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ROTARY CLUB LEGNAGO Anno Rotariano 2006-2007 n. 32 - Aprile/Maggio/Giugno 2007 GLI APPUNTAMENTI DEL ROTARY DI LEGNAGO APRILE Martedì 3 “LA PASSIONE E RESURREZIONE DI GESÙ CRISTO NELLA SINOSSI”. Si è svolta alla “Pergola” la tradizionale prepasquale, per definizione incontro di amicizia e di spiritualità, che ha visto la partecipazione numerosa dei rotariani e delle gentili signore dell’Inner Wheel e con la presenza di monsignor Antonio Finardi, Arciprete della Cattedrale di Verona. Prima dell’intervento del relatore, il presidente Lucio Brangian ha dato il benvenuto a Michael Schuh, avvocato, entrato a far parte del Rotary di Legnago. Avvenuta la presentazione da parte del padrino Pierluigi Schiavo, il presidente ha appuntato il distintivo rotariano al nuovo socio che, nell’occasione, ha espresso significative parole di apprezzamento per l’istituzione “Rotary”, i cui principi fondamentali coincidono sostanzialmente con quelli della carta dell’organizzazione delle nazioni unite. Subito dopo, il presidente Brangian ha fatto vivere ai presenti un altro momento significativo ed importante per il Club con la consegna della massima onorificenza rotariana, la“ Paul Harris Fellow ”, ai soci: - Gianfranco Mercati “Per le qualità morali, la coerenza, la generosità ed il servizio svolto con zelo ed entusiasmo in favore dell’amicizia e degli ideali rotariani”. - Remo Scola Gagliardi “Per la cultura, l’entusiasmo, l’impegno e la generosità che sempre esprime nel servizio per il Club, favorendo così l’amicizia e l’affiatamento fra i soci”. (in verità, per Remo si tratta della seconda Paul Harris, arricchita però questa volta da uno zaffiro). SERVIRE CON IMPEGNO GIOIA ENTUSIASMO

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ROTARY CLUB LEGNAGO

Anno Rotariano 2006-2007 n. 32 - Aprile/Maggio/Giugno 2007

GLI APPUNTAMENTI DEL ROTARY DI LEGNAGO

APRILE

Martedì 3 “LA PASSIONE E RESURREZIONE DI GESÙ CRISTO NELLA SINOSSI”. Si è svolta alla “Pergola” la tradizionale prepasquale, per definizione incontro di amicizia e di spiritualità, che ha visto la partecipazione numerosa dei rotariani e delle gentili signore dell’Inner Wheel e con la presenza di monsignor Antonio Finardi, Arciprete della Cattedrale di Verona. Prima dell’intervento del relatore, il presidente Lucio Brangian ha dato il benvenuto a Michael Schuh, avvocato, entrato a far parte del Rotary di Legnago. Avvenuta la presentazione da parte del padrino Pierluigi Schiavo, il presidente ha appuntato il distintivo rotariano al nuovo socio che, nell’occasione, ha espresso significative parole di apprezzamento per l’istituzione “Rotary”, i cui principi fondamentali coincidono sostanzialmente con quelli della carta dell’organizzazione delle nazioni unite.

Subito dopo, il presidente Brangian ha fatto vivere ai presenti un altro momento significativo ed importante per il Club con la consegna della massima onorificenza rotariana, la“ Paul Harris Fellow ”, ai soci:

- Gianfranco Mercati “Per le qualità morali, la coerenza, la generosità ed il servizio svolto con zelo ed entusiasmo in favore dell’amicizia e degli ideali rotariani”.

- Remo Scola Gagliardi “Per la cultura, l’entusiasmo, l’impegno e la generosità che sempre esprime nel servizio per il Club, favorendo così l’amicizia e l’affiatamento fra i soci”. (in verità, per Remo si tratta della seconda Paul Harris, arricchita però questa volta da uno zaffiro).

SERVIRE CON IMPEGNO

GIOIA ENTUSIASMO

Page 2: ROTARY CLUB LEGNAGOrotary2060.eu/vecchiosito/club/allegati/upload.voce/24/notiziario 32.pdfdell’Azione Cattolica (con mons. Amari). Dal 1989 al 1996 è parroco-abate della Santissima

Il presidente ha espresso agli “amici di Paul Harris”, a nome di tutti i soci, le più vive felicitazioni. Applausi calorosissimi.Il presidente ha quindi presentato il relatore della serata.

La scheda: monsignor Antonio Finardi nasce a Legnago il 31 gennaio 1940 e viene ordinato sacerdote da mons. Carraro il 26 giugno 1966 nella parrocchia di Vangadizza. Dal 1966 al 1971, svolge il primo ministero a Verona, Borgo Roma. Poi a Roma, in Vaticano, all’Università Urbaniana per affinare la pastorale dogmatica. Nel 1972-1973 è promotore per la pastorale degli adolescenti di tutta la diocesi e, al tempo stesso, direttore di “Casa Serena” per oltre un decennio (dal 1972 al 1983 con mons. Carraro). Nel 1982 ottiene la licenza di teologia dogmatica. Dal 1983 al 1988 è assistente diocesano dell’Azione Cattolica (con mons. Amari). Dal 1989 al 1996 è parroco-abate della Santissima Trinità e, contemporaneamente, responsabile della Curia per gli obiettori di coscienza e dell’Ufficio volontariato della Caritas. Dal 1997 al 1999 è vicario episcopale per la pastorale diocesana (con mons. Nicora). Attualmente, da quasi un decennio, è Arciprete della Cattedrale di Verona e direttore del Museo canonicale (con mons. Flavio Roberto Carraro). È sacerdote da 41 anni.

La relazione: In premessa mons. Finardi ha ricordato un episodio della Passione di Gesù, passione che ogni anno viene riproposta ai fedeli con la Via Crucis nei giorni che precedono la S. Pasqua: “In una giornata primaverile di un anno tra il 30 ed il 33, avanzava lungo una strada di Gerusalemme un piccolo corteo guidato dall’“exactor mortis” , il centurione romano incaricato dell’esecuzione capitale per crocifissione. Il condannato, scortato da quattro soldati armati di lancia e accompagnato dalla folla dei curiosi, recava sulle spalle il “patibulum”, cioè l’asse trasversale della croce: il palo verticale era già infitto nel Golgota (in aramaico Cranio, in latino Calvario), il colle della pena di morte.”

Egli ha continuato il suo chiarissimo intervento, che gli astanti hanno potuto seguire con attenzione anche dallo schema relativo alla formazione dei Vangeli (all’incirca dal 30 al 90 dopo Cristo), sottolineando che “Nessun altro testo nella storia dell’umanità, come quei quattro libretti che totalizzano 64.327 parole greche, ha sollecitato una simile attenzione. Un’opera la cui genesi si può paragonare a quella di un fiume che nasce da una sorgente, si dirama in forma ancora esitante, raggiunge un percorso più placido e solenne, alimentato dalle acque degli affluenti e approda al suo delta finale, in quattro stesure differenti. Che riflettono però il volto unico del Dio fattosi uomo”. Mons. Finardi ha concluso affermando che “Ciò che deve rimanere ben fisso nello studio dei Vangeli è un equilibrio molto delicato ma decisivo, non fondamentalistico né relativistico. Esso è stato formulato nel linguaggio teologico col termine «incarnazione», sulla scia di quella celebre affermazione del prologo del Vangelo di Giovanni «La Parola divenne carne». La perfetta trascendenza della Parola creatrice, salvatrice e rivelatrice di Dio entra nella fragilità carnale dell’uomo Gesù”. Con i doverosi e sentiti ringraziamenti per l’interessantissima esposizione, il presidente ha consegnato in dono all’illustre ospite, nato nel nostro territorio, copia del “Catalogo tematico delle composizioni teatrali di Antonio Salieri”. L’incontro si è concluso con l’invito di mons. Antonio Finardi a visitare la Cattedrale di Verona, di cui ha consegnato a tutti i presenti un bellissimo opuscoletto, il Museo dei canonici e la Biblioteca Capitolare. (lucio brangian)

Martedì 17“ V E RO N A , L A G U E R R A E L A RICOSTRUZIONE”.Alla “Pergola” si è svolta la presentazione del libro “Verona, la Guerra e la Ricostruzione”, a cura della dott.ssa Maristella Vecchiato, della Sovrintendenza di Verona. Prima della conferenza, il presidente Lucio Brangian ha insignito con la massima onorificenza rotariana, la “Paul Harris Fellow”, il socio Alfonso Vicentini con la seguente motivazione: “Per la sensibilità

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e l’attitudine al servizio che continuamente dimostra in favore della comunità locale, nel sostegno alle iniziative culturali, sociali e agli ideali del Rotary”. Vivissime felicitazioni sono state espresse dal presidente del Club all’amico Alfonso, seguite dagli applausi calorosissimi dei soci, gentili signore ed ospiti intervenuti.La scheda: Maristella Vecchiato è laureata in lettere e specializzata in Storia dell’arte medioevale e moderna. Storico dell’arte, direttore - coordinatore presso la Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Verona. Ha effettuato studi sull’architettura veronese relativa all’ottocento e novecento come Case e palazzi di Verona asburgica e Verona nel novecento.Ha curato per il Club Inner Wheel di Verona-Montebaldo L’Arca di Mastino II°.

La relazione: “Il libro Verona, la Guerra e la Ricostruzione è il risultato della collaborazione di studiosi di diversa formazione: storica, storica dell’arte ed architetti. Il libro illustra, con l’ausilio di una esaustiva documentazione fotografica e grafica, per lo più inedita, la storia della nostra città dal punto di vista politico, amministrativo, urbanistico e architettonico negli anni difficili della seconda guerra mondiale e in quelli successivi della ricostruzione. Le basi documentarie sono tratte dagli archivi delle istituzioni pubbliche (Soprintendenza, compreso l’archivio privato del soprintendente Pietro Gazzola, Genio Civile, Comune di Verona), ma anche dalle cronache dei quotidiani, in particolare da L’Arena che continuò le pubblicazioni sempre, fatta eccezione per i giorni successivi al bombardamento della sede avvenuto il 6 aprile 1945. “Verona fu una delle città più martoriate d’Italia”, affermò nel 1946 Renzo Chiarelli. Le incursioni aeree infatti furono numerose: dal 1940 al 1943 le cronache registrarono ben 30 allarmi. Già nel maggio dello stesso anno i monumenti più importanti erano stati protetti - per opera del soprintendente Gazzola - dalle cosiddette tutele, costituite da fasciature di stracci e carta, con protezione di sacchi di sabbia, chiuse entro strutture lignee ed infine protette da griglie di ferro antischegge. Grazie a queste strutture si salvarono le arche scaligere, la loggia del

consiglio, la porta Borsari, i portali delle chiese cittadine e le opere d’arte all’interno delle chiese. Pietro Gazzola, insieme con il direttore dei Musei civici Antonio Avena, provvidero inoltre a rimuovere le opere mobili dai musei e dalle chiese. Esse furono imballate con materiale isolante per proteggerle dalle variazioni di temperatura e idrometriche. Le 150 casse furono dapprima riparate nella villa Canossa a Grezzano di Mozzecane, poi nella villa Carlotti di Vigasio e in quella Rizzardi a Poiega di Negrar. Nel 1943 - per timore di furti da parte dell’esercito tedesco - le casse furono ricoverate in quattro arcovoli dell’Arena, allestiti allo scopo e murati, e ivi rimasero fino al 1947. Così si salvò il patrimonio mobile veronese. I monumenti invece subirono i gravi danni dei bombardamenti che si concentrarono negli ultimi due anni della guerra (1944-1945). Furono colpite parecchie chiese, palazzi, anche l’Arena, che si salvò grazie alla solidità della struttura e alla protezione dei contrafforti. Il peggiore in assoluto fu il bombardamento del 4 gennaio 1945, ma i bombardamenti continuarono massicci anche nei mesi successivi distruggendo vaste aree della nostra città: “in mezzo alla vastità delle macerie - scriveva un cronista - non è facile precisare dove i cumuli sono maggiori o minori”. Il 4 gennaio fu colpita la Biblioteca civica con la chiesa di San Sebastiano, la cui facciata fu trasportata a completare il fronte rimasto incompiuto della chiesa dei teatini di San Niccolò; furono distrutte la Biblioteca Capitolare e l’ala occidentale del chiostro dei canonici, ricostruiti nel dopoguerra dalla Soprintendenza. L’Educandato agli angeli che era ospitato nell’antico convento di Santa Maria agli angeli, venne bombardato il 23 febbraio 1945. Rimase in piedi solo il palazzo dei parlatori costruito nel ‘700 dall’architetto Luigi Trezza. Il collegio fu ricostruito dal Genio Civile in chiave moderna. Nel bombardamento del 4 gennaio 1945 venne pesantemente danneggiato anche l’affresco di Giambattista Tiepolo “Ercole che sale al tempio della gloria”, che decorava il salone d’onore del palazzo Canossa. Il grandissimo affresco fu poi completamente distrutto in seguito allo scoppio del ponte di Castelvecchio. Fu una grave perdita per la storia dell’arte. Il soprintendente aveva cercato di salvarlo procedendo al suo distacco, la stessa cosa aveva fatto per gli affreschi attribuiti a Paolo Veronese e a Battista del Moro presenti in due salottini del palazzo stesso, tuttavia considerata la difficoltà riscontrata il suo intervento fu tardivo. Il palazzo Giusti del Giardino, pesantemente danneggiato, e il suo famoso giardino risentirono gravemente dei danni bellici. In particolare il giardino ed il parco, il cui muro era parzialmente crollato, divennero per la cittadinanza luogo per la raccolta della legna. I bellissimi cipressi venivano abbattuti con questo scopo. Nella giornata del 23 febbraio1945 il centro storico di Verona fu devastato da un bombardamento di spezzoni incendiari. Bruciarono il palazzo Barbieri e il teatro Filarmonico. Il teatro fu ricostruito a cura dell’Accademia Filarmonica esattamente com’era.

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I lavori terminarono solo nel 1971. Castelvecchio, pesantemente danneggiato soprattutto nella sala della musica, fu subito ricomposto. Il museo doveva ospitare urgentemente le collezioni nascoste ancora negli arcovoli dell’Arena, che rischiavano di rovinarsi per l’umidità. Pressoché distrutte furono anche numerose chiese: San Giovanni in Valle, Santa Toscana, degli Scalzi, San Pietro Incarnario la cui facciata fu arretrata di 7 (sette) metri per ragioni di fluidità del traffico. Ed ancora i Santi Apostoli, Santa Maria della Scala, San Procolo, San Paolo e San Lorenzo, ricostruite nel dopoguerra grazie all’impegno della Soprintendenza e del Genio Civile. La Soprintendenza dovette poi temperare “la voglia di speculazione” di quanti volevano costruire senza vincoli e regole. È merito del soprintendente Gazzola se le nostre Torricelle non sono diventate colate di cemento, se il centro storico, nonostante tutto, è stato ricomposto con decoro e dignità senza troppi interventi invasivi. Ed è merito sempre di Gazzola la ricostruzione dei ponti di Castelvecchio e del ponte Pietra. Dapprima il soprintendente aveva avuto assicurazione dal feldmaresciallo von Kesserling che i ponti storici della nostra città sarebbero stati risparmiati dalla distruzione, invece nella notte tra il 24 ed il 25 aprile 1945, proprio alla vigilia della liberazione, i tedeschi in fuga minarono tutti i ponti di Verona. Saltarono tutti in quella notte. Gazzola assisteva da una collina al disastro.Furono ricostruiti “dove erano e come erano” grazie all’interessamento della Soprintendenza, che seguì i lavori in economia, ed ai finanziamenti del Ministero della pubblica istruzione, il cui Ministro era in quegli anni il veronese Guido Gonella”. (lucio brangian)

Mercoledì 18 LE CONFERENZE DEL ROTARY: “IL SISTEMA ITALIANO, TANTI SOGGETTI POCA LEADERSHIP”.È toccato al prof. Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis, iniziare il ciclo di conferenze del Rotary che vedrà coinvolti nei prossimi mesi anche altri autorevoli personaggi de l mondo economico, culturale e sociale, al fine di sensibilizzare il mondo rotariano e la comunità veronese, ed in particolare tutti coloro che ricoprono ruoli di rilievo, a fornire il proprio contributo nella società attuale in continuo e rapido cambiamento. La conferenza si è svolta nell’Aula Magna dell’Università di Verona dove il Magnifico Rettore Alessandro Mazzucco ha espresso la soddisfazione e l’onore di ospitare un convegno di così grande spessore culturale. Il Governatore Cesare Benedetti ha evidenziato che il Rotary è una scuola di formazione di leaders

perché gli 80 club del distretto sfornano ogni anno altrettanti Presidenti, il cui ruolo è altamente formativo anche in virtù del fatto che, non avendo una struttura istituzionalizzata (come un titolare di azienda, un professionista o altro...) devono basare il loro operare sostanzialmente sul volontariato, molto più difficile da gestire. Antonio Di Lorenzo, giornalista e coordinatore del convegno nonché responsabile della “comunicazione e dell’immagine rotariana”, ha presentato il prof. Giuseppe De Rita, enunciandone le doti di studioso e gli incarichi ricoperti. Soddisfacente la presenza di pubblico con molti giovani che hanno seguito con interesse la conferenza, scarsa invece la presenza dei rotariani in generale.Il prof. De Rita ha esordito con una analisi impietosa dello stato attuale della società italiana e, partendo dal passato, soprattutto dalla fine della seconda guerra mondiale, ne ha analizzato l’evoluzione dividendo la storia sostanzialmente in tre periodi:

a) fino al termine del secondo conflitto mondiale, l’Italia è suddivisa in due popoli: il primo, costituito dalla stragrande massa, è piuttosto amorfo e segue ciò che gli viene imposto dall’alto; il secondo, composto da una esigua èlite, valuta e controlla i sentimenti del primo, elabora progetti e decide. In questo senso vanno interpretati il risorgimento (voluto e portato avanti da pochi), la guerra d’Africa e la stessa avventura fascista. Si può dire che fino al ’45 l’Italia è stata fatta dal secondo popolo.

b) dal 1945 al 1992/93, con l’avvento della democrazia, il primo popolo ha preso coscienza di sé, dei propri diritti e doveri, delle proprie esigenze e possibilità; quindi la società si è “molecolarizzata”. Con il boom economico questo processo è andato sempre più aumentando e, di conseguenza, è venuta a decadere quella società dove pochi “salotti buoni” potevano decidere le sorti di tutti e si è venuta a creare una situazione con tantissimi soggetti attivi che volevano contare sulle decisioni comuni. Tuttavia, la classe politica dirigente, dotata di leadership, era riuscita a coagulare le “molecole” in “macromolecole” attraverso organismi di rappresentanza funzionali, portatori di esigenze ed istanze comuni. Alla politica era demandato il compito di mediare per raggiungere il punto di equilibrio con la finalità ultima del bene dell’intera società. In sostanza, tra il soggetto singolo ed il rango decisionale più alto esisteva un livello intermedio portatore di interessi di strati sociali più o meno ampi.

c) dal 1992/93, ossia dagli anni di tangentopoli sino ad oggi, si è assistito alla distruzione della classe dirigente, non solo politica. La frammentazione è andata ulteriormente aumentando ed ha perso peso anche il livello intermedio di rappresentanza. In tale situazione, oggi, assistiamo ad una esasperata personalizzazione delle istanze, dove ogni soggetto pensa a sè stesso. La mancanza di una leadership è la conseguenza più eclatante di questo stato di fatto.

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“Si può valutare che serviranno 10-15 anni per vedere emergere una nuova classe dirigente, in grado di riprendere le redini della nostra società. Che sarà ancora probabilmente una minoranza, composta da soggetti completamente diversi da quelli cui siamo abituati. Questi soggetti esistono già, si stanno muovendo, sono sotterranei e silenziosi. Si affermano all’estero, fanno affari e cambiano il volto all’economia. Ed in casa, in Italia, cercano un riconoscimento sociale che finora non hanno avuto.

Dovrà avvenire grosso modo lo stesso processo di riconoscimento sociale compiuto nel dopoguerra dalla Coldiretti che trasformò un milione e mezzo di braccianti e contadini in imprenditori agricoli. Alla fine, il problema è sempre di “status”, ossia quello che gli altri ti riconoscono, non quello che uno crede di possedere”.Al termine dell’esposizione sono state avanzate al prof. De Rita numerosissime domande, a sottolineare il grande interesse suscitato dall’argomento trattato in tutti i partecipanti al convegno. (lucio brangian)

Da Giovedì 19 a Domenica 22VIAGGIO IN AUSTRIA.In occasione del 50° anniversario della fondazione del Rotary Club di Gmunden, il Rotary di Legnago ha organizzato un viaggio di quattro giorni in Austria che contemplasse una prima fase turistico-culturale a Vienna, e una seconda di partecipazione alla importante manifestazione organizzata dai soci di Gmunden per celebrare l’evento. Era doveroso che i rotariani di Legnago ricambiassero la visita che i soci di Gmunden avevano fatto a Legnago in occasione del nostro cinquantenario, anche per rinsaldare le fila di una reciproca amicizia in previsione di un futuro club-contatto. I soci di Legnago, sensibili all’iniziativa, hanno partecipato numerosi (31 unità) al viaggio, che si è svolto senza intoppi con un confortevole pullman. Il programma è stato puntualmente rispettato grazie all’ottima organizzazione predisposta dal socio Cesare Bellussi, che con grande disponibilità si è adoperato

affinché i partecipanti si trovassero a proprio agio; buoni gli alberghi, abbastanza frugali le cene serali. Il primo giorno è stato in gran parte occupato per coprire i 740 Km che ci dividevano da Vienna, interrotto da una breve sosta sul lago di Klagenfurt e concluso da una passeggiata serale nel centro di Vienna. La giornata successiva è stata impegnativa, ma di grande interesse. Durante la mattinata, dedicata interamente alla visita alla pinacoteca del Kunsthistorisches Museum, abbiamo potuto ammirare i dipinti più significativi in essa contenuti, secondo una scelta da noi predisposta. Hanno destato particolare emozione “I tre filosofi” di Giorgione, “La Madonna del Prato” di Raffaello, “Il pittore nel suo studio” di Vermeer, le sale dedicate a Breughel il Vecchio, a Tiziano e a Rubens. Dopo uno spuntino presso il Cafè Griensteidl, un tipico locale viennese, ci aspettava l’Hofburg, l’antica residenza imperiale degli Asburgo, che subì vari ampliamenti e aggiunte dal XIII° secolo al 1893. Siamo stati sorpresi, al suo interno, dall’eccessivo spazio dedicato alla memoria

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dell’imperatrice Sissi e dalla sobrietà degli arredi negli ambienti vissuti dall’imperatore Francesco Giuseppe. Siamo poi saliti al Belvedere, una delle più eleganti residenze d’Austria, capolavoro dell’architettura barocca, costruita tra il 1700 ed il 1723 dal principe Eugenio di Savoia, il famoso condottiero delle armate asburgiche, che salvò Vienna dall’invasione Turca e che percepiva il 20% dei bottini di guerra. Pregevole la sala di gala al primo piano, ricca di stucchi e marmi, con il soffitto affrescato dall’italiano Carlo Carlone nel 1721. Dalle finestre spettacolare vista sui giardini degradanti verso Vienna. La guida ci ha intrattenuto a lungo sull’arte della “secessione viennese” (1830-1910) ed in particolare sui dipinti qui conservati del suo più illustre rappresentante Gustav Klimt. Il mattino seguente ci aspettava la Cattedrale di S. Stefano costruita in forme romaniche nel 1258, trasformata in forme gotiche tra il 1340 ed il 1446 e portata a termine nel 1511. All’interno rivestono particolare interesse il ricco pulpito gotico (1415) e il grande dossale intagliato e dipinto posto sull’altare del coro di sinistra (1447).Saliti sul pullman, abbiamo percorso il Ring, l’arteria più famosa di Vienna, creata, tra il 1870 ed il 1880, sul sito delle antiche mura medioevali. La guida ci ha descritto i grandiosi edifici pubblici, i palazzi e i bei giardini che la fiancheggiano; tra gli edifici più imponenti ricordiamo il neoclassico Parlamento, i l neogotico Municipio e i l neo rinascimentale Teatro dell’Opera, tutti edificati nell’ultimo quarto dell’Ottocento. Dopo aver visto la casa dove si riunivano gli intellettuali della Secessione, il Prater e il Mercato delle pulci, abbiamo raggiunto il Castello di Schònbrunn. Questa magnifica residenza estiva degli Asburgo, immersa nel

verde e in curatissimi giardini, ebbe origine da una casa di caccia acquistata nel 1569 dall’imperatore Massimiliano II°. La costruzione attuale sorse tra il 1692 ed il 1713 per volere di Leopoldo I° e venne modificata da Maria Teresa nel 1749. A differenza dell’Hofburg, questo palazzo manifesta tutta la sontuosità d e g n a d i u n a r e s i d e n z a imperiale, per la ricchezza delle

boiseries laccate e dorate, per la raffinatezza degli arredi e per la grandiosità delle sale di rappresentanza, come il Salone degli Specchi, dove suonò Mozart all’età di 6 anni. Tra le varie sale che meriterebbero di essere menzionate, ricordiamo il Salone del Milione, così detto per l’enorme costo del suo arredamento (rivestimento in legno di rosa cinese, con preziose miniature persiane e indù), qui trasferito dal Belvedere. Da Schònbrunn ci siamo trasferiti direttamente a Gmunden, sempre accompagnati da Franz Eitler, che, con altri rotariani di Gmunden, si era aggregato a noi il giorno precedente, dimostrando la consueta gentilezza ed il piacere dell’amicizia. Dopo la sistemazione in albergo, alle 18.30 ci siamo recati nel locale teatro, appositamente allestito per la grandiosa celebrazione, sistemando i tavoli per la cena in luogo delle poltrone della platea. Prima delle portate hanno preso la parola per tenere le loro relazioni il presidente del Rotary di Gmunden, il sindaco di Gmunden, il governatore, che si ricordava di noi avendo partecipato all’interclub Legnago-Salisburgo presso Villa Dionisi il 6 luglio 1996, il past-governatore, un past-direttore del Rotary Internazionale e un socio fondatore, che ha fatto la storia di tutti i 50 presidenti per la durata di circa un’ora.

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Dopo la cena è stato invitato sul palco per primo il nostro presidente, Lucio Brangian, che ha parlato del significato della nostra partecipazione a questo avvenimento e della cordiale amicizia che si è instaurata tra i nostri clubs; il discorso è stato opportunamente tradotto in tedesco, periodo per periodo, da Cesare Bellussi.

Egli ha poi offerto al club di Gmunden un bel piatto delle ceramiche di Este. Si sono poi susseguiti i 30 presidenti dei clubs Rotary invitati. Dobbiamo riconoscere che la serata è stata abbastanza pesante, soprattutto per quelli di noi che non capivano una parola di tedesco, anche se è stata poi alleggerita da un simpatico spettacolo, tratto da un’opera di Wagner e interpretato dai soci di Gmunden. Il mattino seguente una simpatica signorina ci ha accompagnato lungo le viuzze di questa ridente cittadina affacciata sul lago, descrivendoci in italiano gli edifici più significativi come il Municipio, costruito nel 1659, nella cui torre centrale, oltre ai vari stemmi, è collocato un “carillon” in ceramiche di Messein ed il seicentesco Castello di Orth, posto su un isolotto sul lato occidentale del lago. Gmunden, pittoresca per la sua posizione a semicerchio sul lago di Traun, è nota come stazione di villeggiatura, di cure termali e per le sue ceramiche. Prima della partenza, i rotariani di Gmunden ci hanno offerto la colazione, rimanendo insieme a noi con grande cordialità. Il viaggio è ben riuscito, interessante dal punto di vista turistico e utile sia per rinsaldare l’affiatamento tra i soci che per stringere i rapporti con gli amici di Gmunden. (Remo Scola Gagliardi)

Sabato 21 SERVICE “AMBIENTI SNOEZELEN”.Si è svolta presso l’Istituto Fortunata Gresner, in via Antonio Provolo n.18 a Verona, alla presenza del governatore Cesare Benedetti e di autorità civili e religiose, la cerimonia di inaugurazione degli “Ambienti Snoezelen”. Per il Club di Legnago, impegnato con il presidente nel concomitante viaggio in Austria, era presente il socio-prefetto Nicola Picotti.

Il termine Snoezelen è un neologismo formato da due parole, che stanno ad indicare l’odorare e il rilassamento: in sintesi vanno ad esprimere il concetto di stimolazione plurisensoriale. È una terapia volta ad incoraggiare lo stato di serenità. I numerosi studi fatti in merito a questo metodo e le molteplici esperienze acquisite hanno posto in evidenza che molti dei pazienti trattati hanno interrotto comportamenti autolesionisti e molti altri hanno sorriso per la prima volta. Gli ambienti (due stanze) sono stati attrezzati con apparecchiature che stimolano tutti i canali sensoriali: il visivo, il vibrotattile, l’olfattivo, l’uditivo; una zona è altresì destinata alla terapia in acqua, attraverso una vasca per idromassaggio il cui liquido trasmette anche vibrazioni musicali a chi vi è immerso. A ciascuno di questi stimoli, i pazienti diversamente abili rispondono in modo individuale e ciò determina la necessità per ciascuno di loro di studiare e predisporre trattamenti specifici; questa possibilità è consentita dalle apparecchiature installate. La Madre Generale dell’Istituto Gresner, Suor Maria Grazia Morin, ha dato il benvenuto a tutti gli intervenuti ed ha ringraziato i Rotary di Verona e Provincia per aver fornito l’attrezzatura delle due stanze, che, con la nuova terapia a favore dei ragazzi meno dotati, vanno ad aggiungersi ed a completare i percorsi riabilitativi già in essere nell’istituto medesimo. In chiusura, i bambini dell’Istituto hanno ringraziato i Rotary Club e tutti gli intervenuti con un piacevole e toccante spettacolino teatrale che ha raccolto molti applausi. (lucio brangian)

MAGGIO

Lunedì 7 C.I.M. COMITATO PER L’INSERIMENTO NEL LAVORO DI MINORI E GIOVANI IN DIFFICOLTÀ.Al Circolo Ufficiali di Castelvecchio si è tenuta la riunione interclub tra i Rotary di Verona e provincia a favore del C.I.M. (Comitato per l’inserimento nel lavoro di minori e giovani in difficoltà). Il Club di Legnago era rappresentato dal presidente Brangian e dall’incoming Marchetti. Numerosa la partecipazione dei rotariani dei club della città a sottolineare l’importanza di questo “service”, proposto per sostenere il reinserimento nella società di giovani che escono dai luoghi di detenzione per reati di varia natura. Come ha posto in evidenza il presidente del C.I.M., Luciano Carrera, questi giovani trovano obiettive difficoltà a trovare un lavoro e a reinserirsi nella vita sociale. Il Comitato si è reso quindi promotore dell’istituzione di borse lavoro (ciascuna del valore di 1.800,00 Euro), idonee per finanziare corsi di insegnamento teorico-pratico in varie materie, a scelta dei singoli giovani, presso aziende del territorio disponibili allo scopo. Il presidente Carrera, nel far presente che questi corsi

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trovano comunque riscontro positivo nel 50% dei casi, ha ringraziato i club Rotary per il sostegno che hanno dato ed intendono dare all’iniziativa. Numerose le libere offerte dei partecipanti alla serata per il sostegno al progetto. (lucio brangian)

Martedì 8 “CONVIVIALE DELL’AMICIZIA”.Alla Locanda dell’Arcimboldo” si è tenuta la tradizionale conviviale dell’amicizia, riservata ai soli soci che, nella circostanza, hanno partecipato numerosi. Piacevole e gustoso il menù scelto per l’occasione dal segretario Roberto Marani. È da sottolineare l’importanza di questo annuale appuntamento rotariano, propizio per rinsaldare l’amicizia e l’affiatamento tra i soci. (lucio brangian)

Venerdì 11 VISITA ALLA NAVE SCUOLA “AMERIGO VESPUCCI”.Molto interessante la visita alla nave-scuola Amerigo Vespucci, all’ancora nel porto di La Spezia. Ha potuto usufruire di questa straordinaria opportunità il presidente Lucio Brangian, invitato dagli amici presidenti Alberto Palmieri di Verona (club padrino) e Marco Fiorio di Verona Nord. Raggiunto il porto militare, dopo le formalità burocratiche per l’ingresso dettate da motivi di sicurezza, il gruppo di rotariani è salito a bordo della nave-scuola, al culmine dei lavori di manutenzione e preparazione per l’imminente partenza per la crociera che quest’anno verrà effettuata nel mare Mediterraneo. Con la sua lunghezza di oltre cento metri, con una larghezza che supera i quindici metri, con una superficie velica di 2.635 metri quadrati e con un equipaggio di 250 tra ufficiali,

sottufficiali e marinai, questa splendida nave, ammirata e visitata in ogni porto del mondo in cui approda, è il simbolo della nostra Marina Militare. Il Comandante ci ha spiegato che la nave ospita quest’anno anche gli allievi dell’Accademia di Livorno, sottoposti anch’essi, durante la navigazione, a turni di lavoro assai impegnativi, anche per saggiarne la capacità psico-fisiche. È stato possibile visitare anche il ponte superiore, tutto in legno tech e con le parti

metalliche in bronzo tirate a lucido, la sala del Consiglio e gli alloggiamenti degli ufficiali, ambienti in legno pregiato e lavorato, molto signorili. La visita si è conclusa con lo scambio dei guidoncini (per Legnago, il nostro presidente ha consegnato al Comandante della nave il gagliardetto del 50°, ricevendo a sua volta quello dell’Amerigo Vespucci). (lucio brangian)

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GIUGNO

Martedì 5 “UN ORGANO ALLE PORTE DEL DELTA… SENTIAMO LE SUE NOTE”.L’incontro tra i club di Adria, Chioggia, Este, Legnago e Rovigo è stato organizzato dal presidente del Rotary di Adria, Giuseppe Beretta, per festeggiare il restauro dell’organo settecentesco della chiesa di S. Maria in Punta, in località Ariano nel Polesine, alle porte del delta del Pò. Contesto ambientale di grande fascino, animato da moltissime presenze di rotariani e signore, tutti accomunati dallo stesso spirito di amicizia. L’interclub è riuscito bene e coloro che hanno partecipato (la nostra comitiva era composta da dieci persone) hanno potuto sentire le note dell’organo restaurato, sapientemente manovrato dal M° Carlo Barbierato, un professionista eccezionale della musica d’organo e composizione organistica, che ha entusiasmato i presenti con composizioni musicali di Nicolò Moretti (1736-1821), Gaetano Valeri (1760-1822), Giovanni Morandi (1777-1856), Luigi Vecchiotti (1804-1863) e Gaetano Nave (XVIII-XIX secolo). (lucio brangian)

Sabato 9 12^ EDIZIONE DELLE FANTONIADI.Nello splendido ambiente di Corte Fantoni, nobile dimora seicentesca alla Paina di Angari, si è svolta la 12^ edizione delle Fantoniadi.

I giochi rotariani all’aperto si sono svolti regolarmente anche quest’anno, pur con qualche “ritocco” resosi necessario per la composizione dei tabelloni. Delle Fantoniadi non c’è da dire molto, le Fantoniadi sono da vivere: non ci sono molte altre occasioni per trascorrere una mattinata di sabato, in amicizia e serenità, immersi nel verde.È stato avanzato qualche suggerimento sull’opportunità che le Fantoniadi ritornino ad essere svolte al pomeriggio/sera del sabato (sempre alla fine maggio/primi di giugno): tutto si può fare, l’importante è che questo appuntamento annuale - mattino o pomeriggio che sia - venga rispettato da tutti i soci, nei limiti del possibile, anche con la partecipazione ai giochi. Per la cronaca, quindici sono stati i soci che si sono

cimentati nei vari tornei: nel “tennis” ha prevalso la coppia Paolo Fantoni-Remo Scola Gagliardi, nelle “bocce” la coppia Pietro De Marchi-Giuseppe Ferrarini, nel “calcetto” la coppia Mirco Antoniazzi-Francesco Spedo Mirandola e, nella “pesca sul laghetto” Roberto Marani.

A ciascuno dei vincitori il presidente Lucio Brangian ha donato la medaglia in argento coniata in occasione del 10° anniversario (1956-1966) di fondazione del Rotary di Legnago ed integrata con il riferimento alla 12^ edizione delle Fantoniadi (queste medaglie sono state gentilmente recuperate da Giuseppe Ferrarini in occasione delle ricerche dei bollettini del club per la formazione del libro del 50°). Un grazie all’amico Pietro per l’ospitalità. (lucio brangian)

Martedì 12 “VERONA ED IL SUO TERRITORIO NEL 1400: LA CARTA DELL’ALMAGIÀ”.Dopo il colpo di campana ed il tradizionale saluto alle bandiere, il presidente Brangian dà il benvenuto all’ospite della serata, il prof. Gian Maria Varanini, che ci intratterrà sul tema “Verona ed il suo territorio nel 1400: la carta dell’Almagià”. Indirizza un saluto anche al prof. Bruno Chiappa, anch’egli ospite del Club.

La scheda: il prof. Gian Maria Varanini è nato a Pisa nel 1950, ha svolto gli studi liceali a Pisa e Verona e nel 1972 si è laureato in lettere all’Università di Padova.

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Dopo il servizio militare, dal 1974 al 1976 ha insegnato Filosofia e Storia nei licei. Dal 1976 al 1980 è stato titolare di assegno del Ministero della Pubblica Istruzione, e dal 1980 al 1988 ricercatore di Storia medievale presso la facoltà di Lettere dell’Università

di Padova. Dal 1988 al 2001-2002 ha insegnato Storia medievale all’Università di Trento. Nella stessa facoltà ha insegnato per tre anni anche Paleografia e Diplomatica (dal 1989 al 1992) e per tre anni Archeologia medievale (dal 1998 al 2001-2002). Dal 2002-2003 insegna Storia medievale all’Università di Verona. È membro effettivo dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona e della Deputazione di Storia patria per le Venezie. L’attività scientifica e gli interessi di ricerca predominanti di Gian Maria Varanini si indirizzano alla storia politica, economico-sociale ed ecclesiastica dell’Italia medievale, con particolare riferimento all’area centro-settentrionale e al tardo medioevo. In tale ambito ha approfondito, agli inizi della sua attività scientifica, ricerche di storia agraria e di storia sociale del territorio veneto, nonché ricerche sull’organizzazione politica ed istituzionale del territorio nella Terraferma Veneta. Queste ricerche sono sfociate in diverse monografie e si sono poi allargate all’intera area padana a partire dall’età comunale. Particolare attenzione ha dedicato alle forme del governo signorile due-trecentesco nei suoi diversi aspetti. A partire soprattutto dagli anni Novanta, l’attenzione si è spostata anche su altre tematiche, con particolare riferimento alla storia della città, anche sotto il profilo della storia urbanistica, e al rapporto fra evoluzione istituzionale e produzione della documentazione scritta nelle città italiane dal Duecento al Quattrocento. È autore di circa 400 pubblicazioni, in parte pubblicate localmente e in parte presso primari editori italiani (Laterza, Mulino, Viella, ecc.) e stranieri.

La relazione: il prof. Varanini nella sua conversazione ha illustrato la cosiddetta «carta dell’Almagià», dal nome dell’illustre geografo (Roberto Almagià) che per primo la valorizzò. Si tratta di una grande carta topografica

(circa 3 m per 2) del territorio veronese (ma sono raffigurati anche Mantova, e il Trentino meridionale), risalente probabilmente alla metà del Quattrocento. Il documento, conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia, è noto agli studiosi, ma non è mai stato studiato a fondo; è ora in preparazione un volume a cura del prof. Varanini stesso e del dott. Stefano Lodi, che ne proporrà la riproduzione integrale corredata da studi geografici, paleografici, storici. Per questa pubblicazione, è stata predisposta una riproduzione ad alta definizione della carta, che è stata proposta ed illustrata ai soci nel corso della conversazione al Rotary di Legnago. Si tratta di una carta redatta per scopi militari, e quindi di per sé non “realistica”, ma “selettiva”. Fu solo in ottica militare che i Veneziani, nel corso del Quattrocento, guardarono ai territori della Terraferma come ad una realtà d’insieme: per altre funzioni statali essenziali, ad esempio la materia fiscale, delegarono invece molte competenze ai ceti dirigenti della Terraferma. Il documento va dunque osservato con la consapevolezza di doverlo “decodificare”, tenendo conto degli obiettivi che presiedettero alla sua stesura. Tuttavia, la quantità di dati che si ricavano da un’osservazione attenta e minuta a proposito della topografia urbana di Verona, degli insediamenti rurali e dell’idrografia è davvero significativo, anche per il territorio della bassa pianura veronese. (lucio brangian).

Venerdì 22 VISITA ALLA BIBLIOTECA CAPITOLARE.L’appuntamento per questo incontro culturale è stato fissato per le ore 16.30 in piazza Duomo, davanti alla splendida Cattedrale di Verona. Cinque persone hanno risposto all’invito del presidente Lucio Brangian (il presidente stesso con la moglie Vittoria, Tiziana

Bighignoli, Nicola Picotti e Remo Scola Gagliardi). Con puntualità siamo stati accolti dal direttore della Biblioteca Capitolare monsignor Alberto Piazzi il

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quale, sul sagrato, ha fatto un breve accenno alla Cattedrale di Verona, che è fra gli edifici che configurano inconfondibilmente il paesaggio urbanistico della città ed è, con la basilica di S. Zeno, l’edificio simbolo della Verona cristiana. Anzi, più che un singolo edificio, la Cattedrale è un complesso architettonico articolato di cui fanno parte anche S. Giovanni in Fonte, S. Elena, il Chiostro dei Canonici, la Biblioteca Capitolare, l’antistante piazza e il Vescovado. Siamo quindi saliti in biblioteca, dove Mons. Piazzi ci ha intrattenuto per circa due ore raccontandoci in modo colloquiale, sintetico e chiaro le origini della struttura e l’attività che si svolgeva in questo importante luogo di cultura, fino ai nostri giorni. Ci ha informato che i più antichi manoscritti in pergamena sopravvissuti in occidente risalgono al quarto secolo. Ci ha quindi descritto lo “scriptorium” (officina scrittoria), ossia l’ambiente dove operavano gli amanuensi per la trascrizione e la produzione di testi. Ci ha ricordato che l’attività interna di una antica officina scrittoria venne illustrata, circa una decina di anni fa, a Ratisbona, da professori della biblioteca di Stato di Monaco di Baviera i quali, allestendo una mostra corredata da testi, da immagini e da strumenti originali di lavoro, consentirono di prendere visione delle varie tecniche concernenti la preparazione della pergamena, della foglia d’oro, dell’inchiostro, dei colori e dei loro leganti per la miniatura. Prima di dare inizio alla scrittura, l’amanuense preparava il foglio di pergamena piegandolo nel mezzo in senso verticale e tracciandolo orizzontalmente delle righe mediante uno stilo. Si procedeva quindi ad una accurata suddivisione del testo da scrivere entro il riquadro del foglio e si delimitava lo spazio da riservare alla decorazione (capolettera o figure) che veniva compiuta alla fine. Lo scrivano operava sopra un leggio inclinato e teneva nella mano destra la penna d’oca e, nella sinistra, il temperino con il quale aguzzava di tanto in tanto la punta della penna oppure correggeva,

mediante raschiatura, errori o macchie d’inchiostro. L’esercizio dello scrivere richiedeva grande fatica fisica e mentale. L’edificio dello scrittorio, con finestre opportunamente orientate per usufruire il più possibile della luce solare, sorgeva presso le cattedrali o entro le abbazie benedettine ed era collegato con locali adibiti a biblioteca e a scuola.“L’armarius o librarius” aveva la direzione spirituale e tecnica degli amanuensi, i quali erano anche in grado di svolgere altri compiti, dalla preparazione delle pergamene, dei colori... alla rilegatura finale del codice. Il “librarius” sorvegliava attentamente tutta l’attività dello scrittorio, redigendo e tenendo sempre aggiornato il catalogo di tutte le opere esistenti. La formazione dei regni barbarici sulle rovine dell’impero romano, la decadenza generale delle città in seguito alle grandi invasioni avevano provocato un vero e proprio sovvertimento nel campo della cultura e dell’educazione. L’aristocrazia barbarica, che pure ammirava la grandezza della civiltà latina e si sforzava di adottarne la lingua, non potè diventarne la naturale erede e, anzi, continuò a dare ai suoi figli una educazione prettamente militare. Soltanto la Chiesa, uscita dalla clandestinità dopo l’editto di Costantinopoli del 313, era in grado di raccogliere e di custodire il deposito della cultura classica. Attorno alle basiliche paleocristiane si formarono cenacoli di studi intensi e di fervida produzione mediante la fondazione delle “scholae sacerdotum”, che si dotarono ben presto di uno “scriptorium”, poiché la scrittura si affermò nella chiesa come il mezzo più idoneo, non disgiunto dalla predicazione, per conservare e tramandare il magistero dei Padri e dei primi Concilii, le esegesi bibliche e soprattutto per fissare e codificare i testi del servizio liturgico. L’attività di questi primi scrittorii, sorti presso le chiese cattedrali, ebbe però breve durata. Pare che nei secoli bui dell’era barbarica siano andati tutti dispersi ad eccezione di uno, lo “scriptorium veronense” che, forse per la presenza nella città di Verona di alcuni re barbari ed in particolare di Teodorico, re degli Ostrogoti, potè continuare a vivere e ad operare. La conferma viene dal codice XXXVIII conservato nella Biblioteca Capitolare, sull’ultimo foglio del quale l’amanuense Ursicino, che si qualifica lettore della chiesa veronese, appose la data in cui terminò il lavoro di trascrizione: 1° agosto dell’anno del consolato di Agapito nella indizione decima, corrispondente all’anno 517. Questa data e l’esame paleografico del testo autorizzano a ritenere che lo scriptorium, emanazione della schola sacerdotum sanctae veronensis ecclasiae, fosse in funzione già dal secolo precedente. Mons. Piazzi ha sottolineato che, con i suoi quindici secoli di presenza continuamente attiva, la Biblioteca Capitolare di Verona è quindi una tra le più antiche esistenti. Non pochi autori la ritengono la più antica d’Europa. Dal periodo lontano della sua fondazione, la Biblioteca Capitolare di Verona continuò attraverso i secoli il suo servizio alla chiesa e alla cultura mediante l’attività di conservazione, di ricerca e di divulgazione che tuttora viene offerto agli studiosi che da tutto il mondo vengono a consultare i suoi codici. Il suo

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patrimonio conta 1.200 manoscritti, 245 incunaboli, 2.500 cinquecentine, 2.800 seicentine ed altri 70.00 volumi, ai quali vanni aggiunti, quali opere di continuo e necessario aggiornamento, enciclopedie, dizionari, pubblicazioni specialistiche e riviste.A conclusione dell’interessantissima illustrazione, mons. Piazzi ci ha mostrato il cod. LXXXVII - “Sacramentarium pontificale S.Wolfgangi”, così chiamato perché fu composto a Ratisbona quando era vescovo di quella città S.Wolfango (972-994) e imperatore Ottone III (983-1002). È stato redatto con scrittura carolina elegante, con titoli in caratteri capitali e onciali della fine del X secolo ed abbelliti con l’uso di oro, argento, rosso e nero. Un’opera che toglie il fiato per la sua bellezza. A ricordo della visita il presidente Brangian ha donato a Mons. Piazzi una copia del “Catalogo tematico delle composizioni teatrali di Antonio Salieri”, libro che monsignore ha molto apprezzato e che conserverà presso la Biblioteca Capitolare. (lucio brangian)

Martedì 26 CHIUSURA DEL 50°, PRESENTAZIONE LIBRO 50° E PASSAGGIO DELLE CONSEGNE.Al colpo di campana, seguito dal saluto alle bandiere, il presidente Brangian rivolge un caro saluto ai rotariani che anche questa sera hanno risposto in buon numero a questo ultimo appuntamento rotariano dell’anno del 50°, alla presidente e alla presidente incoming dell’Inner Wheel e alle gentili signore presenti. Un saluto ed un grazie riconoscente al carissimo Gianfranco Mercati e alla sua signora Maria Pia, per l’ospitalità, e al gentilissimo prof. Giancarlo Rango che allieterà la serata con il suo saxofono. Ci troviamo a Casa Mercati per la chiusura dell’anno del 50°, la presentazione del libro del 50° e per il passaggio di

consegne, questa volta, da Lucio a Giampiero. Ancora una volta la padrona di casa Maria Pia ha fatto le cose in grande, dentro e fuori casa tutto è in ordine per rendere il più accogliente possibile l’ambiente, dagli addobbi e composizioni floreali alle creazioni di frutta di stagione. Dopo la piacevole cena, il presidente legge il biglietto di ringraziamento ricevuto dall’Eccellenza monsignor Giuseppe Zenti, a seguito delle felicitazioni formulate dal presidente stesso in occasione della nomina del nostro socio onorario a Vescovo della Diocesi di Verona. Subito dopo, il presidente dà la parola al socio Piero Della Rosa, rientrato nel Club dopo circa sei mesi di grande sofferenza. Con grande commozione, l’amico Piero esprime parole di ringraziamento per tutti ed in particolare per il segretario Roberto Marani, che si è sempre mantenuto in contatto per sincerarsi sulle sue condizioni di salute, e per Lorenzo Bighignoli che, di fatto, gli ha salvato la vita. È seguito quindi l’intervento del presidente Lucio Brangian: “Ho poche parole da dirVi a conclusione di questo anno rotariano, caratterizzato dalla ricorrenza del 50° anniversario della fondazione del nostro Club (6 luglio 1956). Un anno fa, il 27 giugno 2006, ho preso le consegne ed il testimone dalle mani di Giandomenico Turetta e, sinceramente, in quei momenti di gioia non avevo ancora idea di cosa significasse condurre un club Rotary e, soprattutto, cosa si dovesse fare per mantenerlo al livello di prestigio raggiunto con la seria, costante, qualificata e lungimirante attività svolta dai 50 presidenti che mi avevano preceduto. Mi permetto di dire questo con cognizione di causa per aver letto e riletto più volte sui bollettini e notiziari dei 50 anni di vita del club, le notizie, a volte sintetiche, a volte dettagliate, relative all’attività svolta dal nostro sodalizio. Dopo il passaggio di consegne, piano piano ho cominciato a fare qualche riflessione con il segretario Roberto Marani, un amico che mi è stato al fianco in tutto il percorso del mio anno di presidenza e che ringrazio di cuore. Ancora oggi non ho ben chiaro quale sia stata la scintilla che mi ha fatto prendere coscienza dell’impegno che mi ero assunto attraverso la parola data al mio mèntore, il socio Remo Scola Gagliardi. Tuttavia l’entusiasmo ha subito avuto il sopravvento sui possibili timori e, da quei giorni di inizio esatate del 2006 in poi, è stata tutta una cavalcata che mi ha assorbito e che mi ha consentito, ora vorrei dire quasi con facilità, di impostare il programma dell’anno rotariano del 50°. E “la gioia, l’impegno e l’entusiasmo”, aggiunti al sostegno della mia famiglia, sono stati anche i punti cardine del mio servizio per il Club, dal quale devo dire ho tratto un grande arricchimento interiore. È stato un buon anno? Non spetta a me dirlo, ma posso

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assicurarVi che ho messo tutta la mia buona volontà ed impegno, unitamente all’aiuto degli amici che mi hanno sostenuto ed incoraggiato. Oggi, sarebbe mio desiderio formulare alcune considerazioni sull’attività svolta, ma nella mia mente scorrono ancora i tanti eventi realizzati, tutti ben presenti in me, ognuno dei quali, a mio avviso, meriterebbe di essere presentato per primo ed ognuno di essi meriterebbe una posizione privilegiata. Tuttavia mi limiterò a ricordare semplicemente i numeri freddi dell’attività svolta:

- n. 30 conviviali, fra queste meritano di essere ricordate la festa del 50° del 14 ottobre scorso e gli incontri a tema, con relatori soci ed esterni di grande spessore umano, professionale e culturale, cui va il mio particolare ringraziamento per essere intervenuti presso il nostro club; gli interclub organizzati per rivitalizzare i rapporti con i club storicamente vicini e per il club contatto.

- n. 10 caminetti, per i quali desidero ringraziare nell’ordine gli amici rotariani Roberto Marani, Vittorio Marchesini, Luigi Marinucci, Antonio Navarro, Orazio Sagramoso, Giuseppe Parodi, Luigi Alberti, Mario Mattioli, Roberto Dal Cer e Giandomenico Turetta;

- la 7^ edizione delle “Massime” e la 12^ edizione delle “Fantoniadi” per rinsaldare l’amicizia e l’affiatamento fra i soci. Al riguardo desidero ringraziare ancora una volta Massimo Malvezzi e Pietro Fantoni;

- altri eventi quali le due “Conferenze del Rotary (la prima con il sociologo Nadio Delai e Mario Fertonani, l a s econda con i l p ro f . Giuseppe De Rita), i due Forum distrettuali (“Rotary e Comunicazione” e “ Società e modelli di sviluppo a confronto nella realtà contemporanea”), il viaggio di quattro giorni in Austria (a Vienna e Gmunden per il 50° del nostro club contatto austriaco) e, di pochissimi giorni fa, anche la visita alla Biblioteca Capitolare di Verona.

Pressoché in concomitanza con il festeggiamento del 50° è avvenuta la presentazione ufficiale, il 26 ottobre 2006, da parte della Fondazione Antonio Salieri, del “Catalogo tematico delle composizioni teatrali

di Antonio Salieri”, redatto a cura di Elena Biggi Parodi. Desidero altresì ricordare l’ingresso del nuovo socio Michael Schuh e l’onore grandissimo di aver potuto assegnare tre onorificenze Paul Harris Fellow a Gianfranco Mercati, Remo Scola Gagliardi (1 zaffiro) e Alfonso Vicentini. A loro compliment i ancora e fe l ic i tazioni vivissime. A questo punto i ringraziamenti:- al Consiglio Direttivo che ha creduto in me e che

mi ha sempre sostenuto;

- al presidente della commissione per l’azione interna Giampiero Marchetti, soprattutto per la preziosa collaborazione offerta per fissare le immagini dei nostri appuntamenti, a beneficio del “Notiziario del Rotary di Legnago”;

- al presidente della commissione per l’azione professionale Pietro De Marchi, anche quale figura esemplare di tesoriere;

- al presidente della commissione per l’azione di interesse pubblico Luigi Marinucci;

- al presidente della commissione per l’azione internazionale Giandomenico Turetta per il prezioso lavoro svolto con i componenti della sottocommissione per il club contatto: Cesare Bellussi, Mirco Antoniazzi e Pierluigi Schiavo. A Cesare devo anche un particolare ringraziamento per l’ottima organizzazione del viaggio in Austria e per avermi “assistito” in lingua tedesca durante la cerimonia del 50° a Gmunden;

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- al presidente della commissione per le borse di studio Liceo Cotta, Mirco Antoniazzi;

- al presidente della commissione per il 50° Pietro Fantoni, il nostro socio “decano” verso il quale provo sincera ammirazione;

- al presidente di Cerea Banca 1897 Alfonso Vicentini per il generoso sostegno alla stesura del “Notiziario del Rotary di Legnago” e del libro “Rotary Club Legnago - 1956-2006 I primi cinquant’anni” che vede la luce questa sera e che verrà consegnato ad ognuno di Voi.

Non ho commenti ulteriori da farVi su questo libro da me fortemente voluto, in quanto quello che dovevo dire lo potete leggere nella “prefazione”al libro stesso. Una sola cosa desidero sottolineare, ossia che a conclusione del cinquantenario, ho il piacere di presentare ai soci questo libro anche a nome dei presidenti che si sono succeduti nei cinquant’anni dal 1956/1957 al 2006/2007”;

- al presidente della Banca Veronese di Concamarise Gianfranco Tognetti per la grande generosità dimostrata nel sostenere il “service del 50° , con il restauro delle due tele del ‘700 della chiesa di San Biagio in Bovolone”, e alla signora Daniela Campagnola per la professionalità e competenza dimostrate anche nell’occasione;

- al prefetto Nicola Picotti, sempre preciso, cortese e puntuale;

- alla presidente del club Inner Wheel signora Emanuela Antoniazzi c h e h a s e m p r e risposto, unitamente alle amiche innerine, agli inviti alle nostre conviviali.

S p e r o d i n o n a v e r dimenticato nessuno, se sì, è in assoluta buona fede e me ne scuso.A questo punto però, oltre alla soddisfazione per g l i avveniment i positivi, devo ricordare Tomaso Picotti, un vero ro tar iano, car ico d i grande umanità, che ci ha lasciato all’improvviso l ’ e s t a t e s c o r s a ( u n grande applauso scuote la sala), esattamente il

26 luglio 2006, all’inizio del mio anno di presidenza. A Nicola ed alla famiglia va nuovamente il mio cordoglio. Infine, un augurio forte, sincero e cordiale di buon lavoro all’amico Giampiero Marchetti che mi succede nella presidenza del Club, certo come sono delle sue grandi capacità. È mia convinzione che sarà un ottimo presidente, non solo per le sue qualità umane e professionali, ma anche per l’esperienza maturata nel corso degli anni su tematiche prettamente rotariane, per aver svolto in precedenza anche le funzioni di segretario.Con l’occasione un augurio affettuoso lo rivolgo anche a mia moglie Vittoria, presidente incoming dell’Inner Wheel, per l’impegnativo anno che dovrà affrontare.Concludo sottolineando che è stato un onore, per me, essere stato Vostro Presidente, e di ciò ne sono orgoglioso. Da ultimo, al termine di questo anno rotariano del 50°, desidero formulare un augurio di lunga vita al nostro Club Rotary di Legnago per altri 50 fecondi anni. Grazie”.

Il presidente Brangian, visibilmente commosso, procede quindi al passaggio delle consegne ponendo sulle spalle dell’amico Giampiero il “collare presidenziale”.

Queste le prime parole del neo-presidente:“Carissimi amici, sono onorato di essere il Vostro presidente per i prossimi 12 mesi. Succedo ad un presidente “impegnato”, il caro Lucio, che ha messo anima e corpo in ogni iniziativa, in modo particolare

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NOTIZIARIO INTERNO del Rotary Club LegnagoFrancesco Occhi, Lorenzo Bighignoli, Giampiero Marchetti, Remo Scola Gagliardi, Antonio Todesco

per festeggiare degnamente la grande ricorrenza del 50° compleanno del Club, come, ad esempio, gestendo in maniera encomiabile la realizzazione del libro-ricordo che ci ha appena presentato. Per la messe di documenti che ha ricercato e visionato, addirittura confrontato in certi casi per risalire alla veridicità dei vari trascorsi, credo che sia veramente diventato la mente storica del Club. Grazie Lucio, spero di riuscire a produrre almeno il 10% di quello che hai fatto Tu, per me sarebbe ampiamente sufficiente. Altra forza del Club sono il nostro segretario Roberto, sempre disponibile ed attento, ed il tesoriere Pietro Luigi, che ci vuole far partecipi delle Sue conoscenze informatiche.Un cenno al Consiglio Direttivo, composto nel segno della continuità, quanto del rinnovamento.Un pensiero anche al mio successore, l’amico Massimo, che freme nell’attesa e che sin da subito cercherò di coinvolgere nel mio cammino, come sicuramente Lui sarà ben lieto di essere coinvolto, nella continuità d’intenti del nostro sodalizio, mantenendo, e possibilmente rinforzando, i rapporti con gli altri club della provincia di Verona e con quelli che storicamente hanno frequenti contatti con il Rotary Club di Legnago (ricordo la recente splendida serata del 5 giugno ad Ariano nel Polesine con Adria, Chioggia, Este e Rovigo, dove chi ha partecipato ha potuto sentire le note dell’organo restaurato, manovrato da un maestro veramente eccezionale, in un contesto ambientale di indubbio fascino e godendo della presenza di tanti amici, tutti mossi dallo stesso spirito rotariano). Merita un impegno particolare del Club mantenere vivi e costruttivi i rapporti con Gmunden e con il club greco di Hermoupolis, in quest’ultimo caso anche per ricambiare l’entusiasmo del grande past-president che ha preceduto Lucio, Nico Turetta. Cari amici, grazie ancora per la fiducia ed un reciproco augurio di far progredire il Club nel segno dell’amicizia e del servire”. Un applauso calorosissimo suggella l’intervento del neo-presidente Giampiero.

Dopo i ringraziamenti della presidente dell’Inner Wheel, Emanuela Antoniazzi, intervenuta per sottolineare la grande sintonia che esiste tra i rispettivi Club, la musica e le note coinvolgenti del saxofono del M° Giancarlo Rango (*) riprendono il sopravvento e riempiono la sala di un’atmosfera di grande festa ed amicizia.

In chiusura il presidente Brangian ringrazia tutti gli intervenuti alla serata rotariana per eccellenza, in primis i padroni di casa per la generosità e signorilità che sempre riservano al Club. Grazie Maria Pia, grazie Gianfranco.

(*) La scheda: Giancarlo Rango è nato a Montagnana il 28/10/1946 e da molti anni vive a Legnago. Ha studiato clarinetto al Conservatorio G. B. Martini di Bologna, diplomandosi a pieni voti nel 1974 con il M° Italo Capicchioni. Primo allievo della neo-istituita classe di saxofono al Conservatorio bolognese, condotta dal M° Eraclio Sallustio, si è diplomato in questo strumento nel 1975. Ha suonato in varie formazioni cameristiche e in orchestre quali l’Orchestra Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna, l’Orchestra del Teatro Regio di Parma, l’Orchestra dell’Emilia Romagna, l’Orchestra dell’Arena e del Teatro Filarmonico di Verona. La sua lunga esperienza di solista lo ha visto collaborare con direttori come Reynold Giovannetti, Zoltan Pesko, Gabriele Bellini, Dario Indigo, Pino Klinge, Gabriel Chumura, Roberto Abbado e Thomas Koncz, che lo hanno lodato per le sue interpretazioni. Ha tenuto concerti anche per la RAI. Nel 1978 egli è subentrato al M° Eraclio Sallustio nella cattedra di saxofono del Conservatorio G. B. Martini di Bologna. Di Giancarlo Rango ricordiamo infine l’instancabile attività di divulgatore del saxofono classico in Italia. (lucio brangian)