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ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI COMMERCIALI, TURISTICI, GRAFICI E ALBERGHIERI "L. EINAUDI" di GROSSETO Sviluppo e valutazione della qualità delle prestazioni professionali individuali C.M. 289 Progetto di riferimento e di utilizzo della competenza nel Cooperative Learning 1

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ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI COMMERCIALI, TURISTICI, GRAFICI E ALBERGHIERI

"L. EINAUDI" di GROSSETO

Sviluppo e valutazione della qualità delle prestazioni professionali individuali C.M. 289

Progetto di riferimento e di utilizzo della competenza nel

Cooperative Learning

Responsabile Agata Lacagnina

Anno scolastico 1999/2000

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Il Cooperative Learning

I. INTRODUZIONE

Lo scopo di questo lavoro è di fornire un protocollo di riferimento a tutti coloro che volessero utilizzare il Cooperative Learning come strategia di insegnamento- apprendimento nell’attività in classe e collocare la nostra scuola in quel vasto movimento di ricerca che ormai coinvolge gran parte delle istituzioni scolastiche.

1. Intanto cos’è il Cooperative Learning?

E’ una strategia di insegnamento/apprendimento che integra l’interazione e la comunicazione in classe con il processo di studio dei contenuti scolastici, permette cioè di imparare e nel contempo creare nella classe un sistema sociale basato sulla cooperazione e il coordinamento.L’idea principale del Cooperative Learning consiste nell’interdipendenza sociale, cioè la relazione che si stabilisce tra le persone per conseguire un obiettivo comune, la responsabilità del raggiungimento o meno di tale obiettivo è affidata a tutto il gruppo. Così si viene a creare una interdipendenza positiva tra i membri del gruppo stesso in quanto la possibilità di conseguire il proprio obiettivo dipende dalla possibilità che hanno gli altri di conseguire i propri.

2. Perché il Cooperative Learning? Insegno da circa 20 anni e conosco i più pressanti problemi di noi insegnanti quando ci troviamo di fronte alla classe.La classe ideale nella quale ciascuno di noi vorrebbe insegnare è quella costituita da alunni motivati ad apprendere e nella quale si respira un clima di cordialità e di fiducia, di solidarietà tra i compagni, tanto è vero che nell’esprimere un giudizio su un alunno oltre che il suo rendimento valutiamo il comportamento e la sua capacità di interagire con gli altri.

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So che il lavoro di gruppo tanto pubblicizzato in certi anni come la panacea dei nostri guai, alla fine, se male utilizzato, si è dimostrato più dannoso del problema che tentava di risolvere.Ricordo gli alunni lasciati a pascolare, soli con loro stessi, uno che lavorava e gli altri copiavano, la confusione per la classe.Poi le cosiddette ricerche: vere e proprie scopiazzature da enciclopedie e libri vari reperiti qua e là, alla fine completate a casa, magari con l’aiuto di qualche genitore paziente che poi non finiva di inveire contro quegli insegnanti che pretendevano tanto lavoro dai loro figli.

A questa modalità di lavoro rispondiamo: no grazie.

Il Cooperative Learning non è il solito lavoro di gruppo, è un metodo di apprendimento cooperativo strutturato dove nulla è lasciato al caso, i ragazzi lavorano autonomamente ma non sono lasciati mai soli,è una strategia che aiuta ad elevare il livello di tutti gli studenti anche quelli con maggiori difficoltà o i portatori di handicap, a costruire relazioni positive, essenziali in classe e quelle esperienze di cui i ragazzi hanno bisogno per un sano sviluppo cognitivo, psicologico e sociale

Il Cooperative Learning non è Il Metodo, ma uno dei tanti metodi che l’insegnante, a seconda della classe e degli obiettivi e le finalità educative che vuole raggiungere, può utilizzare integrandolo con le indispensabili spiegazioni frontali e le non meno indispensabili lezioni individuali e competitive.

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II. ANALISI DEI BISOGNI /DESIDERI E DELLA SITUAZIONE

“C’è un detto:Conoscere l’altro e se stessi- vittoria senza rischi.Conoscere il terreno e le condizioni atmosferiche – vittoria su tutti i fronti.”Sun Tzu, 300 A.C.

La realtà grossetana nella quale è inserito l’Istituto Professionale ‘Einaudi’ è caratterizzata da un notevole ristagno economico.L’industrializzazione al 6% e il terziario al 13% mostrano la scarsa vivacità economica della provincia e i dati sono più significativi se confrontati con gli indici regionali.Il tasso di disoccupazione oscilla tra il 9% e il 10%.Anche il tessuto socio/culturale appare debole tale da non permettere ai genitori di seguire con l’opportuna consapevolezza il percorso dei figli, alcuni dei nostri allievi provengono da famiglie disgregate che non solo non garantiscono loro un sostegno negli studi ma addirittura possono creare ostacolo alla loro crescita. La partecipazione delle famiglie alla vita scolastica è infatti sporadica e poco significativa.Inoltre anche il nostro Istituto è afflitto dalla piaga della dispersione scolastica; nonostante gli sforzi degli operatori, rimane ancora sensibile la percentuale dei ragazzi che smette di studiare prima di aver concluso il regolare ciclo di studi o perché trovano un lavoro precario ma immediato o perché forse scoraggiati da un sistema scolastico che punta più sulle conoscenze che sulle competenze.

Tasso di dispersione scolastica nelle classi prime (progetto autonomia - scheda P-) A B C D a.s. Iscritti(*) Respinti Abbandoni B+C Tasso xD/A95/96 382 54 26 80 20.9%96/97 435 80 24 104 23.9%97/98 546 72 38 110 20.1%

(*) I dati sono comprensivi dell’utenza adulta

Alto è tra i nostri allievi il tasso di pendolarismo che provoca disagi e interferisce sulla qualità dello studio domestico, spesso poco adeguato per mancanza di tempo.Il nostro bacino di utenza è caratterizzato da allievi che conseguono la Licenza della Scuola Media con votazione per la maggior parte Sufficiente( anche se negli ultimi

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anni, soprattutto dopo l’introduzione di alcuni indirizzi innovativi per la provincia, come analista contabile informatico e grafico pubblicitario, sembra che questa tendenza subisca un’inversione di rotta). La maggior parte di loro è già proiettata verso il mondo del lavoro e poco motivata allo studio.

Partendo da questa analisi specifica del contesto , la considerazione si fa più in generale osservando la progressiva crisi della famiglia, luogo più specificamente delegato al processo di socializzazione che ha contribuito a determinare la difficoltà dell’interazione di tipo cooperativo tra le persone.

Forse anche la Scuola ha prestato scarsa attenzione a quello che potrebbe essere invece un alto potenziale educativo oltre che scolastico: l’interazione tra alunni per il conseguimento di un obiettivo comune.Da qui la ricerca di metodologie più rispondenti alle esigenze dei nostri allievi , e, se possibile, capaci di ancorarli alla scuola riducendone gli insuccessi e di conseguenza la dispersione, la ricerca di strategie di apprendimento - insegnamento, che integrino quelle tradizionali, individualistico - competitivo e puntino sulla cooperazione.

Sono infatti convinta che, nonostante l’apprendimento necessiti anche momenti di studio individuali e a volte competitivi, per raggiungere determinati obiettivi la cooperazione tra persone ottenga migliori risultati, tende a valorizzare gli individui più che a sommergerli, ad evidenziare le differenze individuali che sono la forza della democrazia e alla negoziazione tra di esse che è la più grande attività democratica(Dewey).

Oggi assistiamo ad un rinnovato interesse per la cultura dell’educazione e la scuola come luogo di educazione dei giovani alla convivenza democratica, al senso di responsabilità personale e sociale del proprio apprendimento (Dewey),deve promuovere e sviluppare tra gli alunni tali competenze sociali.Inoltre nel mondo del lavoro così come nella ricerca scientifica,molte attività non possono essere svolte da una sola persona e quindi spesso è necessario lavorare in équipe ricorrendo alla collaborazione di più esperti;abituare dunque i nostri ragazzi a lavorare in gruppo, non ha solo finalità educative ma diventa anche una facilitazione: significa fornirli di una abilità frequentemente richiesta nel mondo del lavoro.

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1.Un’idea di cambiamento

Ho cercato di razionalizzare il percorso che mi ha portato a scegliere di approfondire il metodo del Cooperative Learning.Non è stato facile perché le sue tappe spesso coincidono con l’idea che mi sono formata della scuola e dell’insegnamento; infatti ciò che un individuo coinvolge nei suoi percorsi professionali e organizzativi è la sua propria e intera esistenza, il suo sé più personale e privato.

Ho in questi ultimi anni innescato un processo di autovalutazione del mio stare in classe con gli studenti, dei miei metodi di insegnamento con il preciso intento di rintracciare i punti deboli e di valorizzare i punti di forza.

Ho adottato diverse metodologie, e mi sono accorta che funzionano di più quelle che creano un clima positivo e di fiducia nella classe, clima necessario all’apprendimento, basate sulla cooperazione, sulla condivisione delle responsabilità

Io credo che gli obiettivi primari della scuola devono essere l’integrazione e l’accoglienza, perché quando un ragazzo si sente accettato dalla sua classe (che altro non è che il suo mondo, la sua società con la quale tutti i giorni deve confrontarsi), LAVORA MEGLIO direi anche APPRENDE con maggiore facilità, non è preso dall’ansia di dimostrare qualcosa a qualcuno, sa che gli altri lo apprezzano per quello che è, per quello che può fare. Il lavoro di gruppo, quando è ben strutturato, quando tutti i componenti hanno un ruolo ben definito e delle competenze che condividono con gli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune, aiuta il processo di socializzazione e integrazione.Riuscire a realizzare tale interdipendenza positiva, è garanzia di successo.

Ritengo che il Cooperative Learning risponda a questo bisogno.

La sua idea di fondo mi piace e risponde, per certi versi, al mio modo di intendere la scuola, non la scuola dei bravi(buoni) che vanno avanti e dei somari( cattivi) che non hanno alternative, ma la scuola di tutti, luogo dove s’impara a crescere insieme.

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III. PIANIFICAZIONE

“Quando non si sa verso che porto si sta navigando, nessun vento è favorevole” Seneca

1. Individuazione degli obiettivi (chiari, misurabili, raggiungibili, ‘tempificabili’, compatibili tra loro, graduati in base alle priorità e compiti.

Il Cooperative Learning è una strategia di apprendimento \ insegnamento.Finalità del metodo è dunque condurre gli studenti a definire problemi, a esplorare diverse prospettive su di essi e a studiare assieme per acquisire informazioni, idee e abilità, sviluppando nello stesso tempo le proprie competenze sociali.Tale finalità si raggiunge attraverso obiettivi didattici e di cooperazione nel gruppoLa precisa definizione degli obiettivi didattici non solo orienta l’attività degli studenti ma anche aiuta lo stesso insegnante a dirigere meglio e in modo coerente i propri interventi.Stabiliti gli obiettivi didattici (chiaramente ciascuno per la propria disciplina) non si deve trascurare di definire quelli di collaborazione. Essi devono essere funzionali allo stesso apprendimento e non devono essere presupposti come la fiducia e stima reciproca o la capacità di coordinare il lavoro, apertura e accettazione reciproca, il riconoscimento del valore della diversità, importanza di raggiungere tutti lo scopo.Qualche esempio concreto:1. L’opinione di ciascuno è importante per il compito da svolgere2. Tutti devono essere informati di quello che fanno gli altri3. I pesi sono distribuiti secondo le possibilità di ciascuno4. A ognuno la sua responsabilità individuale per il raggiungimento dello scopo …….( per ulteriori obiettivi sulle competenze sociali si vedano gli Allegati A e B)

2. Come possono essere raggiunti gli obiettivi prefissati

Il Cooperative Learning funziona quando gli insegnanti che lo adottano hanno fatto proprio il modello teorico e ne condividono totalmente l’idea principale.Non è sufficiente una programmazione individuale del metodo ma una programmazione collettiva dell’intero o della maggior parte del Consiglio di classe tale da coordinare le attività , al termine delle quali, gli insegnanti si coordinano insieme.

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3. Valutazione delle possibili alternative e tempi

Poiché l’a.s.1999/2000 è il primo anno di sperimentazione del metodo, le attività non necessariamente devono coprire l’intero arco dell’anno (possono essere sufficienti, per cominciare, due moduli, uno da svolgere nel primo e l’altro nel secondo quadrimestre).

4. Definizione degli ambiti dell’azione

Il Cooperative Learning è diretto a tutti gli insegnanti che condividono il particolare bisogno/desiderio di una classe in cui gli studenti lavorano in modo collaborativo, in piccoli gruppi, per esaminare, fare esperienza e capire un argomento di studio e contemporaneamente acquisiscono le competenze sociali che migliorano la loro vita di relazione oltre che i risultati scolastici

Il Cooperative Learning può essere attuato in tutte le classi di qualsiasi ordine e grado.

Nel nostro Istituto a partire dall’a.s. 1999/2000 se ne prevede l’adozione, limitata all’acquisizione di alcune competenze sociali, nel periodo dell’accoglienza(10 ore) in tutti i Consigli delle classi prime. Inoltre si sperimenterà, in una classe prima, l’apprendimento delle Competenze Sociali attraverso il Cooperative Learning per tutto l’intero anno scolastico in codocenza italiano /storia dell’arte. (v. Allegato A e B).

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IV. MODALITA’ DI ATTUAZIONE

Premesso che conoscere e saper fare non sono la stessa cosa, condizione necessaria perché una competenza sia pienamente acquisita è che la conoscenza dei concetti sia accompagnata dalla applicazione e dalla riflessione sulla esperienza stessa, che modifica e adatta la conoscenza della competenza, per perfezionarla nel tempo.

Si può dunque affermare che alla base dello sviluppo di una competenza c’è una circolare successione di fasi che si può così riassumere:

Teoria

Modificazione Applicazione

Riflessioneo

Autovalutazione

La modalità di attuazione del progetto è quella modulare che permette di organizzare risorse, tempo e contenuti attraverso l’impiego flessibile di segmenti unitari, omogenei e intercambiabili, i moduli appunto.

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Modulo A

Fase teorica: è quella nella quale costituire un tessuto complesso e variamente articolato di conoscenze, attraverso documentazione, studio e approfondimento dei contenuti, al fine di comprendere gli elementi e i fondamenti di ricerca sottostanti che costituiscono il Cooperative Learning e le condizioni nelle quali risulta più o meno vantaggioso applicarli

LA PROSPETTIVA TEORICA

La CONOSCENZA è ciò che le persone costruiscono da elementi formativi, sentimenti ed esperienza, non è qualcosa che esiste in frammenti nel mondo esterno e che noi assimiliamo così com’è, non assorbiamo il mondo; lo affermiamo e lo interiorizziamo. Il fatto che un insegnante presenti informazioni agli studenti, oppure faccia leggere loro un testo, non trasforma automaticamente queste informazioni in conoscenza dal punto di vista dello studente. Quando le persone organizzano delle informazioni e le utilizzano per costruire una nuova e personale concezione e interpretazione della realtà che hanno sperimentato, allora la conoscenza può emergere(Dewey).

Principi del Cooperative Learning Abilità sociali

Modalità di applicazione: LEARNING TOGETHER Johnson eJohnson STUDENT TEAM LEARNING Slavin GROUP INVESTIGATION Sharan e Sharan STRUCTURAL APPROACH Kagan e Kagan

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1. Principi del Cooperative Learning

Come si è più volte detto il Cooperative Learning. è un metodo di apprendimento- insegnamento che si realizza attraverso la cooperazione con gli altri compagni di classe.Si può definire il Cooperative Learning come un insieme di tecniche di conduzione della classe nelle quali gli studenti lavorano in piccoli gruppi per attività di apprendimento e ricevono valutazioni in base ai risultati conseguiti (Comoglio, Insegnare e apprendere in gruppo).Questa definizione necessita però di un’ulteriore precisazione. Infatti non si può parlare di Cooperative Learning ogni volta che in classe si formano dei gruppi per parlare o studiare una lezione, si esortano gli studenti ad aiutarsi reciprocamente o si assegna una ricerca di gruppo.Perché si parli di Cooperative Learning è necessaria la presenza di alcune caratteristiche specifiche e fondamentali: l’interdipendenza positiva, l’interazione diretta faccia a faccia, la leadership distribuita, la competenza comunicativa, l’insegnamento e l’uso di competenze sociali nell’agire in piccoli gruppi eterogenei, una revisione e controllo costante dell’attività svolta e la valutazione individuale e di gruppo.

Si possono evidenziare meglio queste specifiche caratteristiche facendo un confronto tra i gruppi cooperativi e quelli tradizionali:

a) Nei gruppi cooperativi si stabilisce un’interdipendenza positiva tra i membri in quanto ognuno si preoccupa e si sente responsabile non solo del suo lavoro ma anche di quello di tutti gli altri. Di conseguenza ci si aiuta e ci si incoraggia a vicenda affinché tutti svolgano in modo efficace quello che è stato loro affidato. Nei gruppi tradizionali, in genere, ognuno si preoccupa unicamente di ciò che egli deve fare e non si prende cura né sente la responsabilità degli altri membri del gruppo.

b) I gruppi cooperativi sono di solito formati secondo criteri di eterogeneità in relazione sia alle caratteristiche personali che alle abilità dei suoi membri. I gruppi tradizionali sono o omogenei o casuali.

c) Nei gruppi cooperativi la responsabilità della leadership è condivisa da tutti i membri che a turno assumono i diversi ruoli di gestione del gruppo(leadership distribuita).Nei gruppi tradizionali c’è un leader responsabile che ha il ruolo di guida e organizza il lavoro

d) Nei gruppi comparativi le competenze sociali e le abilità comunicative richieste per eseguire il compito sono esplicite e ricercate. Nei gruppi tradizionali si dà per scontato che i membri del gruppo possiedano questo tipo di competenze.

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e) Nei gruppi cooperativi si interviene con attività di controllo durante e dopo il processo con feed-back adeguato sul modo di relazionarsi dei membri, e la valutazione è sia di gruppo che individuale. Nei gruppi tradizionali di solito si dà una valutazione globale.Differenze tra gruppi di Cooperative Learning e gruppi tradizionali o spontanei di apprendimento

Gruppi di Cooperative Learning

Gruppi tradizionali

Interdipendenza positivaLeadership condivisa Le competenza sociali e la competenza comunicativa sono direttamente insegnateL’insegnante osserva e interviene sulla relazione con feed-back sulle competenze sociali

Valutazione individualizzata e di gruppo

Nessuna interdipendenzaUnico leader scelto e formaleLe competenze sociali e comunicative sono supposte o ignorate

L’insegnante interviene sul funzionamento del gruppo solo se si verificano comportamenti negativi

Valutazione globale

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1.a. L’interdipendenza positiva

E’ la caratteristica più significativa del Cooperative Learning e consiste nella condizione che fa sì che gli alunni si comportino e agiscano nel gruppo in modo collaborativo perché convinto che solo dalla collaborazione può scaturire il proprio successo e quello del gruppo.Come si ottiene? Per conseguire una condizione di interdipendenza è necessario intervenire con scelte precise a diversi livelli.L’insegnante prima dell’inizio della attività indicherà chiaramente i diversi livelli di interdipendenza che vuole creare: interdipendenza di scopo o compito: es. far produrre al gruppo un solo elaborato; interdipendenza di materiali: es. dare per gruppi una sola copia di materiale su cui

lavorare; interdipendenza delle fonti e delle informazioni: es. fornire a ogni membro solo

una parte delle informazioni che devono essere possedute da tutti gli altri; interdipendenza sociale: es. svolgere attività di costruzione del gruppo in

relazione alle competenze sociali da acquisire; interdipendenza di valutazione: es. attribuire ad ogni gruppo una valutazione

media che derivi dalla somma delle valutazioni individuali, oppure dare come valutazione individuale una media ponderata tra valutazione individuale e di gruppo;

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1.b. L’interazione faccia a faccia

Il concetto di interazione faccia a faccia non corrisponde ad un comportamento ben definito quanto ad un atteggiamento di disponibilità a cogliere e promuovere tutto ciò che può facilitare l’impegno e lo sforzo comuni. Il concetto può essere descritto come conoscenza reciproca, fiducia, accettazione, sincerità, onestà, apertura e stima, riconoscimento del valore delle diversità, tolleranza per l’errore e accettazione della correzione sensibilità e attenzione ai bisogni e problemi dell’altro.Come realizzare l’interazione faccia a faccia?Anche qui è necessario che l’insegnante intervenga con scelte precise a vari livelli di attività che favoriscano: aiuto reciproco scambio di informazioni feedback reciproco fiducia reciproca stimolazione reciproca per una più alta qualità del compito da fare accettazione di una influenza reciproca moderazione di ansie e stress

Esempio: Come costruire la fiducia reciproca?Non basta esortare un clima di fiducia per ottenerla in classe. Bisogna costruirla.

Formuliamo per i nostri allievi una scheda come questa:

La fiducia reciproca in gruppo

Importanza per il gruppo della fiducia reciproca---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Azioni concrete che costruiscono la fiducia reciproca---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Azioni concrete che determinano un abbassamento del livello di fiducia---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Regole per mantenere, sviluppare e accrescere il clima di fiducia reciproca14

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1. Si formino gruppi di tre alunni;2. si dia a ciascuno scheda di riflessione: La fiducia reciproca in gruppo;3. si inviti ciascun componente del gruppo a fornire due idee per ogni punto della riflessione;4. si scambino i contributi personali di riflessione in modo che ognuno abbia le riflessioni di tutti gli altri su ogni punto5. ognuno prepari una sintesi organica (definizioni di comportamenti, motivazioni ecc.)6. si legga a turno la propria sintesi prestando ascolto a quella degli altri e alla fine si faccia un’unica relazione.7. ogni gruppo discuterà la propria relazione con gli altri

(Allegato 1. Scheda n.5)

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1.c. La competenza comunicativa

Il processo di comunicazione

CODIFICA DECODIFICA

EMITTENTE SEGNALE DESTINATARIO MESSAGGIO E CANALE

FEEDBACK RISPOSTA

Questo schema del processo di comunicazione ci mostra come esso avvenga seguendo tutta una serie di passaggi e che spesso viene disturbato da fattori esterni(le saette) che possono a volte tanto ostruire tale processo da non permetterne il regolare svolgimento. Essendo il Cooperative Learning fondato sulla comunicazione efficace, dovranno essere chiari alcuni punti.

La comunicazione fluisce normalmente attraverso una serie di registri:

Non verbale

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Paraverbale VerbaleLa comunicazione non verbale è quella che si esprime attraverso la dislocazione del corpo nello spazio rispetto all’interlocutore, basti pensare alle poltrone volutamente altisonanti di certi studi di medici o avvocati(due professioni che prevedono un interlocutore in posizione subalterna).Anche con la postura del corpo(busto e bacino) si comunica: il corpo spostato in avanti verso l’interlocutore comunica interesse e sforzo di comprensione. Altri elementi sono la mimica del volto, lo sguardo e la gestualità delle mani.

La comunicazione paraverbale è determinata dal tono(altezza e intensità della voce) e dal ritmo(lento/veloce, continuo/discontinuo)

La comunicazione verbale legata al contenuto(parte informativa della comunicazione) e alla struttura del discorso(tendenza a rispondere/lasciar parlare, chiedere/dare, cercare suggerimenti, affermare, interrompere ecc.)

Studi accreditati individuano nella comunicazione non verbale e paraverbale la più alta percentuale di capacità informativa( oltre l’80% ).

Una prima riflessione è che si comunica sempre e che non si può decidere di non comunicare.Sembra un’ingiunzione paradossale e forse lo è ma noi, come insegnanti e soprattutto come persone, dobbiamo tenerne conto. La comunicazione passa sempre, sta a noi imparare a usare una comunicazione efficace.Poiché nell’interazione umana si svolgono due processi complementari(inviare e ricevere messaggi), l’analisi della competenza comunicativa va distinta nel sapere inviare un messaggio e nel saperlo comprendere. Perché venga facilmente compreso chi comunica deve sapere organizzare le informazioni in modo che il messaggio non risulti mai ambiguo o oscuro, chi comunica deve essere eterocentrato, cioè capace di organizzare il messaggio tenendo presente che ogni percezione, pensiero ed interazione assumono un significato differente secondo lo specifico contesto in cui vengono sviluppati o dello schema di conoscenza presente nel ricevente. In altri termini, nella comunicazione non esiste l’oggettività, ma una potenziale situazione di conflitto di soggettività (relativismo culturale). L’approccio dunque deve essere quello della comunicazione flessibile, unica alternativa per realizzare un atteggiamento empatico, ovvero l’assunzione del punto di vista dell’altro.Per fare un esempio di comunicazione flessibile: nel gruppo si agisce soprattutto ponendo domande a se stessi e agli altri, ma se si utilizza la domanda diretta essa non richiede commenti e spesso è percepita come aggressiva e non mette a suo agio l’interlocutore, la domanda indiretta (mi chiedo se…) è rivolta a noi stessi, non esige necessariamente una risposta, ma promuove spesso un commento attraverso il

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quale conoscere il punto di vista altrui su una questione. E’ percepita come non aggressiva e tipica di un rapporto paritario che favorisce la distensione. Un’altra regola per comunicare in maniera efficace è personalizzare il messaggio cioè evitare i si dice che.. o tutti sanno che ma è sempre meglio preferire: io penso che.. o se anche gli altri dicono.. io sostengo che...ecc.E’ inoltre sempre meglio essere ridondanti, data la grossa mole di segnali che il ricevente deve decodificare è preferibile ripetere quanto già detto più volte e in diverse formule.

La capacità di ricevere un messaggio richiede lo sforzo di non lasciarsi condizionareda atteggiamenti preconcetti verso colui che parla, controllare una possibile esplosione di inferenze che indurrebbero a travisare le intenzioni o il significato del messaggio, selezionare le informazioni rilevate e saper cogliere le diverse intenzionalità del messaggio.Nelle risposte evitare quelle di tipo valutativo, interpretativo o comunicanti atteggiamenti di superiorità.Poiché le attività richieste per codificare un messaggio sono numerose e complesse è assai normale che il messaggio inviato non raggiunga il destinatario in maniera integra e completa. Per questo è necessario che il ricevente sappia mettere in atto competenze che permettano un controllo o una negoziazione della comprensione: sintesi, parafrasi, domande, interventi che non valutano prima di essere veramente sicuri della corretta comprensione.

Sulle abilità comunicative vedi Allegato 1. Scheda di applicazione 1.

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1.d. La leadership distribuita

Non per tutti gli studiosi viene considerata caratteristica fondamentale del Cooperative Learning. Essa consiste nel non assegnare il ruolo di leader a quello che ha già naturalmente tale dote, ma distribuirla e farla roteare tra i vari componenti del gruppo.Secondo D.W. Johnson e F.P. Johnson due sono le funzioni della leader distribuita: orientare al compito (esporre nuove idee, dare suggerimenti, cercare informazioni e opinioni, orientare il lavoro di gruppo e attribuire ruoli, riassumere stimolare ecc.) e orientare alla soddisfazione e al piacere di stare con gli altri componenti del gruppo(incoraggiare la partecipazione, facilitare la comunicazione, sollevare da tensioni, osservare il processo, ecc.).

1.e. Il ruolo dell’insegnante

Del ruolo dell’insegnante si è variamente parlato nel corso di questo lavoro ed è chiaro che esso è determinante per l’efficacia del metodo.Per riassumere e sintetizzare possiamo dire che dopo l’assunzione e la condivisione del modello teorico l’insegnante deve saper creare nella classe un clima rilassato e di fiducia reciproca, motivare ad apprendere in modo cooperativo, insomma creare un clima recettivo. La prima regola consiste nel non giudicare e valutare tutto ciò che viene detto. Gli studenti devono essere incoraggiati a esprimere le loro opinioni senza timore di essere censurati. Essi devono sentire che gli insegnanti e i loro compagni ascolteranno le loro idee con rispetto.Quando l’insegnante incoraggia gli studenti ad ascoltarsi reciprocamente, intraprende un primo passo verso il cambiamento del proprio ruolo come fulcro centrale dell’attenzione in classe: modifica la centralità dell’insegnante.. L’insegnante non è più l’unica fonte di conoscenza ma anche i compagni diventano importante risorsa per il proprio processo di apprendimento. La conversazione diretta tra gli studenti può essere introdotta nel bel mezzo di una lezione frontale, dopo una domanda aperta dell’insegnante si può chiedere agli alunni di intervenire con le proprie conoscenze, intuizioni, ipotesi, proposte (per una strutturazione di questa strategia si veda la Scheda n. 7. dell’Allegato 1.). E’ importante che in questa fase l’insegnante non critichi ciò che viene detto e in questo modo l’insegnante ha legittimato l’interazione tra gli alunni come veicolo di apprendimento. Dopo aver creato il clima, insegnato le competenze sociali e modificato la centralità del suo ruolo, l’insegnante può procedere all’organizzazione di una lezione cooperativa procedendo sempre nell’ottica dei piccoli passi e cioè iniziando con lavori di basso contenuto semantico per far prendere dimestichezza ai ragazzi della nuova modalità di apprendimento.

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Esempio di:Organizzazione di una lezione cooperativa

Prendere decisioni preliminari

1. Definire gli obiettivi in termini di abilità scolastiche e competenze sociali.2. Decidere le dimensioni del gruppo (non più di quattro studenti).3. Decidere la composizione del gruppo(in genere si tende a formare gruppi il più

possibile eterogenei)4. Assegnare i ruoli. Strutturare l’interazione tra gli studenti assegnando funzioni

diverse come leggere, annotare, incoraggiare la partecipazione, verificare la comprensione ecc.

5. Sistemare l’aula(la migliore disposizione dei banchi è quella uno di fronte all’altro).

6. Organizzare i materiali in modo da evidenziare che si lavora in interazione l’uno con l’altro (Dare una sola copia del materiale da studiare o darne una parte a ogni membro)

Spiegare il compito e l’approccio cooperativo

1. Spiegare il compito, gli obiettivi della lezione, i concetti che bisogna conoscere per svolgere la consegna, e le procedure da seguire.

2. Spiegare i criteri di valutazione. Il lavoro degli studenti dovrebbe essere valutato sulla base di criteri specifici che vanno loro chiariti e se possibile con loro negoziati.

3. Strutturare l’interdipendenza positiva, occorre cioè stabilire sempre gli obiettivi comuni(gli studenti sanno che sono responsabili del loro apprendimento e di quello di tutti i membri del gruppo).

4. Strutturare la cooperazione in intergruppo, i gruppi devono confrontarsi e aiutarsi a vicenda: in questo modo i benefici della cooperazione si estendono a tutta la classe.

5. Strutturare la responsabilità individuale, ogni studente deve sentirsi responsabile della sua parte di lavoro. Per stimolare questa responsabilità si possono interrogare gli studenti spesso a caso e somministrare test individuali.

6. Insegnare le competenze sociali. Più chiara sarà la spiegazione del comportamento richiesto e più gli studenti tenderanno a adeguarsi ad esso. Le abilità sociali riguardano il comportamento nel gruppo (rispettare le regole, usare un tono appropriato, dare il turno di parola ecc.), il funzionamento del gruppo(incoraggiare la partecipazione degli altri), l’esposizione(riassumere, elaborare) e la stimolazione(discutere commentare chiedere spiegazioni).

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Monitoraggio e intervento

1. Favorire l’interazione costruttiva diretta. Condurre la lezione assicurandosi che gli alunni si aiutino e favoriscano reciprocamente

2. Monitorare il comportamento degli studenti(vedi Schede monitoraggio formali e informali)

3. Intervenire per migliorare il lavoro del gruppo e sul compito4. Chiudere la lezione

Verifica e valutazione

1. Valutare l’apprendimento degli studenti 2. Valutare il funzionamento dei gruppi(fare annotare ad ogni gruppo le tre cose

che hanno fatto bene e quella che faranno meglio il giorno seguente)

Definizione dei ruoli da assegnare a turno ai componenti di un gruppo

Controllare i turni Registrare Incoraggiare a partecipare Chiarire parafrasare Concordare Ricapitolare Fornire risposte Motivare

Per un modulo applicativo di tale organizzazione si veda Allegato 1. Scheda 6

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2. L’insegnamento e l’uso delle competenze sociali

Per questo specifico argomento rimando agli Allegati A e B.

Qui mi limito a dire che le competenze sociali sono il momento centrale del Cooperative Learning, che esso è inattuabile in qualsiasi sua modalità se prima non si è pensato a come insegnare tali competenze e a non darle per scontate.

Per esercitazioni e schede specifiche si veda inoltre l’Allegato 1 Schede 2; 3; 4; 5; 8; 9; 10;

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3. Modalità di applicazione del Cooperative Learning

L’avvio della ricerca sulla cooperazione in psicologia sociale viene datata intorno al 1920, ma è solo intorno agli anni ’70 che iniziano i primi tentativi di analisi e applicazione alla classe con tre gruppi di ricercatori negli Stati Uniti e uno in Israele. Da allora in pochi anni sono apparsi numerosissimi studi, descrizioni, guide per un uso efficace dei metodi cooperativi nell'educazione.

Lo sviluppo così articolato e in continua evoluzione, con influenze tra nazione e nazione, ha fatto sì che oggi sia impossibile parlare di un unico e definitivo impianto teorico.Qui si cercherà di illustrare brevemente le quattro modalità più diffuse: LEARNING TOGETHER, STUDENT TEAM LEARNING, GROUP INVESTIGATION, STRUCTURAL APPROACH.

3.a. Learning Together di Johnson e Johnson

Questa modalità forse tra le più note del Cooperative Learning ha come premessa la riorganizzazione del sistema scolastico in un nuovo organismo dove le persone lavorano in piccoli gruppi di cooperazione. Relativamente alla classe si può dire che il Learning Together si presenta in varie forme: gruppi formali, gruppi informali e di base.

I gruppi informali sono strutture temporanee utili per qualche scopo immediato e speciale, in genere supporto alla lezione.

I gruppi formali sono strutture che possono durano un’intera unità didattica e impegnano l’insegnante a svolgere tutta una serie di attività :1. Prendere una decisione circa gli obiettivi , materiali, formazione dei gruppi e assegnazione dei ruoli, sistemazione della classe.2. Spiegazione agli alunni del compito, degli obiettivi didattici e delle competenze sociali che devono essere applicate.3. Assistenza e controllo durante il compito.4. Valutazione del rendimento e riflessione sul lavoro e su come si è lavorato.

I gruppi di base sono gruppi stabili, eterogenei e volendo interclasse che si riuniscono a scelta ogni settimana o due per aiutarsi discutere dei problemi della classe o controllare i compiti assegnati per casa.

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La controversia è una struttura spesso utilizzata nel Learning Together.Essa è disposta in cinque fasi:a) si costituiscono gruppi di quattro alunni;b) si assegna un compito da svolgere; c) i gruppi preparano le rispettive argomentazioni;d) i gruppi si comunicano le rispettive posizioni;e) i gruppi abbandonano la difesa delle proprie posizioni e ne cercano una nuova attraverso il consenso.Gli elementi fondamentali del Learning Together (di cui si è già parlato diffusamente) sono l’interdipendenza positiva, l’interazione positiva faccia a faccia, le competenze sociali e revisione e controllo del comportamento.

3.b. Student Team Learning di Slavin

Secondo Slavin un’organizzazione scolastica fa essenzialmente riferimento a due elementi: la struttura didattica del compito la struttura incentivante dello studente.Per struttura didattica del compito si possono intendere tutte le varie modalità di insegnamento che un insegnante può scegliere per svolgere una determinata attività(spiegare, organizzare la classe in gruppi richiedere attività individuale e di gruppo, svolgete attività scritte o orali interrogazioni, prove oggettive ecc.)La struttura incentivante dello studente fa riferimento agli strumenti che l’insegnante intende utilizzare per stimolare o attivare la motivazione degli studenti . Fanno parte di questa struttura i voti, i richiami, e i feedback positivi che l’insegnante dà per incoraggiare o per far superare le difficoltà, ecc.Nel Cooperative Learning queste due strutture si caratterizzano per il loro aspetto cooperativo. Secondo Slavin i tre elementi essenziali della modalità. Student Team Learning sono:1. le ricompense di gruppo, sostanzialmente un riconoscimento pubblico dei risultati raggiunti;2. la responsabilità individuale(il successo del gruppo dipende da ciascuno);3. la stessa opportunità di successo, questo assicura che studenti migliori, medi o scarsi sono ugualmente sfidati a fare del loro meglio.Tra le tecniche dello Student Team Learning ricordiamo lo STAD, il TGT, e il Jigsaw.(Di quest’ultimo si veda la scheda 13 dell’Allegato 1).

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Il Jigsaw (letteralmente “gioco di costruzione ad incastro o anche puzzle) ha avuto sviluppi nel Jigsaw II e Jigsaw III.

Il Jigsaw originario consta di tre fasi:1. formazione del gruppo originario o di appartenenza, divisione delle parti\

argomento e formazione del gruppo degli esperti;2. studio da parte degli esperti della propria parte;3. comunicazione al gruppo originario

Nel Jigsaw II Il gruppo degli esperti si prepara ad insegnare quando studia e a come controllare l’apprendimento dei membri del gruppo originario. In questa modalità alla fase di insegnamento segue un periodo di interruzione al termine del quale si effettua una prova individuale.

Il Jigsaw III rispetto alle due precedenti modalità aggiunge una fase di lavoro e di esercizio di gruppo per prepararsi alla prova individuale.

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Quadro riassuntivo dei vari Jigsaw

Jigsaw I

FASE UNO: Gruppo di inizioGli studenti si incontrano come gruppo , esaminando i ruoli cooperativi e sono introdotto all’argomento da imparare.FASE DUE: Gruppo di espertiGli studenti formano i gruppi di esperti per uno studio cooperativo e apprendono uno dall’altro in modo da potere comunicare (nel Jigsaw II per insegnare)agli altri le parti che hanno studiato.FASE TRE: Ritorno al gruppo originarioGli studenti ritornano al loro gruppo di appartenenza e ognuno ha il compito di comunicare(nel Jigsaw II di insegnare) a tutti i propri compagni la parte di propria competenza(nel Jigsaw II controllano l’avvenuto apprendimento).

Jigsaw II

FASE QUATTRO: Prova individuale

Jigsaw III

FASE CINQUE: Il gruppo originario si incontra come gruppo cooperativo e si prepara in vista della prova individuale.

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3.c. Group Investigation di Sharan e Sharan

Questa modalità mette in pratica alcuni dei principali obiettivi formulati da John Dewey (1859-1952) filosofo dell’educazione. Per Dewey il processo di apprendimento scolastico include contemporaneamente una serie di eventi intellettuali, emotivi e sociali. Esso avviene in un contesto sociale in cui gli studenti hanno scambi cooperativi con i propri compagni e in una scuola la cui struttura e attività incarnano i principi della società democratica. Secondo gli autori il group investigation è un metodo per l’istruzione in classe in cui gli studenti lavorano in modo collaborativo in piccoli gruppi per esaminare, fare esperienza e capire il loro argomento di studio.In generale la ricerca ha dimostrato come tutti i gruppi cooperativi tendano a generare energia che produce un forte cambiamento- sia cognitivo che affettivo e motivazionale- nell’apprendimento. Questa energia che si sprigiona quando si lavora insieme si chiama sinergia.

Il modello ha lo scopo di condurre gli studenti a definire problemi , a esplorare diverse prospettive su di essi e a studiare assieme per acquisire informazioni, idee e abilità, sviluppando nello stesso tempo le proprie competenze sociali.L’insegnante imposta e gestisce in processo di gruppo, aiuta gli studenti a trovare e a organizzare l’informazione e assicura un elevato livello di attività e discussione.

Imparare a pensare

Troppi studenti escono dal nostro sistema scolastico senza nessuna consapevolezza dei processi metacognitivi, dei processi di acquisizione della conoscenza, cioè senza avere imparato veramente a pensare autonomamente(valore essenziale dell’apprendimento) e a costruire la propria conoscenza(Dewey).

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Fare domande e discutere in gruppo

Il group investigation . Si presta in maniera ideale a stimolare la discussione di gruppo e a far emergere le domande significative per la risoluzione del problema di indagine.Il questioning viene presentato come l’attività più efficace dal punto di vista cognitivo.Le open ended questions, la possibilità di accettare risposte diverse, danno all’allievo la certezza che ogni sua risposta potrà aver dignità di ascolto e cittadinanza nella dinamica dell’apprendimento. Ma la condizione perché il questioning risulti effettivamente in modello di insegnamento efficace è che l’insegnante conosca e controlli, attraverso la formulazione delle sue domande , il dominio cognitivo del set di apprendimento; in altri termini che conosca veramente e sappia applicare la teoria dei livelli cognitivi elaborata in modo operativo da Bloom negli anni Cinquanta(Chiari1998).

Nella lezione tradizionale l’insegnante pone molte domande agli allievi per appurare se conoscono le risposte giuste. Il group investigation cerca di cambiare questo modello ridefinendo i ruoli di insegnante allievo, e assegnando all’insegnante il compito di rispondere alle domande piuttosto che farne

Il processo di formazione della conoscenza si può dunque così schematizzare:DOMANDA- DISCUSSIONE INFORMAZIONE INTERPRETAZIONE CONOSCENZA

Le componenti fondamentali della ricerca di gruppo

IL METODO DELLA RICERCA SCIENTIFICALe azioni: 1) identificare il problema;2) programmare assieme le procedure richieste;3) raccogliere le informazioni rilevanti e preparare in modo cooperativo ma non necessariamente collettivo, un rapporto del proprio lavoro.

Basandosi sul metodo della ricerca scientifica gli studiosi individuano quattro componenti fondamentali del lavoro di gruppo:

1. la ricerca gli studenti sono stimolati, partendo da interrogativi su problemi che suscitano il loro interesse, alla discussione, al confronto al coordinamento e alla presentazione dei risultati

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2. l’interazione gli studenti interagiscono, si scambiano opinioni, e discutono per lavorare insieme. L’interazione è una competenza che deve essere promossa negli studenti attraverso tutta una serie di azioni:

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a. creare un clima e un ambiente comunicativo; b. sviluppare le competenze comunicative tra gli studenti;c. aiutare i ragazzi a riflettere sull’attività svolta in gruppo;d. preparare attività a basso contenuto semantico tali da facilitare l’apprendimento

interattivo;e. formare i gruppi secondo le caratteristiche individuali degli studenti , dei compiti

da svolgere e il periodo durante il quale i gruppi dovranno lavorare.

3. l’interpretazione dopo aver individuato fonti e raccolto informazioni, gli studenti devono confrontarsi e esaminare come le conoscenze acquisite rispondano alle domande poste all’inizio. Essi devono confrontarsi e negoziare il significato delle conoscenze che hanno raggiunto.

4. la motivazione intrinseca mentre la motivazione estrinseca spinge all’azione per il conseguimento di un premio di uno status di fronte ai compagni, la motivazione intrinseca punta all’interesse e alla gratificazione che l’azione stessa suscita. Anche se nella scuola non possono essere evitate condizioni che stimolano più una motivazione estrinseca, l’insegnante dovrà soprattutto organizzare attività di apprendimento tali in modo che gli studenti si impegnino soprattutto spinti da un bisogno interno.

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3.d. Structural Approach secondo Kagan e Kagan

Sono sei gli elementi chiave dello Structural Approach al Cooperative Learning secondo gli studiosi: le strutture e i costrutti ad essi relazionati, i principi fondamentali, la costruzione del gruppo e della classe, i gruppi (team), la conduzione della classe, le competenze sociali di gruppo.a) Le struttureSecondo Kagan e Kagan nell’apprendimento è molto importante ‘cosa i ragazzi fanno per apprendere’, Si può dire che molto dipende da questo.La ‘struttura’ è una sequenza di azioni che gli alunni svolgono per raggiungere un certo obiettivo. Ad esempio l’insegnante può organizzare l’apprendimento suggerendo una strutture con questa sequenza: 1. leggere2. estrarre l’idea principale3. riassumere 4. memorizzareUna struttura è costituita dagli elementi che possono essere considerati le unità fondamentali. Un elemento è un’azione compiuta da un individuo o da un gruppo (per es. è un elemento l’azione dello scrivere o leggere o parafrasare ecc.). Una struttura non è legata a un particolare contenuto. Quando l’insegnante applica una struttura ad un contenuto organizza una attività.

b) I principi fondamentali Essi sono fondamentalmente molto simili al Learning together:1. l’interazione simultanea: dividendo gli alunni in gruppo avviene che più alunni

parlino contemporaneamente e quindi sono attivamente impegnati nella attività;2. l’uguaglianza della partecipazione;3. l’interdipendenza positiva (v. Learning together) come rapporto costruttivo tra i

membri del gruppo nei confronti del risultato da conseguire. Si consegue quando il successo di un membro non esclude ma anzi contribuisce al successo degli altri membri del gruppo.

4. La responsabilità personale per il conseguimento del premio e per il compito che è stato eseguito.

c) La costruzione del gruppo e della classeConsiste nella creazione di un contesto di collaborazione

d) I team gruppi di forte identità positiva costituiti da non più di quattro membri

e) La conduzione della classe

f) Le competenze sociali

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Conclusione

Le modalità di applicazione del Cooperative learning sono moltissime e esaminarle tutte può lasciare disorientati.E’ per questo che io credo che sia importante concentrarsi su di una specifica modalità (per esempio il Learning together) e magari, grazie alla possibilità di flessibilità , lasciare all’insegnante potere di intervento personale. Ciò che è invece fondamentale per chi vuole attuare il metodo nelle proprie classi è abbracciarne la filosofia, il nuovo modo di fare scuola, di educare attraverso la pratica didattica quotidiana.

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Modulo B

FASE PRATICA E DI APPLICAZIONE

Regola aurea : iniziare con attività semplici e di breve durata, da svolgere a gruppi al massimo di due /tre alunni. Abituati gli alunni e assunta noi come insegnanti una certa familiarità con la formazione dei gruppi, la consegna dei materiali, la spiegazione del compito e degli obiettivi, si possono sviluppare applicazioni più lunghe (interi moduli) da condurre con gruppi stabili (gruppi di base)consiste nella preparazione di schede pratiche sul metodo nelle quali:

a) specificare il tipo di attività da svolgereb) definire in modo chiaro e comprensibile gli obiettivi che si vogliono raggiungere e

le competenze sociali che si vogliono sviluppare c) esplicitare i criteri di formazione dei gruppi e su quali materiali il gruppo può

contared) definire la durata delle attivitàe) stabilire le attività di controllo e gli strumenti atti a tale attività (schede,

questionari, ecc..)

per i modelli delle schede di applicazione si veda l’Allegato 1

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Modulo C

FASE DI RIFLESSIONE E DI RIDEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI

E’ forse il momento più delicato perché è quello del controllo, della verifica degli obiettivi e della loro ridefinizione se mal posti o inadeguati alla situazione o troppo bassi o troppo alti, è quindi attività di revisione e valutazione del progetto stesso in base alla chiarezza, alla organizzazione della struttura e alla capacità del progetto di essere utilizzato anche da altri insegnanti e quindi diventare operativo.

1. Strumenti di controllo sulla coerenza e la tenuta del progetto:

Il docente referente assicura attività settimanale (almeno un’ora) di problem solving e consultazione.L’osservazione sistematica dei risultati raggiunti nella classe prevede un feedback mensile attraverso: schede sul rendimento individuale e del gruppo in relazione all’acquisizione dei

contenuti

schede sul rendimento individuale e di gruppo in relazione all’acquisizione delle competenze sociali

questionari di gradimento per gli alunni

questionari di gradimento per il gruppo di lavoro degli insegnanti

monitoraggio della domanda dell’utenza

previsione di eventuali azioni correttive

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2. Indicatori di valutazione e di autovalutazione del progetto

accertamento del raggiungimento degli obiettivi fissati che per ciò devono essere chiari, misurabili, raggiungibili, ‘tempificabili’.

verifica e valutazione della qualità dell’apprendimento anche attraverso il confronto con classi parallele in cui non si adotta il metodo

viene riconosciuto come uno degli indicatori di valutazione del progetto, in relazione alla sua capacità di negoziazione e promozione (non alla qualità), l’adozione di esso in almeno un Consiglio di classe da parte di un congruo numero di insegnanti.

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V. ANALISI PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA

1. Fattori interni che costituiscono leve per l’impostazione di strategie vincenti:

professionalità sviluppata;

realizzazione di uno staff che condivida norme comuni di lavoro: il miglioramento dell’azione didattica, la sperimentazione , la riflessione.

dall’anno scolastico 1998/99 nella mia scuola si è avviato un profondo e radicale processo di cambiamento e innovazione che ha preso l’avvio da un corso di aggiornamento (settembre – maggio) e che ci ha traghettato nell’ambito dell’autonomia. Considero questa esperienza punto di forza e di sostegno per progetto.

la condivisione di questo progetto da parte del Preside e del Collegio dei docenti.

attivazione di processi di osservazione , controllo e feedback

2. Fonti potenziali di svantaggio:

uno degli aspetti critici è sicuramente la creazione di uno staff di insegnanti che decida di impegnarsi sul Cooperative Learning condividendone la sostanza e i benefici educativi;

altro punto di debolezza è non avere chiaro che il Cooperative Learning non può essere attuato se non si sono acquisite le competenze sociali, ma che esse non si acquisiscono al di fuori del Cooperative Learning;

altro vincolo è avere almeno un’ora a disposizione per la consulenza e la preparazione di schede, griglie ecc.

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VI. SCELTE RELATIVE ALLA PROMOZIONE E ALLA NEGOZIAZIONE

1. CONTATTI

Scheda informativa sul Cooperative Learning da diffondere ai colleghi e in sala insegnanti ed eventualmente in altre scuole di altro ordine e grado che potrebbero essere interessate.

Saranno contattati i Coordinatori delle classi prime ai quali si renderà nota l’esistenza del progetto e la mia funzione di consulente.

Nei Consigli delle mie tre classi sarà esposto il progetto e data la mia disponibilità per la consulenza nel caso qualcuno volesse utilizzarlo.

Nella classe Ic o.g. sarà richiesto agli insegnanti di inserire nella propria programmazione almeno un modulo attuato col Cooperative Learning (modulo trasversale sull’analisi e la comprensione del testo v. Programmazione d’italiano anno 1999/2000 prof. Lacagnina).

Nella classe Ic o.g., oltre al progetto sulle Competenze Sociali, sarà attuato col Cooperative Learning un microprogetto in codocenza inglese/italiano già realizzato in altra classe lo scorso anno.

Potrebbero essere organizzati dei seminari per la diffusione del metodo, costituiti da piccoli gruppi di docenti interessati.

Sito Internet :WWW.scintille.it/isre

Contatti con altre scuole della provincia (è già avvenuto un primo contatto con un insegnante esperto di Cooperative Learning che lavora in altra scuola della città, abbiamo stabilito di lavorare in tandem per scambiarci informazioni, esperienze ecc.)

2. CANALI:

L’Istituto Professionale Einaudi1. riunione Coordinatori2. Consigli di classe3. Collegio

Stampa specializzata

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Sito Internet :WWW.scintille.it/isre

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VII. BIBLIOGRAFIA

M. Comoglio M.A. Cardoso: Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning. LAS, Roma 1996;

M. Comoglio, M. (1998). Educare insegnando. Apprendere ad applicare il Cooperative Learning. Roma: LAS;

Johnson, D. W., Johnson, R. T., & Holubec, E. J. (1996). Apprendimento coopera tivo in classe. Trento: Erickson;

Sharan, Y., & Sharan, S. (1998). Gli alunni fanno ricerca. Trento: Erickson;

Orientamenti pedagogici, Che cosa è il Cooperative Learning di M. Comoglio Sei, Marzo \Aprile 1996;

Psicologia e Scuola. N 86, 87, 89 Il Cooperative Learning: teoria e prassi del metodo di insegnamento attraverso la cooperazione.Anno diciottesimo.

Ott. Nov.1997; Dic. Gen. 1997\98; Aprile \Maggio 1998;

Difficoltà di apprendimento, Apprendimento cooperativo: intervista a D. Johnson Aprile ’97 Erickson Rivista trimestrale

Difficoltà di apprendimento, Costruire l’integrazione scolastica attraverso l’apprendimento cooperativo D. Pavan A. Daminato Febbraio ’99 Erickson Rivista trimestrale

Watzlawick\, P. Pragmatica della comunicazione. Casa Editrice Astrolabio Roma 1971

Watzlawick, P. Change. Casa Editrice Astrolabio Roma 1974

G. Nardone, P. Watzlawick, L’arte del cambiamento.Ponte Alle Grazie firenze 1990

Rollo May, L’arte del Counseling. Casa Editrice Astrolabio Roma 1991

Luft, J.: Introduzione alla dinamica di gruppo. La Nuova Italia, Firenze 1973

A. Barella, L. Brogonzoli: Insegnare oggi: Guida operativa. Tramontana Milano 1990

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VIII. INDICE

I. INTRODUZIONE1. Cos’è il Cooperative Learning?2. Perché il Cooperative Learning?

II. ANALISI DEI BISOGNI/DESIDERI E DELLA SITUAZIONE 1. Un’idea di cambiamento

III. PIANIFICAZIONE1. Individuazione degli obiettivi2. Come possono essere raggiunti gli obiettivi prefissati3. Valutazione delle possibili alternative e tempi4. Definizione degli ambiti dell’azione

IV. MODALITA’ DI ATTUAZIONEModulo A: La prospettiva teorica1. I principi del Cooperative Learning 1.a. L’interdipendenza positiva 1.b. L’interazione faccia a faccia 1.c. La competenza comunicativa 1.d. La leadership distribuita 1.e. Il ruolo dell’insegnante2. L’insegnamento e l’uso delle competenze sociali3. Modalità di applicazione del Cooperative Learning

3.a. Learning together3.b. Student team learning3.c. Group investigation3.d. Structural approach

Modulo B: Fase pratica e di applicazioneModulo C: Fase di riflessione e di ridefinizione degli obiettivi1. Strumenti di controllo sulla coerenza e tenuta del progetto 2. Indicatori di valutazione e di autovalutazione del progettoV. ANALISI PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA1. Fattori interni 2. Fonti potenziali di svantaggio

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VI. SCELTE RELATIVE ALLA PROMOZIONE E ALLA NEGOZIAZIONE 1. Contatti2. Canali

VII. BIBLIOGRAFIA

Si allegano Allegato A., B , 1, Scheda informativa per la divulgazione

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