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22 LATE FOR THE SKY LE TRE GRANDI FAMIGLIE DEL SOUTHERN ROCK Gli Allman Brothers sono i padri del rock sudista, su questo non ci sono dubbi, pur essendo una band che è andata ben oltre questo genere musi- cale e ne fa parte più come influenza che come protagonista assoluta. Dua- ne e Gregg Allman formano la band nel 1969 a Macon, Georgia, dove si stabiliscono in una casa gestita in co- mune, The Big House, sulla falsariga delle band psichedeliche californiane. Influenzati dal rock inglese e dal blues nero ma anche dalle modalità improv- visative del free jazz, gli Allman inven- tano un suono che anticipa di vent’an- ni le jam band degli anni ‘90 e influen- zerà generazioni di musicisti. La capa- cità di improvvisare con una fluidità straordinaria raggiunta in pochi mesi dalle due chitarre di Duane e di Dickey Betts, accompagnati da un tappeto di percussioni di ricchezza inusuale (due batteristi, Butch Trucks e il nero Jaimoe, e un bassista formi- dabile come Berry Oakley) e dalle ta- stiere mai banali di Gregg, vocalist di calore e anima, degno dei migliori soul singer, rendono il suono della band assolutamente unico e ricono- scibile al primo ascolto. Dopo due di- schi in studio che evidenziano le cre- scenti capacità compositive della band (perché gli Allman non hanno mai jammato senza un costrutto) l’e- splosione ai vertici del rock america- no avviene con il mitico doppio live At Fillmore East, registrato nel marzo del 1971 a New York e prodotto da Tom Dowd. Il disco sale fino al tredicesimo posto e la band diventa headliner in MAP MUSIC PAGES SOUTHERN ROCK Penso che tutti o quasi i lettori di Late sappiano che il southern rock o rock sudista è nato e si è sviluppato principalmente negli stati del Sud degli Stati Uniti nei primi anni ‘70. In realtà non in tutto il sud, ma principalmente in Georgia, Florida, Alabama, Nord e Sud Carolina. Stati come il Texas, il Tennessee e la Louisiana ne sono rimasti ai margini, forse perché avevano un’identità musicale predominante ben precisa, il country per i primi due e il rhythm and blues con il cajun per la regione di New Orleans. È vero che in tutto il sud le band sudiste hanno avuto grande successo, ma la provenienza dei musicisti è localizzata in gran parte negli stati del sud est citati in precedenza. Come si può definire il southern rock? Se noi consideriamo i generi musicali che hanno sempre influenzato il sud (blues, rhythm and blues, country, bluegrass, rock n’roll e rockabilly dei fifties, western swing) e li misceliamo con la british invasion della seconda metà degli anni ‘60 (Cream, Who, Rolling Stones, Free, Animals) e con i sentimenti dei ragazzi nati sotto la Mason-Dixie Line (ribellione verso l’autorità, rabbia per la non del tutto superata sconfitta nella guerra civile, convinzione di essere in qualche modo considerati inferiori dai cittadini nordisti, attaccamento viscerale alla propria terra, orgoglio per le tradizioni) otteniamo una musica aggressiva, forte, pulsante ma allo stesso tempo melodica, suonata con il cuore più che con il cervello, con dei testi a volte ingenui, a volte un po’ misogini, ma con un afflato di libertà e con un entusiasmo che portò una ventata di novità e di passione in un momento di stanca del rock americano. Il forte concetto di famiglia presente nel sud si ripropone anche nella musica, perché i principali gruppi sono legati da rapporti famigliari e da vincoli di amicizia profondi. E poi c’è il ricordo della Guerra di Secessione che si respira ovunque: nelle copertine, nei titoli delle canzoni, nei testi, in un senso di sconfitta e di tragedia incombente che purtroppo avrà un riscontro nella realtà con le sventure che hanno colpito molte band con cadenza insopportabile. A cura di Paolo Baiotti Mappasouthern 5-12-2005 11:31 Pagina 22

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LE TRE GRANDIFAMIGLIE DELSOUTHERN ROCK Gli Allman Brothers sono i padri delrock sudista, su questo non ci sonodubbi, pur essendo una band che èandata ben oltre questo genere musi-cale e ne fa parte più come influenzache come protagonista assoluta. Dua-ne e Gregg Allman formano la bandnel 1969 a Macon, Georgia, dove sistabiliscono in una casa gestita in co-mune, The Big House, sulla falsarigadelle band psichedeliche californiane.Influenzati dal rock inglese e dal bluesnero ma anche dalle modalità improv-visative del free jazz, gli Allman inven-tano un suono che anticipa di vent’an-ni le jam band degli anni ‘90 e influen-zerà generazioni di musicisti. La capa-cità di improvvisare con una fluiditàstraordinaria raggiunta in pochi mesidalle due chitarre di Duane e diDickey Betts, accompagnati da untappeto di percussioni di ricchezzainusuale (due batteristi, Butch Truckse il nero Jaimoe, e un bassista formi-dabile come Berry Oakley) e dalle ta-stiere mai banali di Gregg, vocalist dicalore e anima, degno dei migliorisoul singer, rendono il suono dellaband assolutamente unico e ricono-scibile al primo ascolto. Dopo due di-schi in studio che evidenziano le cre-scenti capacità compositive dellaband (perché gli Allman non hannomai jammato senza un costrutto) l’e-splosione ai vertici del rock america-no avviene con il mitico doppio live AtFillmore East, registrato nel marzo del1971 a New York e prodotto da TomDowd. Il disco sale fino al tredicesimoposto e la band diventa headliner in

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Penso che tutti o quasi i lettori di Late sappiano che il southernrock o rock sudista è nato e si è sviluppato principalmente neglistati del Sud degli Stati Uniti nei primi anni ‘70. In realtà non intutto il sud, ma principalmente in Georgia, Florida, Alabama, Norde Sud Carolina. Stati come il Texas, il Tennessee e la Louisiana nesono rimasti ai margini, forse perché avevano un’identitàmusicale predominante ben precisa, il country per i primi due e ilrhythm and blues con il cajun per la regione di New Orleans. Èvero che in tutto il sud le band sudiste hanno avuto grandesuccesso, ma la provenienza dei musicisti è localizzata in granparte negli stati del sud est citati in precedenza. Come si puòdefinire il southern rock? Se noi consideriamo i generi musicaliche hanno sempre influenzato il sud (blues, rhythm and blues,country, bluegrass, rock n’roll e rockabilly dei fifties, westernswing) e li misceliamo con la british invasion della seconda metàdegli anni ‘60 (Cream, Who, Rolling Stones, Free, Animals) e con isentimenti dei ragazzi nati sotto la Mason-Dixie Line (ribellioneverso l’autorità, rabbia per la non del tutto superata sconfittanella guerra civile, convinzione di essere in qualche modoconsiderati inferiori dai cittadini nordisti, attaccamento visceralealla propria terra, orgoglio per le tradizioni) otteniamo unamusica aggressiva, forte, pulsante ma allo stesso tempomelodica, suonata con il cuore più che con il cervello, con dei testia volte ingenui, a volte un po’ misogini, ma con un afflato dilibertà e con un entusiasmo che portò una ventata di novità e dipassione in un momento di stanca del rock americano. Il forteconcetto di famiglia presente nel sud si ripropone anche nellamusica, perché i principali gruppi sono legati da rapportifamigliari e da vincoli di amicizia profondi. E poi c’è il ricordodella Guerra di Secessione che si respira ovunque: nellecopertine, nei titoli delle canzoni, nei testi, in un senso disconfitta e di tragedia incombente che purtroppo avrà un riscontronella realtà con le sventure che hanno colpito molte band concadenza insopportabile.

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quasi tutto il paese. Ma il destino siaccanisce su di loro: nell’ottobre del1971 Duane (che pochi giorni primaaveva partecipato alle mitiche ses-sions di Layla con Eric Clapton) muorein un incidente di moto a Macon e po-chi mesi dopo anche il bassista BerryOakley scompare con modalità simili.Dopo l’ottimo doppio Eat A Peach checomprende registrazioni dal vivo e instudio in parte ancora con Duane eche sale fino al quarto posto in classi-fica, la band cerca di superare la dop-pia tragedia e rinuncia alla secondachitarra, assumendo un secondo ta-stierista, l’eccellente Chuck Leavell(attuale session man di lusso con iRolling Stones). Il suono cambia, le in-fluenze country di Dickey Betts, nelfrattempo diventato leader al pari diGregg, comportano un ammorbidi-mento e il raggiungimento di una flui-dità che rende l’approccio meno av-venturoso e più melodico, meno blue-sato e più jazzato. Nel 1973 esceBrothers And Sisters che balza al pri-mo posto sulla scia del successo delsingolo Ramblin’ Man ed è questo al-bum che si può considerare all’originedel rock sudista. Sull’esempio del se-stetto della Georgia ottengono creditodalle case discografiche ed esordisco-no nello stesso anno le altre due bandstoriche del movimento: i LynyrdSkynyrd da Jacksonville, Florida e laMarshall Tucker Band da Spartanburg,Sud Carolina. Gli Skynyrd, consideratila più autentica band sudista, quellapiù vera, aggressiva, grezza, viscerale,orgogliosa delle proprie radici, sem-pre pronta alla rissa e alla difesa delleragioni confederate, avevano registra-to i primi demos nel 1971 a Sheffield,Alabama, sede dei leggendari MuscleShoals Studios, senza ottenerne lapubblicazione (Skynyrd’s First, Mca1998). In formazione c’erano già il lea-der e vocalist Ronnie Van Zant, il pia-nista Billy Powell e i chitarristi AllenCollins e Gary Rossington, ma manca-va qualcuno che mettesse ordine nelmateriale grezzo dei ragazzi. Due annidopo, maturati e amalgamati dalle in-terminabili session nella loro HellHouse di Green Cove Springs, nellepaludi a poche miglia da Jacksonville,gli Skynyrd ottengono una scrittura M

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ad Atlanta nel club Fu-nochio’s, una delle bet-tole peggio frequenta-te della città, che eradiventata il centro del-le band emergenti sul-la scia degli Allman. Ilmusicista e produttoreAl Kooper li nota e con-vince la Mca a scrittu-rarli nella sussidiarialabel Sounds Of TheSouth. Con l’attentaproduzione di Kooper econ un’abbondanza dimateriale già pronto eaffinato, nonostante loscetticismo di molti, l’uscita di Pro-nounced Leh-nerd Skin-nerd nell’ago-sto del 1973 si trasforma in un trionfo,mentre la band accompagna gli Whonel tour americano di Quadrophenia,ottenendo riscontri notevoli. Da que-sto momento l’ascesa del gruppo èinarrestabile: Second Helping entranei Top Twenty e il successivo Nuthin’Fancy nei Top Ten. Vengono definiti iRolling Stones americani e imitati dairagazzi del sud in cerca di riscatto e disuccesso. Ma il ritmo infernale impo-sto dall’alternanza di concerti e regi-strazioni, lo stile di vita disordinato (adir poco) dei musicisti e dei loro amicie i problemi con la legge per risse econsumo di sostanze di ogni tipo han-no il loro prezzo; il quarto album Gim-me Back My Bullets del 1976 è menoincisivo e solo la potenza del leggen-dario live One More From The Road liriporta in alto, prima del fatale schian-to di cui parleremo più avanti. Tornia-mo invece al 1973 e alla terza grandefamiglia sudista, la Marshall TuckerBand. Originari del Nord Carolina, siformano nel 1970 prendendo il loronome da un pianista cieco di Spartan-burg, Marshall Tucker. Il chitarristaToy Caldwell e il fratello Tommy albasso sono il fulcro della band, ac-compagnati da Doug Gray (voce), PaulRiddle (batteria), George McCorkle(chitarra e banjo). La particolarità del-la band è dovuta alla presenza di JerryEubanks al flauto e al sax, che contri-

buirà in modo decisi-vo alla creazione delsofisticato sound del-la MTB che miscelarock, blues e gospelcon influenze folk,jazz e una forte com-ponente country. Nel-la primavera del 1971aprono per i Wet Wil-lie dei fratelli Jimmy eJack Hall che avevanogià firmato per la Ca-pricorn; grazie a lorovengono segnalati aPhil Walden, boss del-la label e dopo uno

showcase a Macon vengono scrittura-ti e affidati al produttore Paul Horn-sby. L’inesperienza del sestetto allun-ga i tempi delle registrazioni, maquando il demo viene ascoltato le ac-coglienze sono dubbiose per il tipo dimusica della band, non certo usuale edissimile dai contemporanei AllmanBrothers e Wet Willie. Le forti influen-ze country rendevano la MTB troppocountry per il circuito rock, ma nellostesso tempo troppo rock per il con-servatore e tradizionalista circuitocountry. Nell’autunno del 1973 l’al-bum The Marshall Tucker Band viene

pubblicato e ottiene subito un buonsuccesso con il singolo Can’t You Seee il classico Take The Highway, salen-do fino al 29° posto in classifica. GliAllman li richiedono come gruppospalla e contribuiscono alla loro cre-scita in un momento di esplosionedelle band sudiste. Il secondo album,A New Life e il successivo doppioWhere We All Belong, con copertina instile vecchio west, equamente divisotra brani live e in studio, consolidanola loro posizione. Con l’aiuto del violi-no di Charlie Daniels, il singolo ThisOl’ Cowboy è uno dei manifesti dellaband tra jazz e country e diventa unodegli inni del sud. Le due facciate livesono strepitose e dimostrano il latorock del sestetto, protagonista di im-provvisazioni di rara efficacia e com-pattezza. Ma il momento di maggiorepopolarità è legato a Searching For ARainbow (Capricorn, 1975), il loro al-bum più completo ed equilibrato chesupera il milione di copie in pochesettimane, con Fire On The Mountaine la title track (con Dickey Betts allachitarra, ennesima collaborazione tramusicisti del sud) una spanna sopra ilresto del materiale. Con gli Skynyrd ela MTB abbiamo superato la metà de-gli anni ‘70; intanto gli Allman, dopo il

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trionfale Brothers And Sisters aveva-no pubblicato il discreto Win, Lose OrDraw (salito comunque al n.5), ma irapporti all’interno della band eranoin rapido deterioramento per i contra-sti tra Betts e Allman, diventato og-getto di gossip dopo il matrimoniocon Cher e alle prese con problemi didroga molto pesanti, fino allo sciogli-mento del 1976. Tre anni dopo la bandsi riforma, pubblica l’eccellente Enli-ghtened Rogues (Capricorn 1979), mal’entusiasmo dura poco e con l’iniziodegli anni ‘80 e dopo due album mo-desti il gruppo si scioglie nuovamen-te. Per la MTB le cose non vanno me-glio; la morte di Tommy Caldwell nel1980, accompagnata da un calo dicreatività e dalla crisi di popolarità delrock, provoca dissapori che sfocianonello scioglimento del 1984. Ma ormaiun’epoca era finita, e lo era per moltidal 20 ottobre 1977, il giorno del terri-bile schianto dell’aereo dei LynyrdSkynyrd nelle paludi della Louisiana,della fine improvvisa di un sogno peruna band all’apice della popolarità, apochi giorni dalla pubblicazione delbrillante Street Survivors.

GLI EPIGONI DELLA PRIMA E DELLA SECONDAGENERAZIONE Il successo della trinità del rock sudi-sta ebbe la conseguenza di creare unmovimento; dal sud est band di bellesperanze cercarono di ripetere le ge-sta dei loro contemporanei o prede-cessori con risultati alterni. Si tende adistinguere tra le band nate nei primianni ‘70e quelle successive al 1975che gradatamente imbastardirono ilproprio suono, virando verso l’hardrock o un pop-rock da radio FM convenature sudiste, ma meno sponta-neo e sincero. Alcune formazioni sonoconsiderate sudiste per il luogo d’ori-gine, ma la loro musica ha poco daspartire con il genere: un esempio è laAtlanta Rhythm Section, attiva fin dal1971 e molto popolare tra il 1976 e il

1979, con la sua miscela di pop rockmelodico che solo dal vivo si avvicina-va al classico suono sudista. Un altroesempio sono i grandi texani ZZ Top,un trio di rock blues che non c’entranulla con il southern rock. Oppureband di country-rock come gli Ama-zing Rhythm Aces, i Pure Prairie Lea-gue e gli Ozark Mountain Daredavils.Un discorso a parte lo merita un’iconadella musica del sud come il violinistadella Nord Carolina Charlie Daniels,session man negli anni ‘60 per Dylane Leonard Cohen, poi autore di unamusica ai confini tra il southern e ilcountry, con una ten-denza alle melodie unpo’ scontate. Un gran-de personaggio, che haavuto il merito di ospi-tare i migliori musicistinella sua annuale Vo-lunteer Jam e di colla-borare con le bandprincipali, ottenendoun notevole successocommerciale con Mil-lion Mile Reflectionsnel 1979 e Full Moonl’anno dopo e con sin-goli evergreen comeThe Devil Went DownTo Georgia, TheSouth’s Gonna Do It e

In America tra orgoglio sudista e pa-triottismo esasperato. Sono state poicitate band di fusion come i DixieDregs o Les Dudek (raffinato chitarri-sta che ha collaborato anche con gliAllman) e band di rock come i potentiBlack Oak Arkansas e gli Hydra. Tor-nando ai veri gruppi sudisti della pri-ma generazione, hanno trovato unmercato sostanzialmente occupato ehanno raccolto le briciole, restando insecondo piano: tra loro i Wet Williedall’Alabama, scritturati dalla Capri-corn, più vicini al rhythm & blues e alsoul che al puro suono sudista, conqualche spunto interessante e unpaio di buoni album come Keep OnSmilin’ e Left Coast Live, i Cowboy dal-la Florida, dal suono morbido vicino alcountry (hanno suonato con Gregg Al-lman nei suoi dischi solisti), gli eccel-lenti Eric Quincy Tate, autori di unpaio di ottimi album per la Capriconpassati inosservati e i sottovalutatiPotliquor. Ma dopo il 1975 le cosecambiano, un po’ per la crisi degli All-man, un po’ per lo spazio che le radiodedicano al southern rock; una secon-da generazione di gruppi ha la possi-bilità di emergere e ci riesce, pur nonraggiungendo le vette qualitative del-le band precedenti, se non in qualchesprazzo. Provenienti da Tampa, Flori-da, gli Outlaws esplodono nel 1975con l’omonimo album d’esordio contre chitarre notevoli e un suono tra gliSkynyrd e i primi Eagles. Hanno trechitarristi con influenze diverse: Hu-

ghie Thomasson è l’a-nima sudista, HenryPaul l’anima country,Billy Jones l’animapop. Finché l’equili-brio regge la bandfunziona benissimo eil disco alterna pop,country e rock fino al-l’esaltante cavalcatadi Green Grass & HighTides, degna di FreeBird. I successivi LadyIn Waiting e HurrySundown manterran-no solo in parte lepromesse, mentre ilpotente doppio liveBring It Back Alive M

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chiuderà il loro periodo migliore.Henry Paul si stacca e forma una bandpiù vicina a un country rock melodico,mentre gli Outlaws proseguono tra al-ti e bassi. Meno fortuna hanno i Grin-derswitch da Jacksonville, formati dal-l’ex roadie degli Allman Joe Dan Pettye dal chitarrista Dru Lombar. Tra il1974 e il 1980 producono alcuni al-bum di buon livello, ma restano nelleretrovie, come i melodici Stillwater edue altre band famigliari, i WinterBrothers e gli interessanti Mama’s Pri-de (entrambe con due fratelli in for-mazione). Diverso il destino deiBlackfoot, formati da Rickey Med-locke, primo batterista degli Skynyrde poi cantante e chitarrista di questaformazione che ottiene un buon suc-cesso con i primi album che hannoun’identità sudista e un suono ai con-fini con l’hard rock. L’esordio No Re-servations (Island, 1975) non è male,Strikes e Marauder hanno i loro mo-menti, il notevole live Highway Songtrionfa in Europa, ma negli anni ‘80 illivello dei loro album crolla come laloro popolarità. I texani Point Blankpubblicano alcuni dischi discreti trasouthern, hard e boogie alla ZZ Top,ma non sono tra le band di primo pia-no, a differenza di un altro gruppo diJacksonville, i Molly Hatchet che, perun paio d’anni tra il 1978 e il 1980sembrano gli eredi degli Skynyrd. Po-tenti, veloci, con tre chitarre esplosiveai confini tra il southern e l’hard e unbuon cantante come Danny JoeBrown, ottengono un ottimo riscontrocon l’omonimo album d’esordio, conFlirtin’ With Disaster e Beatin’ TheOdds, tutti per la Epic e caratterizzati

dalle copertine in stile vichingo del di-segnatore Frazetta. Ma il loro hardboogie degenera rapidamente in unsuono pesante e banale e i cambi diformazione, a partire dal cantante,determinano un rapido declino quali-tativo. Registrano un paio di album ipromettenti Missouri, ma non riesco-no a emergere. Altra band dalla lungastoria solo inizialmente riconducibileal southern rock sono i 38Special, formati da Donnie VanZant, fratello minore di Ronnie(famiglia musicale i Van Zant,quattro ragazzi tutti cantanti)e dai chitarristi Don Barnes eJeff Carlisi. Influenzati ovvia-mente dagli Skynyrd esordi-scono nel 1977 con un rocksudista ammorbidito; le chi-tarre sono taglienti come lame

e la loro miscela di country, rock, pope boogie funziona in 3388 Special (A&M,1977) e nel successivo Special Deli-very, virando verso un pulito e asetti-co rock FM in Rockin’ Into The Night(A&M, 1978). Il successo arriva conWild-Eyed Southern Boys nel 1981, maormai la band è più vicina agli Styx eai Foreigner che agli Skynyrd, pur pro-ducendo album piacevoli, ben esegui-ti e con le chitarre sempre in eviden-za. Tra le band di seconda generazio-ne meritano un cenno le esperienzesoliste successive allo scioglimento diAllman Brothers e Lynyrd Skynyrd.Dickey Betts pubblica un ottimo al-bum country-bluegrass (Highway Call,1974) e poi forma i Great Southerncon i fratelli Dan ed Eddie Toler, cer-cando di ricreare il suono degli Allmancon risultati alterni. Gregg Allman sidedica alla carriera solista già iniziataparallelamente alla band e alternaproduzioni disastrose come il discocon Cher ad altre apprezzabili comeLaid Back e il live Gregg Allman Tour.L’ottimo pianista Chuck Leavell, La-mar Williams e il batterista Jaimoe for-mano i Sea Level, eccellente band dijazz rock prevalentemente strumenta-le con venature sudiste che producealmeno due album soddisfacenti nel1977 come Sea Level e Cats On TheCoast. I sopravvissuti dallo schianto

dell’aereo degli Skynyrd siriprendono lentamente;Gary Rossington e Allen Col-lins si riuniscono nel 1980con il pianista Billy Powell eil bassista Leon Wilkeson eformano la Rossington-Col-lins Band che pubblica duealbum di discreto livello conla cantante Dale Krants (fu-tura moglie di Rossington),accolti con favore dagli orfa-

ni dei Lynyrd. Ma l’ennesima tragedia(la morte della moglie di Collins) chiu-de l’esperienza comune e Rossingtone Collins formano due band separatedi breve durata. Un ultimo cenno lomerita Elvin Bishop, già nella gloriosacaliforniana Butterfield Blues Band,grande chitarrista di rock-blues di Tul-

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sa, Oklahoma, che a metà degli anni‘70 ha avuto un periodo sudista, regi-strando alcuni dischi per la Capricorntra R&B, improvvisazioni rock e pop,ottenendo un buon successo conStruttin’ My Stuff e il piacevole liveRaisin’Hell, ma restando ai marginidel genere.

IL BUIO DEGLI ANNIOTTANTA, I BAGLIORIDEGLI ANNI NOVANTAC’è poco da dire sul periodo 1982-1987: il rock sanguigno è in crisi, do-minano l’AOR di stampo FM, freddo edi maniera, la musica disco, l’elettro-nica e il nuovo hard rock. Non c’è spa-zio per i southern boys. Chi resiste havirato verso il pop rock come i 38 Spe-cial e gli Outlaws o verso il metal co-me i Molly Hatchet e i Doc Holliday.Un barlume di speranza si riaprenell’86 con l’esordio dei Georgia Sa-tellites, la prima band che riproponeun rock essenziale e stradaiolo, traFaces e Rolling Stones, non privo diinfluenze sudiste. Il disco ottiene unsorprendente successo e riporta uncerto suono all’attenzione dei media.L’anno dopo ritorna Gregg Allman conil valido I’m No Angel, che sale al n. 30in classifica, poi la Dickey Betts Bandpubblica il potente Pattern Disruptive(Epic, 1988) con Warren Haynes allachitarra e Johnny Neel alle tastiere.Nel 1989 la Polydor pubblica Dreams,il meraviglioso cofanetto retrospettivodegli Allman Brothers e sull’onda delsuccesso del box la band si riformacon Warren Haynes alla chitarra, AllenWoody al basso e Johnny Neel al pia-no che affiancano i quattro membridella formazione originale. Il tour ètrionfale e la reunion diventa stabilecon l’eccellente Seven Turns (Epic,1990) prodotto dal leggendario TomDowd, seguito da Shades Of TwoWorlds nel 1991. Intanto anche i so-pravvissuti della famiglia Skynyrd so-no tornati insieme con alla voceJohnny Van Zant, il terzo fratello, qua-si un clone di Ronnie ma privo del suocarisma. Dopo un tour commovente e

il live Southern By The Grace Of God(Mca, 1988) con ospiti come ToyCaldwell e Charlie Daniels, il successodell’imperdibile triplo box LynyrdSkynyrd (Mca, 1991) convince i ragazzia tornare in studio con Tom Dowd. Ilrisultato è discreto, il suono è un po’appesantito e l’ispirazione latita, ma ilpubblico vuole gli Skynyrd e loro pro-seguono, riuscendo anche a produrredue buoni album come The Last Rebel(Atlantic, 1993), grande titolo e bellacopertina western, con la splendida ti-tle track che riporta ai tempi dellaGuerra di Secessione e l’acustico En-dangered Species (Capricorn, 1994),ma i nostalgici vogliono solo ascoltare

i classici degli anni ‘70 e la reunion di-venta una questione di puro revival, adifferenza di quella degli AllmanBrothers. Il ritorno di un certo suonodeve molto all’esplosione dei georgia-ni Black Crowes con il loro esordioShake Your Money Maker (Def Ameri-can, 1990). Sulla scia dei Georgia Sa-tellites suonano un rock blues torrido,primitivo e trascinante, con influenzesoul e gospel e un’anima ribelleprofondamente sudista. Guidati daifratelli Robinson (anche questo è mol-to southern), hanno un gusto per lajam di derivazione allmaniana conqualche spunto psichedelico, special-mente dopo l’ingresso del chitarristaMarc Ford. Il secondo album TheSouthern Harmony And Musical Com-panion è il loro capolavoro, poi lacreatività cala progressivamente; uncolpo di coda lo avranno con il formi-dabile Live At The Greek (Spv, 2000)inciso dal vivo con Jimmy Page.

IL SOUTHERN ROCK OGGIMolti non ci crederanno, ma le stori-che band sudiste sono tutte in atti-vità. Gli Allman Brothers sono semprei migliori, gli unici che guardano nonsolo al passato. Nel 2000 hanno silu-rato Dickey Betts, ma la coppia War-

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ren Haynes (il miglior chitarrista sullascena) e Derek Trucks (nipote di But-ch Trucks…sempre uno di famiglia)funziona alla grande con un po’ di fan-tasia in meno, ma con una grande so-lidità e una capacità inimitabile dijammare all’interno delle canzoni.

Gregg Allman ha ritrovato la salute ela sua voce è sempre unica, la sezioneritmica pulsa alla grande e Hittin’ TheNote (Peach/Sanctuary, 2003) è un di-sco in studio degno del grande passa-to. Per capire come suonano dal vivobasta assistere all’appuntamento an-

nuale marzolino al Beacon Theatre diNew York o acquistare uno degli In-stant Live reperibili sul sito www.hit-tinthenote.com che testimoniano ogniconcerto degli ultimi tre anni. Sonotutti eccellenti, con delle vette pazze-sche come i tre show di Atlanta del

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Il rock sudista è energia, su-dore, lacrime, sentimenti, ri-bellione, sofferenze, granditragedie e grandi trionfi, cuo-re, anima. È un genere musi-cale che trova la sua dimen-sione ideale in concerto. Perquesto gran parte dei dischimigliori di rock sudista sonostati incisi dal vivo e una buo-na percentuale dei live storicidegli anni ‘70 sono di questogenere musicale. Ne ho sceltidieci con il cuore più che conla freddezza che dovrebbeavere un critico (che in effettinon sono e non voglio esse-re, almeno in questo caso).

ALLMAN BROTHERSAt Fillmore East (Polydor 1971)Registrato a New York nelmarzo del 1971 è consideratoda molti il migliore disco dalvivo della storia del rock. Iosono tra questi. Bisognaascoltarlo, non descriverlo.Duane è in stato di grazia edialoga meravigliosamentecon la seconda chitarra diDickey Betts (che ha compiu-to progressi da gigante). Lafluidità delle improvvisazionistrumentali è stupefacente. Ilblues di Stormy Monday eStatesboro Blues, le cavalca-

te di You Don’t Love Me eWhipping Post, l’amalgamastupefacente dell’immortalestrumentale In Memory OfElisabeth Reed (primo di unalunga serie, marchio di fab-brica degli Allman) lo rendo-no un capolavoro. Fino ad al-lora non si era ascoltato nulladi simile. Ottiene anche ungrande successo commer-ciale, lanciando definitiva-mente la band.

ALLMAN BROTHERSOne Way Out(Peach/Sanctuary 2004)Gli Allman sono vivi e vegeti emi è sembrato giusto inclu-dere il doppio che testimoniail loro stato di grazia nel nuo-vo millennio (comunque tutti ilive pubblicati dalla band so-no di ottimo livello). Registra-to al Beacon Theatre di NewYork nel marzo del 2003 èun’ottima sintesi del megliodel passato e del presente. Ibrani dello splendido Hittin’The Note non sfigurano ri-spetto ai classici dei seven-ties. Desdemona è da brividi,Old Before My Time una bal-lata con i fiocchi ed il blues diWorried Down With TheBlues e di Good Morning Lit-tle Schoolgirl non sono da

meno. Le due chitarre diWarren Haynes e DerekTrucks sono degne dei loropredecessori, mancano levenature country di Betts so-stituite dalle intuizioni diTrucks tra jazz e world musice dagli incroci tra blues e gu-sto dell’improvvisazione diHaynes, meno geniale diDuane, ma solido come unaroccia. Gregg Allman ha ri-trovato in pieno la voce deitempi d’oro e la superba ver-sione di Dreams è da sballo.Da ricordare anche il doppioDVD Live At The Beacon, trat-to dai medesimi concerti.

LYNYRD SKYNYRDOne More From The Road(Mca 1976)Nell’immaginario popolare,southern rock vuol direLynyrd Skynyrd. Nessuno hainterpretato gli umori e gliamori del sud come la banddi Ronnie Van Zant. Questodoppio live li ha fatti definiti-vamente esplodere negli Sta-ti Uniti. Inciso al Fox Theatredi Atlanta nel luglio del 1976con il nuovo chitarrista SteveGaines, è un disco esplosivo,potente, tonico, caldo, pienodi sudore. Ci sono i miglioribrani della band e le cover

inedite di Crossroads e T ForTexas, ma per giustificarel’acquisto del disco bastanole versioni definitive della sof-ferta Tuesday’s Gone, diSweet Home Alabama, veroinno alternativo dei confede-rati e di Free Bird, la StairwayTo Heaven del rock sudista.Se avete qualche soldo in piùla deluxe edition del 2001 ag-giunge alcune versioni diffe-renti tratte dagli stessi con-certi e la superba ballataSimple Man (già pubblicatasu Legend). Di poco inferioreil postumo Freebird – TheMovie (Mca 1996), colonnasonora dell’omonimo vi-deo/DVD.

MARSHALL TUCKER BANDStompin’ Room Only(Shout! Factory 2003)Il doppio Where We All Be-long del 1974 è celebrato so-prattutto per la parte incisadal vivo, ma per ascoltare undisco interamente live dellaMTB abbiamo dovuto aspet-tare il 2003, quando sonoriemersi i nastri registrati du-rante il tour inglese del 1976,non pubblicati all’epoca permotivi misteriosi. L’espertoPaul Hornsby ha scelto il me-glio di queste registrazioni,

aggiungendo un paio di bra-ni già pubblicati su WhereWe All Belong. Non c’è modomigliore di apprezzare lagrandezza del sestetto deifratelli Caldwell. La miscela dicountry, rock, hillibilly e jazzche ha reso unico il sounddella band del Sud Carolinasi manifesta in trascinantiversioni di Fire On The Moun-tain, Take The Highway,Can’t You See e This Ol’ Cow-boy. La capacità di improvvi-sare della MTB si esprime almassimo in 24 Hours A Time,mentre la ciliegina sulla tortaè rappresentata da The ThrillIs Gone, tratta dalla Volun-teer Jam del 1975 con DickeyBetts, Charlie Daniels eChuck Leavell.

OUTLAWSBring It Back Alive (Arista 1978)Un altro monumento delsouthern rock. Gli Outlaws,dopo il grande successo del-l’album d’esordio, erano unpo’ calati con i successivi duedischi in studio, ma con que-sto doppio live ritornano pre-potentemente alla ribalta.Non ci sono più le venaturecountry di Henry Paul, ma ilsuono è molto vario, alter-

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settembre 2004 raccolti nel Fox Box(nove CD meravigliosi). Il buon DickeyBetts, dopo un paio di dischi solisti,ha riformato i Great Southern con DanToler e ha appena pubblicato un tra-scinante DVD/CD registrato a Cleve-land, Back Where It All Begins (Sanc-tuary, 2005). I Lynyrd Skynyrd sonosempre in pista, tra problemi vari disalute con il cuore di Rossington che

fa le bizze e la recente operazione allavoce di Johnny Van Zant, ma sono riu-sciti a salire fino al 30° posto con Vi-cious Cycle (Sanctuary, 2003). Dal vivosono molto richiesti e fanno la loro fi-gura, ma creativamente hanno pocoda dire. Hughie Thomasson è statoper anni il loro terzo chitarrista, ma asorpresa pochi mesi fa ha riformatogli Outlaws con Henry Paul per festeg-

giare il trentennale del primo album.Vedremo che cosa succederà. La Mar-shall Tucker Band prosegue imperter-rita con il solo Doug Gray degli origi-nali; i nostalgici li apprezzano e non liabbandonano, ma il loro suono si èmolto edulcorato e i dischi in studiopiù recenti non aggiungono nulla allaloro gloriosa storia. Hanno appenapubblicato il natalizio Carolina Christ-

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nando le accattivanti melodiedi There Goes Another LoveSong, Cold And Lonesome eSong For You con la potenzadi Stick Around For Rock &Roll, Freeborn Man e HurrySundown. Ma le prime trefacciate sono solo un antipa-sto per il piatto forte, la defi-nitiva versione di GreenGrass & High Tides, la FreeBird degli Outlaws, che occu-pa l’intera quarta facciata, 20minuti pazzeschi con le trechitarre che si inseguono co-me impazzite, si incrociano,si fermano, ripartono, comeRonaldinho quando dribblagli avversari come birilli. Segli Outlaws sono stati definitila Guitar Army c’è un motivoed è nella cavalcata infinitadi questo brano simbolo delsuono sudista.

GRINDERSWITCHLive Tracks (One Way 1995)Un altro album postumo, re-gistrato negli anni ‘70 e pub-blicato molti anni dopo epassato quasi inosservato unpo’ come tutta la storia dellaband del chitarrista Dru Lom-bar. Ma i Grinderswitch dalvivo erano tostissimi, misce-lando il loro southern rock

con potenti dosi di blues. Ol-tre ai brani più conosciuti delquintetto in versioni torren-ziali come Kiss The BluesGoodbye e How The WestWas Won, Live Tracks contie-ne cover entusiasmanti diYou’re Gonna Miss Me WhenI’m Gone di Albert King e diHideaway di Freddie King, eil superbo medley Pickin’ TheBlues/I Ain’t Got The Blues NoMore. Per ricordare e rivalu-tare Dru Lombar, un chitarri-sta tanto bravo quanto umileche ci ha lasciati all’improvvi-so da pochi mesi.

BLACKFOOTHighway Song - Live (Atco 1982)Sono sicuro che qualcunostorcerà il naso per la pre-senza del live dei Blackfoot.Tra le band della secondagenerazione sudista hannotroppo spesso flirtato conl’hard rock, specialmente ne-gli anni ‘80 e non è un casoche siano stati adottati dalpubblico europeo in conco-mitanza con la rinascita delrock duro. Ma i loro primi al-bum sono pienamente (oquasi) sudisti, il leader RickeyMedloke è stato nei primiSkynyrd (e ci è tornato negli

anni ‘90) e Highway Song èun live torrido, con qualcheappesantimento di troppoma con tanto sudore e quelsuono permeato di rock in-glese (Free, Who, Faces) tipi-co del gruppo. Train Train,Good Morning e Every ManShould Know sono gli episodipiù convincenti prima dellacavalcata finale che nonmanca mai nelle band con-federate, in questo caso lanotevole Highway Song, conpartenza melodica e secon-da parte con le chitarre a mil-le in puro stile Skynyrd.

MOLLY HATCHETLive At The Agora Ballroom, Atlanta, Ga. April 20, 1979 (Phoenix 2000)Nettamente superiore al ca-nonico doppio Double Trou-ble registrato nel 1986 quan-do gli Hatchet avevano ormaivirato verso un suono troppohard, questo compact è statoinciso nel periodo miglioredella band, con la formazio-ne originale comprendente ilpotente vocalist Danny JoeBrown e un trio di chitarre ful-minanti. Ottime versioni diGator Country, The Creeper eBounty Hunter si alternano

con cover di impatto notevolecome T For Texas (gli Hatchetdevono molto agli Skynyrd) eDreams degli AllmanBrothers. L’inedita The HarpJam evidenzia la compattez-za del sestetto e per finirenon può mancare la caval-cata chitarristica di BoogieNo More.

TOY CALDWELLCan’t You See (Pet Rock/Bmg 1998)Questo compact dell’ex lea-der della Marshall TuckerBand non è la semplice ri-proposizione di classici dellaband come Searchin’ For ARainbow, Long Hard Ride eCan’t You See. La bordersong Mexico e Trouble InDixie confermano che Toyera ancora in grado di com-porre brani all’altezza. Il suo-no è fluido e coinvolgente, leimprovvisazioni di chitarraquanto mai indovinate e fun-zionali allo sviluppo dellecanzoni. L’aria di casa (è re-gistrato a Spartanburg, SudCarolina, luogo d’origine del-la MTB nel maggio del 1992,pochi mesi dopo la pubblica-zione del suo primo eccellen-te solo album) e una bandall’altezza aiutano Caldwell a

dare il meglio e il concerto èquasi un testamento per ilcorpulento musicista chemorirà pochi mesi dopo.

WINTERTIME BLUESThe Benefit Concert (Evil Teen 2000)Ogni anno Warren Haynesorganizza un concerto natali-zio benefico nella nativaAsheville, Nord Carolina, conl’aiuto di musicisti di prove-nienza prevalentemente con-federata. L’edizione del 1999,purtroppo l’unica pubblicatasino a ora, consente una pa-noramica sul moderno suo-no sudista. Non si tratta disouthern rock, ma di musici-sti che hanno radici southerne che nella loro musica si ri-chiamano a queste radici co-me lo stesso Haynes con isuoi Gov’t Mule accompa-gnati dal tastierista JohnnyNeel (ex Allman Brothers),Derek Trucks con l’amicoJimmy Herring, i potenti CryOf Love di Audley Freed, il mi-tico Col. Bruce Hampton, ibluesmen Larry Mc Cray eLittle Milton, l’ottima SusanTedeschi (non ancora signoraTrucks). Un ottimo disco dalvivo tra rock, roots e jam conforti venature sudiste.

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mas con la presenza dialcuni vecchi membri, undisco piacevole da ascol-tare sotto l’albero. I Mol-ly Hatchet non hannomai mollato, ma non c’èpiù nessuno della forma-zione originale, a diffe-renza dei 38 Specialsempre guidati da DanBarnes, Donnie Van Zante Danny Chauncey. Instudio non incidono piùdi tanto, ma Live At Stur-gis (Cmc, 1999) è unabuona raccolta dei loromigliori brani e sono molto amati daibikers. Donnie Van Zant ha trovato an-che il tempo di formare il duo VanZant con il fratello Johnny, più vicino aun country radiofonico; il recente GetRight With The Man (Sony, 2005) nonè male. La Charlie Daniels Band nondemorde e persino band minori comei Winter Brothers, i Southern Rock All-stars e i Doc Holiday sono ancora inpista. Ma oltre la nostalgia che cosaresta del southern rock? Non si puòdire che ci sia una nuova generazionedi band, ma ci sono gruppi che si ispi-rano al genere, che hanno radici e ve-nature sudiste. Qualche nome? Intan-to molte jam band come i celebratigeorgiani Widespread Panic, i JupiterCoyote, i Gov’t Mule di Warren Hay-nes, che suonano un granitico rockblues (ora un po’ ammorbidito dallapresenza delle tastiere) che risentedell’inevitabile influenza degli AllmanBrothers, gruppi del recente passatocome Grapes, Hatters, Allgood, Fred-die Jones Band e i più ruvidi Drivin’n’-Cryin’, i californiani Alligator Stew, inotevoli Bottle Rockets, i Catawom-pus di Nashville, ai confini con l’hardrock, i North Mississippi All Stars (perl’attitudine), i potenti Raging Slab, ipromettenti Rebel Storm e Tishamin-go. Un discorso a parte lo meritano iDrive By Truckers di Patterson Hood(figlio di un musicista dei MuscleShoals Studios), uno dei gruppi emer-genti più lodati degli ultimi anni, pro-tagonisti di un doppio album dedicato

alla storia dei LynyrdSkynyrd (The SouthernRock Opera, Lost Hi-ghway, 2002), profon-damente sudisti nelleradici e nell’animo eautori di una musica dinotevole qualità più vi-cina al roots rock. Moltigruppi country si richia-mano all’esperienzadel southern rock: no-mi conosciuti comeKeith Urban, Montgo-mery Gentry, TravisTritt, Hank Williams Jr., i

Blackhawk, gli ormai sciolti Confede-rate Railroad e i riformati KentuckyHeadhunters. Ma gli adepti delsouthern rock non mancano al di fuori

del territorio americano: si parla mol-to bene dei giapponesi Savoy Truffleche hanno già inciso cinque dischi,mentre in Germania, dove c’è un forteculto per i confederati, operano i Flat-man e i Rebel Pride. E non dimenti-chiamo l’Italia; i torinesi Voodoo Lakehanno inciso un album nel 2001 di pu-ro southern boogie e il trio venetoW.I.N.D., con l’aiuto di Johnny Neel,ha pubblicato tre album di rock bluescon forti influenze sudiste di notevolelivello, ottenendo riconoscimenti inGermania e negli Stati Uniti. Insom-ma, il futuro non è così buio come po-trebbe apparire a uno sguardo super-ficiale, anche se lo sventolio dellebandiere confederate resterà persempre legato a un’epoca fantastica eirripetibile.

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ALTRI SUD’S...Scrivere di questa musica, mi agita.Ma il lettore ha sete più di noi. Ha sete di sapere quali dischi cercareancora per trovare quella indimentica-bile stagione vissuta all’ombra deglieucalipti. Di quei giorni di calore e strade, didonne e di moto, di furgoni e di confi-ni, di tramonti sul mare senza tramaresui monti e di quella musica che se-gnò la nostra vita senza lasciarci maipiù. Oggi ne cerchiamo ancora perdue solide ragioni, una per non moriree l’altra per non continuare a vivere inquel fetido limbo della tecnologia con-sacrata al consumo. Qui al forte pote-te sentirvi difesi, le sentinelle sonichenon si addormentano mai nelle freddenotti dell’ottimismo fai da te. Nellareale dimensione dello smarrimento edello smarronamento sono sempre at-tente a segnalare le putredini che at-taccano il nostro portafoglio. Strettoquanto basta a quel cospetto e divari-cato inverosimilmente quando si trat-ta di catturare antiche gesta ancoraintatte e misteriose. Ecco allora qui di

seguito alcune di esse, gi esse. Ah! Di-menticavo le label. Oltre alla santa Ca-pricorn, alla Sound of the South cioèMCA e Arista ci sono poche realtà con-siderando il lato degli sconosciuti de-diti alla causa. Vale il contenuto, non ilcontenente!

MMIISSSSOOUURRIIMMiissssoouurriiPPaannaammaa RReecc.. Questa band è delMissouri, non misfugge nulla, eracomposta da unquartetto guidatoda Ron West, assie-me a Lane Turner,Alan Cohen e Bill Larson. Di fatto nonsono sudisti per il loro rock vicino agraffi Free, ma più che altro per quellatensione che si avvicina a tutto lo stiledi quel genere che accoglie anche ten-tativi meno stradali o comunque datramonto col sole negli occhi. I Mis-souri sono un esempio da seguire, an-che se difficile. Oltre a questo LP di

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debutto ne seguirà un secondo suPolydor subito dopo e poi nulla. Cosadobbiamo cercare o meglio cosa siascolta in questa band? Una musicache spazia dalle linee r&b sino allaschitarrevole e autostradale ballataReally Love You che chiude il lato disopra. Si ascolta un rock corto solidoe ben fatto, messo giù bene senza

quella raucedine spesso fuori posto.Nessuno grida al miracolo, altrimentinon sarebbero su queste colonne, pri-mo, ma anche se inseriti ora nei mino-ri ci accorgiamo di quanta bella musi-ca ci fosse un tempo. Una volta eratutto così, perché invece oggi a ognidisco niùentri ci viene l’orchite? Certibrani toccano lidi funky, certi altri si

avvicinano a lati desertici e il disco vavia così, rivisti in CD entrambi i lorodue lavori, quindi non impossibili. An-che il secondo non è da urlo... che poiè tutta qui la questione, buona musi-ca senza troppe menate che la rendo-no odiosa. I Missouri, ecco una solu-zione contro il mesto incedere dellavecchiaia. M

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Ogni genere musicale, come ogni at-tività umana, si porta dietro il suoelenco di dolori, perdite, tragedie esfortune assortite. Ma per il rock sudi-sta e i suoi esponenti sembra che laGuerra di Secessione non sia mai fini-

ta e che le perdite continuino all’infinito in una percentuale fuorida ogni norma. Certo lo stile di vita disordinato tra superalcolici,droghe ed eccessi di ogni tipo ha trovato molti adepti tra i confe-derati, ma la percentuale di sfiga è comunque alta. Il 29 ottobredel 1971, Duane Allman si schianta con la sua moto nel centro diMacon contro un camion, chiudendo prematuramente una vitae una carriera nel momento di massimo fulgore. La band sban-da, si riprende, prosegue, ma pochi mesi dopo il bassista BerryOakley muore in un incidente molto simile. Le tragedie punteg-giano la storia degli Allman Brothers: Gregg ha problemi di dro-ga di gravità non comune negli anni ‘70, per tirarsi fuori dai guaidenuncia un roadie provocando il primo scioglimento dellaband. Negli anni ‘80 un malanno incurabile si porta via LamarWilliams, che aveva sostituito Oakley. Ma il ruolo di bassista ne-gli Allman non è fortunato, tanto che anche il sostituto degli anni‘90, il gigante buono Allen Woody, ci ha lasciato prematuramen-te nell’agosto del 2000 nel pieno della carriera. Se aggiungiamoi problemi di alcolismo di Dickey Betts che hanno portato al suoallontanamento dalla band pochi anni fa, si può dire che solo lacoppia di batteristi abbia avuto una vita tranquilla (i problemi dischiena di Jaimoe non meritano neppure una citazione). Mal’accostamento tra southern rock e tragedia per i più è legatoinevitabilmente ai Lynyrd Skynyrd. Come può un tifoso del vec-chio Toro come me non amare alla follia questa band che, nelmomento di massimo fulgore, è stata distrutta dalla caduta delvelivolo che trasportava i musicisti e il loro seguito a Baton Rou-ge il 20 ottobre del 1977? Nelle paludi di Gillsburg si è pratica-mente chiusa l’epoca d’oro della musica sudista con la mortedel cantante (e vero leader di tutto il movimento) Ronnie Van

Zant, del chitarrista SteveGaines e della sorella Cas-sie Gaines, corista dellaband. Il disastro portò all’i-nevitabile scioglimento delgruppo, ma ebbe conse-guenze anche nel decenniosuccessivo. Il chitarrista Al-len Coll ins, ferito nelloschianto, fu il più bersagliatodi tutti: prima la perdita del-la moglie incinta per emor-ragia celebrale, poi nel1986, dopo un incidente

d’auto che procurò la morte della sua nuova compagna, restòparalizzato, morendo quattro anni dopo. Il bassista Leon Wilke-son è morto nel 2001, per cui quando si parla degli attualiSkynyrd, ci si può veramente riferire a dei sopravvissuti, visti an-che i problemi cardiaci di Gary Rossington, il solo chitarrista dellaformazione originale ancora in vita e i ricorrenti malanni dell’exbassista e chitarrista Ed King. Ah, dimenticavo, il cantanteJohnny Van Zant, fratello di Ronnie, è stato recentemente opera-to alle corde vocali, ma sembra che stia recuperando alla gran-de. Non sono da trascurare neppure le disgrazie della MarshallTucker Band e, in particolare, dei fratelli Caldwell. La morte delbassista Tommy per un incidente d’auto nell’aprile del 1980 pro-voca la disgregazione sostanziale della band; quella per infartodell’ex leader e chitarrista Toy nel febbraio del 1993 è un bruttocolpo per chi sperava in un suo ritorno nel gruppo (o meglio inquello che ne restava), dopo un paio di dischi solisti eccellenti.Ricordare tutti i musicisti sudisti che ci hanno lasciato è impossi-bile, mi limiterò a citare ancora due ex Outlaws, il bassista FrankO’Keefe e il chitarrista Billy Jones, entrambi morti nel 1985, il lea-der dei Grinderswitch Dru Lombar, deceduto pochi mesi fa comeDanny Joe Brown, primo cantante dei Molly Hatchet, l’ex roadiedegli Allman e poi bassista dei Grinderswitch Joe Dan Petty, unadelle figure più amate del Sud e, infine, l’indiano sudista JaksonSpires, batterista e anima dei Blackfoot e negli ultimi anni dei no-stalgici Southern Rock Allstars, deceduto nel marzo di quest’an-no.

Paolo Baiotti

SOUTHERNTRAGEDIES

Danny Joe Brown

Duane Allman

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MMOOSSEE JJOONNEESSGGeett RRiigghhttSSoouunndd ooff tthhee SSoouutthh RReecc.. From DoravilleGeorgia ecco il de-butto dei Mose Jo-nes, una band pro-dotta da Al Kooperper la sua propriaetichetta. Un quar-tetto che ha realizzato solo tre album,senza sfondare. Ascoltando questo lo-ro disco si capisce che non erano an-cora troppo duri per il momento in ar-rivo. È un album timido, che soffre dimancanza di idee, di quel tocco dirabbia che ci fece amare il southernrock e i suoi derivati. Probabile che glistudi di Doraville, la città degli ARS,era carente di quel sound a cui faccia-mo sempre riferimento nei nostri so-gni a orecchie aperte. Delicati gospel,soffici le impennate della lead guitarnelle mani di Jim O’Neill, brevi i pa-steggi sul Hammond di Steve Mc Cray.È un disco da ascoltare riposando,verso il primo pomeriggio sul terrazzoall’ombra di quel ficus benjamin chescassa le casse. Il gospel, pur essen-do il simbolo degli stati del sud, non

ci interessa da vicino, non ci toccaquell’esaltante tripudio ecclesiasticodivenuto col tempo una tunica scar-latta dal sapore insipido assetata ditrigliceridi. Noi siamo per il rude su-dore dei bar, per il perduto amore nel-le convertibili e per quelle ragazze co-tonate nate nel cotone. Questo discoè da collocare nelle opere particolari,non in quelle stradali. Il suo valore èprincipalmente di ricerca, riascoltan-dolo sgorgano note già sentite in di-schi altrui, su tutti quelli della ARS,forse la loro ispirazione. Ecco se sieteadoratori della sezione ritmica diAtlanta, questi Mose Jones ci vanno a….Bracchetto. Servito fresco è una go-duria.

RROOBB CCRROOSSBBYYSSaammee GGUURRUU RReecc.. Cominciamo a car-burare. Ecco RobCrosby. Sconosciu-to e solitario uomodi un sud che nonesiste più, animosensibile della pra-teria e dei saloon, nipote di quel luo-

go comune infinito che non lasceremomai. Un disco molto particolare cheinserisco nel ramo per la sua vibrantenatura lirica che, pur staccandosi dal-la chitarra bottle neck, si aggrappasenza grappa alla chitarra con cordedi budello di qualche ungulato Circas-so e la libera in seguito nella realtà in-timistica del borders & bordells. È sudanche questa musica, è sud quellapiacevole armonia che sa di sabbia ecabriolet lungo le strade della fanta-sia. Un album soffice, romantico esempre piacevole. Brevi tocchi disteel, lievi riflessi soul e precise scalesu tasti di pianoforti polverosi. Un mixda stupore raffinato che esalta il no-stro sintomo caduceo, quello rasse-gnato alla perdita del suono. Ma nonabbiate timore, ci sono ancora bei di-schi da scoprire. Ballate in stile coun-try, si alternano ad altre meno selvag-ge e più eleganti. Ci suonano un muc-chio di session man del tutto scono-sciuti quindi non cito i nomi, tantoquando mai li ritroveremo in altri di-schi…Del nostro non so nulla, ovvia-mente, e queste notizie eccitano visi-bilmente l’attento leggente, che sisfogherà a Novegro senza provarequella sottile quanto invidiabile sod-disfazione che arreca la fruizione del-la medesima. Ma cosa ha di specialequesto disco? Niente! Solo che a mepiace un casino, e brani come Circle De Summer Rain restano misteriose ge-sta di una musica che nessuno potràmai rovinare e con essa anche i mo-menti deliziosi di un ascolto, probabil-mente impossibile.

SSOOUUTTHHEERRNN FFRRIIEEDDAA LLiittttllee TTaassttee OOff...... MMEERRCCUURRYY RReecc.. Qui non scherzia-mo, facciamo sulserio. Credevateche mi fossi arena-to renato renato…Non sia mai, il vo-stro trapper ha an-cora molte sorprese per voi, gentililettori e abbonati che soffrite in silen-zio il pessimo ottimismo del tempo.

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Per oggi ascoltiamo i Southern Fried,una band misteriosa e nominata checon questo unico album ha scolpito ilsuo nome nella storia del southernsoul and rock. Li ho sempre cercati, enon ricordo la ragione ma ora che liho catturati dalle parti del Kansassiti,posso sentirmi soddisfatto. Rivivonoin questo disco quegli anni che tantohanno dato al sudore e ai deodorantipopolari. Simili a supposte astrali erecanti seco profumi di soluzioni as-senti. Ma restiamo nel contesto diquesto album che è relazionato ad al-tri grandi dischi. Il tratto di unione losostiene Kenny Loggins, che dopo lefortune con Jim Messina si sbatte inuna caterva di collaborazio-ni. Qui partecipa assieme aJoanne Vent ricordate il suoLP su A&M? poi si collegaanche ai Gator Creek sempresu Mercury SR 61311, aiCountry Coalition su Blue-sway BLS 6043 e al solo delloro leader John Henry Kurtzintitolato Reunion su ABC X742, esa-lato in quell’articolo dal titolo “gli al-bum album”, tanti anni fa. Questo LPè un disco di soul rock sudista ma nonstradale, un insieme di canzoni presedai repertori di vari artisti dell’epoca,Tim Hardin per Dont Make Promises,Curtis Mayfield per People Get Ready,Buck Owens per Your Spell Again,Danny O’Kefee per Sweet Rollin e pu-re Ben E King per ..indovinate? Alla fi-ne il giusto gusto rimane nel palatopelato, le voci sono un turbinio di stilisia maschili che non. Meglio le nonche ci portano a lidi impalpabili e pernulla ferraresi.Magiche voci, solidi arrangiamenti,grande feeling, ottimo lavoro e tantotanto… ottimismo, quello vero, micaquello asfittico che sa di infermeriachiusa per ferie oppure di locali pienidi sedie vuote.

AAAA..VVVV..HHootteellss MMootteellss AAnndd RRooaadd SShhoowwss PPeeaacchheess PPiicckk OOff TThhee CCrrooppss CCaapprriiccoorrnnLa Capricorn Records, alla lunga deveessere esibita, non si può scrivere disouthern rock senza considerarla. Hopensato sia utile ricordarla in queste

due raccolte, celebre la prima e moltomeno la seconda. Tra le due è miglio-re la seconda, quella della pesca, inquanto contiene più del doppio degliartisti della scuderia. In Hotel Mo-tels… si ascoltano i grandi nomi deltempo, con brani che li hanno resi so-lidi per l’eternità, brani assimilati e ir-robustiti dal nostro affetto di rockerinfrangibili. Ecco quindi ulteriori ver-sioni di hit dei Grinderswitch, DixieDregs, Sea Level, Stillwater, Wet Williecon i sacri Allman Tucker band. Comesolisti ascoltiamo Bonnie Bramlett, Ri-chard Betts, Elvin Bishop. Il fior fioredella nostra storia e della nostra vita.Copertina con fish eye e Greyhound

privato, una illusione an-cora dura da cancellare.Quell’America che ci hatatuato per sempre e chenon troviamo più se nonnei vinili vitali. Hotels eradel 1978, mentre Peachesera del 1975, quindi in ca-talogo troviamo moltissi-

mi nomi che poi si sono datti allamacchia, come molti detersivi. La ca-sa di Macon, Georgia, aveva iniziatocon il reclutare artisti che avevano giàalle loro spalle dei dischi che si avvici-navano all’idea di quello che Phil Wal-den, il fondatore della Capricorn, ave-va in mente. Così nella raccolta dellepesca potete ascoltare brani mai vi-sti….di Bobby Whitlock, John Ham-mond, Hydra e Fallenrock, Marcia Wal-dorf, Percy Sledge, Razzy Bailey,Kenny O’Dell, Johnny Darrell, KittyWells, Johnny Wright …e ancora Mar-tin Mull e i Blue Jug. Oltre ovviamenteai grandi. In seguito quasi tutti questinomi citati scomparvero dalla labelper mancanza di coerenza. Però que-sto preambolo serve a capire qualifossero i sentieri su cui era nato ilsouthern rock. E la storia continua ….

CCAAPPTTAAIINN BBEEYYOONNDDSSaammeeSSuuffffiicciieennttllyyBBrreeaatthhlleessssCCaapprriiccoorrnnQuesti due album so-no i più estranei alsound di casa Capri-corn. I CB hanno inci-so tre LP, due qui piùun terzo per la War-ner se ricordo bene.Ritorniamo al suonoante Allman Tucker band, cioè quandosi dava libertà anche a chi con il sudnon c’entrava una mazza. Questo stra-no gruppo ebbe la possibilità di inci-dere due lavori eccellenti senza lascia-re dietro se alcun ricordo. Due dischiincredibili, il primo omonimo numero0105 del 1972 resta un capolavoro dainserire nell’obnubilato mondo dei ca-polavori dimenticati e lo stesso valeanche per il secondo album, Sufficien-tly Breathless, numero 0115 del 1973.Ora qui si apre un interrogativo: comemai del progressivo su questa label?Come mai riverberi canterburyani trale magnolie? I CB erano una band cheproveniva da Los Angeles, strano chelà non abbiano trovato un contratto.Sono arrivati a Macon e realizzanoquesto capolavoro, seguito da un se-condo un pochino meno eclatante, masempre di alto livello. Non vengononemmeno inseriti nelle raccolte di cuisopra, spariscono dal sud e ci riprova-no anni dopo, ma la magia è scompar-sa. Di loro restano queste due vestigiaindimenticabili, difese dallo scudo delcapricorno ma dimenticati troppo infretta dagli stradaioli della notte stel-lata. Anche guidando possono ancoradare brividi ruvidi. Alcune copie del-l’album omonimo hanno la copertinain 3D, vezzo inconcepibile per i rozzisudisti, ma è così. Cercateli e assimila-teli, sono l’ultimo anello che mancanella nostra galassia eucaliptosa.

Bene si conclude ivi questa breve car-rellata sui dischi poco conosciuti di ungenere molto amato. E se non lo ama-te non amate nemmeno voi stessi. Ilrock è qui, non altrove.

Dario Blek Medves� M

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