi ci avviciniamo a Dio, tanto pi diminuiscono le voci e cresce in noi il Verbo. Per qualemotivo infatti ricorriamo alle voci, se non per comprendere la realt delle cose? Se delle cose

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    possedessimo la totale comprensione 23, non avremmo bisogno delle voci. Se potessimo vederereciprocamente i nostri pensieri, forse che dovremmo ricorrere alla lingua per comunicare fra noi?Giunger il momento in cui vedremo il Verbo come lo vedono gli angeli: allora non avremo bisogno diparole come adesso, n ci sar bisogno di annunziatori del Vangelo, in quanto avremo la visione delVerbo in se stesso. Passeranno tutte le cose temporali, compresa la voce, che una entit fisicaparagonabile all'erba del campo, di cui detto: La magnificenza della carne come il fiore dell'erba.

    L'erba si secca, il fiore appassisce, mentre la Parola del Signore rimane in eterno

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    . Per il fatto dunqueche quanto pi progrediamo nella comprensione, tanto meno avremo bisogno di voci per arrivare adessa, lo stesso Giovanni disse: Luideve crescere, io al contrario debbo diminuire25. Crescendo il Verbo,diminuisce la voce. Ma che significa quel" crescere il Verbo "? Non cresce certamente il Verbo in se stesso, ma siamo noi a crescere in lui: in luiprogrediamo, in lui ci arricchiamo in maniera tale che non abbiamo pi bisogno di voci. Anche le date dinascita del Verbo e della voce stanno ad indicare questo fatto: il Verbo nato il 25 dicembre, quando igiorni cominciano ad allungarsi, mentre la Voce nata prima del Verbo ma quando i giorni cominciavanoa diventare pi brevi: Egli deve crescere, io al contrario debbo diminuire. Lostesso fatto appare nelmartirio di Giovanni e di Cristo: Giovanni diminu inquanto venne decapitato, Cristo crebbe perch fuinnalzato sulla croce.

    13. Per onorare il Verbo celebriamo dunque la nascita della " Voce ". Non diamo ascolto n lasciamociingannare dalle sottigliezze di persone fatue che non sanno quello che dicono. vero infatti che Giovanniamministrava un suo battesimo e negliAtti degli Apostolici siimbatte in certuni che avevano ricevuto ilsolo battesimo di Giovanni. Paolo incontr questi discepoli battezzati solamente col battesimo di Giovannie ordin loro di farsi battezzare 26, in quanto avevano ricevuto soltanto un battesimo provvisorio.Avevano ricevuto il battesimo della Voce, non quello del Verbo; e se ora cerchi il battesimo di Giovanni,non lo trovi, poich la Voce risuon e scomparve, mentre il battesimo di Cristo in vigore a tutt'oggi.Ecco per che da quella disposizione di Paolo - che aveva ordinato di battezzare quanti avevano ricevutosolamente il battesimo di Giovanni, simbolo misterioso di quello vero - alcuni eretici vogliono trarremotivo per far ripetere anche il battesimo cristiano. un errore che ci causa tristezza, mentre cirallegriamo quando qualcuno ne viene fuori. Su questo argomento dunque diamo una breve risposta.

    14. Tu pensi che si debba ribattezzare chi ha ricevuto il battesimo di Cristo, per il fatto che l'apostoloPaolo ordin di ribattezzare coloro che avevano il battesimo di Giovanni. Questo il tuo argomento: " Sedopo Giovanni Battista, di cui il Signore ha detto: Tra i nati da donna non sorto alcuno pigrande di

    Giovanni Battista27, se dunque dopo di lui gli apostoli hanno ribattezzato [i suoi discepoli], a maggiorragione si deve ribattezzare quanti l'hanno ricevuto dagli eretici! ". Rispondo: Tu pensi che si facciaingiuria a Giovanni Battista se si ribattezza dopo di lui e non dopo gli eretici. Anch'io mi dolgo per lastessa ingiuria, ma ti rispondo cos: Se dopo il battesimo di Giovanni se ne diede un altro, non se nesarebbe dovuto dare un altro dopo quello di Ottato? Che cosa mi rispondi? Chi era Giovanni? Tra i nati dadonna non sorger nessuno pi grande di Giovanni Battista. Vi nella tua setta un prete quanto menoubriacone: non dico ladro e neppure adultero; mi limito alla voce pubblica molto diffusa: presso di te vi un prete quantomeno ubriacone. Dimmi, perch non ribattezzi dopo di lui? Se battezzi dopo Giovanni chenon beve vino 28, non devi ribattezzare dopo un ubriacone? A questo argomento l'altro certamente siturba e non sa cosa rispondere. E allora? Ascoltami.

    15. Paolo fa battezzare coloro che avevano ricevuto il battesimo di Giovanni e non quello di Cristo 29. Matu perch non battezzi chi stato battezzato da un ubriacone? Perch costui non ha amministrato unbattesimo diverso da quello di Cristo. Il battesimo infatti opera di Cristo: lo amministri uno sobrio o unubriacone, sempre opera di Cristo, non del sobrio o dell'ubriacone. Battezza Pietro, il battesimo diCristo; battezza Giuda, il battesimo di Cristo. Non perch lo ha amministrato Pietro, il battesimo diPietro. Perch? Perch qui non avviene come per il battesimo detto di Giovanni: coloro che hannoricevuto il battesimo da Pietro, da Paolo, da Giovanni evangelista, da Giuda, non hanno ricevuto ilbattesimo di Pietro o di Paolo o di Giuda; quanti hanno ricevuto il battesimo da Pietro, da Paolo o daGiovanni o da Giuda, hanno ricevuto il battesimo di Cristo. I discepoli di Giovanni, invece, battezzavanoconferendo il battesimo di Giovanni, poich Giovanni aveva ricevuto questo incarico provvidenziale eprefigurativo inquanto era la " voce " che precede il Verbo. In conclusione: come tu non vuoi ripetere ilbattesimo amministrato da un ubriacone, cos io non ripeto il battesimo amministrato da un eretico.

    16. Se poi per caso tu ritieni che l'eretico non entra nel regno dei cieli, mentre l'ubriacone vi pu entrare,ascolta la chiara sentenza dell'Apostolo: Sono note le opere della carne. Esse sono le fornicazioni, le

    impurit, la lussuria, il culto degli idoli, i venefici, le inimicizie, le liti, le gelosie, le risse, le discordie, leeresie, le invidie, le ubriachezze, le gozzoviglie e altre cose simili. Ora, riguardo a queste cose vi avverto,come del resto vi ho gi avvertiti, che chi commette tali azioni non entrer nel regno di Dio30. Parla dieresie, parla di ubriaconi, e conclude: Chi commette tali azioni non entrer nel regno di Dio. Mettimi

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    dinanzi un eretico e un ubriacone: se l'eretico rimarr nella sua eresia, non entrer nel regno dei cieli;cos pure l'ubriacone: se continuer ad ubriacarsi sino alla fine, non entrer nel regno dei cieli. Oradimmi: di chi il battesimo che amministrano l'uno e l'altro? Sono, l'uno e l'altro, fuori del regno dei cieli,ma danno una cosa che porta al regno dei cieli. Il banditore proclama la sentenza giudiziaria ma non hala facolt di mandare libero l'innocente. La libert la d il giudice, cio Colui che ha incaricato il banditoredi promulgare il suo decreto. A volte il banditore un mascalzone; eppure per suo mezzo viene liberatol'innocente. Il banditore mascalzone dice: " Ordino che sia liberato " e tramite un mascalzone vieneliberato un innocente. Come mai? Perch la voce dell'araldo proclama la sentenza del giudice. Ed eccoci albattesimo. Lo amministri l'ubriacone, un servizio; lo amministri un eretico, un servizio. Il dono delbattesimo un dono del Dio onnipotente. Se fosse stato amministrato in nome di Donato, ovviamente losi dovrebbe ripetere. Viceversa se vi riconosco il battesimo di Cristo, se vi riconosco le parole delVangelo 31, se vi riconosco la forma e il sigillo del mio Re: anche se sei disertore, smascherato dal sigillodel Signore e in pericolo di condanna a morte, vieni all'accampamento e potrai meritare il perdono, ma ilsigillo non ti pu essere modificato.

    1 - Mt 13, 17.

    2 - Cf. Lc 2, 25-26, 28.

    3 - Lc 2, 29-30.

    4 - Mt 11, 11 (Lc 7, 28).

    5 - Gv 1, 1.

    6 - Gv 1, 3.

    7 - Cf. Ap 21, 17 (?).

    8 - Cf. Mt 11, 11.

    9 - Cf. Gv 1, 19-23.

    10 - Gv 3, 29.

    11 - Mt 3, 11 (Lc 3, 16).

    12 - Gv 1, 1-2.

    13 - Gv 1, 14.

    14 - Gv 1, 19.

    15 - Gv 1, 23.

    16 - Cf. Gv 1, 3.

    17 - Gv 1, 23 (Is 40, 3).

    18 - Cf. Gv 1, 3.

    19 - Cf. Rm 11, 36 (1 Cor 8, 6).

    20 - Cf. Gv 1, 1.

    21 - Cf. Mt 21, 25 (Mc 11, 30; Lc 20, 4; At 19, 3).

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    22 - Cf. Is 40, 8 (1 Pt 1, 25).

    23 - Cf. Col 2, 2.

    24 - Is 40, 6-8 (1 Pt 1, 24-25).

    25 - Gv 3, 30.

    26 - Cf. At 19, 1-7.

    27 - Mt 11, 11.

    28 - Cf. Lc 1, 15 (7, 33).

    29 - Cf. At 19, 3-5.

    30 - Gal 5, 19-21.

    31 - Cf. Mt 28, 19.

    Discorso 299/A augm.

    DISCORSO AL POPOLO TENUTO DA SANT'AGOSTINO

    NELLA FESTA DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

    1. Ci raduna oggi la solennit di un giorno santo: una solennit, ben nota al vostro orecchio, alla vostramente e alla vostra vita vissuta. Vogliamo commemorarla partecipando alla vostra allegrezza eassaporando la medesima vostra letizia. Brilla al nostro animo la luce del giorno natalizio degli apostoli

    Pietro e Paolo, quando essi nacquero non per essere imbrigliati dal mondo presente ma per esserneliberati. In effetti quando l'uomo nasce nella miseria della sua umanit nasce per la sofferenza; i martirial contrario mediante la carit di Cristo nascono per la corona. Ebbene questo giorno nel quale esaltiamo imeriti degli apostoli ci viene offerto perch mentre celebriamo la loro festa ne imitiamo la santit, perchricordando la gloria dei Martiri amiamo in loro ci che in loro odiavano i persecutori e onoriamo ilmartirio, innamorati della loro virt. In effetti con la virt essi guadagnarono i meriti dei quali nel martirioottennero la ricompensa. Il medesimo giorno fu dedicato alla glorificazione dei due martiri e apostoli,sebbene, a quanto sappiamo dalla tradizione della Chiesa, non siano stati martirizzati tutti e due in unostesso giorno [cio nello stesso anno] ma comunque nel medesimo giorno. In antecedenza in questogiorno sub il martirio Pietro; successivamente, ma sempre in questo giorno, lo sub Paolo: il merito lirese uguali nel martirio, l'amore li volle abbinati nel medesimo giorno. Ci ha operato nei loro riguardiColui che risiedeva in loro, che pativa in loro, che al loro fianco sosteneva il martirio, che li aiutava nellalotta e li coronava nella vittoria. Eccoci dunque offerto -come dicevamo - un giorno di festa, e noi nonvogliamo celebrarlo senza ricavarne i frutti n per procurarci una gioia solo materiale ma piuttosto

    vogliamo attraverso l'imitazione conseguire la corona spirituale. Noi tutti in realt vogliamo esserecoronati ma pochi vogliamo lottare. Ebbene, procediamo seguendo la successione cronologica del martirioe non l'ordine del lezionario, e ascoltiamo prima dal Vangelo i meriti di Pietro e poi dalla letteradell'Apostolo i meriti di Paolo.

    2. Or ora ci stato letto il Vangelo e noi abbiamo ascoltato questo episodio: Il Signore disse a Pietro: "Simon Pietro, mi ami tu? ". Rispose: " Ti amo "; e il Signore a lui: " Pasci le mie pecore ". E di nuovo ilSignore: " Simon Pietro, mi ami tu? ". E l'apostolo: " Signore, ti amo "; e un'altra volta il Signore: " Pascile mie pecore ". Lo interroga per la terza volta su ci che gli aveva chiesto gi per due volte: al Signoresembr opportuno interrogarlo tre volte, mentre Pietro si sent come infastidito per dover rispondere trevolte. Infatti - cos riferisce il Vangelo - Pietro fu rattristato dal fatto che il Signore lo interrogasse per laterza volta ed esclam: " Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo ". E il Signore: " Pasci le mie pecore"1. Uno che ti interroga su una cosa che gi conosce lo fa certamente per insegnarti qualcosa. Cosa

    dunque si proponeva il Signore d'insegnare a Pietro quando per tre volte lo interrog su cose che egli giconosceva? Cosa penseremo, fratelli, se non questo: che cio l'amore doveva cancellare la debolezza?Pietro doveva rendersi conto che per la forza dell'amore doveva confessare tre volte [il Signore] comeprima lo aveva rinnegato tre volte mosso dal timore. E fu gran merito per Pietro essere incaricato di

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    pascere le pecore del Signore. Se avesse condotto al pascolo pecore di sua propriet, mai avrebbeconseguito la corona del martirio. Non fu infatti senza motivo che il Signore precis le mie pecore; macos egli disse perch sarebbero sorti certuni che avrebbero preteso di ottenere la gloria del martiriopascendo le loro proprie pecore. Al contrario chi ha l'anima apostolica e cattolica, un'anima semplice,umile e sottomessa a Dio, chi non cerca la propria gloria ma quella di Lui, sicch chi si vanta si vanti nelSignore2, costui pasce il gregge per amore del Pastore, e in questo Pastore pastore anche lui. Gli

    eretici pascolano le loro proprie pecore, ma in queste pecore imprimono il contrassegno del Signore, noncerto per amore della verit ma per potersi difendere. Si regolano come quei tali - e sono in molti, losappiamo, anzi di questi esempi pieno il mondo -, come quei tali che, temendo di perdere le loropropriet, vi collocano le insegne di qualche potente, in modo che uno ne sia il padrone e l'altro incutatimore. Cos gli eretici, non vedendo che il loro nome in gloria dappertutto nel mondo, hanno impostoalle loro pecore il nome di Cristo; e magari le avessero da lui ottenute e non gliele avessero rapinate! Unosolo le compr; gli altri le hanno rubate. Le compr colui che le redense dal potere del diavolo e comeprezzo vers il suo sangue: prezzo veramente inestimabile, capace di redimere tutto il mondo. Fu dato unprezzo superiore a quello che noi valevamo, ma il nostro compratore era innamorato di noi. Or ecco chedei servi dannati alla perdizione si sono impossessati delle pecore: non dico delle pecore loro proprie mache essi pretendono fare proprie; e a queste pecore rubate imprimono il marchio del Signore. Ma il veroPadrone delle pecore non rimane inerte: per mezzo di altri suoi servi rivolge alle sue pecore parole diverit affinch riconoscano la voce del Pastore e tornino all'ovile 3: tornino al [resto del] gregge e vitornino senza titubanze. Noi pertanto, allorch riammettiamo nell'ovile una qualche pecora, ci guardiamo

    dal cancellare il marchio [del suo padrone].

    3. probabile che alcuni dei nostri fratelli, conoscendo il nostro zelo nel recuperare e distogliere dal loromortifero errore i nostri fratelli, siano rimasti sorpresi del fatto che nei discorsi tenuti in antecedenza nonabbiamo mai parlato degli eretici. Ci stato anzi riferito che gli eretici stessi, miseri e miserabili comesono, siano andati dicendo che un tale silenzio stato a noi imposto dal timore che abbiamo deicirconcellioni. infatti una realt che questi tali non cessano d'intimorirci affinch non predichiamo laparola della pace, ma, se ci lasciamo intimorire dai lupi, cosa risponderemo a colui che ha detto: Pasci lemie pecore4? Loro tiran fuori i denti per sbranare, noi tiriamo fuori la lingua per guarire. E di fatto noiparliamo apertamente, non ci teniamo in silenzio: ripetiamo le stesse cose e le ripetiamo di frequente.Ascoltino ci che non vorrebbero ascoltare ed eseguano ci che debbono eseguire. A chi ricusa d'ascoltaresiamo, certo, importuni ma a chi gradisce l'ascolto siamo ben accetti, e se trovandoci fra gli oppositoricorriamo dei pericoli, abbiamo fiducia di poter continuare nell'annunzio della parola di Dio 5 poich lo

    facciamo nel nome di Cristo e perch voi ci aiutate con le vostre preghiere. infatti nostra convinzioneche quando venite a sapere dei nostri pericoli e come siamo esposti ai furiosi assalti di questi briganti voipregate per noi. Ne prova l'amore che ci lega gli uni agli altri. Non che siamo penetrati all'interno delvostro cuore ma ce l'attesta Colui che in voi come anche in noi. Voglio peraltro ricordarvi che, quandopregate per noi, preghiate soprattutto perch Dio, al di sopra di ogni altra cosa, voglia proteggerci nellanostra salute, intendendo con ci la salute eterna. Per quanto invece si riferisce alla salute che si gode inquesta vita, faccia lui quel che conosce essere vantaggioso e a noi e alla sua Chiesa. Da lui infatti, che nostro maestro e pastore, anzi principe e capo dei pastori, ci siamo sentiti dire che non dobbiamo temerecoloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima6; e dalle parole del salmo abbiamoascoltato quella efficacissima orazione: Signore, non consegnarmi al peccatore in base al mio desiderio7. una brutta cosa infatti che uno venga consegnato al peccatore a motivo del suo desiderio. Ai peccatorifurono certo consegnati i martiri, furono consegnati gli apostoli di cui oggi celebriamo la festa, e prima diloro fu consegnato nelle mani dei peccatori il Signore dei martiri e degli apostoli.