Rock Progressivo Italiano Vol. 1

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Acqua Fragile, “Acqua Fragile”, (Numero Uno), 1973 Due album all’attivo per il gruppo di Bernardo Lanzetti, forse il cantante più dotato della scena pop italiana, sicuramente quello che meglio se la cava con la lingua inglese. L’esordio si segnala per la buona coesione delle composizioni, vicine ai momenti più pacati dei Gentle Giant, ancora oggi vitali. Lanzetti, dopo lo scioglimento degli Acqua Fragile, entra nella PFM. Albergo Intergalattico Spaziale, “Albergo Intergalattico Spaziale”, (autoprodotto), 1978 Mino Di Martino, ex componente dei Giganti, e Terra Di Benedetto, cantante estremamente espressiva, incidono questo lavoro per la EMI nel 1976. La casa discografica si spaventa all’ascolto della mistura di elettronica e progressive, molto sui generis, e scioglie il contratto. La coppia recupera i diritti dei nastri e li pubblica in modo autonomo. Albero Motore, “Il Grande Gioco”, (Intingo), 1974 La musica del gruppo può essere letta come uno dei più riusciti esperimenti a 360° nel settore del rock italico, dato che al suo interno troviamo impegno sociale (Israele), rock incalzante (Landru), melodia pop (Le esperienze) passate, country rock (Messico lontano). Eppure se l’Albero Motore non avesse collassato chissà cosa sarebbe potuto venir fuori, le idee stavano aprendosi a soluzioni sonore sempre più progressive e contaminate. Esiste un brano strumentale, sinora inedito, intitolato Capodanno ’74, di struggente bellezza. L’autore è Fernando Fera ed all’arrangiamento hanno collaborato gli altri componenti. Miscela atmosfere care a Zappa, King Crimson e Traffic all’imprescindibile melodia mediterranea. Alluminogeni, “Scolopendra”, (Fonit Cetra), 1972 Formazione triangolare (tastiere – batteria – chitarra) dedita al rock progressivo con reminescenze beat, specie nei singoli antecedenti “Scolopendra”. Il 33 giri lascia intravedere l’accresciuta maturità e qualche ingenuità, che il gruppo imputa al miraggio voluto dalla casa discografica. Alla pubblicazione del disco gli Alluminogeni sono già sciolti. Alphataurus, “Alphataurus”, (Magma), 1973 L’omonimo disco del gruppo milanese inaugura la Magma, fondata da una parte dei New Trolls. Rimane mirabile esempio di progressive rock a livello internazionale, ricco strumentalmente e, una volta tanto, con una voce degna delle musiche. Le tastiere di Pietro Pellegrini sono l’elemento caratterizzante delle composizioni. Alusa Fallax, “Intorno alla mia cattiva educazione”, (Fonit), 1974 Incidono il primo 45 giri nel 1965 (Dedicato a chi ama, West Side), e la musica è piuttosto leggera. Di altro spessore “Intorno alla mia cattiva educazione” , denso di riferimenti classicheggianti e con belle partiture di flauto e tastiera.

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Acqua Fragile, “Acqua Fragile”, (Numero Uno), 1973Due album all’attivo per il gruppo di Bernardo Lanzetti, forse il cantante più dotato della scena pop italiana, sicuramente quello che meglio se la cava con la lingua inglese. L’esordio si segnala per la buona coesione delle composizioni, vicine ai momenti più pacati dei Gentle Giant, ancora oggi vitali. Lanzetti, dopo lo scioglimento degli Acqua Fragile, entra nella PFM.

Albergo Intergalattico Spaziale, “Albergo Intergalattico Spaziale”, (autoprodotto), 1978Mino Di Martino, ex componente dei Giganti, e Terra Di Benedetto, cantante estremamente espressiva, incidono questo lavoro per la EMI nel 1976. La casa discografica si spaventa all’ascolto della mistura di elettronica e progressive, molto sui generis, e scioglie il contratto. La coppia recupera i diritti dei nastri e li pubblica in modo autonomo.

Albero Motore, “Il Grande Gioco”, (Intingo), 1974La musica del gruppo può essere letta come uno dei più riusciti esperimenti a 360° nel settore del rock italico, dato che al suo interno troviamo impegno sociale (Israele), rock incalzante (Landru), melodia pop (Le esperienze) passate, country rock (Messico lontano). Eppure se l’Albero Motore non avesse collassato chissà cosa sarebbe potuto venir fuori, le idee stavano aprendosi a soluzioni sonore sempre più progressive e contaminate. Esiste un brano strumentale, sinora inedito, intitolato Capodanno ’74, di struggente bellezza. L’autore è Fernando Fera ed all’arrangiamento hanno collaborato gli altri componenti. Miscela atmosfere care a Zappa, King Crimson e Traffic all’imprescindibile melodia mediterranea.

Alluminogeni, “Scolopendra”, (Fonit Cetra), 1972Formazione triangolare (tastiere – batteria – chitarra) dedita al rock progressivo con reminescenze beat, specie nei singoli antecedenti “Scolopendra”. Il 33 giri lascia intravedere l’accresciuta maturità e qualche ingenuità, che il gruppo imputa al miraggio voluto dalla casa discografica. Alla pubblicazione del disco gli Alluminogeni sono già sciolti.

Alphataurus, “Alphataurus”, (Magma), 1973L’omonimo disco del gruppo milanese inaugura la Magma, fondata da una parte dei New Trolls. Rimane mirabile esempio di progressive rock a livello internazionale, ricco strumentalmente e, una volta tanto, con una voce degna delle musiche. Le tastiere di Pietro Pellegrini sono l’elemento caratterizzante delle composizioni.

Alusa Fallax, “Intorno alla mia cattiva educazione”, (Fonit), 1974Incidono il primo 45 giri nel 1965 (Dedicato a chi ama, West Side), e la musica è piuttosto leggera. Di altro spessore “Intorno alla mia cattiva educazione”, denso di riferimenti classicheggianti e con belle partiture di flauto e tastiera.

Anonima Sound LTD, “Red Tape Machine”, (Arcobaleno), 1972Fondata da Ivan Graziani nella seconda metà degli anni Sessanta, l’Anonima Sound arriva al rock progressivo solo con l’abbandono del proprio leader. “Red Tape Machine” è cantato in inglese e può ricordare i Jethro Tull meno raffinati e folk.

Antonius, “Rex: Zora”, (Tickle), 1977Il trio nasce dallo scioglimento degli Macula, altra band culto, ed esordisce con questo album, che nelle intenzioni doveva essere il primo di otto. I brani sono eccessivamente sperimentali e, in verità, non sempre calibrati. Esce con due copertine differenti.

Antonius, “Rex: Ralefun”, (Radio Records), 1978

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Rispetto al precedente cambia il percussionista, Jean-Luc Jabouille al posto di Albert Goodman, mentre fissi sono il chitarrista Antonio Bartoccetti e la tastierista Doris Norton. Più vario aritmicamente rispetto a “Zora”.

Apoteosi, “Apoteosi”, (Said Records), 1975Quintetto romano dalle buone capacità espressive, sia musicalmente che localmente. Romantico e sinfonico, il 33 giri non ottiene consensi ed oggi è molto collezionato.

Atlantide, “Francesco ti ricordi”, (autoprodotto), 1975L’album esce originariamente in Germania, nazione in cui vivono tutti i musicisti. I brani sono stilisticamente vicini all’hard rock britannico, meno ricchi di soluzioni di quelli del Biglietto per l’Inferno.

Balletto di Bronzo, “Ys”, (Polydor), 1972L’entrata in gruppo del tastierista Gianni Leone, ex Città Frontale, sconvolge gli equilibri del gruppo napoletano. In “Ys” sono lontani anni luce le ingenue alchimie beat – psichedeliche del precedente “Sirio 2222” (RCA, 1970) ed i brani vivono all’insegna del dark – progressive più intenso. La melodia è messa al bando e la musica vive attimi indimenticabili. Peccato che, raggiunto l’apice creativo, il gruppo esploda letteralmente. Oggi il Balletto è tornato al lavoro sempre con Leone alla guida.

Bambilandia e Melodie, “Bambilandia e Melodie”, (Fonit), 1974Bambi Fossati, chitarrista hendrixiano per antonomasia ed ex Gleemen e Garybaldi, all’opera in un quartetto solidamente rock.

Franco Battiato, “Fetus”, (Bla Bla), 1972«Ritorno al mondo nuovo». Questo è il sottotitolo del 33 giri di partenza dell’artista siciliano, oggi popolarissimo ma nei primi anni Settanta piuttosto osteggiato dal pubblico. “Fetus” è un viaggio indimenticabile tra progressive d’avanguardia e provocazione, anche per la copertina che raffigura proprio un feto.

Biglietto per l’Inferno, “Un biglietto per l’Inferno”, (Trident), 1974Questo unico lp ha imposto il loro nome agli appassionati del rock progressivo a livello internazionale. La musica è influenzata dall’hard rock e dal progressive meno romantico. Il tastierista “Baffo” Banfi incide successivamente alcuni lavori solisti per la Innovative Communication all’ombra di Klaus Schulze.

Blocco Mentale, “∏oa”, (Titania), 1973Ecologia ante litteram è il tema dominante dei testi di “∏oa”, in greco ‘erba’. La musica è progressiva senza troppa originalità.

Blue Morning, “Blue Morning”, (Tomorrow/IT), 1973 Dopo numerosi avvicendamenti nella formazione, I Blue Morning arrivano all’album nel 1973. I brani spaziano all’interno del jazz rock caro ai Soft Machine del periodo centrale ma non rendono giustizia alle potenzialità del quartetto. Elementi di spicco, Roberto Ciotti alla chitarra e Maurizio Giammarco al sassofono.

Califfi, “Fiore di metallo”, (Fonit Cetra), 1973

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Unica testimonianza discografica della seconda parte della loro carriera. Saliti alla ribalta col beat ed entrati nelle classifiche con una cover dei Bee Gees (la celeberrima To Love Somebody – Così ti amo). “Fiore di metallo” è rock sinfonico di buona qualità con alcune impennate hard.

Campo di Marte, “Campo di Marte”, (United Artists), 1973Disco piuttosto sottovalutato rispetto al reale valore artistico. Si fanno sentire le influenze di molto gruppi inglesi, ma la qualità di base è elevata. Ricca la strumentazione ed efficace l’approccio esecutivo, raffinato ma non edulcorato.

Canzoniere del Lazio, “Lassa stà la me creatura”, (Intingo), 1974Gli esordi del gruppo scorrono quasi paralleli a quelli dell’Albero Motore, non a caso incidono per la stessa etichetta, la Intingo di Ricky Gianco. Il suono è molto vario e spazia dalla canzone popolare al jazz, dal rock al blues. Valida la presenza del sassofonista Gianni Nebbiosi.

Capitolo Sei, “Frutti per Kagua”, (It), 1972Gruppo romano molto melodico ed in definitiva ai margini sia del progressive che del rock in qualsiasi accezione del termine. Nell’unico album, ma esistono anche tre 45 giri, i testi sono di Francesco De Gregari e Maurizio De Angelis.

Capsicum Red, “Appunti per un’idea fissa”, (Bla Bla), 1972Le prime tracce della sigla Capsicum Red sono imputabili al solo Red Canzian, che incide alcune sigle televisive con sessionmen. Nel 1972 forma una vera band con musicisti del conservatorio di Venezia (Mauro Bolzan e Paolo Steffan, che ultimamente ha lavorato a “Il Fiume” delle Orme) e Roberto Balocco, ex batterista dei Panna Fredda. Il loro unico album contiene temi di derivazione classica (la rivisitazione della “Patetica” di Beethoven). Successivamente Canzian entra negli Osage Tribe e poi sostituisce Riccardo Fogli nei Pooh.

Celeste, “Principe per un giorno”, (Grog), 1976Nonostante l’attività dei Celeste risalga all’inizio degli anni Settanta, l’album esce nel 1976 per la Grog di Vittorio De Scalzi dei New Trolls, allora deciso a promuovere giovani gruppi dell’area ligure in primis. La musica vive del pop italiano più classico ma capace di rivitalizzarsi con passi interessanti tra sperimentazioni e melodia.

Cervello, “Melos”, (Ricordi), 1973Formato da Corrado Rustici, fratello di Danilo degli Osanna, il Cervello pubblica, purtroppo, un unico 33 giri. “Melos” esplora il jazz – rock, la musica mediterranea e si concede accenni classicheggianti. Rustici, tanto per rimanere in territorio progressivo, suona con gli Osanna in “Landscape Of Life” e con i Nova, accanto ad Elio D’Anna ed al fratello.

Cherry Five, “Cherry Five”, (Cinevox), 1974Poco prima della nascita dei Goblin, alcuni dei futuri membri incidono un album con la sigla Cherry Five, appena cambiata dalla precedente Oliver. La musica è dominata dalle tastiere.

Circus 2000, “An Escape From A Box”, (RiFi), 1972Seconda prova, la migliore, per un gruppo poco considerato ma capace di scrivere belle canzoni, ben eseguite dalla voce espressiva di Silvana Aliotta.

Città Frontale, “ El Tor”, (Fonit), 1975La formazione napoletana vive due momenti ben distinti: il primo sul finire degli anni Sessanta, il secondo a metà della decade successiva, dopo lo scioglimento degli Osanna. Proprio agli

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Osanna, grazie alla guida del cantante Lino Vairetti, il suono dei Città Frontale è riconducibile. Il disco è di buona fattura ma il gruppo avrebbe potuto dare sicuramente di più.

Corte dei Miracoli, “Corte dei Miracoli”, (Grog), 1976Addirittura due tastieristi in organico per la Corte dei Miracoli. Il suono, ovviamente, è sinfonico ma eseguito con sufficiente forza, mentre la voce in alcuni momenti non convince. È presente Vittorio Scalzi dei New Trolls.

Dalton, “Riflessioni: idea d’infinito”, (Music), 1973Nel gruppo, attivo sin dagli anni Sessanta, passa anche Mauro Pagani, futuro PFM. “Riflessioni: idea d’infinito”, primo di due album incisi, spazia dai temi impegnati a momenti più leggeri.

Dedalus, “ Dedalus”, (Trident), 1973Esordio in chiave strumentale per il gruppo torinese. I temi affrontati sono più vicini alla sperimentazione che al rock progressivo.

Dedalus, “Materiale per tre esecutori e nastro magnetico”, (Trident), 1974La matrice sperimentale è ancora più accentuata anche per la dipartita del bassista Furio Di Castri.

De De Lind, “Io non so da dove vengo e non so dove mai andrò uomo è il nome che mi hanno dato”, (Mercury), 1973Il cantautore Vito Paradiso è la mente del gruppo milanese, che incide un solo album, diviso tra momenti acustici e rock. Più valida la parte lirica di quella musicale. Paradiso incide un paio di album di discreto valore.

Delirium, “Delirium III”, (Fonit), 1974Il terzo lp dei Delirium, sottotitolo “Viaggio negli arcipelaghi del tempo”, oltre ad essere il più collezionato è anche il più riuscito. Rock progressivo e spunti di impostazione jazz coesistono in buona armonia.

Dik Dik, “Suite per una donna assolutamente relativa”, (Ricordi), 1972Unico lavoro in chiave progressiva degli storici Dik Dik. “Suite per una donna assolutamente relativa” si avvale di eccellenti testi firmati dal compianto Herbert Pagani e dalla massiccia presenza di tastiere. Quando il gruppo è ormai rientrato nel contesto pop – leggero in formazione transitano Joe Vescovi, ex Trip, Nunzio Fava, ex Osage Tribe, Roby Facini, ex Top 4.

Duello Madre, “Duello Madre”, (Produttori Associati), 1973Jazz e hard – rock a braccetto nel solo 33 giri dei Duello Madre, formati dall’ottimo chitarrista Marco Zoccheddu, dal bassista Bob Callero, entrambi ex Osage Tribe, dal batterista Dede Lo Previte, ex Circus 2000, e dal sassofonista – flautista Pippo Trentin.

Edgar Allan Poe, “Generazioni”, (Kansas), 1974Indeciso tra jazz – rock ed atmosfere più romantiche l’album degli Edgar Allan Poe è discretamente riuscito. La casa discografica, la stessa dei primi lavori dei Camaleonti, è totalmente incapace di promuovere questo tipo di musica.

Equipe 84, “ID”, (Ricordi), 1970Maurizio Vandelli, oltre a produrre l’album della Reale Accademia di Musica, incide a nome Equipe 84 un disco progressivo di buon livello. Per l’occasione recluta Franz Di Cioccio alla batteria. Lo stile è melodico ma sofisticato e ben suonato.

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Era Di Acquario, “Antologia”, (RCA), 1973Il gruppo siciliano presenzia ai maggiori festival Pop italiani dei primi anni Settanta, quindi raccoglie nel 33 giri i brani già incisi su singolo. I musicisti dimostrano vena compositiva ed esecutiva notevole, meritevoli di maggiore fortuna. Bella la dimensione mediterranea, capace di sposare la musica popolare al progressive ed al jazz.

Errata Corrige, “Sigfried, il drago e altre storie”, (G7), 1976Musicalmente raffinati e capaci di scrivere composizioni accattivanti, gli Errata Corrige, probabilmente, non hanno la vigoria necessaria per colpire l’attenzione del pubblico e della critica. La scarsa reperibilità del disco non li facilita, anche se ne fa aumentare la quotazione.

Etna, “Etna”, (Catoca), 1975Jazz rock di alto livello per il quartetto formato da Carlo Pennisi, chitarra, Elio Volpini, basso, Agostino Marangolo, batteria, Antonio Marangolo, tastiere.

Exploit, “Crisi”, (CGO), 1972Disco quasi introvabile e, forse anche per questo motivo, appetito dai collezionisti internazionali. Canzoni melodiche e brani strutturalmente più complessi si alternano in una scaletta di non eccelso livello.

Festa Mobile, “Diario di viaggio della Festa Mobile”, (RCA), 1973Le composizioni sono ben calibrate e riescono a trasmettere buon calore, pur se ancora ingenue. I dialoghi tra tastiere e chitarra sono la caratteristica distintiva. I fratelli Boccuzzi formeranno il Baricentro, marcatamente orientato verso il jazz – rock.

Flashmen, “Cercando la vita”, (Kansas), 1970Unico album progressivo dei Flashmen, solitamente orientati verso il pop melodico. Niente rock sinfonico, romantico o sperimentale, bensì canzoni con buone soluzioni strumentali.

Flea, “Topi o uomini”, (Fonit), 1972Seguito di “Flea On The Honey” (Delta, 1971) del gruppo omonimo, “Topi O Uomini” è rock progressivo aggressivo e complesso. La formazione, che nel frattempo accorcia il nome in Flea, è la medesima che darà vita agli Etna.

Formula 3, “Dies Irae”, (Numero Uno), 1970Il più raro e progressivo lp della Formula Tre, Alberto Radium, Toni Cicco e Gabriele Lorenzi si disimpegnano egregiamente tra canzoni di battistiana memoria e la convulsa ed oscura title track.

Garybaldi, “Nuda”, (CGD), 1972Reduci dall’avventura Gleemen, Bambi Fossati e compagnia incidono “Nuda”, che in copertina immortala una sensualissima Valentina, opera di Guido Crepax. Blues e hard rock in odore di progressivo.

Garybaldi, “Astrolabio”, (Fonit), 1973Testamento della loro prima incarnazione, “Astrolabio”, contenente due lunghe suite, è più strumentale del precedente.

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Gen Fuoco, “Dentro l’invisibile”, (Città Nuova), 1979 Rock romantico sul finire della decade, quando imperversa la new wave.

Franco Maria Giannini, “Affresco”, (Aris), 1974Molto considerato dai collezionisti, “Affresco” non è una delle opere più riuscite del pop italiano. Ospiti: Nicola Di Staso, chitarrista dei Libra, e Claudio Filice, violinista di Quella Vecchia Locanda. Stilisticamente posizionati tra la Reale Accademia di Musica e la Locanda delle Fate.

Giganti, “Terra in bocca”, (RiFi), 1971Ultima loro incisione, unica in ambito progressivo e di ricerca. I testi trattano del problema mafioso e le musiche, opera di Vince Tempera, sono adeguate al tema. Ospiti, oltre a Tempera che si destreggia alle tastiere: Marcello Della Casa, chitarrista della Locanda delle Fate, Ares Tavolazzi, bassista degli Area, Ellade Bandini, batterista con Guccini.

Gleemen, “Gleemen”, (CGD), 1970Formazione pre – Garybaldi. Beat, rock e blues in un morbido abbraccio.

Hunka Munka, “Dedicato a Giovanna G.”, (Ricordi), 1972Sotto questo pseudonimo si nasconde il tastierista Roberto parlotto (Ivan Graziani, Dik Dik), Un disco prettamente tastieristico, ricco di buone canzoni.

Ibis, “Sun Supreme”, (Polydor), 1974Primo lp con la sigla Ibis, degli originari New Trolls. È esplorato solo il versante hard rock più filo – britannico, idea rafforzata dai testi esclusivamente in inglese.

Ibis, “Ibis”, (Polydor), 1975Più riuscito del precedente, con maggiori aperture verso il jazz, il blues e la melodia mediterranea. La formazione viene rinnovata con l’innesto di due ex Forum Livii: il batterista Pasquale Venditto per Ric Parnell ed il chitarrista Renzo Tortora per il tastierista Maurizio Salvi.

Jacula, “Tardo pede in mangiam versus”, (Rogers), 1972Altra collezionatissima perla… da amare o odiare con uguale intensità. Arie oscure, quasi malsane, dominate dalle tastiere e dalla voce di Fiamma Dello Spirito, alias Doris Norton.

Jet, “Fede, speranza, carità”, (Durium), 1972Quartetto genovese di notevole livello tecnico, capace di coniugare il rock sinfonico alle melodie di stampo italico, le impennate hard al romanticismo. I testi sono pesantemente influenzati dalla religione. I Jet si trasformano a metà anni Settanta nei popolarissimi Matia Bazar.

Jumbo, “Jumbo”, (Philips), 1972La voce di Alvaro Fella, autore di tutti i testi, guida le danze in un lavoro scarno ma intenso come pochi. Hard – rock di marca hendrixiana si sovrappone a momenti rilassati.

Jumbo, “DNA”, (Philips), 1972Maggiormente equilibrato del precedente, contiene accenni ai Jethro Tull, inevitabile l’accostamento per l’uso del flauto. Uno dei lavori migliori dei primi Settanta.

Jumbo, “Vietato ai minori di anni 18”, (Philips), 1973

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Più contaminato dei precedenti dalla musica sperimentale, sia pure rivisitata in modo sanguigno da Fella. I testi sono quasi urlati e le musiche vedono l’apporto di Franco Battiato e Lino «Capra» Vaccina degli Aktuala.

Kaleidon, “Free Love”, (Fonit), 1973Eredi dello spirito libero dei Free Love (molti dei cui membri muoiono in un incidente stradale), i Kaleidon sono guidati dal tastierista Stefano Sabatini, dalle notevoli capacità tecniche. “Free Love”, unico loro lp, in memoria del gruppo scomparso, fonde l’anima freak – rock ad un jazz sempre più accentuato. Negli anni successivi Francesco Froggio Francica, batterista dei Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, sostituisce Libetti, e Gianni Colaiacono, bassista, poi Banco ed Ezra Winston, prende il posto di Franco Tallarita. Molto bravo il sassofonista/flautista Massimo Balla.

Katharsis, “Katharsis”, (Suono), 1975Nato sulle ceneri degli Opus Avantra per volere del leader Alfredo Tisocco, Katharsis, gruppo italiano di danza libera, si muove sul territorio della musica classica e d’avanguardia. In formazione Giorgio Piazza, basso, ex PFM, e Paolo Siani, batteria, ex Nuova Idea.

Laser, “Vita sul pianeta”, (Car Juke Box), 1973Album concepì dallo spessore alterno. Discrete tastiere e chitarre. Cantato in italiano con equilibri non propriamente felici.

Latte e Miele, “Passio secundum Mattheum”, (Polydor), 1972Esempio di fusione tra musica classica e rock. I risultati sono accettabili, pur se mostrano numerose ingenuità, complici pure i testi ispirati al vangelo di Matteo.

Latte e Miele, “Papillon”, (Polydor), 1973Latte e Miele, “Papillon”, versione inglese, (Polydor), 1973Più calibrato del disco di esordio, prosegue sulla medesima strada. La musica è messa maggiormente in evidenza e grande spazio viene dato alle tastiere. La versione inglese mostra la buona predisposizione della Polydor a promuovere l’album, ma i risultati non sono soddisfacenti.

Latte e Miele, “Aquile e scoiattoli”, (Magma), 1976Della formazione originale è presente il solo batterista Alfio Vitanza. L’album alterna, come sempre, brani di impostazione melodico – leggera a composizioni ritmicamente sostenute. Incidono ancora numerosi 45 giri e registrano un album, che viene pubblicato solo nel 1992 dalla Mellow Records (“Vampyrs”).

LeoNero, “Vero”, (Emi/Harvest), 1977Tastierista prodigio del giro rock napoletano (Città Frontale, Balletto di Bronzo), e persino musicista del giro pop di successo (Franco IV e Franco I, proprio quelli di Ho scritto t’amo sulla sabbia), Gianni Leone è uno dei più preparati e coerenti artisti italiani. Con lo pseudonimo LeoNero incide due album, “Vero” e “Monitor” (EMI/CBO, 1981). Il primo, registrato nel 1975 a New York, ha alcuni episodi più legati alla tradizione progressiva, specie Il castello e La discesa nel cervello.

Le Stelle di Mario Schifano, “Dedicato a”, (BDS7), 1967Il nome è ispirato a Mario Schifano, che nel 1967 ritrae tali figure astrali su lastre di vetro e metallo. Il 33, sole 500 copie, digerisce la lezione psichedelica dei Velvet Underground ed Andy Warhol. La copertina con le stelle è di Schifano. Uno dei dischi più collezionati, ricercati e valutati. Ne esistono pochi esemplari in vinile rosso.

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Libra, “Musica e parole”, (Ricordi), 1975L’unico gruppo italiano che abbia mai inciso per l’etichetta americana Tamla Motown. La band nasce sul finire del ’74 dallo scioglimento del Buon Vecchio Charlie (un album, registrato negli anni Settanta e non pubblicato, arriva sul mercato nel 1990 su Melos Records) e dei Logan Dwight, oltre all’immissione di musicisti di buone speranze (Nicola Di Staso, David Walter). Dopo un tour americano vengono ingaggiati dalla Motown con un contratto che prevede nove album; Uscirà solo la versione inglese di quello già inciso. Walter Martino dei Goblin sostituisce David Walter nel 1976. La musica è più vicina al funky – jazz che al rock progressivo.

Living Music, “To Allen Ginsberg”, (RCA), 1972Più happening continuo che vero e proprio gruppo, il Living Music è profondamente influenzato dalla cultura beat, psichedelica e visionaria dell’altra America. L’album, non a caso dedicato ad Allen Ginsberg, che ispira molti dei testi, vaga dal jazz di stampo meditativo alla musica orientaleggiante.

Locanda delle Fate, “Forse le lucciole non si amano più”, (Polydor), 1977Nata nettamente in ritardo sul momento aureo del pop italiano, la Locanda delle Fate avrebbe meritato più di quanto ottenuto. “Forse le lucciole non si amano più” coniuga il rock romantico – classicheggiante alla melodia mediterranea, le tastiere brillanti alla voce profonda del cantato in italiano.

Logan Dwight, “Logan Dwight”, (PDU), 1972Il loro tentativo di sposare elementi ritmici molto diversi è apprezzabile nelle intenzioni, meno nei risultati.

Maxophone, “Maxophone”, (Produttori Associati), 1975Maxophone, “Maxophone”, versione inglese, (Produttori Associati), 1975Uno dei più azzeccati esempi di rock progressivo italiano. Tecnicamente molto dotati i sei musicisti sfornano un album denso di inventiva e soluzioni interessanti, sia nei momenti più trascinanti che nelle pause melodiche. Rock di ispirazione classica e jazz – rock si alternano in un crescendo mozzafiato.

Metamorfosi, “E fu il sesto giorno”, (Vedette), 1972Il primo 33 giri è oggi quasi dimenticato dai componenti storici del rinnovato quartetto, riformato nel 1995 da Enrico Olivieri, tastierista, e Jimmy Spitaleri, cantante. Ancora legato a schemi cari agli anni Sessanta, “E fu il sesto giorno”, almeno dal vivo, potrebbe piacere a molti. Più semplice ed immediato del successivo disco.

Metamorfosi, “Inferno”, (Vedette), 1972Uno dei capolavori del progressive rock, non solo a livello italiano. Ispirato alla Divina Commedia del «Sommo Poeta», l’album è un mirabile esempio di rock sinfonico – classicheggiante, tecnico quanto basta per svolgere bene le idee, non semplice esercitazione muscolare. Le tastiere di Olivieri, vicine stilisticamente ad Emerson, e la possente voce evocativa di Spitaleri sono il marchio di fabbrica di Metamorfosi. Il gruppo è tornato in pista, e nel corso del 1998 dovrebbe pubblicare “Paradiso”, seguito ideale di “Inferno”.

Murple, “Io sono Murple”, (Basf), 1974Gruppo molto tecnico, sforna un disco di puro rock sinfonico con due sole suite. Il batterista «frullatore» Duilio Sorrenti continua ancora oggi l’attività di sessionman.

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Museo Rosenbach, “Zarathustra”, (Ricordi), 1973Sinfonico e maestoso, il Museo Rochenbach pubblica un solo album e poi scompare. Il preteso filo conduttore è la teoria del Superuomo di Nietzsche, che viene subito interpretata dai detrattori per dare al gruppo l’etichetta di nazisti e fascisti. L’album è molto bello, almeno musicalmente, mentre la voce non è all’altezza del resto. Il batterista Giancarlo Golzi prosegue l’attività con i Matia Bazar.

New Trolls, “Senza orario, senza bandiera”, (Cetra), 1968Forse il più longevo gruppo rock italiano, anche se le ultime prove sono da dimenticare. “Senza orario, senza bandiera” abbina i testi di Fabrizio De André alle musiche degli stessi New Trolls, aiutati da Giampiero Riverberi, poi al fianco delle Orme. Si tratta di uno dei primi album concept in assoluto.

New Trolls, “New Trolls”, (Cetra), 1970Più una raccolta di singoli che un album, “New Trolls” consacra il gruppo cardine tra il progressive e le classifiche.

New Trolls, “Concerto Grosso N°1”, (Cetra), 1971Apre la strada in Italia alla contaminazione tra rock e musica classica. I New Trolls ed il maestro Bacalov ne forniscono una delle prove maggiormente riuscite.

New Trolls, “UT”, (Cetra), 1972Album di canzoni, senza nessun filo conduttore, frutto della crisi imperante nella band, che si separa in modo confusionario durante gli ultimi mesi del 1972.

New Trolls Atomic System, “New Trolls Atomic System”, (Magma), 1973Esordio di Vittorio De Scalzi con la Magma e con una formazione di buone capacità tecniche, in cui si distingue Tullio De Piscopo, forse frenata proprio dal suo leader. Melodico e romantico.

New Trolls Atomic System, “Tempi dispari”, (Magma), 1974Registrato dal vivo al Teatro Alcione di Genova, “Tempi dispari”, è meno legato al rock romantico, anzi sfrutta la felice vena jazzistica di alcuni componenti del gruppo.

Nico, Gianni, Frank, Maurizio, “Canti d’innocenza, canti d’esperienza”, (Fonit), 1973Mentre De Scalzi prosegue l’attività con i New Trolls Atomic System, Nico Di Palo, Gianni Belleno, Frank Laugelli e Maurizio Salvi pubblicano il 33 giri con la semplice sigla con i loro nomi di battesimo. “Canti d’innocenza, canti d’esperienza”, melodico ed aggressivo quanto serve, è migliore del successivo “Sun supreme” degli Ibis, formati dagli stessi musicisti, con Ric Parnell al posto di Belleno.

Nova, “Blink”, (Ariston), 1976Eredi degli Osanna, prima, e degli Uno, poi, i Nova con il primo album abbandonano le melodie mediterranee e sposano la causa del jazz – rock. È presente Pete Townshend.

Numi, “Alpha Ralpha Boulevard”, (Polaris), 1971Inserito nel filone progressivo, “Alpha Ralpha Boulevard” in verità è più vicino allo stile cantautoriale. Collezionatissimo anche per la splendida copertina.

Nuova Idea, “In the beginning”, (Ariston), 1971Reduce dall’avventura Gleemen con Bambi Fossati, Marco Zoccheddu fonda la Nuova Idea nel 1970. L’album è indeciso su quale via seguire: pop, beat, musica leggera.

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Nuova Idea, “Mr Jones”, (Ariston), 1972Partito Zoccheddu, sostituito con Antonio Gabelli dei Corvi, il gruppo fa un notevole salto in avanti verso il rock progressivo.

Nuova Idea, “Clowns”, (Ariston), 1973Parte Gabelli ed entra il quotato Ricky Belloni per quello che sarà il capolavoro ed ultimo album della Nuova Idea. Sostenute maggiormente dall’organo Hammond e dalla chitarra, le composizioni sono più complesse ed articolate.

Odissea, “Odissea”, (RiFi), 1973Prodotto da Sandro Colombini, oggi al fianco di Venditti, il disco si snoda tra melodie accattivanti e romantiche e spunti strumentali di maggior spessore. Potevano osare maggiormente.

Opus Avantra, “Opus Avantra”, (Trident), 1974Unire avanguardia e tradizione, questo l’intento degli Opus Avantra, dichiarato sin dal nome (AVANguardia/TRAdizione). Le composizioni parlano il linguaggio della musica classica e della lirica, della musica contemporanea e del pop, seppur ricercato.

Opus Avantra, “Lord Cromwell”, (Suono), 1975Il più collezionato e ambizioso tra i due lavori del gruppo. Legato alla musica di ricerca, “Lord Cromwell” richiede una certa preparazione per essere digerito. Alla batteria c’è Paolo Siani, ex Nuova Idea.

Le Orme, “Ad Gloriam”, (Car Juke Box), 1969Psichedelica e nascente progressive rock, chitarre di stampo hard e melodie pop, questo lo spettro sonoro di “Ad Gloriam”, primo album delle Orme, forse il più popolare gruppo del pop italiano degli anni Settanta, almeno per il numero di copie vendute. Contiene Senti l’estate che torna, con cui Disco per l’Estate 1968.

Le Orme, “Felona and Sorona”, (Charisma), 1973Versione inglese di “Felona e Sorona”, testi tradotti da Peter Hammill con cui il trio veneto compie un fortunato tour italiano. Uno dei più azzeccati dischi di rock progressivo made in Italy. Rock sinfonico per menti aperte. All’interno della suite, che racconta la storia dei due pianeti antagonisti, appunto Felona e Sorona, appare la struggente Sospesi nell’incredibile, semplicemente stupenda.

Osage Tribe, “Arrow Head”, (Bla Bla), 1972Nato intorno a Battiato, il gruppo di Marco Zoccheddu (chitarra), Bob Callero (basso), e Nunzio «Cucciolo» Fava (batteria), pubblica nel 1971 il singolo Un falco nel cielo, sigla della trasmissione televisiva Chissà chi lo sa. L’album decisamente lontano dal pop di maniera del 45 giri, si concede voluttuosamente all’abbraccio dell’hard rock e del jazz – rock. Il gruppo allarga la formazione e si sposta maggiormente verso le contaminazioni sonore, però non incide niente altro e si scioglie alla fine del 1972, quando Zoccheddu e Callero formano il Duello Madre.

Osanna, “L’Uomo”, (Fonit/Cetra), 1971

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Nel 1970 la prima formazione di Città Frontale sostituisce Gianni Leone, che entra nel Balletto di Bronzo, con Elio D’Anna, transfuga dagli sconosciuti Showmen. Proprio a D’Anna il nome Città Frontale non piace affatto, così, quasi casualmente, nascono gli Osanna. “L’Uomo” è incentrato sui temi mediterranei e rock progressivo in egual misura. Contiene brani indimenticabili come la delicata title track, dedicata da Lino Vairetti al padre, Mirror Train, introdotta da una citazione chitarristica di Bandiera Rossa, Vado verso una meta, decisamente hard rock.

Osanna, “Palepoli”, Fonit/Cetra), 1973Album concept dedicato agli umori di Napoli, appunto Palepoli. Tre sole le composizioni incluse, Oro Caldo, Stanza Città, Animale senza respiro, che accentuano la ricerca etnica. Il gruppo mette in scena uno spettacolo rock – teatrale di grande effetto dallo stesso nome.

Paese dei Balocchi, “Il Paese dei Balocchi”, (CGD), 1972Disco estremamente sinfonico e infarcito di tastiere, d’altronde quando si forma il gruppo ha addirittura due tastieristi in pianta stabile (Franco Di Sabbatino, prima d’incidere il 33 giri, entra nel Rovescio Della Medaglia).

Panna Fredda, “Uno”, (Vedette), 1971Partiti da lidi tardo beat con due singoli di buon successo, Strisce Rosse e Una luce accesa troverai, entrambi del 1970, i Panna Fredda incidono un lavoro decisamente orientato verso il rock.

Pentola di Papin, “Zero 7”, (Disco Più), 1977Quartetto di buona caratura e autore di buone composizioni ispirate ai gruppi italici della prima ondata progressiva, PFM su tutti. Come al solito penalizzata la voce, complice anche l’infelice registrazione e l’altrettanto inadeguato missaggio.

Pholas Dactilus, “Concerto delle menti”, (Magma), 1973Ai limiti dell’avanguardia pura, i Pholas Dactilus incidono l’unico album per la Magma di Vittorio De Scalzi dei New Trolls. La voce recita interessanti testi su musiche ipnotiche e di difficile lettura. Un secondo lavoro viene ideato ma il gruppo si scioglie prima di qualsiasi registrazione.

Pierrot Lunaire, “Pierrot Lunaire”, (It), 1974Esordio a metà strada tra il rock progressivo, la musica classica e l’avanguardia per i romani Pierrot Lunaire. Le figure dominanti sono il tastierista Arturo Stalteri, oggi solista apprezzato, e il chitarrista – cantante Gaio Chiocchio, deceduto recentemente. Il seguente “Gudrun” (It, 1977) accentuerà il lato colto.

Planetarium, “Infinity”, (Victory), 1971Un solo disco all’attivo e pochissime notizie per i Planetarium. Atmosfere soffuse e ipnotiche, vicine ai corrieri cosmici tedeschi, si alternano a momenti più ritmati e con il flauto al proscenio.

Procession, “Frontiera”, (Help), 1972Prevalentemente acustico, “Frontiera” esplora nei testi il problema dell’emigrazione.

Procession, “Fiaba”, (Fonit), 1974Sempre guidato dal cantante Gianfranco Gaza, poi negli Arti + Mestieri, il gruppo riescia a imprimere alla musica maggiore vivacità. Presenti Ettore Vigo dei Delirium, Silvana Aliotta dei Circus 2000, Francesco Foggio Francica della Raccomandata con Ricevuta di Ritorno.

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Quella Vecchia Locanda, “Quella Vecchia Locanda”, (Help), 1972Esordio in grande stile per questa band romana, capace di unire musica classica, grazie soprattutto alle capacità esecutive del violinista Donald Lax, ale arie folk care ai Jethro Tull. Suonano nella maggior parte dei festival pop dell’epoca e conquistano molti consensi per la bravura sul palco.

Quella Vecchia Locanda, “Il tempo della gioia”, (RCA), 1974Secondo lavoro, con due nuovi membri, tra cui il bassista Massimo Giorni, già membro di Il Ritratto di Dorian Gray, una delle leggende del rock progressivo. Più potente del predecessore, “Il tempo della gioia” non ottiene i medesimi consensi e Quella Vecchia Locanda si scioglie nell’indifferenza generale.

Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, “Per… un mondo di cristallo”, (Fonit), 1972Rock romantico e jazz – rock sono alla base dell’unica produzione di questo considerato sestetto dalla ricca strumentazione. Ottimi i fraseggi tra le tastiere e le chitarre, efficace la voce, penalizzata da una registrazione non calibrata. Dopo l’incisione dell’album il gruppo si separa in due tronconi, i jazzistici Kathy’s Clown e i progressivi Samadhi.

Reale Accademia di Musica, “Reale Accademia di musica”, (Ricordi), 1972Edificata sui testi dei Fholks, gruppo post – beat con un solo singolo all’attivo, Mi scorri nelle vene (Ricordi, 1970), la RAM, prodotta da Maurizio Vandelli, esordisce con una gradevole raccolta di composizioni romantico – classicheggianti. Della formazione fanno parte il tastierista Federico Troiani, autore di buoni lavori solisti, e il chitarrista Nicola Agrimi, ex Le Esperienze con Francesco Di Giacomo.

Rovescio della Medaglia, “La Bibbia”, (RCA), 1971Più hard che progressivo, “La Bibbia” è registrato dal vivo in studio, senza modifiche eccessive. Album concept che sintetizza l’esperienza live nei maggiori raduni rock italiani, oltre che nei club.

Rovescio della Medaglia, “Io come io”, (RCA), 1972Questa volta le liriche sono ispirate al filosofo Hegel, mentre le musiche proseguono lungo la strada dell’hard rock di sapore anglofono. Presenti alcune aperture sinfoniche che preludono all’inserimento delle tastiere nell’organico.

Rovescio della Medaglia, “Contaminazione”, (RCA), 1973Rovescio della Medaglia, “Contamination”, versione inglese, (RCA), 1975Opera dichiaratamente sinfonica, che non dimentica i fremiti hard rock. La direzione artistica del maestro Bacalov, reduce da progetti simili con New Trolls e Osanna, arricchisce il sound del R.D.M., la cui formazione è ampliata dal tastierista Franco Di Sabbatino, ex Paese dei Balocchi.

Rustichelli e Bordini, “Opera Prima”, (RCA), 1973Il tastierista Paolo Rustichelli e il batterista Carlo Bordini , già con i romani Cammello Buck, sono i titolari di “Opera Prima”, 33 giri incerto tra melodia e rock progressivo ad alto impatto ritmico. Bordini suona anche nei Cherry Five, mentre Rustichelli, prima di approdare al mondo delle colonne sonore e del jazz, partecipa ai lavori di molti cantautori, tra cui Antonello Venditti e Riccardo Cocciante.

Saint Just, “La casa del lago”, (Emi), 1974Raffinato e visionario, Saint Just propone morbide composizione dal taglio mediterraneo, rafforzate dall’eterea voce di Jane Sorrenti. Ospiti: Alan Sorrenti, Gianni Guarracino, Tony Esposito.

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Saint Just, “Saint Just”, (Emi), 1973Rispetto all’esordio i brani possiedono maggiore corposità, anche per l’inserimento di una seconda chitarra, Tito Rinesi, ex Living Music, al posto dei fiati di Robert Fix. Ben integrati al resto gli arrangiamenti di Vince Tempera.

Samadhi, “Samadhi”, (Fonit), 1974Non sempre l’unione fa la forza, specie nella musica, dove i super gruppi hanno (quasi) sempre avuto vita dura. Nel caso dei Samadhi, invece, l’operazione frutta uno dei lavori più interessanti e sottovalutati del pop italiano. Luciano Regoli, oggi egregio cantante in una band heavy metal, e Nanni Civitenga, provengono dalla Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, Stefano Sabatini dai Free Love, poi Kaledon, Aldo Bellanova dai Teoremi, Ruggero Stefani dall’Uovo di Colombo.

Sangiuliano, “Take Off”, (RCA), 1976Il tastierista Antonio Sangiuliano pubblica per la major romana (piuttosto tendente, almeno allora, alle tendenze estreme) un lavoro strumentale abbastanza ostico, vicino alla musica elettronica tedesca più fruibile.

Seconda Genesi, “Tutto deve finire”, (Picci), 1972Uno dei 33 giri più collezionati del progressive italiano, sia per la difficilissima reperibilità che per la copertina, i cui colori cambiano ad ogni copia stampata. Nonostante ciò non è certo un capolavoro, sebbene siano piuttosto avvincenti l’uso della voce e del flauto.

Semiramis, “Dedicato a Frazz”, (Trident), 1973Altro lavoro ricercatissimo. La formazione comprende i chitarristi Michele Zarrillo, oggi fortunato cantautore leggero, e Giampiero Artegiani, compositore di Perdere l’amore con cui Massimo Ranieri vince il festival di Sanremo 1988. “Dedicato a Frazz” è rock progressivo al 100%, traboccante di accelerazioni ritmiche e attimi di rilassamento, non ancora calibrato ma ricco di idee. Purtroppo, nonostante alcuni cambi di formazione, i Semiramis si sciolgono l’anno successivo alla pubblicazione del disco. Zarrillo entra nel Rovescio della Medaglia.

Alan Sorrenti, “Aria”, (Emi/Harvest), 1972Amante dell’America visionaria di Tim Buckley, a cui non fa mai mistero di rifarsi, sia pure astutamente, Alan Sorrenti debutta con un disco indeciso tra folk, melodia e sperimentazione. Nella suite “Aria” c’è il magico violino di Jean Luc Ponty, che dal vivo viene sostituito dalla brava Toni Marcus.

Alan Sorrenti, “Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto”, (Emi/Harvest), 1973Ricco di ospiti «progressivi» (Dave Jackson dei Van Der Graaf Generator, Francis Monkman dei Curved Air, Tony Esposito) e registrato a Londra, “Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto” non abbandona la strada appena tracciata. Con questo secondo passo termina il momento creativo di Alan Sorrenti e comincia quello più redditizio commercialmente.

Jenny Sorrenti, “Suspiro”, (Emi/Harvest), 1976L’ex cantante dei Saint Just alle prese con un album di belle canzoni, melodiche, intense e mai banali. La supportano Toni Verde, altro ex Saint Just, Lucio Fabbri, ex Piazza delle Erbe e PFM, Pino Daniele.

Teoremi, “I Teoremi”, (Polaris), 1972

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La musica dei Teoremi è piuttosto dura, vicina nella concezione all’hard – rock inglese. Mancano le tastiere e la chitarra di Mario Schilirò, oggi sessionman con Antonello Venditti e Zucchero, si erge a protagonista assoluta. Il bassista Aldo Bellanova entra nei Samadhi.

Triade, “1998: La storia di Sabazio”, (Derby), 1973Uno dei tanti gruppi culto del pop italiano degli anni Settanta. La formazione triangolare (tastiere – basso – batteria) li avvicina a maestri come Emerson, Lake & Palmer o, più vicino a noi, a Le Orme. Bella la copertina e sufficientemente vigorosa la musica.

Trip, “The Trip”, (RCA), 1970Nella prima formazione milita persino Ritchie Blackmore, però i Trip diventano adulti solo con l’ingresso del bravo tastierista Joe Vescovi… con tante scuse al futuro Deep Purple. “The Trip” è ancora vicino ai canoni rock – blues ma già si notano orizzonti aperti verso il progressive rock. Il singolo Una pietra colorata, unico brano cantato in italiano, ricorda atmosfere tardo beat.

Trip, “Caronte”, (RCA), 1971Uno dei capolavori del rock progressivo italico. La metamorfosi è quasi completa e la musica spazia dal rock sinfonico all’hard con grande vigore. Album concept.

Trip, “Atlantide”, (RCA), 1972Altra pietra miliare degli anni Settanta. La formazione perde per strada il chitarrista Billy Gray e sostituisce il batterista Pino Sinnone con il bravissimo Furio Chirico, poi negli Arti + Mestieri. Esaltazione del rock sinfonico con le tastiere in splendida evidenza, sostenute dall’indiavolata sezione ritmica.

Trip, “Time of change”, (Trident), 1973Ultimo passo discografico per i Trip, ancora una volta influenzato dalla musica classica e dal jazz rock. Come al solito in evidenza le tastiere.

Uno, “Uno”, (Fonit), 1974Nel 1974 – anno in cui la Fonit pubblica “Landscape of Life” – la crisi degli Osanna è ormai irreversibile, infatti Vairetti e Guarino riformano i Città Frontale mentre Elio D’Anna e Danilo Rustici mettono in piedi gli Uno. Il percussionista aggiunto è Enzo Vallicelli, anche se in un primo momento la scelta cade su Tony Esposito. L’unico album dimostra che le velleità canore di Rustici sono giustificate , le parti fiatistiche di discreta efficacia ma i brani sono troppo frammentari.

Uovo di Colombo, “L’Uovo di Colombo”, (Emi), 1973Rock sinfonico, carico di tastiere e con buoni interventi vocali. Ruggero Stefani entra nei Samadhi, mentre Elio Volpini, già con Flea On The Honey/Flea, passa agli Etna.

Venetian Power, “The Arid Land”, (CBS), 1971Gruppo di quindici elementi, capace di buone prestazioni esecutive. L’album è molto rilassato e con accentuato sapore acustico. I testi, parte in inglese e parte in italiano, sono piuttosto retorici.

Toni Verde, “Calypso”, (EMI), 1977Le composizioni di Verde non hanno la raffinata rilassatezza di quelle dei Saint Just, gruppo di cui è mente musicale, e riflettono il nuovo amore per le aperture ritmiche senza frontiere. Il disco riflette una certa freddezza, dovuta, probabilmente, al troppo tempo occorso per la stesura definitiva dei brani. Ospiti: Vincent Crane degli Atomic Rooster, David Vorhaus, Francesco Foggio Francica.

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Volo, “Il Volo”, (Numero Uno), 1974Il supergruppo per eccellenza del pop italiano. Gianni Dall’Aglio, batteria, proviene dai Ribelli. Alberto Radius, chitarra, e Gabriele Lorenzi, tastiere, sono reduci dall’avventura con la Formula Tre. Bob Callero e Mario Lavezzi sono ex componenti, rispettivamente, dei Duello Madre – Osage Tribe e Camaleonti – Flora Fauna e Cemento. Completa il tutto Vince Tempera, gran maestro di molte produzioni targate anni Settanta. L’esordio, i cui testi sono firmati da Mogol, è un album di canzoni piuttosto melodiche.

Volo, “Essere o non essere? Essere, essere, essere!”, (Numero Uno), 1975Il migliore dei due lavori incisi dal gruppo. La forma canzone lascia spazio a composizioni più dilatate e ricche musicalmente.

Zauber, “Zauber”, (Mu), 1978Uscito sul finire della decade, si riallaccia stilisticamente alle produzioni della prima ondata progressiva. Rock condito da intuizioni classicheggianti, suonato con gusto.

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