salute & famiglia n.81 MAGGIO-GIUGNO 2017 euro 3,00 · è di fatto confinata in casa non essendo...

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salute & famiglia euro 3,00 n.81 MAGGIO-GIUGNO 2017 CN/AN LA SFIDA EXPODENTAL A Rimini nuove frontiere per l’odontoiatria DON GUANELLA, OSPITI ATTORI PER HOLLYWOOD Gianna Pamich, presidente UNIDI GRIMANI BUTTARI La prima casa di riposo certificata LIONS, 100 anni: diabete da sconfiggere OSPEDALI RIUNITI Crescita strategica CREPET Messaggio ai giovani coraggiosi Photo: Giulia Manelli per Bee Free

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salute & famiglia

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LA SFIDA EXPODENTALA Rimini nuove frontiere per l’odontoiatria

DON GUANELLA, OSPITIATTORI PER HOLLYWOOD

Gianna Pamich, presidente UNIDI

GRIMANI BUTTARILa prima casa di riposo certificata

LIONS, 100 anni:diabete da sconfiggere

OSPEDALI RIUNITICrescita strategica

CREPETMessaggio ai giovani coraggiosi

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Tempo fa partecipai a Bruxelles alla presentazione della piattaforma europea delle terapie contro il dolore. Mi ripromisi di trattare a mia volta tale problema da un al-tro punto di vista. Ebbi la fortuna, infatti, di frequentare delle lezioni di Semiotica del prof. Umberto Eco, insieme a studenti di filosofia, scienze politiche, psicologia, gior-nalismo. “Oggi parliamo della percezione del dolore. Nell’uomo è il fondamento stesso della vita”, disse Eco. Se pensiamo un attimo, è vero. “Partorirai con dolore” dice la Bibbia, libro più letto di tutti i tempi. Fenomeno universale, associato alla presenza del Male, ogni cultura ha riflettuto su tale ineluttabile esperienza della natura umana. Sulla differenza fra dolore fisico, per il quale già gli ippocratici opponevano “remedium” e quello di tipo morale. Ossia Amore, nostalgia, angoscia… etc. I filosofi, diceva Eco, tralasciano il fatto educativo e esperenziale: il bambino che sente il fuoco della candela che brucia, la seconda volta non avvicina più il ditino. Si soffermano invece a lungo sul dolore cattivo, monito soprannaturale che non può essere eliminato conquistando la tranquilli-tà (Democrito) . Insomma non esiste il raggiungimento del benessere perpetuo, della pace dei sensi, siamo condannati alla volontà di vivere (Shopenhauer) come ricerca continua. Ecco dunque mazzinianamente che dobbiamo progredire, migliorare. Lavorare e soffrire è Dovere dell’Uomo, come anche ricercare eticamente la migliore condizione per farlo e quella degli altri. Ma sarà vero saggio – concludeva il prof. – colui che impronta la sua vita a regole di moderazione, “di accorta misura e di equilibrio, rifuggendo i beni inferiori”. Ho ancora gli appunti. Il saggio, dice Aristotele nell’Etica Nicomachea, è “chi cerca di raggiungere l’assenza del dolore, non il piacere”. Appare errata dunque la missione della Medi-cina di eliminare il dolore come male assoluto, prima addirittura elogiato nelle penitenze purificatrici del panegirico loyolano, poi sublimato come prova e febbre di passione nel romanticismo. Diranno Dostoevskij e Proust che il dolore produce energia e reazioni maggiori persino alla forza dell’amore, perché anche capace di muovere lo Spirito dell’uomo. E’ la lezione recondita di Leopardi, tutt’altro che rassegnato al dolore cosmico. Altro che pessimismo: come pure tornando alla Divina Commedia si nota l’intento di elevarsi sopra al dolore, sopra il mostruoso quotidiano (Frankestein o il Quasimo-do di Notre Dame).Insomma, un’educazione al dolore è necessaria, anzi è una delle frontiere della Medicina. Se da una parte oggi si può non partorire più con dolore, così come il filosofo impara ad “essere per la morte” così l’uomo dovrebbe imparare ad “essere per il dolore”. “Se non a conoscere attraverso il dolore, almeno a conoscere il dolore”. Accet-tandone la funzione biologica. Qui Eco si fermò, salutan-doci tutti, … “fino al prossimo mal di denti”. Luca Guazzati

[email protected]

La lezioneineluttabilema positivadel dolorecosmico

4 PRIMO PIANO

Attori di successo a Los Angeles

6 L’EVENTO

EXPODENTAL: incontro e formazione

8 L’INTERVISTA

Odontoiatria geriatrica e futuro

10 SORRISI

Dentisti ANDI e ProgettiIDEA

16 INGEGNERI IN CORSIA

Successo per del XVII Convegno AIIC

18 FORMAZIONE

Università Open: si cambia

20 SOCIETÀ E FUTURO

Dopo di noi: il ruolo delle Fiduciarie

22 RICERCA

Che cos’è il trapianto autologo?

32 QUALITÀ

Grimani Buttari: qualità certificata

36 OSPEDALI

Crescono gli Ospedali Riuniti

42 SERVICE

Lions, 100 volte al servizio degli altri

in QUESTO NUMERO

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PILLOLE

DISABILI, INIZIAMO DALLA CONOSCENZANel nostro Paese, secondo l’ultima indagine di AstraRicerche realizzata per la Lega del Filo d’Oro, gli italiani sembrano non conoscere realmente le disabilità sensoriali. Solo 1 su 3 sa che alla sordocecità è associata una difficile condizione di pluridisabilità grave. Eppure oggi, nel nostro Paese, le persone sordocieche sono 189 mila e oltre la metà (57%) è di fatto confinata in casa non essendo autosufficiente nelle più elementari necessità quoti-diane. In tutti i casi, la sordocecità è una disabilità resa ancora più complessa perché ad essa si associano più disabilità assieme. Infatti, oltre la metà delle persone sordocieche (il 51,7% del totale) presentano anche una disabilità motoria, per 4 disabili su 10 si riscontrano danni permanenti legati ad una insuf-ficienza intellettiva e disturbi del comportamento e malattie mentali riguardano quasi un terzo delle persone sordocieche (il 32,5% dei casi). Nella maggioranza dei casi – 7 su 10 – le persone sordocieche hanno difficoltà ad essere autonome nelle più semplici attività quotidiane (lavarsi, vestirsi, mangiare, uscire da soli). Per sostenere l’attività di cura e assistenza delle persone sordocieche e pluriminorate psico-sensoriali e delle loro famiglie, portare avanti importanti progetti – come la costruzione del nuovo Centro Nazionale di Osimo – e aiutare sempre più adulti, ragazzi e bambini affetti da questa grave disabilità si può destinare il proprio 5x1000 alla Lega del Filo d’Oro. Basta inserire il codice fiscale 80003150424 nella propria dichiarazione dei redditi e la fir-ma.

MILANO – Due adulti e due bambini che osservano a braccia aperte la Terra intenta a girare. Un cielo stellato e ricco di pianeti a fare loro da sfondo accompagnati dalla scritta “Esploriamo assieme il mondo dell’e-mofilia”.E’ la veste grafica scelta da Bayer per pre-sentare il suo nuovo sito www.emofilia.it, portale pensato dall’azienda per favorire co-noscenze e aggiornamenti a 360° sul mondo di questa rara malattia del sangue e on line da oggi. Una veste grafica accattivante che cattura l’attenzione non solo degli addetti ai lavori ma anche di quanti desiderano approfondire la conoscenza dell’emofilia e del suo mondo, fornendo inoltre consigli a genitori e inse-gnanti. Un sito semplice da utilizzare ma decisa-mente innovativo e a forte impronta inte-rattiva. Scorrendo infatti il mouse dal basso verso l’alto, gli internauti vedono comparire un fiume di informazioni ed un percorso che li conduce alla scoperta della patologia attraverso le varie sezioni, le stesse presenti

Nel mondo dell’emofiliain home page: “Scoprire l’emofilia”, “Curare l’emofilia”, “Vivere l’emofilia”, “Crescere con l’emofilia”, dove si trovano contenuti utili per approfondire le tematiche più importanti di questo disturbo della coagulazione.Ci sono poi le sezioni “Bayer per lo specia-lista” e “Bayer per la comunità emofilica”, quest’ultima dedicata alla descrizione delle

principali iniziative condotte da Bayer, da sempre impegnata nel rispondere alle esi-genze delle persone affette da questa pato-logia.Molto interessante la parte dedicata alle ultime News ed alla collana di Video “Emo-filia Ciak si Gira” nella sezione “Raccontare l’Emofilia”!

Al via la costruzione di un nuovo Centro

Nazionale di Osimo, per sostenere

l’attività e la cura delle

persone sordocieche

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Autore di un libro dal titolo eloquente: “Baciami senza rete” in cui si invitano i ragazzi – ma non solo – a fare un uso intelligente dei social network, Paolo Crepet è ad Ancona per parlare di giovani. Lo intervi-stiamo alla fine di una delle sue “lezioni” aperte ad una folta platea di tutte le età.Per avere successo nel mondo del lavoro, dovrebbero diventare dei “capitani coraggiosi”…?“Il coraggio è ciò che ha permesso alle generazioni passate di investire senza paura e realizzare il boom economico, che ha investito anche le Marche, dove sono sorti importanti distretti industriali (aziende vini-cole, mobilifici, calzaturifici…). Ho l’impressione che oggi gli eredi di questi patrimoni economici abbiano un atteggiamento molto più remissivo. Certo, non nego l’esistenza di ristrettezze economiche e bancarie, ma se non si butta il cuore oltre l’ostacolo non si va da nessuna parte! Oggi sul panorama politico ed eco-nomico mondiale soffiano venti a mio avviso molto pericolosi: l’atteggiamento protezionistico di Trump e la Brexit rappresentano grandi minacce per il mercato e secondo me non porteranno a nulla di buono”.Che tipo di preparazione occorre per entrare oggi nel mondo del lavoro?“Per prima cosa, chi entra oggi nel mondo del lavoro è destinato ad entrare in contatto con i mercati esteri, per cui dovrebbe conoscere perfettamente la lingua inglese. Sembrerebbe una raccomandazione banale, ma non lo è poi molto, visto che nelle nostre scuole l’inglese si insegna poco e male! E poi ci vuole cultura. L’Italia non è il paese della grande industria, dobbiamo puntare sull’eccellenza, sull’artigianato di qualità, ma per farlo occorre una buona testa e un’ottima formazione”.Sentiamo di seguito Giulio Guidi, Amministratore Delegato del Gruppo Sida, conosce bene i temi di cui ha parlato Paolo Crepet: innovazione, internazionalizzazione e passaggio generazionale.“Gli argomenti trattati da Crepet sono perfettamente in linea con i principi fondamentali con cui il Gruppo Sida realizza consulenza e formazione. Quest’ultima è un ambito che ci vede protagonisti sul panorama nazionale. Sul passaggio generazionale abbiamo realizzato anche un libro edito da Franco Angeli, mentre, per quanto riguarda l’innovazione, insieme ad importanti partner italiani, puntiamo a trasferire cultura nel mondo imprenditoriale sulla digital transformation”.

Crepet, messaggio ai giovani coraggiosi“Difficile lavorare? Dipende. Intanto cominciamo a imparare l’inglese e a puntare sull’eccellenza”

Un 25 aprile, a Norcia, diverso da… molti. Nessuno qui, vuole guardarsi indietro. Le macerie sono là, in-sieme alle camionette dell’esercito. Ma quel verde delle mimetiche sotto il sole prima-verile fa alzare lo sguardo oltre l’impalcatura. Oltre il torrione antico del Comune, oltre la facciata del Duomo, unico muro della splendida chiesa di San-ta Maria Argentea, rimasto in piedi. Qui il sorriso c’è sempre, va oltre. Ci si stringe nella volontà di recuperare tradizioni e turismo, di far tornare la gente di un tempo. E siamo andati an-che noi, perché c’era la fiera delle tipicità. Una squisita norcineria cui non si può rinuncia-re. Il profumo della rinascita si avverte dentro le tendopoli della festa: qui si cucina e si mesce il buon vino rosso. Poi, la camminata per le vie del centro e quat-tro chiacchiere con chi ha avuto la fortuna (?) di avere ancora un negozio: “Mio nonno ha af-frontato un altro grave terremoto che gli aveva portato via tutto. Ma noi siamo sempre qui. Lavoriamo e andiamo avanti. Come ha fatto lui”.

CRONACHE DEL SISMA:NORCIA

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PRIMO PIANO

A Roma, la Casa San Giuseppe dell’O-pera Don Guanella si occupa di per-sone affette da disabilità intellettiva.

Un impegno delicato e importante di cui ci parla il Direttore Generale, don Pino Vene-rito.“Mettersi al servizio del progetto di vita dei nostri ospiti richiede professionalità, compe-tenza, sacrificio e, soprattutto, amore e pas-sione. Ogni giorno ci impegniamo a stabilire con loro un rapporto costruttivo, con ottimi risultati che ci spingono a puntare ad ulterio-ri traguardi”.L’Opera Don Guanella, con le sue diverse sedi, è come una grande famiglia da quasi 100 anni…“Sì, il nostro fondatore, Don Luigi Guanella, è vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecen-to e si è sempre impegnato nel campo della disabilità mentale, un problema emergente in quell’epoca. Oggi, a distanza di quasi un secolo dalla fondazione della nostra Casa, cer-chiamo di far rivivere ogni giorno il carisma e l’impegno di Don Luigi Guanella”.La crisi di cui si sente spesso parlare non ha risparmiato il Sistema Sanitario italia-

no. Come fate ad occuparvi dei bisognosi nonostante i gravi ritardi con cui vengo-no onorate le convenzioni?“Noi siamo convenzionati con la Regione Lazio, che ci garantisce una retta a fronte del nostro impegno per curare chi ci viene affidato. La retta è sempre la stessa dal 2001 e purtroppo non basta a coprire i costi che richiede una corretta riabilitazione per i no-stri ospiti, per cui già da qualche anno i nostri bilanci si chiudono perennemente in corso. A questo proposito vorrei ringraziare tutti i benefattori che ci sostengono con il loro aiuto e ci permettono di colmare almeno in parte questo deficit”.Malgrado le difficoltà, riuscite ad orga-nizzare molte iniziative…“Sì, per esempio il Presepe vivente itinerante o la festa di Carnevale, che è occasione di ritrovo per gli abitanti del quartiere. È molto bello vedere i nostri ragazzi divertirsi con i bambini mascherati! Poi organizziamo anche la Passione Vivente e la Mamy Run, una corsa competitiva e amatoriale, ormai giunta alla sesta edizione, che si svolge in prossimità del-la Festa della Mamma. All’interno del nostro

Attori di successo a Los Angeles!

A Roma siamo andati in

visita alla casa San Giuseppe

dell’Opera don Guanella:

alcuni ospiti disabili

intellettivi protagonisti di

un film

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centro si tiene anche una festa che definiamo “conclusiva”, dove i gruppi che hanno par-tecipato ai laboratori possono presentare il lavoro svolto durante l’anno”.Vi siete impegnati anche in campo cine-matografico: qui è stato girato un film, “Ho amici in Paradiso”!“Ebbene sì! Nel 2015 ricorrevano i 100 anni dalla morte di Don Luigi Guanella e volevamo trovare un modo originale per celebrarli. In quel periodo frequentava il nostro centro un giovane regista che, vedendo recitare i ragaz-zi del laboratorio teatrale, ha avuto l’idea di raccontare con un film questo nostro “angolo di Paradiso”. Per la prima volta un gruppo di disabili ha affiancato degli attori professio-nisti in un cast cinematografico, cosa che ha suscitato una grande curiosità…tant’è vero che gli organizzatori del XII Film, Fashion and Art di Los Angeles hanno voluto anche il nostro film nel palinsesto della presentazione della notte degli Oscar! Non solo: sono stati chiamati a partecipare all’evento anche i no-stri ragazzi! Quella sera sono stati loro le vere star di Hollywood e noi cosiddetti “normali” abbiamo fatto solo da accompagnatori”.

UNA RIABILITAZIONE GLOBALE

Con il Direttore Sanitario di Casa San Giuseppe, Simonetta Magari, commentiamo il tipo di terapia fornita: “Nel nostro centro si svolge una riabilitazione globale mirata a soddisfare i bisogni fisici e, soprat-tutto, intellettivi dei nostri ospiti. In questo senso, più che di riabilita-zione, per loro si dovrebbe parlare di “abilitazione”, perché li aiuta ad esprimere le potenzialità represse a causa dei loro deficit. Quindi, per ogni paziente un’équipe multidisci-plinare mette a punto un progetto riabilitativo personalizzato che sia in grado di soddisfare tutte le sue esigenze”.

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L’EVENTO

www.expodental.it

Expodental Meeting, unica rassegna fie-ristica ad essere organizzata dall’Asso-ciazione Industriale di riferimento del

settore, è lo specchio dell’Industria dentale italiana: una realtà apprezzata in tutto il mondo per la sua eccellenza. A dirlo, presen-tando la nuova edizione che si terrà a Rimini dal 18 al 20 maggio, è la presidente UNIDI Gianna Pamich Sanzin Torrisi, imprenditrice, a capo di una nota industria fornitrice di prodotti per il settore sanitario.Presidente, ci può anticipare le novità principali di Expodental 2017?“Fra le numerose proposte in fiera, senza dub-bio la novità di quest’anno è EXPO3D, l’area dedicata al digitale: si tratta di un format assolutamente nuovo, pensato per aiutare il professionista a farsi una cultura a 360° sul digital workflow affiancando merceologia e cultura. L’obiettivo è quello di favorire la crescita professionale promuovendo una maggiore digitalizzazione dello studio e del

laboratorio, attraverso la formazione offerta dai massimi esperti accademici, professionali e aziendali del settore. Le aziende metteranno a disposizione di EXPO3D le proprie tecnolo-gie digitali, suddivise in tre macro-aree: dai macchinari per l’acquisizione dell’immagine ai software di modellazione CAD, fino ai di-spositivi per la realizzazione dei manufatti con tecnologia additiva, passando per i mate-riali. Un’opportunità tanto per i visitatori, che potranno farsi un’idea completa dell’offerta digitale proposta dall’industria, quanto per gli espositori, che avranno a disposizione una vetrina aggiuntiva dove dare visibilità ai loro prodotti. Oltre ai workshop delle aziende, nella sala congressuale principale si svolgerà un intenso programma scientifico per fare formazione sul tema, in collaborazione con i principali esperti accademici e con le Associa-zioni del settore: ci saranno la Key-Stone per approfondire Digital Dentistry Society, AIOP, il Digital Group del San Raffaele, ANDI, AIO,

Luogo di incontro, cultura e formazione

La presidente UNIDI Gianna Pamich

ci descrive l’edizione 2017

a Rimini, fra novità e

internazionalizzazione: è il polo del

dentale in Italia

Photo: Giulia Manelli per Bee Free

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ANTLO, la Rochester University”. L’Expo ha anche uno spazio social…“In crescita: oltre ad ANDI Onlus, Emergency, Smile Mission, Overland, quest’anno ci saran-no San Patrignano e la Fondazione Francesca Rava. Ogni anno UNIDI fa un focus su una di queste associazioni e quest’anno al centro c’è San Patrignano: ogni espositore ha la possibilità di donare uno o più prodotti per la loro clinica dentale al termine della manife-stazione”.Può farci un quadro della situazione nel settore dentale?“Il settore si sta evolvendo, e anche la nostra Associazione: ci aspettiamo che Expodental Meeting continui ad essere lo specchio di questo cambiamento. L’anno scorso abbiamo lavorato molto bene ed è stato un successo, abbiamo avuto modo di vedere l’interesse dei visitatori per la manifestazione e per gli eventi scientifici e culturali, e la soddisfazione delle Aziende. Da lì in poi abbiamo lavorato nell’ottica di migliorare e far crescere la ma-nifestazione, puntando sull’innovazione”. Che cosa si aspetta per il futuro?“Per il lungo termine, l’obiettivo è di far sì che Rimini diventi il polo del dentale: è in questo senso che si stanno rivolgendo i nostri sforzi per coinvolgere le Associazioni scientifiche e sociali del settore. Non si tratta solo di allar-gare la forbice di eventi che si svolgeranno

a Rimini nella settimana di Expodental, o di riunire i principali stakeholders del settore in modo da creare un polo decisionale, ma di fare sistema e creare un momento di incon-tro e aggregazione per tutti. Già quest’anno la collaborazione con ANDI è stata ancora più intensa. Stiamo lavorando per portare il congresso dell’Accademia Italiana di Conser-vativa a Rimini nel 2018, insieme ad ANTLO, AIOP, AIO e col Ministero della Salute”.Expodental si può a buon titolo conside-rare l’erede italiano di IDS? “IDS è una fiera mondiale di enormi dimen-sioni, dove si trovano tutti e dove è possibile vedere tutto: per noi sarebbe irragionevole mirare a emularla, o paragonarci ad essa. Diciamo che se a IDS si può vedere tutto il

dentale, a Expodental Meeting si può vedere il meglio. È anche il senso dell’evento che abbiamo pensato per il giovedì, Colonia parla italiano, in cui Maurizio Quaranta e Renzo Revello presenteranno le principali novità del settore che si sono viste a Colonia”.Differenze e caratteristiche?“Expodental Meeting rispetto a Colonia - ma rispetto a un po’ tutte le fiere del dentale nel mondo - ha una specificità: è organizzata di-rettamente dall’industria, tramite la sua As-sociazione di riferimento. Quindi, pur essendo una fiera internazionale, ha un’identità è molto spiccata, è fortemente legata all’eccel-lenza del Made in Italy. Da non dimenticare per altro che in Europa l’industria dentale italiana è seconda solo a quella tedesca”.

ALTA FORMAZIONE CULTURALE E SCIENTIFICA: IL PROGRAMMAIntenso il programma scientifico e culturale, ricco di eventi clinici ed extra-clinici dedicati a tutte le figure professionali che ruotano attorno al dental care. Tutti e tre i giorni l’Accademia per lo Sviluppo Imprenditoriale dello Studio Dentistico offre corsi sul management e sulla comunicazione in ambito odon-toiatrico, rivolti sia ai titolari che alle varie figure professionali dello studio. Allo scopo di favorire l’incontro tra espositori e operatori, è stato ideato un evento ad hoc: giovedì mattina 18 maggio, dopo un’introduzione sui principali trend del set-tore emersi a Colonia, le Aziende presenteranno le loro novità a una platea di operatori, distributori e agenti. Grazie alla collaborazione con GISOS, il Gruppo Italiano Studio Osteointegrazione e OsteoSintesi, e con l’International Piezosur-gery Academy, venerdì 19 due eventi accreditati ECM dedicati alla chirurgia rigenerativa e alla riabilitazione dei tessuti mascellari superiori. Sabato 20 continua la formazione per gli odontoiatri, con un corso dedicato al trattamento soggetti fragili tenuto da SIOH, la Società Italiana di Odonto-stomatologia per l’Handicap, con il patrocinio di ANDI. Il sabato è anche il giorno per gli igienisti dentali, con un evento di parodontologia non chirurgica accreditato ECM, e per gli assistenti di studio odontoiatrico, con un seminario scientifico-culturale sui comportamenti costruttivi dell’ASO in implantoprotesi e tecniche CAD-CAM.

Nelle foto, Fabio Velotti, Presidente Promunidi e Gianfranco Berrutti, Vice Presidente UNIDI e Presi-dente IDEA (International Dental Exhibition Africa)

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L’INTERVISTA

Per approfondire la materia odontoia-trica, nello studio dentistico di Ancona Gorrieri-Proietti (uno dei primi ad ave-

re la certificazione di Qualità nelle Marche) incontriamo il prof. Oliviero Gorrieri che oltre ad essere esperto di settore insegna da anni a livello internazionale avendo un board all’Università di Chicago, uno alla Università di Parigi e molti altri riconoscimenti.La nuova frontiera della cura oggi non è più fare il dentista e basta: ci sono specia-lizzazioni come quella geriatrica che im-plicano attenzione a 360° per il paziente fragile….“I tempi sono cambiati in modo radicale. L’odonstomatologia in particolare è una fra le branche che nel complesso pianeta della Medicina più si è diversificata in dodici super specializzazioni. Con la mia equipe mi occupo da oltre 25 anni della odontostomatologia geriatrica: sono il presidente nazionale della SIOG prima e unica società accreditata da 18 anni al Ministero. Siamo in un settore di pres-

sante attualità perché l’allungamento della vita media della popolazione ha comportato anche problemi prioritari relativi alla qualità della vita”.A tale proposito... come si fa per l’anziano fragile, per coloro che non possono muo-versi da casa?“Nelle Marche abbiamo vinto una battaglia importante, già 15 anni fa, grazie ad ammi-nistratori illuminati, lungimiranti ed esperti. Abbiamo infatti creato e fatto funzionare un Servizio di Assistenza Domiciliare Odontoia-trica (ADO) riservato a chi ha diritto, ossia ai pazienti inseriti nell’istituto ADI (non autosuf-ficienti). Il paziente può chiamare direttamen-te o attraverso il medico curante o il caregiver la centrale ADI che informa il sistema ADO e fa scattare dal presidio sanitario l’equipe medica, formata dall’odontoiatra, l’assistente, se necessario anche il meccanico dentista e l’igienista dentale, che visitano il paziente a domicilio. Una visita odontoiatrica completa a norma CE, che risparmia, a chi più ne ha

Intervista al prof. Oliviero Gorrieri,

fra tecnologia, multidisciplinarietà,

fiducia ai giovani: “Siamo i migliori”

Odontoiatriageriatrica e futuro

www.studiogorrieri.it

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a cura di Luca Guazzati

bisogno, lo strapazzo e spesso lo choc di re-carsi dal dentista…. Un progetto esportato in diverse regioni come Toscana Umbria e Emilia Romagna…”La tecnologia avanza e i macchinari ri-chiedono aggiornamento continuo e una cultura di ultima generazione fra digitale, nanotecnologie, microscopi e collegamen-ti in rete….“La complessità della Medicina contempora-nea è proprio qui: aumentano a dismisura i collegamenti fra diagnosi e terapia al contem-po con l’evoluzione continua dei dispositivi e dei macchinari a sostegno. Insieme a Radiolo-gia ed all’interventistica robotassistita per ciò che concerne la chirurgia forse proprio questo settore è il più avanzato in tal senso. Attual-mente il più importante congresso di Rimini che riunirà illustri medici e studiosi di livello internazionale, è tutto dedicato alla odontoia-tria digitale…”Si parla di multidisciplinarietà della cura, della sempre più stretta correlazione con scienza dell’alimentazione e con l’approc-cio psicologico di chi va dal dentista...“Un altro dei problemi che riguarda da vicino la preparazione e la competenza del dentista di oggi: parliamo infatti di confrontarci quoti-dianamente con le problematiche concernenti il distretto orale del paziente. Un microcosmo come la bocca contiene milioni di sensori che ci offrono la percezione dell’esterno, dal contatto familiare e di protezione, la mam-mella della mamma, alla necessità di nutrirsi senza pericoli, ai sapori di ciò che ingeriamo: così, la paura del dentista è una delle fobie ineluttabili dell’essere. Ecco perché il medico deve prendersi carico del paziente a 360° so-prattutto saper gestire le sue ansie oltre che le patologie. Facciamo un esempio pratico: la protesi. Oggi non abbiamo più la necessità di prendere un calco dell’arcata dentale, evitia-mo problemi di rigetto, claustrofobici, mate-riali a rischio deglutizione. Presa l’impronta ottica, abbiamo addirittura all’interno del no-stro studio la possibilità di riprodurre tutta la

bocca in 3D, studiare senza errori l’intervento da fare e la realizzazione del manufatto pro-tesico, attivando il laboratorio senza alcuna contaminazione batterica dovuta a trasporti esterni e tagliando drasticamente i tempi; non è infrequente che il paziente da quando entra alla fine del lavoro perde solo un’ora di tempo. Ed è solo l’inizio di un processo che può migliorare grazie alle tecnologie sempre in via di evoluzione”..Secondo la sua esperienza internazionale i dentisti italiani come sono valutati?“Semplicemente come i migliori. Vede, io ho l’incarico di rappresentare l’Italia fra i medici cattolici d’Europa, quindi conosco bene la realtà internazionale. In questo campo l’Italia spicca, siamo più bravi. La qualità dell’Odon-toiatria italiana è all’avanguardia perché abbiamo l’Andi che si occupa dell’istruzione e della qualificazione dei nostri giovani medici, a tutti i livelli, cosa che all’estero non avviene. L’altro fattore qualificante è poi la capacità imprenditoriale dei dentisti di casa nostra: da noi la competenza professionale si sposa ma-gnificamente nel pubblico e nel privato, men-tre altrove esiste solo il sistema pubblico. Ciò spinge a investimenti continui, aggiornamenti on line, competitività di mercato, soprattutto - il che è sicuramente positivo – ad un equilibrio ottimale nel rapporto qualità prezzo a tutto favore del paziente”.E il SSn? “Ha una mission diversa. In Italia abbiamo un mix fra il SSN che si occupa di certe fasce dell’odontoiatria, mentre alcune specializza-zioni sono trattate dal professionista privato”. Come saranno i dentisti del futuro: come giudica i giovani allievi che state forman-do?“Ho una grande fiducia nei giovani. Fra tante cose storte che vediamo, i giovani che stanno studiando hanno tutto a disposizione: mezzi, cultura, volontà e intelligenza. Sanno attende-re, sacrificarsi, approfondire. Se non riescono la colpa è di chi li dovrebbe ben formare. In questo anche le istituzioni hanno primarie responsabilità. Per quanto concerne la nostra regione il livello raggiunto dall’Università Politecnica delle Marche è di assoluto rilievo nazionale, essendo terza nella speciale classi-fica degli atenei scientifici. A Medicina poi, in particolare, sono di elevata qualità e validità i corsi di Laurea in odontoiatria ed igiene dentale”.

Sopra il prof. Oliviero Gorrieri,nella pagina a fianco il medico durante una visita al microscopio digitale del cavo orale di una paziente

“Ho molta fiducia e stima nei confronti dei giovani allievi, sanno approfondire e sacrificarsi”

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SORRISI

Il Progetto IDeA© di ANDI consiste nel sensibilizzare, aggiornare e formare i Dentisti associati ad una maggior

“compliance” ed attenzione alla salute del Paziente - non solo del cavo orale ma dell’intero organismo suggerendo e mettendo in pratica strategie atte ad individuare e prevenire altre patologie sistemiche. L’European Oral Health Day voluto dal CED - Consiglio Dentisti Europei, che rappresenta oltre 350.000 dentisti di 30 paesi in Europa - negli ultimi anni ha sempre promosso la salute orale come parte integrante della salute globale e la figura del dentista come prima sentinella di gravi patologie metaboliche e sistemiche: in tal senso sono state sviluppate alleanze importantissime con le rappresentanze europee delle professioni sanitarie (in primo luogo il CPME che rappresenta i Medici, ma anche il PGEU per i Farmacisti, FVE per i Veterinari e EFN per gli Infermieri) che stanno portando ad esprimere posizioni comuni e forti. Oggi anche le Istituzioni Europee ormai riconoscono nel dentista

un professionista indispensabile alla tutela della salute in ogni fascia di età e ad ogni livello sociale…Le malattie croniche rappresentano una delle principali sfide per il benessere delle popolazioni: esse sono causa di oltre il 60% dei decessi nel mondo. Le più frequenti malattie croniche (malattie polmonari, cardiovascolari, cancro e diabete) non sono prerogativa dei paesi industrializzati: ad esse vanno infatti ricondotte l’80% delle morti nei paesi ancora in via di sviluppo. Il rapporto OMS 2006 ha riassunto questi aspetti indicando nelle strategie di prevenzione lo strumento chiave per la lotta alle malattie croniche, alle complicanze e alle morti ad esse correlate. Sono sempre maggiormente evidenti, così come per altre malattie croniche, i rapporti tra le malattie cardiovascolari, il diabete e gli stili di vita (in particolare con l’alimentazione, l’attività fisica, ed il fumo). Sulla base di queste considerazioni appare chiaro che l’odontoiatra possa svolgere un ruolo importante non solo nella tutela della salute orale dei pazienti, ma anche nella collaborazione sul counseling per la

Aldemiro Mimmo AndreoniVicePresidente Vicario ANDI Marche

Dentisti ANDI e Progetto IDeA©

Aggiornamento professione e impegno per affrontare le più diffuse malattie croniche. A cominciare dal diabete

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promozione di stili di vita appropriati e nella diagnosi di altre patologie nel soggetto non consapevole delle proprie patologie: va menzionato il recente richiamo avanzato da alcuni Autori statunitensi riguardo la possibilità di promuovere l’identificazione, nel setting dello studio odontoiatrico, di soggetti diabetici non consapevoli del loro stato. I soggetti con malattia parodontale, ipertensione, eventuale ipercolesterolemia e familiarità diabetica avrebbero dal 27 al 53% di possibilità di essere a loro volta diabetici. Poiché l’odontoiatra è lo specialista più frequentemente consultato dagli Italiani, appare sensato suggerire che, oltre agli interventi di prevenzione che normalmente attiva nei confronti dei biofilm orali e delle malattie oro-dento-parodontali, l’odontoiatra sia pronto a fornire informazioni sanitarie ed a suggerire ai propri pazienti la promozione di stili di vita appropriati (molto in questo senso è stato fatto, ad esempio per la cessazione dell’abitudine al fumo e molto potrebbe essere fatto per altri fattori, quali l’alimentazione e l’attività fisica).

Il Diabete Mellito è una delle più importanti malattie croniche: a livello mondiale si prevede che il numero di persone con diabete passerà da 382 milioni del 2013 a 592 milioni nel 2035; in Europa l’aumento previsto sarà da 56 a 70 milioni entro il 2035. Il trend di questa malattia, che si ipotizza causi ogni anno 1.250.000 vittime, appare in netta crescita. E’ una malattia estremamente diffusa e gravata da invalidanti complicanze e mortalità: molti pazienti diabetici possono, per molti anni, non essere consapevoli del loro stato e pertanto non seguire alcuna terapia. I sintomi possono essere anche per lunghi periodi di tempo non avvertiti dal paziente: classicamente vengono descritte la polidipsia, la poliuria, la perdita di peso non spiegabile. Frequentemente il sintomo d’esordio è rappresentato da una delle principali complicanze del diabete (retinopatia diabetica, nefropatia diabetica, vasculopatie, infarto, ictus e malattia parodontale) Le iniziative di diagnosi precoce favoriscono il controllo e l’evoluzione della malattia ed oggi esiste un diffuso consenso nel considerare che nel diabetico la parodontite sia più prevalente e decorra in modo più grave rispetto al soggetto non diabetico. La terapia parodontale non solo determina il miglioramento della situazione orale anche nel soggetto diabetico ma probabilmente contribuisce al raggiungimento di un miglior controllo glicemico. Poiché il numero di persone affette da diabete è destinata ad aumentare i dentisti possono svolgere un ruolo importante nella diagnosi precoce e per aiutare le persone con diabete a gestire adeguatamente la loro condizione. Un appropriato protocollo di mantenimento al termine della terapia parodontale consente nei diabetici di ottenere, in termini di assenza di recidive, risultati simili a quelli ottenibili nei non diabetici.

Per questo motivo l’ANDI - Associazione Nazionale Dentisti Italiani ha ideato, promosso ed organizzato una serie di incontri formativi teorico-pratici affinché i propri Associati, aumentando le conoscenze delle più importanti patologie sistemiche, applicando innovative tecniche di comunicazione ed informazione, dotandosi di un minimo di piccole attrezzature diagnostiche, possano intercettare precocemente le suddette patologie o almeno informare i Pazienti su ottimali stili di vita e periodici controlli della propria salute generale.Questi corsi di formazione ed aggiornamento tenuti da affermati relatori specialisti in malattie cardiovascolari, diabetologia e scienze della nutrizione, affiancati da esperti in comunicazione, vertono sulla motivazione dei pazienti e sulla rilevazione, nel corso della visita odontoiatrica, dei parametri di pressione arteriosa sistemica e sulla determinazione della glicemia, mediante sfigmomanometro elettronico da braccio e glucometro con strisce reattive. Tali valori (da controllare in successivi appuntamenti terapeutici!) registrati in cartella clinica (unitamente all’anamnesi medica, le abitudini alimentari e annotazioni circa lo stile di vita) saranno utilissimi al Dentista ANDI per praticare terapie più sicure ma soprattutto per dare informazioni, consigli e suggerimenti di prevenzione per la salute dell’intero organismo: va da sé che eventuali parametri alterati di pressione arteriosa o di glicemia maggiormente motiveranno il Dentista ANDI ad una “presa in carico con richiami periodici” nonché prescrivere visite più approfondite dal Medico di Famiglia o

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L’EVENTO

Per il Cenacolo Odontostomatologico Italiano - Associazione di Odontoiatria Generale incontriamo la presidente

Maria Grazia Cannarozzo, al suo terzo man-dato presidenziale, una delle poche donne in campo medico e odontoiatrico alla guida di una società scientifica. Una delle sfide più importanti per i dentisti, oggi, è fare rete per valorizzare le competen-ze e migliorare, attraverso gli accreditamenti tra pari e la formazione, le opportunità pro-fessionali.In questo contesto si inserisce la visita della Presidente del COI – AIOG nazionale, dott.ssa Cannarozzo, nella sede del COI-AIOG Centro-Adriatico di Ancona per approfon-dire le tematiche dei protocolli operativi/organizzativi relativi ai requisiti minimi nor-mati dallo Stato Italiano, di quelli ulteriori normate dalle Regioni e di quelli europei che prevedono di livellare in alto i requisiti minimi previsti dagli Stati membri e di cui le Società Scientifiche non potranno non tener conto. Peraltro la visita della Cannarozzo avviene in un particolare periodo temporale, grazie al positivo link comunicazionale recente-mente attuato con il Servizio Sanità Regione Marche che, in tema di accreditamento isti-tuzionale ha previsto l’aggiornamento della materia anche in relazione alla formazione ECM e con cui il COI-AIOG Centro Adriatico ha assicurato la piena disponibilità per una

costruttiva collaborazione finalizzata alla definizione delle regole del sistema concer-nenti il comparto odontoiatrico e dell’odon-toiatria specialistica.Al riguardo il COI AIOG nazionale, proprio in aderenza alla propria mission istituzionale, già da tempo ha proficuamente avviato i requisiti di accreditamento di eccellenza, secondo un protocollo standard che prevede anche l’erogazione di un corso ECM, per le strutture autorizzate e accreditate e con in essere accordi contrattuali che erogano pre-stazioni LEA a nome per conto e a carico del S.S.N. e Fondi Integrativi del S.S.N. (sistema per il miglioramento della qualità, debito informativo e flussi informativi, la tutela della privacy etc.).

Formazione e prevenzione, una missione

Chi è COILa Dott.ssa Maria Grazia Cannarozzo ricopre la carica dal 2010 di Presidente Nazionale del Cenacolo Odontosto-matologico Italiano, Società Scientifica Nazionale e Provider Ecm. Professio-nalità e competenza sono mantenute attraverso l’aggiornamento continuo con partecipazioni, anche in qualità di relatore, a corsi nazionali nelle varie discipline odontoiatriche. Il Cenacolo Odontostomatologico nasce nel 1987 a Milano su iniziativa di un gruppo di odontoiatri con lo scopo di sviluppare iniziative scientifico - culturali capaci di riflettere lo stato concreto dell’evoluzio-ne dell’odontoiatria.COI-AIOGPiazza Michelangelo Buonarroti, 2295126 CataniaIl DirettivoGiampaolo Avanzini Federica Demarosi Luigi Occhiuzzi Segretario Claudio Marletta TesoriereSanto Cordovana Consiglieri Giampaolo Aquino Luigi Luchetta Gaetano Conte Alessandro Cipollina Domenico Strati Sonia Simonelli Angelo Coin Probiviri Filippo Bambara Gabriele Crivellenti Pietro di Natale

La dott.ssa Maria Grazia Cannarozzo

a cura del dott. Filippo Bambara

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INGEGNERI IN CORSIA

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Lorenzo LeograndePresidente AIIC

Sempre più richieste in Sanità sono le competenze specifiche in tema di innova-zione tecnologica. E sempre più richiesti sono i professionisti che garantiscano un’adeguata introduzione e un governo di tecnologie che condizionano fortemente qualità e sicurezza delle prestazioni sanitarie. L’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC), rappresenta una categoria che si distingue non più per il fattore di novità ma per competenza specifica.

www.aiic.it

I numeri del convegno nazionale di Geno-va, per l’Associazione Italiana Ingegneri Clinici, parlano da soli: 1150 iscritti, 100

aziende con oltre 500 delegati. Un trend di partecipazione in forte crescita che ogni anno testimonia l’interesse manifestato non solo dagli associati ma anche da istituzioni, azien-de, operatori del settore e della Sanità in ge-nere attorno ai temi approfonditi e alle rifles-sioni proposte da una categoria il cui ruolo è davvero ormai insostituibile. In particolare se parliamo delle camere operatorie, della diagnostica, dei dispositivi medici la cui tec-nologia è sempre più sofisticata, complessa, digitale quando non addirittura robotizzata.Presidente Leogrande, nel corso del con-vegno annuale di Genova si è parlato di automazione e robotica, forse gli esiti estremi dell’innovazione tecnologica…“L’ingegnere clinico ma direi l’intero nostro settore è al centro di un interesse in continuo aumento che ci spinge ad andare avanti. Una formazione continua per essere sempre all’avanguardia è sempre stato il nostro prin-cipale obiettivo associativo. In particolare, automazione e robotica sono due temi estremi

ma molto attuali, perché stanno assumendo un peso sempre maggiore nell’ambito dell’or-ganizzazione delle strutture ospedaliere. La robotica è stata introdotta anni fa nelle sale operatorie, ma nei prossimi anni ci attendono soluzioni che cambieranno radicalmente la pratica clinica e l’assistenza, anche domicilia-re. Sono scenari a cui dovremo abituarci, per questo era doveroso parlarne. E per questo dobbiamo essere pronti…”Si è anche tenuta un’interessante tavola rotonda sul tema della comunicazione…“Sì, l’AIIC sta affrontando molto seriamente il tema della comunicazione perché ne ha colto l’importanza. Questa prima tavola rotonda ha offerto diversi spunti e aumentato in noi la convinzione che anche l’innovazione tecnologi-ca debba essere comunicata in modo corretto, cosa che non sempre avviene. Noi possiamo e dobbiamo contribuire a veicolare le giuste informazioni”.Fra gli ospiti illustri a Genova, incontria-mo Maria Chiara Carrozza, presidente GNB (Gruppo Nazionale di Bioingegneria, altro settore dell’ingegneria di cui si parla molto. Come rappresentante delle Istitu-

Ingegneri clinici a Genova “Abituarci al futuro”

Andrea Fisher

Luigi Boggio

Maria Chiara Carrozza

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Sempre più richieste in Sanità sono le competenze specifiche in tema di innova-zione tecnologica. E sempre più richiesti sono i professionisti che garantiscano un’adeguata introduzione e un governo di tecnologie che condizionano fortemente qualità e sicurezza delle prestazioni sanitarie. L’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC), rappresenta una categoria che si distingue non più per il fattore di novità ma per competenza specifica.

www.aiic.it

zioni, può dirci se ci sono novità nell’am-bito del sistema socio-sanitario che ri-guardano la figura dell’ingegnere clinico?“L’ingegnere clinico è fondamentale per svilup-pare l’innovazione tecnologica a beneficio dei pazienti, quindi il nostro lavoro punta a ren-dere consapevoli i vertici del sistema sanitario pubblico e privato dell’importanza di ade-guare le strutture organizzative alla sfida che pone la gestione delle nuove tecnologie: è per questo negli organici non dovrebbe mancare la figura professionale dell’ingegnere clinico. Come Presidente del Gruppo Nazionale di Bio-ingegneria, sono qui per dire che l’insieme dei nostri ricercatori non dovrebbero costituire solo un mercato per imprese esterne, ma un luogo dove sviluppare le innovazioni, creando anche nuovi posti di lavoro. Vorrei che il GNB divenisse un serbatoio di idee da cui le aziende potrebbero attingere, o almeno fosse coinvolto nella valutazione dei progetti imprenditoriali del settore bio-medicale”. Se la diciassettesima edizione del conve-gno nazionale degli ingegneri clinici ha avuto un nuovo straordinario successo sia di pubblico che di partecipazione delle aziende dell’indotto ospedaliero e tecnico in genere, il merito, va dato atto, è del responsabile organizzativo della parte scientifica e culturale dell’AIIC, l’ing. Andrea Fisher. A lui domandiamo se in-novazione e tecnologia avranno un ruolo fondamentale nel futuro dell’ingegneria clinica…“Sì, è per questo che abbiamo in programma

di discutere di tutti i progetti futuri che le Isti-tuzioni stanno approntando basandosi sullo sviluppo tecnologico. Importantissimo sarà il ruolo della persona, dato che il paziente è il vero fruitore dell’innovazione tecnologica. Tratteremo inoltre argomenti cruciali come la gestione delle apparecchiature e l’interazione tra ingegnere clinico, ambiente sanitario e di-rigenze delle aziende ospedaliere”. Nella figura dell’ingegnere clinico si rea-lizza proprio il connubio tra competenza medica e ingegneristica…Esatto. L’ingegnere clinico è chiamato a fare da trait d’union tra la sfera sanitaria, rappre-sentata da medici e dirigenti, e la componente tecnologica apportata dalle aziende. L’inge-gnere clinico è l’anello di congiunzione che deve rendere fluente e fruibile tutto il processo

di innovazione.Infine, fra le diverse istituzioni presenti a Genova, abbiamo parlato con la branca di Confindustria più vicino alla professione di ingegnere clinico: la parola a Luigi Bog-gio (Presidente Assobiomedica)“Le imprese del dispositivo medico sono stret-tamente connesse alla figura dell’ingegnere clinico, quindi la presenza di Assobiomedica al Convegno Nazionale AIIC è ormai una costan-te. Noi qui portiamo i nuovi trend di mercato e alcuni indicazioni sul modo in cui le imprese si preparano ad affrontare la sfida dell’in-novazione tecnologica, soprattutto in chiave di “rivoluzione digitale”. La vita media di un nostro prodotto dura circa 3 anni, è per questo che abbiamo sempre l’obbligo di guardare al futuro!”

Successo e “numeri” per il XVII convegno

nazionale AIIC: parla il presidente Lorenzo Leogrande

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Tutte le università dovrebbero esse-re “su misura” e on line. Non basta: anche aperte e aggiornate verso

un mondo del lavoro in continua muta-zione e a livelli internazionali. Questo il messaggio del presidente di Unipegaso Danilo Iervolino. Siamo andati a trovarlo (una delle sedi prestigiose è a Roma, in piazza Mattei) perché troviamo interessante il messag-gio che da tempo lancia non solo ai suoi studenti ma anche alle istituzioni. “L’università telematica purtroppo viene a volte vista come un juke box: un autoap-prendimento dove lo studente sceglie una materia e nel chiuso di una stanza si impat-ta – è il caso di dire – con una formazione rigida e distante. Non è assolutamente così: si entra attraverso una piattaforma dove si

incontrano persone, si dialoga con i docenti e si è accompagnati attraverso un percorso formativo con metodo, spiegato dai tutor, si crea un ambiente di formazione interattiva attraverso dei tools quali community chat e videoconferenze, mentre gli esami, tutt’ora, sono de visu, davanti al professore, in una delle 65 sedi Pegaso sparse nelle maggiori città d’Italia, proprio per venire incontro ad una logica che apparentemente cozza con l’idea di università telematica, virtuale Inve-ce l’esame viene sostenuto di persona, nella sede universitaria più vicina. Così Unipegaso diventa l’università a km zero. L’università prossima, vicina al cittadino. Stiamo forman-do giovani con la valigia o con il vassoio in Italia? Purtroppo i migliori devono partire e cercare all’estero le opportunità più adatte alla propria cultura, altri devono adeguarsi

FORMAZIONE

Università open: si cambia

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invece a fare i camerieri in patria perché non trovano sbocchi lavorativi idonei alle compe-tenze acquisite.... Allora, voglio dire a tutti: occorre vivere sempre di slancio, avere fiducia in se stessi, non avere paura del fallimento, sicuramente non mollare: ma soprattutto continuare a studiare e formarsi. Bisogna co-struire e formarsi quello che viene chiamato know how per sé: avere un proprio bagaglio formativo, prima o poi non solo serve ma fa la differenza. Sempre”.Ma secondo la sua esperienza l’università italiana è indietro?“Non lo dico io. Lo dicono i numeri. L’OCSE ci ha bacchettato, ci vede fanalino di coda nel rapporto laureati rispetto alla popolazione. Eppure l’Italia è la culla della cultura mon-diale: ciò si deve all’idea tradizionale di una università diventata troppo autoreferenziale. Per questo spero che quello universitario sia il settore che possa avere più grande sviluppo possibile. E per questo Pegaso cerca di esse-re una università nuova. Dobbiamo capire, soprattutto i giovani devono capire, che l’innalzamento culturale va di pari passo con il benessere di un Paese. Per questo dico che bisogna spingere sulle politiche per un’univer-sità open”.Open in che senso?“Non esiste solo il rapporto docente-studente. Per esempio ci sono gli ex studenti, le forze sociali, politiche ed economiche che scelgono di convenzionarsi con noi e di strutturare dei percorsi ad hoc. Quindi corsi che diventano personalizzati ed arrivano a casa dello stu-dente, cuciti come un abito su misura. Una formazione fatta apposta per manager, pro-fessionisti, consulenti del lavoro, per le forze di polizia come per gli avvocati. Così i corsi su misura diventano immediatamente spendi-bili, attuali. Mentre negli atenei tradizionali si studia su un libro, ad esempio un testo di

diritto del lavoro che dopo tre mesi diventa vecchio, superato ed obsoleto per il repentino mutamento delle norme cui assistiamo con-tinuamente, nell’università telematica quel pezzettino di testo superato, viene cancellato dal sistema e corretto dal docente stesso. E’ la modernità che si fa spazio e raggiunge, con la contemporaneità della formazione on line, tutti e in qualsiasi luogo”.Pegaso è l’università che con i suoi nume-ri, registra da diversi anni una crescita esponenziale notevole, in controtenden-za. Danilo Iervolino, come presidente di Pegaso, è l’imprenditore che ha lanciato la formula dell’Università telematica “su misura” in Italia. Ma il messaggio è anche più complesso…. “L’Università sta diventando più democratica. Si rivolge ad un pubblico sempre più ampio, dando una opportunità, a tutti i suoi iscritti, non solo di ingresso ma anche di risultato. Secondo quella tecnica detta di scaff holding, di impalcatura a sostegno. Nel solco del ‘life long learning’ l’università telematica ha un ruolo preciso: non vuole solo formare giovani e aiutarli ad entrare nel mondo del lavoro ma anche coloro che vogliono manutendere o

convertire le loro competenze. Quindi corsi a 360° sia per giovani che per imprenditori che ambiscono all’industria 4.0 o specialisti del digitale o chi vuole investire semplicemente nella formazione continua, per le professioni e per tutti i lavoratori. Faccio un esempio che riguarda proprio l’employability della nostra formazione, ossia la possibile occupazione im-mediata appena terminati gli studi. Parliamo di industria e futuro. In Germania le politiche di formazione per l’industria 4.0 le adottaro-no cinque anni fa… Sanno che la formazione ricopre un ruolo fondamentale: allora anche noi dobbiamo recuperare questo ritardo e questo gap con altri Paesi, bisogna convertire un lavoro che risulta essere sempre meno manuale e sempre più intellettuale. Bisogna altresì convertire le mentalità degli imprendi-tori e dei professionisti a fianco degli impren-ditori. C’è un ecosistema che oggi dev’essere animato da nuova cultura. E questa deve par-tire dall’università. Noi di Pegaso cerchiamo di dare le basi ai giovani proprio per compor-re quei curricula in linea con l’industria 4.0: saranno pronti al futuro”.

Luca Guazzati

In ottica internazionale, la formazione dev’essere “su misura”. Il messaggio del presidente di UniPegaso, Danilo Iervolino

www.fiduciariamarche.it

Valerio VicoPresidente Fiduciaria Marche

Francesco De BenedettoProcuratore Fiduciaria Marche

I componenti del Cda della Fiduciaria Marche: Pietro Giugliarelli, il presidente Valerio Vico e Ma-rio Giugliarelli

Federico BarbieriProcuratore Fiduciaria Marche

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SOCIETÀ E FUTURO

“Le fiduciarie si candidano al ruolo di amministratori di patrimoni perché sono istituzioni autorizzate, trasparenti, le-

galmente operanti nell’ordinamento italiano e soggette in qualunque momento della loro operatività al vaglio del giudice italiano”.Al convegno di Roma dedicato alla legge “Dopo di noi” (112/2016) che vede le Fidu-ciarie protagoniste, il presidente Michele Cattaneo dell’Assofiduciaria ha così sotto-lineato l’importante e delicato nuovo ruolo di tale istituzione nell’ambito applicativo: questo il tema al centro del convegno di stu-dio organizzato da Assofiduciaria in colla-borazione con l’Istituto Luigi Sturzo. La sen. Annamaria Parente, relatrice della legge, ha ricordato l’iter complesso che ha portato all’atteso riconoscimento del ruolo delle Fiduciarie e la valenza assoluta dell’istituto dell’affidamento fiduciario. Per le famiglie dei disabili gravi, una soluzione e una garan-zia senza precedenti… che mai prima si era presentata, neanche attraverso la formula

del trust.“Le Fiduciarie rappresentano oggi - ha commentato il presidente Valerio Vico di Fiduciaria Marche - gli unici soggetti abilitati legalmente e trasparentemente ad ammini-strare beni per conto terzi in forma impren-ditoriale”.La nuova disciplina individua quattro diversi strumenti idonei a proteggere gli interessi dei soggetti con disabilità grave: le polizze di assicurazione; il trust; i vincoli di destina-zione di cui l’art. 2645-ter del codice civile e, infine, i “fondi speciali, composti di beni sot-toposti a vincolo di destinazione e discipli-nati con contratto di affidamento fiduciario” (art. 1, c. 3, l.n. 112/2016).Le società fiduciarie intendono assumere il compito di amministrare i fondi speciali destinati a garantire i bisogni specifici delle persone con disabilità grave che restino pri-ve del sostegno familiare.I fondi speciali sono a loro volta costituiti da beni che le famiglie intendono lasciare al di-

L’applicazione della legge

potrebbe muovere circa

16 miliardi di euro per

assicurare latutela di

disabili gravi

Dopo di noi: il ruolo delle società fiduciarie

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONEDott. Valerio Vico - Presidente e AD

dott. Mario Giugliarelli - Consigliere e ADdott. Pietro Giugliarelli - Consigiere e AD

PROCURATORI OPERATIVIdott. Francesco De Benedetto

(senior trust consultant)

dott. Federico Barbieri(senior insurance consultant)

ORGANIGRAMMA

Scriveteci alla mail [email protected]

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sabile e sono quindi sottoposti a un vincolo di destinazione, oltre ad essere disciplinati con contratto di affidamento fiduciario. La legge Dopo di noi introduce questo con-tratto, ma non lo disciplina.Per questo, Assofiduciaria ha elaborato un nuovo modello contrattuale per l’ammini-strazione fiduciaria dei fondi speciali, così da permettere ai potenziali affidanti (le famiglie dei disabili o chi ne ha la tutela) di rivolgersi alle società fiduciarie con sicurezza.Il contratto, interamente disciplinato dal di-ritto italiano, prevede un’autonomia decisio-nale ristretta in capo alla società fiduciaria e fonda invece il fulcro decisionale sui “garan-ti” - sia per le attività economico-giuridiche che per le attività medico-sanitarie - che avranno la responsabilità delle scelte nell’in-teresse del disabile grave. Ma a questo punto viene spontaneo chieder-si quali cifre potrebbe movimentare l’entrata in vigore della “Dopo di Noi”.La risposta, per difetto, è circa 16 miliardi di euro. Dai più recenti rilievi statistici fatti dall’ISTAT sulla popolazione italiana, infatti, riferiti dal Presidente Giorgio Alleva alla 11° Commissione “Lavoro, Previdenza sociale” del Senato ad aprile dello scorso anno, le persone con disabilità in Italia, accertate dal-la legge 104/92 sono circa 3,2 milioni, fra gli individui con più di sei anni di età, di cui 2,5 milioni di anziani.Fra questi, la maggioranza sono donne (70,1%) contro il 30,8 degli uomini. Ma il dato che corrisponde alla legge “Dopo di Noi” che riguarda la “disabilità grave” è mol-to più ristretto: infatti secondo tali rilevazio-

ni, si riconosce “grave” il disabile che ha ma-turato il diritto all’indennità di accompagno, ossia nel 2014, 1.858.440 persone. Di questi si prendono in considerazione solo chi ha di-sabilità non riferibili alla vecchiaia. Studi più approfonditi, incrociati con i dati del censi-mento, inducono ad includere nella platea dei potenziali destinatari della legge “Dopo di Noi” solo i disabili gravi al di sotto dei 65 anni che hanno perso i genitori (38mila) e quelli (89mila) che vivono con genitori an-ziani, per un totale di 127mila persone. Ma appare interessante e da includere anche il numero dei disabili gravi che perderanno tutti i familiari entro cinque anni (12.600). Pertanto il numero finale rilevante ai fini di una stima di movimento economico causato dalla “Dopo di Noi” riguarda circa 139.600 persone. Si vede dunque quanto la legge 112/2016 diventi più che necessaria.Ora, da un semplice calcolo, stabiliamo che alcuni di loro abbiano un genitore, che possa lasciare al figlio la casa per garan-tirgli un futuro di sopravvivenza e di cure. Il bene immobile, avrà un valore medio di 120mila euro (stima per difetto). La pensio-ne d’invalidità e alcuni risparmi dei genitori previdenti, dovrebbero permettere inoltre l’accantonamento preventivo di circa 50mila euro affinchè il figlio non autosufficiente abbia un fondo spese minimo di autososten-tamento… (Una fiduciaria potrebbe anche gestire un fondo speciale a favore di più disabili a cui i genitori conferiscono casa, liquidità e lavoro).Ma non tutte le famiglie possono disporre sia della casa che di una cifra di almeno

50mila euro. Diciamo che il numero com-plessivo si riduce di un terzo abbondante? Dunque, nel nostro calcolo prudente, la cifra complessiva che si ottiene dalla mol-tiplicazione di un valore medio di 120mila euro (la casa) più 50 mila (il sostenta-mento), per 139.600 persone meno un terzo è il seguente: 139.600-1/3= 93000 X (120.000+50.000)= 15.810.000.000. Ossia poco meno di 16 miliardi di euro. In sostanza la “Dopo di Noi” può muovere un’intera economia in favore della tutela delle persone disabili gravi, del loro futuro e delle possibili cure che evidentemente darebbero lavoro a tantissime persone, a livello medico, sociale, associativo aprendo opportunità di assistenza, sedi, strutture, ap-parecchiature, nuove professionalità.

Nelle foto il tavolo di presidenza a Roma ed una fase dei lavori che hanno visto l’approfondimento della Legge “Dopo di Noi”

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RICERCA

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Avere le proprie staminali a disposi-zione diventa sempre più importan-te. Non buttare il proprio patrimonio

biologico non è cosa da sottovalutare. Ma nel momento in cui sempre più spesso si sente citare il beneficio che recano la Biobanca e le cellule staminali, non tutti sanno che stiamo parlando di trapianto autologo. Siamo andati a trovare nel laboratorio di San Marino la dott.ssa Luana Piroli, direttore generale di In Scientia Fides.Molti sostengono che il trapianto autolo-go sia poco efficace pur trascurando che

ad oggi riguarda il 59% dei trattamenti con l’utilizzo di staminali….“Proprio di questo parla la pubblicazione scientifica pubblicata sul Blood Cancer Jour-nal; studio che dimostra l’importanza del trapianto di staminali proprie in linfomi a cellule T, ricerca che evidenzia il beneficio del trattamento e raggiunge ottimi risultati”.Di cosa stiamo parlando?“Di una malattia molto grave che ad oggi è difficilmente aggredibile, anche con le terapie convenzionali. Il linfoma a cellule T periferi-che (PTCL) comprende un gruppo di malattie

Che cos’è il trapianto autologo?

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Chi è Luana PiroliDal 2008 è Direttore Generale di In Scientia Fides, la bioban-ca sanmarinese che si occupa di raccogliere in tutta Italia e crioconservare le cellule sta-minali provenienti dal cordone ombelicale. Si occupa di educa-zione e divulgazione sanitaria attraverso i Family Day che, organizzati nel contesto della biobanca In Scientia Fides, sono dei momenti di confronto e condivisione con quanti sono incuriositi dal mondo delle cel-lule staminali.

ematologiche maligne rare e eterogenee, ca-ratterizzate da un decorso aggressivo. Il linfo-ma è la forma più comune di tumore maligno ematologico, o “cancro del sangue”, nel mon-do. Nel loro insieme, i linfomi rappresentano il 55,6% di tutti quelli del sangue”.Cosa sta facendo la ricerca scientifica e dove sta indirizzando lo sguardo?“Accanto agli studi basati su trattamenti che-mioterapici, sono stati condotti negli ultimi anni diversi studi clinici sul ruolo del trapian-to autologo con staminali emopoietiche in questi pazienti”.Ma dove si trovano le staminali emopoie-tiche e cosa significa trapianto autologo?“Le staminali emopoietiche si trovano nel mi-dollo osseo, nel sangue cordonale e in piccola quantità nel sangue periferico.Trattamento autologo significa con cellule staminali pro-prie”.Quindi averle a disposizione è importan-te in caso di necessità?“Certamente, averle immediatamente a dispo-sizione è importante in quanto il loro utilizzo autologo cresce sempre di più; è il nostro pa-trimonio biologico!”Lo studio che prima ha citato di cosa si occupa?“In quella pubblicazione vengono presentati i dati di follow up di 111 pazienti con età me-dia 49 anni monitorati per circa 5 anni dopo il trapianto autologo di staminali; quasi tutti in stadio avanzato di malattia”.

Il ricorso alle staminali emopoietiche per sconfiggere il Linfoma a cellule T. Intervista con la dott.ssa Piroli di In Scientia Fides

Come hanno fatto ad ottenere le loro sta-minali emopoietiche?“Non avendole a disposizione (le staminali si raccolgono al momento della nascita dal sangue cordonale) hanno dovuto sottoporre i pazienti a “mobilizzazione” per ottenere le staminali necessarie al trapianto autologo attraverso un farmaco. Su 111 solo 75 pa-zienti sono riusciti a completare lo studio (coloro che non sono riusciti a completarlo è perchè dopo il trattamento chemioterapico hanno avuto una recidiva precoce). Di questi 75 pazienti il 39% ha completato il percorso mantenendo una remissione da malattia; vi-sta l’aggressività della patologia è un ottimo risultato”.Un risultato importante…“Si. Questi dati, uniti ai risultati di altri studi clinici pubblicati in anni precedenti, fanno pensare che cicli intensivi di chemioterapia seguiti da trapianto autologo di cellule sta-minali emopoietiche, possano essere una valida strategia come terapia di prima linea in pazienti affetti da linfoma a cellule T peri-feriche”.Contro il linfoma, dunque, le staminali….“Le staminali sono il nostro patrimonio bio-logico, la loro capacità rigenerativa ci aiuta durante la nostra vita. Non disperdere questo patrimonio è impor-tante. Ecco perché raccogliere le staminali da cordone ombelicale alla nascita è fondamen-tale!”.

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RICERCA&INNOVAZIONE

A colloquio con il nostro esperto Cesare Ivaldi

La mano e il polso sono sicuramente le par-ti del corpo che più muoviamo e che più ci servono. Per questo sono soggetti a stimoli di ogni tipo e quindi ad usura prima e più di ogni altra articolazione. Quando iniziano i dolori occorre prima conoscere le cause e poi diagnosticare la cura. La struttura sche-letrica è costituita da ossa carpali (polso) metacarpali e falangi. Le ossa del polso sono tenute unite da legamenti, tendini e nervi che scorrono nella loro guaina con membra-na sinoviale e da una serie di tanti muscoli che consentono i movimenti, la stabilità e la flessibilità. Una fascia di tessuto fibroso (reti-nacolo) tiene uniti e mantiene in posizione i tendini permettendo la flessione in qualsiasi posizione. (Tunnel Carpale)

ALCUNE DELLE PRINCIPALI PATOLOGIE che possono colpire la mano sono:- Tenosinovite stenosante- Dito a scatto- Tunnel carpale

TENOSINOVITE STENOSANTE DEL POLLICE (DE QUERVAIN)Irritazione della guaina dei tendini a livello dei loro punti di passaggio al di sopra dello stiloide radiale. Il processo flogistico che in-teressa la guaina sinoviale, con il movimento del pollice e lo scorrimento dei tendini, risve-glia la sintomatologia dolorosa. La cura con l’ozono infiltrato in modo non invasivo, ad effetto antinfiammatorio con ossidazione ed ossigenazione sul liquido sinoviale ha messo in evidenza la sparizione totale del dolore con un buon scorrimento dei tendini nella guaina

DITO A SCATTOInceppamento nel movimento di flessione ed estensione di un dito, causato da un nodulo tendineo, che provoca uno scorrimento diffi-coltoso del tendine all’interno della sua guai-na. Questo nodulo può rimanere impigliato ad alcune zone fibrotiche situate alla base dell’articolazione metacarpo-falangea deter-minando uno scatto in fase di flessione ed estensione. La cura con l’ozono infiltrato in

modo non invasivo, con effetto antinfiamma-torio – ossidante ed ossigenatorio, ha messo in evidenza la riduzione o sparizione del no-dulo tendineo con conseguente acquisizione del movimento.

TUNNEL CARPALECompressione del nervo mediano nel suo punto di pas-saggio sotto il lega-mento all’interno del canale del car-po. Tale sindrome è

caratterizzata da parestesie e dolori localiz-zati alla superficie palmare delle prime quat-tro dita. La sintomatologia dolorosa spesso risale lungo l’avambraccio estendendosi a volte fino alla spalla. La terapia antinfiamma-toria ad ozono infiltrato in modo non invasi-vo, non dolorosa, ad effetto ossidante ed os-sigenatorio, ha evidenziato una cura efficace per riduzione del dolore ed a volte risolutiva con acquisizione del movimento di chiusura ed apertura della mano.

Il trattamento con terapia intensiva SORAZON ad onde soniche pressorie, radio-

frequenze ionizzanti ed ozono, ha messo in evidenza risultati terapeutici soddisfacenti a volte risolutivi con sparizione totale del do-lore su un alto numero di pazienti trattati dal 2003 ad oggi.

Essendo non invasiva, non dolorosa, si consi-dera una terapia indicata per il trattamento delle

patologie dolorose della mano.

LA MANO Sintomi dolorosi

> ARTROSI > INFIAMMAZIONI ARTICOLARI > TRAUMI

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COLONNA DORSALE - artrite - artrosi - discopatie - dolori crolli vertebrali - traumi contrattivi, contusivi

COLONNA LOMBARE SACRALE- artrite - artrosi - discopatia - radicolite - sciatalgia - sacroileite - lombalgia - colpo della strega - traumi contrattivi, contusivi - dolore trauma coccige

SPALLA- artrite - artrosi - periartrite scapolo omerale - cu�a rotatori - tendinopatia calci�ca - sovraspinato - CLBO - acromion claveare - borsite sad - calci�cazioni - brachialgia - lussazione - lesione muscolo tendinea - traumi contrattivi, contusivi

GOMITO - artrite - artrosi - epicondilite (gomito tennista) - traumi contrattivi, contusivi

POLSO- artrite - artrosi - rizartrosi - tendinite- traumi contrattivi, contusivi, distorsivi

MANO - artrite - artrosi - tunnel carpale - dito a scatto - metacarpalgia - traumi contrattivi, contusivi

ANCA - artrite - coxartrosi - coxalgia - pubalgia - lussazione - necrosi testa femore, ovalizzata

COSCIA/GAMBA- traumi contrattivi, contusivi - ematomi

GINOCCHIO - artrite - gonartrosi - meniscopatie degenerative - lesioni legamenti - sinoviti - traumi distorsivi, contusivi - cisti di baker

CAVIGLIA - artrite - artrosi - traumi distorsivi, contusivi- lesioni - calci�cazioni tendine d’achille

PIEDE - artrite - artrosi - talloniti - tarsalgie - speroni calcaneari - metatarsalgie - alluce valgo - sesamoidi - neuroma di Morton - tendinite - fascite plantare - trauma contusivo

PATOLOGIE VARIE - artrite reumatoide - artralgia - tendinite tenosinovite - calci�cazioni - borsiti - sinoviti periostite - ritardi di consolidazione ossea

26 senzaetàwww.sstefano.it

26 senzaetà

Le Marche a breve saranno teatro della prima Scuola Europea di formazione per l’utilizzo della strumentazione ro-

botica nella Riabilitazione. La Robotic Rehabilitation Summer School R2S2 si svolgerà per 6 giorni, dal 5 al 10 di giugno e vedrà circa 30 medici specialisti in riabilitazione provenienti da tutto il mondo che raggiungeranno la sede Santo Stefano di Porto Potenza per acquisire competenze e professionalità, appunto, nell’utilizzo dei più moderni macchinari nella riabilitazione.I soggetti coinvolti sono lo stesso Santo Stefano, come partner ospitante, l’ESPRM - European Society of Physical and Rehabi-litation Medicine, la UEMS Unione Europea dei Medici Specialisti in Riabilitazione, la SIMFER, la SIRN, l’Università Politecnica del-le Marche UNIVPM e con la collaborazione di altre istituzioni scientifiche internazionali.Il programma, molto intenso e diversificato, prevede giornate residenziali a Porto Poten-za Picena (con lezioni di teoria presso l’Au-ditorium del Santo Stefano), formazione sul campo utilizzando realmente i macchinari, attraverso vari setting nella struttura.

Una giornata sarà realizzata presso l’Univer-sità in Ancona nei laboratori della Cattedra di neuro riabilitazione, mentre un’altra gior-nata sarà dedicata anche all’utilizzo delle apparecchiature di studio del movimento e della postura di cui il Santo Stefano è dotato, come è dotato appunto di queste molteplici apparecchiature robotiche. Le strumentazione utilizzate per la for-mazione sul campo saranno numerose, dall’esoscheletro Ekso, al ReWalk, dall’Erigo all’Amadeo, e poi le innovative modalità di Realtà Virtuale e di terapia riabilitativa ed occupazionale anche a distanza.Nella esemplificazione e discussione delle indicazioni cliniche verranno utilizzate le ampie esperienze cliniche acquisite dal Santo Stefano su pazienti, per rendere più efficace il momento formativo ed il confron-to tra i docenti ed i discenti: sono infatti coinvolti come Tutor molti operatori del Santo Stefano.Questa Scuola Internazionale, che è la prima esperienza in tal senso in tutta Europa, potrà approfondire anche il legame che intercorre tra robotica, tecnologia e pratiche diagno-

Al Santo Stefano una scuola di formazione internazionale per l’utilizzo delle più moderne tecnologie riabilitative

E’ la prima esperienza in tal senso

in tutta Europa.Il Gruppo Santo Stefano

Riabilitazione ha da alcuni anni fatto la precisa scelta di

potenziare il proprio parco tecnologico

dotandosi delle migliori tecnologie sul piano

internazionale per offrire ai propri pazienti

l’opportunità dibeneficiarne attraverso

l’uso delle strumentazioni più innovative

SOCIALE

27senzaetà

stiche e terapeutiche della riabilitazione, nonché la loro continua innovazione in re-lazione alle evidenze dei risultati ottenibili con queste nuove metodiche.In tal senso il Gruppo Santo Stefano Riabi-litazione ha da alcuni anni fatto la precisa scelta di potenziare il proprio parco tecno-logico dotandosi delle migliori tecnologie sul piano internazionale per offrire ai pro-pri pazienti l’opportunità di beneficiarne attraverso l’uso delle strumentazioni più innovative ed oggi è stato scelto come vera e propria “palestra” particolarmente avanzata in questo settore. “Lo spettro di utilizzo nella riabilitazione della robotica e delle nuove tecnologie – dice il dottor Alessandro Giustini, presidente della commissione ESPRM e componente del Comitato Scientifico Santo Stefano - è una re-altà concreta ed in rapidissima espansione: è necessario sviluppare un numero sempre maggiore di programmi innovativi integran-do le competenze degli Operatori (Infer-mieri, Fisioterapisti, Logopedisti, Psicologi, Terapisti Occupazionali) e dei Medici con le potenzialità sempre più ampie di queste

apparecchiature, e stimolare la ricerca sulla base delle esigenze di cura dei pazienti”. “La criticità attuale è principalmente di formazione ed integrazione tra conoscenze mediche e bioingegneristiche: c’è una gran-de necessità di migliorare la formazione e la conoscenza condivisa tra tutti i professio-nisti impegnati nel settore”.La R2S2 promuove un approccio innovativo residenziale e teorico/pratico con l’obiettivo di costruire una conoscenza omogenea e condivisa a livello internazionale attorno a queste applicazioni avanzate, nel quadro dell’approccio basato sulle evidenze e sulle crescenti esperienze cliniche realizzate dai migliori Centri di Riabilitazione in tutta Europa.

A partire da lunedì 22 maggio le RSA marchigiane del Gruppo Santo Stefano (Abitare il tempo di Loreto, Residenza Dorica e Residenza Anni Azzurri Conero di Ancona, Santa Maria in Chienti di Montecosaro, Casa Argento di Fossombrone) organizzano un ciclo di incontri per aiutare il famigliare ad affrontare la quotidia-nità nell’assistenza alla persona anziana. “Le fatiche di chi cura”, questo è il titolo del ciclo di incontri formativi che si terranno presso la residenza Santo Stefano ‘Abitare il tempo’ di Loreto, è indirizzato ai caregiver e incentrato sulle difficoltà quotidiane nell’assistenza all’anziano. Chiedere aiuto, imparare a mette-re dei confini, prendersi cura del proprio benessere, sono solo alcuni dei consigli per uscire dall’isolamento e dalla solitudine, informarsi sulle risorse e sui servizi disponibili sul territorio. Gli incontri rappresentano momenti di condivisione di indicazio-ni e suggerimenti su come relazionarsi con l’anziano e sopravvi-vere alla ‘fatica’ dell’assistenza. Si stima possano essere oltre 3,3 milioni in Italia, nel 55% dei casi donne, i caregiver famigliari che si prendono cura di un parente anziano.

Gli incontri ‘Le fatiche di chi cura’Il ciclo di tre incontri, che si terranno dalle ore 14.00 alle 18.00 presso la residenza “Abitare il Tempo”, intende focalizzare l’at-tenzione su alcune strategie da adottare per costruire relazioni umane che garantiscano la miglior assistenza all’anziano. La dot-

LE FATICHE DI CHI CURALe RSA marchigiane del Gruppo Santo Stefano organizzano un ciclo di incontri per aiutare il famigliare ad

affrontare la quotidianità nell’assistenza alla persona anziana. Gli incontri indirizzati ai caregiver si terranno presso la residenza Santo Stefano ‘Abitare il Tempo’ di Loreto nei giorni di lunedì 22 maggio, lunedì 5 e 19 giugno.

toressa Anna Maria Melloni, direttore della Fondazione Leonar-do, aiuterà a comprendere e riflettere sulle dinamiche che si in-staurano tra l’anziano, il suo congiunto e l’intero nucleo familiare che si occupa della sua cura e assistenza.

1° INCONTRO – lunedì 22 maggioAssistere al domicilio: le difficoltà che affrontano le famiglie2° INCONTRO – lunedì 5 giugnoParlare con la demenza: spunti pratici per non perdere la rela-zione3° INCONTRO – lunedì 19 giugnoLe strategie da adottare quando la relazione con la famiglia si complica, la gestione dello stress emotivo

Ciascun incontro inizierà con la proiezione di alcune sequenze di film nelle quali verranno presentate delle situazioni verosimili, nelle quali i partecipanti saranno chiamati ad immedesimarsi e a proporre possibili comportamenti e strategie da adottare.Il percorso formativo è rivolto agli assistenti sociali, educatori e infermieri professionali, medici, psicologi e tutti coloro che ope-rano a vario titolo nell’ambito dell’assistenza e cura della per-sona fragile. La partecipazione al workshop prevede il rilascio di crediti formativi ECM per tutte le figure professionali aventi diritto, oltre agli assistenti sociali della regione Toscana.

LE RESIDENZE SANTO STEFANO Le strutture marchigiane Santo Stefano fan-no parte del Gruppo Kos che in Italia opera attraverso un network di oltre 50 residenze sanitarie assistenziali (RSA) distribuite fra Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana e Veneto.

RESIDENZA ANNI AZZURRI CONERO SS 16 via Flaminia km 293 n. 326/A 60020 Ancona - Tel. 071 2180111 [email protected]

RESIDENZA ABITARE IL TEMPO Via S. Francesco D’Assisi, 56 60025 Loreto (AN) - Tel. 071 75066 [email protected]

RESIDENZA CASA ARGENTO Via Saffi, 12 - 61034 Fossombrone (PU) Tel. 0721 716161 [email protected]

RESIDENZA DORICAVia Primo Maggio, 152 Ancona località “Baraccola Sud”Tel. 071 [email protected]

Residenza Santa Maria in ChientiContrada Cavallino- 62010, Montecosaro (MC)Tel. 0733 [email protected]

SantoStefanoRIABILITAZIONE

SOCIALE

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senzaetà28

COOSS e CNA si impegnano così formalmen-te per diffondere la cultura del Welfare nelle aziende. Ma perché fare welfare è così importante oggi?Purtroppo, a causa di risorse pubbliche li-mitate, molte famiglie non trovano adeguati supporti: nidi e scuole materne, interventi educativi, servizi di formazione e inseri-mento occupazionale, aiuto domestico, assistenza per familiari anziani o non auto sufficienti, di cui, molto spesso, è necessario sostenere direttamente le rilevanti spese.Il Welfare aziendale è un fondamentale stru-mento “integrativo” alle politiche di inter-vento sociale pubblico; le aziende possono farsi carico di spese sociali e assistenziali tali da migliorare la vita dei propri dipendenti e dei loro familiari.La possibilità, da parte delle aziende, di of-frire servizi e interventi sociali ai propri di-pendenti è disciplinata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi; negli anni, si è costante-mente evoluta in favore di tutte le parti.

Con le Leggi di Stabilità 2016 e 2017, si è estesa anche ai servizi di educazione e istru-zione, per la frequenza di ludoteche e centri estivi e invernali, per l’assistenza ai familiari anziani o non auto sufficienti.Tutto ciò fa si che il welfare aziendale rap-presenti un effettivo intervento di supporto, integrativo alle politiche sociali pubbliche primarie, con rilevanti vantaggi per le im-prese e i loro dipendenti.Il convegno in oggetto pertanto rappresenta un autentico momento di confronto in cui un soggetto erogatore di servizi come COOSS, un’importante associazione come CNA, le imprese, gli esperti e i cittadini si incontra-no su un terreno comune per costruire le migliori condizioni possibili di vita per i sog-getti agenti sul territorio.In occasione dell’incontro infatti COOSS e Sistema CNA firmeranno un accordo che prevede l’attivazione di una convenzione a favore degli iscritti CNA per l’erogazione di servizi attraverso WELFIE, una piattaforma innovativa studiata da COOSS proprio “fare

COOSS e CNA un’intesa per fare Welfare! Un importante evento per parlarne

a cura di Nicolò Scocchera

Sappiamo che le aziende sono fatte di persone e che le persone sono risorse importanti di cui prendersi cura tutti i

giorni. Per questo COOSS – Cooperativa So-ciale Onlus - ha creato WELFIE, un servizio che offre alle aziende pacchetti di servizi di cura e assistenza personalizzati per i propri dipendenti, collaboratori e partner. Gli ambiti serviti sono tantissimi - educativo, domestico, ricreativo, socio sanitario, psico-logico - in modo da offrire all’utente un’assi-stenza a tutto tondo.Ma come funziona WELFIE? L’azienda che desidera investire sul Welfare può acquisire dei pacchetti sotto forma di “WELFIE BOX”

che ogni dipendente potrà usufruire e perso-nalizzare secondo le sue esigenze.Ogni pacchetto di WELFIE può includere:SERVIZI PER I FIGLI - Baby sitter, asili nido e tutto ciò che può consentire ai bambini di crescere sereni, studiare al meglio a scuola o a domicilio, essere assistiti nel tempo libero o fare esperienza di studio o lavoro all’este-ro!SERVIZI PER LE COPPIE - Che si abbia biso-gno di un collaboratore domestico, di un me-diatore familiare o di uno psicologo, WELFIE ha studiato collaborazioni ad hoc con specia-listi qualificati e personale di alto livello.SERVIZI PER GLI ANZIANI O PER PERSO-

www.welfie.care29senzaetà

Welfare aziendale”. La stipula rappresenta il segno tangibile dell’evoluzione nel modo di fare impresa che COOSS e CNA perseguono e accolgono.

ANCONA - SEDE CNA19 MAGGIO 2017

In occasione dell’evento COOSS e CNA hanno invitato tra i relatori esperti sui temi del Welfare, dell’impresa con-temporanea e del mondo dell’eroga-zione dei servizi. Ecco chi potrete ascoltare:STEFANO DI NIOLA, responsabile nazionale CNA Relazioni SindacaliFILIPPO OLIVELLI, giuslavorista dell’Università di MacerataALESSANDRO CIGLIERI, politiche di welfare, referente COOSS MarcheANDREA SCOCCHERA, Vice Presidente COOSS MARCHEModera l’incontro Marzio Sorrentino Responsabile Sindacale CNA Provin-ciale.

senzaetà

www.europamultiservice.it30

QUALITÀ

Fra i numerosi e molteplici investimenti fatti dalla Europa Multiservice nel settore della sanificazione della bian-

cheria in Sanità, colpisce il grado avanzato di automazione e tecnologia delle macchine di ultima generazione.“Sono macchinari a controllo numerico, dalle separatrici alle grandi centrifughe, alle pie-gatrici, dalle stiratrici alle confezionatrici, in grado di impiegare materiali diversi e ricono-scere i capi trattati, tutte tecnologicamente all’avanguardia. Provengono non a caso dalla Germania, leader mondiale in questo segmen-to di mercato – ci spiega il titolare Eugenio Rapini – Sono un po’ il nostro fiore all’occhiel-lo. Senza di loro non si potrebbe trattare il volume di lavoro che stiamo facendo quoti-dianamente, aumentato anche per quantità e per numero da quando c’è l’emergenza sisma. Queste macchine permettono di rispondere alle due caratteristiche richieste da un’azien-da come la nostra: velocità e qualità”. In effetti sono questi i valori aggiunti per una lavanderia industriale di tale livello come la Europa Multiservice, ormai attiva su tutto il centro Italia al servizio di un va-

sto territorio, che va dalle regioni Marche, Abruzzo ed Emilia Romagna fino a Umbria Lazio e Toscana. I passaggi “meccanici” del capo che arriva da lavare e viene riconsegnato sanificato alla fine del percorso, sono tanti: appena scari-cato in sacchi, viene avviato su tapis roulant. separato in cestone a seconda che si tratti di lenzuola, federe, coperte o altro, e che siano di cotone, lana o altro, fino ad arrivare alle grandi lavatrici centrifughe. Poi il pezzo viene appeso e trasportato su canalette aeree. Di qui il capo arriva alla stiratura e piegatura che avviene in macchi-nari in piano, dove ad alta automatizzazione e con una velocità straordinaria, si arriva al confezionamento finale e al trasporto di riconsegna. “La certificazione di qualità, ISO 14065 che abbiamo da anni, ci impone dei severi e con-tinui controlli non solo sulla sanificazione in atti per tutto il percorso e su ogni singolo passaggio, tanto che la mano dell’uomo non tocca mai la biancheria pulita, in ambiente quindi già sanificato; ma anche con controlli a campione che periodicamente accertano

TECNOLOGIA TEDESCA PER UN PULITO ITALIANO

Ingenti investimenti alla Europa

Multiservice: la Scienza

del Pulito ha il certificato

di Qualità

31senzaetà

il grado qualitativo di tale processo, ossia il grado di pulito. Per questo noi adoperiamo una tipologia di lavaggio che non possiamo certo denominare “normale”, come si farebbe in casa: dai gradi della temperatura dell’ac-qua all’impiego di detersivi speciali, fino al trattamento delle acque del risciaquo. Tutto è sotto controllo della certificazione di Qualità che da ultimo misura perfino la cari-ca batterica prima e dopo il trattamento di sanificazione. Nulla è lasciato al caso ”.Fra gli obiettivi da raggiungere nel 2017 per Europa Multiservice, c’è l’acquisto di un

nuovo grande macchinario di ultima gene-razione per completare l’automazione della prima parte del percorso: la separazione dei capi di biancheria. In sostanza, a regime, l’operatore seleziona il programma a seconda del tipo di bian-cheria da sanificare: la macchina riconosce dimensioni, materiali, colori, avvia il capo al lavaggio programmato, poi basta andare all’ultimo passaggio e ritirare il pulito, im-pacchettato nel cellophane, un film termore-traibile asettico, pronto per l’impiego, con la garanzia della Scienza del Pulito!

Appena scaricato in sacchi, il capo da lavare viene avviato su tapis roulant, separato in cestone a seconda che si tratti di lenzuola, federe, coperte oppure che siano di cotone, lana o altro, fino ad arrivare alle grandi lavatrici centrifughe

32 senzaetà

QUALITA’

Prati curati, fontane zampillanti, fronde leggermente mosse dal vento: lo scor-so 21 aprile alla Casa Grimani Buttari

regnava la consueta pace, eppure non era un giorno qualsiasi. In quella data si è infatti te-nuta la cerimonia di consegna del Certificato Sigillo Qualità Italia Longeva, ottenuto dalla struttura di Osimo, in provincia di Ancona, dopo essersi sottoposta a 5 mesi di ispezioni necessarie per verificarne gli standard quali-tativi raggiunti. L’evento, organizzato presso lo stesso isti-tuto, è stato l’occasione per illustrare quello che è un progetto ancora in divenire: la crea-zione di un modello di valutazione delle RSA valido su scala nazionale. A metterlo a punto ci hanno pensato Italia Longeva – l’associazione dedicata alle te-matiche della terza età istituita nel 2011 dal Ministero della Salute con la Regione Marche e l’IRCCS INRCA – in collaborazione proprio con l’INRCA e con il supporto tecnico di Bureau Veritas Italia. “Nel nostro Paese la po-

polazione invecchia sempre di più. Sono circa 230.000 i letti ospedalieri occupati da pazien-ti anziani, mentre oltre 384.000 posti letto sono messi a disposizione da più di 12.200 presidi residenziali presenti sul territorio nazionale.Eppure, mentre la situazione negli ospedali è costantemente monitorata, quello delle RSA è un mondo trascurato, caratterizzato da eterogeneità dei servizi e scarsa misurazio-ne delle ricadute assistenziali – ha spiegato Roberto Bernabei, presidente di Italia Lon-geva - È ormai evidente che gli ospedali non sono in grado di rispondere adeguatamente all’odierna domanda di assistenza conti-nuativa – ha proseguito Bernabei – Occorre dirigere gli investimenti verso strategie utili a potenziare la domiciliarità e una residen-zialità assistita affidabile: il Sigillo Qualità Italia Longeva va proprio nella direzione di garantire e promuovere le strutture italiane che sono in grado di offrire i migliori servizi. Le Marche sono una delle regioni più longeve

Casa Grimani Buttari: qualità certificata

AD OSIMO LA PRIMA RESIDENZA

PER ANZIANI A RICEVERE IL

SIGILLO QUALITÀ ITALIA LONGEVA

Da sinistra Fabrizia Lattanzio, Gianni Genga, Fabio Cecconi, Massimo Dutto, Roberto Bernabei, Cristiano Casavecchia

33senzaetà

d’Italia, non è un caso che questo percorso inizi proprio da qui”. Difatti la Casa Grimani Buttari è il primo istituto italiano a ricevere questo riconoscimento, cosa che ha riempito di orgoglio le autorità regionali intervenute alla cerimonia di consegna, primo fra tutti il sindaco di Osimo, Simone Pugnaloni. Nel corso dell’evento, moderato da Fabio Cecconi, Presidente della Casa Grimani But-tari, è stato anche illustrato il procedimento che ha portato alla costituzione di una griglia di aspetti da valutare nelle strutture che intendano sottoporsi volontariamente alle verifiche necessarie per conseguire il Sigillo Qualità Italia Longeva: “Siamo partiti dall’analisi dei criteri utilizzati per attestare la qualità delle strutture sanitarie di 15 paesi industrializzati – ha raccontato Francesco Di Stanislao, Direttore dell’ARS Marche – E siamo giunti alla conclusione che, oltre all’ap-plicazione dei percorsi assistenziali, vanno considerati anche altri aspetti fondamentali: la capacità di formulare e mettere in atto progetti volti ad un continuo miglioramento, il grado di umanizzazione dei servizi offerti e la trasparenza, cioè il possesso di strutture informative in grado di comunicare agli uten-ti esterni ogni aspetto della propria attività. Il forte ruolo dei pazienti è una priorità per

mantenere sistemi sanitari focalizzati sulla qualità, insieme alla misurazione di ciò che conta per gli stessi pazienti in termini di ri-sultati”. “Il soddisfacimento dei bisogni dei pazienti e la valutazione della dimensione organizzativa sono i punti cardine su cui è stato stilato un disciplinare composto da 42 indicatori – ha il-lustrato Fabrizia Lattanzio, Direttore Scien-tifico IRCCS INRCA – Esso si basa sull’approc-cio della certificazione ISO 9001-2015 e sulle misure di qualità derivate dagli strumenti di valutazione multidimensionale InterRAI. Oggi si è conclusa con successo la sperimentazione dell’iniziativa presso l’Istituto Grimani Butta-ri – ha proseguito la dott.ssa Lattanzio - ma l’auspicio è che con il Sigillo Qualità Italia Longeva si inneschi un meccanismo virtuoso, che spinga le residenze di tutta Italia a sotto-porsi volontariamente alle ispezioni svolte da un ente terzo certificato che, in questo caso, è stato Bureau Veritas. Questo processo permet-terà di innalzare la qualità dei servizi offerti dalle case di riposo aderenti”. Qualità dei servizi che la Casa Grimani But-tari deve alla professionalità e all’impegno di tutto lo staff che vi lavora, a cui sono andati i più sentiti ringraziamenti del Direttore della struttura, Cristiano Casavecchia. “Oltre al

senso di responsabilità di tutto il personale, il nostro punto di forza sta nella centralità dell’ospite - ha sottolineato Casavecchia – Qui svolgiamo tantissime attività di stimolazione dei pazienti, come animazione, laboratori e gite di gruppo. Inoltre ce ne prendiamo cura sotto tutti i punti di vista, mettendo a loro di-sposizione tanto la parrucchiera quanto il sa-cerdote, per garantire alle persone ricoverate anche un’adeguata assistenza spirituale”.Sono intervenute alla consegna della presti-giosa certificazione anche altre personalità, come il Direttore dell’IRCCS INRCA Gianni Genga, il Communication Manager di Bure-au Veritas Italia Massimo Dutto e Giovanni Santarelli, Dirigente del Servizio Politiche Sociali della Regione Marche che, nel suo intervento, non ha mancato di evidenziare l’impegno che la Regione da anni dimostra nel destinare risorse all’assistenza degli an-ziani nelle residenze post-ospedaliere e nei loro domicili. Ma forse gli ospiti più illustri presenti all’e-vento erano proprio loro: gli anziani ospiti della Casa Grimani Buttari seduti tra il pub-blico. Se la RSA osimana ha ottenuto il Sigillo Qualità, di sicuro lo deve anche alla serenità che traspare dai loro volti.

Elisa Scoccia

Buttari, il battistradaLa prima “casa di riposo” d’Italia certificata. Que-sta è la notizia apparsa sulla stampa. Ma in realtà l’istituto Grimani Buttari non è una semplice casa di riposo. Sta lavorando da anni come esempio, model-lo, battistrada per tutti gli altri, nel raggiungimento della Qualità come concetto esteso, per il migliora-mento della qualità della vita dell’anziano fragile in ambiente assistito. “Si vede appena entri – ha detto il presidente Bernabei di Italia Longeva – al Buttari vengono curati dettagli inimmaginabili, dalle attivi-tà ludiche e ricreative a quelle sociali, dalla specia-lizzazione del personale al cibo, agli spazi verdi, agli odori perfino…”E’ vero: bene ha fatto la direttrice scientifica Fa-brizia Lattanzio dell’Inrca a ricordare gli standard scientifici che fanno la differenza nella ricerca e nel-la sperimentazione, allorchè si parla di progetti per la terza età. Oggi che il futuro è qui, l’innovazione deve entrare in Sanità dalla porta principale. E l’età più fragile è quella dove occorrono maggiori atten-zioni e investimenti. Dove occorre la Qualità.

Luca Guazzati

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ARTE

In una zona nota per la qualità della cal-zatura prodotta ed esportata in tutto il mondo, troviamo una manifestazione che

sposa l’arte alla moda ad alto livello.Protagonisti, la pittrice impressionista Mar-tine Goeyens, presentata dal critico d’arte Roberto Di Paolo della Fondazione Di Paolo che ne cura l’immagine e la Formentini, azienda famosa per la bellezza e l’originalità delle sue scarpe da donna. Un tripudio di colori e di bellezza che sulle tele della Goe-yens fino alle creazioni della Formentini, ha affascinato tanti visitatori per tutto il pome-riggio della frequentatissima passerella di moda. Infatti, fra gli scaffali e le calzature, le opere dell’artista hanno attirato l’attenzione di un vasto pubblico di intenditori che ha sa-puto cogliere al volo l’occasione di spendere bene il tempo di una visita al prestigioso negozio-atelier di Casette d’Ete. “L’evento artistico è stato rilevante – ha detto Roberto Di Paolo – poiché per la prima volta Martine Goeyens ha esposto le sue opere informali, muovendo un interesse sia per la funzione pittorica in sé, strettamente artistica, che per quella di evento mediatico e commerciale, unito all’eccellenza di un prodotto manufatto molto legato al territorio, come lo è la calza-tura per la regione Marche”.“Sono qui per merito della signora Perla che mi ha chiamata a partecipare ad una manifestazione piena di colori, di emozioni e di opere d’arte, perché anche le calzature, quando sono di questo livello, sono piccole opere d’arte”. L’arte informale della Goeyens ha portato

qui una vetrina di colori e di emozioni dav-vero originale. Formentini è un marchio importante come ci spiega la stessa titolare: “Da oltre 50 anni il fondatore e poi i figli, os-sia mio marito con i suoi fratelli, hanno porta-to Formentini ad essere un’eccellenza assolu-ta del made in Italy. L’idea di far sfilare moda e arte insieme proprio qui nel nostro negozio è nata dal mio incontro con Martine, che mi ha colpito molto fin da quando è entrata qui per shopping….”. Chiara Formentini spiega a suo modo que-sto connubio di successo: “Lavoro a Firenze da Ferragamo, un altro simbolo che unisce arte e moda in campo internazionale: penso che proprio questo genere di manifestazioni, anche in un angolo della nostra provincia marchigiana, possa ben rappresentare l’ec-cellenza manifatturiera in grado di esibirsi come opera d’arte, al pari dell’arte nella sua massima espressione”.Di Paolo ha poi presentato un’anteprima scultorea di Martine Goeyens, che ha fatto bella mostra di sé in mezzo alla sfilata di due modelle coloratissime ed elegantissime: la scultura dal titolo “Sta arrivando una vita” rappresenta in modo altrettanto colorato una donna incinta, un prototipo che ha avuto anche la sua versione, molto apprezzata, in bronzo. L’arte ancora una volta dimostra così di non avere confini e la sorpresa di trovare la mostra di un’artista come Martine Goeyens nella splendida cornice del grande negozio di Formentini è stata l’occasione per vivere appieno l’internazionale successo del-la marchigianità.

Quando l’Arte sposa la Moda

Successo da Formentini a Casette d’Ete della mostra

di opere informali di

Martine Goeyens

210x285_Angelica_TiVuoleBene_ROSA_T.indd 1 27/06/16 14:42

IL PODOLOGO

Il presidente AIP Mauro Montesi

www.associazionepodologi.it36 senzaetà

Già nello scorso numero della Rivista abbiamo fatto un cenno all’impegno dell’AIP per la preparazione del XXXI

Congresso. Siamo ora in grado di fornire notizie dettagliate per quanti ritengano utile partecipare. Innanzitutto la data: 19-22 ottobre. Poi la sede: Hotel Casale a Colli del Tronto. La ri-cerca dell’Associazione per rendere disponi-bile una struttura idonea sia sotto l’aspetto della posizione geografica, sia sotto quello dell’attrattiva e della funzionalità della sede, ha pienamente colto l’obiettivo. L’Hotel risponde in pieno alle esigenze e ai desiderata dei podologi. Basti pensare che geograficamente si tratta della sede più comoda e strategicamente la più facile da raggiungere sia dal Nord, come anche dal Centro e dal Sud. L’immagine che ripro-duciamo a fianco fornisce bene la misura dell’incantevole contesto collinare in cui è immersa, senza parlare poi degli spazi inter-ni e dell’ambiente signorile che caratterizza il Resort. Né è da trascurare la vicinanza a Ascoli Piceno (appena 8 km), una delle più note città d’arte, e la prossimità a San Be-

nedetto del Tronto, meta famosa per quanti amano il mare. Piscine interne ed esterne, la beauty farm, i campi da tennis e da calcio completano il quadro di una sede esclusiva nella quale oltre all’impegno scientifico può essere assicurato relax e riposo.Ma occupiamoci del programma formativo che costituisce il fattore più importante e fa unanimemente riconoscere i Congressi dell’AIP come eventi di maggiore efficacia formativa sulla podologia. Non siamo ora in grado di anticipare il programma nei suoi particolari. Sarà utile però sapere che i lavori inizieranno giovedì 19 alle ore 14,30 e finiranno domenica 22 alle ore 12,30. Il pomeriggio di giovedì non sarà, questa volta, occupato da una tavola rotonda, ma verrà affrontato il problema del rapporto podologo-medico di medicina generale, tema di grande rilievo sul quale molto spesso i colleghi si imbattono. A diffe-renza delle precedenti edizioni anche i lavori di giovedì pomeriggio e quelli di domenica mattina avranno una valenza per i crediti ECM, che alla fine risulteranno quindi mag-giori dei precedenti eventi.

XXXI Congresso Nazionale di Podologia

Nelle Marche, a Colli del Tronto, una sede di singolare attrattiva per un programma scientifico di assoluta modernitàe qualità

37senzaetà

L’attenzione del Presidente Montesi, d’inte-sa con il Consiglio Direttivo, è ora rivolta a cinque temi di grande interesse per chi ogni giorno si trova ad affrontare e risolvere le patologie podaliche dei pazienti. Li riportia-mo qui di seguito con l’avvertenza che sono ancora provvisori. Il primo è “il piede dell’anziano” che co-stituisce un argomento estremamente interessante tenuto conto di quanti sono in Italia gli ultrasessantacinquenni (secondo la classificazione ISTAT), ma anche gli ultrano-vantenni e i centenari. Il secondo è il “Piede dello sportivo”. È appena il caso di ricordare, infatti, quanti siano i soggetti che praticano gli sport, a livello agonistico e non, esponen-dosi a particolari pericoli per il piede, fin da bambini. Il “Piede pediatrico”, poi, sarà al centro di un importante workshop. Infatti la podologia non è apprezzabile solo in caso di cronicità, ma soprattutto in termini di prevenzione fin dai primi anni di vita. Un altro tema di assoluta rilevanza, anche per la numerosità dei casi che si presentano, è quello delle “Micosi ungueali”, che verrà trattato in tutti

i suoi risvolti, soprattutto pratici. Infine il quinto tema che sarà al centro del Congresso è quello del “Piede diabetico”. È noto infatti che occorre ridurre il nume-ro delle amputazioni maggiori e minori, individuando strategie innovative rispetto a quelle attuali. La cifra di una media di 7 mila amputazioni ogni anno è assolutamente indegna per un Paese civile come il nostro. Cifra non solo in crescita rispetto agli anni precedenti, ma alla quale, sotto l’aspetto economico, occorre aggiungere quella delle oltre 130 mila giornate di degenza derivanti dalle amputazioni. La normativa esiste già ed è perfettamente rappresentata dal Piano Nazionale della Malattia Diabetica (dicem-

bre 2012), con l’inserimento del podologo nel team diabetologico. È necessario, però, che essa venga concretamente attuata, il che ad oggi non è stato ancora possibile ottenere a livello nazionale. Come già detto, le indicazioni fornite sopra sul programma non sono ancora definitive. Tuttavia esse denotano lo sforzo che l’ As-sociazione sta facendo per individuare gli argomenti innovativi che più possono inte-ressare i podologi nel loro lavoro quotidiano. Una cosa è certa: sono in corso i contatti con i docenti più qualificati, in grado di assicura-re una formazione veramente completa ed utile.

Benedetto Leone

Panoramica della sede congressuale

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“Un Ospedale vivo, concentrato su alcune priorità che ne rafforzano e ridefinisco-no il ruolo all’interno della comunità che

è chiamato a servire”. Questo il new deal della maggiore azienda ospedaliera della regione Marche, l’azienda Ospedali Riuniti, che riscopre oggi la forza della sua quarta “dimensione” ospedaliera, quella dell’Ospedale Oncologico che, dalla frana del 1982 era finito nel dimenticatoio degli anconitani, di una città di una regione.Il direttore generale Michele Caporossi nel presentare il nuovo piano strategico dell’a-zienda, ha disegnato con grande determina-zione, chiarezza e competenza manageriale, un programma ben definito di affermazione, organizzazione e crescita che riporta gli Ospedali Riuniti finalmente ad un livello consono alla sua importanza, rinforzandone l’attrattività.Infatti il contesto di riferimento, che dev’es-sere internazionale, vede una sempre

maggiore affermazione delle reti cliniche territoriali, ovvero di ospedali che lavorano in sinergia offrendo ai cittadini servizi di alta e bassa specializzazione, una attenzione sempre più marcata verso la prevenzione oltre che la cura, un ruolo attivo del paziente e della famiglia nella scelta del percorso di cura e investimenti che sempre più saranno legati ai risultati raggiunti in termini di be-nessere della popolazione. Alla presentazione sono intervenuti il pre-sidente della Regione Marche Luca Ceriscioli e il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi. “Ospedali Riuniti – ha detto Ceriscioli - at-traverso il suo piano strategico, mette in chiaro la propria missione e il proprio ruolo. Un’azienda in grado di dare tutte le risposte ai problemi più importanti che riguardano i marchigiani. Una realtà che dialoga più direttamente con l’Università e quindi un grande centro di formazione con le tecno-

Crescono gli Ospedali Riuniti

Ben 283 nuovi progetti, 40 milioni

di investimenti e 300 assunzioni

per aprirsi, progettare, cambiare

e condividere. Ecco il Piano strategico di

Michele Caporossi

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QUATTRO PUNTI… DI FORZAAprirsi. Gli Ospedali Riuniti intendono rafforzare il proprio ruolo come punto di riferimento di una rete assistenziale regionale, in cui è affidato loro il ruolo di sviluppare la capacità di risposta in termini quali-quanti-tativi dei servizi ad alta specializzazione come il Dipartimento di Emergenza-Urgenza, la cardiochirurgia, la chirurgia vascolare, la neurochirurgia, il Centro Regionale Trapianti, la chirurgia toracica, la chirurgia maxillo-facciale, le alte specialità ostetriche e pe-diatriche che risiedono nell’Ospedale Salesi etc.. Obiettivo: evitare che i marchigiani scelgano di curarsi fuori regione, e attrarre cittadini delle regioni limitrofe. Progettare. La direzione ha raccolto 283 progetti di rinnovamento frutto delle proposta degli operatori sanitari, selezionando quelli strategici e dando attuazione o avvio a oltre un terzo di essi in meno di un anno. Così il piano assunzioni approvato dalla Regione con oltre 300 assun-zioni aggiuntive. Poderoso il programma di investimenti in tecnologie sanitarie, adeguamenti strutturali oltre che infrastrutture informatiche per oltre 40 milioni di euro, in aggiunta alla costruzione del nuovo Ospedale Pediatrico Specializzato Salesi nell’area di Torrette.Cambiare. L’Ospedale di Ancona, in connessione con l’Università e un cluster di imprese pun-ta sulla ricerca applicata e sull’innovazione tecnologica per migliorare il livello dei servizi of-ferti al cittadino. Si punta soprattutto allo sviluppo della medicina di precisione e il raddoppio degli interventi svolti con metodologie chirurgiche innovative e mininvasive, com videolapa-roscopia e chirurgia robotica che raddoppieranno nei prossimi anni da 1500 interventi a 3000 alla fine del triennio.Condividere. La trasparenza come metodo. Da anni l’Ospedale ha avviato la rendicontazione trasparente (bilancio sociale e reporting integrato), che intende proseguire. Per favorire il dialogo e l’apertura con gli stakeholder, verrà creata una web tv aperta ai cittadini e finalizzata a comunicare sia all’interno che all’esterno in tempo reale anche attraverso i social networks.

UMBERTO I

PRESIDIO OSPEDALIERO G. SALESI

CENTRO ONCOLOGICODELLE MARCHE

OSPEDALE CARDIOLOGICOLANCISI

logie più avanzate per poter soddisfare i bisogni. Rendere consapevoli di tutto questo i marchigiani e restituire identità a questa struttura, significa rafforzare l’intero servi-zio sanitario regionale”. Il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi ha sottolineato come la collaborazione tra la Facoltà di Medicina e Chirurgia e l’Azienda Ospedaliero Univer-sitaria di Torrette sia un esempio di come l’attività integrata di assistenza, di didattica e di ricerca permetta il raggiungimento di obiettivi di efficienza e di efficacia nell’inte-resse congiunto della tutela della salute della collettività. Questo esempio di collaborazio-ne sinergica potrà essere esteso all’intera rete assistenziale delle Marche, per avere una rete formativa integrata, come quella già disponibile per le lauree in Infermieri-stica, unita ad una rete di ricerca che potrà integrarsi e rafforzarsi nelle diverse realtà territoriali.

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FARMACIA

La salute mentale, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è uno stato di benessere emotivo e

psicologico grazie al quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozio-nali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttiva-mente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni. Re-centemente, l’OMS ha effettuato uno studio per valutare la diffusione delle malattie nel mondo e i relativi costi socioeconomici. La ricerca ha evidenziato che i disturbi relativi alle malattie mentali rivestono un’importanza crescente in tutti i Paesi industrializzati sia per il numero dei soggetti colpiti, sia per l’elevato carico di disabi-lità e i costi economici e sociali che comportano per le persone colpite e per i loro familiari. Sono, infatti, circa 450 milioni le persone che in tutto il mondo soffrono di disturbi neurologici, mentali e comportamentali. Anche in Italia i disturbi mentali costituiscono una delle maggiori fonti di carico assistenziale e di costi per il Servizio Sani-tario Nazionale. Nel Libro Verde della Commis-sione della Comunità Europea del 2005 “Miglio-rare la salute mentale della popolazione. Verso una strategia sulla salute mentale per l’Unione Europea” si auspica un’impostazione globale che coinvolga più figure professionali e un ampio spettro di malattie, destinata alla popolazione, al fine di promuovere la salute mentale, prevenire le patologie mentali e affrontare le sfide connes-se a stigmatizzazioni e diritti umani. Il Progetto “Psicologo in Farmacia” si muove all’interno di

questa prospettiva con lo scopo di garantire e promuovere il benessere psicologico di tutti. La legge 69 del 2009 e successivo decreto legi-slativo, ha permesso alle farmacie di diventare dei veri e propri servizi polifunzionali ad “alta valenza socio-sanitaria” e fornire quindi servizi altamente professionali finalizzati a promuovere il benessere delle persone. L’idea fondamentale consiste nel fornire al cittadino, attraverso un luogo così familiare e professionale come la farmacia, un servizio di consulenza e supporto psicologico. In sintesi ecco i principali vantaggi che offre il progetto “psicologo in farmacia”:1- per i cittadini perché viene garantito loro un servizio di consulenza psicologica da parte di psicologi professionisti;2- per i farmacisti perché la farmacia offre un servizio certamente molto apprezzato dalla cittadinanza con i chiari vantaggi in termini di immagine, riconoscibilità ed impegno sociale;3- per gli psicologi perché lavorare all’interno di un luogo familiare, capillarmente diffuso sul territorio e riconosciuto come professionale li aiuta a far crescere una corretta cultura rivolta al benessere psicologico ed alla figura stessa dello psicologo quale professionista dedicato a questo aspetto.Lo scopo del servizio è quello di offrire una pri-ma consultazione psicologica di carattere orien-tativo, finalizzata a mettere in luce il problema e

a darne una prima chiave di lettura, individuan-do il modo migliore per potervi fare fronte. Il servizio di consulenza e di sostegno psicologico in farmacia si rivolge ad ogni manifestazione di difficoltà, sofferenza e disagio della persona, che può comprometterne il benessere e l’equilibrio psicologico, affettivo e relazionale. Le principali problematiche trattate sono:• disturbi della sfera dell’ansia• disturbi del tono dell’umore• disturbi psicosomatici• disturbi della personalità• dipendenze (sostanze, alcool, gioco, internet addiction, polidipendenze)• disturbi del comportamento alimentare• conflittualità di coppia• rapporti genitori-figli• problematiche dell’età evolutiva e dell’adole-scenza• disagio esistenziale• passaggi critici del ciclo di vita• lutto• stress• mobbingI colloqui si svolgono nel rispetto della massima riservatezza e della privacy, nell’ambito di un locale messo appositamente a disposizione dalla farmacia. I contenuti della consultazione sono strettamente riservati e tutelati dal vincolo del segreto professionale, in accordo con quanto previsto dal Codice Deontologico degli Psicologi.

LO “PSICOLOGO IN FARMACIA”, QUALI BENEFICI?

Dott.ssa Katia MarilungoPsicologa-Psicoterapeuta-Psiconcologa

41senzaetà

Mai come nel caso della peste, le epi-demie hanno avuto gravità tali da stravolgere l’assetto di intere aree

geografiche. La sua storia infatti è ricordata come uno dei flagelli più temuti e catastrofi-ci che hanno colpito l’umanità per millenni in ogni parte del mondo. Si tratta di una grave malattia infettiva, causata dal batterio Yersinia pestis, di cui sono portatrici le pulci dei roditori come i ratti, alcune specie di scoiattoli e i cani della prateria. Fino al XIV secolo si pensava che si trasmet-tesse per via aerea, trascurando fattori de-cisivi per la prevenzione, come l’igiene nelle case e nelle strade e la qualità dell’acqua, che rappresentava invece un pericoloso e rapido canale di diffusione del batterio. A causa della paura che suscitò, la peste ispirò nei secoli artisti e scrittori. Il poeta latino Lucrezio ne parla nell’opera De rerum natu-ra, descrivendo la lunga epidemia che colpì Atene nel I° secolo a.c. Nelle epoche più vicine a noi, si ricordano il Decameron, di Giovanni Boccaccio, ambien-tato a Firenze intorno alla metà del 1300 e, qualche secolo più tardi, nel 1800, il celebre romanzo I Promessi Sposi, del Manzoni. Scorrendo la storia addietro nei secoli, anche la Bibbia racconta di come Dio avrebbe pu-nito i Filistei con una pestilenza, colpevoli di aver rubato la leggendaria Arca dell’Alleanza. Il celebre passo fu immortalato dal pittore francese Nicolas Poussin nel dipinto La Pe-

ste di Azoth, conservato oggi al Museo del Louvre.Si stima che alcune epidemie di peste, come quella tristemente celebre del 1347, furono talmente devastanti da uccidere almeno un terzo della popolazione europea. In genere, il morbo poteva presentarsi in due forme. La peste bubbonica si caratterizzava per la comparsa di grosse pustole o ‘bubboni’, soprattutto a livello di ascelle e inguine. Cau-sava la morte per emorragia interna, insuffi-cienza cardiocircolatoria o renale. La peste polmonare invece, copriva il corpo di grosse macchie nere. Determinava un edema polmonare e la conseguente impossi-bilità a respirare. Durante le epidemie di peste nera i medici, per proteggersi dal contagio, usavano indos-sare una singolare maschera con la carat-teristica protuberanza a becco d’uccello (o di avvoltoio), che nel tempo è divenuta una delle immagini tipiche della peste. All’in-terno del becco era contenuta una miscela di erbe balsamiche, aceto e oli essenziali, ritenuta protettiva nei confronti del batterio. Tra le erbe più utilizzate vi erano rosmarino, chiodi di garofano, aglio e ginepro, utili an-che per alleviare il fetore esalato dai corpi. Di certo comunque, la maschera non poteva offrire una protezione assoluta. La tipica veste si componeva anche di un largo cappello, lenti di protezione, guanti, stivali, una lunga tunica fino ai piedi e di una bacchetta, usata per sollevare le coperte e gli

abiti dell’appestato mantenendosi a debita distanza. Ai giorni nostri questo costume è considerato una delle tipiche maschere veneziane.Ancora oggi non è disponibile un vaccino contro la peste, che è una malattia tutt’altro che rara. L’OMS conta circa dai mille ai 3 mila casi di peste ogni anno, distribuiti so-prattutto in Africa, Asia e Sudamerica. Se riconosciuta in tempo, si può sconfiggere con gli antibiotici, che vanno somministrati entro 24 ore dalla comparsa dei primi sin-tomi.

QUANDO LA PESTE ISPIRAVA ARTISTI E ROMANZIERI

Riccardo Fraternali

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SERVICE

E’ noto il ruolo nell’Etica e nella So-lidarietà che quest’anno al Lions Club fa compiere 100 anni. Arcino-

to è anche che questa istituzione lavora con grande trasporto e attenzione per migliorare la qualità della vita dell’Uomo. Vi si dedica-no costantemente 1.400.000 giovani leoni (perché a fare del bene si è sempre giovani) sparsi per tutto il pianeta. E quando diciamo tutto… parliamo dei 5 continenti, Lions è l’Associazione Internazionale di Service più presente e partecipata in assoluto.Così, la tradizionale missione per l’Amicizia e la Pace, contro i tumori infantili e la fame, in Italia prende forma anche attraverso gli aiuti per i borghi nel Centro Italia colpiti dal ter-remoto, per sensibilizzare le persone fragili alla vaccinazione; contro l’autismo, la solitu-dine, a favore dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. Ma c’è una novità. Forte e positiva. L’impe-

gno “al servizio” dei Lions Club di tutto il mondo, quest’anno va in una direzione dav-vero importante: la cura al diabete.Parlarne, affrontare la conoscenza appro-fondita e occuparsene già solamente,è fare cultura nel senso più alto. Diffondere di più e in mille modi un messaggio di attenzione. Questo dice il presidente internazionale, Bob Corlew: “Annunceremo il diabete come nuovo punto focale del service globale duran-te la nostra convention del Centenario che si terrà a Chicago e chiederemo ai Lions e ai Leo di unirsi intorno a questa emergenza sanita-ria globale che causa la morte di 5 milioni di persone all’anno”.Ciò che colpisce per i Lions è la capacità pro-pria di fare della propria missione umanita-ria, alta e sovranazionale, un fatto realmente concreto e quotidiano, di estrema utilità pratica, come questa campagna per arginare il fenomeno del diabete.

Lions, 100 volte al servizio degli altri

Etica, cultura e solidarietà.

Di più: contro il diabete, malattia

del secolo, impegno concreto come nuovo obiettivo per festeggiare

l’anniversario storico

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Se “ogni atto di gentilezza fa la differenza nella vita di qualcuno” quando questi atti di-ventano una campagna di destabilizzazione per il veloce progressivo ed apparentemente inarrestabile trend di crescita di una piaga come il diabete… allora il motto dei Lions deve diventare “cresciamo con e per il bene di tutti”. L’obiettivo è infatti servire 200 mi-lioni di persone entro i prossimi cinque anni. Triplicare le relazioni, gli aiuti e gli atti di intervento, significa un lavoro senza sosta. Anzitutto, coinvolgendo i giovani come volontari, in tutte le aree di service, come leader per l’organizzazione e la struttura. Poi, scendendo a livello locale, supportando e sostenendo le esigenze più impellenti della comunità in cui si vive. Non basta: qui si parla di Salute. “Rivestiamo un ruolo fonda-mentale perché le esigenze del mondo sono crescenti” aggiunge sempre il presidente Corlew. Ma crescere significa vivere meglio, a qualsiasi età, naturalmente: soprattutto cercare di curare chi ha più bisogno laddove rischia di più. Allora a questo punto, proprio per celebrare nella maniera più “lionistica” possibile ed in linea con la filosofia del servi-ce cento anni di storia e cento anni di sacri-ficio, impegno e umiltà dedicati “agli altri”, vogliamo domandarci perché la scelta del diabete. Semplice. Anzi, complicatissimo se guardiamo all’impatto che questa patologia

sottovalutata e purtroppo oggetto di super-ficialità e distrazione, suscita sull’opinione pubblica ancora oggi. Di Diabete ne esistono molte tipologie. Il più diffuso è quello di tipo 2 è spesso associato all’obesità oppure a un cattivo stile di vita. L’origine risale alle cellule del pancreas che non producono una quantità sufficiente di insulina. Troppe le leggende metropolitane attorno al diabete. L’ignoranza impera…. Non è vero che la ma-lattia è legata al troppo consumo di zucche-ro. Non è neanche obbligatorio fare sempre ricorso, per la cura, all’insulina e nemmeno è necessario sempre fare queste punture. Per chi è diabetico, le diete troppo rigorose non sempre sono obbligatorie, tanto meno è vietato mangiare dolci. Occorrerebbe una informazione più corretta. Bisogna parlarne il più possibile per evitare distrazioni a chi

è già malato ma anche per abituare in modo educativo i bambini a non sottovalutare mai questa malattia. Occorre sapere che anche l’obesità fa partecipare al rischio, e come patologia sempre più grave riguarda anche i bambini, ed è strettamente legata al diabete. Spesso lo stress e i ritmi frenetici della vita di oggi inducono a mille episodi che deter-minano e aggravano il diabete. Infine, oggi anche per la donna in gravidanza ci sono cure specifiche….Per tutti questi motivi, l’obiettivo che i Lions Club si sono proposti è quanto mai attuale, opportuno e intelligente. Un vero Service ha un indirizzo umanitario centrato e davvero utile. Anzi diremmo di più: per il centenario non ci sarebbe stata idea migliore che un tema così… “al servizio di tutti”.

Luca Guazzati

DIABETICI IN AUMENTOSono 382 milioni i diabetici. Numeri allarmanti (siamo vicini alla popo-lazione dell’intera Europa), ma che potrebbero addirittura salire vertigi-nosamente per arrivare, nel 2035, a 595 milioni di persone. Restringendo il campo al diabete di tipo 2 (ovvero quello su cui si può agire attraverso la prevenzione dei fattori di rischio), nel 2013 questa malattia affliggeva 285 milioni di persone, e potrebbero essere 438 milioni nel 2030, con una progressione di 21mila nuovi casi al giorno. E non si tratta di un’area geografica, ma della popolazione mondiale, secondo l’International Diabetes Federation. Questi dati fan-no capire l’urgenza delle campagne di sensibilizzazione, soprattutto in Paesi come gli Stati Uniti. Ma anche in altre aree del mondo. In Italia si calcola che nel 2030 i diabetici saran-no 5 milioni!

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MANGIARSANO

Miele di acacia, millefiori e di bosco, ottimi come dolcificanti; miele di eucalipto contro il mal di gola, di

tiglio per rilassarsi, di castagno e melata da spalmare sui formaggi. E poi ci sono quelli di girasole, di arancio, di sulla…fino a giungere alla moda del momento: il miele di manuka, costoso nettare neozelandese dalle spiccate proprietà antibatteriche e immunostimolanti. Non c’è che dire: la recente diffidenza nata nei confronti dello zucchero raffinato ha senz’altro favorito la riscoperta del più noto tra i pro-dotti dell’alveare. Un successo meritato, date le indiscusse qualità del miele…ma è davvero il meglio che le piccole api hanno da offrirci? Secondo i nutrizionisti, dalle celle degli alveari è possibile estrarre qualcosa di ancora più be-nefico: la pappa reale. Si tratta di una sostanza gelatinosa e vischiosa, dalla colorazione bian-co-giallognola, prodotta dalle ghiandole sali-vari poste sul capo delle api. Essa costituisce il nutrimento di tutte le larve nei loro primi 3 giorni di vita, ma è definita “reale” perché solo

l’ape regina è destinata a cibarsene per tutta la sua esistenza. E’ proprio grazie a questo super food che la regina raggiunge dimensioni di gran lunga superiori rispetto alle api operaie e può arrivare a vivere fino a 5 anni, contro i 45/90 giorni delle operaie. Prezioso alimento dal sa-pore acidulo-zuccherino, la pappa reale era già nota in tempi remoti, quando veniva assunta da chiunque avesse bisogno di una particolare ca-rica di energia, soprattutto donne in gravidanza o in fase di allattamento, bambini, anziani, con-valescenti e…uomini che tenevano a fare bella figura sotto le lenzuola! Le antiche credenze hanno poi trovato un fondamento scientifico nel momento in cui sono stati identificati i nu-trienti presenti nella pappa reale: è composta da acqua (65%), proteine (10-12%), lipidi (5-20%), zuccheri (10-16%), vitamine, enzimi e sali minerali. Tra questi ultimi, è particolar-mente rilevante il contenuto di potassio, ferro, calcio, fosforo, magnesio, zinco e rame, mentre, tra le vitamine, prevalgono la vitamina E, A e il complesso del gruppo B. A questo proposito,

Ricca di componenti

ad azione stimolante

sul sistema ormonale,

contrasta il calodella libido

Pappa reale, il tesoro dell’alveare

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molto importante risulta la presenza di acido pantotenico (vitamina B5), ritenuto il principa-le responsabile della longevità dell’ape regina, poiché capace di contrastare i fenomeni dege-nerativi dell’invecchiamento, oltre ad aumen-tare la concentrazione e favorire la memoria. Non solo: le vitamine del gruppo B sono anche in grado di potenziare il sistema immunitario, prevenendo le malattie da raffreddamento e altri tipi di infezioni. Molto importante è anche il contenuto di acido folico, spesso utilizzato per integrare l’alimentazione delle gestanti. Ma le virtù della pappa reale non finiscono qui: essa può essere considerata un ottimo antibio-tico naturale, grazie alla roialisina (proteina dotata di proprietà antimicrobiche) e all’acido 10-idrossidecenoico (10-HDA), mentre l’acetil-colina (sostanza presente nel tessuto nervoso) garantisce un’azione protettiva sul sistema ner-voso, contrastando ansia e disturbi del sonno. La pappa reale è inoltre ricca di componenti ad azione stimolante sul sistema ormonale, quindi la vecchia abitudine di assumerla per contra-stare il calo della libido non sarebbe affatto priva di fondamento! Come se tutto ciò non bastasse, recenti studi attribuiscono alla pappa reale anche la capacità di regolare la pressione sanguigna, favorire l’ossigenazione dei tessuti e ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi. Tali risultati suggeriscono effetti positivi anche sulla coagulabilità del sangue, dato che lascia spazio all’ipotesi che la pappa reale possa risul-tare efficace nella prevenzione delle patologie cardiovascolari.

Alla luce di quanto detto, è semplice capire per-ché la pappa reale sia caldamente consigliata ad anziani, bambini, donne in gravidanza e a chiunque viva condizioni di particolare stress psico- fisico, come sportivi e studenti. Ad ogni modo, tutti possono trarne giovamento, soprat-tutto durante il cosiddetto “cambio di stagione”, quando c’è bisogno di ritrovare un po’ di tono, ma nulla impedisce di intraprendere dei cicli di assunzione (la cui durata dovrebbe essere di almeno 30 giorni) 3 o 4 volte all’anno. Gli unici soggetti che dovrebbero consultare il proprio medico prima di intraprendere un’integrazione a base di pappa reale sono: persone affette da allergia ai pollini o che hanno già manifestato reazioni allergiche nei confronti di altri prodot-ti dell’alveare, come miele e propoli; pazienti che fanno uso di farmaci anticoagulanti; per-sone in forte sovrappeso o obese sottoposte a regimi alimentari molto restrittivi, non a causa dell’apporto calorico dell’alimento, ma per il noto potere che ha di stimolare l’appetito. La pappa reale andrebbe assunta al mattino, prima di fare colazione, lasciandola sciogliere lentamente sotto la lingua, in modo da assi-milare velocemente i nutrienti. La dose rac-comandata è di 1 grammo per gli adulti e 500 mg per i bambini, magari mescolata ad un po’ di miele, per renderla più gradevole. In com-mercio la pappa reale è disponibile in farmacia, parafarmacia ed erboristeria sotto molteplici forme: fresca in barattoli o in fiale monodose, oppure liofilizzata sottoforma di bustine o compresse. È bene sottolineare che il prodotto

fresco mantiene inalterate le sue proprietà solo se, immediatamente dopo la raccolta, vie-ne conservata sempre ad una temperatura di 1-4°C. Purtroppo gran parte della pappa reale venduta proviene da paesi extracomunitari, soprattutto asiatici, dove non è affatto garantita una corretta conservazione. La Cina è il più grosso produttore mondiale di pappa reale che, una volta raccolta, viene congelata ed esportata sia in Europa che in America, dove viene com-mercializzata nei canali tradizionali in seguito allo scongelamento. Ovviamente il prodotto congelato può andare incontro a trasformazioni indesiderate durante il trasporto, con relativa perdita di sostanze nutritive che, di contro, si mantengono pressoché inalterate nella pappa reale fresca prodotta in Italia. Per accertarsi della provenienza italiana della pappa reale, bisogna innanzitutto leggere attentamente l’e-tichetta della confezione, anche se, purtroppo, attualmente la legge non prevede l’obbligo di specificare l’origine della materia prima. Ad ogni modo, se figurano solo la ditta e il luogo di confezionamento, quasi sicuramente la pappa reale è di provenienza extraeuropea. Altro dato da tenere in considerazione è il prezzo: dato che i processi di estrazione di piccole quantità di pappa reale sono piuttosto lunghi e laboriosi, un prezzo inferiore ai 13€ per 10 grammi do-vrebbe lasciare pochi dubbi sull’origine estera del prodotto. Certo, non si tratta di una spesa irrilevante, ma, se è sempre raccomandato tu-telare il made in Italy, lo è ancora di più quando in gioco c’è il nostro benessere!

a cura di Elisa Scoccia

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Dott.ssa Cinzia PancallettiConsulente grafologa

Prosegue la collaborazione con la dott.ssa Pancalletti, grafologa, cui è possibile sottoporre domande e testi da analizzare. La scrittura appartiene ad un lato della personalità che svela molto di sé e ci fa conoscere dentro.

GRAFOLOGIA

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In ambito peritale la personalità di un soggetto indagato aiuta i consulenti gra-fologi nelle perizie per stabilire se una firma è autografa?

Fabio

Va subito precisato che nel settore peritale non è permesso parlare delle caratteristiche della personalità, è infatti assolutamente vietato dare al magistrato informazioni che si riferiscono al carattere del soggetto che ha vergato una firma o uno scritto della cui au-tografia siamo chiamati a verificare e perizia-re, possiamo elencare tutti i parametri e segni grafologici presenti nella scrittura in verifica, spiegarne gli elementi costitutivi per poi passare alla comparazione con gli scritti sicu-ramente autografi del soggetto cui la firma in discussione si riferisce, dunque individuare se compaiono gli stessi segni grafologici, tecni-

camente illustrati con immagini e verbalmen-te esplicati, fino ad arrivare alla conclusione di autografia o diversamente di eterografia, tuttavia noi consulenti grafologi (nella se-zione civile o periti nella sezione penale) non possiamo entrare nel merito delle caratteri-stiche della personalità del soggetto scrivente in esame, dobbiamo infatti fare riferimento esclusivamente alle peculiarità tecniche sia formali sia strutturali e di movimento grafo dinamico per arrivare alle nostre conclusioni.Bisogna altresì ammettere che, in quanto grafologi conoscitori del sistema segnico del metodo cui facciamo riferimento, non possia-mo sottrarci dall’individuare peculiarità della personalità che richiamano più o meno scarsa limpidezza di comportamento, pertanto ciò può costituire conferma o smentita di quanto si andrà a scoprire da un punto di vista esclu-sivamente e rigorosamente tecnico.

L’apporto del grafologo nelle perizie

Non si può entrare nel merito delle

caratteristiche della personalità del

soggetto scrivente in esame, ma far riferimento solo

a caratteri tecnici

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