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Chiesa di Reggio Emilia – Guastalla Anno pastorale 2014-2015 “In Cristo ci ha scelti e con lui ci ha fatto rivivere” (Ef 1,4.2,5) Sussidio per gruppi sposi a cura della Pastorale Familiare sulle lettere agli Efesini e ai Colossesi Gli incontri sono costruiti sulla traccia del sussidio biblico diocesano al quale comunque rimandiamo per ulteriori approfondimenti (passi dall'Evangelii Gaudium, testi di spiritualità, …). Qui abbiamo cercato di adattare gli spunti di riflessione alla realtà della famiglia, rendendo il materiale più fruibile per quegli sposi che desiderano fare una cammino di formazione e di preghiera insieme. Troverete abbondanza di testi biblici e non; chi conduce il gruppo dovrà comunque scegliere come organizzare questo materiale e come strutturare il momento di incontro, arricchendolo anche con canti, silenzi, segni e preghiere. Indice: (Ctrl + click per andare alla scheda desiderata)

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Chiesa di Reggio Emilia – Guastalla Anno pastorale 2014-2015

“In Cristo ci ha scelti e con lui ci ha fatto rivivere”

(Ef 1,4.2,5)

Sussidio per gruppi sposi a cura della Pastorale Familiare sulle lettere agli Efesini e ai Colossesi

Gli incontri sono costruiti sulla traccia del sussidio biblico diocesano al quale comunque rimandiamo per ulteriori approfondimenti (passi dall'Evangelii Gaudium, testi di spiritualità, …).Qui abbiamo cercato di adattare gli spunti di riflessione alla realtà della famiglia, rendendo il materiale più fruibile per quegli sposi che desiderano fare una cammino di formazione e di preghiera insieme. Troverete abbondanza di testi biblici e non; chi conduce il gruppo dovrà comunque scegliere come organizzare questo materiale e come strutturare il momento di incontro, arricchendolo anche con canti, silenzi, segni e preghiere.

Indice: (Ctrl + click per andare alla scheda desiderata)

1. Le impenetrabili ricchezze di Cristo pag. 2

2. Dalla morte alla vita: salvati per grazia pag. 7

3. La vita nuova dei salvati pag. 11

4. La Chiesa-mistero che cresce pag. 15

5. In Cristo una sola cosa pag. 1 9

6. La novità nelle relazioni familiari pag. 23

7. La preghiera e la lotta spirituale pag. 28

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incontro 1

1. LE IMPENETRABILI RICCHEZZE DI CRISTO

Ef 1,3-233Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondoper essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,5predestinandoci a essere per lui figli adottivimediante Gesù Cristo,secondo il disegno d'amore della sua volontà,6a lode dello splendore della sua grazia,di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.7In lui, mediante il suo sangue,abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,secondo la ricchezza della sua grazia.8Egli l'ha riversata in abbondanza su di noicon ogni sapienza e intelligenza,9facendoci conoscere il mistero della sua volontà,secondo la benevolenza che in lui si era proposto10per il governo della pienezza dei tempi:ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,quelle nei cieli e quelle sulla terra.11In lui siamo stati fatti anche eredi,predestinati - secondo il progetto di coluiche tutto opera secondo la sua volontà -12a essere lode della sua gloria,noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.13In lui anche voi,dopo avere ascoltato la parola della verità,il Vangelo della vostra salvezza,e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,14il quale è caparra della nostra eredità,in attesa della completa redenzionedi coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.15Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, 16continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, 17affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; 18illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria

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Testi di riferimento:Ef 1,3-23Col 1,13-20

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Immagini evocative:DONO/REGALOCAPO/CUORE

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incontro 1

racchiude la sua eredità fra i santi 19e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore.20Egli la manifestò in Cristo,quando lo risuscitò dai mortie lo fece sedere alla sua destra nei cieli,21al di sopra di ogni Principato e Potenza,al di sopra di ogni Forza e Dominazionee di ogni nome che viene nominatonon solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.22 Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedie lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:23essa è il corpo di lui,la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

Col 1,13-20;13È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebree ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,14per mezzo del quale abbiamo la redenzione,il perdono dei peccati.15Egli è immagine del Dio invisibile,primogenito di tutta la creazione,16perché in lui furono create tutte le cosenei cieli e sulla terra,quelle visibili e quelle invisibili:Troni, Dominazioni,Principati e Potenze.Tutte le cose sono state createper mezzo di lui e in vista di lui.17Egli è prima di tutte le cosee tutte in lui sussistono.18Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.Egli è principio,primogenito di quelli che risorgono dai morti,perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.19È piaciuto infatti a Dioche abiti in lui tutta la pienezza20e che per mezzo di lui e in vista di luisiano riconciliate tutte le cose,avendo pacificato con il sangue della sua crocesia le cose che stanno sulla terra,sia quelle che stanno nei cieli.

Il grande inno che apre la Lettera agli Efesini conduce immediatamente il lettore alla contemplazione del senso delle cose, della storia e della propria vita, secondo un punto di vista eccezionale: quello di Dio. E’ Lui che, secondo un disegno e un progetto d’amore, ha benedetto, scelto e predestinato gli uomini a

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Per l’approfondimento

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incontro 1

conoscerlo e incontrarlo, li ha collocati nel suo progetto di bene e di salvezza offerta a tutto il creato. Questo mistero che ha origine da un dono gratuito di Dio, non è un insieme di verità da comprendere o di conoscenze da acquisire, ma ha un volto, quello di Gesù. E’ lui, l’amato che porta in sé l’immagine del Padre e che ci permette di accedere a Dio in piena fiducia, di stare davanti a Lui non come estranei o sudditi, ma come figli adottivi, eredi chiamati a diventare parte di un’unica famiglia.Il Cristo compie questo progetto in un modo umanamente sconvolgente: egli offre agli uomini, attraverso il sangue sparso sulla croce, una nuova possibilità di comunione con Dio e di perdono dei peccati, frutto del dono totale di se stesso. L’iniziativa gratuita della chiamata del Padre, l’ingresso nella storia del Figlio e il dono totale di Amore, sono il cuore della salvezza universale e personale. La pienezza di questo mistero diventa anche il riferimento essenziale della vita di ogni persona e di ogni comunità; alla Chiesa il Padre infatti lo ha dato... come capo su tutte le cose.Questi inni con un linguaggio profondo e ricco ci dicono che è l'amore di Dio manifestato in Gesù Cristo il “piedistallo e il centro” che tutto sostiene e a cui tutto tende. La famiglia è luogo di formazione e crescita nell'amore e ne è segno per il mondo, per questo è anch'essa parte importante del disegno e del progetto di Dio.

Fil 2, 5-11: Inno cristologicoMt 16,13-23; Gv 20,24-29; Gv 6,60-69: La centralità del Cristo pasquale nella vita del credente Gv 5,5-18 ; 1Pt 2,21-25; Ap 5,6-13: La salvezza attraverso Gesù per il mondo intero Rm 8,35-39: La partecipazione alla condizione divina, grazie a Gesù

Riconosciamo nella nostra vita di famiglia e di comunità che il Signore ha agito gratuitamente e per primo? In quali circostanze in particolare?

Avvertiamo la presenza di Dio all’inizio della nostra unione e nel procedere del nostro cammino? Ne siamo sempre coscienti? Come percepiamo la presenza di Dio nel nostro essere coppia?

Ci sentiamo davvero “benedetti di ogni benedizione”? Nella lettura delle situazioni personali e comunitarie, riusciamo a sentirci dentro l’abbraccio benedicente di Dio che avvolge ogni cosa, conservando la fiducia e la gratitudine anche nelle difficoltà?

Ci stiamo aiutando gli uni gli altri a crescere nell'amore rispondendo così a questa prima vocazione?

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Per la condivisione

Testi paralleli

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incontro 1

Crocifisso di San DamianoFrancesco, nell'autunno del 1205, mentre sostava in preghiera nella chiesetta di san Damiano guardando il Crocifisso udì queste parole decisive per la sua vita: "Francesco và, ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina!" (FF 1038). E’ grazie alla contemplazione del Crocifisso di San Damiano che san Francesco si appassionò a Cristo.Nel Crocifisso di San Damiano il colore predominante è il rosso: rosso del sangue di Gesù sparso sulla croce e rosso come le lingue di fuoco dello Spirito Santo. Sono salvati tutti coloro che sono bagnati dal sangue di Cristo.La cornice di conchiglie intorno al Crocifisso è immagine dell’eternità. In basso la cornice è aperta, cioè non vi sono rappresentate le conchiglie, perché chi guarda possa entrare a far parte del popolo dei salvati da Cristo, lasciandosi bagnare dal sangue dell’Amore.

(Per una maggiore descrizione dei particolari si rimanda a:http://www.assisisantachiara.it/il-crocifisso/descrizione-del-crocifisso-di-s-damiano/ o altre fonti dal web)

Da uno scritto di don Tonino Bello: Se fossimo santiNon c’è che una sola tristezza: quella di non essere santi abbastanza. Non ricordo bene di chi sia questa frase. Chi l’ha pronunciata, però, ha colto nel segno. Perché ha scoperto, per così dire, la radice ultima da cui si diramano tutte le tristezze spicciole che appesantiscono il mondo: il deficit di santità. (…) Certo, se tu fossi più santo, se lasciassi cioè più spazio all’azione pervasiva di Dio, non saresti vittima di quegli improvvisi collassi di gioia che (…) comprimono (…) la tua irresistibile voglia di vivere.(…) E’ vero: si tratta di sentimenti umanissimi che, in parte, ha sperimentato anche Gesù (…). Ma, a ben vedere, la sua era una tristezza derivante da un’eccedenza di santità, che gli faceva cogliere, in termini di contrasto, tutta la divaricazione tra i poveri esiti umani e lo spessore dei progetti di Dio. La nostra tristezza, invece, deriva o dal dubbio che Dio esista, o dalla paura che egli si sia dimenticato di noi, o dall’incapacità di abbandono alla sua provvidenza, o da un crollo di fiducia nella sua tenerezza. (…) Se fossimo santi (…) prevarrebbe a tal punto la speranza cristiana, frutto carnoso della santità, che dovremmo pure noi cantare come Teresa d’Avila: “Nulla mi turba, nulla mi spaventa: solo Dio basta!”.

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Per la meditazione

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incontro 1

Salmo 45Liete parole mi sgorgano dal cuore:io proclamo al re il mio poema,la mia lingua è come stilo di scriba veloce.

Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,sulle tue labbra è diffusa la grazia,perciò Dio ti ha benedetto per sempre.

O prode, cingiti al fianco la spada,tua gloria e tuo vanto,e avanza trionfante.

Cavalca per la causa della verità,della mitezza e della giustizia.La tua destra ti mostri prodigi.

Le tue frecce sono acute -sotto di te cadono i popoli -,colpiscono al cuore i nemici del re.

Il tuo trono, o Dio, dura per sempre;scettro di rettitudine è il tuo scettro regale.

Ami la giustizia e la malvagità detesti:Dio, il tuo Dio, ti ha consacratocon olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni.

Di mirra, àloe e cassiaprofumano tutte le tue vesti;da palazzi d'avorio ti rallegriil suono di strumenti a corda.

Figlie di re fra le tue predilette;alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

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Per la preghiera

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incontro 2

2. DALLA MORTE ALLA VITA: SALVATI PER GRAZIA

Ef 2,1-101 Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, 2nei quali un tempo viveste, alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle Potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. 3Anche tutti noi, come loro, un tempo siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi: eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. 4Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, 5da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. 6Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, 7per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.8Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; 9né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. 10Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

Col 2,11-1411In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d'uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: 12con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.13Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e 14annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

Col 3,1-41Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; 2rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. 3Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! 4Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

1Pt 2, 4-10: Dio ci ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosaIs 62,1-6: Il Signore dona a Gerusalemme una nuova verginitàGv 3, 1-8: Rinascere dall’alto1Gv 3,1-3: La figliolanza divina, tra il già e il non ancoraRm 8,9-17.28-30: La vita secondo la carne e la vita sotto il dominio dello SpiritoAt 15,11: Anche noi, al pari dei pagani, siamo salvati per graziaTt 3,3-7: Dalla schiavitù, grazie all’amore di Dio, siamo rigenerati figli della grazia

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Testi di riferimento:Ef 2,1-10; Col 2,11-14; 3,1-4

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Immagini evocative:RISVEGLIORINASCITA

Testi paralleli

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incontro 2

“Per grazia siete salvati!”: questo annuncio, ripetuto più volte in questi primi versetti del secondo capitolo, contiene in sé il senso della nostra vocazione battesimale, che porta il sigillo di un’esperienza di passaggio dalla morte alla vita, ben descritta in tutto il brano, che si apre e si chiude con il verbo «camminare». È un annuncio che ci raggiunge quando ancora: fissando lo sguardo solo su noi stessi, pensiamo di essere per natura “figli d’ira”. Ma se un tempo camminavamo da “figli della disobbedienza”, seguendo la carne, Dio ci ha misteriosamente inseriti in un cammino di salvezza che ci ricorda che noi, insieme al dono che ci è stato fatto, siamo “opera sua”. Come è stato possibile?“Per grazia” - il grande amore con il quale ci ha amato, la “esagerata” ricchezza della sua bontà verso di noi - Dio ci ha condotto dalla morte alla vita, come quando improvvisamente una voce amica ci chiama per nome risvegliandoci da un incubo che ci angosciava, perché sembrava condannarci ad un tunnel senza uscita. “Siete salvati”: ecco il nostro nuovo nome, indissolubilmente legato a quello di Cristo Gesù. Con lui riviviamo, siamo con-risorti e con lui sediamo nei cieli (cfr. Col 2,12).“Per grazia siete salvati!”, secondo alcuni studiosi, era il ritornello di un canto liturgico che anticamente accompagnava il rito del battesimo, ed era associato a quanto sentiremo in Ef 5,14: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà». Come per attestare ai catecumeni, e a noi a cui viene ripetuto: “Ricordati chi sei diventato e chi ti ha fatto venire alla luce!”.

Attraverso quali voci e quali situazioni il Signore parla alla nostra famiglia per invitarci a vivere in pienezza la vita nuova del Battesimo che ci chiede di convertirci alla logica della gratuità e del dono?

Il passaggio dalla morte alla vita è profondamente legato al Battesimo; quante volte nella vita familiare siamo chiamati a morire per poi risorgere. Ricordiamo qualche situazione particolare in cui ne abbiamo fatto esperienza?

Riconosciamo all’interno della nostra coppia la presenza dello Spirito che ci è stato donato in modo speciale con il sacramento del Matrimonio? Lo lasciamo agire? Abbiamo il coraggio di seguirlo?

Nel Battesimo siamo diventati figli: quanto l’essere genitori ci aiuta a comprendere meglio questa relazione filiale e la prospettiva di Dio Padre?

Con il Battesimo abbiamo scelto di “metterci dietro” a Gesù e di essere suoi discepoli. E’ veramente Lui la stella polare della nostra famiglia, è Lui che vogliamo e cerchiamo di seguire prima di tutto e sopra tutto?

Dall'Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio” di Giovanni Paolo II al n. 63La Chiesa, popolo profetico-sacerdotale-regale, ha la missione di portare tutti gli uomini ad accogliere nella fede la Parola di Dio, e celebrarla e professarla nei sacramenti e nella preghiera, ed infine a manifestarla nella concretezza della vita secondo il dono e il comandamento nuovo dell'amore.La vita cristiana trova la sua legge non in un codice scritto, ma nell'azione personale dello Spirito Santo che anima e guida il cristiano, cioè nella «legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù» (Rm 8,2):

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Per l’approfondimento

Per la condivisione

Per la meditazione

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incontro 2«L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Ibid. 5,5).Ciò ha valore anche per la coppia e per la famiglia cristiana: loro guida e norma è lo Spirito di Gesù, diffuso nei cuori con la celebrazione del sacramento del matrimonio. In continuità col battesimo nell'acqua e nello Spirito il matrimonio ripropone la legge evangelica dell'amore e col dono dello Spirito la incide più a fondo nel cuore dei coniugi cristiani: il loro amore, purificato e salvato, è frutto dello Spirito, che agisce nel cuore dei credenti, e si pone, nello stesso tempo, come il comandamento fondamentale della vita morale richiesta alla loro libertà responsabile. La famiglia cristiana viene così animata e guidata con la legge nuova dello Spirito ed in intima comunione con la Chiesa, popolo regale, è chiamata a vivere il suo «servizio» d'amore a Dio e ai fratelli.

Un racconto ( da B. FERRERO La vita è tutto ciò che abbiamo, LDC)

Una giovane donna ha lasciato questo breve scritto a sua madre:“Quando pensavi che non stessi guardando, hai appeso il mio primo disegno al frigorifero e ho avuto voglia di continuare a disegnare.Quando pensavi che non stessi guardando, hai preparato con cura i giochi del mio compleanno e ho compreso che le piccole cose possono essere molto importanti. Quando pensavi che non stessi guardando, hai offerto un panino a quel signore che veniva a casa per venderci calze e fazzoletti e ho capito che tutti abbiamo il diritto di essere accolti.Quando pensavi che non stessi guardando, ti ho visto pregare e ho cominciato a credere nell'esistenza di un Dio con cui si può parlare.Quando pensavi che non stessi guardando, mi hai dato un bacio mentre dormivo e ho capito che mi volevi bene.Quando pensavi che non stessi guardando, ho visto le lacrime scorrere dai tuoi occhi e ho imparato che, a volte, le cose fanno male, ma che si può anche piangere.Quando pensavi che non stessi guardando, ti ho visto sorridere al papà e ho capito che val la pena volersi bene.Quando pensavi che non stessi guardando, io guardavo e ho voluto dirti grazie per tutte quelle cose che hai fatto, quando pensavi che non stessi guardando.”

Salmo 16Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.Ho detto al Signore: "Il mio Signore sei tu,solo in te è il mio bene".

Agli idoli del paese,agli dèi potenti andava tutto il mio favore.

Moltiplicano le loro penequelli che corrono dietro a un dio straniero.Io non spanderò le loro libagioni di sangue,né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:nelle tue mani è la mia vita.

Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:la mia eredità è stupenda.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;anche di notte il mio animo mi istruisce.

Io pongo sempre davanti a me il Signore,sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuoreed esulta la mia anima;anche il mio corpo riposa al sicuro,

perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

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Per la preghiera

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incontro 2

Mi indicherai il sentiero della vita,gioia piena alla tua presenza,dolcezza senza fine alla tua destra.

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incontro 3

3. LA VITA NUOVA DEI SALVATI

Ef 4,17-5,1417Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, 18accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore. 19Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di impurità.20Ma voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, 21se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, 22ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, 23a rinnovarvi nello spirito della vostra mente 24e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. 25Perciò, bando alla menzogna e dite ciascuno la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. 26 Adiratevi, ma non peccate ; non tramonti il sole sopra la vostra ira, 27e non date spazio al diavolo. 28Chi rubava non rubi più, anzi lavori operando il bene con le proprie mani, per poter condividere con chi si trova nel bisogno. 29Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un'opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano. 30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. 31Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. 32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.1 Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, 2e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.  3Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi - come deve essere tra santi - 4né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! 5Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - cioè nessun idolatra - ha in eredità il regno di Cristo e di Dio.6Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l'ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. 7Non abbiate quindi niente in comune con loro. 8Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; 9ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. 11Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. 12Di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare, 13mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce.14Per questo è detto:"Svégliati, tu che dormi,risorgi dai mortie Cristo ti illuminerà".

Col 3,1-151 Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; 2rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. 3Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! 4Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. 5Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria; 6a motivo di queste cose l'ira di Dio viene su coloro che gli disobbediscono. 7Anche

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Testi di riferimento:Ef 4,17-5,14 Col 3,1-15

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Immagini evocative:DEPORRE LE VESTI

RIVESTIRSI

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incontro 3voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi. 8Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca. 9Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell'uomo vecchio con le sue azioni 10e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. 11Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.12Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, 13sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. 14Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. 15E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!

Il battesimo ci ha posto in una condizione nuova: la possibilità di vivere da figli, la libertà dal peccato, la partecipazione al corpo di Cristo... Ora si tratta di comportarci in maniera degna della chiamata che abbiamo ricevuto (Ef 4,1) e non alla maniera dei pagani (Ef 4,17-19). La vita cristiana comporta il passaggio dall’uomo vecchio (da deporre) con la sua condotta schiava delle passioni ingannevoli, all’uomo nuovo (di cui rivestirsi) che cerca la giustizia di Dio e la santità. La vita in Cristo opera un passaggio dalle tenebre alla luce. Non si può ritornare alla vita di prima: l'esperienza della salvezza, se è autentica, produce un cambio di mentalità, ha delle ricadute etiche, porta ad un nuovo comportamento. Il testo richiama come la vita nuova tocchi tutti gli aspetti delle nostre relazioni quotidiane: la sincerità, la gestione dell'ira, l'onesta, lo sguardo e il giudizio sugli altri, il linguaggio, il rapporto con i beni e con il corpo... tutto in noi può essere (e chiede di essere) evangelizzato. In particolare la capacità di vivere in pace riconciliati e il dominio di sé sono due segni della vita nuova, che ha come vertice la carità.La fede e la contemplazione della bontà disarmante di Dio, in sincero ascolto dei nostri bisogni profondi, sono una indicazione per crescere nel bene e nella reciprocità. Rivestiti dell’uomo nuovo siamo capaci di affrontare in modo diverso, cooperativo, anche i conflitti.

Matteo 5,20-48: Avete inteso che fu detto...ma io vi dico. Il discorso di Gesù ci invita ad entrare in una giustizia superiore, ad essere perfetti come il Padre, ad avere i suoi pensieri e sentimenti, a non ragionare e reagire alla maniera dei pagani.

Ez 36,22-33: Il passaggio dall'uomo vecchio all'uomo nuovo può essere descritto anche dall'immagine del “cuore di pietra” che diventa “cuore di carne” grazie al dono dello Spirito, che scioglie la nostra durezza.

Is 61,10: Il Signore ci riveste di vesti di salvezza; questo testo è spesso applicato a Maria immagine della chiesa.

Come possiamo crescere nella nostra vita condivisa? Quale tipo di comunicazione/dialogo abbiamo fra di noi? Lasciamo parlare

l’altro fino in fondo o lo anticipiamo e fermiamo subito? Prestiamo attenzione e dedichiamo del tempo e pazienza all’ascolto dell’altro, partner o figlio che sia?

Sappiamo cogliere le emozioni dell’altro, i segnali di disagio o di serenità anche nelle sfumature?

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Per l’approfondimento

Testi paralleli

Per la condivisione

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incontro 3

Sappiamo esprimere con vere parole ed umiltà, senza pretese, quello che pensiamo e sentiamo nel nostro cuore o pretendiamo che l’altro sia telepatico ?

La menzogna distrugge i legami (Ef 4,25). Siamo consapevoli della “ricaduta” che hanno i comportamenti di menzogna o di poca trasparenza? Che cosa ci spinge a cedere alla menzogna? Raccontiamo agli altri un fatto nel quale la scelta della sincerità ha aiutato a ritrovare pace e comunione.

La famiglia vive del perdono di Dio, della sua continua misericordia (Ef 4,32). Siamo consapevoli che solo nella contemplazione del crocifisso, del perdono senza limiti da parte di Dio e della sua bontà disarmante troviamo le motivazioni e la forza per quei cammini di riconciliazione ancora incompiuti? Quali concrete testimonianze di perdono ci vengono alla mente?

In Ef 5,3-13 sono elencati alcuni comportamenti negativi che riguardano il linguaggio, l’affettività e il rapporto con le cose. Nel nostro contesto culturale alcuni di questi atteggiamenti sono divenuti tanto comuni da essere considerati normali. Superando ogni approccio moralistico guardiamo al nostro comportamento in questi ambiti e riflettiamo sulle occasione di testimonianza che potremmo vivere. Come formarci ed educare a nostra volta i più giovani ad uno spirito critico capace di distinguere il bene e il male? Come annunciare la bellezza e la saggezza della messaggio della chiesa su questi temi?

“Guardarsi negli occhi senza sfidarsi; avvicinarsi gli uni gli altri senza incutersi paura; aiutarsi scambievolmente senza compromessi; cercare il dialogo tenendo presente la differenza tra errore ed errante.”

(da uno scritto di San Giovanni XXIII)

“Per capire che il conflitto può essere una risorsa e non qualcosa da negare possiamo provare a considerare come di solito gestiamo il conflitto stesso, il modo più spontaneo (lo riteniamo tale perché è talmente penetrato nella nostra mentalità da percepirlo come “naturale e ovvio”) è il modo competitivo; ci viene normale fare i duellanti e non immaginiamo altra modalità. Fra i duellanti, alla fine, c’è sempre un vincente e un perdente che cede ma cova la sua “ruggine” e la sua voglia di rivincita, entrambe sempre pronti ad un nuovo round a ricominciare da capo e una cosa è certa: ciascuno duella per vincere. Inoltre la propria azione è letta come, in qualche, modo provocata dall’altro, entrambe prigionieri di una logica in “bianco e nero”, una logica rigida e infantile. La competizione assume in famiglia forme diverse e si riveste delle migliori buone intenzioni. Questa logica, per esempio, sottende la semplice domanda che spesso scorre nelle nostre competizioni: “perché io di meno ?”; è chiaro che in questo caso la posta in gioco non è il benessere reciproco ma il controllo, la mia paura di avere di meno; ma dove c’è il controllo non c’è piacere, quel piacere vivo e non calcolato che fa bella la vita. Dietro questo tipo di domanda stanno equazioni come: se ho di meno sono meno valutato, sono meno importante, sono meno amato… e così via. Un altro modo competitivo è quando i duellanti si esprimono con la formula “se mi ami, fai quello che desidero”… Ma così, alla lunga, tutti risultano perdenti.Esiste però una modalità cooperativa di gestire i conflitti. questa modalità sana esplora la “terza via” oltre il vincere e perdere, ricerca risorse a prima vista invisibili, non nega le differenze, anzi le accoglie e le assume come riserva di significati; la logica che opera in questa modalità è una logica adulta, aperta, flessibile e creativa, si cercano insieme le modalità concrete per fare la fortuna della famiglia cooperando e sentendosi solidali. Cercare e trovare la terza via , allora il conflitto diventa costruttivo e produttivo, perché apporta qualcosa di nuovo; allora si può benedire anche il conflitto, l’intoppo, l’incomprensione, perché ne può

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Per la meditazione

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incontro 3nascere l’accordo. L’accordo è figlio della negoziazione e della contrattazione; i due partner si sentono entrambe sovrani, possono allora negoziare perché consapevoli della loro dignità, possono ridefinire e rinegoziare il proprio territorio. Sempre e solo a piccoli passi si trova l’accordo, che esige di allargare il campo alla ricerca di risorse, la capacità di gestire le differenze la capacità appunto di sentirsi (senza bisogno di difendersi, senza paura della differenza dell’altro). Per fare ciò occorre infatti accogliere le differenze e non intenderle come una minaccia, una cattiveria, una colpa.Si può creare così un’atmosfera familiare in cui l’accordo sia possibile, in cui la mentalità cooperativa divenga scelta concreta di vita. Chi si sente sovrano si sente sicuro nel suo territorio, si sente degno di valore e di stima, allora non ha bisogno di duellare per farsi vedere potente, non ha bisogno di vincere per stabilire la sua identità. Per accedere a questa logica occorre una decisione del cuore!”

(tratto da Ben-essere in famiglia - G. Gillini M.T. Zattoni)

Salmo 1Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,non resta nella via dei peccatorie non siede in compagnia degli arroganti,ma nella legge del Signore trova la sua gioia,la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d'acqua,che dà frutto a suo tempo:le sue foglie non appassisconoe tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,ma come pula che il vento disperde;perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizioné i peccatori nell'assemblea dei giusti,

poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,mentre la via dei malvagi va in rovina.

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Per la preghiera

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incontro 4

4. LA CHIESA MISTERO CHE CRESCE

Ef 3,1-211 Per questo io, Paolo, il prigioniero di Cristo per voi pagani... 2penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: 3per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. 4Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. 5Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito:6che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, 7del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l'efficacia della sua potenza. 8A me, che sono l'ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo 9e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell'universo, 10affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, 11secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. 13Vi prego quindi di non perdervi d'animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra.14Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, 15dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, 16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante il suo Spirito.17Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, 18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, 19e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.20A colui che in tutto ha potere di faremolto più di quanto possiamo domandare o pensare,secondo la potenza che opera in noi,21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesùper tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen

Col 2,1-81 Voglio infatti che sappiate quale dura lotta devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, 2perché i loro cuori vengano consolati. E così, intimamente uniti nell'amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo: 3in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. 4Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti: 5infatti, anche se sono lontano con il corpo, sono però tra voi con lo spirito e gioisco vedendo la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo.6Come dunque avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, 7radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie. 8Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.

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Testi di riferimento:Ef 3,1-21 Col 2,1-8

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Immagine evocativa:TESORO

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incontro 4

Paolo porta in sé la consapevolezza di essere a servizio del mistero di Dio, cioè di quel tesoro di grazia di cui ora anche i pagani sono diventati eredi. Per questo esorta i suoi destinatari a crescere nella conoscenza della piena misura del dono ricevuto senza ricadere in vuote riduzioni religiose. Questa progressione nel comprendere la ricchezza dell’amore di Cristo non è esperienza isolata ma si attua nella chiesa. Non si tratta primariamente di una conoscenza intellettuale, ma di una esperienza vissuta che coinvolge tutta la persona.

At 11, 1-18: Pietro annuncia alla chiesa di Gerusalemme quanto è avvenuto a casa di Cornelio e l’esperienza di conversione che entrambi hanno vissuto

Lc 7, 1-10: la fede di un pagano diventa modello per fare esperienza del dono di DioMt 13,44-46: le parabole del tesoro e della perlaMc 4,26-32: le parabole del seme che spunta da solo e del granello di senape

Paolo ha la consapevolezza del dono ricevuto: quanto siamo anche noi consapevoli di quello che abbiamo ricevuto col sacramento del matrimonio? Quanto e come il matrimonio ci aiuta a comprendere il mistero di Cristo? Viviamo il matrimonio come una via per “essere partecipi della promessa”?

Siamo capaci di far risplendere agli occhi di tutti il mistero di Dio e la luce del vangelo attraverso l'annuncio e l'esempio concreto negli ambienti in cui ci troviamo quotidianamente, anche quando questo significa esporci?

Abbiamo la consapevolezza che il matrimonio non è solo un fatto privato, un patto a due, ma un fatto che riguarda tutta la chiesa?

“Non perdetevi d’animo” (Ef 3,13), esorta Paolo. Come reagiamo davanti alle difficoltà? Come aiutiamo noi stessi e gli altri, pur in un sano realismo, ad acquisire una visione positiva della realtà, senza cedere al pessimismo, al lamento e all’autocommiserazione? Sappiamo chiedere e cercare aiuto?

Paolo è diventato ministro per dono della grazia di Dio e in virtù della sua potenza: quanto la nostra coppia attinge forza dalle proprie forze e quanto invece si lascia guidare dalla potenza della grazia? Sappiamo riconoscere i nostri limiti? Proviamo a fare memoria di quando una situazione faticosa si è risolta non per nostro merito ma in virtù di una potenza che opera al di là dei nostri meriti.

Abbiamo la consapevolezza che la preghiera di coppia “a colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare” è uno dei fondamenti del matrimonio? Che tempi ci ritagliamo per la preghiera singola, di coppia e di famiglia? Ne sentiamo l'esigenza?

Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa... siamo

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Per la condivisione

Testi paralleli

Per l’approfondimento

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incontro 4

consapevoli del fatto che anche le persone più apparentemente lontane sono chiamate e attese dal Signore? Sentiamo la sollecitudine anche per chi ancora non crede o manca nella comunità?

Tutti conosciamo che cosa succede quando gettiamo un sassolino in uno stagno. La forza d'impatto del sasso genera un primo movimento d'acqua a forma di cerchio, il quale a sua volta spinge in tutte le direzioni generando un secondo cerchio più grande; poi un terzo, un quarto e così via. Non si sa quanti saranno. Tutti i cerchi sono concentrici, quasi a sottolineare che nascono dal primo e ne sono l'irradiazione. Ci è parso bello e utile scoprire come l'energia che scaturisce dal sacramento del matrimonio produca e sprigioni un fenomeno simile. E' l'irradiamento del nostro apostolato coniugale, secondo lo specifico del nostro ministero.

(Comunità di Caresto Quando due saranno uno, introduzione alla spiritualità coniugale)

La parabola della zizzania e del buon grano, come mi fu spiegata in seconda liceo da Padre Vannucci, mi ha cambiato la vita. Ho capito che ogni cuore è una zolla di terra capace di dare vita ai semi di Dio; che una spiga di buon grano vale più di tutta la zizzania del campo; che il peso specifico del bene è più alto del peso del male; che la fede non è centrata sul paradigma del peccato ma sul paradigma della pienezza.Io non sono i miei limiti, ma le mie maturazioni. Io non sono i miei difetti, ma le mie potenzialità. Non sono il mio peccato, ma il buon frutto che posso maturare domani. La mia identità non è tanto la somma di ciò che ho vissuto, quanto piuttosto l’insieme di ciò che posso diventare. Infatti nella Bibbia il primo verbo con cui Eva narra come Dio si è rivolto agli uomini è: voi potete... Il serpente invece impiega per primo un altro verbo: Dio ha detto che non dovete (Gen3,1).Tu puoi oppure tu devi? O tutti e due? Tu puoi esprime il vero amore di Dio. “L’amore vero è quello che ti obbliga a diventare il meglio di ciò che puoi diventare” (Rilke).La vita avanza non per ordini o divieti, ma per una passione. E la passione nasce da una bellezza, almeno intuita. La vita cresce e matura non per ingiunzioni, ma per seduzioni, come è stato per san Paolo: corro perché sedotto, afferrato da Cristo. ‘La fede è nell’infinita passione per l’esistente’ (Kierkegaard), io per che cosa mi appassiono?L’identità spirituale del credente si esprime su due coordinate: la pienezza (sono venuto perché abbiate la vita in pienezza - Gv 10,10) e poi lo sconfinamento (siate perfetti come il Padre - Mt 5,48). Identità è data da pienezza e superamento. A partire da me, ma non per me.Quando chiedono a Giovanni: tu, chi sei, cosa dici di te stesso? la sua risposta è : io non sono... (Gv 1,19‐22). Io non sono né il gigante dei miei sogni, né il nano delle mie paure.Io sono forse ciò che penso? Ciò che provo? Ciò che voglio? Io non sono i miei pensieri, non sono le mie emozioni, non sono la mia volontà. C’è un io più profondo di tutto questo.Alcune piste per la ricerca dell’identità sono tracciate da Gesù, maestro di umanità. “Allora Gesù si voltò e disse loro: Che cosa cercate?” (Gv 1,38). Che significa: che cosa vi manca? Che cosa desideri davvero nel tuo cuore? L’uomo è un essere di ricerca e di desiderio e per comprendere se stessi la prima opera da compiere è comprendere il proprio desiderio, dove mi porta il cuore. Perché là dov’è il tuo tesoro, lì va il tuo cuore.La seconda domanda determinante da porre all’inizio di ogni cammino umano: che cosa mi dà gioia? Che Gesù esprime nel giardino a Pasqua chiedendo a Maria di Magdala: donna perché piangi? (Gv 20,15) Il vangelo ci assicura che la vita è e non può che essere una ricerca di felicità. Perché ‘il problema della felicità coincide con il problema della vita’ (Nietzsche).Il primo passo di questa ricerca consiste nell’interrogarmi su quali cose mi danno gioia vera e gioia che duri? Stilarne l’elenco autentico, breve o lungo che sia. Dio seduce ancora perché parla il linguaggio della gioia.

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Per la meditazione

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incontro 4

Inizio degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio: vidi che alcune cose mi davano più gioia di altre... Sant’Agostino: l’uomo segue quella strada dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità.Come al Giordano, al battesimo di Gesù, così ad ognuno dei nostri battesimi la Voce ha ripetuto quelle tre parole: Figlio mio, mio amato, mio compiacimento. La mia identità è di essere figlio. Figlio è colui che assomiglia in tutto al padre. A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio (Gv 1,12). Di diventare sempre più somiglianti a Colui che è il somigliantissimo al Padre. Qui non solo è la pienezza, ma lo sconfinare, per grazia, della nostra identità.

(Traccia della meditazione offerta da p. Ermes M. Ronchi ai giovani della diocesi di Milano, Basilica di S. Nicolò in Lecco, 16 gennaio 2014)

Salmo 67Dio abbia pietà di noi e ci benedica,su di noi faccia splendere il suo volto;perché si conosca sulla terra la tua via,la tua salvezza fra tutte le genti.

Ti lodino i popoli, o Dio,ti lodino i popoli tutti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,perché tu giudichi i popoli con rettitudine,governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,ti lodino i popoli tutti.

La terra ha dato il suo frutto.Ci benedica Dio, il nostro Dio,ci benedica Dio e lo temanotutti i confini della terra.

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Per la preghiera

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incontro 5

5. IN CRISTO UNA SOLA COSA

Ef 2,11-1911Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d'uomo, 12ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. 13Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.14Egli infatti è la nostra pace,colui che di due ha fatto una cosa sola,abbattendo il muro di separazione che li divideva,cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne.15Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti,per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,facendo la pace,16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,per mezzo della croce,eliminando in se stesso l'inimicizia.17Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani,e pace a coloro che erano vicini.18Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri,al Padre in un solo Spirito.19Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio.

Ef 4,1-161Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, 3avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8Per questo è detto:Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini.9Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.11Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, 12per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, 13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. 14Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. 15Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. 16Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità.

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Testi di riferimento:Ef 2,11-19; 4,1-16 Col 1,19-23; 3,14-15; 4,7-18

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Immagine evocativa:CORPO

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incontro 5

Col 1,19-2319È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza 20e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.21Un tempo anche voi eravate stranieri e nemici, con la mente intenta alle opere cattive; 22ora egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a lui; 23purché restiate fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunciato in tutta la creazione che è sotto il cielo, e del quale io, Paolo, sono diventato ministro.

Col 3,14-1514Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. 15E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!

Col 4,7-187Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà Tìchico, il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore, 8che io mando a voi perché conosciate le nostre condizioni e perché rechi conforto ai vostri cuori. 9Con lui verrà anche Onèsimo, il fedele e carissimo fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno su tutte le cose di qui. 10Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Bàrnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni - se verrà da voi, fategli buona accoglienza -11e Gesù, chiamato Giusto. Di coloro che vengono dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di conforto. 12Vi saluta Èpafra, servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non smette di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio. 13Io do testimonianza che egli si dà molto da fare per voi e per quelli di Laodicèa e di Geràpoli. 14Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.15Salutate i fratelli di Laodicèa, Ninfa e la Chiesa che si raduna nella sua casa. 16E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi. 17Dite ad Archippo: "Fa' attenzione al ministero che hai ricevuto nel Signore, in modo da compierlo bene". 18Il saluto è di mia mano, di me, Paolo. Ricordatevi delle mie catene. La grazia sia con voi.

Per mezzo della croce Cristo ha fatto unità tra vicini e lontani. Gesù è venuto ad annunciare pace ai lontani, che erano esclusi dalla cittadinanza ed estranei ai patti della promessa, e pace ai vicini, che erano ugualmente meritevoli di ira come gli altri. Per questo possiamo per mezzo di Lui presentarci insieme al Padre per mezzo dello Spirito. La croce di Gesù mette d’accordo tutti perché tutti siamo responsabili e tutti siamo perdonati. “Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia” (Rom 11,32). La croce ci accusa: essa è la somma del dolore del mondo, della malvagità degli uomini, dei tradimenti e delle nostre viltà; nello stesso tempo, essa è fonte di speranza, poiché “uno è morto per tutti” (2Cor 5,14), quindi c’è la possibilità di ricominciare, c’è una misericordia inesauribile.La ragione vera dell'unità e della comunione tra di noi è il fatto che l'altro “vale” comunque il sangue di Gesù, che sulla croce ha eliminato l'inimicizia dando la vita per me e per il mio nemico. L'altro motivo profondo della possibile concordia nella chiesa è la consapevolezza della comune chiamata che abbiamo ricevuto nel battesimo: un solo Spirito, una sola fede nel Signore e un solo Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.L'immagine del corpo (che Paolo svilupperà anche altrove) e quella dell'edificio ci ricordano che ciascuno è prezioso, perché ha il suo dono da Dio, per l'edificazione del tutto. Il saluto nel finale della lettera ai Colossesi raccoglie una decina di nomi, segno di una comunità, piccola, ma viva, fatta di volti, in cui ci si conosce come in una famiglia.

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Per l’approfondimento

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incontro 5

Mt 5, 22-26.38-48: le parole di Gesù sui conflitti tra fratelli e sui nemici Gv 17, 15-23: Gesù prega per l'unità dei suoi1Cor 11,23-32 : L'eucarestia fonte di unità, è celebrata degnamente se si riconosce il Corpo1Cor 12, 4-27 : La diversità dei carismi e dei ministeri nell'unità del corpo fatto di molte

membra.

Come affrontiamo la diversità nella nostra unione, nella nostra famiglia? Ognuno ha un modo di vedere, un punto di vista (o tutti devono pensare e sentire come me)? Come ci poniamo di fronte ai punti di vista dei figli, a volte incomprensibili per noi?

C’è uno sposo/genitore di serie A (che ha sempre ovviamente ragione) e uno di serie B? In casa dobbiamo uniformarci tutti alla visuale di uno o cerchiamo di trovare accordi mettendo insieme un poco di tutti?

In caso di conflitti tra noi? Si scappa, si cerca il colpevole, si detta legge, si subisce o si affrontano cercando il bene comune? Nelle altre situazioni di conflitto o di inimicizia mi lascio aiutare dalle ragioni profonde della fede per riconciliarmi ed agire con mitezza?

Nella nostra comunità come cerchiamo di “conservare l’unità”? Ci sta a cuore? Che cosa ci aiuta ad essere in pace e a vivere in comunione?

Le attività che svolgiamo e le iniziative che realizziamo in parrocchia sono anche una testimonianza di comunione e un'occasione di crescita nella fraternità?

Che cosa potremmo fare per non chiuderci, per conoscerci meglio, per far sì che la nostra comunità sia fatta di volti?

Dall' Esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II al n. 13La comunione tra Dio e gli uomini trova il suo compimento definitivo in Gesù Cristo, lo Sposo che ama e si dona come Salvatore dell'umanità, unendola a Sé come suo corpo.Egli rivela la verità originaria del matrimonio, la verità del «principio» (cfr. Gen 2,24; Mt 19,5) e, liberando l'uomo dalla durezza del cuore, lo rende capace di realizzarla interamente.Questa rivelazione raggiunge la sua pienezza definitiva nel dono d'amore che il Verbo di Dio fa all'umanità assumendo la natura umana, e nel sacrificio che Gesù Cristo fa di se stesso sulla Croce per la sua Sposa, la Chiesa. In questo sacrificio si svela interamente quel disegno che Dio ha impresso nell'umanità dell'uomo e della donna, fin dalla loro creazione (cfr. Ef 5,32s); il matrimonio dei battezzati diviene così il simbolo reale della nuova ed eterna Alleanza, sancita nel sangue di Cristo. Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati. L'amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla Croce.

Una compagnia di istrici, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore

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Testi paralleli

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incontro 5

reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.

(A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena)

Salmo 122 Quale gioia, quando mi dissero:"Andremo alla casa del Signore!".Già sono fermi i nostri piedialle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruitacome città unita e compatta.

È là che salgono le tribù,le tribù del Signore,secondo la legge d'Israele,per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,i troni della casa di Davide.Chiedete pace per Gerusalemme:vivano sicuri quelli che ti amano;sia pace nelle tue mura,sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amiciio dirò: "Su te sia pace!".Per la casa del Signore nostro Dio,chiederò per te il bene.

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Per la preghiera

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incontro 6

6. LA NOVITA’ NELLE RELAZIONI FAMILIARI

Ef 5,21-6,921Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: 22le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; 23il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. 24E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.25E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, 26per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola, 27e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. 28Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. 29Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, 30poiché siamo membra del suo corpo. 31Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. 32Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! 33Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito.1 Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. 2Onora tuo padre e tua madre! Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: 3perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra. 4E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore.5Schiavi, obbedite ai vostri padroni terreni con rispetto e timore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, 6non servendo per farvi vedere, come fa chi vuole piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, facendo di cuore la volontà di Dio, 7prestando servizio volentieri, come chi serve il Signore e non gli uomini. 8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo che libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che il Signore, loro e vostro, è nei cieli e in lui non vi è preferenza di persone.

Col 3,18-4,118Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. 19Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. 20Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. 21Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. 22Voi, schiavi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni: non servite solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore. 23Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, 24sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l'eredità. Servite il Signore che è Cristo! 25Infatti chi commette ingiustizia subirà le conseguenze del torto commesso, e non si fanno favoritismi personali.1 Voi, padroni, date ai vostri schiavi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo.

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Testi di riferimento:Ef 5,21-6,9 Col 3,18-4,1

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Immagine evocativa:SPECCHIO

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incontro 6

L'amore di Dio fa nuove tutte le cose, “evangelizza” e rinnova ogni tipo di relazione. Già nell'antico testamento l'esperienza dell'amore coniugale è una delle immagini più alte per descrivere la fedeltà e l'oblatività dell'amore di Dio. Con il dono che il Figlio fa di sé, la relazione Cristo-Chiesa, compimento del rapporto tra Dio e il suo popolo, diventa il modello dell'amore coniugale a cui l'uomo e la donna possono ispirarsi. Ai figli è chiesto di vivere il comandamento dell'onorare il padre e la madre e ai genitori di educare i figli nella fede con disciplina, ma senza esasperarli. La schiavitù non è annullata, ma anche il rapporto schiavo-padrone è trasfigurato nella fede e diventa per entrambe le condizioni un'occasione per vivere in Cristo.Pur riconoscendo una distanza tra l'odierno modello di famiglia e di società e il contesto dell'autore delle lettere, ciò che ci interessa è che l'amore di Cristo diventa lo specchio in cui vediamo la verità di ciò che siamo chiamati ad essere. Il “come” ci ha amato è redenzione di ogni tipo di amore umano e dà la sua forma alle relazioni familiari di ieri e di oggi.

Gv 2, 1-11: Le nozze di Cana: Maria dà inizio al tempo delle nozze tra il figlio e l'umanità e attraverso l'invito all'obbedienza alla parola di Gesù fa sì che si ritrovi il

vino che fa continuare la festa.Lc 9,57-62: Rispetto all'accoglienza del regno di Dio e alle esigenze della sequela anche i

legami familiari più cari e più stretti non sono mai un fine e tanto meno un assoluto.Gv 19,25-27: Sulla croce si compiono le nozze di Gesù. Sotto la croce con Giovanni e Maria nasce

la Chiesa.Os. 2,4-25: Dio ristabilisce gratuitamente un rapporto nuziale con il suo popolo (sposa infedele)Gv. 13, 1-15: Gesù è stato esempio di sottomissione, di servizio umile e gratuito. Anche noi

dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri.Ap 19,6-9; 21,9-14: La Gerusalemme del cielo è descritta come la sposa dell'Agnello pronta per

le nozze

Che significato diamo alla parola “sottomissione”? Quando e come ci sembra di viverla nelle nostre relazioni?

Cristo ha amato la chiesa con amore oblativo e totale (“ha dato se stesso”), creativo e sanante (“purificandola”), esemplare (“così anche voi”) (Ef. 5,25-27). Il nostro amore per gli altri (in particolare il nostro coniuge) manifesta questi caratteri? Abbiamo mai fatto esperienza di un amore che ci ha rigenerati?

“I due formeranno una carne sola” (Ef 5,31). Dove sperimentiamo o incontriamo questo essere “una carne sola”? Quali sono gli ostacoli più grandi nel vivere nella fedeltà? Come educhiamo i giovani a queste scelte?

L’amore coniugale si fonda sul mistero pasquale. È un amore che vive del dono

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Testi paralleli

Per l’approfondimento

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di sé e del perdono. Come attingiamo a questa sorgente per rinnovare e rivitalizzare l’amore all’interno della vita di coppia? Il nostro matrimonio è luogo di riconciliazione?

Ai coniugi è chiesto di amarsi reciprocamente come Cristo ha amato la chiesa. Sappiamo unirci a Dio amando innanzitutto il coniuge? Siamo consapevoli di essere chiamati a renderci santi reciprocamente? In che modo ci prendiamo cura della bellezza e della crescita del nostro sposo/sposa?

Cresce il numero di coloro che vivono il dramma della separazione. Come sono accolte e accompagnate queste persone nella comunità cristiana? Come sono presenti?

Come tenere insieme nell’educazione dei figli o dei più giovani la disciplina e l’educazione della libertà, l’obbedienza e la fiducia, la correzione e l’incoraggiamento?

Nelle nostre famiglie sentiamo vivo l'invito ad allevare i figli nella disciplina e negli insegnamenti del Signore? Come avviene concretamente? Come riusciamo ad esprimere la centralità e la presenza del Signore nella vita di tutti i giorni?

Non è possibile comprendere la parenesi apostolica sulla famiglia senza tener conto di ciò che significava l’autorità nella cultura dell’epoca. L’autorità era vista a quel tempo come garanzia di ordine, e quindi di pace.Illuminante è ciò che scrive Giovanni Crisostomo in una delle sue omelie sulla lettera agli Efesini: «dove c’è eguaglianza non ci può essere pace». Mentre noi oggi vediamo le diseguaglianze come causa di conflitti, gli antichi vedevano al contrario come tale l’eguaglianza. Non ci può essere ordine, e quindi pace, se non comanda uno solo. Non possiamo perciò stupirci, e tanto meno scandalizzarci, per il fatto che gli apostoli non avevano la minima intenzione di eliminare le diseguaglianze nella famiglia. Al contrario, la loro preoccupazione era di evitare che la comune appartenenza alla comunità cristiana modificasse la dipendenza della moglie dal marito, o dei figli dai genitori, o degli schiavi dai padroni, creando disordine nella vita familiare. Non eliminare, ma regolare le diseguaglianze, alla luce di un nuovo principio di convivenza e di appartenenza: così penso possa essere descritto l’intendimento che li animava. La famiglia che ha in mente l’autore della lettera agli Efesini è evidentemente la famiglia patriarcale. L’amore di Cristo, come egli lo presenta nella sua parenesi, può però dare forma anche alle relazioni all’interno di una famiglia differente da quella patriarcale. Occorre distinguere tra il modello storico-culturale, che cambia nel tempo, e la dottrina dell’amore di Cristo, modello dell’amore coniugale. La nostra società, che fa dell’eguaglianza un valore fondamentale e irrinunciabile, ha bisogno di imparare che cosa è l’amore. Senza l’amore come Cristo lo ha incarnato, l’amore come dono di sé, tanto la famiglia patriarcale quanto la famiglia moderna sono teatro di conflitti, frustrazioni, ricatti, rancori, infelicità e via dicendo. Nel mondo in cui viveva l’autore della lettera agli Efesini l’amore tra i coniugi non era un dato scontato. Si auspicavano relazioni coniugali improntate alla benevolenza, al rispetto, alla compassione, ma non all’amore, non almeno all’amore come dono totale di sé. Ma pure il mondo moderno vive in una grande ignoranza di ciò che è l’amore, generalmente confuso con il sentimento, la passione ed altri fenomeni che con il vero amore non hanno molto in comune. La lettera agli Efesini dunque è portatrice di un messaggio che non ha perso di significato, anche per l’uomo del nostro tempo. Essa va certamente letta con spirito critico, come d’altronde in generale tutti i libri biblici, dell’Antico come del Nuovo Testamento. Il suo autore si rivolge ai mariti perché amino le mogli come Cristo ha amato e continua ad amare la Chiesa, mentre alle mogli dice di stare sottomesse,

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Per la meditazione

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non di amare i loro mariti.Ciò è comprensibile alla luce del fatto che nella società di quel tempo la sottomissione delle mogli era un dato da tutti accettato, mentre non lo era affatto l’amore dei mariti. Occorre dunque liberare la parenesi sull’amore da questo condizionamento culturale: anche le mogli possono e debbono amare come Cristo ama, e anche i mariti possono e debbono vivere nelle relazioni famigliari una sottomissione come quella che la Chiesa vive, o cerca di vivere nel confronti del suo Signore e salvatore.

(Bruno Ognibeni, Il matrimonio alla luce del nuovo testamento, pag 172-173).

Il Sacramento del Matrimonio ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione. All’inizio del libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, acoronamento del racconto della creazione si dice: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò... Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e idue saranno un’unica carne”. L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi èrappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno delle reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva. Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si ‘rispecchia’ in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza. La Bibbia usa un’espressione forte e dice: “un’unica carne”, tanto intima è l’unione tra l’uomo e la donna nel matrimonio. Ed è proprio questo il mistero del matrimonio: l’amore di Dio che si rispecchia nella coppia che decide di vivere insieme.San Paolo, nella Lettera agli Efesini mette in risalto che negli sposi cristiani si riflette un mistero grande: il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale. La Chiesa è la sposa di Cristo. (…) Questo significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione. (...) L’uomo e la donna sono consacrati nel loro amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa. È davvero un disegno stupendo quello che è insito nel sacramento del Matrimonio! E si attua nella semplicità e anche nella fragilità della condizione umana. Sappiamo bene quante difficoltà e prove conosce la vita di due sposi. L’importante è mantenere vivo il legame con Dio, che è alla base del legame coniugale. E il vero legame è sempre con il Signore.Quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte; uno prega per l’altro. È vero che nella vita matrimoniale ci sono tante difficoltà, tante; che il lavoro, che i soldi non bastano, che i bambini hanno problemi. Tante difficoltà. E tante volte il marito e la moglie diventano un po’ nervosi e litigano fra loro. Litigano, è così, sempre si litiga nel matrimonio, alcune volte volano anche i piatti! Ma non dobbiamo diventare tristi per questo, la condizione umana è così. E il segreto è che l’amore è più forte del momento nel quale si litiga e per questo io consiglio agli sposi sempre: non finire la giornata nella quale avete litigato senza fare la pace. Sempre!. E per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite che vengano a casa a fare la pace. È sufficiente un piccolo gesto, una carezza, ma ciao! E a domani! E domani si comincia un’altra volta. E questa è la vita, portarla avanti così, portarla avanti con il coraggio di voler viverla insieme. È una cosa bellissima la vita matrimoniale e dobbiamo custodirla sempre, custodire i figli.Altre volte io ho detto in questa Piazza una cosa che aiuta tanto la vita matrimoniale. Sono tre parole che si devono dire sempre, tre parole che devono essere nella casa: Permesso, grazie, scusa. Le tre parole magiche. Permesso: per non essere invadente nella vita dei coniugi. (…) Grazie: ringraziare il coniuge; grazie per quello che hai fatto per me (...). E siccome tutti noi sbagliamo, quell’altra parola che è un po’ difficile a dirla, ma bisogna dirla: scusa. Permesso, grazie e scusa. Con queste tre parole, con la

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incontro 6

preghiera dello sposo per la sposa e viceversa, con fare la pace sempre prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti. (…) Che il Signore vi benedica e pregate per me.

(Papa Francesco, udienza generale di Mercoledì 2 aprile sul Sacramento del matrimonio)

Salmo 127 Se il Signore non costruisce la casa,invano si affaticano i costruttori.Se il Signore non vigila sulla città,invano veglia la sentinella.

Invano vi alzate di buon mattinoe tardi andate a riposare,voi che mangiate un pane di fatica:al suo prediletto egli lo darà nel sonno.

Ecco, eredità del Signore sono i figli,è sua ricompensa il frutto del grembo.Come frecce in mano a un guerrierosono i figli avuti in giovinezza.

Beato l'uomo che ne ha piena la faretra:non dovrà vergognarsi quando verrà alla portaa trattare con i propri nemici.

oppure

Salmo 128Beato chi teme il Signoree cammina nelle sue vie.Della fatica delle tue mani ti nutrirai,sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite fecondanell'intimità della tua casa;i tuoi figli come virgulti d'ulivointorno alla tua mensa.

Ecco com'è benedettol'uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.Possa tu vedere il bene di Gerusalemmetutti i giorni della tua vita!Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!Pace su Israele!

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Per la preghiera

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incontro 7

7. LA PREGHIERA E LA LOTTA SPIRITUALE

Ef 6,10-2010Per il resto, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. 11Indossate l'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. 12La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.13Prendete dunque l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. 14State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; 15i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. 16Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; 17prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. 18In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. 19E pregate anche per me, affinché, quando apro la bocca, mi sia data la parola, per far conoscere con franchezza il mistero del Vangelo, 20per il quale sono ambasciatore in catene, e affinché io possa annunciarlo con quel coraggio con il quale devo parlare.

Col 1,24.29-2,124Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.25Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, 26il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. 27A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. 28È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. 29Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.

1 Voglio infatti che sappiate quale dura lotta devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona

Col 3,16-1716La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. 17E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.

Col 4,2-62Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie. 3Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della Parola per annunciare il mistero di Cristo. Per questo mi trovo in prigione, 4affinché possa farlo conoscere, parlandone come devo.5Comportatevi saggiamente con quelli di fuori, cogliendo ogni occasione. 6Il vostro parlare sia sempre gentile, sensato, in modo da saper rispondere a ciascuno come si deve.

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Testi di riferimento:Ef 6,10-20 Col 3,16-17; 4,2-6

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Immagine evocativa:LOTTA

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incontro 7

Come abbiamo già visto, il passaggio dall'uomo vecchio all'uomo nuovo non va da sé, ma chiama in causa l'esercizio della nostra libertà, esige fortezza e perseveranza e comporta una lotta contro il maligno. È da Dio che viene la forza, per questo la preghiera è la prima arma. Ricorrente in questi passi è il rendimento di grazie, l'invito alla preghiera e al discernimento comunitario, l’importanza dell'ascolto della Parola e l’istruzione vicendevole. Di queste cose Paolo si fa modello. La lotta, infine non solo è per la propria santità personale, ma perché il Vangelo possa diffondersi.

Gs 6,1-21: La conquista di Gerico attraverso la forza della preghieraEs 17,8-16: La battaglia contro AmalekMt 4,1-11: Le tentazioniMc 9, 14-29: I demoni che si scacciano solo con la preghiera

Ci sentiremmo anche noi di descrivere la vita come una lotta? In che senso? Contro chi? Se condivido questa metafora, con quale spirito e con quali aiuti sostengo le mie battaglie?

Quali cose ci impediscono di cadere nella disillusione, nell'avvilimento, nel pessimismo pur di fronte alla durezza di certi passaggi e alla presenza del male fuori e dentro di noi?

Stando al testo, la Parola di Dio è “arma” essenziale per la nostra battaglia quotidiana. Possiamo condividere tra noi come l’ascolto della Parola ci accompagna nella nostra giornata, in che modo la preghiera ci aiuta a ritrovare speranza, ad avere uno sguardo diverso a renderci più forti.

“Pregate incessantemente”. Come e quanto preghiamo? Come e da chi abbiamo imparato a pregare? In che modo possiamo rimanere “rivolti” verso Dio nella nostra giornata? Quando abbiamo sperimentato l’efficacia della nostra preghiera nella prova?

“Vegliate con ogni perseveranza...” (Ef 6,18): come anche in Ef 5,18 c'è un invito ad essere attenti a ciò che avviene, perché è nella storia che Dio ci interpella. Che cosa ci aiuta a non addormentarci? Perché oggi si fa fatica a perseverare? Come ci educhiamo alla perseveranza?

Anche nella nostra vita di coppia e nella nostra famiglia c’è costante bisogno di recuperare forza, speranza, gratitudine e gratuità, senso della misura che è fonte di equilibrio. Come possiamo farlo?

Il perdono, la preghiera e il confronto con la parola di Dio e tra di noi ridanno luce al nostro volerci bene? Ci aiutano a ritrovare il senso e la direzione del nostro cammino insieme?... perché c’è sempre “un Altro che ti cammina accanto”.

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Per la meditazione

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La comunione non è uniformità ma pluralità, le differenze sono positive se non si trasformano in divisione, per questo dobbiamo imparare l’arte dell’ascolto, per accogliere l’alterità senza annullarla; l’altro non è l’inferno! ma fratello, dono perché non basto a me stesso!... La realizzazione della nostra umanità passa attraverso l’accoglienza della umanità dell’altro, accogliere è fare del potenziale nemico un ospite, un amico, va coltivata l’accoglienza e porta con sé una benedizione.La vita insieme, per essere serena, deve passare per il dialogo; dobbiamo coltivare l’arte del dialogo, con alcune tappe:

1. sospensione del proprio giudizio, accettare di non comprendere l’altro, cercando nel contempo di condividerne i sentimenti, cioè di provare simpatia, perché la verità dell’altro ha la stessa legittimità della mia!

2. passare dalla simpatia all’empatia, fare posto all’altro passando dalla paura all’accoglienza e all’incontro

3. disponibilità ad uscire dal dialogo diversi, ad avere dell’altro visioni inedite, con la scoperta di ciò che si ha in comune e di ciò che manca a ciascuno. Nel dialogo i due volti sono vicini e perciò lo scopro simile a me!

4. disponibilità ad accogliere l’altro come un ospite interiore, dando tempo all’altro; così le parole di scambio diventano doni reciproci in un intreccio di linguaggi, significati, e quanto fa emergere l’interiorità che è in noi

(liberamente tratto da Cerca gli altri di E. Bianchi)

Il nostro essere assieme è simile al cammino degli alpinisti su una montagna o dei pellegrini che percorrono una strada. E’ come una ricerca, un andare a tentoni, ha bisogno di correzione e pazienza.Io penso che una delle cause maggiori della crisi della famiglia sia proprio questa assenza di pazienza, questo bisogno continuo di misurarci gli uni gli altri, di definirci, di analizzare, evidenziando dove abbiamo sbagliato. E così si finisce per escludersi e per non perdonarsi più. Si può vivere assieme soltanto se la nostra misura non ha misura, se accetta di allargarsi continuamente, giorno per giorno.Nella vita concreta non possiamo programmare tutte le tappe. Occorre avere anche la pazienza di accogliere i fallimenti. Tutto ciò significa accogliere l’infinita diversità di Dio rispetto a ciò che noi siamo e quindi l’infinita diversità dell’altro. Perché l’altro è un raggio dell’Essere nella mia vita e non posso mai ingabbiarlo e confinarlo in qualcosa che ho già deciso e definito. “Se tu lo comprendi, non è Dio” ha scritto Sant’Agostino. Non puoi racchiuderlo in un tuo programma.Mi scrive una coppia di amici: “ All’inizio abbiamo avuto una grande difficoltà di rapporto tra Andrei (il figlio adottato) e una nostra figlia, che pure nella decisione di prenderlo in casa sembrava la più convinta di tutti. E’ stata una lezione di umiltà per tutti noi: una sera disperata piangeva perché proprio non riusciva a sopportalo. Noi le dicevamo che lo avremmo rimandato indietro alla casa famiglia poiché non doveva rovinare i nostri rapporti familiari. Lei ci ha risposto che la soluzione non era eliminare la sua fatica, ma sostenerla in questo per far si che anche lei potesse crescere. Così è nato tra loro un legame fraterno molto forte”. Con questo non voglio dire che una famiglia non debba avere degli obiettivi o fare dei bilanci. Voglio soltanto sostenere che essere insieme è una grazia per cui si ricomincia ogni giorno.Accompagnando altri uomini in questa continua novità, scopriamo quelle dimensioni dell’esistenza che non avevamo ancora visto.Diventando padri e madri, riscopriamo con i nostri figli tutti i particolari della vita. Li aiutiamo ad affrontare degli orari, gli impegni, a vivere con gli altri, ad accettare i sacrifici, a gioire per le cose nuove e belle che capitano. L’educazione è vivere con un altro qualcosa che riscopro con lui.

(M. Camisasca, Benvenuti a casa pp. 81-83 ed. San Paolo)

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Page 31: s2ew.reggioemilia.chiesacattolica.its2ew.reggioemilia.chiesacattolica.it/reggioemilia... · Web viewperché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. Ti

incontro 7

Salmo 31In te, Signore, mi sono rifugiato,mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia.Tendi a me il tuo orecchio, vieni presto a liberarmi.

Sii per me una roccia di rifugio,un luogo fortificato che mi salva.Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,per il tuo nome guidami e conducimi.

Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,perché sei tu la mia difesa.Alle tue mani affido il mio spirito;tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Tu hai in odio chi serve idoli falsi,io invece confido nel Signore.Esulterò e gioirò per la tua grazia,perché hai guardato alla mia miseria,hai conosciuto le angosce della mia vita;

Ma io confido in te, Signore;dico: "Tu sei il mio Dio,i miei giorni sono nelle tue mani".

Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori:sul tuo servo fa' splendere il tuo volto,salvami per la tua misericordia.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!La riservi per coloro che ti temono,la dispensi, davanti ai figli dell'uomo,a chi in te si rifugia.

Benedetto il Signore,che per me ha fatto meraviglie di graziain una città fortificata.

Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli;il Signore protegge chi ha fiducia in luie ripaga in abbondanza chi opera con superbia.

Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,voi tutti che sperate nel Signore.

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Per la preghiera