Sant'Agostino - La Correzione e La Grazia (ITA)

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    LA CORREZIONE E LA GRAZIA

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    La correzione e la grazia

    LA CORREZIONE E LA GRAZIA

    [A VALENTINO E AI SUOI MONACI]

    Riflettete con ogni cura sulle questioni gi esaminate.

    1. 1. O fratello dilettissimo Valentino, e voi che insieme servite Dio,letta la missiva che la Carit vostra m'invi per mezzo del fratelloFloro e di coloro che in sua compagnia sono venuti presso di noi,resi grazie a Dio perch conobbi dalla vostra replica la pace cherealizzate nel Signore, l'accordo nella verit e l'ardore nella carit.Il Nemico ha macchinato la rovina di alcuni dei vostri, ma poichDio ha misericordia e con mirabile bont volge le insidie di quello inprofitto per i suoi servi, tutto ci servito piuttosto a questo, chenessuno di voi ha subto un danno peggiore, ma alcuni hannoricevuto una formazione migliore. Pertanto non necessarioritornare ancora una volta su tutti gli argomenti, poich ve liabbiamo fatti avere trattati a sufficienza in un libro completo; ecome l'avete accolto, lo rivelano le vostre parole di risposta.Tuttavia non pensate assolutamente che vi possa risultare chiarodopo una sola lettura. Perci se volete che esso vi riesca fruttuoso

    al massimo grado, non vi sia di peso di rendervelo del tuttofamiliare con il rileggerlo; facendo ci saprete coscienziosamente inche consistano le questioni alle quali viene incontro, per scioglierlee sanarle, un'autorit non umana in questo caso, ma divina. Dasimile autorit non dobbiamo distaccarci, se vogliamo raggiungerelo scopo a cui aspiriamo.

    La legge insegna il bene e il male, la grazia fa compiere ilbene.

    1. 2. Il Signore stesso poi non solo ci mostra da quale maledobbiamo staccarci e quale bene dobbiamo fare 1, che la sola

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    cosa che la lettera della legge pu realizzare, ma ci presta ancheaiuto per staccarci dal male e fare il bene, cosa che nessuno pusenza lo spirito della grazia. Ma se la grazia manca, ad un soloscopo presente la legge: a rendere colpevoli e ad uccidere. Per

    questo l'Apostolo dice: La lettera uccide, lo spirito invece vivifica2

    .Chi dunque usa in maniera legittima della legge 3, apprende da essail male e il bene, e senza fare affidamento sulle proprie capacitcerca rifugio nella grazia, per allontanarsi dal male e fare il benecon il suo aiuto. Ma chi cerca rifugio nella grazia, se non quando isuoi passi sono guidati dal Signore ed egli desidera seguire la suavia 4 ? Per questo anche desiderare l'aiuto della grazia gi iniziodella grazia; e di ci il Salmista afferma: E ho detto: Ora hocominciato; e questo cambiamento della destra dell'Eccelso5.

    Pertanto bisogna ammettere che noi possediamo il libero arbitrioper fare sia il bene che il male; ma nel fare il male ognuno liberodal vincolo della giustizia e servo del peccato 6; nel bene invecenessuno pu essere libero se non sar stato liberato da Colui cheha detto: Se sar il Figlio a liberarvi, allora sarete veramente liberi7. Eppure, quando uno stato liberato dalla dominazione delpeccato, non se ne deve concludere che non ha pi bisognodell'aiuto del suo Liberatore; anzi piuttosto, sentendosi dire: Senzadi me nulla potete fare8, sia lui stesso a chiedere: Sii il mio aiuto,non abbandonarmi9. E questa fede, che senza dubbio vera ecattolica e derivante dai Profeti e dagli Apostoli, mi rallegro diaverla trovata anche nel nostro fratello Floro; per cui bisognacorreggere piuttosto quelli che non lo comprendevano. Ma pensoche ormai, con la benevolenza del Signore, si siano senz'altrocorretti.

    Efficacia della preghiera.

    2. 3. Ma bisogna riuscire a capire la grazia di Dio che concessaper mezzo di Ges Cristo nostro Signore; per essa sola gli uominisono liberati dal male e senza di essa non possono assolutamentecompiere alcun bene n con il pensiero, n con la volont e l'amore,n con l'azione. E bisogna comprenderla non solo perch gli uominisappiano attraverso l'indicazione della grazia che cosa occorre fare,ma anche perch attraverso l'aiuto della grazia facciano con amorequello che ormai sanno. E' certo questa ispirazione della volont

    buona e dell'azione buona che l'Apostolo chiedeva per quelli ai qualidice: Ma noi preghiamo Dio perch non facciate nulla di male, nonper apparire noi stessi di virt provata, ma perch voi facciate ci

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    che bene10. Chi potrebbe udire ci senza svegliarsi e senzaconfessare che ci proviene dal Signore Iddio di allontanarci dal malee fare il bene? In effetti l'Apostolo non dice: Ammoniamo,ammaestriamo, esortiamo, rimproveriamo; ma dice: Preghiamo Dio

    perch non facciate nulla di male, bens ci che bene. E tuttaviarivolgeva loro le sue parole e faceva tutte quelle cose che hoelencato sopra: ammoniva, ammaestrava, esortava, rimproverava;per sapeva che non avevano efficacia tutte queste cose che eglipiantando ed innaffiando faceva all'aperto, se non esaudiva la suapreghiera in loro favore Colui che nascostamente fa crescere.Perch, come dice lo stesso Dottore delle Genti: N colui che piantan colui che innaffia qualche cosa, ma solo Dio che fa crescere11.

    Preghiamo che il Signore ci faccia compiere quello chebisogna.

    2. 4. Pertanto non s'illudano quelli che dicono: "Come mai ci vienepredicato ed ordinato di allontanarci dal male e di fare il bene, senon siamo noi a fare ci, ma il volerlo e l'operarlo in noi opera diDio?" 12. Anzi, cerchino piuttosto di comprendere che, se sono figlidi Dio, essi sono mossi dallo Spirito di Dio, affinch compiano ciche dev'essere compiuto e, quando hanno compiuto l'azione,

    rendano grazie a Colui da parte del quale sono stati mossi. Infattiessi sono mossi perch agiscano, non perch essi stessi nonfacciano niente; e per questo scopo viene mostrato ad essi che cosadebbano fare; cos, quando lo fanno come bisogna farlo, cio conl'amore e il piacere della giustizia, possono gioire di aver ricevuto ladolcezza che il Signore ha donato affinch la loro terra desse ilproprio frutto 13. Ma quando non lo fanno, o non compiendo affattoil bene o compiendolo senza l'impulso della carit, devono pregareper ricevere quello che ancora non hanno. Infatti che cosa avranno,se non ci che riceveranno? O che cosa hanno, se non ci chehanno ricevuto 14 ?

    Gli Apostoli davano precetti, biasimavano, pregavano.

    3. 5. "Dunque - dicono - quelli che ci dirigono si limitano aprescriverci ci che dobbiamo fare e preghino per noi affinch lofacciamo; ma non ci riprendano e non c'incolpino se non lo faremo".No, anzi, tutte queste cose devono essere fatte, perch gli Apostoli,dottori delle Chiese, le facevano tutte; prescrivevano quello cheandava fatto, riprendevano se non veniva fatto, e pregavano

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    perch si facesse. L'Apostolo d una prescrizione quando dice: Ognivostra azione sia fatta con carit15. Muove un rimprovero quandodice: Gi assolutamente un danno per voi avere liti gli uni con glialtri. Perch infatti piuttosto non tollerate qualche torto? Perch pi

    volentieri non sopportate una frode? Ma invece siete voi a fare deitorti, a ordire delle frodi, e questo ai vostri fratelli. O non sapeteforse che gli ingiusti non avranno possesso del regno di Dio?16.Ascoltiamolo anche quando prega: Il Signore vi moltiplichi e vifaccia abbondare in carit fra di voi e verso tutti17. Prescrive che siabbia carit; riprende, perch non si ha la carit; prega perch lacarit abbondi. O uomo, dal precetto impara che cosa tu deviavere; dal rimprovero impara che quello che non hai per colpatua; dalla preghiera impara da dove tu puoi ricevere ci che vuoi

    avere.

    Obiezione: "Se la volont preparata dal Signore, perchapplicare reprimende?".

    4. 6. "In qual maniera - dice - per colpa mia che non ho, sequello che non ho non l'ho ricevuto da Colui che l'unico a darlo,perch non c' assolutamente alcun altro da cui si possa avere undono di tal genere e tanto grande?". Lasciate, o fratelli miei, che io

    lotti almeno un poco non contro di voi, che avete un cuore retto neiconfronti di Dio, ma contro coloro che nutrono sentimenti terreni, oaddirittura contro gli stessi pensieri umani, in favore della veritdella grazia celeste e divina. Infatti cos dicono coloro che nelle loromalvagie opere non vogliono essere rimproverati dai sostenitori diquesta grazia: "Prescrivimi cosa io debba fare; e se lo far, rendiper me grazie a Dio che mi ha concesso di farlo; se non lo far, nonbisogna rimproverare me, ma bisogna pregare Colui perch dia ciche non ha dato, cio appunto l'amore fedele per Dio e il prossimo,grazie al quale si compiono i suoi precetti. Prega dunque per meperch io lo riceva e per mezzo di esso faccia di tutto cuore convolont buona quello che egli comanda. Ma giustamente io verreirimproverato, se non avessi questo amore per mia colpa, cio se iopotessi darmelo o prenderlo da me e non lo facessi, oppure se eglime l'offrisse e io non volessi riceverlo. Ma se anche la volontstessa preparata dal Signore 18, perch mi rimproveri quando vediche non voglio adempiere i suoi precetti e perch piuttosto non

    chiedi a lui di operare in me anche il volere?".

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    Con la misericordia del Signore il dolore della riprensionec'induce a correggerci.

    5. 7. A queste obiezioni rispondiamo: Se tu, chiunque sia, non

    adempi i precetti che ti sono gi noti e non vuoi essererimproverato, anche per questo sei da rimproverare, perch nonvuoi essere rimproverato. Infatti non vuoi che ti siano dimostrati ituoi difetti; non vuoi che essi siano colpiti producendo un dolore perte utile, che ti induca a cercare il medico; non vuoi essere mostratoa te stesso in modo che, vedendoti deforme, tu senta il bisogno dichi ti pu cambiare e lo supplichi di non farti rimanere in quellaturpitudine. Certamente colpa tua il fatto che sei malvagio e colpaancora maggiore non voler essere rimproverato per la tua

    malvagit. Si direbbe quasi che i difetti siano da lodarsi o damantenersi nell'indifferenza, senza elogiarli n vituperarli; o che iltimore dell'uomo che si visto ripreso non abbia alcuna efficacia, enemmeno la sua vergogna o la sua pena; al contrario, questo l'effetto che ottengono simili sentimenti, pungolando in manierasalutare: che si preghi il buon Dio e che i malvagi da rimproveraresi trasformino in buoni da lodare. Infatti ci desidera che sia fattoper lui chi non vuole essere ripreso e dice: "Prega piuttosto perme"; eppure bisogna rimproverarlo perch egli stesso preghi pers. Certo quel dolore per cui ingrato a se stesso, quando sentel'aculeo della riprensione, lo incita ad un desiderio di pi intensapreghiera; cosicch, grazie alla misericordia di Dio e aiutatodall'incremento della carit, smette di fare cose che richiamanovergogna e dolore e compie cose che richiamano lode e plauso.Questa l'utilit della riprensione, che viene usata con esitosalutare in grado ora maggiore ora minore in proporzione ai diversipeccati; e allora ha esito salutare, quando il Medico celeste le

    rivolge il suo sguardo. Infatti essa non giova se non quando fa sche uno si penta del suo peccato. E chi che concede ci, se nonColui che volse il suo sguardo all'apostolo Pietro mentre lorinnegava e lo fece piangere 19 ? Perci anche l'apostolo Paolo,dopo aver detto che se alcuni hanno convinzioni diverse, vannoripresi con modestia, di seguito aggiunge: Perch forse Dioconceder loro il pentimento affinch conoscano la verit, erinsaviranno liberandosi dai lacci del diavolo20.

    Non bisogna rifiutare n la riprensione, n la preghiera.

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    5. 8. Ma per quale motivo questi che non vogliono essere ripresidicono: "Dammi solo dei precetti e prega per me, perch io facciaci che tu prescrivi"? Perch piuttosto secondo il loro aberrantepensiero non rigettano anche questi due princpi e dicono: Io non

    voglio n che tu mi dia dei precetti n che tu preghi per me? Infatti forse possibile indicare un uomo che abbia pregato per Pietro,affinch Dio gli desse il pentimento grazie al quale pianse di averrinnegato il Signore? Quale uomo ci fu che erudisse Paolo neiprecetti divini riguardanti la fede cristiana? Se uno lo sentissementre predica il Vangelo e dice: Io faccio conoscere a voi che ilVangelo predicato da me non secondo l'uomo; e infatti io non l'horicevuto n l'ho appreso da un uomo, ma attraverso la rivelazionedi Cristo Ges21, gli si potrebbe rispondere: Perch ci infastidisci

    esortandoci a ricevere e ad apprendere da te ci che tu non hairicevuto n appreso dall'uomo? Colui che lo ha dato a te capace didarlo anche a noi cos come a te. Or dunque se non osano dire ci,ma lasciano che il Vangelo sia loro predicato da un uomo, benchesso possa essere dato all'uomo anche per un tramite diversodall'uomo, ammettano anche di dover essere ripresi dai lorosuperiori dai quali viene predicata la grazia cristiana. E con questonon s'intende negare che Dio anche senza alcuna ammonizioneumana possa correggere chi vuole e rivolgerlo alla salutaresofferenza del pentimento con la capacit del tutto occulta edonnipotente della sua medicina. Comunque non bisogna cessare dipregare per coloro che vogliamo si correggano, anche se il Signorerivolse il suo sguardo a Pietro e gli fece piangere il suo peccatosenza che nessun uomo pregasse per lui; e allo stesso modo nonbisogna trascurare la riprensione, bench Dio fa che si correggano,quelli che egli vuole, anche senza che siano mai stati ripresi.L'uomo si avvantaggia della riprensione quando gli presta piet e

    soccorso Colui che fa progredire chi vuole anche senza lariprensione. Ma per il fatto che alcuni sono chiamati ad emendarsiin un modo, altri in un altro ed altri infine in un altro ancora, indiverse ed innumerevoli maniere, guardiamoci bene dal dire che ilgiudizio debba appartenere all'argilla anzich al vasaio 22.

    Nell'uomo non rigenerato bisogna condannare il peccatooriginale.

    6.9. Essi sostengono:

    "LApostolo ammonisce: Chi infatti tidistingue? Cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai

    ricevuto, perch ti vanti come se non l'avessi ricevuto?23. Perch

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    dunque siamo vituperati, accusati, ripresi, incolpati? Che cosafacciamo, noi che non abbiamo ricevuto?". Quelli che dicono cos,vogliono apparire fuori di colpa pur non obbedendo a Dio; infattisicuramente anche l'obbedienza stessa un dono di Dio:

    inevitabile che la possieda quello che possiede la carit, ma questasenza dubbio proviene da Dio ed il Padre a darla ai figli suoi."Lobbedienza - dicono - noi non l'abbiamo ricevuta; perch maidunque siamo ripresi, come se potessimo darcela da noi stessi,mentre non possiamo darcela di nostro arbitrio?" 24. E non riflettonoche se non sono ancora rigenerati, c' una causa prima per la qualedebbono dispiacersi con se stessi quando vengono rimproverati perla loro inobbedienza a Dio, ed che Dio fece l'uomo retto quandoinizialmente lo cre, e non c' ingiustizia in Dio 25. Quindi la prima

    perversit che ci impedisce di ubbidire a Dio proviene dall'uomo,perch egli divenne perverso decadendo per la sua volont cattivadalla rettitudine nella quale Dio originariamente lo aveva creato. Oforse proprio per questo tale perversit non dovr essere ripresanell'uomo, perch non propria di colui che viene ripreso, macomune a tutti? Anzi: sia ripresa anche nei singoli perchappartiene a tutti; infatti non si potr dire che non appartiene ad undeterminato individuo perch nessun individuo ne immune. S,questi peccati originali sono detti estranei perch la singola creaturali trae dai genitori; ma non senza causa sono detti anche nostri,perch in quell'unico, come dice l'Apostolo, tutti peccarono26. Vadadunque il biasimo all'origine condannabile, cos che dal dolore delrimprovero sorga la volont della rigenerazione. Per questoavviene solo se quello che ripreso figlio della promessa, perchallora, mentre l'eco della rampogna si ripercuote e sferza dal difuori, Dio dal di dentro, per occulta ispirazione, opera in lui anche ilvolere. Ma chi ormai rigenerato e giustificato, se ricade di sua

    volont nella vita cattiva, costui non pu certo dire: "Non horicevuto", perch a causa del suo arbitrio, libero nei confronti delmale, ha perduto la grazia di Dio gi ricevuta. Ma se poi egli,avvertita salutarmente la trafittura della riprensione, piange e sivolge a opere buone simili alle precedenti ed anche migliori, alloraqui appare in maniera chiarissima l'utilit del rimprovero. Ma sia ono provocata dalla carit la riprensione per mezzo dell'uomo, inogni modo che essa giovi a chi viene ripreso unicamente opera diDio.

    Bisogna rimproverare anche il battezzato, se non persevera,perch forse Dio gli doner il pentimento.

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    6. 10. Ma costui che non vuole essere ripreso come pu direancora: "Che cosa ho fatto io, dal momento che non ho ricevuto?",se invece evidente che ha ricevuto e ha perduto per sua colpaquello che ha ricevuto? Egli sosterr: "Quando mi accusi perch

    dalla vita buona sono di nuovo scivolato in quella cattiva per miavolont, posso, s, posso continuare a dire: Che cosa ho fatto io, dalmomento che non ho ricevuto? Infatti ho ricevuto la fede che operaper mezzo dell'amore; per non ho ricevuto la perseveranza in essafino alla fine. O forse qualcuno oser dire che questa perseveranzanon un dono di Dio, ma che questo bene cos grande nostro?Allora l'Apostolo non potrebbe ripetere a chiunque lo possieda:Cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?27, perch chi lo possiedene sarebbe in possesso senza averlo ricevuto". Certo, non possiamo

    negare che di fronte a queste obiezioni anche la perseveranza cheprogredisce nel bene fino alla fine un grande dono di Dio, e chenon pu provenire se non da Colui di cui scritto: Ogni concessioneeccellente e ogni dono perfetto proviene dall'alto, discendendo dalPadre della luce28. Ma non perci bisogna trascurare la riprensionedi chi non ha perseverato, perch forse Dio gli conceder ilpentimento ed egli rinsavir liberandosi dai lacci del diavolo.Appunto per confermare l'utilit della riprensione l'Apostolo haenunciato questo concetto che ho gi ricordato: Correggendo conmodestia coloro che hanno convinzioni contrarie, perch forse Dioconceder loro il pentimento29. In effetti se diremo che questaperseveranza tanto lodevole e tanto felice appartiene all'uomosenza provenirgli da Dio, priviamo subito di ogni significato quelloche il Signore dice a Pietro: Io ho pregato per te, perch la tua fedenon venga meno30. Che era infatti quello che Cristo pregava perlui, se non la perseveranza fino alla fine? Ma se questa provenisseall'uomo dall'uomo, non dovrebbe certo essere richiesta a Dio.

    Inoltre quando l'Apostolo dice: Preghiamo Dio perch non facciatenulla di male31, senza dubbio chiede a Dio per loro laperseveranza. Infatti non si potr dire che non fa nulla di male chiabbandona il bene e non perseverando in esso si volge al male,invece di allontanarsene. Anche in quel passo ove dice: Rendograzie al mio Dio ogni volta che penso a voi, pregando per voi tutticon gioia in ogni mia preghiera, per la vostra comunione nelVangelo dal primo giorno fino ad ora; e confido proprio in ci, cheColui che ha iniziato in voi un'opera buona la porter a termine fino

    al giorno di Cristo Ges32, che cos'altro promette loro dallamisericordia di Dio se non la perseveranza nel bene fino alla fine? E

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    ugualmente quando dice: Epafra, che dei vostri, servo di CristoGes, vi saluta, sempre lottando per voi nelle preghiere, affinchrestiate perfetti e completi in ogni volont di Dio33, che significa:affinch restiate, se non : affinch perseveriate? Per questo del

    diavolo detto: Non rest nella verit34

    , perch fu in essa, ma nonvi rimase. Ora quelli di sicuro erano gi stabilmente nella fede, equando preghiamo che colui che stabilmente, stabilmente sia, nonpreghiamo nient'altro se non che perseveri. Parimenti l'apostoloGiuda, quando dice:A Colui che ha il potere di preservarvi senza

    peccare e porvi irreprensibili al cospetto della sua gloria in letizia35,non dimostra forse nella maniera pi chiara che dono di Dioperseverare nel bene fino alla fine? Che cos'altro infatti ci donerColui che ci preserva senza peccare, per porci irreprensibili al

    cospetto della sua gloria in letizia, se non la buona perseveranza? Eche significa quello che leggiamo negliAtti degli Apostoli: Le Gentiudendo si rallegrarono ed accettarono la parola del Signore, e tuttiquanti erano preordinati alla vita eterna credettero36 ? Chi hapotuto essere preordinato alla vita eterna se non attraverso il donodella perseveranza, dal momento che chi avr perseverato sino allafine, questo sar salvo37 ? Di quale salvezza si parla, se non diquella eterna? D'altra parte quando nella preghiera domenicalediciamo a Dio Padre: Sia santificato il tuo nome38, che cos'altrovogliamo esprimere se non che il suo nome sia santificato in noi? Equando ci sia stato effettuato attraverso il lavacro dellarigenerazione, per quale motivo i fedeli continuano ogni giorno adinvocarlo, se non perch ci sia da parte nostra la perseveranza inci che stato realizzato in noi? Infatti anche il beato Ciprianointende cos; illustrando appunto questa preghiera scrive: Diciamo:"Sia santificato il nome tuo", non perch auguriamo a Dio di veniresantificato dalle nostre preghiere, ma perch richiediamo da Dio

    che il suo nome sia santificato in noi. E d'altronde da chi pu esseresantificato Dio, se lui che santifica? Ma poich egli ha detto:"Siate santi, perch anchio sono santo"39, questo chiediamo e

    preghiamo, che noi che siamo stati santificati nel battesimoperseveriamo in quello che abbiamo cominciato ad essere40. Ecco,cos pensa quel martire gloriosissimo: in queste parole i fedeli diCristo chiedono ogni giorno di perseverare in quello che hannocominciato ad essere. Senza che nessuno ne possa dubitare,chiunque prega il Signore di farlo perseverare nel bene confessa

    che tale perseveranza un dono suo.

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    Perch riprendere chi non ha ricevuto il dono dellaperseveranza?

    7. 11. Eppure anche se le cose stanno cos, riprendiamo, e

    giustamente li riprendiamo, coloro che dopo essere vissuti nel benenon vi hanno perseverato. Essi hanno fatto certo di propria volontil cambiamento da una vita buona a una cattiva, e per questo sonodegni di riprensione; e se la riprensione non giover loro a nulla,ma vorranno perseverare in una vita dissoluta fino alla morte, sonodegni anche della condanna divina in eterno. E se non hanno scusaora, quando dicono: "Perch siamo ripresi?", non avranno scusaallora, quando diranno: Perch siamo condannati, dal momento chenon abbiamo ricevuto la perseveranza per restare nel bene e quindi

    dal bene siamo tornati al male? Con simile discolpa, in nessunmodo si potranno sottrarre alla giusta condanna. Infatti, la veritstessa a dirlo, nessuno si libera dalla condanna provocata daAdamo se non per mezzo della fede in Ges Cristo; ma neppure silibereranno da questa condanna quelli che potranno dire di nonaver udito il Vangelo di Cristo, perch la fede deriva dall'aver udito41. Allora tanto meno se ne potranno liberare quelli che hannointenzione di dire: Non abbiamo ricevuto la perseveranza.Logicamente sembra pi giusta la scusa di chi lamenta: Nonabbiamo ricevuto la possibilit di udire, piuttosto che quella di chiafferma: Non abbiamo ricevuto la perseveranza. Infatti si pu dire:Uomo, se avessi voluto, tu avresti potuto perseverare in quello cheavevi udito e seguito; ma in nessun modo si pu dire: Se avessivoluto, avresti potuto credere in quello che non avevi udito.

    Gli uomini si salvano solo per la grazia assolutamentegratuita.

    7. 12. Dunque ci sono alcuni che non hanno udito il Vangelo ed altriche, pur avendolo udito ed essendone stati cambiati in meglio, nonhanno ricevuto la perseveranza; altri ancora udirono s il Vangelo,ma non vollero venire a Cristo, cio credere in lui, perch egli hadetto: Nessuno viene a me, se non gli stato dato dal Padre mio42.Infine si d il caso di quelli che per l'et infantile non poteronocredere, ma avrebbero potuto essere sciolti dalla colpa originalesolo dal lavacro della rigenerazione, tuttavia sono morti senzaaverlo ricevuto e sono periti. Ebbene, tutti costoro non sono statidifferenziati da quella massa che si sa essere stata condannata,perch tutti vanno alla condanna a causa di uno solo. Ma quelli che

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    vengono differenziati da questa massa non lo sono per i loro meriti,ma per la grazia del Mediatore, cio sono giustificati gratuitamentenel sangue del secondo Adamo. Pertanto, quando ci sentiamo dire:Chi infatti ti distingue? Cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E

    se l'hai ricevuto, perch ti vanti come se non l'avessi ricevuto?43

    ,dobbiamo comprendere che nessuno pu essere differenziato daquella massa di perdizione che stata provocata dal primo Adamo,eccetto colui che possiede questo dono; e questo dono, chiunquesia ad averlo, lo ha ricevuto per grazia del Salvatore. Questatestimonianza apostolica tanto fondamentale che il beatoCipriano, scrivendo a Quirino, la tratta proprio sotto il capitolo in cuidice: In niente bisogna gloriarsi, perch niente nostro44.

    Gli eletti per grazia si salvano con assoluta certezza.

    7. 13. Dunque a tutti quelli che sono stati differenziati dallacondanna originale per questa generosit della grazia divina, vienesicuramente concesso anche l'ascolto del Vangelo; e quando loodono, essi credono e perseverano fino alla fine nella fede cheopera attraverso la carit45. Se poi talvolta deviano, ripresi siemendano, e alcuni di essi tornano sulla via che avevanoabbandonato perfino senza aver subto alcun rimprovero dai loro

    simili. Altri addirittura, ricevuta la grazia, una morte tempestiva lisottrae ai pericoli di questa vita qualunque sia la loro et. Tuttiquesti effetti li opera in costoro chi fece di essi dei vasi dimisericordia e li scelse nel Figlio suo prima della creazione delmondo per elezione di grazia. Ma se per grazia, allora non per leopere; altrimenti la grazia non pi grazia46. Infatti non chesiano stati chiamati, ma non eletti, in conformit all'affermazione:Molti sono i chiamati, pochi gli eletti47. Al contrario, poich sonostati chiamati secondo il decreto, certo sono stati anche eletti perelezione della grazia, come stato detto, e non per un'elezionedovuta a meriti precedenti, perch la grazia tutto il loro merito.

    Nessuno dei predestinati perisce.

    7. 14. Di questi dice l'Apostolo: Sappiamo che Dio coopera in ognicosa al bene per coloro che lo amano e sono stati chiamati secondoil decreto; perch quelli che egli conobbe precedentemente, li

    predestin anche ad essere conformi all'immagine del Figlio suo,affinch egli sia primogenito tra molti fratelli. Ma quelli che ha

    predestinato, li ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha

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    anche giustificati; e quelli che ha giustificati li ha anche glorificati48.Fra questi nessuno perisce, perch tutti sono stati eletti. Ma sonostati eletti perch sono stati chiamati secondo il decreto: un decretoche non appartiene a loro, ma a Dio; di esso in un altro passo si

    dice:Affinch il decreto di Dio restasse secondo una libera scelta,non derivante dalle opere, ma dal volere di colui che chiama, le fudetto: Il maggiore servir il minore49; e altrove : Non secondo lenostre opere, ma secondo il suo decreto e la sua grazia50. Quandodunque udiamo: Ma quelli che ha predestinato li ha anche chiamati,li dobbiamo riconoscere come chiamati secondo il decreto, perchquel passo comincia dicendo: Egli coopera in ogni cosa al bene percoloro che sono stati chiamati secondo il decreto; e poi continua:

    perch quelli che egli conobbe precedentemente, li predestin

    anche ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinch eglisia primogenito tra molti fratelli; premesso tutto ci aggiunge: Maquelli che ha predestinato, li ha anche chiamati. Dunque vuole fareintendere che essi sono quelli che ha chiamato secondo il decreto, el'espressione del Signore: Molti sono i chiamati, pochi gli eletti51non deve indurci a pensare che fra di essi ve ne siano alcunichiamati e non eletti. Infatti tutti gli eletti sono stati senza dubbioanche chiamati; ma non tutti i chiamati sono stati per conseguenzaeletti. Dunque gli eletti sono quelli chiamati secondo il decreto,come abbiamo spesso affermato, cio quelli che erano stati anchepredestinati e conosciuti in precedenza. Se qualcuno di questiperisce, Dio che s'inganna; ma nessuno di essi perisce, perchDio non s'inganna. Se qualcuno di questi perisce, Dio che vintodalla malizia umana; ma nessuno di essi perisce, perch Dio non vinto da nessuna cosa. Sono stati eletti per regnare con Cristo, enon nella maniera in cui fu eletto Giuda per la funzione a cui egli siconfaceva. S, certo egli fu eletto da Colui che sa usare a fin di bene

    anche dei malvagi, perch attraverso la sua opera colpevole sicompisse quella venerabile al cui scopo Cristo in persona eravenuto. Dunque quando sentiamo: Non sono stato forse io ascegliere voi dodici? E uno di voi un diavolo52, dobbiamointendere che quelli erano stati eletti attraverso la misericordia,l'altro attraverso il giudizio; quelli per ottenere il suo regno, l'altroper spargere il suo sangue.

    La voce degli eletti.

    7. 15. Giustamente si innalza la voce degli eletti al regno: Se Dio per noi, chi sar contro di noi? Colui che non ha risparmiato il

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    proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, come pu essereche non ci abbia donato anche ogni cosa insieme con lui? Chi leveraccusa contro gli eletti di Dio, Dio che giustifica? Chi li condanna?Cristo, che morto, anzi che risuscitato, che alla destra di Dio e

    intercede per noi?53

    . Ma se essi hanno ricevuto il dono di unaperseveranza tanto energica fino alla fine, proseguano col dire: Chici separer dall'amore di Cristo? la tribolazione? l'angoscia? la

    persecuzione? la fame? la nudit? il pericolo? la spada? Come stascritto: Perch per causa tua siamo mandati a morte per tutto ilgiorno, siamo considerati come pecore da macello. Ma in tuttoquesto noi stravinciamo per mezzo di Colui che ci ha amati. Infattisono certo che n la morte, n la vita, n angelo, n principato, nil presente, n l'avvenire, n la potenza, n l'altezza, n la

    profondit, n altra creatura ci potr separare dall'amore di Dio,che in Cristo Ges nostro Signore54.

    Molti i chiamati, pochi gli eletti.

    7. 16. Sono questi che si vogliono indicare a Timoteo, nel passo incui, dopo aver detto che Imeneo e Fileto sovvertono la fede dialcuni, subito aggiunto: Ma il fondamento posto da Dio sta saldo,e ha questo suggello: Il Signore conosce quelli che sono suoi55. La

    fede di questi, che opera con amore56, o proprio non viene meno, ose si verifica il caso che ad alcuni venga meno, recuperata primache questa vita abbia fine e, una volta cancellata l'ingiustizia cheera intercorsa, viene loro attribuita la perseveranza fino alla fine.Ma quelli che non riusciranno a perseverare e dopo essere percidecaduti dalla fede e dalla condotta cristiana saranno colti dalla finedi questa vita in simile condizione, senza alcun dubbio non devonoessere annoverati nel numero degli eletti, neppure per quel periodoche hanno vissuto nella bont e nella piet. Infatti la prescienza e lapredestinazione di Dio non sono intervenute a differenziarli dallamassa di perdizione; quindi non sono stati chiamati secondo ildecreto e per questo neppure eletti. Essi appartengono a queichiamati dei quali detto: Molti i chiamati, e non a quelli dei quali detto invece: ma pochi gli eletti. E tuttavia chi potrebbe negare cheessi siano eletti, quando credono, sono battezzati e vivono secondoDio? Evidentemente sono chiamati eletti da coloro che non sannoche cosa devono diventare, non da Chi consapevole che essi non

    hanno la perseveranza che conduce gli eletti alla vita beata; egli sache costoro adesso si reggono, tuttavia vede gi nella suaprescienza che cadranno.

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    Perch ai non eletti non viene data la perseveranza? Ilgiudizio di Dio imperscrutabile, ma giusto.

    8. 17. A questo punto, se mi si dovesse chiedere perch Dio non d

    la perseveranza a coloro ai quali ha dato la carit per viverecristianamente, rispondo che io non lo so. Io infatti non conarroganza, ma riconoscendo il mio limite, ascolto l'Apostolo chedice: O uomo, chi sei tu per rispondere a Dio?57 e: O profonditdelle ricchezze di sapienza e di scienza di Dio! Quantoimperscrutabili sono i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie!58.Rendiamo dunque grazie per quanto egli si degna di manifestarcidei suoi giudizi; ma per quanto ce ne nasconde non mormoriamocontro le sue decisioni, ma riteniamo che anche ci sia per noi

    estremamente salutare. Ma chiunque tu sia, nemico della grazia,che rivolgi quella domanda, tu stesso che ne dici? C' di buono ilfatto che non neghi di essere cristiano e ti vanti di essere cattolico.Se tu dunque confessi che dono di Dio perseverare nel bene finoalla fine, penso che tu non sai, esattamente come me, perchquello riceva tale dono e l'altro non lo riceva, e nessuno di noi duequi pu penetrare gli imperscrutabili disegni di Dio. Al contrario setu pensi: il fatto che ciascuno perseveri o no nel bene riguarda illibero arbitrio dell'uomo (e questo tu lo sostieni non in accordo conla grazia di Dio, ma contro di essa) e se uno persevera non Dioche glielo concede, ma lo realizza la volont umana, allora che cosaescogiterai contro le parole di Colui che dice: Ho pregato per te,Pietro, perch la tua fede non venga meno59 ? Oserai forsesostenere che anche malgrado la preghiera di Cristo perch nonvenisse meno la fede di Pietro, essa sarebbe venuta meno lo stessose Pietro avesse voluto, cio se non avesse voluto che essaperseverasse fino alla fine? Come se Pietro in qualche modo

    potesse volere qualcosa di diverso da ci che Cristo pregava cheegli volesse! Chiunque capisce che la fede di Pietro sarebbe peritanel momento in cui fosse venuta meno la volont per la quale egliera fedele, e che sarebbe restata, se la volont stessa si fosseconservata. Ma poich la volont preparata dal Signore60, lapreghiera di Cristo per lui non poteva essere inefficace. Quandodunque ha pregato che la fede di Pietro non venisse meno, checos'altro ha pregato se non che avesse nella fede una volontassolutamente libera, forte, invitta, perseverante? Ecco in qual

    modo si difende secondo la grazia di Dio e non contro di essa lalibert del volere. Non sicuramente con la libert che la volontumana consegue la grazia, ma piuttosto con la grazia che

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    consegue la libert, insieme a una dilettevole stabilit e a unainvincibile fortezza per perseverare.

    Per il fatto desta in noi molta meraviglia.

    8. 18. S, strano, ed anche molto strano, il fatto che Dio non donila perseveranza a certi suoi figli che ha rigenerato in Cristo, ai qualiha donato la fede, la speranza, l'amore; eppure perdona delittitanto grandi a figli altrui e dispensando loro la grazia li rende figlisuoi! Chi non se ne meraviglierebbe? Chi non si stupirebbeprofondissimamente? Ma anche quest'altra cosa non meno strana,e tuttavia vera, e cos lampante che nemmeno gli stessi nemicidella grazia di Dio sono capaci di trovare il mezzo di negarla: alcuni

    figli di suoi amici, cio di fedeli rigenerati e buoni, se escono daquesta terra da bambini senza battesimo, li esclude dal regno suonel quale manda invece i genitori. Eppure se avesse voluto,avrebbe potuto procurare loro la grazia di questo lavacro, dato cheogni cosa in suo potere. E al contrario fa pervenire in mano dicristiani alcuni figli di nemici suoi e per mezzo del lavacro liintroduce nel regno cui restano estranei i genitori; di loro propriavolont questi ultimi bambini non hanno meritato in alcun modo nelbene, come i primi in alcun modo nel male. Certo sicuramente in

    questo caso i giudizi di Dio non possono essere n vituperati npenetrati, perch sono giusti e profondi; e un giudizio del genere quello sulla perseveranza, di cui stiamo trattando. Dunque su gli unie su gli altri esclamiamo: O profondit delle ricchezze di sapienza edi scienza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i tuoi giudizi!61.

    Noi non possiamo penetrare le vie ininvestigabili delSignore.

    8. 19. E non meravigliamoci se noi non possiamo investigare le suevie impenetrabili. Non voglio nemmeno parlare di altri doniinnumerevoli che sono assegnati ad alcuni e ad altri no da parte delSignore Iddio, presso il quale non esistono riguardi personali 62.Questi doni non vengono attribuiti per i meriti della volont, e fra diessi si trovano ad esempio la rapidit, la forza, la buona salute, labellezza fisica, l'ingegno fuori dal comune, le attitudini naturalidell'intelletto e svariate arti, oppure ci sono doni chesopravvengono all'uomo dall'esterno, come la ricchezza, la nobilt,gli onori e tutte le altre cose di tal genere: che uno le possieda esclusivamente in potere di Dio. E non soffermiamoci poi nemmeno

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    sul battesimo dei bambini (eppure nessuno di loro potr dire cheesso non appartenga, come i doni gi nominati, al regno di Dio).Per quale motivo a questo bambino concesso e a quello no, setanto l'una che l'altra soluzione in potere di Dio e senza quel

    sacramento nessuno entra nel regno di Dio? Ma io voglio tacere ditutto questo e lasciarlo da parte: i fratelli dissenzienti prendano inesame solo la categoria di individui di cui si tratta qui; infatti ilnostro problema riguarda coloro che non hanno la perseveranzanella bont, ma muoiono proprio quando la loro volont buonapassa dal bene al male. Rispondano, se possono: perch Dio non liha strappati dai pericoli di questa vita allora, quando vivevano confede e piet, affinch la malizia non mutasse la loro mente e lafrode non traesse in errore le loro anime 63 ? Forse ci non era in

    suo potere o ignorava i loro futuri peccati? Assolutamente nessunadelle due ipotesi pu essere avanzata se non a costo della massimaperversit e follia. Perch allora non lo fece? Rispondano questi checi deridono quando esclamiamo: Quanto imperscrutabili sono i suoigiudizi e impenetrabili le sue vie!64. Allora, o non vero che Dioconcede questo dono a chi vuole, oppure mente quel passo dellaScrittura che sulla morte per cos dire immatura dell'uomo giustodice: Egli fu rapito perch la malizia non mutasse la sua mente o lafrode non traesse in errore la sua anima65. Perch dunque Dio dad alcuni e non ad altri un cos grande beneficio? Eppure in lui non iniquit n vi sono riguardi personali, mentre in suo potere farrimanere ciascuno quanto vuole in questa vita, che stata definitauna prova sulla terra 66. Dunque sono costretti ad ammettere cheper l'uomo un dono di Dio mettere fine a questa vita prima dicambiare dal bene al male; ma perch ad alcuni lo conceda e adaltri no, lo ignorano; allora alla stessa maniera ammettano insiemecon noi che secondo le Scritture, dalle quali ho gi tratto numerose

    testimonianze, la perseveranza nel bene un dono di Dio; e perchad alcuni sia concesso e ad altri no, si contentino d'ignorarloinsieme con noi senza mormorare contro Dio.

    Quelli che non ricevono la perseveranza non sono veramentefigli di Dio.

    9. 20. E non lasciamoci impressionare dal fatto che Dio nonconcede questa perseveranza a certi suoi figli. Nemmeno

    lontanamente infatti potrebbe accadere cos, se essi appartenesseroa quei predestinati e chiamati secondo il decreto, che veramentesono figli della promessa. Gli altri sono chiamati figli di Dio quando

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    vivono piamente; ma poich in seguito vivranno empiamente emorranno in questa empiet, questi non possono essere chiamatifigli di Dio dalla prescienza divina. Infatti sono figli di Dio alcuni chenon lo sono ancora per noi e lo sono gi per Dio, e di questi dice

    l'evangelista Giovanni: Ges doveva morire per la sua nazione, enon soltanto per la sua nazione, ma anche per raccogliere in unit ifigli di Dio dispersi67. Essi sarebbero diventati figli di Dio quandoavessero cominciato a credere grazie alla predicazione del Vangelo;e tuttavia prima che ci avvenisse, essi erano gi figli di Dio iscrittinell'irremovibile stabilit della memoria del Padre loro. E ci sonoancora alcuni, che sono detti figli di Dio da noi per la grazia ricevutasia pure temporaneamente, ma che non lo sono per Dio, e di essidice lo stesso Giovanni: Sono usciti di fra noi, ma non erano dei

    nostri, perch se fossero stati dei nostri, sarebbero rimastisenz'altro con noi68. Non dice: Uscirono di fra noi, ma poich nonrimasero con noi, ormai non sono pi dei nostri; dice invece:Uscirono di fra noi, ma non erano dei nostri; cio anche quandosembravano essere fra noi, non erano dei nostri. E come se uno glidicesse: E da che cosa lo argomenti? Egli continua: Perch sefossero stati dei nostri, sarebbero rimasti senz'altro con noi. Questesono le parole dei figli di Dio: parla Giovanni, gi collocato in unposto eminente fra i figli di Dio. Quando dunque i figli di Dio diconodi coloro che non hanno ricevuto la perseveranza: Sono usciti di franoi, ma non erano dei nostri, e aggiungono:perch se fossero statidei nostri, sarebbero rimasti senz'altro con noi, che altro dicono senon questo: Non erano figli, anche quando erano nella condizione enel nome di figli? E non lo erano non perch simularono la giustizia,ma perch non rimasero in essa. Infatti non dice: Effettivamente sefossero stati dei nostri, avrebbero mantenuto senz'altro con noi unagiustizia vera e non simulata; al contrario afferma: Se fossero stati

    dei nostri, sarebbero rimasti senz'altro con noi. Fuor da ogni dubbioegli voleva che essi restassero nel bene. E c'erano nel bene, mapoich non vi rimasero, cio non perseverarono fino alla fine, nonerano - dice - dei nostri, anche quando erano con noi; cio nonerano nel numero dei figli, anche quando erano nella fede dei figli,perch quelli che sono figli veramente furono conosciuti inprecedenza e predestinati ad essere conformi all'immagine delFiglio suo, e sono stati chiamati secondo il decreto per essere eletti.Infatti non perisce il figlio della promessa, ma il figlio della

    perdizione 69.

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    Quelli che non ricevono la perseveranza non sono chiamatisecondo il decreto.

    9. 21. Dunque questi appartennero alla moltitudine dei chiamati,

    ma non furono del piccolo numero degli eletti. Non si potr direallora che Dio non dette la perseveranza ai suoi figli predestinati:infatti anche i primi l'avrebbero avuta se fossero stati nel numerodei figli; e che cosa avrebbero avuto, che non avessero ricevuto,secondo l'espressione veritiera dell'Apostolo 70 ? E perci sarebberostati dati al Figlio Cristo figli tali secondo quanto egli dice al Padre:Che tutto quello che mi desti non perisca, ma abbia vita eterna71.Da qui si comprende che sono dati a Cristo quelli che sono statiordinati per la vita eterna. Essi appunto sono i predestinati e

    chiamati secondo il decreto, e di essi nessuno perisce. E percinessuno di essi incontra la fine di questa vita dopo un cambiamentodal bene al male, perch egli stato ordinato cos e dato a Cristoper questo, affinch non perisca, ma ottenga la vita eterna. Einoltre quelli che chiamiamo suoi nemici o i figli ancora piccoli deisuoi nemici, quanti di essi egli ha intenzione di rigenerare perchfiniscano questa vita nella fede che opera per amore 72, ancor primache ci avvenga sono figli suoi in quella predestinazione e sonostati dati a Cristo Figlio suo affinch non periscano, ma ottengano lavita eterna.

    Quelli che non rimasero nella parola di Cristo non sonoveramente suoi discepoli.

    9. 22. Infine il Salvatore dice ancora: Se rimarrete nella mia parola,sarete veramente miei discepoli73. Forse che fra di questi bisognercalcolare Giuda, che non rimase nella parola del Signore? Forse chetra questi bisogner calcolare anche coloro dei quali parla il

    Vangelo, nel passo in cui, dopo che il Signore ebbe raccomandato dimangiare la sua carne e di bere il suo sangue, l'Evangelista dice:Queste cose disse, insegnando nella Sinagoga, in Cafarnao. Alloramolti dei discepoli nell'ascoltarlo dissero: E' duro questo discorso,chi lo pu ascoltare? Ma Ges, sapendo in se stesso che i suoidiscepoli mormoravano di ci, disse loro: Questo vi scandalizza? Eallora se vedrete il Figlio dell'uomo salire dove era prima? E' lospirito che vivifica, la carne invece non giova a nulla. Le parole cheio ho detto a voi, sono spirito e vita. Ma ci sono alcuni fra di voi chenon credono. Infatti Ges sapeva fin dall'inizio chi fossero quelli checredevano e chi lo avrebbe tradito; e diceva: Per questo dissi a voi

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    che nessuno viene a me, se non gli stato dato dal Padre mio. Inseguito a queste parole molti dei suoi discepoli si allontanarono enon andarono pi con lui74. Forse che non sono chiamati discepolianche questi, se lo dice il Vangelo? E tuttavia non erano veramente

    discepoli, perch non rimasero nella parola del Signore, secondo ilpasso che afferma: Se rimarrete nella mia parola, sarete veramentemiei discepoli. Dunque poich non ebbero la perseveranza, comenon furono veramente discepoli di Cristo, cos neppure furonoveramente figli di Dio, anche quando sembrava che lo fossero e nericevevano il nome. Dunque noi chiamiamo eletti, discepoli di Cristoe figli di Dio, perch cos bisogna chiamarli, quelli che scorgiamovivere nella piet dopo la rigenerazione; ma sono veramente quelloche il loro appellativo dichiara solo se rimangono nello stato per il

    quale ricevono tale appellativo. Se invece non hanno laperseveranza, cio non rimangono nello stato in cui hannocominciato ad essere, il loro appellativo non dato secondo verit,perch sono chiamati cos senza esserlo: infatti essi non lo sonopresso Colui al quale noto quello che saranno, cio malvagi dopoessere stati buoni.

    I chiamati secondo il decreto sono gi glorificati.

    9. 23. Per questo, dopo che l'Apostolo ha detto: Sappiamo che Diocoopera in ogni cosa al bene per coloro che lo amano, sapendo chetaluni amano Dio e non permangono in questo bene fino alla finesubito aggiunge:per coloro che sono stati chiamati secondo ildecreto75. Questi ultimi infatti rimangono fino alla fine nello stato diamore verso Dio; e quelli che per un certo tempo ne deviano viritornano, per restare fino alla fine nel bene in cui avevano iniziatoad essere. E per dimostrare che cosa significhi essere chiamatisecondo il decreto, subito aggiunge quello che ho gi citato: Perchquelli che egli conobbe precedentemente, li predestin anche adessere conformi all'immagine del Figlio suo, affinch egli sia

    primogenito tra molti fratelli; ma quelli che ha predestinato li haanche chiamati, cio secondo il decreto, e quelli che ha chiamati liha anche giustificati; e quelli che ha giustificati li ha ancheglorificati76. Tutte queste azioni sono state gi compiute: conobbe

    precedentemente, predestin, chiam, giustific, perch tutti ormaisono stati conosciuti e predestinati, e molti gi chiamati e

    giustificati. Ci che invece pone per ultimo: li ha anche glorificati,non ancora avvenuto (perch qui bisogna intendere quella gloriadella quale lo stesso Apostolo dice: Quando Cristo, vita vostra,

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    apparir, allora anche voi apparirete in gloria con lui77 ). Perquanto, anche quelle due azioni, cio: chiam e giustific, non sisono realizzate in tutti coloro ai quali sono riferite: infatti fino allafine del mondo molti devono ancora essere chiamati e giustificati.

    Tuttavia sono state usate espressioni al passato anche su coseancora da avvenire, come se Dio avesse gi realizzato quelle cose ilcui adempimento ha disposto fino dall'eternit. Perci il profetaIsaia dice di lui: Colui che fece le cose che avverranno78. Dunquetutti quelli che sono stati conosciuti fin da prima nella disposizionesommamente previdente di Dio, che sono stati predestinati,chiamati, giustificati, glorificati, non dico quando ancora non sonorinati, ma quando ancora non sono nemmeno nati, gi sono figli diDio, e assolutamente non possono perire. Questi veramente

    vengono a Cristo, perch vengono nel modo che dice egli stesso:Tutto ci che il Padre mi d, verr a me; e colui che viene a me, ionon lo caccer fuori79. E poco dopo aggiunge: Questa la volontdel Padre che mi mand, che io non perda niente di ci che egli midette80. Da lui dunque data anche la perseveranza nel bene sinoalla fine, e non viene data se non a quelli che non periranno, perchquelli che non perseverano periranno.

    Anche gli errori sono di giovamento agli eletti.

    9. 24. Per quelli che hanno un tale modo di amarlo, Dio coopera inogni cosa al bene, proprio in tutte le cose, fino a tanto che se anchealcuni di loro deviano ed escono di carreggiata, perfino un fattosimile lo rivolge al loro bene, perch tornano pi umili e meglioammaestrati. Infatti imparano che proprio nella via giusta essidebbono esultare con tremore, non arrogandosi la fiducia dipermanere nel bene come se ci venisse dalla loro propria capacit,e senza dire nella loro prosperit: Non vacilleremo in eterno 81. E'per questo che ad essi detto: Servite il Signore nel timore, edesultate in lui con tremore, perch una volta o l'altra il Signore nonsi adiri e voi vi perdiate dalla giusta via82. E non dice infatti: Nonveniate alla giusta via, ma: e perch voi non vi perdiate dalla giustavia, volendo dimostrare solo questo: coloro che gi camminanonella giusta via sono ammoniti a servire Dio nel timore, cio a noninorgoglire, ma ad avere timore 83. Il che significa: Noninsuperbiscano, ma siano umili, per cui anche altrove dice: Non

    presumendo grandezze, ma piegandovi alle cose umili

    84

    . Esultino inDio, ma con tremore, senza gloriarsi in nulla, dato che nulla nostro, cosicch chi si gloria si glori nel Signore 85; e tutto perch

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    non si perdano dalla giusta via nella quale gi hanno cominciato acamminare, con l'attribuire a se stessi appunto il fatto di trovarsi inessa. Queste parole le ha usate anche l'Apostolo, quando dice:

    Adoperatevi alla vostra salvezza con timore e tremore; e

    dimostrando perch devono farlo con timore e tremore: E' Dioinfatti- afferma - che opera in voi il volere e l'operare, secondo lesue intenzioni86. Infatti non aveva questo timore e tremore coluiche diceva nella sua prosperit: Non vaciller in eterno87. Mapoich era figlio della promessa, non della perdizione, quando Diolo abbandon appena un poco speriment cosa fosse egli stesso edisse: Signore, nella tua volont prestasti al mio onore la potenza;ma distogliesti da me il tuo volto e io sono stato confuso88. Eccoche maggiormente ammaestrato e perci anche pi umile,

    mantenne la via perch ormai scorgeva e ammetteva che nella suavolont Dio aveva prestato al suo onore la potenza; al contrariofinch attribuiva ci a se stesso e in questa prosperit che gli avevaprestato Dio confidava in s invece di confidare in Colui che l'avevaprestata, diceva: Non vaciller in eterno. Dunque venne confusoperch ritrovasse se stesso e con saggia umilt apprendesse in chibisogna riporre la speranza non solo della vita eterna, ma anchedella condotta pia e della perseveranza in questa vita. Questeparole avrebbero potuto essere dell'apostolo Pietro; in realt ancheegli disse nella sua prosperit: Dar per te la mia vita89,attribuendo a se stesso con troppa fretta quello che gli dovevaessere poi largito dal Signore. E il Signore distolse il suo volto da luied egli fu confuso, cos che ebbe paura di morire per Cristo e lorinneg tre volte. Ma poi il Signore rivolse ancora il suo viso a lui edegli lav la sua colpa con le lacrime. Che altro significa infatti che loguard90, se non che rivolse a lui il volto che per un poco avevadistolto da lui? Dunque aveva subto il turbamento, ma poich

    impar a non confidare in se stesso, anche questa esperienza glitorn in bene per azione di Colui che coopera in ogni cosa al beneper coloro che lo amano91; infatti egli era stato chiamato secondo ildecreto, cosicch nessuno poteva strapparlo dalle mani di Cristo acui era stato dato.

    La riprensione necessaria, ma va applicata con amoreperch nessuno sa se il biasimato sia un eletto.

    9.25. Nessuno dunque dica che non bisogna riprendere chi escedalla via giusta, ma solo richiedere per lui al Signore il ritorno e la

    perseveranza; nessuno che sia avveduto e fedele dica ci. Se infatti

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    questo stato chiamato secondo il decreto, fuor di dubbio Diocoopera al suo bene anche attraverso il rimprovero. Ma poichquello che lo riprende non conosce se egli sia stato chiamato in talmodo, faccia con amore quello che sa di dover fare; infatti sa che

    se uno ha deviato deve essere ripreso, e poi Dio praticher su di luio la sua misericordia o il suo giudizio. Sar certo la misericordia, secolui che ripreso stato sceverato dalla massa di perdizione dallagenerosit della grazia e non tra i vasi d'ira che sono staticostruiti per la perdizione, ma tra i vasi di misericordia che Dioapprest per la gloria 92; sar invece un giudizio, se egli fucondannato ad essere tra i vasi d'ira e non predestinato tra i vasi dimisericordia.

    Problema della mancata perseveranza di Adamo.

    10. 26. A questo punto sorge un'altra questione, che certo nondev'essere trascurata, ma affrontata e risolta con l'aiuto di Dio nellacui mano siamo noi e i nostri ragionamenti 93. Ci viene chiestoinfatti, per quanto riguarda questo dono di Dio che il perseverarenel bene fino alla fine, che cosa pensiamo particolarmente delprimo uomo, che certo fu creato retto e senza alcuna menda. Ionon dico: Se non ebbe la perseveranza, come pot essere senza

    difetto uno a cui manc questo dono di Dio tanto necessario? Infattia simile domanda si risponde facilmente cos: Egli non ebbe laperseveranza perch non rimase in quel bene che lo rendeva senzadifetto; cominci ad avere il difetto dal momento in cui cadde, e secominci, prima di cominciare evidentemente fu senza difetto.Infatti una cosa non avere il difetto, e un'altra non rimanere inquella bont nella quale non c' alcun difetto. Proprio perch non detto che egli non fu mai senza difetto, ma detto che non restsenza difetto, senza alcun dubbio viene dimostrato che fu senzadifetto, bene in cui accusato di non essere rimasto. Ma piuttostoci che dev'essere indagato e trattato con maggior diligenza comedobbiamo rispondere a quelli che dicono: "Se ebbe la perseveranzain quella rettitudine nella quale fu creato senza difetto, senzadubbio persever in essa; e se persever, certo non pecc e nonabbandon n quella sua rettitudine n Dio. Ma la verit proclamache egli pecc e abbandon il bene. Allora non ebbe laperseveranza in quel bene; e se non l'ebbe, certo non la ricevette.

    Infatti come avrebbe potuto ricevere la perseveranza e nonperseverare? Ma allora, se non l'ebbe perch non la ricevette, comefece a peccare non perseverando, lui che la perseveranza non

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    l'aveva ricevuta? E infatti non si pu dire che egli non la ricevetteperch la generosit della grazia non lo distinse dalla massa diperdizione. Sicuramente, prima che peccasse colui dal quale futratta l'origine corrotta, non ci poteva essere ancora nel genere

    umano quella massa di perdizione".

    Dio con la vita degli angeli e degli uomini ha volutodimostrare cosa possa il libero arbitrio... e il beneficio dellagrazia negli angeli...

    10. 27. Su tutto questo problema noi confessiamo nella manierapi salutare quello che crediamo nella maniera pi retta : Dio,Signore di tutte le cose, le cre tutte buone assai, seppe in

    precedenza che dai beni sarebbero sorti dei mali, ma conobbe cheera pi conveniente all'assoluta onnipotenza della sua bont trarreil bene anche dai mali piuttosto che non permettere l'esistenza deimali; dunque dette alla vita degli angeli e degli uomini unordinamento tale da dimostrare in essa prima quale potere avesse illoro libero arbitrio e poi quale potere avessero il beneficio della suagrazia e il giudizio della sua giustizia. Ecco allora che alcuni angeli,il cui capo quello che detto diavolo, rinnegarono il Signore Iddioper mezzo del libero arbitrio. Ma rifuggendo dalla sua bont, che li

    aveva resi beati, non poterono sfuggire il suo giudizio, che li fecediventare sommamente infelici. Gli altri invece per mezzo dellostesso libero arbitrio stettero saldi nella verit, e si meritarono disapere grazie a quella verit certissima che la loro caduta nonsarebbe mai sopraggiunta. Se infatti anche noi abbiamo potutosapere dalle sante Scritture che nessuno dei santi angeli cadr maipi, con quanta maggior ragione lo devono sapere essi stessi graziead una verit rivelata loro in forma pi sublime? A noi statapromessa una vita beata senza fine e l'uguaglianza con gli angeli 94;e per questa promessa siamo certi che quando saremo arrivati dopoil giudizio a quella vita, da una simile condizione non potremo picadere; ora, se gli angeli ignorassero questo di se stessi, noisaremmo non eguali a loro, ma pi beati di loro, mentre la Verit ciha promesso l'uguaglianza con essi. Dunque certo che essi sannoattraverso la visione quello che noi sappiamo attraverso la fede, ecio che non avverr mai pi la rovina di alcun santo angelo. Maanche il diavolo e i suoi angeli erano beati prima che cadessero, e

    non sapevano che sarebbero piombati nella miseria; c'era tuttaviaancora qualcosa che poteva essere aggiunta alla loro beatitudine,se per mezzo del libero arbitrio fossero restati saldi nella verit fino

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    a ricevere quella pienezza della pi alta beatitudine come premiodella loro perseveranza. Cio, dopo aver avuto dallo Spirito Santogrande abbondanza dell'amore di Dio, essi non avrebbero pipotuto assolutamente cadere e lo avrebbero saputo con totale

    certezza. Non avevano questa pienezza della beatitudine, mapoich ignoravano la loro futura miseria, godevano di unabeatitudine minore, ma tuttavia senza difetto. Infatti se avesseroconosciuto la loro futura caduta e la condanna eterna, certo nonavrebbero potuto essere beati perch il timore di un male tantogrande li avrebbe ridotti ad essere infelici fin da allora.

    ...e il giudizio della sua giustizia nell'uomo.

    10. 28. Allo stesso modo Dio cre anche l'uomo in possesso dellibero arbitrio, e bench questi ignorasse se doveva cadere o no,tuttavia era beato in quanto sentiva che il non morire e nondiventare infelice era in suo potere. E se avesse voluto rimanere,appunto attraverso il libero arbitrio, in questo stato integro e senzadifetto, certamente senza aver sperimentato affatto la morte el'infelicit, avrebbe ricevuto per merito di tale perseveranza quellapienezza di beatitudine della quale sono beati anche i santi angeli,cio la beatitudine di non poter pi cadere e di saperlo con assoluta

    certezza. Infatti egli non avrebbe potuto essere beato neppure nelparadiso terrestre, anzi non avrebbe potuto nemmeno starci, ldove non si conviene essere infelici, se la prescienza della suacaduta con il timore di un male tanto grande lo avesse afflitto. Mapoich attraverso il libero arbitrio abbandon Dio, speriment il suogiusto giudizio e fu condannato con tutta la sua stirpe, checonsistendo allora interamente in lui, pecc tutta con lui. Quanti diquesta stirpe sono liberati ad opera della grazia di Dio, vengonoliberati proprio dalla condanna nella quale ormai sono tutti serrati.Per cui anche se nessuno ne venisse liberato, non ci sarebbepersona in diritto di riprendere il giusto giudizio di Dio. Quelli chevengono liberati sono pochi solo in paragone con coloro cheperiscono, ma il loro numero grande; e questo avviene per lagrazia, avviene gratuitamente e bisogna ringraziare per il fatto cheavviene, affinch nessuno si inorgoglisca come di propri meriti, maogni bocca si chiuda95 e chi si gloria, si glori nel Signore.

    Adamo ebbe la grazia, ma diversa da quella dei santi.

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    11. 29. E allora? Adamo non ebbe la grazia di Dio? Anzi al contrariol'ebbe e grande, ma diversa. Egli si trovava fra i beni che avevaricevuto dalla bont del suo Creatore; infatti quei beni nei quali eglinon subiva alcun male, non se li era procacciati con i suoi meriti

    nemmeno lui. Invece i santi, ai quali diretta questa grazia dellaliberazione, in questa vita si trovano tra i mali, e perci gridano aDio: Liberaci dal male96. Egli in quei beni non aveva bisogno dellamorte di Cristo; questi invece sono sciolti dal reato sia ereditario sialoro proprio dal sangue dell'Agnello. Egli non aveva bisogno diquell'aiuto che implorano questi quando dicono: Vedo nelle miemembra un'altra legge, che si ribella alla legge della mia mente emi imprigiona nella legge del peccato, che nelle mie membra.Uomo infelice che sono, chi mi liberer da questo corpo di morte?

    La grazia di Dio, per Ges Cristo nostro Signore97. Infatti in essi lacarne ha desideri contrari a quelli dello spirito 98 e lo spirito a quellidella carne, e mentre si affannano e rischiano in questa contesa,chiedono che sia data loro attraverso la grazia di Cristo la forza dilottare e vincere. Ma egli non era affatto combattuto n turbato daquesta lotta di se stesso contro se stesso e godeva in s della suapace in quel luogo di beatitudine.

    I santi hanno bisogno di una grazia superiore: quelladell'Incarnazione.

    11. 30. Pertanto questi al momento hanno bisogno di una grazianon pi beata, ma certo pi potente; e quale grazia pi potentedel Figlio di Dio unigenito, uguale al Padre e coeterno, fatto uomoper loro, e crocifisso da uomini peccatori e senza che avesse alcunpeccato originale o proprio? Egli il terzo giorno risorse e non morirpi; tuttavia sub la morte per i mortali, dando cos la vita ai morti,perch, redenti dal suo sangue e ricevuto un pegno di tantagrandezza e valore, dicessero: Se Dio per noi, chi sar contro dinoi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo haconsegnato per noi tutti, come pu essere che non ci abbia donatoanche ogni cosa insieme con lui?99. Dio dunque assunse la nostranatura, cio l'anima razionale e la carne dell'uomo Cristo, conun'assunzione singolarmente mirabile o mirabilmente singolare;senza che avesse precedentemente acquistato alcun merito con lasua giustizia, fu Figlio di Dio fin dal momento in cui inizi ad essere

    uomo in maniera tale che egli stesso e il Verbo, che senza inizio,erano una persona sola. Infatti nessuno potrebbe essere cieco diun'ignoranza tanto grande in questa verit e nella fede, da osar dire

  • 7/29/2019 Sant'Agostino - La Correzione e La Grazia (ITA)

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    che il Figlio dell'uomo, bench nato dallo Spirito Santo e dallaVergine Maria, tuttavia merit di essere Figlio di Dio vivendo beneattraverso il libero arbitrio e facendo opere buone senza peccato. Aquesta ipotesi si oppone il Vangelo quando dice: Il Verbo si fece

    carne100

    . Infatti dove avvenne ci, se non nell'utero verginale dacui trasse origine l'uomo Cristo? Cos quando la Vergine chiesecome potesse accadere quello che le veniva annunciato dall'angelo,l'angelo rispose: Lo Spirito Santo verr sopra di te e la potenzadell'Altissimo ti coprir della sua ombra; per questo quell'Esseresanto che nascer da te sar chiamato Figlio di Dio101. Per questo,dice, non per le opere, che per uno che non ancora nato nonpossono esistere affatto;per questo, perch lo Spirito Santo verrsopra di te e la potenza dell'Altissimo ti coprir della sua ombra;

    per questo quell'Essere santo che nascer da te sar chiamatoFiglio di Dio. Questa nascita, certo gratuita, congiunse in unit dipersona l'uomo a Dio, la carne al Verbo. Le buone opere seguironoquella nascita e non furono esse a meritarla. E neppure c'era datemere che la natura umana assunta dal Verbo Dio nell'unit dipersona in questo modo ineffabile, peccasse attraverso il liberoarbitrio della volont; anzi questa assunzione era tale che la naturadell'uomo assunta cos da Dio non ammetteva in s nessun impulsodi volont cattiva. Questo Mediatore fu assunto in tal modo che nonfu mai malvagio n mai da cattivo si trasform per sempre inbuono, e attraverso di esso, Dio, come ci fa vedere, trasforma dacattivi in buoni per l'eternit coloro che ha redenti con il suosangue.

    Nel primo Adamo la grazia fa s che l'uomo sia giusto, sevuole.

    11. 31. Il primo uomo non ebbe questa grazia, di non voler esseremai malvagio; ma senza dubbio ebbe quella che non lo avrebbe maifatto essere malvagio se avesse voluto mantenersi in essa; senzatale grazia anche con il libero arbitrio non avrebbe potuto esserebuono, mentre invece con il libero arbitrio l'avrebbe potutaabbandonare. Dio dunque volle che neppure Adamo fosse senza lasua grazia, ma la lasci nel suo libero arbitrio. Effettivamente illibero arbitrio sufficiente per il male, ma inadeguato per il bene senon venga aiutato dal Bene onnipotente. E se Adamo non avesse

    abbandonato questo aiuto con il libero arbitrio, sarebbe semprestato buono; ma lo abbandon e fu abbandonato. Certo l'aiuto eratale che egli poteva abbandonarlo quando lo voleva, oppure

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    permanervi se lo voleva; ma esso non poteva far s che volesse.Questa la prima grazia che fu data al primo Adamo; ma una pipotente di questa nel secondo Adamo. Infatti la prima quellache fa avere all'uomo la giustizia, se vuole; ma la seconda ha

    maggior potere, perch fa anche s che egli voglia e voglia tantointensamente e ami con tanto ardore da vincere con la volont dellospirito la volont della carne che ha brame contrarie. Neppure laprima era piccola e dimostrava nello stesso tempo la potenza dellibero arbitrio, perch l'uomo ne riceveva tanto giovamento chesenza questo aiuto non era in grado di rimanere nel bene, purpotendolo abbandonare se voleva. Ma la seconda tanto maggiore:infatti poco sarebbe per l'uomo riconquistare per mezzo di essa lalibert perduta, poco sarebbe non potere senza di essa conquistare

    il bene o nel bene perseverare volendo, se essa non glielo facesseanche volere.

    Nel secondo Adamo fa s che lo voglia.

    11. 32. Dunque Dio aveva dato all'uomo la volont buona, perchin essa certo lo aveva creato Colui che lo aveva creato retto; gliaveva dato un aiuto senza il quale non avrebbe potuto permanerein questa virt se lo avesse voluto, ma volerlo o no lo lasci al suo

    libero arbitrio. Dunque se lo avesse voluto avrebbe potutopermanervi, perch non gli mancava l'aiuto per mezzo del qualepoteva e senza il quale non poteva mantenere con perseveranza ilbene che voleva. Ma poich non volle permanere, certo la colpa della stessa persona alla quale sarebbe appartenuto il merito seavesse voluto permanere. L'esempio quello degli angeli santi:mentre gli altri attraverso il libero arbitrio cadevano, attraverso lostesso libero arbitrio essi rimasero saldi e meritarono di ricevere lamercede dovuta a questa persistenza, cio una cos assolutapienezza di beatitudine che li rende sicurissimi di rimanervi sempre.Se questo aiuto fosse mancato sia all'angelo che all'uomo fin dalprimo momento che furono creati, poich la loro natura non erastata creata tale da poter perseverare, se lo voleva, senza l'aiutodivino, certamente non sarebbero caduti per loro colpa:evidentemente sarebbe mancato loro l'aiuto senza il quale nonpotevano perseverare. Ma ora, se a qualcuno manca tale aiuto, ci ormai castigo del peccato; a chi invece dato, dato secondo la

    grazia, non secondo il dovuto. Ed esso tanto pi generosamente dato attraverso Ges Cristo nostro Signore a quelli ai quali piacquea Dio di darlo, che non solo ci assiste un aiuto senza il quale non

  • 7/29/2019 Sant'Agostino - La Correzione e La Grazia (ITA)

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    possiamo perseverare anche se vogliamo, ma esso anche di tantagrandezza e valore da far s che noi vogliamo. Cos avviene che noi,per mezzo di questa grazia di Dio che ci aiuta a ricevere il bene e aconservarlo con perseveranza, non solo possiamo quello che

    vogliamo, ma anche vogliamo quello che possiamo. Ma non fuquesta la condizione del primo uomo: egli ebbe una di queste duecose, ma non l'altra. Infatti per ricevere il bene non aveva bisognodella grazia perch non l'aveva ancora perduto, ma per rimanere inesso aveva bisogno dell'aiuto della grazia, senza il qualeassolutamente non poteva perseverare. Aveva ricevuto il dono dipotere se voleva, ma non possedeva il dono di volere quello chepoteva; infatti, se lo avesse avuto, avrebbe perseverato. E avrebbein realt potuto perseverare se avesse voluto; il fatto che non volle

    dipese dal libero arbitrio, che allora era libero al punto che potevavolere sia bene che male. Ma che ci sar di pi libero del liberoarbitrio, quando esso non potr pi essere servo del peccato?. Equesta doveva essere la ricompensa del merito che anche l'uomoavrebbe avuto come l'ebbero i santi angeli. Ma ora, dopo che con ilpeccato stato dissipato il merito nel bene, in coloro che vengonoliberati diventato un dono della grazia quello che sarebbe stato ilcompenso del merito.

    "Poter non peccare", e "non poter peccare".

    12. 33. Per questo motivo bisogna considerare con diligenteattenzione quale sia la differenza tra questi due ordini di concetti:poter non peccare e non poter peccare, poter non morire e nonpoter morire, poter non abbandonare il bene e non poterabbandonare il bene. Infatti il primo uomo poteva non peccare,poteva non morire, poteva non abbandonare il bene. E alloradiremo: Non poteva peccare colui che aveva un simile arbitrio?Oppure sosterremo: Non poteva morire quello al quale fu detto: Se

    peccherai, morrai102 ? O infine: Non poteva abbandonare il bene,quando invece peccando lo abbandon e perci mor? Dunque laprima libert del volere era poter non peccare; l'ultima sar moltomaggiore: non poter peccare. La prima immortalit era poter nonmorire, l'ultima sar molto maggiore: non poter morire. La primapotest della perseveranza era poter non abbandonare il bene;l'ultima felicit della perseveranza sar non poter abbandonare il

    bene. E allora poich i beni ultimi saranno migliori e pi pieni, forsequelli precedenti erano nulli o trascurabili?

  • 7/29/2019 Sant'Agostino - La Correzione e La Grazia (ITA)

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    L'"aiuto senza il quale non" avviene qualcosa, e l'"aiuto conil quale" avviene qualcosa.

    12. 34. Del pari bisogna distinguere gli aiuti stessi. Una cosa

    l'aiuto senza il quale non avviene qualcosa, e un'altra cosa l'aiutoper mezzo del quale qualcosa avviene. Infatti senza alimenti nonpossiamo vivere, ma tuttavia quando ci siano gli alimenti, non sarper essi che vivr chi vuole morire. Dunque l'aiuto degli alimenti quello senza il quale non avviene, non quello per mezzo del qualeavviene che viviamo. Invece quando sia data la beatitudine chel'uomo non possiede, egli diviene subito beato. Infatti non solo unaiuto senza il quale non avviene, ma anche per mezzo del qualeavviene ci per cui dato. Perci esso sia una aiuto per mezzo

    del quale qualcosa avviene, sia un aiuto senza il quale qualcosa nonavviene: se la beatitudine stata data all'uomo, subito egli divienebeato, e se non gli mai stata data, non lo sar mai. Gli alimentinon necessariamente fanno s che l'uomo viva, ma tuttavia senza diessi non pu vivere. Dunque al primo uomo, che in quel bene percui era stato creato retto aveva ricevuto di poter non peccare, poternon morire, poter non abbandonare questo bene, fu dato l'aiutodella perseveranza: non un aiuto per cui perseverasse, ma un aiutosenza il quale non poteva perseverare con il libero arbitrio. Ma oraai santi predestinati dalla grazia al regno di Dio non viene dato inquesto modo l'aiuto della perseveranza; al contrario ad essi vienedonata la perseveranza stessa. Cos non solo senza questo dononon possono essere perseveranti, ma addirittura attraverso questodono non possono essere che perseveranti. Infatti non solo disse:Senza di me nulla potete fare, ma disse anche: Non siete voi cheavete eletto me, ma io ho eletto voi e vi ho disposto affinchandiate e portiate frutto e il frutto vostro resti103. Con queste

    parole chiar di aver dato non solo la giustizia, ma anche laperseveranza nella giustizia. Infatti se era Cristo che li disponevaaffinch andassero e portassero frutto e il loro frutto restasse, chioserebbe dire: Non rester? Chi oserebbe dire: Forse non rester?Senza ripensamenti sono infatti i doni e la chiamata di Dio104; maqui si tratta della chiamata di coloro a cui stata rivolta secondo ildecreto. Se dunque Cristo prega per essi affinch la loro fede nonvenga meno, senza dubbio essa non verr meno fino alla fine e perquesto sapr perseverare fino alla fine e il termine di questa vita

    non la trover che ben salda.

    L'"aiuto con il quale" i santi resistono alle prove del mondo.

  • 7/29/2019 Sant'Agostino - La Correzione e La Grazia (ITA)

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    12. 35. Certo necessaria una libert maggiore contro tante etanto forti tentazioni che in paradiso non c'erano, una libertfortificata e rafforzata dal dono della perseveranza, affinch questomondo sia vinto con tutte le sue passioni, paure, errori; questo ci

    ha insegnato il martirio dei santi. Adamo, senza che nessuno gliispirasse terrore, e per di pi contro il comando di Dio cheatterrisce 105, usando il libero arbitrio non rimase saldo in unafelicit tanto grande, in quell'estrema facilit di non peccare; imartiri invece, mentre il mondo non dico li atterriva, ma inferocivaper spezzare la loro resistenza, rimasero saldi nella fede. InoltreAdamo vedeva i beni presenti che avrebbe abbandonato, questi alcontrario non vedevano i beni futuri che avrebbero ricevuto. Dadove ricevettero tanta fermezza, se non gliela don Colui da cui

    ottennero la misericordia di essere fedeli 106, da cui ricevettero lospirito non del timore, che li avrebbe fatti cedere ai persecutori, madi forza, di amore e di temperanza 107 con il quale avrebberosuperato tutte le minacce, tutte le istigazioni, tutte le torture?Dunque a lui fu data con la sua stessa creazione una volont libera,senza alcun peccato, ed egli la fece serva del peccato; invece lavolont dei martiri, dopo essere stata serva del peccato, fu liberataper mezzo di Colui che disse: Se sar il Figlio a liberarvi, allorasarete veramente liberi108. Essi per tutta la durata di questa vitapossono, s, trovarsi a lottare contro le brame del peccato, qualchefallo pu anche insinuarsi in loro, ed per questo che dicono ognigiorno: Rimetti a noi i nostri debiti109; tuttavia per questa graziaricevono tanta libert che non restano ulteriormente soggetti alpeccato che conduce alla morte, del quale dice l'apostolo Giovanni:C' un peccato che conduce a morte; non dico che egli preghi perquesto110. Di questo peccato (poich non definito espressamente)si possono avere molte e diverse opinioni; ma io dico che esso

    consiste nell'abbandonare fino alla morte la fede che opera permezzo dell'amore. I santi non restano ulteriormente soggetti aquesto peccato, non perch siano liberi per la condizione primitiva,come Adamo, ma perch sono liberati per la grazia di Dio dalsecondo Adamo; e per questa liberazione entrano in possesso di unlibero arbitrio che usano per servire Dio, non per essere catturatidal diavolo. Infatti, liberati dal peccato, sono stati resi servi dallagiustizia 111, nella quale staranno saldi fino alla fine, perch Dioche dona loro la perseveranza, Dio che li conobbe fin dal principio,

    che li predestin, che li chiam secondo il decreto, che li giustific,che li glorific 112. Tutti i beni che promise a loro riguardo, bench

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    futuri, gi li ha realizzati, e alle sue promesse credette Abramo, eci gli fu attribuito a giustizia. Infatti diede gloria a Dio credendo in

    perfetta pienezza - come sta scritto - che egli il ha potere di fare ciche ha promesso113.

    Dio d la perseveranza agli eletti perch pu ancherealizzare ci che ha promesso.

    12. 36. Dunque proprio lui che rende buoni costoro, affinchfacciano opere buone. E infatti li aveva promessi ad Abramo, manon perch aveva prescienza che sarebbero stati buoni da se stessi.Se fosse cos, quello che aveva promesso non sarebbe stataconcessione sua, ma opera loro. E non in questa maniera credette

    Abramo, anzi non fu indebolito nella fede, dando gloria a Dio ecredendo con perfetta pienezza che egli ha il potere di fare ci cheha promesso114. Non dice: Egli ha il potere di promettere quello dicui ha prescienza; oppure: Ha potere di rivelare quello che hapredetto; o ancora: Ha potere di conoscere in precedenza quelloche ha promesso; ha detto invece: Ha potere di fare ci che ha

    promesso. Dunque a farli perseverare nel bene proprio Colui cheli fa buoni. Ma quelli che cadono e periscono, non erano nel numerodei predestinati. Bench l'Apostolo parli di tutti quelli che sono stati

    rigenerati e vivono piamente, dicendo: Tu chi sei per giudicare ilservo altrui? Se sta eretto o cade, riguarda il suo padrone, subitopensa ai predestinati ed aggiunge: ma star eretto; e perch nonattribuiscano ci a se stessi, continua: Infatti Dio ha potere disostenerlo115. Dunque lui che d la perseveranza, lui che hapotere di sostenere coloro che stanno eretti affinch stiano eretticon estrema perseveranza, o di rialzare quelli che sono caduti: IlSignore, infatti, rialza chi stato abbattuto116.

    Dio, per estinguere ogni superbia umana, volle che nessunosi gloriasse davanti a lui.

    12. 37. Il primo uomo non ricevette questo dono di Dio, cio laperseveranza nel bene, ma perseverare o no fu lasciato al suolibero arbitrio, e questo ne era il motivo: la volont di Adamo erastata creata senza alcun peccato e non le si opponeva nessunaforma di concupiscenza che sorgesse da lui; avendo dunque la suavolont forze cos grandi, giustamente l'arbitrio di perseverare eraaffidato a tanta bont e a tanta facilit di vivere nel bene. Dio, vero, sapeva fin da prima quello che Adamo avrebbe fatto di

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    ingiusto; lo sapeva fin da prima, ma non ve lo costringeva; percontemporaneamente conosceva quale giusta punizione gli avrebbeinflitta. Ma ora, dopo che a causa del peccato stata perduta quellagrande libert, rimasta una debolezza che dev'essere soccorsa

    con doni ancora maggiori. Infatti, per estirpare completamente lasuperbia che deriva dalla presunzione umana, piacque a Dio chenessuna carne si gloriasse davanti a lui, cio nessun uomo. Ma diche cosa non si deve gloriare la carne davanti a lui se non deipropri meriti? E certo meriti poteva averne, ma li ha perduti; e li haperduti con lo stesso mezzo con cui avrebbe potuto averli, cio conil libero arbitrio. Per questo non resta a coloro che devono essereliberati nient'altro che la grazia di Colui che li libera. Cos dunquenessuna carne si gloria di fronte a lui. Infatti non si gloriano gli

    ingiusti, che non ne hanno motivo; ma neppure i giusti perchtraggono il motivo da lui, e non hanno per propria gloria se non luistesso, al quale dicono: Gloria mia, che rialza il mio capo117. E perquesto ci che sta scritto: Che nessuna carne si glori davanti a luiriguarda ogni uomo. Riguarda i giusti, invece, l'esortazione: Chi sigloria, si glori nel Signore118. Questo l'Apostolo lo dimostra inmaniera chiarissima; dopo aver detto: Che nessuna carne si gloridavanti a lui, affinch i santi non credano di restare senza gloria,subito ha aggiunto: Per lui voi siete in Ges Cristo, che divenne pernoi sapienza da parte di Dio, giustizia, santificazione e redenzione,affinch, come sta scritto, chi si gloria, si glori nel Signore119. Diqui deriva che in questo luogo di miserie, in questa terra dove lavita umana tentazione 120, la virt si completa nella debolezza121;quale virt, se non quella per cui chi si gloria, si glori nel Signore?.

    Chi si gloria si glori nel Signore.

    12. 38. E per questo anche riguardo alla stessa perseveranza nelbene, Dio volle che i suoi santi si gloriassero non nelle loro forze,ma in lui stesso, in lui che non solo d loro il medesimo aiuto chedette al primo uomo, senza il quale non potrebbero perseverare sevolessero, ma per di pi opera in essi il volere. In tal modo, poichnon riescono a perseverare se non a condizione che possano evogliano, viene donato ad essi dalla generosit della grazia divinatanto la possibilit quanto la volont di perseverare. La loro volont accesa a tal punto dallo Spirito Santo che essi possono perch

    cos vogliono; e cos vogliono perch Dio opera affinch vogliano.Ammettiamo che nell'estrema debolezza di questa vita (debolezzanella quale tuttavia per reprimere l'orgoglio bisognava che si

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    completasse la virt) sia lasciata loro la propria volont, affinchrimangano, se lo vogliono, nell'aiuto di Dio senza il quale nonpotrebbero perseverare; ammettiamo ancora che Dio non operi inessi affinch vogliano; tra tali e tante tentazioni la volont

    soccomberebbe per la propria debolezza. E allora non potrebberoperseverare, perch cedendo per la loro debolezza non vorrebbero,oppure per la debolezza della loro volont non vorrebbero fino alpunto di potere. Dunque si prestato soccorso alla debolezza dellavolont umana cos che essa sia mossa dalla grazia divina inmaniera indeclinabile e insuperabile; perci, per quanto debole, nonviene meno e non vinta da alcuna avversit. Cos avvenne che lavolont dell'uomo, debole e fiacca, perseverasse per virt di Dio inun bene ancora piccolo, mentre la volont del primo uomo, forte e

    sana, affidandosi alla virt del libero arbitrio, non persever in unbene pi grande. Non gli sarebbe mancato l'aiuto di Dio senza ilquale egli non avrebbe potuto perseverare anche se avesse voluto;esso per non era tale che Dio operasse in lui il volere. A chi erafortissimo lasci e permise di fare quello che volesse; per i deboliebbe cura che grazie al suo dono invincibilmente volessero ci che bene e invincibilmente non volessero abbandonarlo. QuandoCristo dice: Ho pregato per te perch la tua fede non venga meno122, comprendiamo che detto a colui che edificato sopra la pietra123. E cos l'uomo di Dio che si gloria, si glori nel Signore124, nonsolo perch ha conseguito la misericordia di essere fedele, maanche perch la sua fede non viene meno.

    Il numero degli eletti fisso: non si pu accrescere ndiminuire.

    13. 39. Queste cose io le dico di coloro che sono stati predestinatial regno di Dio, il cui numero determinato in tal maniera che adessi non si pu aggiungere alcuno, n alcuno sottrarre; non parlo dicoloro che si moltiplicarono in soprannumero125 dopo che Gesebbe dato il suo annuncio ed ebbe parlato. Questi infatti si possonodire chiamati, ma non eletti, perch non sono stati chiamatisecondo il decreto. Ma che il numero degli eletti determinato eche non deve essere n accresciuto n diminuito lo indica ancheGiovanni Battista quando dice: Producete dunque un degno frutto di

    pentimento e non dite con voi stessi: Abbiamo per padre Abramo;

    infatti il Signore ha potere di suscitare figli ad Abramo da questepietre126; con queste parole vuol dimostrare che costoro devonoessere tagliati via se non danno frutto, ma nello stesso tempo non

  • 7/29/2019 Sant'Agostino - La Correzione e La Grazia (ITA)

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    deve diminuire il numero promesso ad Abramo. Ma ancora piapertamente si dice nell'Apocalisse: Conserva ci che hai perchun altro non prenda la tua corona127. Se infatti uno non puprendere senza che l'altro perda, il numero fisso.

    E' necessario mantenere il segreto su quelli che fanno partedegli eletti...

    13. 40. Ma poich queste cose sono dette anche per i santidestinati a perseverare, come se fosse considerato incerto se essiriusciranno a farlo, proprio in questo senso le devono ascoltarecoloro ai quali conviene non l'orgoglio ma il timore 128. Chi infattinella moltitudine dei fedeli, per tutto il tempo in cui si vive in

    questa condizione mortale, potrebbe presumere di essere nelnumero dei predestinati? E' necessario che ci sia tenuto nascostoin questo mondo, dove bisogna a tal punto guardarsi dall'orgoglioche anche un Apostolo tanto grande doveva essere schiaffeggiatodall'angelo di Satana per non inorgoglire 129. Per questo venivadetto agli Apostoli: Se rimarrete in me130, e Colui che lo dicevasapeva bene che essi sarebbero rimasti. E per bocca del Profeta Dio che dice: Se volete e mi ascoltate131; eppure egli conoscevacoloro nei quali avrebbe operato il volere 132. E sono molte le frasi

    del genere. Questo segreto utile affinch nessuno insuperbisca,ma tutti, anche quelli che corrono bene, temano finch non siconoscono quelli che giungeranno alla meta. Proprio perch questosegreto utile, dobbiamo credere che alcuni tra i figli dellaperdizione, non avendo ricevuto il dono di perseverare fino alla fine,cominciano a vivere nella fede che opera attraverso l'amore, e perqualche tempo vivono con fedelt e giustizia, ma poi cadono e nonsono strappati dalla vita terrena prima di questo evento. E se unsimile caso non capitasse a nessuno di loro, gli uominiconserverebbero questo timore estremamente salutare, chesconfigge il difetto dell'orgoglio, finch non perverranno alla graziadi Cristo che ci fa vivere nella piet, ormai sicuri da quel momentodi non staccarsi pi da Cristo. Ma tale presunzione non giova inquesto mondo di tentazioni, dove tanto grande la fragilit che lasicurezza potrebbe generare la superbia. Alla fine ci sar anche lasicurezza, ma questa, che gi negli angeli, ci sar anche negliuomini solo allora, quando non ci potr pi essere nessuna

    superbia. Dunque il numero dei santi predestinati al regno di Dioattraverso la sua grazia, quando sar stata donata loro anche laperseveranza fino alla fine, arriver integro l dove nella sua

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    integrit sar serbato al colmo della beatitudine senza fine; infattiad essi sempre congiunta la misericordia del loro Salvatore, siaquando si convertono, sia quando lottano, sia quando sonoincoronati.

    ...perch anche per loro necessaria la misericordia divina.

    13. 41. Effettivamente la santa Scrittura testimonia che lamisericordia di Dio necessaria ad essi anche allora; il passo quello in cui un santo dice all'anima sua a proposito del Signore suoDio: Che ti incorona in piet e misericordia133. Dice anchel'apostolo Giacomo: Il giudizio sar senza misericordia per colui chenon ha avuto misericordia134; e in questo passo dimostra che

    anche nel giudizio per cui s'incoronano i giusti e gli ingiusti sonocondannati, gli uni dovranno essere giudicati con misericordia, glialtri senza. Perci anche la madre dei Maccabei dice al figlio suo:

    Affinch io ti riaccolga nella misericordia con i fratelli135. Quandoinfatti il re giusto - come scritto - seder sul trono, nessun malegli si opporr. Chi si glorier di avere il cuore casto? O chi siglorier di esser puro da peccato?136. E per questo anche l necessaria la misericordia di Dio, grazie alla quale diventa beatocolui al quale il Signore non imputer peccato137. Ma allora la

    misericordia stessa sar attribuita con giusto giudizio percompensare i meriti delle opere buone. Quando infatti si dice: Ilgiudizio sar senza misericordia per colui che non ha avutomisericordia, si fa capire che a coloro nei quali si riscontrano lebuone opere della misericordia sar reso un giudizio conmisericordia; e perci anche la misericordia stessa viene data incompenso ai meriti delle opere buone. Non cos ora, quando nonsolo senza che preceda alcuna opera buona, ma anche seprecedono molte opere cattive, la misericordia di Dio previenel'uomo per liberarlo dai mali, sia da quelli che ha fatto sia da quelliche farebbe se non fosse sorretto dalla grazia, e che sopporterebbein eterno se non fosse