Sandokan alla riscossa - One More Library

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Emilio Salgari SANDOKAN ALLA RISCOSSA Indice Premessa Anche Sandokan merita un trono. Non era forse di casta elevata, figlio di un rajah del Borneo settentrionale? Già Yanez nelle Tigri di Mompracem così si preoccupava di giustificare la ferocia dell’amico agli occhi di Lady Marianna: «Aveva vent’anni quando salì sul trono di Muluder, un regno che trovavasi presso le coste settentrionali del Borneo. Forte come un leone, fiero come un eroe dell’antichità, audace come una tigre, coraggioso fino alla pazzia, in poco volger di tempo vinse tutti i popoli vicini estendendo le proprie frontiere fino al regno di Varauni e al fiume Koti. Quelle imprese gli furono fatali. Inglesi e olandesi, gelosi di quella nuova potenza che pareva volesse soggiogare l’intera isola, si allearono al sultano di Borneo per fiaccare l’audace guerriero. L’oro dapprima e le armi più tardi finirono per squarciare il nuovo reame. Dei traditori sollevarono i vari popoli, dei sicari prezzolati spensero la madre, i fratelli e le sorelle di Sandokan». È questo l’antefatto della storia di Sandokan, del tempo in cui non era ancora un pirata. Un antefatto generico e destinato via via a essere precisato e anche contraddetto nei dettagli. Inspiegabile appare, tra l’altro, il silenzio sul padre di Sandokan, a cui solo alla fine lo scrittore rimedia, per guadagnarne in drammaticità. Salgari deve dare un regno a Sandokan, nel Borneo settentrionale: l’eroe dalla costa si mette in marcia con i suoi uomini verso l’interno, tra incidenti d’ogni sorta e gli assalti dei guerrieri dayachi. Gli sarà prezioso un negrito, un pigmeo orribile ma intelligente. Sul lago di Kini Balù riaffermerà i suoi diritti contro il rajah bianco. Ma in fondo, cosa vale un regno nel territorio primitivo del monte e del lago di Kini Balù, in confronto alla leggendaria rupe di Mompracem? S.C. 1. L’assalto alla kotta 1

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EmilioSalgari

SANDOKANALLARISCOSSAIndice

Premessa

AncheSandokanmeritauntrono.Noneraforsedicastaelevata,figliodiunrajahdelBorneo settentrionale? Già Yanez nelle Tigri di Mompracem così si preoccupava digiustificarelaferociadell’amicoagliocchidiLadyMarianna:«Avevavent’anniquandosalìsultronodiMuluder,unregnochetrovavasipressolecostesettentrionalidelBorneo.Forte come un leone, fiero come un eroe dell’antichità, audace come una tigre,coraggiosofinoallapazzia,inpocovolgerditempovinsetuttiipopoliviciniestendendole proprie frontiere fino al regno diVarauni e al fiumeKoti.Quelle imprese gli furonofatali. Inglesi eolandesi, gelosi di quellanuovapotenza chepareva volesse soggiogarel’intera isola, si allearono al sultano di Borneo per fiaccare l’audace guerriero. L’orodapprima e le armi più tardi finirono per squarciare il nuovo reame. Dei traditorisollevaronoivaripopoli,deisicariprezzolatispenserolamadre,ifratellielesorellediSandokan».

Èquestol’antefattodellastoriadiSandokan,deltempoincuinoneraancoraunpirata.Un antefatto generico e destinato via via a essere precisato e anche contraddetto neidettagli.Inspiegabileappare,tral’altro,ilsilenziosulpadrediSandokan,acuisoloallafineloscrittorerimedia,perguadagnarneindrammaticità.

SalgaridevedareunregnoaSandokan,nelBorneosettentrionale:l’eroedallacostasimetteinmarciaconisuoiuominiversol’interno,traincidentid’ognisortaegliassaltideiguerrieridayachi.Glisaràpreziosounnegrito,unpigmeoorribilemaintelligente.SullagodiKiniBalùriaffermeràisuoidiritticontroilrajahbianco.Mainfondo,cosavaleun regno nel territorio primitivo del monte e del lago di Kini Balù, in confronto allaleggendariarupediMompracem?

S.C.

1.L’assaltoallakotta1

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Unlampoaccecante,chemostròperqualchemomentolenubitempestosesospintedaun vento furiosissimo, illuminò la baia diMalludu, una delle più ampie insenature ches’apranosullacostasettentrionaledelBorneo,oltreilcanalediBanguey.Seguìuntuonospaventevolecheduròparecchisecondiecheparveloscoppiodiunaventinadicannoni.

Glialtissimipombo dagli enormi aranci, le splendide arenghe saccarifere, gliupasdalsuccovelenoso,legiganteschefogliedeibananiedellepalmedentellatesipiegarono,poisi contorsero furiosamente sotto una raffica terribile che s’addentrò, con impetoirresistibile,sottoleimmenseforeste.

Lanotteeracalatagiàdaparecchieore,unanotteoscurissima,senzastelleesenzaluna,echesolamenteilampidiquandoinquando,adintervallilunghissimi,illuminavano.

Parevachefosselìlìperscoppiareunodiqueiformidabilicicloni,chesonocosìtemutida tutti gli isolani delle grandi terre della Sonda, eppure degli uomini, noncuranti dellefuriedelvento,de’tuoni,edegliimminentirovescid’acqua,vegliavanosottoletenebroseforestechecircondavanotuttalaprofondainsenaturadiMalludu.

Quandounlamporompevaletenebre,siscorgevanodelleombreumanealzarsiinmezzoaicespugliperspingereaquellalucepiùlontanoglisguardie,quandoiltuonocessavadirumoreggiareinmezzoalletempestosenubi,siudivanodelleparolesottolaforesta:

–Ancoranulla?

–No!…

–ChecosafaSambigliong?

–Nontorna.

–Chel’abbianoucciso?

–Nonèunuomodalasciarsicogliere.Unvecchiomalesecomelui!…

–LaTigredellaMalesiasiimpazienterà.

–Mache?SabenecheprestootardiprenderàquelcanediNasumbata!…Epoifidatevideidayachiditerra!…Sonopiùvilideinegritos!…–

Unavoceimperiosadominòquelchiacchierio.

–Silenzio!…Copritelebatteriedellevostrecarabine!–

Un altro vivissimo lampo ruppe in quel momento le tenebre, facendo scintillare perqualche istante, al di sotto delle gigantesche foglie, le canne di numerose carabine e lo

splendido acciaio dei parangs2 e dei kampilangs appesi alle cinture di quegli uominiimboscati.

Unarafficafuriosasirovesciòinquelmomentosullaforesta,torcendononsoloirami;maperfinoi tronchisottiliedelasticidellepalmeefacendodanzaredisordinatamentelelianerotangseilunghissiminepentes,icuifiorisplendidi,informadivaso,eranoormaistatiportativia.

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Cominciava a piovere: non erano però semplici gocce che cadevano. Erano veri gettid’acquaiquali,cadendosullefoglie,producevanounfragoresimileaquellodellagrossagrandine.

Aduntratto,inmezzoaiformidabilifragoridellatempesta,unavoceseccasifeceudire:

–Eccomi,TigredellaMalesia!–

Unvecchiomalesedalvoltorugoso,cheindossavaunsemplicesarongdicotonerosso,che gli stringeva i fianchi scendendogli fino alle ginocchia, e che impugnava unasplendidacarabinaindianacolcalciointarsiatodalaminetted’argentoedimadreperla,eraimprovvisamentesbucatodaunfoltocespuglio.

–Sambigliong!…–avevanoesclamatoparecchievoci.–Finalmente!…–

Unaltrouomoerasortodaungruppodifustidipepeselvatico,facendosiinnanzi.

Eraunosplendidotipodibornese,sullacinquantina,dalvisoassaiabbronzato,condueocchinerissimieancorapienidifuoco.

Lasuabarbaeisuoicapelli,cheportavalunghi,eranoappenabrizzolati.

Vestivacomeunrajahmaleseo indiano:casaccadi setaazzurracon ricamid’argento,apertasuldavantiinmododamostrarelacamiciadisetabianca;calzonilarghi,allaturca,serratiaifianchidaun’altafasciadivellutoneroafranged’oro;altistivalidimarocchinorossocollapuntarialzata.

Tenevainmanounacarabinaingleseaduecolpienellafasciaavevaduepistoleeunacortascimitarrasullacuiimpugnaturabrillavaundiamantegrossocomeunanocciola.

–Eraorachetugiungessi,Sambigliong,–disse,mentresicacciavabenbeneintestailturbantedisetagialla,affinchéilventononglieloportassevia.

–Laforestaèfoltissimadinanzianoi,TigredellaMalesia,–risposeilvecchiomalese,–ehodovuto avanzare con estremaprudenza.Tu sai, padrone, chedinanzi allekotte deidayachi si trovano sempre dei fossati che sono seminati di punte di freccia avvelenatecoll’upas.

–Quantinehaiattraversati?

–Tre,padrone.

–Haivedutodellesentinellesullepalizzatedellakotta?

–Solamentedue.

–Quantiuominicredicheracchiudailvillaggio?

–Nonpiùdiduecento.

–Haivedutoqualchepezzod’artiglieria?

–Sì,unmirim3.

–Queicannoncinid’ottonevalgonopoco,–risposelaTigredellaMalesia,dopounbreve

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silenzio.–Noigiàliconosciamo,èvero,Sambigliong?

–Epossiamoanchedirechelespingardesonoinfinitamentemigliori,–disseilvecchiomalese.

–Aspetteremo che l’uragano passi, poi daremo l’attacco.Guai seNasumbata riesce asfuggirci e raggiungere il rajah delKiniBalù.Epoi desidererei averlo nellemiemani,primachegiunganoquiYanezeTremal-Naik.

–Giungerannopresto?

–Nondevonoesserelontani,–risposeSandokan.–Prendiconteventiuominieva’aimboscarti dietro la kotta, affinché nessuno possa salvarsi nelle foreste.Acciuffali tutti,poichésonopiùchecertocheNasumbatasaràilprimoadarselaagambe.

–Quandodarail’attacco,padrone?

–Piùprestodiquellochecredi.Mipreoccupaunacosa…

–Ilmirim?

–No, i fossati, – rispose la Tigre dellaMalesia. – Imiei cinquanta uomini sono tuttiscalzi e se posano un piede su una freccia avvelenata, nessuno li salverà. L’upas nonperdonaeidayachidelleforesteneusanoeancheneabusano.

–Fa’costruiredeipontivolanti,padrone.–

Sandokan, ossia la Tigre della Malesia, come lo chiamavano i bornesi delle costeoccidentalidell’immensaisola,feceungestocomeperdire:«Cihogiàpensato;nontidarpensierodiquesto».

Poiaggiunse:

–Al tuoposto,vecchioSambigliong:non risparmiareche ledonnee i fanciulli.Va’ aprendertiituoiventiuominielasciamiperoratranquillo.Aspetteremochequestapioggiacessi.–

Gli fece un gesto d’addio e si ricacciò in mezzo al folto cespuglio, il quale era,fortunatamente,riparatodaungruppodibananilecuifoglienonavevanomenodiquattrometridilunghezzaeunalarghezzadiunoemezzo,senondipiù.

L’uragano,invecedicalmarsi,aumentavaspaventosamente.

Lampivivissimisialternavanoatuoniformidabilieascroscidipioggia.

Di quando in quando una raffica, d’una forza inaudita, che pareva si sollevasse dalleacquedellabaiadiMalludu,s’abbattevaconmillefischisullaforesta,conululatiorribili,spaccandoramietronchiemassacrandolefitteretidirotangsedicalamus.

Imalesirimanevanoimmobili,assolutamenteimpassibilisottoqueldiluviod’acqua.Nonavevanocheuna solapreoccupazione,quelladi tenerebencoperte lebatteriedelle lorocarabinesottoisarongraddoppiati,affinchélecapsulenonsibagnassero.

Trascorseun’altramezz’ora,durantelaqualeilampieituonieleraffichesiseguironosenzainterruzione,scompigliandolaforesta,poiunaltrouomocomparve,precipitandosi

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versoilluogoovesierarifugiatolaTigredellaMalesia.

–PadronSandokan,–glidisse,–mimandaSambigliong.

–Sonoapostoisuoiuomini?

– Sì, padrone. Si sono imboscati in catena dietro alla kotta e ti assicuro che nessunopasserà.

–Noneranecessariochemiavvertisse,–risposeSandokan,ilformidabilecapodeipiratidiMompracem.

–Vengoperòadartiun’altranotizia.

–Parla,Sapagar.

–Fraituoniabbiamouditaunadetonazione,checiparveprodottadaqualchecannone.–

Sandokansieravivamentealzato,inpredaaunavivaagitazione.

–Didoveprovenivaquelcolpod’artiglieria?Dallakotta?

–No,padrone,dallabaia.

–Chelanostrascialuppaavaporesiastataassalita?Misembrerebbeimpossibile,inunanottecomequesta.

–Quelcolpodeveesserestatosparatomoltolontano,padrone.

– Che Yanez e Tremal-Naik siano già arrivati e che con quello sparo abbiano volutoavvertirci?

–Nonsaprei,TigredellaMalesia,–risposeSapagar.

Sandokanriflettéunmomento,poidisse:

–Prendicontedueuomini,nondipiù,essendoormailamiacolonnaabbastanzasottile,recatisullaspiaggiaeimbarcatisullascialuppa.Lasciapureiprahosall’ancora.

–Epoi,padrone?

–Esploralabaia,esevediunoyachtfermoinqualcheluogo,vienisubitoadavvertirmi.Iosaròalloragiàdentrolakotta.Va’enonperderetempo.–

Poi,mentreilmalesepartivacorrendo,estrasselascimitarra,gridando:

–Avanti,tigrottidiMompracem!…Sambigliongciaspettadietrolakotta…–

Trenta uomini semi-nudi, armati di carabine e di kriss, quei terribili pugnali a lamaserpeggiante, lunghi un buon piede, e che di solito hanno la punta avvelenata, e diparangs,quellepesantissimesciabolecheterminanoinformadidocciaecheconunsolocolpodecapitanoancheuntoro,eranosbucatifuoridaicespugli,disponendosisuduefile.

–Sonocarichelevostrecarabine?–chieseSandokan.

–Sì,capo.

–Sonoprontiipontivolantipeifossati?

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–Sì,capo.

–Avanti, e badate dove posate i piedi. Sambigliongmi ha avvertito che vi sonodellefrecceavvelenateinfisseintornoallakotta.–

Itrentauominisimiseroinmarcia,nelpiùprofondosilenzio,precedutidallorocapo.

Continuavaatuonareeilampinoneranoancoracessati.

Manonpiovevapiù.

Il vento, nondimeno, di quando in quando s’inoltrava sotto l’immensa foresta vergine,ululandosinistramenteestrappandofoglie,fruttaerami.

Lapiccolacolonnas’avanzòpercircadieciminuti,scivolandoconcautelafra troncoetronco,poilavocedelcaposifeceudire.

–Alto!…Lakottastadinanzianoi!…Prontiperl’assalto!…–

Alla luce vivissima d’un lampo era apparso il villaggio, a una distanza di appenaduecentopassi.

Idayachi che abitano i grandi boschi delBorneo non costruiscono i loro villaggi allabuona,comefannoimalesieigiavanesi.

Essendoquasisempreinguerraconunaocoll’altratribùocontroinegritosdell’interno,poichénonhannoaltrapreoccupazioneched’ingrossarelalorocollezionedicraniumani,aprono in mezzo alla folta foresta una radura più o meno vasta, e, dopo costruite lecapanne,siaffrettanoamunirladifortipalizzatelequalihannoordinariamenteunaaltezzaditreoquattrometri.

Perrenderepiùdifficililesorprese,scavanopuredueeanchetreprofondifossatientroiqualiaccumulanodellemassediramispinosi,ostacoliquasiinsormontabiliperdellagentechenonhamaiavutol’abitudinediportarelescarpe.

Oltre a ciò piantano in certe zone di terra delle punte di freccia avvelenate col succodell’upas. Quelle fortezze, poiché si possono veramente chiamare tali, sono quinditutt’altrochefaciliaprendersi.

I malesi però, che stavano per assalire il villaggio, erano uomini che conoscevanobenissimolekottebornesi;perciò,all’ordinelanciatodallaTigredellaMalesia,portaronoinnanzi otto ponti volanti, formati di leggere tavole, onde attraversare senza pericolo lezonepericolosecosparsediquelleterribilifrecceavvelenate.

–Quando levate i ponti osservate attentamente il terreno,– disseSandokan.–Avete ibambùperlascalata?

–Sì,capitano.

–Avanti,dunque.–

Iponti,chemisuravanoquattrometridilunghezzasuduedilarghezza,furonocollocatisul terreno e i trentamalesi, ormai sicuri, mercé quelmodo ingegnoso, di oltrepassarel’ultimotrattoedigiungeresenzacorrerealcunpericolofinoaifossati,cominciaronola

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loroavanzatanelpiùprofondosilenzio.

L’uragano era cessato. Sotto le regioni equatoriali le tempeste scoppiano con inauditaviolenza,masonodibrevissimadurata.L’acquacherovescianosullaterrainquelledueotreoreèincalcolabileeguaisenonfossecosì.Essendogliuraganimoltorari,leforestenonpotrebberoresisterealcaldoetuttobrucerebbe.

Solamenteilventocontinuavaaurlaresottoigrandialberi,coprendocosìidebolirumoriprodottidaimalesinellaloroavanzata.

Passata la colonna, esaminato attentamente il terreno, i trenta uomini portavano piùinnanziiponti,avendonebisognoperattraversareifossati.Lazonachepotevanasconderelefreccefucosìattraversatasenzachelesentinelle,vegliantisullepalizzatedellakotta,senefosseroaccorte.

Ilprimofossatostavadinanziaimalesi,assaiprofondo, largotremetriepienodiramispinosi. Guai se gli assalitori avessero dovuto attraversarlo a piedi nudi!… Nessunocertamentesarebberiuscitoagiungeresottolepalizzate,edietroaquelleven’eranoaltridue.

–Avanti iponti,–comandòSandokan, ilquale tenevagliocchi fissi sullepalizzate.–Nonfaterumore.–

Inquell’istessomomentosiudìunavoceacutissimagridare:

–All’armi!…–

Unadellesentinellechevegliavanosullapalizzatadovevaaveruditoilrumoreprodottodalprimopontegettatoattraversoilfossatoechiamavaiguerrieridayachialladifesa.

– Non vi movete, – disse Sandokan. – Gettatevi a terra e tenetevi pronti a fare unascarica.–

Imalesi,abituatialleguerred’imboscata,avevanosubitoobbedito,sdraiandosisuiponti.

Dentroilvillaggiosiudivanodegliuominigridareesivedevanoscintillaredeifuochi.

Pocodopoparecchi uomini, armati di cerbottane e diparangs, comparvero sulla cimadellepalizzate,tenendoinmanodelletorce.

Delledomandeedellerispostes’incrociavano.

–Dovesono?

–Nascostinellaforesta.

–Nontiseiingannato?

–Houditocaderequalchecosanelfossato.

–Chesiastatounbabirussaoqualcheporcoselvatico?

–Ounmaias?

–Nonhovedutonessungorilla.

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–Ècaricoilmirim?

–Sì.

–Giùuncolpo.–

Alcuni uomini si erano lanciati verso un angolo della kotta, dove sorgeva una piccolatettoiadestinatacertamenteaproteggereilpiccolopezzod’artiglieria.

– Lasciateli fare, – sussurrò Sandokan agli uomini che gli stavano presso. – Passatel’ordine.–

Trascorsero alcuni istanti, poi un lampo ruppe le tenebre, seguìto da una detonazioneabbastanzaforte,laqualesiripercosselungamentesottoleforeste.

Ilmirimavevafattofuoco.

Erastatosparatoacasaccio,piùcollasperanzadispaventaregliassalitorichedicolpirli,poichéimalesi,protettidallacupaombraproiettatadallegiganteschefogliedellepalme,eranoassolutamenteinvisibili.

Trevolteilmirimsparò,lanciandolasuapalladidueotrelibbre,attraversolaforesta,avariealtezze,poiilfuocofusospeso,nonavendodatoalcunrisultatoapprezzabile.

Sandokan,accortosicheidayachidellakottanonavevanoalcundesideriodifaresprecodelle loro munizioni, le quali molto probabilmente non erano abbondanti, fece gettareattraversoilprimofossatodueponti.

–Passate!…–comandòamezzavoce.

Una dozzina di malesi attraversarono il fossato, portando con loro altri quattro pontivolanti.

Ilmirimperlaquartavoltatuonòelasuapallanonandòperduta,poichéspaccòametàunmalesedellaretroguardia.

Urlaterribiliecheggiavanosullepalizzate:

–Vengono!…Sotto!Impugnateikampilangs!…

–Esottoanchenoi!–gridòSandokan.–Fuocolaretroguardia!…Avantiiponti!–

Unaformidabilescaricadimoschetteriarisposealcomando.

Mentre i malesi d’avanguardia gettavano rapidamente i ponti volanti, il grosso avevaaperto il fuoco in direzione del pezzo d’artiglieria, per costringere i cannonieri adabbandonarlo.

Lecarabine indiane,ottimearmi,perchédiprecisione,non tardaronoafarstragedegliartiglieri.

Sullepalizzatesiraggruppavanoperòinbuonnumeroiguerrieridelvillaggio,ululandospaventosamenteelanciando,collelorocerbottane,nuvoledidardi.

Sandokan,cheerasemprecoll’avanguardia,attraversòrapidamentei trefossati,copertidaipontivolanti,esicacciòsottoallepalizzate.

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–Èprontalamiccia?–chieseagliuominicheloseguivano.

–Sì,capitano.

–Posatequiilpetardo.Questaparetedilegnocrolleràcomeuncastellodicarta.–

Mentre uno dei suoi uomini si slanciava contro i tronchi che formavano la palizzata,Sandokan alzò la carabina, e, vedendo passare due uomini che portavano delle torceaccese,lifulminòconunmagnificodoppiocolpo.

Compiuto quell’atto,mentre la retroguardia continuava a sparare permettere in fuga iguerrieri i quali non cessavano di scagliare frecce avvelenate, ripassò i ponti, seguìtoimmediatamente dall’avanguardia, per non correre il pericolo di saltare insieme allapalizzata.

Idayachi, quantunquebersagliati dalle carabinedeimalesi, si difendevano con furore,sparandodiquandoinquandoqualchecolpodimirimequalchecolpod’archibugio.

Quei selvaggiabitantidelleboscagliebornesi sonovalorosissimie sprezzano lamorte.Nemmeno il cannone li spaventa, essendo abituati a montare i prahos costieri, i qualiportanosempre,senondeigrossipezzid’artiglieria,almenodellegrossespingarde.

Sandokane i suoimalesi, ripassati iponti, sieranonuovamentegettatinella foresta inattesachel’esplosioneavvenisse.

I dayachi credendo che quei misteriosi nemici, spaventati dall’accoglienza avuta, sifosserodecisi abattere in ritirata, avevanocessatodi scagliare frecceedi far tuonare ilmirim.

– Capo, – disse un vecchio malese, d’aspetto feroce, che impugnava fieramente unpesantissimoparang,avvicinandosiaSandokan,–credichecederàlapalizzata?Idayachifannousoditavoleditecketusaiquantosiaresistentequellegno.

– Il petardo sfonderà i panconi e le traverse d’un colpo solo, – rispose la Tigre dellaMalesia.

–Chesiapropriodentrolakotta,Nasumbata?

– Vedrai che fra qualche ora sarà in mia mano. Avverti i miei uomini di precipitarsisubitoall’assalto,appenaavvenutal’esplosione.ÈveroperòcheSambigliongèprontoaimpedire il passo ai fuggiaschi. Ah!…Mi dimenticavo una cosa. I miei uomini hannoancoradelletorce?

–Sì,capo.

–Benasciutte?

–Lospero.

–Cheleaccendanoedianosubitofuocoallecapanne.

–Saraiobbedito.–

In quell’istante si udì uno scoppioviolentissimo e una fiammata s’alzò alla base dellapalizzata.

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Ilpetardoerascoppiatoconinauditaviolenza,fracassandopanconietraverseelanciandoinariatreoquattroguerrieridayachi.

LavocediSandokantuonòimmediatamente:

–All’attacco,tigrottidiMompracem!…–

Imalesisilanciaronoattraversoiponti,rovesciaronoconimpetoirresistibilelapalizzatasgangherata dall’esplosione e si precipitarononellakotta coiparangs e i kampilangs inpugno,urlandoasquarciagola:

–Arrendetevi!…–

Duedozzinediguerrieridayachisiprovaronoafermarli,mentredallecapanneuscivano,correndoegridando,donneeragazzi,cercandodiusciredalleporteopposteedimettersiinsalvonellaforestachecircondavalapiccolafortezza.

Quei dayachi erano tutti begli uomini, di alta statura, di tinta giallastra, adorni dibraccialettid’ottoneedirameearmatidikampilangsdiacciaionaturale,unmetallochenonsi trovachealBorneo.Perdifesaportavanodeigrandiscudidipelledibufaloodibabirussa.

CivolevabenaltroperòperfermareitigrottidiMompracem,ipiùformidabilipiratidelmaredellaSonda.

Unferocecombattimentos’impegnòacolpidikampilangsediparangs,mentrealcunimalesi,munitisidifiaccole,davanofuocoallecapanneormaisgombratedalledonneedairagazzi.

Sandokan, vedendo che i forti guerrieri dayachi resistevano tenacemente agli assaltiincessantideisuoiuomini,chiamòlaretroguardia,occupataaritirareiponti,econpochicolpidicarabina,deciseasuovantaggiolesortidellapugna.

I dayachi, quantunque fossero stati rinforzati da altri guerrieri, cedettero il campo,dandosiafugaprecipitosafralecapanneinfiammate.

I malesi non si occuparono d’inseguirli, sapendo che Sambigliong li aspettava sulmarginedellaforestaconunfortemanipoloditigrotti.

–Rovistate le capanne che non sono state ancora incendiate, – comandòSandokan, ilquale procedeva cautamente, tenendo la carabina imbracciata. – In qualche luogoscoveremoquelcanediNasumbata.Seèscappato,cadrànellemanidiSambigliong.–

Imalesisieranoprecipitatiattraverso leviedella fortezza illuminatedallevampe,esieranomessiafrugarefebbrilmenteleabitazioni.

Diquandoinquandosparavanoqualchecolpodifucilecontroidayachiiquali,accortisiprobabilmentedell’imboscatacheliattendevanellaforesta,avevanooccupatelepalizzateopposte,scagliandonembidifreccecollelorocerbottane.

Auntrattoungridoecheggiò.

–Eccolo!…Fugge!…

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–Chi?–chieseroparecchievoci.

–Nasumbata!…

–Addosso!…Addosso!…Acciuffatelo!…

–Evivo!…–tuonòlavocedellaTigredellaMalesia.

Unuomoche indossavauna semplicepadjon, ossiauna speciedivestedi cotone, chedallacinturagligiungevafinoaipiedi,erabalzatofuoridaunacapanna,impugnandounagrossapistoladallacannalunghissimaeunkrissdallalamaserpeggiante.

Agile come una tigre era passato dinanzi aimalesi d’avanguardia colla velocità d’unafreccia,tentandodiraggiungereunadelleportedellakotta,persalvarsinellaboscaglia.

Sandokanl’avevaveduto.

–Fermitutti!…–gridò.–Quell’uomoèmio.–

Aveva alzata la sua splendida carabina a due colpi. Il fuggiasco continuava a correreattraverso la piazza centrale della kotta, saltando ora a destra e ora a sinistra per nonoffrireaimalesiunsicurobersaglio.

Uncolpodifucilerimbombòel’uomocadde,portandosiunamanoallagambasinistra.

LaTigredellaMalesiaavevafattofuoco.

Imalesi stavanoperprecipitarsi sul ferito,ma il lorocapofuprontoa fermarliconungestoenergico.

–Occupatevideidayachi, voialtri, – disse. –Non hanno ancora lasciato il villaggio epotrebberotornareallariscossa.Lasciateamesolosbrigarequestafaccenda.–

Infatti i difensori della kotta, accortisi che altri nemici li aspettavano nella foresta, sierano radunati sullepalizzatediponente, lequalierano fornited’unaspeciedipontili eparevachesipreparasseroacontrastaredisperatamenteilpassoaiprimiassalitori.

Sandokansiaccostòal ferito tenendolacarabina tesa,prontoafulminarlocolsecondocolpo,nelcasocheavesseoppostoqualcheresistenza.

–Gettalapistolaeilkampilang–glidisse.–Ormaiseiinmiamanoenonmiscapperaipiù.–

Ildayaco giaceva sempre a terra, tenendosi stretta con una mano la gamba, la qualedovevaesserestataspezzatadallapalla.

All’intimidazionediSandokan,risposeconunurlodifurore,poialzòlagrossapistola.

–Gettala!…–ripetéilcapodeimalesi.–Tupuoiancorasalvarelapelle.

–Tunonmirisparmierai,–risposeilferito,digrignandoidenti.

–Ciòdipenderàdallerispostechemidarai.–

Ildayacoesitòunistante,poilanciòlontanol’arma.

Sandokansitolsedallacintolaunfischiettod’oroelanciòunanotastridente.

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Tre o quattro malesi, che stavano saccheggiando le capanne sfuggite all’incendio,accorsero.

–Legatequest’uomo,fasciategli lagambaferitamegliochepoteteetrasportatelonelladimoradelcapodelvillaggio.

Ricaricòtranquillamentelacarabinaesidiresseversolepalizzateoccupatedaidifensoridellakotta.

Imalesiavevanoricominciatoasparare,decisiasnidarlioacostringerliallaresa.

Anche dall’altra parte della cinta, gli uomini di Sambigliong sparavano di quando inquandoqualchecolpo.

–Giùlearmievipromettosalvalavita,–gridòilcapodeimalesiaivinti.–Senonviarrendetedaròfuocoallakottaevifucileròdalprimoall’ultimo.

ÈlaTigredellaMalesiacheparla.–

Udendoquel nome, popolarissimo e insieme assai temuto su tutte le coste delBorneosettentrionale,idayachilasciaronocadereikampilangs,lecerbottaneeikriss.

–Fateprigionieriquegliuomini,–disseSandokanaimalesi.Guaiachitoccheràlorouncapello!LasciatelibereledonneeifanciullierichiamateSambigliongelasuatruppa.–

Sigettòlacarabinaabandolieraesidiresseversolacapannadelcapo,mormorando:

–Orafaremoiconticonte,canagliad’unNasumbata.Tifaròsudarefreddo.–

Inizio

2.Ipiratidayachi

Lacapannadelcapodellakottasorgevasullapiazza,deltuttoisolatadallealtre,enondifferivacheperlasuaampiezzaeperlasuaaltezza.

Cometutteledimoredeipopoliselvaggi,avevalaformaconicaederaformatadiramipiùomenostrettamenteintrecciatiecopertidifogliedibananoedipalma,dispostiastratiinmododaimpedireallapioggiadipassare.

L’internoconsisteva inuna sola stanzacircolare, colpavimentocopertodibelle stuoiedipinterozzamente.

Lamobiliaerasemplicissima:deivasiditerracotta,deigusciditestugginimarineeduelettiformatidistratidifoglie.

Vieraperòunaspeciedipalco,appoggiatocontrolaparete,benfornitodicraniumani,ilmuseodellatribù.

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I dayachi dell’interno sono tutti grandi cacciatori di teste, anche perché un giovaneguerrierononpotrebbesposarsisenzafareilregalodialmenounpaiodicraniumaniallasuagiovaneconsorte.

Abbianoappartenutoadelledisgraziatedonnesorpresenellaforesta,adellefanciulle,adeiragazzioaveriguerrieri,pocoimporta.

Bastache lacollezionedella tribùsiaaumentatad’unaltropaiodi teste.Nessunovaacercarecomeilgiovaneguerrieroselesaràprocurate.

Nasumbata giaceva su uno strato di foglie, guardato da quattro malesi, colle braccialegatestrettamentedietroildorsoelagambaspezzataavvoltainunpezzodipadjon.

Era un uomo sulla trentina, di forme agili e insieme vigorose, colla pelle quasigiallognolaeilineamentifiniebellissimi,essendoidayachiipiùbegliuominiditutteleisoledellaMalesia.

VedendoentrareSandokan,ebbeunsussultoenei suoiocchinerissimipassòcomeunlampoditerrore.

– A noi due, amico, – disse il capo dei malesi, sedendosi su un rotolo di stuoie emettendosi la carabina fra legambe.–Tucertonon ti aspettavidi vedermi così presto.Perchéhaidisertato,dopodiesserevenutoall’isoladiGayaasupplicarmid’arruolartifralemiebande?

–Perchévolevoritornareaimieigrandiboschierivederelamiatribù,–risposeilferito.

–Tumenti!…–gridòSandokan.–Nellatuafugaprecipitosatuhaidimenticatonellatuacapannaunafogliadipalma,sullaqualeeranotracciatideisegnicheundayacodellemiebandeèriuscitoadecifrare.–

Nasumbatafeceunasmorfiaedebbeuntrasalimentonervoso.

–Unafoglia…–balbettòpoi,fissandolaTigredellaMalesiaconsmarrimento.

–Quantotihapromessoilrajahdellagopervenireaspiarelemiemosseesorprendereimieidisegni?

–Ilrajahdellago…–balbettòilferito.

–Sì,quellodellagodiKiniBalù,ilrajahbiancochedatantiannisiedeindisturbatosultronodeimieipadri,echecredevaforsecheioavessirinunciatopersempreavendicarelamortedimiopadre,dimiamadre,deimieifratelliedellemiesorelle.Sequelmiserabileavventuriero,sfuggitodanonsoqualepenitenziarioinglese,nonavesse,nonsoconqualiarti diaboliche, sollevati idayachi del lago contro ilmio vecchio genitore, io non sareidiventatoilformidabilepiratadiMompracem,m’intenditu,Nasumbata?

–Ehaiaspettatotanto?–chieseilprigioniero.–Ioeroragazzoquandolatuafamigliafusterminatadaquell’avventuriero.

–Nonavevoforzesufficienti.

–EppureeridiventatoilterroredeimaridellaMalesiaefacevitremareperfinoilsultano

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diVarauni.NonhaituvintoancheJamesBrooke,ilpossenterajahdiSarawak?

–Comelosai?

–Sullagogiungeva,diquandoinquando,qualchenotiziadelletuegrandiimprese.

–Portatedallespiediquelmiserabile,dispostelungolecosteeperfinoaLabuan,èvero?–disseSandokan.–Losochemifacevasorvegliarestrettamenteeforsefuluiadaizzarmicontrogliinglesi,perchéioperdessilamiaisola.

– Non lo so, Tigre della Malesia, – rispose Nasumbata, la cui fronte però andavarabbuiandosi.

–Quantotihapagatoquell’infameperspiarmi?

–Tutiseiingannato,signore.

–Èinutilechetucontinuianegare.Quellafogliatihatradito.

VieranosegnatisoprailnumerodeimieiuominiedeimieilegnievieraancheilnomediYanez.Tudeviaverascoltatoqualcheseraimieidiscorsitenuticoimieiluogotenenti,eallaprimaoccasioneseifuggitoperrecartiadavvertireilrajahbianco.

–Tunonhaiunaprovachequeisegniliabbiaincisiiosullafogliadiquellapalma.

–Idayachidimareeimalesinonusanoquelsistema,edeidayachidell’internononvieri che tu fra le mie bande, – rispose Sandokan. – E poi, i miei vecchi tigrotti diMompracemsonotroppofedeliameperordireunsimile tradimento.Tuhaivedutocoituoiocchiquantoessimiadorano:perlorosonounadivinitàguerrieraenonunuomo.–

Ilferitofeceunasecondasmorfia,masubitorisposeconvoceabbastanzaferma:

–Iononsonulla:cometihodetto,signore,holasciatol’isoladiGayaperchéprovavogiàdatempolanostalgiadelmiopaese.Iosonoundayacodell’internoenongiàdimare,eamomeglioimieigrandiboschielamiacapannuccia.Inquantoallafoglia,puòesserestatasegnatadaqualchealtro.

–Dovesitrovailtuovillaggio?–chieseSandokan.

–Lontano,molto lontano, inmezzoallegrandiforestechesiestendonooltre ilgrandelago.

–TualloraconoscilaviachemenaalKiniBalù.

–Nonvisonovie.

–Loso,matupotrestiguidarciattraversoleboscaglieecondurciallago.–

Ilferitologuardòcogliocchisocchiusi,poi,dopounistantedisilenzio,aggiunse:

–Sì,seguarirò,perònonguideròcheteequalchepiccolodrappello.

–Perché?–chieseSandokan.

–IgrandiboschisonotenutidalletribùdeiKaidangan,lequalisonolepiùnumeroseelepiù feroci che si trovino verso il nord settentrionale. Se tu ti avanzassi con un grosso

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drappello, difficilmentepotresti sfuggire ai loro attacchi, e la tua testa andrebbe a tenercompagniaamoltealtre.

–Nontioccupardiquesto.Iononhomaiavutopauradeitagliatoriditeste.

–Iomipreoccupodellamiaenonhoalcundesideriodiperderla.

–Tuseiastutocomeunveroselvaggio,–disseSandokan.Tusperid’ingannarmiedigiuocarmi,matisbaglidigrosso,amico.Noiriprenderemopiùtardiquestaconversazione.–

Sivolseversoiquattromalesiedisseloro:

–Steccate lagambaaquest’uomo,poigli costruireteuna lettigae lo trasportereteallacosta.–

Stava per uscire, quando entrò Sapagar, uno dei suoi luogotenenti, quello stesso cheavevamandato alla baia diMalludu perché cercasse di conoscere da quale parte eranogiuntiqueilontanicolpidicannone.

–Assalgonolanostraflottiglia?–glichiesesubitoSandokan.

–No,padrone:lascialuppaavaporeeiprahosnonsonominacciatidanessunoeinostriequipaggiveglianolungolacosta.

–Chihasparatodunquequelcolpodicannone?

–Neabbiamouditialtridue,capo,emiparvechevenisserodallargodellabaia.lohoesplorato per un paio di miglia, quantunque l’acqua fosse molto mossa e investissefuriosamentelagrandescialuppaenonhovedutonessunfanaleversoilsettentrione.

–EppureholasperanzachequeicolpisianostatisparatidalloyachtdiYanez,–risposeSandokan, il quale era diventato pensieroso. – Bah!… Fra un’ora l’alba spunterà evedremochecosasuccederàall’imboccaturadellabaia.AvvertiSambigliongdirimanerequi con venti uomini a guardia dei prigionieri, raduna gli altri e mettiamoci subito inmarciaversolacosta.Sonoimpazientedigiungervi.–

Il luogotenente partì di corsa,mentre i quattromalesi costruivano frettolosamente unabarellaconbambùeramiintrecciati,pertrasportareilferito.

Sandokantrassedallasua largafasciaunaricchissimapipaadornadiperleedipiccolismeraldi,laempìditabaccoel’acceseconuntizzonecheancorafiammeggiavadinanziaunacapannainrovina.

Aveva appena aspirato cinque o sei boccate di fumo, quando ricomparve Sapagar,guidandoduedozzined’uomini.

–Siamopronti,capo,–disseallaTigredellaMalesia.

–Hacollocatedellesentinelle,Sambigliong?Questakotta puòdiventarepreziosissimapernoi.

–Tuttisonoalloroposto.

–Circondatelabarelladelferitoebadatechenonscappi.Quelbandito,ancheconuna

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gambarotta,potrebbegiuocarciancoraunbruttotiro.Orsù,inmarcia!…–

Lapiccolacolonnariattraversòlabrecciaapertadalpetardoesiricacciònellatenebrosaforesta,allungandoilpasso.

QuattrouominicamminavanodinanziaSandokan,ilqualenonavevaspentalapipa,persegnarelaviaedevitarequalchesorpresadapartedegliabitantidelleforeste.

La traversata fu compiuta rapidissimamente e senza cattivi incontri. Solo qualcheanimales’alzòdinanziall’avanguardia,scomparendorapidamentefraicespugli,qualchetigre,qualchepanteraneraoforsequalcheinnocuobabirussa.

Cominciavano allora appena a dileguarsi le tenebre, quandoSandokan e i suoi uominigiunsero in una piccola cala che s’apriva all’estremità meridionale della vasta baia diMalludu.

Ancorati presso la spiaggia vi erano una grossa barcaccia a vapore di duecento e piùtonnellate, armata d’unamitragliatrice situata a prora su un perno girante, onde batterediversi punti dell’orizzonte, e di due grossissime spingarde collocate a babordo e atribordo della ribolla del timone, e quattro prahos da guerra, con ponti e alberatureimmensi,armatidimirimedispingardelunghissime.

Sandokancavòdalsuofischiettod’orounanota lunghissimaequasisubitounmalese,chevegliavasullabarcaccia,balzòaterra.

–Haiuditoaltricolpidicannone?–glichieselaTigredellaMalesia.

–Quattrosoli.

–Quando?

–Dueorefa.

–Poipiùnulla?

–No,capo.

–Daqualdirezionevenivanoledetonazioni?

–Dalsettentrionedellabaia.

–Enonhaivedutonulla?

–Assolutamentenulla.

–Èsottopressionelamacchinadellabarcaccia?

–Sempre,capo.

–Abordo!…–gridòSandokan,volgendosiversoisuoiuomini.

–Andiamoavederechihasparatoquellecannonate.–

I malesi in un lampo balzarono sulla tolda della grande scialuppa, già occupata daun’altradiecinad’uominiuscitifrettolosamentedaiboccaportidiproraedipoppa.

–Macchinaavanti!…–comandòilcapodeitigrottidiMompracem.

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Unfischioacutoecheggiòelabarcacciapreseillargo,conunavelocitàdiquattordicioquindicinodiall’ora,dirigendosiversoilsettentrione.Ilsoleapparivainquelmomento,lanciando isuoi raggialdisopradelle immenseforestechesistendevano lungo lecosteorientalidellavastissimabaia.

Gliuccellimarini s’alzavano ingrannumero,volandosulleacque luccicantidi riflessicolordiporpora,egrossipescicanibalzavano,mostrandoleloroformidabilicodeoleloroboccheenormi,semprespalancateeirtedifiledidentiterribili.

Sandokan si era appoggiato allamitragliatrice, che come abbiamo detto si trovava sulcastelletto di prora, e spingeva i suoi sguardi verso il settentrione, colla speranza discoprirelanavecheavevasparato,durantelanotte,quellecannonate.

Avevariaccesoilsuosplendidocibuc,manonfumavacollasuasolitacalma.Parevacheaspirassequasirabbiosamenteilfumo.

Sapagar,ilsuoluogotenente,glistavavicino,masticandounanoced’arecaesputandodiquandoinquandounlargogettodisalivarossa.

Tutti gli altri stavano invece appoggiati alle murate di babordo e di tribordo, collecarabine volte verso il mare, come se aspettassero di venire assaliti da un momentoall’altro.

Era trascorso appena un quarto d’ora, quando una detonazione secca rimbombò versol’entratadellabaia,seguìtasubitodaunnutritofuocodifucileria.

Sandokanavevadepostoilcibucsullacimadelpiccoloargano.

–Questoèilcannonechedicevi?–disseaSapagar.

–Sì,capo,–risposeilluogotenente.

–Aqualedistanzacredichesiastatosparato?

–Aunamezzadozzinadimiglia.–

Sandokansibagnòconunpo’disalivailpollicedellamanodestrael’alzò.

–Ventodaponente,–dissepoi.–ScommettereilamiascimitarracontrounkrisschesicombattenellabaiadiKudat.

Cheidayachiditerraabbianoassalitoidayachidimare,perrifornireiloromuseitesteumane?Cisaròanch’io,mieicari,elamitragliatriceviscalderàbenbeneidorsi.

MiocaroSapagar,fa’caricarelespingardeconmezzalibbradichiodi.Nonuccidono,mafannoscappare.–

Poi,volgendosiversoiltimoniere,gridò:

–Barraall’orza!…FiladirittoallabaiadiKudat!…–

Unaltrocolpodicannonerisonòinquell’istante,pureseguìtodaunascaricadifucili.

– Pare che la faccenda diventi seria, – disse Sandokan a Sapagar. – Questi non sonosegnali.Lassùsicombatteegagliardamente.CheassalganoYanezeTremal-Naik?Mille

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demoni!…Guaialoro!…

–Dovrebberoesseregiunti.

–Locredo.

–Cogl’indianidell’Assam.

–Yaneznongiungeràsolo.Unrajahhamigliaiaemigliaiadiguerrieriesonocertocheciporteràunrinforzoconsiderevole.Unaltrocolpo!…

–Eun’altrascarica,capo.

–Macchinista,alimentaifuochi:hofretta!…–

Quell’ordine era affatto inutile, poiché macchinisti e fuochisti gareggiavano nelrovesciareneifornipalatedicarbone.

La barcaccia filava come una rondine marina, sbuffando e sussultando. Un fremitosonorone scoteva i fianchi e sotto lapoppa l’acqua ribolliva spumeggiando, tormentatadaicolpiprecipitatidell’elica.

– Ognuno al posto di combattimento!… – gridò Sandokan, nel momento in cuirimbombavaun’altracannonata.

Salìsull’arganoperdominarecoglisguardiunospaziopiùvastoeguardòattentamenteversoilsettentrione,làdoves’aprivalabaiadiKudat.

–Nulla,padrone?–chieseSapagar,dopoqualcheistante.

– Mi pare di scorgere lassù del fumo, – rispose la Tigre della Malesia. – Vi è unpromontoriochem’impediscedivedereciòchesuccedealdilà.

–Eprahos?

–Nessuno,finora.Va’aprenderelamiacarabina.Vogliofaredeibuonicolpianch’io.–

Per altri quindici minuti la barcaccia continuò la sua corsa furiosa, sbuffando evomitandodallaciminiera immensenubidi fumonerissimo,poi lavocediSandokansifeceancoraudire:

–Macchinista, rallenta!…E tu, timoniere, bada: vi sono scogliere dinanzi a noi.Dueuominialsondaggio:lesti!…–

La barcaccia era giunta quasi addosso a un altro promontorio, il quale impediva discorgerel’entratadellapiccolabaiadiKudat.

Appunto dietro a quell’alta rupe boscosa tuonava il cannone e rumoreggiavano lescarichedimoschetteria.

Uncombattimentodovevaavvenireabrevissimadistanza.

– Alla mitragliatrice, Sapagar!… – tuonò la Tigre della Malesia. – Sei uomini allespingardeenonfateeconomiadichiodi!…–

Armòlacarabinaelapuntòversoilpromontorio.

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Glisparisisuccedevanoaglispari,alternandosiconviolentissimescarichedi fucileria.Diquandoinquandosiudivanoanchedelledetonazionisecche,cheparevanoprodotteodagrossespingardeodamirim.

–Sitrattad’unveroattaccocontroqualchenavearenata,–disseSandokanaSapagar.–Visonoarmimoderneearmiantichechecombattonoinsieme.Chisarannogliassaliti?

– Che due tribù di pirati si siano assalite? – chiese il luogotenente. – Tu sai che icombattimentisonofrequenti,miosignore,fraidayachidimare.–

Sandokanscosseilcapo.

–No, – disse poi, – vi sono delle armi indiane o per lomeno europee in giuoco. Sodistinguerebenissimouncolpodimirimodispingardadauncolpod’unveropezzoecosìpure la detonazione d’una carabina da quella d’un vecchio archibugio. Dove si sonocacciatichenonsilascianoancorascorgere?

–Vedodelfumo,signore.

–Dove?

–Saledietroilpromontorio,–risposeSapagar.

Inquelmomento siudironodei clamori spaventevoli.Parevachecentinaia e centinaiad’uominis’incoraggiasseroavicenda,pertentareunarditoabbordaggio.

–Questisonodayachi,–disseSandokan.–Ah!…Furfanti!…

L’avretedafareconnoi!…–

La barcaccia stava girando in quelmomento il promontorio, una lingua di terra assaielevata, coperta di palme immense e fronteggiata da un numero infinito di aguzziscoglietti,pericolosissimiperqualunquegalleggiante.

Icolpidicannoneaumentavanorapidamenteelafucileriascrosciavafuriosamente.

Le tigri di Mompracem fiutavano avidamente l’odore della polvere e a ogni scaricasussultavano.

L’istintoferoceeguerrescodellarazzamalesesirisvegliavainlorostrapotente.

Sisarebbedettochesuilorovoltipassavano,inquelmomento,deifremititerribili.

Labarcaccia,cheprocedevalentamentepernondaredicozzocontroquellamoltitudinediscoglietti,doppiòfinalmenteilpromontorio,presentandosidinanzil’entratadellabaia.

Una terribile battaglia si combatteva in quelmomento presso quello squarcio aperto aponentedellavastissimainsenaturadiMalludu.

Pressoun isolotto stava fermounmagnificoyacht attrezzatoagoletta,dellaportatadiduecento o trecento tonnellate, e dalla sua tolda una trentina d’uomini sparavanoterribilmentecontroquindicioventiprahos,iqualil’avevanogiàcircondato.

Urlaspaventevolis’alzavanodaipontideipiccolievelocissimivelieriegruppid’uomini,quasi nudi, armati di parangs, di kampilangs e di grossi moschettoni, s’agitavano

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ferocemente,tentandodimontareall’abbordaggio.

Gliuominidelloyachtsidifendevanoperòdisperatamente,alternandocolpidicannoneascarichedimoschetteria.

Inmezzoaloro,rittosulpiccolopontedicomando,unuomobianco,d’altastatura,conunafoltabarbabrizzolata,cheindossavauncostumemezzoeuropeoemezzoindiano,conungrandeturbanteintesta,sparavadiquandoinquandolesuelunghepistole,tenendofralelabbraunasigarettaspenta.

Parevachesitrovasse,piuttostocheinmezzoauncombattimento,aunadivertentissimafesta.

Sandokan,chel’avevasubitoscorto,avevamandatoungridoaltissimo:

– Yanez!… Il mio fratellino bianco!… Tigrotti di Mompracem, all’attacco!…All’attacco!…–

I prahos dayachi, accortisi subito della presenza della barcaccia a vapore, invece difuggire,avevanoformaterapidamentedellesquadreperfarfrontealdoppionemico.

IsetteodottopiùgrossisieranostrettiaddossoalloyachtdiYanez,lanciandoincopertanembidi frecce e sparandoqualchecolpod’archibugio;gli altri invece si erano rimessiallavela,correndoincontroallabarcaccia.

–Fategiuocarelamitragliatrice!–comandòSandokan.Prontiallespingarde.–

Una serie di detonazioni lacerò l’aria, subito coperte da urla spaventevoli. Il terribilestrumento di distruzione cominciava il suo lavoro, fulminando i piccoli velieri e i loroequipaggi.

ItigrottidiMompracemrendevanoilfuocopiùmicidialecollelorocarabine.

Labattagliasieraimpegnatacongrandeslanciodaunaparteedall’altra,poichéparevache i dayachi fossero ben risoluti a venire all’abbordaggio, sicuri, una volta giunti suiponti,diaverragione,essendotreoquattrovoltepiùnumerosi.

Avevano però di fronte i due più formidabili campioni della pirateria malese, cheavevanopresoparteacentinaiadicombattimentiebenpiùsanguinosi.

Loyachtelabarcacciaopponevanounaresistenzameravigliosa,econscarichetremendetenevanolontanigliassalitori,impedendolorodimontareall’abbordaggio.

Trevolteiprahossigettaronocongrandeimpetoversolabarcaccia,sfidandoicolpidimitragliaedispingardaelecarabinedeitigrottiealtrettantevoltefuronocostrettiadareindietro.

Vedendosidinanziunospaziolibero,Sandokandeciseditentareasuavoltal’attacco,percongiungersicolloyacht.

–Atuttovapore!…–gridò.–Spazzateviatutto!…–

La barcaccia prese lo slancio e s’avanzò in mezzo ai piccoli velieri, i quali stavanobattendo in ritirata, respinti dal fuoco infernale della mitragliatrice e delle due grosse

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spingarde.

Unoperòdeipiùgrossi,montatodaunnumerosoequipaggio,nontardòaritornareallacarica,tentandodisbarrareilpassoallabarcaccia.

–Datedentro!…–gridòSandokan.

Lagrossascialuppaavapore,cheavevaloscafoinferro,investìfuriosamenteilveliero,squarciandogliilfiancodestro.

I dayachi però non si perdettero d’animo e tentarono d’aggrapparsi ai bordi dellabarcacciapervenireall’arrembaggio,malamitragliatricenefulminòsetteoottoquasiabruciapelo.

Gli altri, vedendo accorrere imalesi armati diparangs, balzarono in acqua,mentre ilprahosirovesciavacollachigliainaria,sprofondandolasuaimmensaalberatura.

Lavia,almenoperquelmomento,eralibera.

Labarcacciafilòcomeunafrecciafraglialtrivelieri,sparandoababordoeatribordo,esifermòpressoloyacht,ilqualesieraarenatoall’estremitàd’unpiccolobancodisabbia.

L’uomobiancocheindossavailcostumemezzoindianoemezzoeuropeosicurvòsullabalaustra del piccolo ponte di comando, imitato da un altro uomo vestito invececompletamente da indiano e che aveva la pelle abbronzata con qualche sfumaturagiallastra.

–Buongiorno,Sandokan!…–gridaronoaunavoce,mentreilorouomininoncessavanodifarfuoco.

–Buongiorno,Yanez!…Salute,amicoTremal-Naik!…–risposelaTigredellaMalesia.–Sieteancoratioarenati?

–Sì,insecca,–risposeYanez.–Nontenepreoccupare:l’altamareacirimetteràagalla.

–Holamiabarcacciaemisaràfacilerimetterviinacqua.Vioccorronoaiutiabordo?

–No,perora,fratellino.

–Allorauniamolenostreforzepersbarazzarcidaquestipredoni.Daremolorounatalelezioneda ricordarselaperunpezzo.Attentianon lasciarli salireabordo.Semettono iloropiediquassù,saremonoichepasseremouncattivoquartod’ora.–

Idayachi,quantunqueavesserogiàsubitegravissimeperditeeavesseropiùd’unlegnosconquassato, tornavano alla carica, più furiosi chemai, risoluti a finirla con un colpodisperato.

Dapprima fu un duello a colpi di spingarda, di mitragliatrice e di cannone, poiché loyachtportavaduepiccolipezzicollocatiababordoeatribordodelcassero,poiidayachi,i quali nulla avevano da guadagnare, possedendo delle cattive armi da fuoco,cominciarono a formare una linea d’accerchiamento, per prendere inmezzo i due legninemicieopprimereiloroequipaggiacolpidikampilangs.

–Yanez!…–gridòSandokan,ilqualenonavevaabbandonatalabarcaccia,quantunque

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avesseunvivissimodesideriodi abbracciare i due amici. –Spazza lavia ababordo; iodifenderòl’abbordaggiodallamiaparte.Vuoiqualchebuoncannoniere?Nehod’avanzoio.

–HoKammamuri ai pezzi. Figurati che ho fatto di lui ilmio generale dell’artiglieriaassamese.

–Ah!…Haicondottoanchelui!…

–NonpotrebbeviverelontanodaTremal-Naik.

–Saccaroa!…Noichiacchieriamoeglialtrivengonoavanti.

–Gridanoancheessicomeoche!…

–Facciamolitacere,Yanez.

–Fuocodibordata,Kammamuri!…Fa’undoppiocolpo!…

Ohé,voialtri,bagnateunpo’lecannedellevostrecarabineovibrucereteledita.–

Yanezerarisalitosulpiccolopontedicomando,seguìtodaTremal-Naik,esieramessoaguardaretranquillamenteiprahos,iqualiavevanogiàcominciatoastringereilcerchio.

La barcaccia e lo yacht avevano ripresa l’infernale musica, con un crescendoformidabile.

Quando i due pezzi, la mitragliatrice e le spingarde tacevano, erano le carabine deimalesiedegl’indianicheentravanoingiuocoenonlasciavanotempoaidayachidiridere.

Di quando in quando qualche albero dei prahos crollava con grande fracasso,schiantandolemurateeaccoppandoostorpiandononpochiuomini,oppureprecipitavanoincopertaveleeattrezzature,seppellendoicombattenti.

Enorminuvoledifumoavvolgevanobarcacciaeyachtminacciandodisoffocaremalesieindiani; e in mezzo a quelle nuvole scattavano da tutte le parti lampi e uscivanoformidabilidetonazioni.

Idayachi però non cessavano l’accerchiamento, comenon cessavano di far tuonare lelorospingarde.

Giàstavanoperabbordare labarcaccia laquale,essendopiùbassadibordo,megliosiprestavaperunabbordaggio,quandosiudironoalcunisparirimbombarepropriodietrolepoppedeipiccolivelieri.

–Ehi, Sandokan, chi ci porta soccorso? – gridòYanez, il quale faceva fuoco con unamagnificacarabinaadoppiacanna.

–Nonvedinullatu,cheseipiùinalto?–chieselaTigredellaMalesia.

–Ilfumomeloimpedisce.

–Sapagar!…

–Padrone!…

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–Fa’sospendereperunmomentoilfuoco.

–Maidayachicisonoaddosso,padrone.

– Lasciali pure accostare. Non guadagneranno gran che!… Vogliono provare i nostriparangsenoiglielifaremoassaggiare.

–Fermitutti!…–gridòSapagar.–Impugnatelesciabole!…Siattacca!…–

Poibalzòsull’arganodiprora,emergendodalfumocheilventolentamentedisperdeva.

–Inostriprahos!…–gridòunmomentodopo.–Cannoneggianoidayachiallespalle!…

–Riprendetelamusica!–tuonòYanez,ilqualeloavevaudito.

Copritedichiodiedipiomboquellecanaglie!…–

Ilfuocofuripresoconmaggiorfuria.

Unprahodayaco si provò ad abbordare la barcaccia a prora, rovesciando i suoi ventiuominiall’arrembaggio.

Sandokansislanciòcontrogliassalitoricomeunaveratigre,seguìtodaunadozzinadeisuoiuomini,chiudendoloroilpasso.

Bastarono pochi colpi di parangs e qualche colpo di pistola per decidere i dayachi abattereprontamenteinritirata.

Nelmedesimo istante due alberi delpraho cadevano attraverso alla tolda, abbattuti daduecolpidicannonesparatidalloyacht.

Fu quello il segnale d’una rotta completa. I piccoli velieri, in gran parte sconquassati,ruppero l’accerchiamento, virarono più che in fretta di bordo, e approfittando d’unaleggera brezza del settentrione, s’allontanarono verso ponente, salutati da un’ultimabordatasparatadallabarcaccia.

Inizio

3.Ilritornoallacosta

Labattagliaeraduratapiùdiun’ora, con rilevantiperditedaambedue leparti e consprecodimunizioni.

Chiperòavevaavutalapeggioerastatalaflottigliadeidayachi,laqualeavevaperdutoduelegnieneavevaavutialtriquattroocinquecompletamenterovinati.

Anchemoltipirati eranocaduti emolti corpiumani sivedevanogalleggiare intornoairottami, in attesa che i pesci-cani, sempre numerosissimi nelle acque della Malesia,andasseroadivorarli.

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MentreitigrottidiMompracems’affrettavanoagettareinacquailoromortieacurareiloro feriti, Sandokan si era issato rapidamente sulla tolda dello yacht, dove Yanez eTremal-Naikloaspettavanoansiosamente.

I tre formidabili uomini, che tante audacissime imprese avevano compiuto insieme alBorneoenell’India,siabbracciaronoaffettuosamente.

–Noncredevodivedervicosìpresto,mieicariamici,–disselaTigredellaMalesia.

–Enoinonciaspettavamodiincontrartiqui,–risposeYanez.–Aveviuditodunquelenostrecannonate?

– Ero stato avvertito fino dalla mezzanotte che qui si faceva fuoco. Tanto dunque èduratol’attacco?

–Nonècominciatocheall’alba,–risposeYanez.–Avevamoperòfattofuocopiùvoltedurantelanotte,pertenerlontanialcuniprahossospetti.Tusaigiàcomeioconoscoquestipiraticostieri.

–ESurama?

–GovernatranquillamenteilsuoAssam,adoratadalpopoloedaigrandi.Haprovatounvivissimodispiacerequandoio,principeconsorte,sonopartito,macometul’haiaiutataaconquistareiltrono,iononpotevorimaneresordoallatuachiamataeticonducoquarantaguerrieriassamesi,sceltifraimigliori.Valgonoquantoituoimalesi.

–Nerispondoio,–disseTremal-Naik,ridendo,–iochesonoilministrodellaguerraegeneralissimodelletruppe.

–Mentreiosono,signorSandokan,generalissimoditutteleartiglierieassamesi,–disseunavoceallegra,dietrodiloro.

–Ah!…Kammamuri!…–esclamòSandokan,stringendolamanoalfedelemaharattodiTremal-Naik.–Dovevailtuopadronetisitrovasempre.

–Iterribiliavvenimentidellajunglaneracihannolegatipersempre,TigredellaMalesia,–risposeilmaharatto.

– Ah!… Spiegami una cosa, – disse in quel momento Yanez, riaccendendo la suasigaretta. – Tu ci avevi dato appuntamento all’isola di Gaya. Perché non hai atteso ilnostroarrivo?Fortunatamenteavevipresalaprecauzionedilasciaredelleistruzionimoltochiarepernoi.

–Perchésonoavvenutecertecosechepotevanocomprometterelariconquistadeltronodeimieipadri,–risposeSandokan.–Neriparleremopiùtardi.Pelmomentooccupiamocidelnostroyacht,ilqualenonaccennaamuoversi.Toh!…EDarma?ESirMoreland?

–Mia figlia si trova aColnibo con suomarito, – disseTremal-Naik. –Ci hannoperòpromessodivenirciatrovareallacorted’Assam,èvero,Yanez?

–Equelgiornodaròfuocoalmiotrono,–risposeilportoghese,ridendo.

–Tiannoiadunque?–chieseSandokan.

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–SenonamassiSurama, tornereiquie lascereivolentieri l’Assame tuttigliassamesi.Noi non siamo uomini da condurre una vita tranquilla. Siamo invecchiati fra le urla diguerra dei malesi e dei dayachi e il fumo delle artiglierie, e rimpiango sempreMompracem.

–Taci,fratellino!…–disseSandokan,convocerauca.–Taci!…–

Unavivaemozionesieradipintasulsuomaschiovoltoeavevastrettelepugna,mentrelasuafrontesioffuscava.

–Mompracem!…– riprese poi, con un sordo singhiozzo. –Non riaprire la ferita chesanguinasempre!…Chissàperòcheungiornononripensiancheallamiaisola.Orsù,nonneparliamo:questononèilmomento.–

Sipassòdueo trevolteunamano sulla fronte, comeper scacciaredei lontani ricordi,quindisicurvòsullamuratadibabordo,gridando:

–Sapagar,èsottopressionelamacchina?

–Sì,padrone.

– Prepara una gomena, la più grossa che abbiamo. Fa’ presto: i dayachi potrebberotornarecondeirinforziesiamoquasisenzamunizioni.

–Subito,padrone.–

IndirivoltosiaYanez:

–Haifattosondarel’acqua?

–Nonvisonochetrepiedi.Èlasolapruacheèincagliata;lapoppagalleggia.

–Quandovisietearenati?

–Un’oraprimadellamezzanotte.

–Haimossalazavorra?

–Nehofattaportarealmenotrequintaliaprora.

–Montalamarea?

–Daunpaiod’ore.

–Mipareinfatticheloscafoproviqualchefremito.Oravedremo,–disseSandokan.–Temo che quei maledetti dayachi riprendano il largo. Quei furfanti si rassegnanodifficilmenteallesconfitteesonoeccessivamentevendicativi.Proviamo.–

Scese rapidamente la scala e balzò nella barcaccia, la quale sussultava poderosamentesottoicolpiprecipitatideglistantuffiedell’elica.

Unasolidafunefugettatadalcasserodelloyachteassicurataallapoppadellabarcaccia,poi la macchina si mise a sbuffare fortemente e la trazione cominciò, dapprimalentamente,poicongrandeimpeto.

Yanez dall’alto del ponte osservava l’operazione in compagnia di Tremal-Naik e di

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Kammamuri.

Lagomenasieraestremamentetesa,maloyachtresistevaallatrazionedellabarcaccia,quantunqueisuoiuominiavesserospiegateleduerande,peraiutareloscagliamento.

A un tratto un grido s’alzò fra l’equipaggio della barcaccia. La macchina stava pervincerelaresistenzadellesabbie.

Sivideloyachtdapprimapiegarsileggermentesultribordo,poiscivolaredolcementeinmare.Ormaigalleggiavaperfettamenteepotevarimettersiallavela.

–Visonofalleaprora,Yanez?–gridòSandokan.

–Nessuna,–risposeilportoghese.–Primacheidayachimiassalisseroavevogiàfattovisitarelasentina.

–Fa’viraredibordoeseguicisenzaritardi.Vedolaggiù,versolaspiaggia,radunarsideiprahos.

–Oranonciprendonopiù,–risposeYanez.–Ilmioyachtèunvelierodiprimaforza,chepuòsfidarequalunquelegnomaleseedayaco.–

Soffiavasempreunaleggerabrezzadasettentrione,brezzaperòsufficienteperunvelierocheportavarandeecontro-randemoltosviluppate.

Inpochiistanti loyachtviròdibordoeripreselacorsa,scortatoabrevedistanzadallabarcacciaavaporeedaidueprahosmalesi.

Sandokan si era messo in osservazione insieme a Sapagar. Qualche cosa dovevasuccedere nei villaggi dayachi allineati lungo la costa e quasi permetà sepolti fra unasuperbavegetazione.

Si udivano delle grida acutissime scoppiare di quando in quando, inmezzo all’uno oall’altrogruppodicapanne,esiudivanoanchedeicolpid’archibugiochedovevanoesserecertamentedeisegnali.

Inunaprofondaspaccaturadellacosta,altriprahos sivedevanoveleggiare lentamente,facendodelle strane evoluzioni enoneranogiàquelli stati sconfitti pocoprima,poichénonvenivanodaponente.

–Quisottoc’èlamanodiquelmaledettoinglese,–disseSandokan.–Noisiamostatiormai traditi, mio caro Sapagar, malgrado le precauzioni che abbiamo prese perconservareilnostrosegreto.Sonopiùchecertocheaquest’oraaKiniBalùsiconoscelanostraavanzata.

–EppureNasumbatal’abbiamocatturato,–risposeilmalese.

–Forse siamogiunti troppo tardi. Prima che possiamogiungere al lagone avremodapassaremolte.Bah!…Siamoinbuonnumeroelearmielemunizioninoncimancano.Aisuoidayachidi terranoiopporremoinostridayachidimarediTigaeinostrimalesi incompagniadeiguerrieridiYanez.Lavedremo!…–

Sisedettesullaspingardadibabordo,trasseilsuocibuc,loriempì,e,dopoaverloacceso,

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simiseafumareplacidamente.

Yanez, a poppa del suo yacht, fumava dal canto suo la sua eterna sigaretta, senzapreoccuparsi,aquantopareva,deidayachichedurantelanottegliavevanodatotantodafare.

Amezzogiorno la barcaccia e lo yacht giungevano all’ancoraggio situato all’estremitàmeridionaledellabaiadiMalludu.

Affondate le ancoreemesse inmare le scialuppe,gli equipaggi sbarcaronodinanzi adunadozzinadicapannecostruiteallameglioconramiefogliedibananiedipalme.

Sandokan,Yanez,Tremal-NaikeKammamuriandaronoaoccuparelapiùvasta,laqualeeraguardatadaundrappellodimalesiformidabilmentearmati.

Nell’interno,suunmucchiodifogliesecche,stavastesoNasumbata,collemanilegateelagambaferitaaccuratamentefasciata.

–Chièquest’uomo?–chieseYanez,osservandolo,attentamente.

–QuellochemihatraditoechemihaobbligatoasalparedaTigasenzaattendereiltuoarrivo,–risposeSandokan.

–Come!…Visonodeitraditorifraituoiuomini?

–NonèunodeivecchitigrottidiMompracem.

–Infattinonl’homaivedutoprimad’ora.

–Facciamocolazioneperora;poicioccuperemodiquest’uomo.–

In mezzo alla capanna era stata stesa una bellissima stuoia variopinta, formata difogliolineedifibredirotang,conintornoalcunicuscinidisetarossa.

SandokanbattélemanieSapagarfuprontoacomparire,seguitodaalcunimalesiiqualiportavanodeisuperbipesciarrostiti,deibiscottiedellebottiglie.

–Vioffrotuttociòchepelmomentoposseggo,–disselaTigredellaMalesia.–Siamoacortodiviveri.

–Enoinonmenodite,–disseTremal-Naik.–Ilnostroviaggioèduratopiùdiquantocredevamo.L’IndianonèvicinaalBorneo.

–VisieteimbarcatiaCalcutta?

–Sì,Sandokan–risposeYanez,–eselatraversatanonèstatatempestosa,peròèduratamolto.

–Doveaveteacquistatoloyacht?

–ARangoon,pernondestaresospettialleautoritàinglesi.

–Fateonoreallacolazione.Senonèvariata,èperlomenoabbondante.–

Ilpastofudivoratoinpochiminutiecopiosamenteinnaffiatoconeccellentibottigliecheeranostatesbarcatedalloyacht.

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Stavanoaccendendolepipeelesigarette,quandoentròSambigliong,ilvecchiotigrottodiMompracem,salutatogiocondamentedaYanez,daTremal-NaikedaKammamuri.

–Qualinuove?–chieseSandokan,ilqualeeradiventatoimprovvisamenteinquieto.

–Durantelavostraassenzasonoavvenutedellecosecheiononsonoriuscitoaspiegare.

–Tihannomangiatoqualchemezzadozzinad’uomini?–chieseYanez,scherzando.–Tusaicheidayachidell’internooltreadesseredeiterribilicollezionistiditesteumane,nonsdegnanonemmenolebistecchedeiloronemici.

–Imieimalesinonhannoancoravedutoalcunantropofago,–risposeSambigliong.

–Spiegatimeglio,dunque,–disseSandokan.

–Nellaforestachesiestendedietroallakotta,abbiamoudito,perbentrevolte,unrulloprolungato.Sefossiancoranell’Indiadireichedellepersonesuonavanoqualcheenorme

hauk4.

–Ètuttoqui?–chieseYanez.–Potevimandareaqueisuonatoriqualchebottigliaperchériprendesserounpo’diforza.

–Vièqualcos’altroancora,signorYanez.

–Haivedutoildiavoloallora.

–Nonscherzare,fratellino,–disseSandokan.–Noinonsappiamoancoraqualisorpresecipreparaquelcaned’unavventurierochedaquindiciannisiedesultronodeimieiavi.Continua,vecchioSambigliong.

– Verso l’alba, quando i miei uomini, dopo d’aver disposte parecchie sentinelle sullepalizzate dellakotta, si preparavano a prendere un po’ di riposo, parve che un uraganoviolentissimosiscatenassenellaforesta.

Si udivano dei fragori spaventosi, che parevano prodotti dal precipitare d’un numeroinfinitodipiante,mentre fra le fitte retideirotangs edeinepentes brillavanodelle lucifugaci.

–Eracalmoiltempo?

–Calmissimo,padrone:latempestaeracompletamentecessataenonvierapiùunanubeincielo.

–Haiuditonessuncolpodifucile?–chieseTremal-Naik.

–Nessuno.

–Egridaumane?–domandòSandokan.

–Nemmeno.

– Era una serenata di nuovo genere, – disse Yanez, riaccendendo una sigaretta edempiendosiunbicchiere.

–Iprigionierisonorimastitranquilli?–ripreseSandokan,dopounbrevesilenzio.

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–Non si sonomossi.Mi sonoprovato ad interrogarli emihanno tutti rispostodinonaveruditonulla.

–Prendicontealtriventiuomini,fa’sbarcareunpaiodispingardedainostriprahoseritornaallakotta,–disse laTigredellaMalesia.–Quellapiccolamasaldafortezzacièassolutamentenecessaria.

–Edeiprigionierichecosanedevofare?

– Per ora sorvegliali strettamente e bada che nessuno fugga, quantunque ormai sonosicurocheilrajahdiKiniBalùsappiatutto.EoraoccupiamocidiquestocaroNasumbata.Iocredo,Kammamuri,chetuavraidalavorare.Seisemprestatofamosopercostringereiprigionieriaparlare.

–Nonsareiunmaharatto,–risposel’indianoconunsorrisocrudele.

–CihaidateabbastanzaproveinIndiadellatuavalentia,–disseYanez.–Potrebbedirnequalchecosaquelpoveroministroassamesecheabbiamorapito.–

SieranosedutiintornoaNasumbata,continuandoafumare.

Ildisgraziatoerarimastosilenzioso,quantunqueavesseuditotutto,essendoglilalinguamalese,cheormaiancheTremal-NaikeKammamuriparlavanocorrentemente,nonmenofamiliaredelladayaca.

I suoi occhi però irrequieti si erano fissati con una certa angoscia sulla Tigre dellaMalesia,

–Seidispostoaconfessare?–glichieseSandokan.–Tiavvertochevièquiunuomochetifaràparlareegualmenteechevinceràfacilmentelatuaostinazione.

–Quellochesapevotel’hogiàdetto,signore,–risposeildayaco.–Ioholasciatolatuaisolaperchéerostatopresodaundesideriostrapotentedirivedereilmiovillaggioeimieicompatriottidell’interno.

–Melohaidettogià,manemmenoorasaròcosìscioccodacrederti.Èbenaltroquellochenoivogliamosapere,miocaro,senonvorraiprovareimorsidelfuocoodell’acciaiooscoppiarecolventrepienod’acqua.

Sevorraitilasceremolascelta.

–Comevedi ilmioamicoSandokanègeneroso,–disseYanez, ironicamente.–Orsù,snodalalingua,primadifarciperderelapazienza.

–Iononhomaivedutoilrajahdellago,–disseilferito.–Velogiurosututteledivinitàdelleforeste.

–Alloraavraivedutoqualchesuomesso,–disseSandokan.

–No,nemmenoquello.

–Kammamuri,quest’uomononvuolescioglierelalingua.Lomettiamonelletuemani.

–Padrone,–disseilmaharatto,rivolgendosiaTremal-Naik.–TiricordidiManciadi5,

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quello che abbiamo fatto urlare nella jungla nera?Anchequellononvolevadecidersi aparlare,eppurecomeurlavaquandoilfuocoarrosolavaisuoipiedi!…

–Fa’comevuoi,–risposel’indiano.

Ilmaharatto afferrò il ferito per le braccia e lo trascinò in un angolo della capanna,coprendogliipiedidifogliesecche.

– Che cosa fate? – chiese il disgraziato, il quale faceva degli sforzi prodigiosi persoffocareildolorecausatoglidallaferita.

– Ti brucio le gambe, – rispose freddamente il maharatto. – Così la tua ferita sirimargineràpiùpresto.–

Avevagiàaccesounozolfanelloesipreparavaadarfuocoallefoglie,quandoildayacoconungridolotrattenne.

–No!…No!…–dissepoi.–Mirovinerestepertuttalavita.

–Parleraidunque?–glichieseSandokan.

–Sì,signore.

–Econfesseraitutto?

–Tutto.

–Èdunqueilrajahdellagochetihapagatopertradireimieisegreti?

–Nonlonegopiù.

–Kammamuri,versagliunbicchierediginondeprendaunpo’diforza.–

Ilmaharattogettòvialozolfanelloefuprontoadobbedire.

QuandoNasumbata loebbevuotato, si feceappoggiarecontro laparetedellacapanna,mentre Sandokan e i suoi compagni tornavano a circondarlo, per non perdere una solaparoladellasuaconfessione.

Inizio

4.Iltradimentodelchitmudgar

Nasumbata stette un momento raccolto, forse ancora un po’ dubbioso fra il parlarechiaro o cercare qualche nuovo inganno, poi si decise finalmente, temendo cheKammamurimettesseaeffettolaminacciafattagli.

–Giacchésonoormaicompletamenteinvostrabalìa,–dissefinalmente,–saròfranco,a

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condizionechemipromettiatesalvalavita.

–Tucorri troppo,miocaro,–disselaTigredellaMalesia.–Tupotraiottenerequantochiedi,solamentequandonoiavremolaprovachenonciavraiingannati.Eoragettafuorituttociòchenascondineltuosacco.

–Quandovidissidinonavermaiconosciutoilrajahbiancodellago,iohomentito,–ripreseNasumbata.

–Mel’eroimmaginato,–disseSandokan.–Quandol’haiveduto?

–Cinquemesiorsono.

–Dove?

–Sullerivedellago.

–Èormaivecchio?

–Sì,haunalungabarbagrigiaelafronteassairugosa,peròmiparveassairobusto.

–Èverochehaduefigli?

–Duegiovanidisanguemisto,altieforticometori,cheebbedaunaprincipessadayacadelLabuk.

–Qualeincaricotiavevadato?

– Di raggiungerti all’isola di Gaya, avendo saputo che tu eri ritornato da un lungoviaggio.

–Comeavevasaputocheioeimieiamicicieravamoimbarcatiperl’India?

–Questononloso–risposeNasumbata.

–Checosatemevadapartemia?–chieseSandokan.

–Unaimprovvisacomparsasullerivedellagodapartetuaedeituoimalesi.

–Eppureper tantianni io l’ho lasciato tranquillo,quantunque l’ideadi riconquistare iltronodeimieiaviedivendicareimieigenitori, imieifratellielemiesorellem’avessetormentatocostantementeduranteilmiolungoesilio.

–Sivede,signore,chenonsieraingannato,poichétuseiquiesuppongochetunonsiasbarcatoinquestabaiaperdaresolamentelacacciaame.

–Comehaipotutoconosceretuimieiprogetti,chenoneranonotiallamaggiorpartedeimieiuomini?

– Una sera ho ascoltato i tuoi discorsi, – rispose Nasumbata. – Tu eri insieme aSambigliongeaSapagar.

–Canagliad’unospione,–mormoròYanez.

–Haiavutoiltemponecessarioperavvertireilrajah?–chieseSandokan.

Nasumbata ebbe una breve esitazione, ma poi, vedendo gli occhi della Tigre dellaMalesiadiventareminacciosinonindugiòpiùoltre.

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–Hospeditouncorriere,–disse.

–Alrajah?

–Sì,signore.

–Conqualeincarico?

–Diavvertirlodeltuoarrivoedeltuosbarco.

–Perchénonseipartitotupellago?

–Volevosorvegliareletuemosse.

–Creditucheilrajahdellagoabbiapresodellemisureperimpedircilatraversatadellegrandiforeste?

–Certamente,enonsosevoiriuscireteavederelespondedellago.

–Diquestorispondiamonoipienamente,–disseYanez.–Abbiamorovesciatoaltritroninoi,enonsaràcertamentequell’uomochecitratterrànellanostramarcia.Conoscilaviatu?

–Sì,signore.

–Quantocivorràaquest’uomoperguarire?–chieseaSandokan.

–Laferitanonègrave.Epoisesarànecessario,lofaremotrasportare.

–Seguitemi,amici,–disseYanez.–Certecosequest’uomodeveperoraignorarle.–

Vuotarono un’altra bottiglia, riaccesero pipe e sigarette e uscirono,mentre duemalesientravanopersorvegliarestrettamenteilprigioniero.

Sulla spiaggia imalesi e gli assamesi-indiani stavano sbarcando i pochi viveri rimastinella stiva dello yacht e abbassavano le immense vele dei prahos, le rande e lecontrorande.

Solamente la barcaccia era ancora sotto pressione, come se dovesse, da un momentoall’altro,riprendereillargo.

– Saliamo sullo yacht, – disse Yanez. – Almeno nessuno saprà quello che noiprogetteremo.

–Dichidiffidi?–chieseSandokan.

–Eh!…Nonsisamai!…Daquandosonodiventatoilprincipeconsorte,dubitodituttoeditutti.–

Salironoinunascialuppaeraggiunseroloyacht,ilqualesitrovavaancoratoasoleventibracciadallaspiaggia,perchéinquelluogol’acquaeraprofondissima.

Attraversata la tolda, scesero nel quadro dove si trovava un bellissimo salotto, collepareticopertedisetaazzurraedueampiefinestrechesiaprivanosullapoppa,ababordoeatribordodeltimone.

Tuttointornovieranodeipiccolidivanidivellutopureazzurro,enelmezzounatavola

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riccamentescolpita,conintarsid’avorioed’argento.

Dall’altopendevaunalampadadibronzo,distileindiano,icuicandelabrieranoformatidaproboscidid’elefantiintrecciateconmoltogusto.

Unindianodialtastatura,assaibruno,piuttostomagro,dagliocchinerissimieardentieilvoltoincorniciatodaunabarbaneraeleggermenteincrespata,tuttoavvoltoinunampiodooté di percallina fiorata, stava in piedi all’estremità del salotto, come se aspettassequalcheordine.

–Puoiandartene,Sidar,–glidisseYanez, salutandoloconungestodellamano.–Pelmomentononabbiamobisognodite.

–Chièquell’uomo?–chieseSandokan,quandol’indianoebbevarcatolaporta.

–Ilnostromaggiordomoomeglioilnostrochitmudgar.

–Fidato?

–Fidatissimo.

–Allorapossiamoparlare.Checos’èchevolevidirmi?

–Volevochiedertisetucredidiavereforzebastantiperconquistareanchetuuntrono.

–Inquantieravamoquandoabbiamorovesciatoilferocerajahdell’Assam?Nédipiù,né dimeno, anzi forse inmeno, eppure colla nostra astuzia siamo ben riusciti a dare aSuramalacoronachelespettava.

–Qualèiltuoprogettodunque?

–Diattraversareigrandiboschi,dovessiraddoppiareilcammino,raggiungerelerivedellagoesorprenderequelmiserabilechehaconmeundebitodisanguecosìterribile.

–Eucciderlodicerto,–disseTremal-Naik.

–Quell’uomononpotràsperareinmegraziaalcuna,–risposeSandokan,convocecupa.

– Io conosco vagamente quella storia sanguinosa, – disse Tremal-Naik. – Vorrei peròconoscernetuttiiparticolari.Nonpartiremogiàoggi,suppongo.

–HobisognodiassicurarmiinnanzituttolaneutralitàdelrajahdiLabuk,permetterealsicuroinostrilegni,Ungiornoaquelpiccoloprincipepiratahoresounservigioesperochenonselosaràscordato.Nonprenderemoterraprimaditregiorni,ancheperchévoglioassicurarmi delle oscure intenzioni del mio nemico. Che egli abbia già fiutato qualchecosanesonosicuro:l’assaltodeidayachineèunaprovalampante.

–Alloratuhaiiltempodinarrarcilatualugubrestoria,–dissel’indiano.–Certevoltedaunparticolareinsignificantepuòscaturireunagrandeidea.

–Emodificareunprogetto,–aggiunseYanez.

Sandokan si era alzato colla fronte oscura, il viso alterato da una collera terribile, lepugnachiuse.

I suoiocchi splendidimandavano lampieparevacheun fremito scuotesse tutto il suo

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corpo.

–EccolaTigredellaMalesiadiquindiciannifa,–mormoròYanez.–Miparedivederloancora, quando dall’alto della rupe di Mompracem lanciava la sua sfida al leopardoinglese.IlruggitodellaTigredellaMalesiafacevaalloratremareLabuan.–

Sandokansieraimprovvisamentefermato,vibrandosultavolounpugnoformidabile.

– Fammi portare da bere,Yanez!… – gridò con voce rauca. –Bisogna che spenga lafiammachemidivorailsangue!…–

Kammamurisieraalzato,spalancandolaporta.

–Sidar!…–gridò.–Dellebottiglieedelletazze!…–

L’indiano,chestavasedutosulprimogradinodellascaletta,sempreinattesad’ordini,sialzòlestamente,epocodopoentravanelsalottoportandoquantoglierastatochiesto.

Kammamuristuròunabottigliadiun liquorecolordel rubinoedempìquattro tazzedicristalloarabescated’oro.

Sandokanvuotòd’uncolpoilbicchierecheYanezgliporgeva,poidisse:

–Sonotrascorsicircavent’annidaquell’epocafunestaedaduesecoliiSandokan,cheappartenevanoadunacastaguerrieradel levantebornese,dominavanosul tronodiKiniBalù.

I miei avi avevano conquistato un vastissimo regno nel cuore della grande isola,aggregandositutteletribùdeidayachiindipendentidelnordeprendendostanzasulKini,ilpiùgrandeepiùbellagochequisitrovi.

Mio padre, grande guerriero anche lui, aveva estese le sue conquiste fino al mare, echissà fino dove le avrebbe spinte senza l’improvvisa comparsa d’un uomo bianco, larazzafataleallarazzamaleseeditantealtreancora.

Didovevenivacostui?lononloseppimaiconprecisione,mahoqualchegravemotivopercrederloqualchebandito,qualcheevasodanonsoqualepenitenziarioinglese.

FudettocheavevaapprodatonellabaiadiLabukduranteunanotteditempesta,echedeidayachi costieri, invece di decapitarlo e di collocare la sua testa bianca sulla palizzatadellalorokotta,l’avevanorisparmiato,credendoloprobabilmente,incausadellasuatintasbiadita,ungeniodelmare.

Vera o no questa storia, il fatto si è che quel bandito, non so con quali arti, riuscì adaccaparrarsi le simpatie d’una grossa tribù di dayachi, i quali cercavano di rendersiindipendenti.

Unbruttogiornounaviolentarivoluzionescoppiaversolecosteesiavanzaminacciosaversolegrandiforeste.

Miopadre,avvertitocheunuomobiancoeraallatestadinumerosetribù,levaunesercitoesimetteincampagnacoisuoipiùfamosiguerrieri.

Ioeimieifratellil’accompagnavamo.

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Le grandi foreste vennero più volte insanguinate. Si lottava con furore sulle rive deifiumieinmezzoallepaludi,constragiorrendedaunaparteedall’altra.

L’uomo bianco però esercitava una strana influenza sui nostri dayachi. Probabilmentel’oro ingleseentrava inquellaribellione,poiché inostriavversarieranoarmatidi fucili,cheprimad’alloranonavevanomaiposseduti,mentreinostriguerrierinonpossedevanochedeikampilangsedellesumpitan,ossiadellecerbottane.

Non passava giorno che qualche drappello non disertasse e passasse al nemico, oammaliatodallapresenzadiquelmiserabile,ocorrottoconpromessed’armidafuocoediricchiregali.

Le sconfitte non tardarono a succedersi alle sconfitte, malgrado le terribili caricheguidatedamiopadre,eunaseracitrovammoassediatinellakottacheservivadacapitale.

Quattordicigiorniduròlaresistenza,poiunanottelepalizzatefuronoabbattuteeiribellisiscagliarononelvillaggio,cominciandounastragespaventosa.Miopadresieraritiratoentro una piccola cinta, insieme a mia madre, alle mie sorelle, ai miei fratelli e a unpiccolonucleodiguerriericheeranoarmatidivecchiarchibugi.

Avevamo cinque capanne, una delle quali serviva da polveriera, avendo potuto, primadell’assedio,ottenereunaventinadilibbredipolveredalrajahdiLabuk.

Ladifesafusolidamenteorganizzata,mentreattornoanoiiribelli,ebbridisangueedistragi,aizzatidall’uomobianco,trucidavanoedecapitavanogliabitantieincendiavanolecapanne.

Terminata la strage, si rivolsero contro di noi, credendo di averci facilmente inmano.Eravamopochi,matuttivalentiebenrisolutiavenderecaralavita.

Il primoassalto andòavuoto.Accolti daun fuoco infernale, idayachi, nonostante gliincoraggiamentie lepromessedelbandito, sivolsero in fuga,eperparecchigiorninonritentaronounritornooffensivo.

La presenza dimio padre, che aveva fama di essere il più famoso guerriero del KiniBalù,dovevaavermoltoridottoillorocoraggio.

Pertresettimaneresistemmovalorosamente.Anchemiamadreelemiesorelleavevanopresopartealladifesa,fucilandoimiserabilichediquandoinquando,specialmenteallanotte,cercavanodiincendiarelepalizzatedelminuscolofortino.

Un giorno l’uomo bianco, disperando di prenderci colla forza, ci mandò unparlamentario,proponendoamiopadredidividereilregno.

Eravamoesaustidatanteveglieelemunizionicominciavanoamancare,eperdipiùunapartedeinostriguerrierieranocadutisottolepalledegliavversari.

Fu decisa la resa, per salvare almeno le donne, ed aprimmo le porte al vincitore perintavolareletrattativeperladivisionedelregno.

L’inglesemaledettoc’invitòadungrandebanchetto,edurantequellol’orrendastragesicompì.

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Eravamoallafine,quandomoltiguerrieriarmatidikrisssiprecipitaronosudinoicomebelveferoci.

Iohovedutomiopadrecaderesgozzato,poimiamadre,poiimieifratellielemiesorelleehovedutolelorotestesanguinantipiantatesullepuntedellelance…Miavetecapito?…Miavetecapito?…

Unurloselvaggio,cheparevailruggitod’unaveratigremalese,avevasquarciatoilpettodi Sandokan, il formidabile pirata dellaMalesia, che per tanti anni aveva fatto tremareinglesieolandesieimpallidireperfinoilsultanodiVarauni,ilpiùpotentedelBorneo.

Sieracurvatocomeunabelvaferoce,collebracciatese,ilvisospaventosamentealteratodaunodioimpossibileadescriversiegliocchifiammeggianti.

Parevachevolesseavventarsicontroqualcheombracheglivagavadinanzi.

–Fratello,checosafai?–disseYanez,alzandosirapidamenteeposandogliunamanosuunaspalla.

Udendoquellavoce,ilpiratasierarialzato,passandosipiùvoltelemanisullafrontecheeramadidadisudore.

–Quale visione! – disse poi, con voce rauca. –Mi pareva di vedermelo dinanzi…ungiornolovedrò,ohselovedrò!…Ealloraguaialuieguaiaisuoifigli!…Comeèstatoimplacabileconmiopadre,conmiamadre,conlemiesorelleecoimieifratelli,nonsaràmenocrudeleconluilaTigredellaMalesia.

Yanez, dammidabere!…Tu ti ricordi quantenotti hopassatonellanostra capannadiMompracem, nel nostro nido d’aquila, dalla cui cima dominavamo tutto il mare chebagnava Labuan maledetta!… Quanto bevevo quelle notti? Era il ricordo della miaassassinatafamigliachemitormentava!…

Annieannisonopassatie iosonosemprerimastosordoall’urlotremendomandatodamiopadre,nelmomentoincuiilkrissd’unmiserabiledayacos’affondava,perordinediquell’avventuriero, nel suo collo. Ora basta!… Prima che la vecchiaia mi sorprenda,vogliovendicarelamiafamiglia.Ah!Lospezzeròcosì!…–

Avevastaccatadallapareteunacarabinaindianaedopoaverappoggiatolacannaadunginocchio,conunosforzoerculeol’avevafattasaltare,gettandoiduepezziadestraedasinistra,conimpetorabbioso.

–Calmati,fratellino,–ripetéYanez,convocedolce.

Sandokanglistrappòquasidallemanilatazzachegliporgevaelavuotòd’uncolposolo,comesefosseacqua.

Tremal-Naik eKammamuri lo guardavano senza parlare, profondamente impressionatidallaterribilecolleracheavvampavanelcuoredelfieropirata.

–Continua,–glidisseYanez,quandogliparvechesifosseunpo’calmato.

–Eroilpiùagileeancheilpiùagguerritodeimieifratelli,–ripreseSandokan,dopounalungapausa.–Peristintodiffidavoeavevoavvertitomiopadreditenersiinguardiaedi

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nonfarpartecipareaquelbanchettodisanguemiamadreelemiesorelle.

Quando vidi i sicari delmaledetto inglese precipitarsi con urla feroci verso la tavola,compresisubitoquellochestavaperaccadere.

Avevo portato conme il kampilang e un paio di pistole indiane. Vedendomio padrecadere, feci fuococontrogliassassini,poiestratta lapesantesciabolam’aprii ilpassoagran colpi, colla speranza almenodi giungere in tempoper salvaremiamadre e lemiesorelleediscannareiltraditore.

Eratroppotardiepoidinanziameavevounamuragliaumanairtad’armi.

Comeriusciiasfondarlaeaguadagnarelaforesta?lononloseppimai.

Nonmilasciaronoperciòtranquillo:tutt’altro.Aquelbanditoeranecessarialavitadellafutura Tigre dellaMalesia, per non vedersi sorgere dinanzi, un giorno, un vendicatoredegliassassinati.

Fu una corsa furiosa attraverso le immense foreste dell’ovest, avendo io divisato diraggiungerelefrontieredelsultanatodelBorneo,lesolechemirimanevanoaperte,poichétuttelerivedellagoeranoormainellemanidell’usurpatoreetuttoilsettentrionemierachiuso.

Vissicomeimaias,lenostregiganteschescimmiedell’isolacentrale,eseguendosoventedellemarceaereefraglialberidellesconfinateselve,perfarperdereletracceaicacciatorichem’inseguivanosenzatregua,cibandomidifruttaediradicieperfinodiserpenti.

Trevoltefuilìlìpercaderenellemanidicolorocheferocementem’inseguivano,comeseio,inveced’unprincipe,fossiunabelvaferoce,poilacacciacessò.

Probabilmente credevano che io fossi morto di stenti in fondo alle foreste, mas’ingannavano.

Attraversai il sultanato, scesi verso il mare, e dopo di essere diventato l’amico d’unaturba di malesi già dediti alla piccola pirateria, spiccai il volo perMompracem, alloradeserta.

Ilrestolosapete.–

Sandokansierafermato.Ilfuocointensochepocoprimabrillavaneisuoiocchi,apocoapocosieraspento.

Solamenteunfortissimotremitoscuotevaancoralesuemembra.

Vuotòun’altratazza,poi,rivolgendosiversoYanez,glidisseconvocequasicalma:

–Labarcacciaèprontaaprendereillargo.Creditucheidayachichecihannoassalitiincrocinoversol’uscitadellabaia?

–Mi pare che ne abbiano avuto abbastanza e che, se si fossero sentiti abbastanza inforze,sarebberogiàvenutiqui.

– Parrebbe anche a me, – disse Tremal-Naik. – E poi la tua barcaccia, mio caroSandokan, può sfidare alle corse qualunque praho e qualunque giong. Se i dayachi

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vorrannodarciancoralacaccialifaremocorrereeanchelibersaglieremoperbene.Letuespingardevalgonocomeventidiquelledeipirati.

–Èmezzodì–disse laTigredellaMalesia,dopod’averguardatounasuperbapendolaposatasuunamensolad’ebanofilettatad’oro.–PrimacheilsoletramontisaremonellabaiadiLabuk.Andiamo,amici,labarcacciaèsempresottopressione.

–Quandopotremoesserediritorno?–chieseYanez.

–Domaniserasaremoqui.

–Inostriuomininoncorrerannoalcunpericolo?Tumihaidettochevipossonoesseremoltidayachinelleforeste.

–FinchéSambigliongtienelakottanonhoalcuntimore.Èbenfortificataenonsipuòprendered’assaltoquandotrentapiratidiMompracemladifendono.Seguitemi:rispondoditutto.–

Inizio

5.Unmortocherisuscita

LabarcacciaerapartitadasolipochiminutiquandoSidar, ilmaggiordomodiYanez,dopo aver ordinato all’equipaggio dello yacht di scendere a terra per intraprendere lacostruzionedialtrecapanne,scesenelquadro.

Unastranafiammabrillavanegliocchidell’indiano,mentredalsuovoltotrasparivaunaprofondapreoccupazione.

Si fermò un momento nel salotto, bevette un bicchierino di liquore che era rimastoancora nella bottiglia, poi aprì la porta d’una delle cabine laterali, mandando un sibiloacuto,simileaquellochelanciailcobra-capello,ilterribileserpentedellejungleindianequand’èincollera.

Unsibiloeguale,cheparevaprovenissedaldisottodell’impiantito,virisposesubito.

–Nondorme,–mormoròSidar.–Alloradeveaverascoltato tutto.Ciòmi risparmieràunaspiegazionedipiù.–

Preseunacavigliadiferro,laintrodusseinunbuco,econunpiccolosforzofecescorrereunatavoladelpavimento,aprendounforodiunmezzometroquadrato.

–Sahib,puoiuscire,–dissealloral’indiano.–Siamofinalmentesoli.

–Eratempo,–risposeunavocechevenivadisottol’impiantito.–Nonnepotevopiù.

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–Ticredo,sahib.Unfakirononavrebbepotutoresisteredipiù.

–Mentreiononsonounfakiro.–

Una testa apparve, poi un corpo umano e un uomo balzò fuori con un’agilità più chestraordinaria.

Non era un indiano, bensì un europeo, di statura alta, dalla pelle bianchissima cherisaltava più vivacemente in causa d’una lunga barba nerissima che gli incorniciava ilviso.

Aveva i lineamenti regolarissimi, il naso aquilino, gli occhi neri e ardenti, ma cheavevanotuttaviaunnonsochediduroedicrudele.

Cometuttiglieuropeicheabitanoleregionicaldissimedell’Asiameridionale,eravestitodi leggerissima flanella bianca. Sul capo però, invece del guscio di midolla di bambù,portava una calotta rossa, con grosso fiocco di lana azzurra, simile a quelle che usanoportareigrecieilevantinidelMediterraneo.

Appenauscitodaquell’apertura,sistiracchiòlemembra,socchiudendoparecchievoltegli occhi, come se le sue pupille non potessero affrontare di colpo l’intensa luce cheentravadalsabordospalancato,poidisse:

–Eccodellevendettechecostanocare!…Ventiduegiornidiprigioniaesempreimmersonell’oscurità!…Solamenteungrecocomemepotrebberesistereadunasimileprova.

–Checosapossooffrirti,sahib?–chieseSidar,ilqualelocontemplavaestatico.

–BerreivolentieriunodiqueicaffèchesannopreparareaSmirneeaCostantinopoli,matunonsainemmenochecosasia.Portamiqualcheliquidoinfernalechemigalvanizzi.Iltuopadroneavràdellebottiglie,suppongo.Unrajahnonsimettemaiinviaggiosenonsièprimabenprovvisto.

–Delgin?

–Vadapelgin!…–

L’indianoaprìunpiccoloarmadioepresentòall’europeounatazzaeunabottigliaquasipiena.

–Dovesonoandati?–chiese,dopod’avervuotatounpaioditazze.

–DauncertosultanodiLabuk,–risposeSidar.

–Chiècostui?

–Parechesial’amicodelterribileuomochecomandaipiratimalesi.

–Nonverrànessunoadisturbarci?

– No, perché homandato tutto l’equipaggio a terra e ho ritirato la scala. Siamo soli,sahib.

–Nonhannoavutoalcunsospettosullamiapresenzaabordodiquestoyacht?

–Ecome,sahib?Quandom’hannomandatoaRangoonadacquistarequestolegno,ioti

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ho fatto preparare segretamente il nascondiglio e nessuno ha saputo nulla. Tu potrestirimanereabordoanchedeglianniintericonpienatranquillità.

–Bellagalerachemioffri,chitmudgar!…–gridòl’europeo,ilqualeparevaesasperato.–Iononsonogiàuntopoperviverenelfondod’unastiva!…Dunquemisicredepropriomortoallacorted’Assam?

–Nessunohapiùparlatodite.

–Imbecilli!…Nonsisonooccupatidifarricercareilmiocorpo?

– Non l’avrebbero trovato poiché, appena ti ho veduto cadere, approfittando dellaconfusionecheregnavainquelmomentonelpalazzo,tihosubitoportatovia.

–Stupidi!…Civolevabenaltrochedueotrepalleperuccidereilfavoritodelrajah!…Igreci hanno la pelle dura e quella di Teotokris è più dura di quella di tutti i grecidell’ArcipelagoedelLevante.

Ah!…Misicredemorto!…MiocarosignorYanez,principeconsortediSurama,vifaròungiornovederecomesonoancoravivo.

Per tutte le furiedell’inferno!…Daròcolpo su colpoevendicheròqueldisgraziato exrajah dell’Assam che si spegne lentamente, sognando sempre di essere lo sposo diSurama.

Quandoioavròabbattutiquestiuomini,nonsaràcheungiuocopermestrappareaquelladonnailtrono.

Ah!…Ah!…NonsiconoscechisiaTeotokrisilgreco!…Sidar,dammiunsigaro.Sonoventitrégiornichenonnefumouno.–

Ilchitmudgarpresedall’armadiounascatoladilaccapienadisigarettedidiversespecieedisigari.Ilgrecopreseunrokok,unsigaropiccolissimoarrotolatoinunafogliadinipa,moltodelizioso,poisisdraiòsuunacomodasediadibambùmettendounagambasopral’altra.

– Ora discorriamo dei nostri affari, Sidar, – disse, dopo d’aver lanciato in aria tre oquattrogettidifumoprofumato.

–Sonoaituoiordini,sahib,–risposel’indiano.–HaiuditociòchehanarratopocofalaTigredellaMalesia?

–Nonmièsfuggitaunaparola,–risposeilgreco.–Sidirebbechequestiuominisianoconquistatoriditroni.

–Checosapensidituttociò?

–Chemaimisièoffertaun’occasionemigliorepervendicarmidiquestiavventurieriesoprattuttodiquelYanez.Seiriuscitoasaperechièilloroavversario?

–Ilmiopadronenonhasegretipermeeperciònullapuòsfuggirmi.Essivannomoltolontano,aquantopare,versounlagochesichiamaKiniBalù,cheio,primad’ora,nonhomaiuditonominare.

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–Tuseiunostupido,Sidar,IlBorneononènél’India,nél’Assam.Nemmenoiosodovesitrovi,ma,seloignoriamonoi,nonsaràsconosciutoaiselvaggicheabitanoquest’isola.Sitrattadiabboccarsiconqualcunodiloro,diconquistarelasuafiduciaconregaliocondenaro e farmi condurre da quel rajah bianco, che questi furfanti, a torto o a ragione,vorrebberodetronizzarecomequelpoveroSindhia.

–Iopotreiaverlosottomanoquell’uomo,–disseSidar.

–Tu!…

–Sì,sahib.Iohosaputochequestipiratihannofattoprigionieroundayacoilqualeerastatoincaricato,aquantohopotutocapire,dispiarliperincaricodelrajahdellago.

–Seibencertodiquellochetudici?

–EropresentequandolaTigredellaMalesiaraccontòquestoalmiopadrone.

–L’haivedutoqueldayaco?

–Sì,sahib.

–Chetipoè?

–Miparveunuomomoltoscaltroemoltointelligente.

– Per tutte le furie dell’inferno!… Avrei io tanta fortuna? Come potrei vederequell’uomo?

–Èunacosasemplicissima,–risposeSidar.–Quandoilmiopadroneèassente,sonoiochecomando.Chimiimpediscedidireaimalesicheloveglianodicondurloabordodelloyachtpermaggioresicurezza?

–EquandotorneràYanez?

–Iononsaròcertamentepiùqui,padrone.Setuparti,iotiseguirò.Tumihaipromessodivendicarel’exrajahdell’Assamchefusemprelargodifavori,amecomeate:uccidil’usurpatore,eilmiocorpoelamiaanimasonotuoi,sahib.

–Chivegliasuquell’uomo?

–Visonoduemalesinellacapanna,–risposeSidar.

–Vorrannosalireancheessiabordo.

–Eperquesto?

–Cisarannod’impiccio.–

L’indianosistaccòdaunorecchiounanellopiuttostogrossoe toccòunapiccola taccamostrandounforellino.

–Quiven’èabbastanzaperaddormentaredieciuomini,–dissepoi.

–Riusciràacomprenderciquelprigioniero?–chieseilgreco.

–TuttigliuominidellaTigredellaMalesiaparlanolalinguainglese,–risposel’indiano.–Sequelprigioniero,comehouditonarrare,hafattopartedellebandedelpirata,beneo

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malelocomprenderàanchelui,m’immagino.

–Èunacartapericolosaquella che tuproponi, –disse il greco.–Sipotrebbeperdered’uncolposololapartita.–

Preseunaltro rokok, lo accese, e per qualcheminuto fumò in silenzio, aggrottandodiquandoinquandolafronteeagitandonervosamentelagambachepoggiavasull’altra.

–Quandotorneranno?–chieseaduntrattoall’indiano,chestavasempredinanzialuiinun’attitudinerispettosissima.

–Domanisera,sahib.

–Seitucertodipoterfartradurrequiildayaco?

– Supponi che il mio padrone insieme alla Tigre della Malesia mi avesse datoquest’ordineprimadipartire.Chilometterebbeindubbio?

–Seifurbocomeilevantini,–disseilgreco.

–Nonsochisiano.

–Personechenontiinteressanoaffattoinquestomomento.

Cheoraè?

–Sonoletre,sahib.

–Va’atentareilcolpo.

–Seideciso,sahib?

–Senzaquell’uomononpotrei farenulla, e senzaunaguida sicurae fedelenon so seriuscireiaraggiungereilrajahdellagoebisognachelovedaaqualunquecosto.Èlàchel’usurpatoredeltronodell’Assamfaràiconticonme.

–Devoavvertirti,sahib,chequell’uomohaunagambaspezzataechenonsocomefaràaguidartinell’internodiquestaimmensaterra.

–Chigliel’haspezzata?

–LaTigredellaMalesia.

–Assolderemogenteelofaremotrasportare.Avremotempoapensareaquesto.Chiudilaporta conduegiridi chiave, fa’portarequell’uomo inunacabinaquivicinoe lasciapensareamepelresto.Lasciaquilabottigliaeancheisigarietornapresto.–

Mentre l’indiano s’affrettava a uscire, chiudendo la porta a doppia mandata, il grecoaccese un terzo rokok e abbassò la tenda di seta rossa del sabordo, per non esporsi alpericolodiesserescortodaqualcheuomodell’equipaggio,esimiseapasseggiareperlastrettacabina.

– Era tempo di sgranchire le gambe, – mormorò. – Ventitré giorni, quasi sempreimmobileesempreall’oscurocomeunatalpa!…Èverochelevendettebisognapagarletalvoltaassaicare!…MiocarosignorYanez,voicredevatecheiofossimortoecheiononvidessipiùalcunanoia!…Nonconosceteigrecidell’arcipelago,signormio!…

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Iohoperdutolaterribilepartitacheavevamoimpegnatanell’Assam,quellapartitacheame ha tolto i favori di quel povero rajah e che a voi ha dato la corona,ma ora noi lagiuocheremo qui. Sarò un avversario implacabile e doppiamente pericoloso, perché voiignoratedaqualepartepiomberàilpericolo.Stranodestino!…Natopescatoredispugne,finiscolamiaesistenzafraiprincipipiùomenoselvaggi.–

Ilgrecosilisciòlalungabarbaneraconvisibilesoddisfazioneeriacceselaterzaoquartasigaretta,socchiudendogliocchicomeseavessel’intenzionedischiacciareunsonnellino.

Era trascorsa unamezz’ora, quando un urto violento contro il fasciame dello yacht lofecebalzareinpiedi.Parevacheunascialuppaavesseabbordatoillegno.

Gettò via il rokok ormai spento, s’accostò silenziosamente al sabordo, alzò la tenda elanciòfuoriunrapidosguardo.

Nonsieraingannato.Unabalenieraavevaurtatoloyachtinvicinanzadellascalacheerarimastaabbassata.

Contenevasolamentequattrouomini:l’indiano,duemalesimunitidiremieunselvaggiodalcoloritogiallo-bronzeo,ilqualestavacoricatosuunaspeciedipalanchinoappoggiatosuiduebanchidimezzo.

–QuelSidarèpiù furboepiù risolutodiquellochecredevo,–mormoròTeotokris.–Andate a studiare questi indiani!… Vi sembrano impassibili statue di bronzo, mentrehannonellevenesanguenonpeggioredeilevantini.Lotengoinpugnoefaròdiluiquellocheiovorrò.–

Si ritrasse lentamente, lasciando ricadere con precauzione la tenda e tornò a sedersi,dicendo:

–Aspettiamo.–

Udìscorreredellecarrucole,poidellepersonecamminaresulponte,quindideipassichescendevanolascaladelquadroelavocediSidarchediceva:

–Qui,inquestacabina…saràpiùalsicurocheaterra.Èunuomotroppopreziosoeilmiopadronecitieneadaverloinsuamano.Epoiquivisonoduepezzid’artiglieriae,seisuoiamicicercherannodiportarcelovia,avrannodafareiconticollamitraglia.

–Unvero furbo, –mormorò il greco. –Se quel poveroSindhia avesse avuto dieci diquesti uomini, molto probabilmente non avrebbe perduto così stupidamente la coronadell’Assam.–

Udìancoraunosbatterediporte,poilachiavechegiravanellatoppa.

–Seitu?–chiesesottovoce.

–Sì,sahib,–risposeSidar,pureamezzavoce.

–Entra.–

LaportasiaprìsilenziosamenteeSidarcomparve,dicendo:

–Èfatto,padrone.

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–Tihannofattanessunaosservazione?

–No,sahib,anzihannopienamenteapprovatoilmioprovvedimento.

–Imbecilli!…Èdeboleilferito?

–Sidirebbechestamegliodimeedite,–risposeSidar.–Questiselvaggiposseggonounaforzad’animoeccezionale.

–Haiprovatoaparlargliinlinguainglese?

–Sì,emihaperfettamentecapito.–

Ilgrecorespiròcomechegliavesserotoltounmacignopostoglisulpetto.

– Lì stava ilmio dubbio, –mormorò. –Ora a noi due, principe consorte dell’Assam.Vedremocomeattraverserailegrandiforestecheconduconoaquellagomisterioso.–

Poi,rivolgendosiaSidar,chiese:

–Checosafannoiduemalesichesorveglianoilprigioniero?

–Bevono,–risposel’indiano,strizzandogliocchi.

–Lamorteoilsonno?

–Ilsonno.

– Fa lo stesso, – mormorò il greco. – Quanto tempo occorrerà prima che siaddormentino?

–Appenaunamezz’ora.

–Riempimiilbicchiereedammiun’altrasigaretta.–

Portò,senzafarrumore,lasediadinanzialsabordo,alzòunpo’latendadiseta,acceseilrokok che Sidar gli porgeva e parve che s’immergesse in profondi pensieri, guardandodistrattamente la sconfinata distesa del mare scintillante di luce. Sidar si era collocatodietrodilui,sempreinattesadiordini.Sicapivacheilgrecoesercitavasull’indianounainfluenzaillimitata.

Eraappenatrascorsamezz’ora,quandoentrambifuronostrappatidalleloromeditazionidauncolposordocheparevaprodottodallacadutad’uncorpoumanosulpavimentodellavicinacabina.

Ilgrecosieraalzatodicolpo.

–Unoèstramazzato,–disse.

–Aspettiamol’altro,sahib,–risposeSidar.

–Nondaràl’allarme?

–Nonsaràingradonemmenod’alzarsi.Ilnarcoticocheioposseggoagiscerapidamente,toglienonsololeforze,maanchelavoce.Toh!…Eccol’altrocheècaduto.Vieni,sahib:ormaisiamosicuridinonaveredegliincomoditestimoni.–

Aprì la porta, salì la scala spingendosi fino sulla tolda per accertarsi che nessuno era

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giuntoabordo,poiridisceserapidamenteedentrònellacabinavicina.

Il greco l’aveva prontamente seguìto, tenendo in mano, per precauzione, un lungo eaffilatissimopugnale.

Suunabranda, strettamente legato, giacevaNasumbata.A terra, l’unopresso all’altro,collemanistretteattornoaduebottiglieormaicompletamentevuote, si trovavano iduemalesidiguardia.

Il narcotico doveva essere stato ben potente, poiché avevano entrambi la rigidità deicadaveri.

–Nonsisveglierannoancheseudrannoparlare?–chieseTeotokrisaSidar.

–Neavrannoperventiquattrooforsetrentaore,–risposel’indiano.–Potresticantare,danzareefareancheecheggiareiltamtam.–

IlgrecoguardòNasumbata,ilqualesembravanonpocoimpressionatoperquellavisitainaspettataeperlacadutadeiduemalesidiguardia.

–Comprendilalinguainglese?–glichiese.

–Abbastanza,–risposeildayaco.

–Noisappiamochitusei.–

Nasumbatasgranògliocchi,manifestandounvivostupore.

–Enoitiabbiamofattocondurrequiperliberarti,–continuòilgreco,–perchénoisiamonemicidegliuominichetihannoarrestato.

–Voi!…–esclamòilselvaggio.

– Noi sappiamo che tu sei l’uomo incaricato di avvertire il rajah del lago dellaspedizionechestaorganizzandolaTigredellaMalesiaaisuoidanni.

–Chitel’hadetto,signore?

–Nonoccupartene:losappiamoebasta.Vuoituessereliberoeriprenderelatuamarciaversoilmisteriosolago?

–Emelochiedi?Èlamiavitachetusalvi,poichésonopiùchecertochelaTigredellaMalesianonperdoneràilmiotradimento.

–Mettoperòdellecondizioni.

–Parla,signore.

–Tuconosciquelrajah?

–Sì:sonostatounodeisuoiguerrieri.

–Èverocheèunuomobianco?

–Èuninglese.

–Saprestitucondurmidalui?

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–LaviadeigrandiboschinonèignotaaNasumbata.

–Setumipromettidifarmiavereunabboccamentocolrajahdellago,questanottetusarailibero.

–LogiurosuDatara.

–Chiè?

–IlmioDio.

–VadapelsignorDatara,–disseilgreco,ironicamente.–Tuperòseiferito?

–LaTigredellaMalesiamihaspezzatounagamba.

–Comepotremonoitrasportartiattraversoleforeste?–

Nasumbatasorrise.

–Tuttiidayachidellacostamiconoscono,–disse.–Fammicondurrenelvillaggiocheio tidirò, signore,edovehoparecchiparenti, eorganizzeremounapiccolacarovanadiportatori.

–Sipotrannoassoldareanchedeiguerrieri?

–Ildayacoènatoperlaguerra,–sentenziòNasumbata.

–Vuoidirechepagandopotròottenereunascorta?

–Enumerosaquantovorrai,specialmentecolmioappoggio.

–Allorafaremosudareafreddoinemicidelrajahdellago.

Sappi intanto che io, in un paese molto lontano e che forse avrai udito nominare,nell’India,sonostatoungrandeguerriero.

–Bastavedertipercrederti,senzaalcunaprova,–risposeildayaco.

–Alloratuaccettilamiaproposta?–chieseilgreco.

–Chirifiuterebbelalibertàchesalvalavita,signore?

–Èlontanoqueltuovillaggio?

–Appenadueore.

–Sapresticalartiinunascialuppa?

–Amebastanolebraccia.

–Aspettiamocheilsoletramontiecheletenebreavvolganoilmare.Puoiriposartifinoaquelmomento.

–Grazie,signore.Equestiduemalesi?Nonsisveglieranno?

–Calcolachesianomorti.Cirivedremopiùtardi.–

Ilgrecouscì,seguìtodaSidar ilqualenonavevapronunciatounasolaparolaeritornònellasuacabina.

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Rialzòunmomentolatendaguardandoversolaspiaggia.

I malesi e l’equipaggio dello yacht stavano terminando la costruzione delle capanne,senza occuparsi dei velieri che danzavano dolcemente sulle loro ancore a meno diquarantametridall’approdo.

–Tuttovabene,–mormorò.

Passeggiò per qualche minuto intorno alla cabina col viso rabbuiato, poi fermandosibruscamentedinanziaSidar,glichiese:

–Loyachthaunpiccolodepositodipolveri,èvero?

–Sì,sahib,–risposel’indiano.–Perchémifaiquestadomanda?

–Dovesitrova?–domandòinveceilgreco.

–Sottoilquadro.

–Chihalachiave?

–Io.

–Fammelavedere.

–Checosavuoifare,sahib?

–Lasciarealprincipeconsortedellarhanidell’Assamunbruttoricordodellamiafuga.Chediamine!…Credevitucheiomeneandassicomeunladrosenzabottino?

Voialtriindianitalvoltasietedeiveristupidi,eppurevipiccatediesserefurbi.Dovresteprenderequalchelezionedaigrecidell’Arcipelago.

Orsù,mostramiildepositodellepolveri.–

Sidars’inchinòsenzarispondere;trassedalpiccoloarmadiounachiaveefececennoalgrecodiseguirlo.

Uscirono dal quadro, passarono nella stiva spostando una tavola e scesero nella salapoppiera la quale era illuminata da una lanterna affinché l’equipaggio, nel caso d’unimprovviso ritorno dei dayachi che li avevano assaliti nella baia di Kudat, potesseprovvedersiprontamentedimunizionipeiduepezzid’artiglieria.

–Èqui,–disseSidar,indicandounaporta.

–Apri,–risposeilgreco,staccandolalanterna.

L’indianoobbedìesitrovaronotostoinunaoscuracabinacheeraingombradibarilotticerchiatidiferroedicassesemi-pienediproiettiliedimitraglia.

–Visarannodellemiccequi?–disseTeotokris.

Sidargl’indicòunbarilettoilqualeeraquasipieno.

Il grecoprese unadelle più lunghe, depose la lanternaondenon correre il pericolo disaltareinaria,epercossecollenocchedelleditaparecchirecipienti.

– Questo, – disse. – Vi devono essere qui dentro almeno trenta libbre di polvere da

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cannone.Chebellafiammata!…–

Tolse con precauzione la vite inferiore e lasciò uscire una mezza libbra del terribileesplosivo.

–Checosafai,sahib?–chieseSidar,spaventato.

– Preparo lamiamina, – rispose il greco, seppellendo entro ilmucchio una estremitàdellamiccia.–Vedraichespettacolo!…Lovedremoperòdalontano.

–Lanavesalterà?

–Èquellochedesidero.

–Equeiduemalesi?

–Cheildiavoloseliportiall’inferno.Iononhotempodioccuparmidiloro.

Misuròattentamentelamicciaservendosidelledita.

–Dureràcinqueo seiminuti,–dissepoi.–Quando loyacht faràun salto inaria,noisaremobenlontaniequestosaràilmioprimosalutochedaròaqueibrigantichemihannofattoperdereunaposizioneinvidiabilepressoilrajahdell’Assam.–

Feceudireunrisostridulo,beffardoeuscìdallaSantaBarbaratornandonellasuacabina.Sidarl’avevaseguito.

–Cercasevièqualchecosadamangiare,–disseTeotokris.–

Noncontaresullariservadeimieiviveri.Sonoquasituttiguasti.–

L’indianouscìepocodoporitornòportandoinuncanestrounsuperboprosciuttosalato,deibiscottieunabottigliadivino.

Ilgrecosisedettedinanziauntavolino,preseuncoltelloesimiseatagliarsidellelarghefette,disponendoleastratisualcunegallettecheavevatrovatoinfondoalcanestro.

Simise amangiare senza fretta, innaffiando la cena con bicchieri di vino di Spagna.Quand’ebbeterminato, ilsoleeragiàscomparsoe le tenebreeranopiombatesulmareesullacostabornese.

–Vuoialtro,sahib?–chiesel’indiano.

–Unrokokancora,poiva’aprepararelascialuppa.

–Èpronta.

–Fissaungrossogherlinoallagruadi capponedi tribordoperché ilprigionieropossascendere.

–Epoi?

–Mettidellearminellascialuppa,quantenepuoitrovare.

–L’armeriaèbenfornita.

– Ed un barile di polvere e un sacco o due di palle. Nei grandi boschi ci sarannonecessariel’unaelealtre.

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–Ituoiordinisarannoeseguiti.–

Il greco lo congedò con un gesto, poi tornò a rovesciarsi sulla poltrona di bambù,assaporandoilsigaro.

Dalsabordospalancatoentravanobuffid’ariafresca,profumata.Inlontananzaimalesiegli indiani dello yacht canticchiavano, mescolando le loro voci al rumoreggiare dellarisacca.

Strani scintillii che ora diventavano più intensi e che ora svanivano bruscamenteapparivanosulmare.Meduseenottiluchesalivanoagallaamiriadiemiriadi,rischiarandoleacquediventateormaicolordell’inchiostro.

Il greco continuava a fumare, respirando di quando in quando, a pieni polmoni, l’arianotturna.

Aduntrattosialzò.

In lontananza una luce scialba appariva, cambiando la tinta delle acque: era il primoquartodilunachesalivadolcementesull’orizzonte.

–Sidar!…–chiamò.

L’indiano,ilqualeprobabilmentestavasedutopressolaportadellacabina,entrò.

–Ètuttopronto?–chiese.

–Sì,sahib.

–Andiamoaprendereilferito.

–Seguimi.–

Entrarononellacabinaattigua.

Nasumbataerasveglioesiagitava,impazientediprendereillargo.

Il greco gli tagliò i legami, lo prese fra le braccia e lo portò sulla tolda, colla stessafacilitàcollaqualeavrebbeportatounfanciullo.

–Scendiprimatu,Sidar,–disseTeotokris.–Visonolearminellascialuppa?

–Nullavimanca.

–Preparatrecarabine.Potremmoavernebisogno.–

Poiadagiòildayacosullamurata,dicendogli:

–Aggrappatiallafuneelasciatiscivolare.Badadinonmandarenessungrido.

–Dovessiperderelagambaferitaiononparlerò.

–Etu,sahib?–chieseSidar.

–Nontidomandocheunmezzominuto,–risposeilgreco.–Lamicciamiaspettadaunpaiod’ore.

–Bada,sahib,dinonsaltareanchetu.

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–Sochecosasonolemicce,–risposeilgreco.

Ridiscese rapidamente nel quadro, entrò nel piccolo magazzino delle polveri, aprì lalanternacheavevapresapassandoediedefuocoallamiccia.

Quandolavidescintillareelaudìcrepitare,mandandoinariaqualchepuntoluminoso,s’alzò,spenselalanternaesislanciòaprecipiziosuperlascala.

NasumbataeSidareranogiàscesinellascialuppa.

Ilgrecos’aggrappòalgherlinoeinunbalenoliraggiunse.

–Airemi,Sidar,evogaforte,–disse.–L’esplosionesaràcertamenteviolentissima.–

Labalenierapreserapidamenteillargo,dirigendosiversolevante.

Sulla spiaggia malesi e indiani cantavano attorno a dei falò, di nulla sospettando.Avevanoterminatalacenaeprobabilmentesipreparavanoaqualchedanzanotturna.

Labaleniera,spintadaduepaiadiremienergicamentemanovrati,eragiàlontanatreoquattro gomene, quando un lampo abbagliante squarciò improvvisamente le tenebre,seguìtodaunrombospaventevole.

Unaimmensanuvoladifumos’alzòversoilcielo,pois’abbattésulmaresottouncolpodivento.

LoyachtdiYanezerasaltato!…

Inizio

6.Imisteridelleforestevergini

Verso il tramontodel giornodopo, la barcaccia a vapore faceva ritornonella baia diMalludu,riconducendoSandokan,Yanez,Tremal-Naik,Kammamuriequindicimalesi.

Fupertuttiuncolpodifulminenell’apprenderecheloyachterasaltatoinariainsiemeaNasumbata,alchitmudgar e ai duemalesi di guardia, poichénonpotevano esattamentesaperecomeeranoandatelecose.

I quattro uomini, dopo d’aver interrogati malesi e indiani, si erano radunati sullaspiaggia,guardandoversoilluogocheventiquattr’oreprimaoccupavaloyacht.

–Orsù,Yanez,–disseSandokan,ilqualeapparivaunpo’preoccupato.–Checosadicitudiquestoinaspettatodisastro?

–PerGiove!…–esclamòilportoghese, ilqualenonsembravamenoimpressionatonémenosorpreso.–Iomidomandavoinquestomomentosetuseiveramentesicurodeituoi

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uomini.

–QuandotuericoitigrottidiMompracemtiseimaiaccortochevipotesseroesseredeitraditori?

–Mai,fratellino.Tu,perloro,seisemprestatounaspeciedisemi-Dio.

–Allora,sevièstatountraditore,nonsisaràtrovatofraimieimalesi,–disseSandokan.

–Èquellochepensavoinquestomomento,–risposeYanez.

–Erisicurodeltuochitmudgar?

–Fidatidiquestiindiani!Quandotucredidiaverlifedelissimi,tigiuocanoecome!…

–Allorapreferiscoimieimalesieimieidayachi.

–Eh!…Parecheundayacotiabbiadatogiàdeigrattacapi.

–Eraunfalsodayaco.

– Iononsosefossefalsoochealtro.Soche loyachtèsaltato inariaechequelcaroNasumbataèscomparso.

–Saltatocolloyacht.

–Chitelodice,Sandokan?

–Dubiteresti?–

YanezmiseunamanosullaspalladestradellaTigredellaMalesiaeglidisse,sorridendo:

–Fratellino,unavoltaeripiùdiffidente.

–Checosavuoidire,Yanez?

–ChequelfurfantedichitmudgareNasumbatacihannogiocati.

– Per qualemotivo? – disse Tremal-Naik. – Il tuomaggiordomo ti era affezionato, oalmenosembrava.

–Almenosembrava,–disseYanez.–Bendetto.

–Aveviforsequalchedubbiosudilui?–chieseSandokan.

–Nessunofinoaierimattina,mava’tuastudiareilcuoredegliindù.Iomisonoprovatoparecchievolteenonsonoriuscitoacomprendernecheduesoli:quellodiTremal-NaikequellodiKammamuri.

–Ah!…Yanez!…–esclamòTremal-Naik,ridendo.

–Hairagione,–disseSandokan.–Dunquechecosavuoiconcludere?

–Chenoncivedoaffattochiaroinquestafaccendadelloyacht.

–Civedobenioperò.

–Checosavuoidire,Sandokan?

–Cheèsaltatoinariaechesitrovaaquindicimetrisott’acqua.

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–Magraconclusione,fratellino.

–Evidentissima,però.

–Nonlonego,–risposeYanez.

–Erabenfornitalatuacassa?

–Noncontenevachesetteodottomilarupie.

–Chesarannopassatenelletaschedeltuofedelissimochitmudgar.

–Èprobabile,Sandokan.

–Alloraconcludiamo.

–Aspettote.

– Ora che il tuo yacht non esiste più, possiamo fare a meno della protezione delsultanettodiLabuk,poichélamiabarcacciaeimieiprahospossonosalirecomodamenteilMarudu.

Risparmieremoviaesaremoanchepiùsicuri.

–Saidovefiniscequelfiume?

–Loignoranoperfinoidayachi,Soperòches’inoltranell’isolaecheilsuocorsononèbreve.Abordodeinostrilegnipotremodifendercimeglioedevitaredellebruttesorprese.

Se il rajah del lago, come suppongo, è stato già informato dei nostri progetti, nonmancheràdiostacolarci lamarcia in tutti imodipossibilie tusaiquantomecomesonopericoloselefitteforeste.

– Le imboscate non mi sono mai piaciute, – disse Yanez. – Ho sempre preferitocombattereall’aperto.

–Edio,figliodellajungla,nonmenodite,–aggiunseTremal-Naik.

–Allorapossiamopartire,–disseSandokan.–Nonlasciamotempoalrajahdellagodiorganizzareladifesa.

–Elakottachehaiconquistata?

–Anoinonpuòservire,Yanez,–risposelaTigredellaMalesia.–Ètroppolontanadallago.

– Penso che potrebbe servirci di punto d’appoggio nel caso che noi fossimo forzati abattere in ritirata. Cinquanta uomini, guidati da noi e armati bene, possono bastare permandareall’ariaisudditidiquelbriccone.

–Forsetunonhaitorto.IncaricheremoSambigliongditenerelafortezzaconunaventinad’uomini.Orsù,sbrighiamoci.–

Furono subito impartiti gli ordini ai malesi e agli indiani e fu mandato un corriere aSambigliong,affinchéinviasseallacostaunadecinadeisuoiuominietenessefortementelakottafinoalritornodellaspedizione.

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A mezzogiorno, dopo la colazione, la barcaccia prendeva a rimorchio i prahos,avviandosilentamenteversoilMarudu,unampiocorsod’acquanonancoraesplorato,machesisaches’addentraperparecchiecentinaiadimiglianellaimmensaisola.

Sandokan,YanezeTremal-Naikavevanopresopostonellabarcaccia, laquale,essendofornita di ponte, nonmancava di cabine,mentre iprahos, che erano piccoli velieri, neeranoassolutamentesprovvisti.

Imalesigiàsiaccontentanoordinariamentedell’attap,unapiccolatettoiaches’innalzafraiduealberiditrinchettoedimaestraecheèpiùchesufficienteperripararlisottoqueiclimicaldissimiinterrottisolodafuriosiacquazzonichenonduranopiùdiunamezz’ora.

Alle due, la squadriglia giungeva alla foce del fiume, foce assai larga, quantunquecosparsa di innumerevoli banchi di sabbia coperti da una superba vegetazione, ecominciavalasalitasenzaavernotatoalcunchedistraordinario.

Idayachicheavevanoassalitoloyacht,nonsieranopiùfattivedere,perpauraforsedidoversubireun’altraepiùdisastrosadisfatta.LaloroassenzaperònonrassicuravaaffattoSandokanetantomenoYanez.Ambedueeranoquasicertididoverlirivedereinqualcheluogo,conoscendol’indolevendicativadiquegliindomabiliisolani.

–SeNasumbatanonèsaltatoinsiemealloyacht,lispingeràcertocontrodinoi,–avevadettoSandokan.

Superatalabarrasenzaaverscortonessunesserevivente,essendolecostesettentrionalidelBorneopochissimopopolateincausadelleincessantiscorreriedeipirati, laflottiglias’avanzòsulfiume.

Ilcorsod’acqua, largopiùdiduecentometri,sisvolgevasuperbamentemostrandoduerivecopertedaimmensiboschi,iqualiformavanocomedueparetiimpenetrabili,tantolepianteeranofitte.

Adestraeasinistras’alzavanodelleimmensearenghesaccarifere,deibananimostruosichelanciavanolelorosplendidefoglieintutteledirezioni,deicavolipalmisti,deipombocarichid’aranci,grossicomelatestad’unbambino,deimangostani,deicedrigiganteschieanchenonpochiupas,glialberichenascondonosottolalorocortecciailvelenochenonperdonaedelqualesiservonoidayachiperbagnarelapuntadellelorofrecce.

Deilorirossi,dellekakatoecandidissimeconunbellissimociuffogiallo,deiterengulonicoldorsocolordellosmeraldo,ilventregiallo-doratoelacodaazzurrognolasaltellavanofrairamiefrairotangs,mentresullealtecimechiacchieravanorumorosamentetormedipappagallidallepennevariopinte.

–Eccounveroparadisopeicacciatori,–disseYanez,chestavasedutosullapruadellabarcacciafacendostragedisigarette.–Peccatoavertantafretta.

–Avraitempodisfogartipiùtardi,–risposeSandokanilqualeglistavapresso.–Questofiumenondeveesseremoltolungoesaremocostrettiafareunalungapasseggiatafraleforeste.Illagoèlontano.

–Echecosafaremodeiprahosedellabarcaccia?

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–Ilpaeseèpocopopolatoetroveremosemprequalcheluogopernasconderel’unaeglialtri.NontiricordiquandonoiapprodavamoaLabuan?Inostrilegniliabbiamosempreritrovati.

–Purchénoicispiino!

–Echi?

–QuelmaledettoNasumbatal’hosempredinanziagliocchi.

–Noinonabbiamounaprovacheeglisiaancoravivo.

–Loscoppiodelloyachtnonmihaperòpersuaso.Èimpossibilechesiasaltatodasé.

–Nasumbataavevaunagambarotta,Yanez.

–Puòaveravutodeicomplici.

–Sì,neltuochitmudgar.

–Eppurestentoacrederechequell’uomomiabbiatradito.Epoiaqualescopo?NonpuòconoscereilrajahdellagopoichénonèmaistatoalBorneo.

–Questoèunmistero,miocaro,cheforseungiornoschiariremo.Qualchetraditorec’è,diquestosonopiùchesicuro.

ChesiaNasumbataounaltro,questononloso.Aspettiamoevedremo.–

Inquelmomentoungridostridentesialzòsullarivasinistra,seguitodaunrombochepareva prodotto dalla battuta d’un gigantesco tam-tam. Sandokan e Yanez si eranoprontamentealzati,afferrandolecarabinechestavanoappoggiateallamurata,aportatadimano.

I malesi e gli indiani li avevano subito imitati, puntando nel medesimo tempo lespingardeversoleduerive.

–Checosa succede,amici?–chieseTremal-Naik,correndoaprora.–Èstatoqualcheanimalechehamandatoquelgrido?

–Sì, un animale chepoi si diverte a suonare il tam-tam,–disseYanez. –Nehaimaivedutinellatuajunglaneradellebestiecosìstraordinarie?

–No,davvero,–risposel’indiano.–Chesiastatoqualchesegnale?

–Certo,–disseSandokan.–Ioscommettereiunprahocontrounasemplicecanoa,cheidayachi che ci hanno dato battaglia sono sbarcati alla foce del Marudu, prima che vigiungessimonoieoraciseguonomarciandoattraversoiboschi.

–Nonmistupirei,–disseYanez.–Sevorrannoassalircidovrannogettarsianuoto.

–Ciaspetterannosullerive.

–Nonabbiamonessunanecessitàdisbarcare.

–T’inganni,Yanez.

–Perché,Sandokan?

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–Lanostraprovvistadicarbonenondureràpiùdiquarantott’ore,esevorremoandareinnanzisaremoobbligatiascendereaterraperfarelegna.

–PerGiove!Nonavevopensatoaquestoinconveniente!Fortunatamentesiamoinbuonnumeroeseancheabbiamoperdutoloyacht,learmigrossenoncimancano.

–Tacete,–disseinquelmomentoTremal-Naik.

Ilgridostridentesieranuovamentefattoudire,seguìtoancoradaquelrombostranocheparevaprodottodaunenormemartellolasciatocadereatuttaforzasuunalastradirameodibronzo.

– Questi fragori vengono ora dalla riva destra, – disse Yanez. – Dei furfanticorrispondono.

–Ecisegnalano,–aggiunseSandokan.

–Checipreparinoqualcheagguato?–chieseTremal-Naik.

–Lanottenonlapasseremocertamentetranquilla,–risposeSandokan.–Parechesianopropriorisolutiadarcibattagliaprimacheciinoltriamosulleterredelrajahdellago.

Fortunatamente idayachi non posseggono che delle pessime armi da fuoco, e le lorocerbottanenonhannocheunaportataassailimitata.

Ehi, macchinista, se è possibile, affretta la marcia!… Non fare troppa economia dicarbone. Vi sono delle foreste sterminate da bruciare senza pagare una rupia né unrisdaliero.–

La barcaccia avanzava con discreta velocità, quantunque rimorchiasse i prahos,tenendosi sempre in mezzo al fiume per evitare qualche sorpresa, però non tardò adaccelerarelacorsa.

Leduerivesimantenevanosemprecopertedialberididimensionistraordinarie,avvoltiinfitteretidirotangsedinepentes,inmezzoallequali,diquandoinquando,facevanolaloro comparsa degli sciamang, le scimmie più orrende delle grandi isole dellaMalesia,avendo la frontebassa,gliocchiestremamente infossati, ilnaso largoepiatto, laboccagrandissimaelagolafornitad’ungozzomostruosochesidilatasolamentequandoilsuoproprietariosimetteaurlare.

Hannoinveceilpelamebellissimo,lucido,d’unnerocupo,chediventamoltolungosottoleanche.

Nonmenoinsolentideglialtriquadrumani,sidivertivanoafareboccacceelanciaresullatoldadellabarcacciaedeiprahosdelle fruttaguasteedei ramichespezzavanocoi loroacutissimidenti.

Ancheivolatiliditrattointrattofacevanolalorocomparsa,attraversandoilfiumeconvelocità fulminea. Per lo più erano degli splendidi tucani, dall’enorme becco giallo,sormontatodauna speciedivirgola, che salutavano inaviganti condellegrida stridentichefacevanosobbalzareTremal-NaikeKammamuri.

Giàilsolestavaperscompariredietroglialtissimialbericheformavano,versoponente,

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unabarrieraquasiinsuperabile,quandoperlaterzavoltasifeceroudireilgridoeilrombocheavevanoallarmatoSandokaneYanez.

Scimmieeduccellieranosubitoscappati,scomparendofraleprofonditàdelleforeste.

–PerGiove!…–esclamòYanez.–Cheidayachivoglianooffrirciunconcerto?

–Sì,maabasedischioppettate,–disseSandokan,ilqualeosservavaattentamenteleduerive.–Queifurfanticiseguono,correndocomebabirussa.

– Che credano di spaventarci coi loro formidabili boum? Abbiamo anche noi deglistrumentimusicali che strappano però urla di dolore a chi li ode. Se provassimo a farcantare la tuamitragliatrice, fratellino?Tira a ventaglio e si potrebbero spazzare le duerive.

–Permassacrareinutilmenteirotangsedinepentes?No,Yanez,nonfacciamosprecodimunizioni.

–Eppurequestisegnalimiirritano.

–Unavoltaeripiùprudente.

–Alloranonerorajah,–risposeilportoghese,ridendo.

–Iprincipiindianisonodunquecosìfacilmenteirritabili?

–Cosìpare,fratellino.Èprobabilmentequestioned’ambiente.

–FingidiessereancorauntigrottodiMompraceme…–

Sandokansierabruscamenteinterrotto,vedendoilportoghesebalzare,conunoscattodapantera,sullamurataprodieradellabarcaccia.

–Cos’hai,fratello?–chieseSandokanvedendoYanezgettarerapidamentenelfiumelasigarettachestavafumandoeimbracciareilfucile.

–Vuoleoffrirciqualchearrostodiscimmia,–disseTremal-Naik.

Yaneznonrispose.Parevachecollacannadellasuacarabinaseguissequalchecosachescivolavafralepiantedellarivadestra.

–Scomparso,–disseaduntratto,abbassandol’arma.–Comesonofurbiquestidayachi.Sarebberocapacididaredeipuntiaiquadrumani,infattodiagilità.

– Che cos’hai veduto dunque, Yanez? – chiese Sandokan, il quale aveva pure armataprecipitosamente lasuacarabinaaduecolpi,mentrequattromalesisieranogettatisullamitragliatrice.

–Un’ombrascivolavaattraversoirotangs.

–Un’ombraumana?

–PerGiove!…Nonhogliocchid’ungattoio!…Ilsoleègiàtramontatoenonèfacilescorgereciòchesuccedesullerivedelfiume.

–Allorapuoiaverscambiatounmaiasperunuomo,–disseSandokan.

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–Checos’è?–chieseTremal-Naik.

– Un urang-utan, alto quanto una persona e pericolosissimo. In queste foreste nondevonomancare.

–Ancheluisuonatore,–disseYanez.–Questisonoboschimeravigliosi!…Suonanolefoglie, le frutta, i tronchi e perfino i fiori!…Comincio ad averne abbastanza di questimisteriosiconcerti.

–Ediononmenodite,Yanez,–risposeSandokan.

–Finchésicontentanodifarciudiredeifischiedeicolpiditam-tamlasciamolifare,–disseTremal-Naik.–Nonsonopericolosi.

–Equestocolpo?–chieseYanez.

Un colpo d’archibugio era echeggiato inmezzo alla foresta della riva sinistra e si erauditainaltosibilarelapalla.

Sandokanavevamandatoungrido.

–Affondateleancoreeteneteviprontiafartuonarelespingardeelamitragliatrice!…–

Labarcacciaavaporesierasubitofermata,descrivendounmezzogiroababordo.

Malesi e assamesi erano balzati allemurate sulle quali erano state disposte le brandestrettamentearrotolate.

Leancoreeranostatecalateconrapiditàfulmineaeunprofondosilenzioerasubentratoabordodeilegniimmobilizzatiinmezzoalfiume.

Non si udiva che il gorgoglìodella corrente la quale schiumeggiavadolcemente fra lepiantepalustrichecrescevanolungolerive.

–Questosilenziononmirassicuraaffatto,–disseYanezaSandokan.

–Hairagione,amico.Sidirebbechenascondequalchetradimento.

–Eppurenonsiscorgenessunabarcaoprahoavanzarsi.

–Aspetterannoilbuonmomentoperdarciaddosso.

–QuestidannatifiumidelBorneosonosemprepericolosi.Hopassatodeibruttimomentiquando salivo il Kabatuan per andare a liberare Tremal-Naik e Darma, e anche là itradimentisiseguivanoaitradimenti.

–Èquestoilveropaesedeitradimenti,–risposeSandokan.

–Checosafacciamodunque?

–Aspettiamo.

–Ciòènoioso,Sandokan.

– Non voglio arrischiare la mia barcaccia con questa oscurità e correre il pericolo difracassarlacontroqualcheroccia.

–Taci!…

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–Ancorailgrido?…

–No:ascoltaattentamente.Questisonoilatratid’uncane.

–Equestofragorechecos’èdunque?–

Versol’altocorsodelfiumesierauditocomeuntonfocheparevafossestatoprodottodallacadutadiqualchegigantescovegetale.

–Aveteudito?–chieseTremal-Naik,avvicinandosiaiduepirati.

– Ciò può non significare nulla, – rispose Sandokan. –Nelle grandi foreste gli albericadonoinbuonnumeroperdecrepitezza.

–Uhm!…–feceYanez,crollandoilcapo.–Chedebbanocadereproprionelfiume?–

Sandokanstavaperrisponderequandosiudironoaltridueotretonfi.

–ChedelleforesteintereprecipitinonelMarudu?–sichieseYanez.–Lacosamisembraassaistrana.

–Sapagar!…–gridòSandokan.

–Eccomi,capitano,–risposeilmalese,balzandoaprora.

–Prendicontedueuominiescandagliaattentamenteilfiume.

–Ripartiamo?–chieseYanez.

–Avanzeremoapiccolovapore,– rispose laTigredellaMalesia.–Noinondobbiamorimanere qui inoperosi, mentre forse i nostri nemici stanno preparandoci chissà qualisorprese. Quegli alberi devono essere stati tagliati dai parangs e dai kampilangs deidayachi.

–Eaqualescopo?–chieseTremal-Naik.

–Forsecoll’intenzionedisbarrarciilpassoodicostruiredeglizatteroni.Macchinista!…Avanzaadagio,evoi,malesieanchevoi,indiani,teneteviprontiadaprireilfuoco.

–Allora si può fumare un’altra sigaretta, – disseYanez, sedendosi sullamurata, collacarabinafraleginocchia.–Chissàsepiùtardineavròiltempo!–

La barcaccia si era rimessa in cammino, rimorchiando i prahos. S’avanzava però conestremaprudenza,mentreSapagareisuoidueuominiscandagliavanoilfondodelcorsod’acqua.ErasolamentelavocedelluogotenentedellaTigredellaMalesiacheecheggiavaabordo.

–Settepiedi…novepiedi…timonierepoggiaadritta…banchiababordo…avanti…–

Versol’altocorso,invece,itonficontinuavanoconuncrescendoimpressionante.Parevachedellecentinaiadiparangsedikampilangslavorasserorabbiosamentecontroglialberidelleduerive.

Diquandoinquandoqueifragoriassordanticessavanoperqualcheminuto,poiigranditronchitornavanoaprecipitareinmaggiornumerodiprima.

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–Checosavoglionodunque farequeibricconi?–chieseYanez, ilqualecominciavaaperderelasuacalmaabituale.–Iovorreibensaperlo.

–Cercanodiimpedirciilpasso:questaèlamiaopinione,–disseTremal-Naik.

– Il fiume è largo, amico, e degli alberi ce ne vorrebbero troppi per rendere lanavigazione impossibile ad una barca a vapore. Noi passeremo egualmente e daremoancheloro…–

UncomandoseccolanciatodaSapagarglitagliòlaparola.

–Macchinista…ferma!…–

L’elica cessò immediatamente di funzionare, mentre la barcaccia deviava a babordo,minacciandod’investireiprahos.

–Giùl’ancora!…–gridòSandokan,ilqualesieraaccortodelpericolo.

Unancorottofulanciatoaproraaffondandosaldamentelesuepattenellettofangosodelfiume.

–Ehi,Sapagar,haivedutoildiavolo?–chieseYanez,saltandosullatolda.

–Itronchicomincianoascendereingrannumero,signore,–risposeilmalese.

–Lasciateifucilieprendetelemanovelleeiremi!…–gridòSandokan.–Attentiagliurti!…–

Gliequipaggiappoggiaronolecarabinecontrolemurateesimunironodiastedilegnoedi remi, per allontanare le piante che la corrente, abbastanza forte in quel luogo,travolgeva.

Un enorme tronco capitanava una ventina d’altri minori, minacciando di sfondare labarcacciaeipiccolivelieri,iqualisieranopureancorati.

Dieciododicimalesisieranoprecipitatiaproradellascialuppaavaporeperrespingerequeipericolosissimiostacoli,quandounabordatadifreccepassòsopraiponti,seguìtadaalcunicolpid’archibugio.

–Ah!…Ibirbanti!…–gridòYanez,ilqualesieraprontamenteriparatodietrolamurata.–Eccounattaccochenonmiaspettavo!…–

Aggrappati ai ramidegli alberi, col corpo immerso finoallacintola,numerosidayachitentavanod’accostareipiccolivelieried’abbordarlidisorpresa.

Imalesiegl’indiani,passatoilprimoistantedistupore,eranobalzatisullelorocarabine,mentre la mitragliatrice, manovrata con fulminea rapidità dalla Tigre della Malesia,cominciavaafarudirelesuesecchedetonazioni.

Urlaspaventevoliecheggiavanodovunque:inmezzoalfiume,sullerive,sottoleforeste,accompagnatedacolpidifuoco.

Eraunattaccoinpienaregolachetentavanoidayachi.

–Alzateleancore!…–gridòSandokan,dominandocollasuavocemetallica,squillante,

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quelbaccanoinfernale.–Atuttovapore,macchinista!…Sapagar,sempreallasondatu!…

–Cominciaafarcaldo,–disseYanez,armandolacarabina.–Ah!…Demonimaledetti!…–

Itronchicontinuavanoagiungereinnumerostraordinario.Eranoveramentealberiinteri,perlopiùpombo,arenghe,mangostaniecosnarinedidimensionicolossali,efrairamisicelavanogliassalitori,prontiamontareall’abbordaggiodellaflottiglia.

Mentrelabarcacciacontinuavailrimorchio,descrivendodeibruschizig-zagperevitaregli urti di quei colossi e per tenere lontani i dayachi, indiani e malesi sparavanoall’impazzataelespingardetuonavano,scagliandonembidichiodi.

Anche lamitragliatrice non stava zitta un solo istante e fracassava i rami delle piantefulminandogliuominichevisinascondevanonelmezzo.

Labattagliadiventavadimomentoinmomentopiùsanguinosaeanchenonpochiindianienonpochimalesicadevanoabordodellabarcacciaedeipiccolivelieri.

Unenorme troncoche scendevaproprio inmezzoal fiume,guidatoprobabilmentedaidayachi che si tenevano semi-sommersi, ad un certo momento andò a investire lascialuppaavapore,sbarrandolecompletamenteilpasso.

Subito trenta o quaranta diavoli s’arrampicano sul galleggiante e si affaccianominacciosamentesopralamuratadiprora.

– Ehi, Sandokan!… – gridòYanez, il quale non cessava di far fuoco colla sua calmaabituale, abbattendounuomoaogni colpo,valorosamente imitatodaTremal-Naik edaKammamuri,duebersaglieriveramentemeravigliosi.–C’èdellacarneinabbondanzaperlatuamitragliatrice.–

Una scarica formidabile tiene dietro alle sue parole. I proiettili, vomitati in grandequantità dalla terribile bocca da fuoco, fulminano gli assalitori a bruciapelo e fannobalzareinacquaisuperstiti.

In quel momento però l’enorme tronco investe la barcaccia con grande impeto,facendonerisuonarelugubrementeilfasciamemetallico.

Loscafos’inchinasubitoversoproraedeigettid’acquapassano,rumoreggiando,sottolacoperta.YanezeTremal-Naikimpallidiscono.Sel’acquaentravuoldirechel’urtohaprodottoqualchesquarcio.

IlportoghesebalzaversoSandokan,ilqualenoncessadifarfunzionarelamitragliatriceverso gli altri tronchi che scendono in gran copia il fiume e dietro ai quali urlano gliassalitori,purnonmancandodi lanciarenembidifrecce,probabilmenteavvelenate,edispararenonpochicolpid’archibugio.

–Affondiamo!…–gridò.

–Chi?–domandòlaTigredellaMalesia.

–Labarcacciaèstatasfondata!…

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–Nonèpossibile!…

–Imbarchiamoacqua!…–

Ungridoecheggiaaldisottodellatolda:

–Lamacchinasispegne!…

Poi ilmacchinista e i suoi due fuochisti si precipitano fuori della stiva e si slancianoversoSandokan.

–Checos’haidunque,Urpar?–domandailformidabilepirata,convocealterata.

–Qualchelamierahaceduto,TigredellaMalesia,e i fuochisispengono,–rispondeilmacchinista.

–Èinondatalastiva?

–Sì,capitano.

–Equestivermidellaforestacistringonodatutteleparti!…

Yanez,affidoatelamitragliatrice.

–Checosavuoifare,fratello?

–Noncirimanechedibattereinritirata.

–Finodove?

– Fino all’isolotto che abbiamo oltrepassato mezz’ora fa. Avverti gli equipaggi deiprahosditagliarelegomenedirimorchioedipensareallalorosalvezza.–

Poi,alzandolavoce,tuonò:

–Teneteduro,tigrottidiMompracem.Datedentrocollespingardeecollecarabine!…Iorispondoditutto.Ame,Sapagar!…Conducicontegliuominidelloscandaglio!…–

D’unsaltosigettanellastiva, ilcuiboccaportoè rimastoaperto,mentre i suoiuominiraddoppiano il fuoco e cercano di allontanare i tronchi che i dayachi, nuotandofuriosamente,s’accanisconoaspingerecontrolabarcaccia.

Inunlampoattraversalastivaingombradibariliedigrossipacchicontenentiprovvisteemunizioni e giunge a prora, seguìto da Sapagar e dai due scandagliatori i quali hannoaccesorapidamenteduetorce.

L’acquascorreattraversoaltavolatoingrancopia,conungorgoglìosinistro.

–Èunaverafalla!…–esclamalaTigredellaMalesia.

Strappa a uno dei suoi uomini una torcia e s’avanza risolutamente,mentre in coperta,colpidimitraglia,dispingardaedicarabinasialternano,facendotremarel’interoscafo,eleurlaacquistanounaintensitàspaventevole.

Un grosso getto d’acqua irrompe a babordo della ruota di prora. Una lamiera è statasfondatadall’urtodelcolossalealberoelabarcacciaminacciadiriempirsirapidamente.

–Feritamortale,–mormoraSapagar.–Enoncisonoospedaliqui,comeaLabuan.

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–Cerchiamodicucirlaallameglio,–rispondeSandokan.–Visonodeimaterassinellequattrocabinedipoppa.Portatelisubitoqui.

–Nonterrannomolto,capitano.

–Amebastaunquartod’ora.Va’,sbrigati.–

Illuogotenenteeiduescandagliatoriattraversanocorrendolastiva,sigettanodentrolecabinedelpiccoloquadro epocodopo ritornanoportandoognunounmaterasso edellecoperte.

Sandokanneafferrauno,loarrotolarapidamenteelocacciaaforzaentrolafalla. l treuominiloaiutanocomepossonoevigettanodietrodellebottiedeicolli.

–Va?–chiedeSandokan.

–L’acquaentramenoviolentemente,capitano,–rispondeSapagar.–Potremoresistereperqualchetempo.

–Incoperta,amici:lanostrapresenzaoraèpiùnecessarialassùchequi.Accorriamo:labattagliaingrossa!…–

Inizio

7.L’assaltodeigaviali

Labattaglia ingrossavadavvero eminacciava anchedi finirenon troppobeneper letigridiMompracemepergliassamesicheYanezavevacondottidall’India.

L’attaccodeidayachi,indovinatissimo,controqueilegnicheinvanoavevanocercatodiabbordarenellabaiadiKudat, continuavacon lena ferocedapartedegli isolani, i qualiparevanorisolutiavendicarsidellasconfittasubìta.

Itronchicontinuavanoascendere,urtandononsololabarcaccia,maancheiprahos,icuimadierinonpotevanooffrireunagranderesistenza.

Centinaiad’uomini,protettidalle tenebre, lispingevano,cercandodisfondare i fianchideipiccolinavigli.Enonpensavanosolamenteadistruggerli,poichésparavanodiquandoinquandononpochicolpid’archibugio,enonmancavanodiscagliareungrannumerodidardi.

I malesi e gl’indiani, avendo ormai compreso che la barcaccia correva il pericolo diaffondare, avevano tagliati i rimorchi, e siccome il vento mancava assolutamente,andavanoalladeriva,difendendosiferocemente.

Le spingarde non cessavano di tuonare con un fragore assordante, e le carabine vi

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facevanoeco,distruggendononpochiassalitori.

Disgraziatamente i tronchi continuavano a scendere come se migliaia e migliaia diboscaiuolinoncessasserodifarcadereinacqualembidiforeste,egliurtisisuccedevanoagliurti.

La barcaccia, ormai mezza piena d’acqua, colla macchina spenta, andava alla derivacome un corpomorto. Lamitragliatrice però tuonava sempre, poichéYanez non avevaancoraperdutounatomodellasuacalmaenemmenoTremal-Naik.

Ognitroncochecercavadiaccostarsi,venivafulminatodaunaverabordatadichiodieunbelnumerodinemiciprecipitavainacquafraurlachenullaavevanodiumano.

L’accanimento dei dayachi era però straordinario. Malgrado le perdite enormi,s’accanivano ferocemente contro la piccola flottiglia, come se avessero giurato didistruggerla,primacheavessepotutogiungereallasorgentedelMarudu.

–Comevadunque,Yanez?–chieseSandokan,comparendoincoperta.

– PerGiove!…– esclamò il portoghese. – Il rajah del lago deve aver stregato questiselvaggi.AnchesulKabatuanmihannofattosudarefreddo,manoninquestomodo.Checosahapromessoquelfurfanteaquestecanaglie?

–Lenostreteste,probabilmente.

–Nonsonoancorachiuseneiloropanieri.

–Enonlosarannonemmenodomani,spero.

–Siamoperòcompletamentebattuti.Unprahohaunfiancosfondato.

–Sivedel’isolotto?

–Nonancora,Sandokan.

–Eppurenondeveesseremoltolontano.Tipare?

–Aspetta un po’ chemitragli questi altri furfanti. Pare che abbiano giurato di salire abordo e di fare la danza dei kampilangs colle nostre teste. A voi bricconi!… Questocalmeràunpo’lavostrafuriasanguinaria!…–

Lamitragliatrice riprende la suamusica infernale, appoggiata da cinque o sei colpi dispingardaedaunascaricadicarabine.

Idayachi si affrettano a ripararsi dietro ai tronchi giganteschi che la corrente trascinaaddossoallaflottiglia,maungrannumerodiquei furibondiassalitoriscomparepernontornaremaipiùagalla.

Igavialidelfiumeavrannodellecenecolossaliodellecolazioniabbondantissime.

– Ecco che ora urlano come scimmie rosse!… – gridòYanez. – Scotta lamitraglia eanchefora,mieicari.Nonsischerzacollepallottoleenemmenocoichiodi.–

L’attaccoperunmomentosiarresta.Parecheidayachicomincinoadaverneabbastanzadiquellagrandinedipiomboediferro,echeesitino.

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I tronchi che stanno per schiacciare la flottiglia, guidati dai nuotatori, si spostanolateralmenteseguendoilfilodellacorrente.

Non è però che una breve pausa, poiché altri alberi calano e anche quelli pieni diassalitori,impazientidivenireallemaniediprovarelepunturedeichiodi.

–Sandokan,miparechecominciadandaremalepernoi,–disseYanez.–Questibirbantisonopeggiodellemignatte.

– Eppure non dispero di aver, presto o tardi, ragione di questi pirati d’acqua dolce, –risposeSandokan.

–Labarcacciacontinuaacalare,amico.

–Faròcacciarenellafallaunaltromaterasso.

–Iprahoss’allontananodanoi.Sonopiùleggeriederivanopiùprestodinoi.

–Lecarabineelespingardebasterannoacoprireladistanza.

Tienilamitragliatrice:iotornonellastivaarinforzarelostoppacciochehocacciatonellafalla.Nonfareeconomiadipiombo.Abbiamogiùtrentacassedicartucceetantapolveredafarsaltarel’interaflottiglia.–

Idayachi,quasiavesserocompresochelepredestavanopersfuggirloro,ritornavanoallacarica,spingendofuriosamenteitronchi.

Affrontavanolamorteconuncoraggioammirabile,pernullaatterritidellegraviperditecheavevanosubìteechedovevanoancorasubire.

Lamoschetteriacrepitavaincessantementeabordodellabarcacciaedeipiccolivelieri,ele spingarde non cessavano di scagliare terribili bordate dimitraglia, le quali però nonottenevanograndisuccessi,poichéifurbidayachinonsilasciavanovederesenonquandositrovavanoatirodicerbottana.

Già i tronchi ricominciavano a percuotere formidabilmente i fianchi della flottiglia,quando delle grida altissime si alzarono a bordo dell’ultimo praho, il quale era ormaipienod’acquacomelabarcaccia,avendoavutoilfasciamesfondato.

–Terra!…L’isolotto!…

–Finalmente!…–esclamòYanez,scatenandoun’altrabordatadimitraglia.–Purchénonnaufraghiamotutti!…

– Ciò che segnerebbe la nostra fine, – disse Tremal-Naik, il quale, insieme aKammamuri,loaiutavanelmaneggiodellamitragliatrice.

Sandokan ricomparve in quel momento in coperta, seguìto da Sapagar e dagliscandagliatori.

Aveva cacciato un altro materasso nella falla, ritirando il primo, ormai inzuppatod’acqua.

–L’isolotto?–chiese.

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–Sì,–risposeYanez.

Si slanciòversopoppaebalzòsullamurata, senzabadarealle freccechediquando inquandoattraversavanoilponte,conlunghisibili.

A quattrocento metri sorgeva l’isolotto, un brano di terra che non aveva più di duegomene di lunghezza su mezza di larghezza e che era coperto da una foltissimavegetazione,moltoopportunapersostenereunalungadifesa.

L’ultimoprahosieragiàarenatosuibanchidisabbiacheattorniavanol’isolottoesierarovesciatosuunfianco,sfondandosicompletamente.

Ilsuoequipaggioperòavevaportatoleduespingardesullarivadell’isolotto,insiemeaparecchiecassedimunizionieavevabravamenteripresoilfuoco.

Glialtriprahosnondovevanoperòaveremigliorefortuna.

Trascinati dalla corrente, privi d’ogni direzione, andarono a loro volta ad insabbiarsicozzandosireciprocamenteesbandandosi.

–Disastro completo!…– esclamòYanez. –Ecco un bel principio per conquistarsi unregno!…Nell’Assamsiamostatipiùfortunati!…–

Sandokan aveva assistito impassibile alla distruzionedella sua flottiglia.A lui bastavacheisuoiuominisifosserosalvatiechenelmedesimotempoavesseropostoinsalvolearmiesoprattuttolespingarde,sullequalimoltocontavaperaffrontarelebarbareordedelrajahdellago.

La barcaccia, la quale era riuscita, colla sua mitragliatrice, a trattenere nuovamente idayachi, a suavoltaderivava rapidamente, girandodi quando inquando su se stessa incausadelsuopesoeccessivo.

Malgradoilmaterassocacciatoaforzanellafalla,l’acquanonavevacessatodientrareingran copia, allagando completamente lamacchina la quale, come abbiamo detto, avevacessatodaqualchepo’difunzionare.

Già stava per urtare contro i banchi, in prossimità dei prahos naufragati cosìmiseramente,quandoungorgolaprese,scagliandolafuoridallasuarotta.

Sandokanavevamandatoungrido.

L’isolasfuggivaloro.

–Saltateinacqua!…–avevacomandato.–Presto!…Lacorrenteciportavia!…–

Gli indiani e i malesi che formavano l’equipaggio, in un lampo si gettarono sopra lemuratebalzandosuibanchi.

Sandokan, Yanez, Tremal-Naik e Kammamuri stavano per imitarli, quando un nuovogorgoallontanòbruscamentelabarcaccia,spingendolaversolarivasinistra.

–Salta!…Salta!…–gridòTremal-Naik.

Yanezcheglistavapressofuprontoafermarlo.

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–Guardati…Igaviali!…–

Delle mascelle enormi, armate di formidabili denti disposti su due lunghe file, eranocomparsepressolabarcaccia,pronteadafferraregl’imprudenticheavesseroosatolasciarequelpericolanterifugio.

Eranoventio trentagaviali,queiprossimiparentideicoccodrilli edeicaimani, lunghidaicinqueaiseimetriedotatid’unavoracitàpiùchestraordinaria.

Tutti i fiumi delle grandi isole malesi pullulano di quei feroci sauriani, e guai aldisgraziatochedeveprovareilorodentid’acciaio.

Tremal-NaikeKammamuri,iqualisieranogiàissatisullamurata,eranobalzatiindietro,spaventatidall’improvvisacomparsadiqueimostri.

–Noncimancavanochequesti!…–esclamòl’excacciatoredellajunglanera.

–Nontilamentare,–glidisseSandokan.–Sononostrialleatiinquestomomento.

–Perché?

–Darannoaddossoaidayachiearresterannoilloroassalto.

–Mastiamoperaffondare.

–Perqualchemezz’oracireggeremoancora,iospero.

–Edoveandremoafinire?

–Suqualchespiaggiaciareneremo.

Lasciateidayachieproviamolaresistenzadellescagliedeigaviali.

Costringiamoliarimontareilfiume.Làtroverannopredepiùabbondantichequa.–

Mentresipreparavanoafucilareisauriani,gliequipaggideiprahos,guadagnatelerivedell’isolotto, affrontavano animosamente gli assalitori. Avevano portate a terra tutte lespingarde, e, riparati sotto gli alberi e in mezzo ai cespugli, mantenevano un fuocovivissimo,mettendoaduraprovailcoraggiodegliassalitori.

Sapagar, il luogotenente della Tigre della Malesia, il quale aveva avuto il tempo diguadagnare terra coll’equipaggio della barcaccia, li aveva rapidamente organizzati, pertenerevalidamentetestaagliavversari,inattesadelritornodeisuoicapi.

Quel ritornoeraperòmoltoproblematico,poiché labarcaccia,quantunque fossepienad’acquafinoallatolda,continuavalasuacorsa,seguendosempreilfilodellacorrente.

Avolteparevachedaunmomentoall’altrodovessesprofondare,poirimontavaagallaqualchepo’,ora aprora edora apoppa, edopoqualchegiro su se stessa riprendeva ladiscesa.

Sandokan,Yanezeilorodueamici,nonvedendopiùintornoallemuratesemisommerselebruttetestedeigaviali,avevanosospeselefucilate,pernonsprecareinutilmenteleloromunizioni, quantunque avessero avuto la precauzione di strappare all’inondazione unacassadicartucceedicollocarlasullacimadell’arganoprodiero.

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In piedi sulle murate, ascoltavano attentamente le scariche che rimbombavanosull’isolotto, domandandosi, con profonda angoscia, se idayachi, battuti di fronte dallecarabineedallespingardeeassalitiaifianchidaquellatruppad’ingordisauriani,sieranofinalmentedecisiadabbandonarelapartita.

–Miparechelamoschetteriarallenti,–disseaduntrattoYanez.–Chesiapereffettodelladistanzaoperchéidayachinehannoavutoabbastanza?

–Lespingardenonsparanoquasipiù,–risposeSandokan.

–Cheinostriuominisianostatiinvecemassacrati?–chieseTremal-Naik.

–Imieimalesisonod’acciaiodelBorneo,cheèilmigliorecheesista–risposelaTigredellaMalesia. – Quando hanno una carabina fra lemani e un parang, non si lascianoscannarenemmenodamilledayachi.

–Eancheimieiassamesisonovalorosi,–aggiunseYanez.–

Sonostatisceltifraimontanari.

–Alloraidayachisonoinritirata,–disseKammamuri.–Nonodopiùchequalchecolpodifuocoisolato.

–Peimieiuomininontemo,–risposeSandokan.–Nessunopotràsnidarlidall’isolotto.Siamonoiinvecechecitroviamoinpessimeacque.

–Puoidireaddirittura inacqua,–disseYanez.– Iosono immerso finoalleginocchia.Quandosidecideràafermarsiquestacarcassa?Senoigettassimoun’ancora?

–Sonoscomparsetutteedue.

–Allorafiniremonellabaia.

–Questabarcaccianonpuòduraretanto,Yanez.

–Eppurecontinuaagalleggiare,quantunquesiapienad’acquadascoppiare.

– Sono le casse dei viveri e i barili delle munizioni che ci sorreggono. Quando sisfasceranno,eciònontarderàadaccadere,caleremoafondo.

–Eigavialicimangerannolegambe,–aggiunseKammamuri.

–Peroranonnevedointornoanoi,–disseYanez.–Sonocorsituttiarosicchiareipiedideidayachi.

Ohé!…–

Labarcacciaaveva subìtaunabrusca scossae si era rialzataversopoppa, rovesciandol’acquachecoprivalacopertaversoprora,coll’impetod’unafiumanachestraripa.

Lacorrentel’avevaspintainquelmomentoversolarivasinistradallaqualeormainondistavacheunaventinadimetri.

–Abbiamourtato,–disseSandokan.–Teneteviprontiaguadagnarelasponda.

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–Vi sono degli scogli dietro la poppa!… – gridò Kammamuri, il quale, tenendosi inequilibriosullamuratadibabordo,avevaraggiuntoilcasseretto.

–Afiord’acqua?–chieseYanez.

–Sì,padrone.–

Labarcaccia rimaseunmomento ferma,cozzandoe ricozzandocontroquegliostacoli,poiperladecimavoltagiròsusestessaesfuggìallastrettadegliscoglietti.

–Nemmenoquesticivogliono,–disseYanez,ilqualesitenevagiàprontoabalzareinacqua,primacheilgalleggiantescomparisse.

– Continuerà ancora per un bel pezzo questa corsa? – si chiese Sandokan, il qualeappariva assai irritato. –Ci allontana sempre più dall’isolotto e perciò anche dai nostriuomini.

–Dobbiamogiàesserelontanialmenosetteodottomiglia,–disseYanez.

–Enonpossedereunremoperspingerequestacarcassaversolariva!…

–Sen’èandatoancheiltimone!…Scommettereicheanchel’elicastarotolandoinfondoalfiume.

–Perfarcorreredipiùigaviali,–aggiunseKammamuri.

– E avventarceli contro, – gridò Tremal-Naik, il quale si avanzava verso la muratapoppiera.–Vièun’altra truppachegiunge,equestanondeveaverancoraassaggiatelebistecchedeidayachi.

–Guardatevidalmetterepiedesullatolda!…–tuonòSandokan.

–Eneanchesullemuratecitroveremoalsicuro,fratellino,–disseYanez.–Selavoranodicodasiamotuttifritti!…–

Sette od otto gaviali, venuti su dalle profondità del fiume, avevano circondato labarcaccia,cercandodiissarsisullacoperta.

Dovevano essere ben affamati per tentare un simile attacco, poiché sfuggonoordinariamentel’uomoquandononliimportuna.

Non meno stupidi dei loro confratelli africani, giravano e rigiravano intorno allabarcaccia,mostrandoleloroformidabilimascelleeurtandoibordicollelorogrossissimescaglieossee.

Eranopassatiduevoltedinanzialleaperturedellemuratechesitrovavanoamezzatolda,senzanemmenoscorgerle.

Daunmomentoall’altropotevanoperòscoprirleesalirefacilmenteabordo.

–Amici,–disseYanez,–giacchénoncisonoancorafraipiedi,mettiamociinsalvo.

–Vuoisaltareinacqua?–chieseSandokan.–Tiavvertocheiononcommetteròmaiunasimilepazzia.

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–Nemmeno io ho alcundesiderio di fare la conoscenza conquesti gaviali. So quantovalgonoquandosonoaffamati.

–Checosavuoifareallora?

–Siamotantiimbecilli.

–Grazie.

– Abbiamo la ciminiera e quattro trombe d’aria che ci serviranno magnificamented’appoggioerestiamoqui, inattesacheuncolpodicodacigettinellebocchediqueglischifosisauriani!…

–Yanez,tuseiungenio,–disseTremal-Naik.

–Losodamoltotempo.

–Giùtutti!…–gridòSandokan.

I quattro uomini balzarono sulla tolda e si slanciarono verso la ciminiera, la quales’inalzava per oltre tre metri, circondata da quattro trombe d’aria e sorretta da cinquesolidefunimetalliche.

In un lampo Sandokan e i suoi compagni s’arrampicarono lestamente, mettendosicompletamentealsicurodaicolpidicodadeigaviali.

Era tempo!…Un sauriano era riuscito a scoprire finalmente il passaggio aperto nellamuratacentraledibabordo,econuncolpodicodasieraissatosullatolda.

Nelmedesimoistanteunaltrosalivadallaparteopposta.

–Buonanotte,signori,–disseYanez,togliendosicortesementeilcappellacciodipaglia.–Viavvertoperòchesietegiuntitroppotardiperprendereparteallacena,perchéormailenostrecostolettesonoalsicuronelladispensadellamacchina.–

Unoscrosciodirisaseguìquelleparole.

–SignorYanez,–disseKammamuri,–invitateliperunaltrogiorno.

–Seipazzo,maharatto!…Iointendodioffrirelorounospuntinoabasedipiomboenonpiùtardid’unmezzominuto.–

Iduebestionisieranofermatil’unodifronteall’altro,comefosserostupitiditrovarsisuquellasuperficieoscillanteedinontrovarepiùpredechedovevanoaverprimascorterittesullemurate.

Intantoaltri seio sette sierano issati sulla tolda, sbatacchiando fragorosamente le loroformidabilicodesulpontemetallicodellabarcaccia.

–Sembranodipessimoumore,–disseYanez.–Sfidoio!…Vedersisparired’untrattocostoletted’Europa,dellaMalesiaedell’India!…Ancheunantropofagosarebberimastomoltodisilluso!…

–Tuscherzi,–disseSandokan,–enonpensicheselabarcacciacolaapiccocadremofraleloromascelle.

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–Secontinuaagalleggiaremagnificamente!…

–Eintantociallontaniamosemprepiùdainostriuomini.

–Sonoinbuonnumeroeperciònonhoalcunainquietudineperloro.Aterra,trinceratiinmezzo agli alberi e colle spingarde, terranno testa a tutti i dayachi senza subire graviperdite.Quandoquestacomicaavventurafinirà,andremoaraggiungerlieriprenderemolanostramarcia.

–Attraversoleselve?–chieseTremal-Naik.

–Permiocontosonopiùsicuredeifiumi,–risposeilportogheseilquale,anchenellepiùdifficilicircostanze,mantenevailsuoinalterabilebuonumore.–Epoinonabbiamounariservaversolacosta?Sambiglionghaunatrentinad’uominieunafortezzainsuamano,èvero,Sandokan?

– Per Sambigliong non temo nulla, – rispose la Tigre della Malesia. – La kotta èsolidissimaehaconsétrentamalesid’uncoraggioprovato.

–Alloratuttovabene,–concluseYanez.–Regaliamoqualchechiccaaquestibestioni,tantopercalmareunpo’lalorofame.Sesaràunpo’indigesta,tantopeggioperloro.–

Piantò solidamente i piedi sulla tromba d’aria, s’appoggiò alla ciminiera, si tolse lacarabina a due colpi che portava a bandoliera, e dopo essersi assicurato che le capsuleeranoaposto,miròattentamenteilpiùgrossogaviale.

–Senonloammazzo,m’incaricodimangiarlovivoeintero,–disse.

–Allorasaraituchefaraiunacolossaleindigestione,–risposeTremal-Naik,ilqualesipreparavapureafarfuoco.

–Unrajahdell’Assamnonpuòsoffrireindigestioni,–disseSandokan,seriamente.

–Ealloranemmenoilmiopadronecheèilsuoprimoministro,–aggiunseKammamuri.

– State zitti, chiacchieroni!… – esclamò Yanez. – Finchémi fate ridere io non potròmirareilmiobestione.

–Sfondaglil’occhioelachiccaglientrerànelcervello,–disselaTigredellaMalesia.

–Nienteaffatto,preferiscofarglimangiarelamiapallaconica.

Vedraichesaltoglifaròfare.

Toh!…Miguardacomesegiàpregustasselemiebistecche.Ate,canaglia!…–

Ilcapodeisauriani,unmostropiù lungodicinquemetrieprobabilmentepiùaffamatodeglialtri,datalasuamole,sieraavvicinatoallatrombad’ariasullaqualeilportoghesesitenevaquasiritto,mostrandolesueenormimascelleelanciandodiquandoinquandodeirauchinitriti.

–Comeseibrutto,–disseYanez.–Tunonhaiildirittodivivere.–

Abbassòlacarabinaelomiròfralefaucispalancate.

Unadetonazioneseccarisuonò,seguitadaunevviva.

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Ilgaviale,colpitoinpienabocca,sirizzòdicolposullasuacodamostruosagiungendoquasi a livello della bocca d’aria, spalancando spaventosamente le formidabilimascelleirtedidenti,poisiabbattésullatoldadellabarcaccia,comesefossestatofulminatodaunascaricaelettrica.Noneraperòmorto,poichéquellebestiacce,alparideicoccodrilli,deicaimanieanchedeipesci-cani,godonounavitalitàstraordinaria.

Rimase qualcheminuto come intontito e stupefatto di quell’insolito cibo, poi si rizzòquasi verticalmente sulla coda e si mise a fare una serie di salti stravaganti da farscoppiaredallerisaanchel’uomopiùgraveepiùseriodell’orbeterracqueo.

Ora stramazzava sulla tolda, spalancando le sue enormi mascelle, ora si risollevava,contorcendosi,comeunmostruosopitone,poitornavaaricadere,rimanendoperqualcheminutoancoraimmobile.

Non era però ancora spirato, poiché dopo un istante di riposo eccolo di nuovo asobbalzare, come se fosse stato morso da una tarantola e riprendere i suoi ridicolicontorcimenti.

–PerGiove!…–esclamòYanez,ilqualeridevaacrepapelle,malgradolagravitàdellasituazione. – Non è capace di digerire quel maledetto pezzo di piombo che io gli horegalato. Se avessi un po’ di bicarbonato di soda glielo regalerei volentieri, tantomi fapenavederlosmaniareaquelmodo.Disgraziatamente idayachimancanoassolutamentedifarmacisti.

– Proviamo se quell’altro che gli sta presso e che lo guarda come trasognato, ha lostomacopiùrobusto,–disseTremal-Naik.–Saràunesperimentointeressantissimo.

–Voischerzateenonpensatecheselabarcacciaaffondadaunmomentoall’altro,queibestioniproverannoilorodentisullenostrecarnianzichésulpiombo,–disseSandokan,ilqualeerailsolochenonrideva,preoccupatopiùdeglialtridellasortedeisuoiuomini.

–Finchégalleggiatuttovabene,–risposeilportoghese.–Checosavorrestidipiù,uomoincontentabile?

–Se lecassee ibarili si sfasciano,questamassadi ferroandràapicco,equi il fiumedeveessereprofondo.

– Non si sono ancora sfasciati, fratellino. A te, Tremal-Naik. Poi farà la provaKammamuri.–

L’indianopuntòasuavolta lacarabina,unasplendidaarmadelPendgiab,aduecolpi,con incrostazioni di madreperla sul calcio, e mirò attentamente il sauriano che Yanezgl’indicavaechestavaosservando,comeinebetitoespaventato, isoprassalti indiavolatidel suo compagno, domandando forse al suo ottuso cervello la spiegazione di queisorprendenticontorcimenti.

Anchequellotenevalemascellespalancate,inattesadiqualchepreda.

Duesparirintronaronoquasinelmedesimotempoeduepalleconichesicacciarononellagoladelsauriano,insiemeaglistoppacciardenti.

Il mostro chiuse d’un colpo solo le mascelle, agitò furiosamente la coda, parve

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rimpicciolirsi,poirimaseimmobile.

–Eccounbel colpo,–disseSandokan.–L’hai fulminato sulposto,miocaroTremal-Naik.

–Ioedicoccodrilliciconosciamo,–risposel’indiano.–Cosìli trattavoquandoeroilcacciatore della jungla nera. Una palla nella gola e una nel palato, in modo da farlapenetrarenelcervelloel’affareèfinito.

– Dopo un colpo così meraviglioso, noi dobbiamo offrirti una grande carica, – disseYanez.

– Quale? Quella di uccisore di gaviali? Rinuncio fin d’ora, – rispose Tremal-Naik,ridendo.

–Sonobuonipeidayachiforse,manonpernoi.

–Eallora?

–Tinominiamograndecacciatoredellanostracarovana.

–Accettato.–

Inquell’istantelabarcacciasubìunnuovourtoefeceunaltrogirosusestessa.

–Ohé!…–gridòYanez.–Affondiamo?

–Nonpare,–risposeTremal-Naik.

–Eppuresarebbeilbuonmomentoperfermarci,–disseSandokan.–Siamogiàperfinotroppolontanidainostriuomini.Sonoquattroorechescendiamoilfiume.

–Conunapasseggiataattraversoiboschisapremoraggiungerli,–disseYanez.

Labarcaccia tornavaagirare e rigirare su se stessa,ondulandopaurosamente incausaanchedeisoprassaltideigaviali.

Lemaledettebestieparevachefosseroimpazzite.Correvanoperlatolda,rovesciandositutti d’un colpo solo, ora a babordo e ora a tribordo, squilibrando improvvisamente ilgalleggiante.

–Questibirbantivoglionomandarciafondo,–disseYanez.–Ehi,Kammamuri,sprecaanchetuqualchecartuccia.

–Subito,capitano.

–Eanchetu,Sandokan.InquestomomentosonopiùpericolosiquestigavialichetuttiidayachichepopolanoilBorneo,sianoditerrachedimare.

–Seciòpuòfartipiacere,sonopronto.

–Piacere!…Sitrattadisalvarelenostrebistecche,amicomio.

Su,apriamoilfuoco,primachelabarcacciasisfascieaffondiechenoicadiamofralemascelleeternamentespalancatediqueibestioni.–

La barcaccia, dopo aver urtato contro qualche banco nascosto sotto le acque, aveva

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ripresalasuamarcia,moltolentaperò,poichélacorrentedovevasentireormail’influenzadell’altamarea,laqualesoventesifasentireperfinoaqualchecentinaiodimiglia,senondipiù,dallafocedeicorsid’acqua,specialmentenelleregioniequatoriali.

Oscillavaperòsemprespaventosamente,incausadeiformidabilisoprassaltideigaviali,iqualiparevanospaventatiditrovarsirinserratifralemuratedelgalleggiante.

Essendo quasi completamente privi d’intelligenza come i loro confratelli d’Africa ed’America,quantunquecorresserointornoallaciminieraeallebocched’aria,pure,comequandoeranosalitiabordo,nonriuscivanoascoprireiduepassaggiapertifralemuratedibabordoeditribordo.

Sandokan,Yanezeilorocompagni,impazientidisbarazzarsidiqueipericolosiviciniiqualipotevano,nelmomentodelnaufragiochenonpotevatardareasuccedere,gettarsisudiloroedivorarli,avevanoapertounfuocoformidabile.

Tutte le palle però non producevano feritemortali, poiché sovente rimbalzavano sullepiastreossee,perdendosialtrove.

LapalmarimanevasempreaTremal-Naik,ilfamosocacciatoreditigridellajunglanera.Aspettava pazientemente che le bestiacce spalancassero le mascelle e con una doppiascaricalefulminavasulposto.

Giàaltriquattrosaurianieranoandatiatenerecompagniaaidueprimieabordononnerimanevanoche tre,quandolabarcaccia,cherasentavaquasi larivasinistra,si rovesciòbruscamentesultribordoconunfracassoassordante,fermandosidicolpo.

–Sièsventratacontrounaroccia!…–gridòYanez,ilqualeavevaavutoappenailtempodiaggrapparsialmarginesuperioredellaciminiera.

– E sta per affondare, – aggiunse Sandokan. – Fortunatamente l’acqua non mi pareprofonda.

–Maigavialiciaspettano.

–Cisonoanch’io,però,–disseTremal-Naik.–Nonsonochetre.Resistelabarcaccia?

–Affondalentamente,–risposeYanez.–Nonhaicheunminutoditempo.

–Mibasterà.–

Ungaviale si sforzava di issarsi su una bocca d’aria, a gran colpi di coda, scivolandoperòcontinuamentesulferroilqualenonoffrivapresaalcunaallesuezampacce.

Tremal-Naik gli fece inghiottire d’un colpo solo le due palle della sua carabina, glistoppacci,lefiammeedilfumo.

Ilpoverobestionesi rovesciòdueo trevoltesuldorso,mandandounaspeciedi rauconitrito,poinonsimossepiù.

–Ate,padrone,ècarica!…–gridòKammamuri,porgendoglil’armachetenevainmano.

L’excacciatoredellajunglanerafecefuocosulsecondogaviale,fulminandolo,poipresalacarabinachegliporgevaYanezsparòsulterzoconegualefortuna.

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–Eccosbrigatalafaccenda,–dissepoi.–Possiamodiscendere.

–Seiuncacciatoremeraviglioso,–glidisseYanez.–Contelanostracarovanaavràdamangiareacrepapelle.

–Saltate!…–gridòinquelmomentoSandokan.–Labarcacciaèstancadigalleggiare.

Inizio

8.Lacacciaalmaias

Labarcacciainfattiaffondava,senonrapidamente,almenocontinuamente.Minacciavadaunistanteall’altrodirovesciarsisultribordo,versocuigravitavanoilunghicorpideisaurianifulminatidalleterribiliscarichedeiquattrocoraggiosiavventurieri.

Yanezerastatoilprimoasaltaresullatolda,sullaqualegiàsitrovavaalmenounpieded’acqua, ed era stato lesto a impadronirsi della cassa piena dimunizioni, deposta sullacimadell’arganoprodiero.

Glialtrinonavevanotardatoaseguirlo.

– Non affonda ancora dunque? – chiese Yanez. – È una barcaccia veramentemeravigliosa.

–Sel’acquacontinuaasalire!–disseTremal-Naik.

–Molto lentamenteperò, –disseSandokan.–Lebotti non si sonoancora sfasciate, aquantopare.

–Mascendiamo,–disseKammamuri.–Lemurategiàbevono.

– Non siamo che a quindici metri dalla riva, – rispose Yanez. – Hai paura tu adattraversareunfiumiciattolo?

–Sefossimodall’altrapartenonlochiameresticosì,Yanez.

– Non mi chiami più dunque rajah, briccone? Sono il principe consorte della rhanidell’Assam!…–

Unoscrosciodirisaseguìlarisposta.

–Ohé,fratellino,diventisuperbo,–disseSandokan.

–PerGiove!…Ilmiogeneraledell’artiglieriaassamesemichiama.–

Unaltrourto,seguìtodaunfrusciometallico,gliruppelafrase,senzadubbioscherzosa.

–SuaMaestàaffonda,–gridòKammamuri.–Salviamoilrajahdell’Assam!

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–Cheildiavolotiporti,–risposeYanez.–UntigrottodiMompracemnonhabisognodell’aiutodituttigliindùdell’Indostan.

Nonhoancoradimenticatodiessereunpiratadelvecchiostampo.

Cisiamo?Inacqua,amici.

–Aspettaunpo’,Yanez,–disseSandokan.–Nonsiamoancoraafondo.–

La barcaccia si sollevò un momento verso prora, oscillò per qualche istante, giròun’ultima volta su se stessa scricchiolando sinistramente sotto il peso dellemacchine edelle caldaie, poi le acque invasero la sua tolda, correndovi sopra come un torrente eportandoviaicadaverideigaviali.

L’immersioneperòebbeladuratadipochisecondi.Unbancosenzadubbiostavasottoallabarcacciaeloscafosieraadagiatosulfondosabbioso,lasciandosporgeremetàdellemurate.

–Eccounpacificonaufragio,–disseYanez.–Setuttelenavicheaffondanodovesserofinirecosì,sipotrebbedirecheimarinaisonofortunati.

– Sì, quando non vi sono né pesci-cani, né gaviali, – disseSandokan. – Prendiamo lemunizioniecerchiamodiguadagnarelacosta.Visonodeibanchichesiprolunganoversoiltribordo.

– Sgombriamo, – disse Tremal-Naik. – Siamo rimasti già perfino troppo a bordo diquestorottame.

– Inpocoallegracompagnia,–aggiunseYanez.–Mipareperfino impossibilediaversalvatolemiegambe.

Ah!…QuestifiumidelBorneo!…Iolidetesto!…

–Eseisemprevivo,–disseTremal-Naik.

–Miocaro,letigridiMompracemhannolapellemoltodura.

Nonsaichelanostrapelleèsemprestataaprovadicoccodrilli,diserpentiedigaviali?

–Voichiacchieratecometucani,–disseSandokan.

– T’inganni, fratello, – rispose Yanez, scoppiando in una clamorosa risata. – I tucanistridonocomeleruotechenonsonomaistateunte.

–Allorastridetecomeruotemalamenteunteerestateinoperosi.

–Tusaicheiosonosemprestatoflemmaticocomeuninglese.

–Vediamo sepossiamo raggiungere la riva, senzabagnare lenostre armi e la cassettadellemunizioni.Sonoimpazientediraggiungereimieimalesi.

–Eioimieisudditi,–aggiunseYanez.–Checosapotrebberofaresenzaillororajah?–

Sieranoavvicinatiallamurataditribordo,balzandosopraicorpideigavialipertrovareunpassaggio.

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La fortuna proteggeva decisamente i quattro avventurieri, poiché una serie di piccolibanchifangosi,appenacopertidaunpieded’acqua,siestendevaaldilàdelgrandebancocheavevafattonaufragarelabarcaccia.

–Possiamoapprodare,–disseKammamuri.–Noncisarannodeglialtrigavialinascostifralecannechecopronolerive?

– A quest’ora saranno tutti scappati verso l’alto corso, – rispose Sandokan. – Questebestiaccefiutano lecolazioniagrandidistanze.Nonne troverestiunosuunpercorsodiventimiglia.–

AtteserocheTremal-Naikavessericaricatalasuacarabina,poisicalaronosulbanco,ilqualeeraformatodaunfittostratodisabbiachenoncedevasottoilpesod’unuomo.

Balzando attraverso i canaletti, entro i quali l’acqua si precipitava gorgogliandosordamente, le due tigri di Mompracem e i due indiani riuscirono a raggiungerefelicementelariva,laquale,dopounpiccolostratodicanne,eracopertadialtissimialbericheintrecciavanostrettamenteilororamielelorosmisuratefoglie.

Cominciavaadalbeggiare.Lestellesidileguavanorapidamenteeletenebre,addensatesottoleimmensevoltediverzura,svanivanocomeperincanto,mentreunaluceroseasidiffondevapelcielo.

Gli uccelli cominciavano a svegliarsi, salutando conmille grida gioconde l’imminentecomparsadell’astrodiurno.

Attraverso i rami passavano, rapide come saette, le splendide colombe coronate dallepenned’unazzurrodorato;inmezzoallefogliedeibananicircolavanobandedipappagallie lebellissimekakatoe dal ciuffogialloocremisino facevano la loro toelettamattutina;sulla cima degli altissimi durion i tucani rinoceronti, chiamati dagli indigeni calaos,agitavano bizzarramente i loromostruosi becchi sormontati da una ridicola escrescenzacartilaginosainformad’unaperaallungata,mandandodellegridastridentichefacevanosobbalzareidueindiani.

YanezeSandokan,raggiuntiiprimialberi,sieranofermati,mettendosiinascolto.

– Pare che tutto sia tranquillo, – disse il primo, il quale però aveva, per precauzione,armatalacarabina.–Temevicheidayachiavesseroseguìtolarottadellabarcaccia?

–Sì,–risposeSandokan.–Tusaiquantosonoaccanitiidayachi,specialmentequelliditerra.Purdiaggiungereunatestadipiùallalorocollezione,nonbadanonéafatiche,néapericoli.

–Liconosciamodatantianni.

–Nonciconvienemettercisubitoinmarcia.Voglioprimaassicurarmibeneselaforestaèdeserta.

–Approvopienamente la tuaprudenza, fratellino.Unavolta ti saresti slanciato a testabassa,comeuntoroassetatodistragi,attraversoaquestialberi.

–Alloraeropiùgiovane,–risposeSandokan,sorridendo.

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– Signori, – disse Kammamuri, – giacché ci fermiamo qui, si potrebbe cercare lacolazione.Itucanisonoeccellenti.NehomangiatinonpochiquandoilmiopadroneavevalasuafattoriasulKabatuan.

–Nonvogliocolpidifucile,amico,–disseSandokan.–Sarebbepericolosoattiraresudinoil’attenzionedeidayachi.

–Alloracicontenteremodifareunascorpacciatadifrutta.

Vadoacercarne.

–Non ti allontanare troppo, – disseYanez. –Qui le tigri, le pantere nere ed i grossiserpentidevonoabbondare.

–Conoscoquellesignoreeanchequeisignori,–risposeilmaharatto.

Mentre ledue tigridiMompracemeTremal-Naik improvvisavanosulla rivadel fiumeun minuscolo accampamento, costruendo un piccolo attap, ossia una leggera tettoiacomposta di pochi bastoni e di alcune mostruose foglie di banano, l’indiano si cacciòrisolutamente nella foresta, tenendo la carabina sotto il braccio per essere più pronto aservirsene.

Le piante da frutta, al di là della prima zona formata quasi esclusivamente da bananiselvaticichelanciavanoleloroenormifoglieaseieperfinoasettemetrialdisopradeltronco,abbondavanoprodigiosamente.

Vieranogruppidibuàmangusta,ossiadimangostani,carichidifruttasquisitissimechesifondonoinboccacomeungelatoechesembranoriunirel’aromadimillefiori;macchiedidurionicuiramisicurvavanosottoilpesodellelorofruttagrossecomelatestad’unbambino, ma irte di pungiglioni terribili che producono delle ferite dolorosissime etalvolta perfino mortali; di pombo che portavano aranci colossali e di nepelium cheproducono delle frutta piene di polpa bianca, semi-trasparente, dolceacidula, strettaintornoadungrossoseme.

Ilmaharatto stava per scegliere la pianta più bella, quando nel volgersi gli parve divedereun’ombraumanapassare rapidamente fra i tronchidegli alberi e scomparire convelocitàfulminea,inmezzoadunenormeammassodipipernigrum.

–Undayaco?–sichieseilbrav’uomo,armandorapidamentelacarabina.–Ilcapitanoavevaragionedifermarsi.–

Stava per fare qualche passo innanzi, quando udì un fischio strano. Istintivamenteabbassòlatestaesigettòdietroiltroncod’unglugo,credendochequalchefrecciafossestatalanciata.

Nonudendo, dopoqualcheminuto, più alcun rumore, si staccòdal troncoprotettore eguardòintorno.

–Nulla,–disse.–EppuregiurereisuSivaesuBrahmacheundardoèpassatosopralamiatesta.–

Osservòattentamenteitronchiviciniedovetteconvincersichenessunafrecciaerastata

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lanciata.

–Ciòèstrano,–disse.–Battiamoinritirataeandiamoadavvertireicapitani.–

Simiseaindietreggiarelentamente,tenendosempregliocchifissisull’ammassoenormedipiperbetel,temendodivedersbucare,daunmomentoall’altro,qualchebandadiqueiferocitagliatoriditeste,eraggiunseilmarginedellaforesta.

Sandokan,YanezeTremal-Naikstavanosedutisottol’attap,fumandotranquillamenteechiacchierando.

– Dunque hai trovata la colazione? – gli chiese il portoghese, vedendo comparire ilmaharatto.

–Ritornosenzanemmenounabanana,–risposeKammamuri.

–Eppurenellagrandeforestalefruttanondevonomancare.

–Abbondanoinfatti,signore,maidayachinonpermettonodiraccoglierle.

–Idayachi!…–esclamòSandokan,balzandoinpiedi.–Sonogiàqui,Kammamuri?

–Hovedutoun’ombraumanapassarmidinanzi,amenodicinquantapassi,ehouditoancheilsibilod’unafrecciaindirizzataprobabilmenteame.

–Dove?

–Aldilàdiquestimacchioni.

–PerGiove!…–esclamòYanez, ilquale si erapurealzato.–Che siaqualche spionedellatribùchecihadatobattaglia?Nonbisognalasciarloscappare.

–Èlontanoilposto?–chieseSandokan.

–Appenacinquecentometri.

–Prendilacassettadellemunizionieguidacisubito,Kammamuri.Sequelbirbantevaadarel’allarme,primadiquestaseraavremoaddossodellecentinaiaditagliatoriditeste.–

Abbatterono l’attap, perché non rimanesse alcuna traccia della loro fermata, es’avanzarononella foresta, fermandosidi quando inquandodietro i tronchidegli alberiperosservareeperascoltare.

Delle radici mostruose uscivano dal suolo, e serpeggiando in tutte le direzioni, eintrecciandosicoirotangsecoicalamus,rendevanodifficilel’avanzata.

Da tutte le foglie scappavano sciami di draco, quelle belle lucertole volanti, non piùlunghediventicentimetri,collacodadepressa,cheinfestanoleforestedelBorneo.

Essendomunite lateralmented’unaspeciediparacadute, formatod’unamembranachetendonoall’attodispiccareloslancio,possonopercorreredeitrattidaventicinqueatrentametri.

Sandokan, che era alla testa del piccolo drappello, osservava attentamente, oltre lelucertole,ancheivolatili,pappagalli,kakatoeeargusgiganti,queibellissimivolatilidellafamigliadeifagiani,dallecodesmisurate,eparevastupitodivederlitutticosìtranquilli.

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–Sequivifosserodegliuominiimboscati,nonrimarrebberolìacantare,–mormorava.–Checosahaveduto,Kammamuri?–

Procedendo lentamente, con infinite precauzioni, giunsero finalmente dinanzi allagigantesca macchia di piper nigrum entro la quale doveva essersi nascosto il dayacoscortodall’indiano.

Quelle piante che producono il pepe selvatico, buonissimo non meno dell’altro, sonorampicanticomelevitiallequaliassomigliano,eformanodegliammassienormiricchidigrappoli chehannodelle bacche rossenonpiùgrossed’unpisello e sono così fitte cheriescetalvoltadifficileattraversarle.

–Eralìdentroiltuouomo?–chieseSandokanaKammamuri.

–Sì,capitano,–risposeilmaharatto.

–Circondiamo lamacchia e scoviamolo. Tu,Yanez, gira a sinistra insieme a Tremal-Naik; io girerò a destra conKammamuri. Se l’uomo tenta di fuggire, fate fuoco senzamisericordia.

–Preferireifarloprigioniero,–disseYanez.–Sipotrebbecostringerloaparlareesaperecosìseèilrajahdellagocheciscagliaaddossotuttaquestalegionedidemonifuribondi.Vieni,Tremal-Naik,ebadadinonriceverequalchefreccia.L’upasnonperdonaenessunopuòsalvarel’uomochericeveundardoavvelenato.

Cinqueminutid’agoniaepoi,partenzaperl’altromondo.–

Sisepararono,prendendoduediversedirezioni.

La macchia copriva un centinaio di metri quadrati di superficie e nel suo centro sirizzavano quattro o cinque durion dal tronco enorme e altissimo, già carichi di fruttagrossissime e irte di formidabili spini, proiettili pericolosissimi anche per uomini cheportavanodeicappellidipagliamoltoampiebenfitti.

Yanez,dopod’averpercorsitrentaoquarantapassi,sifermòsulmarginediquell’enormeammassodisarmentiesiprovòacacciarvisidentro.

Ad un tratto Tremal-Naik, che si era fermato qualche metro più indietro, tenendo lacarabina imbracciata per essere più pronto a proteggerlo, lo vide indietreggiarebruscamente.

–Checos’haiveduto?–glichiese.

–Kammamurinon si è ingannato, – rispose il portoghese, impugnando rapidamente ilfucile.

–Vièpropriounuomolìinmezzo?

–Hovedutoisarmentiagitarsiinvicinanzadeidurion.

–Chequeldayacocerchidisfuggirci?

–VisonoSandokaneKammamuridall’altraparteenonlo lascerannoscappare,senzasalutarloconunpaiodifucilate.

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–Eraunuomo?

–Iononhopotutovederlo.

–Checosavuoifare?

– Cacciarmi dentro la macchia, – rispose Yanez risolutamente, – e raggiungerlo oabbatterlo.

– Non sarà cosa facile attraversare questo caos di vegetali. Una jungla indiana nonsarebbecosìfitta.

– Con un po’ di pazienza ci riusciremo. La guerra d’imboscata non è certo moltopiacevole,néfacile,eppurequinonsicombattediversamente.IlBorneoèilpaesedegliagguatiedellesorprese.

Badadoveposiipiedi:cipossonoesseredeiserpentidentroquestamacchia.

–Sonoamicodeiserpenti,–risposel’indiano.

Yanez passò sotto le piante sarmentose, tenendo unamano sui grilletti della carabina,perchéqualcheramononfacessepartireicolpi,es’avanzòcautamenteinmezzoaquellamassadivegetali intricatissimi.Tremal-Naik loseguivaaduepassididistanza,girandosenza posa gli sguardi ora a destra e ora a sinistra, per guardarsi i fianchi e prevenirequalchecolpodicerbottana.

Yanezdiquandoinquandosi fermava,mettendosi inascolto,poi riprendeva lamarciacercandodinonfarrumore.

Abituatoallecorseattraversoifoltissimiboschidellagrandeisola,cheavevaattraversatitante volte insieme a Sandokan e ai tigrotti diMompracem, poteva dare qualche puntoperfinoaisanguinaridayachi.

Percorsiquattroocinquecentometrisifermò,trattenendoamalapenaunaesclamazione.

–Chebelgranchio!–sussurrò.

–Checos’haidetto?–chieseTremal-Naik.

–CheKammamurisieraingannato.

–Perché?

–Noidiamolacacciaadunuomodeiboschiinvececheaundayaco.

–Nonticomprendo.

–Èunmaiascheeglihavedutoenongiàunuomo.

–Unodiqueibruttiurang-utan?

–Sì,Tremal-Naik.

–Èfacilescambiarliperdeiveriselvaggi.

–Nondicoilcontrario.

–L’haiveduto?

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–Sièrifugiatoinmezzoaquelgruppodidurionchesorgenelcentrodellamacchia.

– Torniamo indietro ad avvertire Sandokan e Kammamuri, – disse l’indiano. – Nonabbiamo tempo da perdere, né dobbiamo esporci a dei pericoli, specialmente in questimomenti.

–Èciòchepensoanch’io,–risposeilportoghese.–Vadaafarsiuccideredaidayachi.–

Stavanoperritornaresuiloropassi,nullaavendodaguadagnareinunalottacontroqueiformidabiliscimmioni,quandoungridogiunseailoroorecchi:

–Aiuto,capitano!…

–Kammamuri!…–avevanoesclamatoaunavoceilportogheseel’indiano,diventandosubitopallidissimi.

Siudìuncolpodicarabina,poiunaltro,sparatidall’altrapartedellagigantescamacchia,poipiùnulla.

–Corriamo,Tremal-Naik!…–gridòYanez.

Tentaronodislanciarsi,peròfuronobenprestocostrettiarallentarelalorofuria,poichéisarmenti,collegaticoirobustissimirotangs,opponevanounaresistenzaincredibileenoncedevanodinanziadalcunurto.

Fortunatamente qua e là esistevano dei piccoli passaggi, i quali permettevano a unapersonadipotersiinoltraresenzasoverchiadifficoltà,acondizionechenonavessetroppafretta.

Sagrandocontrotuttiquegliostacoli,idueavventurieriinmenodiunminutopoteronogiungerepressoilgruppodeidurion.

Unospettacoloterrificantes’offersesubitoailorosguardi.

Suunodeibassiramidiqueglienormialberi,stavaKammamuri,brandendounodiqueicoltellacci indiani, dalla lama ricurva e larga, chiamati tarwar, e di fronte a lui unamostruosascimmia,altaquasiunmetroemezzo,dallafaccialarga,ilpettoenormementesviluppato, il collo corto e rugoso, essendo provvisto d’un sacco gutturale che il suoproprietario può gonfiare a piacimento, gli occhi piccoli, il muso sporgente e il corpocopertodaunpelopiuttostoscarso,arruffatoedicolorrossastrobruno.

Ilmaharatto,collegambebenstretteattornoalramo,minacciavailmostro,avventandodeicolpiformidabiliintutteledirezionieurlandoglisulmuso:

–Canaglia!…Tiuccido!…–

Ilmaiasmandavafischiacuti,chetalvoltasitramutavanoinululatispaventosi,similiaquellid’unagiovencaatterrita,eallungavaleenormibracciavillose,tentandodiafferrarloedipiantarglisulvisolesuelungheunghie.

Guaisefosseriuscitoaprenderlo,poichégliurang-utandelBorneo,alparideigorilladel continente africano, posseggono una forza così prodigiosa da lottare con vantaggiocontroventiuominieda strappared’uncolpo solo lemascelleaigaviali, iquali sono i

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loropiùmortalinemici.

–Tienifermo,Kammamuri!…–gridòYanez,ilqualeeragiuntoprimadinanzialgruppodeidurion.

Stavaperalzarelacarabina,quandoabrevedistanzaecheggiaronoduealtrispari.

Ilmaias, colpito di certo, si alzò di colpo,mandando un ululato orribile che rintronòlungamentesotto levoltediverzura,pois’aggrappòal troncodellapiantaescomparve,conrapiditàfulminea,inmezzoalfoltofogliame.

–Sandokan!…–avevagridatoYanez.

–Eccomi,–risposelaTigredellaMalesiascivolandofraipipernigrumeirotangs.

Lasuacarabinafumavaancora.

–Altrochedayachi!…–esclamòilcapodeipiratidiMompracem.–Sonodapreferirsiaquestibestioni!…Ehi,Kammamuri,puoiscendere!…–

Ilmaharattoavevagiàabbandonatoilramoescivolavalungoungruppodinepentes.

– Ah, padrone!… – esclamò il povero diavolo il quale era diventato grigiastro, ossiapallidissimo. – Che brutta bestia!…Ho affrontato diverse volte delle tigri nella junglanera, dei coccodrilli, dei pitoni, perfino dei robira mandali i cui morsi fanno sudaresangue,manonhomaiprovatounasimileemozione.

–Tiavevodettodinonallontanartidame,–disseSandokan.–Avevounmezzosospettoche invece d’un dayaco si trattasse di un maias. Abbondano in queste foreste quegliscimmioni.

–Tihaportatosull’albero?–chieseTremal-Naik.

–Mihapresocomesefossiunapiuma,cacciandomisottol’ascelladestra,manonerasolo.

–Come!…Eranoindue?–chieseYanez.

–Sì,capitano.Iohofattofuocosuentrambisenzacolpirli,aquantopare,poimentreunosi portava la cassa delle munizioni, l’altro mi trasportò sull’albero. Avevo perduta lacarabinaeconservavoinveceiltarwarindiano.

Sentendosi tagliuzzare lebraccia, ilmostromi lasciòandare,sicchépotei rifugiarmisuquelramodovemiavetetrovato.

–Equellochetihapresolemunizioni?–chieseSandokan.

–Èscappatosuldurionenonl’hopiùveduto.

–Chefosselafemminadelmaias,Sandokan?–chieseYanez.

–Nesonocerto.

–Nonpossiamolasciarlelacassetta.Oggipernoilemunizionivalgonopiùdeidiamanti.

–Cosìlapensoanch’io,–risposelaTigredellaMalesia.

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–Ènecessarioriconquistarle.

–Eleriavremo,Yanez.Siamoinquattroepossiamodisporrediottopalle.Kammamuri,va’acercarelatuacarabina.

–Nondeveesseremoltolontana,capitano,–risposel’indiano.

–Badadinonfarequalchealtrocattivoincontro.

–Hoilmiotarwar.–

Mentreilmaharattosiallontanava,Sandokanalzòglisguardiversoildurioninmezzoallecuifrondeerascomparsol’urang-utandopod’averricevutoqueiduecolpidifuoco.

Era un albero di dimensioni più che straordinarie, dal tronco diritto e liscio, conpochissimiramiallabaseemoltissimiinveceversolacima,iqualiformavanocomeunaspecied’ombrello.

Sono alberi che s’incontrano di frequente nelle foreste del Borneo e, come abbiamodetto,portanodelle fruttagrossecome la testadiunbambinoe irtidipunteacutissime,dure quasi quanto l’acciaio, e che producono delle ferite dolorosissime e qualche voltaancheinguaribili.

Per lo più hanno la formaoblunga, la buccia verde-giallastra, reticolata, che si spaccafacilmentequando il frutto ègiunto aperfettamaturazione, distinta in cinque segmenti,ognuno dei quali contiene vari grossi semi avviluppati in una polpa bianca coperta dapellicole.

Queisemisonomangiabili,peròglieuropeicheliassaggianoperlaprimavoltaprovanouna ripugnanza invincibile, esalando un insopportabile odore d’aglio e di formaggioputrido.Qualeprofumoequalegustosiprovanoinvece,quandosiriesceavincerequellaripugnanza!Ilmiglioregelatoèunnullanelconfronto.

Lostranosièpoicheicanisonoghiottissimidiquellefruttaecheanchelebelvenonledisdegnano.

–Erocertodinoningannarmi,–disseSandokan,dopod’averfattoilgirodellapianta,allargandosemprepiùlericerche.–Imaiashannoilnidolassù.

–Unnido!…–esclamòTremal-Naik.

–Èbenaltoperò.

–Sipuòscorgere?

–Sì,setiallontani.Sitrovaanonmenodiventimetridalsuolo.

–Riusciremoasnidarli?–chieseYanez.

–Nonlascerònelleloromanilacassettadellemunizioni,–risposeSandokan.

InquelmomentoricomparveKammamuri.

–Hairitrovatalatuacarabina?–glichieseTremal-Naik.

–Eccola,padrone,–risposeilmaharatto,raccogliendoladaterra.

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–Èinottimostato?–

L’indiano stava per rispondere, quandoYanez fece un salto, gridando: –Gambe!… Inguardia!…Sevicolpisconononandretelontani!…–

Inizio

9.Lasorpresanotturna

Sullacimadelgigantescoalberosiudivanodeglispaventosiululati,accompagnatidascricchioliichecrescevanod’intensitàedaunaveratempestadienormifrutta.

Iduemaias,maschioefemmina,accortisisenzadubbiodellapresenzadiquegliintrusi,siagitavanofuriosamente,scrollandoiramicarichidifrutta,collasperanzadiaccopparli.

Yanez, Sandokan e i loro compagni, accortisi a tempo di quella grandine mortale,avevanopresoimmediatamenteillargo,mettendosiinsalvosottoifoltissimisarmentideipipernigrum.

–Chesianodiventatiidrofobi,queibestioni?–chieseKammamuri,ilqualeapparivanonpocospaventato,dopolaterribileavventuratoccatagli.

–Nontiaugurereiditrovartidinanzialoroinquestomomento,–disseYanez.–Senonsono disturbati, sfuggono ordinariamente gli uomini e se ne vanno per la loro strada.Quando però i maias si vedono assaliti diventano estremamente pericolosi. Non fartiprendereunasecondavolta,perchénonrispondereidellatuavita.

–Cerchiamodifucilarliadistanza,–disseSandokan,ilqualetenevalacarabinapuntatain alto. – Se le foglie non nascondessero il loro nido a quest’ora qualcuno sarebbecertamentecadutoainostripiedicollemembrafracassate.

–Nido,haidetto?–chieseTremal-Naik.–Iquadrumaninonsonouccelli,mipare.

– Gli altri forse e non già gli urang-utan. Senza essere aquile, si formano delle verepiattaforme,d’unasoliditàatuttaprova,checostruisconopropriosullacimadellepiùaltepiante, con dei rami grossissimi che non cedono facilmente e che talvolta sonoimpenetrabiliperfinoallepalle.

–Miparedivedereunadiquellebruttescimmie,–disseYanez,alzandolacarabina.

–Sparaleaddosso,–risposeSandokan.

–Adagio,fratellino.Voglioesserebensicurodelmiocolpo.

Tusaichesevengonosolamenteferiti,diventanofuriosiecheallorapossonoaffrontareperfinodieciuomini.

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–Lavediancora?

–No,èscomparsa.Sidivertonoatempestarcididurion.

Bah!…Faremopiùtardiunaeccellentecolazione.Ohé,dilassù!…Diventatepazzi?

–Che ilmaschio siadiventato improvvisamentegelosodella cassadellemunizioni?–disseTremal-Naik.

–Celagetterebbegiùel’affaresarebbefinito,–risposeSandokan.

Parevainfatticheidueurang-utanfosserodiventatifuribondi.

Scuotevanoterribilmenteirami,facendoprecipitarealsuolounaveragrandinediquelledelizioseeppurepericolosissimefrutta,pestavanolapiattaformacheservivalorodinido,come se volessero schiantarla e mandavano ora dei fischi stridenti e ora degli ululatiformidabili, i quali si ripercuotevano stranamente sotto le infinite volte di verzura dellagrandeforesta.

Iquattroavventurieri,pernullaatterritida tuttiqueiclamori, si eranomessiagirareerigirareintornoalgigantescodurion,spiandoilmomentoopportunodifareunbuoncolpo.

Si tenevano però alla larga, per non ricevere sul cranio qualche frutto, poiché i dueurang-utan, non contenti di scuotere i rami, di quando in quando ne lanciavano anchecollemani,cercandodicolpireiloroavversari.

Lamacchiadeipipernigrumeraperòcosì fittachedifficilmentequeiproiettili spinosiriuscivanoatoccareilsuoloerimbalzavanointutteledirezioni,spaccandosielasciandocaderelegrossecastagnechecontenevanonellorointerno.

–Ehi,Sandokan,–disseYanez,ilqualeavevacompiutopiùdiventigiri,–comincioadaverneabbastanzadiquestepasseggiatecircolari,colpericolodisentirmispaccare,daunmomentoall’altro,latesta.Nonsipotrebbetrovarequalcheviapersnidarli?

–Cercatuchehaisempreavutodellesplendideidee,–risposelaTigredellaMalesia.

–Hogiàtrovato.

–Meloimmaginavo.

–Giacchéqueifurfantinonsidecidonoamostrarsi,andròatrovarli.

–Arrampicandotisuldurion?

–Nonsonocosìpazzo.PerGiove!…Lamiatestamipremeconservarlaancoraunpo’.

–Spiegatimegliodunque.–

Yanez, invece di rispondere, si diresse verso unbuànanghe, un bellissimo albero checresceva isolatoauna trentinadimetridalgruppodeidurion echeproducedelle fruttasomigliantiaquelledell’alberodelpane,macosìgrossechespessooccorronodueuominicheleportinoappeseaunbambù.

– Vuoi seguirmi, Tremal-Naik? – chiese. – Vi sono dei rotangs e dei calamus chependonoingrannumerodairamie,quandoavremoraggiuntounabuonaaltezza,potremo

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mettereapostoqueiduedannatiurang-utanchesiostinanoanonvolercirestituirelarobarubata.Tucheseiuntiratoremeravigliosolimetteraisubitofuoridicombattimento.

– E se scendono, noi li aspetteremo, è vero Kammamuri? – disse Sandokan. – Conquattropallebenecollocatesipuòatterrareancheunelefante.–

Ilportoghese,seguìtodaTremal-Naik,s’aggrappòadunfestonedirotangschependevada un ramo del buà nanghe e cominciò a issarsi coll’agilità d’un gabbiere, mentreSandokan e Kammamuri si nascondevano dietro il tronco, pronti a fucilare le duegiganteschescimmie.

Ilbaccanononaccennavaacessaresullacimadeldurion.

I due urang-utan continuavano a urlare a squarciagola, percuotendosi, di quando inquando,ipetti,iqualirisuonavanocomedeitamburidilegno.

Le frutta non cessavano di cadere, e alcune, lanciate dai due scimmioni, giungevanoperfinonei pressi delbuà, senzaperò arrestare la salita del portoghese e dell’indiano, iqualiprocuravanoditenersidall’altrapartedeltronco.

Raggiuntoungrossoramochesistendevaorizzontalmenteapiùditrentametridalsuolo,Yanezguardòversolacimadeldurion.

Iduemaiaseranoperfettamentevisibiliaquell’altezza.

Saltavanosullapiattaformaformatadigrossiramidispostiincroceconunacertaabilità,comesefosserostaticoltidaunimprovvisoaccessodifollia,senzacessaredifischiareediululare.

Diquandoinquandosiavventavano,conimpetofurioso,inmezzoairamidellapiantaeliscuotevanoperfarcaderelefruttacheancorarimanevano.

Avevano il pelo rossastro arruffato, gli occhietti sfolgoranti, il gozzo enormementegonfio.

–Comesonobrutti!–esclamòl’indiano,ilqualeavevaraggiuntoilportoghese.

–Ecomesonopericolosi!–aggiunsequesti.

–Potremoabbatterliconuncolpodicarabina?

–Sìeno.

–Sonodunquecorazzatequellebestie?

– Veramente no, però possono resistere anche a parecchie palle. Un giorno io ne hovedutofuggireuno,quantunquefossestatosalutatodapiùdidiecicolpidifuoco,sparatiabrevissimadistanza.

–Ah!…Vediamo!…–disseTremal-Naik.

Ilmaschio,riconoscibilepelmaggiorsviluppodellasuacorporatura,sieragettatofrairamideldurionenoncessavadiscuoterli,tentandodispezzarli,perpoirovesciarlisullatestadegliassalitori.

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Ululavaspaventosamenteegonfiavailgozzo,perrendereisuonipiùacuti.

Tremal-Naiksiaccomodòperbenesulramo,alzòlacarabinaappoggiandolasuunaltroramochesiprolungavasopradiluiemiròcongrandeattenzione.

Unistantedoposiudironoduespari.

Ilmaiasmandòunurlorauco,cheparveilruggitod’unleone,poispiccòungransaltopiombandofrairamidiundurionches’innalzavaacinqueoseimetrididistanzadallapiattaforma, quindi si mise a scendere il tronco con velocità fulminea servendosi dellemaniedeipiedi.

–Sandokan,guardati!…–gridaronoauntempoYanezeTremal-Naik.

–Loaspettiamo,–risposelaTigredellaMalesia.

–Giù,Tremal-Naik!…–comandòilportoghese.

Idueuominis’aggrapparonoalfestonedirotangesilasciaronoscivolarefinoaterra.

Quasinelmedesimoistanteanchel’urang-utansaltavainmezzoaipipernigrum.

Eraspaventevoleavedersi.Avevatuttoilpettoimbrattatodisangue,ilpelameirto,gliocchiettisfolgoranticomeseavessealpostodellepupilleduecarboniardenti.

Alzò le formidabili braccia, mandando un urlo cavernoso, poi si gettò all’impazzatacontroiquattroavventuriericheloaspettavanoapièfermo,collecarabinepuntate.

Con un salto gigantesco piombò addosso a Tremal-Naik, il quale non aveva avuto iltempodiricaricarel’armaetentòdiafferrarlo,comeseavessecompresochequelleferiteledovevaalui.

Sandokan, con una mossa fulminea, gli sbarrò il passo e lasciò partire, quasi abruciapelo,isuoiduecolpi.

L’urang-utan, nuovamente ferito, girò due o tre volte su se stesso con rapiditàvertiginosa,sfuggendoallefucilatediKammamuri,poivedendoYanez,ilqualesitrovavasolamenteatreoquattropassididistanza,glisiavventòrabbiosamenteaddosso.

Avevatrovatoperòilpanepeisuoidenti.

Ilportoghese,chealparidellaTigredellaMalesianoneraallesueprimearmiinquellecaccepericolosissime,sigettòprontamentedietroiltroncod’undurionperevitarel’urto.

L’urang-utan,resofolledalleferitericevute,glisislanciòdietroperinseguirlo,matrovòilcacciatorecollacarabinapuntata,inperfettalinea.

Aprìlemascelleeafferròleduecannecredendodistritolarlecomesefosserocannedazucchero.

Subitoduedetonazionirintronarono.

Ilmaias aveva inghiottito le due cariche e la sua grossa testa era scoppiata come unazucca.

Rimase unmomento ritto, guardando il suo assassino coi suoi occhietti lampeggianti,

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stringendoancoralecannedellacarabina,poiabbassòlatestasulpetto,lasciòpenzolareinertilesuelunghissimebracciaesiaccasciòsusestesso.

Leduepallegliavevanoattraversatoilcervelloedistruttacompletamentelalaringe.

–Colpomaestro!…–esclamòSandokan,ilqualestavaricaricandoprecipitosamentelasua carabina, imitato da Tremal-Naik e da Kammamuri. – Tu, fratellino, possiedi unsanguefreddoveramentemeraviglioso.

– Si trattava di salvare la pelle del mio viso, – rispose il portoghese. – Se colle suezampaccemiarrivava,miportavavianaso,occhi,boccaeforseperfinogliorecchi.

–Scappa!…–urlòinquelmomentoKammamuri.

–Chi?–domandaronotuttiaunavoce.

–Lamaias!…Escappacollanostracassa!…

–PerGiove!…

–Saccaroa!…

–PerSiva!…–

La femmina dell’urang-utan, approfittando del momento in cui nessuno facevaattenzione ad essa, erasi lasciata scivolare lungo il troncodeldurion e scappava a tuttegambeattraversoaipipernigrum.

Meno male se fosse fuggita sola, ma invece, per un capriccio o per una simpatiainesplicabile,avevapresoillargoportandoconsélacassadellecartucceallaqualetantoteneva,enonsenzamotivo,Sandokan.

Ungridosolosfuggìaiquattrouomini:

–Su,incaccia!…–

Si erano scagliati attraverso allamacchia, sparando qualche colpo di carabina il qualenonavevaottenutoaltroeffettochediraddoppiarelacorsadellamaias.

– Ci sfugge!… – urlava Yanez, il quale faceva degli sforzi sovrumani per spezzare irotangseicalamuscheglisbarravanoilpasso.

–Nonlaperdetedivista!…–gridavaSandokan.–Nonperdiamolanostraprovvistadimunizioni!…

–Taglialeliane,Kammamuri!…–strepitavaTremal-Naik.

Giùcolpiditarwar!…Apriciilpasso!…–

Ilmaharatto faceva del suo meglio per tracciare un sentiero attraverso la macchia,vibrando colpi formidabili sui sarmenti intricatissimi deipipernigrum, dei rotangs, deicalamusesuiramideicespuglichecrescevanodovunquesottoigrappolirosseggianti,manonriuscivanelsuointento.

Ci sarebbe voluta la scure d’un titano per sfondare quella parete vegetale la qualeopponevadovunqueunaresistenzatenacissima.

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Lamaiasintantoavevapresorapidamenteillargo,senzaabbandonarelapreziosacassa.

Salivacon rapidità fulminea lepiante,balzavadi sarmento in sarmento,comese fosseuna palla di gomma, passava sopra i festoni di piante parassite come se fossero pontivolanti e guadagnava sempre via. Sandokan, Yanez e anche Tremal-Naik le avevanosparatoaddossononpochicolpi,senzariuscireacolpirla.

L’agilissima scimmia si muoveva con tale rapidità da sfidare la mira dei miglioricacciatoridelmondo.

–Fermati,bestiamaledetta!…–urlavaYanez.

– Ladra!… Restituiscimi la cassa che mi hai rubata!… – gridava Kammamuri,esasperato.

Era fiato sprecato.Lamaias continuava la sua rapidissima fuga, senza abbandonare lacassadellemunizioni.

Giunta sul margine della macchia, salì sopra un albero e scomparve agli occhi degliinseguitori.

–Ènostra!…–gridòKammamuri.

–Chitelodice?–chieseSandokan,ilquales’affannavaancheluiatagliaresarmentiefibrevegetaliacolpidiscimitarra.

–Honotatolapiantasullaqualesièrifugiata.

–Etucrediditrovarlalassù?Venesonodellemigliaiaemigliaiad’altredietroaquella.

Ormaiquellabestiacciahaguadagnatalaforestaenonsaràcosafacilescovarla.

Imaiasbalzanodaunalberoall’altro,megliodellepiùagiliscimmieechissàaquest’oraqualevantaggioavràsudinoi.

–Elalasceremoandare?

–Ah!…Questolovedremo.–

Anche essi erano riusciti a raggiungere l’orlo della macchia e si erano fermati sottol’alberosucuisierarifugiatalamaias.

Eraunbellissimopombo,moltoalto,dalfogliameverdecupoeassaifolto.

Sandokangiròdueotrevolteintornoaltronco,guardandoinaltoenonscorsenulla.

–Mel’eroimmaginato,–disse.

A pochi metri dall’albero cominciava la grande foresta. L’urang-utan doveva essersislanciatocontroqualchealtroalberoeallontanatosenzalasciarealcunatraccia.

–Eccociinunbell’impiccio,–disseYanez,ilqualeapparivamoltoseccato.–Dobbiamolasciarlaandare,Sandokan?

–Quantepallehaitu?

–Unamezzadozzina.

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–Etu,Tremal-Naik?

–Portolemiedueultimecarichenellacarabina.

–Eanch’io,–disseKammamuri.

–E iononneposseggopiùdivoi.Chioserebbe,conunadecinadicolpi, attraversarequesta boscaglia battuta dalle belve feroci e molto probabilmente anche dai dayachi?Quellacassacièassolutamentenecessaria,amici.

–Inostriuominidevonoavereabbondantimunizioni,–osservòTremal-Naik.

–Lo spero,ma sono lontani almeno ventimiglia, – rispose Sandokan. –Ci vorrà deltempoprimachepossiamoraggiungerli.Tunonconoscilenostreforeste.

–Equalisorpresenascondono!–aggiunseYanez.

–Riusciremoascovarequellaladrona?–chieseKammamuri.

–Ionondispero,–risposeSandokan.–Sonocertochequestasera lamaias torneràalsuonido.

–Eperderemodieciododicipreziosissimeore,–disseTremal-Naik.

–Non ti inquietarepeinostriuomini.Finchénoncivedrannoritornarenon lascerannol’isolotto.

–Epoisonoinbuonnumeroehannopotutosbarcarelespingarde,–aggiunseYanez.–Idayachihannononpocapauradiquellearmi.

– E li guida uno dei miei più valenti pirati. Sapagar vale quanto Sambigliong.Sgombriamoolamaiasnontorneràpiù.

– Andiamo ad accamparci sulle rive del fiume, – disse Yanez. – Là avremo almenoqualcheprobabilitàdiprocurarcilacolazione.–

Dopoessererimastiqualcheminutoancorainascolto,giraronolamacchiaesternamentees’avviaronoversoilfiume,ilqualenoneramoltolontano.Uncaldosoffocanteregnavasottoleinfinitevoltediverzura,nonsoffiandoilpiùleggeroalitodivento.Parevachedalsuolouscisserodellevampe.

Gliuccellieranotuttiscomparsi.Solamentefralefogliecantavanolelucertole, legek-ko, così chiamatedal lorogrido, enellepozzanghere sonnecchiavano, semi-immerse, leberoah,altraspeciedilucertolecheraggiungonosoventeunalunghezzadiduemetriechesonoaffattoinoffensive,malgradolaloromole.

Dopo un quarto d’ora, i quattro avventurieri giungevano sulla riva del corso d’acqua,quasidifrontealluogoovesitrovavamezzosommersalabarcaccia.

–Sivedenessuno?–chieseSandokanaYanez,ilqualeeragiuntopelprimo.

–Tuttoètranquilloqui,–risposeilportoghese.

–Sivedecheidayachihannorinunciatoainseguirci.

–Sisarannofermatipressol’isolotto.Cerchiamocilacolazione.

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–Èquellochestavoperproporvi,signorYanez,–disseKammamuri.

Lacolazioneperò fumagrissima,poichénon si composechedi enormiaranci,dibuàmamplan, manghi di cattiva qualità che tramandano un cattivo sapore di resina, e didurion.

Dissetatisinelfiume,alzaronounaltroattapevisicacciaronosottoperschiacciareunsonnellinosottolaguardiadiKammamuri,ilqualeavevadichiaratodinonsentireaffattoilbisognodichiuderegliocchiedidivertirsiaudircantarelegek-ko,lequalisitrovavanoingrannumeroneidintorni.

Ilsonnodeitreavventurieri,nondisturbatodaalcunavvenimento,siprolungòfinoquasialtramontodelsole.

Ilmaharattononeraperòrimastoinoperosodurantetuttequelleore,eavevapreparatounacenadatutti inaspettata,sottolaformad’unasuperbatestugginecheavevasorpresafraicannetidelfiumeecheavevasapientementearrostita.

– È il momento di andarci ad appostare, – disse Yanez, quando la testuggine fuscomparsaneiloroventri.–Lamaiaspuòaverriguadagnatodigiàilsuonido.

–Viraccomandoperòdiprocederecollemaggioricautele,–suggerìSandokan.–Secisfuggeanchequestavoltanonlaritroveremopiùmai.–

Abbatteronoper la seconda volta l’attap, gettando i bastoni e le foglie nel fiume, e simiseroinmarcianelmomentoincuiilsolescomparivadietroigrandialberieletenebrecominciavanoadaddensarsisottoilfogliame.

Sandokansieramessoallatestaeprocedevalentamente,passandofrasciamidigrosselucciole,speciedilampyris,cheledonnemalesiedayacheusanorinchiuderedentrobolledisottilissimovetroperservirsenecomedilampadine.

Unsilenzioprofondoregnavanellagrandeforesta,rottosolo,diquandoinquando,daungrido rauco lanciato da qualche kubang, un grosso gallo volante che ha due larghemembraneaifianchi,collegatecollezampeanteriorieposterioriecheglipermettonodispiccaredellevolatediventicinqueotrentametri.

Eraancoratroppoprestoperglianimalidapreda.Nondovevanomettersiincacciacheassaipiùtardi.

Il piccolo drappello, passo a passo, attraversò la distanza che separava lamacchia dalfiumeeraggiunsefinalmenteipipernigrum.

–Cisarà?–chieseTremal-Naik,sottovoce.

–Nesonosicuro,–risposeSandokan.

–Comepotremosaperlo?

–Aspetteremolaluna;nondevetardareadalzarsi.

–Prenderemoposizionesulpombo?–chieseYanez.

–Appuntodilassùapriremoilfuoco,–risposeSandokan.

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–Padrone,–disseKammamuri,–voletechevadaadassicurarmisequellabestiacciasitrovarealmentelassù?Russanoforte?

–Fortissimo.

–Visonodeicalamuschescendonotuttointornoaldurioneiosonoagilissimoancora.

–Tisentiilcoraggio?

–Nonmispingeròfinoalnido.

–Purchélamaiasnonseneaccorgaetiscaraventiaddossoqualchefrutto.

–Lihannogettatigiùtutti,signore.

–Va’,secredi,enoistiamoattentiafarfuoco,–disseSandokan.

Kammamuri si sbarazzòdellacarabina, simise il tarwar fra i denti e s’aggrappòaunfasciodicalamuschependevanodaipiùaltiramideldurion.

Icalamus tengono luogo, al Borneo e in tutte le altre isole dellaMalesia, delle liane,quantunqueappartenentiallafamigliadellepalme.

Non hanno che pochi centimetri di diametro, però raggiungono delle lunghezzeassolutamente straordinarie. Ve ne sono di quelli che toccano perfino i trecento metri!Sonopoidiunasoliditàatuttaprovaereggonoancheparecchiuomini,senzacedere.

Kammamuriera,comegiàtuttigl’indiani,unbravissimoarrampicatorechepotevadaredeipuntialmigliorgabbieredeimaridellaMalesia.

In pochi momenti raggiunse il ramo da cui pendevano i calamus e vi si issò sopra,muovendolefoglieadagio,adagiopernonattirarel’attenzionedellapericolosabestiaccia.

Il nido si trovava dieci metri più in alto. Come abbiamo detto, era una specie dipiattaforma,di treoquattrometriquadrati,compostoconrobustissimiramidisposticonunacertaarte.

Kammamuri attese qualche po’, tendendo gli orecchi, poi rassicurato dal profondosilenziocheregnavasullacimadeldurions’aggrappòaunaltrofasciodilianeeripreselasalita.

Sotto, alla base del gigantesco albero, Sandokan, Yanez e Tremal-Naik vegliavanoattentamente,tenendolecarabinepuntateinaria.

Ilmaharattoavevaguadagnatialtriquattroocinquemetri,quandogligiunseagliorecchiunsordobrontolìo.

–Labricconaèlassù,–mormorò.–Mibasta.–

Stavaperlasciarsiscivolare,sapendoneabbastanza,allorchéudìiramidellapiattaformascricchiolare.

Il maharatto s’irrigidì contro il tronco dell’albero, non osando più muoversi. Eraspaventato, temendochelabestiaccia,daunistanteall’altro,glipiombasseaddossoeloscaraventassenelvuoto.

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Iramicontinuavanoascricchiolarecomeselamaiassimuovesseorainunsensoeorainunaltro.Ancheibrontoliinoncessavano:forselabestiacciaavevafiutatolapresenzadelnemicoecominciavaadinquietarsi.

Kammamuritenevagliocchifissi,sbarrati,versoimarginidellapiattaforma,enonosavapiùrespirare.

Aduntrattogliparvedivedereunatestacurvarsifrailfogliamechesistendevasottoilnido,mafuunavisionerapidissima.

Iramigemetteroancoraqualchepo’,quindiilsilenzioritornò.

–Credevopropriochefossegiuntalamiaultimaora,–mormoròilpoveromaharatto.–Iltarwarmiavrebbeservitobenpoco.–

Silasciòscivolaredolcemente,procurandodinondaredellescossealramoeraggiunsefelicementeilsecondofestonedicalamus.

Ormainonavevapiùnulladatemere,trovandosiabbastanzavicinoalsuolo.Conun’altrascivolatacaddefraisuoitrecompagniiqualil’aspettavanoansiosamente.

–C’è?–chieseSandokan.

–Sì,padrone,èlassù,–risposeKammamuri.

–Erocertochesarebberitornataalsuonido.Forseavràportatolassùancheilcadaveredelmaschio.

Proviamoavederesescende.

–Nonandiamoaprendereposizionesulpombo?–chieseYanez.

–Più tardi, senon riusciremoa scovarla.Kammamuri a te l’onoredelprimocolpodifuoco,giacchéhaisfidatopelprimoilpericolo.Lavedilapiattaforma?

–Sodovesitrova,signore.Basteràspararelungoiltronco.

–Tira.–

Ilmaharattoalzòlacarabinaefecefuocoindirezionedellapiattaforma.

Ladetonazionenonsieraancoraspenta,quandosiudìinaltounurloacutissimo,poiunoschiantodirami.

Parevacheunamassaenormeprecipitasseattraversoilfogliamedellagigantescapianta.

–Indietro!…–avevagridatoSandokan.

Si erano appena allontanati, quando un corpo piombò, con sinistro fragore, dinanziall’albero,rimanendoimmobile.

–Sièammazzata!…–esclamòKammamuri.

–Seipazzo,–disseSandokan.–Èancoralassù.Nonodicomerugge?

–Checos’ècadutodunque?–chieseTremal-Naik.

–Hagettatogiùilcadaveredelsuocompagno,–disseYanez.

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–Orascenderàestateinguardia!…Saràfolledirabbia!…–

In alto si udì una serie di muggiti spaventevoli, poi una grande ombra comparve sulmarginedellapiattaforma.

– Non sparate!… – gridò Sandokan, vedendo Tremal-Naik e Kammamuri alzareprecipitosamentelecarabine.–Fatefuocosolamenteabruciapelo!…–

Lamaiasdovevaaverscortiisuoiavversari,cominciandoinquelmomentoadapparirelaluna.

Balzòsuunramopiùbasso,poisimiseascendereattraversoifestonideigomutiedeicalamusconrapiditàfulminea.

–Halacassa!…–gridòKammamuri.

–Lasciatelagiungereaterra!…–comandòSandokan.–Selalasciaandare,dellenostremunizionineperderemomezze.Stringeteviintornoame!…–

Lamaiascontinuavalasuadiscesa,oraurlandoeoramuggendo.Giuntaadiecimetridalsuolosilasciòandarecadendoinpiedi.

Aveva alzata la cassa per servirsene come d’un proiettile, ma non ebbe il tempo dimettereineffettolasuaminaccia.

Quattrocolpidifuocopartirono,seguitisubitodaaltritre.

Crivellatadipalle,poichégliavventurieriavevanosparatoquasiabruciapelo,lapoverabestiacaddesulleginocchia,portandosilemaniallatesta.

Cercò nondimeno di alzarsi ancora, ma le forze la tradirono e stramazzò presso ilcadaveresfracellatodelsuocompagno.

– Queste sono delle cacce veramente emozionanti, – disse Tremal-Naik, mentreKammamuri s’impossessava della preziosa cassa. – Quelle delle tigri scuotonomeno inervi.

– È vero, – disse Yanez. – Questi uomini dei boschi sono più terribili perfino deirinoceronti. Io e Sandokan, durante le nostre corse attraverso le foreste del sultanato diVarauni, ci siamo trovati più volte di fronte a questi urang-utan, eppure non sonomairiuscitoamantenermicalmonelmomentodifarfuoco.

–Amici,–disselaTigredellaMalesia,–oracheabbiamoricuperatelenostremunizioni,pensiamo a raggiungere al più presto i nostri uomini. La notte è abbastanza chiara efaremounamagnificamarcia.

–Se lebelveci lasceranno tranquilli,–osservòKammamuri.–Miparechequivenesianopiùchenellejungleindiane.

–Visonoquattrocentocartuccenellacassa,–risposeSandokan.–Neavremoabbastanzaperfarbattereinritirataelefanti,rinoceronti,tigriepanterenere.Aprilaeriforniamoci.–

L’indianosfasciòcoltarwarletavole,tuttisifornironoabbondantementedimunizionievolserolespalleallamacchiadeipipernigrum,avviandosiversoilfiume,avendodeciso

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dicosteggiarlofinoall’isolotto.

Inizio

10.Ibufaliselvaggi

Lanotteeramagnifica.

La lunaeraormai sortaeproiettava, sottoquell’immensamassadivegetali, torrentidiluceazzurrognola,formandosottoglisquarcidellegiganteschevolte,dellegrandichiazzescintillanti.

Unafrescabrezzasoffiavadallapartedelfiume,facendostormirelegiganteschefogliedellepalme,deicocchiedeibananiselvatici.

Fraquell’oceanodilucevolteggiavano,comeaccecatidatantosplendore,deigrossissimipipistrelli,dallealistraordinariamentesviluppate,ilmusodavolpeeilcorpopeloso.

Inlontananza,ilMarudumuggivacupamente,infrangendosicontroleriveeinmezzoaicannetichecoprivanogliisolotti.

Sandokan, il quale era abituato apercorrere le foreste finoda ragazzo, si eraorientatorapidamente,guidandoicompagniversolevante.

Mezz’ora non era trascorsa, quando si trovarono nuovamente sulla riva del Marudu,qualchemigliopiùsopradalluogooveeranaufragatalabarcaccia.

Ilfiumescintillavacomeungigantescocorsodibronzofusoeavevadeibagliorisuperbiche venivano, di quando in quando, rotti dalla brusca apparizione di qualche banda digavialiaffamati.

–Tuttoètranquillo,–disseSandokan.–Cercheremodiseguireilfiumefinchépotremo.–

Siriposaronoalcuniminuti,poiripreserolamarcia,costeggiandol’immensaforesta.

Sottoigrandialberiilsilenziononregnavapiù.Lebelveavevanolasciatiilorocovies’eranomesseincaccia.

Di tratto in tratto un urlo acuto echeggiava sinistramente nelle profondità dellagigantesca boscaglia, propagandosi sotto le volte di verzura, seguìto da suoni strani eimpressionanti.

Ora erano dei fischi stridenti, che si succedevano con rapidità prodigiosa; ora latrati,comesedellelegionidicaniscorrazzasserosottoglialberi;oradeibarritifortissimicheannunciavanolapresenzadiqualchebandadigiganteschipachidermi.

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SandokaneYanez,giàabituatiaqueiclamori,nonsenepreoccupavanoaffatto;inveceTremal-Naik e Kammamuri, quantunque fossero vissuti qualche anno sulle rive delKabatuan, non potevano nascondere un po’ d’impressione, ed ogni istante armavano lecarabine,temendounimprovvisoattacco.

– Lasciate in pace le vostre armi, – diceva Yanez. – Finché urlano o strepitano, nonassaltano.

Sevifossequiqualchepanteraneraoqualchetigrenonannuncerebbelasuapresenza,veloassicuroio.–

Avevano già percorso qualche miglio, sempre seguendo la riva del fiume, quandoSandokan, che si trovava sempre alla testa del drappello, si fermòdi colpo, togliendosirapidamentelacarabinacheportavaadarmacollo.

Abrevedistanzasiudivanodeifischistridentiedeitonfi,comeseunenormecorpacciosidibattessefraleacquedelMarudu.

–Ehi,Yanez,–disseTremal-Naik,–parechecisiaqualchebestiapocotranquillanellevicinanze.

–Cheuncoccodrillomimangiunagambasequestoanimalacciochefischia inquestomodononèunrinoceronte.Checosadici,Sandokan?

– Sì, non può essere che un rinoceronte, – rispose la Tigre dellaMalesia. –Avanzateadagioeinsilenzio.Queibestionisonoestremamentepericolosiquandosonoarrabbiati.

–Losoio,–risposeYanez.–Nell’Assammancòpococheunononmisventrasse.–

I fischi continuavano sempre più stridenti, accompagnati da certe note che suonavanocomedeiniff-niffacutissimi.

QualchedrammasisvolgevacertamentesullarivadelMarudu.

Sandokanavevarallentatalamarciaesieraportatoversoilmarginedellagrandeforesta,per mettersi in salvo sugli alberi nel caso che un grave pericolo minacciasse i suoicompagni.

Conoscevatroppobenelabrutalitàferocediqueigiganteschianimali,pernonprenderelesueprecauzioni.

Percorsi altri centoecinquantapassi, ilpirataper la secondavolta si fermòdinanzi altroncod’undurion,ilqualestendevaisuoiimmensiramifinosullarivadelfiume.

–Eccolo!…–disse.–Nonsitrovacertoinunabellasituazione.

–Chi?–chieseYanez.

–Ilrinoceronte.

–Nonmieroingannatodunque?

–No,Yanez.–

Unenormeanimale,di forme tozze, conun lunghissimocornopiantato sulnaso, tutto

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imbrattato di fango, si dibatteva disperatamente in mezzo alle canne che coprivano ibassifondidelfiume.

Aveva intorno otto o diecimostruosi gaviali, i quali cercavano dimordergli le zampeaffondatenellesabbie.

–Poverobestione!…–esclamòKammamuri.–Sièimmobilizzatonelfango.

–Sabbiemobili,–disseSandokan.–Nonusciràpiùdalfiume.

Affondalentamenteecontinuamente.

–Elolasceremoandare?–chieseilmaharatto.

–Provatialevarlo,–risposeTremal-Naik,ridendo.–Civorrebberodueelefanti.

–Affrettiamoglialmenol’agonia.

– Alto là, Kammamuri, – disse Yanez. – Le cartucce sono troppo preziose in questomomentoecolpidifuocononnedesideriamo.–

Ilpoverorinoceronteerapropriocadutosuunbancodisabbiasenzafondoe igaviali,accortisidellasuacriticaposizione,l’avevanoassalitofuriosamenteperdivorargliunpo’dicarneprimachescomparissedefinitivamente.

Le voraci bestie gli strappavano brani di pelle, che inghiottivano d’un colpo solo,malgradoilloroenormespessoreecacciavanoimusineifianchigrondantisangue,senzapreoccuparsi dei terribili colpi di corno che il povero mutilato avventava in tutte ledirezioni.Lodivoravanovivo,pezzoapezzo,perstrapparloallatombadellesabbie.

–Cheildiavoloseloporti,–disseYanez.–Nonperdiamoilnostrotempoadassistereall’agoniadiquelbruto.

Nonvalemegliodelletigriedellepanterenere.

–Selacavicomepuò,seècapace,–disseSandokan.–Anch’iononamoquellebruttebestiacce.

Avantiamici,eapritebenbenegliocchi.Idayachiditerranondevonoesserelontani.–

Lasciaronoildisgraziatorinoceronteinlottacogliingordigaviali,iqualiraddoppiavanoiloroassalti,eripreserolaloromarciaseguendosemprelarivadelfiume.

Glialberisisuccedevanoaglialberi,semprepiùfitti,costringendoilpiccolodrappelloadallontanarsi,diquandoinquando,dalMarudu.

La foresta rintronavasemprediurla.Parevachecentinaiadibelve si fosseromesse incacciaechecombattesserofuriosamentefradiloro.

Oraeranodegliululatispaventevolicheecheggiavanosinistramentesottoleinfinitevoltedi verzura; ora dei fischi stridenti, mescolati a barriti potenti, oppure dei sibili e deglistranigorgoglii.

Gliinsettidovevanoaverecertamentelaloroparteinquelconcertoassordante.

I quattro avventurieri avevano percorso qualche altro miglio, tenendosi sempre sulla

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frontedellaforesta,quandoSandokansifermòdinuovo.

–Unaltrorinocerontedivoratovivo?–chieseTremal-Naik,scherzando.

LaTigredellaMalesia,invecedirispondere,sicurvòversoterramettendosiinascolto.

–Nonodinullatu,Yanez?–chiese,dopoqualcheistantedisilenzio.

– Si direbbe che una massa d’acqua cade dall’alto, – rispose il portoghese, il qualeascoltavapureattentamente.

–EppurenonabbiamovedutonessunacaterattasulMarudu,–risposeSandokan.

–Èvero,–confermòKammamuri.

–Chipuòprodurrequestostranofragore?–sichieselaTigredellaMalesia.

–Nonpuòessereacquachesiprecipita,–disseYanez.–Amesembrainvececheunamoltitudinedianimalis’avanziattraversolaforesta.

–Deglielefanti?

–Chenesoio?–

Anche Tremal-Naik e Kammamuri si erano messi in ascolto, scambiandosi sottovocedelleparole.

–Checosaditedunquevoi,indiani?–chieseYanez.–Vediamosesietepiùfurbidinoi.

–Deglianimalimarcianoattraversolaforesta,–risposeTremal-Naik.

–Quali?–chieseSandokan.

–Nondeglielefantidicerto.Ilpassoèpiùleggero.

–Sonodellescimmie,allora.

–Nonscherzare,amico,–disseTremal-Naik.–Esisteunpericoloeforsegravissimo.

Nondevonoesseregiàdiecioquindicianimaliquelliches’avanzano.

–Megliocosì:avremounacolazionepiùcheabbondante.

–Chediavolod’uomo!…Ridesempre!…

–Vuoichepianga,quandohonellemiemaniunabuonacarabina?

–Cerchiamo un albero, – disse in quelmomentoSandokan. – Se non sappiamo qualianimali stannoemigrandoattraverso la foresta, èbenecheprendiamoa tempo lenostreprecauzioni.Suppongochenonsarannogiàdeitopivolanti.–

Sullafrontedellaforestanonvierano,disgraziatamente,dellepianterobustissime.Tuttoquel lembo era coperto da giunta wan (urceola elastica), una specie di arrampicantiabbarbicati l’uno coll’altro, in modo da formare degli ammassi colossali, di pocaconsistenza.

– Bah!… – disse Sandokan. – Se non sono elefanti quelli che si avanzano, per noibasteranno.Giàiononcredochesitrattidipachidermi.Su,amici,inalto!…–

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Il fragore sordo si avvicinava lentamente e continuamente. Pareva veramente, comeavevadettoYanez,cheunamoltitudinedianimalimarciasserosottol’immensaforesta.

Diquando inquando i quattro avventurieri udivanodegli strani fragori, come sedelleondes’infrangesserocontrounaspiaggia.

–Dunque,Yanez?–chieseSandokan,ilqualesimostravaunpo’preoccupato.

–Dellebestiesiavanzanoindubbiamente,–risposeilportoghese.–Credoperòanch’ioche non siano elefanti, quantunque quei giganteschi pachidermi siano abbastanzanumerosinelleforestedelBorneo.

–Mivieneundubbio.

–Quale?

–Iounavoltahoassistitoadunagigantescaemigrazionedibufali.

–Cattivicomequelliindiani?–chieseTremal-Naik.

–Piùselvaticiancora, seèpossibile,– risposeSandokan.– Ibufalidiquest’isolanonhannopauranemmenod’unacolonnadiguerrieri.

–Nesoqualchecosaanch’io,–disseYanez.–LiabbiamoprovatifraleselvediLabuan.

–Inalto,–disseSandokan.

Si aggrapparono alle piante gommifere che si aggrovigliavano le une alle altre,innalzandosidiparecchimetriesimiseroalsicuro.

Lamacchiasiestendevaperpiùdicentometriquadrati, strettadai solitirotangsedaisoliti nepentes, i quali mostravano i loro meravigliosi vasi variopinti, con dentrodell’acqua,piùomenopulita,mapursemprebevibile.

Ilmaleerachenonpotevaoffrireunagranderesistenzaall’invasionedigrossianimali.

–Speriamochenonciscorgano,–disseYanez.–Seglianimalichesiavanzanofosserodeglielefanti,poverelenostrecostole!

– Credi che siano veramente dei pachidermi, dunque? – chiese per la seconda voltaTremal-Naik.

–Telodiròquandocompariranno,–risposeilportoghese.–Tieniprontelecartucceperora.

–Seèpossibileleeconomizzerò,anzi.

–Tacete,–disseinquelmomentoSandokan.–Stannoforzandolaforesta.–

Ilfragoreaumentavarapidamente.Siudivanodellepiantecadereedeiramischiantarsisottodegliurticertamentepoderosissimi.

Dellemasseenormidovevanoattraversarelafoltaboscaglia.

AduntrattoYanezmandòungrido.

–Hocapito!…

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–Checosa?–chieseSandokan.

–Houditounmuggito.

–Dove?

–Toh!…Ecconeunaltro!…Sonodavverodeibufaliselvaggiquellichesiavanzano.

–Bestiecattive,–disseSandokan.–Sesiaccorgonodellanostrapresenza,darannounacaricacosìfuriosa,dasfondaredicolpotuttoquestogigantescoagglomeramentodipiante.Chenessunofacciafuoco,veloraccomando.Civadimezzolanostrapelle.

–Sonopiùterribilidiquelliindiani,dunque?–chieseTremal-Naik.

–Noncertomigliori,–risposeYanez.–Idayachilitemonopiùdeirinoceronti.

–Emigranodiquandoinquando?

– Sì, e in masse enormi. Guai se incontrano sul loro passaggio qualche carovana!…L’assaltanoconfuriaincredibileenonlascianovivounsolouomo.

– Eccoli, – disse in quell’istante Sandokan. – Tenetevi bene stretti alle piante, poichésubiremoindubbiamentedegliurtipoderosi.–

Un branco d’animali, formato da una cinquantina di giganteschi bufali di formemastodontiche,collafrontelarga,armatadiduecornaches’incurvavanoall’indietro,eilmusocorto,s’avanzavalentamenteattraversolaforesta,aprendosiilpassoagrancolpiditesta.

Dovevaesserel’avanguardia,poichéinlontananzasiudivanorisuonaredeimuggitiesiudivano anche degli alberi cadere, schiantati certamente dalle saldissime corna di queipesantissimierobustissimianimali.

– Sono quasi grossi come rinoceronti, – disse Tremal-Naik. – Quelli indiani nonraggiungonounasimilemole.–

L’avanguardia,giuntadinanziall’ammassodellepiantegommifere,sifermòunmomentopercercareunpassaggio,poi,nontrovandone,indietreggiòperprendereloslancio.

–Tenetevisaldi!…–disseSandokan.–Nonrispondodellavitadichicade.

–Anchequesta ci doveva toccare, –borbottòYanez.–Quandopotremo raggiungere inostriuominiemuovereversoillago?–

I bufali selvaggi caricavano in quel momento, con furia incredibile, la testa bassa, lecornapuntate.

Sembròchepassasseattraversolamacchiaunospaventosociclone.

Quelleenormimasse,scagliatecomeimmanicatapulte,sfondaronolepiantegommifere,tracciandounimmensosolco,elacerandotuttociòcheincontravanosulloropassaggio.

Giunta wan, calamus, rotangs e nepentes cedevano da tutte le parti divelte,aggrovigliandosicomemostruosiserpenti.

Lacaricaerastatadirettaversoilluogoovesieranorifugiatiiquattroavventurieri.

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Fu un momento terribile. I quattro uomini, quantunque saldamente aggrappati, sisentironoscaraventareinariacomesefossescoppiatasottodilorounamina.

Tre, Yanez, Sandokan e Tremal-Naik ricaddero fra le fitte reti formate dalle piantearrampicanti: ilquarto invece,cioè ilpoveroKammamuri,nonfu in tempoadafferrarsinuovamente ai sarmenti, e andò a cadere a cavalcioni d’un gigantesco toro dal pelamenerissimo.

Siudìungridoecheggiare,confusofraimuggitidellebestie.

–Padrone!…Aiuto!…–

Unaltroavevasubitorisposto:

–Ècadutoilmaharatto!…

–Dove?–gridaronoSandokaneTremal-Naik.

–Là!…Guardate!…–

Lamedesimavocediprimasalìfinoaloro.

–Padrone!…Aiuto!…–

Inmezzoallabandavidero inquelmomento il poveromaharatto, il quale si teneva acavallodeltoro,aggrappatodisperatamenteallelunghissimecorna.

–Kammamuri!…–gridaronoitreavventurieri.–Kammamuri!…–

L’indiano non ebbe il tempo di rispondere. Il toro, sorpreso di sentirsi addossoquell’insolito peso, credendo forse che qualche tigre o qualche pantera lo avesseaggredito, si era slanciato a corsa disperata attraverso la foresta, seguìto da tuttal’avanguardia.

Attraversaronoinunmomentolamacchiadellepiantegommifere,escomparverofraletenebreconunfragoreformidabile.

–Èperduto!…–avevaesclamatoYanez.–Scendiamo!…–

Sandokanfuprontoatrattenerlo.

– Non commettiamo delle pazzie, – disse. – S’avanza il grosso dell’orda. Vuoi fartimassacrare?

–Equeldisgraziato?

–Lasciamologaloppare,perora,–risposeSandokan.–Kammamurinonèunminchioneesaprà,almomentoopportuno,trarsidiimpaccioanchesenzadinoi.

Checosadicitu,Tremal-Naik?

–Che iononhomoltepreoccupazionipelmiomaharatto,– rispose l’indiano, ilqualeinfattiapparivaabbastanza tranquillo.– Iosonocertochenonsi lasceràcondurremoltolontano.

–Purché icompagnidel toronon louccidanoacornate,–disseYanez, ilqualenonsi

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mostravamoltoottimista.

–L’animale aquest’ora se li sarà lasciati indietro.Galoppava come se avesse il fuocosotto il ventre, – rispose Sandokan. – Lasciamo passare il grosso per ora; più tardi cioccuperemodiKammamuri.–

Ilgrosso, formatodaalmenoduecentinaiadi femmine, conunacinquantinadivitelli,sbucavainquelmomentodallaforesta,avviandosiversolamacchia,essendoormaistatoapertoilpassaggio.

Erano magnifiche bestie, dal pelame nero con qualche macchia bianca, d’aspettoselvaggio,earmatepuredicornaformidabili.

Eranoperòmenogrossedeimaschiche formavano l’avanguardia,puressendosemprepiùalteepiùlunghedellenostremucche.

Sfilavanoagruppiattraversoilgrandesolcoapertofralepiantegommifere,fermandosiqualche istanteabrucarequae là le fogliee leerbe,poia lorovoltascomparveronellecupeprofonditàdell’immensaboscaglia,facendoecheggiarel’ariaaisordimuggiti.

–L’emigrazionedeveesserefinita,–disseSandokan,dopod’averascoltatoattentamenteperqualcheminuto.–PossiamoscendereemetterciincercadiKammamuri.

–Riusciremopoiatrovarlo?–chieseYanez.

– Non avremo che da seguire lo squarcio aperto dai tori dell’avanguardia e non cisbaglieremo.

–Esequelmaledettotoroavessepresaun’altradirezione?

–Torneràsempre,prestootardi,acongiungersicolgrosso.Questianimalisannoquantonoichenonèprudenteandarsenesoliattraversoquesteboscaglie,cheservonodirifugioapanterenereeanonpochetigri.Andiamo,amici:peroranullaabbiamodatemere.–

Abbandonaronoillororifugioaereoesimiseroaseguireletraccelasciatedaibufali.

L’avanguardia, nelle sue cariche impetuose, aveva aperto un comodo sentiero il quales’allontanavadalfiume.Erabensìingombrodigiovanialberifracassati,dirami,difogliesmisurateedifestonidipianteparassite, tuttaviaerapraticabilissimoepermettevaaitreavventurieridiavanzareconunacertavelocità.

Temendo però un ritorno degli emigranti, da persone prudenti, di quando in quando,facevanodellefermateesimettevanoinascolto.

Già camminavano da una buona mezz’ora, affrettando sempre più il passo, quandoudironoimprovvisamenteunosparo,subitoseguìtodaunaltro.

–LacarabinadiKammamuri!…–avevaesclamatoTremal-Naik,fermandosidibotto.

–Sì,nont’inganni,–aggiunseYanez.–Èiltuomaharattochehafattofuoco.

– Avrà ammazzato il bufalo, – disse Sandokan, – per impedirgli di condurlo troppolontano.

–Avvertiamolodellanostrapresenza,–disseTremal-Naik.–Aquantadistanzapuòaver

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fattofuoco?

–Anonpiùdimezzomiglio,–risposeYanez.–Rispondisubito.–

L’indiano alzò la carabina e sparò un primo colpo, poi un altro, alla distanza diventicinqueotrentasecondi.

Unmomentodopo,con lorograndestupore,udironocinquespari, l’unopresso l’altro,moltopiùdeboli.

–Cinquecolpi!…–esclamòSandokan.–Checosasignificano?

Chipuòaverlisparati?

–Escommettereichesonocolpidipistolaenongiàdicarabina,–aggiunseYanez, ilqualeparevaestremamenteinquieto.

–EKammamurinonavevanessunaarmacorta,–disseTremal-Naik.

–Provaasparareanchetuuncolpo,Yanez,–disseSandokan.

–Vediamoserispondonoancoraetu,Tremal-Naik,ricaricainfrettalatuaarma.

Quisottovièunmistero.–

Ilportogheseobbedì,maquelterzocolpodicarabinarimasesenzarisposta.

– Che cosa sarà successo? – chiese Tremal-Naik, con voce angosciata. – CheKammamurisiastatosorpresodaidayachi?

–Quelliditerranonposseggonoarmidafuoco,–disseSandokan.–Preferisconolelorocerbottaneelelorofrecceavvelenatecolsuccodell’upas.

– Non discutiamo più, amici, – disse Yanez. – Ormai sappiamo approssimativamentedoveglisparisonoecheggiati.Accorriamo.

–Nontantafuria,fratellino.Cipossonoessereidayachi,esifaprestoacadereinunaimboscata.Prendiamolenostreprecauzioniesoprattuttobadiamoanonfarrumore.

– Hai ragione, Sandokan, – rispose Tremal-Naik. – Questa immensa foresta si prestatroppopergliagguati.–

Si rimisero in cammino, seguendo sempre lo squarcio fattodaibufali, ancheperché sidirigevaprecisamentenelladirezionedoveeranostatisparatiqueisettecolpidifuoco.

Sandokan guardava dinanzi; Yanez e Tremal-Naik sorvegliavano i due margini dellaforesta,l’unoadestrael’altroasinistra.

Ilsilenzioeratornatoaregnaresottoigrandialberi.Solamentediquandoinquandounurlolorompevaeancheagrandedistanza.

I treuominiprocedevanoabbastanza rapidi, cogli sguardi egli orecchi inguardia e leditasulgrillettodellecarabine,temendoadogniistantedivedersisorgeredinanziqualchedrappello di quei terribili abitatori dei boschi, di quei sanguinari collezionisti di testeumane.

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Unagrandepreoccupazioneturbavailloroanimo,quantunquefosserouominiormai,dalungotempo,rottiatutteleavventureeatuttelesorprese.

Quei cinque colpi di pistola, chi poteva averli sparati? I dayachi no di certo, nonservendosichedispingarde,dimirimedi lilà6 installati sui loroprahos, armichegià igiavanesiesumatrini,lorovicini,usavanodatrecentoanni.

Era stato qualche europeo perduto inmezzo all’infinita foresta e accorso in aiuto delmaharatto?

Sandokan aveva cominciato a rallentare. Per istinto sentiva che qualche imboscata,abilmentetesaforse,liaspettava.

–Adagio,Yanez, – aveva detto. –Vuoi che cominciamo una di quelle famosemarceaereechedeludevanocosìbenegliinglesidiLabuan?

Noi siamo ancora pratici di simili audacimanovre, è vero?E credo cheTremal-Naik,abituato ad attraversare le folte jungle delleSunderbunds, non si troverà imbarazzato aseguirci.

–Sitrattadiavvinghiarsiaicalamus?–chiesel’indiano.

– E di passare attraverso la foresta senza destare l’attenzione dei nemici, se ve nesaranno.

–Nonsonopiùgiovane,tuttaviacredodiessereancoraabbastanzaagile.

–Nessunafrettaperòenessunrumore.

–Seguiròlevostremosse.

–Inalto,Yanez,–disseSandokan.–Èl’unicomodoperdeluderegliagguati.

RicordatidellenostremarceaereediLabuan.

–Lasciafareame.–

La foresta, in quel luogo, era formata per la maggior parte di piante gommifere e dipiante parassite, intrecciate in modo da formare delle reti gigantesche che avrebberoformatosenzadubbioladeliziadiunabandadiragazzi.

Sandokanpelprimo,poiglialtridue,s’innalzaronorapidamenteecominciaronolaloromarciaaerea,nelpiùprofondosilenzio.

Primadiavanzareprovavano,apiccolicolpi,lasoliditàdeiramiedellepianteparassite,poisislanciavanoperaggrapparsiaquellepiùvicine.

Dei muggiti, che provenivano da alcune foltissime macchie, li avvertirono di averfinalmenteraggiuntoibufaliemigranti.

–Che il toro che ci ha rapitoKammamuri sia ancora insieme alla banda? – si chieseSandokan.–Ilmisterosicomplica,aquantopare.

–Seibufalisisonofermati,vuoldirechequinonvisonodeidayachi,–disseYanez.

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–Eppurequeicinquecolpidipistolanondevonoaverlisparatiglialberi.

–Sonoappuntoquellichemipreoccupano,miocaroSandokan.

–Continuiamo la nostramarcia. Se i dayachi fossero qui, i bufali selvaggi, che sonoestremamentesospettosi,nonsisarebberofermati.

–Èquellochepensoanch’io,–disseTremal-Naik.

Sandokans’aggrappòadunammassodirotangseripreselasuaavanzata,scivolandodilianainliana.

Avevapercorsialtricentometriquandounlievegridoglisfuggì.

–Èqui!…

–Chi?–domandaronoaunavoceYanezeTremal-Naik.

–Iltoro.

–Dove?

–Qui,propriosottodinoi.

–Possibile!…

–Guardatesullosquarciochel’avanguardiahaaperto.Nonsonociecoio!…–

YanezeTremal-Naiksicurvaronoattraversounfestonedisolidissimicalamusescorseroinfattiunaenormemassaoscurasdraiatapressoungruppodipiantegommifere.

–ChesiaproprioiltorocheciharapitoKammamuri?–chieseilportoghese.

–Sonocertodinoningannarmi,–risposeSandokan.

–ChesiastatoKammamuriaucciderlo?

–Èquellochepensoanch’io,–disseTremal-Naik.Lepalledicarabinaproduconodelleferitebenpiùprofondediquelledipistola,enoi,gentediguerra,ceneintendiamo.

–Dobbiamoscendere?–chieseTremal-Naik.

Sandokan stava per rispondere quando mise una mano su una spalla dell’indiano,sussurrandoglirapidamente:

–Fermo!…Nontimuovere!…

–Checosac’èancora?–chieseYanezsottovoce.

–Vediseabbiamofattobeneapreferirelamarciaaerea?Vengono.

–Chi?

–Degliesploratoridayachi.Chenessunosimuovaechenessunofacciafuocosenzamioordine.–

Due ombre umane s’avanzavano, quasi strisciando, sotto quei giganteschi ammassi diverzura,scivolandofraleradicicheserpeggiavano,comeserpentiimmani,sulsuolo.

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Non ci voleva molto a riconoscerli per due figli dei boschi, per due di quei terribilicollezionistidi testeumane,perchéeranoquasi interamentenudiearmatidiquei lunghitubidibambùchiamatisumpitan,echeconunsoffiosololancianodellefrecceavvelenatecoll’upas.

S’avanzavano con infinite precauzioni, facendo, di quando in quando, delle soste perappoggiaregliorecchiaterra,permeglioraccogliereipiùdebolirumori.

Sieranonuovamentefermatisottoicalamuseinepenteschecelavanoitreavventurieri,forseperriposarsiqualchepo’.

– Ancora nulla!… – aveva esclamato l’uno, piantando rabbiosamente in terra lacerbottana la quale era munita, all’estremità superiore, d’un ferro di lancia. – Eppuredevonopassareperdiqui.

–Purchénonsianogiàpassati,–risposel’altro.–Eranotre?

–Sì,perchéunoloabbiamocatturato.

–Cheabbianoseguìtalamarciadeibufaliselvaggi?

–Aqualescopo?

–Perprocurarsidellacarne.

–Noinonabbiamouditialtricolpidifucile.

–Pieghiamoversoilfiume.Lalorométadeveesserel’isolottosulqualesisonorifugiatiilorouomini.Inqualcheluogolisorprenderemoelicolpiremocollenostrefrecce.

–Badadirisparmiarel’uomobianco.

–Sonogiàstatoavvertito.Nonperdiamotempo.–

I duedayachi, dopo aver dato uno sguardo a destra e a sinistra, si ricacciarono nellaboscaglia,gettandosifuoridallosquarcioapertodaibufaliselvaggi.

– È stato preso!… – esclamòTremal-Naik, quando ogni rumore cessò. –Mio poveroKammamuri!…

–Mel’eroimmaginato,–disseYanez.

–Checosafaremoora?

–Checosa?Ece lodomandi?–disse laTigredellaMalesia,constupore.–Giacché inostri uomini si trovano sempre sull’isolotto, ci occuperemo del tuo fedelissimo servo,miocaroTremal-Naik.Noinonabbiamol’abitudinediabbandonaregliamici.

–Dovel’avrannocondotto?

– Quei due dayachi hanno lasciato delle tracce. Noi le seguiremo e vedremo doveandranno a finire. Scendiamo e andiamo a vedere di quale morte è caduto quel toro.Voglio,innanzitutto,chiarireilmisterodiqueicinquecolpidipistola.

–Eanch’io,–disseYanez.

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Stetteroancoraqualchepo’inascolto,poi,rassicuratidalprofondosilenziocheregnavanell’immensa foresta, si lasciarono scivolare lungo i calamus, giungendo felicemente aterra.

Il bufalo giaceva sul fianco destro, quasi appoggiato a un gruppo di piante. Aveva lalinguasporgenteedunrivolettodisangueglierauscitodallabocca.

–Deveesserequesto,–disseYanez.–Tuttoneroconunachiazzabiancasuldorso.

–Guardiamoleferite,–risposeSandokan.–Due,quattro,cinqueforietuttisulfiancosinistro,l’unopressoall’altro.Questesonoferiteprodottedapallerotondedipistolaenongiàdaproiettiliconicidicarabina.Chipuòaverloammazzato?Eccoilmistero.

–NonvisonoferiteprodottedallacarabinadiKammamuri?–chieseTremal-Naik.

–Nonnevedo.

–Controchiavràfattofuoco?

–Probabilmenteaddossoaidayachichecercavanodicatturarlo.

–Nonvedoperònessunmorto.

–Oh!Queiselvaggihannol’abitudinediportarseliviaimorti,perseppellirlinellelorokotte,–risposeYanez.–Cheabbianodecapitatoilmiopoveroservo?

– Non credo, Tremal-Naik, – disse Sandokan, il quale pareva che riflettesseintensamente.–Sapete,amici,checosapensoioinquestomomento?

–Parla,–risposeroaunavoceilportogheseel’indiano.

–Checoidayachivipotesseesserequalcheuomobianco.

–Èimpossibile!…–esclamòYanez.

–Eperché,fratellino?Mihannodettocheilrajahdellagohaduefigli,eunopotrebbegiàesseregiuntoqui,percontrastarciatempol’avanzata.Seguiamoletraccediquestiduespionievediamodovevannoafinire.NoinonlelasceremofinchénonavremosaputochecosaèaccadutodiquelbravoKammamuri.

–Einostriuomini?–chieseTremal-Naik.

–Finchénoncivedrannoritornare,nonlascerannol’isolotto,teloassicuroio,–risposela Tigre della Malesia. – Hanno armi e munizioni: si difendano e uccidano. Orsù, inmarcia!…–

Inizio

11.Laricomparsadelgreco

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Kammamuri, come abbiamo già detto, scaraventato in aria dall’urto formidabiledell’avanguardia dei tori, non aveva avuto la fortuna dei suoi compagni di aggrapparsisubitoairotangsedainepentes.

Cadutoattraversounlargoforodellaretevegetale,erapiombatogiùdaun’altezzad’unamezzadozzinadimetri,cadendofortunatamente,dopounpaiodigiravoltesusestesso,proprioacavalcionidiunamagnificabestia.

Nonavendoperdutonulladelsuosanguefreddoecomprendendochenonsarebbeuscitocertamente vivo, se si fosse lasciato scivolare al suolo, si era subito aggrappato consupremaenergiaallecorna.

L’animalaccio,credendocertamentediesserestatoassalitodaqualchetigreodaqualchepantera nera, si era scagliato a corsa precipitosa muggendo disperatamente, seguìto datuttal’avanguardia.

Quella fuga doveva essere, almeno pel momento, la salvezza dell’indiano. Avendo lacarabina ad armacollo e lemunizioni ben assicurate, si era sdraiato sul largo dorso deltoro,lasciandositrasportareinquellacorsasfrenata.

L’animale galoppava furiosamente, sfondando con impeto irresistibile i cespugli chegl’impedivanoilpassoefacendosaltared’uncolporolangsenepentes.

I rami, violentemente divelti, sferzavano crudelmente il povero indiano, però quelcoraggioso si guardava bene dall’abbandonare quella strana cavalcatura, per nonsfracellarsiilcraniocontroglialberidellaforesta.

Unsalto,conquelloslancio,sarebbestatocertamentefatale.

–Sistancheràdicorrere,–mormoraval’indiano.–Nonhamicaunamacchinaavaporenelventre.–

L’avanguardiaeragiàrimastaindietroeforseavevadeviato,abbandonandoilcompagnoalsuodestino.

Kammamuri non udiva più i muggiti di tutti quegli animali galoppanti. Udiva soloschiantarsiramiealberetti,atterratiomeglioquasifalciatidalfuribondoanimale.

Quellacorsaduravadapiùdimezz’ora,sempreanimatissimaeKammamuri,spaventato,cominciavaachiedersidoveavrebbefinitoecomeavrebbepotutofermarla,quandoiltoroprecipitòdentrounvastobacinod’acquacheformavaunaspeciedipalude,unitaforsealMarududaqualchecanale.

–Dovemiconduceoraquestoanimalaccioinfernale?–sichiesel’indiano.–Senonlofulminoconduecolpidicarabinachissàoveandremoaspaccarciilcollo.–

Stavapertogliersiilfucile,quandos’accorsecheiltorosieramessoanuotare.

–Oh!…–mormorò.–L’acquaèprofondaquieforsesottovisonodellesabbiemobili.Èmeglioaspettarecheapprodi.–

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Ilbufalos’avanzavasollecitamente,rinvigoritodaquelbagno.

Eraperòsempre inpredaadunavivissimainquietudineedi tratto in trattoscrollava ildorsopersbarazzarsidiquelcavaliere,quantunquenonavessericevutofinoalloranessuncolpod’artiglio.

AduntrattoKammamurilovidefermarsiemandareunlungomuggito.

–Chestiaperaffondare?–sidomandò.

Alzò il capo guardandosi intorno con una certa angoscia, poiché gli era balenato ilsospettocheinquellapaludesitrovasserodiquegliingordigavialicheavevaconosciutosulMarudu,ciòchenoneraimprobabile,abitandoqueiconfratellideicoccodrilliafricaniancheglistagnifangosioltrecheigrossifiumi.

Sitranquillizzòsubitononvedendoemergerenessunodiqueilunghiesottilimusiarmatidiformidabilidenti.

–Eppurequestotorodeveaverefiutatoqualchepericolo,–mormorò.–Chemiportiaterra,epoivadapureconSivaoconVisnù,amepocoimporta.–

Ilbufaloinfattinonsembravatranquillo.Orasiavventavanuotandoconfuria,collatestaalzata per non inghiottire l’acqua fangosa della piccola palude; ora invece si fermavabruscamente,sferrandocalciintutteledirezioniemandandomuggitisemprepiùrauchi.

Qualchechiazzadisanguesalivadiquandoinquandoallasuperficielungoifianchidelpoveroanimale,tingendol’acquad’unrosapallido.

–Oraho capito, – disse a un trattoKammamuri, il quale si guardavabenedal lasciarpenderelegambe.–Sonolesanguisughechelotribolano.Su,morello,tiraavanti,sevuoisalvarelatuapelle.Ionullapossofareperlenireituoidolori.Su,andiamo,portamiprestoaterra.–

Sitolsedallacinturailtarwarepunzecchiòl’animalepressogliorecchi.

Ilbufaloscosselatestaccia,mandandounmuggitoraucoedaffrettòlacorsaomegliolanuotata.

Cinque minuti dopo raggiungeva l’opposta riva e si slanciava nuovamente a corsadisperataattraversolaboscaglia.

Dai suoi fianchi sanguinanti cadevanoagruppidellegrossissimesanguisughe, lequalicorrevanosubitoa rimpiattarsi inmezzoallealteerbe inattesadiqualchenuovapreda,essendoquelledelBorneoabituateavivereindifferentementeinfondoallepaludieanchenelleforeste.

Ilbufalo,rinvigoritodaquellungobagno,avevaripresalasuacorsaindiavolata,comeselesueforzefosserostraordinariamenteaumentate,nonostantequelsalasso.

Aveva trovato dinanzi a sé un viale, aperto o da qualche rinoceronte o da qualcheelefante,efilavarapidocomeunatrombamarina.

Quelgaloppoduravadaunaventinadiminuti,quandoKammamuri, ilquale stavaper

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togliersi la carabina onde fulminare quel terribile corridore che non accennava adarrestarsi,udìunavocegridareinpurissimalinguaindiana:

–Alto!…–

Si volse rapidamente e vide parecchi individui slanciarsi fuori dalla foresta armati dikampilangs,dicerbottaneediparangs.

–Idayachi!…–gridò.

Aveva già la carabina fra le mani. La puntò rapidamente verso quei selvaggi cheaccorrevanoululandoefecefuoco,senzanemmenomirare.

Udìduegrida,poicinquespari,unodietrol’altro.

Ilbufaloselvaggio,crivellatodipalle,s’impennòdicolpo,poicaddediquartobattendolatestacontroungrossoalbero.

Kammamuri, scaraventato in aria, fece due capitomboli in avanti poi cadde al suolo,rimanendotramortito.

Quandoildisgraziatotornòinsé,nonsitrovavapiùaccantoaltoro.

Setteodottouominiloportavanosuunaspeciedipalanchinoformatodaramid’alberoedaramiintrecciati.

Avevaperòlegambeelebracciastrettamentelegatedacordevegetalieintornoalcorpouna specie di rete di fibre di cocco, che lo avvolgevano tutto, impedendogli qualsiasimovimento.

Dietroalpalanchino trottavanouna trentinadidayachi, iqualiportavanodegli enormiorecchinidirameappesialleorecchie,eallerenideigonnellinidistoffaturchina.

Tuttieranoarmatidicerbottaneediparangspesantissimi,collepunteinformadidocce.

Kammamuri, che conosceva benissimo la lingua di quei selvaggi, avendo soggiornatolungamentesulKabatuaninsiemeaTremal-Naik,ilqualeviavevafondataunagrandiosafattoria, distrutta poi da quei feroci figli della foresta, alzò il capo e chiese a uno deiportatoridelpalanchino:

–Dovemiconducetevoi?–

Ildayacoscosselatesta,abbozzòunsorriso,manonrisposealladomanda.

–Seisordo?–urlòKammamuriesasperato.–Tihochiestodovemiconducete.

–Domandaloall’orang-kaja(signore)–risposeilselvaggio.

–Chièquestosignore?

–Unuomobianco.

–Ilrajahdellago?

–No:ètroppovecchioquellopermuoversi.

–Dov’èquell’orang-kaja?

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–Seguelaretroguardia.

–Va’achiamarlo.

–Abbiamotroppafrettainquestomomento,–risposeilselvaggio.

–Edovròrimanerecosìmoltotempo?

–Nonsoniente.

–Seiunostupido.

–Va’adirloall’orang-kaja.

–Saràunorang-utaninvece.Ivostricapigiàsomiglianoaimaias.–

Ildayacoalzòlespalleenonrispose.

VeramenteKammamurimentiva, poiché idayachi sono gli uomini più belli e più benfattichesitrovinonellegrandiisoledell’arcipelagomalese.

Altidi statura,di lineamentibellissimi,di formequasi sempreerculee,di tinta appenaabbronzata, competono vittoriosamente coi malesi, coi bughisi, coi macassaresi esoprattuttocoinegritosecoglieta.

Iselvaggiacceleravanosemprepiùlacorsa,addentrandosinellagrandeforesta.Parevachesitenesserolontanidalfiume,almenocosìsupponevailprigioniero.

Cominciavaadalbeggiare,quandogiunserodinanziaunpiccolovillaggiofortificato,aunakottacintadialtissimepalizzateedifesadaprofondifossatipienidisarmentispinosi,ostacoli quasi insormontabili per delle persone che hanno la pessima abitudine dicamminareapiedinudi.

Passaronosuunpontevolantegettatosuquellepericoloseapertureedentrarono,semprecorrendo,nellafortezza,fermandosidinanziaunavastacapanna,laquales’innalzavasuungranpiazzale,circondatodaabitazionidiminormole.

TolseroaKammamuri la rete,gli sciolsero i legacci chegli stringevano legambee lospinserobrutalmentedentroladimora,urlandogliagliorecchi:

–Sbrigati,poltrone!…Tiabbiamoportatoabbastanza,malatuatestafaràpiùtardiunabellafigurafralenostrecollezioni.

–CheAntueBuan7viportinoall’inferno,–avevarispostoildisgraziatoindiano.

La capanna era quasi spoglia, non essendovi dentro che qualche stuoia variopinta equalche vaso, però Kammamuri scorse subito, non senza una profonda angoscia, unaspeciedi palco su cui facevanopocobellamostra treoquattrodozzinedi testeumane,sapientementedisseccate.

–Eccounbel luogo,–disse.–Chevoglianosemplicementespaventarmioche lamiatesta debba, presto o tardi, andare a tener compagnia a quei crani?…Trattandosi dellatestad’unindianopotrebbefarfuroreedessereinvidiatadallealtretribù.–

Stavacontemplandoquellaorribilecollezione,quandoudìdietrodiséunavoceadirein

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linguapuramenteassamese:

–Possiamofareunpo’diconti,signorsegretariodelgeneralissimodell’Assam?Sareteunpo’stupitoditrovarmiqui,èvero?–

Kammamuriavevafattounverosaltoindietro,poichél’avevasubitoriconosciuta.

–PerSiva!…–esclamò,diventandogrigiastro,ossiapallidissimo.–Il favoritodell’exrajahdell’Assam!…

–Sì,ilgrecoTeotokris!–

LostuporediKammamurifutalecheperqualcheminutononfucapacediarticolareunasolaparola.

Il greco lo guardava, sorridendo ironicamente, lieto dello spavento che traspariva dailineamentialteratidelmaharatto,tenendolemanisuicalcidelleduesplendidepistole,adoppiacanna,intarsiatidimadreperla,chegliuscivanodall’altafasciarossa.

–Voi!…–esclamòfinalmente,convocestrozzata.

–TisorprendeditrovarmialBorneo?

–Comesietegiuntoqui?

–Questoèunsegretocheappartienesolamenteame.

–Cheiom’inganni?

– Non credo, poiché io sono realmente il greco Teotokris, l’ex favorito del rajahdell’Assam.

–Eppureiocredodisognareancora.

–Lovedremofrapoco.

–Checosavoletedire?–

Ilgreco,invecedirispondere,andòinunangolodellacapanna,preseunenormeguscioditestuggine,locapovolseevisisedettesopra,dicendo:

–Orapossiamodiscorrere,signorsegretariodelgeneralissimodell’Assam.Voleteanchevoiunsedile?

–Nonnehoaffattobisogno,–risposeilmaharatto.

–Doveavetelasciatoilvostropadroneesignore?

–Allafocedelfiume.

–Noncominciareamentire,signorsegretario,–disseilgreco,sempreironico.–Èbensìvero che la vostra barcaccia a vapore è sfuggita all’assalto dei miei dayachi e che lacorrente l’ha portata via, nondimeno io non credo che abbia raggiunto la barra delMarudu.Nonviavreisorpresoqui,inpienaforesta,signorsegretariodelgeneralissimo.–

Kammamuriguardòilgreco,checontinuavaasorridereironicamente,poiglidisseconvoceirata:

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–Parechevipiacciamoltoscherzare,èvero,signorTeotokris?

– Forse che non ero il favorito di quel disgraziato di rajah che tanto ci teneva allepersoneallegre?Manoncercatedideviareildiscorso,signorsegretariodelgeneralissimo.Viavevochiestodovesitrovaorailvostropadrone.

–Vipremetantodisaperlo?

–Uh!…diluimeneoccupobenpoco.Èdell’altrochem’interesso.

–Diquale?

–Delnuovorajah,diquelfurfantediportoghese,diquelmiserabileavventurierochehavolutomettersiinlottaconme.

Quelcanenonconosceancoraigrecidell’Arcipelagoenonsaquantosianovendicativi.Muoiono,eprimadimorirelascianosempreunterribilericordo.

–L’avete chiamato unmiserabile avventuriero,mi pare, – disseKammamuri, il qualeavevariacquistato,apocoapoco,ilsuosanguefreddo.–Voidunqueignoratequaleforzapossiede quell’uomo e quante battaglie egli ha dato, insieme al suo compagno, qui enell’India.

–Ah!…Voi volete parlare, segretario del generalissimo, di quello che si fa chiamarepomposamente la Tigre della Malesia? Farò i conti anche con quella canaglia, nondubitate.

–Sequeidueprodifosseroqui,nonoseresteparlareinquestomodo.

–Oh!…Nonhopauradiqueidueavventurieri.

–L’aveteperòprovatailgiornoincui,ilsignorYanez,allacortedelrajahdell’Assam,vicacciòtrebuonipollicidilamanelpetto,–risposeKammamuri.–Venericordate,signorTeotokris?–

Negliocchidelvendicativofigliodell’Arcipelagogrecopassòcomeunafiammasinistraeisuoilineamentisialteraronospaventosamente.

Conungestorapidosiaprì ilgiubbetto,si laceròrabbiosamentelacamiciaemisealloscopertoilsuopetto.

– Ecco qui la cicatrice, – disse poi, con voce strozzata dall’ira, mostrando un segnobiancastro che spiccava stranamente sulla sua pelle brunastra di pescatore di spugne. –Nonscompariràchecollamiamorte,macollamiamortedevepurscomparirel’uomochemel’hafatta.

–Saràunpo’difficile,–risposeKammamuri.–IlsignorYanezelaTigredellaMalesiasonotaliuominidarovesciareilmondo.–

Ilgrecoscoppiòinunarisata.

–Ah!Voilocredete,signorsegretariodelgeneralissimo?

– Chiamatemi semplicemente Kammamuri, – rispose ilmaharatto, piccato da quellacontinua ironia.–Potete lasciareanchedapartequelsignoreequelvoi,poiché tuttimi

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hanno dato sempre del tu, non essendo mai stato io un rajah né dell’Assam, né delBengalaetantomenodellegrandiisolemalesi.

– Hai ragione: parleremo così più in fretta. I fronzoli qualche volta guastano leconversazioni.–

Levò da una tasca un magnifico porta-sigarette d’oro, con delle cifre in brillanti esmeraldi,checertoeraundonodell’exrajah dell’Assam,preseuna sigaretta e l’accesecontuttacalma.

–Discorriamo,–dissepoi,gettandoinariaunaboccatadifumoprofumato.

–Chiacchieriamogiàdamezz’ora,signorTeotokris,senzanullaconchiudere.

–Perchétunonhaivoluto,–risposeilgreco.–D’altrondeiononhonessunafretta.

–Checosadunquevoletedame?

–Saperedovesiènascostoilnuovorajahdell’Assameperqualemotivohalasciatoilregno,pervenirsiacacciarefraquesteforeste.

–Sevel’hogiàdettochesitrovaappuntofraquesteselve.

–Amenonbasta,–disseilgreco.–Vogliosaperedovesisonorifugiati.Sogiàchesonosolamenteintre.

–Chevalgonocometrecento.

–Valesseroanchecometremila,pocom’interesserebbe,poichépossomuovere,aunmiocenno,anchediecimiladayachi.

–Chivelidarà?–chieseKammamuri,ironicamente.

–IlrajahbiancodellagodiKiniBalù.

–Sietediventatoilsuogeneralissimo?

–Potrebbedarsi,–risposeTeotokris.–Ciòperònondeveriguardartiaffatto.Sonooggiilpiùforteebasta.

–Ehi!…Potresteingannarvi,signore.Ilrajahdell’Assam,ilmiopadroneelaTigredellaMalesia,hannoancheunbuonnumerodiguerriericheseneinfischianodeivostrifamosidayachi.

–Simuovanodall’isolotto,sesonocapaci!…Lafamelicostringeràungiornool’altroagettarsisull’unaosull’altrarivaelàtroverannolalorotomba.

–Correteunpo’troppo,signorTeotokris.Ilfiumeèriccodigavialieancheditestugginienoncreperannodi fame,ve l’assicuro.Sonouominicapacidinutrirsianchedellesolefogliedeglialberi.

–Chisietedunquevoi?–urlòilgrecofuribondo.

–Degliuominicapaciditutto.

–Perlamiamorte!…Vedremosesullacapannaaereatusapraicibartidellefoglieche

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copronoiltetto!…

–Miciproveròquantunqueiosappiaachecosavogliatealludere,signorexfavoritodelrajahdell’Assam.

– Mille demoni dell’inferno!… Mi pare che ora sei tu che cerchi di scherzare e dideridermi.

–Io!…–feceKammamuri.–Mano,signore.Sonounpoveroservoenulladipiùenonhol’abitudinedischerzarecoipezzigrossi,sianoindianioeuropei.

–Vuoidunquefinirla?–urlòilgreco.

–Diche,signorTeotokris?

–Dicambiarmiildiscorso?

–Nonsochecosavogliatedire,miosignore.

– Per la morte di tutti i rinoceronti della terra, voglio sapere dove si trova il rajahdell’Assam.

–Domandateloalbufalochemihaportatovia.Soiodovemiabbiaportato?Mitrovavosuunapianta,sonocadutoaddossoadunbestionechesfondavaagrancolpidicornalaforestaemisonotrovatononsodove.

–Eituoicompagni?

–Sisonobenguardatidallasciarsicadere,–risposeKammamuri.–Sonostatipiùfurbidime,signore.Nonvinarrodellestorie.

–Ticredo,perchésonostatoiochehouccisoilbufaloselvaggioinsiemeaNasumbata.Ècadutocomeunaperamaturasottoicolpidellenostrepistole.Sareistatopiùcontentodiportarlo qui e di levargli unabuona costoletta per lamia colazione.Lamangerà invecequalchealtro,macadrànell’agguato.

–Chi?–domandòKammamuri.

–Alto,signorinomio.Igrecidell’Arcipelagononhannol’abitudinedisvelaretuttiiloropensierialprimo individuochecapita lorosottomano.Dunque, tunonsaidovesisianorifugiatiilrajahdell’Assameisuoicompagni.

–No,vel’hogiàdetto.–

Teotokrisgettòvia ilmozziconedella sigaretta,neacceseun’altra,poi,dopounbrevesilenzio,riprese:

–Tuticrediforte,mentrenonloseiaffatto.Traqualchegiornonoicirivedremo,amicocarissimo.Tiavvertoperòche le fogliedibananoed’arengasaccariferachecoprono iltettodellacapannaaereasarannounpo’dureanchepeituoidenti.–

Battélemaniequattrodayachi,iqualiprobabilmentestavanoaldifuoriinattesad’unachiamata,entraronotenendoinpugnodeiterribiliparangs,diacciaionaturale,scintillanticomespecchi.

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Ilgrecofecesolamenteungesto.

I quattro guerrieri afferrarono brutalmenteKammamuri e lo spinsero fuori,mandandodelleurlaminacciose.

–Nonsietegentili,pezzidiarghilak!…–dissel’indiano,tentandodiribellarsi.

Fuafferrato,gettatosulpalanchino,rinsaccatonellareteeportatofuoridallakotta,fralegrida minacciose delle donne e dei fanciulli che ingombravano le vie della piccolafortezza.

–Chequelcaned’ungrecomifacciatagliarelatesta?–pensòKammamuri.–Speriamochenonsiatantoferoceversodimechenonhoaltrotortochequellodiessereilservodelmiopadrone.–

Quattrodayachiportavanolalettiga,seguìtidaduealtri,iqualitenevanosullespalledueforche,dalmanicolunghissimo,cheterminavanoinunaspeciedi«V»formatedirotangsediramispinosi.

Eranodellebrandil, quelle terribili forcheche simettonoal collodeiprigionieriodeipazziperimpedirelorodifarequalsiasimovimento.

In tutte le grandi isole della Malesia i pazzi abbondano, abusando troppo soventedell’oppio, ciò che scatena in quei disgraziati una vera furia sanguinaria, che vienechiamataamoc. Per ridurli a dovere, gli indigeni hanno inventata quella strana forca laqualecalmasubitoqueiforsennatilacerandoloroilcollo.

La rozza lettiga girò intorno alle palizzate della kotta e si fermò dinanzi a una stranacostruzione che si sarebbebenpotuta chiamareunosservatoriooper lomenouna casaaerea.

Su una triplice fila di bambù, lunghi non meno di quindici metri, incrociati e legatiinsiemedarotangsesolidamentepiantatinelterreno,siergevaunacapannucciaformatadistuoieedifogliedibanano,coitettimoltosporgenti.

Delle kakatoe dal ciuffo giallo e roseo strepitavano su dei bastoni piantati sui quattroangolidellacapannuccia,trattenuteforsedadellesottilissimeliane.

UndayacoliberòKammamuridallarete,glislegòlebraccia,poiglidissebrevemente:

–Sali.

–Dove?–chieseilmaharatto,stupito.

–Lassù.

–Inquellagabbia?

–Cosìdeviobbedire.

–Nonsonounascimmia.

–Nonimporta:èl’ordine.

–Checosadevofarelassù?

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–Iononloso.

–Addomesticareforsequellekakatoe?

–Questononmiriguarda,–risposeildayaco.

–Devodunquesalire?

–Epresto,senonvuoicheproviamolenostrebrandilsultuocollo.

–Dimmialmenodovesitrovalascala,poichénonlavedo.–

Ilselvaggioglimostròduelunghissimiegrossissimibambù,segnatidaprofondetacchealladistanzadiduespannel’unadall’altra.

–Ho capito, – disseKammamuri. –Questi selvaggi amano la ginnastica degliurang-utan.Andiamoavederechecosac’èinquellagabbia.Lavistanonmancheràlassùedeveesserecertamenteinteressante.–

Ilmaharatto s’aggrappò ai bambù e cominciò a salire,mentre idayachi lo seguivanocogli sguardi, agitando i loro lucentissimi parangs-lang e le brandil in modo pocorassicurante.

Forse loro spiaceva di non tagliare lì per lì quella testa la quale, data la tinta moltodiversa da quella giallognola dei loro compatriotti, non avrebbe certamentemancato diprodurreunbelcontrastofralelorocollezioni.

InunpaiodiminutiKammamuri raggiunseunaspeciedipiattaformachesiestendevasotto la capannaaerea, formatada sottili bambù strettamente intrecciati e che servivanocomedabase,poiconunsaltos’aggrappòallapiccolaverandachegiravaintornoaquellabizzarracostruzione.

– Che specie di prigione è questa? – si chiese. – Sono stato due anni sulle rive delKabatuan colmio padrone,ma non homai veduto di queste gabbie sospese fra cielo eterra.

Servirebberobenissimoperl’allevamentodegliuccelli.–

Fece il giro della veranda e trovata una piccola porta entrò non senza una certaapprensione.

Ilpavimentodellacapannaaereaeraingombrodifogliesecche,lequaliformavanodelleveremontagnole.Imobilimancavanoassolutamente;nonvieranemmenounvasoditerraperlaprovvistad’acqua.

–Chequelfurfanted’ungrecovogliapropriofarmimoriredifameedisete?–sichieseildisgraziato,rabbrividendo.

Avevafattoqualchepassoinnanzi,quandovideunodiqueicumulisollevarsieunuomocheavevalapellequasineraapparve,dicendoinlinguadayacaunpo’storpiata:

–Tuanuropa?–

Conquestonometuttiiselvaggidellegrandiisolemalesidesignanogliuominichenonappartengonoallalororazza.

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Kammamuri non rispose: guardava attentamente quell’uomo, che pareva si fossesvegliatoinquelmomento,domandandosiconqualeindividuoavevadafare.

Nondovevaessereundayaco,poiché invecediesseredi staturaalta, eramoltobasso,appenaunmetroemezzo,einvecediaverelapellegiallognolal’avevascurissima.

Epoianche i lineamenti eranoaffattodiversi.Aveva la testagrossa, fasciatadabendeinsanguinate,chelasciavanovederequaelàdelleciocchedicapellineriecresputi,ilnasocorto colle pinne allargate, la bocca grande, le labbra grosse senza essere sporgenti, ilmentopiccolo,gliocchiorizzontaliedaperti,eilcorpoesilecollespalleassaiincurvate.

Noneranecessariaunagrandeconoscenzadellerazzemalesianeperriconoscereinquelbruttoomiciattolounodiqueiselvaggichevivononell’internodellegrandiisolemalesi,inmezzoallepiùfitteforesteechevengonochiamaticomunementenegritosonegritoseta.

Differisconocompletamentesiapeltipo,siaperleloroabitudinidaibattiassidiSumatra,dai tagali delle Filippine, dai dayachi del Borneo e dai malesi, eppure la loro razza èabbastanzadiffusa poiché si ritrovanoperfinonell’Africameridionale e centrale e nelleisoleAndamanechesonocosìprossimeall’India.

Come si sono, quei pigmei, che non somigliano alle altre razze, dispersi pel mondo?Mistero.Nessunscienziatohasaputofinoraspiegarecomesitrovinocontemporaneamentenellegrandiisolemalesiesulcontinentenerocheècosìlontano.

Kammamuri,comeabbiamodetto,nonavevasubitorisposto,tantoerarimastosorpresodi trovare in quella gabbia aerea quello strano personaggio sgusciato da uno di quegliammassidifogliesecche.

–Notuanuropa?–chieseilnegritovedendochel’indianononsidecidevaadaprirelelabbra.

–Nienteuropa,–disseKammamuri.–Checosafaituqui?

– Aspetto di essere guarito, – disse il negrito, il quale pareva che non fosse troppoimbarazzatoarispondereinlinguadayaca.

–Perandartene?

Ilnegritofeceunabruttasmorfiaefecetintinnarerabbiosamenteglianellidiottonechegliornavanolemagrebraccia.

–Mihannospaccatalatestaconuncolpodiparang-ilang,–dissepoi.–Unatestafessanonpuòfareunatroppobuonafigurasulpalcodelcapodeidayachi.Quandosaròguaritomidecapiteranno.

–Chi?

–Idayachi.

–Ah!…Canaglie!…–gridòKammamuri.–Noncredevochespingesserolaloroferociafinoaquestopunto.Dovetihannocatturato?

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–Nellaforesta,mentrestavoinseguendountapiro.

–Quando?–

Il selvaggio allargò lemani, contò le dita parecchie volte, poi scosse la testa come sevolesserinunciareaquelcalcolotroppodifficileperlerazzeprimitive.

–Nonso,–dissepoi.

– Questi imbecilli non hanno alcuna nozione del tempo, – pensò Kammamuri. – Ciòd’altrondepocom’interessa.–

Fece il giro della capannuccia, poi tornando verso il negrito il quale lo seguivaattentamentecoglisguardi,glichiese:

–Tiportanosempredamangiare?

–No.

–Edabere?

–Mai.

–Etuhaipotutoresistereperchissàquantigiorni?–

Ilnegritoalzòlespalleenonrispose.

–Oracomprendo,–disseKammamuri.–Ilgrecononhascherzatoquandomihadettodidivorare le foglie che coprono il tetto della capanna. Per Siva, Brahma eVisnù! Io hovedutodellekakatoeappollaiatesudeibastoni.Perunpo’digiornilacolazioneèalmenoassicurata.Eilpadrone?EilsignorYanez?ElaTigredellaMalesia?Checosapenserannodime?Per lamortediKalì iononvogliomoriredi fameedisete inquestapiccionaia.Questoscimmiottononmiparechesiaunostupido.Seamepremelapelle,aluipremeràdi porre in salvo la sua testa e mi aiuterà. Non si tratta che di scendere, una cosafacilissimaquandoiguardianidormono,sedormiranno.–

Tornò ad uscire, mentre il negrito andava strappando dalle pareti della capanna dellefibredinocidicoccocheformavanodelleruvidestuoie,d’unasoliditàperòatuttaprova.

Nellakottaalcuniindigeniemoltedonneaccompagnatedagruppidiragazzi,andavanoevenivano attraverso gli stretti sentieri del villaggio; dall’altra parte, a una distanza dicinque o seicento metri serpeggiava il fiume, interrotto di tratto in tratto da isolottiboscosi.

Kammamuri guardò sotto la capanna aerea e scorse quattro guerrieri seduti a terra,intornoaunagigantescapentolacircondatadaalcunitizzoni.

–Parechefaccianobuonaguardia,–mormoròilmaharatto.–ChequestibrigantisianopeggiorideithugsdelleSunderbunds?

Ah!…Lavedremo.

Sipotrebbeintantopensareallacolazione.Sonogiàdieciorecheiodigiunoechissàdaquantigiorniquelpoveroselvaggiostaguardandolalunaeilsole.–

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Fece nuovamente il giro della piccola veranda, poi avendo trovato un bambù più altodeglialtri,chesporgevaoltreiltetto,simiseasalire.

Su dei bastoni piantati nelle foglie secche di banano che formavano il tetto, stavanoappollaiateottosplendidekakatoedallepennecandidissimeediciuffiogiallo-aranciatiodelicatamenterosei,tenuteprigionieredadeisottilissimirotangs.

– Che siano delle divinità? – si chiese ilmaharatto. – Bah, ne faranno a meno. Sitroveranno forse meglio nei nostri corpi. Cane d’un greco!… Non mangerò le fogliesecche del tetto io!Non farò degli arrosti,ma per qualche giorno non creperò di famecometusperavi.–

Inizio

12.Unafugamiracolosa

Sieraarrampicatosultetto,arischiodifareunospaventevolecapitombolo,etenendosiben fermo alle traverse e alle legature delle grosse foglie di arenghe saccarifere e dibanani,ammucchiateastrati,erariuscitoaraggiungereivolatili.

–Mieicari,–disse,–mirincrescepervoi,malafamenonragionaepoiglideivihannocreatoperriempireanoiilventre.–

Le kakatoe protestarono strepitosamente, starnazzando le ali e cercando di beccarel’affamato.

Ilmaharattononeraperòuomodaspaventarsipercosìpoco.Allungòlemani,afferròilvolatilepiùgrossoelostrozzò.

–Peroggibasterà,–dissepoi,retrocedendoconprudenza.Nonconsumiamotuttod’uncolpolenostreprovviste.Epoiilselvaggiochemitienecompagniapotràcontentarsidellatestaedellebudella.Nonègiàstatoluiadesporsialpericolodirompersiilcollo.–

Raggiunse il margine del tetto e si lasciò cadere leggermente sulla piccola veranda,tenendobenestrettoildisgraziatovolatile.

Stava per entrare nella capannuccia, quandoudì verso terra dei colpi sonori, i quali siripercuotevanosuibambùintrecciaticheformavanoisostegni.

Kammamuri si curvò sul piccolo parapetto della veranda e vide i quattro dayachi diguardiatagliareagrancolpidiparangsleduelunghissimepertichecheservivanodiscala.

–Citolgonoimezzididiscesa,–mormorò,facendounabruttasmorfia.–SivedecheilgrecohaintenzioneditenermiquassùfinchélafamemiportinelcailassondiSiva.

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Sonoperòdeglistupidiquestidayachi.Sipotrà semprescendere, lasciandosi scivolareattraversoibambùesaltandoditraversaintraversa.

Sarà una ginnastica certamente pericolosissima che io però, appena giungerà il buonmomento, tenterò senza troppa esitazione. È assolutamente necessario che raggiunga imieipadroniecheliavvertadellapresenzadiquelmaledettogreco.–

Entrònellacapannucciaerimasenonpocosorpresonelvedereilnegritoestrarredaunafessurad’ungrossobambùcheserviva,comesisuoldire,diparetemaestradellacasa,deipiccoliinsettibiancastriemangiarseliconinvidiabileappetito.

–Checosafai?–glichiese.

–Lamiacolazione,–risposeilselvaggio,ridendo.

–Conchecosa?

–Collelaron.–

Ilmaharattononpotétrattenereunoscoppiodirisa.

–Èconquellelarvechetutinutrisci?

–Iquattrogrossibambùnesonopieni.

–Comemaileformichetermitihannodepostolelorouovadentroqueilegni?

–Sarannostatepoileformiche?–chieseilnegrito.

–Chivuoichesianostatidunque?

–Idayachi.

–Pernonfartimancarelacolazione?

–Lelarvesisviluppanoprestoequandosonogrossedivoranoviviuominieanimali.Lehannomessecertamentelìdentroperfarmistrapparelacarneeottenere,senzaalcun’altrapreparazione,ilmiocranioperfettamentevuoto.

–Ah!…Canaglie!…–gridòKammamuri.

– Non le lascerò però sviluppare, – aggiunse il negrito, il quale, pur parlando, noncessava d’inghiottire manate di larve. – Giacché le ho scoperte, le consumo. Ne vuoi,orang?

–Preferiscoilmiovolatile,–risposeilmaharatto,facendoungestodidisgusto.

–Iolemielaron,–risposeilnegrito.

Le laron, le quali, come abbiamo detto, non sono altro che le larve delle termiti,costituiscono peimalesi e peidayachi un ottimo piatto e quei due popoli ne fanno unconsumoenorme.

Perloroèunrisoanimalechemangianoperòquasisemprecrudo.Qualchevoltaperòlocondisconoconunintrugliodigamberettisalatiepestati.

Mentreilnegrito,armatod’unpezzodi legno,forzavalefessuredeigrossibambù,già

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fatteprimadaidayachiefacevacaderesuunafogliagruppidilarve,Kammamurisieramesso a spennacchiare la kakatoa la quale era bene in carne. Oh! Se avesse potutoaccendereilfuoco,chesuperbacolazioneavrebbefatto!Disgraziatamentenonpossedevanél’acciarino,nél’escaepoinonavrebbeosatoesporsiaduncosìgravepericolo.

Unasolascintillasarebbebastataperdistruggereinpochiistantiquellacapanna,formatadifoglieseccheediraminonmenosecchi.

–Sevuoitioffrolatestaelebudella,–disse,quand’ebbebenpulitoilvolatile.

Fuquestavoltailnegritochefeceungestodiribrezzoeanchedispavento.

–Come!Nonsimangianolekakatoeneltuopaese?–chieseKammamuri.

–Sì,manonquellelì,–risposeilnegrito.–Sonoantu.

–Spiritimalvagi,vuoidire.Perchélihannorelegatiquassù?

–Perchéportinovialanostraanima,suppongo.

–Inattesachequestosiprendalamia,iodivoreròilsuocorpo,–risposeilmaharatto.–

Quantunque gli ripugnasse un po’, spinto dalla fame, addentò il volatile e si mise adivorarlo, non tutto però. Doveva pensare anche alla cena, non essendovi grandeabbondanzadikakatoesullacimadellacapanna.

–Ora,–dissealnegrito, ilqualeavevapure terminata la suacolazione,– sipotrebbecercareilmezzodiandarcene.Veglianoanchedinotteidayachi?

–Sempre.

–Quanti?

–Quattro.

–Tengonoaccesoilfuoco?

–Sì,orang.

–Nonhaimaicercatodifuggire?

–Ètroppopresto.

–Checosavuoidire?–

Ilnegritoguardòilmaharattoconunacertadiffidenza.

– Si direbbe che tumi nascondi qualche cosa, – disse ilmaharatto, il quale se n’eraaccorto.–Nonsonoanch’iounprigionieroalparidite,condannatoamoriredifame?

–Èvero,orang,–risposeilnegrito.

Si avvicinò a un cumulo di foglie secche, vi affondò dentro le mani e mostrò almaharatto stupito una corda bianca, non più grossa d’un dito, filata magnificamente estraordinariamentelunga.

–Chil’hafatta?–chieseKammamuri,ilqualestentavaperfinoacredereaisuoiocchi.

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–Io.

–Tuhaicompiutoquestolavoro!Maquestoècotone!

–Areng,–risposeilnegrito.

Fu per l’indiano una rivelazione. Le piante che i dayachi e anche i malesi chiamanoareng8 sono le più preziose che crescano sotto quei climi, dopo quelle del cocco edell’alberodelpane.

Sono delle palme superbe, elegantemente piumate, apprezzate soprattutto perchépraticando una spaccatura nel tronco si ottiene un liquore zuccherino chiamato toddi,chiaro,limpido,dacuisiestraeunosciroppomoltoapprezzatochesurrogabenissimolozucchero e che, lasciato fermentare, dà un liquoremolto inebriante, conosciuto sotto ilnomedituwak.

Quellepreziosepiantenonsilimitanoaprodurreunlitrodiliquidoognigiorno.Rendonobenaltri servigiaimalesieaidayachi,poiché il loro tronco,alparidiquellodeisagu,contieneunasostanzafarinosachepuòservireperfabbricareunaspeciedipane,mentredalle loro foglie si estrae una specie di cotone che ha fibre resistentissime e che vieneadoperatonellafabbricazionedellecorde.

Ilmaharattononebbebisognodichiederealnegritocomeavessepotutoprocurarsituttaquellamateria,poichétutte lefogliesecchecheingombravanolacapannaaereaeanchequelledeltettoeranoavanzidifogliediareng,giàormaiprivatedellelorofibre.Quantodoveva avere impiegato il prigioniero per intessere quella fune? E di quanta pazienzaaveva dovuto aver bisogno? Kammamuri, troppo lieto di sentirsi fra le mani quellafunicella,nonsioccupòdidomandarglielo.

–Toccainterra?–chiesealnegrito,ilqualesembravaorgogliosodelsuolavoro.

–L’hogiàprovataduevolte,durantelanottescorsa.

–Nontiavrannovedutoiguardiani?

–Sarebberosalitiperportarmelavia.

–Qualchevoltasonounabestia,–disseKammamuri.–Aspettiamoquestasera.Sehaisonnopuoicoricarti.Nonhobisognodite.–

Appese ad un ramo sporgente dalla parete il suo mezzo volatile e uscì sulla piccolaveranda.

Il povero uomo appariva assai preoccupato e non cessava dal chiedersi, con vivaangoscia,checosaeraavvenutodeisuoipadroni.

Erano riusciti a sfuggireall’urtodeibufali eaidayachi sguinzagliatidietrodi lorodalgreco?

Quel pensiero non cessava di tormentarlo senza posa, quantunque sapesse di che cosaerano capaci quei tre formidabili uomini che avevano rovesciato un regno, distrutta laterribilefederazionedeithugsindianiefattetremareperfinoleflotteinglesideimaridellaMalesia.

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Guardò verso la kotta e non scorse nessuno. Si sarebbe detto che prima che sorgessel’albatuttalapopolazionesieraslanciatanellaforesta,forseallacacciadiSandokan,diYanezediTremal-Naik.

Perfinoledonneeibambinieranoscomparsi.

Solamente sotto la capanna aerea vegliavano quattro uomini, seduti sotto un piccoloattapcostruitoconpochibastonietreoquattroenormifogliedibanano.

–Cheimieipadronisianostatisorpresi?–sichieseconansietà.

–No, non è possibile, – riprese pocodopo, scuotendo il capo. –Non sonouomini dacaderestupidamenteinunagguatoepoisenzaconsumarealmenolelorocariche.Senonhouditoalcuncolpodicarabinavuoldirechesitrovanoancoraliberi.

Disgraziataspedizione!Quelladell’Assameracominciatameglio.–

Si gettò sulla veranda, attendendopazientemente che la giornata trascorresse, temendosemprediudiredaunmomentoall’altroqualchescaricadifucili.

Ilnegrito, benpasciuto di larve di termiti, russavagià beatamente, senzapreoccuparsidellasuatestacheavrebbedovutofiguraresuqualchepalco,selafuganonfosseriuscita.

Nulla accadde durante quelle dieci ore. I quattro guardiani non avevano cessato dichiacchierare sotto l’attap, lanciando solo di quando in quando qualche sguardo versoquellaspeciedialtissimagabbia;nelvillaggiopiùnessunoeraricomparso.

–Chetardinoancoraqualcheoraenoitenteremoilcolpo,–disseKammamuri.–Nonmiricaccerònellaforestasenz’armi.–

Il soleeragià tramontatoe l’oscuritàerapiombata.Dallapartedel fiumesoffiavaunafrescabrezzacaricadimilledeliziosiprofumiedietroicannetigorgogliavalacorrente.

Kammamurientrònellacapannaetrovòilnegritooccupatoarimpinzarsinuovamentedilarve.

–Lasciaandareletuelaron,–glidisse.–Ètempodiagire.

–Siva?

–Dammilacorda.Saràabbastanzaresistente?

–L’hointessutaioebasta,orang,–risposeilnegrito.

–Ah!…Hocapito:tuseiilcordaiodellatribù,aquantopare.

–Dormonoidayachi,orang?

–Tresì:ilquartostaaccendendoilfuoco.–

Prese la corda, neprovò la soliditàperun lungo tratto, poi soddisfattodaquell’esamelegòsolidamenteuncapoaunodeiquattrogrossibambùcheformavanoiquattroangolidellacapanna.

–Elearmi?–disse.–Avremobisognoalmenod’unrandello.

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Ah!…Sultettovenesono;strapperòquellicheservonod’appoggioallekakatoe.

Tuintantosorveglial’uomodiguardia,amico.

–Sì,orang,–risposedolcementeilnegrito.

Kammamuritornòauscire,s’aggrappòaibambùdellaverandaesalìsultetto.Stavaperavanzarsi quando udì i volatili schiamazzare e li vide, fra la semioscurità, starnazzarefuriosamenteleali.

–Checosasuccedeora?Chequestiuccellaccidelmalauguriosianostatipostiquassùperdarel’allarmeagliuominidiguardia?PerSivaeVisnù!…Vogliostrozzarlitutti!…–

Sieragiàaccostatoallekakatoe,quandosentìunmorsodolorosoadunginocchio,poiunaltroall’estremitàd’undito.

Sierasubitoarrestatoguardandofralefoglieenormichecoprivanoiltetto,mal’oscuritàerasenonmoltoprofondaabbastanza intensaperpoterscopriresubitounanimaleouninsettodipiccoledimensioni.

Aduntrattosisentìlafrontecoprired’unsudorediacciato.

–Letermiti!…divoranolepoverekakatoe,inattesadistrappareanoilapelleelacarnebranoabrano.Senoncifosselacordadomaninessundinoisarebbevivo.Miserabili!…Lehannointrodotteneibambù.–

Strappòrabbiosamenteduebastoni,conpochicolpi fulminòivolatiliperchécolle lorogridanonattirasserol’attenzionedeiguardiani,poisceserapidamente.

– Scappiamo, – disse al negrito, che lo aspettava colla corda in mano. – La nostraabitazionestaperessereinvasadalletermiti.

–Brutteecattivebestie,–risposeilnegrito.–Sempreaffamate.

–Checosafailguardiano?

–Stapreparandosiilsiri.

–Dove?

–Vicinoalfuoco.

–Vediamo: voglio essere sicuro delmio conto, prima di tentare l’evasione. È tornatonessunoallakotta?

–Nessuno,orang.

–Benissimo.

S’affacciòalpiccoloparapettodellaveranda.Deiquattroguardiani,tredormivanosottol’attap; il quarto stava accoccolato dinanzi ad un falò, tutto occupato a prepararsi unabuonaboccatadisiri.

Èilsiriunaspeciedicocaboliviana,compostod’unafogliaaromaticadipiperbetel,dinocedipinangossiadiarecachatecu,d’unpo’disuccoconcentratodell’uncariagambired’unpizzicodicalceviva.

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Nonavendogliisolanidellegranditerremalesianel’abitudinedifumare,masticanoquelmiscugliofortissimo,ilqualenonhaaltraproprietàchedirovinareidentiediarrossarelasaliva.

Ildayacoeratantooccupatonellapreparazionedelsuosirichenonpensavadidare,diquando in quando, uno sguardo alla capanna aerea. Probabilmente si teneva del tuttosicurodellaimpossibilitàd’unaevasione,dopoiltagliodelleduepertichecheservivanodiscala.

–Questoèilbuonmomento,–disseKammamuri.–Seperdiamoquestaoccasionenonla ritroveremo mai più. La kotta è ancora deserta, tre dei guardiani addormentati.Lavoreremoagrancolpidibastone.–

Lasciò scendere la funicella, dall’altra parte della capanna aerea, per evitare di veniresubitoscortoeassalitoacolpidicerbottanaodiparang-ilang.

–Primame,–dissealnegrito.–Sonomoltopiùrobustoditesenonpiùagile.–

Sicacciò ilbambùattraverso la largafasciacheglistringeva i fianchi,s’aggrappòallacorda e si lasciò scivolare dolcemente, cercando di evitare le traverse e i sostegni dibambùches’incrociavanoaldisottodellacasaaerea.

Fucostrettoperò,ametàdelladiscesa,afermarsi,poichéc’eraunaspeciedipiattaformaformata da un traliccio di nervature di foglie, che teneva collegati tutti i bambù dellacostruzione.

Ildayacodiguardia,sempreoccupatoaprepararsiilsuomiscuglio,nonsieraaccortodinulla,tantaprudenzaavevausatal’indianonelcompierequellaprimadiscesa.

Sisagiàchegl’indùsonofamosinelleloroscalate,nellelorodiscese,comeneifurtichecommettono. Nessun ladro potrebbe competere con loro, poiché sono capaci di rubareperfinolacopertasullaqualedormeunuomosenzafarsisorprendere.

Kammamuri,comemaharatto,nonvalevamenodeglialtrisuoicompatriotti.

Rimasepochisecondisultraliccio,poidopoaverconstatatoaccuratamentecheildayacononavevaavvertitoalcunrumore,ripreseladiscesa.

Unquartodiminutodopotoccavailsuolo,gettandosiprontamentedietroauncespugliochecrescevaabrevedistanza.

Aveva afferrato a duemani il bastone, risoluto ad impegnare la lotta contro i quattrosorveglianti.

Alzògliocchiversolacasaaereaescorseconfusamenteunaformaumanachescendevapurelungolacorda.

Erailnegritochecompivalasuadiscesa,nonmenorisolutoancheluiadimpegnareunaferoce battaglia per strappare il suo cranio alla collezione del capo della kotta,interessantissimacerto,manienteaffattopiacevoleperilpoveroselvaggio.

Kammamuri, confuso fra i bambù che s’intrecciavano strettamente alla base dellacapannaaerea, si era rimessoa sorvegliare il guardiano.Questi parevachenon si fosse

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accortodinullapoichécontinuavaaprepararebocconidisiriperoffrirneprobabilmenteancheaicompagni.Ilnegritofinalmentetoccòasuavoltaterra.

–Fuggiamo,orang,–glidissesottovoce.

–Così,armatidisolibastoni?Seipazzotu.Chioserebbeinoltrarsidinottenellagrandeforestapienadianimaliferoci?Vieniepicchiasodo!…–

Si cacciarono inmezzo al gigantesco intreccio di bambù, avanzandosi sulla punta deipiedie,scivolandocautamentefraletraverse,giunseroapochipassidalfalò.

Ildayacovolgevalorolespalleestavafacendoapezzidellenocid’areca.Vicinoavevailparang-ilang,unasplendidasciabolad’acciaionaturale,collapuntainformadidocciaeunacerbottanaconunfasciodifrecceprobabilmenteavvelenateocoll’upasocolsuccodelcetting,ancorapiùmortaledelprimo,poichéintrodottonelsangueinterrompesubitolacircolazione,produceiltetanoeuccideinpochiistanti.

–Ameilparang,–sussurròKammamurialnegrito,–atelacerbottana.–

Impugnòsolidamenteilbambù,piombòsulguardianoegliappioppòuntalecolposullatestada farlo stramazzare tramortito, senzacheavesseavuto il tempodimandare ilpiùlievegrido.

Raccogliere le armi e le frecce e fuggire in direzionedel fiume, seguìto da pressodalnegrito,ful’affared’unmomento.

GiuntodinanziaiprimialbericheformavanocomeunafascialungolerivedelMarudu,assaiprofondaemoltointricata,sifermòunistantepervedereseglialtritredayachichedormivanosottol’attapsieranoslanciatiainseguirlo.

Si erano infatti svegliati,ma invecedimettersi subito in cerca dei fuggiaschi, stavanoarrampicandosi,coll’agilitàdellescimmie,supeibambùchereggevanolacapannaaerea,balzandodiquandoinquandoditraversaintraversa.

Volevano certamente assicurarsi se i prigionieri si trovavano ancora lassù, prima dicominciarelericerche.

–Salutatemilekakatoe,–dissel’indianoridendo.–Gambe,negrito.

–Dovevuoiandare?

–Voglioraggiungereilfiume,innanzitutto.SodoveimieicompagnieranodirettiedèpiùprobabilecheioliincontrisulMaruducheinmezzoallagrandeforesta.Epoiiodevoraggiungerel’isolotto.–

Sieranomessiacorrere,l’unoimpugnandoilparang-ilangel’altrolacerbottanaentrolaqualeavevagiàpassataunafrecciaformatadaunsottilecannellodibambù,lungoventicentimetri,armatoall’estremitàd’unaspinaecheconunpoderososoffiopotevalanciarefinoallanonbrevedistanzadiquarantametri.

Quella ritirata precipitosa attraverso a quel lembo di foltissima foresta durò un quartod’ora,poiilmaharattosifermò.

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Il fiume scorreva, rumoreggiando cupamente a soli pochi passi, stretto fra due riveingombredigiganteschecannepalustri.

–Orang,–disseilnegrito,–nontifermarequi.

–Perché?

–Idayachidevonoessersimessiincacciadietrolenostreorme.

–Cheleabbianoscoperte?

–Nesonosicurissimo.

–Saiadoperarelatuasumpitan(cerbottana)?

–Sonouncapotribù.

–Toh!…Tiavevocredutounfabbricantedicorde.

–Iononsbagliomaiquandopuntolasumpitan.

–Checosamiconsiglidifare?–

Ilnegritogliindicòicanneti.

–Là,–disse.

–Eigaviali?

–L’acquaètroppobassaeilfangoprofondoeperciònonpotrannovenireamangiarcilegambe.

–Questiselvaggisonopiùfurbideicateri(demoniindiani),–mormoròKammamuri.

Scesero la riva, aprendosi il passo fra i cespugli che la ingombravano e si fermaronodinanziaicanneti.

Ilnegritospezzòunbambù,tastòprimailfondoperaccertarsidellaresistenzadelfango,poi,soddisfattodaquell’esplorazione,fececennoaKammamuridicacciarsifralecanne.

–Etunonvieni?–chiesel’indiano,vedendocheilnegritononloseguiva.

– Ti raggiungerò più tardi, orang. È necessario sorvegliare le mosse dei dayachi. Ioconoscoleforesteesapreipassareaduepassidalnemicosenzafarmiscoprire.

–Sevedifraidayachiunuomobiancolanciaunafrecciaa luiprimacheaqualunquealtro.

–Untuanuropa?

–Sì.

–Laprimasaràsua.–

Ciòdettoilnegrito risalì la rivaescomparvefra icespugli,senzaprodurre ilpiù lieverumore.

Kammamuriinvececontinuòadavanzarsiattraversoleimmensecanne,tastandoilfondoconlapuntadelparang-ilang.

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Di passo in passo che s’allontanava dalla riva lo spessore del fango e l’acquaaumentavano,sicchégiuntoaduncertopuntositrovòimmersofinoallacintola.

–Basterà,–disse.

Con pochi colpi di sciabola fece cadere una mezza dozzina di canne affinché gliservisserodiappoggioesisedettesuquellaspeciedizattera,tenendogliocchifissisullarivaetendendobenbenegliorecchi.Dietrolesuespalleilfiumegorgogliavainfiltrandole sue acque fra i canneti; più lontano invece la corrente libera non cessava dirumoreggiare.

Eranoquelliisolirumorichesiudisserofraletenebre,poichéanchelagrandeboscagliaera silenziosa come se tutti gli animali notturni, per qualche causa misteriosa, fosserofuggitimoltopiùlungiacercareleloroprede.Kammamuriperò,checonoscevaperlungapraticaqualisorpreseattendonol’uomosuimarginidellegrandiselveesoprattuttolungolerivedeifiumideserti,noneramoltotranquilloperquelsilenzio.Continuavaatenderegliorecchiespalancavagliocchipiùchepoteva,comesetemesseunimprovvisoassalto.

Aduntrattotrasalì.

Fiutando l’aria aveva raccolto un acuto odore di selvatico, quell’odore speciale cheemananolebelveferociechenonsfuggemaiaivecchicacciatoridelleregioniequatoriali.Glieragiuntoalnasosullealidellaleggerabrezzachesoffiavadall’altrapartedelfiume.

–Questononèodoredidayachi,–mormorò,scendendoprecipitosamentedallazatterinae poggiando i piedi sul fondo fangoso del fiume. – Ho cacciato troppi anni nelleSunderbundsindianedelGangeperingannarmi.

Viè,abrevedistanzadame,qualchetigreoqualchepanteramacchiataonerachecercalasuacenafraicanneti.

Vi fosse almeno il negrito ad aiutarmi. Le sue frecce avvelenate potrebbero serviremegliodelmioparang-ilang.–

Guardò da tutte le parti, impugnando la pesante sciabola a due mani e non riuscì ascorgerenulla.

–Eppurequalcheanimalecercadisorprendermi,–mormorò.–Ilmionasoèsempreinbuonostatoedharaccoltobenissimoquell’odoreametropponoto.–

Stette immobile qualche minuto, in preda a un’ansietà facilmente comprensibile, nonsapendodaqualeparteilpericolostavapergiungere,poisimisearetrocederelentamenteesilenziosamentepercercareunrifugiofraicespuglidellariva.

Avevagiàpercorsitreoquattropassiquandoudìunostarnazzared’aliesividepassaresopralatesta,convelocitàfulminea,unadiquellegrossepelargopsisacquatiche,munited’unenormebeccorossoesparireversolaforesta.

– Brutto segno, – disse Kammamuri, le cui inquietudini aumentavano. –Quell’uccellaccio non si sarebbe alzato a quest’ora se non fosse stato disturbato. E ilnegrito non giunge ancora!… Che sia stato già decapitato dai dayachi o divorato daqualchetigre?–

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Fece un’altra breve fermata, tendendo nuovamente gli orecchi e udì, dinanzi a sé, unleggerofruscio.Parevachequalcheanimalecercassediaprirsiilpassofrailcanneto,collemaggioriprecauzioni.

Larivaeraancoratroppolontanaperpoterlaraggiungereepoinonconvenivaall’indianodivolgere le spalle al nemico.Sedinanzi a sé aveva, come supponeva,una tigreounapantera, tanto valeva rimanere in acqua, poiché non lo avrebbero certamente lasciatoscapparesenzatentareunvigorosoassalto.

Cercòcoipiediunfondopiùsolidopernoncorrereilpericolo,nelmomentosupremo,discivolare,affondòbenbenelegambeperassicurarsil’equilibrioeatteseintrepidamentelacomparsadelsuomisteriosoeprobabilmentemoltoaffamatoavversario.

Lo strofinio, sempre leggerissimo, continuava e non veniva sempre dalla medesimadirezione.Certol’animalenonpotevaavanzarsiasuoagioecercavaipassaggipiùfacili.

Kammamuri,curvosusestessoperoffriremenobersaglinelcasod’unassaltofulmineo,teneva il parang ritto dinanzi a sé, stretto con tutte e due le mani affinché meglio gliservissedidifesaedioffesa.

Unaltrominutoeratrascorsoquandoscorse,attraversolealtecanne,duepuntiluminosi,d’unafosforescenzaverdastra,chesifissaronosubitosudilui.

–Occhidipantera,–mormorò.–Liconosco!–

Inquelmedesimoistantesiudìversolarivacomeunostrepitodiramispezzati,poiuntonfo,comeseunuomosifossegettatoinacqua.SubitoiduepuntiluminosiscomparveroeKammamurividedistintamentelecanneondeggiarerapidamenteall’indietro.

La pantera, spaventata da quel rumore, batteva in ritirata verso il corso libero delMarudu?Cosìalmenopareva.

Kammamuri,certodinonvenireassalito,almenopelmomento,indietreggiòasuavoltarapidamente,uscendodalcannetoesitrovòfacciaafacciacolnegritoilqualeglidisse,convoceaffannata:

–Vengono.

–Idayachi?–chiesel’indiano.

–Sì.Hannoscopertelenostreormeeleseguono.

–Quantisono?

–Tre.

–Quellichedormivanosottol’attap?

–Devonoessereloro.

–Checiscoprano?

–Ilcannetoèfoltoenonpotrannoseguirelenostretracceinacqua.

–Mailcannetononèpiùsicuro.

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–Perché?–chieseilnegrito,stupito.

–Setutardaviagiungere,unapanteramiassaliva.

Ilselvaggiostetteunmomentosilenzioso,poiguardandolasuacerbottana,disse:

– Preferisco le belve ai tagliatori di teste. E poi non ho la sumpitan? Le frecce sonoavvelenateeucciderannoleuneeglialtri.Prestoorang:nelcanneto.–

Inizio

13.Lacavernadeipitoni

Non vi era un momento da perdere. Quantunque una pantera, macchiata o nera, siaggirasseinmezzoaicannetiincercadiqualchepreda,eracertamentemenopericolosadiqueitredayachi,iqualipotevanoesserediventatidiecioquindicieanchemoltidipiù.

I denti delle belve feroci sono indubbiamente pericolosissimi, però lo sono ben più lefrecceintintenelsuccodell’upasodelcetting,controilqualenonc’èalcunantidoto.

L’indianoeilfigliodelleselveattraversaronoquindirapidamenteilcanneto,cacciandosiversoilgrancorsodelfiume.

Ilnegritoprecedevailmaharatto,tenendolacerbottanaall’altezzadellabocca,prontoalanciarecontrolaterribileeaffamatabelvalafrecciamortale.

Nonsiavanzavaperòacasaccio.Ognidueotrepassisifermavaperascoltare,poiaprivacondelicatezzalecanneenonfacevaunpassoinnanziseprimanonerabensicurodinonscorgerenessunpuntoluminoso.GiuntipressolagrancorrentedelMarudu,ilnegrito,ilquale non aveva cessato di perlustrare il fondo melmoso, si volse verso Kammamuri,chiedendogli:

–Orang,sainuotare?

–Perchémifaiquestadomanda?–chiesel’indiano.

–Se idayachi perlustrano il canneto saremo costretti ad abbandonarci alla corrente eattraversareilfiume.

–Uncorsod’acqua,perquantosialargo,nonmihamaifattopaura.Vorreiperòrimaneresuquestariva.

–Sivedrà,orang,–risposeilfigliodelleselve.–L’acquanonconservaletracce.

Cerchiamodinonmostrarci.

–Edinonfarcimangiaredallapantera.

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–Tihodettocheaquellacipensoio,orang.

Si formarono un letto di canne, spezzandole in più parti, e si sedettero l’uno pressol’altro,aspettando lacomparsadeidayachiodellabelva.La lunacominciavaasorgere,proiettandolasualuceazzurrinasulfiume.S’alzavasopraigrandialberi,occhieggiandobizzarramentefrairami.

Le acque scintillavano di momento in momento più vivamente, e dalla riva oppostacontinuavano a giungere, a intervalli, dei soffi d’aria fortemente impregnati dell’acutoprofumodeifioridellabelladinotte,ossiadellasundamatune,chevuoldireanchealberotriste,perchéisuoifiorinonsischiudonochedopoiltramontodelsole.

Trascorseroquindicioventiminutisenzachenullaaccadesse,poiaduntrattoilnegritourtòilgomitodiKammamuri,dicendo:

–Livedi,orang?

–Chi?

–Idayachi.

–Dovesono?

–Scendonosullariva.

–Tuhaiunavistaprodigiosa.Iononscorgonulla.

–Striscianofraicespugliecercanodinonfarsivedere,orang.–

L’indiano si alzò e guardò attentamente verso la riva. Vide infatti tre uomini sorgereimprovvisamenteinmezzoagliultimigruppidivegetalieavanzarsicautamenteversoilcanneto.

– Furfanti, – mormorò. – Non hanno perdute le nostre orme, nemmeno durante latraversatadelbosco.Vedremosesaprannoritrovarleanchesulfondodelfiume.–

I dayachi si erano fermati e pareva che si consigliassero sul da farsi. Finalmente unoscesenelfiume,mentreglialtriduetenevanolecerbottaneall’altezzadelmentoperesserepiùprontialanciarelelorofreccemortali.

Quello che era sceso in acqua si eramesso subito a perlustrare il fondo, facendo deifrequentituffi.

–Cheriescaaritrovarelenostretracce?–chieseKammamurialnegrito,ilqualeavevaabbandonatalazatteraimmergendosifinoalpetto.

–Nonloso,–risposeilselvaggio,ilqualeperòapparivanonpocopreoccupato.–Sarànecessarioperdereunafreccia.

–Spiegatimeglio.

– Ucciderlo nel momento che sta per emergere. I suoi compagni potranno benissimocrederecheungavialel’abbiaportatovia.

–Seisicurodeltuocolpo?

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–Tihodettochesonouncapo,orang,–risposeilnegrito.

Stavapermuoversieportarsiabuontiro,quandoisuoiorecchifuronocolpitidaunlieverumorechevenivadallapartedelfiumeenongiàdallarivaoccupatadaidayachi.

–Haiudito?–chieseaKammamuri.

–Dellecannesisonomosse,èvero?

–Sì,orang.

– È la pantera, ne sono sicuro. Quellamaledetta bestiaccia verrà a guastare le nostrefaccende.

–Lascio l’uomoemioccupodellapantera,–disse ilnegrito.–Pelmomentoè lapiùpericolosa.

–Nontradiràlanostrapresenza?

–Lefreccedelsumpitansonosilenziose.Abbassatipiùchepuoi,orang.–

Kammamurisiinginocchiòsulfondo,inmododanonemergerechecollasolatesta.

Ilnegritofuprontoaimitarlo.

Il fruscio continuava. La pantera non voleva lasciare il fiume, a quanto pareva, senzaaverelasuacena.

Il negrito conservava una immobilità assoluta. Aspettava il momento opportuno perlanciare il suo strale, prima che avvenisse l’attacco. Era questo che voleva prevenire,essendoloslanciodellepanterequasisempreinevitabile.

Kammamuri si teneva pronto a prestargli manforte col suo pesante e affilatissimoparang,cheimpugnavasaldamente.

D’improvviso il fruscio cessò e i due punti luminosi ricomparvero amenodi quindicipassi.

–Eccola,–sussurròl’indiano.

–Lavedo,–risposeilnegrito.

Accostòrapidamenteallelabbralacerbottana,miròqualcheistante,poisiudìunsibiloappenapercettibile.

Lafrecciaavvelenataerapartita.

Trascorse qualchemomento, poi un urlo rauco, furioso, ruppe il silenzio che regnavasoprailcanneto.Lapanteracominciavaaprovareiterribilieffettidelcetting,velenopiùprontoepiùsicurodiquelloprodottodalsuccodell’upas.

–Colpita,–sussurròKammamuri.

–Tiavevodettocheioerouncapo,–risposeilnegrito.

Lapanterasidibattevafuriosamente,rantolandoespezzandoferocementelealtecannechesitrovavanoaportatadellesueunghie.

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Perunaquindicinadisecondileurlasiseguironosenzainterruzione,poisiudìuntonfo.L’animaledovevaessersigettatonel fiume,forsecollasperanzache l’acquacalmasse lesueatrocisofferenze.

–Nonusciràpiù,–disseilnegrito,ridendo.–Occupiamocioradeidayachi.

–Seiunbrav’uomo,–glirisposeKammamuri.–Nonavreimaicredutocheunafrecciacosìpiccolapotessemetterefuoridicombattimentounacosìformidabilebelva.–

Ambeduesieranovoltatispingendoglisguardiversolariva.

I due dayachi di guardia erano ancora al loro posto; il terzo, invece, quello cheperlustravailfondo,erascomparso.

–Nonloveditu?–chieseKammamuri,guardandosiintorno.

–No,orang.

–Chequalchegavialeloabbiaportatoviamentrenoiaffrontavamolapantera?

–Avremmouditoqualchegrido.

–Chesiagiànelcannetoechecerchidisorprenderciallespalle?

–Guarda,–disseinveceilnegrito.

–Checosa?

–Ancheiduedayachiscendononelfiumeenonsonosoli.

–Sonoaccompagnati?

–Visonoaltriuominichestriscianofraicespugli.Orang,fuggiamooverremopresi.

–Attraverseremoilfiume?

–Nonabbiamoaltraviadiscampo.

–Eigaviali?

–Forsedormonoancora.Seguimi,orang,setipremesalvarelatesta.–

Si eranomessi inmoto attraverso il canneto per raggiungere ilmargine e precipitarsinellaliberacorrente.

Già stavano per aprirsi il passo in mezzo alle ultime file, quando il negrito fermòbruscamenteKammamuriealzòlasumpitan.

–Un’altrapantera?–chieseconunfilodivocel’indiano.

–No,ildayacocheperlustravailcanneto,–risposeilnegrito.

–Comehafattoagiungerciallespallementrepocofacistavadinanzi?

–Silenzio:s’avanza.Curvati,orang,elasciafareame.–

Kammamuri,ilqualeormaiavevapienafiducianell’abilitàmeravigliosadelsuopiccolocompagno,obbedìsenzaaggiungereverbo.

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Siudiva,ditrattointratto,l’acquagorgogliareintornoaglienormigruppidicanne,mainmododiversodalrumorecheproducelacorrentenelfrangersi.

Eracertamenteildayacocheproducevaquelrumore.

Ilnegrito,nascostoinmezzoallecanne,sembravaunabelvainagguato.Avevapassatoattraverso a due fusti la terribile e silenziosa arma e non aspettava che la comparsadell’odiatonemicoperagirerisolutamente.

Tutte le suemembraerano raccolte come se si preparasse a spiccareun salto, e i suoiocchibrillavanocomecarboniaccesi.

Avevagià imboccata lacerbottanaegonfiava lentamente legote.Unaltrodebolissimosibilofendettel’aria,seguìtodaduegridadisperate:

–Apang!…Apang!…(Padre!Padre!)–

Ildisgraziatodovevaesserestatocolpito,enellospasimosupremoinvocavasuopadre,rimastoforsepressolarivainsiemeall’altroguardianodellacasaaerea.

Unurlofeceecoalladisperatainvocazionedelmoribondo.

– In acqua,orang, – disse subito ilnegrito. – L’uomo è stato toccato e fra poco saràfinito.

–Vengonoglialtri?

–S’avanzanofraicanneti.

–Vièlalunaecitradirà,amico.

–Nonimporta:saltiamo.–

Idueuominiattraversaronoinunlampoleultimefiledicanneesislanciarononelfiumemettendosisubitoanuotarevigorosamente.

–Nonperderelasciabola,orang,–disseilnegrito,comparendoagalla.

– L’ho passata attraverso la mia cintura. Bada piuttosto alla tua sumpitan che è piùpreziosadelmioparang-ilang.

–Perderòpiuttostolavitachelamiaarma,–risposeilfigliodelleselve.

In quel momento delle urla feroci scoppiarono verso il canneto che avevano appenalasciato.

–Eccoli!…

–Manoallesumpitan!…

–Vendichiamolo!…

–Prendiamoleloroteste!…

Kammamuri e il negrito si erano quasi istintivamente cacciati sott’acqua, per nonricevereunamezzadozzinadifrecceavvelenateattraversoilcorpo.

Essendo entrambi valentissimi nuotatori, percorsero un tratto di cinquanta o sessanta

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metri, tenendosi sempre sott’acqua, sfuggendo così alla bordata di dardi avvelenati,presero unaboccata d’aria e tornarono a immergersi.L’acqua era profonda inmezzo alMarudu, sicché poterono fare un’altra lunghissima nuotata raggiungendo un isolotto disabbiailqualeavevasbarratoloroilpasso.

–Orang,–disseilnegrito.–Nonfermartiqui.Idayachisonotuttiinacquaecidannolacaccia.

–Li sentonuotare,– risposeKammamuri, respirandoapienipolmoni.–Queibirbantitenterannoqualunquesforzoperimpadronirsidellenostreteste.

–Corri,orang.–

Attraversarono in un lampo il banco di sabbia, passando sulla coda di un mostruosogavialeaddormentato,ilqualenonsieranemmenodegnatodiapriregliocchi,etornaronoagettarsinellacorrenteconunmagnificosaltoditesta.

Soli cento metri li separavano dalla riva opposta, la quale appariva pure coperta diboscaglieimmense.

–Affrettati,orang,–disseilnegrito,tornandoallasuperficie.–Continuanoainseguirci.

–Abbiamogiàunnotevolevantaggio.–

Si erano messi nuovamente a nuotare rabbiosamente, facendo sforzi prodigiosi perraggiungerelariva,primachevigiungesseroidayachi.Lasecondatraversatadell’ultimobracciodelMarudufucompiutaconrapiditàfulmineaeiduefuggiaschi,attraversataunatriplice linea di canne, s’arrampicarono frettolosamente su per la riva, gettandosiall’impazzatainmezzoallaforesta.

–Doveandiamo?–chieseKammamuri.

–Seguimisempre,orang,–risposeilnegrito,ilqualecorrevacomeundaino.–Sodovesitrovaunrifugiosicuro.

–Èlontano?

–Seguimi,–silimitòarispondereilfigliodeiboschi.–

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In lontananza echeggiavano le grida degli inseguitori, però dopo qualche minutocessaronobruscamente.

I dayachi dovevano aver attraversato anche essi il fiume ed essersi cacciati sotto laboscaglia. Sarebbe stata una imprudenza segnalare la loro presenza. Kammamuri e ilnegrito continuarono la loro corsaprecipitosaperunaventinadiminuti, poi il primo sifermò,dicendo:

–Nonsonounnegritoio,percontinuareinquestomodo.Iononnepossopiù,amico.

–Siamogiàalrifugio.

–Checos’è?Unacapanna?

–Unaimmensacaverna.

–Saremoalmenosicurilàdentro?

–Sì,quandoperòavròfabbricatounangilung.

–Checos’è?…

–Unabestiachesuona,–risposeilnegrito.

–Echecosanefaraidiquell’angilung?

–Senzaquell’istrumentononsipuòentrarenellacaverna.

–Cisonodeigenimalvagi,deicateri,comenoiindianilichiamiamo?

–Nonticomprendo,orang.Seguimienonparlarealtro.Idayachidevonoesseregiàincorsa.

–Voiavetedellegambed’acciaio;eppureanchegl’indianisonofamosicorridori.

–Dammiiltuoparang-ilang,–disseilnegrito.–Miènecessario.–

Apochipassivieraunenormegruppodibambùgiganti. Il figliodeiboschine tagliòuno,loesaminòperqualcheistante,poilospezzònuovamente.

–Èfatto,–disse, raccogliendounpezzononpiù lungodi trentacentimetri.–Eccounbellissimoangilung.

Corriamo,orang:idayachinondevonoesserelontani.–

Si erano messi a trottare furiosamente attraverso la foresta, gettandosi in mezzo aicalamuseairotangs.

Ilnegrito,ilqualeparevacheconoscesseameraviglialaforesta,filavadiritto,senzamaideviare.

Kammamuri faceva degli sforzi prodigiosi per tenergli dietro e non cessava di dire alpiccolouomo:

–Vuoifarmiscoppiare?Rallentaunpo’,selvaggiodannato!…–

Erano parole sprecate, poiché il negrito continuava la sua corsa indiavolata, saltando

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sopra gli alberi abbattuti dagli uragani e sopra i cespugli, con un’agilità da tigre.D’improvvisosifermò.

–Cisiamo,–disse.

–Dove?–chieseKammamuriconvoceaffannosa.

–Alrifugio.

–Nonvedoaltrochedeglialberidinanzianoi.–

Ilnegrito, invece di rispondere, gli prese il parang e si mise ad incidere il pezzo dibambùchenonavevamai abbandonato, tagliandodapprimadaunaparte epoi facendoparecchietaccheprofondesututtalalunghezza.

–Checosafaidunque?–chieseKammamuri,ilqualenonriuscivaacapirenulla.

Ilnegritostavaperrestituirgliilparang,quandoduecolpidifucileecheggiaronoabrevedistanza,seguìtidaclamoriassordanti.

Kammamuriavevafattounsalto.

–Colpidicarabina!…–avevaesclamato.–LetigridiMompracem!…

–Fuggiamo,orang,–disseilnegrito.–Ilmioangilungèprontoeaddormenteràigrossipitoni.

–Scappatusevuoi,manonio,–risposel’indiano.–Gliuominichehannofattofuocosonomieiamici.Idayachinonhannolecannechetuonano.–

Leurlaeranocessatebruscamenteeancheicolpidifuoco.Kammamuri,inpredaaunafortissimaemozione,ascoltavaattentamente.Ancheilnegritosierapostoinascolto,peròilpoverodiavolotremavacomesefossestatocoltodaunafortissimafebbre.

Quelledetonazionidovevanoaverloassaispaventato.

Aspettavano da qualche minuto quando un altro colpo di fuoco si fece udire a unadistanza di tre o quattrocento metri, poi, dopo un breve intervallo, seguirono altri duespari.

–Sonoloro!…–gridòKammamuri.–Corriamo,negrito.–

Sieraslanciatocomeunpazzoattraversolaboscaglia,urlandoasquarciagola:

–Padrone!…SignorYanez!…SignorSandokan!…–

Glirisposeunanuovascaricaseguìtadavociferazionispaventevoli.

–Padrone!…Padrone!…–ripetéilmaharatto,ilqualesidirigevaacorsasfrenataversoilluogooverimbombavanoglispari.

Unavocesialzòinmezzoaunfoltissimogruppodibanani.

–Chichiama?

–Sonoio,Kammamuri!…–

Tregridarisposero,poitreuominibalzaronofuorialdisottodellegiganteschefoglieche

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coprivano lamacchia: erano Tremal-Naik, Sandokan eYanez, tutti inzuppati d’acqua elordidifangofinoaicapelli.

–Ritrovatoevivoancora!…–esclamòTremal-Naik,precipitandosiversoilsuofedeleservo.

–Permiracoloperò,padrone,–risposeKammamuri,ilqualeparevachefosseimpazzitoperlagioia.

–Lasciateicomplimenti,–disseYanez,–elavoratedigambe.

Idayachicisonoallespalle!…–

Kammamuri si era voltato verso ilnegrito il quale guardava con viva curiosità quegliuomini.

–Conducicisubitoalrifugio,amico,–glidisse.

– Aspetta un momento che facciamo un’altra scarica per fermarli un po’, – disseSandokan.–Cisonotroppovicini.–

Inmezzoallepiantesiudivanodegliuominichecorrevanosfrenatamente,percuotendoagrancolpidikampilanglepianteparassitecheostacolavanolaloroavanzata.

Sandokane i suoi compagni fecerouna scarica a casaccio,poi si slanciaronodietro alnegritoeaKammamuri.

Attraversaronoconslancioirresistibilesetteodottomacchie,poisifermaronodinanziauna colossale rupe, la quale pareva che si prolungasse per molte centinaia di metri inmezzoallagrandeforesta.

Ilnegritosieraprecipitatofraunammassodicespugli,aprendosirapidamenteilpasso.

–Vieni,orang,–avevadettoaKammamuri.–Èquiilrifugioehosemprel’angilung.–

Una spaccatura altissima e larga appena un metro si era offerta agli sguardi deifuggiaschi.

–Dentro,–disseilnegrito.–Iorispondoditutto.–

Clamori altissimi, feroci, echeggiavano in quel momento fra le piante e a non moltadistanza. Idayachi, unmomento fermati dalla scarica, avevano ripreso l’inseguimento,risolutiaimpadronirsidelletestedeifuggiaschi.

–Kammamuri,doveciconducequelpiccolouomo?–chieseYanez.

–Fidatevidilui,capitano,–risposeilmaharatto.–MihadatotanteprovedifiduciacheloseguireianchenelkailassondiSiva,semiguidasse.

–Alloranonsolleviamoquestioni,–disseSandokan,ilqualesiguardavacontinuamenteallespalle.–Anoidevebastaredisalvarelenostreteste,checorrono,inquestomomento,deigravissimipericoli.–

Ilnegritoeragiàentratotenendoinmanoilsuoflautodibambù.

–Questaèunacaverna,–disseYanez.

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–Pareancheame,–risposeSandokan.

–Nonciassedierannopoiidayachi?Atelarisposta,Kammamuri.

–Lasciatefarealnegrito,signori,–risposel’indiano.

–Lasciar fare?…PerGiove!…Che cos’è questo odore? Si direbbe che qui dentro visonodellelegionidiserpenti!…

–Nondovete spaventarvi, signorYanez, – rispose ilmaharatto. – Ilnegrito ha il suoangilung.

–Checos’è?

–Suppongochesiaunistrumentopocodissimiledalflautocheusanoinostrisapwallahindù.

–Checisianoanchequidegliincantatoridiserpenti?

–Cosìpare,signorYanez.

–Avreipreferitoinveceunbuonpacchettodisigarette.

–Fumeraiunserpente,–disseSandokan,ridendo.

–Chepessimotabaccomioffri,fratellino!…Nonlofumerebbenemmenouncacciatorediteste.

–Silenzio,–disseinquelmomentoilnegrito,volgendosiversoKammamuri.

Icinqueuominieranoentratinellacaverna,avanzandoatentoni,poichélalucemancavaassolutamenteinquell’antrotenebroso,quantunquealdifuoribrillassesemprelaluna.

–Sidirebbechenoiscendiamoall’inferno,–disseYanez, ilqualesieraaccortocheilterrenoscendevarapidamente.

–Tihodettoditacere,–disseSandokan.

–Holacarabinacarica.

–Nonsappiamoqualipericoliciminacciano.–

Inquell’istantealcunenoteecheggiaronofral’oscurità,notedolcissime,cheavevanounnonsochedistrano.

–Chisuona?–disseTremal-Naik.

–Ilnegrito,–risposeKammamuri.

–Perché?

–Nonloso.

–Vuoleattirareidayachi?–chieseYanez.–Avvertilochehounpaiodipalledentrolecannedellamiacarabina.

–Lasciatelofare,signore.Hapiùpauraluideicacciatoriditestechenoi,vel’assicuro.–

Lenotecontinuavano,semprepiùdolci,piùlanguide.Sisarebbedettochenellacaverna

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si era nascosto uno di quei sapwallah indù che sanno addormentare o svegliare, a lorocapriccio,iterribiliserpenticheinfestanolejungleindiane.

–Ehi,Kammamuri,–disseilportoghesechesospettavadituttoeditutti.–Checosafadunqueiltuoselvaggio?

–Aspettate,signorYanez.Noiavremoprestolaspiegazionediquestomistero.Ilnegritoèunfurbo,velodicoio,esesuonadeveavereisuoimotivi.

–Saràqualchemagostraordinario,–disseYanez,ironicamente.–Preferirei,giacchéhatantapotenza,cheinvecedisuonareasciugasselemiesigarette.

–Èbagnatoancheilmiotabacco,–disseSandokan.

–Eilmiononmenodeltuo,–aggiunseTremal-Naik.

–Ehi,Kammamuri, domandadunque al tuouomomisterioso sepotesseprocurarci unpo’difuocoperasciugareilnostrotabacco.–

Ilmaharattostavaforseperrispondere,quandoYanezloprevenne.

–Cheodoreèquesto?–chiese.

– Te lo dirò io, – rispose Tremal-Naik. – Forse non sono stato un tempo un grancacciatorediserpentidellajunglanera?Questoprofumoèdiserpentieanchegrossi.

–PerGiove!…

–ConGioveeanchesenzaGiove,–disseTremal-Naik.

–Iononvadoallorapiùinnanzi,specialmenteconquestaoscurità.

–Enemmenoio,–aggiunseSandokan,ilqualeavevaunaripugnanzaistintivapeirettili,aqualunquefamigliaappartenessero.

Ilnegrito in quelmomento aveva cessato di suonare il suo flauto e si era appoggiatocontrolaparetedellacaverna.

–Checosafaiora?–chieseKammamuri,ilqualeglistavapresso.–Checosasuccededunque?

–Ipitoni,–risposel’uomodeiboschi.

–Deiserpentigrossi,vuoidire?

–Sì,orang.

–Dovesono?

–Cipassanodinanzi.

–Enoi?

–Noncorriamoalcunpericolo,orang.Tengosempreinmanol’angilung.

–Saiguidareiserpenti,tu?

–Sì,orang.

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–Seiunuomomeraviglioso,–disseKammamuri.–Fabbrichifuni,uccidiuominiedomirettili!…Eorachecosaaccadrà?

–Impediròaidayachidientrarenellacaverna.

–Eseforzasseroilpassaggio?

–Sitroverannodinanziacentinaiadipitonigiganteschi.

–Marcianoletuebestie?

–Aspettaunmomento;iolecondurrò.–

Si rimise fra le labbra il flauto di bambù e si diresse lentamente verso l’entrata dellacaverna,suonandoinmodostrano.

–Sidirebbechequestoèun tomrildiqualchesapwallah indù,–disseTremal-Naik.–ChevisianoanchenelBorneodegliincantatoridiserpenti?

– Nonmi stupirei, – disse Yanez. – Come ve ne sono nell’India, se ne trovano purenell’Africasettentrionaleenell’Americacentrale.

–SidirebbechequisiamoinpienaIndia,–disseTremal-Naik.

Kammamuri si era messo dietro al negrito, il quale continuava ad avanzarsi versol’entratadellacaverna.

– Quell’uomo vuole attirare i dayachi, – disse Yanez, un po’ seccato. – Che vogliatradirci?

–Lasciatelofare,–disseSandokan.–Forsehapiùpremuraluidinonperderelatestasulfilod’unkampilangchenoi.

–Maconquelmaledettoflautolichiamerà.

–Avràilsuoscopo.

–Sì,quellodiperderci.

–Aspettaadunque,impazientefratello.–

Ilnegritocontinuavaasuonare,cambiando,diquandoinquando,tono.Unrumorestranosiudivasottolevoltedellacaverna.

Si sarebbe detto che delle masse pesanti, fornite di scaglie ossee, si trascinassero sulsuolomoltosonorodiquell’antrotenebroso.

Sandokan,Yanez e Tremal-Naik ascoltavano non senza una certa apprensione. Si puòessere coraggiosi alla follia,ma certimisteri che si svolgono nell’oscurità non possonomancarediprodurreunaforteimpressioneediscuoterefortementeipiùsaldicuori.

–Checosasuccededunque?–chieseilportoghese,ilqualecominciavaaimpazientirsi.–Ionehoabbastanzadiquestamusicachemiparemispezziinerviediquestirumori.

Capisciqualchecosatu,Sandokan?

–Iocapiscosolamentechedinanzianoidobbiamoavereunsapwallah senon indiano

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per lo meno bornese, giacché siamo al Borneo e non già al Bengala, – risposetranquillamentelaTigredellaMalesia.

–Etu,Tremal-Naik?

– Io non odo che una specie di tomril che suona su per giù come quelli dei mieicompatriotti.–

In quelmomento le note che da qualche istante erano diventate dolcissime, con delledebolissime sfumature, cessarono bruscamente, poi un’ombra s’accostò ai tre uomini,dicendo:

–Sisonoaddormentatipressol’entratadellacaverna.Chebruttasorpresapeidayachisevorrannoentrare.–

EraKammamuri.

–Chi?–chieseroauntempoYanez,SandokaneTremal-Naik.

–Ipitoni,–risposeilmaharatto.

–Checosadicitu?–chieseYanez,facendodueotrepassiindietro.

–Ilnegritoèungranfurbo,vel’hogiàdetto,enonvalemenodiunodeinostrimigliorisapwallah.ParevacheconducesseallapasturaunbrancoditacchinieinveceguidavadeiserpenticosìmostruosichenonnehovedutinemmenofraleSunderbundsdelGange.

–Dovesiamonoidunque?

–Nellacavernadeipitoni,signorYanez.Oh!…Abbiamodellesentinellechequandosirizzeranno faranno sgambettarequeibruttidayachi chevogliono lenostre teste e anchequelfurfantediTeotokris!–

Inizio

14.L’assedio

Seunagranata fosse scoppiata aipiedideidue tigrotti diMompracemedelvecchiocacciatore della jungla nera, avrebbe certamente prodotto minor effetto di quel nome,gettatolà,quasiconnoncuranza,daKammamuri.

Teotokris,ilgrecodannato,l’exfavoritodelrajahdell’Assam,cheavevadatolorotantofilodatorcere,sitrovavanelBorneo,allatestadelleselvaggeordedeidayachi!…

Sandokanerastatoilprimoarimettersidallostuporeimmensocheavevaprodottoquelnome.

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–Checos’haidetto,Kammamuri?–chiese.–Ripeticiquelnome.

–Sì,Teotokrisèqui,signori,–dissel’indiano.

–Èimpossibile!…–esclamaronoaunavoceSandokan,Tremal-NaikeYanez.

–Sì,Teotokrisèqui!…–ripetéKammamuri.

–Chitelohadetto?–chieseYanez.

–Chimelohadetto…?Sel’hovedutoio!…

–Tu!…

–Sì,signorYanez.Èstatoluichemihacatturatoehaammazzatoilbufaloselvaggioconquattrocolpidipistola,mentrecontinuavaacorrereattraversolaforesta.

–Non ti sei ingannato?–chieseSandokan.–Forseeraunodeidue figlidelrajahdellagodiKiniBalù.

–Loconoscotroppobene,capitano,perpotermiingannare,–risposeKammamuri.–Eraproprio Teotokris, in carne e ossa. È stato lui a relegarmi nella capanna aerea dove hotrovatoquelbravonegrito.

–Tiseirimorchiatodietrounbelserpente,miocaroYanez,–disseSandokan.

–Macomeègiuntoquiquelmolossoarrabbiato?–sichieseilportoghese.

–Nonverràcertamenteluiadircelo.Ilfattoèchesitrovaqui,echeamedàpiùfastidiquell’uomochetuttiidayachipresiinsieme.

–Sandokan,mivieneundubbio.

–Quale,Yanez?

–Chesiastatoluiafarmisaltareloyacht?

–Nonmistupirei;peròintalecasobisognerebbecheavesseavutouncomplice.

–Cheiocredodiavertrovato,–disseTremal-Naik.

–Ilchitmudgar,èvero,amico?–disseSandokan.

–Sì,–risposel’indiano.

–Eppuremiparevadevotissimo,–disseYanez.

–Bah!…Fidatidegliassamesi!…–risposelaTigredellaMalesia,sorridendo.–Neituoisudditiiohobenpocafiducia.

Loyachtsaltatomisteriosamente,iltuochitmudgarscomparso,ilgrecoqui!…Eccounbeltradimento.

–Maiostrapperòilcuoreaqueicani!…–urlòYanez,furibondo.

–Primabisogna avere i loro corpi enon sappiamo, almenopelmomento, dove siano.Ah!…Mivieneunaltrosospetto.

–Parla.

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–CheilgrecosiariuscitoacorrompereanchequelfurfantediNasumbataecheselosiaportatovia.Eccolacompagniaalcompleto.

–Siamoalcompletoanchenoiperò,ora,–disseTremal-Naik.

–VorreiperòaveresottomanoimieimalesieanchegliassamesidiYanezperdareunafuriosabattagliaaquelmiserabileTeotokrischevieneaguastareancheimieiaffari.

–Un giorno o l’altro lo avremo nelle nostremani e lo finiremo davvero, – rispose ilportoghese.–Enoicheavevamocredutodiaverloucciso!…

–L’hovedutocadereiosoprauncumulodicadaveri,–disseSandokan.–Dovevaaverpresoparecchicolpidifuoco.

–Edeccochecelotroviamoancorafraipiediepiùvivodiprima.ÈverocheinEuropaigrecihannofamadiaverelapelledurissima.

–Equineabbiamolaprova,–disseTremal-Naik.

Kammamuri, che si era nuovamente allontanato verso l’uscita della caverna, in quelmomentoritornò.

–Ciportiqualchealtranovità?–glichieseTremal-Naik.

–Idayachisonogiuntidinanziallacaverna.

–Sonomolti?–domandòYanez.

–Nonhopotutovederliperchésitengononascostifralepiante.

–Haivedutoilgreco?

–Uh!…Quelfurfantesiguarderàbenedalmostrarsi.

–Eilnegritochecosafa?

–Sorvegliaisuoipitoni.

–Venesonotanti?

– Almeno dieci dozzine e tutti di mole gigantesca. Finché avremo quelle terribilisentinelledinanziallacavernanonavremonulladatemere.

–Nonèesclusoperòunassedioinpienaregola,–disseSandokan.

–Secibloccanoquidentro,nonsocomelafinirebbepernoi.

Èverochesipotrebbe,incasodisperato,immolarequalcunodiqueigiganteschirettili.

–Puah!…Ah,Sandokan!…–esclamòYanez.

–ForsecheaSarawaknonhaimangiatodellecavallettefritte?

–Quellieranoaltritempi,–disseYanez,scoppiandoinunarisata.

–Già,alloranoneriilprincipeconsortedellabellarhanidell’Assam!…

–Èpropriovero,Sandokan.

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–Ah!…Comesiguastanogliuominiquandosiavvicinanoaltrono.

–Cheildiavolotiporti,fratellino!…

–Unfratellinochehagiàlabarbabrizzolatacomeme,–disseTremal-Naik.

Lenoteacutedell’angilunginterrupperobruscamentequell’allegraconversazione.

Ilnegritoavevaripresoilsuostrumentoericominciavaasuonarecongrandeforza.

–Quell’uomocitradisce,–disseSandokan.–Conquelsuomaledettoistrumentoavverteidayachichenoisiamoqui,chiusicomeinunagabbia.

–V’ingannate,TigredellaMalesia,–risposeKammamuri.–Quelbrav’uomospingelesueavanguardieversol’entratadellacaverna.

–Hopiùfiducianellamiacarabinacheinqueirettili.

–Va’ascherzareconqueipitonitu,–disseTremal-Naik.–Iononvorreiaverdafareconloroanessunprezzo.

Quandoqueirettiliprendonononlascianopiù.NesoqualchecosaiochehopassatolamiagioventùnelleSunderbundsdelGange.Fannopauraatutti.

–Liconoscoanch’io,–risposeSandokan.–Nonimpedirannoperòunassedio.

–Questoèvero.

–Tantopiùchenonabbiamonulladaporresottoidenti,–aggiunseYanez.–NemmenolefamosecavallettefrittediSarawak.

– Che ora, sebbene ormai tu sia diventato principe consorte, divoreresti senza farenemmenounasmorfia.

– È probabile, amico. Lasciamo stare gli scherzi e andiamo un po’ a vedere che cosafannoquestidayachi.Comincianoadiventareunpo’tropponoiosi.

–Sivedechecitengonomoltoadaverelenostreteste,–disseTremal-Naik.

–Sfidoio!…Possedereunacosìmagnificacollezione!…Unatestaeuropea,unaborneseautentica,unabengaleseeunamaharatta.

Nessuncapodiunakottaneavrebbeun’altracosìmeravigliosa.–

Preserolecarabinees’avanzaronocautamenteversol’uscitadellacaverna,madopoaverpercorsi quindici o venti metri, tutti s’arrestarono bruscamente facendo un gesto diripugnanza.

Unamassaenormedismisuratiserpenti,giacevalà,sussultandoaogninotacheuscivadall’angilungdelnegrito.

Quanti erano? Nessuno avrebbe potuto dirlo, regnando ancora una profonda oscuritànell’immensacaverna.

Di quando in quando quella massa si scuoteva bruscamente, come se fosse statagalvanizzata,edelletestesiergevanobruscamentesibilando,perpoiabbattersidicolpo.

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– Per Giove!… – esclamò Yanez, indietreggiando. – Chi oserebbe attraversare quellabarriera?Permiocontovirinunciosubito.

–Èinfattiunostacoloinsormontabileeterribilmentepericoloso,–aggiunseSandokan,–Questirettilivalgono,almenopelmomento,megliodiduedozzinedispingarde.

Finchérimarrannolìnessundayacoporràisuoipiedientroquestacaverna.

– È uno spettacolo terrificante, – disse Tremal-Naik. – Nelle Sunderbunds io hoincontratotalvoltadeigruppidiserpenti,mamaicosìtanti.Comesisonoradunatiqui?

–Sonovenuti a cercare un po’ di frescura e, avendola trovata, si sono annidati qui, –risposeYanez.–Tusaigiàchemangianoalunghissimiintervalliechedormonomolto.

Lavicinaforestanondeveessereprivadiselvagginaepuòbastareanutrirequestirettilicolossali,iqualipoinondomandanogranchepelloroventricolo.–

Unsibiloappenapercettibileattraversòinquelmomentol’aria.

– In guardia, – disse Sandokan. – I dayachi ci hanno uditi e si prendono il lusso diregalarciqualchefrecciaavvelenata.–

I quattro uomini, con una mossa fulminea, si erano gettati verso la parete di destra,mentre ilnegrito, ilqualesierapureaccortoche inemici tentavanodiatterrare,pureacasaccio, qualcuno degli assediati, si lasciava cadere a terra, dietro l’enormemassa deicolubri.

Siudìunsecondo,poiunterzosibilo.Lefreccecominciavanoafioccare,scagliatedallesumpitan dei cacciatori di teste, senza però ottenere effetto alcuno, poiché nemmeno ipitonipotevanosoffrirne,essendodifesidasolidescaglie.

–Sesparassimoqualchecolpodicarabina?–chieseTremal-Naik.

– A quale scopo? – disse Sandokan. – Risparmiamo le nostre munizioni. Più tardipotremmorimpiangerle,quantunqueinostriuominidebbanopossederneparecchiecasse.

–Lasciamocheconsuminolelorofrecce,–disseYanez.Nonavrannosempresottomanodell’upas.Ehi,Kammamuri,checosafadunqueilnegritochenonl’odopiùsuonare?

–Guardaisuoiserpenti,signore,–risposel’indiano.–Nonvuolespingerlinéaizzarlitroppo,perpauracheescanodallacavernaenonservanopiùd’ostacolo.Vel’hogiàdettocheèunfurbo,quantunquesiaunomiciattolo.

–Èunselvaggioebasta,–disseTremal-Naik.

Lefreccecontinuavanoadentrarebattendocontrolescagliedeipitoni,senzachequestisi inquietassero per quella leggera gragnuola. Le punte si spezzavano contro le scaglie,saltandoviasenzaprodurrealcunalesione.

Il negrito, disteso dietro alla enormemassa, non si muoveva. Teneva però sempre inboccailsuoistrumento,prontoaridestareedirritareisuoicolossalicolubri,seidayachiavesseroosatoforzarel’entrata.

Sandokaneisuoicompagni,addossatiallaparete,collecarabinearmate,aspettavanoche

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inemicisidecidesseroperl’attacco.

–Aspetterannol’alba,–disseYanez.

–Ealloradarannoindietro,–risposelaTigredellaMalesia.–Quandosiaccorgerannodellapresenzadeirettiliperderannoognisperanzadientrare.

–Eciassedieranno,–aggiunseTremal-Naik.

–Èquellochesoprattuttotemo,–risposeSandokan.–Devonoesserenumerosissimienonsaràcosafacilepernoiforzareilpassaggiocontresolecarabine.Ah!…Seavessiquiimieimalesi!…Checaricadareiio!…

–Credituchesitrovinosempresull’isolotto?–chieseTremal-Naik.

– Conosco troppo bene i miei uomini. Finché non mi vedranno giungere nonabbandonerannolaloroposizione.

Sonogentechemuoionosulposto.

–Sarannoabbastanzaseccatidinonvederciritornare.

– Conoscono le vicende della guerra e sanno pazientare. È probabile d’altronde cheSapagar abbia mandato degli uomini sull’una o sull’altra riva, per sapere che cosa èavvenutodellanostrabarcaccia.

Io sono perfettamente tranquillo riguardo a loro. Noi li troveremo tutti uniti, pronti ariprenderelamarciainavantipelKiniBalù.Oh!Checosasuccedeora?Kammamuri,va’adomandarealtuoamicoseipitonisonostanchidiguardarel’uscitadellacavernasenzastritolarenessunofraleloroformidabilispire.–

Ilnegritoavevaricominciatoasuonareederaunaverafanfaraguerrescacheuscivadalsuo bambù, facendo rintronare tutta l’immensa caverna. I pitoni si erano rapidamenteridestatiedelettrizzatidaquellastranamusicaavevanoricominciatoastrisciaresibilandofuriosamente.

–Ilnegritolispingeall’attacco,aquantopare,–disseYanez.

– Che i dayachi cerchino di forzare l’entrata della caverna? – si chiese Sandokan,slanciandosiinnanzicollacarabinainpugno.

Lafanfaracontinuava,semprepiùstridente,piùfuriosa.Parevachesuonasserononunobensìdieciflauti.

Ad un tratto un immenso urlo echeggiò dinanzi all’entrata della caverna. Non eraquell’urloselvaggiocheannunciaunattacco,bensìungridodispavento.

Sieranoaccortiidayachidellapresenzadeiformidabilirettili?

Eraprobabile.

–Giùunascarica!…–gridòSandokan.

Tre lampi squarciarono le tenebre seguìti da tre detonazioni che l’eco della cavernacentuplicò.Parevachefosserostatisparatitrecolpidispingarda.

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Al di fuori si udirono dei clamori spaventevoli che durarono alcuni secondi, poi ilsilenzioritornò.Anchel’angilungdelnegritononsuonavapiùeipitoniavevanocessatodisibilare.

–Checosatentavanodunque,Kammamuri?–chieseSandokan.

–Disorprenderci,signore,–risposeilmaharatto,ilqualesitenevadietroalnegrito.

–Esonoscappatidinanziaipitoni?

–Comebabirussa,signore.

–Nesonoconvinto.Liveditu?

–Sisononuovamentenascostifraicespugli.

–Haivedutoilgreco?

–No.

– Il birbante non esporrà così facilmente la sua pelle, – disse Yanez. – Sono furbi ipescatoridell’arcipelago.

– Preferirei che fossero minchioni, – disse Sandokan. – Quel briccone ci giuocherà,quandomenocel’aspetteremo,qualchepessimotiro.Eh!…Checosafannogliassedianti?–

Tutti si eranomessi in ascolto. Pareva che delle persone camminassero sopra la voltadellacavernaechepercuotessero,agrancolpidiparangsedikampilangsdellerocce.

–Checerchinodiaprirsiunpassaggiodall’alto?–sichieseSandokanconinquietudine.

–Sidirebbechestannoeseguendoqualchelavoromisterioso,–risposeYanez, ilqualenoncessavadiascoltareattentamente.–Ehi,Kammamuri,chiamaunpo’ilnegrito.Isuoiserpentiperunmomentopossonofareamenodellasuacornetta.

–Checosavuoisaperedalui?–chieseTremal-Naik.

– Aspetta un po’. Cerco di non finire i miei giorni qui dentro come una mummiaegiziana,perGiove!…–

Ilnegrito,avvertitodaKammamuri,lasciòisuoipitoni,iqualieranotornatiadadagiarsipressol’uscitadellacavernaesipresentòdicendo:

–Eccomi,orang.

–Ituoiserpentinonsimoverannosenzadite?–chieseYanez.

–Finchénonudrannol’angilungnonsiscoterannodalloroletargo.

–Allora possiamo discorrere senza esporci al pericolo d’una improvvisa invasione dapartedeidayachi.

–Hannogiàvedutiipitonienonoserannoavanzarsi.

–Benissimo,miopiccolouomodeiboschi.Conoscituquestacaverna?

–Micisonorifugiatoungiornoinsiemeallamiainteratribù,persfuggireaunfurioso

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inseguimentodaparted’unagrossacolonnadicacciatoriditeste.

–Hanessunauscita?

–No,orang.Nonvièchel’entrata.

–Seipropriocertodiquellochedici?

– L’ho esplorata tutta; nondimeno la mia tribù è riuscita egualmente a sfuggireall’assedio,senzalasciareunasolatestanellemanideidayachi.

–Alloraesisteunaltropassaggio?

–Unbuco,orang,omegliouncrepaccio.

–Pelqualepotremopassareanchenoi.–

Ilnegritoscosseilcapo.

–No,orang:troppogrossiituanuropa.

–Tuseipassatoperò.

–Èvero.

–Doveèquelbuco?

–Infondoallacaverna.–

Yanezsivolseversoisuoicompagni,dicendo:

–Viènessunodivoicheposseggaunamiccia?

–Iohounpezzodicordaincatramata,madeveesserebenbagnata,–disseTremal-Naik.–Nonbrucerà.

–Vuoidelfuoco,orang?–chieseilnegrito,ilqualesisforzavadinonperdereunasolasillaba.

–Sì,piccolouomo.

–Loavrai,orang.Lamiatribùaveva,primadirifugiarsiquidentro,portatadellalegnachenonavevapotutotuttaconsumare.

–Ma che ci sarà impossibile accendere, – disseTremal-Naik. –Le nostre esche sonopurebagnate.

–Quest’uomonefaràameno,–risposeSandokan.–Bastachetroviduepezzidibambùelafiammabrillerà.

IselvaggidelBorneononhannomaiconosciutonél’escanél’acciarinoetantomenoglizolfanelli.–

Ilnegrito sieraallontanato,seguendo laparetedidestra.Lasuaassenzanonduròchequalcheminuto.

–Eccoilfuoco,–disse.

Poi,volgendosiversoKammamuri,aggiunse:

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–Dammiiltuoparang,mioorang.–

Tenevainmanoduepezzidibambùinparteconsuntidalfuoco.Preselapesantesciaboladelmaharattoe,quantunquecominciasseappenaalloraadentrareunpo’diluceattraversol’aperturadella caverna, essendogià sorta l’alba, ruppeprima l’uno epoi l’altro induediversemaniere.

–Èfatto,–disseSandokanaTremal-Naik.–Frapocoavremolaluce.

–Uhm!…–fecel’indiano.–Sareicuriosodisapereinqualemodo.

–Sitrattad’unacosasemplicissima,amico.Ilnegritohatagliatiiduebambùametà,nelsensoverticale,inmododaottenereduemarginitaglienti.

Sulla superficie convessa d’uno ha fatto una intaccatura sulla quale fa passarerapidamentelacostadell’altro.

Il pulviscolo, purché il legno sia ben secco, prodotto dallo sfregamento, s’incendiafacilmenteedeccoilfuoco.

Vedi?–

Ilnegritosieraappoggiatocontrolapareteefregavarabbiosamenteduepezzidibambù,lasciandocaderealsuolounaverapioggiadiscintille.

Sottoavevacollocatideiframmentidilegnabenseccaedellefoglie.

Ilfumos’alzava,disperdendosilentamente.

Auntrattounafiammabrillò,illuminandoicinqueuomini.

Ilnegrito gettò i due pezzi di bambù, andò a raccogliere dell’altra legna e alimentò ilfuocononsenzaprodurrefraipitoniunacertaagitazione.

–Chescappino?–chieseYanez,ilqualecitenevaaessereprotettodaquellemassedirettili.

–Non temere,orang, – rispose ilnegrito. –Colmioangilung saprò fermarli e anchetranquillizzarli.

Quellebravebestiesonolanostrasalvezza.

–Idayachiperònonparecheabbianointenzionedilasciarci.

Liodorompereleroccesopralanostratesta.

– Ho già capito che cosa vogliono fare, orang. Anche quando mi sono rifugiato quidentrocollamiatribùcihannorinchiusi.

–Rinchiusi,haidetto?–chieseSandokan.

–Sì,orang.Lavoltadellacavernaècopertadimassienormichedeifanciullipotrebberofar rotolare facilmente se scavassero un piccolo canale. Se i dayachi lavorano sopra lenostreteste,vuoldirechesipreparanoafarcaderedinanziall’entratadeipezzidirocciaperchiudercidentro.

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–Tuperòhaidettocheconosciun’altrauscita.

–Chenonserviràpervoi,temo.

–Nonimporta:bastacheunodinoipossauscire.Èaccesoiltizzone?

–Sì,orang.

–Fammivederequelbucoattraversoacuièfuggitalatuatribù.

–Vieni:nonèmoltolontano.–

Ilnegrito avevamessi a bruciare due rami resinosi, trovati fra il legname accumulatodallasuatribùprimadiasserragliarsinellaimmensacaverna,esieramessoincamminoagitandolicontinuamenteconunmotocircolare,ondemantenerelafiamma.S’avanzòpercirca duecento passi, seguendo sempre la parete sinistra, poi si fermò dinanzi a unammassodirocceilqualesispingevaquasifinoversolavolta.

–Èlassùilbuco,–disse.

–Spengiletuetorce,–disseYanez.

Ilnegritosbattéidueramicontrolapareteeallorasivideinaltounocchioluminoso,abbastanzarotondo.

L’albaspuntava,forseanziancheilsoleerasortosull’orizzonteequellaspaccaturasemi-circolareeravisibilissima.

–Èperdilàchelatuatribùèfuggita?–chieseSandokan.

–Sì,orang.

–Kammamuri,da’lascalataaquestoammassodirocceeva’avedereseèpossibileanoidiusciredaquelpertugio.

–Uhm!…–feceYanez.–Noiabbiamofattomaleadiventareunpo’grassi.

–Tuttononsipuòprevedere,–risposelaTigredellaMalesia.–D’altrondenonabbiamoancoramessosupancia.–

Il maharatto si era già slanciato sulle rocce, attratto da quel buco luminoso chepromettevalalibertàeilnegritoloavevaseguìto.

–Valacosa?–chieseTremal-Naik,ilqualeseguivaattentamentelemossedelsuofedeleservo.

–No,padrone,–risposeilmaharattoconvocerauca.–Solounnegritopotrebbepassareechefosseanchebenmagro.MaledizioneaSiva,aVisnùedancheaBrahma!…

–Ehi,miscredente!…–gridòYanez.–Tidenunceròaibraminidell’Assam!…

–Voifaretequellochevorrete,signore,manéionévoiriusciremoapassare.

–Lo credo, perché io sono il più grasso di tutti, – rispose il portoghese, il quale nonperdevamai,anchenellepiùterribilicircostanze,ilsuobuonumore.–Èunbruttoaffarediventarerajah.

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–Iprincipiconsortid’unasuperbarhani,–aggiunseSandokan.

–Fulminidell’inferno!…Sidirebbe,fratellino,chetudiventigelosodelmiopotere.

–Nonnehoilmotivo.Nonseiquitu,insiemeaTremal-Naik,perdarmiunregnodiecivoltepiùvastodeltuo?Dichecosavuoichemilamenti?

–Dinonpoteresseremagrocomequestonegritoperscappareaqueicanideidayachi.

–Ah!…Questosì,fratellino.

–Dunque,Kammamuri?–gridòTremal-Naik.

–Nonsipassa,padrone.

–Nemmenolasciandounpezzodipelle?

–Sarebbenecessario,padrone,lasciaretuttelecostole.

–Enoinonlevogliamoperdere,–disseYanez.–Chebellafigurafaremmodinanziagliassedianti!…

El’uomodeiboschidov’è?

–Ègiàpassato,–risposeKammamuri.

–Come?Ègiàfuori?

–Èscivolatoattraversoilbucocomeunpesce.

–Fortunatomortale.Chescappi?

–No,signorYanez.Èunbrav’uomoeritorneràsubito.–

E infatti aveva appena pronunciate quelle parole che il negrito si lasciava scivolareattraversoilforo.

–Haivedutoidayachi?–glichiesesubitoSandokan.

–Sì,orang.Sonoatreoquattrocentopassidanoi.

–Nontiavrannoveduto?

–Ohno,orang.Lacollinaècopertadifolticespugli.

–Checosastannofacendo?

–Lavoranointornoallostagnonero.

–Lostagnonero!…Checos’è?

–Non lo sonemmeno io,orang.Èunagrandeescavazionepienad’un liquidoviscidochetramandaunodoreinsopportabile.–

Sandokan si volse versoYanez, il quale aveva sporto il capo attraverso il buco e cheparevaaspirasseviolentementel’aria.

–Cicapisciqualchecosatu,fratellino?–glichiese.

Ilportogheseritiròlatestaeguardòisuoicompagniconunacertainquietudine.

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InvecedirispondereaSandokan,chiese:

–Aveteosservatonullavoi,mentreattraversavamolagrandecaverna?

–Cheleparetisonoformatedaammassidipietregialle?–domandòTremal-Naik.

–Precisamente.

–Checosavuoiconcludere?–chieseSandokan.

–Chenoicitroviamodentrounazolfatara.

–Ecosì?Questononmidàlaspiegazionediquelbacinopienodimaterianeradicuihaparlatoororaquestonegrito.

–Volevodirechepressolezolfatarenonèdifficiletrovaredeibacinidinafta.

–Non so veramente che cosa sia la nafta.Ho solamente udito narrare che si accendefacilmenteecheidayachitalvoltaseneservonoperfissaremegliosullepuntedellelorofreccel’upas.

–Alloraqualchecosahaicapito,–disseYanez.–Vorreisapereoraperchégliassediantilavoranointornoaqueldepositodinafta.–

Guardòilnegritoilqualestavarittodinanzialui,ascoltandoloattentamente.

–Fraidayachihaivedutountuanuropa?–glichiese.

–Sì,orang.

–Checosafaceva?

–Stavasegnandoaterradellelineecollapuntad’unkampilang.

–Ah!…Miserabilegreco!…–gridòYanez,conunimprovvisoscattod’ira.

–Checos’haiora?–chieseSandokan.

–Hocapitoilsuoinfernaleprogetto.Nonvièunistantedaperderesevogliamosfuggireaunamortespaventevole.

–Impazzisci,Yanez?–chieseSandokan.

Invecedirispondere,ilportoghesesifrugònelletasche,levòunlibriccinoeunamatita,staccò con precauzione un foglietto, essendo la carta ancora un po’ bagnata e vergòrapidamentealcunerighe.

Quand’ebbefinito,senzadirenullaaisuoicompagni,iqualiloguardavanoconcrescentestupore,lopiegòelomiseinmanoalnegrito,dicendogli:

– Ti recherai subito al fiume, lo salirai a tutta corsa finché non troverai un isolottooccupatodaunatribùdiuominiarmatidicannechetuonanoevestiticomenoi.

Là attraverserai il Marudu, urlando ben forte: Tigre della Malesia, Yanez!… Nonscordarequestinomiocorreraiilpericolodiricevereunadozzinadipezzidipiomboinpienopetto.

Al primo che trovi consegna questa carta, ma è necessario che tu faccia presto. Se

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compiraibenelamissione,tiregaleròunacannachetuonaetiinsegneròadadoperarla.

Possiamocontaresullatuaamicizia?

– Io sono un amico degliorangs, – rispose ilnegrito, con voce grave. – Io farò tuttoquellochevorrai.

–Badadinonfartisorprenderedaidayachi.

–Sonotroppooccupatiperbadareame.

–Va’,amico,enonscordareinomi.

–No,no,orang:TigredellaMalesiaeYanez.–

S’aggrappòaiduemarginidellafessuraescomparve.

Inizio

15.Frailfuocoeipitoni

Yanez avevamesso il capo fuori dalla fenditura e ascoltava con somma attenzione,aspirandofortemente,diquandoinquando,l’aria.

Dei colpi sonori, prodotti dall’urtoviolentissimodeipesantiparangs edeikampilangscontro le rocce che coprivano la immensa caverna, echeggiavano con una stranaregolarità.

Sisarebbedettocheiselvaggifiglideiboschibornesi,sottoladirezionedelmaledettogreco,sieranotrasformati,lìperlì,inbravissimiminatori.

Sandokan, Tremal-Naik e Kammamuri, i quali forse non avevano ancora compreso ilterribilepericolo che liminacciava, aspettavanopazientemente che il portoghese avesseterminatelesueosservazioni.

Passò qualcheminuto, poiYanez ritirò la testa. La sua faccia era talmente oscura cheSandokannefucolpito.

–Checosasuccededunque?–chiese.–Io,intantiannichemiseistatocompagno,nontihovedutomaitantoinquietocomeinquestomomento.Spiegati,fratellino.

–Lacosaèpiùgravediquellochesospettate,–risposeYanez.–Quelcaned’ungrecoèpiùastutodituttiisuoicompatriottietemochecifacciasubireunaprovaterribile.

Hogiàindovinatoilsuoprogetto.

–Chenonsaràcosìterrificantecometuforsecredi,–disseTremal-Naik.

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–Credoanzidipiù.È lozolfochecopre leparetidellacavernachemidàdellegraviinquietudini.

Della nafta non mi preoccupo, essendo questo ammasso di rocce abbastanza elevato.Sarannoipitonichesitroverannoamalpartito.

–Insommachecosatemi?–chieselaTigredellaMalesia.

–Quelfurfantecercadiarrostircivivi.

–Ah!…Bah!…

–Seguimi,Sandokan.–

Yanez discese rapidamente quell’ammasso di rocce, prese i due rami resinosi cheardevano ancora e li accostò alla parete, la quale era coperta da un fitto strato di zolforidottoallostatogranuloso.

–Eccoquellochemispaventa,–disseaSandokan.–Sequestoprendessefuoco,chisisalverebbe?

–Einqualemodovuoichesiincendi?–chieselaTigredellaMalesia.–Nonsaremogiànoiadaccenderedeifalòlungolepareti.

–S’incaricheràTeotokris.

–Lui!…Sesitrovafuori!…Siproviaforzarelalineadeipitoni!

–Nonsarànecessario.Eglicontasullanafta.

–Daqualepartelafaràentrare?

–Vienidunque,giacchétunoncrediancoraalterribilepericolocheciminaccia.–

Si era avanzato velocemente inmezzo alla spaziosa caverna fermandosi dinanzi a unaltroammassodiroccepureincrostatedizolfo.

–Odi?–chieseaSandokan.

–Sì,picchianocontrolavoltaesterna,coikampilangs,–risposelaTigredellaMalesia.

–Checosacredichefaccianoidayachi?

–Nonlosaprei.

–Tentanodiaprireunbuco.

–Perché?

–Perlasciarcolarequidentrolanaftaincendiata,–risposeYanez.

–Edarefuocoallozolfo?

–Certo.

–Compiangoquestipoveripitoni.

–Enoi?Lozolfoprodurràdeivaporicosìasfissiantichenoinonsapremosopportare.

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–Bricconed’ungreco!…–esclamòTremal-Naik.–Chevogliaproprio soffocarciquidentro?

–Forsearrostircivivi,–disseYanez.–Leparetiincrostatedizolfoprenderannofuocoequestacavernadiventeràuninfernoenoicucineremoallegramente.

–No,pocoallegramente,signorYanez,–disseKammamuri.

–EnoilasceremocheTeotokriscontinuilesuefaccendesenzadargliqualchefastidio?–chiese Sandokan. – Tu che sei sempre stato un uomo pieno di risorse infinite, dovrestitrovarequalchemezzopermandareall’aria ilsinistroprogettodell’exfavoritodelrajahdell’Assam.Sel’avessinellemiemanisbrighereisubitolafaccenda.

–Manonl’haiedio,perquantomirompalatesta,nonsapreitrovareilmododifartelocaderedinanzi.

–Chesiaesauritalatuastraordinariafantasia?

–Noncredo.S’infrangeinvececontrodegliostacoliinsormontabili.

–Chesipossaallargareilforo?–chieseTremal-Naik.

–Conqualiistrumenti?–chieseSandokan.

–ColparangdiKammamuri.

– S’infrangerebbe contro la roccia, amico, o per lo meno, dopo un quarto d’oradiventerebbeassolutamenteinservibile.

Sottolostratodizolfovièdelbasalto.Provatiaforarloseneseicapace.

–Alloranonpossiamoaverecheunasolasperanza:l’arrivodeinostriuomini.

–Tuttalaquestionestalì,–disseYanez.–Iomidomandoperò,nonsenzainquietudine,seriuscirannoagiungereintempoeseilnegritoriusciràatrovarli.

–Conoscoiselvaggidellegrandiforesteesoquantosonointelligenti,nonostantelaloropiccola statura e la loro fisionomianiente affatto interessante, – disseSandokan. –Se inostri uomini occupano ancora l’isolotto, l’amico di Kammamuri saprà trovarli econsegneràloroilbiglietto.

HaiscrittoaSapagar,èvero?

–Sì,Sandokan.

–Èunuomo intelligenteecoraggiosocomeuna tigre.Seèancoravivo lancerà i suoiuominiattraversoilfiumeeverràaliberarci.

–Esefossestatoucciso?–chieseTremal-Naik.

–Vuoispaventarmi,amico?–chieseSandokan,sullacuifronteperòsieradisegnataunaprofonda ruga. – No, è impossibile che i miei uomini, sostenuti dagli assamesi eappoggiatidatreoquattrospingarde,abbianocedutoall’impetodelleordedayache.

Imieisonoveridemoni.

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–E anche imiei assamesi sono coraggiosi, perché sono stati scelti fra imontanari, –aggiunseYanez.

Fraiquattrouominiregnòunbrevesilenzio,interrottosolodaicolpidikampilangsediparangsdeidayachi.

Iterribilicacciatoriditestenonavevanointerrottoillorolavoro.Forseparecchiedozzinedispadonitentavanodiforarelavoltadellacaverna,perfarcaderelanaftaeappiccareilfuocoallozolfocheincrostavalepareti.

Ilgrecoavevagiurato,aquantopareva,difarscomparirepersempreilprincipeconsortedellabellarhanidell’Assam.

–Quantoimpiegherannoaforarelavolta?–chiesefinalmenteSandokanaYanez.

–Nonne conosco lo spessore, – rispose il portoghese. –Avrannoperòmolto da fare,anchesesonoinmolti.

Larocciaèsolidissimaeleloroarmisiguasterannofacilmente.

–Enonpoterfarnulla!–esclamòTremal-Naik.

–Vorrestitentareunasortita?

–Visonoipitoni.

–Èvero:men’eroscordato,–risposeYanez.–Checosafannoqueirettili?

–Sonnecchiano,signorYanez,–disseKammamuri.

–Cheeternidormiglioni!…Sidirebbechesonostaticreatisolamenteper inghiottireedormire!…

– E anche per stritolare l’incauto che si lascia sorprendere da loro, – aggiunseKammamuri. – Nella jungla nera sono sfuggito, non so in quale modo, alle loroirresistibilistrette.–

UngestoenergicodiSandokaninterruppelaloroconversazione.

–Quantiuominicredichesitrovinodinanzianoi?–chieseilpirataaYanez.

–Moltidicerto.

–Creditucheidayachitermininoillorolavoroprimachecalinoletenebre?

–Nonconoscolospessoredellavolta,amico.Checosavorrestitentare?

–Vorreiprovocarlipergiudicaresesonoinbuonnumero.

–Chi?

–Idayachi.

–Etentareunacaricaafondo?

–Sarebbe lamia idea, – risposeSandokan. – Io non sonopiù capace di starmenequifermo.

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Questo lavoro misterioso, che stanno eseguendo i dayachi sotto la direzione di quelmiserabilegreco,miirrita.

– E come attraverserai tu la barriera dei pitoni? Non vi è più qui il negrito col suoangilungperfarliindietreggiare,fratellino.–

UnasordaimprecazionesfuggìdallelabbradelpiratadiMompracem.

–Canaglie!… – ruggì. – Se imiei uomini giungeranno a tempo vi farò a pezzi tutti,furfantididayachi,enonavròpervoinessunamisericordia.

BisognacheuccidaquelgrecoprimadilanciarmiversoilKiniBalù!

–Tiscateni,fratellino?–chieseYanez,ilqualeavevasubitoripresoilsuosanguefreddo.

–Hounavogliafuriosadiuccidere,–risposeSandokan,convoceterribile.

LaTigredellaMalesia,nonancoradomatadaglianni,quellaterribiletigrecheungiornoaveva sparso il terrore su tutte le costeoccidentalidelBorneoe fatto tremareperfino illeopardoingleseannidatoaLabuan,lanciavailsuourlodiguerra.

Guaiseinquelmomentofossestatoliberodiavventarsi!Nemmenocinquantadayachiavrebberopotutoresisterealsuourtoformidabile.

Disgraziatamente si trovava in quel momento affatto impotente, poiché la barrieraoppostadalleenormimassedipitoniloavrebbesubitoarrestato.

–Yanez,–chieseconvocerauca.–Èlafinequesta?

–Dichi?

–Dinoi?

–PerGiove!…Nonsiamoancoramorti,fratellino,enontrovoilmotivodiarrabbiarsitanto.

Idayachi non hanno ancora traforata la volta e la nafta non la vedo ancora colare néincendiarequestemaledettemassedizolfo.

Seisempreidrofobotu?QuinonsiamoaLabuanenonsonoinglesiquellicheabbiamodinanzi.

–Èilgrecocheiovorreiuccidere.

– PerGiove!… Io non tornerò presso Surama senza portare conme la pelle di quellacanagliaeanchebenimbottitadipaglia.

–Seriuscissimoauscirevividaquestatrappola…–disseTremal-Naik.

–Spettalaparolaate,Yanez,–disseSandokan.

Ilportoghesenon rispose subito.Ascoltava sempre i colpidiparangs edikampilangscheidayachiavventavanocontrolavoltadellacavernaconrabbiacrescente.

– Prendiamo le nostre precauzioni, – disse a un tratto. – Assicuriamoci una buonaventilazione.

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Se tutto questo zolfoprende fuocoqui potrà cucinare comodamente ancheun elefantedopoesseremortoasfissiato.Venite,amici.

–Dove?–chieseSandokan,ilqualeavevagliocchiiniettatidisangue.

–Versol’apertura.

–Vuoitentarediuscire?

–Siamotroppoingrassati,miocaro,elarocciaètroppodura.

Bah!…Chivivràvedrà!…–

Una vaga luce entrava attraverso l’ampia fessura della caverna, essendo ormai il soleabbastanzaaltosull’orizzonteerendevainutiliiramiresinosi,iqualid’altrondeormaisieranospenti.Erabensìverochesulfalòsitrovavanoancoradeitizzoniechelalegnanonmancava.

Yanezs’avvicinòaiserpentiiqualisonnecchiavano,gliuniaddossatiaglialtri,formandounabarrieramostruosa.

Nonpiùgalvanizzatidall’angilungdel figliodeiboschi,avevano ripreso il lorosonno,opponendo però sempre agli assedianti un ostacolo insormontabile, poiché al primoattaccononavrebberomancatodiridestarsi,ealloracertopiùnessunosarebberiuscitoadominarli,forsenemmenoilflautodelnegrito.

–Checosavuoitentare,Yanez?–chieseSandokan.–Tuhaiqualcheidea.

–Sì,iovorreiprovocareunassaltodapartedeidayachi.

– Non saranno così stupidi da lasciarsi prendere. Ormai devono essersi accorti chel’entrataèresaimpossibileancheailoroparangseailorokampilangs.

–Proviamociairritarli.

–Eipitoni?

–Cheescanounabuonavoltaesigettinosuquellecanaglie.

Seiosapessisuonareiltomriloqualchealtrosimileistrumento,nonsareigiàancoraquieilgrecoavrebbealmenodiecipitoniaggrovigliatiintornoalsuocorpo.Sepotròritornarenell’Assammifaròinsegnarequellamusicadaqualchefamososap…

–Seritornerai.

–Sei tuora l’uccellocattivo,– risposeYanez, sforzandosia sorridere.–PerGiove!…Non siamo ancoramorti e la nafta che quel furfante di greco vorrebbe rovesciare sullenostretestenonhaancoratrovatoilsuopassaggio.–

Sieraaccostatoallamassadeipitoni,guardandoattentamenteattraversol’ampiafessura.

–Sentinelledinanzianoi,–disse.–Sipuòfareunbuoncolpo.

Vedremosequestieternidormiglioniriprenderannolaloromarciaanchesenzailtomrilol’angilung.–

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Simiseinginocchio,armòlacarabina,miròqualcheistanteelasciòpartireilcolpo.

Unurlorisposealladetonazione,seguìtodaunorribileconcertodisibili.

I pitoni, disturbati da quello sparo echeggiato a così breve distanza da loro, avevanoalzatolatestasnodandocontemporaneamenteilorocorpi.

– Ah!…Come sono brutti!… – esclamòYanez, balzando lestamente indietro,mentresetteodottofrecceattraversavanol’apertura.

Sandokan, che si era sdraiato a terra, in mezzo a due massi che gli proteggevano ifianchi, lasciò partire a sua volta un colpo di carabina, seguito anche questo da unacutissimogrido.Undayacocheavevacommessa l’imprudenzadimostrarsipermegliolanciare il suodardoavvelenato,aveva fattounsalto inaria, ripiombandoesanime fra icespuglichefinoalloraloavevanotenutonascosto.

–Duedimeno,–disseYanez.

–Egiacchéabbiamocominciato,bisognacontinuare,–disseSandokan.

–Eipitoni?

–Lasciachesibilino.Hannodirittodidivertirsiunpo’ancheloro.

Sotto,Tremal-Naik,mabadaallefrecce.Nonsischerzaconquelmaledettoupas.–

Unterzocolpodicarabinarimbombò.

I pitoni, spaventati da quegli spari, pareva che fossero impazziti. Si drizzavanoimpetuosamente,toccandocollelorotestelavoltadellacaverna,siscioglievano,agitandofuriosamentelelorocodees’avventavanoadestraeasinistra,cercandodiavvolgere,fraleloropossentispire,idisturbatoridellaloroquiete.

Aognicolpochepartiva,sigettavanodallatoopposto,allungandosiversol’uscitadellacaverna,senzaperòdecidersialasciareilposto.

– È inutile, – disse Yanez, dopo aver consumato quattro o cinque cartucce. – Questipoltroninonvoglionomuoversi.

–Eidayachihannocapitochelelorofreccenonvalgonocontrolenostrearmidafuocoe si sonomessi al sicuro, – aggiunse Sandokan. – Serbiamo i nostri colpi per miglioroccasione.

–Èquellochetivolevoproporre,–disseTremal-Naik.–Visonotroppicespuglietroppialberidinanzianoi.–

In quell’istante una pioggia dimassi cadde dall’alto, a pochi passi daKammamuri, ilqualeassistevaaquelcombattimento,guardandomalinconicamentelasuainutilesciabola.

–Hannoapertoilforo!…–gridòYanez,retrocedendorapidamente.–Attenti!…–

Tuttisieranoaddossatiprontamenteallaparete,guardandoinalto.

Idayachierano infatti riuscitia forare lavoltadellacaverna,dopo treoquattrooredilavoroaccanito.

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–Che faccianocaderequidentro lanaftaochesicontentinodibersagliarcicolle lorofrecceavvelenate?–chieseSandokan.

–Teotokris non sarà così stupido, – risposeYanez. –A che cosa servirebbero i dardi,mentrenoiabbiamolapossibilitàdievitarli,riparandociinfondoallacaverna?

–Allorafrapocounfiumedifuocosirovesceràquidentro?

–Eincendieràlozolfo.

–Enoi?

–Noncirimanecherifugiarcipressol’aperturacheilnegritocihaindicata.

–Potremoresistereocadremoasfissiati?

–Èquellochemidomando,–risposeYanezilquale,forseperlaprimavoltainvitasua,parevavivamenteimpressionato.

–Chedobbiamofinireinostrigiorniquidentro?

–Cometihodettopocofa,nonsiamoancoramorti.

–Machecosasperitu?

–Eilnegrito,l’haidimenticato?

–Esefossestatoucciso?

–Allorabuonanotte a tutti,miocaroSandokan.Contro il destinonon sempre si lottavantaggiosamente.

–Esaròstatoiolacausadellatuarovina!

–Lasciaandare.

–Avreidovutolasciartinell’Assam,senzafartivenirequiperaiutarmiaconquistareuntronoacuinontengogranche.SesifossetrattatodiMompracem!…

–Basta,Sandokan:inritirata,amici!…

–Eipitoni?–chieseKammamuri.

–Framezz’orasarannobencucinati,–risposeYanez.

–Ealloraidayachientreranno,–disseKammamuri.

–Apiedinudiinmezzoaunmaredifuoco.Nonsarannocosìsciocchi,amico.–

Ricaricarono rapidamente le carabine e batterono in ritirata verso l’opposta estremitàdellacaverna,mentredalpiccoloforocontinuavanoacaderepezzidirocciaesiudivanoiparangseikampilangspicchiareconcrescenterabbia.

A quanto pareva i dayachi lavoravano accanitamente per allargarlo, perché la naftascorresseingrancopiaetramutassel’antroinuncraterevulcanico.

I quattro assediati, giunti in fondo alla caverna, scalarono le rupi giungendo sottol’aperturaattraversoallaqualeerapassatoilnegrito.

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–Èsemprelibera?–chieseSandokanaYanez.

–Sì,–risposeilportoghese.–Ilgrecononsièancoraaccortodiquestopassaggio.

–Sesipotesseallargareeprendereidayachiallespalle!…

–TihogiàdettochesacrificheremmoinutilmenteilparangdiKammamuri.Anoinonrimanealtrocheaspettarel’arrivodeinostriuomini.

–Un’agoniaatroce,–disseTremal-Naik.

– Non possiamo contare che su di loro, amico. I nostri mezzi sono completamenteesauriti.

Tenetevituttipressoquestaboccad’ariaeriempitevibeneipolmoni.–

Ungridoglisfuggìquasisubito.

Un lampo aveva illuminata la caverna, seguìto da uno scroscio strano, che parevaprodottodallacadutad’ungettod’acquasuunpavimentodipietra.

–Lanaftaardente!…–avevasubitoaggiunto.–Eccolaprovaterribile!…–

Ilampisiseguivanoailampi.Ilfiumedifuocoprecipitavaattraversoilforoapertodaikampilangsedaiparangsdeidayachiesiallargava,scorrendoversoipitoniincausadelpendiodelsuolo.

Unodoreacuto,pestilenziale,sidiffondevaperl’antro.

–Ah!…Caned’ungreco!…– ruggìSandokan.–Enonpoterti averenellemiemani,infame!…–

Presso l’apertura della caverna i pitoni, i quali provavano i primimorsi del fuoco, sidibattevano disperatamente, sibilando in modo spaventevole. I disgraziati, sorpresi nelsonnodal liquidoardente, si rizzavano,poi stramazzavano, agitando forsennatamente lecode.

Alcuni,più fortunati, avevanoavuto il tempodi liberarsidai loro compagni e si eranoprecipitati fuoridallacaverna;altri invecefuggivanoversolarocciasullaqualesieranoradunati Yanez, Tremal-Naik, Sandokan e Kammamuri. Molti però arrosolavano,spandendointornounnauseanteodoredicarnebruciata.

–Eccociall’inferno,–disseYanez,ilqualeconservavaancoraunacalmameravigliosa.–Amici,nonlasciategiungerequiipitoni!…Manoallecarabine!…Mirateallatesta!…–

Setteodottogiganteschirettili,spronatidalfuocochesiallargavasempre,minacciandodifonderelemassedizolfocheincrostavanolepareti,eranogiàdinanziallarocciaesisforzavanodiscalarla.

Dovevanoessersiaccortiche lassùesistevaunpassaggio,manonconvenivacertoagliassediati che fuggissero da quella parte, per nonmettere in guardia idayachi e attirarel’attenzionedelgreco.

–Fuciliamoli,amici!…–avevagridatoYanez,ilqualesieraaccorto,primofratutti,delgravissimopericolo.

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Fece fuoco sul pitone che strisciava in testa alla falange, e lo fece cadere al suolo colcraniofracassato.

Sandokan e Tremal-Naik furono pronti ad imitarlo, mentre Kammamuri avventavatremendesciabolateintutteledirezioni.

Gli spari si seguivano agli spari, e i disgraziati rettili stramazzavano uno ad uno,rotolandogiùdallaroccia.

Intantolaluceaumentavanellacaverna.Lanaftachecolavaincopia,pariadunruscellodilavaodipiombofuso,continuavaascorrereeintaccavalozolfo.

Deivaporiasfissiantiondeggiavano,spintidall’ariacheentravadallagrandefenditura.

Gliassediatitossivanofuriosamenteeiloroocchisiempivanodilagrime.

–Yanez, – disse Sandokan,mentre l’ultimo pitone, colpito da due palle, si allungavasenzavita.–Èlafinequesta?

–Nonsochecosadire,–risposeilportoghese,convocealterata.–Mipareperòchelacosadiventiterribileenonsoilperchéiopensi,inquestomomento,aSurama.

–Iotihoperduto,fratello,–disselaTigredellaMalesia,convocecommossa.

–Nondirequesto,amico,–risposeYanezfrauncolpoel’altroditosse.–Ilgrecononcihaancoravedutispirare.

–Nonsipuòpiùresistere,–disseinquell’istanteTremal-Naik.–Lamortesiavanza.

–Accostalatestaalforo.

–L’arianonentrapiù,–disseKammamuri.

Yanezlanciòunosguardoversol’ampiacaverna.

Era tutta infiamme!Leparetisiscioglievanoalcontattoconlanaftaardente,comesefossero di burro, e il fuoco si propagava incessantemente, avanzandosi verso la rocciasullaqualesitenevanoradunatiiquattrodisgraziati.

Da quel liquido fiammeggiante s’alzavano getti di fumo acre, soffocante, sempre piùdenso.

–Dunque,Yanez?–interrogòansiosamenteSandokan.

Ilportoghesecrollòilcapo,poidisse:

–Temochequestasialamorte.Bah!…Laguerraèsemprepericolosa.–

Sifrugòletasche,estrasseunpaccodisigarette,ormaiquasiasciutte,nepreseunaeselacacciòinboccamordendolarabbiosamente.

–Potessialmenoaccenderla,–disse.–Aspetteròcheilfuocosiapiùvicino.–

Inizio

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16.Imalesiallariscossa

MentreSandokaneisuoicompagnicorrevanoilpericolodimorirearsidentrolafatalecaverna,operlomenoasfissiati, ilnegritogaloppavadisperatamenteattraverso le foresteperraggiungereilfiume.

Scivolando cautamente fra i cespugli che coprivano la collina, era riuscito a sfuggireinosservato ai dayachi che lavoravano intorno al bacino di nafta, e a guadagnare lapianura.

Cometuttigliuominiprimitivi,sapevaorientarsisubitosenzaaverbisognodibussola.Anchecolcielocopertosarebberiuscitoegualmenteatrovarelasuagiustadirezione.

Raggiunta la foresta, si era slanciato, coll’agilità d’un capriolo, tenendo ben stretto ilpezzo di carta e ripetendo i due nomi di Yanez e di Tigre dellaMalesia, per paura didimenticarseli.

Semprecorrendoaperdifiato,dueoredoporaggiungevailMarudu.

Il fiume in quel luogo era assolutamente deserto. Solamente dei battaglioni di uccellivolavanodall’unaall’altrariva,gridandoasquarciagola,comepersalutarel’astrodiurnochestavapersorgerealdisopradellegrandiforeste.

Ilnegritosifermòunmomento,bevetteunsorsod’acqua,raccolseunbanano,poiripartìagrancorsa.

Risaliva il fiume, tenendosi in mezzo ai canneti, per non esporsi al pericolo di farsisorprendere o di ricevere qualche freccia avvelenata nei fianchi. Aveva capito che lasalvezzadeisuoinuoviamicidipendevadallasuaprudenzaedallesuegambe.

Abituato a vivere in mezzo alle grandi foreste, in continua guerra coi dayachi, eraprudenteelarapiditàelaresistenzanonglifacevanodifetto.

Trottavadaunabuonamezz’ora,quandogligiunseagliorecchiunadetonazioneassaipiùfortediquellecheavevauditorimbombarenellacaverna.

–Questo colpodeve essere stato sparatodai tuanuropa, –mormorò.– Idayachi nondevonoesserelontanienemmenol’isolotto.–

Lasciò i canneti e si gettò nella foresta, immaginandosi che idayachi fossero padronidelleduerivedelfiume.

Dopoalcuniminutiudìunasecondadetonazione,piùacutadellaprima.EranoimalesidiSandokanegliassamesidiYanezchespazzavano,acolpidispingarda,lerivedelfiumepertenerlontaniiloroimplacabiliavversari?Eraprobabile.

Il negrito avanzava ora con estrema prudenza, facendo delle frequenti fermate perascoltare.

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Quandoilsilenziotornavaprofondo,allorariprendevaloslancioperfermarsidinuovotreoquattrocentometripiùinnanzi.

I colpi di spingarda intanto continuavano a succedersi, sempre più distinti, a lunghiintervalli.

Sisparavaormaiabrevissimadistanzadalmarginedellaforesta.

Ilnegritoaumentavalesueprecauzioni.Nonosavapiùlanciarsi,quantunqueneavesseavuto il desiderio intensissimo, pensando al gravissimo pericolo che correvano i suoiamici.

Raddoppiava le fermate, a volte simetteva a strisciare fra i cespugli e gli ammassi dirotangs e di pepe selvatico, temendo di trovarsi, da un momento all’altro, dinanzi aqualchebandadidayachi.

Aveva percorso così qualche altro mezzo chilometro, quando deviò bruscamente,ricacciandosirapidamentenellafittaboscaglia.

Aveva veduto degli uomini imboscati sulla riva del fiume, armati di sumpitan e dikampilangs.

Eranoidayachichesorvegliavanoimalesiegliassamesisempreannidatisull’isolotto,inattesacheilorocapiritornassero.

I colpi di spingarda rimbombavano, ripercotendosi lungamente sotto le infinite arcatedellaforesta.Nonsitrattavaperòd’unaverabattagliapoichélecarabinetacevano.

Gli assediati si divertivano a tormentare gli assedianti, spazzando i canneti con unatempestadichiodiedipallettoni.

Ilnegrito, ilqualeavevaormai rilevata laposizionedell’isolotto indicatadainembidifumo prodotti dalle piccole artiglierie, girò al largo, addentrandosi sempre di più nellaforesta, poi quando credette di aver oltrepassata la zona occupata dai dayachi, tornò apiegareversoilfiume,avanzandosisempreconestremaprudenza.

Purcamminando,noncessavadiripetereiduenomi:TigredellaMalesiaeYanez.

Raggiuntoilcannetosenzaaver incontratonessuno,simisefra le labbra il foglietto,sigettò ad armacollo la cerbottana, si assicurò per bene il fascio di frecce sopra la testaaffinché l’acquanonguastasse ilvelenochecopriva lepunte,essendol’upas facilmentesolubile,esceselentamentenelfiume.

Icolpidispingardarombavanoversoilbassocorso,quindiilselvaggiofigliodeiboschi,valentissimonuotatorecometuttiisuoicompatriotti,nonavevadafaraltrocheaffidarsiallacorrenteebadareditenersibenlontanodallerive.

Fortunatamente ilMarudu inquel luogo era largopiùdi trecentometri e le freccedeidayachinonpotevanogiungerefinoalui,nonessendolaportatadellesumpitanmaggioredi quaranta o cinquanta metri. Abbandonato il fondo si era messo a nuotarevigorosamente,senzatroppopreoccuparsiseneidintornivifossequalchegaviale.

L’isolottostavadinanzialui.

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Gruppi d’uomini, vestiti comeYanez e comeKammamuri, andavano e venivano fra icannetieicespuglichelocoprivano,senzatroppoaffrettarsi.

Diquandoinquandounafiammabalenavaeunanubedifumosialzava.

Eraunaspingardachecontinuava,a intervalliquasi regolari, isuoisparicontro larivasinistra.

Nuotandoquasiinteramentesommerso,ilnegritoeragiàgiuntoauncentinaiodipassidall’isolotto,quandounmalesesimiseaurlare:

–All’armi!…–

Larispostafupronta.

–TigredellaMalesia!…Yanez!…–

Udendoqueiduenomi,malesieassamesisieranoprecipitativersolarivastringendolecarabine.

–Chiseitu?–gridòSapagar,ilqualeerastatoilprimoadaccorrere.

– Tigre della Malesia e Yanez, orang!… – ripeté il negrito, il quale nuotavavigorosamente.

Quell’orang fu una rivelazione per Sapagar. Aveva compreso subito che il nuotatoreparlavauna linguadayaca e che forsenoncomprendeva lamalese, nota solamente agliabitantidellecosteesoprattuttoaidayachilaut,ossiaidayachidelmare.

–Accosta,–glidisse,nonpiùinlinguamalese.

Il negrito, il quale lo aveva ormai perfettamente compreso, con quattro bracciateraggiunse la riva, mentre una delle quattro spingarde disposte sulla frontedell’accampamento, scagliava un uragano di chiodi e di pallettoni contro i dayachiimboscatifraicanneti,perstornarelaloroattenzioneetenerlipiùtranquilli.

– Di dove vieni? – chiese Sapagar, mentre tutti gli altri si stringevano addosso alnuotatore.

Ilnegrito,invecedirispondere,sitolsedallelabbrailfogliettodatoglidaYanezeglieloporse.Sapagarlolesserapidamente,essendoscrittoinlinguamalese,poimandòunurlocomeunabelvaferita.

– Amici!… – gridò poi. – I nostri capi sono chiusi dentro una caverna e corrono ilpericolo di morire arsi vivi. Bisogna passare il fiume e sfondare le linee dei dayachi.TigrottidiMompracem,salviamolaTigredellaMalesiaelaTigrebianca!…–

Un vecchio malese si era fatto innanzi. Era un superstite di quei terribili pirati diMompracemcheavevanofattotremareilsultanodiVarauniegl’inglesidiLabuan.

–Siabbattanotuttiglialberichesitrovanosuquestoisolottoesicostruiscanoinnanzituttodellezatterepertrasportarelespingardeelemunizioni,–disse.–Cheventiuominispazzinolariva,mentreinuotatoriattraverserannoilfiume.

– Ben detto, Karol, – disse Sapagar. – Tu comandi come se tu fossi la Tigre della

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Malesia.Lestiamici!…Faremounmassacrodiquestidayachi!…–

Venti malesi si erano slanciati verso l’isolotto coi parangs in pugno, abbattendofuriosamentequantialberisitrovavanodinanzialoro,mentrealtritroncavanounaenormequantitàdirotangsiqualipotevanoservirebenissimocomefuni.

Gli assamesi invece si erano collocati di fronte al canneto occupato dai dayachi esparavanoasalvepersnidarli,connonpocospaventodelnegrito,ilqualemaiavevauditotantobaccano.

Inmenod’unquartod’oraunaquarantinaditronchisitrovavanoaccumulatisullariva.

I malesi, abilissimi marinai, li gettavano in acqua a quattro o cinque alla volta e liannodavanorapidamente,formandodellezatteresolidissimesullequaliportavano,senzaperderetempo,spingardeecassedimunizioni.

Se i prahos erano andati perduti, tutto ciò che contenevano era stato salvato e gliassediatipossedevano,oltregrancopiadialimenti,ancheunagrossapartitadimunizionidafuococheilrajahbiancodellagoavrebbepotutoloroinvidiare.

Sapagar sorvegliava l’imbarco, aizzando con urla e bestemmie i malesi e assamesi,quantunqueiprimicomeisecondi,lavorasseroconsupremaenergia,sapendoormaichelavitadeilorocapidipendevadallalororapidità.

Due zattere finalmente furono lanciate nel fiume.Portavano le quattro spingarde che imalesinonvolevanoassolutamentelasciare,unadiecinadicassedimunizioniedeiviveriperqualchesettimana.

–Manteneteilfuoco!…–gridòSapagaragliassamesi.–Attraversereteilfiumedopodinoi.AmelevecchietigridiMompracem!…Ilgrancapociaspetta!…–

A quel comando, trenta uomini entrarono nel fiume, tenendo in alto le carabine e lemunizioniaffinchénonsibagnassero,esimiseroanuotarevelocementeversolarivadelMarudu,mentregliassamesi,divisiinduegruppi,mantenevanounfuocointensissimo.

Dieciododiciuominispingevanolezattere,poichéspecialmentesullespingardecontavailluogotenentedellaTigredellaMalesiaperspazzareidayachi.

La traversata del fiume fu compiuta felicemente. I tagliatori di teste, bersagliati dallescaricheincessantidegliassamesi,avevanosgombratiicannetisalvandosineiboschi.

Avevanoormaicapitochelelorosumpitan,quantunquecaricateconfrecceavvelenate,nonpotevanocompetereconquellearmidafuocochemandavanoiloroproiettiliamilleeduecentoeancheamillecinquecentometrididistanza.

Imalesi,raggiuntalariva,sbarcaronoinunlampolespingarde,lemunizionieiviveri,eperfarcomprendereaidayachicheeranorisolutiaimpegnarelalottabatterono,contreoquattroscariche,lafrontedellaforesta.

Gliassamesi,ormaisicuridinonesseredisturbati,sieranogettatipureinacqua.Abituatiad attraversare i fiumigiganti del loropaesenon si trovavanocertamente imbarazzati apassareilMarudu,ilqualefacevalameschinafigurad’unsemplicerigagnolodifronteal

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GangeealBrahmaputra.

Le zattereormai eranogiunte e le quattro spingarde,montate su cavalletti, erano statesubitoposteinbatteriapercopriredimitragliagliassalitori,nelcasocheavesserotentatouncontroattacco.

Nessuno inveceavevaoppostoresistenza.Learmidafuocoavevanovinto lesumpitancheavevanodellefrecceavvelenatebenpiùterribilidellepalledipiombo.

Sapagaravevaabbordatoilnegrito,giuntofraiprimi.

–Dov’èlacaverna?–gliavevachiestounpo’brutalmente.

–Dovremoattraversarelagrandeforesta.

–Quandovipotremogiungere?

–Primacheilsoleabbiaraggiuntometàdelsuopercorso.

–Saiguidarci?

–Sonounuomodeiboschi.

–Marciadietrolaprimafiladeimieiuomini.–

Poi,alzandolavoce,tuonò:

– Sulle spalle le spingarde: battete la foresta!… I malesi dinanzi e gli altri allaretroguardia!…Caricate!…Spingetel’assalto!…–

Delle frecce cominciavano a giungere, senza però toccare la grossa avanguardia deimalesi.

Idayachi,impotenti,siritiravano,nonsenzatentarediimpedireilpasso.

Quattro scariche, sparatedaventiuomini, spazzarono ilmarginedella foresta, facendoindubbiamentedeigrandivuotifraiferocicacciatoriditeste,poiimalesi,cheformavanol’avanguardia,siscagliaronoall’attaccocoiparangsinpugno.

Fu una carica assolutamente inutile. I dayachi, sorpresi da quella carica furiosa espaventati dai micidiali effetti delle spingarde e delle carabine, scappavano da tutte leparti,salvandosidicespuglioincespuglio.

Qualchegruppo,solidamenteappoggiatocontroqualchemacchia,cercavadiquandoinquandodiopporreresistenzaall’avanzatadeimalesi,iqualitenevanosemprelatestadellacolonna,maalleprimescarichesidileguava,conrapiditàfulminea.

Leleprieiconigliselvaticibenpocoavevanodainvidiareinfattodivelocità.

Lacolonnaintantocontinuavaadavanzareapassodicorsa.Ilnegritosegnavalaviaenell’orientamentonons’ingannava.

–Avanti,orang,–noncessavadidireaSapagar.–Ituoiamicisonoinpericolo.–

EilluogotenentedellaTigredellaMalesianoncessavadigridareaisuoiuomini:

–Fuoco!…Fuoco!…Sbarazzatemiilbosco!…Icapiciaspettano!–

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I dayachi non resistevano più. Continuavano a fuggire attraverso la selva, urlandospaventosamente,masenzafareunafermatapernonfarsidecimaredallecarabine.

I malesi non facevano d’altronde economia di munizioni e nemmeno gli assamesi.Quandoilterrenolopermetteva,ibravisudditidelrajahdell’Assammettevanoinbatteriale spingarde e coprivano la foresta di chiodi e di pallettoni, snidando i dayachi chetentavanod’imboscarsi.

Quellacorsafuriosa,condottadalnegrito,ilqualeormaiparevachesifosseabituatoalfracassoinfernaledellearmidafuoco,duròunpaiod’ore,poisifermòbruscamente.

La colonna era giunta dinanzi ad un’altura coperta di folti cespugli, sopra i qualiondeggiavanodellepesantinuvoledivapore.

–Sonolàdentro!…–disseilnegritoaSapagar,cheglistavadappresso.

–Chi?LaTigredellaMalesiaeYanez?

–Sì,orang.

–Allorabruciano?

–Nonso,–risposeilnegrito.

In quell’istante una bordata di frecce cadde sui malesi che tenevano sempre la testa,lanciateperòtroppocortepercolpirli.

Una torma d’uomini semi-nudi discendeva la collina, impugnando kampilangs eparangs.

Sapagarlanciòungrido:

–Attentiall’attacco!…–

Poiaggiunsesubito:

–Inostricapisonolàdentroeforsebruciano!…AvantiitigrottidiMompracemperlaTigredellaMalesia egli assamesipel signorYanez!…Le spingarde inbatteria!…Allacarica!…–

Due o trecento dayachi si precipitavano giù dalla collina coi parangs e i kampilangsalzati,credendodiaverfacilmenteragionediquelgruppod’uomini.

Quattrocolpidimitraglia,sparatidallespingarde,lequalieranostatemesseconrapiditàmeravigliosa in batteria, arrestarono il loro slancio. Erano chiodi e pallettoni che sicacciavanosottolaloropelle,producendoferite,senonmortali,certodolorosissime.

Le prime linee vacillarono e si fermarono unmomento, poi si dispersero a destra e asinistrasalvandosifraicespugli.

–Sottolecarabine!…–urlòSapagar,vedendocheilgrossocontinuavalacorsa.–Fuocoavolontà!…Datedentroepreparateviacaricare.Spazziamoquellecanaglieesalviamoicapi!…–

Unascaricaterribilepresed’infilataidayachi,gettandoneaterraparecchiedozzine.

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Fra gli assalitori vi fu una nuova sosta. Erano già giunti alla base della collina, quasidinanziall’entratadellacaverna,perònonosavanopiùspingersiall’assalto.

Quelledue filed’uominisaldicomeduesbarredi ferro,che fucilavanoconunacalmameravigliosasenzafarunpassoindietroesenzaspaventarsipeiclamoriorribili,avevanoimpressionatotutti.

Quella seconda sosta fu fatale, poiché gli uomini addetti al servizio delle spingardeavevanoavutoiltempodiricaricarelegrossearmi.

Un’altrabordatadimitragliasiabbatté,quasiabruciapelo,sugliassalitori,sgominandolasecondafronteefacendocaderealtredozzined’uomini.

–Inpugnoiparangs!…–gridòSapagar.–Sotto,amici!…–

I sessanta uomini si erano scagliati come un solo uomo alla caricamandando clamorispaventevoli.

Imalesiimpugnavanolepesantisciabolebornesimentregliassamesistringevanoicortiedaffilatissimitarwardelloropaese,piùleggerienonmenoterribiliinuncombattimentoacorpoacorpo.

Fu una carica spaventosa, terribile, irresistibile. I sessanta uomini entrarono come uncuneo di ferro in mezzo alla massa dei dayachi, sciabolando alla disperata, mentre lequattrospingarde,servitedasoliquattroartiglieri,conunultimocolpobattevanoleali.

I feroci cacciatori di teste, impotenti a resistere a un simile attacco, si sfasciaronocompletamente,scappandodatutteleparti.

Nonopponevanopiùnessunaresistenza.Sigettavanoall’impazzatainmezzoaicespugliodentrolaforesta,disperdendosiagruppetti.

Lasconfittaeracompleta.

–Dovesonogliorangs?–chieseSapagaralnegrito,mentreimalesiegliassamesi,perimpedireunritornooffensivo,ricominciavanoilfuococollecarabineecollespingarde.

–Nellacaverna,–risposeilfigliodelleselve.

–Malaggiùvièdelfuococheavvampaterribilmente.

–Egliorangssonolàdentro.

–Ah!…Disgraziati!…–gridòSapagar.–Comestrapparlidaquelmaredifuoco?

–Vièunpassaggiosullacollinachenoidovremoallargareacolpidikampilangs.

–Guidacisubito!…Forsegiungeremointempo!…Ameventiuomini!…Tenganoduroglialtri.

Salviamoicapi!…–

Ventimalesisistrinsero intornoa lui,mentreglialtri,vigorosamentespalleggiatidagliassamesi,facevanopiovereinmezzoaicespugliunagrandinedipalle.

Idayachi, quantunque poderosamente battuti, non avevano ancora rinunciato del tutto

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allalottaecercavanodiriorganizzarsi,incoraggiaticertamentedalgreco,daNasumbataedall’exchitmudgardiYanez.

Icolpidispingardarompevanoperòfacilmenteilororanghi.

Ogni volta che un forte gruppo si presentava, una bordata di chiodi e di pallettoni loinvestiva,disperdendolo.

Sapagar, ilnegrito e iventimalesi,protettidall’intensissimo fuocodei lorocompagni,scalaronorapidamentelerocce.

Ilbacinodinaftaavvampava,continuandoaversarenelforoapertonellavolta,torrentidiliquidoardente.

Idayachi,sottoladirezionedelmaledettogreco,avevanoscavatouncanaleelamateriaardentesiprecipitavaattraversoilpassaggio.

Densemassedivaporipestiferiavvolgevanolasommitàdellacollina.

I malesi attraversarono in un lampo quelle cortine asfissianti, turandosi il naso etrattenendoilrespiroegiunserodinanziall’aperturadallaqualeeraevasoilnegrito.

Unavocefiocasifecesubitoudire:

–Anoi,tigridiMompracem!…–

Sapagaravevamandatoungridodigioia.

–Ilcapitano!…–

Una testa sporgeva dal foro: era Sandokan, il quale si sforzava di passare senza peròriuscire.

–Ah!…Signore!…–gridòSapagar.

– Presto, amico!… – disse la Tigre della Malesia. – Il fuoco ci raggiunge e i mieicompagnisonosvenuti.

–Ritirati,signore:resistiqualcheminuto!…Compagni,allarghiamoquestobuco.–

Ventiparangs, energicamentemaneggiati, attaccarono la roccia, facendosaltare inariaturbinidischegge.

Il timore di veder morire il loro capo che amavano come una divinità del mare,centuplicavaleforzedeiventiuomini.

Dueminutibastaronoallepesantisciaboleperallargareconsiderevolmenteilbuco.

SapagarintrodusselebracciaetrassefuoriSandokan,giàquasimezzoasfissiato.

–Glialtri,ora,–disseilpirata,dopod’averaspiratounalungaboccatad’ariapura.

Quattromalesipassarono,unoauno,attraversoilforo,saltandosullaroccia.

Yanez,Tremal-NaikeKammamurigiacevanol’unosull’altro,ormaisvenuti.

Tutta lacavernaera in fiamme.Baglioriazzurrognoli la illuminavanodaunaestremitàall’altraegettidifumoasfissiantes’alzavanoversolavolta,rendendol’ariairrespirabile.

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Lanaftaavevaraggiunteleparetielozolfosifondevacomesefosseburro.

Le rocce crepitavano e si calcinavano, producendo un calore spaventevole, il qualeaumentavadimomentoinmomento.

Lagrandecavernasieratrasformatainunaspeciedivulcanodovezolfo,naftaepietresifondevanoinsieme.

I quattro malesi tirarono su prima Yanez, poi Tremal-Naik, quindi Kammamuries’affrettarono poscia a scappare alla loro volta, poiché lamiscela ardente aveva ormairaggiuntalabasedellaroccia.

Sapagarfecedeporreitreuominisuunostratod’erba,strappòaunmaleseunafiaschettache conteneva ancora alcuni sorsi di bram, un fortissimo liquore ricavato dallafermentazionedelrisoemescolatoconzuccheroecolsuccodialcunepalmevinifere,eneversòalcunegoccenellalorogola.

L’effettofuimmediato.Yanezpelprimotossìfragorosamente,sternutò,poispalancògliocchidicendo:

–PerGiove!…Misivuolesoffocare?

–Tisisalva,Yanez,–disseSandokan,ilqualesieragiàalzato.

–Toh!…Credevodiesseregiàmorto!…Dadovesonosbucatiquestimalesi?

–Sonoimieiuomini.

–Eimieiassamesi?

–Sibattonodinanziallacollina,signorYanez,–risposeSapagar.

–Senzadime?

–Lasciafareame,Yanez,–disseSandokan,ilqualeavevaraccoltalacarabinaesnudatalascimitarra.–Turiposatiunmomento:pensoioadareunaterribilelezioneaidayachi.

Chedieciuominirimanganoaguardiadeimieiamici.Ame,Sapagar!…Vedorosso!…–

UnacolleraterribiletrasparivadailineamentialteratidelcapodelletigridiMompracem.Avevanobenpocodaridereidayachisequelformidabileuomolicaricava.

Ilcombattimentononeraancoracessato.Idayachi,quantunquecontinuamentebattutiegià ormai più che decimati, continuavano a resistere in mezzo ai folti cespugli checircondavanolacavernafiammeggiante,conunaccanimentoincredibile.

È vero che quei guerrieri sono i più valorosi di quanti abitano le grandi isole dellaMalesiaechehannoundisprezzoassolutoperlavita.

Appenalescarichecessavano,balzavanofuoridailoronascondiglipertentaredeifuriosicontro-attacchi,cheperòabortivanosubitosottolebordatedimitragliadellespingardeeilfuocodifiladellecarabine.

Sandokan, seguìto da Sapagar e da una diecina di malesi, si era rovesciato giù dallacollinagridandoagliassamesi:

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–Allacarica,mieiprodi!…Spazziamoviaquestecanaglie!…–

Mentrelespingardenoncessavanodituonare,formòrapidamenteduecolonned’assaltoeletrascinòinmezzoaicespugli.

Fuunacaricapiùspaventosadellaprima.

I dayachi, vedendosi precipitare addosso i nemici, non ressero l’urto e per la terza oquarta volta si sbandarono come un branco di gazzelle, salvandosi nelle profonditàdell’immensaforesta.

Sandokanstavaperscagliarsidietrodiloroquando,nell’attraversareuncespuglio,caddeaddossoaunaspeciedibarellaformatadiramiesullaqualegiacevaunuomo.

Unurlodifuroreglisfuggì:

–Nasumbata!…Ah!…Cane!…–

Aveva già alzata la scimitarra per spaccare il cranio al traditore, che lo guardava conindicibilespavento,cogliocchienormementedilatati,manonlasciòcadereilcolpo.

–No,–disse,–lamortesarebbetroppodolce.–

SivolseversoSapagarchegiungevaallatestad’ungruppodiassamesi.

–Impadroniscitidiquest’uomoefalloportaresullacollina.Hodadirequattroparoleaquestofurfante,primadigettarlonelbacinodellanafta.Amici, in ritirata!…Prendiamoposizionesopralacaverna…–

Inizio

17.Ilvillaggiodeinegritos

Ilcombattimentoeraormaifinitoemoltoprobabilmentenondovevavenireripreso.

I dayachi, completamente sbaragliati dai colpi di spingarda, dalle scariche incessantidelle carabine e dall’ultima carica guidata da Sandokan, avevano ormai rinunciato atentaredeicontroattacchicontroidemonidiMompracemeimontanaricheYanezavevacondottidall’India,gentenonmenosolidadeglialtri,malgradoilloroaspettomagrissimoenonmoltoguerresco.

Le due colonne, dopo essersi ben assicurate che fra i cespugli non vi erano che deicadaveri, avevano battuto sollecitamente in ritirata per aiutare gli uomini addetti alserviziodellespingarde.

La salita della collina fu compiuta senza che nessuna freccia avvelenata partisse dalfrontedell’immensaforesta.Idayachidovevanoaverabbandonato,pelmomentoalmeno,definitivamentel’impresatropposuperiorealleloroforzeeancheallorocoraggio.

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QuandoSandokangiunsealforo,dalqualeuscivanogiàfittenuvoledifumoappestante,trovòYanezinpiedisuun’altaroccia,collemanisprofondatenelletascheelasigarettainbocca.

–Chesuonata!…–disseilportoghese,dopod’avergettatoinariaungettodifumo.–Misonodivertitoassaiavederliscapparequeifurfantididayachi.

Si battono meravigliosamente anche i miei assamesi e gareggiano benissimo coi tuoimalesi.

Surama sarà contenta, quando le dirò che i suoi sudditi hanno fatto furori anche fra iboschidelBorneo.

–Demoniod’unuomo,–risposeSandokan,ridendo.–Seiappenasfuggitoallamorteedeccotigiàlìprontoascherzare!…

–Nonmirammentopiùdiesserestatodentroaquellabolgiainfernale,fratellinomio.Ilfumodiquestaeccellentesigaretta,perfettamenteseccatadaquelcalorespaventevole,mihafattodimenticaretutto.

Ecosì,chesenesianoproprioandatiidayachi?

–Credocheperoranonabbianoalcunaintenzionediritornare.

Cisonopiùdicinquantamortifraicespuglietuttibeneimbottitidichiodiepallettoni.CollenostrequattrospingardenoifaremodellemeravigliesullerivedelKiniBalù.

–Eilgreco?

–Nessunolohaveduto.

–Eppuredovevaessereconloro.

–Losapremosubito.Vièunapersonachecelodirà.

–Chi?

–Nasumbata.

– Il traditore che era scomparso col mio chitmudgar? – chiese Yanez, con profondostupore.–Nonerasaltatoinsiemealmioyacht?

– Pare di no, poiché l’ho pescato ancora vivo in mezzo a un cespuglio, – risposeSandokan.

–Ah!…Furfantemaledetto!…Èqui?…

–Loporterannoamomenti.

–Haancoralagambarotta?

– Se l’avesse avuta sana non sarebbe rimasto indietro per farsi prendere. Eccolo chegiunge!…Oracidivertiremo!…–

Imalesiegliassamesiavevanoormaioccupatalacollina,mettendoinbatterialequattrospingardeespingendodellepiccoleavanguardielungoifianchidellacavernaardente.

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Primoloroattoerastatoperòquellodiostruireilcanalechedalbacinodinaftamettevaal foro aperto dai dayachi, affinché la volta della grande caverna non si calcinassecompletamente e finisse per franare sotto i loro piedi; poi i malesi, maestri in fatto dipiccoleeleggerecostruzioni,avevanoinnalzatoconfoglie,frascheebastoniunadozzinadicomodiattapsperriparareilorocompagnid’armieilorocapidagliimplacabiliraggidelsole.

Quattro uomini avevano intanto trasportato Nasumbata, dopo di averlo solidamentelegato,perchéancheseavevalagambaancoraferitanonsifidavanopiùdiquelbriccone.

–Ah!…Ecco l’amico!…–disseYanez,vedendolo.–Comeva la tuagamba,vecchiomalandrino?–

Il traditore non rispose. Aveva i lineamenti sconvolti da un terrore impossibile adescriversi,gliocchidilatatieicapelliirti.

Untremitofortissimoscuoteva,diquandoinquando,lesuemembra,facendosussultarelecordevegetalicheglielestringevano.

Tremal-NaikeKammamurisieranopureavvicinati.

–Aquestacanaglianoidobbiamolanostramezzacottura,–disseilprimo.

–Mainvecelofaremocucinarecompletamentelui,–disseilsecondo.–M’incaricodiprecipitarloinmezzoallozolfobollente.Faremounsuperboarrosto.–

Nasumbataguardòconispaventoilferocemaharattoefecestrideresinistramenteisuoidenti.Sandokan si volseverso i quattromalesi che avevano trasportata lassù la barella,dicendo:

–Andiamo sotto unattap. Del caldo ne abbiamo avuto abbastanza, per provare ora imorsidelsole.

– Infatti,–disseYanez,–preferireiunavascadabagnopienad’acquagelata.Peccatochenonsiaancoranelmiopalazzodirajah!–

Imalesiripreserolalettigaetrasportaronoiltraditoresottoun’ampiaearieggiatatettoia,improvvisata con pochi bastoni e un bel numero d’immense foglie di bambù, che nonmisuravanomenodiseimetridilunghezzasuunodilarghezza.

Sandokaneisuoicompagniliavevanoseguìti,sedendosiintornoallabarella,suunfittostratodifogliefreschissimeeprofumate.

– Ora, amico, discorriamo, giacché ho avuto la fortuna di riprenderti, – disse aNasumbata.–Eramoltotempochedesideravoscambiarequattrochiacchiereconte.–

Silevòdallafasciailmagnificocibuc,siassicuròcontuttaflemmacheiltabaccofosseben asciutto, lo caricò e aspirò alcune boccate di fumo senza perdere di vista, un soloistante, il viso sparuto del traditore, come se provasse una gioia immensa del suoindescrivibileterrore.

Yanezloavevasubitoimitato,accendendolasuasecondasigaretta.

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– Ascoltami bene, Nasumbata, – disse Sandokan. – Tu potrai forse salvare ancora lapelle,ma devi rispondere a tutte lemie domande. Se esiti un istante emi accorgo checerchiancorad’ingannarmi,tifacciogettareentrolacavernaardenteetiassicurochedilànonusciraipiùvivo.

–Quandoavròparlato,tumiuccideraiegualmente,–disseildayaco.–D’altrondenonvoglionegartiquestodiritto.

–Canaglia!…–urlòSandokan.–Quand’èchelaTigredellaMalesiahamentito?

–Interrogami.

–Chiguidavaidayachi?

–Unuomobianco.

–Conosciilsuonome?

–L’houditochiamareTeo…Teo…

–Teotokris,èvero?

–Sì.

–Dachi?

–Daunindianocheeraabordodelloyacht.

–Dalmiochitmudgar!…–gridòYanez.

–Nonsochecosatuvogliadire,signore.Sosoltantochequeidueuomini,l’indianoeilbianco,eranoamiciecheselaintendevanobenissimofradiloro.–

Sandokan guardò Yanez, il quale pareva che fosse rimasto come fulminato da quellainaspettatarivelazione.

–Eh, eh!…Fratellinomio, –gli disse, conuna leggerapuntadi ironia. –Pare che tuabbiadeisudditipocofedeli.

–PerGiove!…Glistrapperòlapelle!…

–Corritroppo.

–Ungiornoloritroverò,teloassicuro.

–Comemai tu,cheseisemprestatocosìastutoecosìprudente,seiandatoascegliertiperchitmudgarunamicodelgrecoodell’exrajahdell’Assam?Questomistupisceassai.

–Noinonconosciamoafondocheduesoliindiani,–risposeYanez.–Tremal-NaikeilfedelissimoKammamuri.

–Graziedellatuabuonaopinione,–dissel’excacciatoredellajunglanera,ridendo.

–Riprendiamolanostrainteressantissimaconversazione,–disseSandokan,rivolgendosiaNasumbata.–L’uomobiancodunqueguidavaidayachi.

–Sì.

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–Com’èchenonsièfattovedere?

–Sitenevasempreallaretroguardia.

–Perché?

–Avevapauradivoi,unagrandepaura.

– Ah!…Birbante!…Non osava affrontarci a viso aperto. Ed è stato lui che ha fattoaccenderequelbacino?

–Sì.

–Eaprireilbuco?

–Anche.

–Volevapropriofinirci?

–Bruciarvidentrolacaverna.

–Pezzod’animale,–disseYanez.–Sonoterribiliqueigrecinellelorovendette.Vièunacosaperòchetunonhaiancorachiarita,miobravissimozoppo.

Com’èchetuseiscappatoecheilmioyachtèsaltatoinaria?

–Èl’uomobiancochel’hafattoscoppiarecomeunabomba.

–Madov’eraquelfurfante?Com’ègiuntoqui?

–Colvostroyacht.

–Sitrovavanelmioyacht!…–gridòYanez.

–Eranascostosottoilquadrodipoppa.

–PerGiove!…Chitelohadetto?

–L’uomobiancoeanchel’indianosuoamico.

–Eriinbuonacompagnia,Yanez,–disseSandokan.–IoalpostodiTeotokrisavreidatofuocoallepolverieavreifattosaltareloyacht,primachegiungessenellabaia.

–Si vede che i greci sonopiù furbi di te, fratellino, – rispose il portoghese. –Non sisentiva abbastanza forteda resistere auna esplosione.Se saltavo io, dovevaben saltareancheluiepiùaltodime,trovandosipiùvicinoallasantabarbara.

–Èvero,–risposeSandokan.

– Dimmi ora un po’, Nasumbata, dove è andato a finire il mio chitmudgar, ossial’indianocheaccompagnaval’uomobianco?

–Sièrecatopressoilrajahdellago,accompagnatodaungrandecapodayaco.

–Afarechecosa?–chieseSandokan.

–Peravvertirlocheunuomobiancoassumevailcomandodellesuetruppecombattentiallefrontiere.

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–Ah!…Miserabile!…L’haipiùriveduto?

–No:illagoèlontano.

–Idayachiperòobbedisconoall’uomobianco?

– Gli uomini che hanno il viso pallido esercitano sempre una grande influenza sugliuominidicolore,–risposeNasumbata.

–Eidayachilohannonominatosubitolorocapo?

–Subito.

–Tuseistatoaltrevolteallago.Nonlonegare.

–Nonlonego.

–Hamoltiguerrieriilrajah?

–Cosìsidice.

–Possiedemoltearmidafuoco?

–Moltikampilangsemoltesumpitan.

–Emirimolilà?

–Nonnehomaivedutediquellegrossearmidafuoco.

–Ah!…Alloralavedremo,–risposeSandokan.

Aspiròaltretreoquattrofumate,poidisse:

–Iocredo,Nasumbata,chetusianatoveramentesottounabuonastella.

Unaltrouomoaltuoposto,strettofralemiemani,nonsarebbepiùvivo.Ioavevoormaidecisodiscaraventartiinmezzoallozolfocheconsumalacavernaeoratidonolavita.

Badaperò,Nasumbata,cheiononsonouomodaregalarladuevolteetulosai.LaTigredellaMalesiahatalvoltafattosprecodiviteumanequandoisuoiguerrierinonmeritavanodivivere.

Tuhaivedutoilrajah?

–Sì,seimesiorsono.

–Unbuondayacononsiingannamaisullaviadatenere?

–Locredo.

–Tumicondurraiallago:soloaquestoprezzotilasciovivere.

Setirifiuti,tifaccioscaraventaredentrolacavernaefraunminutononrimarrà,dellatuacarcassa,nemmenounossointatto.

–Iofaròquellochevorrai,signore.Hoavutotortodilasciarmiilluderedallepromessediqueidueuominibianchiedell’indiano.

–Bastacosì.Creditucheidayachicitendanounaltroagguato?

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–Socheilrajahdellagohadatoordineatuttiisuoiguerrieridiimpugnarelearmiedicontrastartiilpasso,dandoloroadintenderechetuseiilpiùfamosocacciatoreditestecheesisteintuttal’isola.

Nellatuaavanzatatroveraicertamentedellepocograditesorprese.

–Aquellecipensoio,–disseSandokan.

Aveva girato gli sguardi verso un angolo dell’attap e aveva scorto il negrito, il qualeavevaassistito,completamentedimenticato,alcolloquio.

–Avanzati,brav’uomo,–glidisse.Dovesitrovailtuovillaggio?

–Sullaviacheconduceallago,orang,–risposeilpigmeo.

–Mihannodettochetuseiuncapo.

–Comandavounapiccolatribù.

–Èlontana?–

Il negrito pensò un momento, si guardò le dita, contò e ricontò, poi fece un gestod’impazienza.

–Nonloso,–dissepoi.–Arriveremoperòpresto.

–Conoscilavia?

–Noisappiamosempredoveandare.

–Cicondurraialtuovillaggio?

–Sì,orang.–

YanezchiamòunodeiquattromalesicheavevanocondottoNasumbatafinoall’attapecheeranorimastifuoridiguardia.

–Avetesalvatolascortadellearmi?–glichiese.

–Sì,capitano.Abbiamoduecassed’armidafuoco.

–Bene,dammilatuacarabina.–

Avutala,Yanezlaporsealnegrito,dicendogli:

–Eccoun’armachevalemegliodituttelesumpitandeidayachi,perchéuccidealungadistanza.Imieiuominiti insegnerannoadadoperarla.Tuseiunvalorosoetelodiceuntuanuropa.

– Tu sei un grandeorang, – rispose ilnegrito, con voce commossa. –Quando vorraiprendertilamiatestanonopporròalcunaresistenza.

–Nonsochecosa farne iodelle teste,–disseYanez, scoppiando inuna risata.–Nonsono già un collezionista arrabbiato come quei birbanti di dayachi. Conservala sul tuocollopiùchepuoi.–

Eramezzodì:l’oradellacolazione.

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Sapagar, che conoscevabenissimo le abitudini del suo terribile padrone, aveva inviatoalcunimalesinellevicineforeste,appoggiatidaunafortescortadiassamesi,eavevafattofare un’ampia raccolta di frutta, non potendo a quell’ora così calda contare sullaselvaggina.

Sandokan,Yanezeiloroduecompagni,giàpernaturamoltosobri,fecerobuonvisoaidurion,aipombo,aibananiedaimanghi,poi,dopoaverscambiatequattrochiacchiereedi aver raccomandato ai malesi di quarto di non perdere di vista un solo istanteNasumbata, si sdraiaronosui soffici eprofumati stratidi foglie, avendoormaidecisodinonmettersiinmarciachedopoilcalaredelsole,ancheperesserealsicurodaunritornooffensivodapartedeidayachi,chenoneraimprobabile,essendoguidatidalvendicativogreco.

Lagiornatapassòinvecesenzailmenomoallarme.

I selvaggi cacciatori di teste, pienamente sconfitti, dovevano aver preso il largo, perpreparareforsenellasterminataforestaqualchenuovoagguato.

Appena tramontato il sole,malesi ed assamesi sgombrarono la collina per cominciarel’avanzataversoillago.

La grande caverna bruciava ancora con furia spaventosa, disseccando rapidamente leerbeelepiantechecrescevanosullacollina.

Dai due fori e dalla spaccatura che serviva d’entrata, masse di vapori pestilenzialisfuggivano,sibilandosinistramente.

Nell’interno siudivano,diquando inquando,dei rombi formidabili comese lepareti,calcinatedallozolfo,precipitassero.

Sapagaravevaorganizzatauna forteavanguardia, formatadaunaventinad’uomini framalesi ed assamesi, appoggiata da due spingarde, ormai particolarmente temute daidayachi,pergliuraganidichiodichescaraventavano.

Ilnegrito, che aveva assicurato di conoscere perfettamente la grande foresta, era conloro.

Glialtriseguivanoinduefileindiane,portandolemunizioni,learmidiricambio,leduealtrespingardeeNasumbata,lacuigambanoneraancoraguarita.

Sandokan e i suoi amici precedevano le due colonne, dietro l’avanguardia, fumandotranquillamenteechiacchierandoallegramente.

Rottiatutteleavventure,avevanoormaidimenticatoilterribilemomentopassatonellacavernaardente.

Laforestasipresentavafoltissimaequantomaiintricata.

Erano soprattutto i rotangs e le altre piante parassite che, unite alle smisurate radicisorgentidalsuolo,rendevanolamarciadifficilissima.

I ventiparangs dell’avanguardia non rimanevano un solo istante inattivi e tagliavanorabbiosamente tutti quegli ostacoli i quali potevano anche offrire delle magnifiche

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imboscateaidayachi,piùabituatiaquestecheacombattereincampoaperto.

Amezzanotte, quando la luna illuminavamaestosamente la grande foresta, la colonnafeceunasostainmezzoaunapiccolaradura,dopoaverespintodellesentinelle invariedirezioni,pergarantirsidaqualcheimprovvisoattacco.

Ilriposoperònonfuturbatonédapartedeinemici,nédapartedellebelve,quantunquesifosserouditianonmoltadistanzagliimpressionantiha-hugdelletigrimalesi,nonmenopericoloseenonmenoastutediquelleindiane,eirauchibrontoliidiqualchepanteranera.

–Questacalmam’inquietapiùd’unascaricadicarabine,–disseYanezaSandokan,nelmomentoincui lacolonnasiriordinavaperriprendere lamarcia.–Mipare impossibileche il greco abbia rinunciato così presto a tormentarci e che i dayachi, che sono cosìamantidelleimboscate,abbianoabbandonatodefinitivamentelagrandeforesta.

–Iosonosicurissimocheciseguono,–risposelaTigredellaMalesia.–Vedraicheprimaopoiliincontreremo.

Ilrajahdellagohatuttol’interessediarrestarci,primachenoigiungiamoallefrontieredelsuoregno.

Forsenontutteletribùglisonofedeliequalcunaomoltepotrebberorammentarsidimiopadre,dellorovecchiorajahedime.

–Tusperiinunainsurrezione?

– Io per ora non conto che sui nostri uomini e sulle nostre armi e non faccioassegnamentosunessuno.

Vedremochecosaaccadrà,però,quandoiogrideròsulvisodeidayachidellago:«VeniteacombatterecontroilfigliodiKaidagan,seosate».

Iosperochenonabbianodimenticatoilnomedimiopadre.

–Chesuccedaciòcheèsuccessonell’Assam?

–Lospero,–risposeSandokan,convocesorda.–IoperòsaròmenogenerosoditeediSurama,perchénonlasceròfissasullesuespallelatestadell’uomochehadistruttolamiafamigliaechemirubòilregno.

–Nonvorreitrovarmineipannidiquelpoverorajah.

–Tusaichequilevendettesonoterribili.

–Sfidoio!…Siamonelpaesedeitagliatoriditeste!…–

La colonna si era rimessa in cammino, aprendosi un solco profondo attraversol’interminabileforesta.

Procedeva sempre nel medesimo ordine: venti uomini dinanzi, appoggiati da duespingarde e gli altri dietro, su due file, colle carabine montate, pronti a rispondere aqualsiasiattaccoeamitragliareuominiealberiinsieme.

La foresta pareva che si fosse improvvisamente ridestata. Mille strani rumori sipropagavanosottolevoltediverzura.

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Degli animali, che non si potevano ben distinguere, essendo ormai la luce tramontata,fuggivano follemente dinanzi all’avanguardia, spezzando rumorosamente dei rami; piùlontanoraneeranocchicantavanoasquarciagolaorisuonavanoilugubriepaurosiha-hugdelletigriincercadipredaoifischistridentideirinoceronti.

La colonna però continuava tranquillamente la suamarcia, senza impressionarsi dellapresenzadituttequellebestie.

Solamente i dayachi la impressionavano un po’, potendo darsi benissimo il caso cheavessero preparato qualche agguato, per arrestarla. Quei timori non erano d’altrondeinfondati. Camminava da due ore, sempre abbattendo piante, quando il negrito che laguidavasiarrestòbruscamente,gridando:

–Fermitutti!…Chenessunofacciaunpassoinnanzi!…–

YanezeSandokan,vedendofermarsil’avanguardia,sieranosubitospintiinnanzi.

–Checosac’èdunque?–chieseilprimo.

–Idayachisonopassatiperdiquaehannoscavataunatrappola,–risposeilfigliodelleforeste.

–Unatrappola!…

–Nonmettereilpiedesuquestopezzoditerreno,orang.Sottovièilvuoto.

–Comelosaitu?–

Il negrito, invece di rispondere, prese un grosso ramo che si trovava accanto a lui,schiantatoprobabilmentedaqualcheimpetuosocolpodiventoeloscagliòaterra.

Nel suolo si manifestò subito uno strappo e il ramo scomparve entro una profondaescavazione.

–Haiveduto,orang?–chieseilnegritoconunsorrisoditrionfo.

–Quellaeraunaboccadilupo,–disseYanez.–Credichesiastatascavatapernoioperfarvicaderedentroqualchebufalooqualcherinoceronte?–

Ilnegrito si curvò, strappòalcunecannecheerano stategettate sopra labucaaffinchémascherasserolatrappolaeneaddentòuna,senzanemmenopulirladallaterracheinpartelaavvolgeva.

–Cannafresca,–dissepoi.–Questatrappolaèstatapreparatapocofa.Ecertol’hannopreparataidayachi.

– Che quei bricconi abbiano indovinata la nostra direzione? – si chiese Sandokan, ilqualeapparivanonpocopreoccupato.

–Seibensicuro,amico,–domandòYanez,–chequestatrappolasiastatapreparatadaidayachiperfarcicaderedentro?

–Misarebbenecessariaunatorcia,–risposeilnegrito.

– Sapagar!… – gridò Sandokan. – Cercaci qualche ramo resinoso e accendilo. Ne

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abbiamobisogno.–

Illuogotenentelanciòdieciododiciuominiadestraeasinistra,edopoqualcheminutoaccorse, portando una fiaccola vegetale la quale bruciava forse meglio d’una torcia avento.

–Eccola,capitano,–disse.

Ilnegritolaprese,strisciòconprecauzionefinoall’orlodellatrappola,tastandoconunamano il terreno per paura che vi fossero nascoste delle punte di freccia avvelenatecoll’upasocolcetting,poiguardòilfondo.

–Dunque?–chieseYanez.

–Nonviècheunpalopiantato,–risposeilnegrito.

–Evuoidire?

–Chequestaèunatrappolapreparataperlagrossaselvagginaenongiàpergliuomini.Nondevonoesserestatiidayachiquellichel’hannoscavata.

–Echi?

– Forse i miei compatriotti, – disse il negrito. – Siamo già a non molta distanza dalvillaggio.

–Allorapossiamoripartire,–disseSandokan.

–Sì,orang.

–Quandopotremogiungerealtuovillaggio?–

Ilnegritoguardòlestelle,pensòqualchemomento,poirispose:

–Primacheilsolesorga.

– Avanti!… – comandò la Tigre della Malesia ai suoi uomini, i quali sorvegliavanoattentamenteiduemarginidellaforesta,tenendounditosulgrillettodellecarabine.

Perlaterzavoltalacolonnaripreselemosse,semprenelmedesimoordine.

SandokaneYanezsieranoperòmessiquestavoltaallatestadellacolonna,malgradoleardentirimostranzediSapagar,ilqualetemevadivedergiungereaddossoaiduecapiunavolatadifrecceavvelenate.

Vieraperòilnegritochevegliava,unuomoche,abituatoaviverenelleforesteesempresull’erta,valevamegliod’uncanediguardia.

Cominciavanoadiffondersiincieloiprimiriflessidell’alba,quandoilfigliodelleforestesifermòbruscamente,imboccòl’angilungchenonavevamaiabbandonatoelanciònellospazioalcunenoteacutissime.

–Checosafai?–glichieseYanez,sempresospettoso.

– Siamo giunti almio villaggio, orang, – rispose il piccolo uomo, – e sveglio i mieisudditi.Guardalassù,suqueglialberi,livedi?

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Inizio

18.Isergentiistruttori

Inegritos delBorneo, alparidiquellidelleFilippine,delleCelebes,diPalavanedialtre grandi isole delmare cino-malese, sapendosi troppodeboli per opporre unavalidaresistenza ai loro nemici, i quali pare che provino una vera gioia feroce a distruggerli,comesefosserospiritimalefici,noncostruisconoilorovillaggiaterra.

Alloscopodipreservarsidaimprovvisiassaltiedallestragi,preferiscono,enonatorto,formare,sudellealtissimepiante,dellesolidepiattaformeeinnalzarvisopradeiriparichenonsipotrebberochiamarenemmenocapanne,poichénonsonochedellesemplicitettoie,aperte a tutti i venti e alle furiose piogge che di quando in quando, benché a lunghiintervalli,siscatenanosuquelleregioniequatorialieintertropicali.

S’intendechequellecuriosecostruzioni,chesi ritrovano,cosastranissima,anchesullerive dell’Orenoco, uno dei fiumi giganti dell’America del Sud, non li preservanocompletamentedasgraditesorpresepoichéiferocicollezionistiditesteumane,diquandoinquando,abbattonooincendianolaforesta,ealloradeivillaggiaereipiùnullarimane.

Icranideidisgraziatiperò,piùomenomaltrattati,si ritrovanosempree idayachinondomandano di più, poiché essi non sono come i neo-zelandesi chemettevano una curaestremanelconservareancheilineamentideivintinemici.

Ilvillaggioaereodelnegritosicomponevad’unamezzadozzinad’immensepiattaformeed’unacinquantinaditettoieformatedaramiintrecciatiedigiganteschefogliedibananiediarenghesaccarifere.

Alle note stridenti dell’angilung, parecchi uomini, dalla pelle nerissima e i capellicresputi, erano comparsi suimargini delle piattaforme, impugnando delle corte lance edellecerbottane,prontiadifendersi.

Vedendo il lorocapo,checredevanoormaiperduto,mandaronounurlodigioiachesiripercossesottoletettoie.

–Salite,orangs,–disseilfigliodelleforeste,volgendosiversoYanezeSandokan.–Iodevo a uno dei vostri uomini la vita e nelmio villaggio avrete tutto quello che imieisudditiposseggono.–

Una specie di scala, formata di robustissimi rotangs, era stata gettata dall’alto dellepiattaforme.

Ilnegritopelprimos’inerpicòconun’agilitàdascimmia,subitoseguìtodaSandokan,da

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YanezedaTremal-Naik.

I malesi e gli assamesi invece, per non ingombrare il villaggio, avevano subitoimprovvisato un piccolo campo alla base degli enormi alberi sostenenti le piattaforme,collocando innanzi tutto le spingarde ai quattro lati della macchia che circondava ilvillaggio.

–Preferireiunacapannaaterra,–disseYanezaSandokancheloprecedeva.–Nonsocomestaremolassù.

–Nonmoltocomodidavvero,–risposelaTigredellaMalesia.

–Conoscoivillaggideinegritosesoprattuttoipavimentidellelorotettoie.

Badadinon romperti legambe.Noiabbiamogli stivali,mentrequesti figlideiboschinonlihannomaiconosciutieposseggonol’agilitàdellescimmie.–

Sandokan diceva il vero, poiché quandoYanezmise i piedi sulla prima piattaforma sifermòassaiperplesso,scaraventandoquattroocinquemaledizionialsuoGiove.

Lepiattaformenoneranoaffatto coperteda tavole, comeera sembrato.Le intelaiatureeranorobustissimeebenissimoappoggiateadeisolidirami,peròilpavimentoeraformatodibambùcollocatialladistanzadiunmezzopiedeefors’anchedipiùl’unodall’altro.

–PerGiove!…–esclamòYanez.–Questaèunaveratrappola,dovesicorreilpericolodirompersi,cometuhaibendetto,legambe.

Questiselvaggiquandovoglionopasseggiaresonodunquecostrettiafarecontinuamenteunaginnasticaindiavolata.

–Visonoabituati,–risposelaTigredellaMalesia.

– Se avessero però delle scarpe!… Sfortunatamente in questo paese i calzolai non siconoscono.

–Nonfarebberonessunafortuna.

–Nesonopienamenteconvinto.

–Orsù,saltiamo?

– Saltiamo pure, – rispose Yanez, il quale da qualche istante fiutava, con una certavoluttà, un profumo squisitissimo che usciva da una delle tettoie che era ingombra didonneaffaccendate.

Stavapercominciarelasuaginnastica,quandovideparecchinegritosgiungerecondellegrosse tavole. Avevano senza dubbio compreso l’imbarazzo dei loro ospiti e siaffrettavano a gettare dei ponti per rendere loro meno faticosa l’avanzata attraverso levastepiattaforme.

–Toh!…–esclamòYanez.–Comesonogentiliquestiselvaggi!…

–Nonchiamarlialloraselvaggi,–disseTremal-Naik,ridendo.

–Hairagione,amico.–

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Passarono attraverso i ponti e raggiunsero una delle prime tettoie, dove si trovava ilnegrito circondato da alcuni uomini di bassa statura, quasi interamente nudi, coi corpistranamentetatuati:eranoinotabilioipiùfamosiguerrieridellapiccolatribù.

Dellestuoiefittissime,formatedinervatured’arenghesaccarifere,coprivanoletraversedibambù,pernonesporregliavventurieriaqualchesgradevolecaduta.

Ilnegritooffrì innanzitutto,aisuoinuoviamici,entrodellerozzetazzediargillacotta,del kalapa, bibita rinfrescante che si trova entro le noci di cocco, poi quattro donneportaronounmaialeselvatico,cucinatointiero,mentredeiragazzirecavanodeivasipienidi laron, le larvedelle termitiediud-ang,quell’intruglio ributtantecompostodipiccolicrostaceiseccatieridottiinpolvereinsiemeapescilasciatiprimaalsoleafermentareeacorrompersi, e che pure è così apprezzato dai buongustai del Borneo, siano malesi,dayachionegritos.

– La mia tribù vi offre, orangs, quello che meglio possiede pel momento, – disse ilnegrito.

–Einostriuomini?–chieseYanez.

–Hofattoarrostireperloroduebabirussachesonostaticatturatiierimattina,–risposeilcapo.–Nonsoffrirannolafame.

–Elatuatribù?

–Sicontenteràperoggidellefruttadellaforesta.Nonpreoccupartene,orang,emangia.–

Itreavventurieri,chedigiunavanodaunatrentinad’ore,nonsifeceroripetereduevoltel’invitoefecerononpocoonorealmaialearrostito,innaffiandoloconnonpochetazzedieccellentebram,quel liquore fortissimoestrattodal riso fermentatoedal succodi certepalme,chesomiglianonpocoalsam-siùdeicinesi.

Inotabili,oguerriericelebrichefossero,sieranoinveceattaccatiallelarvedelletermitieaivasidiud-angcheYanez,SandokaneTremal-Naikavevanosubitoscartato.

Lacolazioneeraappenaterminataelepipeelesigarettecominciavanoadaffumicarelatettoia,quandoYanez,chegiàdaqualcheistantesembravatormentatodaunpensiero,sibattéfortementelafronte,dicendo:

–Un’idea!…–

SandokaneTremal-Naiksieranovoltativersodilui,interrogandolocoglisguardi.

–Sì,un’idea,–ripetéilportoghese.

– Se è nata nel tuo cervello non può essere che buonissima, – disse la Tigre dellaMalesia.–Èsemprestatofertilissimoiltuoditrovatestraordinarie.

Spiegati.–

Yanez,invecedirispondere,sivolseversoilnegrito,chiedendogli:

–Diquantiguerrieridisponelatuatribù?

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–D’unaquarantina,orang.Lamiatribùèstatadecimatacrudelmentel’annoscorsodaicacciatoriditeste.

–Sonoalmenovalorosi?

–Sisonosemprebattutibenissimo.

–Creditudiesserealsicurorimanendoqui,dallebandedayachechebattonolaforesta?

–Miaspetto,orang,divederdistruggerelamiatribùdaunmomentoall’altro.Quandovoi, che avete tante canne tuonanti, sarete partiti, i cacciatori di teste piomberannocertamentesudinoipervendicarsid’averviioservitodiguida.

Liconoscotroppobene.

–Vuoiseguirciversoillago?Noiciincarichiamodiproteggerete,ituoiuomini,letuedonneeancheifanciulli.–

Unlampodigioiabrillònegliocchinerissimidelfigliodelleselve.

–Tufaraiquesto,orang?–disseconvocecommossa.

–Einsegneròancheaituoiuominiaservirsidellecannechetuonano.Abbiamounpaiodicassedicarabine,èveroSandokan?

–Sufficientiperarmaretuttiquestiuomini,–risposelaTigredellaMalesia.

–Approvilamiaidea?

– Pienamente, Yanez. Te lo avevo detto già prima che doveva essere buonissima.Quarantabocchedifuoco,sparinobeneomale,nonsonodarifiutareinquestimomenti.Cisaràl’ingombrodelledonneedeifanciulli.

–Nefaremodelleportatriciedeiportatoridiviveri,–risposeYanez.

–Tutrovirispostaatutto,–disseSandokan.–Chediavolodiuomo!…

–Nonundiavolo,sonounrajahindianoora,–disseilportoghese,scherzando.

–Machiaddestreràquestiselvaggi,chenonhannomaipresoinmanounfucile?–chieseTremal-Naik.

– Chi? Io e Kammamuri, – rispose Yanez. – Sandokan non ha nessuna premura dimettersisullatestalacoronadirajahdelKiniBalù,unacoronachenonriusciràatrovareprobabilmentenemmenoinfondoallago,quindipossiamofermarciqualchesettimanaedistruire questi negritos. Io non dispero di fare di loro degli ottimi soldati, che nonmanovreranno meno bene dei soldati portoghesi od olandesi. Uno… due… per fila…avanti…dicorsa…caricate…puntate…fuocoavolontà!PerGiove!…Sareiunottimosergenteistruttore!…

– Un grande generale, – disse Tremal-Naik. – Mi pare di udire Sir John DukleycomandarelamanovraaicipaysullasuperbaspianatadelforteWilliam.

–Eccounuomoveramentemeraviglioso,–disseSandokan,scoppiandoinunarisata.–Vedrai,mio caro Tremal-Naik, che saprà ricavare da questi selvaggi dei soldatimeglio

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disciplinatideimieimalesiedeisuoiassamesi.

Chepeccatochesiadiventatounrajah!…–

Quella prima giornata, passata sul villaggio aereo deinegritos, trascorse allegramente,innaffiataabbastanzacopiosamentedibramedikalapa.

Ancheimalesiegliassamesi,accampatiintornoaigiganteschialberi,nonebberoaffattodalagnarsidell’ospitalitàdiqueipoverinegritos.

Alla sera, sulle piattaforme, fu dato perfino un ballo al quale si guardarono bene dalpartecipareicapidellapirateriaegliassamesichecalzavanoglistivali,pernonesporsialpericolodirompersilegambe.

Sandokan però non trascurò di prendere, dopo la scomparsa del sole, le più grandiprecauzioni,ondeevitareunaqualchesorpresadapartedeidayachideiqualinonavevaavutopiùalcunanotizia.

Diffidava estremamente del greco, che sapeva ormai quanto fosse vendicativo.Fortunatamente aveva sottomano i quaranta guerrieri del negrito che lanciò, comesentinelleavanzateefedelissime,attraversolagrandeforesta,pergarantireassolutamenteisuoimalesiegliassamesidiYanezdaunattaccofulmineo.

D’altrondelequattrospingarde,caricatefinoallaboccadichiodidirameediframmentidivetro,eranopronteafareunacattivaaccoglienzaaiferocicacciatoriditeste.

Quelleprecauzionifuronoperòaffattoinutilipoichélanotte trascorsetranquillissimaetuttipoteronogustareunbuonsonnodicuiavevanotantobisogno.

Qualcheoradopolospuntaredelsole,Yanezeranelpienoeserciziodellesuefunzionidisergenteistruttore.

La sua voce echeggiava come una tromba, sotto la volta dei grandi alberi, facendosoventescoppiaredallerisaTremal-NaikeSandokan,iquali,dall’altodellepiattaforme,assistevanoallospettacoloinsiemealledonnedellatribù.

– Uno… due… per fila a destra… girate a sinistra… caricate… puntate… fuoco…all’assalto,urrahperlaTigredellaMalesia!…–

Enon scherzava ilbravoportoghese.Quandounguerrierononeraprontoamuoversi,eranosantissimelegnatechepiovevanosuldorsodelmaldestro,pienamenteapprovatedalcapodellatribù.

Parevaperòchequeipoveriselvaggi,malgradolalorobuonavolontàdidiventaredegniguerrieri del tuan uropa, avessero la testa molto dura, poiché dopo un paio d’ore nesapevanomenodi prima e non erano ancora riusciti amarciare per colonna. Forse noncomprendevanocompletamentegliordinicheilportogheseimpartivaasuondilegnateedialtissimierimbombanticomandi.

–PerGiovetuonante!…–esclamòauncertomomentoYanez,ilqualesiarrostivadaunpaiod’oresottoilsolefiammeggiante.–Chelamiafamosaideadebbatramontare?–

Guardòversolepiattaforme.

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SandokaneTremal-Naik,sdraiatiall’ombradeigrandialberi,sulmarginedelvillaggioaereo,collepipeinbocca,loguardavano,sorridendomalignamente.

–Parechesidivertanodeimieisforziquasiinutili,–disse.–Kammamuri,ame!…–

Il maharatto, che si godeva anche lui l’insolito spettacolo all’ombra d’un superbopandanoetrattenendoastentolerisa,sputòlanoced’arecachestavamasticandoesifeceinnanzidicendoconvocegrave:

–Presente,generale.

– Per la morte di Giove!… – gridò Yanez un po’ esasperato. – Mi pare che tutti viburliatedimeallegramente.

–Nienteaffatto,generale.

–Iotihonominatoistruttoredelletruppeassamesi,perchéappartieniallapiùfieracastaguerrieradell’India.

–Èvero,signorYanez.

–Ioperònontihomaivedutofarmanovrareimieisudditi.

–Èvero,signorYanez.

–Istruiscimidunquequestiselvaggichepareabbianouncervellomoltoottenebrato.Ionehoabbastanza.

–Civuoleunbuonbambùperinfiltrareneilorocranilemanovredeicipay.

–Ilcapotelopermette.

–Alloralasciatefareame.Viassicuro,signorYanez.chefraottogiorniquestiuominimanovrerannocomeilprimoreggimentodeifucilieridelBengala.

– Che il diavolo ti porti!… – gridò Yanez. – Se non riuscirai, ti leverò la caricad’istruttoredeireggimentiassamesi,parolad’onore.–

S’aggrappò alla scala formata di fibre di rotangs e s’innalzò verso il villaggio aereo,mentreKammamuriurlavaasquarciagolaaiselvaggiistupiditi:

–Marciate…alto…formateilquadratoper lamortediSiva,diVisnù,diBrahmaedituttiicateridell’India!…Avanti!…Alto…inginocchio…fuoco…caricate…rompetelerighe…incolonna…all’attacco…stragegenerale…spazzateidayachi!–

Inizio

19.L’assaltodeirinoceronti

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Otto giorni dopo, malesi, assamesi e negritos abbandonavano il villaggio aereo el’accampamento,perriprenderelaloromarciaversoilKiniBalù.

La colonna era superbamente organizzata, poiché Kammamuri, a furia di urla e dilegnate, era riuscito, cosa incredibile, a trasformare iquarantaguerrieridel capo inverisoldati, che avrebbero potuto non fare cattiva figura di fronte al primo reggimento difucilieridelBengala,congrandestuporediYanez,SandokanediTremal-Naik.

Decisamenteanchequel fedelissimoservodell’excacciatoredella junglaneraeranatogeneraledegliStatimaharattioperlomenouneccellentesergenteistruttore.

Unatrentinadidonneealtrettantiragazziseguivanolacolonna,portandovalorosamenteprovviste da bocca e da guerra, ben guardate da una forte retroguardia comandata daSapagar.

Deidayachi fino allora nessuno aveva visto traccia, tuttavia sentivano per istinto chequei feroci cacciatori di teste non dovevano aver lasciato la grande foresta e che lasorvegliavanodalontano.

Giàpiùvolte,allasera,inegritoschevegliavanointornoalcampo,avevanonotatodelleombre umane scivolare attraverso i grandi alberi e i rotangs, e scomparire convelocitàfulminea senza lasciare quasi alcuna traccia. Il vendicativogreco certamente non avevaabbandonatolasuasorveglianza.

La colonna però, fornita di quasi un centinaio di bocche da fuoco e appoggiata dallequattrospingarde,aveva,almenopelmomento,benpocodatemere,quantunqueinegritosnonfosserochedeicattivicoscrittichechiudevanogliocchiognivoltachesparavanolecarabine.

Per quattro giorni la colonna continuò tranquillamente la sua marcia, facendo le suetappe senza essere disturbata e permettendosi anche il lusso di fare qualche battuta perprovvedersi di selvaggina, ma verso il tramonto del quinto, quando giù in lontananzacominciavano a delinearsi nettamente, sull’orizzonte infuocato, le alte cime delKaidangan,unacatenachesorgequasiametàdistanzadellabaiadiMalluduedelKiniBalù,unavvenimento.noninaspettato,però,l’arrestòbruscamente.

Lacolonnastavaperaccamparsiinmezzoadunapiccolaradura,apertaforsedaqualchecarica di elefanti, poiché giacevano al suolo innumerevoli tronchi d’albero che parevafosserostativiolentementeschiantati,quandoilnegritocheguidavasemprel’avanguardiae che osservava attentamente tutto, si avvicinò a Kammamuri pel quale manifestavasempreunaparticolareaffezione,dicendoglicollasuavocegutturale:

–Ilnemico!…

–Dove?–chieseilmaharattostupito,poichéfinoalloranonavevanotatoalcunchédiallarmante.

–ScendedalKaidangan.

–Haiduetelescopifissatidinanziagliocchi?Iononvedonulla.

–Iononconoscoquellebestie,–risposeingenuamenteilfigliodelleselve.

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–Nonènecessariocheinquestomomentotispieghichebestiesono.Saràperun’altravolta.

Dov’èquestonemicocheiononvedo?

–Scendelamontagna,tihodetto,orang.

–Daqualeparte?

–Nonvediqueipuntiluminosi,lassùcorreresuifianchidelKaidangan?

–Sonolucciole.

–T’inganni,orang.

–Checosacredichesianoallora?

–Bestiegrosse.

–Cheportanoinboccadelletorce?

Ilselvaggiofeceunmotod’impazienza.

–Nonscherzare,orang,–disseconvocegrave.–Frapocosarannoquiespazzerannoilnostroaccampamento.

Itagliatoriditestesonodietroaquellegrossebestie.

–CheSivamianneghinelmardilattedelgrandeserpente,seiocapiscoquest’uomo,–disseKammamuri.–ForselaTigredellaMalesia,checonoscequestopaesemegliodimeechecomprendepiùdimelalinguadiquestiuomini,capiràmeglio.–

Piantò ilnegrito il quale guardava sempre, con una certa ansietà, i pendii boscosi delKaidanganeandòa informare i capidella spedizionediquantoavevaudito.Sandokan,Yanez e Tremal-Naik, che marciavano col grosso della colonna, giungevano in quelmomento nella radura, in mezzo alla quale i malesi, aiutati dagli assamesidell’avanguardia, avevano già rapidamente costruiti diversi attaps per ripararsidall’umiditàdellanotte,laqualesoventecagionalacosìdettafebbredeiboschiofebbrenera,cheinventiquattroore,eanchemeno,mandaall’altromondol’uomopiùrobusto.

– Se il negrito non è tranquillo, vuol dire che qualche pericolo ci minaccia, – disseSandokan,dopoaverascoltatoattentamenteKammamuri.– Ioconoscoquesti figlidelleselveesocheilloroistintononliingannamai.Dovesonoquestifuochi?

–Scendonolemontagne.

–Etucredichesianolucciole?

–Amesembranotali.

– Siamo a un paio di miglia dalla base del Kaidangan. Come vorresti tu, mio bravoKammamuri,distinguereuninsettofosforescenteatantadistanza?

– Che i tuoi occhi siano diventati, tutto d’un colpo, cannocchiali dimarina? – chieseYanez.–ÈverocheBrahma,SivaeVisnùfannotalvoltadeimiracolistupefacenti.

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–Aiqualiiononhomaicreduto,–aggiunseTremal-Naik.

–Andiamoavederequestifuochimisteriosi,–concluseSandokan.

Ilnegritosieraarrampicatosuunbetel,ilqualelanciavailsuoesiletroncoaquindicioventi metri d’altezza, ed aggrappato alle lunghissime foglie, scrutava attentamente lapianurachesiestendevaaldilàdellaforesta,finoallabasedellamontagna.

–Checosavedidunque?–glichieseSandokan.

–Sempreifuochi.

–Checosasono?

–Non lo so ancora,orang, – rispose il figlio delle selve. –Ora corrono attraverso lapianuraconvelocitàinaudita.

–Nonsonolucciole?

–No,orang:sonobestiegrosse.

–Iononhomaivedutodellebestiegrossechesianoluminose.

–Aspetta,orang.

– Ci capisci qualche cosa tu, Yanez, in tutta questa faccenda?, – chiese Sandokan,rivolgendosi al portoghese il quale stavamangiando tranquillamenteun superbobananooffertoglidaSapagar.

–Nienteaffatto,fratellino.

–Eppurequestonegritononpuòingannarsi.

–Saràcomedicitu.

–Parechet’interessipiùilbananocheilpericolocheciminaccia,–disseSandokan.

– Pel momento sì: è veramente delizioso. Non ne ho mai mangiati di così squisiti,nemmenoquandoeroallacortediSurama.

–Concludiqualchecosa.

–Aspettiamo.

–Machecosacredichesianoqueifuochi?

–Sarannostellecadenti.–

Inquelmomentorintronòunosparo,seguìtodaungrido.

–Sapagar,chihafattofuoco?–gridòSandokan.

Parecchimalesienonpochiassamesisieranoprecipitativersounfoltocespugliochesiallargavaversounodeiquattroangolidell’accampamento.

Dellevociecheggiavanofraletenebre.

–Belcolpo!…

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–Unapallainfronte!…

–Ifurfanticisonointorno!…

–No,eraunaspia!…

–Bencolpito.–

Sandokan,YanezeTremal-Naiksieranoprecipitatialorovoltaversoilcespuglio.

–Checosaaveteucciso,dunque?–chieseilprimo,facendosilargo.

–Unodiqueimaledettidayachi,padrone,– risposeSapagar, ilqualeerastatounodeiprimiadaccorrere.–Quelcanecispiavaeforseattendevailbuonmomentoperscagliarciaddossoqualchedozzinadifrecceavvelenate.

–Gettaloalletigrioallepantere.

–All’armi!…–gridòinquell’istessomomentoilnegrito.

–Toh!…–esclamòYanez.–Questanottenonsipuòdormire,néfumareunasigaretta.Èverochelenostrecarabineminaccianodiarrugginirsi.

Ehi,Kammamuri,tucheseistatoilsergenteistruttorediquestiselvaggi,fa’formareunquadropiùomenoregolare.

Iom’incaricodeimieiassamesi.

–No!…–gridòSandokan.–Hoormaicapitodichecosasitratta.

Èunvecchiostratagemmadeidayachidiquesteregioni.

Lesti!…Occupate i rami degli alberi più grossi e tenetevi pronti a far fuoco. Prima ibambinieledonne.

– Che cosa ci scagliano addosso dunque quelle canaglie? – chiese Yanez, il qualeconservava la sua calma abituale e nonpareva che avessemolta premuradimettersi insalvo.

–Nonperdere tempo, fratello, – rispose laTigre dellaMalesia. –Seguimi lassù, fra iramidiquelmagnificopombo.Resisteràagliurtidiqueibruti.

–Diqualibruti?Diventimisterioso.–

Sandokan, invece di rispondere, si slanciò verso il gigantesco albero, s’aggrappò aifestonidirotangsedinepentesesiissòrapidamente,subitoseguìtodaTremal-NaikedaSapagar,ilqualeaiutavaNasumbata.

Anche tuttiglialtri salivanoprecipitosamentesullepiantepiù robuste, fra leurladelledonneeglistrillideifanciulli.

Yanez, vedendosi solo, credette opportuno imitare quella manovra da quadrumani eraggiunselestamenteSandokan.

–Oramispiegheraiqualespaventevolecataclismastaperrovesciarsisudinoi,–dissealpirata,quandosifubenaccomodatosullabiforcazioned’ungrossissimoramo.

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–Nonodi?

– Sì, un rombo lontano che pare prodotto dal galoppo sfrenato di un numeroconsiderevoledipesantianimaliechenoiabbiamogiàuditoquandoabbiamoassistitoallamigrazionedeibufali.

–Maquestavoltanonsitrattadianimalicornuti;mad’animalimoltobennasutiinvece.

–Nasuti!…–esclamòilportogheseguardandoloconstupore.–Chesianodeglielefanti?

–No,deirinoceronti,esonosicurissimodinoningannarmi.

–Sonoallevatoridiqueibestioniidayachideltuopaese?Eccounacosachenonavevomaisaputo.

– Se ne servono per la guerra e quanti ne catturano nelle trappole li serbano perrovesciarlicontroinemici.

Capiraibenissimo,Yanez,chedifficilmentesipuòresistereasimilicariche,specialmenteseavvengonoinunapianura.

–Ecomeliaizzanoelidirigono?

–Colfuoco.Oralivedraiall’operaiconduttoridiquellebestiacce.Irinocerontisonogiàentratinellaforestaesidirigonoversodinoi.

–Iomeneinfischiodiloro.

–Già,perchéseialsicurosuunalberocheresisterebbeancheall’urtodidiecielefanti.

–Puòdarsi,Sandokan,–risposeYanez.

Abreve distanza si udivano degli urti tremendi e dei fischi acutissimi, che suonavanocomedeiniff-niffpotentissimi.

Irinoceronticaricavanoall’impazzata,resifuriosidagliuominicheliguidavano.

–Prontelearmi!…–gridòSandokanaisuoiuomini,iqualisitrovavanoaggrappati,inundisordinepittoresco,fraigrossiramideglialtissimialberi.

– E non dimenticate soprattutto di procurarvi un’abbondante colazione, – aggiunseYanez.–Lacarnedeirinocerontinonèpoitantocattivaquantosidice.–

Ilfragoreaumentavadimomentoinmomentoconuncrescendoimpressionante.Sottoglialberi si vedevano come delle linee di fuoco incrociarsi, disperdersi e poi nuovamenteradunarsi.

–Ehi,Sandokan,–disseYanez,ilqualenonstavamaizittopiùdidieciminuti,–tucheconosci,comehocapito,ilmododiguerreggiarediquestidannaticacciatoriditeste,nonpotrestispiegarmilapresenzadiqueifuochi?

–Sonoappuntoquelli,amico,cherendonoterribiliirinoceronti.

–Ecome?

–Tuttequellebestiaccehannoinfilzatonelcornounfastellodibambùsecchi.

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–Ho capito. Correndo, la fiamma si ravviva e i poveri bestioni si bruciano il naso eanchelafronte.

–Esiaccecano.

–Furbiqueiselvaggi.

–Siamoprontiariceverli.–

I rinoceronti erano ormai giunti a brevissima distanza e si precipitavano attraverso laforestaconimpetoirresistibile,collegatifradilorodasolidecatenediacciaionaturale.

Idisgraziatianimaliportavano,infilatinelcorno,deifastellidilegnaspalmatadiresina,ederanoseguìtie fiancheggiatidaunacinquantinadidayachi iquali lipunzecchiavanospietatamentecondellelunghelanceperdirigerli.

I giovani alberi e i cespugli, falciati dalle catene, cadevano di colpo. Quando però latruppa s’imbatteva in un grosso albero, che nemmeno gli elefanti avrebbero potutoatterrare, gli animali andavano a gambe all’aria mandando clamori assordanti, poichéquellecaduteprovocavanopioggediscintillelequalinondovevanomancarediprodurredellebruciaturedolorosissime.

Eraquello ilmomentopiùdifficilepeidayachi, eppure quei bricconi a colpi di lanciariuscivanoarimettereincarreggiataipesantianimalaccieafarlororiprenderelarottachedesideravano.

Latruppachestavaperspazzarelaradurasicomponevasolamented’unaquindicinadirinoceronti.Guaiperòsequellemasseavesserosorpresoimalesi,gliassamesieinegritossotto gli attaps! Sarebbero passati sui loro corpi e certo un bel numero ne avrebberosventratioscaraventatiinaria,furiosicomeerano.

Fortunatamente il negrito aveva dato l’allarme per tempo e Sandokan aveva subitoindovinatoilpericolo.

I rinoceronti, dopo aver fattoun altro capitombolodinanzi a ungruppodidurion e dicasnarine,icuifortissimiegrossissimitronchinonavevanocedutonéallemasse,néallecatene,siscagliaronoall’impazzataattraversol’accampamento,spazzandovia,d’uncolposolo, le leggere tettoie costruite dai malesi, ma però andarono a urtare contro un altrogruppodigrossepiante.

Sividealloraunospettacolospaventevole.Ipoverianimali,iqualiormaidovevanoaverperduta la vista, in causa della incessante pioggia di scintille che cadeva dai fastelli dibambù infissi nel loro lungo corno nasale e che non si erano ancora spenti, arrestatibruscamente nella loro pazza corsa, s’inalberarono come se fossero improvvisamenteimpazziti,poi si rovesciaronogliuniaddossoaglialtri, inunaconfusione indescrivibilebruciacchiandosireciprocamente.

Idayachi incaricatidiguidarli stavanoperprecipitarsi controdi loropercostringerli ariprenderelacorsa,quandolavocesquillante,metallica,diSandokanecheggiò,coprendoperunistanteiclamorispaventevolideicolossi.

–Fuocosugliuomini!…–

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Unascarica,poiunaseconda,indiunaterzarintronarono.

Malesi,assamesi,enegritossparavanofuriosamente.

Idayachi, spaventatidaquelcontinuorimbomboedai fischideiproiettili, lasciarono irinocerontiasbrigarseladaloroescapparonoconvelocitàfulminea,lasciandosulterrenounadecinadicadaveri.

– Pensate alla colazione!… – gridò Yanez, il quale non si era nemmeno degnato disprecareunapalla.

Irinocerontisieranofinalmenterialzatiequasituttiliberi,avendospezzatelecatenechelitrattenevanoinquest’ultimoepiùformidabileurto.

Uno però era rimasto disteso contro il colossale tronco d’un durion. Nella caricadisperata si era spaccato il cranio e il suomuso si arrostiva, spandendo all’intorno unnauseanteodoredicarnebruciata.

Bastaronopochicolpidifucilepermettereinfugaglialtriesbarazzarel’accampamento,ridottoperòormaiintristissimecondizioni,poichénemmenounattaprimanevainpiedi.

– Ecco la festa finita, – disse Yanez, facendosi dare da Tremal-Naik una sigaretta. –Vorreivedereinquestomomentoilvisodiquelcanedigreco.

Nonsaràcerto troppocontentodellapessimariuscitadiquestacaricadinuovogenere.Possiamoscendere,Sandokan.

–Credocheormainonvisiapiùalcunpericoloadaccamparsi.Suppongocheidayachinonavrannoun’altrabandadirinocerontialorodisposizione.

Pel momento ci lasceranno tranquilli, quantunque m’attenda, da parte loro, ben altresorprese.

Ilrajahdellagocidisputeràaccanitamenteilterreno.–

Siaggrapparonoairotangseaicalamusesilasciaronoscivolarefinoaterra.Imalesi,gliassamesi e i negritos li avevano già preceduti e si erano scagliati sul rinoceronte coiparangs in pugno, lavorando accanitamente per farlo a pezzi, impresa meno facile diquello che si possa credere, poiché quei bestioni hanno una pellaccia così resistente dasfidareimpunementelepalledeivecchifucili,edellecostolecosìsaldedamettereaduraprovalemiglioriscuri.

Alcunimalesiperòsieranoprontamenteoccupatidellaricostruzionedegliattaps,lavoromoltopiùfacilechequellodellosquartamentodelcolosso.

–Ehi,Sandokan,–disseYanez,sempredibuonumore,–nontornerannoirinoceronti?Sesonociechièprobabilechecitorninofraipiedi.

–Nonescludoquestopericolo,–risposelaTigredellaMalesia.–Masperiamochesianofuggitibenlontanoechenonvenganopiùaseccarci.

– D’altronde noi saremo pronti a riceverli, – aggiunse Tremal-Naik, il quale si eratranquillamentesdraiatosottoilprimoattapricostruito.

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–Echecilascinocenaresenzadisturbarci,–disseYanez.–Toh!Eidayachi?

–Nontioccuparediloro,–risposeSandokan,–Devonoavereunapauraindiavolatadinoi e per ora, avendo veduto inutile il loro tentativo di distruggerci d’un colpo solo, cilascerannotranquilli.

Liritroveremopiùinnanzi.

Ehi, Sapagar, ti raccomando la cena. Non sarà troppo delicata, però la godremoegualmente.

Siamoabituatiallagrossaselvaggina.–

Inegritos,aiutatidallelorodonne,avevanogiàfattodelleabbondantiraccoltedilegnaeavevanoaccesisetteodottofalò,sufficientiperarrostireunadozzinadibufaliselvaggi.

Enormi pezzi di carne, strappati alla carcassa del povero rinoceronte, arrostivano già,scoppiettandoallegramente.

Iragazzi,quantunqueneidintornivipotesseroessereancoradeidayachi,raccoglievanodei manghi, dei pombo, dei banani e dei durion, inerpicandosi, coll’agilità di verescimmie,suglialberipiùalti.

Sapagar invece si occupava ad arrostire pei suoi padroni delle larghe fette di fruttad’alberidelpane,chesenonrassomigliavanopergustoadellaveramollicadifrumentoimpastato,potevanopassareperfettedizuccacucinatealfornoconunleggerosaporedicarciofi.

Laseratasiannunciavasplendida.Lalunaerasortaeinondava,coisuoiraggiazzurrini,la radura,edallenon lontanemontagnescendevano,diquando inquando,delle leggerefolated’ariafrescaeprofumata.Nellagrandeforestaregnavaunsilenzioprofondo,rottosolodallievestormiredellefronde.

–Eccounanottedeliziosa,checiricordaquelletiepideeprofumatedell’Assam,èvero,Tremal-Naik?–disseYanez.

–Ioveramentesonooccupatoafiutareilprofumodell’arrosto,–risposel’indiano.–Nehovedutetroppenellajunglaneraederanoappuntolepiùbellechedisolitoeranolepiùpericolose.

–Tudiventiunuccellacciodimalaugurio,–disseilportoghese.–QuandoquestiindianinonvedonopiùilGangediventanofunebri.

–Nonèancoraspuntatoilsole.

– Se fosse inmio potere glimanderei unmesso per dirgli dimostrare il suo faccionedopolenove.Ah!…EccoSapagar!…Chidirebbechelacarnacciad’unrinoceronteesali,quand’èbenarrostita,unodorecosìappetitoso?

–Io,chenehomangiatospesso,quandoeroancoraquasiragazzo,–disseSandokan.

–Tuerialloraunmezzoselvaggioenonaveviildirittodigiudicare.Quivièunuomocivile, un tuanuropa, come chiamano noi europei imalesi, e spetta ame solo dare un

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giudizio esatto. PerGiove!…Che i rinoceronti siano veramente succulenti? Se è vero,daròordineaimieigrandicacciatoridell’Assamdicatturarnealmenounopersettimana,ealmiograndecuocodiarrostirlointeroeperfettamente,sevorràrimanerelungamenteallacortediSurama,lamogliedelprincipeconsorte.

–Erajahinparte,–disseTremal-Naik.

–Maharajahanzi,–aggiunseSandokan.

Sapagar, seguìto da quattro o cinque donne negrite, aveva fatta la sua entrata sottol’attap,portando trionfalmente, sopraunadoppia fogliadibanano,unarrostocolossale,capacediservireaventipersone,mentrelesueaiutantirecavano,puresufogliedibanani,larghefettedifruttad’alberodelpanebenearrostiteedellepiramididipomboedibanani.

– Ma questo è un vero banchetto, – disse Yanez. – Si potrebbe avere anche, signormaggiordomoocapocuoco,unpo’divino?

–Abbiamoscoperta,signore,un’arengasaccariferaeimieiuoministannospillandola.

–Seungiornotidecideraiavenireallacortedell’Assamtifarònominareprimocuocodicorte.

–Preferisco lavorare colparang, signore, – rispose ilmalese, ridendo. –Dàmaggioriemozioni.

–Carneficeebandito!…Rinunciaunaposizioneonorataperconservartipirata.

–Comesetunonlofossimaistato,–disseSandokan,scherzando.

–AlloradifendevamoMompracemcontroileopardiinglesichevolevanodivorarcela.–

Udendonominarelasuaisola,un’ombraoffuscòlafrontediSandokan.

–Eccolocommosso,–disseYanez,ilqualesen’eraaccorto.

–Saichedareiperunpezzosolodiquellaterratuttoilregnodeimieiavi?

–Contentatidiconquistarequello,perora.

–Sì,perora.

–Edidareunbuoncolpodidenteaquestoarrosto.Avremosempretempodiriparlarediquell’affare,cheancheamestatantoacuore.–

Si fece dare da Tremal-Naik il tarwar e simise a tagliare, a larghe fette, il pezzo dirinoceronte.

Sieranomessiamangiareconbuonappetito,accompagnandolacarne,unpo’coriaceaèvero,peròmoltogustosa,collefruttadell’alberodelpaneeconqualchebanano,quandounfischiostridenteecheggiòabrevedistanzadall’attapseguìtodaunoschiantofragorosodiramied’alberi.

–Irinocerontichetornano!…–avevagridatoYanez,balzandosullasuacarabina.–Eccounabuonacenaguastata!…–

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20.Carichefuriose

Imalesi,gliassamesieinegritos,iqualistavanorimpinzandosidicarnedirinoceronteintornoaigiganteschifalò,sieranotuttilevatiprecipitosamentegettandosisopraifascidicarabine,poichénemmenoaloroerasfuggitoquelminacciosoniff-niff.

Se si fosse trattato d’un solo animale forse non si sarebbero gran che inquietati; masapendochemoltialtrivagavanoperlaforestaecompletamenteciechi,nonvieramoltodaridere.

Quelle masse, irritate dalle bruciature, potevano da un momento all’altro ritornareistintivamentesui loropassie travolgereaccampamentoeaccampati, senzachenessunaforzaumanaavessepotutotrattenerequelloslanciopoderoso,spaventevole.

Eraveroperòcheglialberieranosemprelàaoffrireancoraunasilosicurissimo.

Senonmolti,unoperlomenodiqueidisgraziatianimalisiaggiravaneipressidelcamposfogando la sua rabbiae i suoidoloricontro i cespugliecontro lepiantedinongrossofusto.

Si udivano degli scricchiolii che diventavano sempre più rumorosi e anche lo sbatteresonorodellacatenacontroitronchi.

– Io credo, – disseYanez, – che questi animali ci daranno più fastidi ora che quandomuovevanoall’assaltodelnostroaccampamento.

Senoncivedonopiù,saprannoegualmenteguidarsicoll’odorato,emihannoaffermatoicacciatoricheirinocerontil’hannofinissimo.

–Èvero,–confermòTremal-Naik.

–Eprecisamenteperquestoiosonodeciso,sesiprestal’occasione,difinirlaconqueipericolosibruti,–disseSandokan.–Sapagar,fa’riparareledonneeifanciullisuglialberienoiprepariamociadarebattaglia,perora,aquelbestionechesidiverteamassacrarelepiante.

Saràsempreunodimenochesigetteràsullacolonnaquandoavremoripresalamarcia.–

Attesechel’ordinefosseeseguito,poimosseintrepidamenteversolaforesta,seguìtodaYanez, da Tremal-Naik e da una mezza dozzina di malesi scelti fra i migliori tiratori,mentreglialtrisidisponevanosuunadoppiafila,aicomandidiSapagarediKammamuri,pertagliarelaviaall’animaleefulminarloprimachepotesseattraversarelaradura.

Il fracasso continuava in mezzo a una foltissima macchia di sagu e di arecche, tuttaavviluppatastrettamentedaveriammassidigrossietenacissimicalamus.

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Parevacheilbestionesifosseimprigionatodasestessoeche,nontrovandopiùl’uscita,poichédovevaaverperdutalavista,tentassediaprirsiunaltropassaggioacolpidicorno.

–Losorprenderemolàdentro,–disseSandokan,ilqualeavanzavacautamente.

Stavaperaggrapparsiaicalamus,nonavendonemmenoluitrovataun’apertura,quandoudìilrinocerontemandareunaspeciediurlo,seguìtoquasisubitodaunaltropiùraucoeassaimenosonoro.

–Checosac’è,Sandokan?–chieseYanez,mentrenell’internodellamacchiasiudivanoschiantarsi alberi e cespugli. – Si direbbe che sotto quelle gigantesche foglie succedequalcheterribilecombattimento.

–Ilrinocerontedeveesserestatoassalito,–risposelaTigredellaMalesia.

–Dachi?

–Daqualchepanterachesitrovavaimboscata,Nonviaccostateallamacchia:puntatelecarabineestateprontiafarfuoco.–

Il rinoceronte mandava dei clamori spaventevoli alternati a fischi acutissimi, ai qualirispondevanosempredeirauchiruggitichenonrassomigliavanoaffattoaiformidabiliedimpressionantiha-hugdelle tigribornesi,chesesonopiùpiccolediquelle indiane,nonsonomenosanguinarie.

I tronchidi sagu edelle areccheoscillavano spaventosamente, come se la testadi unacatapulta li percuotesse con impeto irresistibile e le gigantesche foglie si contorcevanoburrascosamente,comeseunuraganofosseimprovvisamentescoppiato.

Sandokan, vedendo che nessuno dei combattenti riusciva ad aprirsi un passaggio,malgrado i saggi consigli diYanez ediTremal-Naik, colla sua abituale temerità, per laseconda volta s’aggrappò ai calamus, reggendo la carabina coi denti stretti intorno allacorreggia.

S’innalzòpertreoquattrometri,poidisceserapidamente.

–Dunque?–chieseroYanezeTremal-Naik.

–Nonmieroingannato:ilrinoceronteèstatoassalitodaunapanteranera,–risposelaTigredellaMalesia.

–Poverodiavolo!–esclamòilportoghese.–Haperdutolavistaeoraprovaleunghie,durecomeacciaio,diquellabestiaccia.Siapreilpasso?

–Sta lavorandofuriosamenteperscapparedaquella trappola.Siècacciatodentrounaveraretedirotangseavrànonpocodafareasfondarla.Badatedinonfarvi investireerovesciare.Ilbestionesaràmezzopazzodirabbiaedidolore.

– Lo sarà interamente, – disseYanez. –Mi preoccupo però, per contomio, più dellapanterachedelrinoceronte.Saràsuquellacheiospareròimieicolpieche…–

Unoschiantoformidabilegliinterruppelafrase.

Ilrinoceronte,conun’ultimaepiùpossentecarica,erariuscitoasfondarelasuaprigione

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vegetaleesiscagliavanellaradura,portandosulsuolargodorso,strettamenteavvinghiata,unasuperbapanteranera,laqualenoncessavadilavorareferocementedidentiediartiglisulladurapelledelsuoavversario.

Sandokan,Yanez, Tremal-Naik e i seimalesi si erano gettati precipitosamente da unapartepernoncorrereilpericolodiesseretravoltidall’animalacciooassalitidallapantera,laqualeinquelmomentopotevadiventarepiùtremendadelpoverocieco.

Lavocedelportogheseecheggiòsonorasottoglialberi:

–Amelapelleneraemorbida:avoiladura!–

Poi una scarica rimbombò, destando l’eco della grande foresta e propagandosi assailontana.

Il rinoceronte, colpitoprobabilmentedaparecchiepalle, si erabruscamente inalberato,mostrando il suo corno nasale ormaimezzo consunto dal fuoco, poi era stramazzato dicolpoaterra,agitandodisperatamentelesuezampemassicce.

La pantera, più agile, si era già gettata da una parte, guardando, coi suoi occhifosforescenti,icacciatori.

–Èmia,–disseYanez,ilqualeavevaserbatoisuoicolpi.–Chenessunomeladisputi.–

Avevapuntatalacarabina.

Labelva, sorpresa forsedi trovarsi dinanzi a tanti uomini, si era raccolta su se stessa,mugolandosordamente,prontaperòatentareunattaccodisperato.

Yanez,tranquillocomesesifossetrovatodinanziaunbersaglioqualunque,l’avevagiàpresadimira.

Rintronòunadetonazionesecca,poiun’altra.

Lapanterasi rivoltòduevoltea terra,mugolando,poi,quantunqueperdessesangue inabbondanza dal muso e dalla spalla destra, con una mossa fulminea si rialzò eraccogliendolesueultimeforzesiscagliòsulgruppodeicacciatori,iqualisitrovavanoinquelmomentooccupatiaricaricarelearmi.

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Sandokan, che conosceva la straordinaria vitalità di quelle belve, si teneva in guardia,quantunqueavessepienafiducianell’abilitàdelportoghese.

Estrarre lascimitarraechiudere ilpassoallafierafuunsolo istante.L’armascintillòecaddecongranforza,tagliandonettamentelatestaall’inferocitoanimale.

–PerGiove!…–esclamòYanez,conuncertostupore.–Civuoledunqueilcannoneperatterrarequestepantere?Eppurenonhoperdutolemiepalle!

–Miaspettavounsimilecolpo,–risposeSandokan.–Conoscolavitalitàstraordinariadiquestebelve.

–Possonogareggiarecoipesci-cani.

–Èpropriocosì,Yanez.

–Chepeccatononavereunpo’difreddo.

–Perché?

–Quellasplendidapellicciapotrebbeservirmi.

–Siccomeappartienea te, la farò levaree teneserviraidurante lanotteperdifendertidall’umiditàdelterreno.Piùavanzeremo,epiùtroveremodelleterreassaipaludoseenontidispiaceràpossederla.

Ceneoccuperemodomanimattina.

Miparecheabbiamoildirittodiprendereunpo’diriposo,dopotantiavvenimenti.

–Nonabbiamomangiatelefrutta.

–Ah!Yanez!Quandofiniraidiesserecosìspensierato?–disseTremal-Naik.

– Quando avrò cent’anni, – rispose il portoghese. – Per Giove!… Non sono ancoradecrepito.

Bah!Lefruttalemangeremodomaniacolazione.–

Ritornaronoall’accampamento,dovemalesi,assamesienegritosaspettavanosemprelacaricadelrinoceronte,feceroscenderedaglialberiledonneeifanciulli,disposerodoppiesentinelle versogli angoli della foresta e dopod’aver scambiate quattro chiacchiere colcapo dei negritos e con Nasumbata si gettarono in mezzo alle fresche foglie nonscordandosidimettersiaccantolelorocarabineeleloroarmidataglio.

Anchequellanotte,casomiracoloso,passòtranquillissima.

I rinoceronti dovevano essersi molto allontanati e i dayachi, dopo la dura lezionericevuta,avendoormaicompresocheavevanodinanzialorounacolonnaresistentissimaeformatadiuominirisolutiadifendersifinoall’ultimo,dovevanoaverrinunciato,almenopelmomento,aprendereunaefficaceoffensiva.

AiprimialboriSandokan,sicuroormaidiaverprofondamenteimpressionatoiguerrieridelrajahbianco,dopol’inutilecaricadeirinoceronti,davailsegnaledellapartenzaelacolonnariprendevalasuamarciaperraggiungerelefaldedelKaidangan,dovecontavadi

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riposarsi qualche giorno prima di spingersi verso lemontagne di Kini Balù e scenderequindiversoillagoomonimo.

Dobbiamo però dire che nessuno era certo di compiere quella marcia, senza qualchestraordinarioavvenimento.

SpecialmenteSandokan,YanezeTremal-Naiks’aspettavanoaognipassoqualchebruttasorpresadapartedelgrecoodeirinocerontiscorazzantileforesteall’impazzata.

Infatti lacolonnamarciavadaunpaiod’oreattraversouna fitta forestacostituitaquasiesclusivamentedabananiselvatici, lecui immensefoglieproiettavanounasemioscurità,quando la grossa avanguardia, formata damalesi e da negritos, sostò ancora una voltabruscamente,formandounpiccoloquadratopiùomenoregolare,comedicevaYanez.

–Questaèunamagnificamarciadiimboscate,–disseTremal-Naik.–Perquantigiornineavremoancora?

–Finchégiungeremosullerivedellago,–risposeYanez.

Sandokan si era affrettato a raggiungere l’avanguardia che era comandata daKammamuri.

–Checosaaspetti,amico?–glichiese.–Nonsaràcertoperdarciunaprovadella tuaabilitàdiistruttorecheavraifattofermareinostriesploratori,m’immagino.Nonsarebbequestoilmomento.

–No,signore,–risposeilmaharatto.–Lemanovresifannointempodipaceenondiguerra.

Laforestasiagita.

–Senonsoffialapiùleggerabrezzainquestomomento.

–Eppurelaforestanonètranquilla.

–Cheidayachisiavanzino?

– Io credo invece, capitano, che siano sempre quei maledetti rinoceronti i quali nonsannocertodoveandare,seèverochehannoperdutolavista.

–Nonvorreiavereiloroocchi,amico.Devonoesserecompletamenteciechi.

–Udite,signore?–

Mentre il piccolo quadrato conservava una immobilità assoluta tenendo le carabinepuntatedatutteleparti,perfinocontroilgrossodellacolonna,perchéilfamosoistruttoredelletruppeassamesiavevainsegnato,specialmenteainegritos,dimettersisullequattrolinee, Sandokan si mise in ascolto, accostando le mani agli orecchi per poter meglioraccogliereipiùlievirumori.

– Saccaroa, – mormorò finalmente, rialzandosi. – Hai l’udito finissimo, mio caroKammamuri.ÈverochetuseivissutonelleSunderbundstantiannicoltuopadrone.Deglianimaliscorazzanolaforesta.

–Sonoqueisimpaticissimirinoceronti,–disseYanez,ilqualeliavevaraggiunti.–Che

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graziosianimalacci!…–

–Iocredochetuabbiaproprioindovinato,fratello,–risposeSandokan.

–Teloavevodettoiodisterminarli,primadidareilcomandodiavanzare.

–Eperchénonseiandatotuaprenderlipelcorno?

–PerGiove!…Emi domandi il perché? Se i fastelli di legna regalati loro, con pocopiacere di certo, dai dayachi, glielo avevano abbruciacchiato, dove volevi tu che liprendessi?

–Perlacoda,–disseTremal-Naik,ilqualesierapureaccostatoall’avanguardia.

–EtugrandecacciatoredelleSunderbunds,perchénonseiandatoaprenderlipelnaso?

–Perchéilfuocodeveaverglielobruciato.

–Èvero, amico,– risposeYanez, seriamente,–mentre la codaera troppo lontanadalcornonasale.

Saràperun’altravolta,quandorinasceròcollaforzadiSansone.

–Chiècostui?–chieseTremal-Naik.

–Unpersonaggiochegliindostaninonhannomaiconosciuto.

TunonseicristianoenonhaimailettolaStoriaSacra.–

Chissàchecosastavaperrisponderel’indiano,seungridoomegliouncomandosecco,lanciatodaKammamuri,ilfamosoistruttoredeiguerrierideiboschi,nonavesseinterrottaquellastranadisputa.

–Fronteavanti!…

–Maquestoèungenerale,natopercomandareaichiodi!…–esclamòYanez.–Checosavuoldireciò?Poveretruppeassamesi!Eimaharattisivantanod’essereiprimiguerrieridell’India!–

Con suo stupore però vide l’avanguardia rompere con precisione e con rapiditàstraordinariailquadratoedisporsisuduelinee,laprimainginocchio,l’altrainpiedi,inposizionedifarfuoco,presentandounamagnificaesolidissimafronte.

– Io calunniavo poco fa il mio sergente istruttore, – disse, fra il comico e il serio, aSandokaneaTremal-Naik,–eoramivedoobbligatoarimangiarmiquegliapprezzamentiingiuriosiperunuomod’armi.

Kammamuri!…–gridòpoi.–Tinominocolonnellosulcampodibattaglia,delletruppedellarhanidell’Assam.

Tumorraigrandemaresciallo.

–Preferiscoviverealungosergenteistruttore,–risposeilmaharatto.

–Colonnello,tihodetto.

–Benissimo,Altezza,colonnello.–

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Un gran scroscio di risa seguì quella comica risposta. Quegli uomini straordinari sidivertivanoallegramentedinanziaunpericolochepotevaesseregravissimo. Intanto, inmezzo alla foltissima foresta i fragori continuavano. Pareva proprio che degli animaliimpazzitisiscagliasserointutteledirezioni,avididistragiedidistruzioni.

Chefossero i rinoceronticondottiallacaricadaidayachi lasera innanzi,nonvieradadubitarne, poiché di quando in quando si udivano i loro urli formidabili che lancianosolamentequandosonofuriosipoichéillorogridoordinario,comeabbiamodetto,nonècheunaspeciediniff-niffunpo’stridente,manient’altro.

–Sidirebbecheinmezzoaquellepiantevisianoventicatapulte–mormoròYanez.–Idayachi però non hannomai saputo fabbricare quelle antichissimemacchine, quindi daquestolatosonoperfettamentetranquillo.–

Delle urla scoppiarono in quel momento dietro di lui, seguìte da parecchi colpi dicarabina.

Ilgrossodellacolonnascappava,purcontinuandoasparare,precedutodalledonneedaifanciulliiqualistrillavanodisperatamente.

Sandokan,YanezeTremal-Naiksieranoslanciatiinnanzi,mentreKammamuriordinavaallasuaavanguardiaunaltrocambiamentodifronte.

Trerinoceronti,cheavevanoilcornonasalemezzoconsuntodalfuocoecheportavanoattornoallezampeposteriorideipezzidicatene,guidatidal loroistinto,eranocomparsifragli alberi edopounabreveesitazionesi eranogettati contro lacolonna,caricandoafondo.

Nondovevanoessereperòsoli,poichénellaforestaaltriclamorisiudivano.

Un rinoceronte era caduto subito sotto le prime scariche; gli altri due, quantunquedovesseroaverricevutononpochepalle,avevanocontinuatalalorocorsa.

Lacolonnaeraandataacatafascio.Perfino imalesi, ilgrandenucleodellaspedizione,eranoscappati,salvandosidietroitronchideglialberipernonfarsisventraredaiterribilicornideglianimalacci.

Sandokan e i suoi due compagni affrontarono risolutamente, a piè fermo, uno dei duesuperstiti,mentreKammamurifacevasparareunadecinadifucilatecontroilterzo.

–Mirategliocchi,–avevagridatolaTigredellaMalesia,–eallagiunturadellespalle!–

Seicolpidicarabinapartironoformandoquasiunasoladetonazione,eancheilsecondorinocerontecadde.

Ilterzoinveceerapassatoacorsasfrenatadinanziall’avanguardiareggendoallascaricaederarientratonellaforestalasciandosidietrodellalarghemacchiedisangue.

– Toh!… – esclamò Yanez, il quale ricaricava tranquillamente la sua carabina. – Sidirebbechequesti animalacci sonodiventatipropriogli alleatideidayachi.Eppurenondovrebberoesserericonoscentialoro,aiqualidevonolacecità.

Inquestomondononcisicapiscepiùnulla.

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–Iocapiscoperòunacosa,–disseSandokan.

–Quale?

– Che la faccenda non è ancora finita, perché vi sono altre bestiacce in mezzo allemacchieechecercanodiaprirsiilpassopergiungerefinoanoi.

–Nonsidirebbechesonociechi.

–Eppurevedraichecipiomberannoaddosso.Èassolutamentenecessariosterminarli;senoinonliatterreremotutti,noncilascerannounmomentodiriposo.

–Alloralasciafareame,–risposeYanez.–ColonnelloKammamuri!…

–Presente,Altezza,–risposeilmaharatto,ilqualeparevachedopolasuapromozione,sifossefinalmentericordatochealbravoportoghesespettavaqueltitolopomposo.

–Prendiilcomandodell’interacolonnaefa’formareunaltroquadrato,colledonneeifanciulli nel mezzo. Noi combatteremo in prima linea e ci riserverai il posto piùpericoloso.

–Sì,Altezza.

– Questa è una commedia sotto il fuoco, – disse Sandokan a Tremal-Naik. – QuestoYaneznoncambieràmai,nemmenoquandolamorteloporteràvia,senesaràcapace.–

Kammamuri intanto lanciava ordini tuonanti a destra e sinistra e il quadrato si eraformato rinserrando dentro lenegritos e i loro piccini. Da bravo stratega, ilmaharattoaveva avuto cura di rinforzare specialmente la fronte che guardava il lembo di forestascorazzato dai rinoceronti. Yanez e i suoi amici avevano preso posto in prima linea,tenendosiinpiedi,nellaclassicaposadeicacciatoricheaspettanolapreda,mentretuttiimalesisieranoinginocchiati,dopoaverincrociatidinanzialoroiparangseikrissdallapuntaavvelenata.

L’assaltodellenoiosebestiaccenondovevatardare.Parevacheavessero,senonveduto,almeno fiutato il nemico. È certo che, se invece di malesi, di assamesi e di negritosavesseroavutoinnanzideidayachinonavrebberoesitatoacaricarliegualmente.

Il primo che si slanciò fuori dalla foresta fu un colossale rinoceronte il cuimuso eraspaventosamenteabbrustolito.Delsuocornononrimanevapiùcheunpezzoappenalungounmezzopiede,mentreavrebbedovutoraggiungereperlomenol’altezzad’unmetro.

Una scarica degli uomini della prima linea, che si trovavano in ginocchio, bastò permetterlosubitofuoridicombattimento.

Il bestione, che doveva già trovarsi in pessime condizioni di salute, s’inalberò sottoquellatempestadipallechegliforavaperbenelaspessapellacciaecaddediquarto,pernonrialzarsimaipiù.

Attirati forse dalle detonazioni, altri due, i quali erano certamente riusciti a trovare ilpassaggioapertodalcolosso,sieranoalorovoltaprecipitaticontroilquadrato,mandandoaltissimoillorogridodiguerra,manonavevanoavutomigliorfortuna.

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La seconda linea li aveva fucilati, prima ancora che avessero percorsometà distanza,facendolistramazzarel’unopressol’altro.

– PerGiove! – disseYanez. –Questi uomini combattono come eroi. Faremo qualchecosadicertocoinostriguerrieri,quandosaremogiuntisullerivedelKiniBalù.

–Locredi,fratello?–chieseSandokan,ilqualeglistavapresso.

–Abbiamodegliuominisolidissimi,miocaro,cheresisterannomeravigliosamenteallepiùterribilicariche.

–Lovedremo.

–Dubiti?

–Oh,no!–

Una fucilata nutrita coprì le loro voci. Altri rinoceronti, scoperto il passaggio, sislanciavanoall’attacco,atreoquattropervolta,mailquadratotenevaduroecontinuavaafulminare.

Quando un animale, quantunque gravemente ferito, tentava, con un ultimo sforzo diraggiungere le prime file, i malesi si scagliavano a loro volta coi parangs in pugno esciabolavanoterribilmente,squarciandolapellacciadurissimadeibestioni.

Yanez,SandokaneTremal-Naik, ipiù sicuribersaglieridellacolonna,nonmancavanoperòd’intervenireatempocondellescariche,cheuccidevanosempresulcolpo.

La battaglia continuò per una buona mezz’ora. Ogni cinque o dieci minuti due o trerinoceronti caricavano, essendosi ormai imbrancati, e cadevano prima di raggiungere ilquadrato.

Ormai una montagna di carne s’innalzava dinanzi ai valorosi, che affrontavanofieramentelamortepersalvareledonneeifanciullichiusidentroilquadrato.

– Pare che questa battaglia sia finalmente finita e che possiamo riprendere la nostramarcia verso il Kaidangan, – disse Yanez. – Non odo più dei niff-niff in mezzo allamacchia.

Visonodinanzianoidieciododicicorpacci,che faranno la fortunadelle tigriedellepanteremacchiateonere.

Chebanchettoperquellebruttebestiacce eguadagnato senzanemmenodareun colpod’unghia!Vuoi,Sandokan,cheriprendiamolanostrapasseggiata?Comincioatrovarlaunpo’divertente.

–Secredi.

–Kammamuri!… tuonò il portoghese. – Fa’ rompere le linee, riorganizza la colonna,lancia quattro o cinque dei tuoi famosi comandi e andiamo a cacciare le kakatoe delKaidangan.Sandokanassicurachesonomoltogrosseemoltodelicate.

Andiamoavedereseharagioneluioio!…–

Inizio

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21.L’attaccoalKaidangan

I previdenti malesi e i negritos, che conoscevano molto meglio degli assamesi ilBorneo, le sue foreste e le sue lande sterminate, tagliati una ventina di giganteschizamponi. di rinoceronte, i quali potevano passare, fino a un certo punto, come enormiprosciutti se fossero stati affumicati, ai comandi lanciati da Sapagar e da Kammamuriavevanoripresolamarcia,ansiosidiriposarsi,completamentealsicuro,sullefaldeosullacimadelKaidangan,ormaivicinissimo.

Sbarazzatisidaqueinoiosirinoceronti,ormaipotevanoprocederetranquilli,nonavendoda temere che un assalto da parte dei dayachi guidati dal greco, assalto moltoproblematicoalmenopelmomento,secondoilparerediSandokanediYanez.

FusolamenteversoiltramontochelatrupparaggiunselabasedelKaidangan.

Quantunque si voglia chiamare catena, non è invece altro che un picco isolato, didimensionienormi,chenonraggiungedicertoimillemetridialtezza,coilarghifianchicopertidaforestesplendide.

Era la tappa che Sandokan, profondo conoscitore della regione, aveva fissata per lagrande fermata,volendoaccordareallacolonnaunmeritato riposodopo tanteperipezie.Aveva già scalatomolte volte, nella sua gioventù, quella montagna, e perciò gli riuscìfaciletrovareunaspeciedivalloneentrocuilanciòlasuacolonna.

La salita fu lungamanondifficile everso leduedelmattino imalesi, che formavanol’avanguardia,raggiunserolacimadovesiestendevaunpiccoloaltipianocheparevafattoappositamenteperformareuncomodoaccampamento.

Inegritoschesieranogiàmunitidiramid’alberoedifoglieimmense,poichél’ultimotrattodelconoeraprivodiforeste,s’affrettaronoadinnalzaregliattapsaiutatidaimalesi,mentreYanezeSandokan,salitisuun’altaroccia,esaminavanoattentamentelasottostantepianura.

Versoilsud, indirezionedel lago,nonvieranopiùboscaglie. Il terrenoformavadellelarghe ondulazioni, coperte da un’erba molto alta, a quanto pareva, interrotta solo daqualchemacchiadibambùedaqualchegruppodialberiassaifrondosi.

– È la grande bassura, – disse Sandokan – e la dovremo percorrere permolti emoltigiorniprimadigiungereallago.Èlaggiùcertamentecheidayachiciaspetteranno.

–Fraquellealteerbe?–chieseYanez,collasuasolitaflemma,riaccendendolasigarettacheglisieraspenta.

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–Nesonopiùchesicuro.

–Checitocchiqualchecosadisimileaquellocheciaccaddenellejungledell’Assam?Tenericordi,Sandokan?Mancòpococheciarrostisserotutti.

– Non ho scordato quell’avventura tutt’altro che piacevole, – rispose la Tigre dellaMalesia.–Quelleerbeperònonsarannocosìsecchecomequelledellepianureindiane.

Macertononattraverseremolabassurasenzaqualchebruttasorpresa:mel’aspetto.

–Edovesonofuggitiqueimaledettidayachi?Checiabbianoproprioabbandonati,pelmomento?

Misembraimpossibile.–

Sandokansorrise.

– Abbandonati! – disse poi. – Chi lo crederebbe? Io no di certo. Quandomeno ce liaspetteremo,livedremopiombarciaddosso.

Ildayaco,tulosai,nonconoscechelaguerrigliad’imboscataequandonoicitroveremoallepreseconquellealteerbe,nonfaràeconomiadifrecceavvelenate.

Lasciamo per ora riposare per un paio di giorni i nostri uomini, poiché voglio averlisottomano,freschieprontiaqualsiasievento.

Kammamuriintantopotràapprofittareperaddestraremeglioisuoinegritos.

–Ilmiocolonnellofaràdeimiracoli,–risposeYanez,ridendo.–Èdiventatounfamosoistruttoredireclute,anchesesononereeselvagge.–

Ridisceserolarocciaeraggiunserol’attaploroassegnatodaSapagarecheerapiùaltoepiùspaziosodeglialtri,esicoricaronosuunlettodifoglie,dopod’averraccomandatoaKammamuri di spingere delle sentinelle fino allametà del cono, presso imargini delleforeste.

Lanottepassòtranquillissima,senzaalcunallarme.Deidayachinessunanuova.

Sieranoritiratidefinitivamenteversoillago,perconcentrareladifesaintornoaigrossivillaggi del rajah bianco, oppure attendevano qualche buona occasione per impegnarerisolutamente la lotta? Era quello che si chiedevano, non senza un po’ d’inquietudine,Sandokan,Yanez eTremal-Naik.Anche la giornata fu calmissima.Nessundrappello fusegnalato nella sottostante pianura e nessun dayaco fu scoperto fra le boscaglie checoprivanoifianchidelcono.

Kammamuri non aveva perduto però il suo tempo. Mentre i malesi e gli assamesioziavano,egliaveva ripreso lesue funzionidi sergente istruttore insegnandoainegritoschissàmaiqualistraordinariemanovre.

Altriduegiornitrascorserocosì.Sandokan,quantunqueavesseunvivissimodesideriodispingersi risolutamente verso il lago, indugiava a lanciare la sua colonna attraverso lapianura.Desideravaaverprimaqualchenotiziadelnemico.

Invano aveva spedito dei drappelli nella pianura sconfinata, per accertarsi se fra le

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altissimeerbesipreparavanodelle imboscate.Tuttieranoritornatisenzaaver incontratonessundayaco.

Eppureper istintosentiva lavicinanzadelnemicoenonmenodi lui lo intuivaYanez.Altreventiquattrooretrascorseroinunaangosciosaattesa.Leprovvisteeranostateormaiterminate.Nelle forestenonvi eranopiù fruttada raccogliere, i giganteschi zamponidirinoceronteeranoscomparsielacimadelKaidangannonoffrivaalcunarisorsa.

–Partiamo,–disseYanez,laseradelquartogiorno.–Iononhoalcunavogliadimorireaffamato,mentrevedolaggiù,fralealteerbe,passaretapiriebabirussaebufaliselvaggiingrannumero.

–Aspettiamodomani,– risposeSandokan, ilqualeapparivaassainervoso.–Manderòuna ventina di cacciatori a battere le foreste. La notte sarà oscura, poiché la luna nonappariràepotrannofaredellebuoneprese.

–Comincioadannoiarmi.

–Eiononmenodite.

–Elamiacarabinasilagnadirimaneretantotempoinoperosa.

–Lamianonbrontoleràmenodellatua.

–Cheidayachiabbianopauraadassalirci?

–Losapremopiùtardi,–risposeSandokan.–Andiamoacenare.

–Nonabbiamocheuncanestrodibanane.

– Pel momento basteranno. Abbiamo cenato altre volte anche con meno. Ordina aKammamuridiscegliereicacciatori.

–Credochefarannounacacciamoltomagra.

–Chissàchenonsiaabbondantel’altra.

–Checosavuoidire?

–Aspettiamo,–risposeSandokan.

La cena quella sera fumagra davvero, specialmente per gli uomini che formavano lacolonna, e anche un po’ triste. Il buon umore dei giorni precedenti pareva che fossescomparso.PerfinoYanez,queltipoammirabile,chescherzavaanchedinanziaipiùgravipericoli,sembravapreoccupato.

–Seidiventatotropposerio,–glidisseSandokan,quandoibananifuronoscomparsieicacciatorifuronoscesilungoifianchiselvosidelcono.

–Deveessereiltempo,–risposeilportoghese.

–Osentianchetuchequalchecosadigravestaperaccadere?–chieseTremal-Naik.

– Che brutte facce avete! Mi sembrate gente che accompagni al cimitero un morto.Questononpuòduraremolto.

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Detestolepersonemalinconiche.–

Acceseunasigarettaeduscìdirigendosiversolarocciacheservivaincertoqualmododaosservatorio.Lascalò lentamenteesisedettesullapuntaestrema, lanciandoinaria,conlentezzastudiata,dellenuvolettedifumo.

Iltempostavapermutare.Dellenuvolenerissime,gravidedipioggia,s’alzavanoversoilgrande lago, avanzandosi con una certa rapidità. Una grande calma regnava sullasconfinata pianura, ma era una calma che invece irritava gli uomini e fors’anche glianimali.L’ariaerasaturadielettricitàerendevatuttinervosi.

Yanezguardòilcielo,poilapianuraormaitenebrosa,quindil’accampamento.

Malesi,assamesienegritosbivaccavano,insiemealledonneeaifanciulli,intornoadeifalògiganteschi,chiacchierandoefumando.

LungoifianchidelKaidanganrimbombavadiquandoinquandoqualchecolpodifucile.Icacciatorimassacravanotuttalaselvagginachesipresentavaatirodellelorocarabine.

–Avremounapessimanotte,–borbottò,lanciandoinariaunaultimanuvolettadifumo.–Uraganoepreoccupazioni.PerGiove!…Checosastapersuccedere?EppureSandokannonèunuomodaimpressionarsifacilmente.Cheilgloboterracqueostiapersfasciarsi?–

Unascaricalofecebalzareinpiedi.

Dellegridasalivanodalbasso.

–All’armi!…All’armi!…–

Gettòvialasigarettaesiprecipitògiùdallaroccia,gridando:–Sandokan!…Sandokan!…–

La voce di Kammamuri tuonava fortissima fra l’oscurità che aveva avvolto ormai lamontagna:

–Lesti,negritos!…Fronteavanti!…Prontiallacarica!…Ventiuominiadestra!…Ventiasinistra!…Puntate!…

Deicolpidi fuococontinuavanoaecheggiare lungo i fianchidel cono,diventandopiùdistinti. Pareva che i cacciatori battessero rapidamente in ritirata, non senza opporre, diquando in quando, una valida resistenza. Malesi e assamesi si erano slanciati sullecarabine,sciogliendoifasci,mentrealtriaprivanorapidamentealcunecassedimunizioni,messealcopertosottounattapquasiimpenetrabileallapioggia.

–Ehi,Sandokan,–disseYanez,accostandosialfamosopirata,ilqualelanciavaordiniadestraeasinistra.–Sisfasciailmondo?

–Parechestiapersfasciarsilamontagna,–risposelaTigredellaMalesia.

–Chisonoigigantichesisonoimpegnatiinuncosìnonfacilelavoro?

–Idayachichearrivanoastormi.

–Sesitrattadiquelliriaccendolamiasigaretta.

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–Nonscherzare,Yanez.Sequelbanditod’ungrecoosaattaccarci,deveesserebensicurodelsuoconto.

Cirovesceràaddossodellecentinaiad’uomini.

–Cioè,lifaràsalire.

–Comevuoi.

–Enonsaràcosafacile,fratellino.–

Glisparicontinuavanosuifianchidelgigantescocono.Ledetonazionisiripercuotevanolungamentedentroiselvosivalloni.

Parevachescoppiasserodappertuttodellegranate.

Sandokanavevapresoilcomandodellacolonna.

– A posto le spingarde!… – aveva gridato. – Aprite le casse della mitraglia!… Nonsparate, se prima i cacciatori non avranno raggiunto l’altipiano!… Kammamuri!…Fa’mettereituoiuominisuquattrofronti!…Donneefanciullisottogliattaps!…–

Gli spari spesseggiavano e diventavano sempre più fragorosi. I cacciatori battevano inritiratarapidamente,senzacessaredifarfuoco.

Diquando inquando, fra laprofondaoscurità,echeggiavanodeiclamoriassordanti,aiqualifacevanoecoiprimirombidell’uragano.

Lampeggiavaetuonavaversoilgrandelagoelenubicontinuavanoasalire,sospintedavigorosisoffidiventocaldissimo.

Imalesi,gliassamesieinegritoscheeranorimastiall’accampamento,sieranodivisiinquattro gruppi. Ognuno aveva dinanzi una spingarda, servita da quattro artiglieri deiprahos.

Ledonnee i fanciullisieranorifugiatisotto le tettoie,attendendoansiosamente l’esitodellabattaglia,ches’annunciavagrossaeprobabilmenteterribile.

Sandokan,YanezeTremal-Naikpercorrevanosenzaposalefrontidicombattimento,piùrabbiosidinonpotersiscagliareancoraall’attacco,chepreoccupati.

Noneranouominidatremarenemmenodinanziaipiùgrandipericoli.Troppineavevanoaffrontatidurantelalorovitaavventurosa,perimpressionarsidiquell’attacconotturno,ilqualenondoveva,probabilmente,esserel’ultimo.

–PerGiove!…–esclamòauncertomomentoYanez,ilqualeprestavaattentoorecchioagli spari che rimbombavano sempre entro i bui valloni. – Che cosa fanno i nostricacciatori? Fucilano centinaia di babirussa e di tapiri oppure di dayachi? Che questaregionesiailparadisodeiseguacifedelissimidiSant’Uberto?

–Non conoscoquell’uomo, – risposeSandokan. –Ti dico però che non sono animaliquellichecadonosottoicolpidiquestecarabine,bensìuomini.

–Siritirinoallora!…

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– Cercheranno di ricacciarli nelle foreste. Tu sai che i miei malesi non cedono cheall’ultimomomento.

–Maimieinervidanzano.

– Essi non possono saperlo, Yanez. D’altronde nemmeno i miei sono completamentetranquilli.–

Inquelmomentounuomosiprecipitòsullaspianata,gridando:

–Nonfatefuoco!…–

EraSapagar,ilqualeavevaguidatoildrappellodeicacciatori.

–Checosamassacrano i tuoiuomini?–chieseYanez, slanciandosiversodi lui.–Deivolatiliodellescimmie?

– Sono delle bestie a due gambe, signore, – rispose il luogotenente della Tigre dellaMalesia,ansandoaffannosamente.–Montanoall’assaltodelKaidangan!

–Oh!…–feceilportoghese.–Sonoimpazzitiidayachi?

–Nonsembra,signore.Nemmenoilpiomboliarresta.

–Lifermerannoichiodidellespingarde,–disseSandokan.–Sonomolti?

–Nonloso,capitano.Esconoafrottedaiboschieviassicurochenonfannoeconomiadifrecceavvelenate.

Fortunatamente le nostre palle vanno ben più lontane e si può combattere a grandedistanza,senzatroppipericoli.

–Siripieganoituoiuomini?

–Nonsonocheaduecentopassisottodinoi.Disputanoilterrenopalmoapalmo.–

Sandokansimiseinboccailfischiettod’orocheportavasopralafasciarossaelanciòtrefischistridenti.

Erailsegnalediraccolta.

Quasi subito gli spari cessarono e si videro comparire, qualcheminuto dopo, i trentacacciatori.Labattuta,malgradolasorpresapreparatadaidayachinonerastatainfruttuosa,poichétornavanoconquattrobabirussaesetteodottodiquellebruttescimmiechiamatenasilunghi,perchéhannoinfattiunnasomostruosoeperdipiùributtante,essendorossoesoventescrepolato.Eraunariservapreziosissimainqueimomenti,poichépermettevaallacolonna di resistere, anche se assediata, alcuni giorni, senza soffrire completamente lafame.

La mancanza d’acqua non era poi da temersi, poiché quasi al centro dell’altipianos’aprivaunaspeciedistagnoformatoprobabilmentedallepioggeefralecuiacqueanziYanez, che lo aveva esplorato, aveva veduto nuotare non poche grosse lucertolesemiacquatiche,lungheunbuonmetroecheimalesichiamavanobewakoselira.Anchequellepotevanoservire,almenopeinegritoselelorofamiglie,incasodibisogno.

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Sandokanunì i cacciatori aiquattrogruppi, raccomandando lorodinon fare soverchiosprecodimunizioniedispararesoloacolposicuro,poitrassedaparteSapagar,facendocennoaYanezeaTremal-Naikdiseguirlo.

– Giacché abbiamo un momento di sosta e l’assalto al Kaidangan non è cominciato,scambiamodueparolefranoi.Tunonconoscileforzedeidayachi,mihaidetto.

–No,capitano.

– Se osano assalirci anche quassù, dopo le lezioni durissime che noi abbiamo inflittoloro,devonoesseresenzadubbiomoltoforti.

Sannoormaichenoidisponiamod’unbelnumerodibocchedi fuoco,piccoleeanchegrosse.

–Cosìlapensoanch’io,–disseYanez,ilqualenonperdevaunasillaba.

–L’investimentocompletodelKaidangannonpuòessereancoraavvenuto,avendounabase troppolarga,–proseguìSandokan.–Ioperòhoun timore:quelloche ilmaledettogreco,d’accordocoifiglidelrajahdellago,tentiquiilsupremosforzoperinterromperelanostraavanzata.

–Lanciandoleordedeidayachiall’assaltodelcono?–chieseTremal-Naik.

–No,assediandoci.

–Siamoperòancorainbuonnumeroperromperelelineedegliassedianti,–disseYanez.

– Non dico di no, ma quale spreco di munizioni dovremo noi fare e quali perditesubiremonoi?Chilerimpiazzerà?

–Checosavuoiconcludere,fratello?

– Che è assolutamente necessario che qualcuno si rechi alla baia e faccia avanzare amarceforzateSambigliongeisuoiuomini,colmaggiorcaricopossibiledimunizioni.

Senoigiungessimosullerivedellagosenzaunacaricadimitragliaesenzaunapalla,checosasuccederebbe?Inostriparangse inostrikrissnonbasterebberoa impressionare lepopolazionideivillaggi.

–Vuoi,capitano,cheiovadaacercarloecheteloconduca?–chieseSapagar.

–Èquellochevolevoproporti,–risposeSandokan.–Dueuominiabili,lestieprudenti,potrebbero attraversare le linee dei dayachi, specialmente durante questa notte ditempesta.

–Perchédue?

–Tivogliodareunaguidafedeleesicuracheconoscebeneilpaese:ilcapodeinegritos.

– Dammi le tue ultime istruzioni e io parto, – rispose il valoroso luogotenente dellevecchietigridiMompracem.

–Hainotatotu,versosettentrione,unacollinettaisolata?

–Sì,capitano.

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–Aqualedistanzaritienichesitrovi?

–Anonpiùditremiglia.

–Quinditupotrestiraggiungerlafraledueoletredelmattino.

–Ancheprima,spero,–risposeSapagar.

–Laprimacosachedovrai fareèquelladi raggiungerequell’alturaediaccendereunfalò.

–Perqualemotivo?

–Peresserebenesicurichehaioltrepassatelelineedegliassedianti.Noiresisteremofinoa quando avremo veduto quel segnale, poi tenteremo a nostra volta di scendere,possibilmente inosservati, il cono. Se noi riusciremo a scendere nella pianura, ti doappuntamentosullacimadellamontagnaKiniBalù,nontenescordare,Sapagar.

SaràlàchenoiaspetteremoSambigliong,isuoiuominielemunizioni.

Va’,amico:ilcapodeinegritosèprontoaguidarti.

–Cheibuonigeniprotegganoimieicapi,–disseilluogotenente.–Ioparto!–

Si gettò ad armacollo la carabina, estrasse il parang, si mise fra le labbra il krissserpeggianteescomparvefraletenebre.

Cominciava allora a piovere. Larghe gocce cadevano con un rumore strano, battendofortementecontrolerocce,einlontananzailtuonoaumentavad’intensità,rumoreggiandosinistramente.

Cosastrana:nonbalenavanessunlampo.

Yanez, Sandokan e Tremal-Naik erano tornati agli avamposti tenendo le batterie dellecarabineriparatesottolegiacche.

Malesi, assamesi e negritos erano sempre ai loro posti e aspettavano intrepidamentel’attaccodelleordedayache,prontiascatenaresopratuttiuraganidimitraglia.

Sopralequattrospingardeavevanocostruitideipiccoliattaps,sfasciandonealcunialtri,perchénonavevanopiùmaterialisufficienti.

Tutti sieranomessi inascolto,manessunrumore tradiva lamarciadeinemici.Solo iltuono rimbombava, ripercuotendosi lungamente fra le tempestose nubi che un ventosemprepiùcaldotravolgevainunacorsasfrenata.

Le larghe gocce continuavano a cadere con rumoremonotono e l’oscurità pareva cheaumentassedimomentoinmomento.

Lenubis’abbassavanoversolacimadelKaidangan,avvolgendoloapocoapocoentrounaleggeranebbia.

Auntratto,quandolapioggiacominciavaascrosciare,ungridoecheggiò:

–All’armi!…Eccoilnemico!…–

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Poi risuonò uno sparo.Una sentinella avanzata si era ripiegata precipitosamente versol’altipiano.

Delle forme umane, confuse fra la nebbia, s’arrampicavano silenziosamente su peifianchidelcono,lanciandoleprimebordatedifrecce.

– Ognuno di noi prenda il comando dei gruppi, – comandò freddamente Sandokan,rivolgendosi aYanez, aTremal-Naike aKammamuri.–Dobbiamo tenere fermo finchévedremoilsegnale.–

Poi,alzandolavoce,aggiunse:

–Risparmiate,seèpossibile,lepalle,manonfateeconomiadichiodi.Prontipelfuoco!…–

Due colpi di spingarda rintronarono, suscitando dei clamori spaventevoli. I malesi aiquali spettava il servizio di quelle lunghe bocche da fuoco, avevano cominciato amitragliare le orde che montavano all’assalto del Kaidangan, spinte probabilmente dalgrecoedaiduefiglidelrajahdellago.

Successe un breve silenzio, poi entrarono in azione le carabine. Le scariche sisuccedevanoallescariche,gareggiandocollapossentevocedell’uragano,alternandosiaicolpidispingarda.

I quattro gruppi, comandati ognuno da un capo, formati da malesi, da assamesi e danegritos,avevanoimpegnatarisolutamentelalotta,bendecisiavenderecaralavita.

Protettidalleenormiroccechecoprivanol’altipianoecheformavanodelletrinceequasiinespugnabili, non avevano gran che da temere, almeno pel momento, dalle frecceavvelenate lequali avevanoquasi sempreunadirezioneverticale, incausadella ripiditàdeifianchidelKaidangan.

Per un quarto d’ora fu un rombo continuo, assordante. Due volte delle fitte bande didayachi si erano presentate sui margini dell’altipiano tentando una carica a colpi dikampilang,magliuraganidichiodiscagliatidallequattrospingardeleavevanoributtate,costringendoleadelleritiratepiùcheprecipitose.

Enoncombattevano solamente imalesi, gli assamesi e inegritos.Ledonne selvagge,insiemeai loro figlimaggiori, avevanopresopurepartealla lotta, scagliandosulle testedegliassalitoriunaveratempestadisassipiùomenogrossienonmenopericolosidellepalledellecarabine.

Abituate adifendere i lorovillaggi aerei e a combattere a fiancodeimariti edei figli,quelle intrepidedonnesfidavanolefrecceavvelenatee la tempesta,percompiere il lorodovere.

Idayachi,iqualidovevanoaversubìteperditeenormi,dopounultimotentativo,salutatoda quattro colpi di spingarda sparati quasi contemporaneamente e da una quarantina dicolpidi fucile,sieranoprecipitosamenteritiratinelleforestechecoprivanoi fianchidelKaidangan, avendo ormai compreso l’impossibilità di conquistarne la cima con degliattacchiall’armabianca.Dallaloropartenonsieranouditicherarissimicolpid’armada

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fuoco,sparatiprobabilmentedalgreco,edaifiglidelrajahdellago.

– Pare che ne abbiano abbastanza, – disse Yanez, raggiungendo Sandokan il qualecomandavaunodeigruppipiùvicini.–Sonocertochequestanottenonritornerannopiùall’attacco.

–Edomani?–chieselaTigredellaMalesia.

–LirigetteremoancorasuifianchidelKaidangan.

–Eposdomani?

–Faremoaltrettanto,perGiove!…

–Elemunizioni?Durerannoeternamente?

–Losochequestoèilnostroscoglio.Checosapensidifare?

–Aspettareilsegnaleepoiandarcene.

–ÈunabuonaoracheSapagarèpartito.

–Nonraggiungeràquell’alturaprimadelletredelmattino.

–Aspettiamoadunque.Crediperòcheriusciremoasfuggireaidayachi?

–Nonnedubito.

–EquelpoltronediNasumbatanoncidaràdegliimpicci?Chiloporterà?

–Lolasceremoqui.Siaccomodiluicolsuoamicogrecoecoltuochitmudgar.Iononsoche cosa fare di lui. Quello che volevo sapere l’ho saputo e noi non abbiamo tempod’occuparcidegliinvalidi.

– Speriamo che idayachi lo scambino per uno dei nostri e che lo decapitino, – disseYanez. – La sua testa a quest’ora gli pesa troppo sulle spalle e da gran tempo avrebbedovutofigurarefraqualchecollezionedicrani.–

SeguìSandokan,ilqualesidirigevaversolarocciacheservivadaosservatorio.

Lapioggiacontinuavaacadereeunaprofondaoscuritàavvolgevalepianuresottostanti.Unpuntoluminosochefossecomparsoversoilsettentrionesarebbestatosubitoscorto.

Le sentinelle avanzate, spiccate dai quattro gruppi dopo la ritirata dei dayachi,continuavano a sparare, di quando in quando, qualche colpo di carabina, per farcomprenderealnemicochelasorveglianzanonvenivamenosulpiccoloaltipiano.

SandokaneYanezsieranomessiinosservazione.Lacollinanonerapiùvisibilepoichél’oscurità,comeabbiamodetto,tuttoavevaavvoltoall’intorno.

Trascorseun’orasenzacheidayachirinnovasserol’attacco,poilavocedellesentinelletornòaecheggiare:

–All’armi!…–

Inizio

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22.LaritiratasulKiniBalù

Sandokan eYanez si erano slanciati giù dalla rupe, decisi a opporre la più disperataresistenzainattesadelsegnale,nonvolendoassolutamentetentareladiscesa,seprimanonavevanolacertezzacheSapagareilcapodeinegritoseranoalsicuro.

L’esitodellaspedizionepotevadipendereormaidaqueidueuomini.Unrinforzodiventimalesi,provatia tutte lebattaglieper terraepermareeperdipiùcarichidimunizioni,noneradadisprezzarsi inuna lottachepotevapreparare, sulle rivedelmisterioso lago,dellesgraditeegravissimesorprese.

I quattro gruppi, all’allarme dato dalle sentinelle, avevano subito risposto con quattrosonoricolpidispingarda,coprendodichiodiifianchidelKaidangan.

Idayachidovevanoaverprovatol’effettodiquegliabbondantigettidichiodi,poichélescarichefuronoseguìtedaacutissimeurladidolore.

Le carabine, per la seconda volta, non tardarono a entrare in azione. Le scariche sisuccedevanoallescariche,quandolespingardestavanoperesserecaricate.

L’altipianoparevachefossediventatouncratere.QuellochestupivaSandokaneYanezerailcontegnochetenevanoinegritos.

Queipiccoliuomini,quindicigiorniprimaancoraselvaggieperfettamente ignaridellamanovradelle armida fuoco, combattevano splendidamente, rivaleggiandocoimalesi ecogliassamesi.

Stretti su due linee, aspettavano che i dayachi, i loro mortali nemici, si mostrasserodinanzi alle rocce, per fulminarli quasi a bruciapelo. Si prendevano certamente delleterribili rivincite, forti della superiorità delle armi e dell’appoggio dei loro formidabilicompagni.

Elespingardeintantotuonavanosenzaposa,confondendolelorodetonazionicoituoniscrosciantifralenubieaprendo,fragliassalitori,dellelarghebreccechenonsempresichiudevano.

Malgradoleperditeenormichesubivano,idayachinoncessavanodiritentaregliassalti.Ributtati,tornavanoallacaricapiùfuriosichemai,cercandodivenireall’armabianca,ciòchenondesideravanoaffattoné imalesi,négliassamesi troppo inferioridinumeropercimentarsiaduncosìterribilescontro.

Lescaricheduravanodaunabuonamezz’ora,congrandesprecodimunizioni,quandoversolametàdelpiccosiudironoparecchigongstrepitarefragorosamente.

– Che cosa significa ciò? – si chiese Yanez, il quale maneggiava una delle quattro

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spingarde.–Questoèunsegnale.–

InquelmomentosiudìSandokangridare:

–Ilfuoco!…IlfuocodiSapagar!…Spazzatemiquestecanaglie!…Allacarica!…–

I quattro gruppi stavano per precipitarsi innanzi coi parangs in pugno, quando levociferazionideidayachicessaronobruscamente.

–Ehi,Sandokan!–gridòYanez,ilqualesieramessoallatestadelsuodrappello.–Chièchevuoicaricare?LeroccedelKaidangan?

–Idayachi,saccaroa!

–Sesonoinpienaritirata!

–Fuggono?

–Epiùlestideibabirussa.Credocheneabbianoavutoabbastanzaecheperoranonsisentanopiùcapacidisopportareimbottituredichiodi.Devonoaverneunbelnumerosottolapelle.

–Alloraè ilmomentodi levare ilcampo,–disse laTigredellaMalesia.–Cerchiamoperòd’ingannarli.

L’attacco è sempre stato fatto su questa fronte; ciò vuol dire che da questa partetenteranno domani uno sforzo supremo e che è quella che noi dovremmo soprattuttosorvegliare.

–Certo,–disseYanez.

– Fa’ sciogliere gliattaps e accendere dei falò a una certa distanza l’uno dall’altro. Idayachi crederanno che noi abbiamo piantato qui il nostro campo: mentre noi invecescapperemodallatoopposto.

Scenderemo su una sola fila, uomo per uomo e non di più. Che i negritos marcinoinnanzi conKammamuri, essendomoltopiù lesti epiùabilidinoi; seguiranno imalesicollespingardeguidatidame,tuprenderaiilcomandodegliassamesiinsiemeaTremal-Naik.Tiva?

–Approvopienamente.

–Raccomandaloroilpiùprofondosilenzio.Ilgrecopuòavercollocatedellesentinelleanchelungoifianchioccidentaliedèquellochedobbiamosoprattuttoevitare.

–Esesiaccorgonodellanostraritirata?

– Daremo dentro le linee dayache con impeto disperato e ci apriremo il passo coiparangs.

Inostriuominisonovalorosiehopienafiduciainloro.

–Eiononmenodite,Sandokan,–risposeYanez.

–Fa’quantotihodetto,mentreiovadoadiredueparoleaNasumbata.

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–Vuoipropriolasciarloqui?

–Quell’uomocisarebbepiùd’impedimentochediutilità.–

Sidiresseversounattapdovesitrovavacoricatoiltraditoresemprecollebraccialegateelagambaferitafasciata.

–Iotidonolavita,–glidisseSandokan,–mentreavreiavutoildirittoditogliertela,magliannihannocalmatoleferociedellaTigredellaMalesia.

–Grazie,capitano.

–Noipartiamo,mentreturimarraiqui,poichénoinonpossiamooccuparcideiferiti.Nonabbiamotroppaabbondanzadibraccia.

–Comevuoi,capitano.

–Un’ultimadomanda.

–Tiascolto,capitano.

–Contosullatuasincerità.

–Iotidevolavita.

–Disponedimoltearmidafuocoilrajahdellago?

–Nonpossiedecheunadozzinadicarabineeunalilà.

–Vabene:oralasciatiimbavagliare.Sonocostrettoaprenderelemieprecauzioni.

–Fa’comevuoi,capitano.–

Sandokansciolselalungafasciadisetarossacheglistringevaifianchi,nestracciòunpezzo e imbavagliò piuttosto strettamente il traditore, lasciandogli libero il naso perchénoncorresseilpericolodimoriresoffocato.

–Addio,–glidissepoi,bruscamente,–ebadadinonfartipiùmaiincontraresullamiaviainmezzoaimieinemici,poichéun’altravoltasareiinesorabile.–

Quando lasciò l’attap, sette od otto falò ardevano sulle rocce che circondavanol’altipianoelacolonna,dispostainfilaindiana,sitrovavaprontaatentareladiscesadelKaidangan.

Come aveva ordinato, i negritos erano all’avanguardia, essendo quei piccoli uominiabituati allemarcenotturneattraverso le foresteedotatiperdipiùd’unudito finissimochepermettelorodiraccogliere,ancheanotevolidistanze,ipiùdebolirumori;seguivanoimalesi i quali portavano le spingarde smontate e finalmente gli assamesi colle ultimecasse delle munizioni e con alcuni capi di selvaggina, non avendo voluto lasciarli aidayachi.

Sandokanpassòrapidamenteinrivistalacolonna,poicomandò:

–Avanti!…–

L’uraganoscoppiavaalloracongrandeviolenza,rumoreggiandocupamente.Lapioggia

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cominciavaacaderefittafittaeilventoululavaattornoagliultimipicchidelKaidangan.Diquandoinquandounlampobalenavafra lenubi tempestose,poi l’oscurità tornavaapiombare, più densa di prima. La lunga colonna sostò un momento sul margineoccidentale dell’altipiano, poi inegritos, guidati dal sotto-capo della piccola tribù e daKammamuri,cominciaronoladiscesa.

Daquellatolamontagnaeraripidissimaeleforestesalivano,spingendosipiùinaltochedallealtreparti.

Ladiscesasieffettuavaordinatissimafragliscroscidipioggiae irombiassordantideituoni. Ogni volta che un lampo rompeva il tenebrore, tutti gli uomini, le donne e ifanciulli,sigettavanoprontamenteaterrapernonfarsiscorgeredallesentinelledayacheche potevano vegliare lungo i margini della foresta, poi riprendevano la loro marciasilenziosa,cogliorecchitesiegliocchibenaperti.

SullacimadelKaidanganifalò,alimentatidalventoimpetuoso,continuavanoadardereconbagliorisanguigni.

In lontananza, fra l’oscurità, brillavaancora il fuocoaccesodaSapagar edal capodeinegritos.

Alle due del mattino, la colonna che si svolgeva lungo i fianchi del picco come unmostruososerpente,raggiungevafelicementeiprimialberi.Nessunallarmeerastatodato.Probabilmenteidayachi,ingannatidaifalòetemendoqualcheimprovvisocontro-attaccodapartedegliassediatiavevanoraccoltituttiilorodrappellidispersiperleboscaglieperpotermeglioresistereall’urto.

– Pare che tutto vada bene, – disse Yanez, raggiungendo Sandokan, il quale avevaordinatounabrevefermataperlanciareinnanzialcuniesploratori.

– Ioho lasperanzad’avergiuocatomagnificamentequelcaned’ungreco,– rispose laTigredellaMalesia.

–Noncredichevisianosentinellequi?

–Sevenesaràqualcuna,lafiniremoacolpidiparangs.Ordinaanziaituoiuominichenessunofacciausodellearmidafuoco,checchédebbasuccedere.

Voglioraggiungerelapianurasenzaattirarel’attenzionedelgrossodeidayachi.Ilpendioè troppo ripido, per mettere in batteria le spingarde che costituiscono la nostra forzaprincipale.–

Inquelmomentoiquattronegritosmandatiinesplorazioneritornavano.

– Nulla? – chiese Sandokan a Kammamuri, il quale aveva rapidamente conferito coipiccoliuominidellaforesta.

–Nonvisonodayachi,signore,–risposeilmaharatto.

–Sonobensicuri?

–Questiselvaggidifficilmentes’ingannano,–disseYanez.–Tulosaimegliodime.

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–Avanti!–comandòSandokan.

La colonna si cacciò risolutamente sotto le boscaglie che coprivano i fianchi delKaidangan. Pioveva sempre a dirotto e il vento s’ingolfava sotto le immense volte diverzura,torcendoramiefoglieeululandoconmaggiorforza.

Ilampisisuccedevanoailampi,seguìtidatuonispaventevoli,maormaiifuggiaschinonse ne preoccupavano affatto, anzi erano lieti di quegli improvvisi sprazzi di luce chepermettevano loro di scoprire le sentinelle dayache, se si trovavano nascoste sotto glialberioinmezzoaicespugli.Avevanooltrepassatolazonascopertaenonavevanomoltodatemeredivenirefacilmentescorti.

La discesa continuò per un’ora ancora, sfilando fra piante gigantesche, i cui tronchimassiccinontremavanonemmenosottogliurtipossentidelleraffiche.

Giàlacolonnanondistavachetreoquattrocentometridallapianura,quandounaparolapassòdibocca inbocca, trasmettendosi rapidamentefinoall’ultimouomocheveniva incoda.

–Alto!…–

YanezlasciògliassamesiesiavvicinòaSandokan.

–Checiabbianotagliatalaritirata?–glichiese.

–Noncredo,–risposelaTigredellaMalesia.

–Perchéalloraquestafermata,propriooracheladiscesaèquasicompiuta?

–AspettiamoKammamuri. Egli è all’avanguardia coinegritos e verrà a dirci qualchecosa.Tieniraccoltiituoiuomini.

–VièTremal-Naikconloroemifidocompletamentedilui.Valeungenerale.

–Possiamoaverbisognodilanciarequalcherepartoallacarica.Siamogiàlontaniecontuttoquestofracassocheproduconoituonieleraffichenessunosaprebbedistinguereunascaricadifucili.

EccoKammamuri,senonm’inganno.Sapremochièstatochecihafermato.–

Ilmaharattoinfattirisalivarapidamentelamontagnaperraggiungereisuoicapi,mentreordinavaagliuominicheformavanolacolonnaditenereprontelearmi.

–Dunque,qualinuove,Kammamuri?–chieseSandokan.

–Vièunapiccolaguardiadidayachiimboscataallabasedellamontagna,fralealteerbe.

–Cihascorti?

–No;inegritosl’hannoinvecescopertaallalucediunlampo.

–Piccola,haidetto?–disseYanez.

–Solamentepochiuomini.

–Lasciafareame,Yanez,–disseSandokan.

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Sivolseversoisuoimalesi.

– Mettete a terra le spingarde e seguitemi, – disse loro. – Nessun colpo di fucile,ricordatevelo.Attaccheremocoiparangsecoikriss.

Tu,Yanez, tieni sottomano gli assamesi, affinché accorrano allamia chiamata. Speroperòdinonavernebisogno.

Ame,tigridiMompracem!…–

I malesi erano già pronti a seguirlo. Avevano deposte le spingarde e i cavalletti disostegno, si erano gettati ad armacollo i fucili e avevano sguainate le pesanti elucentissimesciabole.

Sandokan si mise alla loro testa, mentre i negritos si accovacciavano, formando ungrupposerratosottoleimmensefogliediunbananoperproteggersidallapioggia,laqualenoncessavadiscrosciareimpetuosissima.Gliassamesiinveceeranorimasti inpiediperesserepiùlestiadaccorrere,nelcasochevifossebisognodeilorotarwar.Yanezperòeratantosicurodinondoverintervenire,cheavevaaccesalasigaretta.Giàprimadilasciareilpiccoavevafattoaprirelasuacassaparticolare,doveavevafattoammassaremigliaiadisigarettepernonannoiarsitroppoduranteladiscesadellamontagna.

Sandokan e i suoi malesi scivolavano intanto, in silenzio, come ombre, attraverso glialberi,sostandodietroglienormitronchiquandoqualchelamposquarciavalenubi.

Volevano piombare sui dayachi di sorpresa e finirli sul posto, prima che avessero iltempodimandareungrido.

Certoconquellapioggiatorrenzialeiselvagginonpotevanoaspettarsiunattacco,tantopiù che credevano i loro avversari bloccati sulla cima del picco. Passando di tronco intronco,ildrappellonontardòaraggiungerelapianura.GiàSandokanallalucedeilampiavevanotatoesattamenteilluogoovesitrovavaimboscatalapiccolaguardiaealparidiluil’avevanonotatoisuoiuomini.

–Attenti!–disseaisuoimalesi,iqualiloseguivanodavicino,impazientidimenarelemani.–Nonsonocheinsetteodottoenondovetelasciarnefuggirenemmenouno.–

Sigettaronofralealtissimeerbe,strisciandocomeserpentiegiunseroinosservatiapochipassidallaguardia.Idayachistavanorannicchiatigliuniaddossoaglialtri,intentisoloaripararsiallamegliodallapioggiacheinfuriavasempre.

Sandokan attese qualcheminuto, per lasciar tempo ai suoi uomini di radunarsi, poi siscagliòinnanzicollascimitarraalzata,gridando:

–Addosso,tigridiMompracem!…–

I dayachi, udendo quel comando, si erano alzati prontamente per respingere quelfulmineoattacco,maeratroppotardiormai.

Unfuriosocombattimentos’impegnòd’ambeleparti,essendoqueiterribilicacciatoriditestedeivalentissimiguerrieri.

I trenta malesi ebbero però facilmente ragione di quel piccolo drappello. Due minuti

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dopo la piccola guardia giaceva intera, senzamoto, fra le alte erbe,mescolando il suosangueallapioggiatorrenziale.

Sandokansitolseilfischiettod’oroemandòunanotaacuta.

Subitonegritosedassamesisceserodicorsal’ultimotrattodelKaidangan,radunandosisulmarginedell’immensapianura.

–Èfinito?–chieseYanez.

–Sonocadutitutti,–risposeSandokan.

–Dispiaceperòucciderecosì.

–Eranecessario,Yanez.D’altrondeseessiavesseropotutosorprenderenoi,fraquindicigiornilenostretestefarebberounapocoattraentefigurasullacapannadiqualchecapo.

–Questo è vero e io non amo affatto lasciare qui ilmio cranio. La rhani dell’Assampiangerebbetropposeperdesseilsuoprincipeconsorte.

–CipensimoltoaSurama?

–PerGiove!Èmiamoglie!Sivainnanzi,fratellino?

–Atuttegambe.Dovesonolespingarde?

–Leportanoimieiassamesi.

–CorriamoYanezecorriamomolto.DomaniilgrecodaràunnuovoassaltoallacimadelKaidangane,quandosiaccorgeràdellanostrafuga,cidaràunacacciaspietataattraversoaquesteimmensepianure.NoinonpotremoritenercisicurisenonquandoavremodatalascalataallamontagnadelKiniBalù.

–Unamarcialunga?

–Uncentinaiodichilometri.

–Aho!…Tregiornidimarciaperlomeno,conquestedannateerbe.

–Cercheremodiridurlaadue.Èformatalacolonna?

–Sonotuttipronti.

–Avantisempreinegritos!

–Sonogiàintesta.

–Gambeallora!…Marciaforzata!…–

Sieranomessiincamminoattraversoaquellealtissimeerbe,lequalidavanononpocoimpaccio, tantodacostringereSandokanamandareunadecinadi assamesi in testa allacolonna perché aprissero una specie di solco coi loro affilatissimi tarwar i quali siprestavanomoltomegliodeipesantiparangs.

Le donnenegrite si erano presi sulle spalle i ragazzi perché non si smarrissero, cosafacilissimaconquell’oscuritàeconquelcaosdivegetali.

La pioggia era cessata, però l’uragano non si era ancora calmato. I tuoni rombavano

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sempre con un fracasso spaventevole e delle raffiche impetuosissime s’abbattevano diquandoinquandosullasterminatapianura,curvandoleerbegigantesche.

Tuttiaffrettavanoilpassopiùchepotevano,perfinoimalesicheportavanolelungheepesantispingardeelecassedellemunizioni.

Eraassolutamentenecessarioguadagnaremoltavia,primacheidayachisiaccorgesserodellafugamiracolosadeiloronemicieorganizzasserol’inseguimento.

Una battaglia in aperta campagna non era affatto desiderata da Sandokan, il qualeconoscevabenissimoilvaloreel’impetoselvaggiodeisuoiavversari.

L’alba li sorprese a una dozzina dimiglia dalKaidangan, poiché le ultime le avevanopercorsequasicorrendo,mettendoaduraprovalegambedelledonne,quantunquequellepiccole selvagge siano abituate alle lunghissime marce per sfuggire agli agguati deicacciatoriditeste.

Sandokancomandòunabrevefermata,nonvolendostremarecompletamentelacolonna.

Mentre isuoiuominisiaccampavanoallameglio insiemeagliassamesieainegritosesquartavanounbabirussaper divorarselo crudo, essendo stato assolutamenteproibito diaccendere il fuoco, per non segnalare al nemico la loro direzione e per evitare anche ilpericolo di incendiare le alte erbe che erano in parte già secche, Yanez, Sandokan eTremal-Naik rifecero la via per quattro o cinquecentometri, raggiungendo una piccolaondulazionedelsuolo.

DalàpotevanomeglioosservareilKaidanganefors’anchescoprirelemossedeinemicisemarciavanoingrossecolonne.

Il gigantesco picco s’ergeva maestoso, colla cima indorata dai primi raggi del solenascente.

I falò ormai non ardevano più. La pioggia torrenziale caduta durante la notte dovevaaverlispentidamolteore.

Dellesottilicolonnedifumos’alzavanoperòpressoimarginidelleforestearrampicantisisupeifianchidelcolosso.

– Sono ancora accampati i nostri nemici, – disse Sandokan, il quale aveva una vistaacutissima,malgradol’etàpiuttostoavanzata.–AquantoparenonsisonoancoraaccortidinullaecicredonosempresullacimadelKaidangan.

–Eabbiamogiàunbelvantaggio,–aggiunseYanez.

– Che a poco a poco scomparirà, fratellino mio. I dayachi sono lesti corridori, nonportano altro carico che le loro armi e la cesta per mettervi dentro la testa del primonemicocheriesconoaduccidere,mentrenoiabbiamodelledonne,deifanciulli,lecassedellemunizionielespingarde.

–Questoèvero,Sandokan;nonhannoperòdatoancoral’attaccoallacima,quindihannoda cominciare l’inseguimento. Chissà che non aspettino questa sera per tentare unasorpresa.

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–Sarebbepernoiunagrandefortuna,–disseTremal-Naik.

–Sonotuttesperanze,–risposelaTigredellaMalesia.–IovorreitrovarmigiàsulKiniBalù, rinforzato da Sambigliong e dai suoi uomini. Bah! Vedremo: non siamo ancoramorti.–

Tornaronoall’accampamentoe fecerocolazioneconpoche fettedi lardo tagliatedaunpezzodi ventre del babirussa, che era stato loro serbato.Non avendodimeglio, feceroonoreancheaquelmagropasto,senzafarenessunasmorfia.

Certo che avrebbero preferito un buon arrosto ma, come abbiamo detto, la prudenzaavevaconsigliatoSandokanaproibireseveramenteilfuoco.

Un’ora dopo, la colonna riprendeva la suamarcia verso il sud per raggiungere al piùprestoilsecondopicco.

L’uragano si era dileguato e il sole versava torrenti di fuoco sulla vasta pianura,assorbendorapidamentel’umidità.

Unaleggeranebbiaondeggiavaaldisopradellealteerbe,disperdendosiposciaingrandicortine,cheilventomattutinonontardavaadabbattere.

Amezzodì il Kaidangan non era più visibile. Si erano giàmessi in caccia i dayachi,oppurebivaccavanoancorasullesuefalde,aspettandolanotteperritentarel’assalto?Eraciò che si chiedevano, con una certa apprensione, Sandokan, Yanez, Tremal-Naik eKammamuri.

Comesaperlo?

Tuttiperòsentivanoper istintod’averormai le sanguinarieondealle spalle,ansiosedischiacciarelapiccolacolonnanellapianura.

Alla sera, più di cinquanta chilometri erano stati percorsi, però tutti erano esausti,specialmenteledonnechenonavevanolasciatoiloropiccinieiportatoridellespingarde.

Unlungoriposos’imponeva,poichélanotteinnanzinessunoavevapotutochiuderegliocchi.

Sandokan fece tagliare le erbe per un vasto tratto e improvvisare un accampamento,piazzando,permaggiorprecauzione,lequattrospingardeagliangoli.

La guardia fu affidata ainegritos, i quali apparivanomeno stanchi, insieme ad alcunimalesi.

Gli altri,divoratigli avanzidelbabirussa sventratoalmattino, si lasciaronocadere suifasci d’erba, mettendosi le carabine ai fianchi. Yanez, Sandokan e Tremal-Naik sicacciaronodietrolecassedellemunizionicheeranostaterizzateinmododaproteggerlidalventonotturnoe,dopounafumataequalcheparola,nontardaronoalla lorovoltadiaddormentarsi,quantunque fossero tormentatidaldubbiodiesserecercatidalleordedelrajahdellago.

Dormivanodaparecchieoregli accampati, quando imalesi chevegliavano insiemeainegritossvegliaronoSandokan.

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–Capo,–disseuno,–visonodellecolonnedifumoches’innalzanosullapianura.–

LaTigre dellaMalesia, che dormiva conun solo occhio, aspettandosi da unmomentoall’altro un attacco, s’alzò, scuotendo Yanez e Tremal-Naik, i quali russavanotranquillamente.

–Parecheilgrecociabbiaquasiraggiunti,–disseloro.

–CheBelzebùseloportiall’inferno,–risposeilportoghese,ilqualeparevachefosse,controilsolito,dicattivoumore.–Miparevadiessereallacortedell’Assam,sulmiolettodorato,coiquattropavoniimbalsamatirittiaiquattroangoli,collealielacodaspiegata.Checosavuoleancoraquelnoiosopescatoredispugne?

–Tidicochestaperraggiungerci,–disseSandokan.

–Cominciaaseccarciunpo’troppo.Bisognacacciarglinelcraniounaventinadigrammidipiombo.

–Mache!…Cento!…–esclamòTremal-Naik.

–Unascaricadimitraglia!…

–Va’tu,Yanez,aspararglielaaddosso,–risposeSandokan.

– Pel momento non ne ho nessuna voglia, – disse il portoghese stiracchiandosi lemembra.–Aho!Chenoia!…

–Ehi,fratellino,dormiancora?

– Sarei stato felice di continuare ilmio sogno. La corte, ilmio letto dorato, i quattropavoni…

–Elatuatestaafaredellebruttesmorfiesulpalcodiqualchecapannadayaca,–disseSandokan.

– PerGiove!Questo no! E Surama?Come piangerebbe quella brava fanciulla se nonvedessepiùritornareilsuosahibbianco!

–Alloralasciaifascid’erbaeriprendilamarcia.

–PerGiove!Noidiventeremotantiebreierranti!…

–Nonsochecosasono,–risposeSandokan,ilqualeeradiventatomoltoserio.–Sochebisogna camminare o meglio correre, per salire il Kini Balù prima che i dayachi cigiunganoaddosso.

–Haicapito,Tremal-Naik?–chieseilportoghesealzandosieprendendolacarabina.–Camminaresempre,giornoenotte.ÈcosìcheSandokanconquistairegni.Quandoperòiohorovesciatalavecchiadinastiadell’Assamhocamminatomeno.Tenericordi?

–Abbiamoperòavutomaggioriavventure,–risposel’excacciatoredellajunglanera.

–Sì,unpo’piùbrillanti,–disseYanez.–L’IndiaperònonèilBorneo.

– Un paese meraviglioso, – disse Sandokan. – Vieni però a vedere quei fuochi chebrillanosullontanoorizzonte.

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–PerGiove!…Saràdellalegnaodell’erbaseccachebrucia!…

–Accesadaidayachiperò.

–Setihodettochecomincianoadannoiarmi.

–Everrannoaprendertianchelatesta,fratellino.

–Oh!…Noncosìpresto.

–Vieniavederli.–

Yanezsialzònonsenzafaticaes’avanzòfraleerbetagliateaunpiededalsuolo.

Dellecolonnedifumorossastros’alzavanoaunagrandedistanza,piegandosidiquandoinquandosottoisoffidellabrezzanotturna.

Erano dieci, quindici, venti. Un grande accampamento si estendeva certamente dietroqueifuochi.

–Livedi,Yanez?–chieseSandokan.

–PerGiove!Nonsonocieco.

–Enemmenoio,–disseTremal-Naik.

–HannolasciatoilKaidanganesisonoaccampatinellapianura.

–Eh!…Lacacciaècominciata,–risposeilportoghese,collasuacalmaabituale.–Ciòdovevaavvenire.Checosavuoifare?

–Riprenderelamarcia.

–Resisterannoinostriuomini?

–Sevoglionosalvarelapelle,devonocamminare.

–L’argomentoèinteressante.

–Nonscherzare,Yanez.

–Saichedifficilmenteiosonoserio,quantunquenell’Assamabbiafattol’inglese.

– Un inglese che minacciava di accoppare perfino il padrone dell’albergo, – disseTremal-Naik.

–Hairagione:men’erodimenticato,–risposeYanez,scoppiandoinunarisatasonora.

–Aveteancoraunpo’diforzanellegambe?–chieseSandokan.

–Iononsonoancorazoppodeltutto,–risposeilportoghese.

–Enemmenoio,–aggiunseTremal-Naik.

–Alloraleviamoilcampo.–

Ritornaronofrettolosamenteediederoordineallesentinelledisvegliaretutti.

Noneranotrascorsicinqueminutichelacolonnasitrovavaprontaarimettersiinmarcia.Solamenteifanciullielefanciullestrillavano,quantunqueleloromadricercasserodifar

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comprenderelorolagravitàdelpericolo.

– Suvvia, un ultimo sforzo, – disse Sandokan ai suoi uomini. – Domani sera ciaccamperemosulKiniBalùeforsedilassùpotremoscorgereillagodeimieipadri.Sonosempreintestainegritos?

–Sì,TigredellaMalesia,– risposeKammamuri.–Sonosempresotto ilmiopugnodiferro.

–Da’ il segnale, colonnello, – disseYanez. – Ti sei già scordato di essere un grandecondottiero?

–No,Altezza.

–Inmarcia,allora.

Inizio

23.SulKiniBalù

Lacolonna,quantunquestrematadiforze,sierarimessaincamminoattraversoaquellainterminabilepianuraerbosa,chericordavaleimmensesteppedelTurkestan.

Un’afapesante, soffocante, forieradi qualche altrouragano, regnava sulla bassura chescendevaversoilgrandelagodelBorneosettentrionale.

Nessunanubeperòvagavapelcielo trasparentissimo,costellatodamiriadiemiriadidiastrifulgidissimi.

Inlontananzamuggivanoigrossissimirospidellepaludiediquandoinquandos’alzaval’ha-hugdiqualchetigreaffamata,rabbiosadinonaverancorapotutotrovarelasuacena.

Di tratto in tratto un soffio d’aria caldissima, che veniva dalle regioni meridionali,passavasullapianuramozzandoilrespiroecurvandolealteerbeconunsussurrìochenonavevanulladisgradevolemacheallarmavaperòinegritos,iqualisiaspettavanoadogniistantedivedersorgere,fraqueivegetali,icacciatoriditeste.

Quellasecondamarcia,piùvelocedellaprima,duròfinoall’alba,poinegritos,assamesie malesi si lasciarono cadere al suolo. Anche Sandokan, Yanez e Tremal-Naik non nepotevanopiù.

Dinanzi a loro però, a una quarantina dimiglia, si delineava sul fondo purissimo delcielo,appenalievementetintod’azzurro,unpiccoisolato:erailKiniBalù,unamontagnaenorme,cheportailmedesimonomedellago,quantunquenesialontanapiùdiduecentomiglia.

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– Contentiamoci per ora di vederlo, – disse Yanez a Sandokan, il quale lo osservavaattentamente,collemanitesealdisopradegliocchi,perripararsidaiprimiraggidelsole.

–Lanostrasalvezzastalassù,–risposelaTigredellaMalesia.

–Purchénonciassedinonuovamente.

–Avremotempodiprovvedercidiviveri.Quandosaremogiunti,batteremolapianura,che,comehaiveduto,èriccadiselvaggina,eattenderemoilrinforzo.

–Potràgiungerefinoanoi,Sambigliong?

– Da quella cima potremo scorgerlo da lontano, – rispose Sandokan. – Vedremo se idayachi,presifraduefuochi,saprannoresistere.

Anche Sambigliong ha quattro spingarde, piazzate sulle trincee della kotta e non saràcosìstupidodalasciarseleindietro.

Èvecchioquelbrav’uomo,masemprefurbo,comeunveromalese.

Cicontosuquellebocchedafuococheseminanocosìbenechiodierottamidiferro.Permevalgonomegliodeililàedeimirim.

–E infatti facevanosudaremoltogli inglesidiLabuan,quandocercavanodi seccare inostriprahosdiMompracem,–risposeYanez.

–Andiamoaprendereunpo’diriposo,fratellino.Celosiamobenguadagnato.

–Sepotessi,dormireiventiquattroore.

– E ti sveglieresti colla testa dentro un paniere dayaco, – rispose Sandokan. –Accontentatiditreore,nondipiù.HofrettadigiungeresulKiniBalù.–

Rifecerolentamentelaviaeraggiunserol’accampamento.Tuttirussavanosonoramente,eccettuate otto o dieci sentinelle che dovevano cambiarsi di ora in ora, vigilanti sullequattrospingardegiàmontateepiazzateaiquattroangolidellaradura.

Kammamuriavevagià fattopreparareper loroun sofficegiaciglio, formatodaunaltostratodierbefresche.

Nessunattaperastatoperòalzato,mancandocompletamente,suquellapianura,lepianted’altofustoedallefogliegigantesche.

I tre capi della colonna si erano appena coricati, che russavano di già e moltosonoramente,certidinonesseredisturbati.

Amezzodì,Kammamuri,semprevigilanteesempreinstancabile,fecebalzareinpiediisuoinegritos,conunaseriedicomandifantastici.

I malesi e gli assamesi, svegliati da quelle grida, non tardarono a imitare i piccoliselvaggidelleforestebornesi.

Le spingarde furono subito smontate, la colonna si riordinò rapidamente e riprese lemosse,allungandoilpasso.

Tutti sentivano per istinto che le orde dayache dovevano ormai essersi slanciate

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attraversolapianura,collasperanzadisorprenderliprimacheavesseropotutoraggiungereilKiniBalù.

Seavevanoperòbuonegambe,nonleavevanomenosaldeinegritos,imalesieanchegliassamesi.

Lecolonnedi fumo,scorteverso iprimialbori,eranoscomparseedaquellosipotevaarguirecome i terribili cacciatoridi teste avesseroormai levato il campoper riprenderel’inseguimento.

–Ci sono alle spalle, –disseSandokan, il quale si volgevadi frequente indietro. –Lisento.

–Devonoessereperòancoralontani.

–Correrannoqueidannati.

–Corriamoanchenoieabbiamounnotevolevantaggio.

– Essi però sono meglio riposati. Hanno passata la notte sui fianchi del Kaidangan,mentrenoiinvecemarciavamo.

–Questequattroocinqueorediriposocihannomessiabbastanzainforze.Guardacomemarcianoledonnenegrite,malgradoportinosullespalleipiccini.

–VedremoseresisterannofinoalKiniBalù,–risposeSandokan,scuotendolatesta.

– Le aiuteremo noi. Le munizioni non sono ancora terminate e i nostri uomini sonosempreprontiamitragliareidayachi.

–Seisempreottimistatu.

–E,comevedi,colmioottimismohoconquistatounregno,sonodiventatounrajahehosposatolapiùbellarhanidell’India.

– Hai sempre ragione, Yanez, e rinuncio a discutere con te, – rispose la Tigre dellaMalesia,ridendo.–Seiveramenteunuomomeraviglioso.

–Cometuseiilpiùterribiledegliuomini.Nonsprechiamoilnostrofiato,fratellino,inchiacchiere inutilieserbiamolo tuttoper lenostregambe.Comesembrasempre lontanoquelmaledettoKiniBalù!

–Nonloraggiungeremochedopoiltramonto.

–Eavremolasalitaperdipiùdacompiere.–

La colonna continuava la sua marcia rapidissima. Era una vera corsa, che spossavaspecialmenteledonne,carichecomeeranodeibambini,eiportatoridellespingarde.

Nessuno però si lagnava. Tutti facevano degli sforzi sovrumani per raggiungere lamontagna,laqualeparevachesiallontanassesemprepiù,invecediaccostarsi.

AlletredelpomeriggioSandokanfecefareallacolonnaunabrevesostae,comeavevafattoalmattino,ritornòindietroconYanezeTremal-Naikpersalireun’altraondulalzionedelsuolochesidelineavaapochecentinaiadimetridalcampo.

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Quellaesplorazionenondiedeperòalcunrisultato.

La grande pianura sembrava, almeno apparentemente, deserta, e nessuna colonna difumomacchiavailluminosoorizzonte.

–Cheabbianorinunciatoall’inseguimento?–chieseYanez.

–Sonotroppotestardiehannotroppointeressedifermarciprimadigiungeresullerivedellago,–risposeSandokan.

–Eppuresidovrebberoscorgerediquassù,–disseTremal-Naik.

– Scivolano attraverso le erbe, seguendo probabilmente il sentiero aperto da noi, –risposeSandokan.

–Nonmisembritranquillo,fratellino,–disseilportoghese.

–Èvero,Yanez.Lamiapauraèdivenireaccerchiatoinquestapianura.

–Nonsiamointresoli.

–Manonconosciamodiqualiforzedispongailgreco.Eccoilpuntonero.

–ChediverràbiancoquandoavremoraggiuntoilKiniBalù.Dilassùpotremofinalmentesaperequantiuominicihalanciatiallespalleilrajahdellago.

– Purché possiamo raggiungerlo prima che ci piombino addosso. I nostri uomini nonpotrannoresistereindefinitivamenteadunamarciacomequesta.

–Gli indiani sono bravi corridori e rispondo pienamente deimiei assamesi.Non vedicomesonoasciuttiemuscolosi?Sonostatiscelticoncura.

–Ancheimalesinonsonodeipoltronietulosai,perchéliconosciquantome.

–Ealloratuttoandràbene,–concluseYanez,ilqualenondubitavamaidinulla.

Lasostanonduròcheunamezz’ora.Quantunquesfinitidallafaticaeanchedaldigiuno,poichédallaserainnanzileprovvisteeranofinite,tuttieranoprontiariprenderelamarciaforzata,perfinolepoverenegrite.

Uncertosgomentoperòsieraormaiinfiltratoneglianimiditutti,quantunqueitrecapieKammamuriconservasserounacalmaassoluta,benchépiùapparentechereale.

–Avantigliebreierranti,–disseYanez,ilqualeeraforsel’unicocheconservasseilsuoeternobuonumore.–Chihafamesistringabenelacinturaeconcentrituttelesueenergienellegambe.

Leritirateinguerranonsonomaistatepiacevoli,manoiciprenderemodellecolossalirivincitesulKiniBalù.–

La colonna ripartì, sempre preceduta dai negritos, i quali sembravano veramenteinfaticabili.

Latraversatadiquell’ultimotrattodipianurarichiesenonmenodiquattrooredimarciacelerissimaefucompiuta incondizioniabbastanzabuoneesenzache idayachidesseroalcunanoia.

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IlKiniBalù ormai si ergeva dinanzi alla colonna, coi suoi fianchimassicci coperti dafolteefreschissimeforeste,frequentatecertamentedanonpocaselvaggina.

Grossi torrenti scendevano, rumoreggiandoe saltellando, suddividendosi inmigliaiadicascatelleesfuggendoaldisottodellealteerbedellapianura.

Al pari del Kaidangan, il Kini Balù non è altro che un gigantesco picco di mille eduecentoomilletrecentometridialtezza,assolutamenteisolato.

Solamente al sud del lago le catene cominciano a formarsi, collegandosi colla grandecatenadeimontidelCristallo,cheformal’ossaturaprincipaledellagrandeisola.

Laparte settentrionalenonha chepochipicchi isolati, per lopiùdi originevulcanica,senzaalcunseguito.

La colonna si era fermata alla base della montagna, non sentendosi in gradod’intraprenderesubitolasalita,dopounacosìlungamarcia.D’altrondenonvieranessunapremura. I dayachi, a quanto pareva, erano rimasti indietro, e le fitte foreste erano là,pronteaoffrireunottimorifugioaSandokaneaisuoiuomini.

–Possiamo tirare finalmente il fiatoe fumare inpaceunasigaretta,–disseYanezallaTigredellaMalesiaeaTremal-Naik.–Questafugarimarràmemoranda.

–Nofuga,–disseSandokan,–chiamalamarcia.

–Marciastrategica:siapure.

–Condottaanchemeravigliosamente,–aggiunseTremal-Naik.

–Mercélarobustezzadellenostregambe,–risposeilportogheseilqualefumavacomeuna locomotiva. – E non si potrebbe cenare? Colonnello Kammamuri, domanda alsergenteaddettoaiviverichecosapuòoffrirciquestaseradacena.Nell’esercitoassameseven’èsempreunoche,senonsioccupadeisoldati,pensaper lomenoaicapiealsuoventre.–

Ilmaharattochestavasdraiatobeatamenteapochipassididistanza,aspirandoapienipolmonil’ariafrescadellamontagna,balzòprontamenteinpiedi,dicendo:

– Sono desolatissimo, Altezza, ma il sergente addetto ai viveri è misteriosamentescomparso,senzalasciareanoiunmiserabilekakatoa.

–Seloriprendilofaraifucilare.

–Sì,Altezza.

– Che magra consolazione! – esclamò Tremal-Naik. – Questo non ci compenseràdell’assenzadellacena.

–Manderemoqualcuno a cercare delle frutta, – disseSandokan. –Aspetta che questapoveragentesiprendaunaltropo’diriposo.Nonammazziamolicompletamente.

–Eintanto,mettiamoqualchepuntellosottolenostrepalpebre,perchénonsichiudanosubito,–aggiunseYanez.–Nemmenolesigarettesonocapaciditenermisveglio.

Chequeicanididayachi,abbianotrovatoilsegretodinondormire?Asuotempomelo

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faròinsegnarese…–

Nonpotéfinire.Sieralasciatocadereindietro,edopounmomentorussava.

– Lasciamolo dormire, – disse Sandokan a Tremal-Naik, il quale sbadigliavaincessantemente. –E, se tuvuoi, fa’ altrettanto.Veglierò io insiemeaKammamuri e ainegritos.

Pel momento credo che non vi sia alcun pericolo. Anche i dayachi devono esserestanchissimiepoilaforestaelamontagnastannodietroanoi.–

Si sedette su una roccia caduta dal picco, si mise la sua splendida carabina fra leginocchia,caricòlasuapipaecominciòafumaretenendoglisguardifissisullatenebrosapianura.

Kammamuri, insiemeadiecinegritos,vegliavapure,uncentinaiodipassipiù innanzi,pressolequattrospingardegiàpiazzatesuunapiccolarupeches’allungavainformad’unbalenottero.

Nellapianuranessunsegnodivita.Nonsiudivanonébelveurlare,nérospistrepitare.Nessunanuvoladifumosialzavasulfoscoorizzonte,segnoevidentecheidayachinonsieranoaccampati.

Anchequelsilenziodapartedellefiereedeibatracieraunaprovachedeigrossistuolidipersones’avanzavanoattraversolealteerbe.

Erano trascorse tre o quattro ore, quando Sandokan vide Kammamuri retrocedereprontamenteeavvicinarsi.

–Idayachi?–chieselaTigredellaMalesia,alzandosi.

–Abbiamoscortodeipuntiluminosibrillarefraleerbe,capitano,–risposeilmaharatto.

–Lontani?

–Sì.

–Haidatoordineainegritosdifarritirarelespingarde?

–Stannogiàportandole.

– Sveglia tutti: è necessario salire il Kini Balù. Quando saremo sulla vetta potremoattenderetranquillamenteSambigliong.

Tiraccomandosoprattuttolecassedellemunizioni.

–Nerispondoio,TigredellaMalesia.–

Non erano trascorsi due minuti che la colonna era già nuovamente organizzata e sispingevasupergliasprieboscosifianchidelKiniBalù.

Uno solo aveva protestato contro quella improvvisa partenza: Yanez, il quale avevacalcolatodidormireventiquattrooredifilaanchesottogliocchideidayachi.

Leforestesisuccedevanoalleforesteeunagrandequantitàdicapidiselvagginabalzavafuori dai foltissimi cespugli. Nessun cacciatore si era di certo spinto fino alle falde di

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quellamontagna.

Sandokan, ilqualeormainon temevapiùunasorpresadapartedei suoinemici,avevalanciati i suoi malesi a destra e a sinistra, coll’ordine di fucilare quanti animali simostravanoabuontiro.

Sevolevaassicurarsiun’ottimaposizione,avevaanchebisognodiunagrossaprovvistadiviveri,perpoterresisterefinoall’arrivodeirinforzi,iqualipotevanoritardarepercauseindipendentidallalorovolontà.

Cosìicolpidifuocospesseggiavanoemoltianimalieanchedeigrossivolatili,comegliargus e i tucani giganti, i buceros, cadevano in buon numero dinanzi ai malesi i qualieranotuttiabilissimitiratori.

Intantoilgrossodellacolonnacontinuavalafaticosaascensione,scalandodiquandoinquandodelleenormirocce lequali formanodeimagnificibastioninaturali, facilissimiadifendersi.

Dopo cinque ore, i negritos e gli assamesi raggiungevano la cima dellamontagna, laqualefinivaalparidelKaidangan,inunpiccoloaltipianocintopuredaenormirupi.Unsoloburrone,moltoripido,percorsodauntorrentaccioimpetuosissimo,scopertopercasodainegritos,conducevalassù.

Glialtrilatisembravanoquasiinaccessibili.

– Ecco un vero fortino, – disse Sandokan, il quale con un solo colpo d’occhio avevaabbracciata la cima della montagna. – Quando avremo piazzate le nostre spingarde difronteallagola,infileremoacolpidimitraglialeordedayache.

– Questa è infatti una posizione magnifica, – rispose Yanez, – una vera posizionestrategica,comediconoigeneralieuropei.

–Dopopotremoriposarcianostroagio.

–Edovepotròcompiere,spero,lamiadormitadiventiquattroore.

–Tudiventipoltrone,Yanez.

–Lacortedell’Assamhaguastatol’anticopirata,miocaro.

Laggiù iodormivo lemiedodicioregiuste, sulmiosoffice lettodoratoe incrostatodimadreperlaedirubini.

Unrajahèobbligato,secondol’etichetta,afaredeilunghissimiriposiperrimettersidallegrandipreoccupazionichecagionailgovernod’unostato.

–Già,neavevimoltetu!–disseTremal-Naik,scherzando.

– Ero il consigliere della rhani, di mia moglie, – rispose il portoghese, con comicagravità.

Imalesicominciavanoagiungereagruppi,portandosullerobustespallecervi,babirussa,uccellaccieperfinodellescimmie.

Quasituttiavevanoabbattutouncapodiselvagginapiùomenogrosso,assicurandocosì

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alla colonna i viveri per parecchi giorni, pur di trovare il mezzo di saperli conservarecontroitorridiraggisolari.

Sandokan,Tremal-NaikeYanez,dopoaverperlustratigli altri fianchidellamontagna,per premunirsi da qualche brutta sorpresa, ed essersi ben assicurati che una invasione,comeabbiamogiàdetto,nonpotevaaverluogochedapartedelburrone,fecerocollocarelespingardedifronteall’imboccatura,mandaronoalcuniuominiadaccamparsisullerivedeltorrentaccio,poiaccordaronoaglialtripienalibertà,nonessendovinulladatemerepelmomento.

La famevinse lastanchezzae il sonno.Ledonnenegrite, sempre infaticabili,avevanogià fatto un’ampia raccolta di legna più omeno secca e avevano accesi diversi fuochidietrolerupiaffinchéidayachinonpotesseroscorgerli.

Duebabirussafuronosventratiebenprestounprofumosquisitodicarnesidiffuseperl’aria,mettendodibuonumoretutti.

Kammamuri,colonnello,cuciniere,chitmudgar,dispensiereecc.sierainveceoccupatoafar arrostire pei suoi padroni due superbi argus, i quali promettevano di non essereinferioriaifagiani.

Quandoperòlacenafudivorata,malesi,assamesienegritoscadderogliuniaccantoaglialtri,vinticompletamentedaglisforzigiganteschicompiutineigiorniprecedenti.

Ancheicapinonavevanopotutoresistereenonavevanotardatoaimitarli.Solamentelapiccola avanguardia, che bivaccava sulle rive del torrentaccio, vegliava alla sicurezzacomune,facendoperòsforzidolorosipertenereapertigliocchi.

La grande calma non fu interrotta che dal rumoreggiare delle acque, precipitantisiattraversoalburrone.Nessuncolpod’armadafuocoerastatosparato,nésullamontagna,nésullapianura.

All’indomani gli assamesi, i malesi e i negritos poterono pure riposarsi, e rimettersicompletamenteinforze.

L’attaccochesiaspettavanononeraavvenuto.Parevacheidayachinonavesseroalcunafrettadiimpegnarsientroquelburronecheforsegiàconoscevanoechesapevanodinonfacile accesso, specialmente se difeso da quelle temute grosse bocche da fuoco cheavevanoormai troppevolte provate.Eppure si eranogià accampati nella pianura, quasialla base della montagna. Degli esploratori mandati giù da Sandokan avevano potutoscorgerli,quantunquesitenesserosemprecelatifralealteerbeenonavesseropiùaccesiifuochi.

– È un altro assedio, – disse Yanez, il quale si era spinto fino quasi alla metà dellamontagnaaccompagnatodaTremal-Naikedaunapiccolascorta.–Quelfurfantedigreco,piuttostodisacrificarealtriuomini,preferiscefarcimoriredifame.

Ciriuscirà?

–Inostricacciatorinoncessanodibattereleforesteediriportareselvagginaeledonnecontinuanoatagliareeseccarecarneingrandequantità.Piuttostom’inquietal’avanzatadi

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Sambigliong.

Seidayachiseneaccorgono,distruggerannofacilmenteildrappello.

– Sapagar ha ricevuto delle istruzioni in proposito. Quando noi vedremo brillare inlontananzatrefuochioinnalzarsitrecolonnedifumo,scenderemoanchenoilamontagnaegliapriremoilpasso.

–Nongiungeràperòmoltopresto.

–Certo,poichédovràavanzarsicolledovuteprecauzioni,miocaroTremal-Naik.

–Cheidayachiabbianolasciatoindietroqualchecolonnaperguardarsilespalle?

–Nonhannogenerali,queisignori,enonconosconocheunasolacosa:andaresempreinnanzi.

Risaliamo:potremmocadereinqualcheimboscata.–

Ilterzogiornononfudiversodaglialtri.Nessunattacco,salvoqualchefrecciascagliatacontro i cacciatori che battevano senza posa i fianchi dellamontagna per aumentare leprovviste,contraccambiataconqualchecolpodicarabina.

Idayachiperòcominciavanoasmascherarsi.Leloroorde,seiosettevoltepiùnumerosedella colonna di Sandokan, si erano a poco a poco divise, formando cinque o seiaccampamentiintornoallabasedellamontagna.

Non volevano farsi giuocare un’altra volta e veder scomparire, quasi senza lasciaretraccia,gliassediati.Decisamenteilgrecoeraunentusiastadegliassediepreferivatenersilontano per non ricevere qualche colpo di fucile. Dopo tutto non aveva torto, sapendoormai che i tre capi della colonna erano tali bersaglieri da saper mandare una pallaall’indirizzochevolevano.

Sandokan non tralasciava di tenere, giorno e notte, numerose sentinelle sulle più altecimedellavetta,affinchéavvertisseropertempol’avvicinarsidiSambigliong,quantunqueritenessequasiimpossibilecheisoccorsiattesigiungesseroincosìbrevetempo.

Altri tre giorni trascorsero.Delle scaramucce s’impegnavano di quando in quando suimarginidelle foreste,poiché idayachidovevanoesserenonpocoseccatidiquel troppoprolungato riposo, che non fruttava loro nessuna testa da rinchiudere nei loro canestrisempreprontiariceverne,aqualunquerazzaappartenessero.

Agliavampostisiscambiavanodiquandoinquandofrecceavvelenateepalledipiomboe,comesipuòimmaginare,noneranolecerbottanecheavevanoragionesullecarabine,poichégliassamesi, imalesieinegritossiguardavanobenedall’avvicinarsi troppoagliaccampamenti avversari. Quella mancanza però di attacchi violenti non soddisfacevaaffattonéSandokan,néYanez,néTremal-Naik.

Tuttietrecominciavanoadannoiarsidiquell’assediochenondavaalcunrisultato,fuorchequellodiesauriretroppoprestoleprovviste.Glianimalieivolatili,spaventatidaqueicolpi di fucile e dall’accanimento dei cacciatori, cominciavano a diventare rarissimi,poichéancheidayachiprelevavanolaloroparte,dovendoancheessiviveredicaccia.

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Versoiltramontodellasettimagiornata,mentregliaccampatistavanodivorandolaloronon abbondante cena, Sandokan vide gli esploratori salire rapidamente il burrone.Parevanoinpredaauncertopanico.

–Parechecisiaqualchenovità,–disseYanez,alzandosirapidamente,subitoimitatodaTremal-Naik e da Kammamuri, il quale nella sua qualità di colonnello nominato sulcampodibattagliapranzavaecenavaormaicoicapi.

Raggiunse rapidamente Sandokan, il quale stava ritto sull’imboccatura del burroneosservandolapianura.

–Simuovono?–glichiese.

–Odi.–

Deicolpidifucileecheggiavanonellapianura.

–Sambigliong?–chieseimpallidendo.

–Sì,èluichegiunge.

–Eisegnali?

–Nonavràavutotempodifarli.

–Enoi?

–Attacchiamo,–risposelaTigredellaMalesia.

Poialzandolavoce,gridò:

–Cheledonneeifanciullirimanganonell’accampamento!…

Siforminoduecolonned’assaltoesicalinolespingardeattraversoilburrone.

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Eccoilmomentocheassicureràlanostramarciaversoillago.Osivinceosimuore!…–

Inunmomentoleduecolonned’attacco,formated’unmiscugliodimalesi,diassamesiedi negritos, furono pronte e scesero attraverso il burrone, seguendo le due rive deltorrentaccio.

Lespingardenoneranostatedimenticate.

Nellapianura,ormaiinvasadalletenebre,parevachesicombattesseunaverabattaglia.La fucileria risuonavasenzaposa,copertadiquando inquandodal fragorediparecchiespingarde.

OrmaituttieranocertichefosseSambigliong.

Sandokan, Yanez e Tremal-Naik scendevano la montagna a precipizio, impazienti diprendereparte alla pugna,mentre ledonnenegrite, secondo le istruzioni loro impartite,accendevano sulle più alte rocce numerosi fuochi per segnalare a Sapagar il luogo ovetrovavasil’accampamento.

Una banda di dayachi, relativamente poco numerosa, saliva il burrone, forse piùcoll’intenzione di trattenere la colonna di Sandokan finché i loro compagni avesseroschiacciato nella pianura quella di Sambigliong, che per dare battaglia o spingersiall’assaltodellacimadelKiniBalù.

Avevanoperòmalecalcolateleloroforze.

Duenutrite scariche di carabine bastavano a disperderli, senza che avessero nemmenocercatodiopporreresistenza.

–Kammamuri!…–gridòSandokan,mentregliassalitorifuggivanoarottadicollo.–Fa’collocarelespingardesuibastioninaturali,inmododabatteretuttalapianura.

A me tutti gli altri!… Yanez, Tremal-Naik, mettetevi alla testa degli assamesi e deinegritoseprendiamoallespallequeifurfanti!…–

Mentreilmaharatto,presiconsédieciododiciuomini,cercavaipostimeglioadattiperpiazzare le grosse bocche da fuoco, la colonna aveva ripresa la sua corsa, sparando diquandoinquandosuidayachichescappavanodinanziadessa.

Nella pianura si combatteva ferocemente. Ciò però che stupiva non poco Sandokan eYanezeralamoltitudinedicolpidifuocochevenivanosparati.

Si sarebbe detto che la piccola colonna di Sambigliong si fosse, per arte magica,straordinariamenteingrossata.

Iduecapinonavevanoinquelmomentoiltempodifaredellesupposizioniinproposito.

Nonavevanocheunasolapreoccupazione:quelladigiungereforsetroppotardiinaiutodelvecchioluogotenenteeprecipitavanolacorsa,guidandoilorouominiconunoslancioammirabileefucilandosenzaposaidayachi,iqualinontrovavanoilmomentobuonoperriordinarsietentareuncontro-attacco.

La colonna, raggiunta la pianura, si scagliò innanzi, mentre i malesi urlavano a

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squarciagola:

–Mompracem!…Mompracem!…–

Parecchie centinaia d’uomini correvano all’impazzata intorno a un grosso gruppod’armati,iqualimantenevanounfuocovivissimo,facendoaogniscarica,deigrandivuotifragliassalitori.

Udendodellegridadi:«Mompracem!…Mompracem!…»,ilgrossogrupposiprecipitòcontrolecolonnecheloaccerchiavano,gridando:

–Avantilevecchietigri!…–

Pernonferiregliamiciavevasospesoilfuocoeassalivacoiparangs.

I dayachi, vedendosi presi in mezzo, si sbandarono a destra e a sinistra, urlandospaventosamente.

Nessun ostacolo si opponeva all’unione delle due colonne. Mentre la retroguardiariprendevailfuoco,SambigliongsislanciòversoSandokan,seguìtodaSapagaredalcapodeinegritos.

–Miocapitano!…–gridò.–SignorYanez!…

–Bravovecchio,–risposelaTigredellaMalesia,mentreancheisuoiuominifucilavanoidayachifuggentielespingardesituatesuibastioninaturalibattevanolapianuraconunatempestadichiodiedipallettoni.

–Machimiconducitu?Deirinforzi?Daventisietediventatialmenoduecento.

–Apiùtardilespiegazioni,capitano.

–Hairagione.–

Poialzandolavoce,tuonò.

–Inritirata,mieiprodi!…IlKiniBalùciaspetta!…–

Inizio

24.Unaltroagguatodelgreco

Le due colonne, ormai riunitesi, avevano ripreso la corsa verso le foreste dellamontagna,protettedallespingardemanovratedaKammamuriedaisuoidieciuomini.

Idayachi,semprecoraggiosi,nonavevanotardatoariordinarsiallameglioecercavanodi tornarenuovamenteallacarica,perdistruggere i loroformidabiliavversariprimacheavesseropotutotrovareunasilosicurosullacimadelKiniBalù.

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Eranoperòsforziinutiliormai,poichéinpochiminutileduecolonnesitrovavanogiàinmezzoalleboscaglie.

Anche le quattro spingarde di Sambigliong erano state subitomesse in batteria pressoquelle di Kammamuri e cominciavano ad aprire il fuoco, appoggiate da oltre trecentocarabine.

Loslanciodeidayachifuquindisubitoarrestatoequeiselvaggi,ormaiconvintidiaverperdutalagiornata,siripiegavanoallarinfusadinanziaquell’uraganodipiomboediferrochefacevadelleverestragi.

–Iocredochelabattagliasiafinita,–disseSandokan, ilqualedominavalasituazionedall’altod’unaroccia,insiemeall’inseparabileYanez.–Perunpo’ditempoicacciatoriditesteeilgrecocilasceranno,spero,tranquilli.

Ordina a Kammamuri di far ritirare le spingarde fino allo sbocco del burrone e noiraggiungiamolavetta.

–Nonc’èaltrodafare,–risposeilportoghese,ilqualeosservavainquelmomento,piùcheidayachi,ilsuocappelloattraversatodaunafreccia,probabilmenteavvelenata,senzaperòmanifestarelamenomaemozioneperloscampatopericolo.–ESambigliong?

–Eccomi,signorYanez,–risposeilvecchiomalese,ilqualestavaappuntoinerpicandosisuperlaroccia.

–Dove hai scovato tutti quegli uomini? – gli chiese Sandokan. –Ti ho lasciato ventiuominiemeneconducicentocinquantaoduecento.

– Esattamente centosessantadue, capitano, – rispose il malese. – Una dozzina di queibravièrimastasulcampodibattaglia.

–Chisono?Dayachi?

–Quelli della kotta, capitano. Iomi annoiavo, e poi ho pensato che voi forse avrestepotuto da un giorno all’altro aver bisogno di soccorsi e li ho assoldati e istruitimagnificamente.

Viassicurochesiservonooradellecarabinemegliochedellelorosumpitan.

–Liabbiamovedutiallaprova,–disseYanez.–TudiventiunuomononmenopreziosodiKammamuri.

Anche quel demonio di maharatto ha avuto la medesima idea e ha trasformato deimiserabilinegritosinbravissimiguerrieri.

–Sapagarme lohadetto,– risposeSambigliong.–Speroche saretecontentidivederaccresciutoilmiomodestodrappello.

– Con trecento uomini sotto mano, guidati dai miei malesi, mi sentirei capace diconquistaremezzoBorneo,–risposeSandokan.–Oramisentobenpiùtranquillodiprimae non ho che un solo desiderio, quello di giungere al più presto sulle rive del lago, divendicarelastragedellamiafamigliaeriprenderepossessodeltronodeimieiavi.

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–E io quello dimandare all’inferno, e questa volta per sempre, il signorTeotokris, –disseYanez.–Questavoltaperòmiaccerteròperbenesesiaveramentemorto.

Nondesiderocherisuscitiun’altravolta.Potrebbedaredeifastidiancheamiamoglieemettereasoqquadrol’Assam.

–Badachenontisfugga,Yanez,–disseSandokan.–Quell’uomoèunfurbomatricolato.

– Se non fosse furbo, non sarebbe un greco. Orsù, raggiungiamo il nostro campo eaccordiamoaquestobravovecchioeai suoiuominiunpo’di riposo.Lamarciaè statalunga,èvero,Sambigliong?

–Unacorsasola,signorYanez.

–Edallacostaqualinuove?–chieseSandokan.

–TuttoètranquilloallabaiadiMalludu.

–Eilmiopoveroyacht?–chieseYanez.

–Sièaffondatocompletamentenellesabbieenonsiscorgepiù.–

Ilportoghesealzòlespalle.

–Larhanièricca,–dissepoiridendo.

–Etunonmenodilei,–aggiunseSandokan.

LaritirataversolacimadelKiniBalùeracominciatasottoladirezionediTremal-Naikedi Kammamuri, quantunque più nessun pericolo minacciasse le due colonne, poiché idayachi,dopoquellasolennebatosta,eranoscomparsi.

Amezzanotte,itrecentoepiùuominiraggiungevanofelicementelacima,accampandosifralenumerosecassedimunizionichegliuominidiSambigliongavevanoportateechenonavevanoabbandonatenemmenodurantel’asprocombattimento.

Tutti iviveridisponibili,unpo’scarsiadire ilvero, furonomessiadisposizionedegliuominidiSambigliong,iqualineavevanomaggiordirittodopounamarciacosìfaticosacheduravadaquattrogiorniequattronotti,quasisenzainterruzione.

Sandokan,Yanez,Tremal-Naikeilvecchiomalese,dopoessersibenassicuraticheunaforteavanguardiavegliavaametàdelburrone,appoggiatadalleottospingardeedopoavermangiato un boccone, si erano radunati sotto un attap per tenere un vero consiglio diguerra.

Malgrado la sconfitta subita dalle orde dayache, non si poteva ancora dire che lacampagnafossefinita.Piùdiduecentomigliaseparavanoancoraiconquistatoridallagoeprobabilmentebenaltree forsepiù terribili sorpresepotevanoattenderlinellasecondaepiùgrandepianuraerbosachenondovevaterminarechesullerivedelgigantescobacino.

Yanez,cheerasempredibuonumore,fuilprimoaprenderelaparola.

–NoisiamoloStatoMaggioredellacolonna,–dissecollasuasolitacomicagravità,–quindi spetta solamente a noi assumerci la responsabilità di questa campagna. Almenocosìparlanoigeneralidegliesercitieuropei.

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–Sidirebbecheanchetuseistatoungeneraleeuropeo,–disseSandokan.

–Loeramiononno.IGomerasonosemprestatiuominid’armiehannodifesosemprestrenuamentelefrontieredelPortogallocontroleinvasionideglispagnuoli;etusaicheiosonounGomera.

–Loso,Yanez.Nelmiocasochecosafaresti?

– Seguirei idayachi nella loro ritirata e piomberei sulle rive del lago per non lasciartempoalrajahdiorganizzarelaresistenza.

–Noinonsappiamoperòsequeidannaticacciatoriditestesisianodecisiadandarsene.

–Checosavuoi che faccianoqui?Che tentino l’assaltodelKiniBalù? Ilgrecoche liguida non sarà così stupido da avventarli un’altra volta contro di noi, ora che abbiamosottomanounacolonnaformidabileecheabbiamoraddoppiatelenostrearmidafuocodigrossaportata.

Scommetterei la mia corona di rajah dell’Assam contro un kriss qualunque che noi,primadell’alba,vedremolecolonnedifumoalzarsisugliaccampamentidayachimaversoilsudeforsemoltoalsud.

–Bendetto,–disseTremal-Naik,ilqualeaspiravalentamenteilfumodellasuapipa.

– Le aspetteremo, – disse Sandokan. – Noi non ci muoveremo di qui se prima nonavremolacertezzaassolutacheidayachibattonoinritirataversoillago.

– E farai bene, – rispose Yanez. – Quando avremo raggiunto il grande bacino, seriusciremoadattraversarelasecondabassura,terremounnuovoconsigliodiguerra.–

Sandokan aveva alzata la testa, guardandolo fisso con quei suoi occhi nerissimi cheparevasprizzasseroancorafiammevivissime,malgradol’età.

–Sidirebbechetutemaqualchealtrasorpresanellasecondapianurachesispingefinoallecostedellago.

–Nonlonego.

–Siamoinbuonnumeroora.

–E se il grecomaledetto, ricordandosidi ciò che è avvenutonelle jungle dell’Assam,ripetesse il giuoco?Chi uscirebbe vivo da un così immane braciere? Le erbe sono altenellapianuraequasisecche.

–Aspettaunmomento,–disseSandokan.

Uscìdall’attap,sibagnòilpollicedellamanodestraeloalzò.

– Vento di ponente, – disse poi, rientrando. – Va benissimo: non mi aspettavo tantafortuna.–

SivolseversoKammamuri,ilqualesieraaccoccolatopressoTremal-Naik.

–Radunacentouomini,–glidisse,–emandaliaincendiareleerbedellapianura.Nonsaremo noi che cadremo asfissiati o bruciati, bensì idayachi se non avranno le gambe

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abbastanzaleste.

Eccocomesipuòevitareilpericolodimorirearrostiticomebabirussaocomecoscedirinoceronti…

–Dibuonamemoria,–lointerruppeYanez.–Ecosìilconsigliodiguerra,almenoperquestasera,èterminato.Noipasseremounanottemagnifica.

–Senonvorraigodertiunospettacolomeraviglioso,–disseTremal-Naik.–Unmarediverzurainfiammenonèundivertimentochesipuògoderetuttiigiorni.

–Allorapossiamoaccendereun’altrasigarettaevoipotetericaricarelevostrepipe.Chepeccatononavereunsorsodiqualcheliquore,fossepuredistillatodacompareBelzebù!

–V’ingannate,signorYanez,–disseSambigliong,ilquale,comeKammamuri,nonsieraancoraabituatoachiamarloAltezza.–Lamiafiascaèancoraquasipienadibramedelmigliore,vel’assicuro.

–Eccounuomoprevidente.Severraiungiornoconmenell’Assamtinominerògrandecantinieredellacorte.

–Preferisco laMalesia, signorYanez,quantunque l’India siaunpaesemeraviglioso,–risposeilvecchiopiratadiMompracem,offrendogliunafiascaabbastanzacapace.

–Alloradiventeraiilgrandecantinieredelrajahabbronzatodellago,èvero,Sandokan?Tunonmirifiuteraiquestopiacere.

–SevuoilonomineròanchecolonnellocomeKammamuri,–risposeSandokan.

Inquelmomentodelle colonnedi fumocominciaronoad alzarsi dalbasso, radendo lealtecimedeglialberichecoprivanoifianchidelKiniBalù.Kammamurieisuoiuominiavevanoincendiatelealteerbedellapianuraelevampe,alimentatedalventodiponentechetendevaadaumentare,sidilatavanoconrapiditàprodigiosa.

–Ehi,Sandokan,–disseYanez,–noncorreremoanchenoiilpericolodiarrostirci?SeleforestedelKiniBalùprendesseropurefuoco?

–Ilsuolosucuicresconoètroppoumidoepoilevampesiallontanerannosubitodanoi.–

Tuttisieranoalzati,ancheimalesidiSambigliongeidayachidellakotta,perassistereaquellospettacolostraordinario.

Bagliorirossastriattraversavanolenubidifumo,lequaliingrossavanoavistad’occhio.Parevachesottodiesseavvampasseunvulcanoinpienaeruzione.

Salivanoaltealte,poisisquarciavanod’untratto,ondeggiandostranamente.

Il vento però ben presto le respinse verso levante e allora agli sguardi degli spettatoriapparveunveromaredifuoco.

Le erbe, altissime e ormai quasi secche, bruciavano come se fossero zolfanelli,torcendosiescoppiettando.

Vampe immense, in forma di cortine, s’alzavano e s’abbattevano, illuminando

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sinistramentelanotte,mentreperl’ariavolteggiavanonembidiscintille,lequali,cadendopiùinnanzi,provocavanonuoviincendi.

Animali d’ogni specie fuggivano all’impazzata attraverso la pianura, strappatibruscamentedalsonnodaquell’insolitochiarore.

Una grossa torma di elefanti galoppava disperatamente verso il sud,mandando barritiassordanti,mescolataanonpochirinocerontiiquali,pelmomento,nonpensavanoaffattoausareiloroterribilicornicontroiloromortalinemici.

Ilcieloeradiventatotuttosanguigno,comeseun’auroraborealeloilluminasse.

Ilfuocosiallargavasempre,allontanandosidalKiniBalùesprigionandouncalorecosìintensocheglispettatori,quantunquesituatiaunaaltezzacosìrilevante,eranocostrettiaripararsigliocchicollemani.

–Eccol’inferno,–disseYanez,–l’infernodeidayachiperò.Vorreivedereilgrecocometrottainquestomomentodietroallesueorde.

Se le fiamme potessero raggiungerli ci risparmierebbero molte fatiche e anche moltipericoli.

–Saràdifficile,–risposeSandokan.–Aquest’oradevonofuggirepiùlestideibabirussa.

–Èstatoperòunbeltirocheabbiamogiuocatoaquell’amabileTeotokris.

–Eanchealtuochitmudgar.

– Che ci evita di correre il rischio di arrosolarci. Sono sicuro che il greco avrebberitentatoilgiuoco,chemancòpoconongliriuscissenellejungledell’Assam.

–Equelloerailmiospavento,Yanez:orateloconfessofrancamente.Tuttequesteerbesecchemipreoccupavanononpoco.

–Lasciamochebrucinoeandiamoadormire.Lospettacolodureràtroppoalungoediopreferiscochiuderegliocchisopraunbuonostratodifogliefrescheeprofumate.

Molti, specialmente i malesi di Sambigliong e i dayachi, lo avevano preceduto erussavanocometantecannedaorgano.

I due capi seguirono il suo consiglio e si coricarono sotto l’attap, mentre l’incendiocontinuava ad avvampare con furia crescente, allontanandosi verso levante, ossia indirezionedelgrandelago.

Tutta la notte però fu una continua pioggia di cenere. In alto qualche altra correntesoffiava forse in direzione opposta e riconduceva indietro i residui del fuoco, con pocopiaceredegliaccampati.

L’indomani l’incendio continuava ancora a una grandissima distanza. All’orizzontegrandicolonnedifumosialzavanosempre,segnoevidentecheilfuocononavevacessatalasuamarciadisastrosa.

Un caldo intensissimo saliva dalla immensa pianura coperta di cenere ancora ardente.Guai se la colonna avesse osato scendere in mezzo a quella fornace! Fortunatamente

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Sandokannonavevanessunafrettadiriconquistareiltronodeisuoipadriepoinonvolevariprendere lemosse, se prima i rinforzi giuntigli non si fossero completamente rimessidallefatichesofferte.

D’altronde la vita era comoda lassù. I cacciatori battevano senza posa le foreste dellamontagna, dove si era rifugiata numerosa selvaggina dopo l’incendio della prateria e ledonne negrite spillavano il dolce vinello delle arenghe saccarifere, piante cheabbondavanosuifianchidelcolosso,eancheiltabaccoelesigaretteabbondavano,poichéSambigliong non si era dimenticato di portarne in gran copia insieme alle casse dellemunizioni.

Civollerobentregiorniprimacheilsuolosiraffreddasseechepermettesseaipiedinudidei malesi, dei dayachi e dei negritos di affrontare impunemente le ceneri, poichésolamentegliassamesieranocalzati.

L’incendioperò,moltoprobabilmente,dovevaavvampareintornoallerivedellago.

Finalmenteunmattinoilsegnaledellapartenzafudatoelalungacolonnasceselebalzedel Kini Balù per riprendere la marcia verso il lago, risoluta a giuocare l’ultima eprobabilmentepiùpericolosapartitacontroilrajahbianco.

Quellamarcianondovevaesseretuttaviadellepiùfacili,poichélostratoaltodicenerechecoprivalasterminatapianura,accecavagliavventurieriequasilisoffocava.

Ilprimoeilsecondogiornotrascorserosenzaincontri.Nessundayacosieramostrato,névicino,nélontano.

Lamattinadel terzo, lacolonnastavacalandoinunabassuracheparevafossestatauntempo il fondo di qualche grande bacino, collegato forse col grande lago, quandol’avanguardia,cheera formatadinegritosedidayachi alcomandodiSambigliongediKammamuri,sifermòbruscamente,connonpocasorpresadiSandokanediYaneziqualifinoalloranonavevanonotatonulladistraordinario.

–Cheabbianoscopertodeiselvagginascostisottoleceneri?–disseilportoghese.–Intalcasohannosceltounpessimolettoperriposarsi.

– Temo che vi sia ben altro, – rispose Sandokan, la cui fronte si era annuvolata. –Andiamoavedere.–

Mentre il grosso della colonna si fermava, i due capi raggiunsero frettolosamente gliuomini dell’avanguardia, i quali parevanooccupati a osservare attentamente lo stratodicenerechecoprivaanchelàilsuolo.

–Checosac’èdunque,Sambigliong?–chieseSandokan.–Unanuovasorpresa?

–C’è,signore,chesottolostratodicenerescorredell’acqua.

–Dell’acqua!…–esclamòYanez.–Comeèpossibile,se l’uraganodi fuocoèpassatosopraquestapianura?

–Nonloso,signorYanez.

–Cheviscorraqualchetorrente?–chieseSandokan.

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–No,capitano.Ècomeunvelod’acquachesiestendedovunque.

Guardatequi.–

Sambigliong fece alcuni passi e si fermòdinanzi a parecchie piccole buche le quali sieranogiàlentamenteriempited’acqua.

–Didovecredicheprovenga?–chieseYanezaSandokan.

– Dal lago, – rispose la Tigre della Malesia senza esitare. – Noi ci troviamo in unaprofonda depressione del suolomentre in questa stagione le acque del Kini Balù sonoordinariamentealtissimeincausadellegrandipioggechedebbonogiùcaderenell’interno.

–Chesiastraripato?

– O che i dayachi o il greco abbiano aperto il canale per cercare di affogarci nellapianura?–chieseinveceSandokan.

–PerGiove!…Vuoisemprespaventarmitu,fratellino?

–Èunamiasupposizione.

–Chequelgrecodelmalannoabbiaoraunaverapassionepei canali?Nehagià fattoscavar uno per chiuderci in quella zolfatara! Che voglia ora tentare di annegarci cometopi?

Bisognachelouccida.

–Lodicisempreenonlouccidimai,–disseSandokan,scherzando.

–Dammelonellemanievedraicometeloaccomoderòio.

–Èappuntoquestoilpuntonero,miocaro.Anch’io,sepotessiprenderlo,nonlolascereipiùandare.

Tuttavianondisperodicatturarlosullerivedellago.

–Èlasecondavoltachemelodicieintantoquelfurfanteèancorauccellodibosco.

– Anche tu hai ragione, Yanez, – rispose Sandokan, sorridendo. – Orsù dobbiamoprendereunadecisione:odeviareversolevanteotirareinnanzi.

– Deviare sarebbe come dire prolungare la marcia di alcune centinaia di miglia,suppongo.

–Sì,Yanez,poichéquestapianurahaunaestensione immensa.Forse il fuocononsièancoraspentolaggiù.

– Allora preferisco tirare innanzi, checché debba accadere. E poi siamo tanti piccolipesci-canienoncisarànessunochenonsappianuotare.

– Avanziamo dunque, – concluse Sandokan. – Ehi, Kammamuri, da’ l’ordine diriprenderelamarcia.–

L’avanguardiaripresesubitolemosseeilgrossodellacolonnachescortavaledonneeifanciullinegritos,subitolaimitò.

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Ma, di passo in passo che avanzavano, l’umidità del suolo aumentava, tramutando lacenereinunverofangotenacissimo,ilqualestancavaassaiuominiedonne.

Si sarebbe detto che l’acqua trasudava dal sottosuolo da migliaia e migliaia di poriinvisibili,comesequalchegrandelagosotterraneosistendessesottolacenere.

Unavivainquietudinesieraimpadronitaditutti.SpecialmenteSandokan,checonoscevaormailaregionemegliodiqualunquealtro,apparivapiùdituttipreoccupato.

Quellaseral’accampamentononfupossibileformarlo.Nonvieranonéalberi,néfoglie,né erbe, poiché l’uragano di fuoco tutto aveva distrutto nella sua corsa vertiginosa e ilterrenoerafangoso.

Solamente i capi ebbero una coperta ciascuno, sulla quale si stesero senza potersidifendere dall’umidità. Alcuni altri si accomodarono come potevano sulle casse dellemunizioni, ma i fortunati furono pochissimi. I più si coricarono in mezzo al fango,tenendosisulpettolecarabineeiparangs.

L’indomanilamarciadiventòpiùchemaidifficile.L’acquatrasudavainmaggiorcopiaeincertiluoghicoprivalostratodicenereperparecchipollici.

– Spiegami dunque questo mistero, – disse Yanez a Sandokan, mentre stavanoattraversandounabassuracopertainteramented’acqua.

–Tiripetochequic’èlamanodiTeotokris,–risposelaTigredellaMalesia.–Èluichehafattoinondarequestepianure.

– Che brutto affare se i dayachi ci piombassero addosso proprio ora. Le spingardeaffonderebberoenoncisarebberodinessunautilità.

–Nonsi troverebberonemmenoessi inbuonecondizioniperdarcibattaglia,– risposeSandokan.–Trecentocarabinesonoqualchecosa,Yanez,edoraionontemopiùnessunassalto.

Tengoormaiinpugnoil tronodeimieipadrielavitadell’assassinochehadistruttolamiafamiglia.

La nostra gente è agguerrita e non lascerà sfondare le sue linee né dalle frecce dellesumpitan,nédaiparangsedaikampilangsdeidayachi.Sonosolamentelesorpresecheiotemo.

–Equestaèuna.

–Sì,Yanez,echeciprocureràforsenonpochifastidi.

–Manoifiniremoperdiventaredeiverigaviali!Ilfangoel’acquaaumentanosempre.

–Questa bassura non si prolungherà fino alle costemeridionali delBorneo, – risposeSandokan.–AponentedellagocomincialacatenadeimontiCristalloelassùl’acquanonci raggiungerà di certo. Se sarà proprio necessario, devieremo: per ora continuiamo lanostramarcia.–

Quellamarciaperò facevasudareenormementemalesi,assamesi,negritos, e idayachi

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dellacosta.

Lospessoredelfangoaumentavasempreel’acquanoncessavadaltrapelare.Gliuominisprofondavanofinoalleginocchiaeifanciullieledonnequasifinoalventre.

Fortunatamentenonsitrattavadisabbiemobili,poichésottolostratodicenereilterrenoeraduroecompatto.

Ilvelod’acquacontinuavaaestendersi,aumentandodiorainora.Piùinnanzilapianuradovevaesserecompletamenteallagata.

La grande questione era sempre quella dell’accampamento. Come avrebbero potutoriposarsisemancavanopianteefoglieperinnalzaredeiripari,specialmenteperlecassedellemunizioni?Eraquellalagrandepreoccupazioneditutti.

Una stella benigna doveva però proteggere i vecchi pirati di Mompracem, poiché lacolonna marciava affannosamente da sei ore, quando sullo sconfinato orizzonte, tuttoscintillanted’unaluceintensissima,furonoscortedelleformevaghechesembravanodeglialberi.

–Unaforesta!…–avevaesclamatosubitoYanez,mentre l’avanguardiaprorompevainurladigioia.

–Sembra,–risposelaconicamenteSandokan.

–Comepuòesseresfuggitaalterribileincendiochehadevastatolapianura?

–Chilosa?Aspettiamodiraggiungerla.–

La speranza di potersi finalmente accampare sotto degli alberi, su un terreno asciutto,avevainfusenuoveforzeallacolonna.

Tuttimarciavanorabbiosamente, impazientidiraggiungerequellaspecied’oasiperdutainmezzoaquelmaredifango.

Eranoveramentedeglialberi,nonmolti,masemprealberi,quantunquenonmostrasserole loro immense foglie piumateodentellate.Sembravanopiuttosto tronchi carbonizzati,rimastirittiperunveromiracolo.

Ormaigliuominiavevanol’acquafinoalleanchepoichénonavevacessatodiaumentaresenza tregua. Il fondo, pur essendo assai fangoso, era però sempre solido e non vi eraalcunatracciadisabbiemobilioimmobili.

Alleseidiseragliavventurieri,completamentestrematidiforzeeaffamaticomepesci-cani,poichénonavevanoancoraavutoiltempodiporrelemanisullepocheprovvistecherimanevano, raggiungevano una piccola altura, sulla quale si mantenevano ritti unaquarantina di tronchi d’albero semi-carbonizzati dall’uragano di fuoco e priviassolutamentedifoglie.

Pelmomentoeralasalvezza.

Inizio

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25.Sullepuntedellefrecceavvelenate

Nonsitrattavaveramentepiùdiun’altura,bensìd’unasempliceondulazionedelsuolo,lungaappenaqualchecentinaiodimetrielarganondipiùd’unadozzina,emergentedallafanghigliaedall’acqua,unamezzadozzinadipiedienondipiù.

Lepiante,quasituttedigrossofusto,avevanoresistitoall’incendio,purperdendo,comeabbiamodetto, tutte le foglie, la corteccia eprobabilmente i rotangs e icalamus che leavvolgevanoecheleavevanoforsepreservatedaunatotaledistruzione.

Unnumerostraordinariodikakatoe,diarguseditucani-rinoceronti,sierarifugiatosuiramisemi-carbonizzati.Queivolatiliparevanoancoraistupiditiperlospaventoprovatoenonsieranomossivedendogiungerelacolonna.

Ilpranzoeraassicurato.Einfattiimalesiegliassamesi,cheeranoimiglioritiratori,nonsilasciaronosfuggirel’occasioneperguadagnarselo.

Mentre i negritos, aiutati dalle loro donne e dai dayachi, preparavano il campo,formidabiliscaricherimbombaronosututtalalineadell’ondulazionefacendocadereunaverapioggiadivolatili.

Sandokan,YanezeTremal-Naiksieranorecativersol’altrapartedellapiccolaalturaperdareunosguardoallavastapianura.

Aldilàl’acquasiestendevaaperditadivista,coprendolostratodicenereperparecchipollici.

–Unaverainondazionedunque,Sandokan?–chieseTremal-Naik.

–Lovedi,–risposelaTigredellaMalesia.

– E che aumenta sempre, – aggiunseYanez. – Vi è però una cosa chemi sorprende,perchénonriescoacomprenderla.

–Quale?–chieseSandokan.

–Iomidomandoperchéquesteacques’innalzanocosìlentamente.Sonoquasiduegiornichemarciamoeaquest’oraavrebberodovutoraggiungereunlivelloconsiderevole.

–QuestomisteropotrebbespiegartelosoloTeotokris,quantunqueabbia il sospettochequisottosinascondaqualchenuovotradimento.

–Equale?

–Non te losapreidire,eppuresentoper istintochenonsarà l’acquachecidaràmoltifastidi.

–Miparechenoicamminiamocomeiciechi.

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–Nonsimarciavameglionell’Assam,–risposeSandokan,–eppuresiamopienamenteriuscitinelnostrointento.

–Già,laguerraèlaguerra.–

La colazione si annunciava con un profumo di arrosto. Kakatoe, argus e tucani siarrosolavano bene o male, infilzati sulle bacchette di ferro delle loro carabinecostantementegiratedairagazziedalleragazzedellapiccolatribùnegrita.

Quegli arrosti furono però malamente innaffiati con dell’acqua fangosa, con granderincrescimento di Yanez, il quale si era ormai abituato ai vini scelti delle cantinedell’Assam.

Una fermata di ventiquattro ore su quel terreno ben asciutto, dove uomini, donne eragazzipotevanodormirealorocomodo,senzatemadisorprese,rimisecompletamenteingambalacolonna.

–Dormite più che potete, – aveva ordinatoSandokan, il quale dubitava assai di poterraggiungerelealteterreprimaditrentaoquarantaore.

E tutti avevano obbedito, russando come ghiri dallamattina alla sera e dalla sera allamattina, non svegliandosi che per rosicchiare qualche ala di kakatoa o qualche testa ditucano.

Durantequellasosta,nessunanotizianédeidayachi,nédelgreco,nédelchitmudgardiYanezetantomenodelrajahdellago.

Parevachetuttiqueibricconifosseroscomparsidefinitivamente,forseperorganizzareleultimeresistenzesullerivedelKiniBalù.L’acquaperò,quantunqueassailentamente,nonavevacessatodiinnalzarsi,coprendotuttalasconfinatapianuraperoltreunbuonpiede.

–Primacheaumentiancora,andiamocene,–disseSandokanaYanezeaTremal-Naik.–Se rimaniamoqui finiremopermangiare i fanciulli e le fanciullenegrite, orache tutti ivolatilisonostatidistrutti.

Abbiamotroppebocchedamantenere.–

La colonna fu formata e discese nella bassura inondata, procedendo però assailentamenteincausadelfangosempretenacissimo.

La precedeva, come esploratore, il sotto capo dei negritos, armato d’un bastone ondeassicurarsi della resistenza che offriva il fondo. Lamarcia durava da appena un quartod’ora,quando ilnegrito, cheprecedeva l’avanguardiad’unaventinadimetri,mandòunurloacutissimo,facendounpassoindietro.

Alcuni dei suoi compatriotti stavano per slanciarsi verso di lui, quando lo udirono aurlare:

–No…fermi…lefrecceavvelenate!…–

Sandokan e Yanez si erano portati rapidamente innanzi, mentre l’avanguardia si eraprontamentefermata,dandosegnid’unvivissimoterrore.Ilnegritoavevaalzatoilpiedesinistro guardando, cogli occhi sbarrati, alcune gocce di sangue che gli uscivano dal

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tallone.

Vedendoavanzarsiiduecapi,disseloroconvoceangosciata:

–Nonveniteavanti,orang!…

–Perché?–chieseSandokan.

–Idayachihannopiantatodellefrecceedevonoessereavvelenate.Sentochelamortegiàmisfiora.

–Noinonabbiamonulladatemere,–risposeSandokan,gettandosisuldisgraziato.–Inostripiedisonocalzati.–

Avevapresofralebracciailnegritoel’avevatrasportatoinmezzoall’avanguardia.

Ilcapodellatribùeraprontamenteaccorsoeavevafattoungestodiscoraggiamento.

–Nonconoscinessunrimedio?–glichieseSandokan.

– L’anciar (l’upas) è sempre mortale e non si conoscono rimedi, orang, – rispose. –Quest’uomoèperduto.

–Seavessimodellebevandealcoolichesipotrebbetentaredisalvarlo,–disseSandokan.– Qualche volta sono riuscito a strappare alla morte degli uomini feriti da frecceavvelenate.Tenericordi,Yanez?

– Sì, – rispose il portoghese, – ma quelle erano ferite leggere e poi non possediamonemmenounsorsoditafià.Pover’uomo!…–

Duemalesi avevano avvolto il disgraziato in una coperta e lo reggevano. Lamorte siavanzavarapida.

Il ferito aveva già smarriti i sensi e tremava, come se una forte febbre lo avesseimprovvisamente assalito. Di quando in quando lo prendevano degli spasimi e la suaboccasiaprivacomesevolesserigettarequalchecosa.

Eraquestionedipochiminuti. Il terribilevelenoche idayachi estraggonodallepiantechiamateupasechedisolitomescolanocolsuccodelgambir,per renderlopiùpotente,influisce rapidamente sul sistema circolatorio e sul sistema nervoso provocando delleconvulsioni tetaniche. Come pel curaro, il terribile veleno adoperato dai selvaggibrasilianiperrenderelelorofreccemortali,cosìperl’upasepelgambirnonsièancoratrovatoalcunrimedio.

Parecheilprincipiovelenosodiquestedueultimesinistrepianteconsistainunalcaloidevegetale,unitoaunacidononancorabenedeterminatoeaunasostanzacolorante.

Tutti gli uomini della colonna, muti, tristi, si erano radunati intorno al moribondo, ilqualenoncessavadivomitareedispasimare.Unsibiloraucouscivaadintervallidalsuopettoelarespirazionediventavadimomentoinmomentopiùdifficile.

–Pover’uomo,–ripetevaYanez,ilqualeassisteva,impotente,aquel’agonia.

A un tratto il moribondo ebbe un sussulto, allargò spaventosamente la bocca facendoscricchiolare lemascelle, stralunògliocchi e s’abbandonò fra lebracciadeiduemalesi

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cheloreggevano.

–Èmorto, – disse Sandokan, sospirando. –Avrei preferito che questa disgrazia fossetoccataaqualcunodeimieiuomini,iqualisonopreparatidalungotempoaipericolidellaguerra.–

Sivolseversoilcapodelnegritos,ilquale,forsepiùabituatochegliuominidiSandokanaquelledisgrazie,nonsembravatroppocommossoeglidisse:

–Prendiseiuomini,portailcadavereall’isolottoefalloseppellireprofondamenteperchéletigriolepanterenonlodivorino.

–Sì,orang,–risposeilcapo.

–Pelmomentonoicifermiamoqui.

–Checosafaremoora?–chieseYanez,quandoilfunebredrappellosifuallontanato.–Seilfondoèseminatodipuntedifrecceavvelenatenonpotremoavanzarechenoieimieiassamesi.Tuttiglialtrisonoscalzi.

–Edèquestocheilgrecodeveavercalcolatoperdecimarelanostracolonna.

–Seprovassimoadeviare?

–Sai tu su quale estensione abbianopiantati i dardi avvelenati? – chieseSandokan. –Comescoprirlisottoquestostratod’acquaedifango?

–Sarebbeimpossibile,–disseTremal-Naik,ilqualeassistevaalcolloquio.

– Allora, non ci rimane che tornare indietro e attendere che le acque o si ritirino ovenganoassorbitedalcaloresolare,–disseYanez.

–Edoveritirarsi?

–Suquellaspecied’isolotto.

–Amorirvidifame?

–Hairagione,Sandokan.

–Iohoun’altraidea.

–Quale?

–Difarabbattereottoodiecitronchid’alberoeformaredeipontivolantidagettaresuquestistratidifrecce.Liabbiamoadoperatialtrevolte.

–Lanostraavanzatadiverràbenlenta.

– La accelereremo quando avremo raggiunte le alte terre, – rispose Sandokan. –D’altrondetihogiàdettochenonhopremuradidiventarerajah.

Ame basta di riuscire nelmio intento e di vendicaremio padre,miamadre e i mieifratelli.

–Elivendicherai.

– Non ne dubito, – rispose Sandokan, i cui occhi si erano illuminati d’una fiamma

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sinistra.–Sonomoltiannicheaspettoilterribilemomento.

–Eiononvorreitrovarmineipannidelrajahdellago,–disseTremal-Naik.

– Fa’ come vuoi, – concluse il portoghese. – Nemmeno io ho fretta di tornarenell’Assam:Suramaèpazienteelasciacheilsuosahibbiancosidivertaeaiutiivecchiamici.

Forsechenonsonoilprincipeconsorte?…Diamine!…PerGiove!…Sonosempreioilrajahdell’Assam!–

Dieci minuti dopo, la colonna rifaceva la via percorsa al mattino, non potendoaccamparsisuquellafanghigliacopertadauncosìaltostratod’acqua,specialmentecollecassedellemunizionielespingardecoirelativicavalletti.

Quandoraggiunsel’isolotto,poichéormaipotevachiamarsicosì,essendoquellemboditerratuttocircondatodalleacque,ilpoverosotto-capodeinegritoserastatogiàsepoltoeisuoi compagni stavano sterminandogli ultimi tucani e le ultimekakatoe, per assicurareallacolonnaalmenounpo’dicena,noncertoabbondanteperò.

Duecento uomini, sotto gli ordini diKammamuri e di Sapagar, assalirono gli alberi acolpidiparangsedikampilangsperformareipontivolantimentreglialtrisiaffrettavanoaformaredeglizatteroni,riunendoitronchicollelorofasce.

Nonfuunacosafacile,tuttavia,primacheilsoletramontasse,lacolonnapossedevagiàquattropontili,lunghiunadecinadimetrielarghidaquattroacinque,suiqualigliuominisprovvistidiscarpepotevanobenissimopassare,trasportandolisemprepiùinnanzi,suglistratidifrecceavvelenatesenzacorrerepericoloalcuno.

Alle nove di sera, con una splendida luna, la colonna lasciava l’isolotto, avanzandosicautamentesullapianurainondata.

Idayachi e imalesi portavano i ponti volanti, per non affaticare gli assamesi ai qualispettavaillavoropiùduro,ossiaquellodiportarlisullepuntedellefrecce,essendo,comeabbiamodetto,isolicalzati.

Giunti sul posto dove il povero sotto-capo deinegritos era stato ferito, i ponti furonolanciati sullo stratodi fango,nonessendoviabbastanzaacqua, almenopelmomento,dafarligalleggiare.

La terribilemarcia cominciava.Malesi,dayachi enegritos, passavano, si addensavanosul ponte di testa e aspettavano che gli assamesi trasportassero più innanzi gli altri peraprire loro la via. L’avanzata era lentissima e faticosissima, soprattutto per gl’indiani,quantunquequestidiquandoinquandocedesseroleloroscarpeaimalesioaidayachiperprendereunpo’diriposo.

Yanez, Sandokan e Tremal-Naik, che calzavano alti e fortissimi stivali di mare,impenetrabili alle punte delle frecce, formavano l’avanguardia. Nessun pericolo però liminacciava,poichélapianurasiestendevadinanzialoro,tuttacopertadaqualchepieded’acquaecompletamentedeserta.Unuomo,conquella lucelunare,sarebbestatosubitoscoperto e non si sarebbe certamente salvato dal tiro di quelle tre carabine che

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difficilmentemancavanoilbersaglio.

Parevacheidayachiavesserocoperto il suoloconunaquantitàstraordinariadi frecce,poichéitrecapisentivano,dipassoinpassocheavanzavano,strideresottolelorogrossesuolelepuntedeidardiavvelenati.

–Chebricconi!–disseYanez.–Volevanopropriodistruggerci.

–Ècosìcheidayachifannolaguerra,–risposeSandokan.

–Senonavessimodellebuonesuole,chebellafine!…

–Sonoalmenoinbuonostatoletue?

–Pelledirinoceronte,miocaro,conunospessoreditredita.

–Menemanderaiunadozzinadipaiaquandotornerainell’Assam.

–Mache!…Unbastimentopienoperteeperituoiuomini,–disseTremal-Naik.–Cosìalmenononcorrerannopiùalcunpericolo.

–Dubitochepossanoabituarsi,– rispose laTigredellaMalesia.–Faròun regaloallescimmiedelleforeste.–

Così scherzando i tre valorosi continuavano la loromarcia,mentre i loro uomini noncessavanoditrasportareipontivolanti.

All’albalacolonna,spossatadatantisforzi,siriposòsullezatterearenateinmezzoallafanghiglia,poichél’acquaerasempretroppobassaperchépotesserogalleggiare.

La colazione fu magrissima, quantunque Yanez e Tremal-Naik avessero fucilato undiscretonumerodiuccelliacquatici.

La giornata trascorse tranquilla. Nessun drappello di nemici fu segnalato in nessunadirezione.

Probabilmenteilgrecoavevacontatosull’efficaciaindiscutibiledellefrecceavvelenateenon aveva creduto di doversi incomodare, ritenendosi certo che nessun uomo dellacolonnasarebbeuscitovivodaquell’agguato.

Versosera,lafaticosissimamarciacoipontivolantifuripresa,mentreYanez,SandokaneTremal-Naiks’avanzavano inavanscoperta,collasperanzadi scoprirequalchedrappellonemico.

Lanotte fu faticosissimaper tutti.Gli assamesidi quando inquandocedevano le loroscarpeaimalesieaidayachi,perchécontinuasserol’avanzatadeiponti.

Ilnemiconemmenoquellanottesifecevivo,conmoltorincrescimentodiYanezilqualecominciavaadannoiarsi.

–Cheioabbialasciatolamiabellarhanielacortedell’Assampermarciaresuacqueepantani,senzaspararedeicolpidicarabina?Èunagrannoia!TisembraSandokan?–

LaTigre dellaMalesia non rispondeva e continuava amarciare, spingendogli sguardilontano.

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Cercava di scoprire le alte terre che sorgevano intorno al grande lago, poiché era suquelleterrechesidovevanodeciderelesortidiquell’aspraefaticosissimacampagna.

Per tre giorni ancora la colonna marciò quasi senza interruzione attraverso a quellaimmensa pianura, spingendo innanzi i ponti volanti, poi raggiunse finalmente,completamenteesausta,quellealteterre,chetantosospirava.

La grande bassura, malgrado i tradimenti orditi dal greco, era stata attraversata collaperditadiunsolouomo,ildisgraziatosotto-capodellatribùdeinegritos.Boschiimmensi,ricchi di foglie ed’ombra, si stendevano dinanzi agli avventurieri, solcati da torrentimormorantieabitaticertamentedaabbondanteselvaggina.

– Ecco il paradiso terrestre, – disse Yanez, mentre i malesi e i dayachi costruivanofrettolosamente degli attaps, e i negritos, aiutati dalle loro donne e dagli assamesi,circondavano l’accampamento, già scelto da Sandokan, di ammassi di rami spinosi perimpedirequalsiasisorpresa.

–Tiassicuro,miocaro,chenonnepotevopropriopiùechestavopermandareacasadeldiavoloancheiltronodeituoiavi.

–TusaicheilBorneononèl’India,–risposeSandokan.–Epoiancheperlaconquistadeltronodellatuabellarhanineabbiamoprovatedidure.Haidimenticatotutto?

–L’amorefascordaretantecose,–disseTremal-Naik.–Nontiseiaccorto,Sandokan,cheilnostroportogheserimpiangesemprelacortedell’Assam?

– Sfido io, con tutti quei cuochi, quei cantinieri, quei valletti, quelle guardie barbute,d’aspettobrigantesco,quellesalemeravigliose,quelleturbedibajaderedanzantiogniseraneicortilidelpalazzo!…Ah,Yanez!…L’Assameilpoteretihannoguastato.

– Per Giove!… – gridò Yanez, dopo una risata clamorosa. – Forse che non ti hodimostratofinoaquest’oggidipossedereduegambediferro,diesseresempreuntiratoretemutoedisapercenareopranzareconunastrettadicintola?Tumivuoiumiliare!

Mandamiavantiunatribùdidayachievedraicomeiosapròaccomodarliinsalsabianca,rosaoverde.

–Losappiamo,–disseTremal-Naik,ridendo.–TuseisempreilterribilecompagnodellafamosaTigredellaMalesia.

–Anchesesonoilprincipeconsortedellabellarhanidell’Assam?

–Sì,Yanez,–risposeSandokan.–Seisolamentediventatounpo’brontolone.

–Perchéallacortedell’Assam,osottovoceoapienavoce,sibrontolasempre,–disseYanez.–Lasciamoglischerziefacciamoilpianodibattaglia.

Quantodistiamodallago,atuogiudizio?

–Nonpiùditregiornatedimarcia,–risposeSandokan.

–Doverisiedeilrajah?

–Inunvillaggiosorrettodapalizzateeches’inoltranellagodiversecentinaiaditese.

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–Èquellocheassaliremo,seidayachinonciarrestano?

–Sì,perchédesiderodicolpiredirettamentealcuorel’assassinodimiopadre.Legrossebarchenonmancanosullagoediquil’attaccheremo,nongiàdallapartediterra,poichésarebbe troppo difficile: e poi sarebbero necessari dei lunghissimi ponti volanti che noinonpossediamo.

Hoassuntoormaitutteleinformazioninecessarieequest’oggimanderòunbuonnumerodinegritosedidayachiperfabbricarecerbottaneefarraccoltadiresine.

–Perchecosafarne?–chieseroaunavoceYanezeTremal-Naik.

–Perincendiarelacapitaledelrajahdellago,–risposeSandokan.

–Lefrecceincendiarie,inquelmomento,otterrannomaggiorsuccessodellepalledellenostrecarabineedellemitragliatedellenostrespingarde.

È molto tempo che penso al modo di ridurre subito all’impotenza quel miserabile ecostringerloallaresa,poichéiolovoglioaverefralemiemanivivo.

–Uhm!…Ciho imieidubbi,–risposeYanez.–Quandoquell’uomosivedràperdutononaspetteràcheiltuokrissloraggiunga.

–Vedremosesaràcapacedisfuggirmi.–

Numerosi colpi di fucile interruppero la loro conversazione. Imalesi e gli assamesi sierano lanciati attraverso la foresta e facevano buona caccia, a giudicarne dagli spari, iqualisiseguivanosenzainterruzione.

Ledonnenegrite,prevedendounacolazioneabbondantissima,avevanofattoraccoltadiramisecchieavevanogiàaccesiparecchifalò,munendoliailatidicerteforchedilegno,perproteggeregliarrostiinfilzatinellebacchetted’acciaiodellecarabine.

Icacciatorinonsifeceromoltoaspettare.Eranotutticarichidiselvagginadapeloedapiuma.

Avevanofattounaverastragedibabirussa,ditapiri,discimmie,dikakatoeedivarialtrivolatili.

Fuunaveraallegrianelcampo,esipuòcapirefacilmente,poichéeranoduegiornichetuttiqueibraviguerrierinonavevanofattoaltrochestringersilecinturedeigonnellini.

Incapoaunamezz’ora,uomini,donneefanciullidivoravanoacrepapelleenormipezzidi carne ancora sanguinante, mentre Sandokan, Yanez, Tremal-Naik e Kammamurilavoravanocoicoltelli intornoaduemagnifici tucani-rinoceronti,sapientementearrostitisotto l’alta sorveglianza di Sapagar, nominato grande cuoco dei capi, nei momenti dicalma.

Soddisfattalafameferocechedaquarant’ottooretormentavailventrediquegliintrepidiguerrieri, Sandokan lanciò verso il sud una ventina di esploratori coll’incarico diavvicinarsi, più che era possibile, al lago poi dispose all’intorno numerose sentinelle,quantunquesitenessesicurissimodipoterdormireindisturbato.

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– Ormai ci aspettano sulle rive del Kini Balù, – disse Sandokan a Yanez, il qualesbadigliavacomeunorsoeavevagiàlasciatospegnerelasigaretta.

–Ciaspettinodovevogliono,amenonimportaaffatto,–risposeilportoghese,–purchémilascinoperoradormire.

–Edèquellochedomandoanch’io,–aggiunseTremal-Naik.

–Dormitepure,–risposeSandokan.–Nessunoverràaturbareilvostroriposo.Diquestorispondopienamenteio.–

Pochiminutidopotuttigliaccampati,eccettuatelesentinelle,russavanoprofondamente.

Inizio

26.Illagomisterioso

Perquattrogiornigliuominidellaspedizionesiriposaronosulmarginedellabassura,mangiandoabbondantementeedormendosaporitamente.

Diquando inquandoqualcheesploratoregiungeva,masenza recarenotizie importantisuimisteriosimovimentideinemici.

Alcunisieranospintiperfinosullerivedelgrandelago,senzaaverincontrateleordedeidayachi. Solamente pochi drappelli di perlustratori erano stati scorti a ponente delKiniBalù.

Dovesitrovavadunqueilgrossodellegentidelrajahbianco?

Ecco quello che si era chiesto continuamente, non senza una certa inquietudine,Sandokan,durantequellalungafermata.

Il quinto giorno, dopo un breve consiglio di guerra tenuto dai capi e sotto-capi,l’avanzatafudecisa.Giacchéidayachinonsisentivanoabbastanzainforzeperfermareiconquistatori,nonvieraaltrodafarecheandareacercarlieassalirerisolutamentelalorocapitale.

– Finiamola, – disse Yanez, mentre le colonne si organizzavano. – Ho fretta di farecolazionenellacittàprincipalediquelbirbantedirajah.

Vedremoseilsuopalazzorealevarràilmio.–

Iconquistatori stavanopermettersi inmarcia,quandogiunseroalcampoduenegritos,deiqualiSandokannonavevapiùavutonotiziaecheeranostatiormaiconsideraticomeperduti.

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–Gliultimichearrivanosonosempreipiùfortunati,–disseYanez,mentreilcapodellatribù accorreva per servire d’interprete. – Questi ometti devono recare delle notiziestraordinarie.

– Buone o cattive nuove? – chiese Sandokan al capo, il quale aveva già interrogatirapidamenteisuoisudditi.

–Mihannoriferitocheidayachisiradunanodinanziallacapitaledelrajahperdifendereiponti,–risposeilnegrito.

–Sonomolti?

–Sututtelerivedellagosibattonoigongperchiamarearaccoltaiguerrieri.

–Hannovedutomoltebarche?

–Sì,orang.

–Sonoquellecheoccorronoanoi.

–Potremoprenderle?–chieseYanez.

–Sodovesorprenderelaflottigliadelrajah,–risposeSandokan.–Lavecchiastazionenonèstatacambiata,mihannodetto,enoncisarannonecessarigrandisforziperprendered’assaltolakottacheladifende.

Lenostrespingardefarannodeiverimiracoli.C’èaltrodinuovo?

–No,orang,–risposeilcapodellatribù.

–Prendiilcomandodeituoiuominieavanti,amarceforzate.

Non dobbiamo lasciare tempo al greco di fortificarsi sulle rive del lago, non è vero,Yanez?

– Questa è buona strategia, – rispose il portoghese. – Il mio colonnello Kammamuripotrebbeperòdartiungiudiziomiglioredelmio.

–Nonsiamonell’Assamqui,–disseTremal-Naik.–Ilmiomaharattovabenesolamenteperquelpaese.

–Moriràgenerale,teloassicuroio,–concluseYanez.

Le colonne, divise per razze, si erano messe animosamente in cammino, tenendo inmezzoledonne,lequaliportavanoiviverieiragazzi.

Leforestesiseguivanoalleforeste,semprepiùfolteesemprepiùsuperbe.Diquandoinquandoperò i conquistatori avevano la fortunadi trovaredei sentieri, aperti certamentedagli indigeni per recarsi sulle rive del lago e specialmente su quei passaggi trovavanospesso scheletri umani, perfettamente ripuliti dalle formiche termiti emancanti tutti delcapo.

Iferocicacciatoriditestedovevanoesserepassatiperdilà.

Allanotte,Sandokan, ilquale temevadaunmomentoall’altroun furiosoattacco, fecerinforzare l’accampamento con enormi ammassi di rami spinosi e con un fossato

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abbastanzaprofondo,purepienodispine.

Illagoeravicinissimoecosìpurequindiilnemico.Unasorpresanotturnaselapotevaaspettare.

Le sentinelle erano state dovunque raddoppiate e una piccola avanguardia si eraaccampata fuori della cinta, con una spingarda per essere più pronta a rispondereall’attaccoeaccorrereinaiutodeicompagnivigilantisottoglialberisecolari.

Furonoperòprecauzioniaffattoinutili,poichéidayachinonsifecerovivi.

Lamattinaseguente,primaancorachespuntasseilsole,lequattrocolonneripartivanoapassoaccelerato.Sandokan spingeva lamarciaperpotergiungere anotte inoltrata sullerivedellago.Avevabisognodelletenebrepermettereinesecuzioneilsuopiano,ilqualeconsistevanelprivare,conuncolpoimprovviso,ilrajahbiancodellasuaflottiglia,ecosìimpedirglidiprendereillargo.

Fuunamarciaveramentefuribonda,unaveracorsachemiseaduraprovaspecialmentelegambedelledonneedeifanciulli.

Altramontoillagononeraancorainvista,masicapivachenondovevaesserelontano.Lemacchiesidiradavanorapidamente,ilterrenosiabbassava,l’umiditàaumentavaeunafrescabrezza spiravadal sud. IlKiniBalù, il grande lagodelBorneo, appenanoto agliesploratorieuropeieraquasiaportatadimano.

Verso lamezzanottegliesploratorinegritos, cheerano ipiù lesti e ipiù infaticabili, siripiegaronosullecolonnelequalisieranofermateperprendereunpo’diriposo.

IlpiccolocapodellatribùsieraprecipitatoversoSandokan,dicendogli:

–Illagostadietrolakotta.

–Hannoscopertoilvillaggiocheioavevoloroindicato?

–Sì,orang.

–Hannovedutodellebarche?

–Molte.

–Èmoltovastalakotta?

–No,peròhaintornotrefossati.

–Dov’èKammamuri?

–Presente,capitano,–risposeilmaharatto,ilqualesitrovavaapochipassi.

–Fa’costruireunadecinadipontivolanti.Sapagar!…

–Eccomi,capo,–risposeilmalese.

–Ituoiuomininonsioccupinochedellespingarde.Perl’assaltobastiamonoi.

–Ediochecosadevofare?–chieseYanez.–Accendereun’altrasigaretta?

–Condurraiituoiassamesi.

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–Perquestobastailmiocolonnello,–risposeilportoghese.–IoformeròlariservaconTremal-Naik.

–Sì,sesaraicapacedistarfermoquandolamitragliascroscerà.

–Allorapasseremoall’avanguardia.–

Imalesieidayachi,aiutatidainegritos,abbatteronoacolpidikampilangsediparangsunacinquantinadisottilitronchid’alberieunagrandequantitàdiramiedirotangs,einmeno di mezz’ora formarono i ponti da gettare sui fossati e sugli strati di frecceavvelenate, avendo l’abitudine idayachi di conficcarnemolte intorno alle palizzate deilorovillaggi.

Allaunadinotte,gliavventurieri,lasciateindietroledonneeifanciulli,sottolaguardiad’unapiccola scorta,movevano risolutamenteenelpiùprofondosilenzioverso lakottacheservivadistazionenavalealrajahbianco,risolutiadespugnarla.

Yanez,contrariamenteaquantodetto,erasubitopassatoall’avanguardia,percondurreisuoiassamesiiquali,essendoprovvistidiscarpe,comeabbiamogiàdetto,potevanofareamenodeipontivolantiepassareanchesopralespineammucchiateneifossati,buonesoloadarrestareinoncalzati.

–Avanti,mieibravi,–avevadettoloro.–Mostrateaquestivalorosimalesicheancheimontanaridell’Assamnonhannopauradellamorte.–

Unquartod’oradopo,lakottaeracircondatadatrelati,essendoilquartobagnatodalleacquedellago.

Eraunapiccolafortezzachenondovevaracchiuderepiùd’uncentinaiodicapanne,peròdifesa da un’alta e solida palizzata a doppio giro, ponendo idayachi somma cura nellacostruzionedeilorovillaggi,perevitaredelleterribilisorpresechefinirebberocollatotaledistruzionedegliabitanti,nonaccordandosiquartiere,laggiù,nemmenoaifanciulli,salvocasieccezionali.

Nessunoparevachesi fosseaccortodell’avvicinarsidegliavventurieri.Sandokan,datounrapidosguardoallafortezza,chiamòSapagar.

– Prendi dieci deimigliori nuotatori, – gli disse, – varca il bacino dove deve trovarsiradunatalaflottigliadelrajah,occupalabarcapiùgrossachetroviebruciapolveresenzainterruzioneeurlapercinquanta.

–Sì,capitano,–risposeilbravomalese.

–Lascioatel’onoredisparareilprimocolpodicarabina.

–Efaròilpossibileperabbatterequalcuno.

–Va’efa’presto.Noisiamoprontiamontareall’assalto.–

Mentre il coraggioso malese si affrettava ad eseguire quella pericolosissima impresa,Sandokan,YanezeTremal-Naikprendevanoleultimedisposizioniperl’attacco.

Gliassamesiavevanogiàattraversatoilprimofossatoesieranostesialsuolo,inordine

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sparso,asessantametridallapalizzatapertenersifuoridaltirodellecerbottane;glialtriavevanogettati ipontiemesse inbatteria leottospingarde,alladistanzadi trentametril’una dall’altra, per poter meglio spazzare il suolo nel caso che gli assediati avesserotentatounasortitasudiversipunti.

Unsilenzioprofondoregnavanellapiccola fortezza.Parevachedormisseroperfinogliuominiincaricatidellaguardiasullepalizzate.

Probabilmente gli abitanti, sapendo che le truppe del rajah battevano la campagna, sitenevanoperfettamentesicuricontroqualunquesorpresa.

Aun tratto però il latrato d’un cane, seguìto poco dopo da un furioso abbaiamento, liavvertìchequalchecosadigraveliminacciava.

Selesentinelledormivano,icani–enetengonosempremoltiidayachineilorovillaggi–vegliavanoeavevanofiutatiinemici.

–Chenessunofacciafuoco,–disseSandokan.–Kammamuri,va’acomunicaresubitol’ordineaglialtrigruppi.LasciamotempoaSapagardiraggiungerelaflottiglia.–

Delle voci echeggiavano fra le tenebre. Le sentinelle dovevano essersi svegliate es’interrogavanoavicenda,andandoavantieindietrosuiterrazzinidellepalizzate.

Finalmentebrillaronoalcunetorce,malalorolucenoneraabbastanzavivapergiungerefinoalterzofossato,suicuimarginistavanogliassamesi.Yanez,sempreimpaziente,stavaperdarordineai suoiuominidiattraversareanche il secondo,quandoparecchicolpidicarabinarimbombaronoversoillago.

Sapagar aveva aperto il fuoco dal centro della flottiglia, prendendo la kotta a tergo,affinchégliabitantinons’impadronisserodellebarche.

LavocemetallicadiSandokanecheggiò:

–Apriteanchevoiilfuoco!…–

Cominciarono le spingarde, rovesciando sulle cimedellepalizzateuraganidimitragliaperimpressionaredicolpo,conquelfrastuono,gliabitantidelvillaggio.

Seguironosubitonutritescarichedifucileria,poiipontivolantifuronogettatiattraversoifossatielequattrocolonnemosserorisolutamenteall’attacco,colloslancioabituale.

Avevanoperòdafarecongentebenrisolutaaresistere,poiché,malgradolebordatedimitraglia, i terrazzini delle palizzate si erano coperti di difensori i quali avevanovalorosamenteaccoltoinemiciconunaveratempestadimacigniedifrecce.Lequattrocolonnedovetteroloromalgradoarrestarsieriprendereilfuoco,perdiradareunpo’lefiledeidayachi.

–Ehi!Sandokan,–disseYanez,accostandosiall’amico.–Parechequestosiaunossounpo’durodarodere.Senonsventriamolapalizzata,citerrannoabadanonpocotempoesarebbepernoiunagraveimprudenza.Nondimentichiamocicheleordedelrajahbattonolerivedellago.

–Fradieciminutiapriremounabreccia,–risposelaTigredellaMalesia.

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Radunòunadozzinadeisuoimalesiedisseloro:

–Alzate un ponte volante, cacciatevi sotto e spingetevi contro la cinta.Badate di nonfarvischiacciare.

Pensiamonoiadifendervi.–

PoisislanciòversoKammamuri,ilqualeerastatoincaricatodelladirezionedellapiccolaartiglieria.

–Fa’concentrarequi tutte lespingarde,–glidisse,–ebatti ilcastellettocheci stadifronte.

L’entratadelvillaggioèlà.Fa’sparareinalto,mentreimieiuominiciapronounvarco.–

Imalesi,sollevatoilpontepiùlungoepiùsolidoedappoggiatoselosulleteste,sieranogiàcacciatiinnanzi.

Le frecce ed i sassi piovevano in gran copia su di loro, senza però offenderli. Quellapioggia di proiettili durò solamente pochi istanti, poiché le otto spingarde, prontamenteradunate, costrinsero ben presto i difensori del castelletto a battere precipitosamente inritiratapernonfarsicompletamentesterminare.

Lamitragliascrosciavasuitronchiesuiterrazzini,impedendoatuttididareaddossoaimalesi,iqualigiàsfasciavanoagrancolpidikampilangsediparangslaprimatrincea.

Sugli altri punti la lotta infuriava con grande animazione d’ambe le parti; ma collapeggio degli assediati i quali nonpotevanogareggiare col fuoco intenso delle carabine.Anchedallapartedellagolefucilatecontinuavanointensissime.Sapagareisuoiuominisparavanoall’impazzata,urlandocomeossessi,perfarsicredereingrannumero.

Quelfuoco,disastrosissimopeicacciatoriditestedelrajahdellago,duròunbuonquartod’ora, rovesciando file interedidifensori,poi lequattropiccolecolonnesi strinseroperirromperenellapiazza.

Imalesiavevanogiàapertounosquarcionellacinta,bastanteperlasciarpassarequattrouomini di fronte, poi si erano subito ritirati per lasciare alle spingarde l’incarico diributtare i difensori che s’agglomeravano dietro l’apertura, per contrastare il passo agliinvasoricollearmibianche.

Kammamuri, che durante il combattimento aveva ricevuto le opportune istruzioni daSandokan, fececaricare le spingardeapalla e scagliòunaprimabordatadiproiettilidaunalibbraattraversol’apertura.

L’effetto di quella scarica, fatta su uno spazio così ristretto, ingombro d’uomini, futerribile.

I dayachi, comprendendo di non poter resistere sotto il castelletto, erano tornati suiterrazzini, mentre gli assamesi passavano attraverso la trincea sparando e avanzandosiattraversoacumulidicadaveri.

IdayachidellacostaassoldatidaSambigliongfuronolestiaseguirli,sicchéinmenodicinque minuti più di cento e cinquanta uomini si trovarono dentro la piazza, pronti a

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respingerequalsiasisortita.

La resistenzadegli uomini assediati si affievoliva rapidamente, poiché sui terrazzini sitrovavanonell’impossibilitàditenerefermo,avendoricominciatolespingardeabatterliacolpidimitraglia.

–Allago!…–gridòSandokan,mettendosiallatestadellacolonna.

Mentreancheimalesieinegritoss’avanzavanoalorovolta,continuandoasparare,gliassamesiegliassoldatidiSambigliongsirovesciaronocomeunafiumanaattraversoleviedelvillaggio,spazzandoviaigruppichetentavanodiostacolarelorol’avanzata.

Sipotevadirecheormai la lottaerafinita,poichéiguerrieridelrajahcominciavanoadeporrelearmieachiederegrazia,chevenivasubitoaccordata.

Sullerivedellago,però,lacolonnaguidatadaSandokanebbeasubireunultimoscontrocontro una cinquantina di guerrieri, i quali tentavano di porsi in salvo sulle barche,malgradoilcontinuofuocodiSapagaredeisuoiuomini.

BastòunacaricacondottadaYanezedaTremal-Naikperdeciderli,dopounabrevissimaresistenza,agettareancheessilearmi.

Sandokan,intanto,conunaventinadiuominimunitiditorcevegetali,erapiombatosulporto,gridandoaSapagardicessareilfuoco.

Tuttalaflottigliadelrajahdellagoeralà,ancorataadeirobustipalichereggevanodeilunghipontili.

Vieranononmenoditrentagrossebarche,munitediponteecherassomigliavanonellacostruzionepiùaigiongcheaiprahos.Solamenteunaportavaunpiccolomirim,unodiqueicannoncinidiottonedicuisiservonoidayachidimare:probabilmenteeralanaveammiraglia.

Tutte le altrenonavevanoabordochedei ramponi,delle cerbottaneedeikampilangsappesilungolemurate.

MentreKammamuri,SambigliongeTremal-Naiks’incaricavanodidisarmareedilegareiprigionieri,YanezavevaraggiuntoSandokansullanaveammiraglia.

–Noncredevochetudiventassicosìprestoilpadronedellago,–glidisse.

–Elaparolaèveramenteesatta,–risposelaTigredellaMalesia.–Oranonabbiamopiùnulladatemere.

–Echecosanefaremodituttiquestiprigionieri?Sperochenonvorraidecapitarli.

–Sareinelmiodiritto,matrattandosidimieifuturisudditi,cercheròdifarabbracciarelorolamiacausaediassoldarli.

Vi saranno certamente dei vecchi fra di loro che si ricorderanno di mio padre efors’anchedime.

–Vorreidartiunconsiglio.

–Saichesonosempreprontoadascoltarti,Yanez,–risposeSandokan.

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–Diaffrettarelecose.Ilgrecopuòaveruditoilrombodellenostrespingardeeaccorrereperriconquistarelakotta.

–Nonriusciràperòaprendercilaflottiglia.Cicorradietrosullagoseneècapace.Credoche possiamo aspettare l’alba senza vederlo comparire. Fa’ intanto turare la breccia epiazzarelespingardesuiterrazzinidellepalizzate.

Se giungerà prima d’aver noi combinate tutte le nostre faccende mitraglieremonuovamenteanchelui.

Iointantomioccupodellaflottiglia.–

Quella notte nessuno dormì. Mentre le donne negrite, che erano state fatte entrare,preparavanolacenaaivincitori,saccheggiandosenzamisericordialecapannedellakotta,eaccendevanosullapiazzacentraledeifuochigiganteschi,malesieassamesirimettevanoapostolapalizzatasfondataeissavanolespingardeperessereprontiallaresistenza.

Glialtriinvecesioccupavanodeiprigionieri,iqualieranoassainumerosi,nonostantelegravissime perdite subite. Infatti i terrazzini erano ingombri di ammassi di cadaveri eanche fra le due cinte ve n’erano molti, non essendo i tronchi così uniti da impediredovunqueilpassaggiodellepiccolepalledellecarabine.

Sandokan,chiamatiicapidelvillaggio,quasituttivecchiguerrieri,nonindugiòafarsidalororiconoscereperfigliodelloroanticorajahenongli riuscìdifficileottenereda lorocompletasottomissioneelapromessadiaiutarlocontrol’assassinodellasuafamiglia.

Non rimaneva che imbarcarsi e muovere contro la capitale. Erano in cinquecento edisponevano d’una flottiglia abbastanza numerosa, poiché le barche erano di grossaportataesolidamentecostruite,quantunqueidayachinonsianomaistatiabilicarpentieri.

Senzadubbioilrajahdellago,ilqualeprobabilmenteerastatountempomarinaio,avevadirettoilavori.

Giàmoltiviverieranostatiimbarcatieiguerrieristavanoalorovoltaperprenderepostosulla flottiglia,quandosiudirono imalesiveglianti sulle terrazzinedellecintegridareasquarciagola:

–Ilnemico!…All’armi!…–

Gli assamesi stavano in quel momento ritirando le spingarde per armare le otto piùgrossebarche.

– È il greco che giunge, – disse Yanez, accorrendo insieme a Sandokan, verso ilcastellettoilqualeerastatoprontamenteriparato.

Si erano slanciati sul terrazzino sovrastante la trincea. Tre o quattrocento guerriericorrevanoall’impazzataper lapianura illuminatadaiprimi raggidel sole,alloraappenasorto.

–Troppotardi,mieicari,–disseSandokan,convocetranquilla.–Quandovoigiungeretequilafortezzanonesisteràpiù.–

Alzòlavoce,dominandoiltumultocausatodallaimprovvisacomparsadiquelnemico,

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sempreterribileancheseinferioreormaidinumero.

–Tuttiabordo!…Eora,vieni,Yanez!…–

Sulla piazza centrale ardevano ancora dei fuochi, i quali avevano servito per la primacolazione.

–Aiutami,finchéinostriuominisirifugianoabordodellaflottiglia,–disse.

Preseunpaioditizzonieligettòsoprailtettod’unacapanna,formatodifogliesecche.

–Distruggiamotutto?–chieseYanez.

–Nonvogliolasciarmidietrounafortezza,chedovreipoinuovamenteespugnare.Asuotempolafaròrifabbricare.

–Allorabruciamopure.–

Prese a sua volta dei tizzoni e li lanciò. Imalesi di guardia che stavano ripiegandosi,imitaronoiduecapi.

Inunbalenolefiammesialzaronoaltissime,ravvivatedallabrezzachesoffiavadallago.Le capanne bruciavano con rapidità spaventevole, come se fossero fastelli di paglia,coprendosidifumoediscintille.

Sandokan,Yanez e i loro uomini si precipitarono verso il porto e s’imbarcarono sullabarca ammiraglia, sulla quale Kammamuri oltre il mirim aveva fatto aggiungere duespingarde.

–Airemi!…–tuonòSandokan.

Le trenta barche presero subito il largo, mentre il fuoco, divorate le abitazioni,s’attaccava alle palizzate frapponendo fra idayachi del rajah bianco e i fuggiaschi unainsuperabilebarrierafiammeggiante.

–PoveroTeotokris,–disseYanez,ilqualesieramessoacavalcionidelpiccolocannone,appoggiandosiallacarabina.–Avrebbefattomeglio,giacchélamortenonl’avevavoluto,aritornarsenenelsuoarcipelagoeriprendereilsuomestieredipescatoredispugne.

Mah!Sivedechenontuttihannolafortunainquestomondacciobirbone.

–Hadagiuocarelasuaultimacarta,–disseSandokan,ilqualeglistavapresso,sedutoinvecesuunaspingarda.

–Iononl’accetterei.

–Oh!…Nemmenoio,Yanez.

–Elagiuocheràcertamentesuipontidellacapitale.

–Ormainonhapiùnulladafaresottoleforeste.–

Leordedayache,vedendolakottaardere,sieranoarrestateaunadistanzataledaesserefuoridiportatadallecarabinedeiconquistatori,poi,dopoavermandatoinnanziqualchedrappellodiesploratori,sieranolentamenteripiegateversoleforeste.

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Le barche erano ormai già lontane dalla riva e pelmomento si spingevano sempre allargo,nonvolendoSandokancheinemiciindovinasseroesattamentelasuarotta.Illagoera tranquillissimoe appena la sua superficie si corrugava sotto i leggeri colpi di ventopiuttostocaldo,chesoffiavanodalleardentiregionidelcentrodellagrandeisola.

IlKiniBalù,piuttostocheunverolago,sipuòconsiderarecomeungigantescoserbatoiod’acquachenonhanotevoliprofondità.ÈilpiùvastocheabbiailBorneo,manemmenooggidìseneconoscelasuaestensioneesatta,incausadell’ostilitàdimostratasempredaidayachiversoiviaggiatorieuropeichecercanodiesplorarel’internodell’isola.Siignoraperfinoquali fiumi loalimentino,pareperòchesianoduegrossicorsid’acqua,unodeiquali scenderebbe dal sud e l’altro da levante. Comunque sia, le sue rive sonopopolatissime da dayachi e da negritos, due razze sempre in guerra, e si sa che vi sitrovanofiorentivillaggi.Letrentabarche,precedutedallanaveammiraglia,cheavevauntonnellaggiodoppiodellealtreeportavaunalberomunitodaunagrandevelatriangolare,formatadiviminiintrecciati,continuavanolaloromarciadispostesuduelunghecolonne.

Tuttiqueiguerrierieranodiventatibravissimiremiganti,perfinogliassamesi,giàabituatid’altrondeapercorrereifiumigigantidell’Indiasettentrionale.

Soltantoversoiltramonto,quandoormailerivenoneranoquasipiùvisibili,Sandokansideciseacambiarerotta.

Ormainessunocchioumanopotevapiùseguireladirezionedellaflottiglia.

–Alevante!–avevacomandato.

L’ordine fu ripetutodi barca inbarca e la flottiglia, conun accordo ammirabile, seguìl’ammiraglia,comelachiamavapomposamenteYanez,nellanuovadirezione.

Accertatosichetuttiloavevanoseguìto,Sandokanfecechiamareilcapodellakotta,unvecchiodayacocheavevailcorpopienodicicatrici,eglidisse:

–Affidooraateladirezionedellasquadriglia.Badaperòchesetumitradiscilatuatestapagherà.

–Tumihaigiurato,orang,chetuseiilfigliodiKaidagan,ilvecchiorajahcheuntemporegnavasuquestipaesiecheiohoconosciuto,–risposeildayaco.–Iosaròilpiùfedeletuosudditoeteloproveròquandovorrai.

–Tuconoscilacapitaledelrajahbianco?

–Comelakottachetuhaipresad’assalto.

–Sistendesullago,mihannodetto.

–Lecasesitrovanotuttesullepalizzateesolamenteversoterravièunafortezzaformatadaduekottecollegatedaimmensiponti.

– Assalita quindi dalla parte del lago, la popolazione non potrà opporre una lungaresistenza?

–No,perchétupotraiincendiarefacilmenteleabitazioni.

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–Hogiàconmel’occorrentepercoprirledifuoco.

–Allorapuoiconsiderarti,finod’ora,orang,comeilrajahdelKiniBalù.–

Inizio

27.Lapresadellacapitale

Tuttalanottelaflottigliavogòlentamentesullago,cogliequipaggiridotti,nonavendoSandokannessunapremuradiassalirelacapitale.

Volevalasciartempoalgrecoeaifiglidelrajahdicondurreleordedayachenelgrossovillaggiopersorprenderlituttiinsiemeetroncared’uncolposololacampagna.

Ilrajahdovevaperòprepararsiaunaestremadifesaeraccogliereasuavoltadeirinforzi.E infatti, quando il vento girava al settentrione portava agli orecchi dei conquistatori ifragorosisuonideigong.

In tutti ivillaggicostierisidava l’allarmee forsesiassoldavanoguerrieripercondurlialla capitale, ormai gravemente minacciata dopo che Sandokan si era impadronito disorpresadellaflottiglia.

Primadell’albaletrentabarchesiallontanavanonuovamentedallespondepernonfarsiscorgere. Fortunatamente il lago continuava a mantenersi tranquillo e nessuna nube simostravasultersissimocielo,quindinonvieradatemere,almenopelmomento,nessunatempesta e i conquistatori potevano tenersi tranquillamente lontani da tutti i porti dirifugio.

La seconda notte però la flottiglia prese risolutamente la corsa verso ponente, sotto ladirezionedelcapodellakotta, ilqualeormaiparevasifosseintensamenteaffezionatoalfigliodiKaidagan,ossiaallaTigredellaMalesia.

LacapitaledelrajahdellagononeralontanapiùdiunaquarantinadimigliaeSandokan,sicuroormaicheilgrecoelesuebandel’avesseroraggiunta,avevadecisodisorprenderlaallospuntaredell’alba.

–Daremouncozzoterribileechiuderemoqueifurfantifraduefuochi,–avevadettoaYanez.–Assaliremodallapartedi terraedallapartedel lagoper impedirealrajah e aTeotokrisogniscampo.

Làdovrannofinirelaloroesistenza.

–Iom’incaricodelgreco,–avevarispostoYanez.

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–Eiodelrajah.

–Allorasiamod’accordo.Stiamosolamenteattentichenoncisfuggano.

–Diquestorispondoio.–

Versoleduedelmattinoipilotidellaflottiglia,chenonavevacessatodiavanzarsinelladirezione indicata dal capo della kotta, segnalarono diversi fuochi, che ardevano versolevante.

SandokaneYanez, iqualistavanoprendendounpo’diripososotto ilponte, insiemeaTremal-Naik,prontamenteavvertiti,eranoaccorsiincoperta.

–Unaccampamento?–avevachiestoilprimoalcapodellakotta.

–No,orang – aveva risposto ildayaco. –Nella capitale del rajah del lago si veglia.Guardacomequeifuochisonoaltisulleacque.Brucianosullealtepiattaforme.Ate:odi?–

Sandokan e Yanez tesero gli orecchi e parve loro di udire echeggiare in lontananzaparecchigong.

–Chelaflottigliasiastatasegnalata?–chieseilportoghese.

–Nonèpossibile,–risposelaTigredellaMalesia.–Abbiamoavutolaprecauzionedinavigaresemprelontanidalleriveenonabbiamomaiaccesiifanali.Chesiaspettinoperòdaunmomentoall’altrounassalto,questoèpossibile.

–Continueremolarotta?

–Eperchéno?Ilgrecohaavutotuttoiltempodigiungereallacapitaleenontrovoalcunmotivo per differire ancora l’urto fatale che rovescerà per sempre il rajah del lago. Iocredochenoisiamoormaipadronidellasituazione,poichédipendesolamentedanoididareodirifiutarelabattaglia.

–Questoèvero,–risposeYanez.

–Cheoraabbiamo?

–Mancanoventiminutialletre.

– L’alba non spunterà che dopo le quattro. Abbiamo quindi il tempo necessario perinvestirelacapitalecomem’intendoio.–

Guardòilcapodellakotta,ilqualeparevacheaspettasseisuoiordini.

–Quantocredichesialontanalacittàdellago?–glichiese.

–Nonpiùdiduemiglia.

–Raddoppiairematorieconducilaflottigliaagrandevelocità.

–Comevuoiorang.–

L’ordine fu gridato anche alle altre barche e pochi minuti dopo la piccola squadras’avanzavavelocissima,tenendoleproreversoqueipuntiluminosichebrillavanosempre

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versolevante,comealtrettantifari.

La profonda oscurità che regnava sul lago proteggeva i conquistatori. Prima deltramonto, dei densi vapori avevano invaso il cielo, coprendo gli astri ed intercettandocompletamenteiraggidellaluna.

Sututte lebarchefervevaunlavorofebbrile.Sicaricavanolespingarde,siaprivanolecasse delle munizioni, si disponevano le carabine e le cerbottane lungo le murate peresserepiùprontiaservirsene.

I negritos invece portavano in coperta dei grandi vasi ricolmi di materia resinosa edenormifascidi lunghissimefreccelequaliavevano,versolapunta,dei larghifiocchidiquella specie di cotone prodotto dalle arenghe saccarifere, già ben inzuppati di quelliquidoinfiammabilissimo,perlanciarlecontrolecapannedellacapitaleeprovocaredegliincendispaventevoli.

Inlontananzaigongnoncessavanodisuonare.

–Kammamuri!…–gridòSandokan.

Ilmaharattofulestoadaccorrere.

–Eccomi,miocapitano,–disse.

–Tu,miocolonnellosenzagalloni,perora,poichénonliavraisenonquandotornerainell’Assam,prenderai trecentouomini e assalirai la capitaledal latodi terra.Sapagar tiaiuterà.

Troveraiduekotte:urtaledifronteodifianco,nonimporta.Quellochemipremeèchetumantenga un fuoco non interrotto. Lascio a te una parte dei tuoinegritos, i dayachidellacostaequellidelcapodellakotta,iqualiormaicisonofedelissimi.Iloroparangs,seavverràunoscontroall’armabianca,farannomiracoli.

–Eseturiusciraiaimpedirealgrecoealrajaheaifiglidiquestodifuggire,tinominerògenerale,–aggiunseYanez.

–Mipesagiàlacaricadicolonnello,Altezza,–risposeilmaharatto.

–Nontipeseràlapaga.

–Mihaibencapito?–chieseSandokan.

–Sì,capitano.

– Appena le barche toccheranno la riva, forma la tua colonna. Va’ a intenderti conSapagareconSambigliong.–

Ifuochiingrandivanoavistad’occhio,riflettendosivivamentenellecupeacquedellago.Bruciavanocertamentesudeifocolaiformaticonlastredipietraeconmassisituatisulleampiepiattaformedelvillaggio.

Cosastrana,chedàunpo’dapensare,imalesi,idayachieperfinoipapuasidellaNuovaGuinea hanno, al pari dei caraibi del lagoMaracaibo dell’abitudine di costruire i lorovillaggisull’acqua,quandositrovanonellevicinanzed’unbacinosalatoalriparodaiventi

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od’unostagnopiùomenoampio.

Come i rossi figlidell’AmericadelSudpiantanonel fangounnumero infinitodipali,costruiscono con dei robusti bambù delle spaziose terrazze e vi innalzano sopra dellegiganteschecapanne,lequaliservonod’asiloamoltefamiglie.Intalemodosimettonoalsicurodallesorpresedapartedeglianimaliferocicheabitanoleforesteeanchedailoronemiciditerraferma.

Quei villaggi hanno talvolta delle estensioni considerevoli e possono servire d’asilo aparecchiecentinaiadiabitanti.

Lacapitaledelrajahdellagoeracostruitainquestomodo.Dallatoditerraperòerapuredifesadaduecinteformatedarobustipaliperpotermeglioresistereaunassedio.

Le trentabarche, sempreguidatedallanaveammiraglia,mezz’oraprimache la lucesidiffondesse nel cielo, approdavano silenziosamente a mille passi dalla capitale, senzaessere state segnalate, poiché avevano avuta la precauzione di tenersi ben lontane dalleluceproiettatadaifuochi.

La città era abbastanza visibile, brillando sempre, inmolti luoghi, numerosissimi falò.Eratuttacostruitasullago,sualtissimipaliesiprolungavaperparecchiecentinaiaditesesenzadubbio,attraversoadeibassifondi.

Immense piattaforme si stendevano sopra, coperte da gigantesche capanne costruite inlegnoefoglie.UnadiquelleabitazioniavevacolpitosubitoSandokan.Erauncapannone,situatopiù inalto, suunapiattaformadidimensionigigantesche, sorrettadaunnumeroinfinitodienormibambùchedovevanoavereunalunghezzadiquindicioventimetri.

–Chesialareggiadell’assassinodellamiafamiglia?–sierachiesto.

Chiamòilcapodellakotta,ilqualesiadoperava,insiemeaKammamurieaSapagar,asbarcare la colonna che doveva operare contro le due piccole fortezze che si ergevanosullarivadeilago,perdifenderedaquellaparteilvillaggio.

– Che cos’è quella? – gli chiese, indicandogliela. – Un magazzino per viveri oun’abitazione?

–Èlacasadelrajahdellago,–risposeildayaco.

–Armatadipezzidaguerra?

–Hoveduto,ungiornolassùduelilà.

–Mibasta.Èfinitolosbarco?

–Fraqualcheminutotrecentouominisarannoaterra,orang.

–Affrettatevi:frapocoilsolefaràlasuacomparsa.–

Nonvierapropriobisognod’incitareiguerrieridell’arditaspedizione.

I trecento uomini erano già sulla spiaggia con quattro spingarde e si preparavano achiudereilpassoagliabitantidellacapitale,seavesserotentatodifuggireversoleforeste.

–Sonotuttipronti?–chieseSandokanaYanezilquale, insiemeaTremal-Naik,aveva

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regolatolosbarco.

–Sì,amico,–risposeilportoghese.

–Allorapossiamomuovercianchenoi.

–Unaparola,prima.

–Parla,Yanez.

–Haibennotatodovesitrovalacasadelrajah?

–Ametàdellepiattaforme.

–Stringiamoci alloraverso terraper impedirgli di rifugiarsi nellekotte e distruggiamosubitoiponti.

–Ciavevogiàpensato.Lostringeremoinuncerchiodifuoco.Èpoinecessariochenoicidividiamo.Tuassumeraiilcomandod’unadecinadibarcheebatteraiilvillaggiodallapartedilevante,aldilàdeiponti.

–Etu?

–Ioconaltrettantespazzeròlepiattaformediponente,oltreilcapannonereale.

–Elealtre?

–CheassumailcomandoTremal-Naikperinvestirelafrontedelvillaggiocheguardaillago.Vipossonoesseredellescialuppenascoste inmezzoaquellaselvadipalafittee ilrajah, i suoi figli e il grecopotrebbero approfittarneper fuggire equestonon lovoglioassolutamente,m’intendi,Yanez?

–PerGiove!…Nonsonoancoradiventatosordo,–risposeilsempreallegroportoghese.

–Portaimieiordini.

– Fra un minuto tu sarai contentato, fratellino. Non voglio tornare nell’Assam senzavedertirajah.–

Unmomento dopo, i comandi si succedevano ai comandi a bordo della flottiglia e lebarchesispostavanorapidamente,disponendosisutrecolonne.

–Datedentroai remi!…–gridò finalmenteSandokan, ilqualedallamuratapoppieradell’ammiraglia sorvegliava attentamente tutte quellemosse. – Ognuno al suo posto dicombattimento.–

Le tre piccole divisioni, già organizzate, si staccarono dalla spiaggia muovendorapidamenteversolacapitaledelrajah.

Le tenebre cominciavano a scomparire, dileguandosi sotto l’invasione delle prime lucidell’alba.

Leacquedel lago,pocoprimanerecomesefosserod’inchiostro,sicolorivanodi tinteindefinibili.Alevantequalchescintillioapparivadigià.

Immensebanded’uccelliacquaticisalutavanol’auroraeilritornodell’astrodiurnocon

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grida festose e passavano, rapide come folgori, al di sopra della flottiglia, come sevolesseroaugurarlelavittoria.

Sulle gigantesche piattaforme del villaggio i fuochi a poco a poco si estinguevano,lanciando in aria le ultime faville. Anche sull’alta terrazza, ove s’innalzava la vastacapannadelrajah,ifalòmorivano.

Sandokan, curvo sulla prora, colle braccia appoggiate al piccolo bompresso, guardavaferocemente la casa reale, cogli occhi iniettati di sangue. Era pur sempre, ancheinvecchiata, la terribile Tigre della Malesia, che dalle rive di Mompracem aveva fattotremare, coi suoi invincibili prahos e i suoi tigrotti, tutte le popolazioni costiere dellaselvaggiaBorneo.

Sisarebbedettochecollapotenzadelsuosguardod’aquilacercavadiattrarrefuoridallasua dimora l’usurpatore del suo regno e l’assassino della sua famiglia. Un colpo dispingarda,sparatoversolacosta,lofecesobbalzare.

EranoKammamurieSapagarcheassalivanodigiàleduekotteeretteadifesadeiponti.Sialzòdiscatto,tendendogliorecchi.

Un secondo colpo rimbombò, salutando quasi il sole che in quel momento si alzavaradiososull’orizzonte.

–Lemiespingarde!…–gridò.–Forzaairemi!…Sotto!…Sotto!…–

Letresquadrigliesieranoormaiseparate,prendendodiversedirezioni.

QuelladiYanez,piùleggera,eragiàpassatadinanziall’ultimapiattaformadelvillaggio,mentrequelladiTremal-Naiksieraarrestatadinanzi,prontaamitragliareifuggiaschi.

Urla spaventevoli echeggiavano sulle ampie terrazze e ondate di guerrieri passavanosopraiponti,agitandoforsennatamenteiparangseikampilangslucentissimi.Giànuvoledi frecce cadevano in tutte ledirezioni, senza ferire alcuno, poiché lebarchenon eranoancoraabuonaportata.Auntrattol’altapiattaformachereggevalacapannarealesicoprìpure di difensori e parecchi colpi di fucile echeggiarono. Era la guardia del rajah chefaceva fuoco contro la squadriglia di Sandokan e di Yanez, essendo queste due le piùvicine. Non erano però che una ventina di pessimi fucili che tuonavano facendo piùfracassochedanno.

Il rajah però disponeva di qualche cosa di meglio. E infatti, subito dopo le primescariche,sivideunagrannuvoladifumoalzarsisullapiattaformaepocodoporombarelagrossavocedelcannone.

Eraunlilà(unpezzod’artiglieriadiottone,chelanciaordinariamentepalledadueatrelibbre), che aveva fatto fuoco contro la nave ammiraglia, fracassandole due madieriappenaadunmetrosopralalinead’immersione.

LavocedellaTigredellaMalesia,quellavocechegalvanizza i tigrottidiMompracemfinoaldelirio,echeggiòpotentefralostrepitaredellafucileria.

–Chelespingardespazzinoleterrazzeeilmirimfacciafuocosullacapannadelrajaherispondacolpopercolpo!…Lecarabinefaccianoillorodovere!…–

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Labattagliaassumevaproporzionigigantesche.Laflottiglia,guidatadaYanez,infuriavaalevante;quelladiSandokan,aponente:quelladiTremal-Naikbattevapoderosamentelafronte del villaggio stendendosi sul lago per poter giungere a portata di freccia epermettereainegritosdilanciarelelorofrecceincendiarie.

Anche verso la costa si combatteva con accanimento, poiché si udivano le spingarderombare e le scariche secche delle carabine. Kammamuri, Sambigliong e Sapagarconducevanocertamenteall’assaltodellekotteilorotrecentouomini.

La battaglia durava ferocissima da un quarto d’ora, quando una colonna didayachi sislanciò, a corsa furiosa, attraverso le terrazze, balzando di traversa in traversa, essendoformatequellecostruzionicomegrate,conlargheapertureditrattointrattoperpermettereagli abitanti di scendere nei canotti legati alle palizzate. Li guidavano due uomini cheindossavano dei costumi indiani.Un grido era sfuggito a Sandokan, il quale proprio inquel momento aveva ricaricata la sua splendida carabina a due colpi. – Il greco e ilchitmudgardiYanez!…Sietemorti!…–

Puntòl’armaescaricòiduecolpi.

Il greco s’arrestò un momento, allargando le braccia, poi cadde attraverso una delleaperture, piombandonel lago. Ilchitmudgar unmomento dopoprecipitava egualmente,sollevandounaltissimospruzzodispuma.

–Chihaunaspingardacarica?–gridòSandokan,gettandolacarabina.

–Eccolamia,TigredellaMalesia,–risposeunmalese.

Sandokanbalzò sullaboccada fuoco, l’abbassòa fiord’acquae scatenòun turbinedimitraglialàdoveilgrecoeilmaggiordomodelportogheseeranocaduti.

–Sperochequestavolta,caned’unTeotokris,nonrisusciteraipiù,–dissepoi.–Eoraall’attacco!…–

La flottiglia lentamente si avvicinava al villaggio acquatico sparando furiosamente.Gruppididayachi,colpitidallepalledellecarabineomassacratidallamitraglia,cadevanocontinuamentenel lagopernontornaremaipiùagalla.AnchelesquadrigliediTremal-NaikediYanezcontinuavanoastringereperrinserrarelacapitaledeirajahdellagoinuncerchiodiferroedifuoco.

Idayachiperòopponevanounaresistenzadisperata.

Illilànoncessavadifarfuoco,maltrattandooralebarchediSandokaneoraquelledeisuoiduecompagni.Giàpiùd’una,colpitaallalinead’immersione,eracolataafondo.

Probabilmenteeralostessorajahoisuoifiglichelousavano,agiudicarlodall’esattezzadeicolpi,essendoingeneraleidayachipessimitiratori,quandononsiservonodellelorocerbottane.

I malesi dell’ammiraglia, non potendo usare le spingarde per la troppa altezza dellapiattaforma, rispondevano però colpo per colpo colmirim, e non fallivano il bersaglio,essendoottimipuntatori.

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Ognivoltache ilpezzotuonavadegliuominicapitombolavano,fracassandosisuipontisottostanti,oppureunpezzodelcapannonecadevainsiemeaqualchetrave.

La resistenzadeidayachi nonpotevadurare a lungo.Già avevano subitodelleperditeenormi e sulle terrazze prospicienti il lago vi erano dei veri cumuli di cadaveri. Sulleacque,numerosicorpiumanigalleggiavanoerotolavanoinsiemeallarisacca.

La carabina ancora una volta aveva vinta la freccia avvelenata, non avendo questa laportata del proiettile di piombo. Tuttavia la battaglia continuava accanitissima e giàSandokan, impaziente di finirla, stava per dare il comando di espugnare a viva forza ilvillaggio,quandodellefiammebrillaronosopralecapannechesiergevanoversoleultimepiattaformesullago.

LebarchediTremal-Naik,respintiidifensoriconterribiliscarichedifucili,eranogiuntea buon tiro e i negritos avevano lanciate le prime frecce incendiarie, sopra i tettiinfiammabilissimidelleabitazioni.

L’agoniadellacapitaledelrajahdellagocominciava.

Alimentate dal vento che soffiava da ponente, le fiamme guadagnavano rapidamente,propagandosi di capanna in capanna e comunicandosi alle piattaforme. Ormai enormicolonne di fumo avvolgevano tutto il villaggio, nascondendo talvolta perfino l’altaterrazza,dovelaguardiadelrajahcontinuavaafarfuococoisuoivecchiarchibugiecollilà.

Le tre flottiglie stringevanodavicino ferocemente, implacabilmente, spazzando iponticonveriuraganidiproiettili.Eranosoprattuttolespingardechefacevanostrage:chiodiepallettoniattraversavanoadogniscaricagruppid’uomini.

Lefiammeintantoavanzavano.Inegritosnoncessavanodiscagliarefrecceincendiarie,provocandonuovifuochialevanteeaponentedelvillaggio.

Tremal-NaikguidavameravigliosamentelasuasquadraesiavvicinavaapocoapocoaSandokaneaYanez,continuandolasuaoperadidistruzione.

Tuttoormaiavvampava.Idayachi,decimatidallecarabineedallespingarde,accecatidalfumo, investiti dal fuoco, si gettavano a dozzine nel lago rinunciando ormai a ogniresistenza.

Solamente la guardia del rajah teneva ancora testa ai conquistatori, sparandofuriosamente contro le tre squadre chedemolivano inesorabilmente le suepiattaformeefacevanocadere,pezzoapezzo,lacapannareale.

Il fuoco intanto si avanzava sempre con furia incredibile. Capanne, terrazze, ponti,palizzate,tuttoprecipitavanellago,consibilistridenti.

Lassùperò,inalto,avvoltafraturbinidifumo,resistevasempreferocementelacapannarealeeillilàtuonavasempreconuncrescendospaventoso.

Auntrattounavocebennota,squillantecomeunatrombadiguerra,echeggiòfratuttiqueicolpidifucile:

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–Cessateilfuoco!…–

EraSandokan.

Fececollemaniporta-voceegridò:

–Arrenditi,rajahdellago!Seinellemiemani,assassinodellamiafamiglia!…–

Fra le nuvoledi fumoe le fiammecheormai avvolgevano la capanna reale, unavoceraucarispose:

–Eccolarisposta!…–

Seguìunistantedisilenzioangosciosopertutti,poiunavampaimmensasquarciòl’ariaconunfragoreassordantechesiripercosselungamentesullago.Ilrajahavevadatofuocoallepolveriederasaltatoinsiemeaisuoifiglieallasuaguardia!…Eilvillaggiobruciava,bruciava!…Lacapitalescomparivaavistad’occhio!…

Conclusione

Quindicigiornidopo,Sandokaneracompletamentepadronediquell’immensoterritoriochedallecostesettentrionalidelBorneosiestendevafinoallespondemeridionalidelKiniBalù.

Leordedayache, apprendendo che il nuovo conquistatore era il figlio diKaidagan, ilvecchiorajah,sieranosubitosottomesse,senzaopporrelaminimaresistenzaeavevanoaperteleportedellelorokotteaimessidelnuovoprincipe.

Laconquistaeraormaiassicurata.IdueformidabilipiratidiMompracemeranodiventatientrambirajah:unodell’IndiaeunodelBorneo.

Eppurenél’uno,nél’altroparevanofelicidiesserediventaticosìpotenti,poichéunbelmattino quando Yanez si preparava a tornarsene verso la costa per rivedere la suabellissima rhani che da tre mesi più non vedeva, disse a Sandokan, con voce un po’malinconica:

–Seicontentotudiesserediventatounprincipe?

–No,–avevarispostoSandokan.

–Checosavorrestidunque?

–LamiaMompracem:perquell’isola iodareiquesto immensoterritorioe tuttequesteordeselvagge!–

Yanezgliposòlemanisullespalleeguardandolofissoglidisse:

– Quante volte io la sogno!… Se io avessi a Mompracem la mia dolce Surama, misentireipiùfelicecheallacortedell’Assam.–

NegliocchinerissimidiSandokanpassòunlampoardente.

–LamiaMompracem!…–disseconaccentointraducibile.–Viholasciatoilcuoresuquell’isola!…–

Successeunbrevesilenzio:entrambieranoprofondamentecommossi.

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– Quando vorrai io scenderò dall’India coi miei montanari, attraverserò l’oceano eaggiungeremoaltuotronounaperladipiù.Vuoi,fratellino?

–Grazie,Yanez, – risposeSandokan, con voce anche più alterata. –Voglio rivedere iluoghidovehoamatolamiadonna.–

FINE

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IndiceSANDOKANALLARISCOSSA

Premessa

1.L’assaltoallakotta

2.Ipiratidayachi

3.Ilritornoallacosta

4.Iltradimentodelchitmudgar

5.Unmortocherisuscita

6.Imisteridelleforestevergini

7.L’assaltodeigaviali

8.Lacacciaalmaias

9.Lasorpresanotturna

10.Ibufaliselvaggi

11.Laricomparsadelgreco

12.Unafugamiracolosa

13.Lacavernadeipitoni

14.L’assedio

15.Frailfuocoeipitoni

16.Imalesiallariscossa

17.Ilvillaggiodeinegritos

18.Isergentiistruttori

19.L’assaltodeirinoceronti

20.Carichefuriose

21.L’attaccoalKaidangan

22.LaritiratasulKiniBalù

23.SulKiniBalù

24.Unaltroagguatodelgreco

25.Sullepuntedellefrecceavvelenate

26.Illagomisterioso

27.Lapresadellacapitale

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1Kotainmaleseèilforte(kottaègrafiasalgariana).

2Coltellaccidi60cmmassimodilunghezza.

3Cannoncinomalese.

4Tamburoindiano.

5Unthug,personaggiodeiMisteridellajunglanera.

6Cannonedipiccolocalibro.

7«Cattivigenideidayachi»(NotadiSalgari).

8Arenghesaccarifere.