Sant'Agostino - La Grazia e Il Libero Arbitrio (ITA)

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    LA GRAZIA E IL LIBERO ARBITRIO

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    La grazia e il libero arbitrio

    LA GRAZIA E IL LIBERO ARBITRIO

    [A VALENTINO E AI SUOI MONACI]

    Oscurit dell'argomento.

    1. 1. Molto ormai abbiamo discusso a motivo di quelli che nella loropredicazione osano negare la grazia di Dio e si provano adeliminarla per rivendicare il libero arbitrio dell'uomo. Eppure permezzo di questa che noi siamo chiamati a lui e veniamo liberati dainostri demeriti; per mezzo di questa ci acquistiamo i meriti positivicon i quali pervenire alla vita eterna. Quanto il Signore si degnatodi donarci lo abbiamo affidato agli scritti. Ma alcuni sostengono lagrazia di Dio in maniera tale da negare il libero arbitrio dell'uomo, o

    pensano che sostenendo la grazia si neghi il libero arbitrio; perquesto motivo, spinto dal reciproco sentimento di affezione, misono preoccupato di indirizzare qualcosa per iscritto alla Carit tua,fratello Valentino, e di voi tutti che insieme servite Dio. Infatti misono state portate notizie a vostro riguardo, fratelli, da parte dialcuni che appartengono alla vostra comunit e che da essa sonovenuti presso di noi; poich su tale questione avete delledivergenze, abbiamo approfittato di queste stesse persone perindirizzarvi il nostro scritto. Dunque, o carissimi, perch non vi turbi

    l'oscurit di questo problema, vi esorto in primo luogo a renderegrazie a Dio di quelle cose che comprendete; ma qualunque cosa visia a cui lo sforzo della vostra mente non possa ancora pervenire,osservando la pace e la carit fra di voi, pregate dal Signore dicapire. E finch egli stesso non vi guidi a quei punti che ancora noncapite, camminate l dove avete avuto le forze di pervenire. A ciammonisce l'apostolo Paolo, il quale, dopo aver detto di non essereancora perfetto, poco dopo afferma: Tutti noi dunque, che siamo

    perfetti, cos che dobbiamo pensare; cio, che noi siamo s

    perfetti, ma non in maniera tale da essere gi arrivati allaperfezione che ci sufficiente; e poi aggiunge: E se su qualche cosa

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    la pensate diversamente, Dio vi conceder la rivelazione anche suquesto; tuttavia, nel punto a cui siamo giunti, l continuiamo acamminare1. Camminando infatti l dove siamo giunti, potremoarrivare anche al punto a cui non siamo ancora pervenuti; sar Dio

    a darci la rivelazione se in qualcosa la pensiamo diversamente, apatto che non abbandoniamo ci che ci ha gi rivelato.

    L'uomo in possesso del libero arbitrio: le Scritturesottraggono la scusa dell'ignoranza.

    2. 2. D'altra parte per mezzo delle Scritture sue sante ci ha rivelatoche c' nell'uomo il libero arbitrio della volont. In qual maniera poilo abbia rivelato, ve lo ricordo non con le mie parole umane, ma

    con quelle divine. In primo luogo gli stessi precetti divini nongioverebbero all'uomo, se egli non avesse il libero arbitrio dellapropria volont per mezzo del quale adempie questi precetti egiunge quindi ai premi promessi. Infatti essi sono stati dati perquesto, perch l'uomo non potesse addurre la giustificazionedell'ignoranza, come il Signore dice nel Vangelo riguardo ai Giudei:Se io non fossi venuto e non avessi parlato a loro, non avrebberoalcun peccato; ma ora non hanno giustificazioni per il peccato2. Diquale peccato parla, se non di quello grande che Egli, pronunciando

    queste parole, gi prevedeva in loro, cio quello della suauccisione? E infatti non erano certo privi di ogni peccato prima cheCristo venisse presso di essi fatto carne. E' cos che dice l'Apostolo:Si discopre l'ira di Dio dal cielo contro ogni empiet e ingiustizia diquegli uomini che imprigionano la verit nella scelleratezza, perchci che di Dio noto, loro svelato; infatti Dio lo manifest ad essi.Le sue perfezioni invisibili, a partire dalla creazione del mondo, permezzo delle opere che sono state compiute, si scorgono attraversol'intelletto; ed anche la sua sempiterna potenza e divinit, cos chesono inescusabili3. In quale senso pu dire inescusabili, se nonriferendosi a quella scusa che l'umana superbia ha l'abitudine diaddurre: "Se avessi saputo, lo avrei fatto; non l'ho fatto appuntoperch non lo sapevo"? Oppure: "Se sapessi, lo farei; non lo faccioappunto perch non so"? Ma questa scusa viene loro sottratta,quando si formula un precetto o quando s'impartiscono le cognizioniper non peccare.

    L'uomo non pu giustificarsi chiamando in causa Dio.

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    2. 3. Ma ci sono uomini che cercano di giustificarsi perfinomettendo avanti Dio stesso, e a loro dice l'apostolo Giacomo:Nessuno, quando tentato, dica: E' da Dio che sono tentato. Dioinfatti non tentatore al male; Egli al contrario non tenta nessuno.

    Ma ognuno tentato perch attratto ed allettato dalla propriaconcupiscenza; poi la concupiscenza, quando ha concepito, generail peccato; e il peccato, quando stato commesso, genera la morte4. Sempre a coloro che vogliono scusarsi prendendo agiustificazione Dio stesso, risponde il libro dei ProverbidiSalomone: La stoltezza dell'uomo stravolge le sue vie; e invece nelsuo cuore egli accusa Dio5. E il libro dell'Ecclesiastico afferma: Nondire: E' a causa del Signore che ho deviato; infatti tu non fare ciche Egli detesta. Non dire: E' perch Egli stesso mi ha tratto in

    errore; infatti Egli non ha bisogno di uomini peccatori. Il Signoreodia ogni turpitudine e questa non cosa che si possa amare da

    parte di coloro che lo temono. Egli all'inizio cre l'uomo e lo lasciin mano al proprio consiglio. Se vorrai, osserverai ci che ti viene

    prescritto e la completa fedelt a ci che a Lui piace. Egli ti mettedavanti il fuoco e l'acqua; stendi la mano verso ci che vorrai.Dinanzi agli occhi dell'uomo c' la vita e la morte, e gli sar dataquella delle due che gli piacer6. Ecco che vediamo espresso nellamaniera pi lampante il libero arbitrio della volont umana.

    I precetti divini provano il libero arbitrio.

    2. 4. E che significa il fatto che Dio ordina in tanti passi diosservare e di compiere tutti i suoi precetti? Come lo pu ordinare,se non c' il libero arbitrio? E quel beato di cui il Salmo dice che lasua volont fu nella legge del Signore7, non chiarisce forseabbastanza che l'uomo perdura di propria volont nella legge diDio? E poi sono tanto numerosi i precetti che in un modo o nell'altrofanno riferimento nominale proprio alla volont, come per esempio:Non voler essere vinto dal male8; e altri simili, come: Non vogliatediventare come il cavallo e il mulo, che non possiedono l'intelletto9;poi: Non voler respingere i consigli della madre tua10; e: Non voleressere saggio di fronte a te stesso11; Non voler trascurare ladisciplina del Signore12; Non voler dimenticare la legge13; Nonvoler fare a meno di beneficare chi ha bisogno14; Non volermacchinare cattiverie contro il tuo amico15; Non voler dar retta alla

    donna maliziosa

    16

    ; Non ha voluto apprendere ad agire bene

    17

    ; Nonvollero accettare la disciplina18. Gli innumerevoli passi di questogenere nei Testi antichi della parola divina che cosa dimostrano, se

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    non il libero arbitrio della volont umana? E anche i nuovi Libri deiVangeli e degli Apostoli proprio questo che rendono chiaro,quando dicono: Non vogliate ammucchiarvi tesori sulla terra19; e:Non vogliate temere coloro che uccidono il corpo20; Chi vuol venire

    dietro di me, rinneghi se stesso21

    ; Pace in terra agli uomini dibuona volont22. E anche l'apostolo Paolo dice: Faccia quello chevuole, non pecca se sposa; ma chi ha preso una risoluzione nel suocuore, non avendo necessit, ma anzi piena padronanza del propriovolere, e questo ha stabilito, di conservare la sua vergine, fa bene23. Alla stessa maniera dice ancora: Se faccio ci volontariamente,ne ricevo ricompensa24; e in un altro passo: Siate sobrigiustamente, e non vogliate peccare25; poi: Come l'animo prontoa volere, cos lo sia anche nell'adempiere26. E a Timoteo dice:

    Infatti dopo che hanno vissuto in Cristo fra le delicatezze, voglionosposarsi27; e altrove: Ma anche tutti coloro che vogliono vivere

    pienamente in Cristo Ges, soffriranno persecuzione28; e a Timoteopersonalmente: Non voler trascurare la grazia che in te29; e aFilemone:Affinch il tuo beneficio non provenisse come da unanecessit ma dalla tua volont30. Ammonisce anche gli stessischiavi a servire i propri padroni di cuore e con buona volont31.Parimenti Giacomo esorta: Non vogliate dunque errare, fratelli miei,e mettere la fede del nostro Signore Ges Cristo in relazione ariguardi personali32; e: Non vogliate dir male l'uno dell'altro33. Allostesso modo dice Giovanni nella sua epistola: Non vogliate amare ilmondo34; e cos tutti gli altri passi di tal genere. Quindi certamentequando si dice: Non volere questo o non volere quello, e quandonegli ammonimenti divini a fare o a non fare qualcosa si richiedel'opera della volont, il libero arbitrio risulta sufficientementedimostrato. Nessuno dunque, quando pecca, accusi Dio nel suocuore, ma ciascuno incolpi se stesso; e quando compie un atto

    secondo Dio, non ne escluda la propria volont. Quando infatti unoagisce di proprio volere, allora che bisogna parlare di opera buonaed allora che per quest'opera buona bisogna sperare laricompensa da Colui del quale detto: Render a ciascuno secondole sue opere35.

    L'ignoranza dei precetti divini non giustifica l'uomo.

    3. 5. Dunque a quelli che conoscono i precetti divini, viene sottratta

    la giustificazione che gli uomini sono soliti far valere quandomettono avanti l'ignoranza. Ma non rimarranno senza castigoneppure quelli stessi che ignorano la legge di Dio. Infatti coloro che

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    hanno peccato senza la legge, senza la legge periranno; ma quelliche hanno peccato nella legge, attraverso la legge saranno giudicati36. E a me non sembra che le parole dell'Apostolo abbiano questosignificato: coloro che peccando non conoscono la legge, subiranno

    una forma di castigo peggiore di quelli che la conoscono. Certoperire sembra cosa peggiore che venir giudicati, ma egli dice ci aproposito di pagani e Giudei; ora, se quelli sono senza la legge,questi invece la legge l'hanno ricevuta. Chi oser dunque dire che iGiudei, che peccano nella legge, non periranno, perch non hannocreduto in Cristo? E' un fatto che di essi detto: Saranno giudicatiattraverso la legge. Ora senza la fede in Cristo nessuno pu essereassolto; e perci non potr essere che uno il giudizio su di loro: essiperiranno. Infatti se peggiore la condizione di coloro che non

    conoscono la legge rispetto a coloro che la conoscono, non sarebbepi vero ci che il Signore dice nel Vangelo: Il servo che nonconosce la volont del suo padrone e fa cose da meritare percosse,sar battuto moderatamente; ma il servo che conosce la volontdel suo padrone e fa cose da meritare percosse, sar battuto assai37. Ecco dove si dimostra che l'uomo consapevole pecca pigravemente di quello inconsapevole. Eppure non per questobisogna rifugiarsi nelle tenebre dell'ignoranza, in modo che ognunopossa cercare in esse la propria giustificazione. Infatti una cosa non aver saputo, e un'altra non aver voluto sapere. Certamente lavolont che viene messa sotto accusa in colui del quale si dice: Nonha voluto apprendere ad agire bene38. Ma anche se ci troviamo difronte non all'ignoranza di chi non vuol sapere, ma di chi, per cosdire, non sa, questa pure non assolve nessuno dall'ardere nel fuocoeterno; e ci vale anche se uno non ha creduto perch non ha uditoassolutamente nulla in cui credere. Se mai, in questo caso, arderin maniera pi mite. Infatti non senza causa stato detto: Riversa

    la tua ira sulle genti che non ti conoscono39

    ; e in questo senso siesprime anche l'Apostolo: Quando verr nel divampare del fuoco atrarre vendetta di quelli che ignorano Dio40. Al contrario, peracquistare questa conoscenza e perch nessuno possa dire: Non hosaputo, non ho udito, non ho compreso, si chiama in causa lavolont umana, quando si dice: Non vogliate essere come il cavalloe il mulo, che non possiedono l'intelletto41. E' anche verocomunque che appare peggiore colui del quale si dice: Il servoostinato non si potr correggere con le parole; infatti se capir, non

    obbedir42. Quando poi l'uomo afferma: Non posso fare quello cheviene ordinato, perch sono vinto dalla mia concupiscenza 43, gi a

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    questo punto non adduce pi la giustificazione dell'ignoranza, n incuor suo accusa pi Dio, ma riconosce in s il male e se ne duole;tuttavia a lui dice l'Apostolo: Non voler essere vinto dal male, mavinci il male con il bene44. E appunto se ad uno detto: Non voler

    essere vinto, si fa richiamo senza dubbio all'arbitrio della suavolont. Infatti volere e non volere appartengono alla volontdell'individuo.

    Per affermare il libero arbitrio non bisogna negare la grazia.

    4. 6. C' per un pericolo: tutte queste testimonianze divine indifesa del libero arbitrio, e quante altre ve ne sono, senza alcundubbio numerosissime, potrebbero essere intese in maniera tale da

    non lasciare spazio all'aiuto e alla grazia di Dio, necessari per la vitapia e le buone pratiche alle quali dovuta la mercede eterna.Inoltre l'uomo nella sua miseria, quando vive bene e opera bene, opiuttosto si crede di vivere bene ed operare bene, potrebbe gloriarsiin se stesso e non nel Signore e riporre nella sua persona lasperanza di vivere rettamente; allora lo coglierebbe la maledizionedel profeta Geremia, che dice: Maledetto l'uomo che ha speratonell'uomo e fa forza nella carne del braccio suo, mentre il suo cuoresi allontana dal Signore45. Comprendete, o fratelli, questa

    testimonianza del Profeta. Dato infatti che egli non ha detto:Maledetto l'uomo che ha speranza in se stesso, a qualcunopotrebbe sembrare che l'espressione: Maledetto l'uomo che hasperanza nell'uomo, vada presa nel senso che nessuno deve averesperanza in un altro uomo, ma in se stesso s. Dunque, permostrare che l'avvertimento per l'uomo di non avere speranzaneppure in se stesso, se prima ha detto: Maledetto l'uomo che hasperanza nell'uomo, poi aggiunge: e fa forza nella carne del bracciosuo. Ha messo braccio per . Ma nel termine carne bisogna intenderela fragilit umana; e per questo fa forza sulla carne del braccio suochi pensa che una potenza fragile e debole, come quella umana, glisia sufficiente per bene operare e non spera aiuto nel Signore.Proprio perci aggiunge: e il suo cuore si allontana dal Signore. Diquesto genere l'eresia pelagiana, che non di quelle antiche, ma sorta non molto tempo fa; contro questa eresia, dopo che si disputato tanto a lungo, c' stato bisogno di ricorrere ultimamenteanche a concili episcopali, per cui ho voluto inviarvi una relazione

    non certo di tutti gli argomenti, ma almeno di qualche parte.Dunque noi per il bene operare non dobbiamo riporre la speranzanell'uomo, facendo forza sulla carne del braccio nostro, e il nostro

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    cuore non si deve allontanare dal Signore, anzi gli dica: Sii il miosostegno, non abbandonarmi e non spregiarmi, Dio, salvatore mio46.

    Il libero arbitrio richiede il soccorso della grazia:testimonianze divine: 1) sulla continenza monastica;

    4. 7. Fin qui, carissimi, abbiamo provato, con le testimonianze dellesante Scritture citate sopra, che per vivere bene e agire rettamentec' nell'uomo il libero arbitrio della volont; ma adesso vediamoanche quali siano le testimonianze divine sulla grazia di Dio, senzala quale nulla di buono possiamo compiere. E in primo luogo dirqualcosa proprio su ci che voi professate. Infatti non vi

    accoglierebbe questa comunit nella quale vivete in continenza, senon disprezzaste i piaceri coniugali. E' qui il punto: quando idiscepoli obiettarono ai ragionamenti del Signore: Se tale lacondizione dell'uomo con la moglie, non conviene sposare, eglirispose loro: Non tutti comprendono questa parola, ma solo quelli aiquali concesso47. Non forse al libero arbitrio di Timoteo chel'Apostolo rivolge la sua esortazione dicendo: Mantieni puro testesso48 ? E proprio riguardo a questo consiglio dimostra il poteredella volont, quando dice: Non avendo necessit, ma anzi piena

    padronanza del proprio volere, di conservare la sua vergine49.Eppure: Non tutti comprendono questa parola, ma solo quelli aiquali concesso. Infatti coloro ai quali non concesso, o nonvogliono o non riescono a portare a termine ci che vogliono;mentre coloro ai quali concesso, vogliono cos da compiere ciche vogliono. Ora, il fatto che questa parola, che non compresada tutti, sia compresa da alcuni, insieme dono di Dio e liberoarbitrio.

    2) sulla continenza coniugale;

    4. 8. E proprio della pudicizia coniugale l'Apostolo diceprecisamente: Faccia ci che vuole, non pecca se sposa50; etuttavia anche questo dono di Dio, poich la Scrittura dice: Lamoglie congiunta al marito dal Signore51. Perci il Dottore delleGenti loda nella sua lettera sia la pudicizia coniugale, per mezzodella quale non si commettono adultri, sia la pi compiutacontinenza, per mezzo della quale non si ricerca nessun rapportocarnale; e dimostra che sia questa sia quella sono un dono di Dio,quando nella lettera ai Corinzi esorta i coniugi a non sottrarsi a

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    vicenda il debito coniugale. Dopo questa raccomandazioneaggiunge: Vorrei certo che tutti fossero come me stesso, perchegli personalmente si asteneva del tutto da ogni rapporto; e subitodopo continua: Ma ciascuno ha da Dio il proprio dono, uno in un

    modo e l'altro in un altro52

    . Nella legge di Dio ci sono moltissimiprecetti contro le fornicazioni e gli adultri; cos'altro indicano senon il libero arbitrio? Non verrebbero certo impartiti se l'uomo nonavesse una volont propria, con la quale obbedire alle normedivine. E tuttavia questo un dono di Dio, e senza di esso non sipossono osservare le norme della castit. Perci si dice nel librodella Sapienza: Sapendo che nessuno pu essere continente se nonlo concede Dio; e questo stesso apparteneva alla sapienza: saperedi chi fosse questo dono53. Ma a non osservare questi santi precetti

    di castit, ciascuno tentato perch attratto ed allettato dallapropria concupiscenza54. A questo punto se qualcuno dicesse:Voglio osservare la castit, ma sono vinto dalla mia concupiscenza,la Scrittura risponde al suo libero arbitrio quello che ho gi dettosopra: Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene55.Ma perch ci sia fatto, presta aiuto la grazia; e se questa nega ilsuo soccorso, la legge non sar null'altro che la forza del peccato.Infatti la concupiscenza cresce e riceve forze maggiori dalleproibizioni della legge, a meno che lo spirito della grazia non vengain aiuto. Questo quello che esprime ancora il Dottore delle Genti:

    Aculeo della morte il peccato e la forza del peccato la legge56.Ecco per qual motivo l'uomo dice: Voglio osservare il precetto dellalegge, ma sono vinto dalla forza della mia concupiscenza. E quandosi chiama in causa la sua volont, e si dice: Non lasciarti vincere dalmale, a che gli giova questo, se la grazia non presta il suo soccorsoper mettere in pratica l'intenzione? Ed secondo questo concettoche l'Apostolo prosegue; dopo aver detto: La forza del peccato la

    legge, subito aggiunge: Ma rendiamo grazie a Dio che ci d lavittoria per mezzo di nostro Signore Ges Cristo57. Dunque anchela vittoria con la quale si vince il peccato nient'altro se non undono di Dio, che in questa lotta aiuta il libero arbitrio.

    3) sulla concupiscenza in generale.

    4. 9. Per questo anche il Maestro celeste dice: Vegliate e pregateper non entrare in tentazione58. Dunque ciascuno, lottando contro

    la sua concupiscenza, preghi per non entrare in tentazione, cio pernon essere da quella attratto ed allettato. Ma non entra intentazione, se vince con la volont buona la cattiva concupiscenza.

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    Eppure non sufficiente l'arbitrio della volont umana, a meno chela vittoria non sia concessa dal Signore a chi prega per non entrarein tentazione. Che cosa in realt si manifesta pi chiaramente dellagrazia divina, quando si riceve quello che si prega? In effetti se il

    nostro Salvatore avesse detto: Vegliate per non entrare intentazione, sembrerebbe ammonire esclusivamente la volontdell'uomo; ma quando aggiunge: e pregate, dimostra che Dio afornire l'aiuto per non entrare in tentazione. Si rivolge al liberoarbitrio l'avvertimento: Figlio, non trascurare la disciplina delSignore59; e nello stesso tempo il Signore dice: Io ho pregato perte, Pietro, perch la tua fede non venga meno60. L'uomo dunquericeve aiuto dalla grazia perch non sia inutile dare ordini alla suavolont.

    Anche la nostra conversione avviene per grazia di Dio...

    5. 10. Quando Dio dice: Rivolgetevi verso di me e io mi rivolgerverso di voi61, uno dei due elementi sembra essere quello dellanostra volont, per cui siamo noi che dobbiamo rivolgerci verso dilui; l'altro invece sembra essere la grazia, per cui anch'egli da partesua si rivolge verso di noi. E proprio qui i pelagiani possono pensaredi veder comprovata la loro opinione, in base alla quale sostengono

    che la grazia di Dio concessa secondo i nostri meriti. Ma in realtquesto non os affermarlo neppure Pelagio, quando in Oriente, cionella provincia della Palestina dove si trova la citt diGerusalemme, fu ascoltato in persona dai vescovi. Infatti tra lealtre obiezioni che gli furono avanzate gli fu messa di fronte la suaaffermazione che la grazia di Dio assegnata secondo i nostrimeriti; ma ci cos alieno dalla dottrina cattolica e cos contrarioalla grazia di Cristo, che se egli non avesse rivolto da solol'anatema contro questa tesi, sarebbe uscito di l colpito daanatema lui stesso. Ma che egli avesse emesso una condannabugiarda lo rivelano i suoi libri successivi, nei quali non sostieneassolutamente nient'altro se non che la grazia di Dio assegnatasecondo i nostri meriti. Infatti i pelagiani raccolgono dalle Scritture ipassi del genere di questo che ho gi ricordato in particolare:Rivolgetevi verso di me e io mi rivolger verso di voi,interpretandoli nel senso che secondo il merito della nostraconversione a lui ci data la grazia nella quale anch'egli si rivolge a

    noi. Ma quelli che pensano ci non riflettono che se anche la nostrastessa conversione a Dio non fosse un dono, non si direbbe a lui:Dio delle virt, convertici a te62; e: Dio, tu convertendoci a te ci

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    vivificherai; e: Convertici a te, Dio della nostra salvezza63; e altripassi di questo genere, che sarebbe lungo ricordare. Infatti anchevenire a Cristo che altro se non rivolgersi a lui per credere?Eppure egli dice: Nessuno pu venire a me, se non gli stato

    concesso dal Padre mio64

    .

    ...contro la tesi pelagiana che la grazia data secondo inostri meriti.

    5. 11. Allo stesso modo quello che scritto nel libro secondo deiParalipomeni: Il Signore con voi quando siete con lui, e se locercherete lo troverete; ma se lo lascerete vi abbandoner65, indicacerto chiaramente l'arbitrio della volont. Ma quelli che sostengono

    che la grazia di Dio data secondo i nostri meriti, prendono questetestimonianze in altro senso e dicono che il nostro merito consistein questo, che siamo con Dio; e secondo questo merito ci concessa la sua grazia affinch anch'egli sia con noi. Allo stessomodo il nostro merito nel fatto che lo cerchiamo; e secondoquesto merito ci concessa la sua grazia, affinch lo troviamo.Anche le espressioni del libro primo: E tu, Salomone, figlio mio,riconosci Iddio, e servilo in perfezione di cuore e con animavolenterosa, perch il Signore scruta tutti i cuori e conosce ogni

    pensiero della mente; se lo cercherai, ti si riveler, e se loabbandonerai, ti respinger in perpetuo66, dimostrano conevidenza l'arbitrio della volont. Ma essi scorgono il meritodell'uomo nelle parole: se lo cercherai, e vedono la grazia concessasecondo questo merito, in quanto detto: ti si riveler. E si dannoda fare in tutte le maniere possibili a dimostrare che la grazia di Dio concessa secondo i nostri meriti: in definitiva che la grazia non grazia. Infatti per quelli ai quali si rende secondo il merito, lamercede non computata secondo la grazia, ma secondo il debito67, come chiarissimamente dice l'Apostolo.

    L'esempio di S Paolo.

    5. 12. In effetti l'apostolo Paolo, quando perseguitava la Chiesa, unmerito lo aveva certamente, ma era un merito negativo; per cuidice: Non sono degno di essere chiamato Apostolo, perch ho

    perseguitato la Chiesa di Dio68. Allora, se aveva questo merito nelmale, gli fu reso bene per male; perci prosegue col dire: Ma pergrazia di Dio sono quello che sono. E per mostrare anche il liberoarbitrio aggiunge poi: E la sua grazia in me non fu vana, ma mi

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    sono adoperato pi di tutti loro69. Questo libero arbitriodell'individuo egli lo sprona anche negli altri, dicendo: Vi esortiamoa non ricevere invano la grazia di Dio70. Ma in qual maniera lipotrebbe esortare a questo, se ricevendo la grazia perdessero la

    propria volont? Tuttavia perch non si pensi che la buona volontdi per se stessa possa fare qualcosa di buono senza la grazia di Dio,subito dopo aver detto: La sua grazia in me non fu vana, ma misono adoperato pi di tutti loro, aggiunge: Non io per, ma lagrazia di Dio con me71. Evidentemente vuol dire: "Non da solo, mala grazia di Dio era con me"; e perci non intende parlare n dellagrazia di Dio sola, n di se stesso da solo, ma della grazia di Dioinsieme con lui. Ma quando fu chiamato dal cielo e fu convertito dauna chiamata cos grande ed efficace, la grazia di Dio era sola,

    perch quello che aveva meritato era grande, ma in senso cattivo.Infine in un altro passo dice a Timoteo: Soffri con me per ilVangelo, secondo la forza di Dio che ci fa salvi e che ci chiama conla sua santa vocazione, non secondo le nostre opere, ma secondo ilsuo decreto e la sua grazia, che ci stata data in Cristo Ges72.Parimenti ricordando ci che si era meritato, ma con la malvagit,dice:Anche noi infatti siamo stati stolti un tempo e increduli,sbagliando e assoggettandoci a desideri e piaceri vari, operandonella malizia e nell'invidia, detestabili, odiandoci tra di noi73. Pertutto quello che si era meritato con la sua malvagit che cosa gliera dovuto sicuramente se non un castigo? Ma poich Dio rende deibeni in cambio di mali per mezzo della grazia che non datasecondo i nostri meriti, avvenne quello che poi aggiunge dicendo:Ma quando incominci a splendere la bont e l'amore per l'uomo da

    parte di Dio nostro Salvatore, egli ci salv non in seguito alle operedi giustizia che abbiamo compiuto noi, ma secondo la suamisericordia, attraverso il lavacro della rigenerazione e del

    rinnovamento nello Spirito Santo, che egli ha sparso con estremaricchezza su di noi, per mezzo di Ges Cristo nostro Salvatore,affinch giustificati dalla sua grazia diveniamo eredi della vitaeterna nella speranza74.

    Le nostre opere buone seguono il dono della grazia.

    6. 13. Da queste testimonianze divine provato che la grazia di Dionon concessa secondo i nostri meriti, dal momento che la

    vediamo attribuita non solo senza che uno abbia meritatoprecedentemente in senso buono, ma anche dopo che abbiameritato numerose volte in senso cattivo. Anzi possiamo costatare

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    che proprio in questo modo viene data ogni giorno. Chiaramenteuna volta che stata data, allora cominciamo ad acquisire anchemeriti nel bene, ma sempre attraverso di essa; infatti se essa ci sisottrae, l'uomo cade, non innalzato, ma abbattuto dal libero

    arbitrio. Per questa ragione neppure quando l'uomo ha cominciatoad avere meriti nel bene deve attribuirli a se stesso, bens a Dio, acui si dice nel Salmo: Sii il mio sostegno, non abbandonarmi75. Sedice: Non abbandonarmi, dimostra che se sar abbandonato, egli diper se stesso non sar pi capace di alcun bene; per cui diceancora: Io dissi nella mia prosperit: Non vaciller in eterno76. Egliaveva pensato che a lui appartenesse il bene di cui abbondava a talpunto da non vacillare; ma perch gli fosse rivelato a chiapparteneva ci di cui aveva cominciato a gloriarsi come fosse suo,

    la grazia l'abbandon appena un poco ed egli, raccoltol'ammonimento, disse: Signore, nella tua volont prestasti al mioonore la potenza, ma distogliesti da me il tuo volto e io sono statoconfuso77. Perci all'uomo, se empio, non solo necessarioessere giustificato dalla grazia di Dio, cio passare dall'empiet allagiustizia, quando gli viene reso bene per male, ma anche quandosia gi stato giustificato in seguito alla fede, necessario che lagrazia cammini con lui, ed egli si appoggi su di essa per noncadere. Per questo scritto nel Cantico dei Canticiproprio riguardoalla Chiesa: Chi questa che viene, resa candida, appoggiandosi alsuo diletto?78. E' stata resa candida quella che non potrebbeesserlo per se stessa. E da chi stata resa candida, se non da Coluiche per bocca del Profeta dice: Se i vostri peccati saranno comescarlatto, io li render candidi come neve79 ? Quando ella stataresa candida, non meritava alcun bene, ma ormai resa candidaprocede rettamente, purch tuttavia si appoggi con perseveranzasopra Colui dal quale stata resa candida. E' per questo che anche

    Ges stesso, sul quale si appoggia quella che stata resa candida,disse ai suoi discepoli: Senza di me nulla potete fare80.

    Ancora l'esempio di S. Paolo.

    6. 14. Dunque torniamo all'apostolo Paolo e vediamo che egli haconseguito la grazia di Dio che rende bene per male senza averprima meritato minimamente in bene, ma anzi abbondantemente inmale; esaminiamo cosa dice quando ormai si avvicina al martirio,

    nella lettera a Timoteo: Io infatti ormai vengo immolato e il tempodella mia morte si avvicina. Ho combattuto il buon combattimento,ho portato a termine la mia corsa, ho serbato la fede81. Egli ricorda

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    ormai i suoi meriti nel bene; cosicch consegue la corona dopo avermeritato nel bene colui che consegu la grazia dopo aver meritatonel male. Ora prestate attenzione a quello che segue: Mi rimane lacorona della giustizia, che il Signore, giusto giudice, mi render in

    quel giorno82

    . A chi il giudice giusto renderebbe la corona, se ilPadre misericordioso non avesse donato la grazia ? E come cisarebbe questa corona della giustizia, se non l'avesse preceduta lagrazia che giustifica l'empio? In qual modo si renderebbe comedovuta la corona, se prima la grazia non fosse stata donata comegratuita?

    La vita eterna il premio dei meriti che Dio ci ha donato.

    6. 15. Ma i pelagiani dicono che la sola grazia non concessasecondo i nostri meriti quella per la quale si assolvono all'uomo ipeccati; invece quella che data alla fine, cio la vita eterna, concessa in base ai nostri meriti precedenti. Rispondiamo dunque acostoro. Se infatti essi concepissero i nostri meriti riconoscendo cheanche questi stessi sono doni di Dio, il loro concetto non sarebbe darespingere; ma poich esaltano i meriti umani a tal punto dasostenere che l'uomo li possiede di per se stesso, senz'altro conpiena ragione risponde l'Apostolo: Chi infatti ti distingue? Cosa

    possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perch tivanti come se non lo avessi ricevuto?83. A chi pensa cos, con lamassima verit si pu rispondere: Dio corona non i tuoi meriti, ma isuoi doni, se i tuoi meriti ti provengono da te stesso e non da lui.Se questi infatti provengono da te, sono nel male e Dio non licorona; ma se sono nel bene, sono doni di Dio, perch, come dicel'apostolo Giacomo: Ogni concessione ottima e ogni dono perfettoviene dall'alto, discendendo dal Padre della luce84. Per questo diceanche Giovanni, precursore di Ges: L'uomo non pu riceverealcunch, se non gli viene dato dal cielo85 : s, dal cielo, da cuivenne anche lo Spirito Santo, quando Ges ascese in alto, catturla cattivit, dette doni agli uomini86. Se dunque i tuoi meriti nelbene sono doni di Dio, Dio non corona i tuoi meriti come tuoi meriti,ma come suoi doni.

    Le parole di S. Paolo: Ho combattuto il buoncombattimento... ho portato a termine la mia corsa.

    7. 16. Adesso consideriamo proprio i meriti dell'apostolo Paolo, aiquali egli disse che il giusto Giudice avrebbe reso la corona della

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    giustizia, e vediamo se i meriti di lui appartengono proprio a lui,cio sono stati acquistati da lui stesso, o sono doni di Dio. Hocombattuto il buon combattimento, ho portato a termine la miacorsa, ho serbato la fede87. In primo luogo queste opere buone, se

    non le avessero precedute pensieri buoni, sarebbero nulle. Fateattenzione dunque a quello che dice dei pensieri; egli affermascrivendo ai Corinzi: Non che siamo capaci di pensare qualcosa dasoli, come venisse proprio da noi; ma la nostra sufficienza provieneda Dio88. Adesso esaminiamo ogni singola espressione: Hocombattuto il buon combattimento, dice. Io domando: Con qualeenergia ha combattuto? Con quella che aveva di per se stesso o conquella che gli fu data dall'alto? Ma guardiamoci bene dal sostenereche un cos grande Dottore ignorasse la legge di Dio, la cui voce

    suona nel Deuteronomio: Non dire in cuor tuo: La mia forza e ilvigore della mia mano mi hanno acquistato questa grande potenza;ma ti ricorderai del Signore Dio tuo, perch egli ti d la forza diconquistare la potenza89. A che giova infatti un giustocombattimento, se non segue la vittoria? E chi d la vittoria, se nonColui del quale l'Apostolo dice: Rendiamo grazie a Dio, che ci d lavittoria per mezzo di nostro Signore Ges Cristo90 ? E altrove, dopoaver ricordato la testimonianza del Salmo: Perch per causa tuasiamo mandati a morte tutto il giorno, siamo considerati come

    pecore da macello91, aggiunge: Ma in tutto questo noi stravinciamoper mezzo di Colui che ci ha amati92; dunque non dice: , ma: di luiche ci ha amati. Poi afferma: Ho portato a termine la mia corsa; maquesta espressione dello stesso che altrove dice: Dunque nonappartiene n a chi vuole n a chi corre, ma a Dio che hamisericordia93. E questa frase in nessun modo consente di essereanche invertita, cos che si possa dire: Non appartiene a Dio che hamisericordia, ma all'uomo che vuole e corre. Chiunque infatti

    osasse esprimersi cos dimostrerebbe apertamente di contraddirel'Apostolo.

    Ho serbato la fede.

    7. 17. Infine ha detto: Ho serbato la fede; ma lo ha detto colui chealtrove afferma: Ho ottenuto la misericordia di essere fedele94. Nonha detto: Ho ottenuto la misericordia perch ero fedele, ma: diessere fedele; con ci dimostra che anche la stessa fede non si pu

    avere se non per la misericordia di Dio, e che dono di Dio. Equesto lo insegna con estrema chiarezza quando dice: Per la graziavoi siete stati salvati mediante la fede, e ci non proviene da voi,

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    ma dono di Dio95. Infatti avrebbero potuto dire: Abbiamoricevuto la grazia per il fatto che abbiamo creduto, attribuendopraticamente la fede a se stessi, la grazia a Dio; per questol'Apostolo, dopo aver detto: mediante la fede, aggiunge: e ci non

    proviene da voi, ma dono di Dio. E poi, perch non dicessero diaver meritato tale dono con le proprie opere, subito dopo aggiunge:Non in seguito alle opere, affinch per caso qualcuno non si glori96.Con ci non ha negato o svuotato di valore le opere buone, perchdice che Dio rende a ciascuno secondo le sue opere 97, ma le opereprovengono dalla fede, non la fede dalle opere; per questo le operedi giustizia ci provengono da Colui dal quale ci proviene anche lafede stessa, e della fede detto: Il giusto vive della fede98.

    La fede che opera attraverso la carit.

    7. 18. Per gli uomini non hanno compreso ci che dice l'Apostolo:Noi pensiamo che l'uomo sia giustificato attraverso la fede senza leopere della legge99, e hanno pensato che egli voglia dire questo:All'uomo basta la fede, anche se vive malvagiamente e non puvantare buone opere. Ma guardiamoci dall'attribuire tale concetto alVaso di Elezione; anzi egli in un passo dice: Infatti in Cristo Gesnon vale alcunch n la circoncisione n la mancanza di essa, e poi

    aggiunge: ma la fede che opera attraverso la carit100. E la fede appunto quella che separa i fedeli del Signore dagli immondidemoni; infatti anch'essi, come dice l'apostolo Giacomo, credono etremano101, ma non operano bene. Dunque non hanno questa fededella quale vive il giusto, cio quella che opera attraverso la carit,affinch Dio renda a lui la vita eterna secondo le sue opere. Mapoich anche le stesse opere buone ci provengono da Dio, dal qualenoi abbiamo parimenti la fede e la carit, appunto per questo ilmedesimo Dottore delle Genti d il nome di grazia anche alla stessavita eterna.

    La vita eterna grazia?

    8. 19. E da ci nasce un problema non trascurabile, la cui soluzionedev'essere ricercata con l'intervento del Signore. Se infatti la vitaeterna viene data in ricompensa delle opere buone 102, come dice laScrittura in maniera estremamente chiara: Dio render a ciascunosecondo le sue opere103, in qual maniera la vita eterna pu esseregrazia, dato che la grazia non assegnata in ricompensa alle opere,ma viene conferita gratuitamente?. L'Apostolo appunto dice:A chi

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    lavora, la mercede non computata secondo la grazia, ma secondoil debito104; e ancora: Un residuo stato salvato per elezione dellagrazia, e subito aggiunge: Ma se per grazia, allora non per leopere; altrimenti la grazia non pi grazia105. Dunque la vita

    eterna come pu essere una grazia, se si acquista in seguito alleopere? O forse non la vita eterna che l'Apostolo chiama grazia? Alcontrario, egli si espresso in una maniera che l'identificazione nonsi pu negare; e non c' bisogno nemmeno di un acuto intenditore,ma soltanto di uno che dia ascolto attentamente. Quando infattiafferma: La paga del peccato la morte, subito aggiunge: Ma lagrazia di Dio la vita eterna, in Cristo Ges, nostro Signore106.

    Risposta alla questione.

    8. 20. Dunque una tale questione non mi sembra che si possasciogliere in nessun modo, se non intendendo che anche le nostrestesse opere buone, alle quali si conferisce la vita eterna,appartengono alla grazia di Dio. E il motivo nelle parole delSignore Ges: Senza di me nulla potete fare107. E ancora l'Apostoloafferma: Per la grazia voi siete stati salvati mediante la fede, e cinon proviene da voi, ma dono di Dio; non in seguito alle opere,affinch per caso qualcuno non si glori108. Egli vide senza meno che

    secondo l'opinione degli uomini questo concetto si potrebbeintendere nel senso che ai credenti non siano necessarie le operebuone, ma basti per essi la fede sola; e che inoltre gli uominipotrebbero gloriarsi per le opere buone, come se per compierlebastassero le loro sole forze. Perci aggiunge subito: Infatti siamoopera sua, creati in Cristo Ges in vista delle opere buone che Dioappront affinch noi camminiamo in esse109. Dopo che ha detto,per dare risalto alla grazia di Dio: Non in seguito alle opere,affinch per caso qualcuno non si glori, per quale motivo, comespiegazione, aggiunge: Infatti siamo opera sua, creati in CristoGes, in vista delle opere buone? Come pu stare allora: Non inseguito alle opere, affinch per caso qualcuno non si glori? Maascolta e comprendi: ci non avviene in seguito alle opere, ossia adopere che siano tue e ti derivino da te stesso, bens in seguito alleopere in vista delle quali Dio ti foggi, cio ti dette forma e ti cre.Questo appunto significa: Infatti siamo opera sua, creati in CristoGes, in vista delle opere buone; non si tratta di quella creazione

    per la quale siamo stati fatti uomini, ma della creazione della qualechi era gi uomo diceva: Crea in me un cuore puro, o Dio110, e dicui dice l'Apostolo: Se dunque uno in Cristo, una nuova

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    creazione; le vecchie cose sono passate. Ecco, sono divenutenuove, e tutte vengono da Dio111. Dunque siamo foggiati, cioriceviamo forma e siamo creati in vista delle opere buone, che nonsiamo noi ad avere approntato, ma che Dio appront, affinch noi

    camminiamo in esse. Pertanto, o carissimi, se la nostra vita buonaaltro non che grazia di Dio, senza dubbio anche la vita eterna, cheviene data in contraccambio alla vita buona, grazia di Dio; edessa pure viene data gratuitamente, perch stata datagratuitamente la vita buona per la quale quella eterna vieneconcessa. Ma quella vita buona per cui viene concessa, semplicemente grazia; in definitiva questa vita eterna che vieneconcessa per essa, poich di essa premio, grazia per grazia,come una ricompensa che contraccambia la giustizia. E cos si

    dimostra vero, perch vero, che Dio render a ciascuno secondole sue opere112.

    Grazia per grazia.

    9. 21. Ma forse voi volete sapere se abbiamo letto l'espressionegrazia per grazia nei Libri santi. Bene: avete il Vangelo secondoGiovanni, che splende di tanta luce, dove Giovanni Battista dice diCristo nostro Signore: Noi dalla pienezza di lui abbiamo ricevuto, e

    grazia per grazia113. Pertanto dalla pienezza di lui abbiamoricevuto, in proporzione alla nostra capacit, come delle particellenostre proprie affinch viviamo da buoni, secondo la misura dellafede che Dio ha distribuito114; poich ciascuno ha da Dio il propriodono, l'uno in un modo, l'altro in un altro115, questa appunto lagrazia. Ma in aggiunta riceveremo anche grazia per grazia, quandoci sar concessa la vita eterna, di cui l'Apostolo dice: Ma grazia diDio la vita eterna in Cristo Ges nostro Signore, dopo averaffermato: La paga del peccato la morte116. E giustamente detta una paga, perch a chi combatte nelle file diaboliche la morteeterna viene conferita come un debito. In quel passo avrebbepotuto dire, e con piena correttezza: Paga della giustizia la vitaeterna; ma ha preferito dire: Ma grazia di Dio la vita eterna,affinch di qui potessimo capire che Iddio non ci conduce alla vitaeterna per i nostri meriti, ma per la sua misericordia. E di questoparla l'uomo del Signore nel Salmo, quando dice all'anima sua:Colui che ti incorona di piet e misericordia117. Non si rende forse

    una corona alle opere buone? Ma dato che ad operare le operebuone nei buoni, Colui del quale detto: E' Dio che opera in voi ilvolere e l'operare, secondo il suo beneplacito118, per questo che

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    dice il Salmo: Ti incorona di piet e misericordia, perch per suamisericordia compiamo le opere buone, alle quali si rende lacorona. Effettivamente non bisogna pensare che egli abbiaeliminato il libero arbitrio, perch ha detto: E' Dio che opera in voi il

    volere e l'operare, secondo il suo beneplacito. Se fosse cos nonavrebbe detto sopra:Adoperatevi alla vostra salvezza con tremoree timore119. Quando infatti si ordina ad essi di adoperarsi, sichiama in causa il loro libero arbitrio; ma se dice: con tremore etimore, perch non si attribuiscano il fatto di operare bene e nonsi glorino delle opere buone come se appartenessero a loro. Mal'Apostolo, come se gli fosse rivolta la domanda: Perch hai detto:con tremore e timore? fornisce la spiegazione di queste parole conla frase: E' Dio che opera in voi. Infatti se voi temete e tremate,

    non vi potete gloriare delle opere buone come se fossero vostre,perch Dio che opera in voi.

    Attraverso la legge la conoscenza del peccato; attraverso lafede la giustificazione.

    10. 22. Allora, fratelli, voi attraverso il libero arbitrio doveteappunto non fare il male e compiere il bene: questo che ciprescrive la legge di Dio nei Libri santi, sia dell'Antico, sia del Nuovo

    Testamento. Ma leggiamoli e con l'aiuto del Signore cerchiamo dicapire l'Apostolo quando dice: Perch nessun essere umano sargiustificato per mezzo della legge davanti a lui; anzi per mezzodella legge si ha la cognizione del peccato120. Ha detto lacognizione, non l'abolizione. Ma quando l'uomo conosce il peccato,se non interviene l'aiuto della grazia a fargli evitare ci che ormaiconosce, senza dubbio la legge provoca lo sdegno. Proprio questodice l'Apostolo in persona in un altro passo; e queste sono parolesue: La legge provoca lo sdegno. Cos si espresso perch l'ira diDio pi forte nei confronti del trasgressore, che conosce permezzo della legge il peccato e tuttavia lo commette; appunto inquesto caso che l'uomo un trasgressore della legge, come spiegain un altro passo: Dove non c' legge, non c' neppuretrasgressione121. Per questo detto anche altrove:Affinchserviamo nella novit dello spirito, non nell'antichit della lettera122; con l'espressione: l'antichit della lettera vuol fare intendere lalegge, ma la novit dello spirito che cos' se non la grazia? E per

    non far pensare che egli voglia accusare o riprendere la legge,subito si pone la domanda: Dunque che diremo? Che la legge peccato? Nemmeno lontanamente. E continua: Ma non ho

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    conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; la stessafrase che aveva gi detto: Per mezzo della legge si ha la cognizionedel peccato. Infatti- dice - io non avrei conosciuto laconcupiscenza, se la legge non dicesse: Non desiderare. Ma colta

    l'occasione, il peccato attraverso questo precetto ha operato in meogni concupiscenza; effettivamente senza la legge il peccato morto. Io un tempo senza la legge vivevo; ma, sopraggiunto il

    precetto, il peccato risorto, e io perdetti la vita; il precetto cheaveva per scopo la vita si trov per me a risolversi nella morte; il

    peccato infatti, colta l'occasione, attraverso il precetto mi ha trattoin fallo e per mezzo di quello mi ha ucciso. Pertanto la legge certosanta, e il precetto santo, giusto e buono. Dunque ci che buono, per me divenuto morte? Nemmeno lontanamente. Ma il

    peccato per manifestarsi come peccato, attraverso ci che buonomi ha prodotto la morte, affinch attraverso il precetto il peccatoreo il peccato oltrepassasse ogni misura123. E ai Galati dice: Sapendoche l'uomo non giustificato grazie alle opere della legge, ma soloattraverso la fede in Ges Cristo, anche noi abbiamo creduto inGes Cristo affinch siamo giustificati grazie alla fede di Cristo enon grazie alle opere della legge, perch grazie alle opere dellalegge nessuno sar giustificato124.

    La grazia non la legge.

    11. 23. Come possono dunque sostenere quegli esseri totalmentevuoti e del tutto fuorviati che sono i pelagiani, che la legge lagrazia di Dio, dalla quale riceviamo aiuto per non peccare? Chevanno dicendo quei miseri, che senza alcuna esitazione osanocontraddire la grandezza dell'Apostolo? Egli dice che il peccato haricevuto forza contro l'uomo proprio dalla legge e che attraverso ilprecetto, bench santo e giusto e buono, tuttavia esso lo uccide eper mezzo di ci che buono gli produce la morte; ma dalla mortenon si potrebbe liberare, se lo spirito non vivificasse colui che lalettera ha ucciso. Cos altrove dice: La lettera uccide, lo spiritoinvece vivifica125. Ma questi ribelli, ciechi di fronte alla luce di Dio esordi di fronte alla sua voce, dicono che la lettera invece di ucciderevivifica, e si trovano a contraddire la verit che a vivificare lospirito. Dunque, fratelli, per ammonirvi piuttosto con le parolestesse dell'Apostolo, noi siamo debitori non alla carne, cos da

    dover vivere secondo la carne. Se infatti vivrete secondo la carne,morrete; se invece farete morire le azioni della carne con lo spirito,vivrete126. Ho detto ci per distogliere dal male il vostro libero

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    arbitrio ed esortarlo al bene attraverso le parole dell'Apostolo; nonper questo tuttavia dovete gloriarvi nell'uomo, cio in voi stessi,invece che nel Signore, se non vivete secondo la carne, ma fatemorire le azioni di essa con lo spirito. Infatti non voleva che quelli

    ai quali si rivolgeva cos si inorgoglissero, pensando di poter fareopere tanto eccellenti con il loro proprio spirito, invece che conquello di Dio; e per questo prima dice: Se invece mortificherete leazioni della carne con lo spirito, vivrete; poi subito aggiunge:Quanti infatti sono guidati dallo spirito di Dio, questi sono figli di Dio127. Quando dunque mortificate le azioni della carne con lo spiritoaffinch abbiate la vita, quello che glorificate, quello che lodate,quello che ringraziate, Colui il cui Spirito vi guida ad essere capacidi tutto questo e a dimostrare di essere figli di Dio. Quanti infatti

    sono guidati dallo spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

    La legge si adempie non con la sola volont, ma con l'aiutodella grazia.

    12. 24. Dunque tutti quelli che, aggiungendosi il solo aiuto dellalegge, senza quello della grazia, e confidando nelle proprie facoltsono guidati dal loro spirito, non sono figli di Dio. A questacategoria appartengono quelli di cui l'Apostolo dice ancora: Non

    riconoscendo la giustizia di Dio, e volendo stabilire la propria, non sisono assoggettati alla giustizia di Dio128. Parla cos dei Giudei, iquali per la presunzione in se stessi rifiutavano la grazia e quindinon credevano in Cristo. Egli dice che essi volevano stabilire la lorogiustizia, che la giustizia che proviene dalla legge. Certo la leggenon era stata stabilita da essi stessi; anzi, essi avevano stabilito lapropria giustizia nella legge che proviene da Dio, perch credevanoche le loro forze fossero in grado di adempiere questa medesimalegge; con ci essi non riconoscevano la giustizia di Dio, cio non lagiustizia di cui giusto Dio, ma quella che proviene agli uomini daDio. E per persuadervi che la loro giustizia intesa dall'Apostolocome quella che proviene dalla legge e quella di Dio come quellache da Dio proviene all'uomo, ascoltate ci che egli dice altrove,parlando di Cristo: Per lui ho ritenuto che tutte le cose fossero nonsolo perdite, ma anche immondizie, per guadagnare Cristo e perritrovarmi in lui non con la mia giustizia, che proviene dalla legge,ma con quella che si ha per mezzo della fede in Cristo, che proviene

    da Dio

    129

    . Che significa infatti: Non con la mia giustizia, cheproviene dalla legge? La legge in s non era sua, ma di Dio, perchiamava sua la giustizia, bench provenisse dalla legge, perch

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    pensava di poter adempiere quest'ultima con la propria volont,senza l'aiuto della grazia che si ha per mezzo della fede in Cristo.Perci, dopo aver detto: Non con la mia giustizia che proviene dallalegge, prosegue: ma con quella che si ha per mezzo della fede in

    Cristo, che proviene da Dio. Era questa che ignoravano i Giudei, deiquali dice: non riconoscendo la giustizia di Dio, cio quella cheproviene da Dio (e questa infatti la d non la lettera che uccide, malo spirito che vivifica), e volendo stabilire la propria (e questa eglil'ha chiamata giustizia che proviene dalla legge, quando ha detto:non con la mia giustizia, che proviene dalla legge), non si sonoassoggettati alla giustizia di Dio, cio non si sono assoggettati allagrazia di Dio. Infatti essi erano sotto la legge, non sotto la grazia; equindi su di essi dominava il peccato, dal quale non la legge, ma

    la grazia che libera l'uomo. Per questo altrove dice:Allora il peccatonon dominer pi su di voi; infatti non siete pi sotto la legge, masotto la grazia130; ci significa non che la legge sia cattiva, ma chevi sottostanno quelli che essa rende rei fornendo precetti, ma nonsoccorsi. La grazia appunto quella che presta aiuto perchciascuno sia esecutore della legge, mentre senza la grazia chi sottoposto alla legge sar soltanto un suo ascoltatore. A chi intale condizione pertanto dice: Voi che cercate di giustificarvi nellalegge siete decaduti dalla grazia131.

    La grazia non la natura.

    13. 25. Chi sar cos sordo verso le parole apostoliche, chi sar cosstolto, anzi cos folle e incosciente nei propri discorsi da avere ilcoraggio di sostenere che la legge la grazia? Chi sapevapienamente ci che diceva, non grida forse: Voi che cercate digiustificarvi nella legge siete decaduti dalla grazia? Se dunque lalegge non la grazia, poich al fine di applicare la legge stessa non la legge che pu aiutare, ma la grazia, la grazia sar forse lanatura? In effetti i pelagiani hanno osato dire anche questo: che lagrazia sarebbe la natura, nella quale siamo stati creati in possessodi una mente razionale, che ci mette in grado di capire, fatti adimmagine di Dio, per dominare sui pesci del mare, gli uccelli delcielo e tutte le bestie che strisciano sulla terra. Ma non questa lagrazia che l'Apostolo raccomanda attraverso la fede in Cristo. Infatti certo che questa natura noi l'abbiamo in comune anche con gli

    empi e i non credenti; la grazia invece, che data attraverso lafede in Cristo, appartiene solo a quelli che possiedono appunto lafede; infatti la fede non di tutti132. Come a coloro che sono

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    decaduti dalla grazia perch vogliono trovare la loro giustificazionenella legge, con tutta verit l'Apostolo dice: Se la giustizia provienedalla legge, dunque Cristo morto per niente133; cos, se alcunisono convinti che la grazia raccomandata e ricevuta dalla fede in

    Cristo sia la natura, anche a loro con tutta verit si pu dire: Se lagiustizia proviene dalla natura, dunque Cristo morto per nulla.Infatti nel nostro mondo la legge c'era gi, e non giustificava; c'eragi anche la natura, e non giustificava; perci Cristo non mortoper nulla, ma perch per mezzo suo la legge si adempisse. E' cosche egli dice: Non sono venuto ad abolire la legge, ma acompletarla134. E contemporaneamente morto perch la naturaguastata per colpa di Adamo per mezzo suo fosse restaurata. Infattidice anche di essere venuto a cercare e a salvare ci che era

    perduto135; e credettero in questa sua futura venuta anche gliantichi Padri, che amavano Dio.

    La grazia non solo la remissione dei peccati.

    13. 26. Dicono anche: La grazia di Dio, che stata data per mezzodella fede in Ges Cristo e che non n la legge n la natura, valida a questo scopo soltanto, a rimettere i peccati trascorsi, nonad evitare quelli futuri o a superare le difficolt che ci si oppongono.

    Ma se questo fosse vero, certamente nella preghiera domenicale,dopo aver detto: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamoai nostri debitori, non aggiungeremmo: e non spingerci intentazione136. Infatti la prima frase la diciamo perch ci sianorimessi i peccati, la seconda perch possiamo evitarli o vincerli. Equesto certo non lo chiederemmo per nessun motivo al Padre che nei cieli, se potessimo realizzarlo con il solo potere della volontumana. A questo punto mi richiamo alla Carit vostra e molto viraccomando di leggere diligentemente il libro che il beato Ciprianoscrisse su L'orazione domenicale; per quanto vi soccorrer l'aiutodel Signore, cercate di capirlo ed apprendetelo a memoria. Lpotrete vedere in qual maniera egli si rivolga al libero arbitrio diquelli che con la stesura del suo lavoro vuole confermare nella fede;intende evidentemente dimostrare che bisogna invocare nellapreghiera quelle cose che nella legge ci si ordina di compiere. Maquello si farebbe proprio del tutto inutilmente, se a compiere quellecose fosse sufficiente la volont umana senza l'aiuto divino.

    La volont del credente precede la grazia di Dio?

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    14. 27. Quelli che pensano cos non difendono il libero arbitrio, maesagerandolo lo distruggono, e si pu comprovare contro di essi chequella grazia che ci viene concessa per mezzo di Ges Cristo nostroSignore non n la conoscenza della legge divina, n la natura, n

    la semplice remissione dei peccati. Al contrario proprio essa a fares che la legge si adempia, la natura si liberi, il peccato non domini.Ma quando si dimostrato che sono pienamente in fallo su tuttoci, essi si rivolgono a quest'altra tesi: si sforzano di dimostrare conogni mezzo che la grazia di Dio concessa secondo i nostri meriti.Essi dicono: "Anche se essa non concessa secondo il merito delleopere buone, perch per mezzo di essa che operiamo bene,tuttavia concessa secondo il merito della volont buona; infatti lavolont buona di colui che prega, precede la grazia e prima ancora

    c' stata la volont di colui che crede: la grazia di Dio che esaudiscesegue secondo questi meriti".

    La grazia precede la fede.

    14. 28. Della fede, cio della volont del credente, ho gi discussopi sopra, e ho dimostrato che essa congiunta alla grazia a talpunto che l'Apostolo non dice: Ho ottenuto la misericordia perchero fedele, ma invece: Ho ottenuto la misericordia di essere fedele137. Ci sono anche altre testimonianze, fra le quali questa:Ragionate con modestia, secondo la misura della fede che Iddio hadistribuito a ciascuno138; ed anche il passo che ho gi ricordato:Per la grazia voi siete stati salvati mediante la fede, e ci non

    proviene da voi, ma dono di Dio139. Viene poi quello che scriveagli Efesini: Pace ai fratelli e carit con fede da Dio Padre e dalSignore Ges Cristo140; e ancora l'altro passo in cui dice: Perch avoi stato donato per favore di Cristo non solo di credere in lui, maanche di patire per lui141. Dunque entrambe le cose appartengonoalla grazia di Dio, sia la fede di coloro che credono, sia lasopportazione di coloro che soffrono, perch dice sia dell'una chedell'altra che sono state donate. Ma il passo principale :Avendo ilmedesimo spirito di fede142. Infatti non dice: scienza della fede,ma: spirito di fede; e lo dice appunto per farci capire che la fedeviene concessa anche se non richiesta, allo scopo di concedere altridoni a chi li richiede. Come infatti invocheranno - dice - Colui nelquale non hanno creduto?143. Dunque lo spirito della grazia fa s

    che abbiamo la fede, e per mezzo della fede otteniamo con lapreghiera di avere la forza di fare ci che ci viene comandato.Perci lo stesso Apostolo continuamente antepone la fede alla

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    legge, perch non siamo in grado di fare ci che la legge comandase non otteniamo la capacit di farlo pregando attraverso la fede.

    La fede un dono di Dio.

    14. 29. Infatti se la fede appartiene solamente al libero arbitrio enon viene data da Dio, per quale motivo preghiamo a favore dicoloro che non vogliono credere per ottenere che credano?Senz'altro faremmo ci invano, se non credessimo nella manierapi giusta che Dio onnipotente pu convertire alla fede anche levolont traviate e contrarie ad essa. Batte certo sul libero arbitriodell'uomo chi dice: Oggi se udrete la voce di lui, non indurite ivostri cuori144. Ma se Dio non potesse eliminare anche la durezza

    del cuore, non direbbe per bocca del Profeta: Toglier loro il cuoredi pietra e dar loro un cuore di carne145. E che questa predizione riferita al Nuovo Testamento, lo dimostra a sufficienza l'Apostoloquando dice: La nostra lettera siete voi, scritta non con l'inchiostro,ma con lo spirito del Dio vivente, non in tavole di pietra, ma sulletavole di carne del vostro cuore146. Ma non dobbiamo pensare checi sia detto a questo scopo, affinch vivano carnalmente coloroche devono vivere spiritualmente; al contrario, dato che la pietra priva di sensibilit e ad essa paragonato il cuore duro, a che cosa

    si doveva paragonare un cuore che comprende se non a carnesensibile? Allo stesso modo detto per bocca del profeta Ezechiele:E dar ad essi un altro cuore, e un nuovo spirito dar loro; estrapper il cuore di pietra dalla loro carne e dar loro un cuore dicarne, affinch camminino nei miei precetti, osservino le mie leggi ele mettano in pratica; ed essi saranno il mio popolo e io sar il loroDio, dice il Signore147. Come potremo sostenere, se non a costo didire un'assurdit, che nell'uomo deve precedere il merito positivodella volont buona perch gli sia strappato il cuore di pietra? Maproprio questo cuore di pietra non significa altro che la volont pidura, che assolutamente non si piega di fronte a Dio! Se infatti c'stata prima la volont buona, ormai non c' pi sicuramente uncuore di pietra.

    Dio dona non per i meriti dell'uomo, ma per il nome suo.

    14. 30. Anche in un altro passo, per bocca del medesimo profeta,Dio dimostra nella maniera pi chiara che egli agisce cos non acausa di qualche loro merito nel bene, ma per il nome suo, quandodice: Io lo faccio, o casa di Israele, ma per il nome mio santo che

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    voi profanaste fra le genti, presso le quali voi vi recaste; esantificher il nome mio grande che stato profanato tra le genti,che voi profanaste in mezzo a loro; e sapranno le genti che io sonoil Signore, dice Iddio Signore, quando sar santificato tra di voi

    dinanzi ai loro occhi. E io vi prender tra le genti, e vi raccoglierda tutte le terre, e vi condurr nella terra vostra; e vi asperger diacqua pura e sarete mondati da tutte le brutture vostre e da tutti ivostri idoli, e vi purificher. E vi dar un cuore nuovo, e uno spiritonuovo metter in voi e sar tolto il cuore di pietra dalla vostracarne, e vi dar un cuore di carne e lo spirito mio metter in voi, efar s che camminiate nelle mie leggi ed osserviate ed adempiate imiei precetti148. Chi sar cos cieco da non vedere, chi cosimpietrito da non sentire che questa grazia non viene assegnata

    secondo i meriti della volont buona, dato che il Signore dice edattesta: Io lo faccio, o casa d'Israele, ma per il nome mio santo? Seinfatti affermava: Io lo faccio, ma per il nome mio santo, era soloper non lasciarli credere che ci avvenisse per i loro meriti nelbene, come i pelagiani non arrossiscono di sostenere. Quando dice:ma per il nome mio santo, che voi profanaste fra le genti, dimostranon solo che essi in precedenza non hanno meritato nulla nel bene,ma che addirittura hanno meritato nel male. Chi pu non vedereche un male orrendo profanare il nome santo di Dio? E tuttaviaper lo stesso nome mio, dice, che voi profanaste, io vi far buoni,non per voi stessi, e santificher il nome mio grande, che stato

    profanato fra le genti, che voi profanaste in mezzo a loro. Egli dicedi santificare il nome suo che pi sopra aveva detto santo. E questo appunto ci che noi preghiamo nell'orazione domenicale, quandodiciamo: Sia santificato il nome tuo, cos che sia santificato tra gliuomini quel nome che senza dubbio per se stesso sempre santo.E poi prosegue: E sapranno le genti che io sono il Signore, dice

    Iddio Signore, quando sar santificato tra di voi. Dunque anche seegli sempre santo, tuttavia santificato in coloro ai quali largiscela sua grazia, strappando ad essi il cuore di pietra con il qualeprofanarono il nome di Dio.

    Nell'uomo c' comunque il libero arbitrio.

    15. 31. Ma perch non si creda che in ci nulla possano fare gliuomini di per se stessi a mezzo del libero arbitrio, nel Salmo si

    dice: Non indurite i vostri cuori

    149

    . E sempre per bocca diEzechiele: Scacciate da voi tutte le vostre empiet checommetteste empiamente contro di me, e createvi un cuore nuovo

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    e uno spirito nuovo ed adempite tutti i miei precetti. Perch maivolete morire, o casa d'Israele, dice il Signore? Perch io non vogliola morte di colui che muore, dice Iddio Signore, e convertitevi evivrete150. Rammentiamoci che Colui che dice: e convertitevi e

    vivrete, lo stesso cui si dice: Convertici, o Signore151

    .Rammentiamoci che egli ordina: Scacciate da voi tutte le vostreempiet, anche se egli stesso che giustifica l'empio152.Rammentiamoci ancora che sempre il medesimo ad affermare:Createvi un cuore nuovo e uno spirito nuovo, e: Vi dar un cuorenuovo e metter in voi uno spirito nuovo153. Come mai Colui chedice: Createvi, dice anche: Vi dar? Perch ordina, se lui che devedare? Perch d, se l'uomo che deve agire? L'unico motivo cheegli d quello che ordina, mentre presta l'aiuto per agire a colui che

    riceve l'ordine. Sempre c' in noi una volont libera, ma nonsempre essa buona. Infatti o essa libera dal vincolo dellagiustizia, quando serva del peccato, e allora cattiva; o liberadal vincolo del peccato, quando serva della giustizia 154, e allora buona. Ma la grazia di Dio sempre buona, e per mezzo di essaavviene che sia uomo di buona volont quello che prima era divolont cattiva. Sempre per mezzo di essa avviene anche che lastessa volont buona, quando ormai ha cominciato ad esistere, siaccresca e diventi tanto grande da essere in grado di adempiere iprecetti divini che vuole, se vuole intensamente e perfettamente. Aquesto infatti serve ci che sta scritto: Se vorrai, osserverai i

    precetti155; l'uomo che ha voluto ma non ha potuto, devecomprendere che egli non ha voluto ancora pienamente, e devepregare per avere una volont tanto grande quanta ne basta adadempiere i precetti. Cos egli viene aiutato a fare ci che gli ordinato. Infatti utile volere allora, quando possiamo; e allora utile potere, quando vogliamo; ma che utilit c' se vogliamo ci

    che non possiamo o non vogliamo ci che possiamo?

    Dio ci d comandamenti al di sopra delle nostre forze perchchiediamo a lui la grazia di adempierli.

    16. 32. I pelagiani credono di sapere una grande verit, quandodicono: "Dio non darebbe un ordine, se sapesse che non pu essereadempiuto dall'uomo". E chi non lo sa? Ma proprio per questoordina cose che non possiamo fare, affinch comprendiamo che

    cosa dobbiamo chiedere a lui. La fede appunto quella che con lapreghiera ottiene ci che la legge ordina. Infine colui che ha detto:Se vorrai, osserverai i precetti, nel medesimo libro

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    dell'Ecclesiastico, un po' dopo, esclama: Chi metter una custodiaalla mia bocca, e sopra le mie labbra un sigillo accorto, affinch ionon cada per causa di essa e la mia lingua non mi rovini? 156.Aveva gi sicuramente ricevuto i precetti: Frena la lingua tua dal

    male e le tue labbra non dicano inganno157

    . Se dunque veroquello che ha detto: Se vorrai, osserverai i precetti, perchdomanda che sia messa una custodia alla sua bocca, alla stessamaniera di colui che nel Salmo chiede: Poni, o Signore, unacustodia alla mia bocca158 ? Perch non gli bastano il precetto diDio e la sua propria volont, se vero che, se vorr, osserver iprecetti? Quanto siano numerosi i precetti di Dio contro la superbiaegli lo sa gi; se vorr, li osserver. Perch dunque poco dopo dice:Signore Padre e Dio della mia vita, non darmi l'alterezza degli occhi159 ? La legge aveva gi detto a lui: Non concupire160; dunque devevolere e fare quello che gli ordinato, perch, se vorr, osserver iprecetti. Allora perch seguita col dire: Distogli da me laconcupiscenza161 ? Un gran numero di volte il Signore impartprecetti contro la lussuria; li adempia, perch se vorr, osserver iprecetti. Allora perch grida al Signore: Le brame del ventre e delsesso non s'impadroniscano di me162 ? Se noi facessimo questeobiezioni in sua presenza, egli ci potrebbe rispondere moltogiustamente: Da questa mia preghiera con la quale faccio talirichieste a Dio, comprendete in che senso io abbia detto: Se vorrai,osserverai i precetti. E' certo che noi osserviamo i comandamenti,se vogliamo; ma poich la volont preparata dal Signore163,bisogna chiedere a lui di volere tanto quanto sufficiente perchvolendo facciamo. E' certo che siamo noi a volere, quandovogliamo; ma a fare s che vogliamo il bene lui, e appunto di lui detto quello che ho riportato sopra: La volont preparata dalSignore; e anche: Dal Signore saranno diretti i passi dell'uomo, e

    l'uomo vorr seguire la sua via164

    ; e poi: E' Dio che opera in voi ilvolere165. E' certo che siamo noi a fare, quando facciamo; ma luia fare s che noi facciamo, fornendo forze efficacissime alla volont;infatti lui che dice: Far s che camminiate nelle mie leggi eosserviate ed adempiate i miei precetti166. Quando dice: Far s chevoi facciate, che altro dice se non questo: Vi toglier il cuore di

    pietra, con il quale non facevate, e vi dar un cuore di carne, con ilquale facciate? E queste parole non significano forse: Vi toglier ilcuore duro, con il quale non facevate, e vi dar un cuore

    obbediente con il quale facciate? Egli fa s che noi facciamo, e a luil'uomo dice: Poni, o Signore, una custodia alla mia bocca167.

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    Questo infatti equivale a dire: Fa' che io ponga una custodia allamia bocca, beneficio divino che aveva gi ottenuto colui cheafferma: Ho messo una custodia alla mia bocca168.

    Ad adempiere i comandamenti il pi alto grado dellagrazia, cio la carit.

    17. 33. Chi dunque vuole attuare un comandamento di Dio e nonpu, certo egli ha gi la volont buona, ma ancora piccola e debole;potr, quando l'avr grande e robusta. Quando infatti i martiriadempirono a quei grandi precetti, lo fecero sicuramente pergrande volont, cio per grande carit; e di questa carit il Signorestesso dice:Amore maggiore di questo nessuno lo possiede, di dare

    la propria vita per i suoi amici169

    . Per cui anche l'Apostolo sostiene:Chi ama il suo prossimo, ha adempiuto la legge; infatti: noncommetterai adulterio, non commetterai omicidio, non ruberai, nondesidererai, e qualsiasi altro precetto c', viene ricapitolato inqueste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore del

    prossimo non fa il male; dunque l'amore la pienezza della legge170. Ma proprio la carit che l'apostolo Pietro non possedevaancora, quando per paura rinneg il Signore tre volte. Infattinell'amore non c' timore, come dice Giovanni evangelista nella sua

    lettera:Anzi il perfetto amore scaccia il timore171. E tuttavia lacarit, bench piccola e imperfetta, a Pietro non mancava, quandodiceva al Signore: Dar per te la mia vita172; infatti pensava dipoterlo fare perch sentiva di volerlo. E chi aveva cominciato a darequesta carit, bench ancora piccola, se non Colui che prepara lavolont, e cooperando porta a termine quello che operando hainiziato? Perch proprio lui che dando l'inizio opera affinch noivogliamo, e poi nel portare a termine coopera con coloro che givogliono. Per questo l'Apostolo dice: Sono sicuro che Colui cheopera in voi un'opera buona, la condurr a termine fino al giorno diCristo Ges173. Dunque Egli fa s che noi vogliamo senza bisogno dinoi; ma quando vogliamo, e vogliamo in maniera tale da agire,coopera con noi. Tuttavia senza di lui che opera affinch noivogliamo o coopera quando vogliamo, noi non siamo validi anessuna delle buone opere della piet. Del fatto che Egli operaaffinch vogliamo, detto: E' Dio che opera in voi il volere174, e delfatto che coopera quando gi vogliamo e volendo facciamo: Noi

    sappiamo che Dio coopera in ogni cosa al bene per coloro che loamano175. Che indica ogni cosa, se non le stesse terribili e crudelisofferenze? Certo, quel fardello di Cristo che pesante per la nostra

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    debolezza, diviene lieve per l'amore. Infatti il Signore ha detto cheil suo fardello leggero 176 per chi come Pietro quando sub ilmartirio per Cristo e non come Pietro quando lo rinneg.

    Quale carit?

    17. 34. L'Apostolo, caldeggiando questa carit, cio la volont chedivampa di divino amore, dice: Chi ci separer dall'amore di Cristo?La tribolazione? l'angoscia? la persecuzione? la fame? la nudit? il

    pericolo? la spada? Come sta scritto: Perch per causa tua siamomandati a morte per tutto il giorno, siamo considerati come pecoreda macello. Ma in tutto questo noi stravinciamo per mezzo di Coluiche ci ha amati. Infatti sono certo che n la morte, n la vita, n gli

    angeli, n i principati, n il presente, n l'avvenire, n l'altezza, nla profondit, n altra creatura ci potr separare dall'amore di Dio,che in Cristo Ges nostro Signore177. E in un altro passo dice: Iovi indico ancora la via superiore a ogni altra. Se io parlassi le linguedegli uomini e degli angeli, ma non avessi la carit, io divento unbronzo che risuona, un cembalo che tintinna. E se avr la profezia,e se conoscer tutti i misteri, e se avr tutta la fede, cos grande daspostare le montagne, ma non avr la carit, io non sono nulla. Ese distribuir tutti i miei beni ai poveri e dar il mio corpo da

    bruciare, ma non avr la carit, nulla mi giova. La carit longanime, benigna; la carit non invidiosa, non vanagloriosa,non insuperbisce, non fa niente di sconveniente, non cerca i suoiinteressi, non si incollerisce, non tiene conto del male, non godedell'ingiustizia, ma si rallegra della verit; tutto scusa, tutto crede,tutto spera, tutto tollera; la carit non viene meno178. E poco dopo:Rimane la fede, la speranza, la carit; esse sono tre, ma lamaggiore la carit: perseguite dunque la carit179. Parimenti diceai Galati: Voi infatti siete stati chiamati alla libert, o fratelli; solonon usate questa libert come occasione per vivere secondo lacarne, ma servitevi gli uni con gli altri per mezzo della carit. Infattitutta la legge si esprime in una frase: Amerai il prossimo tuo comete stesso180. E cos parla ai Romani: Chi ama il prossimo, haadempiuto la legge181; e ai Colossesi: Soprattutto rivestitevi dellacarit, che il vincolo della perfezione182. E a Timoteo: Lo scopodel precetto, dice, la carit, e aggiungendo di quale carit sitratta, spiega: quella che proviene da un cuore puro, da una buona

    coscienza e da una fede non simulata

    183

    . E poi, quando dice aiCorinzi: Ogni cosa sia fatta tra voi con la carit184, dimostra asufficienza che i rimproveri stessi, che sono sentiti come pungenti

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    ed amari da coloro che sono ripresi, devono essere dispensati concarit. Per cui altrove, dopo aver raccomandato: Correggete gliinquieti, consolate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazientiverso tutti, subito aggiunge: Badate che nessuno renda ad alcuno

    male per male185

    . Dunque anche quando vengono corretti gliinquieti si rende non il male, ma piuttosto il bene per il male. Etutto ci chi lo effettua se non la carit?

    La carit la pienezza della legge.

    17. 35. E l'apostolo Pietro dice: Soprattutto abbiate fra di voi unareciproca e continua carit, perch la carit copre una moltitudinedi peccati186. Dice anche l'apostolo Giacomo: Se adempite la legge

    regale, secondo le Scritture: Amerai il prossimo tuo come te stesso,fate bene187. Allo stesso modo l'apostolo Giovanni afferma: Chiama il fratello suo, resta nella luce188; e altrove: Chi non giustonon figlio di Dio, come pure chi non ama il fratello suo; perchquesto l'annuncio che abbiamo udito dal principio, di amarci gliuni con gli altri189. E sempre Giovanni in un altro passo: Questo -dice - il suo comandamento, che crediamo nel nome del Figlio suoGes Cristo e ci amiamo a vicenda190; e ancora: Questocomandamento abbiamo da lui, che chi ama Dio, ami anche il

    fratello suo191; e poco dopo: In questo noi conosciamo che amiamoi figli di Dio, nell'amare Dio e nell'adempiere i suoi precetti. Questo infatti amare Dio, osservare i suoi precetti, e i suoi precetti nonsono pesanti192. E nella seconda lettera scritto: Non che io tiscriva un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo ricevutofin dal principio, di amarci gli uni con gli altri193.

    Tutta la legge nell'amore di Dio e del prossimo.

    17. 36. Lo dice anche il Signore Ges in persona che tutta la Leggee i Profeti dipendono dai due precetti dell'amore di Dio e dell'amoredel prossimo 194. E di questi due comandamenti nel Vangelosecondo Marco scritto: E si avvicin uno degli scribi, che li avevauditi discutere, e vedendo che aveva risposto loro bene, gli chiesequale fosse il primo comandamento fra tutti. E Ges gli rispose: Il

    primo di tutti i comandamenti : Ascolta, Israele, il Signore Dio tuo l'unico Dio; e amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, contutta la tua anima e con tutta la tua mente; questo il primocomandamento. E il secondo simile ad esso: Amerai il prossimotuo come te stesso. Non c' comandamento maggiore di questi195.

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    primo. Il medesimo Giovanni lo dimostra con tutta chiarezzadicendo:Amiamo, perch egli stesso per primo ci am200. La graziaci rende amanti della legge, ma la legge per se stessa, senza lagrazia, non ci rende che trasgressori. E nient'altro ci vuole indicare

    quello che il Signore dice ai discepoli: Non siete voi che avete elettome, ma io che ho eletto voi201. Se infatti fossimo stati noi ad amareper primi ed egli ci amasse quindi per questo merito, la sceltasarebbe partita da noi, e con ci ci saremmo meritati di esserescelti da lui. Ma colui che la verit dice altrimenti, e smentisce inmaniera chiarissima questa vana pretesa degli uomini: Non sietevoi che avete eletto me, dice. Se dunque non siete stati voi ascegliere, senza dubbio neppure siete stati voi ad amare: infatti inqual modo si potrebbe scegliere colui che non si ama? Ma io - dice -

    ho eletto voi. Allora non vero che anch'essi poi lo hanno scelto epreferito a tutti i beni di questa vita? Certo, ma essi lo hanno sceltoperch erano stati scelti; non sono stati scelti perch lo avevanoscelto. Gli uomini che scelgono non avrebbero alcun merito, se nonli prevenisse la grazia di Dio che li sceglie. Per cui anche l'apostoloPaolo, benedicendo i Tessalonicesi: Il Signore vi moltiplichi- dice -e vi faccia abbondare in carit fra di voi e verso tutti202. Questabenedizione perch ci amassimo gli uni con gli altri ce la diede Coluiche ci aveva dato la legge di amarci gli uni con gli altri. E in un altropasso diretto ai medesimi Tessalonicesi, poich senza dubbio inalcuni di essi gi c'era ci che egli aveva desiderato che avessero,l'Apostolo dice: Noi dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi,fratelli, com' giusto, perch cresce di continuo la vostra fede eabbonda la carit di ciascuno di voi, gli uni per gli altri203. E questolo disse affinch per caso essi non si gloriassero di un bene tantogrande che avevano da Dio, come se lo avessero da se stessi.Poich dunque cresce di continuo la vostra fede, dice, e abbonda la

    carit di ciascuno di voi gli uni per gli altri, dobbiamo rendere graziea Dio per quanto vi riguarda e non lodarvi come se aveste ci davoi stessi.

    Carit, pace e fede: grandi doni di Dio.

    18. 39. E a Timoteo dice: Infatti Dio non ci ha dato uno spirito ditimore, ma di coraggio, di carit e di temperanza204. Maconsiderando questa testimonianza dell'Apostolo dobbiamo

    guardarci dal dedurre che noi non abbiamo ricevuto lo spirito deltimore di Dio, il quale senza dubbio un grande dono del Signore.Di esso dice il profeta Isaia: Sopra di lui si poser lo spirito della

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    sapienza e dell'intelligenza, lo spirito del consiglio e della fortezza,lo spirito della conoscenza e della piet, lo spirito del timore delSignore205. E non questo il timore che indusse Pietro a rinnegareCristo: anzi, lo spirito di timore che abbiamo ricevuto quello di cui

    dice Cristo stesso: Temete Colui che ha la potest di gettare nellaGeenna l'anima e il corpo; cos vi dico: temete Costui206. Ma questol'ha detto perch non lo rinnegassimo spinti da quel timore chesconvolse Pietro. Anzi voleva togliercelo questo timore, se pocosopra aveva detto: Non temete coloro che uccidono il corpo, e poinon possono fare nient'altro207. No, non abbiamo ricevuto lo spiritodi questo timore, ma anzi quello del coraggio, della temperanza,della carit. E di questo spirito il medesimo Apostolo dice aiRomani: Ci gloriamo nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione

    produce la perseveranza, la perseveranza la virt provata, la virtprovata la speranza e la speranza non delude: perch l'amore diDio diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci stato dato208. Tutto ci dunque non avviene per mezzo nostro, madello Spirito Santo che ci stato dato; e grazie proprio alla caritche egli dichiara dono di Dio, la tribolazione non ci toglie, mapiuttosto produce la pazienza. Anche agli Efesini augura: Pace aifratelli e carit con fede. Grandi beni: ma dica da dove provengono.Da Dio Padre - afferma - e dal Signore Ges Cristo209. Dunquequesti grandi beni non sono che doni di Dio.

    Assurda teoria dei Pelagiani: la carit viene da noi stessi.

    19. 40. Ma non c' nulla di strano se la luce risplende nelle tenebree le tenebre non la ricevono 210. In Giovanni la luce parla: Eccoquale amore ci ha donato il Padre: che noi siamo chiamati e siamofigli di Dio211. E nei pelagiani parlano le tenebre: l'amore che noiabbiamo ci proviene da noi. Ma se essi avessero l'amore vero, cioquello cristiano, saprebbero anche da chi lo hanno; come lo sapeval'Apostolo, che diceva: Noi non abbiamo ricevuto lo spirito di questomondo, ma lo spirito che proviene da Dio, affinch sappiamo quelloche da Dio ci stato donato212. Giovanni dice: Dio amore213, e ipelagiani sostengono perfino di avere Dio stesso non da Dio, ma dase stessi; e mentre ammettono che la scienza della legge ciproviene da Dio, pretendono che la carit ci provenga da noi stessi.E non ascoltano l'Apostolo quando dice: La scienza gonfia, la carit

    edifica

    214

    . Ma nulla c' di pi futile, anzi di pi stolto, di pi alienodallo stesso carattere santo della carit che fare una simileasserzione: la scienza proviene da Dio, e senza la carit gonfia; la

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    alla fuga? Solo perch il Signore che domina sulle volont degliuomini e quando irato volge al timore quelli che vuole. Non forse vero che i nemici degli Israeliti combatterono di loro propriavolont contro il popolo di Dio, che Giosu di Nave guidava? E

    tuttavia la Scrittura dice: Per opera del Signore avvenne che il lorocuore si fortificasse perch andassero in guerra contro Israele efossero sterminati224. Non fu di propria volont che un uomomalvagio, il figlio di Gemini, malediceva il re David? E tuttavia chedice il re David, pieno di vera, alta e pia sapienza? Che dice a quelloche voleva colpire il temerario mentre scagliava le sue maledizioni?Cosa ho a che fare con voi, figli di Sarvia? Lasciatelo andare emaledica, perch il Signore che gli ha detto di maledire David. Echi gli potr dire: Perch hai fatto cos?225. Poi la divina Scrittura

    torna quasi da un nuovo principio sul pensiero del re e insiste: Edisse David ad Abessa e a tutti i servi suoi: Ecco, il figlio mio che uscito dalle mie viscere vuole la mia vita, e ora anche il figlio diGemini. Lasciatelo dunque maledire, poich glielo ha detto ilSignore, affinch il Signore veda la mia umilt e mi renda del benein cambio della sua maledizione di oggi226. Quale uomo, per quantosaggio, sar in grado di capire come il Signore abbia potuto dire aquest'uomo di maledire David? E in effetti egli non lo disse in formadi ordine, perch allora l'obbedienza avrebbe meritato una lode, mainclin la volont di quell'individuo, malvagia per sua colpa, versotale peccato in base a un suo giudizio giusto ed occulto. Perci scritto: Glielo ha detto il Signore. Infatti se quello avesse obbeditoa un ordine di Dio, avrebbe dovuto essere lodato piuttosto chepunito, e invece sappiamo che per questo peccato in seguito fupunito. E neppure si tace per quale causa il Signore disse a colui dimaledire in tal modo David, per quale causa cio condusse oabbandon il suo cuore malvagio verso questo peccato: affinch il

    Signore veda la mia umilt e mi renda del bene in cambio della suamaledizione di oggi227. Ecco in qual modo si pu comprovare cheDio si serve anche del cuore dei malvagi a lode ed aiuto dei buoni.In questo modo si serv di Giuda che trad Cristo, in questo mododei Giudei che lo crocifissero. E da ci quanti beni fece derivare aipopoli destinati a credere! Egli si serve anche dell'assolutacattiveria del diavolo, ma con assoluta bont, per tener viva eprovare la fede e la piet dei buoni; e questo non lo fa per s, checonosce ogni cosa prima che avvenga, ma per noi, perch ci

    necessario che si agisca in tal modo nei nostri riguardi. Non forsedi sua volont che Assalonne scelse il consiglio che gli doveva

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    nuocere? E tuttavia lo fece proprio perch il Signore aveva esauditoil padre che pregava per un simile esito. Per questo la Scritturadice: E il Signore fece scartare il buon consiglio di Achitofel perindurre sopra Assalonne ogni male228. Dice che il consiglio era

    buono perch in quel momento giovava alla causa; infatti era afavore di Assalonne contro suo padre, al quale si era ribellato conl'intenzione di sopraffarlo. Ma il Signore rese vano il consiglio cheaveva dato Achitofel, agendo sul cuore di Assalonne, perch lorespingesse e ne scegliesse uno diverso, che non gli eravantaggioso.

    Il Signore provoca nei cuori umani anche il moto dellavolont.

    21. 42. Chi non tremerebbe di fronte a questi giudizi divini, con iquali Dio produce qualsiasi cosa vuole anche nel cuore degli uominimalvagi, rendendo tuttavia a costoro il contraccambio chemeritano? Roboamo, figlio di Salomone, spregi il salutare consiglioche gli avevano dato i pi vecchi, di non trattare duramente ilpopolo, e piuttosto cedette alle parole dei coetanei, rispondendominacciosamente a quelli cui doveva riguardo 229. Da che cosaproveniva questo comportamento se non dalla sua propria volont?

    Ma per tale motivo si staccarono da lui dieci trib di Israele e sicostituirono un altro re in Geroboamo; cos si adempiva la volontdi Dio che nel suo sdegno aveva anche predetto questiavvenimenti. Che dice infatti la Scrittura? E il re non dette ascoltoal popolo, perch il cambiamento proveniva dal Signore, affinch sirealizzassero le sue parole che aveva profetizzato per mezzo di

    Achia il Silonita intorno a Geroboamo figlio di Nabath230.Sicuramente ci avvenne per volont di un uomo, ma tuttavia ilcambiamento veniva dal Signore. Leggete i libri dei Paralipomeni, etroverete scritto nel secondo libro: E il Signore suscit sopra Ioramlo spirito aggressivo dei Filistei e degli Arabi che confinano con gliEtiopi; e salirono nella terra di Giuda, la saccheggiarono e preserotutto quello che fu trovato nel palazzo del re231. Qui vienedimostrato che Dio solleva nemici per devastare quelle terre cheegli giudica degne di simile castigo. Ma forse i Filistei e gli Arabivennero a saccheggiare la terra di Giuda non di loro propriavolont? Oppure vennero di loro propria volont e allora stato

    scritto bugiardamente che il Signore suscit il loro spiritoaggressivo a fare ci? No, entrambe le cose sono vere, sia chevennero di loro volont e sia che fu comunque il Signore a suscitare

  • 7/29/2019 Sant'Agostino - La Grazia e Il Libero Arbitrio (ITA)

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    il loro spirito aggressivo. Anzi si pu dire anche cos: Il Signoresuscit il loro spirito aggressivo e tuttavia essi vennero di lorovolont. Infatti l'Onnipotente provoca nel cuore degli uomini ancheil moto della loro volont, cosicch realizza per mezzo di essi quello

    che per mezzo di essi egli stesso ha voluto realizzare: ed egliassolutamente non sa volere qualcosa d'ingiusto. Ecco quello cheun uomo di Dio disse al re Amessia: Non venga con te un esercitodi Israele, infatti il Signore non con Israele, con nessuno dei figlidi Efrem; perch se pensi di avere il sopravvento su di loro, ilSignore ti volger in fuga davanti ai nemici, perch facolt di Diosia sostenere sia volgere in fuga232. Per qual motivo la potenza diDio sostiene alcuni in guerra col dare loro la fiducia, mentre altri livolge in fuga ispirando loro timore, se non perch Colui che in

    cielo e in