New's Rock 7

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ANNO SETTIMO Domenica 4 Novembre 2012 C on oggi inizia anche il cate- chismo del corso zero. Natu- ralmente venendo meno l’obbli- gatorietà siamo già scesi a 70 iscritti rispetto ai 120 dell’anno scorso. Era da aspettarselo. Se non è obbligatoria una cosa non la faccio. Vale anche per me: perché o si comprende l’utilità di un percorso di fede oppure si punta al minimo, perché la vita è già complessa e non merita com- plicarsi la vita per un sacramento. In ogni caso questo assottigliarsi dei partecipanti, permette di personalizzare i percorsi di fede, che già il fu cardinal Martini so- steneva come modello di evange- lizzazione nella nostra Diocesi. Infatti la famiglia che non parteci- pa al corso zero o almeno partecipa “poco o male”, nel seguente anno pasto- rale, sarà seguita in modo particolare e anche nel fare i gruppi di catechi- smo se ne terrà conto. Così infatti abbiamo già fatto coi nati nel 2004. I bambini che han- no partecipato poco o per nulla al corso zero 2011/2012, è stato assegnato in un gruppo specifico per permettere un approccio migliore alla fede e alla Chiesa. Quindi non partecipare non di- venta discriminante in senso ne- gativo, ma positivo. Si apre un confronto diretto col don e con la catechista. Infatti il don e la catechista andranno a trovare la famiglia per favorire l’adesione della proposta catechetica ed evitare così la formalizzazione della fede e della sua pratica. Non ritengo certo una soluzione definitiva come proposta di cate- chesi. Ma almeno è un modo per risolvere i principali problemi di una iniziazione alla fede cattolica: l’astensionismo dalla pratica e l’indifferenza di un cammino che non può più essere ad esclusivo carico del figlio. Attualmente credo che questi siano i principali problemi della catechesi. E sono un’emergenza, rispetto a cosa dire a catechismo o al fare prima o dopo la cresima, la comunione. Concentrarsi solo su quest’ultimi aspetti, si rischia di non andare al centro del vero senso della tra- smissione di fede alle generazioni future. M artedì 6 novembre alle ore 21, il Cinema San Roc- co ospiterà la proiezione del film “Il Cammino per Santiago”, storia di Tom, un oculista americano di successo, ormai anziano, che viene a sapere che suo figlio Da- niel è rimasto ucciso da un tem- porale sui Pirenei. Giunto in Euro- pa per recuperare le spoglie del figlio, Tom scopre che Daniel aveva intrapreso il Cammino di Santiago de Compostela, un sen- tiero di 800 chilometri tra Francia e Spagna che i pellegrini percor- rono a piedi, tappa dopo tappa, mossi da motivazioni personali anche molto diverse fra loro. Con la scatola delle ceneri nello zaino, Tom decide di camminare al posto di Daniel e di portare a termine il suo viaggio. Lungo la via, l'incontro con tre inattesi compagni di strada lo strappa alla solitudine e lo costringe all'esperienza. Così Tom com- prende piano piano che il cammi- no più difficile da affrontare non è quello del corpo ma quello dell'anima, e grazie a questi tre amici il suo pellegrinaggio risulte- rà a volte più leggero, a volte con più spunti di riflessione. Da questa presentazione ci si potrebbe aspettare un classico film americano o concentrato solo sul cammino o con la “solita” voce fuori campo che eccede nello spiritualismo e della filoso- fia; invece il film è più simile ad un documentario, che tuttavia non resta estraneo alla storia: questo è il merito dell'attore protagonista, Martin Sheen. Il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela è un cammino per- corso fin dal medioevo, attraver- sa la Francia e la Spagna e tutte le città toccate da questo tragitto (Continua a pagina 3) NUMERO 7 “Guarda oltre e più in alto” L’augurio dei pellegrini, l’emozione di chi lo vive ULTREYA ET SUSEYA! di Don Gimmy di Daniele Rigamonti Tentativi di rianimazione della catechesi SUL CAMMINO PER SANTIAGO “La conchiglia del Cammino, il segnale conosciuto da tutti i pellegrini” Se una cosa non è obbligatoria, non la faccio!”

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new's rock numero 7

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Page 1: New's Rock 7

ANNO SETTIMO Domenica 4 Novembre 2012

C on oggi inizia anche il cate-chismo del corso zero. Natu-

ralmente venendo meno l’obbli-gatorietà siamo già scesi a 70 iscritti rispetto ai 120 dell’anno scorso. Era da aspettarselo. Se non è obbligatoria una cosa non la faccio. Vale anche per me: perché o si comprende l’utilità di un percorso di fede oppure si punta al minimo, perché la vita è già complessa e non merita com-plicarsi la vita per un sacramento. In ogni caso questo assottigliarsi dei partecipanti, permette di personalizzare i percorsi di fede,

che già il fu cardinal Martini so-steneva come modello di evange-lizzazione nella nostra Diocesi. Infatti la famiglia che non parteci-pa al corso zero o almeno partecipa “poco o male”, nel seguente anno pasto-rale, sarà seguita in modo particolare e anche nel fare i gruppi di catechi-smo se ne terrà conto. Così infatti abbiamo già fatto coi nati nel 2004. I bambini che han-no partecipato poco o per nulla al corso zero 2011/2012, è stato assegnato in un gruppo specifico per permettere un approccio migliore alla fede e alla Chiesa.

Quindi non partecipare non di-venta discriminante in senso ne-gativo, ma positivo. Si apre un confronto diretto col don e con

la catechista. Infatti il don e la catechista andranno a trovare la famiglia per favorire l’adesione della proposta catechetica ed evitare così la formalizzazione della fede e della sua pratica. Non ritengo certo una soluzione

definitiva come proposta di cate-chesi. Ma almeno è un modo per risolvere i principali problemi di una iniziazione alla fede cattolica: l’astensionismo dalla pratica e l’indifferenza di un cammino che non può più essere ad esclusivo carico del figlio. Attualmente credo che questi siano i principali problemi della catechesi. E sono un’emergenza, rispetto a cosa dire a catechismo o al fare prima o dopo la cresima, la comunione. Concentrarsi solo su quest’ultimi aspetti, si rischia di non andare al centro del vero senso della tra-smissione di fede alle generazioni future.

M artedì 6 novembre alle ore 21, il Cinema San Roc-

co ospiterà la proiezione del film “Il Cammino per Santiago”, storia di Tom, un oculista americano di successo, ormai anziano, che

viene a sapere che suo figlio Da-niel è rimasto ucciso da un tem-porale sui Pirenei. Giunto in Euro-pa per recuperare le spoglie del figlio, Tom scopre che Daniel aveva intrapreso il Cammino di Santiago de Compostela, un sen-tiero di 800 chilometri tra Francia e Spagna che i pellegrini percor-rono a piedi, tappa dopo tappa, mossi da motivazioni personali anche molto diverse fra loro. Con la scatola delle ceneri nello zaino, Tom decide di camminare al posto di Daniel e di portare a termine il suo viaggio. Lungo la via, l'incontro con tre inattesi compagni di strada lo strappa alla solitudine e lo costringe all'esperienza. Così Tom com-prende piano piano che il cammi-no più difficile da affrontare non

è quello del corpo ma quello dell'anima, e grazie a questi tre amici il suo pellegrinaggio risulte-rà a volte più leggero, a volte con più spunti di riflessione. Da questa presentazione ci si potrebbe aspettare un classico film americano o concentrato solo sul cammino o con la “solita” voce fuori campo che eccede nello spiritualismo e della filoso-fia; invece il film è più simile ad un documentario, che tuttavia non resta estraneo alla storia: questo è il merito dell'attore protagonista, Martin Sheen. Il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela è un cammino per-corso fin dal medioevo, attraver-sa la Francia e la Spagna e tutte le città toccate da questo tragitto

(Continua a pagina 3)

NUMERO 7

“Guarda oltre e più in alto” L’augurio dei pellegrini, l’emozione di chi lo vive

ULTREYA ET SUSEYA!

di Don Gimmy

di Daniele Rigamonti

Tentativi di rianimazione della catechesi

SUL CAMMINO PER SANTIAGO

“La conchiglia del Cammino, il segnale conosciuto da tutti i pellegrini”

“Se una cosa non è obbligatoria, non la faccio! ”

Page 2: New's Rock 7

ACCADDE

OGGI

4 novembre 1879 - Viene brevettato in Ohio il primo prototipo di registratore di cassa.

di Beatrice Perrucci

5 novembre 2008 - Il Senatore Barack Obama è eletto 44º Presidente degli Stati Uniti d'Ameri-ca, il primo uomo di colore nella storia ad occupare tale carica.

P A G I N A 2

. 6 novembre 1860 - Abraham Lincoln viene eletto come 16º Presidente degli Stati Uniti, è il primo repubblicano a dete-nere la carica.

O ggi, domenica 4 novembre ricominciano gli incontri del

corso 0, destinati ai bambini di seconda elementare. Si tratta di 5 incontri annuali, durante i quali i bambini possono conoscersi e apprendere qualcosa che gli sarà utile nel prossimo anno di catechismo. Durante questi incontri i bambini potranno imparare giocando qualche preghiera e come comportarsi quando entrano in chiesa.

Oggi l'incontro inizierà alle ore 14.30 e durerà circa fino alle 16, sarà seguito da un momento di preghiera nella chiesa dell'orato-rio. Durante questo tempo i bam-bini potranno giocare e divertirsi, ma allo stesso tempo imparare qualcosa; mentre i genitori parte-ciperanno ad una riunione espli-cativa. Per ogni incontro ci sarà un brano di Vangelo, che farà da filo con-duttore, in modo che le attività svolte riescano a chiarire meglio ai bambini la parola di Gesù. Questi brani di Vangelo sono stati

scelti apposta per spiegare meglio la figura di Gesù ai bambini, facendo loro capire la sua bontà e il suo amore verso di noi. Anche i prossimi incontri si svolgeranno con le stesse modalità, il prossimo sarà a dicembre mentre gli altri sa-ranno nel nuovo anno. Inoltre per i bambini del corso 0 è riservato una spazio sulle panche durante la messa delle 10.30, ogni domenica, nella chiesa dell'oratorio.

di Alessandra Piovesan

Ricomincia il corso Zero Catechismo per i bambini di 2 Elementare

Chi è Gesù? 5 incontri per capire la sua figura

LA NOTTE La Seconda Guerra Mondiale

nel romanzo di Elie Wiesel

A Sighet, una piccola città della Transilvania abitata da

Ebrei, vivono Elie Wiesel e la sua famiglia. Nel 1941 Elie ha 12 anni e conosce Moshé lo Shammash, il “factotum” della Sinagoga, e a lui chiede di insegnargli i principi della Cabala, nonostante la disap-provazione del padre. Ma dopo poco tempo l’Ungheria impone l’espulsione di tutti gli Ebrei stra-nieri dal paese, e Moshé è co-stretto a partire. Quando torna racconta la sua storia: è stato deportato in Galizia, dove la Ge-stapo ha ucciso moltissimi uomi-ni, ma lui è riuscito a sopravvivere e a tornare a Sighet. La gente però non gli crede, anzi, pensa che si stia inventando tutto, che sia diventato matto, che stia usando l’immaginazione...Il 1942 e il 1943 trascorrono in fretta, a s c o l t a n d o l e n o t i z i e “confortanti” di Radio Londra, che ormai davano la Germania per sconfitta. Finché nella prima-vera del 1943 le truppe tedesche raggiungono l'Ungheria: ma gli Ebrei di Sighet credono che Hitler

non possa arrivare da loro e ster-minare un’intera popolazione: ma solo 3 giorni dopo i tedeschi arrivano a Sighet e vengono ac-colti nelle case degli Ebrei. All’ini-zio non sembrano crudeli come viene detto alla radio e nessuno si preoccupa: poi però, viene proi-bito a tutti gli Ebrei di uscire di c a s a d o p o le 18, d i entra-re nei risto-ranti, n e i b a r , d i v i a g -g i a r e i n treno...e vengono creati due ghetti. Questi però, sono solo momentanei: pochi giorni dopo, infatti, gli Ebrei vengono deporta-ti, e devono lasciare ai Tedeschi i loto oggetti di valore. Gli Ebrei viaggiano nei carri bestiame, 80 persone per carro, e hanno dirit-to solo a un po’ di pane e qual-

che secchio d’acqua. Dopo 4 o 5 giorni, ecco che si arriva a desti-nazione: il campo di concentra-mento di Birkenau, e il suo forno crematorio, dove stanno già bru-ciando chissà quante persone. Qui uomini e donne vengono separati: Elie è quindi costretto a salutare la madre e la sorella, e a

stare con suo padre. V i e n e fatta una selezione: solo i più forti sono utili al campo di c o n c e n -tramento, e Elie e suo padre passano la

selezione. Così comincia l’ango-sciante e faticosa vita del campo: un piatto di zuppa, un po’ di pa-ne, un vestito sporco...e si va avanti, si sopravvive. Da Birke-nau alcuni detenuti vengono tra-sferiti a Buna, e Elie deve soppor-tare un sacco di ingiustizie che mettono in dubbio la grande

Fede che aveva: gli viene tolta la corona d’oro che aveva ai denti, viene picchiato, deve affrontare la morte di persone innocenti, e infine, viene persino operato ad un piede. Comincia a chiedersi perché Dio possa permettere tutta quella sofferenza. Proprio in quel periodo, la Russia sta per raggiungere i campi e quindi per mettere fine alla guerra. La Ger-mania decide quindi di evacuare tutti i campi, ma gli ammalati dovrebbero restare in ospedale: Elie decide di scappare dall’ospe-dale, per non abbandonare il padre, e tutti i detenuti si metto-no in marcia, sotto la neve, ed arrivano al campo di Buchenwald. Durante la marcia, muoiono un sacco di uomini, e anche il padre di Elie si ammala: quando arriva-no al campo, muore di dissente-ria. Elie ormai è solo: per quanto tempo dovrà ancora sopportare questa sofferenza? Ma alcuni giorni dopo, la ruota della Storia gira: arrivano gli Americani e gli Ebrei sono liberi. Elie si guarda allo specchio per la prima volta dopo 2 anni: ormai è solo un fan-tasma.

di Beatrice Perrucci

“Primo piano sul famoso campo di concentramento di Auschwitz - Birkenau”

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7 novembre 1665 – La London Ga-zette, il più vec-chio quotidiano ancora pubblica-to, esce per la prima volta.

P A G I N A 3

. 8 novembre 1793 – A Parigi, il governo rivolu-zionario francese apre il Louvre al pubblico come museo.

. 6 novembre 1860 - Abraham Lincoln viene eletto come 16º Presidente degli Stati Uniti, è il primo repubblicano a dete-nere la carica.

9 novembre 2004 - Mozilla Foundation lancia la ver-sione 1.0 del suo browser, Mozilla Firefox.

ben segnato sono patrimonio dell'umanità UNESCO. Il pellegri-naggio a Santiago viene fatto per visitare il santuario dove sono

conservate le spoglie di san Gia-como apostolo, che, nonostante sia morto in Palestina, la tradizio-ne dice abbia terminato la sua opera di evangelizzazione in Spa-gna. Giacomo tornò in Palestina dove fu decapitato per ordine di Erode Agrippa nell'anno 44. I suoi discepoli, con una barca, guidata da un angelo, ne trasportarono il corpo nuovamente in Galizia per seppellirlo in un bosco vicino ad Iria Flavia, il porto romano più

importante della zona. Per giun-gere a Santiago dall'Italia, si può percorrere la via Franchigena (con una variante costiera che si diramava lungo la costa da Pon-

tremoli) e poi la via Tolosana fino ai Pirenei. Per capire fino in fondo il Cam-mino, bisogna viverlo in prima persona. Tuttavia possiamo im-maginarne le sensazioni ogni volta che ne sentiamo parlare da qualche amico che ha calcato quella strada con un bello zaino in spalla e tante fede nel cuore. E’ il caso di Silvia, nostra educatrice del San Rocco, che insieme a

Stefano ha macinato quest’estate i chilometri che la separavano da Santiago. Lasciamo a lei la parola, perché ci faccia partecipare delle fatiche e delle conquiste che an-

cora adesso la rendono raggiante.

ULTREYA!

In cammino verso

Santiago Qualcuno potrà chieder-si: perché iniziare que-sto breve racconto pro-prio con questa parola, ultreya? In realtà la risposta è molto sempli-ce, questa è la parola

con cui si inaugurava ogni nuova tappa durante il pellegrinaggio a Santiago a cui io, Stefano Ballabio e altri quaranta giovani abbiamo partecipato dal 2 al 18 Agosto scorso; era l’inizio di una nuova giornata, il saluto del pellegrino alla strada che stava per percor-rere. “Ultreya et suseya”, ovvero “guarda oltre e più in alto” è l’augurio che da secoli i pellegrini in viaggio verso Santiago de Com-

postela si scambiano lungo il cammino, un invito a non perdere di vista la mèta: “Guarda oltre e più in alto”. Sta proprio in queste parole il cuore dell’esperienza che abbiamo vissuto insieme: qua-ranta giovani provenienti da tutta la Lombardia, ma anche dal Veneto e dalla Toscana, che deci-dono di trascorrere le loro vacan-ze camminando attraverso il Por-togallo e la Galizia accompagnati dai padri del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e dalle Missionarie dell’Immacolata; tutti con storie ed esperienze diverse alle spalle e anche con motivazioni diverse che li hanno spinti a partire, eppure tutti in cammino verso la stessa mèta (il cammino è uguale per tutti ma diverso per ciascuno!). Si capisce allora perché la tradizione descri-ve il pellegrinaggio come meta-fora della vita, perché si fa espe-rienza concreta della bellezza ma anche della fatica del camminare, e del camminare insieme. C’erano momenti, infatti in cui si restava sbalorditi, quasi senza fiato da-vanti alla bellezza di un paesag-gio, o davanti al sorgere del sole (ed essendo la sveglia alle 5:00 del mattino di albe ne abbiamo viste parecchie!), oppure momen-

(Continua da pagina 1)

(Continua a pagina 4)

B uon giorno cari lettori! Riprende la mia rubrica che

parla di calcio! Dato che nei pre-cedenti numeri non ho pubblicato i risultati delle partite, oggi vi informerò anche dei match delle settimane scorse. Partiamo dal 14 ottobre: Il San Rocco Seregno/B ha pareggiato con il Meda ragazzi per 3-3, ha

invece vinto 3-2 il san rocco/a con i boys. Passiamo alla categoria un-der 11, che ha vinto per 2-0 contro un'altra squadra di meda, il "Madonna di Fati-ma". Il 21 ottobre, il san rocco under 10 ha incassato un favolosa vittoria sconfig-gendo con un punteggio netto di 6-0 la Virtus OPM!

Giungiamo infine a domenica scorsa, quando la sorprendente categoria under 10 ha vinto anco-ra, questa volta con una maggio-ranza ancora più schiacciante 9-0 contro il Lissone anche gli under 11 hanno sconfitto il robbiano ai rigori; gli allievi hanno invece perso contro la robur 1-2. Vi in-formerò presto dei risultati delle altre partite: si giocherà anche oggi, quindi al prossimo numero!

di Andrea Sanvito

Football News: le ultime dal campo

Ultreya et Suseya! Sul cammino per Santiago

“Fino a 40 km al giorno, e poi si dorme all’aperto!”

Page 4: New's Rock 7

Ad USO INTERNO

La Redazione Redattori: Salvatore Albino, Chiara Mandaradoni, Beatrice Perrucci, Alessandra Piovesan, Daniele Rigamonti. Impaginazione: Riccardo Grimoldi Collaboratore: Francesco Viganò

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ti in cui si cantava a squarciagola in mezzo alla strada e la gioia era davvero contagiosa, c’erano an-che momenti pieni di sorpresa e di gratitudine quando un tuo com-pagno, sconosciuto fino a qual-che giorno prima, si apriva con te e ti regalava una parte della sua storia. C’erano altri momenti, però, in cui si arrivava a fine tap-pa, dopo aver camminato quasi 40 km, e si scopriva che il salone dove avremmo dovuto dormire era in realtà un cantiere, e allora ci si accampava all’aperto; c’era-no anche momenti in cui il caldo, le vesciche, il mal di schiena sem-bravano schiacciarti e farti dire: “Basta, io non ce la faccio!”. Ep-pure è proprio questo il bello, che, ad un certo punto, qualcuno ti dice che anche la fatica è un se-gno che non sei fermo, che stai andando avanti; e questo cam-bia tutto!

Un altro “punto for-te” di questa espe-rienza, uno di quei tesori che ci si porta a casa, è il valore d e l l ’ e s s e n z ia l i t à . Infatti, quando dormi per terra, ti fai la doccia con la canna dell’acqua e tutto quello che possiedi è contenuto in uno zaino da 40 litri, riesci veramente a vivere il cuore delle cose, e questo si faceva sen-tire specialmente nel momento della Mes-sa. Infatti la Messa, celebrata tutti giorni e spesso in luoghi diciamo “non usuali”, nella sua semplicità diventava puntual-mente un momento di gioia e di condivi-sione in cui le pre-

ghiere dei fedeli, recitate sponta-neamente da ciascuno, duravano più dell’omelia e i canti finali si protraevano spesso fino all’ora di cena. La bellezza e l’entusiasmo nell’affidarsi al Signore lungo il cammino è stato davvero il punto che ha fatto la differenza, il solo che può aiutare a “guardare oltre e più in alto”. Spesso durante il cammino ci chiedevamo a vicenda che cosa sarebbe restato, una volta torna-ti alla fatica dello studio, del lavoro e degli impegni quotidia-ni, dell’esperienza che stavamo facendo. La risposta non è facile da dare, specialmente ora che la fatica comincia a farsi sentire con insistenza. Quello che posso fare è ricordare una parte della pre-ghiera del pellegrino, nostra com-pagna durante tutta la strada, che dice: “Beato te, pellegrino, se ti rendi conto che il vero cammi-no comincia quando finisce la strada”.

(Continua da pagina 3)

P ubblichiamo con piacere il messaggio che una mamma,

amica dell’oratorio, ha recapitato alla nostra segreteria, desideran-do raggiungere i ragazzi che lo scorso sabato hanno trascorso la notte in adorazione di fronte a Gesù, vivo nel pane dell’Eucare-stia.

Carissime ragazze

e ragazzi,

GRAZIE! Vedervi a messa stamattina, cer-tamente stanchi e assonnati, ma con "qualcosa in più" nel cuore, è

stata una gioia grande. Avete dato a noi "pie donne" della mes-sa prima una testimonianza di fede importante. Le parole che avete scritto sul cartellone dicono la profondità e l'intensità del vostro stare stanotte davanti a quel cerchietto bianco fatto di farina e acqua.... fatto dell' Amo-re Grande del Padre e di Gesù Suo Figlio. Mi piace immaginare cosa potrebbe aver detto Gesù a ognu-no di voi, stamattina: "Che bello vederti qui, stanotte! Abbiamo vissuto un momento intenso... Ma ora lascia che ti dica io una cosa: non aspet-tare l'anno prossimo per viverne

un altro! Quando entri in oratorio, caccia la testa dentro la chiesa un minuto, guarda verso il taberna-colo, attraversa col tuo amore sincero la porta dorata, guarda il mio bianco nascondiglio di Pane, fammi l'occhiolino...rivivremo in un breve istante la gioia profon-da di questa notte indimenticabi-le! Ti aspetto!" Sia questo il frutto della vostra "notte bianca", ragazze e ragazzi: il primo di una serie, lunga quanto la vita, di momenti indimenticabili con Gesù.

ANCORA GRAZIE!

Una mamma

“Silvia e Stefano all’ombra della Cattedrale di San Giacomo di Compostela:

meta di un pellegrinaggio che continua per tutta la vita”

Ultreya et Suseya! Sul cammino per Santiago

LA “NOTTE BIANCA” CHE FA BENE AL CUORE

CALDARROSTE AL SAN ROCCO

Il gusto non finisce mai!

Domenica 4 Novembre

in oratorio!