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Romanzo Azzurro2008 - IL RIGORE MALEDETTO

Della stessa collana2004 - IL GRANDE BISCOTTO2006 - IL CIELO È AZZURRO SOPRA BERLINO2010 - LA COREA AFRICANA2012 – LA STORIA SIAMO NOI

Ideazione e coordinamento editoriale: Stefano Tamburini

Copertina e progetto grafico: Federico DeiddaRealizzazione tecnica: Fabio Di Donna

Con il contributo di: Luca Basile, Valentino Beccari, Alessandro Bernini,Angelo Bonacossa, Marco Camplone, Lucio Caracciolo, Rocco Coletti,Stefano Edel, Gigi Furini, Giuseppe Galli, Antonio Ledà, Roy Lepore,Pietro Oleotto, Carlo Pecoraro, Davide PortioliFoto: Archivio Corbis e La Presse

Finegil Editoriale SpaDirettore Editoriale: Luigi Vicinanza

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Finito di realizzare il 10 maggio 2013

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Romanzo azzurrola nazionale di calcio e gli ultimi dieci annidi sfide europee e mondiali

2008Il rigore maledetto

a cura diStefano Tamburini

In questo eBook troverete, fra gli altri, alcuni articoli scritti da AngeloBonacossa, un collega della “Provincia Pavese” che non è più fra noi.Angelo manca tanto a chi gli ha voluto bene, ai suoi colleghi di tutti i giornie anche a tutti quelli che, come me, lo hanno avuto come compagno diviaggio durante alcune di queste grandi manifestazioni sportive. Farrivivere alcuni dei suoi scritti è un modo per ringraziarlo per la sua opera eper la sua allegria un po’ gioiosa e un po’ burbera, una cosa tutta sua chein quei giorni era anche un po’ nostra. Una bella compagnia. Per tuttoquesto non ho fatto in tempo a dirgli grazie, lo faccio adesso anche a nomedi tutti i colleghi che hanno partecipato a queste avventure giornalistiche eche hanno conosciuto e apprezzato Angelo. (s.t.)

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N

INTRODUZIONE

Il disastro Abetee l’ombra di Lippi

on si può certo dire che fu fatto di tutto per metterea suo agio il ct Roberto Donadoni, per il quale era giàpesante dover raccogliere l’eredità di un ct campione

del Mondo e tentare un bis Mondiale-Europeo riuscito fino adallora solo alla Francia nel 2000. Il presidente dellaFedercalcio, Giancarlo Abete, non aveva molto in simpatiaquel ct che non aveva scelto, ereditato da una gestionecommissariale molto distante da lui e che gli aveva lasciato unmondo solo in parte e in apparenza risanato e del quale Abetenon rappresentava e non rappresenta certo il nuovo. Va detto,questo, per ricordare il clima in cui l’Italia del calcio si trovòad affrontare un’avventura che – sia pur con qualche difficoltàiniziale – avrebbe comunque potuto regalare qualcosa di bendiverso da un’uscita di scena ai quarti di finale.Grazie a un calcio di rigore sbagliato in più dei rivali, l’Italia fueliminata dalla Spagna che poi vinse il primo di un trittico dimeravigliosi trofei (Europeo 2008, Mondiale 2010 ed Europeo2012). Un soffio di vento o giù di lì: gli spagnoli ancoraringraziano quel rigore, ben rendendosi conto che senza quelsuccesso in terra austriaca (l’altra metà del torneo si giocò inSvizzera) anche i loro trionfi successivi non è detto che cisarebbero stati. Da quel giorno la Spagna ebbe laconsapevolezza della sua forza, l’Italia invece si spense.La Federcalcio – un po’ per scarso riguardo verso un ct chenon amava, un po’ per reale dilettantismo – organizzò il ritiro

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in Austria con le partite della prima fase che si svolgevanotutte in Svizzera. Ovviamente fu l’unica a impegnarsi indispendiosi viaggi di andata e ritorno, le altre nazionali siguardarono bene dall’organizzare una serie di tour fantozzianicome quello azzurro. Ma la Figc andò ben oltre, arrivando finoall’immediata vigilia dell’Europeo tenendo in piedil’incertezza sul futuro del ct. In realtà, Giancarlo Abete avevagià pronto l’accordo con Marcello Lippi. Il ct campione delmondo si era stancato di fare il pensionato e aveva fatto ditutto per tornare, solo che nessuno lo aveva mai detto aDonadoni, anche se era un segreto meno custodito di quello diPulcinella. A complicare il quadro, il finto contratto portato afar firmare in tutta fretta a Donadoni nel ritiro austriaco aridosso del debutto contro l’Olanda. Un contratto che nonvaleva niente, che di fatto era carta straccia – come poieffettivamente si è rivelato – tanto per gettare un po’ di fumonegli occhi.Ecco, in un contesto simile sarebbe stato difficile muoversiper chiunque. In più c’era il girone di ferro da affrontare:Olanda, Romania e Francia. Già, i francesi: ancora loro. Quellidella finale-beffa di Euro 2000, quelli della finale-gioia delmondiale tedesco del 2006 e quelli del girone di qualificazionea questo europeo. Da quel girone, alla fine, gli azzurririuscirono a cavare le gambe, non senza farsi mancare il solitofinale con timori di biscotto (se l’Olanda, già qualificata,avesse perso più o meno volutamente l’ultima sfida con laRomania) e regalandosi una gioiosa vittoria con i cugini diFrancia. Poi, certo, ci fu la Spagna e quel rigore sbagliato da DiNatale (dopo l’errore di De Rossi che aveva fatto pari conquello iniziale spagnolo) ma al termine di una sfida contro ifuturi campioni durante la quale avevamo retto il confronto.Un’uscita di scena tutto sommato onorevole, sia pure ai

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quarti, dopo la quale seguì un altro stucchevole balletto messoin scena dal solito Abete: niente licenziamento, nessuna criticaaperta e solo dopo qualche giorno l’ufficializzazionedell’uscita di scena per esaurimento del contratto diDonadoni, che rifiutò anche una buonuscita che sapeva tantodi elemosina. E poi via libera al Lippi-bis. Non fu una buonaidea, lo scopriremo purtroppo due anni dopo. (s.t.)

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PRIMA PARTE

Pronti a crederci

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VENERDÌ 30 MAGGIO

Vigilia con la solitafiducia infinita

L’ultimo test per gli azzurri si svolge allo stadioFranchi di Firenze, a due passi dal ritiro diCoverciano. Tutto fila liscio, anche perché di frontel’Italia del ct Roberto Donadoni si trova un nonirresistibile Belgio. Finisce 3-1 e in tanti coltivanoqualche ambizione di abbinare il titolo europeo chemanca dal 1968 al meraviglioso mondiale tedesco del2006. Sotto sotto c’è la mina vagante di unaserpeggiante sfiducia dei vertici federali alcommissario tecnico e una gran voglia – per non diredi peggio (contatti già avviati) – di riportare MarcelloLippi sulla panchina azzurra.

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LA SPEDIZIONE AZZURRA. IN PRIMA FILA, SEDUTI, DA SINISTRA:FABIO QUAGLIARELLA, SALVATORE DI NATALE, ANDREA PIRLO,FABIO CANNAVARO, MARCO AMELIA, GIGI BUFFON, MORGAN DESANTIS, ALESSANDRO DEL PIERO, GENNARO IVAN GATTUSO,DANIELE DE ROSSI, ANTONIO CASSANO; SECONDA FILA DASINISTRA MAURO GERMAN CAMORANESI, SIMONE PERROTTA,GIOVANNI ANDREINI, RENATO BUSO, GIGI RIVA, ROBERTODONADONI, MARIO BORTOLAZZI, IVANO BORDON, GIANLUCAZAMBROTTA, RICCARDO MONTOLIVO; IN ALTO DA SINISTRAALBERTO AQUILANI, GENNARO BORRIELLO, MASSIMOAMBROSINI, MARCO MATERAZZI, LUCA TONI, FABIO GROSSO,CHRISTIAN PANUCCI, ANDREA BARZAGLI, GIORGIO CHELLINI

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Italia, test con sorrisoe prova di tridente da sognodi Alessandro Bernini (inviato a Firenze)

Un antipasto gustoso, saporito, di quelli che mettono buonumore non solo allo stomaco. D’accordo, l’avversario era unBelgio che (sempre a proposito di aperitivi...) aveva un tassoalcolico pari a quello di un bicchier d’acqua naturale, mal’Italia si è regalata una vittoria che fa ben sperare. Non nellaforma, quella contava poco o niente, ma nella sostanza. Perchéle gambe girano, in campo c’è voglia di cercarsi e il 4-3-3sembra regalare garanzie. Ovvero tutto ciò che cercava il ctazzurro Roberto Donadoni. Giusto per chiarire di nuovo ilconcetto. Regaliamoci un sorriso ma evitate le sviolinateperché questo Belgio è apparso proprio modesto. Non è uncaso che nel suo girone di qualificazione sia arrivato quinto,alle spalle di Polonia, Portogallo, Serbia e Finlandia,concedendo addirittura uno storico pareggio al Kazakistan.Tridente e novità. Questo match ha comunque dato lasensazione che Donadoni può andare dritto per la sua strada:il tridente funziona, ci sono gli equilibri giusti in mezzo edietro. Buona anche l’intuizione di piazzare subito tra ititolari Aquilani al posto di Ambrosini. « Questo ragazzo l’ècome Antognoni», diceva qualche fiorentino in tribuna con unabuona dose di esagerazione. Ma è indubbio che Aquilani hadimostrato di poter fare il titolare: aperture, tante giocatesemplici e di prima come piace a Donadoni, diversiinserimenti compreso l’assist per il secondo gol di Di Natale.L’altra sorpresa di Donadoni è stato l’innesto di Zambrotta asinistra al posto di Grosso, col neo milanista abbastanzabloccato dietro, forse impensierito dai (pochi) guizzi diDefour che partiva dal centro ma si spostava sempre verso la

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sua corsia.Totò si nasce. E mentre Del Piero e Cassano si prendono ititoloni anche solo respirando, Totò Di Natale lascia il segno amodo suo. L’aveva detto in settimana: «Ammiro i grandicampioni che abbiamo, ma io ho sempre fatto parlare ilcampo». Tutto esatto. Su quella fascia sinistra sembrava unacavalletta. Velocità doppia rispetto a tutti, una facilità dipuntare a rete che ha finito quasi per ridicolizzare il poveroHoefkens. Sembrava uno di quei duelli che si vedono nellepartite tra campioni e nazionale cantanti. Uno più bellodell’altro i gol. Il primo una sventola al volo di destro supennellata di Pirlo, il secondo piattone al giro su assistperfetto di Aquilani.Alternative. Piacevole anche la ripresa, segnata dalla“giostrina” delle sostituzioni(sei) e dal gol di Camoranesi suassist di Del Piero. Nell’ultima parte l’Italia è un po’ calata,Borriello si è divorato un gol che due mesi fa avrebbe segnatoanche con la tuta da sci, e il Belgio ha anche segnato il gol dellabandiera con Sonck. Il tutto mentre Del Piero e Cassano sisbirciavano senza trovare molti palloni giocabili.Ciao Firenze. Il ritiro si chiude qua. In uno stadio rimastomezzo vuoto (da queste partila Nazionale è amata il giusto,niente di più), che ha applauditole belle giocate degli Azzurrima nel quale il livello del volume si è alzato davvero solo per ilcoro “chi non salta è bianconero”. Perché a Firenze la Juvenon si dimentica mai.Adesso due giorni di riposo, poi da lunedì tutti a Baden, inAustria. E lì altro che il Belgio...

Italia-Belgio 3-1 (primo tempo 2-0)Italia (primo tempo, 4-3-3): 1 Buffon; 2 Panucci, 5Cannavaro, 6 Barzagli, 19 Zambrotta; 8 Gattuso, 21 Pirlo, 22

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Aquilani; 16 Camoranesi, 9 Toni, 11 Di NataleItalia (secondo tempo, 4-3-3): 1 Buffon; 19 Zambrotta, 4Chiellini, 6 Barzagli, 3 Grosso; 8 Gattuso, 21 Pirlo, 22Aquilani (30’ Ambrosini); 16 Camoranesi (16’ Cassano), 9Toni (30’ Borriello), 7 Del Piero.A disposizione: 14 Amelia, 17 De Sanctis, 23 Materazzi, 10De Rossi, 20 Perrotta.Allenatore: Donadoni.Belgio (4-5-1): Stijnen; Hoefkens fkens (1’ st Swerts),Kompany, Vertonghen, Pocognoli; Witsel (25’ st Gillet),Mudingayi (40’ st Huysegems), Simons, Defour (13’ stMirallas), Fellaini; Dembele (13’ st Sonck).A disposizione: Renard, De Man, Huysegems, De Roover.All.: Vandereycken.Arbitro: Atkinson (Ing)Marcatori: pt 9’ e 41’ Di Natale; st 4’ Camoranesi, 47’Sonck.Note: ammonito Swerts.

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Se la vigiliaè sonnolentadi Stefano Tamburini

Una vecchia regola non scritta – a proposito delle vigilie dellegrandi spedizione azzurre – recita più o meno così: se nonsoffia vento di tempesta è quasi meglio non partire. Insomma,niente polemiche niente risultato. Le ultime grandi vittorie aiMondiali (1982 e 2006) sono infatti state sempre preceduteda spaventosi terremoti con epicentri molto vicini ai centri dipotere pallonari: 26 anni fa si era da poco spenta l’eco delloscandalo Calcio scommesse e sull’elenco dei convocati grandie piccole firme del giornalismo erano concordi, con quelli lì sisarebbe andati poco lontano; di due anni or sono tuttiricordano il deflagrare maleodorante di Moggiopoli, le richiestedi dimissioni del ct Marcello Lippi e di degradare capitanFabio Cannavaro a riserva o, peggio ancora, a spettatorepagante. E, per completare l’affresco, anche una Nazionalepartita da Pisa senza troppi slanci da parte dei tifosi.Quest’anno l’aria che tira è fin troppo sonnolenta. Rispetto alpost-mondiale del 1982 gli azzurri ci hanno risparmiato unapietosa eliminazione all’Europeo successivo. Anzi, a parte icomprensibili residui di sbornia trionfale, il ct RobertoDonadoni ha portato bene in fondo il suo compito, sia pure inun girone dove giocavano anche i secondi del Mondiale, gliinsopportabili cugini francesi. Insomma, se non fossimo inItalia la vigilia di questo Europeo sarebbe da affrontare conragionevole tranquillità. E invece, sotto la panchina diDonadoni è pronta a esplodere una mina di proporzionigigantesche, piazzata lì non tanto dai tre ct del girone di ferro(Olanda, Romania, Francia) ma da un presidente federale cheha dapprima tirato alle lunghe il nodo-contratto per poi

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strappare in extremis una firma che vale quasi zero. Ecco – seproprio si vuol credere alla regola che vuole una tempesta inarrivo per trovare la forza di far bene – bisognerà aggrapparsiall’orgoglio di questo giovane allenatore che il nuovo governopallonaro dalle facce antiche non avrebbe voluto vedere inritiro a Baden. I suoi detrattori hanno provato a stuzzicarloma anche con la lista dei convocati non è stato possibile farmolto: è poca cosa la rivolta delle vedove di Pippo Inzaghi,uno che ha giocato molto oltre la fascia, fra panchina e tribunaanche con Carletto Ancelotti, uno che a Superpippo darebbeanche le chiavi di casa.E allora ricordiamoci di quell’abbraccio commosso degliazzurri al centro del campo di Glasgow, dopo il match-pointqualificazione. Il sogno della magica accoppiata in un’Europastregata per i colori azzurri parte da lì. Per una volta sipotrebbe tentare l’impresa anche senza affondare le radicidella speranza fra polemiche, scandali e un pizzico dimalaffare.

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SABATO 31 MAGGIO

Chi in attacco?Quanti dubbi!

Ormai a ridosso della partenza per il ritiro austriaco– scelta strana, visto che gli azzurri giocheranno leprime tre partite in Svizzera – affiorano i tradizionalidubbi sul moduli scelto dal ct: si vorrebbe partire conil tridente ma il girone di ferro (Olanda e Francia, maanche Romania) consiglia prudenza. Così, adesso, sitratta di dipanare dubbi su dubbi.

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ALESSANDRO DEL PIERO

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Tridente dei sogni?Sarà duraDel Piero-Cassano-Toni insieme:troppi rischi per Donadonidi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Tridente sì, ma con equilibrio. D’altronde Donadoni non ètecnico da equazione tanti attaccanti uguale tanti gol, lui chetatticamente in campo era un po’ il braccio destro di Sacchi sabene quanto certi meccanismi vadano rispettati. Il tridenteperò c’è, questa è la prima certezza con cui l’Italia si tuffanell’Europeo, e la partita contro il Belgio (pur tra milleprecauzioni per la leggerezza dell’avversario) ha confermatoche il 4-3-3 è il modulo da cui si parte.Il tutto con un’abbondanza di attaccanti che nessuno puòvantare, anche a livello qualitativo. Cerchiamo allora di capirequali possono essere le soluzioni possibili per Donadoni.Toni punto fisso. Negli schemi qui sopra vedete le tre ipotesipiù probabili, che poi sono quelle provate da Donadoni controil Belgio. Il punto fisso dell’attacco è Luca Toni: non si puòprescindere da lui, non solo perché fa bene il suo lavoro dibuttarla dentro, ma anche perché nessuno in Europa sadifendere la palla e far salire la squadra come lui. L’alternativaè Marco Borriello che però sembra aver perso la magia di unpaio di mesi fa. Colpa delle voci di mercato prima del suoritorno al Milan? Può essere, anche perché parliamo di ungiocatore non giovanissimo (26 anni) ma per la prima voltacircondato da pressioni.L’equilibrio. Il tridente con cui Donadoni è intenzionato apartire è composto da Camoranesi-Toni-Di Natale. La qualitànon manca, in più Camoranesi regala equilibrio visto che sa

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fare la fase difensiva. Non è un caso che nel secondo tempodella sfida contro il Belgio, il ct abbia inserito Del Piero (adestra) spostando Camoranesi (intoccabile) più indietro asinistra, proprio per non spezzare gli equilibri. Con questiuomini è chiaro che pure il centrocampo può concedersiqualche licenza, a partire da Aquilani, bravissimo negliinserimenti. E poi come si fa adesso a togliere Di Natale, unoche sta giocando tre metri sopra il cielo. No, non avrebbeproprio nessuna logica.Due meraviglie. La fantasia del tifoso italiano vola verso iltridente Del Piero-Toni-Cassano, roba da Luna park del gol.Anche perché parliamo di due uomini come Del Piero eCassano che stanno attraversando un momento di formastrepitoso e che in ogni momento possono inventare la magia.Ma l’Italia può permettersi questo lusso? Contro il Belgio sì,contro Romania, Francia e Olanda probabilmente no, amenoche non ci sia da rimontare. Un tridente del genere infattiandrebbe supportato da una diga altissima in mezzo al campo,con i due esterni di difesa Panucci e Zambrotta (o Grosso)bloccati dietro. A quel punto l’unica fonte di gioco sarebbePirlo. A meno che non si voglia fare come l’Inter di Simoni chegettava il pallone in avanti, tanto c’era Ronaldo. Dubitiamomolto che Donadoni apprezzerebbe.Caso Quagliarella. In questo contesto, Fabio Quagliarellasembra un salmone in piena campagna. Rischia infatti didiventare l’alternativa dell’alternativa. D’altra parte mica ècolpa sua (o di Donadoni) se davanti ci sono quattro, cinquefenomeni. Il Quaglia comunque non si abbatte, dovrestevederlo che siluri spara al termine di ogni allenamento. Dadisintegrare l’autovelox.

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Mazzarri: così Cassanoè tornato Cassano«Parliamo tanto, lui ascoltama ogni tanto si scorda i consigli...»di Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Chi lo ha visto davanti al televisore, racconta di un WalterMazzarri sorridente e con gli occhi che tradivano la gioia di chisapeva che era un po’ merito suo se quel giocatore talentuosod’azzurro vestito stava per ritrovare un posto in Nazionalealla vigilia di un appuntamento importante come l’Europeo diAustria e Svizzera. Minuto 16 della ripresa, stadio “ArtemioFranchi” di Firenze: si accende la lavagnetta luminosa delquarto uomo: esce il numero16 Camoranesi, entra ilnumero18. Il numero 18 è Antonio Cassano, genietto dispersodel calcio italiano, rivitalizzato alla Samp dalla cura Mazzarridopo il periodo oscuro di Madrid.Etichettare Walter Mazzarri come allenatore emergente èforse riduttivo: basta dare uno sguardo ai suoi risultati perrendersi conto il palmares è di gran lunga migliore rispetto adaltri colleghi di fama: «Mai avuto sponsor in vita mia, perquesto vado orgoglioso dei risultati che ottengo», disse ilgiorno della promozione in A con il Livorno. Era maggio 2004,si stava alzando il sipario per la grande avventura di Mazzarrinel teatro della serie A. L’ultimo atto a Genova, spondaSampdoria, ed è stata un’altra stagione da mettere in cornice.È anche merito suo se Antonio Cassano è tornato inNazionale, «e sono sicuro che potrà fare ottime cose»,confida.Bravo Donadoni. Tipo schietto Walter da San Vincenzo. Seuna merita un elogio glielo fa, altrimenti storce a bocca e

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magari sceglie il silenzio con una delle sue espressioni(«Ovvia, su, lasciamo stare...») che rivelano le sue profonderadici toscane. Ecco perché gli elogi a Donadoni sembranotutto fuorché un atto dovuto. «Donadoni è stato bravo aportare l’Italia agli Europei. Guardate che non era un’impresasemplice, venivamo dalla vittoria del Mondiale e in questi casihai tutto da perdere. Lui si è messo a lavorare a testa bassa,senza lasciarsi condizionare troppo dai discorsi o dallecritiche. E ha fatto bene, come dimostrano i risultati ottenutisino a oggi». C’è una sottile linea rossa che lega il passato diMazzarri e Donadoni. Il punto d’incontro delle due rette sichiama Livorno. «Si vede che è una buona scuola...», sorride.Certo è che per entrambi i rapporti con il presidente AldoSpinelli furono burrascosi: Mazzarri conquistò la promozionein A e fece le valigie il giorno dopo, Donadoni ha fatto tappadue volte in amaranto, l’ultima nel 2005 con un esonero chesuscitò scalpore, visto che il Livorno era quasi in zona Uefa.Girone a rischio. È il momento di puntare lo zoomsull’avventura europea che sta per partire. «Il girone è duro –confida Mazzarri – anche perché ci sono tre squadre di grandetradizione e una quarta forza come la Romania che può giocarequalche brutto scherzetto perché ha discrete individualità. LaFrancia non ha bisogno di presentazioni, ha giocatori di grandequalità e forza fisica, ha tradizione, va all’Europeo pervincere. L’Olanda invece è da sempre squadra che puntamolto sul gioco anche se a volte non concretizza al massimo».Chance dell’Italia di andare avanti? Mazzarri sospira: «Èdifficile che l’Italia tradisca ai grandi appuntamenti. I nostrisono giocatori abituati alle sfide dentro o fuori, sanno comeaffrontarle, non temono i grandi palcoscenici. E poi mi sembrache Donadoni sia stato bravo a creare un gruppo forte, solido,una squadra con un’anima. E incerti appuntamenti state

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tranquilli che il gruppo fa sempre la differenza».Inutile cercare di scavare più a fondo, Mazzarri fa un passoindietro. «No, non chiedetemi favorite o outsider, ilcampionato mi ha succhiato tutte le energie...», sorride.Il nuovo Cassano. Da sempre Mazzarri punta molto sullaqualità del gruppo, e ama poco chi rischia di romperel’armonia. Immaginiamo la sua faccia quando gli è stataprospettata l’ipotesi di allenare Cassano. E invece adessoeccoli lì, baci e abbracci, legatissimi, col barese che finalmentesembra aver trovato un secondo Fascetti, Eugenio il tecnico diViareggio che ha lanciato il Pibe de Bari. «Con Cassano – diceMazzarri – credo di aver creato un bel rapporto. Quando èarrivato abbiamo parlato a lungo, gli ho spiegato cosa volevoda lui, mi ha ascoltato anche se ogni tanto se lo scorda...Commette ancora qualche errore, però è giovane e noi stiamolavorando per metterlo sui binari giusti usando un po’ ilbastone e un po’ la carota». Adesso Cassano si tuffa in questoEuropeo con entusiasmo e la voglia matta di lasciare il segno.Non partirà come titolare, ma Fantantonio sa bene che il ct èpronto a gettarlo nella mischia. «Sono sicuro che si faràapprezzare», sorride Mazzarri.Addio modulo. Mazzarri è un perfezionista. Non lascia mainiente al caso, cura direttamente il rapporto umano con i suoigiocatori con lunghi colloqui, studia gli avversari nei minimiparticolari, e soprattutto trascorre ore e ore ad aggiornarsi:«Secondo me la vera novità di quest’ultimo campionato è chesta scomparendo la logica del modulo. Non ha più sensoparlare di numeri. Adesso dipende quasi tutto dalla fisicità edai tempi di gioco. Puoi andare in campo col 3-5-2 o col 4-3-3ma se poi non sei aggressivo in ogni centimetro del campo, gliavversari ti divorano». E Mazzarri, si sa, non ama mai fare davittima.

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DOMENICA 1° GIUGNO

Domani il voloper l’Austria

Alla vigilia della partenza per l’Austria, il ct RobertoDonadoni comincia a dipanare gli ultimi dubbi per laformazione titolare anche se il finale di stagione delromanista Alberto Aquilani sta mettendo in crisi legerarchie del centrocampo.

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ALBERTO AQUILANI

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Ultimi dubbiper DonadoniL’exploit di Aquilanicambia le gerarchie a centrocampodi Antonio Ledà (inviato a Baden)

Squadra fatta? Quasi. Se Donadoni sembra non aver più dubbiin zona gol, con Toni al centro dell’attacco, Camoranesi adestra e Di Natale a sinistra, qualche piccolo problema restanegli altri due reparti: centrocampo e difesa. Dettagli, a ottogiorni dal debutto azzurro nella fase finale di Euro 2008 mache potrebbero creare qualche fastidio in casa Italia. Unesempio per tutti: come si può lasciare in panchina Aquilanidopo il gran finale di campionato? Ma soprattutto dopo la piùche convincente prova nell’amichevole col Belgio. Comerinunciare alla freschezza del giallorosso, alle sue intuizioni,alla sua capacità di integrarsi con i compagni? Un giocatoreche ha impressionato tutti, tanto da ritagliarsi il ruolo dipossibile sorpresa. Come Cabrini e Pablito in Argentina, comeTotò Schillaci nelle notti magiche dei Mondiali italiani.C’è però il rovescio della medaglia. Aquilani ha “rubato” il postoa Daniele De Rossi, altro talento al quale è difficile rinunciare.Forse impossibile. Donadoni, fermo restando l’attacco a trepunte, sarà costretto a fare delle scelte e difficilmente lasceràfuori Gattuso e Pirlo, coppia super affiatata e sulla quale il ct hainvestito molto fin dall’inizio della sua avventura.Affare fra romanisti. Ecco che la terza maglia dicentrocampo diventa un affare tra i romanisti. Tutt’altro chesemplice da risolvere. In teoria, infatti, Donadoni potrebbedecidere di schierare un centrocampo a quattro, arretrandoCamoranesi, ma l’impressione è che il mister non abbia

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intenzione di snaturare la squadra proprio ora. De Rossi eAquilani dovranno dunque giocarsela fra loro. Ma il discorsopuò finire per coinvolgere anche la difesa. Fino a ieri il repartosembrava blindato con Buffon trai pali, Materazzi eCannavaro centrali, Zambrotta a sinistra e Panucci e destra.Oggi Materazzi e Cannavaro lamentano qualche acciaccofrutto dell’età e di una stagione senza soste. I due dovrebberoessere recuperabili per l’Olanda e comunque hanno in Chiellinie Barzagli due sostituti in grado di fare bene. Però, nel dopoBelgio il ct non ha escluso l’ipotesi (magari a partita incorso)di una difesa a tre, con un rimescolamento delle carte.Difesa a tre? Difficile. L’ipotesi è intrigante ma sembradestinata a restare tale. E per almeno un paio di motivi:Cannavaro e Materazzi sono due campioni del mondo chepossono portare in dote una grande dose di esperienza ehanno entrambi la capacità di tirare fuori in meglio di sé incompetizioni come Europei o Mondiali. DifficilmenteDonadoni rinuncerà a uno dei due e se fosse costretto dallamalasorte ha già pronti i sostituti. Chiellini ha fatto vedere diessere maturo per un posto da titolare (e ha la duttilità pergiocare centrale ma anche esterno). Barzagli ha dalla sua unabuona condizione fisica e la stima del ct. Insomma, per ladifesaci sono più soluzioni e almeno all’inizio la coppiacentrale potrebbe essere composta da Cannavaro e Barzagli.Panchina di lusso. Rischiare nel match di apertura conl’Olanda potrebbe infatti rendere tutto più difficile. E il ct losa bene. Gli Europei si vincono anche grazie alla difesa(laGrecia insegna) e alla capacità di sfruttare bene le occasioni.Aquilani e De Rossi dovranno prendere in considerazionel’idea di partire dalla panchina senza farne un dramma ecercare di farsi trovare pronti. Del resto sono in buonacompagna. Chiedere a Del Piero o a Cassano.

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Le scommesse,torneo nel torneoGli italiani pronti a giocare150 milioni di euro, un recorddi Davide Portioli

Euro 2008? Una scommessa vinta dal punto di vistaeconomico, almeno per chi registra e amministrale puntate suAustria-Svizzera2008, la manifestazione continentale ormaialle porte. Le scommesse sportive sono ormai diventate unfenomeno sempre più importante, sia come segnale di uncostume ormai diffuso sia per il flusso di denaro dal qualevengono contraddistinte. In occasione di avvenimentiparticolarmente importanti, enfatizzati in modo particolareanche dai media, ecco poi che si avvicina a queste scommesseanche chi di solito non punta, ma che per una volta, un po’per gioco e un po’ per il non tanto segreto desiderio diportarsi a casa un po’ di soldi, prova ad azzeccare unpronostico, tra i tanti offerti dalle agenzie di settore. E granparte di queste giocate avverranno online. Bilanci è ancorapresto per farne, le scommesse del resto su alcuni eventi sonocomunque sempre aperte, fino allo svolgimentodell’avvenimento stesso. Si può però tentare un primocalcolo.Le cifre. Le previsioni per questi Europei sono del resto inlinea con la tendenza rilevata dagli ultimi appuntamentiomologhi. A confermarlo una recente indagine operata daBwin, numero uno mondiale fra le imprese quotate del gamingonline su dati Agicos, agenzia specializzata nel mondo dellescommesse e dei concorsi. La stima che esce da questa ricercaparla di una raccolta di giocate solo in Italia pari a 150 milioni

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di euro, di cui circa 40 tramite il web. Non male davvero, se siconsidera che in occasione dei precedenti Europei ilmovimento di giocate dall’Italia fu di circa 70 milioni. Certo, airecenti Mondiali il bilancio finale fu di circa 225 milioni, madel resto si tratta di una manifestazione che dura più a lungo eoffre più sfide, più appuntamenti sui cui puntare.La prospettiva. In realtà si tratterebbe comunque di una stimadi cautela, in caso di un buon Europeo da parte dell’Italia ilvolume di giocate potrebbe anche aumentareconsiderevolmente, con il crescere dell’entusiasmo degliappassionati e della risonanza che l’evento stesso avrebbe.Buona l’incidenza comunque delle scommesse online, anche sele recenti aperture di negozi successive al decreto Bersani cheha liberalizzato il settore delle scommesse hanno prodotto unacrescita maggiore in percentuale delle puntate attraverso canalipiù tradizionali(vedi i cosiddetti corner dentro a negozi dialtra natura). Quando i bandi di gara saranno ultimati, sicalcola che questi punti di accettazione di scommesse sarannocirca diciassettemila sul territorio nazionale. La crescitaminore del gioco online (il peso sulle giocate complessive èpassato dal 38% del periodo gennaio-marzo 2007 all’attuale27-28%)sembra quindi un fatto puramente statistico dovutoal fatto che con maggiori punti di accesso tramite negozi lapuntata è diventata più facile per tanti clienti. E poi perché inprecedenti rilevazioni venivano contate come giocate onlineanche quelle effettuate con il computer all’interno dei negozistessi.Il web. Ma il web è ancora più utile perché ci si può fare inmodo veloce e semplice un’idea delle puntate che si possonofare (sono davvero tante e di diverso tipo) e anche su cosa sipuò esattamente puntare. Non c’è da preoccuparsi, le varieagenzie propongono quote un po’ per tutto quello che può

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essere un risultato o una prestazione, sia di squadra siaindividuale. I siti internet non mancano, fatte salve lelimitazioni imposte dalla legge. Chi vuole fare il colpaccio, inpratica come avvenne per chi quattro anni fa puntò sullaGrecia, può indicare come vincitrice della manifestazioneproprio l’Austria, uno dei due Paesi organizzatori attualmentedata a 81 da Bwin, ma addirittura a 100 dalla Snai da MatchPoint, infine a 101 da Eurobet. Ma al di là delle quote e dellepossibilità di giocata che analizziamo a parte, quello dellescommesse sportive resta un fenomeno di costume in costantecrescita.La crescita. Basti pensare, è sempre la ricerca Bwin e Agicosche illustra il fenomeno, che nel 2012 questo tipo di giocatafinirà col rappresentare il comparto più rilevante del settorecon una previsione di 6,8 miliardi di puntate, anche se neiprossimi anni conoscerà probabilmente un tasso di crescitaminore rispetto al poker, ai giochi online e al Casinòtelematico. Non resta quindi che documentarsi, cercare come esu cosa puntare e provarci. L’Europeo2008 può dare piùvincitori, oltre ai trionfatori della finalissima. E qualche volta –come nel caso del successo greco di quattro anni fa – la festapuò essere grande anche lontano dallo stadio. Allamanifestazione mancano ancora pochi giorni, ma il tempo perpensare su chi o cosa puntare c’è.

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LUNEDÌ 2 GIUGNO

Subito un guaio,si rompe Cannavaro

Neanche il tempo di volare da Milano Malpensa aBaden, sede del ritiro austriaco, che il primoallenamento in terra austriaca regala la primabruttissima sorpresa: un brutto infortunio per ilcapitano Fabio Cannavaro, rottura dei legamenti ecampionato finito prima di cominciare.

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L’INFORTUNIO DI CAPITAN CANNAVARO

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Il crac del capitanoDrammatico scontroin allenamento con Chiellinidi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Quando uno come Cannavaro piange, c’è poco da star allegri.E infatti il capitano alza bandiera bianca: la sua cavigliasinistra ha fatto crac nel primo allenamento in Austria, unproblema ai legamento. Fabio domani potrebbe già saliresull’aereo per tornare in Italia e al suo posto dovrebbe arrivareAlessandro Gamberini. Peggior impatto con l’Austria nonpoteva esserci. Mezz’ora di allenamento e addio all’uomo sucui poggiava la difesa, il reparto che storicamente identifical’Italia. La caviglia sinistra di Cannavaro è saltata in unoscontro banale con il compagno di reparto Giorgio Chiellini,poco prima delle 20.30 è arrivato il responso impietoso dellarisonanza magnetica: lesione a due legamenti della cavigliasinistra. C’è anche il rischio che il difensore del Real Madriddebba operarsi, si deciderà entro 24 ore. «Vado a casa...»,sono le uniche parole che Cannavaro si è lasciato sfuggireprima di uscire dall’ospedale Akh di Vienna e tornare inalbergo con l’ambulanza. Il clan azzurro comunque si era giàallertato da più di un’ora, contattando il ds della FiorentinaPantaleo Corvino per arrivare al difensore viola AlessandroGamberini. Inizialmente era solo un sondaggio per unadisponibilità di massima poi è diventata una “quasi” chiamataufficiale. La carta di riserva era il milanista Daniele Bonera.Ma Gamberini potrebbe sbarcare all’aeroporto di Vienna giàdomani per aggregarsi al gruppo.L’infortunio. È successo tutto in una di quelle banalissimepartitelle sei contro sei in un fazzoletto di campo. Cannavaroe Chiellini vanno insieme sul pallone, si scontrano, il capitano

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sembra quasi entrare molle sul pallone e chi gioca a calcio sache è sempre pericoloso. Fabio ha la peggio e finisce a terra. Sicapisce subito che è qualcosa di serio, anche perché ildifensore inizia a rotolarsi, quasi a voler sfogare il suo dolore(e forse la rabbia). E così Donadoni ferma tutti, si crea uncampanello attorno al giocatore che si tiene la caviglia. Ancoraqualche istante, «non ce la faccio» ripete Cannavaro che nonriesce a nascondere qualche lacrima. E se un guerriero come luipiange, significa che la cosa è seria. Molto. Purtroppo avevagià capito tutto. Anche il povero Chiellini si accascia perconsolare il compagno. Si sente quasi in colpa ma il suointervento (anche rivisto in tv) non è affatto violento.Cannavaro si accovaccia sopra tenendosi la caviglia con lamano, insieme con lui c’è il dottor Ferretti, poi rientra nellospogliatoio tra gli applausi della gente.In ospedale. Il primo a visitare il difensore del Real è ilmedico azzurro Paolo Zeppilli. Quando esce non regala parolepregne di ottimismo: «È un infortunio tutto da valutare ma vadetto che non è una cosa banalissima. Adesso comunque civogliono almeno dodici ore per valutare bene l’entità delproblema». Un sospiro, poi Zeppilli aggiunge: «Sembraqualcosa di una certa entità. È anche vero che a volte il doloreè forte ma poi la situazione non è così grave. Ora bisognasapere se ci sono o meno lesioni ossee». Così Cannavaroprima va all’ospedale più vicino, il Landes Klinikum diMoedling, per una radiografia e poi viene trasportato a Viennaper una risonanza magnetica. Il pessimismo era alto già primadell’esame.L’ultima, flebile, speranza viene spazzata via da quellamaledetta cartella, lucida come gli occhi di Cannavaro.

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Baden, il cieloè sempre più AzzurroDall’indifferenza del mattinoai 6.000 tifosi all’allenamentodi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

L’indifferenza della mattina, il bagno di folla del pomeriggio.C’è di tutto nella prima giornata azzurra in Austria, unostrano frullato di emozioni reso un po’ acido dall’infortuniodi Fabio Cannavaro. Un ko che rischia di guastare i piani diRoberto Donadoni in vista dell’esordio di lunedì control’Olanda. L’arrivo. Sono in cinque e, poveretti, dell’Italia non vedononeppure il massaggiatore. Così le due bandiere restanoammainate, i grandi sorrisi diventano mezzi “vaffa”. Perchéalle 11.50, quando si aprono i portelloni dell’aereo azzurroproveniente da Malpensa, le uniche accoglienze ammessesono quelle ufficiali. C’è una delegazione del governo locale,amministratori della Bassa Austria, il console italiano aVienna. Si sono portati dietro anche una torta di marzapane aforma di campo, a quanto pare nessuno però ha osatotagliarla. Poi via sul pullman con scritto sulla fiancata “Il cieloè sempre più azzurro”. Per loro, i cinque tifosi azzurri, nonresta neppure la scritta Milan-Wien che scompare dal monitordopo un paio di minuti. Portandosi via anche la speranza diuna pacca sulla spalla a Gattuso, magari una foto con DelPiero. La mente torna a due anni fa a Dusseldorf, in Germania,per i campionati del mondo: una folla entusiasta. Che cosa ècambiato da allora? Semplice, l’Austria non è terra di emigraticome la Germania, e gli italiani che verranno in Austria sonoattesi per il prossimo weekend.

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A Baden. Scena simile rispetto a quella dell’aeroporto sivive a Baden, 38 i chilometri a est di Vienna, dove gliAzzurri arrivano alle 12.55 nel loro albergo, loSchlossWeikersdorf («struttura spartana, con lo strettonecessario...» la descriverà dopo Donadoni). Qui sarannouna ventina i tifosi, la metà sembrano clonati: jeans emaglietta dell’Italia senza nome. A loro va un po’ meglioperché almeno vedono gli azzurri scendere dal pullman.Donadoni, Toni, Cassano, Barzagli e poi gli altri. Per laNazionale anche un grande striscione alla prima rotatoria delpaese: “Benvenuta squadra azzurra”. Per la gioia deiristoranti locali che hanno già cambiato il loro menùaggiungendo dei temutissimi spaghetti alla bolognose (scrittoproprio così, non è un refuso).A “Casa Italia”. Il primo impatto ufficiale con l’Europeo sichiama comunque “Casa Azzurri”, l’hospitality house dellaFigc, sistemata nell’impronunciabile Oberwaltersdorf (ma c’èdi peggio sulla cartina). All’accoglienza subito dei beisalamini, giusto per far sentire tutti a casa. Poi cavi, fili,operai, stand ancora vuoti che aspettano di esserecompletati. In compenso c’è un bel tavolo di Subbuteo contanto di squadre pronte per l’uso. Già, “Casa Azzurri” perora è ancora un cantiere aperto. I giornalisti arrivano nelpomeriggio, gli sponsor invece per ora non si vedono. Aparte quelli dei salamini.Al campo. La scena cambia alle cinque del pomeriggio,quando il pullman degli azzurri arriva al Bundesstadion diMaria Enzersdorf tra due ali di folla. Dentro l’impiantodell’AdmiraWalker sono 6.000. Anche perché nei giorniscorsi erano stati distribuiti dei biglietti (gratuiti) nelle scuolee in tanti locali della zona. C’è insomma anche qualchetifoso della Nazionale, ma sono soprattutto austriaci (in

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particolare bambini) che ha no colto al volo l’occasione divedere dal vivo dei campioni così famosi anche in Austria.Applausi per tutti e Eros Ramazzotti in sottofondo. Perchéall’estero un Ramazzotti non si nega a nessuno.

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MARTEDÌ 3 GIUGNO

Cannavaro si operae resta con i compagni

Fabio Cannavaro si dimostra capitan coraggio.Rinuncia al viaggio di ritorno anticipato in Italia eannuncia di voler restare al fianco dei compagni. Uncapitano non giocatore di gran peso, molto utile pertutto il gruppo. Il regolamento prevede che ungiocatore infortunato all’ultimo momento possaessere sostituito fino a 24 ore prima del debutto. Alposto di Fabio Cannavaro, dall’Italia arriva il violaAlessandro Gamberini.

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FABIO CANNAVARO CON LE STAMPELLE A BORDO CAMPO

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Il capitanocoraggioso«Resto con gli Azzurrie ai Mondiali voglio esserci»di Antonio Ledà (inviato a Baden)

«Che cosa volete che sia la mia caviglia? In quei dieci minuti alpronto soccorso dell’ospedale di Vienna ho avuto la confermache i veri problemi sono altri». È il Fabio Cannavaro disempre quello che si presenta in sala stampa a Casa azzurridribblando, nonostante le stampelle, un muro di cavalletti etelecamere. È il Capitano coraggioso che ha scelto di restareper dare una mano, anche dalla tribuna, a «un gruppo dicompagni fantastici».Cannavaro cominciamo da ieri. Che cosa è successo equando si accorto che i suoi Europei erano già finiti?«È successo quello che accade spesso sui campi di calcio. Uncontrasto con Chiellini, una caviglia poggiata male e ho sentitoil crac. Mi sono accorto subito che era una cosa seria perché ildolore era tanto. All’inizio ho addirittura pensato a unafrattura ».Invece è qui. Un bel coraggio.«Era previsto che oggi sarei stato io, il capitano, a incontrarei giornalisti. Certo non pensavo di dover rispondere a questotipo di domande ma chi mi conosce sa che non mi arrendofacilmente».Rimarrà a Vienna?«Ho chiesto di restare perché mi sembra giusto nonabbandonare i compagni e perché dopo due anni di lavoro perraggiungere queste finali non mi va proprio di tornare a casa».Gli Europei sembrano stregati.

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«Per me sarebbero stati i terzi. I primi li ho persi in finale conla Francia, i secondi, in Portogallo, sono andati malissimo,questi...».Aveva detto che sarebbero stati gli ultimi. È sempre dellastessa idea?«Non lo so. A 35 anni ero convinto di essere arrivato alla finedella mia esperienza in maglia azzurra, almeno in competizionicosì importanti. Ora non ne sono più sicuro. Anzi mi augurodi creare problemi al ct per i prossimi due anni. In fondo iMondiali non sono così lontani».Insomma, non teme per la sua carriera?«Non ho mai pensato una cosa del genere. Anzi sono convintoche questo infortunio mi darà una carica in più per tornare ailivelli di sempre».Ha detto che nel calcio questi incidenti sono da metterein preventivo. Ha parlato con Chiellini?«È venuto a trovarmi in camera e mi è sembrato molto scosso.Mi è toccato rincuorarlo e l’ho fatto con piacere perché hocapito che la Nazionale rischiava di perdere due giocatoriinvece di uno».Durante i mondiali in Germania c’era stato il casoPessotto che aveva compattato il gruppo (in particolaregli juventini). In questo caso può scattare lo stessomeccanismo?«Sono due cose diverse, però mi auguro che i compagnireagiscano con lo stesso spirito di allora».Si sente ancora il capitano?«Mi sento parte del gruppo e so di aver lavorato con unaquadre squadra fantastica che non posso abbandonare».Dove ha trovato la forza per ritrovare il sorriso dopoquello che le è successo?«Mi sono bastati dieci minuti al pronto soccorso

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dell’ospedaledi Vienna per capire che la mia caviglia è nulla rispetto aquello che ho visto».Che cosa ha detto ai compagni?«Niente di particolare. Chi è qui sa di poter far bene e io credomolto in quest’Italia. Sono sicuramente più sereno delmister».E i compagni che cosa hanno detto a lei?«Mi sono vicini. Sono venuti a trovarmi e hanno condiviso lascelta di non mollare».Dove seguirà le partite? In panchina, in tribuna?«Penso in tribuna. Tra l’altro verranno a trovarmi mia moglie emiei figli».Ha paura per l’operazione?«Assolutamente no. Faccio il calciatore professionista e certecose le ho messe in preventivo da tempo. E poi sono unottimista dalla nascita».Si rivede già in campo.«Spero di recuperare completamente nel giro di due mesi. Peròvedremo che cosa diranno i medici».Non sta pensando a un ruolo diverso?«Ancora no. Ho tanta voglia di giocare a calcio e credo checontinuerò a fare il mio mestiere almeno per un paio d’anni».Giusto il tempo per i Mondiali in Sudafrica.«Bisogna cominciare a pensarci. Mi auguro di riprendermi lafascia di capitano».

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Le emozionisenza prezzodi Stefano Tamburini

Non sempre è l’alba che uccide i sogni. Certe volte bastaveramente poco per attraversare le porte girevoli che dividonola gioia dalla disperazione, il sogno dall’incubo. FabioCannavaro lo sa, anche se è fra quelli che hanno vinto un belpremio alla lotteria della vita senza neanche comprare ilbiglietto. Riguardate il suo volto dolorante e impaurito mentregli prestano le prime cure: è quello di chi ha capito, ancorprima che a sparare l’amara sentenza siano i medici o unamacchina nel corridoio di un ospedale popolato di scritte evoci incomprensibili.Basta poco, molto poco. Un calcione per niente cattivo, pergiunta di un compagno di squadra, durante un allenamento alpiccolo trotto. Basta poco e, mentre scorrono le lacrime, nonha neanche più un senso quel salotto di casa così accogliente ecolmo di trofei: una coppa del Mondo, un Pallone d’oro equalche scudetto in prima fila, poi tutto il resto. Per dire,anche quel conto in banca che non conosce confini. Ma chi cipensa adesso? Il Capitano, l’uomo che poteva alzare un’altracoppa – campione d’Europa dopo quella di campione delMondo – ora è uno come tanti fra noi. È uno che ha appenasmesso di inseguire un sogno: una laurea agognata per anni,una donna o un uomo che non ci meritano ma che non siriescono a dimenticare, un bel viaggio, un lavoro migliore o unlavoro purché sia. Il Capitano è solo con quelle lacrime comelo sarebbe anche chi non ha soldi e trofei a riscaldarglil’esistenza e a non fargli sapere quanta fatica ci sia dietro unoslalom per mettere insieme un pranzo con una cena alla quartasettimana del mese o a inseguire le scadenze delle bollette. Ed

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è per questo che ora ci appare più vicino, anche se il giornodopo è il suo sorriso a rincuorare quelli che gli sono accanto. Idrammi veri sono ben altri: lo ricorda lo stesso Cannavaro. Ecomunque è capitato ad altri prima di lui e capiterà ancora.Oggi però la sua caviglia gonfia ci fa capire che sono questi imomenti in cui anche uno sport devastato e deturpato come ilcalcio, di tanto in tanto riesce a tornare quello che una volta sigiocava nei cortili e oggi è ancora per tanti lo svago del sabatomattina o del giovedì sera.Quando sarà tutto passato – al di là di come sarà andata afinire per gli azzurri – anche Fabio Cannavaro tornerà apensarci su. E non ci saranno altri trofei o soldi come sepiovesse a fargli smettere di pensare che – come recita propriola pubblicità di una carta di credito – ci sono cose che nonhanno prezzo. Per tutti.

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La notte insonnee disperata di ChielliniÈ stato Cannavaro a consolarlo«Ora segna un gol e dedicamelo»di Alessandro Bernini (inviato a Baden)

«Sono a pezzi. E pensare che per non far male a Fabio misono anche fermato...». La notte più lunga, più insonne, piùdolorosa, forse non è stata quella di Cannavaro, ma di GiorgioChiellini. Perché essere stato lo sfortunato protagonista delcontatto che ha messo ko il capitano, gli è rimasto sullostomaco come un mattone. Nell’albergo azzurro i due si sonoparlati a lungo lunedì sera, anche prima di andare a dormire.Chiellini ha cercato di spiegarsi, Cannavaro con il sorriso sullelabbra gli ha fatto capire che è stata solo una sfortunamaledetta. «Colpa mia che ho messo male il piede, non c’entriniente», ha cercato di consolarlo.Il conforto. E per Chiellini quelle parole hanno avuto l’effettodi un po’ di cotone su una ferita aperta. Lo ha confidato ancheal fratello Claudio, con il quale è rimasto in contatto per tuttala sera. «Giorgio era distrutto, ho cercato di tirarlo un po’ sudi morale ma è stata molto dura», ha sottolineato ieri proprioClaudio Chiellini, ex calciatore in squadre toscane inEccellenza, ora procuratore nella scuderia di AlessandroLippi, il figlio dell’ex ct. «Mi ripeteva che su quell’azione siera fermato proprio per non rischiare infortuni, e che contrastidi quel genere ce ne sono centinaia in ogni allenamento. Tral’altro anche dalla tv si è visto bene che l’intervento eranormalissimo. Mio fratello è una pasta di ragazzo, se guardatela sua carriera scoprirete che, pur giocando da difensore, nonha mai provocato infortuni a nessun avversario».

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Una pasta di ragazzo. In effetti Chiellini è un ragazzo moltoapprezzato nel gruppo azzurro proprio per la sua “bontà”anche fuori dal campo. Mai una parola sopra le righe, unrispetto per i compagni al limite della timidezza. Il classicogigante buono. Tra l’altro quando Donadoni annunciò iconvocati per l’Europeo, uno dei primi sms di congratulazioniad arrivare sul cellulare di Giorgio fu proprio di Materazzi.Anche ieri Chiellini ha marcato stretto Cannavaro, chiedendo araffica come si sentiva, se andava un po’ meglio, cercando diconoscere tutti i particolari dell’operazione e del recupero.Con Fabio a fare quasi da psicologo. «Stai tranquillo. Seadesso ti deprimi – gli ha spiegato – finisce che la squadraperde me e te. Devi ripartire più forte di prima. E voglio chetu mi dedichi il primo gol che segnerai in questo Europeo».Frase che ha riportato il sorriso sul volto del difensorelivornese. Una curiosità. Chiellini due anni fa era nel listonedei papabili per il Mondiale in Germania, anche perchéMarcello Lippi stimava (e stima) tantissimo questo ragazzo.Poi, in una delle ultime sfide di campionato, Palermo-Juventus, la caviglia del ragazzofece crac distruggendo il suo sogno azzurro. Adesso è toccatoa Cannavaro, e forse proprio Chiellini (ironia della sorte)prenderà il suo posto al centro della difesa.Il fratello fiducioso. «Vedrete – confida il fratello – cheGiorgio stupirà tutti. Ha bisogno solo di superare questopiccolo shock, poi si getterà in campo più forte di primaperché è un generoso e combatterà anche per Cannavaro. Sonosicuro che l’Italia con Giorgio, ma anche con Materazzi, puòstare tranquilla. Abbiamo già vinto un Mondiale senza Nesta,possiamo vincere l’Europeo senza Cannavaro.

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Io e quel Mondialepersoper una sciocchezzaIntervista con Pietro Anastasidi Angelo Bonacossa

Pietro Anastasi, cosa ricorda di quel 1970 quando fucostretto a saltare il mondiale messicano?«Ancora una grande rabbia. E poi rammarico e delusione.Perché il forfait arrivò a causa di una stupidità».Ci racconta cosa successe?«Eravamo ancora a Roma in attesa di partire per Città delMessico. Io stavo scherzando con il massaggiatore Spialtini edero seduto su un divano dietro a lui. Lo scherzo diventòpesante, Spialtini si stancò e fece per colpirmi. Mi prese albasso ventre. All’inizio non sembrò nulla, poi alle 22 ebbidolori fortissimi e chiesi a Furino di chiamare il dottor Fini. Ilresponso fu da brivido: un versamento di sangue in untesticolo. Mi portarono in ospedale e alla mattina alle 8,30venni operato. Addio al Mondiale».Cosa provò?«Lo può immaginare anche lei».Valcareggi chiamò Boninsegna e Prati.«Sì, ma oltre al sottoscritto ci andò di mezzo Lodetti che il Ctlasciò a casa. Ancora oggi non me lo perdona. Comunquequell’anno successero cose strane: in Messico Boninsegnagiocò, Prati fece da turista».Nel 1970 lei aveva 22 anni, aveva vinto nel 1968l’Europeo e aveva tempo per dimenticare la delusione.Cannavaro di anni ne ha 35...«La sua carriera in Nazionale è sicuramente compromessa, ma

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essendo un duro, un giocatore grintoso penso che riuscirà aprendere parte anche al Mondiale del 2010».Chiellini non riesce a darsi pace per quanto successolunedì pomeriggio.«Lo capisco, ma di colpa non ne ha. Si stavano allenando, c’èstato quel maledetto contrasto. Certo è dura da digerire, manel calcio succedono cose simili».

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MERCOLEDÌ 4 GIUGNO

Il contratto al ct,una vera farsa

C’è anche il tempo per una vera e propria farsa,organizzata dal presidente federale Giancarlo Abete.Di fatto ha già un accordo non ufficiale con MarcelloLippi, per farlo tornare alla guida della Nazionaledopo l’Europeo. Ma non ha mai avuto il coraggio didirlo a Donadoni: prima ha rimandato la firma, poiha portato in ritiro a Baden un contratto stilato inextremis con una clausola rescissoria da esercitareda parte della federazione con il pagamento di unapenale di sei mesi, di fatto una buonuscita. Una bruttaoperazione, i cui pieni contorni si potrannoapprezzare a pieno solo verso la fine dellamanifestazione. Intanto nel ritiro austriaco arrivaAlessandro Gamberini, il sostituto di capitanCannavaro.

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IL CT AZZURRO, ROBERTO DONADONI

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Gattuso scuotegli azzurriDopo lo shock Cannavaro,Ringhio torna trascinatoredi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

«Antoniooo... lo devi magnà ’sto pallone» . L’urlaccio di RinoGattuso verso Antonio Cassano non arriva all’89’ dellapartita decisiva per la qualificazione, ma sull’11-9 di unapartita di calcio-tennis sotto il sole di mezzogiorno. E sequalcuno ha la sensazione che nel clan azzurro si tenda a tirareindietro la gamba dopo l’infortunio a Cannavaro, ci pensaRinghio a rialzare la tensione. Lui non ha mezze vie. Lui sigioca la Coppa del Mondo in ogni azione di ogni allenamento.Come quando oggi, durante il riscaldamento, è caduto mentredribblava le sagome di plastica seminate lungo il campofacendo perdere la sua squadra. Cosa ha fatto? Si è avvicinatoalla sagoma e le ha rifilato un bel calcione, neanche fosse unrinvio di Buffon.Il trascinatore. Eccolo qui dunque l’uomo della scossa. Concompiti forse diversi da Buffon: perché Gigi è più capitano-paterno, va da Gamberini – l’uomo che ha sostituito capitanCannavaro nell’elenco dei 23 – e lo incita con un abbraccio,grida «Bravo Chiello!» quando il depresso Chiellini piazza uncross al bacio, rincuora Di Natale dopo un tiro sbagliato. No,Gattuso non rincuora. Ma stuzzica, scuote, carica, urla se c’èbisogno. Due leader diversi. In questo momento l’Italia habisogno di entrambi se non vuole restare sotto l’onda lungadell’infortunio di Cannavaro. Ma soprattutto ha bisogno deidenti digrignati di Gattuso quando c’è da vincere una partita dicalcio-tennis. «Mai una gioia...» urla quando va a schiacciare

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di testa ma la palla esce fuori dalle righe, «Amelia nont’impiccià...» tuona contro il compagno che aveva visto (tral’altro giustamente) un pallone battere fuori e non in campocome chiedeva Gennarino.Pace Cassano-Chiellini. Ma l’allenamento di ieri mattina siera aperto con un siparietto curioso e positivo: l’abbraccio traCassano e Chiellini. Una pace che chiude lo screzio del giornoprima, quando Cassano aveva avuto una reazione stizzita aun’entrata di Chiellini durante la partitella. Il barese è primarimasto al centro del campo parlottando col ct (conl’immancabile mano davanti alla bocca per evitare le“intrusioni” delle telecamere), poi è andato da Chielliniabbracciandolo e poggiandogli la testa sulla spalla. Meglio così,perché l’Italia aveva bisogno di tutto fuorché di nervosismo.Calcio-tennis. Questa mattina c’è stato solo un po’ di lavoroin palestra, poi una mezz’oretta sul campo con sempliciesercizi. Solo in sei si sono trattenuti per una partita di calcio-tennis sotto lo sguardo di Donadoni: da una parte De Rossi,Ambrosini e Camoranesi, dall’altra Gattuso, Pirlo e Cassano.Alla fine, forse un po’ a sorpresa, hanno vinto i primi, con DeRossi-show: 21-19 e Gattuso incavolato nero per la sconfitta,tanto che prima di rientrare nello spogliatoio si è rivolto aifotografi dicendo loro «ma che ci farete con tutte questefoto...» e scuotendo la testa. Davvero un mito.Porte chiuse. Nel pomeriggio invece il ct Donadoni ha fattochiudere le porte dello stadio dell’AdmiraWaker: fuori dunquenon solo i tifosi (che hanno avuto libero accesso solo al primoallenamento), ma anche giornalisti. È stata comunque unaseduta di tattica, che il ct ha fatto svolgere lontano da occhiindiscreti e curiosi visto che sulle tribune si aggirano spessoanche francesi e olandesi. Insomma, sempre meglio evitarequalche spione camuffato da fotografo o giornalista.

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Donadoni firmail contrattoAbete: rispettata la promessa,pensiamo alle partitedi Antonio Ledà (inviato a Baden)

L’annuncio era stato dato in un grande albergo romano il 20maggio scorso: Donadoni sarà l’allenatore dell’Italia fino aiMondiali del 2010 in Sudafrica. «Stiamo solo risolvendoqualche formalità – aveva detto il presidente federaleGiancarlo Abete – ma la firma è questione di pochi giorni». Inrealtà di giorni ne sono passati quattordici, che propriopochini non sono. Oggi, un po’ a sorpresa, Donadoni e Abetehanno finalmente chiuso la vicenda giurandosi,reciprocamente, due anni di amore totale.Tra l’annuncio e la firma c’è stata la partenza della spedizioneazzurra a Vienna, l’infortunio a Cannavaro, il lungo tira emolla sulla cosiddetta clausola compromissoria (una normache permette a entrambe le parti di risolvere il contratto senzaaspettare la scadenza naturale) e qualche mal di pancia benmascherato. Ieri, finalmente, l’annuncio dato dal presidentedopo l’allenamento del pomeriggio (seduta a porte chiuse pergiornalisti e telecamere) e confermato in tarda serata nel corsodi una cena per l’inaugurazione ufficiale di Casa Azzurri.Un’occasione importante riservata agli sponsor e a qualchealto papavero locale. «Avevamo promesso di risolvere ilproblema del contratto prima degli Europei e abbiamomantenuto l’impegno – ha spiegato Abete – ora possiamoconcentrarci solo sulle partite». Il ct ha dunque sposato lacausa azzurra almeno fino ai prossimi mondiali. Solo oggiDonadoni ha potuto visionare i fogli stilati dall’ufficio legale

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della Figc. Poche carte lette con l’aiuto di un consulente erestituite con firma e data. Il nuovo accordo (il precedentescadeva il 16 luglio, cioè appena dopo la fine dell’Europeo)prevede due altrianni di contratto, con un adeguamento immediato dai 700 milaeuro netti a stagione ai livelli dell’ingaggio di Lippi (1.100netti l’anno). Allo stipendio ci sono poi da aggiungere i premiper l’eventuale vittoria dell’Europeo. Resta, nel contratto, laclausola di rescissione entro i dieci giorni dall’ultima partitadell’Italia a Euro 2008, con una penale di sei mensilità dapagare. «Una formalità», hanno giurato Donadoni e Abete.«Unanorma inserita solo pro forma perché così era stato deciso mache non utilizzeremo». Alla vigilia della prima gara degliEuropei non c’era da aspettarsi un discorso diverso.

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Il calcio in tv?Come il sessoGuai a farlo da soliIntervista a Luigi Necco(ex voce di RaiSport)di Carlo Pecoraro

Luigi Necco, da vecchio cronista di 90º minuto prima e danapoletano poi, come avrebbe commentato il ko diCannavaro?«Sono avvilito per quello che è successo. Con tutto il rispettoper gli altri, Cannavaro è un uomo da campo e la difesacertamente ne risentirà. Sono lieto che lo abbiamo fattorimanere in squadra, il suo sostegno sarà sicuramente utile».Come ha visto la Nazionale all’ultimo test?«Più che la squadra è il ct che mi preoccupa. Certe volte misembra più un intellettuale che un uomo di calcio e gliintellettuali raramente hanno capito di pallone».Le avversarie?«Sono tutte determinate a vincere, è questo mi secca un po’».Dalla difesa all’attacco. Il caso Cassano?«Ma stiamo scherzando. Sarebbe stato da pazzi lasciarlo acasa, era come andare alla guerra senza munizioni».Europei in tv?«Sì. A casa con amici. Il calcio in tv è momento collettivo, guaia mangiare patatine da solo. Se mi consente, è come il sesso: èproibito farlo da solo».Necco un pronostico sull’Italia lo azzardiamo?«L’Italia vince! Non scherziamo proprio».

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Gamberini felicema solo a metà«Mia figlia Matilde è imbronciata»Dedica speciale a Prandellidi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Ad accoglierlo, martedì mattina, aveva trovato non solo il ctRoberto Donadoni e i compagni, ma anche un sms: «BravoGambero, ma spera di non giocare perché contro di noiperdete». Il numero di provenienza? Quello di Adrian Mutu,compagno di squadra in viola e uomo-simbolo della Romania,avversaria dell’Italia.Niente vacanze. Alessandro Gamberini è stato letteralmenteparacadutato in Austria. Anche se per la verità Donadoni loaveva già allertato qualche settimana fa, chiedendogli perfavore di non fare vacanze e restare in zona in caso dinecessità. E così è stato. «Ero a Bologna – confida – la primatelefonata mi è arrivata mentre stavano portando Cannavaro afare le radiografie. Evidentemente avevano intuito che sitrattava di qualcosa di serio. Così ho fatto le valigie e sonopartito».Quel numero 5. L’imbarazzo iniziale è stato superato grazieall’accoglienza dei compagni. «Sono stati tutti splendidi, apartire da Fabio Cannavaro. Mi spiace che la mia chiamata siafiglia di un infortunio, tra l’altro Fabio e Nesta sono semprestati i miei idoli. La maglia numero 5? Chiederò il suopermesso per indossarla...». Nelle gerarchie azzurre,Gamberini è dietro a Barzagli, Materazzi e Chiellini che già sigiocano due maglie in tre. Sarà dura trovare spazio: «Nessunproblema, le gerarchie le conosco anch’io. È la prima volta chemi trovo a una manifestazione internazionale, figuriamoci se

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ho delle pretese. Se Donadoni sa di poter contare su di me, iosono già strafelice».Per Matilde. C’è anche un risvolto familiare, di quelli chespesso restano nascosti ma che stavolta Gamberini porta allaluce: «La gioia per essere qui è grande, da una parte però sonodispiaciuto per la mia famiglia e Matilde. Io e mia moglie cisiamo separati, adesso vedo pochissimo la piccola e in questigiorni potevamo stare un po’ insieme perché non c’era ilcampionato, invece...». La bambina ha quasi sei anni, si vededal tatuaggio impresso sul bicipite sinistro: 25-10-2002, ladata di nascita. «Ho dovuto dirle che il papà andava alavorare. Spero che comunque lei possa essere orgogliosa dime». Di certo sarà orgogliosa la mamma, che stravede perAlessandro. «Lei è la mia prima tifosa. Adesso è anche tuttafelice perché ha scoperto che su un sito dei tifosi viola, sonorisultato il giocatore che ha dimostrato più impegno davanti aFrey e Mutu. Mi ha telefonato subito per dirmelo...».Dicevamo dei tatuaggi. Gamberini ne ha un altro a dir pocoatipico. Non lo fa vedere ma spiega: «È una frase che hotrovato sull’ultimo libro di Fabio Volo». Un dj-attore-scrittoreche finisce tatuato su un giocatore della Nazionale, chil’avrebbe mai detto.Grazie Prandelli. C’è tempo anche per una dedica a CesarePrandelli. «L’ho sentito in queste ore, così come molti altricompagni, a partire da Montolivo. Il mister è una personasplendida, se adesso sono qua è in gran parte merito suoperché mi ha fatto crescere sotto ogni profilo: tecnico eumano. Il progetto della Fiorentina è in buone mani. E anchenoi giocatori siamo in ottime mani».

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GIOVEDÌ 5 GIUGNO

Fra dubbie speranze

Le speranze ci sono, i dubbi di formazione pure. E cisono ancora gli strascichi del contratto-farsa fattofirmare al ct Roberto Donadoni. L’avvicinamento aldebutto degli azzurri contro l’Olanda non dà moltecertezze anche se c’è il buon segnale di una bellaarmonia fra i giocatori.

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Due magliesenza padroneDifesa e centrocampo:cinque ancora in corsadi Antonio Ledà (inviato a Baden)

Se perfino Gattuso non ha la certezza di partire titolare vuoldire che la formazione è ancora tutta da fare. Donadoni inquesta prima settimana di ritiro austriaco ha mischiato piùvolte le carte anche se a tre giorni dal debutto con l’Olandaqualcosa si comincia a capire. Intanto il modulo.Il ct non è mai stato molto amante delle formule matematichema la sua nazionale riparte dal 4-3-3. Toni, capocannonierenel campionato tedesco con il Bayern di Monaco e uomoimmagine della squadra azzurra, sarà la torre d’attacco con DiNatale a sinistra e Camoranesi a destra. I due bianconeri(soprattutto lo juventino) dovranno macinare chilometri sullefasce per tenere alta la squadra e, al tempo stesso, dare unamano al centrocampo.Quattro per tre posti. Quest’ultimo è il reparto con lemaggiori incertezze. Donadoni ha almeno quattro uomini chesgomitano per scendere in campo ma tre maglie adisposizione. Uno tra Gattuso, Pirlo, De Rossi e Aquilanidovrà partire dalla panchina e la scelta non è facile. Pirlosembra sicuro perché è il più rapido nel rilanciare l’azione.Gattuso e De Rossi sembravano inamovibili ma le cose stannocambiando.I due sono in pole position in caso di formazione prudente mauno dei due potrebbe essere sacrificato se il modulo anti-Olanda dovesse essere più offensivo. Aquilani, l’enfantprodige della Roma, ha infatti dalla sua la capacità di sfruttare

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gli spazi e potrebbe tornare utile alle spalle di Toni,soprattutto se protetto da Camoranesi e Di Natale.Pro e contro. Insomma, l’idea intriga in ct che però non potrànon fare alcune considerazioni. La prima: De Rossi e Gattusosono due campioni del mondo che non vedono l’ora diconfermarsi in questi europei. Ringhio ha da riscattare unastagione con più bassi che alti, De Rossi vuole scrollarsi didosso, una volta per tutte, l’etichetta di vice Totti (non nelruolo, ovviamente). Insomma sarà difficile rinunciare a uno deidue.La difesa. C’è poi una seconda considerazione, legata,stavolta, alla difesa. L’infortunio a Cannavaro suggerisceprudenza. Donadoni ha fatto sapere che non snaturerà ilreparto e che il capitano sarà sostituito da Materazzi o daChiellini. Entrambi garantiscono muscoli e carattere, peròCannavaro aveva un carisma e un’esperienza internazionaledifficili da rimpiazzare. In queste condizioni è possibile che ilCt decida di partire con due mediani puri come De Rossi eGattuso, che danno garanzie di copertura, sacrificandoproprio Aquilani. E restiamo alla difesa. Anche qui le certezzesono pochine. Il nuovo capitano Buffon non si discute e unamaglia dovrebbero avere Zambrotta, a sinistra, e Panucci, adestra. Più articolato il discorso sui centrali. Barzagli èarrivato in Austria convinto di fare la riserva e si ritrovatitolare. L’infortunio a Cannavaro e le non perfette condizionifisiche di Materazzi lo hanno promosso prima scelta. L’altramaglia è un affare a due tra l’interista e Chiellini. Fino a ieriMaterazzi era in vantaggio ma nelle ultime ore lo juventino haguadagnato posizioni. È vero che anche ieri, nell’allenamentopomeridiano Donadoni lo ha schierato con le seconde linee maqualche battuta, qualche attenzione particolare lascianointendere che i giochi siano ancora da fare. Vedremo lunedì.

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Il contrattocarta stracciadi Stefano Tamburini

Una volta bastava una stretta di mano ed era finita lì. Sichiamava parola d’onore e non dar seguito a quel patto fragentiluomini veniva considerato peggio che andare a rubare.Una volta, appunto. Oggi, no. Oggi servono fior di avvocatipronti a controllare clausole e contro clausole in contrattispessi come la sceneggiatura della Corazzata Potemkin. E nonè raro che la trattativa – come nel caso del contratto del ctDonadoni – diventi un tormentone e abbia un epilogoraffazzonato e ben poco edificante. Non tanto per Donadoni,che ha giustamente cercato di difendere la sua dignità,rifiutando un rinnovo legato a un obiettivo da raggiungere.Insomma, non il massimo della fiducia. E poi ha chiestoquantomeno un “paracadute”, cioè un indennizzo, una mancia.Chiamatela come vi pare ma il senso è questo. Immaginate lascena: un cliente che esce schifato da un ristorante ma lascia lostesso i soldi sul tavolo per il cameriere che non gli è piaciutoper niente. E il bello è che quel cameriere non gli piacevaneanche prima di andare a cena. Abete, del resto, è ilpresidente di una Federcalcio dove le facce antiche sonotornate pian piano a popolare le stanze che contano e, dopo lafirma su un pezzo di carta già stracciabile, l’ha sparata grossa:«Ora non ci manca più niente, dobbiamo pensare solo avincere». Cosa volete che sia per uno che è riuscito a superareindenne la tempesta di Calciopoli, dopo esser stato il vicedurante la reggenza infinita di Franco Carraro. Uno che o nonha visto quanto accadeva all’ombra della Cupola o ha fattofinta di non vedere. E fra le due ipotesi resta difficile indicarela peggiore.

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L’obiettivo, alla fine, era una firma per salvare la faccia escaricare l’eventuale insuccesso tutto sul ct. È arrivata propriosul palcoscenico europeo a Casa Italia, fra un “FuniculìFuniculà” in onore del capitano Fabio Cannavaro che ci haappena rimesso una caviglia e una bottiglia di Proseccostappata così tanto per far scena. Del resto, cosa volete checonti una firma così: per una vera stretta di mano ci sarebberovoluti due gentiluomini. Uno non basta.

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E Cassano cantaper CannavaroSerata karaoke a Casa Azzurrialla presenza del capitanodi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

I camion carichi di attrezzi, teloni e scale hanno lasciato ilpiazzale. Adesso Casa Azzurri inizia a prendere forma, ancheperché sono arrivati pure gli sponsor. Tra un barattolo diNutella, sfilze infinite di brick di Estathè e centinaia discatolette Tic Tac, i salamini Beretta hanno dunque trovatodegli amici. Anche se a essere presi d’assalto sono soprattuttoi tavoli di Subbuteo e i calciobalilla, a parte naturalmente il bardove si consuma gratis. A inaugurare ufficialmente la strutturaè stato il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, contanto di classico taglio della torta. Insieme con lui anchediversi giocatori azzurri che si sono regalati una serata di festa,lontana dai riti classici dell’albergo. E figuriamoci se Cassanonon c’era. Il doriano sul palco si è spesso nascosto dietro aBuffon, ma all’arrivo della torta ha pensato bene di infilarci undito dentro per poi spalmare la panna sul naso di De Rossi eBuffon. Niente da fare invece quando è arrivato l’invito per ilkaraoke:Fantantonio ha scosso la testa a ripetizione, poi si è concessosolo un po’ del ritornello di “ ’O surdato ’nnamurato”,canzone dedicata a Fabio Cannavaro. Il re del karaoke? Senzadubbio Morgan De Sanctis, molto a suo agio sotto le note di“Il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano. Anche Buffon hafatto la sua parte, nonostante una voce più da ultrà che non daSanremo. A Casa azzurri si spera anche che il maltempoconceda una tregua. Perché tra diluvi universali e grandine,

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tutti gli striscioni che tappezzavano la via sono stati sradicatialmeno tre volte. Sarà anche estate, ma da queste parti non sen’è accorto proprio nessuno.

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VENERDÌ 6 GIUGNO

Montepremi riccoe timori di disordini

È un Europeo pieno di soldi, con il montepremi che sigonfia rispetto a quello di quattro anni prima inPortogallo, e con il neopresidente dell’Uefa MichelPlatini che gonfia il petto (e insieme con lui ilcassiere) per il bel risultato già ottenuto ancor primadi partire. Affiorano però i timori per l’arrivo difrange di tifosi violenti, soprattutto per alcune partiteparticolarmente a rischio come Germania-Polonia. Siteme che tensioni extra-calcistiche finiscano perinvadere il campo di gioco, gli spalti e le zonelimitrofe agli stadi. Massimo stato di allerta e grandemobilitazione delle polizie europee. In casa degliazzurri, altri timori per un infortunio al difensorePanucci e per le conseguenti difficoltà a mettereinsieme una difesa in grado di reggere l’urto control’Olanda. E il debutto di lunedì si avvicina.

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IL PRESIDENTE DELL’UEFA, MICHEL PLATINI

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Il cassiereha già vintoDomani alle 18 calcio d’inizioper l’Europeo più riccodi Stefano Edel (inviato a Basilea)

Michel Platini indica Cristiano Ronaldo comepersonaggiosimbolo del torneo, noi italiani esibiamo un titoloda campioni del mondo che vale già l’etichetta di favoriti perla finale di Vienna. Non c’è l’Inghilterra, anzi manca propriodel tutto qualsiasi traccia del football britannico, e non ci sonogli hooligans. Le sorprese potrebbero maturare con il ventodell’Est: Croazia e Romania. Ma sono in molti a scommettereche in fondo arriverà una delle solite “grandi”, Francia oGermania Di una cosa, comunque, si è già certi, prima ancorache si alzi il sipario: il tredicesimo Europeo di calcio sarà unsuccesso finanziario per l’Uefa e la sua organizzazione.Introiti per 1,3 miliardi di euro, contro gli 854 milioni diPortogallo 2004. Una pioggia di denaro che cadrà sulle 16partecipanti alla fase finale, a ognuna delle quali vanno 7,5milioni di partenza, sino ai 23 per chi conquisterà la Coppa.Seconda volta in due Paesi. Otto anni furono Belgio e Olanda adividersi oneri e onori, stavolta tocca a Svizzera e Austria. Laformula paga, a sentire lo stato maggiore dell’Uefa, che oggi, nellaconferenza-stampa della vigilia, al St. Jakob Park, non ha lasciatoadito a dubbi sul fatto che l’edizione 2012 si terrà, comeregolarmente assegnato, in Polonia e Ucraina. A Basilea, dovel’orgoglio nazionale elvetico avrà il primo, significativo,termometro di partecipazione popolare con la partita inauguralefra Svizzera e Repubblica Ceca, il fermento è quello tipico che sipercepisce a poche ore da un grande evento: negozi e case

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imbandierati, mezzi pubblici bardati con i colori dellaConfederazione, autostrade intasate. Domani alle 18 il Paese sifermerà.La prima di Platini. Le Roi batte con forza il dito su due tasti:sicurezza e controlli anti-doping da una parte, emozioni fortidall’altra. È la sua prima volta da presidente in un Europeo, ci tienea non deludere nessuno. «Le misure perché tutto si svolga nelmigliore dei modi sono state studiate in ogni minimo dettaglio –annuncia – Non vogliamo stronzi (dice proprio così, ndr) che dailoro paesi d’origine vengano qui a creare problemi. Ai ministridegli Interni delle 16 nazioni finaliste ho inviato una lettera precisain tal senso: gli stupidi stiano a casa».Logico agganciarci subito il tema del gioco violento. «Tolleranzazero, mi sembra ovvio, verso chi commetterà falli duri e cattivi.E quanto alle simulazioni, è l’arbitro che decide, sempre ecomunque, non mi piace che poi si prendano altriprovvedimenti quando si rivedono le immagini al televisore».A proposito di regole, non risparmia (ma lo fa con il quotidianoL’Equipe) frecciatine a Chelsea e Manchester: «In ChampionsLeague vince chi bara sulle regole dei finanziamenti – sottolinea –L’obiettivo non è più vincere titoli, ma guadagnare soldi perripianare i debiti (le due squadre inglesi hanno un deficit di 1,9miliardi di euro totali, ndr)».Tornando a Euro 2008, Michel chiede lo spettacolo. «Miaspetto forti emozioni», ripete spesso. Rifiuta qualsiasipronostico su Italia-Francia e indica nel portoghese Ronaldo lastar. «Gli ho detto che se farà un Europeo alla stregua delrendimento espresso negli ultimi sei mesi, vincerà tutti i premi(Pallone d’Oro e Fifa World Player, ndr)». Domani la verifica:perché non c’è solo Svizzera-Repubblica Ceca, ma anchePortogallo-Turchia. E la star si presenta già.

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Il pallonee la guerrigliadi Stefano Tamburini

C’era una volta, e non era neanche tanto tempo fa, la guerrache squassava il Vecchio continente. È finita da poco più dicinquant’anni, appena un granello di sabbia nella clessidra delprogresso. Le rivalità erano ben altre rispetto a quelle di oggi,anche se molte partono da quei tempi di deportazione, terroree morte e in essi affondano radici purtroppo dure da estirpare.Basta pensare alle frasi di fuoco dei tabloid polacchi e allarabbia popolare che monta giorno dopo giorno. Senza scordarela furia hoolingan sopita a fatica. E, in ogni caso, quando sitratta di misurarsi attorno a uno stadio, non va certo megliofra i cosiddetti Alleati e in casa di chi – come l’Italia – ai tempidell’ultima guerra si unì ai vincitori giusto un attimo prima delfischio finale, a sconfitta ormai certa.Oggi l’Europa ha una sola moneta, frontiere solo sulla carta,sistemi economici che si intrecciano e interessi comuni. Nonc’è più il rischio di ripiombare nelle tragiche follie nazifascistema un Europeo di calcio può bastare per far scattare allarmi arigor di logica ingiustificabili per una manifestazione chedovrebbe essere solo una festa o alla peggio una sagra dellasana rivalità. E invece, ecco che puntuale arriva la scia deltimore. L’Austria sospende il trattato di Schengen e chiude lefrontiere, migliaia di poliziotti si preparano a blindare gli ottopiccoli stadi che ospitano le sfide e in aria volteggiano gli F16di diverse Aeronautiche militari europee. L’assenza dellesquadre britanniche attenua un po’ il livello di attenzione manon è che ci si possa distrarre. E infatti nei magazzini dellepolizie austriaca e svizzera sono accatastate migliaia di cellesemovibili per imprigionare i più agitati. Solo chi ha più di 60

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anni si ricorda di cos’era la guerra ma l’Europa continua aessere blindata. È vero che le colpe non sono così diffuse ma èaltrettanto vero che questi pochi disadattati o non sono poicosì tanto pochi o i valori più sani che sono legati allo sport ealla convivenza civile non sono così radicati come cipiacerebbe poter pensare. Da oggi fino al 30 giugno, ognigiorno sarà condizionato dalle partite, anche a migliaia dichilometri di distanza dagli stadi che le ospitano. Pensate –tanto per fare un esempio – a Italia-Romania del 13 giugno(Zurigo, ore 18) e a tutte le tensioni recentissime fra i duePaesi, alla possibile vittoria dell’una o dell’altra con strascichipolemici e voglie divendette che albergano in teste dove ogni singolo neurone devefare molta strada per trovarne un altro, per poi magariscoprire di essere da solo.Ogni due anni, Mondiale ed Europeo offrono sempre questoscenario. Provate invece a immaginare anche una modestissimarissa fra un gruppo di francesi e uno di italiani per un 400 stilelibero alle Olimpiadi e un arrivo testa a testa fra LaureManaudou e Federica Pellegrini: pura fantascienza.

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Panucci si ferma:esordio a rischioIl medico gli ordina lo stop in allenamentoper un risentimento al tendine rotuleodi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Il fantasma-Cannavaro appare poco dopo le 18 ancora sulcampo di Maria Enzesdorf, che sarà stata tutto fuorché unaprotettrice dei giocatori di calcio. Il terzino Christian Panuccicade a terra da solo, si tiene il ginocchio destro, gli portano laborsa del ghiaccio, lui la scaglia a terra e poi esce dal campozoppicando di brutto. E visibilmente contrariato.Il tendine. La versione ufficiale dell’infortunio arriva dopopiù di un’ora: «Leggero risentimento al tendine rotuleo dellagamba destra», dice lo staff medico, sottolineando che Panucciè uscito a scopo precauzionale. Ma quell’ora trascorsa dal koall’annuncio lascia perplessi, anche perché il ginocchio diPanucci si è gonfiato. Il professor Ferretti è rimasto a lungocol romanista, la cui smorfia di dolore prima di entrare nellospogliatoio non lasciava presagire niente di buono.Sostituti e Grosso. Oggi sarà valutata meglio la situazione,ma le chance di vedere Panucci subito in campo sono scarse. Esi fa largo l’ipotesi del forfait nella partita d’esordio di lunedìcontro l’Olanda. Tatticamente non è un danno incalcolabilecome il ko di Cannavaro: il sostituto pronto c’è, si chiamaFabio Grosso (a destra va Zambrotta), con l’esterno del Lioneche tra l’altro sta volando. Insomma, Panucci può recuperecon calma, anche se le alternative in difesa scarseggiano. Inquesta ottica la candidatura di Chiellini a titolare perde quota:perché lo juventino diventerebbe il jolly della panchina,pronto a subentrare sia come centrale che come laterale a

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sinistra nella difesa a quattro. Nei minuti seguentiall’infortunio è chiaro che tutti hanno pensato all’ipotesi di“taglio”. In base al regolamento l’Italia può sostituire ungiocatore (con infortunio dimostrabile) sino a domani sera:Bonera, Zaccardo e Tonetto i nomi più logici, ma tutto lasciapensare che Panucci resti saldo al suo posto.Campo maledetto. Prima Cannavaro, adesso Panucci. Mache succede? È vero, si tratta di infortuni diversi, Panucci hafatto tutto da solo mettendo male la gamba, ma la sensazione èche questo campo dell’AdmiraWaker non sia il massimo dellavita. Assorbe poco l’acqua (e ogni giorno ne viene giù un belpo’), ha qualche buca di troppo, e forse non basta la buonavolontà degli addetti austriaci che ogni sera ispezionano lasituazione. Non è un caso che Donadoni per ben due volteabbia fatto allenare la squadra sul campo secondario, a fiancodello stadio. Tre invece gli allenamenti sul centrale, e due voltesapete com’è finita.Materazzi avanza. Detto dell’infortunio di Panucci, l’altranotizia del giorno riguarda il ruolo di centrale. Donadoni infattiha provato in tutte le partitelle la coppia Barzagli-Materazzi,un cambio di rotta dunque rispetto ai giorni precedenti quandosi era sempre visto il duo Barzagli-Chiellini. Durante la partitaa tutto campo il ct ha mischiato le carte un po’ in tutti ireparti, lasciando però due punti fermi: i centrali e Luca Toniin attacco. Inizialmente Donadoni ha schierato nella squadratitolare Buffon; Panucci, Materazzi, Barzagli, Grosso;Gattuso, De Rossi, Ambrosini; Cassano, Toni, Di Natale.Nella seconda parte ha scelto invece De Sanctis; Zambrotta,Barzagli, Materazzi, Grosso; Pirlo, De Rossi, Perrotta;Camoranesi, Totti, Del Piero. In attacco dunque alternatiCassano e Del Piero ma non fatevi ingannare, contro l’Olandagiocheranno quasi sicuramente Di Natale e Camoranesi. A

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segno Ambrosini, Quagliarella, Del Piero e Borriello. Qualchegiocata da leccarsi i baffi di Cassano che, però, spesso finiscefuori dal gioco, vivace Del Piero, straripante Grosso.Porte chiuse. Una curiosità per chiudere. Domani la squadrasi allenerà di pomeriggio, e Donadoni ha deciso che lasceràaperte le porte alla stampa solo per i primi 15 minuti. Dellafortuna, almeno potremo vedere cinque, sei giri di campo e ilvice Bortolazzi che sistema le sagome. Dopodomani partenzain charter per Vienna, poi alle 18 allenamento allo Stade deSuisse di Berna.

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Timori di guerrigliaVigilia infuocataper Germania-Poloniadi Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt)

La Polonia rimpiange l’assenza di Ladislao II che non è uneccellente trequartista infortunatosi all’ultima ora ma ilsovrano polacco che nel 1410 sconfisse i cavalieri teutonicinella battaglia di Grunwald. Quella resta l’unica vittoria dellaPolonia sulla Germania, in guerra come in campo calcistico. Larivalità è antica. Ogni aspirante imperatore sassone, prussianoe nazista misurava il polso del suo esercito invadendo laPolnia. Non una semplice partita. L’ultimo in ordine di tempoè stato Hitler che ha utilizzato la Polonia come “numero zero”per le sue ambizioni espansionistiche e sanguinarie. Quella didopodomani sera a Klagenfurt non sarà una semplice partitadi calcio. L’affronto più recente arriva dal Super Express, untabloid polacco di ispirazione anglosassone che ha pubblicatoun fotomontaggio con il commissario tecnico Beenhakker conin mano le teste decapitate del capitano della GermaniaBallack e del selezionatore Löw, titolando: «Leo, portaci leloro teste». Risposta di rovescio di Bilde di una tv tedesca chepropongono uno spot che ha per protagonista un “polacco-ladro”, etichetta ben impressa nel pensare comune germanico.Boniek e compagnia. Ad alimentare la polemica ci pensaanche Boniek, gloria nazionale del calcio polacco e stella diJuve e Roma, che su un giornale di Varsavia incita i ragazzi diLeo Beenhakker dichiarando che «i giocatori polacchi sono 16volte più intelligenti di quelli tedeschi». Ma perché proprio16? Quale equazione matematica ha utilizzato Boniek perquesto specifico rapporto numerico? Eppoi dimentica chenella nazionale tedesca militano tre giocatori di origine

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polacca, Klose, Podolski e Trochowski.Le reazioni. Sembrano più di facciata che di sostanza elescuse dell’ambasciatore polacco a Berlino, Prawda hannol’effetto di mezza aspirina. Già, perché intanto il premierJaroslav Kaczynski, pressato dai gruppi nazionalisti,pretende 15 miliardi di euro dalla Germania per i danniprovocati dal nazismo. Il risarcimento si concretizzerà nellanon restituzione di opere d’arte germaniche esposte nei varimusei di Varsavia, Cracovia e Danzica e pretese dal governo diBerlino.Timore combine. I media polacchi temono poi una combinetra Germania e Austria per fare fuori la Polonia in occasionedell’ultimo incontro di qualificazione in programma a Vienna.«Ma è soltanto spazzatura», taglia corto il team managertedesco Bierhoff.Pace e fratellanza? Già. Del resto due anni fa a Dortmund,in occasione dei Mondiali, c’erano state delle avvisagliequando degli incidenti caratterizzarono il prepartita diGermania-Polonia.Allerta a Klagenfurt. La città non vuole farsi cogliereimpreparata. Saranno 150mila i tifosi polacchi cheinvaderanno la città. Considerando che il grazioso WörtherseeStadion contiene 30mila spettatori è evidente che i supportersi concentreranno nella “Fans zone” dove sono allestiti imaxischermi. La speranza è che la festa resti tale ma cisaranno migliaia di agenti della polizei a vigilare.Paura neonazi. A creare apprensione sono soprattutto igruppi di ispirazione neonazista polacchi che hannoindividuato nel calcio una corsia preferenziale perdestabilizzare. Un vento xenofobo che in Polonia soffiaaddirittura più forte che nelle altre nazioni europee. Allarmerosso quindi al nuovo stadio e in città e anche se il simbolo

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della città di Klagenfurt è il drago della Fontana del Lindwurm,ci si augura che non scoppi alcun incendio. Sul campo poi èmaturo il primo successo ufficiale polacco anche se il pesodell’attacco non sarà sulle spalle dell’eroico Ladislao II ma diuno Smolarek qualunque.

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SABATO 7 GIUGNO

Donadonie le scelte

Repubblica Ceca batte Svizzera 1-0, Portogallo-Turchia 2-0. Comincia così la tredicesima edizionedegli Europei 2008, mentre in casa azzurra ancoranon sono stati ancora sciolti gli ultimi nodi dellaformazione che dovrà affrontare l’Olanda. CiroFerrara, in quel periodo ancora fermo dopo lo scottodell’esonero dalla Juve e in attesa della panchinadell’Under 21 azzurra, rilascia un’intervista dove sidichiara fiducioso verso la nazionale di Donadoni.Tutto questo mentre crescono le preoccupazioni perl’ordine pubblico legato ad alcune partiteparticolarmente a rischio, su tutte Germania-Poloniache si giocherà a Klagenfurt.

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ALEX DEL PIERO, IN BALLOTTAGGIO PER UN POSTO IN ATTACCO

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Del Piero: eccomi«Pronto a giocare da capitano»di Antonio Ledà (inviato a Baden)

Lo spirito è ancora quello del pie’ veloce Achille. A ridossodel debutto azzurro Alex Del Piero racconta le sensazionidella vigilia. «Partiamo da una situazione ben diversa da quelladi due anni fa ma la voglia è la stessa». Banalità? Attenzione,se uno come Del Piero, di solito misurato e diplomatico(scuola Fiat, per capirci) si lascia andare a un azzardo delgenere vuol dire che in casa Italia il clima è quello giusto. Chel’Olanda merita attenzione ma non fa paura, che la squadra stadiventando gruppo e il gruppo ha voglia di ripetere lagaloppata trionfale di Berlino.Alessandro Del Piero si sente il capitano?«Sinceramente sì. Mi dispiace esserci arrivato in questo modo,complice l’infortunio di Fabio Cannavaro, ma sono pronto adassumermi anche le responsabilità del ruolo. Però questo nonsignifica che nel gruppo azzurro non ci siano altri giocatori chehanno l’esperienza e il carisma per fare il capitano».In Germania si era autodefinito Achille. Ha ancoraquello spirito?«Me lo porto dentro e sono pronto a dimostrarlo. Vengo dadue anni fantastici e spero di concludere la stagione conun’altra vittoria. Tra l’altro è l’unica che mi manca».Lei ha sempre detto di sentirsi un attaccante manell’Italia delle tre punte Donadoni ha bisogno di dueesterni. Ha chiarito l’equivoco col ct?«Ne abbiamo parlato tante volte e credo che le cose sianoabbastanza chiare. Io posso giocare come seconda punta, comemezza punta alle spalle di Luca Toni e come esterno. Sta al misterfare le scelte e sta a me adattarmi alla situazione».

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Ma lei si sente un attaccante.«Questo è innegabile ed è nei fatti. Non ho mai segnato tantigol come negli ultimi due anni e non sono mai arrivato a unacompetizione internazionale in queste condizioni di forma.Però ho dato la disponibilità a giocare in un altro ruolo se lasituazione dovesse richiederlo».Però il fatto di giocare con una torre centrale e dueesterni la penalizza un po’?«Queste sono riflessioni che sta facendo anche il mister. E nonsono sicuro che l’Italia giocherà sempre con il 4-3-3. Vogliodire che Donadoni sta lavorando su diverse ipotesi e lasquadra ha dimostrato di essere in grado di adattarsi al moduloche il Ct riterrà più necessario a seconda degli avversari e dellecircostanze».Soffre il dualismo con Di Natale?«Assolutamente no. Sono consapevole di aver lavorato bene,so che l’Europeo è lungo e sono pronto a dare il miocontributo».C’è stato un periodo in cui la sua convocazione non erascontata. Lei ci ha sempre creduto?«Io sì. E proprio il fatto che questa Nazionale sia in grado digiocare con più moduli di attacco mi ha aiutato a superare imomenti più duri della stagione. Insomma non ho mai perso lasperanza».C’è un motivo per cui Donadoni non dovrebbe farlagiocare?«Questa è una domanda che bisognerebbe girare a lui. Io possodire solo di sentirmi bene fisicamente e di essere pronto ascendere in campo. Vengo da un lungo periodo felice e sperodi allungarlo almeno sino alla finale di Vienna».Si sente anche il più vecchio del gruppo?«Il più vecchio è Panucci. E poi con i giovani ho un buon

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rapporto. Li conosco da tempo e c’è un bel confronto».Come vede l’Italia?«Abbiamo un ottimo potenziale, soprattutto in attacco, masaremo i primi solo se vinceremo».Donadoni le rubò la maglia azzurra negli Europei del’96. Le deve qualcosa?«Non mi deve nulla. Io ho fatto quello che dovevo fare e seresterò fuori sarà per scelte tecniche e non per demeritopersonale».È il primo ritiro da papà. Quanto l’ha aiutata lafamiglia?«Mio figlio e mia moglie vengono prima di qualsiasi altra cosa.Se sono così sereno e così motivato il merito è soprattuttoloro».

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Cannavaro,assenza pesanteIntervista a Ciro Ferrara:«Decisiva la prima sfida»di Angelo Bonacossa

Domani si inizia, Italia in campo. Che farà in questoEuropeo?«La nostra Nazionale è formata da un gruppo consolidato. Lamaggior parte arriva dal Mondiale e quindi dà tutte le garanzie.La vigilia è diversa da quella di due anni fa: oggi l’Italia partecon altre quotazioni, in rialzo».Non crede che in Germania Calciopoli abbia giocato unruolo decisivo?«L’Italia non ha vinto il Mondiale grazie alla rabbiadeterminata dallo scandalo, l’ha vinto grazie al lavoro fatto inprecedenza».Il grosso è stato fatto da Lippi e Donadoni sta seguendola sua strada?«No, il ct sta lavorando benissimo. La qualificazione agliEuropei l’ha conquistata Donadoni, non Lippi».Tegola Cannavaro, Panucci in difficoltà: difesa in tilt?«Preoccupa l’assenza di Cannavaro, Panucci potrebbe giocare.L’assenza del capitano si farà sentire, soprattutto per le suequalità».Meglio la coppia Barzagli-Chiellini o quella formata daMaterazzi e Barzagli?«Sono stati convocati in 23, tutti sono ad alto livello. DecideDonadoni».Che ha scelto Del Piero capitano della Nazionale anchese Alex rischia di andare in panchina.

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«Queste sono faccende dell’Uefa. Cannavaro era il capitano,visto che è rimasto in Austria e seguirà le partite dallapanchina, poteva benissimo essere capitano non giocatore. Inquesta Italia sono tutti capitani».Come partiranno gli azzurri?«Difficile dirlo. Credo che il match con l’Olanda siafondamentale. Se l’Italia vince è a posto».

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Donadoni pensaalle alternativeIl 4-3-3 resta privilegiatoma il ct prova anche il 4-2-3-1di Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Allo Schloss Hotel Weikersdorf i decibel da ieri si sonoabbassati. Pochi scherzi, meno risate rispetto ai primi giorni,un senso di rispetto per chi se ne sta in silenzio. Si chiama“aria di vigilia” signori, quella che si sprigiona solo per i grandieventi. Ed è entrata nel clan azzurro: neanche gli spifferi diporte e finestre possono farla uscire.Bunker. Oggi Donadoni ha dato ordine di chiudere anche leporte del Bundersstadion, non gli va di dare vantaggi all’amicoVan Basten, ex compagno di squadra nel Milan e oggi ctdell’Olanda, prossimo rivale in una sfida che conteràmoltissimo. Solo 15 minuti di free-show, giusto per vedereche Panucci è rientrato nel gruppo. Poi tutti fuori. Ancheperché il ct ha fatto svolgere una seduta molto soft a livelloatletico. Tanta tattica, provando il collaudato4-3-3 ma ancheun 4-2-3-1 che negli ultimi allenamenti è saltato fuori spesso.Un’alternativa per il momento, niente di più. Quasi una sfidaa distanza con Van Basten che sembra aver abbandonato le trepunte per affidarsi a Van Nistelrooy con tre percussori dietro.Grosso o Panucci. Nelle ultime ore le azioni di Panuccisembrano quelle della Roma dopo la rottura con Soros: unmezzo crollo. Ci sono almeno due buone ragioni che stannoportando nella testa di Donadoni la convinzione di cambiare:1) Panucci si è ripreso dall’infortunio ma gettarlo subitodentro può essere un rischio, anche perché l’Italia indifesa hauna rosa già abbastanza anoressica. 2) Grosso a sinistra

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sembra una libellula, e su quella fascia si può far maleall’Olanda, visto anche il ko di Robben.Materazzi su di giri. Nelle ultime ore il più esuberante (sulcampo) è diventato Materazzi. Pensava di partire in panchinae, al di là delle dichiarazioni, si era un po’ incupito. MaDonadoni sembra averci ripensato e da un paio di giorni lo staprovando al fianco di Barzagli, cercando quella dose diesperienza che forse manca ancora a Chiellini. Anche perchéuno come Van Nistelrooy va marcato ma anche intimorito.Così Materazzi in allenamento morde, urla, richiamaicentrocampisti, si è preso quel ruolo di leader in mezzo alladifesa che sembrava suo. Oltretutto la condizione atletica stacrescendo. Sicuro di una maglia c’è anche Zambrotta. È un po’il Clemente Mastella dei tempi d’oro, il politico buono pertutte le stagioni: può andare a destra (se gioca Grosso), puòandare a sinistra (se gioca Panucci), ma lui c’è sempre.Idea Del Piero. Oggi in conferenza stampa Alex è stato diuna serenità impressionante. Quasi fosse sicuro di giocare.Solo sensazione? Può essere. Ma se davvero Donadonirimugina sulla possibilità di sorprendere tutti passando al4-2-3-1, ecco che Del Piero pianterebbe la sua bandierina propriodietro a Toni. E poi Pinturicchio è in grande forma, sul campoha i guizzi di una trota, con quel pallone scarica delle bordateda far impressione. Ed è sempre nel vivo del gioco, più diCassano che al momento sembra un’arma non convenzionaleda usare con cautela. Con amici e nemici. Stasera comunqueallenamento allo Stade de Suisse di Berna, inizio ore 18. Larifinitura. Le previsioni annunciano pioggia, oggi e domani. Perla gioia di Toni, un po’ meno di Di Natale e Del Piero. Anchequesto potrebbe influire sulle scelte finali.

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Klagenfurtin stato di assedioGermania-Polonia:pronte anche le “prigioni mobili”di Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt)

Ma dove sono gli Hezbollah? Le milizie filo-israeliane? Siamoa Beirut vero? Ma no, è Klagenfurt, capoluogo della Carinzia,gioiellino rinascimentale ricostruito dal genio architettonico diDomenico Dell’Aglio dopo che un incendio la distrussecompletamente nel 1514. Eppure da oggi sembra la capitaledel Libano. Una città in mimetica, militarizzata, quasi in statod’assedio.Rivalità storica. Non c’è pericolo di attentati e non è statonemmeno avvistato un talebano passeggiare per NeuenPlatz.C’è solo Germania-Polonia, ovvero una partita di calcio. Matanto basta. Una sfida a cinque stelle nella guida dellasicurezza, la più temuta dagli organizzatori. Una rivalitàstorica che si trascina dal Medioevo e che negli ultimi anni si èconsolidata con l’esplosione di gruppi nazionalisti polacchi dichiara ispirazione neonazista. Le sparate dei tabloidspazzatura di Varsavia hanno alimentato il fuoco dellapolemica e il drago della Fontana di Lindwurm non vorrebbetornare a “sputare” fiamme.Assetto da guerra. Sono oltre cinquemila i poliziottidispiegati lungo le vie del centro, in prossimità dello stadio esoprattutto nelle varie Fanzone, predisposte per ospitare finoa settantamila persone. Il sindaco ha attinto anche dalla listadei riservisti. A supporto della Gendarmerie austriaca ci sonoanche poliziotti tedeschi e polacchi e degli agenti “infiltrati” ingrado di sintonizzarsi sulle frequenze di eventuali teppisti. E

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pensare che per l’occasione l’Austria ha “congelato” il trattatodi Schengen e chiuso le frontiere (ma non quelle con l’Italia)respingendo al mittente gli ultrà con la fedina penalemacchiata. Anche lo spazio aereo sopra Klagenfurt è sottocontrollo anche se non si sono mai visti hooligans attaccaredall’alto. Insomma, se sarà battaglia la polizei non si faràcogliere di sorpresa. Sono state anche allestite otto “gabbie”,simili a quelle del circo, dove potranno essere trattenuti fino atrenta teppisti ciascuna. I fermati verranno controllati e ungiudice deciderà se trattenerli o rilasciarli. Una sorta digiustizia on the road con sentenze istantanee.Centomila polacchi. Sono attesi circa centomila polacchi. Inpochi andranno allo stadio. I più si riverseranno nelle Fanzone. Osservati speciali i neonazisti, le teste rasate che hannolanciato via Internet il grido di battaglia rispolverandoaddirittura Ladislao II, l’unico polacco che è riuscito a batterei tedeschi. E pensare che Germania-Polonia è una partita dicalcio e ce lo ricorda Beenhakker, tecnico un po’ navigatore eun po’filosofo che ha guidato con lo stesso entusiasmo il RealMadrid come Trinidad & Tobago. «So benissimo il peso cheha il calcio nella società – afferma il ct polacco – e ritengostupide le uscite di alcuni media polacchi, ma per una voltafacciamo sì che Germania-Polonia sia solo una partita dipallone tra una squadra con la maglia bianca e una con lamaglia rossa».

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SECONDA PARTE

Il Girone di ferro

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DOMENICA 8 GIUGNO

Scocca l’oradel debutto

Per l’Italia è giunta l’ora del debutto, domani control’Olanda. Si giocherà a Berna, in Svizzera,lontanissimi dal ritiro austriaco. Donadoni sceglieMaterazzi mentre Panucci è ancora in dubbio. Nellasfida più importante della giornata la Germania battela Polonia in una blindatissima Klagenfurt: finisce 2-0 con centomila tifosi delle due nazionali in città e conben 130 arresti. Vince anche la Croazia grazie a unrigore contro l’Austria.

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DA SINISTRA: GATTUSO, PIRLO, MATERAZZI E PANUCCI

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Italia, avvioda batticuoreDonadoni sceglie Materazziancora in dubbio Panuccidi Antonio Ledà (inviato a Berna)

Ci siamo. Domani sera a Berna (stadio De Suisse ore 20,45)comincia l’Europeo degli Azzurri. Non sarà una passeggiataperché siamo finiti in un girone di ferro e ci portiamo dietro ilfardello del titolo di campione del mondo conquistato due annifa in Germania. Il ct Roberto Donadoni sa di non poter fallire.Deve vincere per se stesso (ha appena rinnovato il contrattoma con una clausola che non lo mette affatto al sicuro dallicenziamento) e per l’Italia pallonara che pregusta altre nottimagiche come quella di Berlino. Si comincia con l’Olanda diMarco Van Basten che non è più il bomber dei miracoli ma unmister sotto tiro, con una squadra che è la brutta copia diquella di qualche anno fa e che ha perso elementi importanticome Babel, Robben e Van Persie. Attenzione però. Gliolandesi restano una fra le nazionali più quotate e a noi hannospesso creato problemi. Gente come Van Nisterlooy (59presenze e 30 gol) o Van der Sar (vincitore della Championscon il Manchester) meritano un’attenzione particolare. GliAzzurri lo sanno e infatti, come ha ammesso con franchezzaGattuso, «il mal di pancia cresce».Sicuro il 4-4-3. Però siamo i campioni e, dunque, partiamoper vincere. Donadoni fino a oggi ha cercato di nascondere laformazione. Poi ha deciso di ripartire dal 4-3-3 che hafunzionato bene durante la fase delle qualificazioni. Indifesa alposto di Cannavaro giocherà Materazzi (quasi del tuttorecuperato) che farà coppia con Barzagli. A destra dovrebbe

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giocare Panucci o in alternativa Zambrotta. In questo caso asinistra troverebbe spazio Fabio Grosso, uno fra i grandiprotagonisti della galoppata iridata. A centrocampo sonosicuri Pirlo e Gattuso mentre davanti alla difesa giocherà, contutta probabilità, Daniele De Rossi. Il romanista è un altroreduce delle notti tedesche e assicura esperienza e qualità.Ambrosini partirà dalla panchina così come Aquilani, altrogiallorosso sul quale il ct ha fatto più di un pensierino.Scontato il trio d’attacco: a destra ci sarà Camoranesi, asinistra Di Natale e al centro l’uomo copertina: Luca Toni.Del Piero escluso. In questo caso il grande escluso è DelPiero che ha perso anche il ballottaggio con Di Natale.L’attaccante juventino era sicuro di aver convinto Donadonima Totò sta troppo bene per essere lasciato in panchina eoffre solide garanzie anche in fase di copertura. Dunque saràlui a cercare di fare male all’Olanda sulla corsia di sinistra, inteoria uno dei punti più vulnerabili dei nostri avversari. Sullefasce Van Basten rischia molto e ne è consapevole al punto daaver deciso di puntare tutto sull’attacco e sull’effettoentusiasmo di un manipolo di ragazzini: Heitinga, De Jong e,soprattutto Ibrahim Afellay, un 21enne da tenere d’occhio.La sfida del tifo. Poi c’è il pubblico. Gli Orange sono statiseguiti in questa loro prima partita a Berna da quasi 150 milatifosi. Un vero e proprio esercito che ha occupato, già da ieri,il centro della capitale. I nostri arriveranno oggi ma nonsaranno così tanti. Poca fiducia o, al contrario, la certezza checi saranno altre occasioni per dar sfogo all’entusiasmo? Laseconda ipotesi è più credibile e mette un po’d’ansia aDonadoni che continua a predicare prudenza:«Dimentichiamoci di essere i campioni del mondo – ripeteancora oggi il ct – e ripartiamo con umiltà e concentrazione».Armi che in Germania hanno funzionato trasformando

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ventitré ragazzi sotto schiaffo per le vicende di Calciopoli inuna squadra vera. È giusto quello che servirà questa sera persuperare l’Olanda e fare il primo passo verso Vienna.

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In panchinasfida tra amiciVan Basten: Roberto è vincente,noi possiamo stupiredi Stefano Edel (inviato a Berna)

Sono passati vent’anni, eppure quel gol segnato alla Russia, conuno splendido tiro al volo di destro a incrociare il pallone sul paloopposto, resta una “gemma” da incastonare nella storiadell’Europeo, uno spot per il football. Era il 1988. La prodezzanell’Olympiastadion di Monaco di Baviera – gli arancioni vinsero2 a 0 – fruttò l’unico titolo continentale della storia calcisticaall'Olanda. Quel 1988 è così lontano, per Marco Van Basten, dalasciargli solo il gusto del ricordo. «Altri tempi, un altro mondorispetto a oggi...», tutto quello che gli si scuce di bocca al riguardo.Sì, la musica e il contesto sono cambiati. Anche per lui, e non soloperché ha saltato la barricata: ieri giocatore, oggi allenatore. Ilquadriennio sulla panchina degli Orange non è stato pariall'altezza dell’immenso passato di cannoniere di razza, eppure sipresenta a Euro 2008 con la speranza di provare a vincerlo, perentrare nella bacheca dei grandi pure da tecnico. E sarebbe il primoa bissare la Coppa nella doppia veste.Andrà all'Ajax. Comunque vada a finire, il divorzio dallaNazionale è scontato. Ha firmato per l'Ajax, la squadra dei lancieridi Amsterdam, e lo ha fatto perché, al di là dell'offerta ricevuta, nonsi sente proprio adatto al ruolo di selezionatore. Gli piace creare exnovo, non assemblare. Tuttavia, il cigno di Utrecht vuole lasciare ilsegno, è convinto di poter spingere la Nazionale sino alle sogliedella finale. «Se spira un buon vento dalla nostra parte, possiamoandare lontano», ha ripetuto per giorni.La sfida con Donadoni. Compagni di squadra nel Milan,

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appassionati di golf, i due sono rimasti in ottimi rapporti. Alsito dell’Uefa, Van Basten ha rivelato di sentire «ogni tanto»Roberto, e ne ha tessuto le lodi: «È un grande sportivo ed è unvincente. Ha accettato un lavoro difficile (chiaro il riferimentoal dopo-Lippi, ndr), ma sinora ha fatto bene. Credo sia iltecnico giusto per l'Italia». Contro i campioni del mondo «unvantaggio lo abbiamo: siamo costretti a “entrare” subito neltorneo, con la testa intendo. Dobbiamo essere concentrati,nelle prime due gare ci misuriamo con le finaliste di Germania2006». L’Italia «ha molta esperienza, ha cambiato qualcosarispetto a due anni fa. Sarà un match difficile per noi».Ripudiato anche Crujff. Ha riportato dalla sua parte VanNistelrooy, che pure non gli aveva lesinato critiche per ilmodulo 4-3-3 con cui aveva impostato la squadra. Si èsbarazzato degli irriducibili Seedorf e Van Bommel e ha presole distanze persino dal suo nume tutelare, Johan Crujff.L’immutabile schieramento con il tridente ha, quindi, lasciatoil posto a una disposizione più sfumata, spesso con un’unicapunta, visti anche i continui infortuni capitati a Babel(rispedito a casa), Van Persie e ora Robben: «I giocatori sonopiù soddisfatti di questo nuovo approccio» ha detto il VanBasten ultima versione, più malleabile. L’unico limite èl’umoralità del gruppo. Lo stesso ct ha fatto il check-up deisuoi: «Giocatori di qualità ce ne sono, ma la maggior parte ègiovane e ha ancora bisogno di imparare».

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Donadoni: «Con MarcoOgni tanto ci vediamo»di Alessandro Bernini (inviato a Berna)

L’ultima volta si sono stretti la mano al Golf Club Monticello,due passi da Como. Sul green vinse Van Basten, anche seadesso le loro sfide sono più equilibrate rispetto a qualcheanno fa. Domani sera altro green e Roberto Donadoni, uncompetitivo in tutto, dalla partita di calcio-tennis ai duelli inmountain bike in ritiro, fiuta una bella vendetta. «Con Marco– confida Donadoni – siamo rimasti legati anche se non civediamo spesso. Ma le amicizie resistono anche allalontananza».E resistono anche i principi, le idee, le teorie calcistiche. Cheper entrambi sono state influenzate da Arrigo Sacchi. «È vero,Arrigo ci ha dato delle esperienze importanti, un qualcosa checi è rimasto dentro. E credo che nell’Italia e nell’Olanda cisiano un po’ di quei concetti».Il debutto. Se Mourinho è Special one, Roberto Donadonicome ct ti regala l’idea del normal one”. Pacato, voce bassa,mai una polemica. Da calciatore, invece, voleva essere numberone, in tutto. Dal momento in cui iniziava l’allenamento e simetteva a capo della fila dei compagni, sino a quando ilpullman del Milan arrivava allo stadio e lui scendeva perprimo. Strano contraltare col suo forte senso di intimatimidezza. Anche la sua vigilia è un forte contrasto diemozioni. «Ma cerco di non sprecare nessuna energia, ne hobisogno per svolgere al meglio il mio compito». La fiducia,però, c’è: «La squadra sta bene, ha voglia, sa di poter iniziareun percorso importante. Questo è fondamentale, ma nonessenziale: certe volte da giocatore mi sentivo carico e poi gliavversari andavano il triplo di me, o viceversa». E l’Olanda?

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«Ha avuto un grande cammino durante le qualificazioni, evuole dire poco se le statistiche riportano che non ci battonoda 30 anni».Vai Materazzi. Figuriamoci se Donadoni si sbilancia sullaformazione. Ci prova un giornalista giapponese a chiederel’undici iniziale, e il ct si mette quasi a ridere: «Ho le ideeconfuse...». Ma non è vero, lui sa bene chi giocherà. Unaindicazione, però, la concede ed è riferita a Materazzi: «Èpartito più in ritardo degli altri, ma è cresciuto; adesso haritrovato una condizione buona». E dunque sarà sua la magliada titolare in mezzo alla difesa al fianco di Barzagli. EPanucci? «Si è allenato in piena efficienza, il problema èsmaltito». Siccome il romanista è uno pupilli del ct (e aldebutto potrebbe prevalere l’idea di giocare più coperti), lasua candidatura nelle ultime ore riprende quota. CasomaiDonadoni è preoccupato dal campo testato oggi inallenamento. «Bel terreno, ma molto scivoloso. Bisognatrovare le scarpe ideali anche se, per la verità, ho visto indifficoltà sia i giocatori con i tacchetti sia quelli che avevanoscelto la gomma».Spettacolo e luci. C’è attesa per questa nazionale. Sotto ogniprofilo. «Ma non chiedo spettacolo, voglio solo che i giocatoriesprimano il loro carattere». Carattere da campioni del mondo.«Già. Ci sono tante aspettative su questa squadra. Ma èdifficile per tutti ripetersi, soprattutto a livellointernazionale».

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Percorsoa ostacolidi Stefano Tamburini

L’ultima partita degli Azzurri alla fase finale di un Europeo dicalcio è stata giocata a ottomila metri d’altitudine su un aereoAlitalia in volo da Lisbona a Malpensa con la squadra e un ctche si erano appena qualificati per le vacanze. Il campo era untavolo di fortuna fra i sedili di prima classe. Lo schema un duecontro due, la partita a scopone. Si giocava a porte chiuse, neltimore dei pomodori marci una volta a terra.Una fine ingloriosa, per la spedizione dell'ultimo Trapattoni edel suo carico di acquasantiere: nessuna sconfitta, duenoiosissimi pareggi e una vittoria inutile in extremis di fronteallo scontatissimo 2-2 di Svezia e Danimarca, il solo risultatoche poteva qualificare entrambe senza rischi. Erano i tempi delmiracolo della moltiplicazione dei mediani durante l’intervalloo, alla peggio, dopo il gol del vantaggio. La tv implacabilemostrava centravanti bolliti che sbagliavano gol a porta vuotae c’era anche chi era sempre pronto a prendersela con ildestino cinico e baro o – come due anni ancor prima aiMondiali di Corea e Giappone – contro un arbitro comeByron Moreno, più buffo da vedere che scarso. Poi venneroCalciopoli e la miracolosa spedizione di Germania, il quartotitolo mondiale per l’Italia, l’addio di Lippi e di un paio di big.Cominciò così per Roberto Donadoni, il giovane ct dai capelliprecocemente imbiancati, un lungo dribbling fra diffidenze,trappole e tranelli. È stata dura, come e peggio di quandodoveva schivare entrate in scivolata, spintoni, randellate sullecaviglie e gomitate. Era tormentata la vita dell’ala guizzante efantasiosa ma era nulla al confronto di quel che l’attendeva suuna panchina che negli anni ha logorato fior di

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predecessori. Però Donadoni è ancora lì con pieno merito estasera gli azzurri torneranno a giocare la prima sfida perl’alloro continentale dopo quello scopone triste ad alta quota.Lungo il cammino verso un difficilissimo bis i primi ostacolisaranno i più duri: Olanda, Romania, Francia.Gli scenari per il dopo non sono certo difficili da tratteggiare,specie quelli peggiori, con gli Io l’avevo detto e le scie dielenchi di formazioni alternative e sostituzioni mancate. Bastaguardare le prime pagine dei quotidiani sportivi degli ultimigiorni, infarciti di articoli sul “perché deve giocare Tizio” ograndi foto di una presunta riserva con sovrimpressa la scritta“Fatelo giocare titolare”.Nulla di nuovo. A Enzo Bearzot, prima del Mondiale del1982, volevano sfilare la panchina in extremis. A MarcelloLippi, due anni fa, per motivi di tutt’altro genere, pure. Ed èandata come è andata.A Roberto Donadoni invece hanno appena fatto firmare unfinto contratto fatto apposta per essere stracciato allabisogna. Insomma, tutto come da copione. L’adrenalina per iprimi 90 minuti da batticuore può dunque cominciare adandare in circolo.

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L’entusiasmo dei tifosispinge gli azzurriIn 2000 per incitare la squadra,ma l’allenamento è a porte chiusedi Stefano Edel (inviato a Berna)

Quanti saranno? L’onda arancione sfugge a qualsiasiprevisione certa, ma è un’onda lunga, immensa. Potrebberoessere 13.000, ma qualcuno azzarda 15.000. Già presenti incittà, e pronti a invadere gli spalti dello Stade de Suisse, dovesi divideranno gli spazi con i tifosi italiani. La capienzadell’impianto è di 31.784 spettatori, secondo quanto resonoto dall’Uefa.Il bivacco. La festa dei colori, dopo Basilea e Ginevra, si èspostata qui, nella capitale della Confederazione elvetica. Èl’arancione a dominare nelle splendide Bundesplatz eBärenplatz, dove le Fan zone create dagli organizzatori sistanno rivelando la più felice intuizione di Euro 2008. C’èspettacolo, c’è voglia di divertirsi e fraternizzare, c’è musica,c’è birra (quanta ne scorre!), e ci sono belle donne.Da Amsterdam e dalle città vicine sono arrivati a migliaia,bardati di tutto punto, con strumenti al seguito perché lamentalità dell’olandese è quella di fare casino, distribuireallegria a iosa, contagiare anche chi, all’apparenza, si mostraimperturbabile. La maggior parte del popolo orange si èpiazzato nei camping attorno a Berna. Canta, suona – nellacentralissima Spitalgasse è comparsa addirittura una banda,con strumenti a fiato e grancassa – e urla la propria gioia. Iltitolare di un ristorante dal nome italiano (Molino) ha rivelatodi aver servito ieri a dodici clienti olandesi ben 150 litri dibirra. Il conto? 1.500 euro (qui i prezzi lievitano). Pronti a

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scommettere che, prima delle 20.45, saranno in molti a finirelunghi distesi per manifesta ubriacatura.Solita blindatura. Le misure di sicurezza si sprecheranno,come ieri a Basilea. La polizia e gli steward dell’Uefa hannoricevuto disposizioni tassative: solo chi è in possesso delbiglietto può avvicinarsi allo stadio. Chi ne è privo dovràrassegnarsi e tornare indietro: si consolerà con i megaschermipiazzati un po’ ovunque. Ma così è se si vuole restaretranquilli: si cammina tanto (il che non fa male), e ci sisottopone a controlli minuziosi. Il consiglio, fatto proprioormai dalla generalità delle tifoserie, è di presentarsi agliaccessi degli stadi almeno tre ore prima dei vari match.Mille euro un biglietto. Era prevedibile, ne abbiamo avutodiretta conferma girando sia nel centro cittadino siaavvicinandoci allo stadio: la caccia al biglietto ha scatenato ibagarini, cui non è difficile pronosticare affari d’oro. Untagliando di prima categoria, che assicura la visione della garadalla tribuna centrale, è stato proposto anche a mille euro.Nelle ore a ridosso della partita è probabilissimo che il prezzosalga a 1.200-1.300. Entusiasmo azzurro. D’accordo il tifo olandese, ma l’Italia ècampione del mondo e i tanti nostri connazionali che vivonoin Svizzera sono pronti a fare la loro parte. In duemila hannoaccolto l’arrivo della Nazionale di Donadoni oggi pomeriggio,intasando la strada che dà accesso allo stadio. Avrebberovoluto assistere all'ultimo allenamento, ma il desiderio èrimasto inevaso: solo i media hanno goduto del privilegio,peraltro in ossequio alle disposizioni Uefa. Ma l’effettoazzurro si sente: famiglie al completo che passeggiano, con ibambini vestiti da piccoli giocatori azzurri, e un bel gruppo dinapoletani che porta sulle spalle, come un totem, lariproduzione della Coppa del mondo conquistata in Germania.

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Secondo i calcoli degli organizzatori, saranno molti iconnazionali residenti nella regione a presentarsi domani con ilbiglietto in mano. E lo stesso dicasi per le migliaia chegiungeranno in auto o in treno dal nostro Paese. Il che faritenere che lo Stade de Suisse, alla fine, sarà diviso a metà.Almeno su questo, fra Italia e Olanda si parte alla pari.

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Klagenfurt: ultràe birra a fiumi Centomila tra polacchie tedeschi, 130 arrestidi Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt)

Un’invasione così a Klagenfurt non la subivano dal lontano1809 quando le truppe di Napoleone distrussero le mura dellacittà. Oggi circa centomila tra polacchi e germanici si sono“appropriati” del tranquillo capoluogo della Carinzia. Ma labattaglia annunciata da siti e tabloid si è limitata a qualchetafferuglio e a un concerto live di cori nazisti.Il bilancio. Il bollettino di guerra non è proprio un dispacciodi radio Bagdad. Certo, ci sono stati circa 130 arresti. Per uncentinaio si tratta di naziskin tedeschi fermati però a titolopreventivo mentre si avvicinavano allo stadio intonando corirazzisti e invitando i polacchi a «girare con la stella gialla».Timidi invece gli scontri. In questo caso una ventina inmanette, trenta feriti di cui dieci trattenuti in ospedale. Gliincidenti si sono verificati tra ultrà polacchi e tedeschi ma lapolizia ha stroncato sul nascere le velleità bellicose alimentatepiù che dai dissapori “storici”, dagli “affluenti” di birra cheieri hanno inondato il Wörthersee.E in effetti è davvero poco comprensibile che una città inassetto da guerra, con marcatura a uomo della tifoseria, che hachiuso le frontiere con l'Est e che ha militarizzato il centrostorico, non abbia disposto il divieto di vendita di alcolici. Soldi a palate. Del resto gli affari sono affari e Neuen platzsembra l’Oktober fest con boccali di birra in bella evidenzaconsumati senza ritegno. C’è il popolo per le vie diKlagenfurt: mamme, bambini, distinti signori ma anche teste

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rasate con svastiche tatuate sull’avambraccio e slogan attintidal Mein Kampf. Gli ultrà neonazisti polacchi sono guardati avista. Klagenfurt ha il lampeggiante in funzione: 5milapoliziotti austriaci, 500 gendarmi polacchi e tedeschi, 1.000vigili del fuoco, persino 200 agentidell'antiterrorismo. Dall’alto pattugliano gli elicotteri e anchesui tetti degli edifici più alti ci sono degli osservatori dellapolizia. I manganelli sono pronti all’uso, anche gli idrantientrano in funzione, si aprono le porte delle “gabbie da circo”allestite in via Dieci ottobre.Qualche tifoso esagitato sembra davvero un leone in gabbia mapotrà essere trattenuto fino a 48 ore. Alcune associazionipacifiste hanno protestato contro queste gabbie che sarebberouna violazione dei diritti dell’uomo. «L’Austria è uno statocivile – taglia corto un ufficiale di polizia – ma in certi casi èopportuno non essere troppo garantisti. Bisognasalvaguardare la sicurezza».«Mi sembra un po’ tutto esagerato – sostiene Dieter, tifosogermanico di Monaco – la maggior parte della gente ètranquilla e vuole solo sostenere la propria squadra. Peccatoper quei pochi imbecilli che rovinano l’atmosfera».Non sembra dello stesso avviso Attila, uno che già dal nomepare predestinato. Ha 22 anni, arriva da Lodz, e ha dormito inmacchina. Una testa lucidissima e un’aquila tatuata sul petto.«Siamo stufi dell'arroganza dei tedeschi – dichiara – ci hannosempre maltrattato: senza lo sterminio nazista la Polonia oggiavrebbe il doppio degli abitanti». Accanto a lui Emil: sembraun reduce dal Vietnam, arriva dai bassifondi di Danzica e diceche è qui solo per la partita ma è difficile credergli. «Nonsopporto i tedeschi ma soprattutto non sopporto queigiocatori polacchi come Klose e Podolski che hanno vendutola loro nazionalità per qualche migliaia di euro. Non sono qui

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per fare a botte ma certo che se mi attaccano non starò aguardare».Ma non tutti i polacchi si sentono nipotini di Ladislalo II,l’eroe della battaglia di Grunwald. C’è anche chi ha portato ibambini. «È da marzo che ho prenotato i biglietti – affermaJohanna di Varsavia – è incredibile essere qui, un’atmosferastraordinaria, di vera festa».Le raccomandazioni. Del resto negli ultimi giorni i mediaufficiali polacchi hanno raccomandato ai tifosi al seguito dellanazionale di comportarsi nel migliore dei modi. La Poloniaorganizzerà con l’Ucraina gli Europei del 2012. L’Uefa ha giàestratto un cartellino giallo per il ritardo nella realizzazionedegli stadi e delle infrastrutture. Un’ondata di violenza degliultrà polacchi potrebbe voler dire addio Europei. Ha proprioragione Beenhakker: alla fine Germania-Polonia è solo unapartita tra una squadra in maglia bianca e una in maglia rossa.

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LUNEDÌ 9 GIUGNO

Il debuttoè da incubo

Finisce come peggio non avrebbe potuto la sfida deldebutto azzurro. L’Olanda passeggia (3-0) suun’Italia irriconoscibile. Nell’altra sfida del gironeFrancia e Romania chiudono sullo 0-0.

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IL SECONDO GOL OLANDESE SEGNATO DA SNEIJDER

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Figuraccia ItaliaL’Olanda passa in fuorigiocoe raddoppia subito. Nel finale il 3-0di Antonio Ledà (inviato a Berna)

Avvio da dimenticare per l’Italia. In uno stadio quasi tuttoarancione, l’Olanda ha sfatato un tabù che durava da una vita:3-0 all’Italia campione del mondo con gol di Van Nistelrooy,Sneijder e Van Bronckhorst. Tre schiaffi che i ragazzi diDonadoni hanno accusato pesantemente perché se è vero chela rete che ha sbloccato il risultato era da annullare per unfuorigioco clamoroso (e Toni si è beccato pure un giallo peraver fatto notare l’errore all’arbitro sul megaschermo dellostadio) è anche vero che l’Italia ha sofferto la maggiorefreschezza avversaria e non è mai riuscita a imporre il suogioco. Sfida impari. Van Nistelrooy è sembrato incontenibile inavanti ma la vera differenza l’hanno fatta Sneijder e Van derVaart a centrocampo e la diversa condizione psicologica con laquale le due squadre hanno affrontato la sfida. Troppoprudente la nostra, più decisa, qualche volta perfino cattival’Olanda. Forse aveva ragione Gattuso quando, alla vigilia, parlava dimal di pancia. Fatto sta che a due ore dal fischio d'inizioDonadoni si è fatto prendere dall’ansia e ha deciso di coprirsi.Niente modifiche al 4-3-3 annunciato fin dalla vigilia ma uncolpo di scena dell'ultima ora: fuori De Rossi e dentroAmbrosini. Paura? Chissà. Di certo il ct ha scelto di affidarsialla vecchia guardia milanista (tutti uomini di sua fiducia)anche a costo di sacrificare un pizzico di fantasia. Gli schemisono rimasti gli stessi con Camoranesi e Di Natale larghi sullefasce per aggredire la difesa avversaria ma Pirlo ha dovuto

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giocare più indietro quasi come un libero davanti alla difesa. Eil gioco ne ha risentito in maniera evidente.Le mosse tattiche. Anche Van Basten deve aver avutoqualche dolorino se è vero che all’ultimo minuto ha rinunciatoal talento del baby Afellay per affidarsi al più maturo Kuyt eha optato per i muscoli di Boulahrouz invece chesull’esperienza di Heitinga. Piccoli ritocchi a un modulo piùche collaudato: squadra alta, gran pressing e un tale di nomeVan Nistelrooy a fare sfracelli davanti.Scontato l’avvio prudente ma con l’Olanda da subitopericolosa. Van Nistelrooy scappa sul filo del fuorigioco e sipresenta tutto solo davanti a Buffon. I due si toccano,l’olandese reclama il rigore ma l’arbitro non èd’accordo. Donadoni comincia ad alzarsi dalla panchina,Camoranesi cambia le scarpette ma al 24’ gli Orange passanocon un gol che farà discutere a lungo: azione insistita sulladestra, Buffon rinvia corto, sul pallone arriva Sneijder chetenta la botta al volo. Il tiro è violento e viene toccato da VanNistelrooy rimasto alle spalle di Barzagli e Materazzi.Fuorigioco netto (Panucci era finito fuori campo) ma ilguardalinee resta immobile e l’arbitro convalida. È una docciafredda che diventa ghiacciata due minuti dopo quando Sneijdersi fa trovare pronto su un traversone di Van Bronckhorstcorretto di testa da Kuyt e infila per la seconda volta la portaazzurra. Una rete che è la somma di una serie di erroriclamorosi, con Panucci fuori posizione, i due centrali inritardo nella chiusura e Di Natale, chissà perché, a fare ilterzino. Ripresa, solo guizzi. Nella ripresa ci sarebbe voluto unmiracolo invece arriva solo un po’ di Citrosodina. Gli azzurritirano fuori l’orgoglio, Donadoni fa uscire Materazzi perGrosso, Di Natale per Del Piero e Camoranesi per Cassano.

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La squadra cresce un tantino, sfiora in un paio di occasioni ilgol della bandiera ma deve incassare anche la terza rete di VanBronckhorst in contropiede. È il primo ko pesante dopo lenotti magiche di Berlino. Sono passati due anni e sembra unsecolo. Ora anche la Romania, venerdì a Zurigo, fa paura.

Olanda-Italia 3-0 (primo tempo 2-0)Olanda (4-2-3-1): Van der Sar 7,5; Boulahrouz 7 (32’ stHeitinga sv), Ooijer 7,5, Mathijsen 6,5, Van Bronckhorst 7;De Jong 6,5, Engelaar 6,5; Kuyt 6,5 (36’ st 20 Afellaj sv),Van der Vaart 7, Sneijder 7; Van Nistelrooy 6,5 (25’ st VanPersie 6,5).A disposizione: 13 Timmer (P), 16 Stekelenburg (P), 14Bouma, 15 De Cler, 12 Melchiot, 11 Robben, 19 Huntelaar,22 Vennegoor of Hesselink, 6 De Zeeuw.Allenatore: Van Basten.Italia (4-3-3): Buffon 6,5; Panucci 5, Barzagli 5,5, Materazzi4 (9’ st Grosso 6), Zambrotta 7; Gattuso 5, Pirlo 5,5,Ambrosini 5; Camoranesi 5 (30’ st 18 cassano sv), Toni 5, 11Di Natale 5,5 (19’ st Del Piero 5,5).A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 4 Chiellini,5 Gamberini, 10 De Rossi, 22 Aquilani, 20 Perrotta, 12Borriello, 15 Quagliarella.Allenatore: Donadoni.Arbitro: Peter Frojdfelt (Svezia) 5.Reti: 26’ pt Van Nistelrooy, 31’ pt Sneijder, 34’ st VanBronckhorst.Ammoniti: Toni (27’ pt), Zambrotta (31’ pt), Gattuso (6’st), De Jong (13’ st).

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Donadoniguarda già avanti Il ct: abbiamo sbagliato,contro la Romania un'altra Italia di Stefano Edel (inviato a Berna)

È mogio e deluso, Roberto Donadoni, ma non cerca scuse, il ctdell'Italia campione del mondo. «È stata una serata-no. I primi aessere dispiaciuti di questo 3 a 0 siamo noi, parlo dei giocatori edel sottoscritto. Non era nostra intenzione presentarci allaprima partita dell’Europeo e subire tre reti».È stata la peggiore versione della sua Nazionale? chiedono alct azzurro. «No, non credo. Abbiamo preso due golcommettendo errori, è vero, ma non è che l’avversario ci abbiasovrastato. Si è iniziato bene, poi abbiamo subito un po’l'approccio alla prima gara, ma dal punto di vista della volontài ragazzi hanno reagito bene. Non era la serata giusta,evidentemente, per buttarla dentro».Il no a De Rossi. Non può non esserci una richiesta dispiegazioni. De Rossi fuori dalla squadra ha stupito molti.«Forse siete voi che avete sbagliato formazione...» la replicasecca. Eppure il romanista sembra non abbia gradito la sceltadel selezionatore di escluderlo dall'undici di partenza.L’ottimismo. La partita contro la Romania, venerdì a Zurigo,diventa a questo punto lo snodo cruciale per stabilire se siamodegni di andare avanti o se, invece, dovremo fare le valigie edire addio all’Europeo. Potrebbero esserci dei cambiamenti?«Vedremo – è la replica, un po’ scontata, del ct – Bisognarecuperare energie mentali e fisiche, certamente vedreteun'Italia più tonica». E subito dopo, aggiunge: «Bisogna essereottimisti anche dopo questo 3-0. È il nostro mestiere, se non

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lo fossimo, invece di prendere il prossimo aereo per Zurigo,dovremmo andare in vacanza».Quegli errori... Ci sarà molto da rivedere, di questo Italia-Olanda, sia in videocassetta sia nel confronto in campo con lasquadra. Il ct lo lascia intendere, via via che risponde (con calmastavolta, non nascondendo il dispiacere per un avvio cosìnegativo) alle questioni postegli. «Domani ci alleniamo,ricominciamo daccapo, e ci prepariamo alla prossima partita. Vaaccantonato in fretta questo risultato, far tesoro degli errori cheabbiamo commesso, e ce ne sono stati, ed evitare di ricaderci».Non è che il fatto di presentarsi con l’etichetta di campioni delmondo abbia condizionato il gruppo, lo abbia un po’ illusoinconsciamente? «Se fosse stato così, allora come la mettiamocon questi ultimi due anni? Avrebbero dovuto essere facili,invece abbiamo sofferto, e non poco, per guadagnarci laqualificazione».Note positive. Donadoni elogia «lo spirito di reazione dellasquadra nella ripresa, la voglia di rimettere in piedi la partitaera generale, anche dei ragazzi che stavano in panchina. Èstato un segnale positivo come abbiamo disputato la secondaparte del match, anche se il risultato alla fine è statoestremamente negativo».Si chiude ritornando a parlare della Romania, e del fatto che èriuscita a bloccare la Francia. Il ct azzurro osserva: «Il fatto chesia finita 0 a 0 non ci dispiace, ma conferma che quella di Piturcanon è una squadra facile da affrontare». Ma l’Italia sarà sempreimpostata sul 4-3-3? «Non è che perché, giocando in questomodo, si è perso che bisogna pensare che tutto sia sbagliato.Ripeto, le ingenuità sulle loro ripartenze ci sono state, ma cilavoreremo sopra. Lo dobbiamo ai nostri tifosi». Il fuorigioco. Il Ct non si appiglia alle contestazioni sul primogol dell’Olanda: «C’era tempo per rimediare».

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Buffon viveuna notte da incubo«Scusate, è stata la peggiore Italiadegli ultimi dodici anni»di Alessandro Bernini (inviato a Berna)

Tutti e due con le mani nei capelli. Nello stesso istante. GigiBuffon immobile a terra dopo la girata di Sneijder, lacompagna Alena Seredova (maglia numero uno sulle spalle)seduta in tribuna vicino alla signora Camoranesi. E era solo il2-0, era solo il 31' del primo tempo. Eccola qui l'immagine diun’Italia in ginocchio, travolta dalle giocate dell’Olanda,dall'abbaglio dello svedese Wittberg, ma anche dalla propriapochezza in fase costruttiva.Fantasmi. Neanche nel peggiore incubo Buffon pensava divivere così la sua prima serata da capitano. Immaginate diessere in porta e trovarvi davanti, solo soletto, un certo VanNistelrooy: già, non resta che fare il segno della croce. Unavolta ci riesce Gigi a ipnotizzare il bomber del Real (al 18’),ma al secondo tentativo non si scappa. Buffon guarda ilsegnalinee, «ohhhhhh» grida, ma quello non sente e va drittoin mezzo al campo. Vai con l’inizio del film di paura. E nonc’è neanche il tempo di mangiare i popcorn perché cinqueminuti dopo arriva il secondo sussulto col gol di Sneijder. Equi capisci che forse sarebbe meglio uscire dal cinema.Miracolo. Alena, statuaria, scuote la testa. Gigi grida. «DaiMarco, forza». Macché, Materazzi è piantato, come se gliavessero messo due bulloni ai piedi. Ma i compagni non fannomeglio. L’Olanda sembra l’Italia: corrono, pressano, non tilasciano pensare. Rieccolo Van Nistelrooy, minuto 43’. «Macome – dirà Buffon – questi giocano con una punta e lui è

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sempre solo...». Stavolta il numero uno fa il miracolo, allungala gambona e devia il pallone in corner, là all’angolo dovel’Italia si trova già da tanti minuti sotto i pugni dell’Olanda.Illusione. Quando si torna in campo, Buffon è il capofila. Vada Ambrosini, «dai, non molliamo», poi si avvicina a Barzaglie tra i due c’è uno scambio di opinioni abbastanza acceso.Non polemico, è come se Barzagli dicesse «ma io che ci possofare?». E Donadoni che ci può fare? Forse potrebbe inserire Del Pieroe Cassano. Il primo entra al 19' al posto di Di Natale. Come,Di Natale? Ma se è l'unico che ha inventato qualcosa e almenoha tirato in porta... A bordocampo Cassano parlotta con DeRossi e scuote un po’ la testa. Buffon invece guarda Alex, loapplaude, stringe i pugni. Poi tocca anche a Cassano (al postodel grigio Camoranesi, che ha fatto tutto fuorché la terzapunta) e l’Italia stavolta cresce davvero. Buffon va daBarzagli, lo spinge con la mano, lo invita a salire con Panucciperché ormai l'Olanda si sta chiudendo.Senti profumo di 2-1 ma Van der Sar si dimentica di esserestato uno degli idoli della Gialappa’s e diventa un fenomeno.Anche Alena si arrabbia in tribuna, si alza e si riabbassa discatto quando l’olandese vola a prendere una punizione diPirlo. Come a dire, «no, questo lo deve fare solo il mio Gigi».Ma lui è in porta che sacramenta, alza le braccia al cielo.Capitano inquieto, sente che questo è un brutto segnale.Che tonfo. Nei film di paura (ma quelli belli...) non saiquando il tuo stomaco ha finito di prendere sportellate. AlloStade de Suisse non finisci mai. Buffon vola, devia, respinge,ma al 34' si prende l’ultima freccia nel cuore. La lancia VanBronckhorst, uno che di lavoro non è certo abituato a buttarladentro (4 reti in 78 presenze). Stavolta Gigi si arrabbia. Restaun po’ basito, poi mentre i compagni tornano a metà campo

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grida il suo vaffa al cielo. Povero capitano, povera Italia. Chenotte triste.Il saluto. Alle 22.36 Buffon si toglie i guantoni, è finita. Loroarancioni di gioia, noi neri di rabbia. «Chiedo scusa agli italiani,è stata la peggiore Italia degli ultimi dodici anni», il commentodel capitano azzurro con la mente già rivolta alla sfida con laRomania.

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Toni: guardiamo avantiDel Piero: colpa di tuttiAlbertini: un risultato troppo pesantedi Stefano Edel (inviato a Berna)

Una brutta partenza. Anche Toni è d’accordo: «Partenzapeggiore non ci poteva essere. Abbiamo fatto una bruttapartita soprattutto nel primo tempo. Loro hanno avuto leoccasioni e le hanno sfruttate. Comunque l’Europeo non èancora finito. Dobbiamo pensare positivo, essere ottimisti».Dopo le reti non c’è stata reazione: «In effetti è stato propriocosì. Qualcosa di buono nella ripresa l’abbiamo fatto. Inquesto momento dobbiamo fare autocritica. È stata una bruttagara, lo ripeto, ma dobbiamo arrivare alla Romania, che è lagara decisiva, ben caricati». Il gol sbagliato nel finale? «È statoun mio sbaglio, un peccato». E adesso la Romania.«Dobbiamo guardarci in faccia e tirare fuori tutto».Il vice presidente federale Demetrio Albertini considerameritata la sconfitta contro l’Olanda, ma troppo pesante.«Questa sera abbiamo meritatamente non vinto la partita, mail risultato è troppo pesante. Il 3-0 è immeritato, viste anchele diverse palle-gol create».Sull’azione del vantaggio olandese con Van Nistelrooy infuorigioco, considerato regolare dall'arbitro a causa di Panucci,a terra, fuori dal campo infortunato, Albertini aggiunge:«Credo che ai giocatori abbia dato fastidio rivedere le immaginidurante la partita sui maxi schermi. Questo ha condizionatosia i giocatori sia l’arbitro, eppoi abbiamo preso anchel’ammonizione di Luca Toni, che potrà influire nelle prossimepartite». «C’è bisogno di una Italia diversa», aggiunge Fabio Grosso.

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«Sicuramente siamo una squadra che non ha dimostrato ilproprio valore. Sappiamo di aver fatto una brutta gara e ciprendiamo la responsabilità. Ma sappiamo anche che ciattendono due gare importanti e ci impegneremo per faremeglio». Il difensore azzurro poi pensa alle prossime gare: «Dobbiamolavorare meglio per affrontare la Romania. È stata una partitastrana: abbiamo preso gol evitabili, ma non sono attenuanti.Dovevamo sicuramente fare meglio».Per Alex Del Piero il primo gol che ha influenzato la partita,da annullare o no, «comunque lo hanno dato. È stata unaserata negativa sotto tutti gli aspetti. Già adesso abbiamoanalizzato gli errori e c’è stato il mea culpa da parte di tutti.Abbiamo ancora due partite: dobbiamo pensare conottimismo, anche se in questo momento sembra assurdo.Dobbiamo cominciare subito a guardare avanti e iniziare alavorare per affrontare al meglio la Romania».Su che tipo di Europeo si presenta per l’Italia, Del Piero èstato chiaro: «Ora dobbiamo pensare a recuperare in vistadella sfida di venerdì. Un passo alla volta e possiamo usciredalla crisi. Per noi l’Europeo è iniziato tutto in salita: abbiamofatto tanti errori e dobbiamo rimetterci subito in carreggiata.Siamo tutti consapevoli e già da oggi inizieremo a capire dadove bisogna ripartire».

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MARTEDÌ 10 GIUGNO

Donadonisprona tutti

La truppa azzurra rientra nel ritiro austriaco diBaden e comincia subito a pensare alla sfida – aquesto punto più che decisiva – contro la Romania.Sfida che peraltro arriva in un momento moltodifficile per i rapporti fra le due comunità a causa difatti di cronaca che hanno visto coinvolti, in Italia,alcuni cittadini rumeni. Azioni odiose alle quale sisono contrapposte altrettanto odiose generalizzazioni.A Baden, il ct Donadoni pensa alle mosse per ridareslancio alla squadra azzurra. Nelle sfide di giornatagrande debutto della Spagna contro la Russia (4-1)con tripletta di Villa. Ibrahimovic trascina la Svezia(2-0) contro la Grecia.

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PANUCCI AFFRANTO DOPO LA FINE DELLA SFIDA CONL’OLANDA

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Dentro Del Piero,De Rossi e GrossoDopo la batosta, Donadoniè pronto a cambiare l'Italiadi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

E ora da dove si riparte? Il 3-0 con l’Olanda ha lasciato moltemacerie, d’altronde un tonfo così in Europa non si era maivisto. Donadoni ha preso atto e la novità del giorno è che hadeciso di cambiare: può sembrare logico e inevitabile, ma chiconosce il ct sa bene che lui non ama affatto le rivoluzioni afuror di popolo. Stavolta però ha capito che così non si va danessuna parte.Tre errori. Ricordare per non ripetere. Sono tre le colpe chesi addossano a Donadoni, fermo restando che gli errori poi licommette anche chi va in campo. 1) L’esclusione di De Rossiper far spazio ad Ambrosini, componendo così il trio di unMilan che quest’anno ha stentato parecchio. 2) Una linea aquattro difensiva in condizioni fisiche penose (a partire daMaterazzi e Panucci), tenendo fuori l’unico uomo col motorecaldo ovvero Grosso. 3) I cambi un po’ troppo ritardati,quando sullo 0-2 si poteva stravolgere il volto dell’Italia giàall’intervallo. Nuovo modulo. Donadoni ci ha pensato a lungo durante lanotte, poi questa mattina ha parlato con la squadra cercandodi capire gli umori dei giocatori. E ha deciso che si può e sideve cambiare. A partire dal modulo, che potrebbe passare dal4-3-3 al 4-3-1-2. In questo momento gli azzurri sembranofisicamente alla frutta, le energie vanno centellinate, e trepunte forse sono difficilmente supportabili. Così quell’“1”davanti agli attaccanti potrebbe farlo Camoranesi, che poi

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diventerebbe il vertice alto di un rombo. Regalando così piùsolidità al centrocampo. A Donadoni non dispiacerebbe ancheil 4-4-2 ma non riesce a trovare l’esterno di sinistra.Del Piero e De Rossi. Gli è piaciuto da matti come Del Piero siè gettato nel match, sia a livello tattico (da seconda punta) siacome impatto. E allora ecco l’idea di inserirlo dal primo minutocontro la Romania: lui e Toni davanti, con Camoranesi dietro. Inquesto caso l’escluso sarebbe Di Natale, pronto a entrare incorsa come Cassano. L’altra novità sarebbe De Rossi, sistematodavanti alla difesa. Un modo per proteggere due centrali che inquesto momento hanno le difese immunitarie basse, e anche perallargare il raggio d’azione di Pirlo. La difesa. A preoccupare, e molto, il ct è soprattutto la difesa.Materazzi ha un problema al polpaccio, oggi non si è allenato, ecomunque appare in condizioni precarie. Lascia perplessi ancheBarzagli, ma in questo momento non si può togliere. A meno cheDonadoni non dia retta a Moggi – l’uomo di Calciopoli cheriesce ancora a pontificare su tutto – che oggi ha battezzato lacoppia Panucci-Chiellini come la sola presentabile. Si potrebbedunque ripartite da Zambrotta a destra, Grosso a sinistra,Barzagli centrale con accanto Panucci o Chiellini. La condizione. Al di là di uomini e numeri, la Romania vabattuta ritrovando soprattutto sprint. La verità è che l’Olandanon ha vinto in virtù della sua storica classe ed eleganza, maperché correva il doppio dell'Italia. Loro pressavano, noi no.Loro ripartivano attaccando in sette, noi (soprattutto nel primotempo) gettavamo il pallone in avanti sperando in Toni. Prevedibile che sul 2-0 l’Olanda sarebbe arretrata, ma a noi restasolo la speranza di ripartire dai bagliori del secondo tempo.Speranza. La parola giusta.

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Tiro al piccionedi Stefano Tamburini

Va tutto così male che è difficile che possa andar peggio. Ilparadosso è proprio questo: in qualche modo dobbiamoaggrapparci alla vecchia massima che racconta le gesta di chiha toccato il fondo del pozzo nero e può solo risalire. Nonsappiamo se abbia ragione il neocapitano Gianluigi Buffon,però ci fidiamo. Parlando del 3-0 rimediato dall’Olanda nellasfida inaugurale degli Europei di Austria e Svizzera, ilportierone non si è nascosto: «È stata la peggiore partita dellaNazionale negli ultimi dodici anni». Magari senza di lui andavaanche peggio ma è solo un dettaglio.Quando va come è andata lunedì sera agli azzurri, di solito cisono due strade: reagire e combattere o arrendersi e attendereil colpo del Ko. Certo, si può attaccare frontalmente il ctaddossandogli tutte le colpe (e certamente ne ha di gravissime)ma poi si scopre che chi lo fa scrive con sintassi elegante etoni da ultrà indispettito per l’esclusione dei giocatori tantocari alla platea alla quale si rivolge dalle colonne del suogiornale: i tifosi della Roma. O, peggio ancora, ci sono le“vedove” inconsolabili di Marcello Lippi e non lo nascondono(“Ridateci Lippi” a tutta pagina, per una platea juventina) chepresto o tardi potrebbero essere accontentate.Più realisticamente – rimandando ai tempi giusti gli eventualiprocessi – si possono elencare tutti gli errori commessi (manon solo da Donadoni) prima, durante e dopo questa sfida chesi è conclusa con una batosta storica. Lo facciamo con i servizidei colleghi senza scordarci quello che è un aspetto soloall’apparenza assodato: ci sono due partite da giocare e lasituazione è ancora rimediabile, almeno sulla carta.Dando per scontato che Donadoni non può all'improvviso

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aver scelto la strada dell’autolesionismo e preso atto dellasincera autocritica a botta ancora calda, dobbiamo lasciare a lui– e solo a lui – il compito di provare a rimettere a posto icocci e ripartire. Poi, alla fine, se davvero tutto andrà male, si potrà cominciarea stracciare il contratto finto del ct, sottoscritto alla vigiliadell’Europeo. E Marcello Lippi potrà presentarsi nella salad’onore della Federcalcio, accanto a un sorridentissimoGiancarlo Abete che non vedeva l’ora. Facendo per giuntafinta di aver concluso tutto in extremis.Nessuno parlerà più di un ritiro in Austria con le partite dagiocare in Svizzera, dei voli e controvoli aerei con i giocatoriche rimbalzano come palline da ping pong. O di un gruppo dei23 che difficilmente chiunque altro avrebbe composto con altrielementi. O, peggio ancora, degli azzurri che durante tutta lastagione si sono allenati con altre squadre e altri tecnici e sonoarrivati fino a qui mezzi bolliti o senza motivazioni, comesostiene uno come Arrigo Sacchi che da questi fallimenti ci ègià passato.Il brutto è che i ct passano (e forse tornano), gli altri colpevoliin qualche modo restano sempre in sella.

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Donadoni scegliedi giocare in difesa«Processi inutili, dobbiamo pensarealle sfide con Romania e Francia»di Antonio Ledà (inviato a Baden)

È vero che siamo un Paese con 60 milioni di ct, ma possibileche proprio quello in carica non si sia reso conto di aversbagliato la formazione? All’indomani della bastonata di BernaRoberto Donadoni torna sul debutto azzurro agli Europei. Lofa scortato dai vertici federali (Abete a destra e Albertini asinistra) in un clima più rovente di quello dello Stade deSuisse.L’avvio, esattamente come contro l’Olanda, è soft: saluti,qualche notizia sulla giornata, un po’ di sano mea culpa. Poi ilfuoco di fila delle domande. Spietate, come i tre goldell’Olanda, e inevitabili.Il day after. «Siano stanchi – ha ammesso il ct – siamo andatia dormire alle 3,30, con il morale sotto i tacchi. Oggi hoparlato con i giocatori e siamo tutti d'accordo sul fatto che nonpossiamo fermarci alla sconfitta di Berna ma dobbiamoguardare avanti. In fondo anche nelle qualificazioni per la fasefinale di questi Europei siamo partiti con una sconfitta e unpareggio. Sembravamo già finiti e invece eccoci qua». Laparola d’ordine, dunque, è ottimismo. «Venerdì torneremo incampo per sfidare la Romania e poi c’è la Francia. Sarannodue partite fondamentali e dobbiamo pensare solo a quelle.Fermarci a fare processi su quello che è accaduto l’altra nottenon serve a nessuno». Dubbi e ripensamenti. «Alla vigilia della gara con l’Olandaavevo detto di avere una grande confusione nella testa a

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proposito della formazione che sarebbe scesa in campo. Inrealtà scherzavo anche se, visto come sono andate le cose, miconverrebbe insistere su quella tesi».Il ct non ammette errori. O, almeno, non così gravi comehanno scritto tutti i giornali di oggi. «Credo che la partita vadaanalizzata nel suo insieme e non mi sembra che l’Italia siastata tanto inferiore all’Olanda. Le prime due occasioni sonocapitate a noi e se Di Natale fosse stato un tantino piùfortunato le cose, probabilmente, avrebbero preso una piegadiversa. Anche i numeri raccontano che il possesso di palla èstato diviso a metà e i tiri in porta si equivalgono. Ladifferenza è che loro hanno fatto tre gol, noi abbiamo sprecatomolto. I titoli su Lippi? Vi dico che me li aspettavo».La formazione. Pochi dubbi sugli undici mandati in campoall’inizio. «Ho scelto la formazione che ritenevo più affidabileconsiderato il tipo di partita. Non ho mai dato peso allegerarchie né subìto pressioni. Ho deciso valutando l’assettocomplessivo della squadra e le condizioni dei singoligiocatori». E il Materazzi impresentabile dei giorni scorsi? E ilBarzagli in affanno? E il blocco milanista di centrocampo,fallimentare anche in campionato?Per il ct è «solo una questione di punti di vista. Materazzi erain ripresa dopo l’infortunio di qualche tempo fa e l’ho vistocarico e motivato. Barzagli ha sempre ha fatto bene e puòcapitare che un giocatore sbagli una partita. Quanto al bloccoMilan dico solo che se dovessi stare dietro a queste cose avreiproblemi a convocare chiunque».L’errore da non ripetere. «L’ho detto anche ai giocatori:l’Olanda ha commesso venti falli e noi appena dieci. Questosignifica che loro sono scesi in campo più aggressivi, con lospirito che ci vuole in questo tipo di manifestazioni. Noi cisiamo sbloccati tardi e non siamo stati aiutati dalla fortuna, ma

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ora bisogna pensare alla Romania. Se poi devo dare ungiudizio devo dire che mi è piaciuto lo spirito di chi è entratonella ripresa. Parlo di Del Piero, di Grosso e di Cassano».Il futuro. È l’addio al 4-3-3? Donadoni non lo esclude manemmeno lo conferma. Anzi. «Se guardiamo solo al risultatoallora abbiamo sbagliato tutto. Ma nel calcio non è così. Nonci sono controprove. Chi mi dice che con De Rossi in campo ocon una scelta tattica diversa sarebbe finita in maniera diversa?La verità è che abbiamo commesso qualche errore in difesa eabbiamo sprecato almeno quattro o cinque occasioni perriaprire la partita. Da qui a bocciare il modulo o le sceltetecniche mi sembra che il passo sia molto lungo. È chiaro cheora, in previsione della gara con la Romania, dovrò valutarebene le condizioni dei ragazzi ed è probabile che qualchecambio si renda necessario. Però non aspettatevi rivoluzioni.Io non butto due anni di lavoro. E se è vero che quella dilunedì è stata una fra le pagine più nere nella storia dellaNazionale vi dico che le cose ormai sono andate così e non sipossono cambiare. L’unica soluzione che conosco èrimboccarci le maniche in attesa delle prossime due partite».

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La Romaniatranquilla:«L’Italia? Basta un pari»di Stefano Edel (inviato a San Gallo)

È la mina vagante del girone, e rischia di deflagrare venerdì alLetzigrund Stadion di Zurigo con effetti devastanti per ilnostro Europeo se non provvederemo subito a disinnescarla.Perché la Romania, dopo lo 0-0 imposto alla Francia, ha tuttal'intenzione di insistere e creare problemi anche agli azzurri. Iltermometro della fiducia è in forte salita nel rifugio scelto dalct Piturca per isolare i suoi dal mondo e spingerli verso iquarti di finale.L’hotel Saentspark di San Gallo, anzi di Abtwill, sobborgoalla periferia di questa città che degrada a terrazze dalla collinasotto il monte Saentis sino al fiume Sitter (ricorda molto, percapirci, Perugia), è un fortino strategico per tenere lontani icuriosi, ma una volta tanto si può fare un’eccezione. Non qui,dove Mutu & compagni hanno fissato il loro buen retiro, maall’Afg Arena, lo stadio dove ieri il gruppo di Piturca è tornatoad allenarsi.Festa con i tifosi. Caldo asfissiante, temperatura sui 30 gradie coreografia ideale: alcune centinaia di tifosi hanno chiamato agran voce Chivu e compagni sotto la tribuna. Autografi e fotosi sono sprecati prima della seduta. Cosmin Contra, 32 anni,ex difensore del Milan passato al Getafe, non ha dubbi: «Sonoloro il nostro dodicesimo uomo. Contro la Francia ci hannoaiutato molto, ed è bello rivederne alcuni anche oggi».Mutu, ombroso e polemico. Hanno parlato un po’ tutti, igiocatori, ad eccezione del ct, e il discorso si è focalizzatoovviamente sull’Italia e sul match di venerdì, consideratodecisivo. Tutti, meno il lunatico Mutu, il quale – forse ha

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un’esclusiva – si è concesso, bontà sua, a una tv rumena. Lotormenta la sentenza di qualche giorno fa della Corte digiustizia della Fifa, che gli impone di pagare al Chelsea 12milioni di euro come risarcimento per la squalifica in cui eraincorso nel 2004 per positività alla cocaina. Sentenza che nonè immediatamente eseguibile – i legali di Adrian presenterannoappello al Tas di Losanna – ma che l’attaccante dellaFiorentina ritiene non casuale. «Perché proprio adesso?Perché uscirsene con una decisione del genere mentre sonoimpegnato nell’Europeo? – questo lo sfogo raccoltodall’emittente – Del mio futuro parlerò solo dopo laconclusione del torneo». Battuta stringatissima sulla sfida congli azzurri: «Sarà più difficile che contro la Francia, molto piùdifficile».Chivu e gli altri. Fra ammissioni sincere e sguardi proiettatial futuro prossimo, ecco le dichiarazioni degli altri italiani diBucarest. Cristian Chivu: «Per battere l’Italia bisogna giocaremeglio di lunedì, essere più veloci, crederci maggiormente. Laverità è che lo 0-0, a un certo punto, stava bene sia a noi sia aifrancesi. Poteva bastarci, insomma. Certo, se vinciamo aZurigo è fatta». Ancora Contra: «Non vedo l’ora di incontrarei miei amici milanisti. Mi sento spesso con Ambrosini, un po'meno con Gattuso. Spero di salutarli con un sorriso, sia primasia dopo la partita. Venerdì non siamo noi i favoriti, ma se nonperdiamo abbiamo buone possibilità di qualificarci per iquarti. La pressione sarà tutta addosso agli azzurri». PaulCodrea, il centrocampista del Siena: «Venerdì dovremo darequalcosa in più rispetto alla gara con la Francia, bisognacambiare mentalità: fare, in una parola, quello di cui siamocapaci». Viva la schiettezza.Marica in ospedale. Tanta paura e un brutto taglio in testa,suturato con alcuni punti, per l’attaccante dello Stoccarda,

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scontratosi sul finire di una partitella cinque contro cinque conMarius Niculae e portato in ospedale per controlli. Che hannoescluso complicazioni, anche se il trauma cranico è stato forte.Il suo posto in panchina è in dubbio.

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Tecnici e opinionistibocciano l’Italia«Ma saprà reagire»Beretta e Marino: «Una giornata storta»Carnevale: «Confusi e pasticcioni»di Rocco Coletti

Gli addetti ai lavori del mondo del calcio si dividono: alcunibocciano l’Italia, altri le concedono un’altra chance. Di certo,la prestazione di lunedì sera non è piaciuta a nessuno. Maprevale la prudenza nei giudizi. Allenatori, dirigenti eopinionisti sono concordi nel sottolineare la mancanza direazione dopo il gol di Van Nisterlooy. E nel bocciarel’operato dell’arbitro Frojdfeldt.L’allenatore Antonio Cabrini, ex terzino azzurro, noninfierisce: «Non è stata una prova così catastrofica così comel’hanno dipinta i giornali. Uno schiaffo forte sì, ma ci si puòrialzare». Che cosa non ha funzionato? «A mio avviso, c’èstato anche un problema tattico. La posizione di Sneijder, trale linee, ha mandato in tilt sia la difesa sia il centrocampo. Equando la squadra perde sicurezza nelle retrovie è un belcasino». L’opinionista Aldo Agroppi non ha digerito il gol di VanNisterlooy. «Il regolamento è assurdo, cervellotico. Chi l’hapartorito, uno scienziato? La rete dell’1-0 è da annullare tuttala vita. Ed è quella che ha cambiato l’indirizzo di una partitache si sapeva difficile. Come si fa a sostenere che Panucci è ingioco? È fuori dal campo per uno scontro di gioco, mica perpropria volontà. Da lì è nato il disastro e la partita ha presouna brutta piega per noi. Il secondo gol preso è da squadraamatoriale, mica da Nazionale! L’Italia ha perso la testa. E mi

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è parsa atleticamente stanca. L’Olanda aveva un passodiverso. C’è da recuperare in fretta la condizione. E,soprattutto, bisogna battere la Romania e la Francia. Micafacile!».Cauto il giudizio di Giampiero Gasperini, l’allenatore delGenoa. «È andata male, bisogna voltare pagina e pensare allaRomania». Già, ma perché è andata male? «Il primo gol hacambiato il corso della gara, l’ha indirizzata a favoredell’Olanda. Ora, però, non iniziamo con i processi, non ètutto da buttare».Sulla stessa lunghezza d’onda Pasquale Marino, l’allenatoredell’Udinese. «Non siamo stati fortunati, a partire da primogol. Che per me era da annullare per fuorigioco. Gli episodi cihanno detto male. Poco prima del 2-0 abbiamo sfiorato l’1-1.E, nella ripresa, abbiamo fallito il 2-1 in più circostanze primadel 3-0. Donadoni? Lo stimo troppo, non sono uno di quelliche spara sui colleghi».Più incisivo Andrea Carnevale, ex centravanti dellaNazionale. «Ho visto un’Italia confusa e pasticciona. Non mihanno convinto le scelte in difesa. A me, ad esempio, èpiaciuto Grosso quando è entrato, perché non ha giocatodall'inizio? Penso che quella di lunedì sera sia stata unasconfitta salutare. L’Italia ha i mezzi per reagire».Deluso Antonio Di Gennaro, ex azzurro e opinionista diSky. «L’Italia non è stata all’altezza della situazione. Il primotempo è stato un fiasco: è mancato un po’ di tutto. È stato unpasso falso inatteso che deve far riflettere. Bisogna cambiaresenza fare rivoluzioni. Dove? In tutti i reparti. Anchel’assetto tattico. Il 4-3-3 di lunedì non mi ha convinto».Fabrizio Castori, il nuovo allenatore della Salernitana, nonusa tanti giri di parole: «È stato un disastro, sotto tutti i puntidi vista. È stata un’Italia troppo brutta per essere vera».

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Più diplomatico Giuseppe Galderisi, ex centravanti azzurroe nuovo allenatore del Pescara. «L’amarezza è enorme. Ma gliepisodi sono determinanti nel contesto di una gara equilibrata.E lunedì sera sono stati tutti favorevoli all’Olanda. Sembriamousciti con le ossa rotta, ma ho fiducia nell’Italia. Reagirà». Mario Beretta, ex allenatore del Siena, non si addentranell’analisi. «È stata una giornata storta, meglio sia arrivataall’inizio. A mio avviso, produrrà una reazione. Le scelte diDonadoni? Ha perso e tutti gli danno addosso; purtroppo, igiudizi da noi sono legati solo ai risultati».Massimo Moratti, presidente dell'Inter, guarda avanti: «Èstato un risultato inaspettato, ma può essere che una talesberla serva per vincere le prossime due partite. Nel calcionon si sa mai...».Chiusura con due ex commissari tecnici, Arrigo Sacchi eAzeglio Vicini. Provano a mettersi nei panni di Donadoni, dalmomento che, in passato, hanno guidato l’Italia e, quindi,conoscono lo stato d’animo del ct entrato nel mirino dellacritica dopo il passo falso contro l’Olanda. Sacchi parla dimancanza di motivazioni, Vicini confida in una reazione.«L’Italia era come una Ferrari senza benzina, perché senzamotivazione non si va avanti», ha detto Arrigo Sacchi. «Nonè finito tutto, ma si è sempre detto che chi conosce il passatosa sempre com’è il futuro: nell’82 campioni del mondo enell’84 non ci siamo qualificati all’Europeo; nel ’90 terzi alMondiale e nel ’92 non ci siamo qualificati; nel ’94 finalemondiale persa ai rigori e nel ’96 fuori al primo turno. Noiabbiamo sempre avuto dei risultati attraverso critiche oscandali antipatici e questo non è positivo perché cresciamopoco attraverso la nostra cultura, ma per avvenimenti esterniche ci danno qualcosa in più».Azeglio Vicini, invece, non getta la croce sul pacchetto

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arretrato: «L’organizzazione difensiva viene da più reparti, ilcentrocampo per esempio ha il merito di filtrare. La squadra,comunque, ha le capacità tecniche e morali per riprendersi.Anche se una mazzata così pesante è dura da digerire. Sevinciamo con la Romania ci rimettiamo in corsa».

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MERCOLEDÌ 11 GIUGNO

In casa azzurrasale la tensione

Le partite di giornata offrono già i primi verdetti:Svizzera eliminata dopo la sconfitta (2-1) contro laTurchia e Portogallo già ai quarti grazie al 3-1rifilato alla Repubblica Ceca. In casa azzurra, oltre afare i conti sulla possibile eliminazione anticipata (unsalasso), sale la concentrazione in attesa della partitacon la Romania che potrebbe essere già fatale. Ifrancesi, che dovremo affrontare in una drammaticaultima partita, alzano già i toni. Insomma, la tensioneè alle stelle.

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IL CT AZZURRO DONADONI TIENE A RAPPORTO I SUOIGIOCATORI

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Italia, il flopvale 20 milioniOltre a Donadoni,trema anche il cassiere federaledi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Dal profondo azzurro al profondo verde. Verde come il coloredei soldi. L’eventuale eliminazione degli azzurri alla primafase provocherebbe due ferite: una nel cuore degli italiani, euna nelle casse della Federcalcio. Ma se la prima si rimarginasempre col tempo, la seconda lascerebbe un vuoto da 20milioni di euro.Addio pioggia di euro. Stage Up è una società italiana che sioccupa di marketing e business legati al mondo sportivo,soprattutto al calcio. Secondo i suoi calcoli, le entrate dellaNazionale in caso di vittoria potrebbero raggiungereaddirittura 87,8 milioni di euro. Come? con 38,5 milioni dadiritti tv, 27,3 milioni di euro da sponsor (inclusesponsorizzazioni future) e 22 milioni di euro dal premio Uefa.Se gli azzurri salutano l'Europa, vanno subito in fumo 14,5milioni di montepremi Uefa (7,5 sono già stati incassati).Dagli accordi firmati nel recente passato è emerso che icontratti con sponsor e fornitori hanno un certo grado dialeatorietà sotto il profilo dei ritorni degli investimenti perchéla visibilità dipende appunto dalla permanenza degli azzurrinella manifestazione. E se il mondiale in Germania avevaportato un boom, adesso sarebbe facilmente prevedibile uncalo del 10-20%. E dunque altro rosso di cinque milioni circa.Per un totale di almeno 20 milioni.Niente premi. La magra consolazione per il bilancio deivertici Figc arriverebbe dal mancato pagamento dei premi ai

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giocatori. Queste le cifre fissate per ciascun azzurro. 80.000euro per l’approdo ai quarti, 120.000 euro per la conquistadella semifinale, 150.000 euro in caso di arrivo in finale,215.000 euro in caso di vittoria del titolo europeo.Moltiplicando per 25 uomini (la rosa dei 23, più Cannavaro eDonadoni) si arriva a 5 milioni e 375mila euro totali dasborsare in caso di vittoria finale, sfiorando in realtà i seimilioni di euro per i premi che andrebbero anche al resto dellostaff azzurro (tecnico, medico, magazzinieri...). Due curiosità. Il premio finale di 215mila euro a testa èinferiore di 35mila euro rispetto a quello corrisposto per lavittoria mondiale. Per la qualificazione agli Europei, gli azzurrihanno invece incassato 15mila euro a testa.Povera Rai. Chi rischia di fare una frittata è la Rai. Perl’acquisizione dei diritti tv, l’azienda di Stato ha infattisottoscritto un contratto con la Uefa da 120 milioni di euroche le garantisce l’esclusiva. Saltata la possibilità di cedere insubaffitto questi diritti (la Uefa l’ha proibito, anche perquesto Sky è rimasta tagliata fuori), la Rai ha puntato tuttosui contratti pubblicitari. I 18.349.801 spettatori che hannoassistito a Italia-Olanda (share 62,1%) erano un biglietto davisita strepitoso per bussare agli inserzionisti pubblicitari, ilko per 3-0 ha però complicato le cose e contro la Romania siprevede un brusco calo, anche per l’orario diverso (18 anziché20.45). Boom annunciato se invece con la Francia fosse unospareggio-qualificazione. Evidente comunque che l’uscitadell'Italia farebbe crollare gli ascolti e anche il rientropubblicitario. E recuperare i 120 milioni già spesi diventerebbeimpossibile.Casa Azzurri. Sono inquieti anche al quartier generaleazzurro, dove ogni giorno si muovono sponsor, amici e amicidegli amici. Perché se l'Italia uscisse, da mercoledì 18 addio

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feste e via al profilo bassissimo. Anche se la decisione è giàpresa: pur con la Nazionale fatta fuori, Casa Italia resterebbeaperta sino al 29 giugno, data della finale. D’altronde gliaccordi con gli sponsor sono già stati firmati. E un discorsosono i soldi, un altro la gioia del cuore.

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L’altra partita:quella dell’odiodi Stefano Tamburini

Ci sono partite di calcio che non si giocano solo con il pallone.Di solito non finiscono quando l’arbitro fischia, il brutto è chespesso proseguono nei dintorni dello stadio o su tanti campilontani (piazze, vicoli o villaggi), fino a quel momentosconosciuti ai più. Italia-Romania di dopodomani è purtroppofra queste. Fra i due Paesi non tira una bella aria. Storiacce dicriminalità, viste sempre con l’occhio strabico di chi pensa chela ragione sia sempre da una parte (la sua) e punta dritto alleespulsioni di massa, hanno un tantino raffreddato i rapporti.Così, nell'immaginario di molti italiani, i rumeni sono tutti o ingran parte delinquenti e i rom (gli zingari) si accampano persvaligiare le case. Invece noi italiani siamo perfetti. Poi magarisi scopre che un operaio rumeno sfruttato dai datori di lavoroitaliani (e già qui ci sarebbe da dire) viene bruciato vivo. Ibarbari sono proprio i due italiani che prima gli hanno fattostipulare un’assicurazione sulla vita a favore della signorapadrona e poi hanno scelto il modo più veloce per passareall'incasso. E se fosse accaduto il contrario, se i due barbari fossero statirumeni e il ragazzo che sognava un lavoro stabile e ha trovatola morte nel modo più orribile fosse nato a Gallarate? Meglionon pensarci.I rumeni in Italia, secondo l’ultima stima Caritas, sono unmilione e 16 mila: una città grande come Napoli. In molticentri dove sono particolarmente radicati hanno trovatonormale organizzare una visione collettiva davanti a unmaxischermo. Bene, hanno dovuto rinunciare per paura dicontestazioni e violenze. Pensate a Roma, dove ultimamente il

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clima non è fra i migliori e gli episodi di violenza gratuitacontro gli stranieri si sono moltiplicati. E dove, neanche settemesi fa, a poche ore dall’uccisione accidentale di un tifoso daparte di un agente di polizia, una folla di ultrà armata dispranghe e di una misera manciata di neuroni avariati hapensato bene di assaltare caserme dei carabinieri ecommissariati di polizia.Cosa volete che sia – in caso di sconfitta azzurra, magari conun paio di episodi dubbi – andare a prendersela con qualchecampo nomadi o con un gruppo di rumeni. O se, al contrario oal tempo stesso, qualche rumeno esuberante pensasse distrumentalizzare un po’ di rabbia repressa. Magari anche inRomania, dove gli imprenditori italiani sono tanti e non stannofacendo una bella vita.Ecco, questo è il quadro che emerge in un Paese che reclamagiustamente più sicurezza e crede che prendersela in bloccocon chi viene da lontano sia la strada più breve. È anche ilPaese che è capace di tenere per più mesi in galera tale FlorianPlacu, albanese incensurato e sposato con un’italiana,accusato di tentato furto di una mucca rispetto a SergioCragnotti e Calisto Tanzi, due che in fondo hanno solorovinato milioni di risparmiatori. Ecco, dunque, che unavittoria o un Ko dell’Italia alla fine potrebbero essere pocacosa rispetto all’altra partita, quella dell’odio. La prima sfidada vincere è proprio questa.

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Domenech confusoquando c’è l’Italia«Il gol di Van Nistelrooy? Da convalidareAnzi no, era fuorigioco»di Stefano Edel (inviato a Chatel Saint Denis)

L’Italia deve proprio essergli indigesta se è vero che non lanomina quasi mai, giusto lo stretto necessario perché, a Euro2008, è inserita nello stesso girone. A Raymond Domenech,56 anni, ct della Francia, quella delusione di Berlino di dueanni fa continua a bruciare parecchio. A tal punto dacontraddirsi sulla regolarità del gol di Van Nistelrooy.Monsieur Domenech, come ribatte ai fischi dei vostritifosi dopo lo 0-0 con la Romania? «Non m'interessano. Non leggo i giornali, non guardo la tv,sono libero...».Ci dica almeno con che spirito la Francia si avvicina allapartita forse più delicata del suo girone, quella divenerdì con l’Olanda a Berna. «Siamo molto preparati e motivati. Abbiamo una squadra digiocatori esperti, abituati a questo tipo di tensioni e pressioni.C’è la consapevolezza di arrivare a una gara fondamentale pernoi. Molto, molto difficile».Ci sono buone possibilità, a suo avviso, perché ne usciatebene? «Il destino è nelle nostre mani. Restano due partite da disputare,non una sola. Il bilancio di questo gruppo di ferro lo stileremo allafine. Tutti si rifanno ai 90 minuti con la Romania per giudicarci,dimenticando che era la gara d'esordio all’Europeo, con tutto ciòche comporta un debutto da vicecampioni del mondo. Andandoavanti, si può solo migliorare».

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Non ha risposto completamente. S ia più schietto, checosa si aspetta?«Se intendete un paragone fra le due partite, vi confesso chemi attendevo che la Romania rimanesse tutta indietro controdi noi. Così come sono convinto che contro gli olandesi ilconfronto sarà su un altro piano: loro vanno in campo pervincere, hanno una propensione naturale al gioco d’attacco, eti concedono spazi. Qui nulla è definito: la situazione èdestinata a cambiare giornata dopo giornata, per cui conto solosu una Francia all'altezza del compito».Olanda favorita, a questo punto, per il primo posto nelraggruppamento C? «È in testa, ha tre punti in classifica e ha vinto bene il matchd’esordio proponendo una manovra spettacolare. Ma le suetre avversarie hanno la possibilità di arrivarle davanti. Ripeto,i conti li faremo solo martedì. Non è il caso di stabilire unagerarchia di valori adesso, tutti possono rientrare in lizza peril superamento del turno».Qual è la squadra che l’ha impressionatamaggiormente? «La Romania. E' stata brava a chiuderci gli spazi, non erafacile scardinarla».Ma come, Portogallo, Spagna, Svezia, Germania,Croazia e la stessa Olanda non le hanno trasmessosensazioni positive? «Parlo solo di quelle Nazionali che ho già affrontato. E laRomania mi è piaciuta. Del resto, quando voi scriveteesprimendovi sul conto di una singola squadra, non è che lofate prima di averla vista in azione».È un vantaggio affrontare l’Olanda conoscendo già ilrisultato di Italia-Romania? «No, non ha una rilevanza particolare. Fosse stato l’ultimo

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incontro del girone, avrei capito. Ma ce n’è ancora unterzo...». A proposito, ci saranno Vieira ed Henry, assenti lunedìscorso? «Fanno parte dei 23» (e sorride. Il toto-formazione dà lapunta del Barcellona sicuro, al posto di Anelka, l'interistaprobabilissimo, e Toulalan gli cederebbe la maglia, e unballottaggio al 50%, per ammissione dello stesso tecnico, fraAbidal ed Evra per il ruolo di terzino sinistro).Van Nistelrooy non la lascia tranquillo? «Lui fa reparto da solo. Ma l’Olanda è forte un po’dappertutto». A proposito di Van Nistelrooy, che ne pensa del suo golall’Italia? Andava annullato?«Il regolamento dice che il giocatore che va al di là della lineadi fondo nel corso di un’azione tiene in gioco gli avversari nelproseguo della stessa. Chi afferma il contrario non conosce leregole del calcio». Ma, poi, si contraddice in conferenzastampa. «La regola del fuorigioco è cambiata, siamo contentidi saperlo. Prima ero convinto che un uomo fuori dal camponon tenesse in gioco nessun avversario – ha aggiuntoDomenech – basta che ce lo dicano. Spero che la prossimavolta non si consideri attivo anche uno spettatore che stadietro alla porta». Ma qual è il vero pensiero di Domenech?

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Grosso alla riscossa:critiche inutiliIl terzino: non siamo bamboccioniZambrotta: vedrete, reagiremodi Antonio Ledà (inviato a Baden)

Dopo la burrascosa conferenza stampa del dopo Olanda, il ctRoberto Donadoni affida la sua difesa a due esperti delsettore: Gianluca Zambrotta e Fabio Grosso. Una sceltacasuale, ma non troppo. I due sono stati tra i meno deludentinella gara persa contro l’Olanda e potrebbero rappresentareuna delle novità nella formazione anti-Romania. Zambrottasembra destinato a partire a destra, mentre Grosso andrebbe aprendere il suo posto dall'altra parte. L’ipotesi non trovaconferme, ma è avvalorata da tanti piccoli dettagli. Frasilasciate a metà, qualche battuta rubata a microfoni spenti, lastessa presenza dei due difensori nella sala stampa di CasaAzzurri. Toccherà a loro raccogliere i pezzi della difesa eprovare a raddrizzare una barca che sembra già alla deriva.Guai a mollare. È la parola d'ordine del ct e Grosso eZambrotta si arruolano nella schiera dei Donadoni-boys. «Ionon mi sento un bamboccione – ha subito chiarito il primo inriferimento a un sms partito dal ritiro degli italiani – non sochi ha raccontato questa stupidaggine, ma permettetemi didissentire». «Con l’Olanda non abbiamo certo giocato bene –ha continuato il secondo – ma io condivido l’analisi del mister.Nonostante il 3-0 non tutto è stato da buttare. Abbiamocostruito tante palle gol e, soprattutto nella ripresa, abbiamoavuto la possibilità di riaprire la partita. Sull’1-2 non so comesarebbe finita».Premio allo zelo. Anche a costo di sfiorare il ridicolo. «Ieri

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abbiamo rivisto la partita tutti insieme – ha spiegato il neo-acquisto del Milan – e ci siamo resi conto che abbiamo creatotantissimo. Purtroppo, non siamo riusciti a segnare e questo èanche merito dell’Olanda. Ora bisogna archiviare questapartita e pensare a battere la Romania». Cambierà il modulo?Zambrotta non si sbilancia («Queste cose lasciamole decidereall'allenatore»), ma fornisce una sua ricetta. «Abbiamosbagliato approccio nel primo tempo e abbiamo preso due golin contropiede. Sapevamo che loro erano bravi nelleripartenze, ma ci siamo fatti sorprendere lo stesso. Ilproblema è che non siamo stati capaci di tenere le giustedistanze tra i reparti e abbiamo subito la loro voglia divincere». Infine, uno sguardo alla sfida con la Romania.«Spero che non succeda nulla di extracalcistico perché ilpallone, così come più in generale lo sport, deve avvicinare ipopoli e non divederli».La stizza “francese”. Anche Fabio Grosso sceglie la linea delbasso profilo. «Io credo che le critiche tecniche sianolegittime, però, dopo la gara con l’Olanda ho sentito accusesuperflue e inutili. Lasciatemi dire che non ero più abituato acerte cose». Sulla sconfitta l’analisi è simile a quella diZambrotta. «Il risultato è pesante e non rispecchia quello chesi è visto sul campo. Il verdetto è comunque da accettare e datrasformare in energia positiva per la prossima partita con laRomania». I motivi della sconfitta? «Abbiamo preso il primogol in maniera strana, la squadra si è innervosita e ha incassatoanche il secondo. Quando vai sotto 2-0 nella prima gara di unacompetizione così importante non è facile rialzarsi. Eppure,nella ripresa, abbiamo avuto la possibilità di riaprire la gara.Ora sappiamo di non poter sbagliare e vedrete che contro laRomania non commetteremo gli stessi errori».

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Il disastrodi Raisportdi Carlo Pecoraro

Sarà perché i soldi ce li mettiamo anche noi, sarà perché dopole prime dieci partite si è capito qual è l’andazzo. Chapeaualla Rai che ha sborsato 105 milioni di euro per accaparrarsi idiritti delle partite di Euro 2008, ma – e non lo diciamo noi,ma i dati di ascolto – le trasmissioni di approfondimento e icommentatori non sono all’altezza dell’investimento. Allavigilia, il direttore di RaiSport Massimo De Luca, aveva difesola squadra sostenendo che «la scuola Rai è ritmo, nonconcitazione»: una stoccata a Sky. «Non vogliamo urla e golesquarciate – spiegava – ma ci rifacciamo ai grandi maestricome Martellini». Ad averceli oggi quei commentatori: sobri,eleganti e capaci di emozionare tutti anche chi, di calcio, nonne mastica.Durante le partite, ma anche nei dopo e pre, ci si imbatteinvece in lezioni di qualunquismo, commenti tecnici da bardello Sport e battute che lasciano basiti. Per non parlare dellasciatteria. Un esempio? In qualche sottopancia si legge:«Inviato da Vienna», «Inviato da Salisburgo». Con tanti salutial moto a luogo. E poi i servizi con messaggi subliminali comel'intervista ad Alessandro Gassman durante un vernissage diuna famosa marca di vestiti – di cui è testimonial – che è lostesso brand che indossa l’inviato di Raisport.Sarà che la Rai ha speso tutto per l’acquisto dei diritti tv, madue lire per i commentatori tecnici poteva anche sborsarle,visti i risultati. Salvatore Bagni, nel “telegramma” di finepartita Italia-Olanda si sforza e sentenzia: «La prossimapartita contro la Romania sarà determinante». Oppure chedire di Carlo Paris che, collegato da bordo campo, sconvolto

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dal raddoppio olandese, informa 18 milioni di italiani che: «Sista scaldando Cannavaro». Insomma, grasso che cola perrubriche e Blob televisivi, ma il servizio? Ma cosa importa,quello che conta sono i dati d’ascolto. Cifre da record chevalgono più delle arance di Marino Bartoletti.

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GIOVEDÌ 12 GIUGNO

Siamo giàalla vigiliada paura

Siamo già alla vigilia da paura: domani c’è la partitacon la Romania e per l’Italia è già decisiva, con unasconfitta non ci sarebbe più scampo. Le sfide digiornata offrono la sorprendente sconfitta (2-1) dellaGermania contro la Croazia e il pareggio (1-1) fraAustria e Polonia con i verdetti ancora aperti nelgirone B.

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UNA SELVA DI MICROFONI DAVANTI AL CT ROBERTO DONADONI

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Italia al bivio:avanti tuttao tutti al mareDonadoni si affida a Del Piero,De Rossi, Chiellini, Grosso e Perrottadi Antonio Ledà (inviato a Zurigo)

O dentro o fuori, perché è inutile aggrapparsi alla matematicae sostenere che anche un pareggio potrebbe tenerci in corsa.Domani non ci saranno se e non ci saranno ma: bisogneràvincere per allontanare i fantasmi che agitano le notti azzurre efare capire a tutti che lo scivolone con l’Olanda è stato solo unepisodio. I campioni del mondo devono ritrovare una serata dacampioni del mondo.Il compito non è agevole perché l’avversario non è solo laRomania (squadra da prendere con le pinze) ma quello stranotormento che qualcuno chiama mal di pancia, qualcuno, piùsemplicemente, paura. Il nostro avversario non è Mutu ma ildubbio di non farcela. La sensazione di non essere più lasquadra imbattibile dei mondiali tedeschi, di aver smarrito ilruolo di superfavorita del torneo. Donadoni è il primo adarrovellarsi tra dubbi che fino all’altroieri sembravanoimpensabili. Tradito dagli uomini sui quali aveva puntatotutto: Gattuso, Ambrosini, Di Natale, Materazzi e, in partePanucci. I suoi uomini. Quelli che avrebbero dovuto fareargine davanti a Buffon e invece si sono arresi al primo assaltodell’Olanda. Gli innesti. Domani dunque si cambia. Il ct è costretto acambiare anche a costo di rivedere il modulo. Il 4-3-3 conCamoranesi e Di Natale larghi e Luca Toni al centrodell’attacco lascerà spazio a un 4-3-1-2 con Toni e Del Piero

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punte e Camoranesi alle loro spalle, o, più probabilmente, aun 4-2-3-1 con Toni unica punta, Camoranesi, Perrotta e DelPiero (probabilmente centrale) appena dietro, De Rossi e Pirloin mediana. Qualunque sia la formula una cosa è certa: il 3-0con l'Olanda costerà il posto ad almeno quattro, quasicertamente cinque azzurri. In parte lo ha annunciato il ct e loha confermato, indirettamente, l'allenamento di ieri.La difesa. Le novità più grosse sono previste in difesa.Materazzi, in ritardo di preparazione, lascerà il posto aChiellini. Il secondo centrale dovrebbe essere Panucci che nelsecondo tempo con l’Olanda non ha demeritato. L’alternativaè Barzagli che proprio oggi ha ufficializzato il trasferimento alWolfsburg e sembra rinfrancato dopo la figuraccia di martedì.Cambiano anche gli esterni. Zambrotta dovrebbe lasciare lafascia sinistra per tornare a destra, nel suo ruolo naturalementre Fabio Grosso viene promosso titolare a sinistra.Centrocampo e attacco. A centrocampo il rebus è piùcomplicato. Detto che Donadoni ha fatto sapere che nonstravolgerà la squadra, l’ipotesi più probabile è quella di unoschieramento con De Rossi e Pirlo davanti alla difesa,Camoranesi a destra e Perrotta a sinistra. Poi c’è lui:Alessandro Del Piero, l’uomo dei quattro Europei, ilcampione che ha vinto tutto ma che ha ancora voglia disorprendere. Sarà Pinturicchio, stasera, a dover indossare ipanni di salvatore della patria. Lo chiedono i tifosi, lo dicono inumeri (23 gol in campionato), lo spera il ct che gli ha datoanche la fascia da capitano. Per lui non sarà facile, ma non si èsempre detto che nel dna della Nazionale c'è la capacità diesaltarsi proprio nei momenti più duri? Vedremo.Avversari “blindati”. Intanto sul fronte avversario Piturcaprepara una formazione blindata e per non svelare “segreti” harinunciato all'ultimo allenamento a Zurigo. Il mister ha

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ironizzato sui dubbi di Donadoni («Se volete vi dò io laformazione dell’Italia») e ha anticipato di aver previsto untrattamento speciale per la coppia Del Piero-Toni. In realtà laRomania dovrebbe ripresentarsi con Mutu in attacco e Chivua dirigere la baracca. Il resto lo farà la fame, la voglia di batterei campioni, il desiderio, più o meno nascosto, di vendicare altriappetiti.

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Piturca blindala Romania«Sarà difficile batterci»di Stefano Edel (inviato a San Gallo)

Niente domande in italiano, l’annuncio ironico («Azzurri incampo con De Rossi e Del Piero, ho avuto notizie in tal sensoda specialisti rumeni del vostro calcio»), nuove punture dispillo a Mutu («Ha bisogno di giocare per trovare la formamigliore»). E poi, a sorpresa, la decisione di trascorrere lavigilia nel rifugio “blindato” di San Gallo, rinunciando – masolo perché vi ha già disputato la prima partita – alla seduta dirifinitura al Letzigrund.Se lo chiamano Satana, un motivo ci sarà: perché VictorPiturca, 52 anni, ex centravanti della Steaua Bucarest, con cuiha vinto nel 1986 la Coppa dei campioni, è un ct che fa delrigore e della disciplina i comandamenti-cardine del suoVangelo calcistico. In realtà, prima ancora che per il suocarattere tutt'altro che tenero, il soprannome se lo èguadagnato per la monotonia del look: veste infatti sempre dinero.Strategia anti-Del Piero. Vantaggi all’avversario non neconcede, men che meno ai mass media. La seduta conclusivaall’Afg Arena è visibile per i classici 15 minuti iniziali, chefilano via tra giri di campo ed esercizi atletici. Poi, tutti fuori,il tecnico fa le prove generali in segreto per il match di domani.Eppure avrebbe un solo dubbio, riferiscono quelli che loseguono da giorni. A centrocampo: favorito Codrea su Cocis.A parte le battute sull’undici avversario – oltre agliinserimenti sicuri di De Rossi e Del Piero, non ne esclude altri– l’allenatore rumeno un paio di considerazioni sul tema

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tattico le concede: «Gli Azzurri sono campioni del mondo esono favoriti contro di noi, ma non credo a un’Italia votataall’attacco, che venga avanti a testa bassa». Ancora: «DelPiero è molto pericoloso. Abbiamo una strategia perbloccarlo». Certo, però, che con il capitano della Juve e conDe Rossi («un giocatore giovane») «sarà un’Italia più forte».Mutu presto al top. «Chi indossa questa maglia – ripetespesso Piturca – dev'essere concentrato dal primo all’ultimominuto». Sembrerebbe di capire che, al di là del chiarimentoavuto con il diretto interessato, sia sempre Mutu l’uomo dastimolare con argomenti convincenti. «Adrian, al di là dei luttifamiliari (la morte della nonna materna, ndr) e delle grane (ilrisarcimento di dodici milioni di euro da versare al Chelsea perla squalifica di sette mesi subìta dopo essere stato trovatopositivo alla cocaina), ha bisogno di ritrovare la formamigliore. E ci può arrivare solo giocando. Il top puòraggiungerlo nei quarti di finale o anche in semifinale».Chivu: il pari ci basta. L’interista, uno fra gli italiani delgruppo, è protagonista di un mezzo incidente diplomaticoquando inizia a rispondere nella nostra lingua alle domandeche gli vengono poste. «Qui si parla solo in inglese e rumeno»,il perentorio aut aut impostogli dalla sua Federazione.L'altroieri, in sintonia con l’appellativo del suo ct, avevaminacciato: «Italiani, troverete l'inferno». Ora è più tranquillo,ma ci mette ugualmente in guardia: «Dicevano tutti che laRomania era l’ultima del girone, che siamo dei perdenti, masarà difficile per tutti batterci. Un pareggio? A noi può starbene, perché saranno gli italiani ad avere più pressione. Sonoloro che devono assolutamente vincere». Gli ha scrittoIbrahimovic, facendogli gli auguri («Zlatan mi ha mandato unsms, sono contento per lui, ho visto il suo gol alla Grecia, mail mio problema è la nostra partita ora. Di lui si sa tutto, è uno

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dei migliori al mondo»), e molti tifosi dell'Inter sono andati atrovarlo in ritiro.Marica non ci sarà. L’attaccante dello Stoccarda non saràprobabilmente in panchina oggi. Il trauma cranico dopo loscontro in allenamento con Marian Niculae non è statoassorbito del tutto. Meglio non rischiare.

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Donadoni preannunciala rivoluzioneIl ct anticipa solo le novità Del Piero e Chiellini,poi mezze ammissionidi Alessandro Bernini (inviato a Zurigo)

Udite udite: Donadoni fa due nomi il giorno prima dellapartita e annuncia che giocheranno. Mai successo. «Del Pieroe Giorgio (Chiellini, ndr) saranno in campo», getta lì il ct. Chepoi va anche oltre: «Avremo tre, quattro novità: ci sonogiocatori che hanno speso molto e devono tirare il fiato per cuiè giusto cambiare un po’». In realtà sarà una rivoluzione, neititolari e nel modulo.Le novità. Parole con speranze e timori contano poco. Dopole feroci critiche per le scelte contro l’Olanda, è evidente chel’attesa è tutta sulla nuova formazione. E sul modulo.Le domande provano a scavare, Donadoni lo capisce e rialzasubito la sabbia. «Le valutazioni definitive le farò comunqueprima della partita. Del Piero e Chiellini sono sicuri, poi se voigiornalisti sbagliate gli altri nomi non vi arrabbiate con me. Oh,vi do due titolari certi e vi lamentate lo stesso...». E poiannuncia: «Sì, in settimana ho provato la nuova formazione,ma quando le porte erano chiuse». Solo un’altra confidenza:«Del Piero lo vedo meglio dietro, abbastanza accentrato. Sia inun 4-2-3-1 sia in un 4-3-2-1».I giocatori sanno? Donadoni comunica sempre la formazioneai giocatori solo due, tre ore prima della partita. Una sceltache, secondo una linea di pensiero, toglie troppe certezze aigiocatori. Ma il ct prende la medaglia e la rovescia: «Se a ungiocatore dico “tu resterai fuori” a tre giorni dalla gara, quellosi mette da parte. Giuste o sbagliate che si rivelino, c’è sempre

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un ragionamento dietro le mie scelte. E poi sono due anni chemi comporto in questo modo, e non erano mai saltati fuoriproblemi». La paura. Strada a senso unico, la Romania va battuta. Manon è che dopo il tonfo con l’Olanda si sia diffusa nell’aria unpo’ di paura? Donadoni annuisce: «La paura è umana,altrimenti saremmo dei robot. E comunque esiste anche la“sana paura”, quella secondo me un po’ ci deve essere. Questaè una squadra composta da giocatori che ne hanno vissutetante, non credo che stavolta ci siano sensazioni o emozionidiverse rispetto ad altre partite importanti».Fiducia a Del Piero. La fascia stavolta sarà sul braccio di DelPiero. «Il capitano lo fa il giocatore con più presenze, ho dettoche Alex gioca per cui toccherà a lui». Ci si attende tanto dalbianconero. Da trascurato ad ancora di salvezza. «È chiaro chei giocatori con più carisma hanno il compito di trasmetteresicurezza e forza ai compagni. Mi aspetto il cento per centoda Del Piero, così come dagli altri».Gli 007 rumeni. Anche ieri, al Letzigrund Stadion di Zurigo,il ct ha fatto chiudere le porte dopo 15 minuti di allenamento.Fuori i giornalisti, ed è la prima volta che questo avviene allavigilia di un match di una competizione internazionale.«Sapevo che c’erano degli infiltrati stranieri...», sussurraDonadoni.La Romania invece ha deciso di starsene chiusa nel ritiro diSan Gallo. «Ma io non ho mandato nessuno 007. Li conosco,sono una squadra tosta, che ha fatto sudare la Francia. È dalgiorno dei sorteggi che lo ripeto, guai a considerare la Romaniauna squadra materasso perché giocare contro di loro è moltodura».Le critiche. C’è anche spazio per una piccola polemica. Saltafuori quando Donadoni scopre di una sua intervista su un

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giornale rumeno nella quale avrebbe dichiarato «dopo il ko conla Francia, meno male che arriva la Romania». Il ct sorride:«Mai detta una cosa del genere. Vedete, evidentemente igiornalisti e la nazionale fanno squadra. Magari potremmofarlo anche noi...».

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«Che sia solouna partita di calcio»Dopo le ultime tensioni,c’è paura tra i rumeni in Italiadi Angelo Bonacossa

Che resti solo e soltanto una partita di calcio. È quello che siaugurano i rappresentanti delle numerose associazioni rumenein Italia. Marian Mocanu, presidente della Lega rumena consede a Torino: «È un evento sportivo e non deve travalicare iconfini dello sport. Per noi potrebbe avere riscontri positivi alivello sociale. Però c’è anche paura». La si avverte inRomania e non esita a nasconderla Eugean Terteleac,presidente dell'Associazione rumeni di Roma: «Sì, abbiamopaura. Gli ultimi fatti di cronaca, gli attacchi di alcuni politici,i mass media, il clima che si è venuto a creare mi portano ausare la parola paura anche se quella di domani è, o almeno,dovrebbe essere solo una partita di calcio, un modo perdiventare più amici, conoscerci meglio, capire l’importanzache noi rumeni rappresentiamo per l’Italia».«Tra i rumeni con cui ho parlato – sottolinea MirunaCajvaneanu, giornalista di HotNews, la principale agenziaonline della Romania - c’è tanta attesa e entusiasmo. Sembrache i “toni” neri della cronaca siano lontani, per fortuna nelcalcio siamo tutti tifosi e tutti uguali». Clima di amicizia cisarà sicuramente a Torino, all'Associazione fratia (fratellanza)dove la presidente Aurelia Mirita attende la gara con assolutatranquillità. «Qui siamo metà italiani e metà romeni –sottolinea – La partita la vedremo insieme nello stesso salonedove sventolerà una sola bandiera con i colori dei due Paesi.Vinca il migliore. Lunedì quando gli azzurri hanno perso,

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abbiamo pianto, eravamo dispiaciuti».Nessun dubbio che sarà uno spettacolo: «Ma certo che saràuno show: da una parte ci sono Chivu e Mutu, dall’altra DelPiero, Gattuso, Buffon». Paura? «E perché? La cultura hafatto fermare le guerre, una partita di calcio può essere utileper il rispetto reciproco». A Torino tifa Juventus, quand’erain Romania Steaua Bucarest: «Ho conosciuto Walter Zenga,l’ex portiere dell’Inter che ha allenato questa squadra, unapersona splendida».Chi invece vorrebbe la Romania vincente è MirunaCajvaneanu: «Spero che la partita sia bella; noi abbiamo tifatoper l’Italia al mondiale tedesco e abbiamo festeggiato quandoha vinto il titolo». Gradirebbe invece un pareggio MarianMocanu: «Il risultato ideale sarebbe 2-2 perché i rumenid’Italia hanno il cuore diviso a metà e non riescono a fare iltifo per nessuna delle due. Io sono tifoso della Sampdoria,l’azzurro che mi fa più paura è Del Piero ma è anche quelloche rispetto maggiormente». Tifa Roma da una vita Eugen Terteleac ma oggi è disposto abuttare il cuore oltre l’ostacolo: «Se vince la Romania ok, madopo tutto quello che è successo in Italia non so se sia la cosamigliore. Col cuore tifo per il mio Paese; per evitarepolemiche, eventuali scontri vorrei che fosse l’Italia aprimeggiare. Insomma, non so se l’ha capito: questa garaarriva in un momento che peggiore non poteva essere pernoi».

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VENERDÌ 13 GIUGNO

Solo un pari,ma siamo vivi

L’Italia aveva bisogno di una vittoria per continuarea sperare ma con la Romania arriva un pareggio (1-1) che lascia aperta la speranza per la qualificazione.Il tutto grazie al portiere Gigi Buffon che nel finalepara un rigore di Mutu ed evita il baratro. E anchegrazie alla vittoria dell’Olanda (4-1) che non escludedel tutto i francesi ma rimanda tutto all’ultima sfidaproprio contro i Bleus. Il quadro è chiaro. Tre leipotesi favorevoli all’Italia. La prima: l’Italia batte laFrancia e l’Olanda non perde contro la Romania. Laseconda: L’Italia pareggia con la Francia, segnandoalmeno un gol, e la Romania perde. La terza: l’Italiapareggia 0 a 0 con la Francia e la Romania perdecon almeno quattro gol di scarto contro l’Olanda.

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BUFFON PARA IL RIGORE DI MUTU E RIAPRE LA SPERANZA

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Buffon riaprele valigie già pronteIl portiere para il rigore di Mutue tiene aperto uno spiragliodi Alessandro Bernini (inviato a Zurigo)

Da qui, Berlino è distante 668 chilometri e 704 giorni. Tanti,troppi visto che adesso rischiamo davvero di passare dal tettodel mondo allo scantinato d’Europa. Buffon parando un rigoreho tolto le valigie già cariche sul pullman, ma adesso serve unmezzo miracolo: bisogna battere la Francia martedì prossimo esperare in buone notizie dalla partita Olanda-Romania.Cercasi gol. Non è stata l’Italia orribile vista contro l’Olanda,stavolta abbiamo giocato, creato. Insomma, ci abbiamo provatoe quantomeno si è vista una reazione. Anche per questo alla finegli azzurri sono usciti dallo stadio tra gli applausi dei propritifosi. Ma gli elogi si fermano qui. Perché comunque di frontec’era la Romania, non una squadra di fenomeni. E la partitadecisiva andava vinta. Il guaio è che l'Italia ha dimenticato comesi fa gol, è arrivata almeno 20 volte a mettere palloni d’orodentro l'area ma alla fine il bottino è tutto in quel golletto diPanucci su calcio d’angolo. Così alla fine non si capisce chi deverecriminare di più. Perché la Romania ha fatto un gol, preso unpalo e sbagliato un rigore con Mutu: mica poco in 90 minuti.Rivoluzione. Dopo due partite restiamo insomma una grandeincompiuta. Neanche la rivoluzione di Donadoni è servita. Il 4-2-3-1 del primo tempo è apparso equilibrato nei reparti ma controppi uomini (Pirlo, Zambrotta, Camoranesi, Perrotta, ancheToni) lontani dalla condizione. Del Piero si è dato da fare, perònon ha messo il timbro sul match come tutti speravano. Il 4-3-3per l’assalto finale dopo l’1-1 di Panucci è sembrato invece una

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Ferrari con poca benzina: tanti nomi illustri là davanti, ma pocaforza nelle gambe, tanto che non è rimasto che affidarsi alleinvenzioni di Cassano. Le cui piroette hanno regalato emozioni,tuffi al cuore e zero zampate di chi doveva metterla in rete.Il muro. La Romania se l’è giocata come contro la Francia: muroa oltranza, con otto uomini sempre rintanati dietro quandol'Italia attaccava, certe volte anche nove se Mutu aveva fiato. Iltutto con la linea a quattro dietro rinforzata da un frangiflutti,prima Radoi (ko per infortunio) e poi Chivu. La gabbia sul DelPiero annunciata da Piturca non s’è vista, la gabbia era perchiunque si presentava vicino alla trequarti. Il centrocampo perla Romania è rimasto un optional. Quelli facevano i difensori ebasta. D’altra parte c’era poco da organizzare, anche perché leripartenze erano semplici: palla lunga dalla difesa all’attacco,con Niculae e Mutu bravi a tuffarsi negli spazi che si aprivano.Freccia a sinistra. Il primo tempo è stato strano. Perchél’Italia è partita pancia a terra, soprattutto a sinistra conGrosso che avrà sfornato sei, sette cross da leccarsi i baffi.Ma ci sono stati quattro minuti, dal 15’ al 19’, che ci hannomesso i brividi: un salvataggio incredibile di Buffon su Mutututto solo, un tiro di Tamas di poco fuori, e un siluro di Chivutoccato da Panucci e finito sul palo, roba da ritrovarsi 0-2dopo neanche 20’. Poi l'Italia è ripartita, e al 47’ Toni avevaanche trovato lo stacco vincente ma il segnalinee norvegeseRanden ha annullato per un fuorigioco inesistente.Girandola. Il pentolone delle emozioni ha iniziato astraboccare a inizio ripresa. La notte l’abbiamo vista al 10’quando Zambrotta ha sbagliato un retropassaggio di testalasciando Mutu libero di segnare lo 0-1. Lì abbiamo toccato ilfondo. Meno male che Panucci in un amen ha riacciuffato il pari:un colpo di testa benedetto, figlio della rabbia più che dellalogica. Da questo gol poteva e doveva arrivare la benzina per lo

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sprint vincente. Anche perché Donadoni ha gettato subitodentro Cassano (cambio già preparato dopo lo 0-1), disegnandoun 4-3-3 super offensivo. E invece l’Italia ha continuato adivorarsi palle-gol, per poi ritrovarsi ancora a un passo dalbaratro quando (35’) Panucci ha atterrato in area Niculae. Tirodi Mutu e splendido volo di Buffon che è andato a toglierci dinuovo dalla cassa da morto. Salvati dal portiere nella partita davincere. Eloquente.

Italia-Romania 1-1 (primo tempo 0-0)Italia (4-2-3-1): Buffon 8; Zambrotta 5, Panucci 6, Chiellini6,5, Grosso 7; Pirlo 6, De Rossi 6; Camoranesi 5,5 (40’ stAmbrosini sv), Del Piero 6 (31’ st Quagliarella sv), Perrotta 5(12’ st Cassano 6,5); Toni 5.A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5Gamberini, 23 Materazzi, 6 Barzagli, 22 Aquilani, 8 Gattuso,12 Borriello, 11 Di Natale.Allenatore: Donadoni.Romania (4-1-3-2): Lobont 7,5; Contra 6, Tamas 6, Goian 6,5,Rat 5,5; Radoi 5 (25’ st Dica 6); Petre 6 (15’ st Nicolita 6),Codrea 6,5, Chivu 6,5; Mutu 5 (43’ Cocis sv), D. Niculae 5.A disposizione: 12 Popa (P), 23 Stancioiu (P), 14 Ghionea,17 Moti, 22 Radu, 13 Sapunaru, 19 Cristea, 18 N. Niculae, 9Marica (infortunato).Allenatore: Piturca.Arbitro: Tom Henning Ovrebo (Norvegia) 5.Reti: 9’ st Mutu, 11’ st Panucci.Ammoniti: Mutu (43’ pt), Chivu (13’ st), Pirlo (16’ st),Goian (28’ st), De Rossi (47’ st).

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La cacciaall’alibidi Stefano Tamburini

È un po’ come essere aggrappati a una zattera nel mare inburrasca: non siamo ancora affogati ma inzuppati fino almidollo sì. Per salvarci manca un colpo di reni poderoso, diquelli che in due partite ancora non siamo stati capaci di dare.E non è incoraggiante il piagnisteo messo in piedi nel postpartita con moviole e contro moviole per dimostrare che il goldel vantaggio di Toni era regolare, che il rigore su Niculae forsenon c’era, che probabilmente ce n’era uno su Toni.L’impressione è che sia già cominciata la tradizionale italicacaccia all’alibi, in attesa di tentare quel guizzo che comunquepotrebbe essere tardivo. Martedì, a meno di clamorosiintrecci, con la Francia bisognerà fare quel che finora ci è statoimpossibile: vincere. E sperare che da Olanda-Romania nonarrivi il colpo che ci spedirebbe a fondo.E allora sì che potranno partire quei processi che in realtàsono partiti già dopo la batosta contro l’Olanda. I titoli e iparoloni di giubilo che si potevano leggere sui giornali dimezza Europa già dopo lo 0-3 di lunedì devono inoltre farriflettere sul livello di simpatia del nostro calcio all'estero.Siamo (verrebbe da dire, eravamo) campioni del mondo e moltiin Europa ci considerano usurpatori. Dopo la partitad’esordio c’era ben poco da dire: avevano ragione loro. Da ieriil giudizio è solo un po’ migliorato ma le notti di Berlino sonopurtroppo lontane. Per il futuro, nessuno può avere certezze,visto che agli azzurri i mezzi miracoli non sono del tuttosconosciuti. Stavolta però serve qualcosa in più: peccato cheDonadoni sia nato a Cisano Bergamasco, mica a Betlemme.

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Donadoni stavoltaperde la pazienza«Hanno visto Panucci fuori campo,non la regolarità del gol di Toni»di Stefano Edel (inviato a Zurigo)

Schiuma rabbia, il clan Italia, contro l’arbitro Ovrebo. Rabbiadi cui si rende subito interprete Roberto Donadoni. Il golannullato a Toni nel primo tempo era regolare. «È buffo chevedano Panucci fuori dal campo con l’Olanda e poi non ilgiocatore sul palo. L’errore ci è costato caro», sbotta il ct aimicrofoni della Rai.Tanta sfortuna. Non c’è mai un accenno diretto al fischiettonorvegese («Degli arbitri non parlo, lo sapete»), eppure moltecose non quadrano, nel bilancio finale del tecnico azzurro.Guardando alla partita nel suo insieme, Donadoni sintetizzacosì il pareggio del Letzigrund: «Giornata-no. Non è stata unagara tanto fortunata per noi – rileva – Abbiamo corso tanto ealla fine c’è mancato poco che perdessimo». È chiaro che unpunto non lo soddisfa: «Meritavamo di vincere e la deabendata non ci ha dato una mano».Bisogna parlare del gioco, e della mentalità esibita dallasquadra. Donadoni su questi due aspetti è categorico: «Si èvisto un gruppo che cìè sempre stato, questi ragazzi nonhanno mai smesso di esserci, come avete potuto toccare conmano in questa occasione».La difesa di Zambrotta. E l’errore di Zambrotta, costato ilgol dello svantaggio, a cui Panucci ha messo subito unapezza? «Quello di Gianluca (Zambrotta, ndr) è stato solo uninfortunio, può capitare. Ha appoggiato indietro la pallapensando che l’attaccante avesse una posizione diversa. Poi,

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però, ha disputato una partita di quantità e qualità».Ammette, comunque, Donadoni che c'è un problema disterilità in attacco. «È vero, in due partite solo un gol diPanucci. Ma questa non è una cosa che mi preoccupa, cosìcome la difesa: non mi pare che ci siano stati errori. Abbiamospinto tanto, contro una Romania che aveva chiuso tutti glispazi così come aveva fatto nella gara con i francesi. Dioccasioni da rete ne ho contate tantissime».Toni e Del Piero. Li difende, e non solo perché gli sonopiaciuti entrambi. «Alex ha speso tanto, è andato spessodentro, è anche tornato indietro. Poi la fatica si è fatta sentire,aveva preso una botta e aveva bisogno anche di unantidolorifico. Per questo l’ho sostituito». E di Toni, ancoraall’asciutto, cosa vogliamo dire? «Mi ha soddisfatto. Si è datotanto da fare, ha lottato tra i due difensori, ha fatto sponda, ealla fine gli è mancata forse la brillantezza per segnare. Anzi, ilgol lo aveva fatto». Ora bisogna vincere. Il ct riferisce dello stato d’animo dellasquadra nello spogliatoio: «I ragazzi sono delusi, sanno di averfaticato tanto e di aver raccolto poco in rapporto a quello chehanno costruito. Meritavamo di più dell’1-1, insisto. Ma ildispiacere, loro e mio, durerà lo spazio di una notte. Cidormiremo sopra e poi da domani (oggi, ndr) ricominceremo».E adesso? gli chiedono. «Adesso c’è la difficoltà di affrontarela Francia e vincere – è la risposta di Donadoni – Quandos’inizia un cammino, si spera di ottenere tanto e il massimo.Non lo abbiamo fatto: con l’Olanda non è andata bene,abbiamo subìto un 3-0 davvero pesante. Contro la Romania,invece, meritavamo di vincere. I cinque cambi nuovi? Non èche chi è stato sostituito è responsabile della sconfitta dilunedì. Nessuna bocciatura, siamo in 24, sottoscrittocompreso, e le colpe sono di tutti quando si perde. Così come

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ci dividiamo i meriti quando si vince».La protesta di Abete. La rabbia, dicevamo. Si può fare buonviso a cattiva sorte, per il gol di Van Nistelrooy giudicatoregolare quando Panucci era finito fuori dal campo non percolpa sua, ma quando gli errori si ripetono, non si può starepiù zitti. Se il ct mastica amarezza, il presidente della FigcGiancarlo Abete non fa mistero di aspettarsi ora che l’Uefaintervenga e prenda posizione sulla topica presa dall'arbitronorvegese e dal suo assistente Randen in occasione del golannullato a Toni. «Gli errori arbitrali ci possono stare –osserva il numero uno della Federcalcio – ma dev’essereindividuata un’omogeneità di comportamento nel rilevare gliepisodi. Come l’Uefa è intervenuta per chiarire la regolaritàdella rete di Van Nistelrooy, adesso ci attendiamo che faccia lastessa cosa sul gol di Toni, che sicuramente avrebbe cambiatola partita».

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Cerchi Del Piero,spunta PanucciIl difensore è stato protagonistainsieme con il portiere Buffondi Antonio Ledà (inviato a Zurigo)

Gli occhi erano tutti puntati su Del Piero e Cassano, i duecavalieri bianchi chiamati da Donadoni per raddrizzare unabarca che sembrava sull’orlo del naufragio, invece guarda checosa si inventa il Dio del pallone. I protagonisti della sfida dioggo con la Romania – gara da dentro o fuori si era detto –sono stati Panucci e Buffon. Due difensori. Due giocatori chein settimana erano saliti sul banco degli imputati per l’avviodisastroso in questi Europei. Buffon, promosso capitano nellagara con l’Olanda si era dovuto inchinare per tre volte araccogliere il pallone sul fondo della rete. Una beffa per unportiere che tre gol in maglia azzurra non li aveva mai presi e,anzi non li aveva presi in tutto il campionato del mondo inGermania. E Panucci? Al difensore della Roma non era andatameglio. Schierato sulla fascia destra aveva subìto la maggiorevelocità degli olandesi ed era uscito dal campo con le ossarotte. Sembrava destinato a lasciare la maglia da titolare einvece Donadoni ha capito che il giocatore ligure avrebbeancora potuto dare il suo contributo.Ha avuto ragione il ct. In un caso e nell’altro. Panucci èl’autore del gol che tiene accesa la fiammella della speranza eBuffon ha fatto il Buffon parando un rigore di Mutu che ciavrebbe rispediti dritti a casa. Due perle in una serata pertroppi versi sfortunata. Due capolavori per grinta, freddezza evoglia di non mollare. Le armi che voleva vedere Donadoni eche sono le sole che possono fare il miracolo contro la

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Francia. Ha cominciato Panucci andando a raccogliere untraversone di Giorgio Chiellini dopo un lungo batti e ribattidalle parti del portiere rumeno Lobont. Il centrale è schizzatoalle spalle di Del Piero e ha bruciato tutti sul tempo toccandola palla quel tanto che è bastato per spingerla in rete. LaRomania conduceva per 1-0 complice una distrazione diZambrotta e Panucci ha festeggiato proprio con il compagnodi reparto.Buffon, il miracolo. Ancora più bella, se possibile, l’impresadi Buffon. L’arbitro Ovrebo ha fischiato un calcio di rigore cheha visto solo lui. Buffon ha provato a protestare poi hachiesto aiuto a se stesso e si è sistemato sulla linea di porta, aundici metri da Mutu e dalla fine del sogno europeo.L'attaccante della Fiorentina (o già ex?) ha preso pochi passidi rincorsa è ha tentato di piazzare la palla a mezza altezzasull’angolo di destra. Buffon è volato proprio li ed è riuscito asalvarsi in angolo. Un capolavoro sotto gli occhi di una curvaazzurra sull’orlo dell'infarto.Nel dopo gara il portiere ha ammesso di aver compiuto unmezzo miracolo e Donadoni ha sentito il dovere diringraziarlo. Il minimo che potesse fare dopo le polemichedell’esordio, quando Buffon aveva detto che quella conl’Olanda era stata la peggiore partita degli ultimi 12 anni.La rivincita. Parole di elogio per Panucci, ma qui la storia èdiversa. Il difensore della Roma è un fedelissimo del ct. «Unodei giocatori – aveva detto in tempi non sospetti l’allenatoreazzurro – di cui ti puoi sempre fidare». Lippi lo aveva fattofuori ai Mondiali tedeschi (e Panucci ne aveva fatto unamalattia) ma col cambio in panchina il giallorosso è rientrato,per la porta principale, nel giro azzurro. «Sono felice di aversegnato il gol del pareggio – ha confessato al termine della gara– ma ora la strada è davvero in salita. Dovremo battere la

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Francia ma state certi che faremo di tutto per riuscirci. Oggiabbiamo giocato meglio della Romania e non siamo stati aiutatidalla fortuna. Il mio gol e il rigore parato da Buffon ci tengonoin corsa ma francamente ci aspettavamo un risultato diverso».Un risultato che diventa fondamentale martedì. L’Italiaripartirà, molto probabilmente da Del Piero e Cassano, manon potrà fare a meno di Panucci, di Buffon e di chi, come idue difensori, non conosce la parola resa.

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Nel campo romla sfida è una festaSpuntano verze, maiale e patatine:un boato al gol di Mutudi Gigi Furini

Verze, maiale, patatine, coca cola, fiumi di birra e un dolcefatto con l’uvetta. Le oltre cento famiglie del campo rom di viaTroboniano a Milano ci accolgono così. Sono le cinque delpomeriggio e la notizia fa gola ai cronisti: cento famiglie romospiteranno altrettante famiglie italiane per vedere insieme lapartita Italia-Romania. Però non tutto sembra filare liscio.Attenzione, le tivù sono accese e le verze sono a bollire inpentola, ma c'è di mezzo la politica.Ecco la polizia. Alcuni esponenti dei centri sociali milanesicercano di intromettersi e organizzano un meeting antirazzistaproprio alle 18 e proprio nel cortile del campo rom. Non solo,l’organizzazione di destra “Cuore nero” vuole impedire aicentri sociali di entrare nel campo. È naturale che arrivi inforze la polizia. Poi, per fortuna, tutto si sistema. I neofascistidi “Cuore nero” non si fanno vedere. Quelli dei centri socialivengono zittiti dalla Digos: «State calmi a vedere la partitaoppure vi mandiamo via».Il maxischermo. Finisce che vince il calcio e davanti a unmaxischermo ci mettiamo a vedere la gara. Beninteso, le centofamiglie rom ci ospiterebbero nelle loro case, ma dentro queicontainer ci sono almeno 50 gradi. Il sole batte e le lamierescottano. Allora si sta in cortile, con i bimbi scalzi che giocanoa pallone, le donne sulla porta che allattano, gli uomini checercano di far partire la televisione. Intervengo: «Ma checasino fate, mettetela sulla Rai e ci vediamo la partita in santa

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pace». No, loro vogliono vedere la Tvr, la televisione rumena.Hanno le parabole, le schede, i decoder, va a sapere dove sicollegano. «Mettila sulla Rai che la vediamo». «No, io hopagato la scheda. Ho pagato e voglio tivù di Romania», diceuno che sembra il capo. È un uomo grande e grosso, con lacamicia bianca. A un certo punto, per tagliare un filo, cerca dispezzarlo con i denti. «Non ce la farai mai, non hai unaforbice»? Ho parlato troppo presto. Il capo tribù ha davverospezzato il cavo tv con i denti. Una roba mai vista. Adessoattacca un paio di spine e, a metà del primo tempo, ecco laTvr. In breve arrivano tutti i ragazzi del campo.L’idolo. L’idolo del campo, però, è Adrian Mutu. QuandoMutu tocca palla, tutti tengono il fiato. Nell’intervallo latensione si scioglie e qualche mamma torna ad allattare. Leverze sono sempre a bollire. «Poi vi fermate a cena. Vinciamonoi e offriamo noi», ci dicono. Accettiamo l’invito. Il campo èstretto fra le mura del cimitero maggiore e la rete metallicadella linea ferroviaria Torino-Milano. Insomma, non sai doveguardare. Meglio guardare la tivù.La ripresa. Comincia il secondo tempo. Segna Mutu su erroredi Zambrotta e la gente esplode. Canti, balli e birra. Neancheun minuto e pareggia l’Italia. Torna il silenzio. Il più contentodi tutti è don Massimo Mapelli, il vice di don Colmegna checon la sua “Casa della carità” gestisce da anni il campo. DonMassimo è un ragazzone sui 35 anni e pesa 150 chili. «Chebella festa», dice. È vero. Però non ha fatto i conti con iltempo. Si alza il vento. Volano i teloni. L’arbitro dà un rigorealla Romania. Tira Mutu e Buffon para. Manca poco alla fine.I tavoli sono imbanditi.«Ma quante verze e quanto maiale avete messo in pentola?».«Per tutti, per tutti», dicono. Mancano cinque minuti alla finee si scatena il diluvio. Raffiche di vento, acqua a catinelle e

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chicchi di grandine. Cerchiamo riparo da qualche parte mentrel’arbitro fischia la fine. «Peccato per la cena che avetepreparato. La mangerete domani, del maiale non si butta vianiente». Aurel, che ha visto la partita al mio fianco, noncapisce. Il cortile diventa un lago, c’è fango dappertutto,dobbiamo andare via.

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Gli applausiaccompagnano gli inniAllo stadio vince il fair play,in maggioranza i tifosi italianidi Stefano Edel (inviato a Zurigo)

Stavolta vinciamo noi. Il rapporto, sugli spalti del Letzigrund,tempio dell’atletica più che stadio di calcio, è di un italiano emezzo, forse due, contro un rumeno. Tradotto in numeri: 11-12.000 tifosi per gli azzurri, non più di 7.000 per Mutu ecompagni.Biglietti a 900 euro. La capienza è di 30.000 spettatoriseduti, e ci sono tutti, per cui i restanti 10-11.000 tagliandisono finiti in “circuiti” locali, il che non esclude che poi sianostati dirottati sia oltreconfine sia verso Bucarest. La scena,comunque, non cambia: «I need tickets», ho bisogno dibiglietti, è la richiesta che arriva da ogni angolo di strada epiazza, e persino nei grandi magazzini della città. Ma non sene trovano, e quei pochi reperibili sono in mano ai bagarini, iquali non si fanno scrupoli nel chiedere sino a 900 euro per unposto di prima categoria (tribuna centrale), quando l’Uefa loaveva messo in vendita a 110.Zurigo “fredda”. Gli svizzeri sono delusi, l’eliminazionedella Nazionale di Köbli Kuhn ha raffreddato sensibilmente illoro interesse per Euro 2008, considerato ora un evento di cuisbarazzarsi in fretta. Zurigo, temperatura a parte (non sisuperano i 18 gradi, anche se il sole viene fuori a tratti, il climaè umido e fresco, qui l’estate sembra ancora lontana),sintetizza alla perfezione il cambiamento di umore della genteverso la kermesse continentale. Non c’è la follia contagiosache si respirava nei giorni scorsi, ad esempio a Berna, follia

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targata Olanda, con migliaia di supporter arancioni a intonarecanti e a bere birra a fiumi sino a notte fonda.Tutti per la Sederova. Dentro lo stadio, man mano che ci siavvicina alla partita, la temperatura, per fortuna, aumenta.Applausi a Del Piero, quando i giocatori entrano in campo(uno striscione recita: «Ale, alzala per noi», ed è simboleggiatala Coppa dell’Europeo), ma soprattutto a lei, Alena Seredova,per l’anagrafe signora Buffon. Si fa a gara per una foto al suofianco in tribuna centrale: la modella ceca, già ammirata aBerna lunedì (ma il confronto con le mogli dei giocatori di VanBasten l’ha vista prevalere di misura) indossa una maglia dellaNazionale con il numero 1 e il cognome del marito stampatosulla schiena.Voi vampiri, noi VamPirlo. È il manifesto che ci piace dipiù, fra striscioni e bandiere (ce n’è una anche di Israele, e nonsi capisce perché) che riempiono la curva alla sinistra dellatribuna centrale, interamente occupata dagli italiani. Vi sonostilizzati due giocatori rumeni con i denti canini che sporgono,assatanati come il loro ct, e, accanto, Andrea Pirlo trasformatoin un Dracula che li prende a pallonate. Poi, subito dietro,quello di tre ragazzi lombardi, talmente sicuri da scrivere:«Vinciamo... facciamo benzina e torniamo...». Beata gioventù. Applausi agli inni. La nota lieta è il fair play fra le tifoserieal suono degli inni nazionali. Applaudono gli italiani,ricambiano i romeni. Meno male, almeno in questo una lezionedi civiltà.

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SABATO 14 GIUGNO

Toh, rispuntail biscotto

Il solito atteggiamento italiano: vincere contro laFrancia potrebbe non bastare se l’Olanda“lasciasse” vincere la Romania. Così, forse ancoraferiti per il Grande Biscotto di Svezia e Danimarca diquattro anni prima, molti nell’entourage azzurrocominciano la solita gara nel mettere le mani avanti.Alla loro guida c’è addirittura il presidente federaleGiancarlo Abete, con argomentazioni da bar sport.Per fortuna al coro non si unisce il ct RobertoDonadoni, che appare molto deciso a giocarsi tutte lecarte nella sfida contro i francesi che solo due anniprima valeva il titolo mondiale e che adesso invece èun “mors tua vita mea” per un “misero” quarto difinale europeo. Nelle due sfide di giornata la Spagnabatte la Svezia nel recupero (2-1) e accede ai quartimentre la Russia fa un bel passo avanti battendo laGrecia (1-0), che è la prima squadramatematicamente eliminata: quattro anni prima eracampione d’Europa.

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LA GIOIA AZZURRA PER LO SCAMPATO PERICOLO

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L’Italiateme la beffaAbete: se l’Olanda non vincenon è una cosa seriadi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Il nostro incubo non ha più la forma di un galletto, ma di unbiscotto. Di quelli buoni per chi li produce e indigesti per chili deve buttar giù. E così il numero della Figc Giancarlo Abeteprende il megafono e annuncia: «Mi aspetto un risultatopositivo dell'Olanda, nel rispetto dei valori visti sino a oggi».La formula. Gli equilibri all’interno dell’Uefa sono sempreprecari, c’è la tendenza a indispettirsi per dichiarazioniconsiderate fuori luogo. Così Abete cerca la formuladell’aggiramento. Non dice «vigilate perché sennò ciarrabbiamo», ma usa un meno contestabile «se le motivazioninon saranno più un dovere, allora dovremo rivedere la questaformula. E questo al di là dell’eventuale danno oggettivo aItalia o Francia». Insomma, come dire «lo faccio per il bene deltorneo, mica per noi».E infatti poi Abete aggiunge: «O tutte giocano sempre almassimo, oppure dovremo pensare a una struttura diversa,come quella della Champions League con eliminazionediretta». Peccato che anche la Champions abbia una primafase a gironi.Olanda più forte. Il presidente Figc prende in mano il filodella logica. «L’Olanda ha dimostrato di essere più avanti, einfatti ha battuto in modo netto l’Italia e la Francia. Il tuttomentre la Romania al contrario ha sofferto e poteva perderesia contro di noi sia contro la Francia. Se vengono rispettatiquesti valori, mi aspetto un risultato positivo dell’Olanda».

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Le riserve. Ieri William Gaillard, portavoce Uefa, ha dettochiaramente che l’Olanda può anche schierare una formazionecon molte riserve. «Non è contrario al regolamento – haspiegato – e ciò permette di far riposare alcuni giocatori».Abete prende atto della dichiarazione, ma non se la sente diandare in guerra per questo. «Il problema non è legato allamiglior formazione, anche noi abbiamo fatto cinque cambi. Epoi tre riserve posso anche avere più grinta e voglia dimettersi in mostra. Noi non guardiamo i singoli ma la capacitàcomplessiva di dare il massimo».«Toni? Ho sbagliato». In queste ore Abete non ha sentitoPlatini («ci vedremo martedì»), ma in Federazione resta lasensazione che l’Uefa abbia iniziato una personalissimabattaglia contro l’Italia. Anche oggi l’Uefa ha infatti fattosapere che l’arbitro Henning Ovrebo ha preso una decisione inbase alla segnalazione del guardalinee: il quale, a sua volta, hagiudicato Del Piero in fuorigioco attivo e non passivo e questotipo di valutazione «non è in alcun caso sindacabile».Il tutto però si scontra in modo brusco con le dichiarazionedell’arbitro Henning Ovrebo: «C’è poco da discutere, sul golannullato a Toni ho sbagliato: l’ho anche detto allacommissione arbitri Uefa», ha affermato ieri al raduno deidirettori di gara di Euro 2008. Vero che il fuorigioco è statosegnalato dal suo assistente, ma Ovrebo è stato onesto aprendersi la colpa in qualità di numero uno della ternaarbitrale.Viene comunque da chiedersi se l’Italia abbia perso il suo pesopolitico. Abete dice di no: «Figuriamoci. Abbiamo vinto unmondiale con la Federazione commissariata e in pienaCalciopoli...».Spettatori boom. Nonostante l’orario poco allettante (le 18invece delle canoniche 20,45), sono stati quasi 16 milioni e

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mezzo i telespettatori che hanno seguito su Raiuno la direttada Zurigo di Italia-Romania, con share attestato sul 79,87%.Nel secondo tempo si è arrivati a quota 18 milioni e 425milaspettatori.

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Il piagnisteopreventivodi Stefano Tamburini

Il tifoso, quello azzurro in particolare, è abituato adaggrapparsi a tutto. Nel 1982 l’Italia di Bearzot vinse ilMondiale battendo Brasile, Argentina e Germania dopo unafase iniziale da torneo dei bar contro Polonia, Perù e Camerun.Nel 1994 negli Usa, l’Italia di Sacchi perse ai rigori la finalecon il Brasile dopo aver fallito la prima fase ed essere stataeroicamente ripescata come migliore terza (su quattro) delgirone iniziale.Dunque, tutto può essere. Stavolta a darci il pass potrebbeessere addirittura il Coefficiente qualificazione che altro non èche il mix fra i punti ottenuti nelle qualificazioni a Euro 2008 eMondiale 2006. Insomma, in qualche modo ci sarebbe ancorada ringraziare Marcello Lippi, vecchio (e forse nuovo) ctazzurro. E dopo? Poco più che imbarazzante immaginare questa Italianei quarti contro la Spagna. Ogni volta che la palla capita neidintorni di Del Piero, Toni, Di Natale, Pirlo – gente che pochimesi fa sapeva inventarsi colpi di genio – sembra che scotti.Cosa che non accade quando ci sono di mezzo Ibrahimovic,Cristiano Ronaldo, un olandese qualunque, Villa o Torres. La differenza è tutta qui: se negassero un rigore a uno fra i bigappena menzionati, l’impressione è che poco dopo farebbesecca mezza difesa e poi il portiere. Questo non vuol dire chegli errori arbitrali non ci siano. Anzi, è da cabaret il tentativodi difesa dell’Uefa («Toni era in posizione regolare, Del Pierono») poi smentito dallo stesso arbitro Ovrebo («Ho fatto unacavolata»). Però, far scattare il coro preventivo dei piagnisteipotrebbe essere pericoloso. Soprattutto se il presidente Abete

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fa un’equazione da bar sport: l’Olanda ha strapazzato Italia eFrancia, deve farlo anche con l’Olanda. Va bene, e allora se irisultati sono scontati cosa si gioca a fare? E poi l’Olanda è inquesta condizione perché ce l’hanno messa Italia e Francia.Chiedere che si impegni è doveroso, ipotizzare complottisenza averne le prove è quantomeno inelegante.Seguendo questa logica a ritroso, i nostri rivali potrebberotirare in ballo il generoso rigore concesso su Grosso durante ilrecupero di Italia-Australia negli ottavi di Germania 2006. Aldi là dell’aiutino, quella era una grande Italia che daval’impressione di poter superare ogni episodio avverso.Insomma, di essere campione del mondo ancor prima didiventarlo. E non aveva bisogno di pensare alle partite degli altri. Ma,statene certi, con l’eventuale successo rumeno con l’Olanda(piccolo particolare: prima ci sarebbe da battere la Francia) ilconcertone per violini e tromboni, partito già ieri, salirebbe divolume. Con il ricordo del paffuto arbitro Byron Moreno, lapasserella sui torti subiti e un’intervista a reti unificate a unoche di queste cose la sa lunga: Luciano Moggi.Naturalmente sorvolando sul fatto che se siamo qui a poterneparlare è per un portiere sceso in tempo dal tetto del pullmandei festeggiamenti mondiali e per un difensore attempato cheha realizzato l’unico, rocambolesco gol. Ma il tifoso azzurro ègiusto che s’aggrappi a tutto: basta non lamentarsi se alla finescopre che sotto c’è il baratro.

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Domenechpunta l’Italia«È il mio piccolo derby»di Stefano Edel (inviato a Chatel Saint Denise)

«Ne reste plus qu’à prier», non ci resta che pregare. È il titoloin prima pagina dell’Equipe, il quotidiano sportivo pereccellenza della Francia. Sintetizza lo stato d'animo di unPaese che, come il nostro, è aggrappato a un sottile filo disperanza: vincere martedì prossimo l’ennesima sfida con icugini d’Oltralpe e restare dentro l’Europeo. Nellaconsapevolezza, comunque, che un successo sugli azzurripotrebbe anche non bastare.Romania-Olanda? Mah... Il timore del biscotto nel match diBerna condiziona un po’ tutti i discorsi del giorno dopo aCasa Francia, un capannone stile sagra paesana dislocatoappena usciti dall’autostrada che porta a Losanna e Ginevra,dove si presentano il ct e Thierry Henry. RaymondDomenech mette subito in chiaro: «Non è un problema mioRomania-Olanda, e non ho niente da dire né a Van Basten néai rumeni. Di lezioni ne ho appena presa una, poche ore fa».Ma poi aggiunge, significativamente: «Marco (Van Basten,ndr) non schiererà gli stessi giocatori utilizzati contro di noi,mi sembra chiaro. Certo, bisogna essere ottimisti per sperareche l'Olanda vinca...».«Il mio derby». Insomma, sperare è lecito, ma bisogna esserepure realisti. «Ci resta una piccolissima chance diqualificazione» esaurisce la questione il tecnico, prima diaffrontare il tema azzurri. «È il mio piccolo derby – confessaDomenech parlando dell’Italia – Non vedo l’ora che arrivimartedì. È una partita straordinaria, che tutti vorrebbero

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giocare. Una piccola finale». Per questo motivo non vuolelasciare nulla d’intentato. «Ce la giocheremo ad armi pari e allafine potremo dire che ci abbiamo provato sino in fondo». Nonc’è paragone con la finale di Berlino 2006: «Era un altromondo, erano squadre diverse. Sono passati due anni, tantecose cambiano. E per fortuna le finaliste di oggi non sonosempre quelle di ieri o dell'altroieri. Altrimenti sai che noia...».L’arbitro? Miope. Ammette di aver dormito poco,ripassandosi le fasi del match di venerdì, la peggior sconfittapatita dai Bleus in un Europeo. «Non siamo stati all’altezza,abbiamo avuto sfortuna e gli olandesi hanno fatto il resto.Onore a loro». Sulla direzione di gara del tedesco Fandelironizza: «C’era un rigore netto, tutti hanno visto quel fallo dimano, tranne l’arbitro. Magari se gli avessimo regalato un paiod’occhiali, non avremmo perso. È stato un po’ miope».Torna Vieira? Di formazione è ancora prematuro parlare, main molti auspicano il ritorno dell’interista. «Patrick sta meglio– ammette Domenech – si sta allenando normalmente, ma nonlo voglio rischiare se non è al massimo della forma». Infine,l’onesta ammissione: «Non ho ancora deciso chi giocherà.Tutto dipende dalla nostra strategia per il futuro dellaNazionale. Il dubbio è: dobbiamo consentire di fare esperienzaai giocatori che sono già scesi in campo o rischiare di lasciaregli Europei senza aver visto alcuni dei 23 in un match dialtissimo livello? In un torneo come questo l’esperienza e lamaturità sono fondamentali, non si può affrontarlo con ungruppo formato interamente da giovani. Vanno gestiti con ilcontagocce per non bruciarli».Henry ci crede. Pur stringendo i denti per il dolore che loperseguita alla coscia, l’attaccante del Barcellona, sinoraautore dell’unica rete dei transalpini, non vede tutto nero.«Abbiamo giocato malissimo per mezz’ora ieri sera (venerdì,

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ndr) – è il suo pensiero – poi ci siamo ripresi e abbiamo creatomolte occasioni. Loro ci hanno fatto gol su corner, incontropiede e l’arbitro ci ha negato un rigore. Siamo ancora incorsa, però, e con l’Italia sarà una grande partita. Io credo chedavvero possiamo qualificarci».

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Donadoni puntaSull’effetto Van Basten«Non ho dubbi sull’impegnoDell’Olanda contro la Romania»di Antonio Ledà (inviato a Baden)

«Conosco bene Van Basten. Lo considero una persona onestae competente e non ho nessun dubbio sull’impegnodell’Olanda nella sfida di martedì con la Romania». Mentre ilpresidente federale Giancarlo Abete sale sulle barricate, il ctindossa i panni del pacifista. Il giorno dopo il pareggio conMutu e compagni Donadoni incontra i giornalisti per ribadireche non ha perso la speranza e che non crede all’ipotesi dicombine ai danni degli azzurri.La teoria del biscotto. Dopo due partite la classifica delgirone è chiarissima. L’Olanda è matematicamente prima emartedì affronta la Romania, seconda. Una vittoria dei rumenirenderebbe del tutto inutile la sfida Italia-Francia. È possibileche gli olandesi prendano sottogamba la gara o, nell’ipotesipiù diabolica, regalino i tre punti alla Romania liberandosi, inun colpo solo, dei campioni del mondo in carica e dei vice? Ilsospetto è fortissimo (soprattutto dopo quello che è accadutoin Portogallo quattro anni fa), ma Donadoni giura di noncredere ai complotti. «Io sono una persona corretta e non mipiacciono i discorsi sentiti ieri. Sono parole in libertà che nonportano da nessuna parte. Noi abbiamo una partita con laFrancia e dobbiamo pensare solo a quella. Gli olandesi farannola loro parte perché io non ho mai visto una squadra scenderein campo per perdere». E il 2-2 di Danimarca-Svezia che chicacciò fuori dagli Europei in Portogallo? Il ct preferiscecredere nella casualità. «Otto anni fa – ricorda – l’Italia giocò

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contro la Svezia a qualificazione già ottenuta. Cambiò ottogiocatori eppure vinse quella partita. Io credo che Van Bastennon regalerà nulla a nessuno e se farà giocare qualche riservastate sicuri che chi scenderà in campo cercherà di fare megliodei compagni». Attaccante cercasi. La sfida con la Romania ha confermato ledifficoltà dell’Italia in zona gol. Donadoni ne prende atto madifende i suoi bomber. «Abbiamo fatto una buona partita,abbiamo spinto e faticato e c’è mancato solo quel pizzico difortuna che, certe volte, è fondamentale. Io però sonosoddisfatto per lo spirito fatto vedere dalla squadra e per ilnumero di occasioni da gol che ha costruito. Non sto aguardare chi ha segnato. L’importante è continuare aesprimersi con questa intensità». Niente rimproveri, insomma,per Toni e Del Piero. «Avevo detto alla vigilia – ha spiegato ilct – che avere in squadra il capocannoniere della Bundesliga equello del campionato italiano non significava avere la garanziadi chissà quanti gol. Purtroppo i fatti mi stanno dandoragione. Ma Toni e Del Piero non si discutono».Altra formazione. A tre giorni dal match con la Francia il ctracconta di non aver deciso chi scenderà in campo. «Aspettol’ultimo allenamento ma non escludo altri cambi. Dipendedalla condizione fisica di chi ha giocato ieri e dalle capacità direcupero. Mi sembra di aver già dimostrato che in questasquadra non esistono gerarchie ma 23 titolari». E Cassano?«Ha giocato due spezzoni contro Olanda e Romania e ha fattobene. Potrebbe partire titolare ma ora come ora vi dico chenon lo so».Arbitri e dintorni. «Sapete che non mi piace parlare degliarbitri. Non lo faccio per principio e non lo faccio adesso.Considero la prova del signor Ovrebo poco brillante, ma puòcapitare. L’arbitro fa parte del gioco e noi abbiamo l’obbligo di

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guardare avanti». Rieccolo il Donadoni pompiere. «Leproteste? Il risultato non cambia e le immagini le hanno vistetutti. Pensiamo alla Francia».

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DOMENICA 15 GIUGNO

Donadoni pensaad altri cambi

A due giorni dalla supersfida con la Francia, il ctazzurro Roberto Donadoni pensa ad altri cambi: ilrientro di Ambrosini a centrocampo e Cassano e DiNatale al fianco di Toni in un tridente “pesante”. Lepartite di giornata offrono la clamorosaqualificazione della Turchia, capace di battere 3-2 laRepubblica Ceca rimontando due reti di svantaggio econ un giocatore di movimento fra i pali negli ultimiminuti al posto del portiere espulso. Fa una piccolafesta anche la Svizzera, capace di far due gol alPortogallo, già qualificato.

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ANTONIO CASSANO IN AZIONE CONTRO LA ROMANIA

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Il ct mischiale carteCassano e Di Natale con Toni,a centrocampo torna Ambrosinidi Antonio Ledà (inviato a Baden)

Dopo Toni e Del Piero ci prova Cassano. Il ruolo di salvatoredella patria questa volta tocca al baby talento della Bari vecchia.Al giocatore che ha fatto impazzire di tifosi della Roma e delReal Madrid ma che in un’altra città di mare, la Genova di DeAndrè, di Colombo e Renzo Piano, è riuscito ha coniugaretalento e praticità. Tocca a lui prendere per mano una Nazionalesull’orlo del baratro e riportarla sulla strada per Vienna. Nonsarà facile perché le sorti dell'Italia non dipendono solo dalrisultato della gara con la Francia in programma dopodomanisera a Zurigo (bisognerà aspettare buone notizie da Olanda-Romania) ma la sfida è intrigante. Cassano sta bene, ha fatto duespezzoni con l’Olanda e con la Romania e ora chiede strada.Donadoni sembra intenzionato a concedergliela e anche oggi, perquel poco che si è visto, ha lavorato su questa ipotesi. Il giovaneattaccante doriano dovrebbe prendere il posto di Del Piero maspostato a destra, più nel ruolo di esterno che da seconda punta.Torna Di Natale. In questo modo potrebbe ritrovare lamaglia azzurra Antonio Di Natale che, dopo l’esordiosottotono contro gli olandesi, sembra rinfrancato.L’alternativa è quella vista nei secondi 45’ contro la Romania:Camoranesi a destra, Toni al centro dell’attacco e Cassanolargo a sinistra. La prima ipotesi è decisamente più offensiva,la seconda più prudente ma, forse, più equilibrata.Chi in mezzo? La scelta dipende anche dai tre delcentrocampo. Dando per scontata la conferma di De Rossi e

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Pirlo (ma sarà così?) la terza maglia è in ballottaggio traPerrotta e Ambrosini. Il milanista sembra leggermente favoritoma la scelta è tutt’altro che fatta. Anzi, nelle ultime ore hannoripreso quota anche le speranze di Gattuso e del romanistaAlberto Aquilani. Quest’ultimo ha dalla sua il fatto di nonaver ancora giocato e la grande facilità di tiro. Arma che in casaItalia ha fatto cilecca. Aquilani potrebbe tornare utilenell’ipotesi Camoranesi-Toni-Cassano con De Rossi e Pirlochiamati a giocare davanti alla difesa.Dietro tutto deciso. Quest’ultimo è il reparto con meno variabili.Buffon non è in discussione tra i pali e così Chiellini e Grosso. Adestra dovrebbe trovare spazio Zambrotta (che ha sulla coscienzail gol di Mutu che poteva costarci carissimo) mentre l’altrocentrale dovrebbe essere Panucci. Oggi il giocatore si è allenatoregolarmente e i medici hanno rassicurato il ct sulle sue condizioni.Il giallorosso soffre, da tempo, di un risentimento tendineo equest’anno non ha mai giocato tre partite in una settimana. Lasfida con la Francia però è troppo importante e il difensore hachiesto di esserci. Non dovesse farcela tornerebbe in campoBarzagli, una delle vittime del massacro olandese. Il dubbio, inquesto caso, è legato all'esperienza dei due centrali e potrebbeconvincere il ct a coprire la difesa rinforzando la linea dei mediani.Dunque, Gattuso per Pirlo? Difficile capirne di più, anche perchéDonadoni continua a mischiare le carte e a fare allenare la squadra aporte chiuse. Di certo l’allenatore azzurro sa di giocarsi tutto e saanche che potrebbe non bastare vincere perché un successo dellaRomania contro l’Olanda ci rispedirebbe dritti a casa.C’è però modo e modo di uscire di scena. Una vittoria sullaFrancia renderebbe l'eliminazione meno amara, un’altrasconfitta sarebbe il fallimento di un ciclo. E allora, tra i dubbidel ct, ecco la nuova certezza: Sant’Antonio pensaci tu.

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Cassano,un tormentoRaffica di scherzi,solo Pirlo non gradiscedi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Dimenticato, ripescato, subentrato. E ora eccoci qui adaffidarci nelle mani e nei piedi di sant’Antonio da Bari, l’uomoche dovrebbe illuminare l’attacco contro la Francia. DelCassano-giocatore conosciamo tutto, idem delle bizze chehanno accompagnato la sua carriera, ma forse sappiamo pocodi come sta vivendo questi giorni di ritiro con il clan azzurro.Dal bunker dell’Hotel Schloss Weikersdorf di Baden qualcosaabbiamo scoperto.Macché dormire... È il Duracell dello scherzo. Per lui è belloperché non dura poco. Finito uno, ne inizia un altro.Micidiale. Il meglio di sé Cassano lo offre la sera, quando inalbergo qualcuno inizia ad abbioccarsi sul divano davanti alla tvcomune. Guarda tutti, li controlla, e appena vede mezzo occhiochiuso... zac: il minimo è una strizzatina alle parti intime,altrimenti c’è il mignolo infilato pian piano nell’orecchio, o iltelecomando a colpire il ginocchio. Gli scappellotti sonoall’ordine del giorno (anzi, minuti...), mai dare le spalle aCassano perché ti punisce più di Van Nistelrooy e Mutu messiinsieme. Altra sua specialità è lo strappo dei peli (pochi) dallegambe dei compagni. Lui si accuccia zitto zitto dietro alcompagno, mira il punto giusto, e poi vai col pelo tirato. Diretevoi: ma gli altri come reagiscono? Cassano è molto benvoluto daicompagni, è una mosca tse-tse ma tutto sommato sta evitandogli eccessi del passato. E visto che a turno un po’ tutti sonovittime dei suoi scherzi, per uno che viene colpito ce ne sono

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un’altra decina che vedono la scena e si sbellicano dalle risate.Sotto questo profilo Cassano è diventato addirittura un buoncollante per il gruppo.Lo sgambetto. Ogni giorno Cassano ne inventa una nuova.Tra le ultime vittime c’è Totò Di Natale, poco prima diiniziare l’allenamento. I due sono entrati in campocamminando a fianco, a un certo punto Cassano ha richiamatol’attenzione di Totò puntando il dito verso la tribuna come adire “Oh, guarda chi c'è lì”. E appena Di Natale ha alzato losguardo, il barese gli ha messo la gamba davanti per il piùclassico degli sgambetti. Riuscito naturalmente, con Di Natalefinito tragicomicamente a terra.Quella volta a Carraro. Non è sbruffone Cassano, è propriofatto così. Non molti conoscono l’episodio del novembre2003, in occasione della prima chiamata in azzurro perAntonio. Al campo si presenta l’allora presidente Figc FrancoCarraro che si dirige verso il barese per salutarlo: «BuongiornoCassano, ben arrivato». E lui, 21 anni, quasi un bambino:«Uee... Franco, dammi pure del tu».Gaffe in aereo. Ogni tanto Cassano supera però il limite. Èsuccesso ad esempio sull’aereo verso Vienna, di rientro dallapartita persa contro l’Olanda. Sul volo c’erano giocatori, stafftecnico e federale, ma anche diverse mogli e fidanzate. Pocodopo il decollo, Antonio s’è impossessato del microfono dibordo e ha commentato: «E bravo Borriello. La tua Belen lebatte tutte 10-0». Dove per Belen s’intende Belen Rodriguez,23enne showgirl argentina fidanzata col bomber ex Genoa.Facile immaginare l’imbarazzo non solo della coppia (che sene stava appartata in fondo all’aereo) ma soprattutto dellealtre signore ben poco abituate a sgarri del genere. La piùirritata, sembra, Alena Seredova e di conseguenza il suo GigiBuffon.

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L’anti-Cassano. Il giorno e la notte, o se preferite MassimoBoldi e Morgan Freeman. Il vero opposto di Cassano èAndrea Pirlo: taciturno, serioso, poco amante degli scherzi. Aquanto pare Cassano è stato avvertito, e di solito gira alla largada lui. Chissà, forse è solo perché non ci trova soddisfazione.

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Donadoni bravoma dovrebbeessere più ruffianoIntervista al procuratore Claudio Pasqualindi Angelo Bonacossa

Dopodomani Francia-Italia, dentro o fuori. «Speriamo di restare in corsa. Basterà battere la Francia esperare in un risultato a noi favorevole nell'altra gara».Olanda-Romania faranno il “biscotto”? «Un sospetto è lecito averlo, ma alla fine sarà partita veraanche se scendono in campo le seconde linee».Il futuro di Donadoni? «Legato al risultato di dopodomani».La firma del contratto in ritiro? «Era brutto andare a un Europeo con un ct senza la firma. Èstato un contratto politico».Che ct è Donadoni? «Una bravissima persona, ma nello spogliatoio non hal’appeal di Trap e Lippi. E' serio, ma ha poca esperienza. Ècoerente, tira dritto per la sua strada, ma gli manca quelpizzico di ruffianeria che serve sempre. Si trova anche agestire una squadra che difetta sotto il profilo fisico. Sefacciamo un sondaggio, la metà degli italiani non lo vorrebbecome ct».La sorpresa di questo Europeo? «Il Portogallo, penso che possa arrivare in fondo. I lusitanisoffrono di saudade europea, ma quest’anno hanno una bellasquadra dove gioca ancora quel Nuno Gomez che avevoimportato io tanti anni fa».La Spagna?

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«Può vincere l’Europeo. Ha un Villa in forma eccezionale». Già richiesto da squadre italiane? «Stranamente no. I club che potrebbero chiederlo sono Inter eMilan, ma siamo sofistici: non deve essere solo bravo e faregol, deve avere tutta una serie di caratteristiche...».Nazionali che andranno all’estero? «Il Wolfsburg, Bundesliga tedesca, vorrebbe Di Natale, manon ce lo vedo in Germania».

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Buffon ci crede:l’avventura non è finitadi Antonio Ledà (inviato a Baden)

«A otto minuti dalla fine della sfida con la Romania eravamofuori. Quel rigore può essere la svolta di un Europeo natosotto una cattiva stella ma che può riservarci molte sorprese.Dopo l’Olanda ho chiesto scusa agli italiani, ma alla fine ciringrazieranno». Gianluigi Buffon, inserito dall’Uefa nel Top11 delle prime due giornate, si fa coraggio in vista del matchcon la Francia. Il portiere sposa la linea Donadoni («Noncredo alla teoria dei complotti»), assolve l’arbitro Ovrebo(«Ha sbagliato, ma non creiamoci alibi»), e confessa di nonaver perso la speranza di passare il turno.«Italia-Francia è una partita dai mille risvolti – ha spiegatooggi in conferenza stampa – ma dopodomani non dovremopensare al passato. Sappiamo di dover vincere e siamoconvinti di averne le possibilità. Loro vengono da un 4-1pesantissimo subìto con l’Olanda e devono riuscire aricompattarsi. Cosa che non è sempre facile». L’Italia, invece,ha dimostrato che quello con gli olandesi è stato solo unincidente di percorso. «Una partita nata male e conclusapeggio», ma solo una partita.«Contro la Romania – ha detto l'unico azzurro inserito nellaformazione ideale del campionato europeo – abbiamo giocatoun’altra gara. Abbiamo costruito un sacco di occasioni da golche non abbiamo sfruttato solo per sfortuna. Credo che vadaapprezzato lo spirito di reazione della squadra perché in casidel genere, dopo una sconfitta per 3-0 all’esordio, il rischio divenire schiacciati dalle responsabilità è concreto».L’Italia invece ha reagito e ora ha voglia di confermare lacrescita con la Francia. «Mi aspetto una gara dura – ha

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continuato Buffon – perché sappiamo che solo una vittoriapuò mantenerci in corsa. Ci proveremo anche per metterci inpace con la coscienza. Uscire dall’Europeo con quattro punti,dopo aver battuto la Francia, non sarebbe una disfatta».Paura del “biscotto”? Sul questo punto il numero uno azzurrola pensa esattamente come il ct. «Premesso che per noi saràfondamentale concentrarci solo sulla partita di Zurigo, io noncredo che l’Olanda si lascerà battere dalla Romania. Il parallelocon quanto è successo in Portogallo non regge perché allora siala Svezia sia la Danimarca avevano interesse a pareggiaresegnando due gol a testa. Questa volta la vittoria interessasolo alla Romania mentre l’Olanda non ha nessun interesse afarsi battere. Non solo, ma le cosiddette riserve faranno ditutto per conquistarsi il posto in squadra e dunque non cisaranno cali di tensione».In realtà un motivo per non impegnarsi troppo l’Olanda loavrebbe: non ritrovare l’Italia o la Francia in semifinale.Motivo sufficiente per fare strada ai rumeni? «Credo di no –ha spiegato il portiere – perché in questo momento l'Olandanon ha bisogno di fare calcoli. Vive una stagione magica e noncredo che Van Basten si porrà il problema di chi incontrerà insemifinale. Dopo tutto ha già battuto sia noi sia la Francia,perché dovrebbe temerci? Io invece mi auguro di ritrovareproprio l’Olanda perché vorrebbe dire aver superato il primoturno». Il discorso torna così al capolinea: la sfida da dentro a fuoricon i cugini d’Oltralpe. «Il mondiale è lontano ma è chiaro cheItalia-Francia è una sfida che assume un sapore particolare. Ionon vedo l’ora di scendere in campo e non temo la tensione.Ve lo dico con l’esperienza di chi dopo la vittoria ai Mondialiha fatto un anno di serie B». Ottimismo dunque perché ilpallone «toglie ma sa anche dare. Contro l’Olanda abbiamo

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giocato male, ma ci è andato tutto storto, contro la Romaniaabbiamo giocato una buona gara e non siamo riusciti a vincere.Anzi a otto minuti dalla fine eravamo fuori dagli Europei. Perchi crede nel destino quel rigore parato a Mutu puòrappresentare la svolta del nostro campionato. In fondo levittorie in manifestazioni come questa sono spesso il frutto dicircostanze fortunate o di episodi favorevoli. Noi fino a ogginon siamo stati aiutati dalla buona sorte e se riuscissimo apassare il turno è solo perché ci abbiamo messo molto delnostro. Un merito in più. Un motivo per pretendere unminimo di riconoscenza dalla stampa e dai tifosi».«In questi due anni – ha concluso il portiere – abbiamorealizzato un sacco di cose positive e l’avventura non è ancorafinita. Batteremo la Francia e chissà...».

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Gli arbitriin sovrappesodi Valentino Beccari (inviato a Vienna)

La classe arbitrale non va in paradiso. La stessa Uefa, tradifese d’ufficio, mezze ammissioni e bocciature, hasostanzialmente confermato l’infelice campionato delle ormaiex giacchette nere. Sviste clamorose, incomprensioni conassistenti e quarto uomo, ma soprattutto scarsa forma fisica.Già, troppe volte gli arbitri erano stati distanti dall’azione ohanno infastidito le trame di gioco facendosi trovare sullatraiettoria della palla. Segno di una condizione atletica non ottimale e di problemicon la bilancia. Insomma, poche diottrie e troppi chili.Se è vero che un arbitro percorre in media dieci chilometri apartita, in pochi tra i dodici designati per arbitrare a Euro2008 hanno il fisico da mezzofondista. Va bene che siamo inSvizzera ma a un arbitro di calcio si chiede un dinamismomaggiore rispetto agli arbitri elvetici per eccellenza: GennaroOlivieri e Guido Pancaldi, quelli di Giochi senza frontiere. E pensare che in Italia sono dei veri e propri atleti: radunoprecampionato a Sportilia, ripetute sui 400 metri e frequentitest con il cronometro. Se non corri sotto un certo tempo nonarbitri. Howard Webb, quello di Italia-Olanda, è il più giovanefischietto degli Europei ma la pancetta da qualche birra ditroppo gli ruba almeno dieci anni. Nella sua Roterham, inInghilterra, fa il poliziotto e in effetti in campo usa ilfischietto come un vigile che dirige il traffico. Fuori luogoanche Peter Vink. L’olandese cerca sempre di risparmiaregambe e fiato e per fare meno strada finisce per trovarsi dovenon dovrebbe, come in Svezia-Spagna, quando si è fatto

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travolgere da un giocatore iberico. Una bella dieta bilanciatafarebbe comodo anche a Konrad Plautz che tiene i ritmi delcampionato austriaco ma non regge le accelerazioni di untorneo di alto livello. Per lui più verdure bollite e menowürstel. Di Tom Ovrebo meglio non parlare. Lo psicanalistanorvegese può fare domande esistenziali ma non rovinarel’esistenza agli altri.Decisamente in ottima forma fisica il nostro Roberto Rosetti,che però non sempre è stato lucido nelle decisioni. Ancora piùtirato è lo svizzero Mario Busacca, ex atleta di buon livelloche sui 1.500 piani batterebbe anche qualche calciatore inattività, che dirigerà Olanda-Romania.

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LUNEDÌ 16 GIUGNO

I cugini,ancora loro

Siamo alla vigilia della sfida decisiva contro laFrancia del ct Raymond Domenech. La tensione èpalpabile nel ritiro azzurro. Negli incontri digiornata, la Germania festeggia il passaggio delturno grazie a una sassata di Ballack che condannal’Austria padrona di casa (1-0) mentre la Croaziasupera la Polonia con lo stesso punteggio.

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IL CT FRANCESE, RAYMOND DOMENECH

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L’Italia non vuoleandare in feriePotrebbe bastare un parima serve un “aiutino” dall’Olandadi Alessandro Bernini (inviato a Zurigo)

Più che una partita, sembra un foglio del menù. Gli austriacil’hanno già ribattezzata in modo un po’ scontato “pizza gegenchampagne” (dove gegen sta per “contro”), noi ci abbiamoaggiunto biscotti e torta visto che da sempre a tavola siamodei lussuriosi non da poco.Cattivi pensieri. Oltre alla lussuria c’è pure un pizzicod’invidia. Perché non essere padroni del nostro destino cirovina lo stomaco, ci fa pensare male. Seguendo la Andreotti-teoria siamo da mani nei capelli, ma non ci resta che provarcitenendo anche le antenne verso Berna. È evidente che, al di làdelle dichiarazioni ufficiali come al solito un po’ banali, incampo i giocatori vorranno sapere (eccome...) quello cheaccade in Olanda-Romania. E le notizie condizioneranno lasfida, su questo non ci piove. C’è un flashback dal qualeripartire. Se siamo a Euro 2008 è anche perché la Georgia, giàeliminata, riuscì a battere 2-0 la Scozia al terzultimo turnodelle qualificazioni. Un regalino e un colpo di classe (lavittoria azzurra a Glasgow): proprio quello che servirà domanisera.Vai Cassano. Donadoni anche oggi ha blindato la squadra, enessuno è ancora in grado di capire la formazione vedendo seigiri di corsa e cinque minuti di stretching. Qualcosa peròtrapela, radio-spogliatoio garantisce che Cassano sarà incampo e in effetti il ct negli ultimi giorni l’ha sempre provatofra i titolari. Fuori Del Piero dunque, fiducia a Toni (ci

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mancherebbe), mentre la terza maglia là davanti se la giocanoCamoranesi e Di Natale: spazio al primo se si pensa agliequilibri, dentro Totò se ci si vuole giocare il tutto per tutto.Attenti però a una possibile sorpresa dell’ultim’ora: fuoriCassano, dentro sia Di Natale sia Camoranesi, come control'Olanda.Dubbi in mezzo. In difesa la linea a quattro Zambrotta-Panucci-Chiellini-Grosso sembra sicura. Altre novità invecearrivano a centrocampo. Il faro di Pirlo illumina poco, maDonadoni stravede per lui e prima di toglierlo ci penserà 100volte. Conferma per De Rossi, salgono le azioni di Ambrosini(al posto di Perrotta), pronto anche Gattuso.Atteggiamento. Al di là di nomi e moduli, l’Italia devecambiare faccia perché altrimenti può scordarsi la vittoria. Itemi tattici li abbiamo provati tutti: possesso di pallaavversario e ripartenze contro l’Olanda, l’esatto oppostocontro la Romania con noi ad attaccare e loro arroccati.Niente, doppia delusione anche se gli arbitri ci hanno messo lozampino. Domani sera avremo di fronte una Francia che èriuscita a fare peggio di noi. Travolta dall’Olanda ma anchemai capace di mettere in crisi la Romania. Per quanto vistosino a oggi siamo insomma leggermente superiori, e anche perquesto Domenech cercherà di stravolgere le carte in tavolacambiando look alla squadra.Calcoli e gol. Una cosa è sicura: l’Italia almeno un gol lo devesegnare, altrimenti non ci sono santi olandesi che tengano. Learmi ci sono, a partire dai guizzi di Cassano al quale si chiedepiù incisività (e magari tiri in porta) rispetto al match con laRomania. E poi Toni non potrà mica essere sempre cosìpasticcione. Chissà che il profumo di Berlino non lo rianimi. Charter pronto. Tutti fiduciosi, tutti speranzosi. Ma intantoi dirigenti federali hanno già prenotato il charter per

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l’eventuale ritorno a casa. Domani sera, subito dopo la partita,per gli azzurri c’è pronto il volo Zurigo-Vienna, conpernottamento dunque a Baden. Poi, se dovesse andar male,appuntamento per dopodomani pomeriggio, ore 18: voloVienna-Milano-Roma con doppio scalo a seconda dellenecessità dei giocatori. Solo cabala o brutte sensazioni?

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Sfida su due campidi Stefano Tamburini

Poi magari finisce che domani sera in qualche modo l’Italiaavrà un guizzo d'orgoglio e – forsanche all’ultimo tuffo –strapperà una qualificazione più o meno eroica ai quarti. Edopo, fra colpi di tacco e altri di parti meno nobili ma non perquesto meno importanti, potremmo anche trovarci araccontare tutta un’altra storia.Dopo, appunto. La realtà per ora parla di una qualificazionecomplicatissima, anche ma non solo per l’intreccio dei risultatiche potrebbero uscire dai due incontri che si disputeranno aZurigo e Berna, a 125 chilometri l’uno dall’altro ma è come sesi giocasse sullo stesso campo. Gli specialisti di lacrimepreventive e fazzoletti intrisi di sospetti – tutti concentratinell’attribuire i problemi azzurri allo scarso impegno degliolandesi già qualificati – hanno sorvolato su un piccolodettaglio: domani sera dovremmo vincere (o pareggiare, macon qualche rischio in più) contro la Francia. E sapete daquant'è che non vinciamo una partita al 90’ contro i cuginastrid'Oltralpe? Dal 1978, mondiali di Argentina, 2-1 per noi inrimonta dopo il gol a freddo di Lacombe e marcature di Rossie Zaccarelli, due che ormai hanno i capelli bianchi. Domani sera all’Italia potrà anche accadere di festeggiare unaqualificazione ai quarti grazie alla combinazione di due eroicipareggini e una batosta storica. Quattro anni fa in Portogallo,al Trap e alle sue acquasantiere, non bastarono cinque punti intre partite. A Donadoni potrebbero non bastarne quattro:battendo la Francia potrebbe infatti capitare di doversiinchinare alla vittoria della Romania contro le riservedell'Olanda ormai qualificata. Un punto di differenza mascenari del dopo immutati rispetto al 2004. A Roma

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scatterebbero i preparativi per la presentazione del nuovo(vecchio) commissario tecnico, Marcello Lippi, con leimmancabili, ipocrite e patetiche assicurazioni di aver decisotutto all’ultimo momento.E lungo tutto il tragitto di ritorno, da Zurigo a Baden e poi pertutta l’estate e anche oltre, via alle proteste con l’Uefa, lerichieste di modifiche al regolamento, le accuse all’Olanda diaver perso più o meno apposta con la Romania.Dimenticando che: 1) l’Olanda durante le qualificazioni èarrivata seconda nel girone vinto dalla Romania; 2) che durantele stesse qualificazioni non ha mai vinto con la Romania (unpareggio e una sconfitta); 3) che se l’Olanda è arrivataall’ultima sfida del girone già qualificata la colpa è solo dellesquadre (Italia e Francia) che nelle due partite precedentihanno fatto una figura barbina.Poi magari finisce che l’Olanda il suo dovere lo farà fino infondo e gli azzurri non saranno capaci di fare altrettanto con laFrancia. E allora, oltre all’amarezza, ci sarebbe anchel’imbarazzo di qualche lettera di scuse da spedire in giro.Meglio non pensarci: buon tifo a tutti.

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Noi e i francesi,acerrimi rivalima sotto sottoci vogliamo benedi Lucio Caracciolo

Italia-Francia: non solo calcio. Dai cugini transalpini ci dividenon solo una recente rivalità calcistica – fino a qualche annofa, i francesi si concentravano su altre specialità – maun’antica storia di amore e odio.Noi italiani abbiamo fondato il nostro Stato unitario anchegrazie alla Francia, e fino a tutta la prima metà del Novecentola lingua e la cultura francese erano di casa nell’aristocrazia enella buona borghesia nostrana. Qualche milione di italiani siera nel frattempo trasferito Oltralpe, alla ricerca di quel lavoroche da noi non trovava. Diventando peraltro rapidamente efieramente francese: Platini docet.Nell’ultimo mezzo secolo, questa frequentazione ègradualmente impallidita, certo non aiutata dalla coltellata allaschiena inflitta dal duce alla Francia già in balìa di Hitler, nédalle ambizioni postbelliche di de Gaulle, il quale rivendicavala Val d’Aosta, una buona fetta di Piemonte e la Liguria fino aSavona, bloccato in extremis solo dagli americani.Ecco, gli americani, il terzo incomodo fra noi e loro. Ilrapporto nostro e dei cugini verso la superpotenzad’oltreatlantico è paradigmatico delle nostre cordialidissonanze. I francesi non hanno mai accettato l’idea di nonessere più i numeri uno al mondo. E forse molti di lororimpiangono la generosità di Napoleone, il quale nel 1803svendette per pochi franchi la Louisiana – all’epoca, metàdell’America – a quei provinciali di Washington e dintorni. I

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quali ne fecero il trampolino di lancio per l’espansioneterritoriale nel loro continente e nel mondo.Quanto a noi, che l’America l’abbiamo scoperta – giù le manida Cristoforo Colombo! – abbiamo da tempo smesso ognivelleità di potenza e qualsiasi ipertrofia nazionalistica. Gliamericani, tutto sommato, ci stanno bene. E sappiamo quantodel nostro benessere dobbiamo loro, specie per i primi decennidel secondo dopoguerra. Eppoi, se proprio dobbiamoinchinarci davanti a qualcuno, meglio farlo davanti al NumeroUno che di fronte all’invidiosa Marianna.Allo stesso tempo, sotto sotto francesi e italiani si voglionopiù bene di quanto non credano. Ce lo hanno detto per anni isondaggi, per quel che valgono. E ce lo dice forse quella quotadi ceppo comune che ha resistito alle invasioni barbariche.Certo, il sentimento è squilibrato. I francesi si occupano pocoo nulla di noi, in linea con una certa inclinazioneall’autosufficienza. Noi un po’ più di loro, non per questoconoscendoli troppo bene.Ora la palla dirà chi dei due può sventolare la sua bandierasotto il naso del rivale. Incrociamo tutte le dita possibili.Sappiamo bene che i francesi meditano da tempo una sublimevendetta, dopo l’atroce disfatta dei Mondiali. Se viriuscissero, il nostro Europeo sarà ricordato non tanto perl'eliminazione precoce, quanto perché a infliggercene l’ontasaranno stati i nostri carissimi cugini.

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Donadoni pensa soloa battere la Francia«Non ho telefonato a Van Basten:a parti invertite mi sarei offeso»di Antonio Ledà (inviato a Zurigo)

«Ho i capelli più grigi del solito? Non lo so. Quando mi alzo lamattina ne trovo sempre qualcuno sul cuscino, ma credo chesia normale. Per me questi sono stati venti giorni importantiperò non mi sento né stanco né stressato. Anzi non vedo l’oradi scendere in campo domani». Donadoni sembra in vena diconfidenze alla vigilia del match più importante della stagione,ma basta una domanda sulla formazione per farlo chiudere ariccio.Ha già deciso la squadra che scenderà in campo contro laFrancia? «Nella mia testa sì, ma non aspettatevi indicazioni. Questavolta scoprirete la formazione solo all’ultimo minuto».Come vive la vigilia? «Siamo pronti, sappiamo che cosa ci aspetta e il valore dellaposta in palio. Ci metteremo tutto quello che abbiamo nelcorpo e nella testa».Gioca Cassano? «Lo vedrete domani. Abbiamo ancora un altro allenamento esolo alla fine comunicherò le mie scelte».Con la Francia, ultimamente, non ci è andata moltobene. «Non guardo mai le statistiche. Avete visto che cosa èsuccesso con l’Olanda? Non vinceva con l’Italia da trent’annie ci ha fatto tre gol. Dobbiamo solo pensare a giocare senzafarci distrare da chiacchiere di altro tipo».

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A proposito. Ha sentito Van Basten? «Non l’ho chiamato per una questione di rispetto. Se fossesuccesso a me, a parti invertite, di ricevere una telefonata allavigilia di un match così mi sarei sentito offeso. E poi sonoconvinto che chi giocherà contro la Romania farà di tutto pernon farsi battere. Io non ho mai visto giocatori di unanazionale scendere in campo per perdere».Quindi basterà vincere con la Francia? «Bisognerà vincere. Ma soprattutto bisognerà concentrarsisolo sulla Francia. Poi è vero che non saremo padroni delnostro destino, ma pensarci oggi non serve a nulla».Ha preparato le valigie? «Le nostre cose sono tutte a Vienna e dopo la gara torneremoa Casa Azzurri. Per fare i bagagli ci vuole un attimo».Torniamo a Cassano. È il giocatore che può risolvere lapartita? «L’Italia ha diversi giocatori in grado di decidere la partita.L’unico gol segnato finora è di Panucci. Però non credo che lasfida con la Francia si possa risolvere con un solo giocatore».Il Cassano di questi ultimi tempi non le ricorda ilDonadoni attaccante del Milan e della Nazionale? «In certe giocate sì. Ha la stessa facilità nel saltare l’uomo el’abilità nel dribbling. Io però ero più utile in copertura.Antonio si muove meno quando la squadra non è in possessodi palla». Allora non è rischioso mandare in campo una squadracon Toni, Cassano e Di Natale, tre attaccanti che nontornano? «È un’ipotesi che avete fatto voi. Io dico che anche altre volteabbiamo giocato con tre attaccanti e la squadra non mi èsembrata sbilanciata».C’era Camoranesi. Ci sarà anche questa volta?

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«Sta bene come tutti gli altri. E come tutti ha voglia digiocare». Il ct francese Domenech ha parlato di derby. Lo pensaanche lei?«Non è un derby ma una partita di calcio tra due grandiformazioni che hanno lo stesso obiettivo e che si rispettano.Noi vogliamo vincere e state certi che ci proveremo».

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MARTEDÌ 17 GIUGNO

L’Italia s’è destaCerto, non c’è lo stesso gusto di due anni prima,quando il successo azzurro valse una coppa delmondo da alzare al cielo. Ma c’è tanta gioia, un gustoparticolare, nel vedere i francesi a capo chino cheescono dal campo e non hanno nulla da dire. Vincel’Italia (2-0) e vince anche l’Olanda (sempre 2-0)contro la Romania, alla faccia della congrega deisospettosi. Il tempo di gioire e subito il pensiero a unquarto di finale da brivido: ci aspetta la Spagna.

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LA GIOIA AZZURRA DOPO IL SECONDO GOL DI DE ROSSI

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Che bello, al mareci vanno i francesiL’Italia vince 2-0e l’Olanda batte la Romania:ora c’è la Spagnadi Antonio Ledà (inviato a Zurigo)

Altro che biscotto. La serata di Zurigo, revival in sordina dellafinale mondiale di due anni fa, ha riservato al ct azzurroRoberto Donadoni una cena completa con portate per palatifini come i gol di Pirlo e De Rossi che ci hanno permesso dibattere la Francia e un gran dessert offerto da Van Basten.L’Olanda ha infatti superato la Romania e ci ha riaperto leporte dell’Europa. Il ct sapeva di giocarsi la gara della vitaeppure ha mantenuto la calma. Ha giocato la carta Cassanoalto a sinistra nel posto occupato prima da Di Natale e poi daDel Piero, ma si è coperto confermando Perrotta sulla tre-quarti con Gattuso, De Rossi e Pirlo a proteggere la difesa.Una sorta di 4-3-2-1 con la squadra in possesso di palla,pronto a trasformarsi in un più tradizionale 4-4-2 nei momentidi difficoltà con Perrotta chiamato a chiudere sulla destra eGattuso largo a sinistra. Il ct francese Domenech ha rispostomandando in campo una formazione più spregiudicata con duepunte fisse, Henry e il giovane Benzema, Ribery libero diaffondare sulla sinistra e Gavou a destra. Fuori tre senatori delcalibro di Thuram, Sagnol e Malouda. Scelta coraggiosa, forsegià proiettata nel futuro. Scelta che però non ha pagato.Partenza sprint. L’Italia infatti è partita subito bene e dopoaver lasciato sfogare gli avversari per cinque minuti hacominciato a lavorare sui fianchi una difesa apparsa tutt’altroche impeccabile. Toni e Perrotta hanno avuto due occasioni

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per sbloccare il risultato, poi è arrivato il rigore della svolta.Toni si è liberato di Gallas e il centrale lo ha atterrato, dadietro, al momento del tiro. L’arbitro Michel non ha avutoalcun dubbio: rosso per il francese e palla sul dischetto. Pirlosi è incaricato del tiro e ha piazzato una gran botta sullasinistra.Il vantaggio. Sull’1-0 e con un uomo in meno (uno e mezzovisto che Domenech aveva già dovuto sostituire Ribery,infortunato dopo un contatto con Zambrotta) la gara si èmessa in discesa. Toni ha avuto un’altra occasione clamorosa,Cassano si è esibito in qualche numero dei suoi, Grosso hacentrato un palo su punizione. Poi l’attenzione si è spostatasulle notizie che arrivavano da Berna: 0-0 alla mezzora, 0-0 al40', 0-0 alla fine del primo tempo.Piccola leggerezza. Gli azzurri hanno ricominciato a credercie questa è stata una piccola leggerezza. Nella ripresa, infatti, lasquadra è sembrata meno concentrata che in avvio e hacominciato a concedere spazio agli avversari. Per nostrafortuna Henry è l’ombra del bel giocatore di qualche anno fa eBenzema ha talento ma si è perso nella morsa di Chiellini ePanucci. La Francia ha comunque tentato di rimettere in piedila partita e il conto alla rovescia in attesa del 90’ è diventatoun’angoscia con i Bleus sempre più rabbiosi e il terrore deltradimento olandese.Boato da Berna. Timore rientrato al 55’ quando sui maxischermi del Letzigrund Stadio è comparsa la notizia del primovantaggio olandese. Donadoni non può non aver pensato allepromesse di Van Basten e ha deciso a difendersi richiamandoin panchina Pirlo, ormai esausto, per rinforzare ilcentrocampo con Ambrosini. Cinque minuti ed è arrivato ilraddoppio di De Rossi su un calcio di punizione deviato daHenry. Il gol ha chiuso la gara rilanciando gli Azzurri a pieno

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titolo, tra le grandi squadre d'Europa. Ora ci aspetta la Spagna,in un quarto di finale che si annuncia durissimo ma che sel’Italia interpreterà con lo stesso spirito messo in campo oggisarà tutto da gustare. E chissà che Van Basten non comincibonariamente a rimpiangere di non averci cacciato, perché dadomani lo 0-3 dell’esordio varrà solo per le statistiche. Ilnostro Europeo comincia ora.

Francia-Italia 0-2 (primo tempo 0-1)Francia (4-4-2): Coupet 6,5; Clerc 5,5, Abidal 4, Gallas 5,Evra 5; Govou 5,5 (21’ st Anelka sv), Toulalan 6, Makelele5,5, Ribery sv (9’ pt Nasri sv; 26’ pt Boumsong 5); Benzema7, Henry 6.A disposizione: 16 Frey (P), 1 Mandanda (P), 15 Thuram,17 Squillaci, 19 Sagnol, 4 Vieira, 7 Malouda, 21 Diarra, 18Gomis.Allenatore: Domenech.Italia (4-3-1-2): Buffon 7; Zambrotta 6,5, Panucci 7, Chiellini7, Grosso 6,5; Gattuso 6,5 (37’ st Aquilani sv), De Rossi 7,5,Pirlo 7,5 (10’ st Ambrosini 6); Perrotta 5,5 (19’ stCamoranesi sv); Toni 6, Cassano 7.A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5Gamberini, 6 Barzagli, 23 Materazzi, 7 Del Piero, 12Borriello, 15 Quagliarella, 11 Di Natale.Allenatore: Donadoni.Arbitro: Lubos Michel (Slovacchia) 6,5.Reti: 25’ pt Pirlo (rigore), 17’ st De RossiEspulsi: Abidal (24’ pt)Ammoniti: Evra, Govou, Boumsong, Henry, Pirlo, Chiellini,Gattuso.

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Più bella cosanon c’èdi Stefano Tamburini

Non si saprà mai se era maggiore lo scetticismo sulla capacitàdell’Olanda delle riserve di battere la Romania o su quelladell’Italia di fare quel che non le era mai riuscito negli ultimitrent’anni: superare la Francia entro i 90 minutiregolamentari. Entrambi gli scetticismi sono stati spazzati viaalla fine di una doppia sfida da batticuore, chiusa da unaqualificazione sull’orlo dell’infarto. E allora, mentre i francesipiangono, tutti a cantare e a ballare sull’aria di Eros Ramazzottie della sua “Più bella cosa non c’è”.Alla fine, specie se domenica prossima saremo qui a festeggiareanche il successo con la Spagna, di questa prima fase stentatissimasi ricorderanno veramente in pochi. Lo sport, anzi il calcio èquesto. Nel nuoto o nell’atletica, se uno va più piano non hasperanze: perde e basta. Con il pallone le variabili (anche quelleimpazzite) sono tante e anche chi è meno forte può accadere che sitrovi ad alzare una coppa. Basta che non perda mai di vista i suoilimiti. Con questa consapevolezza, quattro anni fa in Portogallo atrionfare fu la cenerentola Grecia. Quest’anno i quarti offrono giàscontri da brivido: Portogallo-Germania, Croazia-Turchia,Spagna-Italia e Olanda-Svezia (o Russia).I pronostici sono apertissimi. Per l’Italia – passate la paura e latempesta iniziale – si aprono scenari nuovi. Oggi, prima ancora disapere come andrà a finire, è bene dire grazie a chi ci ha regalatoprima un titolo mondiale e ora tiene in vita il sogno europeo. Emette nei guai chi ha firmato un contratto finto con Donadoni cheora potrebbe essere difficile da stracciare e ha già una parolad'onore (o qualcosa in più) con un altro ct dalla non troppo vagasomiglianza con Paul Newman e con la passione della pesca.

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Pirlo vuol direprovvidenzaAndrea ripaga con gli interessila fiducia di Donadonidi Valentino Beccari (inviato a Zurigo)

«Andrea, pensaci tu, fai qualcosa di sinistra». Sconfitto intutti i sondaggi della vigilia e ormai afflitto dalla “sindromeVeltroni”, Donadoni si affida ancora una volta a Pirlo e lomette capolista. «Yes we can», gli sussurra nemmeno troppoconvinto. Il centrocampista lo tranquillizza con il solosguardo.Idee poche. E pensare che qualcuno alla vigilia della sfida diZurigo ne aveva addirittura ipotizzato l’esclusione dall'undicititolare. In stato confusionale con l’Olanda, non aveva fissatola sveglia per la partita con la Romania. Il passaggiomillimetrico, suo marchio di fabbrica, era rimasto neglispogliatoi. Due partite da dimenticare. Un giocatore nemmenolontano parente del campione del mondo che tutticonosciamo. Donadoni ci credeva. Ma poteva Donadoni rinunciareall’unico creativo in un reparto di muscolari con grandipolmoni ma poche idee? Difficile da credere. Non ci credevanemmeno lo stesso Pirlo che proprio alla vigilia avevaesternato le sue sensazioni. «Contro la Francia gioco, il misternon può fare a meno di me». Una frase che detta da Cassanosenza labiale protetto poteva sembrare presuntuosa eirriverente, ma pronunciata da Pirlo era un ragionamentolucido e obiettivo.Il vero regista. E in effetti Pirlo gioca, eccome se gioca.Inserisce il navigatore satellitare e pilota il pallone con

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precisione straordinaria. A Toni basta dare una rapidaocchiata al display e capisce subito dove andare. Il registamette per ben tre volte Toni solo davanti al portiere: in dueoccasioni il centravanti del Bayern non riesce a coordinare isuoi 192 centimetri e tira goffamente. Nella terza però Abidalè ancora più goffo e lo travolge. Rigore sacrosanto edespulsione del francese. Chi va dal dischetto? Ma lui,naturalmente, Andrea Pirlo.Brescia come Berlino. È abituato da sempre ad assumersi leresponsabilità. Da ragazzino nella squadretta dell’oratorio suicampi della periferia di Brescia come in Champions con ilMilan, nelle sfide infuocate al Granillo di Reggio Calabriacome nella notte magica di Berlino. Si avvicina al dischetto conla tradizionale calma. Sguardo indecifrabile. Secondi chesembrano ore. Chissà a cosa pensa. Forse alla “Levacalcistica” di Francesco De Gregori? Eh no, perché è anche daun calcio di rigore che si giudica un giocatore, soprattuttoquando può valere la qualificazione ai quarti di finale degliEuropei. Pirlo lo sa. Coupet, il portiere francese, non fa paura.Esecuzione perfetta. Anche dopo il gol Pirlo continua nellaregia, un po’ neorealista vista la situazione contingente, conmeno effetti speciali ma sempre molto attenta ai particolari.Faticatori non esteti. Non è serata da esteti del pallone.Certo, il calcio pane e salame non è il piatto preferito di Pirloma capisce che bisogna solo riempire la pancia fregandosene disapori e retrogusto. La palla passa sempre dalle sue parti. Èlui la guardia di frontiera tra difesa e attacco. Ancelotti lo hatrasformato da trequartista classico in una sorta dicentromediano metodista del nuovo millennio. Che crea, apreil gioco, dirige il traffico. De Rossi e Gattuso gli proteggono lespalle come i più affidabili body guard. E quando serve Pirlosa anche mostrare i muscoli. Come quando si mette a

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rincorrere Benzema e lo “stende” per fermare il gioco. C’eraPerrotta infortunato da soccorrere. Un gesto di “solidarietà”che però pagherà a caro prezzo: è infatti diffidato e salterà ilquarto di finale.“Biscotto” sfumato. Pirlo accusa il colpo, sa che dall’altraparte della Svizzera il “biscotto” è sfumato e che l’Italia andràavanti. Un attimo di smarrimento, ma solo un attimo. Clerc simette a fare l’attaccante e Pirlo si ricicla terzino. Corre,contrasta e crossa come un Chiellini qualunque. Lotta su ognipallone, mostra i denti, mette quasi paura. Ma forse èpretendere un po’ troppo e allora Donadoni lo sostituisce conAmbrosini, piedi meno vellutati ma tempi migliori sui 400piani. Andrea esce senza fare polemica, come sempre.Fuoriclasse mai sopra le righe, rispettoso dei ruoli e dellegerarchie. Quando incrocia Donadoni al momento dellasostituzione lancia un’occhiata d’intesa al ct kennedyano chesembra dire «Yes, we did it».

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All’Olanda bastail secondo tempoGli Orange dimostrano la loro correttezzaed eliminano la Romaniadi Stefano Edel (inviato a Berna)

L’Olanda, superiore a ogni italica illazione, ci ha fatto unregalone. Tre vittorie su tre, come la Croazia nel girone C. Egiocando alla sua altezza un solo tempo, peraltro con leseconde linee. Esce di scena la Romania, deludente e spuntatacome mai si era vista sinora. Meglio così, l’Italia ringrazia.Van Basten ne cambia 9 . Boulahrouz ed Engelaar. Il terzinodestro e uno dei centrocampisti a protezione della difesa. VanBasten vara l’Olanda-2 proponendo solo due degli undicititolari che le hanno suonate, e in modo pesante, a Italia eFrancia. Per carità, Robben e Van Persie, insieme al 22enneAfellay, sono riserve di gran lusso, e Huntelaar è ilcapocannoniere del campionato di casa, ma la sorpresa divedere fra i pali Stekelenburg al posto del capitano Van derSar lascia alquanto perplessi. Turn-over quanto si vuole,eppure che senso ha cambiare il portiere, che di stress estanchezza ne accusa sicuramente meno degli altri? Misteri delct.In casa romena, invece, Piturca si è mosso secondo logica:senza Goian (squalificato) e Radu (per lui Europeo finitodopo la frattura al setto nasale e conseguente operazione, ma èin panchina, accanto ai compagni), ha inserito Ghionea comesecondo centrale nella retroguardia e optato per Codreaaccanto a Chivu. La novità è Marius Niculae in attacco(preferito all’omonimo Daniel), con Marica ancora fuori.Due tiri in 20’. Giochicchiano gli orange, a ritmi decisamente

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più bassi rispetto alle precedenti uscite, mentre la Romania (indivisa bianca) è nervosa e contratta. Deve fare la partita, non èfacile cambiare atteggiamento in campo dopo che, contro laFrancia e poi con noi, si è espressa sempre allo stesso modo,saltando regolarmente con lunghi rinvii il centrocampo erestandosene rintanata dietro. Chissà che cosa pensano intribuna i due grandi del passato, Platini (ora presidentedell’Uefa) e Cruijff (che non aveva lesinato critiche alle ideetattiche di Van Basten). Fatto sta che, nei primi 20’, da questocalcio al rallentatore e fatto di stucchevoli meline scaturisconosolo una botta di Niculae fuori di poco e un colpo di testa diVan Persie alto, su assist di Engelaar. Troppo poco peremozionarsi.Aggrappati a Mutu. I limiti offensivi della squadra di Piturcasi manifestano in tutta la loro evidenza man mano chetrascorrono i minuti: di fronte a un avversario che dimotivazioni ne ha ben poche – basta vedere come si muoveRobben sulla fascia sinistra, avulso dalla manovra e incapacedi controllare persino i palloni più facili – Mutu prova,dall’alto della sua classe, a scuotere i compagni. Non hafortuna nelle conclusioni a rete, anche quando riesce a liberarsibene al tiro.Robben, che occasione! Il sussulto, alla gara, lo imprimedopo la mezz’ora il botta e risposta nelle due aree: primaHuntelaar gira al volo in curva, mancando il bersaglio, suservizio da Afellay, in percussione sulla destra, poi è Contra afiondare in corsa, ma senza inquadrare la porta. Al 36’Robben si divora la palla-gol più ghiotta del primo tempo,calciando sul fondo, a tre metri da Lobont, dopo cheHuntelaar aveva fatto il lavoro sporco di arpionare la sfera,girarsi e mettergliela sui piedi. E la Romania si mangia le maniper l’erroraccio di Codrea, che al 44’ manda in fumo, dal limite

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dell’area, un assist al bacio di Rat, liberato da Mutu.Huntelaar gol. È un’altra Olanda nella ripresa, segno che VanBasten si è fatto sentire negli spogliatoi. La riprova arrivadopo soli 8’, con un'azione da manuale: cross basso diAfellay, tacco di Engelaar e botta al volo di Huntelaar, chefulmina Lobont. Non c’è più partita, da adesso in poi: iromeni accusano il colpo, Piturca gioca la carta Daniel Niculaein attacco, ma oltre qualche mischia non si va nell’areaavversaria. E al 41’ Van Persie chiude i conti, alla sua maniera:controllo appena dentro l’area, Contra lasciato sul posto egran sinistro sotto la traversa. I romeni applaudonosportivamente. L’eliminazione ci sta tutta, perché Chivu ecompagni hanno fallito l’esame di laurea. E tornano a casabocciati.

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Donadoni, un sorrisoe un segretoIl ct: la spinta ce l’ha datala lettera di un bambino ammalatodi Alessandro Bernini (inviato a Berna)

La sfinge stavolta sorride. Per pochi secondi, ma quel sorrisovale tanto per Roberto Donadoni. Da ct, questa è la serata piùbella della carriera ma come al solito evita i riflettori. Potrebbegridare la sua rivincita su tante critiche, non lo fa. «Dico solograzie ai ragazzi, passare il turno è un premio chemeritavano».Quella lettera. Parte da lontano il ct. «Nella mia carriera dacalciatore mi sono sempre conquistato tutto con fatica esudore, adesso la storia si ripete. Ma siccome in campo civanno questi ragazzi, io posso solo ringraziarli. Il merito ètutto loro». Prima della partita Donadoni aveva portato allasquadra la lettera ricevuta da un ragazzino: «È vero, unragazzo che ogni dieci giorni deve sottoporsi a delletrasfusioni di sangue per vivere. Mi spiegava che le vittoriedella nazionale lo rendono sempre felice. Ecco, noi dobbiamosempre andare in campo pensando che i nostri risultatipossono regalare un po’ di felicità anche a queste persone».Grazie Olanda. Grande Italia, ma se andiamo avanti è meritodell’onestà degli olandesi. Evidentemente pensa male chi certecose è abituato a farle. «Io non avevo nessun dubbio su questo– confida Donadoni – e l’ho sempre ripetuto. Vedete, anchesolo alzare il telefono e chiamare Van Basten per dirgli “ miraccomando, giocate al massimo” sarebbe stato umiliante perme e per lui. Se qualcuno lo dicesse a me, lo prenderei aceffoni. E poi forse l'Olanda si sarà anche fatta un altro

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calcolo: l’Italia l'abbiamo già battuta 3-0, meglio ritrovareloro...».Cassano e Toni. Bello a fine partita l’abbraccio tra il ct eCassano. «Antonio mi piace, è un ragazzo genuino,spontaneo. L’ho chiamato proprio perché sapevo che potevadarci quello che ha fatto vedere con la Spagna». Due paroleanche su Toni: «Non importa se non ha segnato. Si èprocurato il rigore e dunque è stato decisivo».E ora la Spagna. Unico rammarico della serata: le dueammonizioni costringeranno Pirlo e Gattuso e star fuoricontro la Spagna. Ma Donadoni non drammatizza: «Abbiamomolte soluzioni in mezzo al campo. Oggi ho inseritoCamoranesi e Ambrosini, ed entrambi hanno risposto bene.Non sono preoccupato». Stai a vedere che adesso l'Italia inizia a far paura a tutti. Anchealla travolgente Spagna. «Queste sono valutazioni che fannoaltri. Io so che la Spagna è molto forte, stop».

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TERZA PARTE

Il rigore che aprela strada a Lippi

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MERCOLEDÌ 18 GIUGNO

Ora gli azzurrici credono

La soddisfazione per la vittoria contro la Francia cheha regalato i quarti agli azzurri è già in archivio. Incasa azzurra si pensa solo al prossimo incrociopericoloso, quello contro la Spagna. Negli incontri digiornata proprio la Spagna, già qualificata e in attesadegli azzurri, batte 2-1 la Grecia – campione uscente– e già eliminata. Il secondo posto nei quarti loconquista la Russia dei baby battendo la Svezia diIbrahimovic: 2-0.

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GLI AZZURRI CHE HANNO COMINCIATO LA SFIDA CON LAFRANCIA

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Donadoniè lanciatissimoIl ct azzurro: questa squadrapuò battere chiunquedi Antonio Ledà (inviato a Baden)

Sarà che la paura è passata, sarà che è il primo pomeriggiolibero e il sole invita a tirare fuori le mazze da golf, sarà che isassolini nelle scarpe del ct sono diventati macigni. IlDonadoni day comincia con mezz’ora di anticipo. L'allenatorearriva a Casa Azzurri e si vede subito che ha una gran voglia diparlare.Negli ultimi quindici giorni ha dovuto leggere di tutto emartedì ha affrontato la sfida-verità con la Francia sapendo diavere un solo risultato a disposizione. I gol di Pirlo e di DeRossi (e l’onestà dell'ex compagno rossonero Van Basten,tecnico dell’Olanda) gli hanno salvato la panchina. E ora il ctsi gode la rivincita. Lo fa alla sua maniera, entrando subitoduro: «Non ho mai pensato alla mia posizione – ha esorditolanciando uno sguardo al presidente federale Giancarlo Abete– ma non nascondo che davo per assodato un certo tipo dicomportamento se le cose non fossero andate bene, tuttoqui». L’ombra di Lippi. E Lippi? E la famosa clausola liberatoriacon tanto di “premio” di buonuscita? «Io non mi sono maipreoccupato dalle voci su Marcello Lippi, temo soltanto ilsole perché ho la pelle delicata. Tutto il resto, comprese leindiscrezioni sulla mia panchina non mi hanno dato nessunfastidio. Ormai sono grande, ho capito di dover andare per lamia strada e so di poter contare sull'aiuto della Federazione,del mio staff e di tutti gli azzurri».

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Gruppo fortissimo. Sulla forza del gruppo l’allenatorebergamasco investe buona parte delle possibilità di continuarea inseguire la finalissima di Vienna. «Non ho mai avuto dubbisulla squadra. Questo è un gruppo che può battere chiunque.Poi è chiaro che in una competizione equilibrata com’è uncampionato d’Europa può succedere di tutto. Però noi cisiamo e diremo la nostra. Ne sono convinto perché è vero checi sono state sofferenze ed errori però ho sempre visto cosepositive. E questo vale anche per la partita d'esordio conl’Olanda». Tanta serenità. Ottimismo, dunque, e un rapporto con igiocatori che le paure dei giorni scorsi hanno reso solidissimo.«Mi fa piacere che i ragazzi abbiano dedicato a me la vittoriacon la Francia, ma la cosa più bella è il divertimento chemostrano nei momenti più duri. Evidentemente vedono in menon solo l’allenatore, ma qualcosa di più. E io credo chequesto sia il riconoscimento più bello per uno che fa questomestiere». Inevitabile, archiviate almeno per ora le voci dellicenziamento, guardare al futuro. Domenica ci aspetta laSpagna e Donadoni mette le mani avanti: «Uno fra gliavversari peggiori che ci potesse capitare. Una squadra tostaper le caratteristiche, la qualità e il modo col quale interpretale partite. Ora so già che andrete tutti a guardare le statistiche(la Spagna non ci batte in una competizione ufficiale da 88anni, ndr) ma fate male perché come avete visto con Francia eOlanda, sono totalmente prive di senso».La Spagna. Per il ct, i rossi di Aragones sono avversari «chebisognerà aggredire subito perché sono abilissimi in attacco e,forse, più vulnerabili in difesa. Domenica sarà una grande garaperché noi possiamo battere chiunque».Anche l'Olanda dell'amico Van Basten? «Vi avevo detto che

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avrebbe superato la Romania. Ne ero convinto perché ho lapresunzione di conoscere molto bene Van Basten. Non l’hochiamato perché mi sarebbe sembrato offensivo. E non l’hosentito nemmeno oggi. A questo punto speriamo di ritrovarciin campo in semifinale».

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Aragonés:«Attenzione all’Italia»Il ct della Spagna: difesa forte,ma in attacco ha problemidi Marco Camplone

Gli spagnoli, malgrado l’ottimismo del ct Aragonés, avrebberofatto volentieri a meno di affrontare l’Italia. Pesano latradizione negativa (l’unica vittoria in una partita nonamichevole risale al 1920) e il ricordo di Usa ’94. «L’Italia?Mi piace sfidarla». Luis Aragones ha accolto bene la notiziache saranno gli azzurri gli avversari della sua Spagna ai quartidi finale degli Europei. «L’Italia è una squadra importante,come qualsiasi altra che avremmo potuto affrontare in questafase», ha sottolineato il ct delle Furie Rosse. «A me gli azzurripiacciono innanzitutto perché sono i campioni del mondo esecondo perché, anche se difensivamente sono molto forti,hanno qualche problema in attacco».Aragones è stato chiaro: «L’Italia non è forse nel suomomento migliore, ma non bisogna fidarsi. Sa esserecompetitiva come nessuno. Quei giocatori hanno unaprofessionalità incredibile: se stanno male ti possonocomplicare la vita, ma se stanno bene ti battono». Il confrontodi domenica è all’insegna dell’incertezza, almeno a giudicaredalle valutazioni fatte dall’agenzia di scommesse Snai. Lequote diffuse ieri sono in equilibrio: 2,60 per la vittoria degliazzurri, 3,20 per il pareggio, 2,60 per la selezione diAragones. La buona prova fornita dagli azzurri contro laFrancia sembra quindi compensare, almeno nelle quoted’apertura, l’assenza forzata dei centrocampisti Pirlo eGattuso, dovuta alla squalifica per doppia ammonizione.

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Assenze che, però, non hanno rinfrancato la stampa spagnola.Per As, l'Italia è «la garrapata, por la Espana», ovvero «lazecca, per la Spagna». Marca, invece, ha ricordato la gomitatadi Tassotti nei Mondiali del ’94: «Le lacrime di Luis Enriquefurono le lacrime di tutto il Paese». L'ex centrocampista, chenell’occasione subì la frattura del setto nasale, ha dichiarato:«Non ci poteva essere rivale migliore per la Spagna in questacompetizione. Per noi l’Italia nei quarti è una bestia nera. Mipiacerebbe che fosse uno come Villa, asturiano come me, avendicare la sconfitta del ’94. Tassotti? Non c’è problema.Casomai chiederò a Rijkaard, che era suo compagno di squadranel Milan, di organizzare un incontro». El Pais è statochiarissimo: «L’Italia è sempre l’Italia e sarà l’avversaria dellaSpagna ai quarti» e, poi: «Passeremo questa volta? Saràl'occasione per porre fine alla maledizione dei quarti difinale?». La Vanguardia ha titolato a tutta pagina: «ConTassotti en la memoria». Sul sito di As, tra l'altro, è statopubblicato l’esito di un sondaggio che non ha bisogno dicommenti: il 67 per cento dei tifosi spagnoli avrebbe preferitoaffrontare la Romania, il 22 per cento la Francia e solo il 16per cento Grosso, De Rossi e compagni.Bisogna sottolineare, però, che il pessimismo degli spagnoliaffonda nella storia. Il presente dovrebbe invitarli perlomeno aun cauto ottimismo. La squadra di Aragonés non ha faticato aconquistare la qualificazione e, lasciato il 4-1-4-1 per il solido4-4-2, è stata capace di produrre fasi di alta spettacolarità.Davanti ha due invidiabili uomini-gol: Villa, capocannonieredel torneo con quattro centri, e Torres, una rete e tanti numeri.

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Le tre mosseche hannocambiato l’ItaliaDifesa stravolta dopo il ko di Cannavaro,dentro De Rossi e addio tridentedi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

L’esperienza – sosteneva Oscar Wilde – è semplicemente ilnome che gli uomini danno ai propri errori. Da questa visuale,Donadoni ha fatto tesoro del tonfo contro l’Olanda.Inguardabili all’inizio, adesso siamo cresciuti e iniziamo anchea fare un po’ di paura. Un cambio di look improvviso, daclinica del benessere. Lo scacco matto alla crisi è arrivato in tremosse.1) Difesa stravolta. Perso Cannavaro, siamo tutti andati allaricerca della miglior spalla per Barzagli. Sarà Materazzi, oforse Chiellini? Macché, l’errore stava alla base: Barzagli,senza Cannavaro al fianco, diventa un pedone più che unalfiere. E con Materazzi molto indietro a livello fisico (VanNistelrooy ne sa qualcosa), ci hanno massacrati. Qui è statobravo Donadoni. Perché poteva semplicemente sostituireMaterazzi con Chiellini, e invece ha avuto il coraggio diprendere il martello e distruggere-ricostruire tutto in tre giorni.Spazio dunque alla coppia Panucci-Chiellini: il primo aportare esperienza e leadership, il secondo a dare vigore con lasua esuberanza fisica. In due partite qualcosa abbiamo subito,ma almeno non è più una difesa costruita col cemento-depotenziato.2) Dentro De Rossi. La vera esclusione illustre control’Olanda era stata quella di De Rossi, forse il miglior playbasso davanti alla difesa d’Europa. Scelta molto contestata:

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senza De Rossi abbiamo perso filtro davanti ai centrali efluidità nelle ripartenze. Affidato il centrocampo al romanista,l’Italia s’è desta. Recuperi, rilancio veloce dell'azione, un golsegnato e un altro sfiorato: in 180 minuti De Rossi si è presoin pugno il centrocampo, ora è il perno insostituibile. Eabbiamo anche capito che De Rossi e Pirlo possonotranquillamente giocare insieme, operazione che era semprerimasta nell'immaginario del tifoso.3) Addio tridente. Nel viaggio Milano-Vienna del 2 giugnoavevamo una valigia piena di certezze: sopra a tutto, steso eben piegato, il modulo 4-3-3. L’Olanda si è presentata alcheck-in in versione poliziotto: ci ha aperto la valigia e ci hagettato quasi tutto nel cestino. Il problema non era solo diuomini, ma anche di condizione. Il livello di energie èpiuttosto basso, non possiamo permetterci due uomini emezzo che non rientrano ad aiutare in mezzo. In più Tonifatica a fare reparto, ha bisogno di qualcuno vicino con cuidialogare: ecco perché Di Natale è finito in panchina.Merito di Donadoni. Il grande merito di Donadoni è stato diprendere il suo progetto e tagliuzzarlo in coriandoli. Senzal’ostinazione di chi vuole andare dritto sempre per la propriastrada. Dal 4-3-3 si è passati così alla formula delle due puntepiù un trequartista, ma non il classico 10 che si mette le manisui fianchi quando è finita l’azione di attacco bensì un uomo ingrado di diventare il quarto fisso di centrocampo in fasedifensiva. Contro la Romania abbiamo visto Camoranesidietro a Del Piero-Toni (e, al di là dell’1-1, di occasioni da golne avevamo create tante), contro la Francia fiducia a Perrottadietro a Cassano-Toni. Scelte intelligenti, senza guardare infaccia a nessuno, cercando di spedire in campo chi davverostava bene. E si è visto.Contro la Spagna. Altro giro, altra rivoluzione. Ormai

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abbiamo l'abbonamento. Stavolta però Donadoni dovràstravolgere il centrocampo per necessità e non per scelta: Pirloe Gattuso sono infatti fuori per squalifica. Chi entrerà? Duefavoriti su tutti: Ambrosini e Aquilani. Il milanista sta bene edè il logico sostituto di Gattuso, mentre il giallorosso haassaporato il campo solo negli ultimi minuti contro la Francia.Assenze pesanti, per carità, ma una linea a tre di centrocampoAquilani-De Rossi-Ambrosini non ci sembra da buttare, anzi.Domani mattina il ct comincerà a preparare la partita con laSpagna al Bundesstadion di Maria Enzersdorf, con porteincredibilmente aperte. Sarà l’occasione per valutare diversiparticolari. Ad esempio Panucci sarebbe alla quarta partita indue settimane, ma il ct gli chiederà uno sforzo supplementareperché non vuole privarsi del suo soldato fedele. Ballottaggiosulla trequarti: Perrotta non ha convinto del tutto, possibile ilripescaggio di Camoranesi. Difficile invece sfaldare la coppiaCassano-Toni, nonostante Di Natale e Del Piero incalzino.Anche perché Cassano sta giocando come vuole il ct: pocofarfalla e molto formichina, zero colpi di testa e tanto lavoroper la squadra. “Leva a Cassano” non si può.

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Abete: io sonoal fianco del ctdi Antonio Ledà (inviato a Baden)

Donadoni l’ha lanciata così, tra l’analisi della sfida con la Francia el’attesa dei quarti di finale con la Spagna. «Ora c’è un sacco dipersone che cerca di salire sul carro dei vincitori. Facciano pure».Un riferimento al senso di abbandono che per il ct stavadiventando insopportabile. Un’accusa che ha costretto ilpresidente federale Giancarlo Abete a chiarire che «Donadoni è inpiena sintonia con la Figc». «Ho sentito parlare di una Nazionaledi nessuno – ha detto il numero uno del pallone azzurro – e la cosami dà fastidio perché ho sempre detto che siamo tutti sulla stessabarca, che si vince e si perde insieme e che il ruolo della Federazionenon può che essere di sostegno al Commissario tecnico e allasquadra. Io mi sento presidente di questa Italia e non a caso hoscelto di fare anche il capo delegazione: è il mio modo pertestimoniare la vicinanza a chi va in campo».E il contratto col ct rinnovato solo alla vigilia degli Europei contanto di clausola rescissoria? «Anche su questo punto – si èdifeso Abete – la Figc è stata serena e lineare. Non c’è unautomatismo tra il risultato di domenica con la Spagna e il futurodi Donadoni, così come non c’era martedì nella gara con laFrancia. Queste sono valutazioni che faremo a Europeo finito.Ora dobbiamo solo pensare a battere la Spagna sapendo che neabbiamo le possibilità e un titolo da campione del mondo dadifendere». Polemica chiusa? Chissà. Di certo va in archivio ilsospetto del “biscotto” tra Olanda e Romania: «Sono moltosoddisfatto della sportività degli olandesi e mi ha fatto piacereche Platini abbia deciso di andare a vedere Olanda-Romaniarinunciando alla sfida Francia-Italia. È un segno di attenzione neinostri confronti».

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GIOVEDÌ 19 GIUGNO

Si rompeanche Barzagli

Gli azzurri non sono certo fortunati: dopo il crac diCannavaro a ridosso del debutto, la difesa perde unaltro elemento prezioso. Andrea Barzagli si rompe ilmenisco in allenamento e per il ct Roberto Donadonila possibilità di scelte si assottiglia. La primasemifinalista è la Germania. Nel quarto di finale cheinaugura la serie, i tedeschi superano il Portogalloper 3-2 grazie a un avvio lampo (2-0 dopo 26’) etanta sofferenza nel finale, specie dopo il 42’ quando iportoghesi si sono riportati sul 3-2 e hanno pressatoper guadagnare un supplementare che a quel puntosarebbe stato una vera incognita.

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IL DIFENSORE AZZURRO ANDREA BARZAGLI

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Italia, scattal’emergenza difesaBarzagli si rompe il menisco,restano solo due cambidi Antonio Ledà (inviato a Baden)

Doveva essere la coppia centrale dell’Italia di Donadoni. Una frale poche certezze del ct. Cannavaro e Barzagli erano dati per sicuri.Il primo con la fascia di capitano, il secondo come spalla epossibile successore in un ruolo che, nel nostro paese, ha sempreavuto abbondanza di talenti ma ultimamente sta soffrendo. Invecel’Europeo dei due azzurri si è concluso con largo anticipo.Cannavaro si è fermato al primo allenamento in terra austriaca,Barzagli lo ha imitato ieri. L’ex difensore del Palermo si è fermatodurante una partitella in famiglia. Forse ha poggiato male un piede,forse ha forzato un contrasto, fatto sta che ha sentito uno strappoal ginocchio e ha chiesto l’intervento del medico. Il dottor Ferrettiin un primo momento non è sembrato preoccupato, tanto che ilgiocatore è uscito dal campo con le sue gambe e ha aspettato icompagni senza dare segni di insofferenza.Diagnosi impietosa. Solo più tardi, nel ritiro di Baden, si èscoperto che l’infortunio era più serio del previsto. Larisonanza magnetica ha evidenziato una rottura del meniscointerno del ginocchio sinistro. Una diagnosi che mette fine altorneo per l’azzurro e alle sue speranze di riconquistare il postoda titolare. Barzagli oggi non ha rilasciato dichiarazioni ma haespresso il desiderio di rimanere in ritiro con i compagni e hachiesto di essere operato in Austria dallo stesso professorFerretti. Lo staff azzurro si è subito messo in contatto con isanitari della clinica dove era stato ricoverato Cannavaro e setutto andrà bene domani mattina il difensore entrerà in sala

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operatoria. L’intervento non sarà lunghissimo mentre sui tempidi recupero c’è un po’ più di incertezza. Barzagli dovrebbeessere comunque nelle condizioni di cominciare regolarmente ilcampionato con la nuova squadra tedesca del Wolsburg.Scarsa fortuna. La fortuna, insomma, non sta dando una mano alct e in particolare al reparto che dava maggiori garanzie di tenuta: ladifesa. Ha cominciato capitan Cannavaro fracassandosi untendine nel primo contrasto con Chiellini, ha continuato Panuccicon un problema alla rotula e ora si è aggiunto il menisco diBarzagli. Tre ko importanti, dei quali uno solo rientrato. Tre ko aiquali va aggiunto il momento no di Materazzi, arrivatoall'appuntamento degli Europei in condizioni di formaquantomeno precarie. Insomma a due giorni dal derby con laSpagna Donadoni si ritrova a fare i conti con una retroguardia bendiversa da quella che aveva ipotizzato. E con due centraliimprovvisati: Panucci (sempre che la rotula non faccia bruttischerzi) e Chiellini, portato in Austria come esterno.Poche alternative. I cambi, gli unici possibili, si chiamanoMaterazzi (mamma mia!) e Gamberini, l’ultimo arrivato allacorte di Donadoni, il ragazzino chiamato per fare la riservadelle riserve e ora possibile debuttante in un quarto di finalecontinentale. In realtà il ct aveva provato a studiare un’ipotesiAmbrosini, ma manco a farlo apposta la vittoria con la Franciaci è costata la squalifica di Pirlo e Gattuso, due pezzi danovanta del centrocampo. Ambrosini diventa dunqueindispensabile nel ruolo di mediano e non è nemmenoipotizzabile un suo utilizzo in difesa. Tra l’altro la Spagna hanell’attacco la sua arma migliore con Villa e Torres chepuntano a vincere la classifica dei bomber. Cambiare puòessere un suicidio. Non resta che sperare che la sfortuna vadaa bussare da qualche altra parte.

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Aragonesnon si fidadell’Italiadi Valentino Beccari (inviato a Neustift)

L’allenamento nel “buen ritiro” di Neustift si è appenaconcluso. Il ct spagnolo Aragones rivolge lo sguardo verso loStubai. È ancora tutto innevato il più grande ghiacciaiodell’Austria. Si scia tutto l’anno. «Mi ricorda la nostra SierraNevada – dice – almeno una volta all’anno ci voglio andare.Aria pulita, neve fantastica e bellissimo panorama».Avrebbe quasi la tentazione di prendere la seggiovia per salirefino ai 3.200 metri di quota. Lassù per dominare l’Europa. Ciproverà ugualmente senza lo skilift, ma da Vienna. Primoostacolo l’Italia. Quell’Italia che la Spagna non batte in unincontro di una manifestazione ufficiale da ben 88 anni. D’accordo, la tradizione non va in campo però... «Però ha il suopeso – afferma Aragones – è inutile nascondercelo. Sapere chegli azzurri sono la nostra bestia nera è un ulteriore elemento ditensione, così come la maledizione dei quarti di finale». Il ritiro “porte-aperte” della Spagna sembra lo spot di unvillaggio vacanze. Volti distesi, allegria, scherzi e battute,contatti ravvicinati con i tifosi. I titolari o meglio, le riserve, chehanno battuto la Grecia, si limitano a una corsetta leggera,mentre i titolari veri vengono impegnati da Aragones in unapartitella sei contro sei dove l'unico “intruso” è il secondoportiere Reina. Sono gli undici che giocheranno contro l’Italia. Ci sono gli acciaccati Silva e Puyol che hanno recuperato, non cisono Xabi Alonso e Fabregas ormai seconde scelte. Non c’èpretattica. Nessun timore di spionaggio. La squadra è un libroaperto. C'è lo spirito Zapatero anche qui, nel cuore delle Alpi.«Il nostro primo ministro ha detto che vinceremo 3-2 perché la

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Spagna gioca meglio – ricorda il ct – però anche l’Italia pratica unbel calcio, più difensivista ma comunque apprezzabile».Il decano degli allenatori, che al termine della rassegna andrà adallenare in Turchia, non fa esercizi di spavalderia ma nemmenodi vittimismo. Ha rispetto, ma non paura dell’Italia. «L’Italia èfortissima, probabilmente un gradino sopra di noi – ammetteAragones – ha avuto qualche problema all’inizio, ma adesso ècresciuta. Dobbiamo stare attenti a Toni: è alto, protegge bene lapalla, difficile da marcare».L’assenza di Pirlo pesa nell’economia della squadra azzurramentre quella di Gattuso non è così fondamentale, almeno peril trainer andaluso. «Se Gattuso è un punto di riferimentodellìItalia allora io sono un prete – scherza il ct – Ci sonoalmeno un paio di giocatori che possono sostituirlo. Pirloinvece, no, è un elemento senza alternative».Aragones non carica i suoi ragazzi di eccessiva pressione. Sonogiovani, belli e occupatissimi a prepararsi nel migliore dei modi.Nel confessionale parla solo con Sergio Ramos, anche in questocaso alla luce del sole, davanti a flash e telecamere.«Certe volte fuori dal campo Sergio Ramos fa delle cose che nondovrebbe – dice Aragones in versione “saggio nonno” – e hovoluto ricordarglielo. Non voglio creare troppa tensione in vistadella partita. Penso solo a tenere la squadra in condizione efresca mentalmente».Ne ha viste tante, troppe. Il vecchio ct non si lascia incantaredal premio della critica per la sua Spagna. Sa che il calcio èaffascinante ma traditore. «L’Italia è campione del mondo –ricorda – ha ottimi giocatori. Buffon è con Casillas il migliorportiere. Eppoi Donadoni è un ct giovane del quale sentiremoparlare ancora a lungo. Forse noi siamo più belli ma gli azzurrisono molto più pratici». E se lo dice il saggio...

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VENERDÌ 20 GIUGNO

Azzurri, sceltequasi fatte

A tre giorni dal quarto di finale contro la Spagna, il ctazzurro Roberto Donadoni sembra avere un solodubbio sulla formazione: in tre per due maglie,Perrotta, Aquilani e Camoranesi. Tutto questo mentrein casa spagnola scoppia il caso Ramos: il ct locritica, lui risponde a muso duro. Segno che latensione si fa sentire anche fra le furie rosse. Ilsecondo quarto di finale della serie è di una noiamortale: finisce 4-2 per la Turchia contro la Croaziadopo un botta e risposta ai supplementari (al 90’ erafinita 1-1) e i calci di rigore. I turchi affronteranno laGermania.

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IL CENTROCAMPISTA AZZURRO SIMONE PERROTTA

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Donadoni,solo un dubbioIn tre per due maglie:Perrotta, Aquilani e Camoranesidi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Donadoni non ama la paella, mischiare carne e pesce non lointriga. E allora l’indigesto menù spagnolo lascia spazio aingredienti più “mediterranei” da applicare al calcio: correretanto e non lasciare spazi. Concetti che da oggi hanno fattoirruzione nel clan azzurro. Il ct ha cominciato a preparare isuoi partendo da un consiglio: «Loro punteranno sul possessopalla, noi dobbiamo aggredirli e non farli ragionare sennòsiamo cotti». Come la paella.Ambrosini dentro. Un tempo si diceva “fare pretattica”,adesso invece si dà la colpa agli 007 avversari. Cambia poco,l’importante è trovare un alibi per chiudere le porte. Cosìanche oggi al Maria Enzensdorf Stadion solo una ventina diminuti con ingresso libero, poi tutti fuori. Giusto il tempo divedere il gruppo al completo, tranne Barzagli che facompagnia a Cannavaro nella squadra della Crocerossa. Comunque qualcosa è filtrato. Ad esempio che l'unicopunto fermo nelle formazioni provate è Massimo Ambrosini:sarà lui a sostituire uno degli squalificati, cioè Gattuso.Aquilani o Perrotta. Con De Rossi punto fermo, resta peròuna terza maglia in mezzo al campo, quella lasciata da AndreaPirlo, l'altro squalificato. Partendo dal presupposto che il ctnon sembra intenzionato a rinnegare il 4-3-1-2 (pur avendotestato anche il 4-4-2), ecco che il ballottaggio sembra traAquilani e Perrotta. Aquilani offre più fantasia, sa inserirsi,può colpire da fuori. E potrebbe essere un segnale il fatto che

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il ct lo abbia messo dentro negli ultimi minuti contro laFrancia: prevedendo il suo utilizzo con la Spagna (stavamo già2-0, con Pirlo e Gattuso ammoniti), voleva fargli assaggiare ilcampo per non trovarselo poi da debuttante puro nei quarti.L’alternativa è Perrotta. Vero che nella Roma gioca nei tre dietroa Totti, ma in passato ha fatto il centrocampista puro. Sa insommaessere incontrista e ha tanta corsa, doti importanti per mordere ipiedi buoni della Spagna. La terza ipotesi è Camoranesi, ma èdifficile che il ct si sbilanci fino a questo punto. A meno che nonpassi al 4-4-2. La scelta del terzo centrocampista porterà diconseguenza quella del trequartista, con Perrotta e Camoranesi inballo. Su un particolare Donadoni è stato chiaro: chi giocherà inquella posizione, dovrà essere il primo a far pressing sul portatoredi palla spagnolo.Cassano e Di Natale. Se non abbiamo retto il tridente control’Olanda, figuriamoci con la Spagna. E allora Donadoni sembraorientato a ripresentare la coppia Toni-Cassano: il primo èindispensabile (e ha una voglia matta di segnare), il secondo èsponsorizzato da molti compagni e ha garantito anchedisciplina tattica. In più ha i 90’ nelle gambe, che invecemancano a Del Piero. Ma in allenamento il ct sta tenendocaldo anche Di Natale. Pronta una mossa a sorpresa? Disicuro a Donadoni non piace che a Di Natale sia stataaffibbiata l’etichetta di bocciato, lo ha spiegato anche a lui aquattr’occhi. Stravolgere però l'attacco presentato nell’unicapartita vinta sembra un rischio troppo grande. E in un quartodi finale non c’è spazio per il gioco d’azzardo.Rifinitura. Ormai ci siamo. Domani mattina solo un po’ dipalestra nel ritiro blindato di Baden, poi nel pomeriggioallenamento di rifinitura all’Ernst Happel Stadion di Viennadove dopodomani affronteremo la Spagna. Forse non dafavoriti.

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La scaramanziae la politicadi Stefano Tamburini

Potevamo noi italiani – a ridosso della sfida da dentro o fuoricon la Spagna – restare insensibili alla danza convulsa dellascaramanzia? Potevamo infrangere la regola del “non ci credoperò non si sa mai”? Unica, doverosa, eccezione, quella delcapitano non giocatore, Fabio Cannavaro, quasi costretto areplicare al premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero eal suo così spregiudicato «Vinciamo 3-2». Scontata larisposta: «Macché, 1-0 per noi».Per il resto è il silenzio pressoché assoluto. Specie dal mondopolitico, dove nessuno ama trovarsi addosso l’etichetta delmenagramo. Forse qualcuno ricorderà, in diretta Rai e aridosso del debutto con l’Olanda, un Amedeo Goria con ilprofilo prostrato nel reggere il microfono a un sottosegretarioallo sport nuovo di nomina e sconosciuto ai più, tale RoccoCrimi che si affrettava a ricordare come poco prima il premierSilvio Berlusconi avesse telefonato a Donadoni per fare gliauguri. Visto l’esito, il sottosegretario non si è più fattovedere. Subito sostituito, per pochi ingloriosi attimi, dalparlamentare del Pd Roberto Giachetti che ha sprecato tempoe denaro del contribuente nello sfornare un’interrogazioneparlamentare per sapere se Berlusconi, durante la telefonata,non avesse approfittato per suggerire la formazione.Insomma, il vecchio detto “Piove, governo ladro” che siallarga alle sciagurate prove di Materazzi, Barzagli e Gattuso.Da non credere.Ora che le cose si sono messe meglio, preferibile noncambiare: guai a prendersi la responsabilità di esserci nelmomento eventualmente sbagliato. Tutto questo mentre i

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sovrani di Spagna e Svezia assistono tranquillamente allepartite e la cancelliera tedesca Angela Merkel addiritturaconsola l’allenatore Jogi Löw mentre risale le scale dellatribuna dopo un’espulsione. Anzi, va oltre: annuncia che perla finale lei ci sarà e, naturalmente, «ci sarà anche laGermania».Il premier italiano, dopo quella telefonata fatta un po’ così insordina e che magari era meglio non rivelare, invece si limita aun laconico «non faccio previsioni». Meglio. Ultimamente conle preveggenze sportive infatti non ci ha preso moltissimo:una volta eliminato il suo Milan dalla Champions (e lui avevaovviamente detto che sarebbe andata benissimo), hasponsorizzato i destini di Inter e Roma e sappiamo tutti comeè andata; durante il tour elettorale ha incrociato la Juve in unalbergo, ha fatto gli auguri per la partita che si sarebbe giocatapoche ore dopo e i tifosi bianconeri sono ancora lì a maledirela scelta dell’hotel. Senza crederci ma nel dubbio, un consiglioa Donadoni: faccia la formazione che vuole ma il telefonino,per favore, lo tenga spento.

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Rino Gattuso:«La Spagna ci teme»Show del mediano: Cassano?Canta come Carosonedi Antonio Ledà (inviato a Baden)

Aragones provoca, Zapatero fa il menagramo e allora eccoGattuso, uno che non sa cosa sia la diplomazia e usa la lingua comeclava. L’azzurro, tirato in ballo dal ct della Spagna («Se il punto diriferimento dell’Italia è Gattuso io mi faccio prete»), ha unarisposta per tutti. «Dicono così? È un buon segno, vuol dire che citemono». Poi scivola su una frase contro il matrimonio gay. Escoppia la polemica. Sentiamo Ringhio: «Le nozze traomosessuali non mi trovano d’accordo, per me le nozze sono traun uomo e una donna. Sì, io mi scandalizzo, perché credo nellafamiglia. E se credi nella famiglia e nella tua religione, non puoiessere d’accordo. Poi, siamo nel 2008 e ognuno fa quello chevuole». Immediata la replica del movimento gay. Franco Grillini,presidente onorario dell’Arcigayva giù pesante: «Le coppie gay saranno costrette a tifareSpagna. Trovo incomprensibile il motivo per cui i calciatoridebbano mescolare lo sport con la politica, o, peggio ancora,come nel caso di Gattuso, la religione. Forse è il caso diricordargli che, insieme ad altri quattro giocatori, ha posatoper Dolce e Gabbana, in una pubblicità piuttosto esplicita?Evidentemente pecunia non olet e non contraddice né i valoridella famiglia tradizionale né la religione». Ma torniamoall’intervista.Ha letto le dichiarazioni di Aragones? «Me le hanno riferite e non mi preoccupano per nulla. Anzi leconsidero un complimento. Non sono il punto di riferimento

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ma sono un combattente nato».Con che spirito arrivate alla partita di dopodomani? «Buono. Mi ricorda quello di due anni fa ai Mondiali. Siamoun po’ tutti scaramantici e stiamo cercando di fare le stessecose che facevamo in Germania. Sentiamo la stessa musica,usiamo gli stessi videogiochi. Piccoli gesti che ci caricano». C’è un modo per scaricare la tensione della vigilia?«Non c’è un segreto. Ognuno cerca di rilassarsi come può. C’èchi passa la sera in camera davanti al computer, chi si distraegiocando a tennistavolo, chi preferisce un mazzo di carte.Quasi tutti abbiamo l’abitudine di rivedere le partite dei nostririvali». Torniamo alla musica. C’è un motivo o un cantante chepiace a tutti?«No, ognuno ha un suo genere e sono i più vari».Cassano cosa ascolta? «Antonio ascolta musica italiana. Anzi napoletana. È un fan diNino D’Angelo».E lei? «Anche a me piace la musica italiana ma preferisco altri generi.Celentano riesce a emozionarmi, però ascolto volentieri anchePupo ed Eros Ramazzotti. La canzone che sento più spesso èl'ultima di Gigi D’Alessio».È vero che Cassano non solo ascolta ma canta? «È vero ed è pure intonato. Sembra Carosone».Sta pensando al futuro? «Lasciatelo giocare. Antonio è un talento e credo che abbiamolte cose da dire sui campi di calcio. Soprattutto adesso cheè più maturo e riflessivo».È davvero cambiato? «Mi sembra molto carico e più riflessivo rispetto agli Europeiin Portogallo. Ha bisogno di sentirsi importante ma ha anche

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bisogno di un gruppo che ogni tanto gli ricordi di pensareprima di parlare. A Madrid gli sono mancate queste duecose». A proposito di Madrid, ha visto che hanno compratoCristiano Ronaldo?«Con i soldi si possono fare molte cose, però noi del Milanabbiamo vinto più del Real. Loro si vantano di avere inbacheca non so quante Coppe dei Campioni ma sidimenticano che quattro o cinque le hanno vinte quando miononno aveva 20 anni». Giusto per non fare polemica.«La mia è una constatazione, sono loro che mi sembranonervosetti». Un giornale spagnolo ha definito l’Italia l’unica verazecca trovata in Austria. «Visto che sono nervosi. Ci temono perché sanno cheabbiamo giocatori di grande talento e che abbiamo recuperatoanche mentalmente dopo lo scivolone con l’Olanda».È stata dura? «Dopo un 3-0 o crolli del tutto o trovi la forza per reagire.Noi ci siamo guardati in faccia ed eccoci qua».Merito della squadra, del mister o di che cosa? «Merito di tutti. Di noi giocatori, di Donadoni e anche dellaFederazione. Mi ha fatto male leggere che questa Nazionalenon è di nessuno perché non è così».Il suo rapporto con Donadoni. «Un buon rapporto che va oltre quello che succede in campo.Abbiamo il pregio della sincerità. Se ci sono cose che nonvanno ne parliamo senza serbare rancore».Dopodomani chi vince? «Loro sono abili nel tenere palla. Però la gara è aperta e io hovoglia di finale».

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Spagna: scoppiail caso RamosIl ct lo critica, lui risponde a muso durodi Valentino Beccari (inviato a Neustif)

«Donne sull’orlo di una crisi di nervi», celebre film di PedroAlmodovar va in onda in prima visione anche sul maxischermoai piedi dello Stubai dove la Spagna si sta allenando in unclima da “Mulino bianco”. O almeno così sembrava fino aquesta mattina. Poi all’improvviso, come un temporale estivo,ecco che sorrisi e battute lasciano il campo a urla e litigi.Protagonisti il vecchio saggio Aragones e Sergi Ramos, terzino“rock'n roll” della Spagna. Il difensore del Real Madrid non hagradito le pubbliche esternazioni del ct che il giorno prima, inconferenza stampa, aveva spiegato il motivo per il quale si eraintrattenuto qualche minuto con il giocatore. «Sergi Ramoscerte volte fuori dal campo fa delle cose che non dovrebbefare», aveva spiegato l’esperto tecnico. Dichiarazioneprelibata per i media spagnoli che hanno sbattuto il “mostro”Sergi Ramos in prima pagina. In prima pagina. Del resto gli stessi giornali, qualche giornoprima, avevano diffuso le immagini del terzino mentre se lagodeva in discoteca in compagnia dei prodotti tipici locali (enon erano vasetti di yogurt) durante una fra le poche seratelibere concesse dal “colonnello” Aragones. Immagini nonapprezzate dalla splendida fidanzata ufficiale del madrilista edal ct, che sul taccuino ha segnato in rosso il nome delgiocatore che, stando ai ben informati, si presenta a cenasempre in ritardo, è l'ultimo a salire sul pullman, passa ore asistemarsi il gel sui capelli e se vede uno specchio è capace difar segnare anche Toni.

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Ritiro “trasparente”. Fossimo nel quartier generale azzurro,con gli allenamenti a porte socchiuse, le partitelle blindate e leinterviste omologate, la diatriba tra tecnico e giocatore nonsarebbe mai emersa. Ma il ritiro della Spagna è più trasparentedel laghetto alpino a pochi passi da qui e allora ecco che illitigio avviene in presa diretta.La lite. Ramos comincia a discutere quando i giocatori sonoraggruppati nel cerchio di centrocampo. Aragones non è unoche se le fa dire e all’improvviso alza la voce. Ramos sicomporta da marcatore arcigno e va giù a muso duro. Ladiscussione si fa animata e deve intervenire Marchena afermare il compagno e allontanarlo. Per ora non sono statipresi provvedimenti disciplinari nei confronti del giocatoreche in questa prima fase è stato giudicato il miglior difensoredell'Europeo. Clima teso. Certo che il clima non è più quello da cartolinaillustrata. Segno che l’Italia mette paura e che la tensione hafatto il suo ingresso nello spogliatoio iberico.Parla Torres. A rasserenare gli animi ci prova FernandoTorres, faccia da bravo ragazzo, espressione di chi si sentepreparato e che ha fatto tutti i compiti a casa. «Abbiamoprovato le situazioni da fermo – dichiara l’attaccante delLiverpool – dove non siamo stati impeccabili sia in attacco siain difesa. Toni è bravissimo a sfruttare le incertezze degliavversari».La Spagna della nuova generazione di fenomeni ha vinto i titolicontinentali a livello di Under 16 e Under 19 e ora si sentepronta anche per un successo adulto. «Siamo forti – aggiunge– e saremo noi a gestire il gioco per la maggior partedell’incontro. Dovremo stare attenti a non subire ilcontropiede azzurro, anche se l'assenza di Pirlo ci agevolerà ilcompito. Ecco, se avessi potuto togliere un giocatore all’Italia

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questo è proprio il centrocampista del Milan».Zapatero ultrà. C'è una nazione che urla a squarciagola nellacurva virtuale spagnola. Una vittoria sull’Italia e il sorpasso èfatto. Il capo ultrà è il primo ministro socialista Zapatero, cheanche al vertice dell’Ue a Bruxelles si lascia prenderedall’entusiasmo. «Abbiamo un attacco eccezionale e unadifesa fortissima – spiega – l’Italia è una buona squadra mavinciamo noi per 3 a 2».

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Il festivaldel tatuaggioMaterazzi ne ha 23, Chiellini zeroma se vince l'Europeo...di Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Il campionato europeo dei tatuaggi lo abbiamo già vinto.Siamo troppo più forti. Solo David Beckham poteva crearciqualche fastidio, ma tanto è rimasto a casa. Nomi dei figli ecoppe del mondo, tribali e delfini, cartoni animati e dateimportanti: venite signori, al festival del tatoo azzurro ildivertimento è garantito.Materazzi record. Serve il navigatore satellitare per muoversitra i tatuaggi di Materazzi. Sono 23, come il numero della suamaglia. Il più grande è un indiano arrabbiato tatuato sul petto,dicono se lo sia fatto quando Cuper lo confinava in panchina.Forse un tatuaggio lo avrebbe fatto volentieri sulla frontedell’hombre vertical. Tra i tanti da segnalare, sulla pancia,l’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci.Il solito Cassano. Figuriamoci se Antonio si faceva mancarequalcosa. Sul braccio destro fa bella mostra di sé una mascheraMaori, su quello sinistro un ideogramma. Poi ci sono undrago, un ramo d'albero, un delfino azzurro sul gomito, ilsegno del cancro sulla spalla. Inutile cercare un filo logico aquesto intrigato puzzle.Alex e Fabio. Tra i giocatori più rappresentativi, segnaliamol’aquila sulla spalla di Del Piero. E ultimamente è spuntatopure un sole sul piede, proprio come la moglie. I tatuaggi diFabio Cannavaro? Sembra la lista della spesa: i tre nomi deifigli sul torace, due maschere giapponesi sulla schiena, unsamurai sul braccio destro e poi sparsi qua e là una donna, un

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anziano e dei fiori di ciliegio.Chiellini ci pensa. Pelle liscia solo per una manciata digiocatori. Tra questi Giorgio Chiellini che però ha confidato:«Se vinciamo l’Europeo, mi faccio un tatuaggio anch’io». Ilpadre, medico, non sa cosa sperare.I più strani. Tenetevi forte perché adesso arriva il bello.Alessandro Gamberini ha tatuato sul braccio sinistro una frase(“Tutto quello che dai è tuo per sempre”) che sarà purefilosofica ma è tratta dal libro “Un posto nel mondo” del dj-attore-scrittore Fabio Volo. Comunque De Rossi li batte tutti.Per far felice la figlia Gaia, si è fatto tatuare sul braccio unostrano mostriciattolo, un Teletubbies per essere precisi, unpupazzo televisivo. Sembra che Gaia vada matta per loro e liguardi sempre alla tv. Meno male che non guarda BrunoVespa, sennò il papà che faceva?

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Ci hanno rubatoil “po-po...”Altre tifoserie adottanoil ritornello del trionfo azzurrodi Valentino Beccari (inviato a Vienna)

Se Jack White potesse riscuotere i diritti d’autore ogniqualvolta il tormentone “po-popopo-po-po-po” viene intonatonegli stadi d'Europa sarebbe sicuramente milionario. JackWhite, infatti, è con la sorella l’autore di “Seven NationArmy”, il fortunato singolo del 2003 che ha portato allaribalta il complesso britannico degli White Stripes. Il titolo èuna storpiatura dell’Esercito della salvezza e si ispiraall’infanzia travagliata dell'autore.Ma come è entrato in campo? Tutto nasce il 15 febbraio del2006 in occasione dell'incontro di Coppa Uefa Bruges-Roma.Dopo il gol del vantaggio belga, lo speaker dello stadio simette a intonare il “po-po...” e quando Simone Perrotta firmala rete del successo giallorosso, goliardicamente i tifosiromanisti iniziano a cantare il motivetto. Il riff vieneriproposto qualche giorno dopo in occasione del derby con laLazio e “sdoganato” a Sanremo quando Totti lo canta inEurovisione. Ma è ai Mondiali di Germania 2006 che la canzone diventa lacolonna sonora del trionfo azzurro tanto che qualcuno loconfonde per l'inno di Mameli. Il “po-po...” è la sigla diapertura e di chiusura dei successi di Amburgo, Dortmund esoprattutto Berlino. Poi l'apoteosi, con la passerella trionfaleal Circo Massimo sempre con il solito riff. Il successo rilanciala stessa canzone che, a tre anni di distanza dall'uscita, sale alterzo posto nella hit-parade italiana. Il marchio di fabbrica

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però non è stato depositato e in questi Europei il riff è statoadottato da numerose tifoserie. Quella tedesca haaccompagnato con il “po-po...” il successo nei quarti di finalecon il Portogallo, ma anche russi e olandesi hanno intonato iltormentone.Il fatto non è passato inosservato e ha infastidito la tifoseriaitaliana convinta, in un certo qual modo, di detenerel’esclusiva. Su Internet sono nati addirittura dei blog didiscussione sull’argomento e da Castellammare di Stabia e daPerugia fanno sapere di essere stati loro i primi a introdurlo inuno stadio. Una cosa è certa: qualunque squadra trionferà aVienna, il riff sarà sempre lo stesso.

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SABATO 21 GIUGNO

L’Italiaculla il sogno

Il giorno della disfida di Vienna fra Italia e Spagnasta per arrivare. Siamo alla viglia e c’è grandeconvinzione in casa azzurra. Intanto, nel terzo quartodi finale a sorpresa la Russia vince 3-1 contro lafavoritissima Olanda. Ai tempi regolamentari la sfidasi era chiusa sull’1-1, con i russi in vantaggio nelprimo tempo e gli olandesi capaci di pareggiare soloa quattro minuti dalla fine. Nel secondosupplementare la doppietta russa che ha steso gliorange.

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IL CT SPAGNOLO LUIS ARAGONES

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Serve un’altranotte magicaCon la Spagna sfida da batticuore:Donadoni punta su Aquilanidi Antonio Ledà (inviato a Vienna)

Sarà anche un gioco ma Spagna-Italia di domani sera (ErnstHappel Stadion, 20,45) vale molto più di una partita di calcio.È sfida tra due paesi molto simili eppure ancora diversi, tradue modi di interpretare lo sport, tra due squadre che puntanotutto su fantasia e talento. La sfida vale il passaggio allesemifinali del campionato d’Europa. Un sogno che i ragazzi diDonadoni sentono a portata di mano (dopo aver rischiato diuscire al primo turno) e che gli spagnoli inseguono ormai datempo immemore. A Vienna sarà dunque battaglia e ledichiarazioni della vigilia, tra frasi dette e quelle lasciate solointuire, sono chiarissime. Il risultato di domani sera sarà lospartiacque tra il trionfo e la disfatta: vincere significheràconfermarsi tra le prime squadre del Continente, perdere vorràdire scivolare nell’anonimato, o quasi. I due ct sanno digiocarsi tutto (Roberto Donadoni anche la panchina) e fannopretattica.Allenamenti segreti. L’allenatore azzurro ha fatto svolgeregran parte dell’allenamento a porte chiuse ed è stato attento amascherare le sue scelte sulla formazione. In realtà i dubbisono pochi e sono concentrati tutti in un reparto: ilcentrocampo. Le assenze di Gattuso e Pirlo, costringeranno ilmister a rivedere gli schemi? Poco probabile. L’ipotesi piùgettonata è la conferma del 4-3-1-2 che ha permesso all’Italiadi rialzarsi dopo il ko con l’Olanda e mandare a casa laFrancia. In difesa Chiellini e Panucci centrali davanti a

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saracinesca-Buffon, Zambrotta a destra e Grosso a sinistra. Inmediana è confermatissimo De Rossi e sembra sicuroAmbrosini. La terza maglia dovrebbe andare al romanistaAquilani, che ha ben impressionato negli ultimi minuti con iBleus e ha energie da spendere. In attacco ci sarà Toni (ancoraalla ricerca del primo gol europeo) che sarà affiancato daCassano. L’undicesimo posto è in ballottaggio tra Perrotta eCamoranesi. Il primo è più portato a giocare come mezzapunta e fornisce maggiori garanzie in fase di copertura. Ilsecondo è più abile nel saltare l’uomo e potrebbe tornare utilenelle ripartenze o nei cross per Toni.Possibili sorprese. Le alternative sono poche e, conoscendoDonadoni, non molto credibili. La prima è il ritorno in campodi Di Natale. L’attaccante sta bene e smania per dimostrareche la brutta figura con l’Olanda è ormai alle spalle. Il ct l’haseguito con attenzione per tutta la settimana ma il suoripescaggio significherebbe far fuori Cassano, perché pensaredi affrontare la squadra di Aragones con tre attaccanti di ruoloè poco meno di un suicidio. La seconda ipotesi è ancora piùcomplicata perché prevede un ritorno al 4-4-2. In questo casoil sacrificato dovrebbe essere Aquilani. De Rossi e Ambrosiniverrebbero spostati in mediana con Perrotta a sinistra eCamoranesi a destra. In questo caso Di Natale avrebbequalche chance in più di far coppia con Toni. Ma davvero il ctvorrà privarsi dell'imprevedibilità e della voglia di rivincita diCassano? In fondo Italia-Spagna è anche la sfida tra Cassano(cacciato da Madrid con dieci chili di troppo e nessunanostalgia) e Iniesta, tra Luca Toni e i baby talenti Villa-Torres,tra Gigi Buffon e Casillas, tra un tecnico come Donadoni,introverso e poco loquace, e un vecchio marpione comeAragones.Stadio esaurito. Italia-Spagna è tutto questo e non solo. È un

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derby tra due paesi troppo simili per amarsi. Una partita cherichiamerà a Vienna almeno 30mila tifosi azzurri e altrettantispagnoli, guidati dal re Juan Carlos. Pensate che smaccoperdere.

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Noi e gli spagnoli,sfida eternadi Lucio Caracciolo

Chissà perché la Spagna c’è sempre stata simpatica. Saràperché fa rima con “magna”. E perché stupidamente pensiamodi assomigliare agli spagnoli. Risultato: fra i grandi paesieuropei la Spagna è l’unico nei confronti del quale nonabbiamo pregiudizi né contenziosi. Peccato che gli spagnolinon la pensino esattamente alla stesso modo su di noi.Ora che hanno raggiunto i piani alti dell’edificio europeo, ciguardano con una certa sufficienza. Quella di chi in tre decenniè passato dal quasi sottosviluppo al benessere diffuso etalvolta ostentato. Se poi si accetta la lezione dell’allenatoreFabio Capello, con le sue lodi del sistema spagnolo e con lasua interpretazione storica che attribuisce a Franco i meriti diSuarez, Gonzalez, Aznar e Zapatero, il quadro è completo.Fra i vari asset di cui la Spagna dispone fin dall’epocafranchista, il Real Madrid è il più noto su scala mondiale. Aitempi del Generalissimo il regime curava che i rivali catalanidel Barça non oscurassero la stella madridista. Tanto chequando il club catalano acquistò il mitico Alfredo Di Stefano –il più grande giocatore del dopoguerra, almeno fino all’avventodi Pelè – Franco diede ordine di dirottarlo al Real Madrid.Oggi la forza combinata di Real e Barça è la spina dorsale dellanazionale guidata da Luis Aragones. Una squadra che punta abatterci per la prima volta dal 1920. Sarà un caso, ma da 88anni agli spagnoli – monarchici, franchisti o repubblicani chefossero – gliele abbiamo sempre suonate. Primato davverospeciale, al quale teniamo moltissimo. Anche perché è uno deipochi fattori di superiorità che oggi possiamo vantare alcospetto degli iberici.

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In realtà, come paese siamo sotto da più di dieci anni. Daquando nel settembre 1997 a Valencia il premier Prodi e ilministro del Tesoro Ciampi proposero al premier Aznar direstare fuori dal primo gruppo dei paesi euro. Aznar guardò isuoi ospiti con degnazione, salvo avvertirli che in ogni caso laSpagna sarebbe entrata nell'euro con Francia e Germania.Prodi e Ciampi corsero a Roma per varare quelle misurestraordinarie che ci permisero di non restare fuori dall'euro.Non potevamo accettare di valer meno della Spagna.Stasera vedremo fino a che punto le gerarchie politiche edeconomiche siano riflesse anche dal calcio. Sarà una sfidacaliente, come tutte quelle recenti fra italiani e spagnoli.Speriamo che il nostro ct possa ispirarsi alla lezione che laRoma seppe infliggere qualche mese fa agli arrogantimadridisti, anche senza Taddei e Vucinic. Corsa, dedizione eraziocinio. E magari un centravanti che la butti dentro.

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Italia, Donadonischiera anche l’orgoglio«Non siamo qui da ripescati,come ct ho fatto tutto il possibile»di Alessandro Bernini (inviato a Vienna)

Maglietta, pantaloncini e scarpe coi tacchetti. Si presenta cosìin sala stampa Roberto Donadoni, quasi fosse la vigilia diquell’Italia-Spagna datato 9 luglio 1994 (mondiali Usa)quando scese in campo al fianco di Baggio. Quel giorno aBoston finì 2-1, erano i quarti di finale. «Ma il paragonefinisce qui. Troppe cose diverse, a partire dall'orario e dalluogo. Negli Usa erano assurdi».Già decisa la formazione? «Abbiamo ancora l’allenamento di rifinitura, evito sempre disbilanciarmi».Ma Cassano gioca? «Vediamo». Se gioca Cassano, resta fuori Di Natale per il quale leistravede. «È vero, con Di Natale ho un feeling particolare. È un ragazzoche ha testa e sa valutare le situazioni. Sa bene che in questoEuropeo ci sarà bisogno anche di lui».Certo che queste assenze di Pirlo e Gattuso pesano. «No, no, non sono un problema. Anzi, avevo già deciso ditenerli a riposo...».Via, mister... «Dico una cosa che tranquillizza me e spero possatranquillizzare tutti: nessuno in questo gruppo non riscuote lamassima fiducia dei compagni. Siamo 23 e non vedo probleminel cambiare. Non lo dico per incentivare chi va in campo, è la

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pura verità».Quindi massima fiducia anche in Aquilani.«Certo. Sta crescendo bene, ha tutte le carte in regola peresserci. Come gli altri».Però a centrocampo non abbiamo molte carte da giocarci.È d'accordo? «Sì, con Gattuso e Pirlo fuori è chiaro che non ci sono grandialternative a livello numerico».Questa Spagna fa paura. «Io credo che la cosa sia reciproca. Anche loro qualchepreoccupazione per le nostre qualità ce l'avranno».Sì, però fino a oggi forse hanno giocato meglio. «E chi lo dice? Forse gli spagnoli. Io non mi sento qui daripescato, ma da uno che si è qualificato battendo bene laFrancia». A proposito: quali sono le differenze tra Francia eSpagna? «Sono squadre diverse. La Francia ha maggiore fisicità, laSpagna punta molto su giocatori svelti e rapidi nel gioco.L’aspetto fisico si può contrastare con la tecnica, la rapiditàinvece è un po’ più dura da frenare».E allora come si fermano le Furie rosse? «Sono una squadra con molte alternative nel gioco. Sanno farepossesso di palla, spingono sulle fasce con gli esterni, ma siaffidano anche ai lanci lunghi per la velocità di Torres e Villa.Comunque non snaturerò la mia Italia in funzione dellaSpagna». L’amichevole di Elche ha lasciato delle indicazioniancora utili? «Sono passati troppi mesi».Torres e Villa i due pericoli pubblici. E noi dobbiamofermarli con questa inedita coppia di centrali Chiellini-

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Panucci. «Per me non è una coppia inedita. Ho portato qui undifensore in meno perché conoscevo la loro duttilità, sapevoche potevano darci una mano sia da esterni sia da centrali.Come infatti sta succedendo».Ci vorrebbe un golletto di Toni. «Spero che Luca segni, per un attaccante è importante far gol.Ma per me aver conquistato il rigore e un’espulsione contro laFrancia vale quanto una doppietta».Siamo una nazionale che sta crescendo? «Il crescendo è soprattutto nei risultati. Ma un allenatore devefare anche altre valutazioni».Si sente in debito o in credito con la sfortuna?«Non posso dare una risposta valutando solo tre gare. Sarebbeassurdo». Al di là del risultato del match contro la Spagna, qual èil bilancio che si sente di fare della sua avventura da ctazzurro? «Io ci ho messo anima e corpo, credo di aver fattoumanamente tutto il possibile».La Spagna ha giocato tre partite super, impressionandotutti. Noi abbiamo anche sofferto. Ci regala una buonaragione per essere ottimisti? «Bisogna essere ottimisti perché siamo una squadra che vuolerappresentare il suo Paese. In questi giorni ho ricevuto tantelettere di persone malate che trovano un po’ di felicità nellevittorie della Nazionale. Ecco, io credo che dovremo dare unqualcosa in più anche per queste persone».

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«Loro più forti?Vedremo al 90’»Buffon: ogni risultato è possibiledi Antonio Ledà (inviato a Vienna)

Dopo l’ultimo allenamento nello stadio di Vienna non c’èverso di chiedere agli azzurri di sbilanciarsi. I più si infilanosvelti nel pullman lasciando ai senatori il compito diraccontare come si vive alla vigilia di una corrida.Buffon. «Sappiamo che sarà una gara aperta a ogni risultato –ha detto il portiere – ma sono convinto che anche loro nonsaranno tranquilli. Ho letto che si sentono favoriti. Credo chelo dicano per farsi coraggio. La storia insegna che non cibattono da 88 anni e questo non può non avere un peso. Miauguro di non essere smentito». Per il numero uno azzurro«l’avversario più pericoloso è Villa, un attaccante che ha giàsegnato quattro gol e sta vivendo un periodo magico. Torres èun altro grande giocatore ma io lo temo meno».Toni che farà? Per Buffon la lunga astinenza è un falsoproblema: «Toni ha creato un sacco di occasioni da rete e si èprocurato il rigore che sbloccato la partita con la Francia.Credo che il gol sia solo una questione di tempo e mi auguroche arrivi con la Spagna. Piuttosto se segna adesso che halasciato crescere i baffi non potrà più tagliarli». C’è un’armasegreta per battere gli spagnoli? «Bisogna giocare con la stessaintensità fatta vedere con la Francia – ha concluso il portiere –Bisogna mantenere la calma e cercare di non farli giocare».Del Piero. «A questi livelli non ci sono molti segreti dascoprire. Italia e Spagna sono due grandi squadre con giocatoricapaci di risolvere la partita in qualunque momento. Noncredo che loro siano più tecnici. Sono sicuramente più abili nel

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fraseggio ma noi siamo più veloci nel verticalizzare l’azione epossiamo colpire di rimessa. Sarà fondamentale chiudere benegli spazi e non dare l'impressione di aver paura». Anche per lojuventino la lunga astinenza di Luca Toni è dovuta al caso enon a un problema del centravanti. «Non ho consigli da dare aToni se non quello di non pensare al gol. L’importante è chevinca la squadra e che lui faccia quello che ha sempre fatto. Igol prima o poi arriveranno».Ambrosini. Basso profilo anche per il rossonero che haconfermato di essere pronto a scendere in campo e hamandato un messaggio di incoraggiamento ad Aquilani. «L’hovisto tranquillo – ha detto il centrocampista azzurro – e credoche non si lascerà scappare l'occasione. Per lui è un momentoimportante. Questa squadra ha sempre dimostrato di averebuone alternative anche quando le assenze sono importanti».

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Aragones spingela Spagna«Questa è una fra le miepartite più importanti»di Valentino Beccari (inviato a Vienna)

Re Juan Carlos sarà presente stasera sul palco reale delvecchio Prater. Del resto i suoi avi erano di casa da questeparti e gli intrecci tra gli Asburgo e i Borboni hanno fatto lastoria delle monarchie europee, da Ferdinando a MariaAntonietta per arrivare alla Principessa Sissy. Il prozio delmonarca spagnolo era solito sorseggiare del buon vino incompagnia di Francesco Giuseppe nella “Gloriette” delcastello di Schönbrunn. Juan Carlos forse si gusterà lo stessoamabile “bianco” ma assistendo a una partita che in Spagna èsentita come non mai. Sono 88 anni che non ci battono in unasfida ufficiale e, complice la brezza ottimista di Zapatero, inSpagna vivono sensazioni positive. Per riuscire nell’impresac’è un vecchio condottiero come Aragones, più incline afrequentare le campagne dell’Andalusia che i salottiottocenteschi viennesi. Un colonnello un po’ rude e diretto.Anche troppo diretto. Conosce il calcio per averlo praticato eama l’odore dello spogliatoio, il rumore delle scarpe bullonate,le abrasioni per gli interventi in scivolata sul manto erbosoconsumato. Non avrebbe mai potuto intraprendere la carrieradiplomatica. Prendete il caso Ramos. Affronta il giocatoredirettamente e lo redarguisce pubblicamente come facevano ivecchi maestri in classe. Aragones suona la carica. L’anziano ct sente la partita comenon mai. «Sono un patriota – dice il selezionatore – ed èchiaro che è una fra le partite più importanti della mia lunga

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carriera. Sento parlare di superstizione, cabala, tradizioni macredo che in campo conterà solo il pallone». Non si nascondeil saggio allenatore. Di Ramos non parla dell'Italia sì. «È unasquadra forte, lo ha dimostrato contro la Francia – precisa –mi preoccupano difesa e contropiede. Per noi sarà importanteil possesso palla e gestire nel migliore dei modi le situazionidifficili che si verranno a creare».Si è rotta l’armonia. La vicenda Ramos ha scossol’ambiente. L’isola felice si è trasformata in isola dei famosicon scatti di nervi, mezze parole, equivoci. Taglia cortoTorres che dà il quadro climatico dello spogliatoio spagnolo.«È inutile nasconderlo – dichiara l’attaccante – quantoaccaduto ha rotto l’armonia. Non è più come prima. Certecose vanno discusse tra di noi e non rese pubbliche».Formazione collaudata. Aragones non è un rivoluzionario.L’unico episodio estremista della sua gestione è statal’esclusione di Raul dalla lista dei convocati. La suaformazione ideale è quella che è scesa in campo nella partitainaugurale con la Russia. Difesa confermata in blocco e chiavidi centrocampo affidate a Iniesta, Senna, Silva e XaviHernandez con esclusione di “mister 40 milioni” Fabregas edel promesso sposo della Juve Xabi Alonso. Là davantiattenti a quei due Villa e Torres.Nessuna sete di vendetta. In Spagna è ancora vivo il ricordodella gomitata che Tassotti rifilò a Luis Enrique al Mondialeamericano del 1994. È stata addirittura lanciata unascommessa che paga 20 a 1 un’eventuale ripetizione deltassottazo, ovvero del colpo proibito. I giocatori però nonraccolgono la sfida. «Nessuno vuole vendicare quell’episodio equella sconfitta – dice Villa – tutto il Paese ha sofferto e me laricordo come fosse ieri ma noi dobbiamo battere l’Italia soloper andare in semifinale». L’asturiano è giovane, ma ha già

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maturato i contributi per non farsi prendere dall’emozione.«Sto attraversando il momento migliore della mia carrierafisicamente sto benissimo e ho grande fiducia».L'Italia fa paura. La Spagna ostenta sicurezza ma sembra piùun atteggiamento di facciata. La squadra ha paura. Teme lacabala, la sindrome Italia, la maledizione dei quarti e quella del22 giugno. «Tutte cose che fanno colore – dice Xabi Alonso –ma che non vanno in campo. Quello che conta è la forza, lospirito e un po’ di fortuna». «Non abbiamo paura dellatradizione negativa – dice il difensore del Barcellona, Puyol –ma piuttosto rispetto dell’Italia. Sono i campioni del mondo,hanno tecnica, forza e strategia. Il contropiede è micidiale maper fortuna manca Pirlo. Quanto al mio avversario direttoToni, penso che dovrò stare attento».

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DOMENICA 22 GIUGNO

Sbaglia TotòArriva Lippi

Era accaduto solo ottantotto anni prima, poi nellesfide che contano gli spagnoli avevano sempre perso.Stavolta no – in questo 22 giugno storico per i colorispagnoli – stavolta sono loro a gioire dopo una sfidainfinita, chiusa sullo 0-0 e con i rigori che segnano ilconfine fra gioia e dolore. Come tante altre volte nellanostra storia calcistica, dal dischetto finiamo col farcidel male. De Rossi e Di Natale sbagliano quelli chebilanciano con gli interessi l’errore iniziale spagnoloe per le furie rosse si apre un’autostrada infinita.Dopo questa vittoria voleranno fino in finale edaranno vita a una serie immensa di successi: duetitoli Europei consecutivi (vinceranno anche nel 2012,proprio contro gli azzurri) con nel mezzo un titolomondiale. In casa azzurra si consuma un drammaannunciato: quello del licenziamento del ct azzurroRoberto Donadoni, nonostante un contratto (finto)firmato di fresco. Il presidente federale GiancarloAbete aveva già un accordo per il ritorno in panchinadi Marcello Lippi, cercava solo il momento e ilpretesto giusto. L’assist glielo ha fornitoinconsapevolmente Totò Di Natale sbagliando ilrigore che ha aperto la strada del successo aglispagnoli.

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L’ERRORE DAL DISCHETTO DI TOTÒ DI NATALE

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La Spagna stavoltaci manda a casaL’Italia barcolla ma regge fino ai rigori:sbagliano De Rossi e Di Nataledi Alessandro Bernini (inviato a Vienna)

Dopo il Pil, anche il Gol. Ci hanno sorpassato in tutto glispagnoli. Ma che beffa, perché questi fenomeni di Aragonesalla fine si sono rivelati sul nostro livello. Usciamo per colpadei rigori, da delizia a croce della nostra storia recente, e forseperché abbiamo tentato di vincerla un po’ troppo tardi. Fatalegli errori dal dischetto di De Rossi e Di Natale.Quanto Valium. Donadoni ha scelto di giocarsela gettandoValium sul campo. Aveva un timore: che pressare gli spagnolisi trasformasse in un massacro, anche perché quelli sonocapaci di tenere il pallone anche due minuti ad azione e farlosparire. Così ha piazzato De Rossi davanti alla difesa piùAmbrosini e Aquilani ad aspettare Xavi Hernandez ma ancheIniesta e Silva che spesso si accentravano. Senza mai pressarealto. Addirittura Cassano è rimasto a lungo larghissimo asinistra, per costringere Sergio Ramos a non salire. Risultato:non ha giocato nessuno, né l'Italia né la Spagna. Un po’ comequando i bambini si contendono il pallone: non gioco io, manon giochi neanche te.Accelerazioni. La Spagna però aveva più accelerazione dinoi. Perché ogni tanto alternava il tic-tac al lancio lungo o altiro da fuori. E così qualcosa abbiamo rischiato, già nel primotempo. Con Ambrosini che al 16’ ha sfiorato il rigoretoccando Villa in area (l’arbitro ci ha graziati), e con un missiledi sinistro di Silva al 38' uscito di centimetri alla destra dipalo.

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Noi? Un cross di Cassano al 36’, con scatto di testa di Toni eMarchena che di collo ha fortunosamente ammortizzato ilpallone. Poco, anche perché Aquilani non aveva il coraggio ditentare niente se non il passaggio più semplice, mentre Toni làdavanti finiva sempre nella morsa Puyol-Marchena.Due lampi. I cambi del secondo tempo hanno dato unpizzico di brio in più. Soprattutto Camoranesi al posto diPerrotta, tant’è che lo juventino al 15’ ha avuto una pallad’oro ma il suo tiro a botta sicura è stato respinto di piede daCasillas. Fatto sta che, visto Camoranesi, ecco che Aragones harisposto subito con Fabregas al posto di Xavi, confermandoche più che una partita di calcio stava andando in scena unasfida a scacchi. Ma la Spagna è rimasta comunque involuta,trovando solo un palo quasi casuale al 34’ quando Buffon nonha trattenuto un tiro di Senna con pallone lento a morire sullegno basso per poi tornare nelle braccia di Gigi. È entratoanche Di Natale per Cassano ma questi sono rimati i duelampi che nel grigiore ci hanno accompagnato aisupplementari.Tridente. Donadoni ha tentato il tutto per tutto nel secondosupplementare, inserendo Del Piero al posto di Aquilani. Cosìsiamo passati al tridente, con Toni davanti e due larghi, piùCamoranesi a centrocampo. Spregiudicati, ma l’incantesimodello 0-0 non si è rotto.Urlo strozzato. E allora via ai rigori. Dove il nostro urlo diBerlino è rimasto strozzato in gola. Colpa dell’errore Di DeRossi ma soprattutto di quello di Di Natale, perché intantoBuffon aveva parato il tiro di Guiza. Serie maledetta, stavolta.E così andiamo a casa nel modo più atroce, noi che sognavamol’1-0.E Donadoni? Resta ora da capire cosa sarà di Donadoni.

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Perché il presidente Figc Abete aveva già pronto l’annunciodel ritorno di Marcello Lippi dopo il tonfo con l’Olanda,salvo poi congelare tutto. Usciamo non a testa bassa ma siamopur sempre fuori ai quarti di finale, lontani dal tetto d’Europa.Chissà se Donadoni salverà la panchina, ma sembra dura. Purelui non poteva immaginare un finale così beffardo, con lapanchina che rischia di sfuggire per un maledetto rigore.

Spagna-Italia 4-2 (dopo i calci di rigore, al 90’ 0-0)Spagna (4-4-2): Casillas 7; Sergio Ramos 6,5, Marchena 6,Puyol 6, Capdevila 6; Iniesta 6,5 (15’ st Cazorla 5,5), Senna6, Xavi Hernandez 5,5 (15’ st Fabregas 6,5), Silva 7; Villa 5,5,Torres 6 (40’ st Guiza 6).A disposizione: 13 Palop (P), 23 Reina (P), 2 Albiol, 3Navarro, 18 Arbeloa, 20 Juanito, 14 Alonso, 22 De la Red, 16Garcia.Allenatore: Aragones.Italia (4-3-1-2): Buffon 6,5; Zambrotta 6, Panucci 5,5,Chiellini 7,5, Grosso 6; Aquilani 5 (3’ sts Del Piero sv), DeRossi 6,5, Ambrosini 6,5; Perrotta 5,5 (13’ st 16 Camoranesi6,5); Cassano 6 (29’ st 11 Di Natale 6), Toni 6.A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5Gamberini, 23 Materazzi, 12 Borriello, 15 Quagliarella.Indisponibile 6 Barzagli. Squalificati: 8 Gattuso, 21 Pirlo.Allenatore: Donadoni.Arbitro: Herbert Fandel (Germania) 5,5Rigori: Villa (gol), Grosso (gol), Cazorla (gol), De Rossi(parato), Senna (gol), Camoranesi (gol), Guiza (parato), DiNatale (parato), Fabregas (gol).Ammoniti: Iniesta (11’ pt), Ambrosini (31’ pt), Villa (26’st), Cazorla (8’ sts).

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Ammettiamololoro più bravidi Stefano Tamburini

Sembrava che il destino fosse indirizzato nella giustadirezione. Il pomeriggio aveva lanciato infatti due segnaliincoraggianti. Il primo sul traguardo del Gp di Francia diFormula 1: due Ferrari davanti e terzo l’italianissimo JarnoTrulli, eroico pilota di un’auto più lenta di un ferro dastiro. Mentre suonava l’inno di Mameli e lo champagnescorreva a fiumi, in Inghilterra partiva la sfida delleMotoGp con un duello fra una moto italiana (la Ducati diStoner) e Valentino Rossi. Ed ecco il secondo segnale:prima la moto made in Borgo Panigale, secondo il pilotatricolore e solo terzo l’idolo spagnolo Daniel Pedrosa. Tutto perfetto. Fino a che sulla scena non ha fattoirruzione il calcio. In Spagna solo qualche centenario con lamemoria buona poteva ricordarsi di quella volta che, 88anni fa, Felix Seseumaga segnò due gol e regalò al suopaese la prima e ora penultima vittoria ufficiale control’Italia.Adesso possono mandare definitivamente in pensionequelle reliquie e issare sull’altare delle celebrazioni questavittoria ai rigori contro gli azzurri. Gli spagnoli, bisognaammetterlo, hanno meritato più di noi questaqualificazione. Ma il calcio è questo: alla fine uno sorridee l’altro piange. Non c’è da farne un dramma anche seadesso c’è da prendere atto che è finito un ciclo che ci haregalato tante soddisfazioni: un Europeo dove di più eradifficile fare e, soprattutto, un titolo mondiale, il quarto inassoluto, il secondo dell’era moderna. Adesso, mentre il ctDonadoni appare sempre più solo e spaesato, il suo

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presidente Giancarlo Abete sta per comporre il prefisso0584 e dire «Caro Marcello, tocca a te...» Finale previstoe prevedibile e forse già scritto anche se stasera fosseandata diversamente. Purtroppo non avremo mai lacontroprova.

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«Mi aspettola conferma»Donadoni: sarebbe una cosa logica.La risposta di Abete: «Valuteremo»di Antonio Ledà (inviato a Vienna)

Il ct azzurro Roberto Donadoni ha assistito impassibile inpiedi al rigore sbagliato da Antonio Di Natale. Ha capito cheera la fine dell’Europeo e ha aspettato i suoi ragazzi peraccompagnarli negli spogliatoi. Poi si è consegnato al rito delleinterviste. Anzi, per uno come lui, al calvario della salastampa.Quanto fa male perdere così? «Perdere ai calci di rigore non fa piacere. Mi dispiace per iragazzi perché hanno speso tutto quello che avevano. Credoanche tutti abbiamo dato il massimo».Che cosa ha detto ai giocatori? «Ho detto di tornare a casa a testa alta. Di essere orgogliosi diquello che hanno fatto e di ripartire da qui. Anche questaserata può aiutare i ragazzi a crescere».Quattro partite e nessun gol dagli attaccanti. «Non credo che sia il caso di fare un processo agli attaccanti.Anche loro hanno sempre fatto il loro dovere e il fatto che nonsia arrivato il gol non vuol dire nulla. Può succedere. Per leanalisi più profonde ci sarà tempo».L’Italia non ha giocato alla morte. «Se vi riferite alle dichiarazioni di Aragones dico che ognunousa il linguaggio che vuole. A me non piacciono le immagini diquesto impatto. Dico semplicemente che si deve sempre dareil massimo e credo che gli azzurri lo abbiano fatto». Che cosa le dispiace di più?

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«Mi dispiace per i ragazzi. Soprattutto per quelli che nonhanno giocato. Ma da domani si ricomincia».Non siamo stati troppo prudenti? «Io dico che la squadra ha dato tutto quello che aveva. Sonoorgoglioso di quello che hanno fatto i ragazzi. Alla fine dellapartita non avevano una briciola in più di energia. Hannospeso tutto sia i ragazzi che sono scesi in campo sia quellirimasti in panchina. Questa è la conferma che siamo un grandegruppo». I rigori non le portano fortuna.«L’avevo detto ai ragazzi. La mia storia è stata segnata dairigori».Che cosa si aspetta ora? «Non mi aspetto niente. O almeno niente di particolare. Sonoconsapevole che ogni partita fa storia a se e questa è andatacosì».È pentito di non aver osato un tantino di più? «Abbiamo giocato anche con tre attaccanti e non ho fattoentrare prima Del Piero perché De Rossi aveva un problema auna gamba e non ero sicuro che finisse la gara».È un successo o un fallimento uscire ai quarti di finale?«È una cosa che non mi interessa. Preferisco guardare a quelloche hanno fatto i ragazzi. E sono soddisfatto».Quanto hanno pesato le assenze di Gattuso e Pirlo? «Avevo fuori due giocatori importanti ma Ambrosini eAquilani non hanno demeritato. Alberto in particolare ègiovane, ha grandi prospettive e il fatto che si sia comportatocosì mi rende sereno. Poi so bene quanto valgono Pirlo eGattuso». La Spagna fa festa dopo 88 anni.«Non ho mai guardato le statistiche e non credo alla storia.Sapevo che la Spagna è una squadra forte che ha giocato come

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ci aspettavamo. Noi abbiamo provato a controbattere ognivolta che ne abbiamo avuto la possibilità e abbiamo creatodiverse occasioni. Alla fine non avevamo più energie e nonpotevo pretendere di più».La Spagna può vincere il titolo? Magari è unaconsolazione. «La Spagna è in grado di arrivare fino in fondo. Però avetevisto anche voi come sono andate le ultime gare. Dipendonomolto da un episodio e dalla casualità».Perché se De Rossi non stava bene ha tirato il rigore?«Perché i rigori bisogna sentirseli. E nessuno si è tiratoindietro».Si aspetta la conferma? «Non credo che possa essere diversamente. Per me dovrebbeessere una cosa logica. Poi vedremo cosa deciderà laFederazione». E la Federazione, per bocca di Giancarlo Abete, ha già datouna prima risposta. Ambigua ma per niente rassicurante per ilct: «Valuteremo nei prossimi giorni. Ora a caldo voglio soloringraziare i ragazzi». L’ombra di Lippi incombe.

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A Cassanonon tremanole gambeChiellini mette all'angolo “El Nino”e ci porta ai calci di rigoredi Valentino Beccari (inviato a Vienna)

Zapatero? Un cartone animato. Il Pil? La targa di Palermo. Ilsorpasso? Tutti i giorni a bordo della Ferrari sul raccordo diGenova. Ma anche un film in bianco e nero che danno suRete4. Le buone letture non sono il pezzo forte di AntonioCassano che ignora tutti gli ingredienti che condiscono larivalità tra Spagna e Italia. Il “sorpasso”, quello vero,purtroppo è avvenuto e tale Sasumaga non è più l’ultimospagnolo capace di firmare un successo iberico in una partitaufficiale. Era il 1920, Olimpiadi di Anversa. Maledetti rigori.Cassano. Donadoni investe su Cassano. Affida a lui le chiavidel gioco. È marcato da Sergi Ramos, il cattivo ragazzo dellaSpagna. È un confronto tra ribelli. Quando entrambiindossavano la camiseta blanca frequentavano lo stesso privè.Ramos è andato in discoteca anche a Neustift mentre il barese,nel ritiro di Baden, si è limitato a una serata al Biergarten.Nessuna concessione ai cultori delle cassanate. Si limita alanciare qualche epiteto in andaluso alla panchina spagnola. Esenza coprirsi il labiale. Mamma Giovanna si è raccomandatacon San Nicola, protettore di Bari, per evitare una umiliazionein Eurovisione. È in forma Antonio. Salta l’uomo come sefosse a “Marassi”, lascia sul posto Senna, offre anche un paiodi numeri estratti dal suo personalissimo repertorio. Persinore Juan Carlos seduto in tribuna si chiede se è lo stesso diMadrid. Già, perché in Spagna se lo ricordano grassoccio e

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con la passione per le merendine.Non è più El Gordito. Ma El Gordito ha una nuova linea: distile di vita e di girovita. È l’unico a cui non tremano le gambe:in fondo è solo una partita di calcio. La solita confidenza conil pallone, qualche giocata di “estrema sinistra”, ma anchediligenza tattica. Del resto un po’ di anarchia è necessaria contre mediani come De Rossi, Aquilani e Ambrosini chepresidiano il centrocampo come le guardie inglesi. Il dialogocon Toni non è perfetto. Il centravanti, da quando gioca inGermania, capisce solo il tedesco. Antonio ci prova initaliano, spagnolo e persino in barese. Ma niente, l’ariete delBayern proprio non recepisce. Si sente l’assenza di Pirlo.Manca l’architetto del gioco, il libero pensatore, il distributoreautomatico di palloni. Aquilani paga l’emozione e sembra unturista finito per sbaglio allo stadio Prater mentre cercaval’altro Prater, la ruota di Vienna. E allora è Cassano che devecreare, inventare, rompere gli schemi. E ci prova Antonioanche se l’atteggiamento tattico della squadra lo costringe afrequentare zone troppo distanti dalla porta. Le cosemigliorano con l’ingresso in campo di Camoranesi: l’oriundoargentino arriva da Tandil, che assomiglia tanto a un sobborgodi Bari. Il dialogo allora si fa più fitto. E non è un caso se èproprio sul piede dello juventino che capita l’occasione piùghiotta della partita. Poi a un quarto d'ora dal novantesimo ilcambio con Di Natale. In altri tempi Cassano avrebbemandato a quel paese l’allenatore, pronunciato frasi irripetibilie preso a calci la borraccia. Ora invece dice «obbedisco».Chiellini. E qui inizia un’altra partita, quella deisupplementari, sdraiati direttamente sul lettino, perché leenergie latitano e perché ci vorrebbe lo psicanalista peraffrontare certe situazioni. Non a caso l’abitazione di SigmundFreud è a pochi isolati. L’Italia operaia si regge su Chiellini: a

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settembre era riserva nella Juve e ora è il novello Cannavaro inNazionale. È lui che mette El Niño Torres in castigo egarantisce il fuoco di copertura quando Panucci esceavventurosamente dalla trincea. È lui che ci porta ai rigori, ilmassimo che potevamo ottenere. Poi è andata male. E cosìpurtroppo la Spagna ha messo la freccia.

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De Rossi: mi scusoper il rigoreChiellini: «Non doveva finire così»Toni: il ciclo non è chiusodi Valentino Beccari (inviato a Vienna)

Daniele De Rossi è il ritratto della delusione. Ha sbagliato unrigore. Il rigore. Come a Manchester in Champions League conla maglia della Roma. L’amarezza è stampata sul suo volto.«Sono tra i rigoristi e mi sono assunto la responsabilità. Nonmi andava di tirarmi indietro, non fa parte del mio modo diessere, anche se obiettivamente ero molto stanco».Il primo pensiero di De Rossi è per il ct. «Donadoni ha usatoparole importanti – dice il romanista – ci ha rincuorato epersonalmente mi ha ricordato che anche lui da calciatore hasbagliato dei rigori importantissimi, anche ai Mondiali». DeRossi difensore d'ufficio del ct che già a fine partita moltidanno in odore di licenziamento. «Sarei contento cherimanesse – continua – anche se molto dipenderà dallapressione dei media. Mi sono sempre trovato bene conDonadoni come del resto anche con Lippi. Si tratta di personeserie e corrette. Comunque non parlate di ciclo finito: questasquadra è viva, non è giunta al capolinea e nel suo ambito cisono giovani interessanti. Un ciclo non può finire per unapartita persa ai calci di rigore. Non dimenticate che soloquattro anni fa abbiamo battuto alla grande la Francia che nonè l’ultima arrivata».Chiellini. È stato il migliore in campo. Ma l’attestato distima non basta a consolarlo. Brucia di rabbia. «Non dovevafinire così – dichiara lo juventino – abbiamo lottato per 120minuti e alla fine anche se la Spagna ha fatto più gioco,

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l’occasione più clamorosa l’abbiamo avuta noi». Deciso,fresco, in condizione, ma non presente nella lista dei rigoristi.«I rigoristi erano quelli – precisa il livornese – e giustamente sisono assunti le loro responsabilità. Vanno ammirati perquesto».Luca Toni dovrà tagliarsi i baffi. Chiude l’Europeo a quotazero nella casella dei marcatori. Non è da lui. «Lo so e midispiace – dice lìattaccante del Bayern – anche se credo checontro la Spagna ho fatto salire la squadra e ho lottato su tuttii palloni. Mi rendo conto però che a un attaccante si chiedonoi gol». Anche Toni non vuole sentire parlare di ciclo finito:«Ma perché? Abbiamo perso ai rigori contro una grandissimasquadra che a mio avviso vincerà l’Europeo. Certo, adessosiamo delusi, amareggiati ma c'è molto di buono in questaformazione che è soprattutto un grande gruppo».

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Vienna,invasione pacificaItaliani e spagnoli fraternizzanodi Antonio Ledà (inviato a Vienna)

Sulle tribune dell’Ernst Happel Stadion hanno vinto loro, itrentamila tifosi azzurri arrivati in Austria per vivere indiretta, con Donadoni e i suoi ragazzi, le fasi finalidell’Europeo. Hanno vinto per il calore con il quale hannosostenuto la squadra, per la fantasia e, una volta tanto, per lacorrettezza. Chapeau ai tifosi azzurri ma anche agli spagnoli,un po’ meno numerosi, ma molto simili nella voglia difesteggiare. Peccato solo per i fischi che per un attimo hannoaccompagnato l’esecuzione dell'inno di Mameli.Vienna ha vissuto una giornata decisamente più serena diquella di ieri quando i tifosi russi avevano trasformato ilsalotto della città in un immondezzaio di vetri e lattine. Lemaglie azzurre degli italiani hanno invaso il centro, ma senzacreare problemi alle forze dell’ordine (2.500 poliziottipiazzati nei punti strategici) e senza il minimo attrito con isupporter avversari. Gli spagnoli hanno fatto un po’ più dirumore impossessandosi di Stephansplatz, il cuore dellacapitale austriaca, e di qualche via limitrofa. Musiche ecostumi non hanno riservato sorprese.Da un lato si è rivista la grande coppa del mondo incartongesso che era già comparsa nelle trasferte di Zurigo eBerna. Dall’altro non è mancato il classico torero pronto a matare unvitellone più viola che azzurro. Da parte italiana si è intonatoil “po po po popòpo” che è stato il leit motiv delle nottimondiali, gli spagnoli hanno risposto con un «Arrivederci

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Roma» trasformato in «Arrivederci a casa». Un azzardo apoche ore dal match, ma tant'è.Gli austriaci, quelli abituati a santificare la domenica nei caffèbelle epoque con i valzer di Mozart come colonna sonora,hanno abbozzato. In fondo meglio una finta corrida che lamattanza fra turchi e croati. Meglio un po’ di caciara, allegra ecoloratissima, che i visi seri e rabbiosi degli olandesi. A dareuna mano ai residenti ha poi pensato il caldo (34 gradiall’ombra, manco in Sardegna!) che ha suggerito a tutti diripiegare le bandiere per rifugiarsi nei bar, negli alberghi o neiristoranti. La battaglia è ripresa nel pomeriggio nelle stazionidella metropolitana, nelle Fan zone allestite in diversi puntidella città e, naturalmente allo stadio. Anche qui polizia intenuta antisommossa, ma nessun incidente. Anzi.I tifosi hanno scoperto che può essere più divertente far festaassieme ed è cominciato un fitto scambio di magliette, dinumeri di telefono, di foto di gruppo e strette di mano. Infondo non abbiamo sempre detto di essere due popoli troppouguali? E come si fa a non simpatizzare per un Paese che ha un renato a Roma (oggi in tribuna insieme con il presidenteaustriaco Heinz Fischer) e che condivide con noi, oltre allapassione per il pallone, quella per le moto, per le Ferrari e ladolce vita? Impossibile. Così, almeno allo stadio, è stata festaper tutti. Con gli italiani ancora una volta irraggiungibili per l’ironia.Qualche striscione? «Noi abbiamo Grosso voi Niño», «Dopo igalletti il pan di Spagna» e, tanto per mettere le cose in chiaro:«Mamma stasera non torno».

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Casa Azzurriè Galeazzi-showIl giornalista Rai divisotra tavola e poltrona in prima filadi Alessandro Bernini (inviato a Baden)

Nell’ex fabbrica di Oberwaltersdorf, messa a nuovo nelle aliprincipali e diventata Casa Azzurri, gli eventi principali dellagiornata sono tre: mangiare, giocare a calciobalilla e guardareGiampiero Galeazzi. Solo due di questi, però, si possonosovrapporre, arrivando fino a interagire e diventare tutt’uno:Galeazzi e mangiare. Il giornalista Rai arriva di solito in tarda(facciamo tardissima) mattinata, causa le scorie della nottedopo la diretta tv. Nessuno osa sistemarsi sulla sua predilettapoltrona, proprio davanti alla tv.Un paio di volte è capitato di vederlo anche al campo di MariaEnzersdorf, dove l’Italia si allena: ma siccome neanche per luici sono sconti (dopo 15’ arriva l'addetto alle relazioni esternedella Federcalcio, Antonello Valentini con la frase per tutti«Grazieeeee, so che adesso avete un impegno...»), ecco che ilbuon Galeazzi deve aver maturato la convinzione che ilrapporto chilometri-fatica-visione è tropposconveniente. Nessun problema, comunque. Gli inviati dellaRai restano un plotone inesauribile, altro che i 23 convocati diRoberto Donadoni. Tornando a Casa Azzurri, è divertente vedere negli ospiti la“caccia al gadget”. Secondo la teoria che gratis si puòprendere anche l'influenza, ecco che di buona mattina inizianogli appostamenti. In un batter d'occhio sparisce tutto, dai minibarattolini di Nutella e cracker (ma le scorte sembranonotevoli) al gioco da tavolo della Fiat con Buffon sulla scatola,

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sino ai libri che sponsorizzano le bellezze dell’Austria.Ogni tanto qualcuno ci prova anche con le maglie del negozioPuma («Sono gratis?»), salvo poi girare i tacchi quando ilcommesso indica il cartellino con il prezzo sopra. Spettacolarii cinesi e i giapponesi. Arrivano, sorridono e fotografano ditutto: hostess, vetrine con le maglie storiche, cartellonipubblicitari, torte della nonna. Però sono dei signori, gli uniciche escono senza arraffare neanche una scatolina di tic-tac.

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LUNEDÌ 23 GIUGNO

La farsa di AbeteLa farsa va avanti. Il presidente della FedercalcioGiancarlo Abete ha già scelto da tempo di richiamareMarcello Lippi sulla panchina azzurra ma non haavuto ancora il coraggio di dirlo a chi attualmentequella panchina la occupa, Roberto Donadoni. Unabrutta situazione.

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ABETE E DONADONI IL GIORNO DELLA FIRMA DEL (FINTO)CONTRATTO

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L’Italiaverso il Lippi-bisDonadoni non lasciama Abete ha già decisodi Antonio Ledà (inviato a Vienna)

Tradito a undici metri dal traguardo. Roberto Donadonisapeva che la sua permanenza sulla panchina azzurra quasicertamente era legata al raggiungimento della semifinale e forsenon sarebbe bastato comunque. Gli errori dal dischetto di DeRossi e Di Natale hanno sbarrato le porte agli azzurrimettendo fine all'avventura del ct. La Nazionale ripartirà da unaltro rigore, quello realizzato da Grosso a Berlino, e dalprotagonista numero uno di quella splendida serata: MarcelloLippi. La decisione verrà ufficializzata solo nei prossimigiorni (probabilmente dopo la finale di domenica) ma ormai èdata per scontata. Faccia a faccia. Lo stesso Donadoni, pur negando di aver maipensato alle dimissioni, ha parlato al passato della suaesperienza sulla panchina azzurra, confessando di esserneuscito arricchito e appagato. Il mister oggi si è alzato presto eha fatto colazione seduto allo stesso tavolo del presidentefederale Giancarlo Abete. Dopo il caffè si sono allontanati peruna passeggiata in giardino, lontano da occhi indiscreti, e sonoricomparsi dopo una mezz'ora abbondante.Il rapporto con Abete. Che cosa si sono detti? Donadoni si èlimitato a confermare l’incontro, senza fornire particolari.«Con il presidente c’è un buon rapporto – ha spiegato – Inquesti venti giorni ho imparato ad apprezzarlo come uomo edirigente e devo dire che per certi versi ci assomigliamo». Unmodo diplomatico per dire che i silenzi ufficiali della

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Federcalcio – ieri addirittura imbarazzanti – non vannointerpretati come un segnale di sfiducia nei suoi confronti ma,semmai, come un gesto di prudenza o di rispetto per i ruoli.Nessun giudizio a caldo. Sarà, ma dopo lo smacco dei rigoriAbete era stato fin troppo chiaro. Alla domanda sul futuro delct si era ben guardato dall'utilizzare il termine “conferma”. «Ciprenderemo qualche giorno per riflettere – ha detto – poivaluteremo con calma l’andamento di questi Europei. A caldoè difficile dare giudizi perché ora prevale l'amarezza.Ragioneremo con attenzione, fermo restando il forteringraziamento alla squadra e all’allenatore. Ora non è ilmomento di parlare di contratti».Un uomo solo. Parole che hanno gelato il mister quasi quantol’assenza delle massime cariche federali all’ultima conferenzastampa prima del ritorno a casa. Una presa di distanza, anchefisica, che preannuncia quello che già tutti sapevano. Dalprimo luglio (salvo tsunami dell’ultima ora) Marcello Lippitornerà alla guida della Nazionale che aveva lasciato, nel lugliodi due anni fa, con il titolo di campione del mondo. Con iltecnico di Viareggio torneranno a vestire la maglia azzurra ilsuo vice Narciso Pezzotti, il fedelissimo Ciro Ferrara e ilmedico Enrico Castellacci. Rimarrà al suo posto solo ilpreparatore dei portieri, Ivano Bordon, mentre potrebbeentrare nello staff Angelo Peruzzi con un ruolo ancora dadefinire.Difese d’ufficio. La scelta dovrà essere ufficializzata con unvoto del consiglio federale (convocato a metà luglio) ma Abeteha ormai chiuso il cerchio. Le pratiche di licenziamento sonoavviate e a Donadoni non resta che consolarsi con il mezzomilione previsto come buon’uscita in caso di cacciata e con icomplimenti di Petrucci e Matarrese. Il presidente del Coni equello della Lega hanno provato a difendere il ct («Non si può

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accusare un allenatore se la squadra perde ai rigori» ha dettoPetrucci) salvo battere in ritirata di fronte all’ostinazione deivertici della Figc.Destino segnato. Del resto anche i precedenti sembrano dareragione ad Abete. Nei mondiali di Francia Cesare Maldini fuesonerato dopo avere perso ai rigori, ai quarti contro laFrancia, poi campione del mondo. Solo al Trap, eliminato alprimo turno di un altro mondiale, fu concessa una secondapossibilità grazie all’alibi dell'arbitraggio di Moreno e allamancanza di alternative. Donadoni non ha di queste attenuantie non ha nemmeno santi in Paradiso («Non li ho mai cercati»ha confessato prima di salire sull’aereo). A bordo postilontani e un’altra frase rubata quando l'aereo già rullava sullapista. «Il risultato è al di sotto della nostra forza d’urto» si èlasciato scappare Abete. Per ripartire ci vuole un vincente e ilVincente per antonomasia in Italia ha un solo nome: MarcelloLippi.

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Quando pagal’uomo sbagliatodi Stefano Tamburini

Hanno viaggiato per l’ultima volta insieme, stasera, da Viennaa Milano sull’aereo con i resti dell’Armata azzurra sconfittadalla Spagna. Una gelida stretta di mano, un sorriso a mezzabocca e la consapevolezza che la convivenza forzata si èconclusa. Non dovranno più sopportarsi, il ct RobertoDonadoni, uno fra gli ultimi hombre vertical del nostro calcioe il presidente federale Giancarlo Abete, l’uomo che hainventato il trapianto di poltrona: così non resta mai senza.Uno dei due andrà a casa, l’altro purtroppo no. Ed èprofondamente ingiusto, non tanto perché non si possascegliere di cambiare allenatore dopo una spedizione finita inanticipo. Lo scandalo è che resti al suo posto un presidenteche non ne ha indovinata mezza. Giancarlo Abete è statodeputato per la Dc per 13 anni, dal 1979 al 1992, giusto intempo per assisterne al tramonto. Poi ha trovato un’altrapoltrona alla presidenza dell’Associazione industriali di Romae del Lazio (dal 1994 al 2000) e un’altra ancora aFederturismo dal 1999 al 2003. Per un po’ ha occupato duecariche che poi sono diventate tre, quando si sono intrecciatecon quelle calcistiche: dal 1989 al 1990 capo del settoretecnico e subito dopo, fino al 1997, della Lega di serie C. Piùvolte vicepresidente Federcalcio, era il numero due di FrancoCarraro, l’uomo di Moggiopoli, quando gli arbitri che nonrispondevano agli ordini della cupola venivano rinchiusi neglispogliatoi e quelli fedeli al regime manovrati con telefoninicriptati. Delle due l’una: o Abete non si è accorto di nienteoppure è stato zitto. Non si sa quale sia l’ipotesi peggiore.E per premio, dopo il doppio commissariamento (Guido

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Rossi, Luca Pancalli), Abete è tornato a galla apparentementepiù forte di prima: ecco pronta la poltrona di numero uno.Quando è arrivato, ha trovato come ct Roberto Donadoni,scelto dai commissari dopo la rinuncia di Marcello Lippi,fresco campione del mondo. Una faccia pulita, un chiarosegnale di discontinuità con le zozzerie del passato. Dal suopunto di vista, uno al massimo da sopportare, magari dacacciare in anticipo. Solo che il buon Donadoni ha vinto ilgirone di qualificazione ma è andato all’Europeo con la quasicertezza del ritorno di Marcello Lippi. Anche qui, in teoria,non ci sarebbe alcun problema: Lippi è il ct campione delmondo, riprenderlo non è certo un’eresia. Il problema è averalimentato l’equivoco fino alla farsa del finto contratto firmatoalla vigilia dell’Europeo ben sapendo che difficilmente sarebbestato onorato. A Donadoni, alla fine, daranno una lauta manciae un metaforico calcio nel sedere. Non sapremo mai sevincendo contro la Spagna avrebbe potuto salvarsi. Nessuno,né Abete né i suoi amici e gli amici degli amici, loammetteranno mai. Però l'epilogo era già scritto. Poco contaricordare che l’Italia (dopo il ping pong di sei viaggi aerei innove giorni, dobbiamo parlarne?) è uscita per un rigoresbagliato e due anni fa con un rigore segnato ha vinto ilmondiale. Poco conta, a questo punto, ricordare le frasi diRinghio Gattuso alla vigilia degli Europei: «Ho rivisto in tvpochi giorni fa le partite dei Mondiali di Germania. Leabbiamo vinte ma abbiamo rischiato di perderle tutte.All’Europeo per ripeterci dovremo sudare».In un Paese normale ad andare a casa sarebbe stato ilpresidente federale, mica il ct. In un Paese normale, appunto.

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«Dimissioni?Non ci penso nemmeno»Donadoni: non ho nulla di cui pentirmi,perché dovrei andarmene?di Antonio Ledà (inviato a Baden)

«Dimettermi? Non ci penso nemmeno. Perché dovrei?».All’indomani dall'uscita di scena della sua Italia ai campionatieuropei, Roberto Donadoni affronta quella che quasicertamente sarà l’ultima conferenza stampa da ct. La sentenzasulla panchina azzurra è già emessa ma il mister non siarrende. «Non ho le vostre certezze e, soprattutto, non honulla di cui pentirmi».Che cosa prova il giorno dopo una sconfitta ai rigoricome quella di domenica sera contro la Spagna? «Provo una grande amarezza. Non per me, ma per i ragazziche sono stati capaci di regalarmi momenti di straordinariaintensità. Sono sensazioni che non dimenticherò mai». Un giudizio sull’Europeo degli azzurri.«Sono sereno, perché sono convinto che la squadra ha datotutto quello che poteva. Non so che cosa accadrà nei prossimigiorni o nelle prossime settimane ma non mi preoccupo. Nonho rimorsi, nemmeno per la partita di domenica. In fondoabbiamo perso ai rigori. Se fosse andata diversamente, oggisaremmo qui a parlare di impresa e a fare festa. Io non giudicole prestazioni della mia squadra da un calcio di rigore buttatodentro o sbagliato».Aveva detto che alla fine degli Europei sarebbe stato ilprimo a farsi da parte in caso di insuccesso. La pensaancora così? «Bisogna intendersi sul termine insuccesso. Io non ho mai

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preso in considerazione l’ipotesi delle dimissioni. Non mi ènemmeno passata nell’anticamera del cervello. Perché dovreidarle?» Siamo i campioni del mondo e siamo fuori ai quarti diun Europeo... «Cominciamo col dire che questi campionati sonoestremamente equilibrati e che molte partite sono state decisedai calci di rigore o da un episodio. Noi abbiamo fatto lanostra parte, con qualche incidente di percorso ma con unaforza di volontà che non è mai venuta meno. Nemmeno nellagara con l’Olanda. Quando ho detto che al termine degliEuropei avrei tirato le mie conclusioni non ho mai pensato adove sarebbe arrivata la squadra ma a come ci sarebbe arrivata.E oggi posso dire di aver guidato un gruppo di ragazzistraordinari. Sono i rapporti interni, quelli con i tifosi e con lostaff che mi convincono di aver lavorato bene».Non si sente lasciato solo dai vertici federali? «Con Abete ci siamo sentiti anche questa mattina. Qui inAustria ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo comeuomo e come dirigente. Per certi versi ci assomigliamo:rispetto il suo silenzio e lo interpreto come un segno diriservatezza. Comunque avevamo preso l’impegno didiscutere del futuro della Nazionale dieci giorni dopo laconclusione degli Europei. Vedremo che cosa accadrà».Torniamo alla partita con la Spagna. Non le sembra diaver mandato in campo una squadra tropporinunciataria? «Penso di no. Uno non va in campo pensando solo adifendersi e non mi sembra che l’Italia abbia fatto questo. Infondo abbiamo avuto diverse occasioni importanti e ci siamoarresi solo ai rigori».Come giudica la prova di Cassano e perché ha tardato

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tanto a far entrare Camoranesi? «Continuo a sentire parlare di Cassano come di unascommessa. Non è così. Cassano è un giocatore di grandetalento che ha fatto il suo dovere come gli altri 22 convocati.Vederli con le lacrime agli occhi dopo l’errore di Di Natale èstata la conferma che le scelte erano giuste. Quanto aCamoranesi, devo riconoscere che è entrato bene in partita.Ma queste cose le puoi sapere solo a posteriori».C’è un problema attacco. Perché? «Sono mancati i gol ma non le occasioni. Toni poteva segnarecontro la Spagna, è stato sfortunato con la Francia e ha fattobene nella partita con la Romania. Le partite, certe volte, sidecidono per un episodio. Diciamo che i nostri attaccanti inquesti Europei non sono stati aiutati dalla buona sorte».Ha detto che le voci su Lippi non le danno fastidio e cheha nulla da rimproverarsi. Come spiegherebbe unlicenziamento? «Non lo so. Sarò io a dover ricevere delle spiegazioni. Peròsono assolutamente tranquillo e i volti dei miei giocatori miconfermano che in questa squadra hanno giocato solo uominiveri. Sono orgoglioso di loro e posso dire che questaesperienza mi ha arricchito, regalandomi emozioni che nondimenticherò più».

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Rosetti arbitreràla sfida finaleIl direttore di gara piemonteseal quarto match di Euro 2008di Stefano Edel (inviato a Basilea)

In finale, a Vienna, domenica 29 giugno ci sarà anche l’Italia.Quella degli arbitri, non gli azzurri. L’Uefa ha deciso diaffidare la gara che assegnerà il titolo di campione d’Europa auna terna di casa nostra: Roberto Rosetti arbitro, AlessandroGriselli e Paolo Calcagno assistenti. Dodici anni dopo Pairettoe 32 dopo Gonella, tocca dunque al fisioterapista di Torinotale onore.Battuto Busacca. La concorrenza era forte e temibile per ilnon ancora 41enne fischietto piemontese, alto 1 metro e 90,capace di parlare bene inglese e francese e amante del tennis,del cinema e della lettura. Alla fine, l’affidabilità della scuolaitaliana è prevalsa su suggestioni di tipo nazionalistico.Il più accreditato “avversario” di Rosetti era infatti losvizzero Massimo Busacca, che si consolerà con la semifinaledi dopodomani al St. Jakob Park di Basilea, fra Germania eTurchia, mentre per Russia-Spagna di giovedì, a Vienna, lascelta del Comitato arbitrale Uefa è caduta sul belga Frank DeBleeckere. «Non è una rivincita». A Regensdorf, nel Cantone di Zurigo,dove gli arbitri sono in ritiro, Rosetti (che avrà come quartouomo lo svedese Peter Fröjdfeldt) ha parlato tradendoun’emozione fortissima. «Non è una rivincita per la nostraclasse arbitrale, che qui rappresento» le sue prime parole. Neè seguito un significativo “distinguo”: «Questo non è solo unsuccesso personale, ma di un’intera categoria. Lo dedico a quei

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ragazzi che ogni domenica si sobbarcano chilometri echilometri per svolgere il loro compito, partendo dalla Terzacategoria sino alla serie A. Sarebbe bello se ora gli italianis’identificassero in noi e facessero il tifo per tutti e tre».Inevitabile il pensiero rivolto alla Nazionale di Donadoni: «Midispiace che sia uscita perché sino all’ultimo rigore ho tifatoper Buffon e compagni. La finale ideale? Quella tra le squadrepiù forti».Grande maturità. Rosetti, che aveva diretto anche la partitainaugurale, il 7 giugno, fra Svizzera e Repubblica Ceca(suscitando, fra l’altro, le lamentele degli elvetici per unpresunto rigore non ravvisato a loro favore in seguito a un“mani” in area del ceco Ujfalusi), è considerato dall’Uefa unpunto fermo della squadra di 12 fischietti selezionata per iltorneo. Dopo il match di Basilea, è stato l’arbitro di Grecia-Russia e del quarto di finale fra Croazia e Turchia, risolto airigori dalla squadra di Terim.Una sua foto, in cui consola il croato Petric che aveva appenafallito il proprio penalty, ha fatto il giro del mondo. Lamaturità raggiunta in questi anni – è internazionale dal 2002 –è risultata l’elemento decisivo per orientare i commissari apreferirlo a Busacca. Un bel riconoscimento, non c'è che dire.

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MARTEDÌ 24 GIUGNO

Federcalcio, su Lippistucchevole commedia

Anche nell’ufficializzare quel che già tutti sanno – ecioè che Roberto Donadoni non è più il ct azzurro e alsuo posto ci sarà il nuovo-vecchio ct Marcello Lippi –alla Federcalcio dimostrano tutta la carenza dieleganza che ha contraddistinto tutto questo scorciodi gestione e anche quelli successivi. Insomma, tuttisanno e nessuno dice. Anche in questo uno comeDonadoni avrebbe certo meritato più rispetto.L’Europeo intanto va avanti: siamo alla vigilia dellaprima semifinale, quella fra Germania e Turchia.

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MARCELLO LIPPI, VECCHIO E ORMAI NUOVO CT AZZURRO

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Abete-Donadoni,dopodomani l’addioGià pronto il contratto di Lippi,lunedì la presentazionedi Stefano Edel (inviato a Basilea)

Lunedì prossimo, o al più tardi martedì, Giancarlo Abeteannuncerà il ritorno di Marcello Lippi sulla panchina azzurra.Il tecnico viareggino riannoderà il filo con la sua Nazionale,che ha portato sul tetto del mondo, due anni fa, in Germania.Donadoni addio. L’eliminazione da parte della Spagna aiquarti di finale dell’Europeo ha segnato il capolineadell’avventura di Roberto Donadoni alla guida dell’Italia.Dopodomani dovrebbe essere il giorno del divorzio, ormaiscontato: Giancarlo Abete, il presidente della Federcalcio,incontrerà l’allenatore bergamasco e gli comunicherà la suadecisione, avvalendosi di una clausola del contratto firmatoproprio alla vigilia della spedizione in Austria e Svizzera,clausola che prevede la possibilità di una delle due parti direvocare l’intesa entro dieci giorni dall'epilogo di Euro 2008.Di fatto è un esonero, e ora emerge un giallo sulla buonuscita:si parlava di 550 mila euro, che corrispondono a sei mesi distipendio, ma stando ad alcune indiscrezioni l’ipotesi di unapenale sarebbe caduta al momento di mettere nero su bianco.Un modo, neppure troppo elegante, per dire che non si sonopagati due tecnici contemporaneamente? Probabile, anche sepotremmo essere di fronte al tentativo di evitare il pagamentoavvalendosi di alcune clausole.Tempi rapidi. La storia, dunque, si ripete. Accadde la stessacosa quattro anni fa, dopo il ritorno a casa del gruppo diTrapattoni dal Portogallo, eliminato per il “biscotto”

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confezionato da Danimarca e Svezia. Lippi subentrò alloraall'attuale ct dell’Irlanda, iniziando un lavoro così proficuo daportarlo a essere il numero uno al mondo. Non c'è tempo daperdere – si sostiene nelle stanze di via Allegri, a Roma –perché venerdì Abete volerà a Vienna per l’incontroconclusivo, voluto dall’Uefa, tra i presidenti delle Federazioniche hanno partecipato all’Europeo e assisterà poi, domenica,alla finale. Il presidente non ha bisogno di convocare alcunConsiglio federale per sottoporre ad altri la scelta, il ruolo gliconsente di muoversi in piena autonomia. E la telefonata aLippi ci sarebbe già stata, addirittura subito dopo la sconfittacon la Spagna.Lo staff di Lippi. Il ct che ritorna – fatto unico nella storiadella Nazionale – verrà presentato quasi certamente ai primi diluglio. Si conoscono già i nomi della sua squadra tecnica, dove,rispetto al passato, la “sorpresa” è rappresentatadall’inserimento di Angelo Peruzzi, l’ex portiere di Roma,Juve, Inter e Lazio che ha sempre fatto da collante nellospogliatoio. Oltre al vice Narciso Pezzotti, al preparatoreatletico Claudio Gaudino, a quello dei portieri Ivano Bordon,ci saranno anche Ciro Ferrara e il medico Enrico Castellacci.Sulla durata del contratto e sul compenso bocche cucite, ma siparla di una scadenza (ovvia) al 2010, dopo i Mondiali inSudafrica (dove, se ci qualificheremo, dovremo difendere iltitolo), e di uno stipendio di due milioni all’anno.Totti, ipotesi suggestiva. Lippi non potrà non ripartire dallarosa di giocatori che aveva Donadoni, anche se per alcuni leporte della Nazionale sembrano essersi definitivamentechiuse. Parliamo di Panucci (mai avuto feeling con il ct), forseanche di Materazzi e Perrotta, di Di Natale, Quagliarella e DelPiero, che in Germania non faceva parte inizialmentedell’undici titolare. Un dubbio resta anche su Camoranesi,

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sebbene la sua alternativa non sia facile da trovare, Montolivoa parte. Le prime risposte le avremo ad agosto, in occasionedell’amichevole del 20 a Nizza con l’Austria. Buffon e Ameliacome portieri non si discutono; Chiellini, Zambrotta, Grosso,Barzagli e Cannavaro (se sarà guarito) dovrebbero far parte delpacchetto difensivo, a cui si aggiungerebbe Dossena. Acentrocampo conferme per Pirlo, Gattuso, De Rossi,Ambrosini, Aquilani e Montolivo. In attacco Toni, Borriello,Giuseppe Rossi, l'ex parmense del Villarreal, e Amauri, se,come pare, otterrà il passaporto italiano. Ma il sogno di Lippisarebbe quello di convincere Francesco Totti a rivedere il suo“no” all’azzurro: fra i due c'è un buon rapporto e chissà che,usando le giuste parole, il tecnico non riesca a far breccia. Eanche questo sarebbe un rientro clamoroso.

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Lippi rientra a casama evita commentiE per poco nel bar sotto casanon si imbatte nel “nemico” Roby Baggiodi Roy Lepore (Viareggio)

Dopo un paio di giorni in barca in relax all’isola di Capraia conalcuni amici, Marcello Lippi è tornato a casa nella serata dilunedì. Questa mattina si è fatto vedere lungo la passeggiatasul lungomare e a pochi metri da casa sua in un bar c’eraRoberto Baggio con il fratello Eddy. Per una fatalecombinazione si sarebbero anche potuti incontrare: il mondocerte volte è davvero piccolo.Stasera Lippi è andato a cena insieme con Paolo Brosio e altriamici in un ristorante del centro. Dopo l’eliminazionedell’Italia ai campionati europei per Roberto Donadoni ègiunta l’ora dell'interruzione del rapporto; oltretutto pare chenell’accordo con la Federcalcio potrebbe essere salta la penalea favore del tecnico in caso di rescissione. Insomma, ci siamo,il “Lippi 2” è in rampa di lancio. In queste ore il misterviareggino ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione:tutti quelli che lo conoscono non ne avevano dubbi. In ognicaso è arrivato il momento per indossare nuovamente la tutaazzurra, visto che il 20 agosto è in programma l’amichevoleItalia-Austria a Nizza. Tempo a disposizione per cominciare alavorare non è che poi che ce ne sia molto, ma Lippi non si èmai tirato indietro, e da mesi ripete che ha tanta voglia dicominciare a tornare a respirare l'aria del prato e dellospogliatoio.Nel pomeriggio la Bbc ha annunciato il licenziamento diRoberto Donadoni, informando i telespettatori che la notizia

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l’aveva fornita la Figc; ma la federazione azzurra a distanza dipoco ha smentito, affermando che qualsiasi decisione sarebbestata presa nei prossimi giorni. È comunque ormai soloquestione di pochi giri di calendario. Spetterà al presidentedella Figc, Giancarlo Abete gestire questa situazione che dovràriportare sulla panchina italiana, Marcello Lippi.A Viareggio, Roberto Vannozzi, titolare del bar Galliano inPasseggiata, è pronto a ospitare Lippi, come è già avvenuto inaltre circostanze, per annunciare nella sua città il ritorno inazzurro. «Ho avuto il piacere di ospitare Marcello perfesteggiare molte delle sue vittorie nel corso della prestigiosacarriera – dice – quindi anche in questa occasione sono prontoper “aprirgli” il locale se dovesse sceglierlo per comunicareuna qualsiasi notizia che lo riguarda. Io naturalmente spero insuo ritorno in panchina. La Nazionale ha bisogno di un tecnicopreparato ed esperto come lui in grado di saper gestire ungruppo importante come è quello azzurro».Con il trascorrere delle ore aumentano sempre più i consensinei confronti del tecnico viareggino da parte della sua gente. Eci sono anche nomi famosi. Mimmo D'Alessandro, promotermusicale, organizzatore di concerti con i più grandi personaggidel mondo della musica pop internazionale, auspica in unritorno in azzurro di Lippi. «Chi meglio di Marcello può farcinuovamente sognare, come due anni fa. Non vedo l’ora chepossa tornare al timone».Il mese di luglio è una felice concomitanza per Lippi. Due annifa ci fu il infatti il successo mondiale a Berlino e poil’annuncio dell'addio alla Nazionale. Luglio è ormai dietrol’angolo, tutti attendono il bis azzurro. Viareggio, che due annifa vide in estasi decine di migliaia di persone tra cittadini eturisti, nel maxischermo mondiale davanti al mare di piazzaMazzini, spera di vivere ancora grandi emozioni. Riuscire

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nell’impresa di eguagliare Vittorio Pozzo, farebbe la storia eforse anche l’epica. Ma da Marcello Lippi ci si può aspettareanche questo.

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Un intero paesein difesa del ctCisano Bergamasco:Roberto è stato trattato maledi Marco Camplone (inviato a Cisano Bergamasco)

Sul muro di una vecchia casa c'è una targa di marmo con unascritta: “Vietato lordare”. Da queste parti, a CisanoBergamasco, nella bassa val San Martino, non fanno giri diparole. Proprio come Roberto Donadoni, il cittadino piùillustre. Quel Donadu vittima dei rigori e destinato a cedere laNazionale a Lippi. Cisano, 6.800 abitanti, lo difende concompostezza. E lo fa senza la tentazione del vittimismo.Roberto chierichetto. Pierangelo Comi del ristorante Fatur,che in dialetto bergamasco significa fattore, tiene in bellamostra una foto datata 1973. «È il giorno del mio matrimonio.Alla sinistra del parroco c’è Roberto Donadoni», rivela. Quelragazzino dallo sguardo severo e il ciuffo bruno sarebbediventato un campione del Milan stellare e, più tardi, il ctdell’Italia. Poco amato, come in genere succede a chi guida gliazzurri. Quasi sopportato perché successore di MarcelloLippi, l’uomo della quarta stella, conquistata a Berlino controla Francia, ai rigori. Già, i rigori diventati fatali a Donadoniall’Europeo contro la Spagna. «Roberto non è mai statofortunato dal dischetto, ricordiamoci i Mondiali americani,quando era calciatore – aggiunge Patrizio Comi, il cuoco –però mi sembra esagerato il modo in cui lo stanno criticando.In fin dei conti, l’Italia non ha dato spettacolo neppure aitempi di Lippi. Forse con la Spagna bisognava cambiarequalcosa in attacco». Papà Pierangelo ricorda che i Donadonisono stati «a pranzo qui l’8 giugno per una festa. No, Roberto

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non c’era per via dell’Europeo. Qui si vede poco, ma alla suafamiglia ci tiene. I Donadoni sono rispettati».Una famiglia perbene. Papà Ercole e mamma Giacoma. E,poi, Giorgio, Gigliola e Maria Rosa, fratello e sorelle del ct. Altelefono risponde la signora Giacoma. Gentile, ma ferma. «No,per favore le interviste no. Roberto? È a Milano, forse». PapàErcole, così dicono, è originario di Pontida, che cominciasubito dopo la casa dove da tantissimi anni vivono iDonadoni. Gianni, un cugino di Roberto, gestisce la Casa delParmigiano. Il fratello Giorgio, ex consigliere comunale, èimpegnato in attività di volontariato e lavora a Bergamo.Il vice sindaco. Roberto Pozzoni parla di «doppiodispiacere», quando racconta la sciagurata sfida con gli iberici:«Eravamo davanti al maxischermo, in piazza, e ci siamorimasti male. Roberto si sta prendendo tutte le colpe.Qualcuna ne avrà, certo. A me, però, non è piaciutol’atteggiamento di Lippi. E neppure quello del presidentefederale Abete. Non mi sembra che abbiano rispettato illavoro del ct, tantomeno l’uomo. Uno così serio bisognerebbetenerselo stretto, fermo restando che il gioco non è statobrillante. Grande famiglia, quella dei Donadoni. Gente dilavoro, abituata a fare i fatti e non le chiacchiere. L’Ercoleaveva un’attività di recupero di materiale ferroso, ora è inpensione».Il vigile urbano. Sergio Ravasio, il vice comandante dei vigiliurbani, indica il campetto di calcio dietro il municipio. «Ilnostro Roberto ha cominciato a giocare qui e quellidell’Atalanta lo hanno subito notato. A Cisano tifiamo per inerazzurri e il Milan, le squadre del nostro Donadoni. Sentoun frastuono attorno al suo nome, ma credo che alla finerimarrà alla guida della Nazionale. Non è un fine comunicatore,ma sa il fatto suo. Qui viene poco per via degli impegni

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professionali, però non è mancato all'inaugurazione dellanuova sala polivalente del suo oratorio. Da appassionato dicalcio, avrei voluto vedere l’Italia più audace contro la Spagna.Forse, la squadra era scarica. Roberto deve imparare a dare lascossa. Lippi? Beh, si è gestito bene, da furbone».

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Ora la Germaniateme la TurchiaLa squadra di Terimè decimata ma ha “sette vite”di Stefano Edel (inviato a Basilea)

La logica dice Germania. Per la tradizione, i risultati, la forzad’urto dei panzer, che al momento dell’appello che contarispondono sempre presente. Ma attenzione, le vie del calcio,come quelle del cielo, sono infinite, e ne sanno qualcosaPortogallo e Croazia, vittime illustri di tedeschi e turchi neiquarti. Certo, affrontare la corazzata asburgica, in uno stadioche gronderà tifo solo dalla parte di Ballack e compagni, senzaotto giocatori (quattro fuori per squalifica, quattroinfortunati), è come andare in guerra con un esercito ascartamento ridotto. Eppure Fatih Terim, l’Imperatore, cicrede: ha portato la sua nazionale in semifinale, risultatostorico per chi, prima, aveva ottenuto il massimo nell’edizionedi fine millennio, in Olanda-Belgio, raggiungendo i quarti (dovefu eliminata dal Portogallo). Per tre volte gli uomini delBosforo sembravano morti, e per tre volte sono resuscitati.«Hanno sette vite, come i gatti» commentava Brückner, il ctdella Repubblica Ceca, dopo l’incredibile Ko di Ginevra,domenica 15 giugno, con Ujfalusi e compagni, in vantaggio didue gol sino a un quarto d’ora dalla conclusione, raggiunti esuperati al 90'.Sfida inedita. Mai in precedenza le due squadre si sonoaffrontate in una fase finale dell’Europeo. Per i tedeschi cheinvaderanno a migliaia la calda Basilea (ieri superati i 30º) èquasi un derby: sono due milioni e 700 mila i cittadini diorigine turca che vivono e lavorano a Berlino e nelle altre città.

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Vicini di casa, dunque, divisi per un giorno da una fierarivalità. Ma il tutto entro i confini dello sport, perché ilrischio di trasformare la semifinale al St. Jakob Park inqualcosa di diverso è già stato esorcizzato dai discorsi dellavigilia.Lo spot per l’integrazione. A questo proposito, ha fattoeffetto il messaggio televisivo fortemente voluto dallaFedercalcio di Francoforte e presentato domenica da OliverBierhoff. Si vedono alcune persone di diverse nazionalitàriunite nel giardino di una villa per una grigliata: mangiano ebevono allegramente, poi si radunano tutte davanti alla tv perseguire la Germania. «Ecco i nostri figli» è la fase con cui sichiude la scenetta. Il fatto significativo è che gli attori sono igenitori di molti ragazzi che giocano in Nazionale e nelle varierappresentative tedesche, compresi quelli di origine stranierache però rientrano in tali squadre. Ci sono i familiari diMetzelder e di Mertesacker e il papà e la mamma del turcoBaris Ozbek, un under 21 della Germania che ora milita nelGalatasaray. Insomma, un’iniziativa intelligente che ha coltonel segno.Vietato sbagliare. Angela Merkel, lo avrebbe confidato aBeckenbauer e allo stesso ct Löw, si è già prenotata un postoper Vienna, segno che crede nella Germania finalista. Lo pensaanche la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori qui aBasilea, perché, per quanto “duri a morire”, i turchi sonoinferiori, tecnicamente e tatticamente. Il monito di Ballack,tuttavia, è stato perentorio ieri, prima di lasciare Tenero, lalocalità del lago Maggiore scelta per il ritiro: «Se li prendiamosottogamba, siamo finiti». E ha aggiunto: «Abbiamo visto cosasono riusciti a combinare. Hanno sconfitto la Croazia, adesempio, noi non siamo stati in grado fare altrettanto».Il rispetto è sacrosanto, ci mancherebbe, ma è pure scontato:

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in realtà, la carica agonistica che spinge la squadra di Löwverso la finale è la molla su cui far leva per chiudere la praticaentro i tempi regolamentari. I tedeschi centrerebbero la lorosesta finale europea, su dieci partecipazioni. Per tre volte sisono laureati i migliori, centrare il poker non è unazzardo. Svizzera addio. È l’atto conclusivo dell’Europeo interra elvetica, da domani tutta l’attenzione si sposterà suVienna. Gli svizzeri, delusi per l’uscita di scena dellaNazionale di Köbli Kuhn, stilano un bilancio positivo, anchese con introiti inferiori alle attese per i commercianti, cheavevano puntato molto sulla manifestazione.In alcune Fan zone (Zurigo in particolare) l’affluenza dei tifosiè stata scarsa. Pochi affari, dunque, e lo dimostrano i saldi deicentri commerciali e dei negozi, iniziati prima del previsto:scelta inevitabile, considerata l’enorme quantità di magliette,sciarpe e articoli sportivi rimasta invenduta.

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MERCOLEDÌ 25 GIUGNO

Abete-Donadoni,vigilia dell’addio

La Federcalcio sembra si stia decidendonell’ufficializzare quel che già tutti sanno e domanifinalmente il presidente Abete incontrerà il ctDonadoni per dargli il benservito. Nel frattempo,Marcello Lippi è già pronto insieme con l’Oscardell’eleganza da consegnare alla Federcalcio italiana.Intanto la prima semifinale è uno show da batticuore.Vince la Germania (3-2) contro una Turchia maidoma: vantaggio turco, pareggio e vantaggiotedesco. Poi il gol turco del 2-2 che riapre la sfida aquattro dalla fine e fa balenare l’ipotesisupplementare. Ma al 90’ arriva il gol che schiude leporte della finale alla squadra di Löw. La parte finaledella partita quasi nessuno riesce a vederla – a partegli inviati presenti allo stadio e pochi telespettatorifortunati in Germania e in poche altre parti d’Europa– a causa di un black out che ha messo in crisil'International broadcast centre di Vienna cherilanciava il segnale della partita. Una clamorosadebacle, senza precedenti.

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IL PRESIDENTE DELLA FIGC, GIANCARLO ABETE

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Abete coronail sogno: Lippi ctDomani il licenziamento di Donadonidi Marco Camplone

Donadoni, Lippi, un contratto con tanti lati oscuri e una data:domani. L’incontro tra il ct della nazionale e il presidentefederale Abete dovrebbe fare chiarezza e, salvo (improbabili)colpi di scena, spianare la strada a Lippi, il cui ritorno inazzurro è palese da mesi.Donadoni. «La buonuscita? Assolutamente no, non è nel miopensiero». Alla vigilia dell’incontro decisivo in Figc, il ctRoberto Donadoni si è espresso in questi termini,sottolineando che la richiesta di un compenso in caso diestinzione del contratto non è mai stata chiesta da lui. Forse èstata offerta? Su Roberto Tropenscovino, l’avvocato che in tvha parlato di «diritto alla buonuscita», Donadoni è statochiarissimo: «È un avvocato che conosco, è mio amico, manon rappresenta il sottoscritto». Il futuro? Il ct che rischia dipagare a caro prezzo l’eliminazione subita dall'Europeo –sconfitta per 4-2 ai calci di rigore contro la Spagna, ai quarti –ha risposto così: «Abbiate pazienza ancora un giorno: domanici vedremo e, poi, saprete».Abete. La parola fine al rapporto tra Donadoni e la nazionalenon è stato ancora scritto, ma la penna è pronta. «Il rinnovodel contratto del ct era legato al raggiungimento dellasemifinale – ha spiegato Giancarlo Abete, il presidente dellaFigc – un automatismo che però non c’è stato. In terminitecnici, non si deve fare alcun esonero qualora decidessi di nonriconfermare il tecnico». Secondo il racconto di Abete,inizialmente la Figc aveva proposto un rinnovo automatico

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per due anni a semifinale centrata: Donadoni aveva detto no,perché lo aveva interpretato come una fiducia a metà. Quindi èmaturata la versione dell’accordo in cui era prevista la clausolareciproca di rescissione con una penale di 900 mila euro lordi.Poi è stato lo stesso ct, qualche giorno dopo, a chiedere alpresidente «di fatto di rinunciare da parte sua alla clausola e direinserire, nell’ambito dell'accordo, l’automatismo dellacontinuità del contratto in caso di raggiungimento dellasemifinale». Insomma, si è tornati alla formula inizialeproposta dalla stessa Figc a Donadoni e che lui però in unprimo tempo non aveva accettato. L’ex centrocampistarossonero ha preferito scommettere su di sé, convinto di poterportare la sua Italia tra le prime quattro d’Europa e, quindi, diconfermarsi sulla panchina per altri due anni. Ed è per questoche il ct con le valigie non chiede soldi nemmeno ora. In baseal contratto, con l’Italia fuori dal torneo ci sono dieci giornidalla fine degli Europei per confermare la volontà da entrambele parti di proseguire il rapporto, altrimenti il contratto vieneautomaticamente meno. Questa volontà non sembra esserci,almeno da una parte, quella di Abete.Lippi. Appare ormai scontato il ritorno del ct campione delMondo in Germania, nel 2006. Marcello Lippi è rientratodalla sua vacanza in barca e lunedì, al massimo martedì, sitrasferirà a Roma. Per riprendersi la nazionale e portarla aiMondiali in Sudafrica. La qualificazione non dovrebbe essereun’impresa, la conferma sul trono del mondo lo sarà di certo.Nella storia della Nazionale, solo il mitico Vittorio Pozzo èstato richiamato in panchina.

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Una farsasenza finedi Stefano Tamburini

La brutta figura ormai l’ha fatta. Una più, una meno, non è poiun problema per uno come Giancarlo Abete, che ha semprefatto il presidente di qualcosa e non ha mai pagato pegno pergli errori commessi. Stavolta però, l'inventore del trapianto dipoltrona rischia di superarsi. Il numero uno della Federcalcio egià numero due (ignaro o complice?) durante il regno diMoggiopoli, ha un problema: da tempo ha scelto MarcelloLippi come ct per il dopo Europei e deve liberarsi nel modopiù indolore possibile di Roberto Donadoni.In realtà, a tre giorni dalla prima sfida di Euro 2008, Abete hafatto sottoscrivere a Donadoni un contratto buono come isoldi del Monopoli. Un papiro infarcito di clausole econtroclausole con una sola certezza: prolungamento di dueanni ma al tempo stesso possibilità di entrambe le parti diripensarci.Poi ci sono le interpretazioni. Fino a ieri la Federcalcio avevalasciato intendere che esistesse un risarcimento-buonuscita.Poi l’indiscrezione legata a un bel gesto del tecnico: se mimandate via non voglio niente. Ieri mattina il presuntochiarimento di Abete: Donadoni aveva il prolungamento legatoal risultato, senza semifinale scattava la possibilità di bloccaretutto entro dieci giorni. Sempre senza penale. Poco dopo èstato un legale vicino a Donadoni, l’avvocato Tropenscovino,a ribattere: «Credo che Donadoni abbia diritto anche a unabuonuscita». Più tardi il ct ancora in carica ha precisato che«la buonuscita non è una richiesta partita da me». Il che nonvuol dire che non ci sia. O non ci sia stata.Insomma, storia poco chiara. In realtà, quando il clima è così

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avvelenato in qualche modo c’è anche da mettersi al riparo dacontestazioni: il Coni potrebbe aver da dire sul doppioesborso per Lippi e Donadoni. Dunque non è così strano chegirino polpette avvelenate (notizie false o pilotate) e il dialogopossa degenerare in disfida a suon di carte bollate.E, visto che l’operazione Lippi è così segreta che da un mesegià circola nel dettaglio il nuovo organigramma azzurro(Ferrara, Peruzzi, Bordon, Pezzotti, Castellacci), il tam tam fabalenare un’altra caduta di stile. Quella relativa al ritorno innazionale di Francesco Totti e, forse, anche di AlessandroNesta, due che hanno voltato le spalle a Donadoni dicendo dinon farcela più a coniugare impegni di club e in azzurro. Orache hanno due anni in più, gli acciacchi sono spariti? Cisarebbe mai qualcuno che potrebbe metterci la faccia pergiustificare anche questo? Le cose lineari non hanno prezzo,per tutto il resto c’è Giancarlo Abete.

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Zeman difendeil ct Donadoni«Fatto fuori dal sistema»di Carlo Pecoraro

Il sistema non è solo quello raccontato da Roberto Saviano nellibro Gomorra, ma anche quello che ha messo alla porta iltecnico Zdenek Zeman o quello, stando alle parole del boemo,che ha esonerato Donadoni dalla panchina della Nazionale.Infatti, a chi gli chiede se sia giusto che il ct paghi per tutti, luirisponde: «No, ma si vede che la politica della Federazione èquesta».«Per me – spiega Zeman – l’Italia di Donadoni è uguale sottoil profilo tecnico e tattico a quella che ha vinto i Mondiali. Èstata solo più sfortunata». Da Palermo, dove il tecnico è statoospite ai campionati italiani master di nuoto, Zeman, chedopo circa due anni a spasso riprenderà ad allenare in Serbiaalla Stella Rossa di Belgrado, taglia corto anche sul probabileritorno in azzurro di Francesco Totti: «Non credo cheritornerà sui suoi passi», sentenzia.«Mi è dispiaciuto molto quando ha deciso di lasciare –aggiunge il tecnico – perché ogni giocatore se sta bene deveessere disponibile per la Nazionale. Già due anni fa gli dissi dirimanere, e non mi ha dato ascolto».Sul ritorno di Marcello Lippi invece, non si esprime. E comedargli torto, visto che già nel 2001, tra i due ci fu uno scambiodi cortesie sulla querelle doping; tra chi, Zeman, sosteneva cheil calcio italiano “fosse malato” e chi, Lippi, al contrario,sosteneva che nel «calcio il doping non esiste». E da Palermo,puntuali, arrivano anche le frecciate alla Federazione, la stessache sempre nel 2001 il tecnico attaccò sostenendo che: «Oggi

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non c’è una Federazione, quindi è difficile lavorare. Bisognastabilire delle regole e quelle che ci sono già, in questomomento, si cambiano a seconda di come tira il vento».E a chi, pochi giorni fa gli chiedeva se era cambiato qualcosadop o Calciopoli lui rispondeva serafico: «Dal mio punto divista niente. A parte due personaggi usciti di scena, si notanosempre le stesse facce in certi posti». Così, e siamo a oggi, perZdenek Zeman l’Italia è diventata un posto dove èimpossibile lavorare «perché il sistema non mi permette diallenare. Con me i presidenti si spaventano». E si èspaventato finanche Maurizio Zamparini (proprietario delPalermo calcio), con il quale Zeman si è incontrato spesso«ma alla fine non s'è fatto nulla».Polemiche a parte, c'è anche spazio per qualche battuta sugliEuropei, su uno come Guus Hiddink, allenatore della Russia,che esprime un gioco simile a quello del ct boemo: «Un grandeallenatore che sta facendo miracoli»; e ancora sul gioco diOlanda, Spagna e Portogallo «organizzazione e ricerca del belgioco. E poi ci sono giovani che hanno futuro».

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Germania,che carattere!di Stefano Edel (inviato a Basilea)

Germania in finale. Come volevasi dimostrare. È la sesta volta,su dieci partecipazioni alla fase conclusiva dell’Europeo, e orai bianchi di Löw vanno a caccia del quarto titolo continentaledella loro storia, ricca di trionfi ma anche di tante delusioni. LaTurchia, incerottata e con le forze ridotte ai minimi termini(nove giocatori fuori, tra squalifiche e infortuni), è costrettaalla resa, ma dopo aver combattuto alla grande la sua battaglia.Terim, alla vigilia, aveva detto di non credere a un risultato«che si chiama miracolo nel calcio»: ci è andato vicino,tantissimo.Turchia da brividi. Ti aspetti la squadra possente e tritasassiche ha schiacciato Cristiano Ronaldo e compagni, e invecesono i guerrieri del Bosforo a stupire, per coraggio, audacia,sfrontatezza. Il mosaico ricomposto dall’Imperatore pescandodal parco-riserve brilla di un intenso fulgore: gioca sciolta, laTurchia, disegnando trame offensive che mettono a nudo lalentezza dei difensori teutonici. È la serata di Kazim Kazim,22 anni non ancora compiuti, talento del Fenerbache che faràla felicità del ct spagnolo Aragonès, prossimo allenatore delclub turco: sulla destra va via come e quando vuole, mette incrisi Lahm, colpisce la traversa con un gran tiro scoccatoappena dentro l’area, e propizia il gol dell’inatteso vantaggio,con la girata che manda il pallone ancora sul legno della portadi Lehmann e che rimbalza proprio dalle parti dell’accorrenteUgur Boral, il quale non perdona.Schweinsteiger pari. L’illusione, però, dura solo quattrominuti, il tempo di vedere finalmente Podolski scavallare allasua maniera sulla sinistra e chiudere l’azione con il solito cross

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basso su cui l'esterno del Bayern è puntuale per la deviazionedecisiva. Gol-fotocopia di quello rifilato al Portogallo nelquarto di finale di giovedì 19. I turchi accusano la botta perqualche minuto, poi tornano a farsi baldanzosi. Podolski, incontropiede, si mangia il 2-1, quindi Lehmann ha il suo beldaffare nello sventare una punizione insidiosa di Ugur Boral.Busacca scontenta tutti. Con Frings al posto di Rolfes(ferita lacero-contusa al viso in seguito a una testata conAyhan Akman), in avvio di ripresa la Germania cerca il colpodel ko. Lo potrebbe trovare su rigore se l’arbitro svizzerogiudicasse tale un intervento netto di Sabri Sarioglu su Lahm,invece di lasciare colpevolmente correre. Trequarti dellostadio, per alcuni minuti, lo sommerge di fischi didisapprovazione. Stessa situazione, poco dopo, nell’areatedesca: Lahm, stavolta, rifila un calcetto maligno a KazimKazim. Il penalty ci sta.L’errore di Rustu. Non è una bella Germania a vedersi,procede a strappi, è macchinosa, prevedibile. Ma ha la fortunadi trovare la rete che le spalancherebbe subito la finale grazie aun’uscita sbagliata di Rustu, che Klose, di testa, capitalizzaalla sua maniera, impattando felicemente la sfera crossatagli daPodolski.Senturk-Lahm, emozioni. Daresti i turchi per finiti, einvece questa Nazionale ha sette vite. Si butta in avanti e vaall’assalto della porta di Lehmann con tutti gli effettivi. Acinque minuti dal 90’ rientra in partita, con il solito SemihSenturk, che non sbaglia a due passi dal bersaglio. S’intrufolasul campo un sostenitore turco che vuole far festa (ed èplaccato dagli steward sotto la curva), ma la festa vera è quelladei tedeschi, davanti ai quali l’incubo dei supplementari e deirigori si era materializzato come un’ossessione. Lahms’inventa una giocata delle sue e fredda il povero Rustu con un

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destro secco nel sette. Onore all'Imperatore e ai suoi giocatori,hanno fatto qualcosa di straordinario in questo Europeo. Maadesso a Vienna la Germania ha davvero a portata di manol'occasione per tornare la “regina” del Vecchio continente.

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GIOVEDÌ 26 GIUGNO

Donadoni addioIl ct che non era più ct adesso finalmente non lo è piùneanche nell’annuario federale. L’addio a RobertoDonadoni viene ufficializzato in un breve incontrocon il presidente federale Giancarlo Abete. E subitoentra in scena Marcello Lippi, pronto da giorni egiorni a riprendersi il suo posto. La farsa si avvicaall’ultimo atto mentre a Vienna si gioca ancora: nellaseconda semifinale la Spagna – la squadra che haeliminato gli azzurri – travolge la Russia (3-0).Dunque la sfida per il titolo sarà Germania-Spagna.

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IL PRESIDENTE ABETE CON IL NUOVO CT MARCELLO LIPPI

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Donadonilascia con stileIl nuovo ct, Lippi:«Felicissimo e molto motivato»di Alessandro Bernini (inviato a Roma)

Due ore e mezzo per svelare il segreto di Pulcinella. Nell’afaromana si è persa l’ultima occasione di dare un tocco di stile aquesta storia gestita come si trattasse di un club di Terza categoria.Se ne va Donadoni, arriva Lippi: la Figc ufficializza la notizia inquesto ordine, ma in realtà è stato l’esatto contrario. Donadoni erastato cacciato a pedate 30 secondi dopo il rigore segnato daFabregas, mentre Lippi già da qualche giorno stava lavorando alladefinizione del suo staff in azzurro.«Sono molto motivato». La scusa della visita alla figlia Stefania(organizzatrice del recente matrimonio di Briatore) ha retto poco.Lippi era a Roma per mettere a punto i dettagli del contratto epianificare il lavoro, tant’è che anche oggi è stato avvistato in città.Naturalmente ha evitato di farsi vedere in via Allegri, dove c'è lasede della Figc, anche perché incontrare Donadoni non sarebbestato il massimo della vita. Per nessuno. In serata comunque Lippiha confidato tutto il suo entusiasmo: «Sono molto, molto, moltofelice. E sono molto motivato. Alla prossima settimana». Già, laprossima settimana, perché Lippi verrà presentato ufficialmentemartedì 1º luglio. Come mai non subito, non oggi ad esempio? Perle nazionali è prassi consolidata comunicare la conferenza stampadel nuovo ct con largo anticipo, per rispetto dei giornalististranieri.Clausole e staff. Lippi ha firmato un biennale, dovrebbeguadagnare poco più di 1,2 milioni di euro netti a stagione. Nel suostaff entrerà Angelo Peruzzi, probabilmente anche Ciro Ferrara il

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quale però attende l’ok dalla Juventus per questa collaborazionepart-time (è responsabile del settore giovanile bianconero).Cambia anche lo staff medico, con il fido professor EnricoCastellacci che torna sulla poltrona di comando.Niente Totti. A proposito di organigramma. Lippi ha giàstilato una prima lista di giocatori, tra conferme e facce nuove,inserendo anche qualche idea da verificare. Ci sono grossiproblemi per Francesco Totti. Il capitano ha stima ericonoscenza per Lippi, ma sembra poco convinto disdoppiarsi tra Roma e nazionale, soprattutto per unaquestione fisica. Al momento il suo è un «no grazie», conpromessa di risentirsi dopo le prime amichevoli. Anche ildifensore Alessandro Nesta tentenna, col Milan per nienteentusiasta di regalarlo di nuovo alla nazionale. La prima amichevole del Lippi II è fissata per il 20 agosto conl’Austria a Nizza, e per quella data il neo ct vorrebbe avere ilvia libera per convocare l’oriundo Amauri. Sarà dura. Ilcapitano Fabio Cannavaro resta, vuole arrivare fino alMondiale in Sudafrica. In trincea ci saranno anche Pirlo eGattuso, Zambrotta e Grosso, Materazzi e Toni. PerchéLippi vuole ripartire dal gruppo mondiale. Alla faccia di chinon digerisce le minestre riscaldate.Obiettivi. Il biennale non è casuale, la scadenza è stata fissataper la fine dei mondiali 2010 in Sudafrica. Raggiungerli sembrauna passeggiata visto che nel girone l’Italia dovrà affrontareCipro, Montenegro, Georgia, Bulgaria e Irlanda: passa laprima, mentre le otto migliori seconde dei gironi sigiocheranno altri quattro pass tramite gli spareggi. In cuor suoMarcello Lippi ha un grande obiettivo: vincere il secondomondiale, impresa riuscita solo a Vittorio Pozzo. Erano glianni 1934 e 1938. Quasi un secolo fa.

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Grazie di tutto,hombre verticaldi Stefano Tamburini

Giocava con la maglia numero sette e non ha mai avuto pauradi sbagliare un calcio di rigore, quell’eterno ragazzo con l’ariada vecchio saggio. Quella volta che sbagliò ai Mondiali del ’90,sulle spalle colorate di azzurro aveva il numero 17 e nessunovolle prendersela con lui. Diamine, non è mica da questiparticolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dalcoraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Sembra scritta proprioper Roberto Donadoni, la struggente “La leva calcistica dellaclasse ’68” di Francesco De Gregori. Mica gli manca ilcoraggio, l’altruismo e la fantasia a uno così, a uno che sarialzarsi e camminare a testa alta anche dopo un tiro storto. Eproprio per questo sa anche che non può essere un tiro daldischetto a impedirgli di sedersi ancora su quella panchinaereditata da un tecnico mai sceso dal tetto del bus deifesteggiamenti mondiali, che non voleva più saperne di restaree che a un certo punto si è fatto vincere dalla nostalgia. Sa benissimo che non è da ieri che non vedevano l’ora diriavvolgere il nastro. E se n’era accorto anche quando glihanno portato un contratto da firmare con quella penale dapagare in caso di licenziamento che sapeva di risarcimentopreventivo. Per questo, senza che nessuno lo sapesse, hachiesto di toglierla: non voglio soldi, voglio fiducia.Sapeva bene di non averla mai avuta la vera fiducia. Nonpoteva averla in un ambiente così, uno che non piaceva allagente che piace, che non ha mai frequentato Moggi e Giraudoe che era stato scelto dalla premiata ditta di pulizie GuidoRossi & Albertini, chiamata a moralizzare un calcioprovatissimo da Moggiopoli e dalle sue zozzerie. In fondo,

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anche rifiutare una mancia di 600 mila euro, non è da tutti.Ma è anche da questi particolari che si giudica l’uomo ancoraprima del tecnico. E a un hombre vertical si può solo diregrazie.

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Donadoni, il giornodell’amarezza«Lippi? Sono due anni che se ne parla»di Alessandro Bernini (inviato a Roma)

Camicia bianca, impeccabile come il suo onore. E sopra giaccagrigia, inquieta come i suoi pensieri. Eppure fino all’ultimosecondo dell’ultimo giorno Roberto Donadoni ha ingoiatosenza far polemiche. Ieri, dopo due ore di colloquio conAbete, si è solo lasciato sfuggire un «sono due anni che siparla di Lippi: ognuno ha il suo modo di proporsi, porsi eatteggiarsi». Un sms fin troppo chiaro.Quel rigore. La rottura è stata ufficializzata poco dopo le 15.30,appena chiuso il faccia a faccia tra Donadoni e Abete. «È stataun’esperienza stupenda che rifarei domattina», ha dettoDonadoni uscendo dagli uffici federali prima di partire per levacanze in Puglia. «Il dispiacere è innegabile e mi dispiace che unrigore abbia causato tutto questo. In questi due anni qualcosa dipositivo è stato fatto, non è l’ultima partita o le ultime due o tre chepossono cancellare quanto fatto».Rapporti e Lippi. Poi Donadoni ha spiegato la scelta diaccettare quel contratto (rescissione in caso di mancatoaccesso alla semifinale, senza penale da pagare per la Figc)rifiutato in un primo momento: «Credo nei rapporti con lepersone, nei modi e nei tempi giusti. Lo dimostra il fatto cheho rinunciato alla penale. Non voglio fare sempre la figura delragazzo perbene, i soldi fanno comodo a tutti: ma hodimostrato di credere in altri valori».Inevitabile la domanda su Lippi: «Se ne parla da due anni. Ognunoha il suo modo di proporsi alla gente. Non sono io che devoinsegnare agli altri come comportarsi. Comunque al presidente

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non ho chiesto se c’è stato un incontro con Lippi, ognuno è liberodi fare quel che vuole. Non discuto i comportamenti degli altri.Non voglio cadere in mancanza di eleganza». «Contratto esaurito». Formale il comunicato Figc dove peròspicca una frase. Leggiamo la parte finale: «Nel confermare aDonadoni sincera stima personale e apprezzamento per la serietàe il qualificato impegno professionale che hanno contraddistinto ilsuo lavoro alla guida della Nazionale, il presidente Abete ha altresìcomunicato al tecnico la decisione della Figc di ritenere esaurito ilrapporto contrattuale alla naturale scadenza». Dunque“esaurito” e “naturale scadenza”, quasi a cercare di far capire cheDonadoni non è stato esonerato. Tentativo fallito in partenza.Colazione galeotta. Un retroscena. Donadoni è arrivato aRoma a metà mattinata, quando però in via Allegri non c'eraancora Abete. Così ad accoglierlo ha trovato il segretariofederale Mauro Vladovich col quale si è intrattenuto per unabreve colazione. Colazione galeotta. Il giorno prima infatti lostesso Vladovich era stato a pranzo con Marcello Lippiall’Hotel Parco dei Principi.Il contratto. Abete aveva fretta di chiudere. Lui come nessunaltro. E visto che stamattina aveva il volo Roma-Vienna perl’ultimo atto dell’Europeo, ha pensato bene di togliersi ildente. In realtà era tutto chiaro da tempo. Certo, c’era unaclausola nel contratto di Donadoni. In sostanza gli venivagarantita la conferma in caso di conquista almeno dellasemifinale. Ma che matrimonio sarebbe stato? Il fiato di Lippiera sul collo di Donadoni già da mesi, dopo il tonfo conl’Olanda il fantasma nel castello di Baden era già reale. Vista lasignorilità mostrata, siamo sicuri che Donadoni avrebbeaccettato di restare con una moglie (Abete) che l’aveva traditoalla prima occasione?

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Ciclone Spagna,Russia koPrimo tempo sonnolento,nella ripresa una tripletta devastantedi Valentino Beccari (inviato a Vienna)

Salta la luce in Russia. Non è l’ennesimo black-out del Niñoche si è abbattuto su Vienna ma i fulmini di Xavi Hernandez,Güiza e David Silva che si scaricano sulla testa dei nipotini diPutin e sgretolano le ambizioni di Mosca. E allora sarà laSpagna a contendere alla Germania il titolo. Bella dal primogiorno, la squadra di Aragones scaccia anche l’ultimamaledizione, quella della maglia gialla e si impenna. Più in altodel Pil, della storia, della superstizione. Altro che sorpasso:ormai la Spagna non ci vede più nemmeno dallo specchioretrovisore. La sfida con la Russia è un libro di storia e ce loricorda l'erede di Juan Carlos ormai in “esilio” in Austria. Luifa l’ultrà e Zapatero l’indovino. Monarchia e Repubblicainsieme appassionatamente. Come Xavi e Güiza. È il nuovoche avanza. I soliti noti non entusiasmano e allora sono loro asalire sul palco per un concerto live con assoli di chitarra.Un concerto. Il nastro del 4-1 di Innsbruck viene riavvolto eritrasmesso. Un film già visto. La partita è vivace, sfrontata,sfacciata. Entrambe le squadre giocano a calcio. Possesso pallae attacco degli spazi. Ma senza schemi schizofrenici, paranoieda 4-4-2, nevrosi da ripartenze. Il blocco sovietico non esistepiù nemmeno su un campo da calcio e lo spirito della movidaanima la notte dell’Ernst Happel. Nonostante il diluvio siviaggia a velocità doppia rispetto a Italia-Spagna di qualchegiorno fa. Del resto non mancano i cavalli nei motori delle dueformazioni. E nemmeno la grinta. Aragones è scatenato. Si

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muove sul confine dell’area tecnica, incurantedell’acquazzone. La Russia soffre. L’ammiraglio Hiddink sta in coperta. Conla tempesta non è il caso di uscire, meglio aspettare il vento dibonaccia. E in effetti, passata la sfuriata iniziale con Torresche va due volte vicino al gol, è la Russia a rendersi pericolosa.Ma non con il solito Arshavin. Il Maradona degli Urali non èin serata di grazia. Distratto dalle voci di mercato e da troppeattenzioni sembra Del Piero contro la Romania. Piùconcentrato Pavlyuchenko che ha consegnato agli archivil’immagine goffa e impacciata della partita d’esordio. Altroche Crouch, sembra Van Basten: elegante, leggero, felpato. Sesegnasse sarebbe il massimo.Villa non c’è. Dall’altra parte chi arranca è Villa, pallido esbiadito. Ha perso tutta l’abbronzatura della prima parte el’infortunio che lo costringe a uscire per far posto a Fabregassembra quasi arrivare in soccorso ad Aragones. Annunciatacome la finale anticipata, Spagna-Russia rispetta leaspettative. Il giacimento di greggio è tutto da questa parte deltabellone. Germania e Turchia avranno avuto anche il caratterema i piedi sono rubati all’agricoltura. Senza Villa e con Torresche non vede la porta, la Spagna si affida allo studio associato«Iniesta-Xavi Hernandez», due geometri vecchio stile chegiocano con compasso e squadra. Tirano linee dritte e precisesenza concedersi licenze astratte. Ed è proprio da una lorotriangolazione che nasce il gol del vantaggio iberico. Iniestadetta il passaggio, Xavi si inserisce e segna. Un brutto colpoper la Russia. È difficile riorganizzarsi anche perché la Spagnarispolvera la tradizione della corrida e da buon torerotemporeggia, accecando il toro russo con un drappo rosso. Uncompito eseguito alla perfezione da Fabregas, Xavi e Iniesta,novelli Dominguin.

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La Spagna domina. Aragones fa i soliti cambi: Xabi al postodi Xavi e Güiza a fare le veci di Torres. È proprio ilcapocannoniere della Liga a realizzare il gol che trasforma ilPrater nella Plaza de toros. Se Aragones se lo porterà dietro alFenerbahce un motivo ci sarà. Poi David Silva completal’opera. Zapatero è migliorato: oltre alla vittoria quasi centra ilpunteggio (aveva detto 3-1). Chissà se dà anche i numeri delLotto.

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La notte al buiodella tv europeaL’Uefa chiede scusama c'è chi vuole il risarcimentodi Valentino Beccari (inviato a Vienna)

È stata la prima semifinale europea trasmessa inMondononvisione. Già, perché il pirotecnico quarto d’orafinale di Germania-Turchia (tre gol di cui l’ultimo a tempoquasi scaduto) non si è visto. Non solo in Italia, ma in tuttaEuropa. La colpa è del pauroso nubifragio che si è abbattutol’altra sera su Vienna. C’è stato un calo di tensione che hamandato in tilt l’Ibc (International broadcast centre) che daVienna, per conto della Uefa, trasmette le immagini in tuttaEuropa. Anche se la partita si svolgeva a Basilea, era il centrodi produzione viennese a irradiare il segnale. Tutta l’Europa èrimasta al buio. La Rai si è arrangiata, sia pure in ritardo, conla trasmissione in diretta della radiocronaca rievocando ilprimo Carosio.In Italia solo chi è riuscito a sintonizzarsi sul canale satellitaredella Zdf (o quello terrestre ma solo in Alto Adige) ha potutovedere quasi integralmente lo spezzone di partita oscurato. Aoriginare il black-out un triplice e insolito calo di corrente.Inizialmente sul banco degli imputati era finita la regia diBasilea, poi l’Uefa si è assunta la responsabilità dell'accaduto. «L’ International broadcast centre di Vienna trasmette intutto il mondo sfruttando la rete elettrica della città – precisaAlexandre Fourtoy, direttore generale di Uefa mediatechnologies – e in caso di interruzione di corrente c’è unsistema che attiva un generatore di riserva. Durante il secondotempo della semifinale, a causa del fortissimo temporale, ci

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sono state tre interruzioni elettriche, ma il sofisticato sistemadi sicurezza non è scattato e non è entrato in funzione ilgeneratore di riserva. In questo modo abbiamo perso ilsegnale. Ovviamente la Uefa si scusa con i milioni ditelespettatori che hanno perso l’opportunità di seguire alcuniminuti della partita».Alcuni minuti? L’Europa si è persa il cuore della semifinale. Ècome leggere un libro giallo e trovare strappate le pagine chesvelavano il nome dell'assassino. «È la solita Rai», imprecavaqualcuno sobbalzando in poltrona, ignorando che al buioc’erano proprio tutti. E anche la Fan zone eccellente di Viennaaveva il maxischermo nero. «Non abbiamo alcunaresponsabilità – si legge in una nota di Viale Mazzini – è tuttacolpa della Uefa che ha inviato una lettera di scuse».Un temporale e una certa approssimazione della squadra delgenerale Platini sono stati all’origine di uno fra i più colossaliblack-out della storia. «È la più brutta figura televisivadell’anno», titola la Bild. Ma la tv Zdf va oltre. Già, perché laperdita del segnale si traduce anche in inevitabile calodell’audience e in inadempienza contrattuale nei confrontidegli inserzionisti pubblicitari. E proprio per tutelarsi,l’emittente televisiva pubblica germanica sta pensando a unarichiesta di risarcimento danni alla Uefa.Platini per ora sta zitto e lascia parlare il povero Fourtoy.«Abbiamo attivato il generatore di corrente eccedente –tranquillizza il dirigente Uefa – e per la finale non ci sarannoproblemi perché è fornito di un alimentatore di riserva».Vienna potrà anche essere investita da un uragano caraibicoma la finale si vedrà. Sarà vero?

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VENERDÌ 27 GIUGNO

La grandeattesa

Solo due giorni di attesa, poi domenica la grandefinale: Germania-Spagna. Ci sarà anche la ternaitaliana dei direttori di gara, guidata dall’arbitroRoberto Rosetti. Intanto nei ritiri delle due finaliste sialza il livello di tensione. In Italia, nel frattempo,fervono i preparativi per il Lippi-day, lapresentazione del nuovo-vecchio ct, in programmaper il prossimo martedì, due giorni dopo laconclusione dell’Europeo.

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PAOLO CALCAGNO, ROBERTO ROSETTI, ALESSANDRO GRISELLI

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Potenzacontro fantasiaGermania-Spagna,finale inedita fra due corazzatedi Stefano Edel (inviato a Vienna)

Non ci sarà un’altra Grecia a salire sul gradino più alto delpodio. Ci siamo andati vicini, perché l'effetto sorpresa ditrovarci una Turchia e una Russia in semifinale ha fattopensare, a un certo punto, che il campionato europeo stessesovvertendo valori e gerarchie consolidate da decenni nelVecchio continente. Germania-Spagna è comunque una primaassoluta: mai, nella loro storia, le due nazionali si sonoaffrontate all’epilogo di un torneo per nazioni come quellovoluto dall’Uefa nel 1960. I tedeschi, campioni per tre volte,sono alla sesta finale, gli iberici alla terza: fregiatisi del titolonel 1964, sono arrivati a giocarsi la Coppa (perdendola)vent’anni dopo. Insomma, è un’eternità che non vincono.Due stili diversi. Trovare la Germania di nuovo al vertice, adue anni di distanza dalla delusione del Mondiale, dimostrache si è lavorato bene nel dopo-Klinsmann: la squadra èpotente fisicamente, ha aumentato il tasso di esperienza e,proprio nel corso della manifestazione, ha raggiunto il suopunto di equilibrio. Sono panzer non a caso, nel senso che cimettono un po’ a carburare, ma quando azionano le loro leve,non ce n’è per nessuno. Specialmente sulle corsie laterali, lanazionale di Löw è devastante, con le accelerazioni diPodolski da una parte e del biondo Schweinsteiger dall’altra.Sul versante opposto c’è, invece, l’espressione migliore delcalcio latino, quella Spagna che il più vecchio ct del torneo,con i suoi 70 anni (li compirà il 28 luglio), ha compattato in un

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riuscito mix di esperienza e gioventù, di intelligenza e voglia disoffrire, di fantasia e concretezza. Approcci differenti, ma unfattore comune per entrambe: la forza del centrocampo.Pronostico difficile. Sarà una partita molto tattica, su questosi può scommettere, con una prevedibile lunga fase di studioall’inizio. Ma ci piacerebbe anche vedere tanti gol: speranzanon peregrina, dato che tutt’e due ne hanno realizzati moltisinora. L’importante è che ci si diverta. E l’Europeo, sottoquesto profilo, di intense emozioni, come chiedeva Platini, neha regalate per davvero.

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Martedì scattail Lippi-dayCosì Abete riabbracceràil suo ct preferitodi Alessandro Bernini

Marcello Lippi verrà presentato martedì 1º luglio alle 15 nelcorso di una conferenza stampa all’Hotel Parco dei Principi diRoma organizzata dalla Federazione. Si chiuderà così latelenovela della Nazionale iniziata due anni fa con l’arrivo diRoberto Donadoni (non voluto da Abete), proseguita con ilrinnovo-non rinnovo del contratto (di mezzo c’è sempreAbete) e terminata con la sconfitta dell’Italia contro la Spagnaculminata con l’esonero del tecnico bergamasco e l’arrivo deltecnico viareggino (vecchio amore di Abete).Lippi era giovedì in Municipio a Viareggio quando ha ricevutol’ufficialità della nomina (se mai ce ne fosse stato bisogno). Siè detto «pronto e onorato dell'incarico» e la prima verifica coni punti in palio arriverà il 6 settembre, quando l’Italia,campione del mondo in carica, riprenderà il suo camminoverso i Mondiali 2010 del Sudafrica giocando in trasfertacontro Cipro. Da qui a settembre, vacanze permettendo,Lippi avrà la possibilità di visionare qualche giovane perché ilproblema della Nazionale è soprattutto quello di svecchiare ilgruppo. Lippi, con i giovani, ci sa fare, ma senza dubbio siporterà alcuni senatori: Buffon invece di Cannavaro.Dovrebbe però lasciar perdere Totti (che alla Nazionale ha giàda tempo detto no) per dare spazio magari a Giovinco. Maquesto si vedrà con il passare dei mesi. Il futuro è moltovicino: martedì il “Marcello nazionale” avrà la possibilità diesprimere il suo pensiero. E tutto sarà più chiaro.

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Griselli: io, Rosettie Calcagno, che terna!«Un grande Europeo con tanto fair-play,in Italia purtroppo non è così»di Alessandro Bernini

Compongono il nostro tridente migliore. Rosetti-Griselli-Calcagno, un arbitro e due guardalinee capaci di arrivare dovel’Italia ha fallito. Stavolta spostiamo i riflettori da Rosetti auno dei suoi assistenti: Alessandro Griselli, livornese, agenteimmobiliare, curriculum da guardalinee di 150 partite in A e 60all'estero.Complimenti Griselli, bella soddisfazione dirigere lafinale Germania-Spagna. «Certo, grande soddisfazione. Anche se un po’ ci dispiace perl’Italia, la nazionale in finale avrebbe portato entusiasmo atutto il movimento. Invece non abbiamo avuto moltafortuna». In questo Europeo siete in trincea sin dal primo giorno.«Come terna abbiamo diretto la partita d'apertura Svizzera-Repubblica Ceca, poi Grecia-Russia e Croazia-Turchia».E quasi sempre con ottimi giudizi. «Il fatto che ci abbiano assegnato la finale significa che lenostre direzioni sono state valutate in modo positivo».Pochi cartellini rossi, pochi veleni nei post-partita. Èstato davvero l'Europeo del fair play? «Sì, quasi tutte le partite sono scivolate via senza polemiche.Non ricordo neanche brutti falli o entrate cattive. C’è statagrande maturità da parte di tutti i giocatori. Adesso non ciresta che sperare che il copione resti il solito anche in finale».Più facile dirigere una partita del campionato italiano o

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una partita dell’Europeo? «Senza dubbio una gara dell’Europeo».Risposta molto sicura. «Quello italiano forse è il campionato più difficile per unarbitro e per i suoi assistenti».E perché? «C’è grande pressione e poi in campo certe volte si cercanodelle furbizie che all'estero non si vedono. Mi sembra che loabbiano dimostrato anche questi campionati Europei».Il gesto che più ha apprezzato in questi giorni? «Non uno in particolare. Ripeto, mi è piaciuto molto il fairplay col quale sono iniziate e sono finite un po’ tutte lepartite. Ho visto grande correttezza in campo da parte di tuttii protagonisti». Lei, Calcagno e Rosetti siete davvero la terna dell’anno.«Diciamo che ci siamo tolti diverse soddisfazioni, sia in Italiasia all’estero».La partita più emozionante? «Lasciando stare la finale che ci attende, direi la semifinale diChampions, Chelsea-Liverpool, a inizio maggio».Più dura la vita dell’arbitro o del guardalinee? «Io ho fatto anche cinque anni di serie C da arbitro, è difficilefare paragoni. Di certo quando arrivi a certi livelli, sei di frontea un’attività che porta via tantissimo tempo al tuo lavoro ealla famiglia. A proposito, posso dedicare la finale a unapersona?» Prego. «A mia moglie Francesca, che spesso resta sola mentre iosono in giro per le varie partite in Italia e in Europa. E poi aimiei due figli, Diletta e Paolo. Spero di fare una bellaprestazione anche per loro».

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SABATO 28 GIUGNO

La finalesenza favorita

Siamo alla vigilia della sfida che vale oro. Germaniae Spagna è una finale senza favoriti, nessuno puòpensare di essere in vantaggio in partenza. Adarbitrare sarà l’italiano Roberto Rosetti. Fra glispettatori anche il presidente della Federcalcioitaliana, Giancarlo Abete, che alla vigilia prova aspiegare – a suo modo – il divorzio con il ct RobertoDonadoni e la scelta di Marcello Lippi.

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IL CT TEDESCO JOACHIM LÖW

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Ballack tienein ansia la GermaniaIl capitano è infortunatoed è fermo da due giornidi Stefano Edel (inviato a Vienna)

Sei anni fa una squalifica, questa volta un dolore, fastidiosoma continuo, ai gemelli del polpaccio destro. Michael Ballackè in forte dubbio per la finale di domani sera all’Ernst HappelStadion, e la Germania attende con ansia di sapere se e come lasua stella potrà recuperare in tempo. Nel 2002, a Yokohama,il centrocampista del Chelsea fu costretto a saltare la sfidamondiale con il Brasile per somma di ammonizioni, ora è unproblema fisico a rischiare di escluderlo da un altroappuntamento-chiave della carriera.Löw spera nel medico. Quando ci si allena a porte chiuse, eper di più in un luogo blindato come il centro sportivo diTenero, sul lago Maggiore, è facile riuscire a nascondere lenotizie negative. Perché quella del malanno occorso alcapitano del Wunderteam è notizia datata 24 ore fa, nel sensoche anche venerdì era rimasto completamente inattivo. Manessuno avrebbe dovuto saperlo. E così è stato. Solo nelpomeriggio di oggi, quando la squadra ha raggiunto la capitalein aereo, la Federcalcio tedesca ha ufficializzato l’assenza diBallack alla seduta di rifinitura sul proprio sito internet. «Nonconosciamo esattamente la ragione che ha provocatol’indurimento del muscolo – ha spiegato poi in conferenza-stampa il ct – Se sia stata, cioè, la conseguenza di un colposubìto nella semifinale con la Turchia oppure se sia accadutoin allenamento. Alle volte ti fai male e non te ne accorgi,perché il dolore salta fuori dopo. Io so soltanto che il medico

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si sta adoperando con tutte le sue forze per metterlo incondizione di giocare. Mancano ancora parecchie ore allapartita, voglio e devo credere che Michael alla fine ce la farà.Vediamo come passerà la notte. In ogni caso, la decisionedefinitiva verrà presa all'ultimo momento». Borowski in allarme. Il ventottenne centrocampista delWerder Brema è il principale candidato alla sostituzione. Löwlo inserirebbe al centro del terzetto dei trequartisti, dunquenella stessa posizione di Ballack. Nessuno stravolgimento,pertanto, dello schema tattico a cui si è convertito il tecnico.«Per noi Michael è un giocatore molto importante, maabbiamo una rosa ampia e valida, in cui un’alternativaall’altezza c’è» ha aggiunto. E ha fatto il nome di Borowski.Ma ha anche tradito ottimismo su un recupero in extremis. Eil morale del leader com’è?, è stato chiesto a Löw. «Gli hoparlato anche prima di venire qui da voi, e non era depresso: ildottore gli ha detto che ci sono delle possibilità che giochi, eanch’io, sinceramente, ci conto».Spagna favorita. Certo, avere a disposizione il capitano,anche per il carisma che esercita sui compagni, agevolerebbeassai i compiti dei centrocampisti, chiamati a un confrontodurissimo con gli iberici, che proprio in mezzo al campoesprimono la massima qualità. «Giocano bene – ha ammesso ilct dei panzer parlando degli avversari – La combinazione ditecnica e tattica è eccellente, sono attenti e ragionatori, e leloro sovrapposizioni risultano sempre azzeccate. Mi piace lasicurezza con cui fanno girare il pallone. Del resto, quando haitalenti abituati ai grandi appuntamenti europei come quelli delReal o dell'Arsenal, la sensazione che ne ricavi è quella che hoespresso ieri: sono impressionanti». Dunque, sono i favoriti?«Sì. Noi abbiamo rischiato di uscire dall’Europeo, ma se siamogiunti sin qui è stato anche grazie alla svolta arrivata dopo la

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sconfitta con la Croazia».Klose l’ariete. Dopodomani, comunque vada a finire, lasquadra sarà a Berlino, a fare festa con i propri tifosi allaPorta di Brandeburgo. «La gioia sarebbe enorme se dovessimopresentarci con la Coppa» ha concluso Löw, che non hamancato di ricordare Klinsmann, il suo predecessore,nell’opera di costruzione della squadra. Se Hitzlsperger haconfessato di considerare la finale di Vienna come «la partitapiù importante della mia carriera», i tedeschi auspicano unagrande prova dell’attaccante del Bayern. Che Löw ha difeso:«Ha segnato due gol importanti, contro Portogallo e Turchia.Ha corso molto, ha lavorato tantissimo per gli altri e haraggiunto un ottimo livello di rendimento in semifinale. Sonoconvinto che si ripeterà anche contro la Spagna». Che sia buonprofeta?

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La Spagnacrede nell’impresaCasillas: una generazionedi fenomeni, tocca a noidi Valentino Beccari (inviato a Vienna)

Da ragazzi hanno vinto l’Europeo under 16 e under 19 e ancheil Mondiale under 20. Una generazione di fenomeni. Ancoraun po’ acerba, che viaggia con il Topexan nel beautycase elegge i fumetti giapponesi. Già, ma domani sera può diventaregrande. Grandissima, la più grande di sempre. La Spagna nonha mai vinto niente, eccezion fatta per quel titolo europeo del1964, quando alla fase finale della manifestazione accedevanosolo quattro squadre. Poi basta. Tanti complimenti ma lapancia sempre vuota. I nipotini di Aragones hanno peròstravolto tutti i luoghi comuni. Belli sì, ma anche vincenti.Iker, il veterano. Iker Casillas a 27 anni sembra già unveterano di guerra. Gioca nel Real da quando gattonava e conl a camiseta blanca ha vinto tutto. In Spagna è già un eroenazionale. Per trasformarlo in mito bastano novanta minuti. Oforse centoventi o forse qualcuno in più. «No, basta rigori –afferma il portiere – spero che i miei compagni possanorisolvere la partita prima. Ho vinto tanto con il Real madisputare una partita così con la Nazionale è un’occasioneunica. Puoi fare felice 46 milioni di persone. È fantasticoessere in finale ma se perdi la delusione è ancora più forte cheuscire al primo turno».Profumo di impresa. Casillas è cresciuto in fretta. ComeFabregas, Torres, David Silva. È la fotografia della nuovaSpagna, moderna, efficace che ha tagliato i ponti con antichiretaggi. Sente profumo di impresa. «Possiamo farcela –

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dichiara il madrilista – abbiamo conquistato tutti i titoli alivello giovanile. Siamo cresciuti insieme e ora è giunto ilmomento di vincere qualcosa a livello assoluto. Non soquando la Spagna potrà contare su una generazione digiocatori così forti». Casillas però non si fida della Germania,così brutta eppure così vincente. Non si fida della storia edell'atteggiamento di una squadra che non molla mai. «AiMondiali di due anni fa sono arrivati terzi e nel 2002 secondi– conclude Iker – hanno tradizione ed esperienza. Insomma,sanno come si fa a vincere».Il Maldini spagnolo. Il vecchietto della formazione è CarlesPuyol. A 31 anni è già di un’altra generazione. Però è forte.Franco Baresi lo ha accostato a Paolo Maldini. «Per me è unonore essere paragonato al milanista – afferma – masoprattutto sono felicissimo che lo abbia detto Franco Baresi,che per me è stato il più forte interprete del ruolo di centraledifensivo moderno». Puyol è uno sportivo autentico. La probabile assenza diBallack non gli fa fare salti di gioia. Anzi. «Ballack è un grandecampione – dichiara il centrale iberico – e mi dispiacerebbe senon dovesse scendere in campo. Non bisogna mai specularesulle disgrazie altrui. Ma la Germania non è solo Ballack.Dispone di ottimi giocatori, ha grande forza fisica e untemperamento straordinario. È lei la favorita».Il brasiliano. Nella Spagna dei teen-ager c’è spazio per unripetente di lusso, quel Marcos Senna che potrebbe diventareil primo brasiliano (originario di San Paolo) a vincerel’Europeo. «Non ci avevo pensato – sottolinea – ma ormai misento uno spagnolo, integrato nel gruppo».

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Rosetti prontoa dare il meglio«I replay sui maxischermi?Possono essere pericolosi»di Valentino Beccari (inviato a Vienna)

«Ringrazio De Rossi e Di Natale per aver sbagliato il rigorepermettendomi in questo modo di arbitrare la finale». Nonl’ha detto ma lo ha sicuramente pensato Roberto Rosetti,l’arbitro torinese che domani sera dirigerà Germania-Spagnaassistito da guardalinee Calcagno e Griselli. Due anni dopoBerlino, ancora un po’ di Italia all’atto finale. Ma stavolta nonindossa la maglia azzurra.«È evidente che il nostro cammino è inversamenteproporzionale a quello della Nazionale – esordisce Rosetti –anche se sono un tifoso della squadra azzurra e, contro laSpagna, ho sperato sinceramente che vincesse. Il fatto diessere qui ad arbitrare la quarta partita e soprattutto la finale èun motivo d’orgoglio e di soddisfazione. Per me, per i mieiassistenti, per la Federazione, per tutti gli arbitri italiani, daquelli di serie A a quelli dei campionati giovanili».Rosetti si presenta in sala stampa tirato e concentrato. Fisicoda mezzofondista, stasera affronta il suo “diecimila” olimpico.Nessuna parentela con le “cicciottelle” giacchette nere che sisono viste nei turni preliminari. «Perché ci alleniamoduramente tutti i giorni – precisa – sedute atletiche, radunimensili, tabelle elaborate da professionisti e consulenzapsicologica. L’arbitraggio è una grande passione ma che ciassorbe ormai totalmente».Rosetti ripensa a quando ragazzino, sfumata l’illusione didiventare calciatore, passa a sognare la serie A arbitrando nei

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campetti polverosi dell'hinterland torinese. E oggi è lui arappresentare il Made in Italy, da campione europeo delfischietto: «La mia designazione è un attestato di stima pertutta la classe arbitrale italiana. Siamo usciti da un periododifficile ma non voglio parlare di rivincita. In Italia siamosottoposti a pressioni incredibili, c’è un’attenzione dei mediasenza eguali. Le critiche sono giuste ma diventano inaccettabiliquando si fanno acide e cruente».È un fiume in piena Rosetti. In Italia vige il “divieto diparola”. L'arbitro decide ma non spiega, mima ma nonracconta. Il “vorrei ma non posso” viene sdoganato dall’Uefache concede a Rosetti una buona mezz'ora tra taccuini etelecamere. «Sono favorevole a parlare – precisa – anche adare delle spiegazioni su certe decisioni. Ma per questo civuole il contributo di tutti. Prima di essere un arbitro sono unappassionato di calcio e da piccolo sono stato tifoso. In Italiadeve cambiare un certo tipo di cultura attorno a questomondo».Arbitri che parlano ma soprattutto arbitri che negli stadi sidevono confrontare con i maxischermi, che propongono subitoreplay all'infinito su falli e decisioni. Una sorta di processo indiretta televisiva davanti a 50 mila giudici severissimi. «Lasfida con la tv è persa in partenza – afferma Rosetti – un’altravelocità e un’altra prospettiva. La presenza negli stadi deimaxischermi è negativa, perché tra tante brave persone ci sonoanche alcuni soggetti pericolosi che possono creare situazionispiacevoli e violente».Rosetti non si dimentica che domani sera c’è Germania-Spagna. Alla fine è una partita di calcio... «Una finalestraordinaria – conclude – tra due grandi squadre con blasone etradizione. Le abbiamo studiate nei minimi particolari: siamopronti».

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Platini: è statoun grande EuropeoIl presidente stuzzica Italia e Francia:non voglio criticarle ma...di Stefano Edel (inviato a Vienna)

Vorrebbe restare neutrale, ma ci riesce solo in parte. Damassimo responsabile dell’Uefa, e non più da giocatore incampo, Michel Platini, 53 anni compiuti otto giorni fa, parla atutto tondo di Euro 2008, il suo primo Europeo vissutodall'altra parte della barricata.Partiamo dalla fine, presidente. Sempre convinto che laprossima edizione si terrà in Polonia e Ucraina? «Faremo di tutto, anzi più del possibile, perché gli Europeidel 2012 si svolgano nei Paesi a cui sono stati assegnati».Eppure i segnali che arrivano non sono incoraggianti. «C’è una condizione prioritaria: se le due capitali, Varsavia eKiev, non avranno i rispettivi stadi pronti, l’assegnazione saràrevocata. È un punto fermo, non si discute».Avete già pensato a un’alternativa? «No, non c'è una lista di Paesi, chiamiamoli così, di riserva,che comprenda anche l’Italia. Abbiamo invece chiaro un altroelenco, molto lungo: quello dei problemi che bisognaaffrontare e, possibilmente, risolvere in Polonia e Ucraina».Come intendete muovervi? «Il 2 luglio il sottoscritto e una commissione dell’Uefa, intutto dodici persone, voleranno a Varsavia e Kiev perverificare come stanno effettivamente le cose. Ascolteremo,parleremo, e poi stileremo un’approfondita relazione perl’Esecutivo Uefa, che a settembre, a Bordeaux, prenderà ladecisione definitiva».

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Anche sul possibile allargamento da 16 a 24 squadre, cosìcome le hanno fatto chiaramente intendere i dirigentidelle Federazioni che ha incontrato in queste ore? «Anche su quello».Non si corre il rischio, se tale è l’orientamento, diimpoverire un torneo di così alto livello, offrendo unprodotto di qualità inferiore? «Pensate che se qui fossero state presenti anche Inghilterra,Scozia, Danimarca, Ucraina, Belgio e Bulgaria, saremmo andatipeggio? Io ho vinto un Europeo in cui c’erano otto squadre acontendersi la Coppa, ma non fu più bello di questo a 16». A proposito, è sempre dell'idea di spostare lamanifestazione da giugno ad agosto? «Ho fatto solo una considerazione sullo stress vissuto daigiocatori dopo una stagione logorante. Non ho mai parlato diquesta ipotesi in veste ufficiale, e non mi sentirete mairiparlarne». Germania-Spagna è la finale più giusta? «Giusta? Come posso sostenere che c’è giustizia nel calcio?Se davvero ci fosse, avrei dovuto vincere un titolo mondialecon la Francia. Invece... Ma se tedeschi e spagnoli sonoarrivati sin qui, significa che hanno meritato. Ora puòsuccedere di tutto, perché la qualità dei giocatori è alta».Vedere gli iberici giocarsi il titolo non le ricordaqualcosa? «Stamattina ho sentito dentro di me che, forse, possorestituire loro ciò che tolsi nel 1984...». E Le Roi racconta diaver invitato a Vienna Luis Arconada, il portiere delle Furierosse di allora a cui rifilò il primo gol (i Bleus vinsero 2-0),complice una papera del giocatore basco, che si fece passare ilpallone sotto il ventre. «Pensava a uno scherzo, inizialmente,poi si è convinto e ci sarà. Quella punizione fu straordinaria,

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non l'avrebbe neutralizzata nessuno. Fatemelo credere,almeno...». Del gioco è soddisfatto? «Sì, è stato un grande Europeo. Grazie alle regole che adessotutelano i campioni e grazie soprattutto a quei tecnici chehanno impostato le loro Nazionali con una mentalitàoffensiva. Il gioco d’attacco è l’immagine più bella, insiemecon quella dei tifosi che fraternizzano sugli spalti, che ciportiamo a casa. La polizia ha fatto un ottimo lavoro, moltihooligans avrebbero voluto rovinare la festa, ma glieloabbiamo impedito».A proposito di spettacolo, non è sembrato di vedere lastessa cosa da parte di altre Nazionali. «Non voglio certo criticare Grecia, Francia e Italia». Però, difatto, la frecciatina è arrivata. E se Donadoni è già saltato, staa vedere che ci può scappare anche il siluro a Domenech...

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Abete: nessunarottura traumatica«Con Donadoni si è esauritoil rapporto contrattuale»di Stefano Edel (inviato a Vienna)

Nessun esonero, nessuna rottura traumatica, ma «un sempliceestinguersi di un rapporto contrattuale». Il presidente dellaFigc Giancarlo Abete, atteso a Vienna da una serie di riunionicon l’Uefa, torna a parlare di Roberto Donadoni e del suoaddio alla Nazionale. Lo fa con calma, pesando con il bilancinoogni frase. E annuncia «una relazione a 360 gradi» per ilconsiglio federale di giovedì 3 luglio.Replica a Sacchi. Il chiarimento con l’ex ct è stato pacato esereno, a sentire il numero uno di via Allegri. «Il colloquio conRoberto? Lungo e tranquillo, nessuna tensione. Abbiamoesaurito un rapporto contrattuale, e la cosa non è nuovaquando si affrontano eventi come questo». Quindi, la rispostaalle critiche sullo stile della Figc: «Una volta che si era stabilitodi lasciar cadere l’accordo in essere, ci siamo mossi diconseguenza – ha proseguito – Sacchi ha parlato di unadecisione affrettata? Beh, gli ex ct sono portati per natura asolidarizzare fra di loro. Ma ci sta, viviamo ancora unasituazione in cui bisogna ammortizzare le emozioni».L’ombra di Lippi. Non è stato facile, per l’allenatorebergamasco, lavorare dal 2006 a oggi con la sensazione diessere sempre messo a confronto con il collega viareggino. EDonadoni lo ha fatto capire, subito dopo il congedo dalPalazzo. «È normale che quando si prende il posto di chi haappena vinto un titolo mondiale, e che non ha trovato altresquadre da condurre, si debba convivere con la sua ombra.

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Però, da qui a sostenere che siamo stati scorretti con lui... No,nessuna scorrettezza». Il futuro. Il presidente ha poi difeso tempi e modi dellanomina di Lippi, che torna alla guida della Nazionale a dueanni dalla notte di Berlino. «È stata compiuta una sceltatecnica sul futuro, dopo aver valutato le opzioni».Confermato che martedì, alle 15, ci sarà la presentazione in viaAllegri. Ma perché, alla fine, con Donadoni il rapporto dicollaborazione si è esaurito? Perché il rendimento nelle partitedel girone eliminatorio non è stato quello che si pensava: nonsono stati i rigori a decretare il ritorno all'antico, semmaiquello che era successo prima.Polemica con i polacchi. «In questi giorni il ministro delloSport di Varsavia ci ha accusati di essere stati scorretti – hainfine rilevato Abete a proposito delle voci che vorrebberol’Uefa intenzionata a dirottare altrove l’edizione del 2012 – Iovorrei invece che i prossimi Europei rimanessero a loro e agliucraini. Non c’è stata alcuna candidatura alternativa da partenostra». E ha concluso: «Qui non è come in Parlamento danoi, dove il primo dei non eletti prende il posto di chi rinunciaal mandato. È vero che siamo arrivati secondi a Cardiff, dovel’Uefa ha favorito la candidatura di Polonia e Ucraina, ma ciònon significa che ora tocchi a noi, se si deciderà in un altrosenso».

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Lippi festeggiacon Gallianila nomina a ctdi Luca Basile

Il neo ct della Nazionale, Marcello Lippi, parlotta conl’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani. NinaMoric si fa massaggiare sotto la tenda. Daniela Santanchéinseguita dalle telecamere di Lucignolo (Italia 1). FedericaPanicucci e il marito, il dj Fargetta, scortano i figli sullaspiaggia. Il Twiga di Marina di Pietrasanta, è il rendez-vousideale per i vip da copertina. Insieme con il figlio Davide,Marcello Lippi conversa con Galliani; poi con il sociologoFrancesco Alberoni. La formazione. Un breve spostamento. A pochi chilometridi distanza, nella sua Viareggio, il ct azzurro si affaccia comeospite d'eccezione allo Yachting Gala Azimut-Benetti. Visitagli yacht ormeggiati in banchina e si intrattiene alcuni minuticon i dirigenti di Azimut, gruppo per il quale è anchetestimonial. Si concede anche un siparietto: «Tutti michiedono la formazione... eccola qua». Si gira verso il mare elegge ad alta voce i numeri di alcuni degli yacht ormeggiati inbanchina, come se fossero le maglie della sua nuova squadraazzurra.In giro per spiagge. Il riposo dei guerrieri del palloneprosegue lungo le spiagge. Al Minerva Beach di Forte deiMarmi c'è Alberto Gilardino, nuovo centravanti dellaFiorentina. Nello stesso stabilimento balneare ecco JavierZanetti, capitano dell’Inter tricolore. All’esterno del Twiga ilparcheggiatore ha il suo daffare a gestire i pochi spazi auto alcoperto. Un ladruncolo, approfittando del caos, tenta diportare via qualcosa da un mezzo in sosta. Braccato dalla

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security, riesce a scappare, procurando qualche danno ad altreauto in sosta. Ma nel tempio dedito al vippame nessuno se neaccorge.Mister Galliani. «Ronaldinho? Vedremo. Però un impegnopreciso lo prendo: se mai lo acquisteremo, lo porteremo inVersilia, come abbiamo fatto con Pato l’anno scorso, per unaprima ufficiale». Panama presidenziale, sorriso dei giornimigliori, Galliani non ha però tutta questa voglia di parlare.«Mi prendo due giorni di riposo e poi farò la spola per tuttal’estate tra Milano e Versilia, quindi di parole ne diremo anchetroppe». Sì, ma Ronaldinho arriverà in rossonero? «Non diconiente. Grazie e arrivederci. Anzi, una cosa la dico: rispetto a12 mesi fa, il Milan ha due nuovi trofei, Supercoppa Europeae Intercontinentale. Quindi guardiamo avanti con fiducia».Galliani prima posa per foto e firma autografi, poi scambiauna stretta di mano con Alessandro Gamberini, difensore dellaFiorentina e Azzurro.Che fisico. E Nina Moric? Due pezzi su un fisico che vaoltre qualsiasi commento, occhialoni scenografici, a Marina diPietrasanta ravviva una tenda che pullula di amici e bambini.Sul bagnasciuga sostano un gruppo nutrito di fotografi:obiettivo in canna, scatti a raffica, chiamano ad alta voce i vip.Galliani lascia la spiaggia. A pochi metri di distanza, il suopupillo Andrea Pirlo sonnecchia placido al bagno Piero.

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Noi italianispettatori tristidi Stefano Tamburini

Due anni fa eravamo noi quelli che non vedevano l’ora che sigiocasse l’ultima sfida e, in cuor nostro, sapevamo già che inun modo o nell’altro saremmo andati a dormire (molto tardi)da campioni del mondo. Oggi non sappiamo chi, fra tedeschi espagnoli, abbia qualche convinzione in più dei rivali. E, a parteun po’ di sana e diffusamente condivisa antipatia per icrucchi, alla fine non ce ne frega un granché.I soli italiani che stasera andranno in campo saranno l’arbitroRoberto Rosetti e gli assistenti Paolo Calcagno e AlessandroGriselli, gli stessi della sfida inaugurale. Un segnale di indubbiastima per il nostro movimento arbitrale, uscito devastato dallapalude tossica di Moggiopoli. Segnale destinato ovviamente aessere dimenticato da agosto in poi, quando alla prima rimessalaterale invertita a centrocampo seguita da un gol dopo ottominuti si comincerà a gridare al complotto degli aiutini e unostuolo di devoti si prostrerà davanti a Luciano Moggi mentrespiega che andava meglio quando c'era lui. Che volete che sia, per noi italiani che – calcisticamenteparlando (ma non solo) – abbiamo problemi ben peggiorianche di chi stasera si troverà a piangere lacrime amarissime.Noi abbiamo Giancarlo Abete, un presidente federale che va ingiro a raccontar frottole travestite da favole («Donadoni?Nessun esonero e nessuna rottura di rapporti») e che di fattoha appena cacciato l’unico allenatore (o alla peggio, uno deidue) che non ha perso contro i campioni (o i finalisti). Ildramma è che dovremo tenercelo ancora a lungo, con quellasua faccia un po’ così, da italiano perennemente fuori posto.Lo era anche quel triste mercoledì di aprile del 2007 a Cardiff,

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quando era appena sbarcato da Roma convinto di tornare acasa con in tasca l’organizzazione degli Europei 2012. Fu unmercoledì nerissimo per l’Italia, perché la giuria Uefa votò inlarga maggioranza per Polonia e Ucraina e Abete riuscì apresentarsi davanti a telecamere e microfoni e dire che lui siassumeva la responsabilità «ma solo dal 2 al 18 aprile»,periodo della sua reggenza. Insomma, un gran signore neiconfronti dei suoi predecessori che, lo ricordiamo, erano duecommissari (Guido Rossi e Luca Pancalli) nominati dal Conidopo lo tsunami sulle zozzerie di partite taroccate, trameocculte, arbitri richiusi negli spogliatoi e manovrati viatelefono, con Franco Carraro presidente e Innocenzo Mazzinie Giancarlo Abete come vice. I primi due sono stati travoltidallo scandalo, lui invece è passato all'incasso con grandesoddisfazione di tanti. A suo modo, un grande. Se vogliamo,pure troppo.

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DOMENICA 29 GIUGNO

Vamos EspañaUn gol di Torres: basta e avanza agli spagnoli pergioire. La Germania è ancora seconda. Si chiude cosìl’Europeo 2008, quelli che alzano la coppa hannovinto tutte le partite ad eccezione di una, quella controgli azzurri, contro i quali sono stati necessari i rigori.È un successo meritato, il primo di un fantasticotrittico (Europeo, Mondiale, Europeo) che non haeguali nella storia. Buona la prova dell’arbitroitaliano Roberto Rosetti.

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IL CAPITANO SPAGNOLO IKER CASILLAS ALZA LA COPPA ALCIELO

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Spagna,serata da favolaTorres castiga la Germania:Furie rosse in trionfo dopo 44 annidi Stefano Edel (inviato a Vienna)

Solleva la Coppa, Iker Casillas: la Spagna è campioned'Europa. Ci sono voluti 44 anni per tornare a sedersi sultrono calcistico del Vecchio continente. Germania sconfitta,giusto così. Le cifre parlano solo a favore degli iberici.Solito Torres. È una finale strana, perché a fare la partitainizialmente è la Germania, non già la più tecnica Spagna.Sembrano quasi intimoriti i ragazzi di Aragonés, che senza ilgoleador Villa (impossibile che recuperasse dallo stiramentoaccusato contro la Russia) affidano al centravanti delLiverpool le loro (fondate) speranze di “trafiggere” Lehmann.Venti minuti di studio, con la manovra che scorre lenta,sempre per vie orizzontali, mentre Ballack (che i medici hannorimesso in piedi, in qualche modo) e compagni trovanoverticalizzazioni impensabili. Ma il limite dei “bianchi” diLöw si manifesta proprio a ridosso dell’area di Casillas, negliultimi venti metri, dove ci sarebbe bisogno di concretezza efiuto del gol espressi ai massimi livelli. Ci vorrebbe il Klosedel Mondiale o quello delle qualificazioni (cinque reti), cheinvece non sfrutta a dovere il clamoroso errore di SergioRamos al 3’ – appoggio troppo corto per Puyol – e perdel’attimo fuggente. Ma combinano poco anche Podolski eSchweinsteiger, i velocisti delle ripartenze micidiali ammiratecontro Portogallo e Turchia. La Spagna avanza. Così, zitta zitta, la Spagna esce dal suotorpore iniziale, e gioca come sa. È una crescita imperiosa, la

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sua, e non è un caso che a trascinarla sia proprio el Niño, unofra i protagonisti più attesi. Un palo, colpito un perfettocolpo di testa, fa capire che è la sua serata. E così è, in effetti:perché come un falco in agguato, il puntero ruba il tempo aLahm sullo scatto e supera il portiere con un felpatissimo edosato calcetto a scavalcare. Un minuto dopo, è Silva asprecare la palla che potrebbe chiudere tutto e mandare inorbita gli spagnoli, mentre i tedeschi protestano con l’arbitroitaliano Roberto Rosetti per un braccio alzato in area diRamos su girata di Ballack. Ripresa di altra pasta. La Germania vera è quella che Löw,ancora una volta, ridisegna a partita in corso. Costretto dallanecessità di recuperare, ma anche dalla cattiva giornata diLahm e dei due esterni offensivi, il Ct gioca subito la carta diJansen in avvio di ripresa e, poco dopo, butta nella mischiaKuranyi, utilizzato con il contagocce sin qui. Il livello dellagara, e quindi delle emozioni, sale di colpo: tatticamente èfinalmente la finale che ci si aspetta, con una squadra che vaall'assalto dell’altra, e quest'ultima che, quando va incontropiede, mette i brividi, con il suo fraseggio impostatotutto su appoggi e scambi con il pallone radente. Ma ora èCasillas a vedere i sorci verdi. Quasi rissa. La posta in palio è alta, inevitabile che serpeggipure il nervosismo. Silva dà una leggera testata a Podolskidopo un battibecco fra i due, ma Rosetti usa il buonsenso enon prende provvedimenti. Aragones non guarda in faccianessuno, toglie prima Fabregas (in ombra), poi il nervosissimoSilva e infine Torres. Senna non arriva, per questione dicentimetri, a mettere il sigillo su un pallone d'oro servitogli ditesta da Guiza, ma è tutto il finale arrembante delle Furierosse a decretare che, sì, questo è l’Europeo della Spagna. Ilvecchio ct ha fatto qualcosa di straordinario: e pensare che si

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era beccato una caterva di critiche, prima di iniziarel’avventura, per aver lasciato a casa il mostro sacro Raul. Haavuto ragione lui.

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Juan Carlos-Merkel,sfida in tribuna di Stefano Edel (inviato a Vienna)

Per un giorno è Vienna la capitale d’Europa. E non solo alivello calcistico. L’attesa per la finale Germania-Spagnacresce con il passare delle ore, e quando sono le 18.30 il colpod’occhio intorno all’Ernst Happel Stadion è già eccezionale:una gigantesca fiumana umana muove verso l’impianto, teatrodell’evento. Più tedeschi che spagnoli, su questo nessundubbio. Tribuna vip con Schumi. Sono sei i capi di Stato presenti,altrettanti i primi ministri, ma il record di applausi lo strappal’ex pluricampione del mondo di Formula 1, MichaelSchumacher: ha sempre amato il football, è il capitano dellaNazionale piloti, figurarsi se poteva mancare alla sfida chevale il titolo europeo per i bianchi di Germania. In tutto, sono58 le personalità illustri giunte da ogni parte del Vecchiocontinente. Si va dal re di Spagna Juan Carlos, che ha al suofianco la moglie Sofia e la figlia Infanta Elena, al presidentedella Germania Horst Kohler, a quello dell’Austria HeinzFischer, dal sovrano del Principato di Monaco Alberto, che sipresenta insieme con la fidanzata Charlene Wittstock,all’emiro del Qatar Hamad Bin Khalifa e al presidente dellaMoldavia Vladimir Voronin. Merkel e Zapatero. Vicini l’una all’altro, ecco la cancellieraAngela Merkel e il premier spagnolo José Luis Zapatero, cheha deciso di sfidare la scaramanzia, nonostante le supplichedei tifosi di restarsene a Madrid. È qui invece, con le migliaiadi suoi connazionali, a sostenere gli uomini di Aragones.Foltissima la schiera di ministri e sindaci tedeschi, spagnoli eaustriaci.

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Domingo e Ford. Germania-Spagna ha fatto presa pure sualcuni grandi nomi della musica e del cinema. Ci sono PlacidoDomingo e, a sorpresa, l’attore Harrison Ford, l’Indiana Jonestornato a spopolare nei cinema. Non poteva mancare il KaiserFranz Beckenbauer, vicino al quale c’è l’ex segretario di Statoamericano Henry Kissinger. A rappresentare il mondo dellosport il presidente del Cio, il belga ex schermidore e rugbistaJacques Rogge. E l’Italia? È rappresentata dal numero unodella Federcalcio, Giancarlo Abete. Certo, se ci fossimo statinoi al posto degli spagnoli, si sarebbe mosso il capo delloStato, Giorgio Napolitano. Come due anni fa in Germania. Maquesta è un’altra storia. Cerimonia di chiusura. Dentro lo stadio, il caleidoscopio èsplendido: dominano il giallo e il rosso, comuni peraltro alledue bandiere, mentre è il nero a distinguere una tifoseriadall’altra. Il nero della Germania, ovviamente. Venti minutiprima del fischio d’inizio di Rosetti, spuntano dai tunneld’ingresso al campo centinaia di figuranti. Alcuni spingono 16coni mobili, formati ognuno da tanti palloncini colorati:rappresentano le partecipanti a questa tredicesima edizionedell’Europeo. Sulla sommità di ogni cono sono stilizzati dueballerini di valzer, una delle iconografie classiche dell’Austria.Intorno decine e decine di giovani e giovanissime indossanodei cartelloni-sandwich su cui spicca il logo di Euro 2008. Lospettacolo, emotivamente meno coinvolgente di quello diBasilea, il 7 giugno, giorno dell'inaugurazione, dura unaquindicina di minuti. Sufficienti comunque a strappareapplausi convinti da parte del pubblico. Spagnoli in festa. C’è il tutto esaurito, ma sul pianodell’intensità del tifo chi è in minoranza numerica moltiplica leforze per non farsi sovrastare dagli avversari di una notte. Edè quasi una torcida la curva giallorossa, specialmente quando

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Torres sfrutta l’imperdonabile leggerezza di Lahm e Lehmannper spingere le Furie rosse verso il paradiso. Vienna, 44 annidopo, sembra magica per gli iberici se pure re Juan Carlosabbandona il consueto aplomb per applaudire la giocatavincente del Nino. Vamos a matar, grande Spagna.

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Casillas: e questoè solo l’inizio«È il trionfo che tutti aspettavamo»di Giuseppe Galli

Così come i tifosi per le piazze di Madrid e Barcellona, anche iquotidiani sportivi spagnoli nelle loro versioni online celebrano labella vittoria della squadra di Aragonés contro la Germania.“Spagnoli re d’Europa”, scrive Marca nella sua home page,mentre As titola con un classico “ Campioni”. Secondo MundoDeportivo Torres e compagni sono “ Campioni a testa alta”. Unentusiasmo che contagia anche i quotidiani generalisti. El Paistitola così: “Spagna, alla fine campione”.Cori, petardi e caroselli di auto al grido di “Campioni,campioni”. La Spagna è in festa. La marea rossa dei tifosi,con sciarpe e maglie dei colori della Spagna, dai luoghi doveerano stati allestiti i maxischermi per seguire la finale, si è dataappuntamento alla piazza Cibele, luogo simbolo in cui il RealMadrid è solito festeggiare gli scudetti. «È arrivato il trionfo che tutta la Spagna chiedeva». Così IkerCasillas il portiere e capitano della Spagna commenta lavittoria a Euro 2008 delle Furie rosse. «Ci renderemo conto diquello che abbiamo fatto forse tra qualche giorno visto che èun risultato giunto dopo un’attesa durata 44 anni». Casillaspoi, sottolinea come contro la Germania «pur essendoinferiori come stazza ci siamo mostrati saldi e fermi,difendendo bene e soprattutto meritando la vittoria, anche piùlarga, visto che il secondo gol sarebbe stato meritato»,aggiunge il capitano iberico.«Per la Spagna è una vittoria molto importante, non si puòparagonare a un Mondiale, ma è sempre un titolo che conta a

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livello continentale e vediamo cosa succede ai prossimimondiali». Casillas, poi, torna con la mente al match dei quarticontro gli azzurri: «Contro l’Italia non è stato il match piùduro ma sicuramente il più emozionante».«Peccato ragazzi, ma la Spagna è stata semplicementemigliore». Questo il titolo che la Bild ha scelto percommentare l’1-0 di Vienna, sullo sfondo l'immagine dicapitan Ballack che si dispera».

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Rosetti, la partitain pugno di Valentino Beccari (inviato a Vienna)

Campione d’Europa. Roberto Rosetti, chinesiologo torinesecon partita Iva, come Fernando Torres, attaccante spagnolocon sede di lavoro a Londra. Al Prater di Vienna gira la ruotaitaliana. Certo, l’effetto non è quello della notte stellata diBerlino 2006 ma bisogna sapersi accontentare.L’esordio. Ne è passato del tempo da quel piovoso sabatopomeriggio di 22 anni fa quando un acerbo Rosetti, calciatoremancato, si arma di fischietto per la sfida del campionatoAllievi piemontese tra il Cuorgnè e la Polisportiva, sulclassico campetto polveroso della periferia di Torino. Incampo c'era tale Marchini che filava via veloce sulla fasciamentre Parisi era il più tecnico di tutti. Vienna. Lo stadio (si fa per dire) è un altro ma il calcio è lostesso. Col 9 gioca Fernando Torres e con l’11 MiroslavKlose. Lui, è lì in mezzo, con Calcagno e Griselli pronti acoprirgli le spalle. Calcagno e Griselli non sono duebodyguard assoldati dalla Uefa ma due ottimi guardalinee,onesti lavoratori della linea laterale che, armati di dieci decimidi diottrie e bandierina, devono individuare fuorigioco, fallilaterali e, se il caso, avvisare via radio il comandante di fallisfuggiti al suo occhio attento. Corre veloce Rosetti: 190 cm dialtezza per 82 chili di peso. Fisico da mezzofondista, cosìforte sul doppio giro di pista da indurre la Fifa due anni fa ainserirlo d’autorità nel parco arbitri titolare dopo che eraarrivato a Berlino nella veste di riserva. Un talento, Rosetti. Ilfratello minore di Collina, rispetto al quale ha più capelli eforse un po’ meno carisma. Comunque una grandeprofessionalità. Del resto non si esordisce in serie A a soli 30

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anni (Napoli-Sampdoria 0-2) collezionando oltre 150 gettonidi presenza nella massima divisione. Finale. La posta in palio è importante. Una finale intensa,maschia, ma non cattiva. Nessuna delle due squadre utilizzaarmi non convenzionali e i giocatori non ricorrono a trucchi daserie A per disorientare la terna arbitrale. L’impatto con lapartita è positivo. Rosetti arbitra all’europea e fa scorrere ilgioco velocemente. Non si lascia condizionare da uno stadio inmaglia bianca che sembra un quartiere di Monaco di Baviera.Ci prova il pubblico a influire sulle decisioni del nostro arbitroche per l’occasione sfoggia una maglia azzurra (peccato chenon siano 11 in campo a indossarla!) e pantaloncini grigi. La decisione. Del resto Rosetti è uno che non si lasciavacondizionare da un manipolatore professionista come Moggi enon possono essere certo trentamila tedeschi a metterglipaura. All’occhio di falco non sfugge niente e là, dove lo zoomnon arriva, ci pensa Calcagno che lo soccorre in un paio dioccasioni segnalandogli falli fuori dalla sua portata visiva. Unattimo di esitazione su una girata di Ballack che Ramossembra intercettare con un braccio. I tedeschi protestano manemmeno troppo vivacemente. Il rigore sarebbe stato un attodi eccessiva generosità. Dopo il gol spagnolo la partita non èpiù da premio della bontà. Rosetti capisce che deve scalareuna marcia e diventa più fiscale. Obbliga Ballack sanguinante aun’uscita supplementare per suturare la ferita. Per ribadire chein campo comanda lui rifila il cartellino giallo ai due capitaniCasillas e Ballack, rei di andare un po’ oltre le mansionilegittimate dalla fascia che portano al braccio. Il pubblicotedesco capisce che anche in Italia non è più tempo disudditanza psicologica e nonostante la maglia bianconeraricordi vagamente quella della Juve non c’è possibilità alcunadi dirottare i fischi dell’uomo azzurro.

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La ripresa. Nella ripresa nessun calo di tensione. Bisognatenere alta la concentrazione perché l'errore è dietro l’angolo.Non finisce nella trappola perditempo degli spagnoli e non faentrare i sanitari al primo iberico che cade per terra. Per unarbitro il 20’ del secondo tempo è come il 35º km per ilmaratoneta: c’è la crisi. David Silva accenna una testata, mal’arbitro lo grazia. Al triplice fischio finale Rosetti ripensa aquel sabato pomeriggio di 22 anni fa nell’hinterland torinesesu un campo in terra, sotto la pioggia. Arbitrò bene quelgiorno e alla fine era l’uomo più felice del mondo. Da stasera ècampione d’Europa.

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Top-ten giocatori:l’Uefa ci boccia Non c’è neppure “san” Buffondi Stefano Edel (inviato a Vienna)

Se Michel Platini non manca di criticare indirettamente Italia,Francia e Grecia, ovvero le due finaliste del Mondiale 2006 ela squadra campione in carica del Vecchio continente,applaudendo «il gioco d’attacco, e non il catenaccio» dellamaggior parte delle Nazionali che hanno partecipato a Euro2008, è inevitabile che lo schiaffo in faccia ricevuto dagliazzurri sia ancora più pesante il giorno dopo, quando si tiranoi primi bilanci tecnici. Nella classifica dei dieci migliorigiocatori del torneo, stilata dall’Uefa sul suo sito ufficiale, noncompare nessun italiano. Ma neppure Domenech e Rehhagel,al pari di Donadoni, hanno motivo di gioire: l’assenza è totalesia di francesi sia di greci. Che bocciatura. Da campioni del mondo, dunque, siamodiventati dei somarelli. Non c’è dubbio che la scelta dellacommissione tecnica rispecchi in toto i giudizi e le stroncaturedel presidente, ma certo che vedere anche Buffon esclusolascia sconcertati. Eravamo abituati bene, e sotto tale punto divista la coerenza dell’Uefa è sacrosanta. Dunque, vediamoquesta Top ten , tenendo conto che quello di Aragones è ilgruppo più rappresentato, con quattro giocatori: Iker Casillas,Carles Puyol, Marcos Senna e David Villa. Insieme con lorosono stati indicati: Hamit Altintop (Turchia), AndreiArshavin (Russia), Michael Ballack (Germania), Luka Modric(Croazia), Bastian Schweinsteiger (Germania) e WesleySneijder (Olanda).Il trionfo del 4-2-3-1. A livello tattico, l’Europeo ha

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premiato chi ha osato di più: bocciato il 4-4-2, il modulosposato dalla maggioranza dei ct si è rivelato quello a una solapunta, con tre trequartisti alle spalle. Germania e Spagna,partite con due attaccanti, si sono convertite strada facendoalla nuova soluzione offensiva dalla metà campo in su. Veroche gli iberici hanno perso Villa nel momento topico, mal’inserimento di Fabregas è risultato determinante. L’Olandadi Van Basten e la Russia di Hiddink hanno optato per il 3-1in attacco proprio allo scopo di sfruttare l’enorme potenzialea disposizione dei rispettivi ct. Più fedeli al 4-3-3, invece,Scolari con il Portogallo e Terim con la Turchia. Ma la sceltadi giocare di più in attacco è stata premiata: in finale, non acaso, sono giunte due fra le nazionali più concrete sottoporta. Pioggia di gol. Nelle 30 partite disputate prima delle finalesono state realizzate 76 reti, di cui solo quattro su rigore.Spagna la più prolifica, anche se la miglior media-gol aincontro spetta agli olandesi (2,5). Austria, Francia, Grecia,Polonia e Romania sono riuscite a perforare una sola volta lereti avversarie, mentre la miglior difesa è stata quella croata,con appena due gol subìti in quattro gare. Negativo il primatodi Francia e Repubblica Ceca: sei volte trafitte nella fase deigironi a eliminazione. Ultimo dato statistico a livello dimarcature: la rete di Xabi Hernandez alla Russia in semifinaleè stata la 500ª nella storia dei campionati europei. Spagna, quanti record. Torres e compagni sono in cima allevarie classifiche di rendimento, prima fra tutte quella delleconclusioni verso la porta: 104 (sempre prima della finale),con una media di 20,8 a gara. Ed è la Liga a vantare il maggiornumero di realizzatori del torneo (compresi, dunque, anche glistranieri protagonisti nel campionato iberico): hannorealizzato 20 gol. Inutile dire che, a possesso palla, Senna e

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compagni non hanno rivali, primi con il 54,6%. Turchia, maglia nera. Pur avendo guadagnato la semifinale,la Nazionale di Istanbul è risultata la più fallosa: 102 gliinterventi irregolari, seconda solo alla Polonia come media-fallia partita (20,4 contro 22,33). Ben 16 i giocatori ammoniti, unprimato negativo che è costato la squalifica di quattro titolaricontro la Germania. L’Europeo austro-svizzero va in archivio,dunque, nel segno del successo a livello di gioco ed emozioni.Ha pagato, come si augurava alla vigilia Platini, l’azzardo, lavoglia di provare a segnare più dell’avversario. Farà bene atenerne conto Marcello Lippi per l’Italia del futuro: se non siosa, non si va da nessuna parte. Anche se si è campioni delmondo.

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Campioni senza golsolo contro di noidi Stefano Tamburini

Fanno anche un po’ tenerezza questi spagnoli che cantano eche ballano impazziti, ridono e piangono, si abbracciano eancora quasi non ci credono. Loro, quelli che sono in campo,non l’avevano mai vista vincere la Spagna. Fra quelli che sonoa casa a brindare o seminudi nelle fontane a ubriacarsi di gioia,solo chi ha un po’ più di cinquant’anni può ricordarsi di quellavolta che le Furie rosse batterono l’Urss (2-1, gol di Pereda eMarcelino) e si presero il primo e finalmente penultimo trofeodella loro storia. Era il 1964, era ancora un Europeo, un altrosecolo e un altro calcio. Oggi è una storia diversa. E tutto grazie a un ct che il 28 lugliocompirà 70 anni e poco dopo comincerà un’altra avventuracon i turchi del Fenerbahce. È l’uomo che ha dato un senso auna squadra che quando andava bene era la più bella da vederema anche la più inconcludente. Stavolta no, stavolta sono loro i più forti. A Euro 2008hanno rullato tutti: Russia (due volte), Svezia, Grecia eGermania. Del resto i tedeschi sono abituati alle finali maanche a perderle: negli ultimi 32 anni, fra Mondiali edEuropei, ci sono arrivati nove volte ma hanno vinto soloin tre occasioni. Sono un po’ come Marcello Lippi con lesue tre finali su quattro di Champions perse con laJuventus. Poi al primo tentativo con la Nazionale èdiventato campione del mondo, se n’è andato ed è tornatoquando si è stufato di stare in barca. Ha trattato laNazionale come se fosse un autobus dal quale si scende esi sale a piacimento. Il presidente-amico (di Lippi)Giancarlo Abete, per fargli posto, ha licenziato l’unico ct

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che con i nuovi campioni d’Europa non ha perso e non hapreso gol. Al di là dei meriti di Lippi, un gran belparadosso. Nel calcio italiano, purtroppo, non è l’unico eneanche il peggiore.

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TOTÒ DI NATALE DOPO L’ERRORE DAL DISCHETTO CONTRO LASPAGNA

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IL RETROSCENA

Che amarezzaquel rigore!colloquio con Totò Di Natale di Pietro Oleotto

«Quel gol a Casillas è stato uno fra i più belli della miacarriera». Bisogna partire dal 2012 per riavvolgere il filo dellamemoria di Totò Di Natale. Dall’Europeo successivo, dallarete alla Spagna nel girone eliminatorio che mette l’ultimapietra sopra la grande delusione, l’errore dal dischetto che hasancito l’eliminazione dell’Italia ai quarti di finale di Euro2008. Ecco l’epilogo della prima avventura azzurra di DiNatale. «È stato difficile dimenticarlo, ci ho messo un po’»,confessa il capitano dell'Udinese che si è sfogato sui portieridella serie A per mettere da parte, in un angolino quel penaltynon calciato alla Totò, senza sapienza nella traiettoria, senzapotenza. Tutta pappa pronta per un super portiere comeCasillas, un biglietto per l’autostrada della gloria messo inmano alla Spagna che da allora ha arricchito di tutto la suabacheca: due Europei e in mezzo un Mondiale. «Sono i piùforti», prosegue il bomber dell’Udinese voltandosi perguardare questi ultimi cinque anni, anni che Di Natale hacontinuato comunque a vivere da protagonista in azzurro,nonostante l’errore di Vienna e il valzer sulla panchina dellaNazionale. Da Donadoni a Lippi per arrivare a Prandelli.«Sono felice per le parole che ho sentito pronunciare dal ctnegli ultimi giorni: ha detto che non può trascurare uno comeDi Natale, che l’età non conta. Sono frasi che ti danno laspinta». Sì, proseguirà per almeno un’altra stagione il Totò delFriuli, magari per convincere Prandelli che c'è ancora un postoin azzurro per un vecchietto che negli ultimi quattro

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campionati ha messo a segno oltre cento gol, 103 perl'esattezza e gli amanti delle statistiche. Adesso nella storiadella serie A ha pochi grandi campioni davanti: i duecentistiPiola, Totti, Nordhal, Meazza, Altafini, e Baggio sono forseirraggiungibili, ma Di Natale è in coda con 176 reti. «È facileparlare, più difficile farli i gol: ci proverò, mica detto cheriuscirò a segnarne altri 23 come quest’anno».La speranza comunque è questa, prima di dedicarsi allafamiglia, alla moglie Ilenia, ai figli Filippo e Diletta. E al calciogiovanile. «È la mia passione, già adesso sto curando unascuola calcio a Udine». Il cerchio sarebbe perfetto: il pallone èbello proprio perché i momenti felici si sovrappongono alledelusioni. È un po’ la metafora della vita. «Nel mio casocomunque le gioie sono state di più. Euro2008? Sì, non fuun’avventura fortunata, anche se non rinnego nulla». Untorneo cominciato con il piede sbagliato, con un 3-0 incassatodall’Olanda che complicò i piani della truppa di Donadoni cheinfatti arrivò al secondo posto nel girone eliminatorio e quindiincrociò le Furie Rosse. «Sì. me la ricordo quella partita, fudavvero brutta. La peggiore del nostro Europeo ma, diciamo laverità, l’Olanda andava a velocità doppia rispetto a noi, siafisicamente sia mentalmente, e come si dice in gergo: nonl’abbiamo mai vista». Dopo quella gara Di Natale finì inpanchina contro Romania e Francia, le sfide di riparazione:allora più di qualcuno disse che fu lui, coccio tra tanti vasi diferro (i giocatori dei grandi club) a pagare il conto per unrisultato inaccettabile per l’Italia, anche se dall’altra partec’erano Sneijder, van Nistelrooy, Robben e van Persie (inpanchina!). Poi l’occasione del riscatto, nella sfida da fuori odentro con la Spagna: a metà ripresa Di Natale entra al postodi Cassano: «Non so se fu una mossa studiata, Donadoni nonmi avvertì prima. Anche perché quella partita si poteva

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preparare a tavolino per modo di dire: la Spagna è compostada tantissimi campioni». Iniesta, Xavi, Fabregas, Torres,l’elenco è quasi infinito. «Tutti quanti fenomeni veri –prosegue Totò – Ma se proprio devo dire un giocatore che miha impressionato, e che continua a farlo ogni volta che lo vedoin campo, è Iniesta. È uno spettacolo per gli occhi, per comegioca, per la velocità d’azione, per come tocca il pallone e percome capisce prima degli altri dove mandare il pallone. Tantaroba davvero». Totò allora, non certo un gigante per statura, ciprovò addirittura di testa per sorprendere Casillas: unaconclusione che finì alta sopra la traversa mentre Di Natale siportava le mani in faccia. «Ma non parlerei di un gol sbagliato.Resto dell’idea che fosse difficilissimo segnare. Ci ho provato,gettandomi sul traversone dalla fascia, ma purtroppo non èandata bene». Poi i supplementari, tiratissimi, ingessati, e quelmaledetto rigore sul quale Totò rivela l'ultimo piccolo segreto:«Ho deciso prima dove calciarlo. È stato bravo Casillas apararlo; io, probabilmente, potevo calciarlo un pochinomeglio, ma soltanto chi non li tira i rigori non li sbaglia»,racconta con un mezzo sorriso. In lui resta la convinzione che,quella fu la vera finale, non un banalissimo quarto: «Sì, è così:si sono affrontate due grandissime squadre e siamo statieliminati da una formazione straordinaria che, da lì in poi,avrebbe dominato due Europei e un Mondiale». Per ilprossimo ne riparliamo Totò? «Proprio così».

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IndiceINTRODUZIONE - Il disastro Abete e l’ombra di Lippi

PRIMA PARTE - Pronti a crederci

30 MAGGIO - Vigilia con la solita fiducia infinitaItalia, test con sorriso e prova di tridente da sognoSe la vigilia è sonnolenta

31 MAGGIO - Chi in attacco? Quanti dubbi!Tridente dei sogni? Sarà duraMazzarri: così Cassano è tornato Cassano

1° GIUGNO - Domani il volo per l’AustriaUltimi dubbi per DonadoniLe scommesse, torneo nel torneo

2 GIUGNO - Subito un guaio, si rompe CannavaroIl crac del capitanoBaden, il cielo è sempre più Azzurro

3 GIUGNO - Cannavaro si opera e resta con icompagni

Il capitano coraggiosoLe emozioni senza prezzoLa notte insonne e disperata di ChielliniIo e quel Mondiale perso per una sciocchezza

4 GIUGNO - Il contratto al ct, una vera farsaGattuso scuote gli azzurriDonadoni firma il contratto

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Il calcio in tv? Come il sesso Guai a farlo da soliGamberini felice ma solo a metà

5 GIUGNO - Fra dubbi e speranzeDue maglie senza padroneIl contratto carta stracciaE Cassano canta per Cannavaro

6 GIUGNO - Montepremi ricco e timori di disordiniIl cassiere ha già vintoIl pallone e la guerrigliaPanucci si ferma: esordio a rischioTimori di guerriglia

7 GIUGNO - Donadoni e le scelteDel Piero: eccomiCannavaro, assenza pesanteDonadoni pensa alle alternativeKlagenfurt in stato di assedio

SECONDA PARTE - Il Girone di ferro

8 GIUGNO - Scocca l’ora del debuttoItalia, avvio da batticuoreIn panchina sfida tra amiciDonadoni: «Con Marco Ogni tanto ci vediamo»Percorso a ostacoliL’entusiasmo dei tifosi spinge gli azzurriKlagenfurt: ultrà e birra a fiumi

9 GIUGNO - Il debutto è da incuboFiguraccia ItaliaDonadoni guarda già avanti

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Buffon vive una notte da incuboToni: guardiamo avanti Del Piero: colpa di tutti

10 GIUGNO - Donadoni sprona tuttiDentro Del Piero, De Rossi e GrossoTiro al piccioneDonadoni sceglie di giocare in difesaLa Romania tranquilla: «L’Italia? Basta un pari»Tecnici e opinionisti bocciano l’Italia «Ma sapràreagire»

11 GIUGNO - In casa azzurra sale la tensioneItalia, il flop vale 20 milioniL’altra partita: quella dell’odioDomenech confuso quando c’è l’ItaliaGrosso alla riscossa: critiche inutiliIl disastro di Raisport

12 GIUGNO - Siamo già alla vigilia da pauraItalia al bivio: avanti tutta o tutti al marePiturca blinda la RomaniaDonadoni preannuncia la rivoluzione«Che sia solo una partita di calcio»

13 GIUGNO - Solo un pari, ma siamo viviBuffon riapre le valigie già pronteLa caccia all’alibiDonadoni stavolta perde la pazienzaCerchi Del Piero, spunta PanucciNel campo rom la sfida è una festaGli applausi accompagnano gli inni

14 GIUGNO - Toh, rispunta il biscotto

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L’Italia teme la beffaIl piagnisteo preventivoDomenech punta l’ItaliaDonadoni punta Sull’effetto Van Basten

15 GIUGNO - Donadoni pensa ad altri cambiIl ct mischia le carteCassano, un tormentoDonadoni bravo ma dovrebbe essere più ruffianoBuffon ci crede: l’avventura non è finitaGli arbitri in sovrappeso

16 GIUGNO - I cugini, ancora loroL’Italia non vuole andare in ferieSfida su due campiNoi e i francesi, acerrimi rivali ma sotto sotto civogliamo beneDonadoni pensa solo a battere la Francia

17 GIUGNO - L’Italia s’è destaChe bello, al mare ci vanno i francesiPiù bella cosa non c’èPirlo vuol dire provvidenzaAll’Olanda basta il secondo tempoDonadoni, un sorriso e un segreto

TERZA PARTE - Il rigore che apre la strada a Lippi

18 GIUGNO - Ora gli azzurri ci credonoDonadoni è lanciatissimoAragonés: «Attenzione all’Italia»Le tre mosse che hanno cambiato l’ItaliaAbete: io sono al fianco del ct

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19 GIUGNO - Si rompe anche BarzagliItalia, scatta l’emergenza difesaAragones non si fida dell’Italia

20 GIUGNO - Azzurri, scelte quasi fatteDonadoni, solo un dubbioLa scaramanzia e la politicaRino Gattuso: «La Spagna ci teme»Spagna: scoppia il caso RamosIl festival del tatuaggioCi hanno rubato il “po-po...”

21 GIUGNO - L’Italia culla il sognoServe un’altra notte magicaNoi e gli spagnoli, sfida eternaItalia, Donadoni schiera anche l’orgoglio«Loro più forti? Vedremo al 90’»Aragones spinge la Spagna

22 GIUGNO - Sbaglia Totò Arriva LippiLa Spagna stavolta ci manda a casaAmmettiamolo loro più bravi«Mi aspetto la conferma»A Cassano non tremano le gambeDe Rossi: mi scuso per il rigoreVienna, invasione pacificaCasa Azzurri è Galeazzi-show

23 GIUGNO - La farsa di AbeteL’Italia verso il Lippi-bisQuando paga l’uomo sbagliato«Dimissioni? Non ci penso nemmeno»Rosetti arbitrerà la sfida finale

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24 GIUGNO - Federcalcio, su Lippi stucchevolecommedia

Abete-Donadoni, dopodomani l’addioLippi rientra a casa ma evita commentiUn intero paese in difesa del ctOra la Germania teme la Turchia

25 GIUGNO - Abete-Donadoni, vigilia dell’addioAbete corona il sogno: Lippi ctUna farsa senza fineZeman difende il ct DonadoniGermania, che carattere!

26 GIUGNO - Donadoni addioDonadoni lascia con stileGrazie di tutto, hombre verticalDonadoni, il giorno dell’amarezzaCiclone Spagna, Russia koLa notte al buio della tv europea

27 GIUGNO - La grande attesaPotenza contro fantasiaMartedì scatta il Lippi-dayGriselli: io, Rosetti e Calcagno, che terna!

28 GIUGNO - La finale senza favoritaBallack tiene in ansia la GermaniaLa Spagna crede nell’impresaRosetti pronto a dare il meglioPlatini: è stato un grande EuropeoAbete: nessuna rottura traumaticaLippi festeggia con Galliani la nomina a ctNoi italiani spettatori tristi

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29 GIUGNO - Vamos EspañaSpagna, serata da favolaJuan Carlos-Merkel, sfida in tribunaCasillas: e questo è solo l’inizioRosetti, la partita in pugnoTop-ten giocatori: l’Uefa ci bocciaCampioni senza gol solo contro di noi

IL RETROSCENA - Che amarezza quel rigore

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