Riv. Culmine e Fonte 2008-5

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http://www.ufficioliturgicoroma.it/default.asp?iId=LDJMKIl sussidio bimestrale "Culmine e fonte" edito dall'Ufficio Liturgico della Diocesi di Roma ha come obiettivo primario l'approfondimento delle tematiche liturgiche nel contesto pastorale. Non è una rivista rivolta solo agli "esperti", ma è pensata per tutti coloro che si accostano alle Celebrazioni della Chiesa con l'intento di pregare, comprendere, partecipare attivamente, secondo i propri doni, carismi e ministeri. E' uno strumento di formazione e spiritualità liturgica dedicato a Sacerdoti, diaconi, Lettori, Accoliti e Ministri straordinari della Comunione. Rivolgendosi anche a tutti i cultori di Liturgia ed a tutti coloro che riconoscono la necessità di approfondire le tematiche liturgiche si usa un linguaggio semplice ed un approccio prevalentemente pastorale. I contenuti rimangono altamente scientifici: i contributi sono affidati ad esperti del settore, che propongono riflessioni documentate sulle varie problematiche ed aprono la strada a successivi approfondimenti personali.

Transcript of Riv. Culmine e Fonte 2008-5

  • Ci ha liberati dal potere delle tenebre

    inno cristologico contenutonella lettera ai Colossesi untesto di grande densit teologi-

    ca e spirituale. Il tema centrale la subli-

    me dignit del Figlio di Dio, il significatodella sua persona e della sua opera, il le-game che egli come Capo ha con laChiesa suo corpo. Lopera di Cristo lanostra liberazione dal potere delle tene-bre, il mistero pasquale irradia la sua luce

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    Piacque a Dio di far abitareil Lui ogni pienezza (Col 1,13-20)

    Mons. Marco Frisina

    lui che ci ha liberatidal potere delle tenebree ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione,la remissione dei peccati. Egli immagine del Dio invisibile,generato prima di ogni creatura; poich per mezzo di luisono state create tutte le cose,quelle nei cieli e quelle sulla terra,quelle visibili e quelle invisibili:Troni, Dominazioni, Principati e Potest.Tutte le cose sono state createper mezzo di lui e in vista di lui. Egli prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli anche il capo del corpo, cio della Chiesa;il principio, il primogenito di coloroche risuscitano dai morti,per ottenere il primato su tutte le cose. Perch piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a s tutte le cose,rappacificando con il sangue della sua croce,cio per mezzo di lui,le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.

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    e dissipa le tenebre del mondo. Il diavolodeve abbandonare lesercizio dispoticodel suo potere sulle anime che passanodalla schiavit del peccato al servizio diDio, dalla prigionia nei ceppi delligno-ranza e del peccato alla libert del servi-zio divino nella sapienza e nella lode. ilmistero celebrato nel battesimo che tra-sforma luomo profondamente e lo tra-sferisce nel regno del Figlio di Dio. Il re-gno di Cristo, a differenza della tiranniadiabolica, la sovranit dolce dellamoree trasforma i servi in principi, eredi del re-gno, coeredi di Cristo. Questo trasferi-mento dunque una autentica emanci-pazione dal male e liberazione dallaschiavit ma per questo esige una auten-tica conversione, un cambiamentoprofondo e radicale. Chi viene trasferi-to non deve volgersi indietro, non devedesiderare ancora ci che stato abban-donato e da cui stato redento a prezzodel sangue prezioso del Redentore.

    Per mezzo di lui tutte le cose sonostate create

    Linno descrive il primato di Cristo neidue ordini: della Creazione e della Re-denzione. Ovvero il primato che lo ponesu tutte le creature umane e angeliche inquanto Verbo Creatore e il suo primatoriguardo al Corpo della Chiesa in quantoRedentore.

    Nei versetti 15-17 Paolo presenta il Fi-glio di Dio in modo solenne, dimostrandocome egli si erga al di sopra di tutte lecreature perch tutte le cose sono statefatte per mezzo di lui. Egli licona del

    Dio invisibile, Colui che nessuno ha maiveduto ma che s rivelato per mezzo diCristo. Lespressione di Ges: Chi vedeme vede il Padre, viene ripresa e com-mentata dallApostolo in questi versetti. IlFiglio viene descritto come immaginedel Padre: il Verbo eterno, Parola vivente,il Figlio unigenito del Padre si fa carne,assumendo in s tutta lumanit in ungesto di amore sublime e impensabile.Colui per mezzo del quale ogni cosa stata fatta si fa egli stesso creatura. Tuttele cose, con le loro perfezioni, esprimonola sapienza eterna. I cieli narrano la glo-ria di Dio e lopera delle sue mani annun-zia il firmamento (Sal 19): cos si espri-me il salmo descrivendo in modo poeticoleloquenza della creazione che rivela, at-traverso le sue perfezioni, la bellezza e laverit di Dio. Le cose risplendono dellabellezza del volto di Dio parlando del loroCreatore. Luomo creato come imma-gine e somiglianza di Dio, egli ne rap-presenta l icona, limmagine che deveirradiarsi su tutta la creazione annuncian-do la verit del Creatore.

    La creazione con le sue leggi fisiche,le sue meraviglie e prodigi naturali, la suabellezza incomparabile, diviene lalfabetoespressivo della Rivelazione; luomo chiamato a farsi interprete ed ermeneutadel mondo e a innalzare al Creatore unalode senza fine (Sal 8).

    Il Verbo ha impresso in ogni cosalimpronta di Dio e nello stesso tempod senso e fine a tutte le cose, comepantocrator onnipotente tiene nellesue mani luniverso e lo domina con lalegge dellamore. Tutte le creature terre-

  • stri e celesti, visibili e invisibili, sono a luisoggette non per una schiavit dispoti-ca, ma per il soave giogo dellamore che via e fine di tutte le cose. E tutte le co-se sono da lui sostenute, sicch in luitutto sussiste.

    Ma nel momento in cui il peccato entrato nel mondo disgregando larmo-nia creaturale e minacciando la veritdella rivelazione il Verbo eterno si offer-to alla volont del Padre affinch la bel-lezza del suo volto potesse risplendereancora nella Creazione. Ecco allora cheegli discende dal cielo e si fa uomo, assu-me la debolezza della carne per farvi ri-splendere la grandezza dellamore.

    Per mezzo di lui riconciliare a stutte le cose

    La disarmonia del peccato separa ciche Dio, nel disegno della creazione,aveva composto in unit e comunione.La corruzione della creazione crea divi-sione soprattutto nel cuore delluomo enelle sue azioni: lumanit non avrebbemai potuto ricomporre in unit ci che ilpeccato aveva disgregato. Ma il Verbo sifa carne, il Figlio di Dio si fa Figlio del-lUomo e nella sua persona unisce il cie-lo e la terra e con la sua offerta sullacroce riunisce ogni cosa in Lui (Ef 2,15).Il tutto riacquista la sua armonia e lasua bellezza perch il suo sacrificio ri-concilia il mondo con il suo Creatore e ilRisorto diviene il centro delluniverso, ldove abita la pienezza della redenzio-ne e il vincolo perfetto di comunione.

    Egli pace e riconciliazione per ognicredente che nella fede resta ancoratoalla speranza promessa nel Vangelo(Col 1,23).

    Per la redenzione operata da Cristonoi siamo divenuti nuova creatura, supe-rando la prima creazione in grazia e ve-rit perch il Signore che ci ha ripla-smati: Sappiamo infatti che duplice lacreazione della nostra natura, la prima inbase alla quale fummo plasmati, e la se-conda in base alla quale fummo ripla-smatibisognava che diventassimo inCristo creazione nuova. (S. Gregorio diNissa, Contro Eunomio III, 2, 52-53)

    Paolo ci ricorda inoltre una cosa fon-damentale: Ges Cristo il Capo delcorpo che la Chiesa (Col 1,18). Que-sta affermazione vuol farci comprendereche il nostro legame di comunione conCristo ci rende una sola cosa con Lui nonsolo nel mistero della Croce, ma anchenel mistero della gloria. Ci che avvienenel Capo avverr anche nelle membra.Leredit gloriosa di Cristo sar comuni-cata anche a noi: Noi cristiani sappiamoche la risurrezione si gi compiuta nelnostro capo, e che si compir nelle mem-bra. Capo della Chiesa Cristo, membradi Cristo la Chiesa. Ci che prima ac-caduto nel capo accadr poi nel corpo.Questa la nostra speranza; per la qualepreghiamo, per la quale resistiamo e per-severiamo pur in mezzo alla dilagantemalvagit di questo mondo. Questa spe-ranza ci consola, finch la stessa speran-za non sia divenuta realt. (S. Agostino,Esposizione sul Salmo 65, 1)

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    a seconda parte del Benedizio-nale dedicata alle dimore e al-le attivit delluomo. Essa divi-

    sa in tre sezioni: 1. Le case e gli ambienti di vita e di lavo-

    ro; 2. Gli impianti e gli strumenti tecnici; 3. La terra e i suoi frutti. In questo artico-

    lo ci soffermiamo sulle prime due.

    Prima di vedere in concreto i singoli ri-ti, necessario ricordare i principi teolo-gici che stanno alla base di questa prassidella Chiesa. Essa infatti, almeno da uncerto tempo, stata solita benedire, omeglio invocare la benedizione divina,anche sulle cose materiali e sulle attivitumane. Si potrebbe pensare che un tem-po, in una societ sacrale, o in periodo dicristianit, luomo ricorresse a Dio nellesue necessit. Ora, invece, luomo mo-derno trova nella ragione e nella scienzala risposta e la soluzione dei suoi proble-mi. Dio rimane nella sfera del divino edella spiritualit, ma non entra nelle coseprofane, nella vita di tutti i giorni.

    Eppure la rivelazione cristiana non ri-guarda solo la trascendenza, la vita spiri-tuale, il grande problema dellal di l, maanche la vita quotidiana, le cose intra-mondane, per il semplice fatto che Dio

    ha creato questo mondo con una precisafinalit: quella di affidarlo alluomo per-ch lo abitasse e lo coltivasse. Inoltre,con lincarnazione, Dio si fatto uomo,ha abitato in questo mondo, ha vissutoin una casa e in una famiglia, ha lavora-to in una bottega, ha usato una barca, si seduto a tavola, ha camminato per lestrade di questo mondo. Cos Egli hasantificato ogni cosa, e nulla vi pi diprofano (cfr At 10, 15: ci che Dio hapurificato, tu non chiamarlo pi profa-no).

    Molti cristiani che chiedono la benedi-zione di una casa, di un negozio o diunofficina, sono mossi dallidea di allon-tanare le disgrazie o da quella di ottenereun buon successo economico. Non cer-to questo il senso della benedizione. In-nanzitutto noi benediciamo Dio e lo rin-graziamo per averci dato la possibilit dicostruire qualcosa, e prima ancora diaver dato alluomo la capacit di idearla(specialmente quando si tratta di nuovistrumenti tecnici). Poi domandiamo cheegli stia al nostro fianco, mentre operia-mo in quellambiente e ci assista con lasua protezione. Non si chiede tanto dibenedire mura o macchine, o strade omezzi di trasporto, quanto piuttosto diassistere gli uomini che le utilizzano. Lo

    Benedizioni per le dimoree le attivit delluomo

    p. Ildebrando Scicolone, osb

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  • scopo sempre quello che luomo, usan-do rettamente le cose terrene, rimangaorientato verso i beni celesti, e raggiungala sua perfezione. Da qui si comprende ilcontrosenso di coloro (e talvolta succe-de!) che chiedono la benedizione per lo-cali o attivit che contrastano palesemen-te con la legge di Dio, cio con il vero be-ne delluomo.

    Passiamo ad elencare le varie benedi-zioni previste in queste due sezioni delBenedizionale:

    Sezione prima:Cap. 20: Benedizione per una nuova

    abitazione.Cap. 21: Benedizione per lapertura di

    un cantiere di lavoro.* Cap. 22: Benedizione per i nuovi lo-

    cali parrocchiali (lasterisco * indica chequesta non si trova nelledizione tipica la-tina, ma propria del rituale italiano).

    Cap. 23: Benedizione per un semina-rio.

    Cap. 24: Benedizione per una casa re-ligiosa.

    Cap. 25: Benedizione per una scuolao universit degli studi.

    Cap. 26: Benedizione per una biblio-teca.

    Cap. 27: Benedizione per un ospedaleo una casa di cura.

    Cap. 28: Benedizione per uffici, offici-ne, laboratori, negozi.

    Sezione seconda:Cap. 29: Benedizione per sedi adibite

    alle comunicazioni sociali (giornali, studiradio-televisivi, cinematografici, sale di

    incisione o di doppiaggio, internetpoints).

    Cap. 30: Benedizione per locali e im-pianti sportivi

    Cap. 31: Benedizione per sedi adibitea particolari apparecchiature tecniche(per es. una centrale elettrica, un acque-dotto, una raffineria di petrolio, un si-smografo, un impianto di energia eoli-ca)

    Cap. 32: Benedizione per strutture emezzi di trasporto (automobili, navi, ae-rei, treni; ma anche strade, ponti, piaz-ze).

    Cap. 33: Benedizione per attrezzi estrumenti di lavoro.

    Dalla variet dei titoli si capisce chetutte le possibili attivit umane sonocomprese, e ove non si trovasse la bene-dizione specifica, se ne pu adattare unasimile. Utile, a questo proposito lindi-ce alfabetico delle Benedizioni (pp.1198-1205).

    Ministro di queste benedizioni nor-malmente il sacerdote o il diacono, maalcune di esse possono essere anchecelebrate da un laico, come indicatodi volta in volta. sempre ripetuto, nellepremesse a ogni rito, che bene che visia radunata almeno una rappresentanzadella comunit ecclesiale, e certamentecoloro che abiteranno, useranno, o sa-ranno serviti da quei locali o attrezzatu-re. Lo scopo infatti la santificazionedelluomo. A titolo di esempio, riporto iln. 928, che fa parte delle premesse allabenedizione delle sedi per le comunica-zioni sociali: Questa benedizione ri-

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    guarda sia la comunit per il bene dellaquale tali edifici e strumenti vengonoprogettati, sia degli operatori che in qua-lunque modo in quegli ambienti stessi omediante quegli strumenti comuniche-ranno agli uomini le notizie, le opinioni ei programmi di vario genere. Perci al ri-to della benedizione si richiede sia lapresenza della comunit o almeno di al-cuni suoi delegati, che ne facciano le ve-ci, sia di alcuni membri della direzione edel personale che a qualunque titolo viprester servizio.

    La diversit degli ambienti e della lorodestinazione sar buona occasione peruna catechesi sul senso di quella attivito finalit: il senso della vocazione (semi-nario), della vita religiosa (casa religiosa),della malattia (ospedale), della comunica-zione sociale, del lavoro umano, dellastessa economia).

    La struttura dei riti pressoch lastessa.

    Raduno, con un canto adatto (!!!).Segno della croce e saluto del cele-

    brante (adattato a ogni benedizione).Monizione introduttiva, che esprime il

    senso di ci che stiamo per fare.Lettura della Parola di Dio, che ricon-

    duce il momento che stiamo vivendo al-lunico e universale piano di salvezza, ri-velato e attuato in Cristo.

    Risposta dellassemblea con il canto (orecita) di un salmo opportuno.

    Breve esortazione (o omelia).Preghiera dei fedeli (quanta variet e

    quanta ricchezza!).* Padre nostro.Preghiera di benedizione

    Aspersione con lacqua benedetta,che sempre memoria del battesimo(* il rito italiano suggerisce di volta involta, le parole che accompagnano la-spersione).

    (* Secondo i casi, uno dei responsa-bili o degli addetti colloca il crocifisso ounaltra immagine sacra nellambito deilocali).

    Conclusione e benedizione finale aipresenti.

    Canto finale.

    Tre consigli pratici: 1. Bisogna evitare con cura che la be-

    nedizione di tali locali, specialmente se diutilit pubblica, si riduca a un numerodella festa, accanto (e spesso in subordi-nazione) ai discorsi di laici (politici o per-sonalit) e alrinfresco!

    2. Sar bene preparare in precedenzacopie del testo della benedizione, perchi presenti non siano meri spettatori, maveri partecipanti alla celebrazione, spe-cialmente se si eseguono canti o accla-mazioni.

    3. Questa breve presentazione vor-rebbe incoraggiare tutti ad avere in casail Benedizionale, perch possa essere usa-to anche come libro di preghiere, nellevarie circostanze della vita quotidiana.

  • l mirabile racconto della crea-zione, procedente per grandiquadri che si vengono animan-

    do alle parole del Creatore (luce tene-bre, terra cielo, terra ferma mare,) al terzo giorno mostra il manto ver-de che spunta dalla terra e la ricopre,con il fine di assicurare nutrimento al-luomo e agli animali. Il cittadino abitua-to alla luce artificiale perenne e al gri-giore dellasfalto e del cemento deve fa-re un grande sforzo di fantasia per farsua la lode grata dellIsraele biblico, checontemplava ogni giorno e ogni anno ilprodigio del rinnovarsi della creazione: ilfarsi sera e mattina per lalternanza deigrandi luminari, la terra gelata o riar-

    sa che, improvvisamente, si apre per la-sciarne uscire erbe che porteranno vitaagli uomini e al bestiame. Il salmista tor-na a dar voce alla gratitudine di tutto unpopolo:

    Tu fai crescere lerba per il bestiamee le piante che luomo coltivaper trarre cibo dalla terra

    (Sal 104 [103], 14).

    La Bibbia piena di richiami a una ci-vilt agricola che per millenni stata am-biente usuale per la quasi totalit degliuomini. La durezza dellesilio dopo lacacciata dal paradiso terrestre compen-diata nellimmagine del lavoro di un suo-

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    Benedizione ai campi,ai prati, ai pascoli

    Adelindo Giuliani

    Dio disse: La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie. [] Dio vide che era cosa buona (Gn 1, 11-12)

    Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo.[] Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona (Gn 1,29-31a).

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    lo maledetto, che produce solo spine ecardi, e al quale si deve strappare un ma-gro nutrimento con la fatica della propriafronte (cf Gen 4, 17-19); sofferenze para-gonabili, nel registro femminile, solo alledoglie del parto. Quando il profeta Isaiavuole esprimere la gioia irrefrenabile delpopolo l iberatonon trova imma-gine pi immedia-ta e vivida diquella della mieti-tura: Gioisconodavanti a te comesi gioisce quandosi miete (Is 9,2).Quando il SignoreGes vuole met-tere in guardia daun egoismo edo-nistico che portaalla morte ricorreallimmagine delricco possidenteche, di fronte aun raccolto ecce-zionale, non pen-sa ad altro che adampliare i suoigranai per stiparvitutto e vivere feli-ce sottraendosialle pene dellesi-stenza. L invitodel Signore adaccumulare piut-tosto tesori nelcielo, l dove la ti-gnola non consu-

    ma (cf. Lc 12,16-20). Parole familiari achi frequenta la liturgia e la Scrittura, mache cos la tignola? Ogni agricoltore losa: un lepidottero (farfallina, per i nonaddetti ai lavori), le cui larve sono ferocipredatrici degli alberi da frutto, dei qualidivorano le foglie lasciandoli scheletriti

    Alpeggio sul Seealpsee (AI-Svizzera). La scritta: O Dio, proteggi e custodiscinoi e i nostri beni da ogni disgrazia.

  • nel pieno della stagione vegetativa. E chedire della zizzania che, seminata dal ne-mico, cresce insieme con il buon grano?Per strapparla si finirebbe col calpestare ilgrano e si sradicherebbero, insieme conle erbacce, le piantine di frumento.

    Tra le bizzarrie della storia c il fattoche alcune costanti rimangano immutateper millenni e poi che tutto cambi, re-pentinamente, fino a seppellire le traccedel passato e renderle illeggibili ai con-temporanei. Quella civilt agricola e pa-storale che stata ambiente vitale dellu-manit fino alla met del secolo scorso, regredita in pochi decenni fino a diventa-re minoritaria, quasi marginale, almenonelle nazioni occidentali. In Italia lo spo-polamento delle campagne stato rapi-dissimo, tra la fine degli anni Cinquantae gli inizi dei Settanta. Eppure dal lavo-ro di quella minoranza rurale che tutticontinuiamo a trarre il nutrimento diogni giorno, anche se il nostro gesto si li-mita a prelevare dagli scaffali di un iper-mercato oggetti di cui non conosciamobene la provenienza: quanti bambini (equanti adulti) sanno che un carciofo unbocciolo che, se lasciato sulla pianta, pro-duce uno splendido fiore violaceo? Pre-scindendo da ogni valutazione storica,economica o sociale, oggi la gran partedegli italiani vive in citt medio grandi ele giovani generazioni in genere nonhanno conoscenza del mondo agricolo,della sua durezza (pur alleviata da mac-chinari e tecnologie) e dellincertezza dichi vede la propria sopravvivenza e la ri-munerazione delle fatiche dipendere da

    troppi fattori indomabili e imprevedibili:perturbazioni atmosferiche, parassiti, in-cendi e razzie, Insieme con questo, vie-ne meno un prezioso patrimonio simboli-co: i frutti sono anche segni delle stagio-ni che si avvicendano e scandiscono loscorrere del tempo; c il tempo del vinoe quello dellolio, quello delle castagne equello delle fragole. Lo sapevano gliascoltatori di Ges, che venivano esortatia riconoscere i tempi messianici con lostesso acume con cui, dalla vegetazionetenera del fico, arguivano limminenzadella stagione estiva (cf. Mt 24 e paralle-li). Potr capirlo chi solo dal prezzo sa di-stinguere i frutti di stagione da primizie etardizie dimportazione (di solito clamo-rosamente insapori)? E dietro il frutto cil lavoro: una nuova vigna entra in produ-zione dopo tre anni dallimpianto; vazappata e potata in inverno, ogni vite vaspollonata continuamente nella stagionevegetativa, bisogna intervenire tempesti-vamente contro peronospora e altri pato-geni E solo una vite potata drastica-mente porta molto frutto. Come com-prender la parabola del vignaiolo chinon ha idea della prossimit operosa eamorosa con cui un contadino segue lasua vigna durante lintero corso dellan-no? La Scrittura (cf. Is 5) paragona il po-polo di Dio a una vigna e Dio stesso al vi-gnaiolo. Ges riprende limmagine svi-luppandola nel rapporto vitale e intimotra vite e tralci. La preghiera di dedicazio-ne della chiesa riferisce questa immaginealla Chiesa, che chiama: Vigna elettadel Signore, che ricopre dei suoi tralci ilmondo intero e avvinta al legno della

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    croce innalza i suoi virgulti fino al cielo.Il testo echeggia Lumen Gentium 6, cheriprende dalla Scrittura molte immaginidel mondo rurale per descrivere il misterodella Chiesa: ovile, gregge, campo, ulive-to, vigna scelta.

    Nella parabola del fico che non dfrutti (cf. Lc 13) il fattore chiede un altroanno di tempo: zapper il terreno, conci-mer Lascoltatore odierno potrebbepensare a un agricoltore distratto checerca di mettere tardivo riparo alla sua pi-grizia: poteva e doveva farlo prima!Grosso fraintendimento: il fico nei climimediterranei un selvatico che non abbi-sogna di cure. Zappargli il terreno intor-no e concimarlo un surplus di lavoroinaudito, che nessun contadino farebbe,dato che di fronte a una pianta sterile(caso non infrequente) conviene senzal-tro espiantarla e sostituirla, senza troppecerimonie. La parabola non parla dunquedi un Dio esattore esigente, ma vuole dir-ci che la misura dellamore di Dio lamancanza di misura: con il suo popolosterile disposto, come lagricoltore dellaparabola, a fare ancora di pi, pi delnormale e pi del giusto, mettendo inconto anche la derisione di chi conosceil mestiere (la croce! Scandalo per i Giu-dei, stoltezza per i pagani) per chi datempo avrebbe meritato di essere abban-donato al suo destino.

    Come alza gli occhi al cielo per vederese minaccia grandine o se promette piog-gia, cos luomo di fede che lavora neicampi alza lo sguardo verso il cielo per

    invocare la misericordia e la protezione diDio sul suo lavoro. Per secoli la campanadella chiesa ha battuto le ore a vantaggiodi chi era nei campi, invitando anche ascandire il lavoro con la triplice preghieradellAngelus; gi la Regola di san Bene-detto prevede salmi fissi e una sola an-tifona alle ore minori per consentire atutti i monaci la preghiera mnemonica,nei campi, senza bisogno di avere i libri. IlBenedizionale ha conservato la benedi-zione ai campi, ai prati e ai pascoli, so-prattutto in occasione dei momenti pisignificativi della vita della comunit rura-le: semina, raccolto, offerta delle primi-zie, salita e discesa dagli alpeggi, etc. Lapreghiera si pone a met tra ringrazia-mento e implorazione: presentando aDio i beni che la terra ha prodotto, gli af-fidiamo il futuro perch non manchi lasua provvida presenza nel lavoro che at-tende. Nella preghiera dei fedeli il Padre invocato come divino seminatore, pa-drone dellevangelica vigna, Creatore del-luniverso, Signore delle messi, Dio delcielo che nutre gli uccelli dellaria e vestei gigli del campo. Le formule di benedi-zione implorano di allontanare il flagellodelle tempeste e ogni altra sciagura, eal contempo ricordano che ci che ilcampo produce per il bene di molti:Fa che le nostre campagne, allietate daun abbondante raccolto, frutto della no-stra fatica e dono della tua benedizione,possano contribuire al benessere comu-ne.

    Questultima preghiera contiene une-co evidente della formula di benedizione

  • pi alta che la Chiesa rivolge a Dio per ifrutti della terra. Lo fa ogni giorno. Nellacelebrazione eucaristica il presbitero, rice-vuti i doni dalle mani dei fedeli, li presen-ta al Padre dicendo: Benedetto sei tu,Signore, Dio delluniverso: dalla tuabont abbiamo ricevuto questo pane (vi-no), frutto della terra (vite) e del nostrolavoro. Lo presentiamo a te perch diven-ti per noi cibo di vita eterna (bevanda disalvezza); lassemblea acclama Bene-detto nei secoli il Signore. In questomomento la creazione entra nella cele-brazione attraverso le mani dei fedeli edel ministro ordinato. Il primum, liniziati-va sempre di Dio: lui che affida la ter-ra e le sue risorse alluomo. Luomo a suavolta li riceve e vi applica il suo lavoro,ovvero, accoglie responsabilmente il do-no e si fa carico di curarlo, di moltiplicar-lo, di trasmetterlo al prossimo e ai poste-ri. Il pane e il vino sono sintesi mirabile didono e lavoro: il grano non cresce da so-lo e non pane, ma va reso pane attra-verso il lavoro; luva non cresce senza fa-tica e non diventa vino se non per sa-piente intervento umano. Presentare ilpane e il vino significa rendere conto delcreato e predisporre la materia perch ilPadre moltiplichi il dono: non pi cibo ebevanda che danno sollievo momenta-neo a un corpo destinato a perire, ma ilCorpo e Sangue del Figlio crocifisso e ri-sorto, cibo di vita eterna e bevanda disalvezza per una vita chiamata alla pie-nezza delleternit.

    Questi significati travalicano lambitorurale e pongono interrogativi e sfide ur-

    genti e moderne alla pastorale ordinaria.Ne sottolineiamo solo due: il campo dellatutela del creato e di una valorizzazioneche non sia sfruttamento delle risorse na-turali, depauperazione di paesaggi, terri-tori, climi e ambienti umani; il campo del-letica lavorativa, che come insegna unaschiera di santi, da san Paolo a san Bene-detto e fino a san Josemara Escriv luogo e dimensione della santificazionequotidiana di ogni uomo, di chi lavora neicampi e di chi si affaccenda nelle multifor-mi attivit della frenetica vita cittadina.

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    I principi teologici della benedi-zione

    ei principi teologici che hannopresieduto e ispirato la riformadel Benedizionale e sono indi-

    cati nella Presentazione della CEI e nellePremesse generali vengono opportuna-mente richiamati quelli maggiormenteadatti a motivare i rilievi di carattereteorico e pratico che verranno fatti vol-ta a volta nella presentazione dei singoliRiti di benedizione.

    - Le benedizioni e lEucaristia(Presentazione CEI)

    Una prospettiva della benedizione rilevata dalla Presentazione CEI (n. 3),che richiama lEucaristia. In essa, nellaPreghiera eucaristica, preghiera di be-nedizione, si rende grazie al Padre perla sua benedizione in Cristo e si chiedela discesa dello Spirito, pienezza digrazia e benedizione (Preghiera euca-ristica I). Questa connessione apparemotivare linserimento preferenziale

    della benedizione nella Messa, dove siha anche un cenno a una benedizionedelle cose create, benedici e doni almondo ogni bene, in dipendenza dallabenedizione-eucaristia (Preghiera euca-ristica: finale).

    - La Celebrazione della benedi-zione (Premesse generali, n. 20-26)

    La benedizione nella sua celebrazio-ne comporta due parti essenziali. La pri-ma, proclamazione della parola di Dio,caratterizza la benedizione come segnosacro che attinge senso ed efficacia dal-la Parola. La seconda, lode della bontdi Dio e implorazione del suo aiuto, hail suo centro nella formula di benedizio-ne, che si articola nei due movimenticorrispondenti di anamnesi ed epiclesi.

    Come forma di celebrazione dapreferire quella comunitaria, che megliocorrisponde allindole della preghiera li-turgica, con congrua cura della parteci-pazione attiva dei fedeli. Spesso la for-mula di benedizione accompagnatada un segno, che richiama le azioni sal-

    Benedizione di luoghi, arredi e suppellettili

    per luso liturgico e la piet cristiana (Benedizionale 485-645)

    mons. Ruggero Dalla Mutta

    D

  • vifiche di Cristo, alimenta la fede e su-scita la partecipazione dei presenti. I se-gni pi usati sono di estendere o innal-zare o congiungere o imporre le mani, ilsegno di croce, laspersione dellacquabenedetta e lincensazione.

    Le Benedizione di luoghi, arredi esuppellettili per il culto

    Le Premesse particolari della terzaparte ricordano la cura tradizionale del-la Chiesa per la confezione delle cose inrelazione al culto, in modo degno, de-coroso e bello, e la loro benedizionecon riserva del loro uso alla sola litur-gia. Esse precisano inoltre che gli arre-di che rientrano nella celebrazionedella Dedicazione o della Benedizionedella chiesa gi sono benedetti mentrele benedizioni proposte sono per quelliche entrano per la prima volta in uso osono ristrutturati.

    I riti di benedizione

    Contestualizzata questa terza partedel Benedizionale sullo sfondo dei prin-cipi, possibile presentare i 17 riti dibenedizione, che vengono catalogatisecondo le tre categorie del titolo: i luo-ghi cimitero; gli arredi battistero-fonte, cattedra/sede, ambone, altare,tabernacolo, immagini, sede peniten-ziale, porta, campane, organo, via cru-cis, tombe; le suppellettili calice e pa-tena, croce, acqua lustrale, oggetti peril culto -. Per luoghi si intendono glispazi liturgici, per arredi, gli oggetti di

    una certa monumentalit e di stabilecollocazione, per suppellettili gli oggettidi minori dimensioni e messi in uso vol-ta a volta.

    Nel rito abitualmente la Benedizioneo Preghiera di benedizione segue la let-tura della Parola di Dio ed precedutao seguita dalla Preghiera dei fedeli. La-nalisi che segue considera i vari riti ri-chiamando qualche elemento delle pre-messe particolari, rilevandone eventual-mente la particolare articolazione, illu-strando la specifica Preghiera di benedi-zione quale testo teologicamente sa-liente, e sottolineando volta a voltaqualche elemento significativo nella for-ma o nel contenuto.

    I riti relativi ai luoghi

    - Cimitero Lunico luogo oggetto di benedizio-

    ne il cimitero. La Chiesa lo consideraluogo sacro e ne raccomanda la benedi-zione, con lerezione della croce di Cri-sto, segno di speranza e risurrezione.Ma i cristiani seppelliscono e onoranonei cimiteri tutti i defunti perch Cristotutti ha redento con la sua morte incroce. Come giorno adatto per la bene-dizione si raccomanda la domenica, Pa-squa settimanale, a esprimere il sensopasquale della morte cristiana.

    Il rito prevede un raduno in unachiesa o in un luogo adatto oppure al-lentrata del cimitero, con breve liturgiadi colletta. Si ha quindi la processio-ne o lingresso nel cimitero. La Preghie-ra di benedizione ricorda il comando

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    del Creatore del ritorno dei corpi mor-tali alla terra, la sepoltura di Abramo interra promessa, lufficio di Tobia di sep-pellire i morti e il sepolcro di Cristo, dalquale risorto per darci il pegno dellarisurrezione; quindi, iniziando con ilclassico Ora, invoca che il cimitero sialuogo di riposo e di pace in attesa delritorno di Cristo per la risurrezione allavita immortale. Segue laspersione del-lacqua benedetta con il richiamo alBattesimo che ci ha fatto eredi dellagloria futura

    Nel rito senza la Messa, segue il Pa-dre nostro, mentre nel rito con la Mes-sa, questa prosegue nel modo solito.

    I riti relativi agli arredi

    - Battistero/fonte battesimaleIl battistero, il luogo dove conser-

    vata lacqua del fonte, proprio dellechiese cattedrali o parrocchiali, pu es-sere concesso anche ad altre chiese odoratori. Il battistero pu essere separatodallaula assembleare o situato in essa:in entrambi i casi deve essere manife-sto, ad es. con la collocazione dei mo-menti celebrativi e la disposizione deipercorsi, il nesso del Battesimo con laParola di Dio e con lEucaristia, culminedelliniziazione cristiana. Il rito di bene-dizione riservato al fonte fisso. Comegiorno per la benedizione si raccoman-da la domenica, specie le domenichedel tempo pasquale o la festa del Batte-simo del Signore.

    Il rito pu essere unito al Battesimo,con opportuna inserzione, o senza il

    Battesimo. Nel primo caso, dopo la be-nedizione prosegue la celebrazione delbattesimo, nel secondo, segue la rinno-vazione delle promesse battesimali elaspersione con lacqua del fonte.

    La benedizione, uguale per i duecasi, dopo richiami, nellanamnesi, aspunti biblici attinenti il battesimo, tracui, pi significativi, Di qui scaturiscela sorgente che emana dal fianco diCristo e in questo fonte i credentisono immersi nella morte di Cristo perrisorgere con lui alla vita immortalegiunge a una magnifica epiclesi, dellamigliore ispirazione patristica: Man-da, o Padre su queste acque, lo SpiritoSanto che adombr la Vergine Maria,perch desse alla luce il Primogenito; iltuo soffio creatore [meglio Soffiocon la maiuscola, per chiarire il senso]fecondi il grembo della Chiesa, sposadel Cristo, perch generi a te una nuo-va progenie. si prosegue con richiestevarie per i figli rigenerati da questofonte.

    Il testo sembra mostrare qualchemutuo dalle liturgie orientali (Di qui lalampada della fede irradia il santo lu-me ). Nellintroduzione, meglio, nel-la tradizione dei Padri, questo fonte disalvezza, grembo della Chiesa madre che questo fonte di salvezza che sca-turisce dal grembo della Chiesa ma-dre.

    - Cattedra o sede presidenzialeIl rito della benedizione della catte-

    dra segno del magistero del vescovo, odella sede segno della presidenza del

  • presbitero, pu essere inserito nellamessa, allinizio, e consiste in una breveformula di tipo orazione, con invocazio-ne che richiama la figura del Buon Pa-store e petizione relativa ai maestri eservitori della Parola.

    Nel caso che sia senza la Messa si hala stessa formula, allinizio, e quindiuna Preghiera dei fedeli in forma singo-lare, con triplice benedizione nella pri-ma parte, tematizzata sul ministero, epetizione per coloro che dalla sede pre-siedono la Chiesa.

    - AmboneLambone deve corrispondere alla di-

    gnit della parola di Dio e ricordare aifedeli la mensa della stessa Parola. Labenedizione non pu essere impartitada un semplice podio con leggio mobi-le.

    La formula di benedizione durante laMessa, consiste in una ostensione delLezionario allinizio della Liturgia dellaParola, con la domanda che la Paroladi Dio risuoni sempre in questo luogoriveli e proclami il mistero pasquale diCristo e operi nella Chiesa la nostra sal-vezza

    Se invece il rito durante una cele-brazione della Parola di Dio, comportala benedizione, che richiama come Dionon lascia mancare il nutrimento dellasua parola e continua a ricordare le me-raviglie da lui compiute, e quindi chiedeche risuoni sempre la voce del suo Fi-glio risorto e dallambone i suoi mes-saggeri indichino agli uomini il sentierodella vita.

    Nelle Premesse e nel Rito vi sono ac-cenni alla risurrezione, alla pietra delsepolcro e agli angeli della risurrezione,forse con riferimento alla riscopertaprospettiva, che attende tuttavia di es-sere pi pienamente provata, dellam-bone come monumentum resurrectio-nis.

    - AltarePer completezza riportata la be-

    nedizione di un altare mobile da Bene-dizione degli oli e dedicazione dellachiesa e dellaltare, n. 247-259, Essaha luogo durante la Messa, prima dellaLiturgia eucaristica. La formula, ren-dendo al meglio la teologia dellaltare,ricorda come esso sia la mensa sullaquale col rendimento di grazie si com-pie il memoriale del sacrificio di Cristosullaltare della croce e invoca che noisiamo resi altare per lofferta del sacri-ficio spirituale della nostra vita. Lepi-clesi introdotta dal termine raroGuarda (cf Benedizione dellacqua bat-tesimale) per il quale linvio e loperadello Spirito appaiono in prospettivanuziale, in riferimento alla Chiesa spo-sa, cui lo Sposo ha affidato il memoria-le del sacrificio.

    - Tabernacolo eucaristicoIl tabernacolo richiama la presenza

    del Signore nel suo corpo offerto in sa-crificio nella Messa. Il pane eucaristico,conservato per la comunione degli in-fermi e dei morenti quale servizio da-more ai fratelli, fatto oggetto di dove-rosa adorazione.

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    Il rito consiste in una breve benedi-zione e comporta dopo la comunioneuna processione per la riposizione delSantissimo. La formula di benedizione,in forma di orazione chiede a Dio, cheha dato agli uomini il vero pane del cie-lo di benedire il tabernacolo per la cu-stodia del corpo e del sangue di Cristo.Luso della terminologia sacramenta-le significativo. La finale Siamoassociati al mistero della redenzione, ri-chiama quella della colletta del SS. Cor-po e Sangue del Signore, festa tipo delculto eucaristico, che parla di sentiresempre i benefici della redenzione.

    - Immagini Le premesse, con una breve sintesi

    di teologia dellicona, ricordano luo-mo fatto a immagine di Dio, immaginedeturpata dal peccato e restaurata inCristo. Limmagine, riflesso della bellez-za di Dio, presenta visivamente Cristo ei Santi e ne ravviva il ricordo e il deside-rio. E legittimato il culto delle immaginiricordando il principio che non reso aesse ma al loro prototipo. Singolarmen-te per non si richiama il dato di fattodi Cristo immagine di Dio, in cui Egli si reso visibile. Sono date tre forme delrito secondo che si benedica limmagi-ne rispettivamente di Cristo, di Maria odi un Santo. La benedizione unita aivespri con una unione organica che indicata.

    Per limmagine di Cristo, dopo la let-tura, di preferenza Col 1,12-20, Cri-sto immagine del Dio invisibile, labenedizione si presenta in due forme.

    Quella ampia si adatta ai possibili tipi diimmagini menzionando i vari stadi e si-tuazioni dellumanit di Cristo, perchiedere quindi di portare limmaginedelluomo terrestre per rispecchiarequel la del l uomo celeste (cf 1 Cor15,49). Nella benedizione breve, alter-nativa, in forma di orazione, si accennaa Cristo in cui, come immagine, si re-so visibile Dio, e si chiede per i fedeli,che ritraggono in immagine lumanitdi Cristo, di essere configurati a lui.

    Per limmagine di Maria, dopo la let-tura, di preferenza Lc 1,42-50, Tutte legenerazioni mi chiameranno beata, labenedizione si presenta in due forme.Quella ampia, dopo avere menzionatoMaria come immagine e modello dellaChiesa, la ricorda come donna nuova, fi-glia di Sion, serva povera e umile, e chie-de di imprimere nel cuore la sua immagi-ne spirituale, richiamandone i tratti.Nella benedizione breve, alternativa, informa di orazione, Maria presentatacome immagine della gloria futura e sichiede per i fedeli, che presentano lico-na, che ella sia modello di virt.

    Per limmagine dei Santi, dopo lalettura, di preferenza Mt 5,1-12, Ralle-gratevi ed esultate, perch grande lavostra ricompensa nei cieli, la benedi-zione si presenta in due forme. Quellaampia, dopo aver menzionato limmagi-ne che propone alla venerazione il San-to arricchito dei doni dello Spirito, chie-de, con una sorta di riferimento figura-tivo, che si formi in noi luomo perfettonella misura della piena maturit di Cri-sto (cf Ef 4,13).

  • - Sede penitenzialeLa sede penitenziale collocata nella

    chiesa ricorda che la Penitenza appar-tiene al corpo della Chiesa e dispone al-la rinnovata partecipazione dei fratellial sacrificio di Cristo e della Chiesa.

    Nel rito, connesso opportunamentea una celebrazione penitenziale, la be-nedizione, formulata in modo insolito eanomalo, si esprime, e si esaurisce, inun benedire, rendere grazie e innalzarela lode, con riferimento a temi attinentila penitenza.

    - Porta della chiesaLa porta della chiesa, alla quale nel

    Battesimo, nel Matrimonio e nelle ese-quie i fedeli sono accolti e per la qualetalvolta entrano processionalmente, segno di Cristo porta del gregge (Gv10,7) e di tutti coloro che percorsa lavia della santit sono giunti alla casa diDio. Il rito, preferibilmente nella IV do-menica di Pasqua, del Buon Pastore, sisvolge fuori della chiesa e comportaquindi un ingresso processionale inchiesa.

    Dopo la lettura, di preferenza Apoca-lisse 21,2-3.23-26, Vidi la citt santa, lanuova Gerusalemme, scendere dal cielo,da Dio, la benedizione, fatta memoria diCristo, porta dellovile perch chi entrasia salvo e chi entra ed esce trovi i pascolidella vita, chiede che quelli che varcanola soglia siano perseveranti nellinsegna-mento degli apostoli, nella unione frater-na , nella frazione del pane e nelle pre-ghiere e crescano in numero e merito peredificare la celeste Gerusalemme. Lin-

    gresso processionale in chiesa si compiecon un canto e una apposita orazione.

    - Campane Dallantichit vige luso di segni o

    suoni particolari per convocare il popo-lo di Dio alla celebrazione comunitaria,per informarlo su avvenimenti impor-tanti della comunit e per richiamarlonel corso della giornata a momenti dipreghiera. Le campane esprimono cos isentimenti del popolo cristiano special-mente quando si riunisce nello stessoluogo per manifestare il mistero dellasua unit in Cristo. Dato lo stretto rap-porto delle campane con la vita del po-polo cristiano si affermata lusanza dibenedirle per inaugurane luso. Il rito sicompie fuori della Messa o con inser-zione nel corso della Messa, per la qua-le sono date indicazioni.

    Nel rito, dopo la lettura, di preferen-za Mt 16,14-16.20, Andate in tutto ilmondo e predicate il vangelo a ognicreatura, la benedizione ha due formulealternative. La prima, menzionato il ra-duno salvifico operato da Cristo e lariunione in un solo ovile, chiede che ifedeli accorrano al suono delle campa-ne e perseveranti nellinsegnamentodegli apostoli, nella unione fraterna,nello spezzare il pane e nelle preghiere,formino un cuore solo e unanima so-la. La seconda formula, dopo avermenzionata la voce del Creatore che ri-suona allorecchio delluomo per invi-tarlo alla comunione con la vita divina,le trombe dargento con cui Mos chia-ma a raccolta il popolo eletto e i sacri

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    bronzi che ora invitano i fedeli alla pre-ghiera, chiede che i membri della fami-glia di Dio alludirne il richiamo rivolga-no a lui il loro cuore e si raccolgano nel-la sua casa. Elemento particolare e feli-ce il tocco del celebrante alle campa-ne e la formula con cui d a ogni cam-pana il nome della Vergine o di un san-to.

    - OrganoNotevole importanza nella liturgia ha

    la musica sacra; lorgano poi aggiungesplendore alla celebrazione, favorisce lapreghiera dei fedeli e innalza la loromente a Dio.

    Nel Rito, dopo la lettura, di preferen-za Col 3-12-17, Cantando a Dio di cuo-re e con gratitudine, la formula di be-nedizione benedice Dio, al quale canta-no gli angeli e inneggiano gli astri,mentre lassemblea dei redenti ne pro-clama la santit e celebra la gloria delsuo nome con il cuore, la voce e la vi-ta, e il popolo magnifica con la Vergi-ne Maria i prodigi del suo amore; quin-di ne invoca la benedizione sui cantori elo strumento, perch tutti accompagna-ti dai suoi accordi si associno alla litur-gia del cielo.

    Dopo la benedizione si pu tenereun piccolo concerto strumentale e vo-cale mentre tutti restano in religiosoascolto e si astengono dagli applausidopo ogni pezzo.

    - Via crucisIl Rito riservato al caso in cui si eri-

    gono e si collocano le stazioni figure

    e croci o anche solo croci in una chie-sa gi dedicata o benedetta. Il giornopi adatto per la benedizione il ve-nerd, che prepara i fedeli a celebrarela memoria settimanale della Pasquanel giorno del Signore e, in Quaresima,quella annuale. Nel Rito si accenna ri-petutamente alla risurrezione comenella liturgia del Venerd santo - senzacon ci alludere allerezione di una sta-zione corrispondente.

    Dopo la lettura, di preferenza 1 Pt2,19-25, Andate in tutto il mondo epredicate il vangelo a ogni creatura, labenedizione si presenta in due forme.La prima, in forma di orazione, invocatoDio, che dato il suo Figlio alla morte dicroce e lo ha risuscitato, chiede si chie-de di morire al peccato per vivere insantit di vita, e di ripercorrere le tappedella sua passione portando la propriacroce per esultare nella manifestazionedella sua gloria.

    Nella seconda, in forma di benedi-zione breve, si benedice Dio per averstabilito la croce come sorgente di tuttele benedizioni e si chiede di aderire allapassione per giungere al gaudio dellarisurrezione.

    Il Rito, singolarmente mirato a unpio esercizio, prevede che, al termine,ne segua lesecuzione.

    - TombeLe tombe figurano qui quasi singola-

    re arredo del cimitero. La preghieraper i defunti testimonia la fede nella ri-surrezione e nella vita eterna. Il Rito,proprio delledizione italiana del Bene-

  • dizionale, esprime tale fede in una ap-posita benedizione delle tombe nellaCommemorazione di tutti i fedeli de-funti.

    previsto un raduno in una chiesa oin un luogo adatto oppure allentratadel cimitero, con breve liturgia di col-letta. Si ha quindi la processione o lin-gresso nel cimitero. La Preghiera di be-nedizione si presenta in due forme. Laprima, ampia, in forma di benedizione,dopo aver benedetto Dio che nella ri-surrezione di Ges dai morti ci ha rige-nerati a una speranza viva e a una ere-dit che non si corrompe, chiede cheegli accolga i defunti nellassembleadella santa Gerusalemme, e confortiquanti sono nel dolore con la certezzache i morti vivono in lui e i corpi saran-no partecipi della vittoria pasquale diCristo. La finale con menzione dellaMadonna non sembra logicamente bencollegata.

    La benedizione breve, alternativa, informa di orazione, dopo aver invocatoDio, che stringe in un unico abbracciotutte le anime redente dal Figlio, emenzionata la comunione di carit tra ivivi e i defunti che continua, chiede chele anime contemplino la gloria del voltodi Dio e, giunta la propria ora, tutti pos-sano allietarsi della sua presenza.

    I riti relativi alle suppellettili

    - Calice e patenaLa destinazione esclusiva e perma-

    nente del calice e della patena, comevasi sacri, alla celebrazione delleucari-

    stia avviene in forza ed espressa dallaloro benedizione lodevolmente imparti-ta durante la Messa.

    Nel rito durante la Messa, alla prepa-razione dei doni, si ha una presentazio-ne del calice e la patena che sono collo-cati sullaltare. La benedizione, in formadi semplice orazione, dopo aver invoca-to la loro santificazione per il corpo e ilsangue di Cristo in essi offerto e ricevu-to, chiede di ottenere il dono dello Spi-rito nella celebrazione eucaristica in ter-ra per partecipare al convito dei santi incielo. La Liturgia eucaristica proseguenel modo consueto.

    Nel rito senza la Messa, dopo la let-tura, di preferenza 1 Cor 10,16-17, Ilcalice che benediciamo e il pane chespezziamo sono comunione con Cristo,la benedizione, ancora in forma di ora-zione, dopo aver invocato per il calice ela patena, destinati al sacrificio dellanuova alleanza, la benedizione divina,chiede ancora di ottenere il dono delloSpirito nella celebrazione eucaristica interra per partecipare al convito dei santiin cielo.

    - Croce esposta alla pubblica ve-nerazione

    La croce la prima delle immaginisacre; simbolo ricapitolativo del misteropasquale, rappresenta la passione diCristo, il suo trionfo sulla morte e la suaseconda venuta. venerata il Venerdsanto e nella festa dellEsaltazione dellacroce come trofeo di Cristo e alberodella vita. Essa posta innanzi al popo-lo per la celebrazione dei sacri riti, spe-

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    cie lEucaristia, posta nelle case ed eretta pubblicamente, esprime la fededei cristiani e lamore di Dio per gli uo-mini. Il rito per la croce eretta in luo-go pubblico o per la croce principale inchiesa.

    Il Rito prevede un raduno in unachiesa o in un luogo adatto oppure nelluogo dove eretta la croce, con breveliturgia di colletta. Si ha quindi laprocessione verso il luogo dove la croce eretta, altrimenti si continua con lalettura della parola di Dio, di preferenzaFil 2,5-11, Cristo umili se stesso finoalla morte di croce. La preghiera di be-nedizione si presenta in due testi alter-nativi. Il primo ampio, in forma di bene-dizione, benedice Dio per Cristo sacer-dote, maestro e re che ha fatto dellacroce laltare del sacrificio della sua vi-ta, la cattedra di verit e il trono dellagloria, per infondere la sua forza reden-trice nei sacramenti della nuova allean-za, quale frutto portato dal seme mortonella terra. Nellepiclesi introdotta dalclassico Ora si chiede che i fedeli,adorando la Croce del Redentore, attin-gano i frutti della salvezza da lui meri-tati con la passione, frutti che vengonorichiamati nel seguito della domanda. Iltesto breve, alternativo, in forma di ora-zione, chiede al Padre, che nella crocedel Figlio ha posto la fonte di ogni be-nedizione, di assistere il popolo che haeretto la Croce come segno della fede,perch aderendo alla passione raggiun-ga la gioia in Cristo risorto. Segue con-venientemente ladorazione della Crocee quindi la preghiera dei fedeli.

    - Acqua lustrale fuori della MessaSingolare suppellettile, lacqua be-

    nedetta richiama Cristo che ha istituitoil Battesimo, sacramento dellacqua, se-gno della benedizione che salva. Dopola lettura della parola di Dio: tre testibrevi a scelta, Ez 36,25-26 Vi aspergercon acqua pura, 1 Pt 2, Voi siete la stir-pe eletta, Gv 7,37-39, Chi ha sete, ven-ga a me e beva, la preghiera di benedi-zione si presenta in tre formule alterna-tive. La prima in forma di benedizionebreve, dopo aver benedetto Dio che inCristo, acqua viva della salvezza, ci hacolmato di ogni benedizione invocache, attraverso luso dellacqua, sia ri-chiamato il Battesimo e rinnovata lagiovinezza interiore. La seconda, in for-ma di orazione, dopo aver menzionatola rinascita dallacqua e dallo Spiritocon il Battesimo, chiede, per laspersio-ne dellacqua, il rinnovamento del cor-po e dellanima. La terza, ancora in for-ma di benedizione, dopo una tripliceformula laudativa pertinente le tre per-sone divine in relazione al Battesimo,invoca la benedizione del segno dellac-qua perch i rinati nel Battesimo sianotestimoni della Pasqua. Il rito terminacon laspersione dellacqua benedetta

    - Oggetti per il cultoIl Rito per oggetti destinati al culto

    quali la pisside, lostensorio, le vesti perla liturgia e i lini daltare, confezionati significativamente precisato - cos chesiano degni, decorosi e belli ma senzaricerca di mera sontuosit. Il Rito pre-visto nel corso della Messa o di una ce-

  • lebrazione. Per un solo oggetto si ha unrito breve.

    Le vesti liturgiche e la tovaglie dalta-re possono essere benedette prima delli-nizio della Messa nella quale vengonousate, con le stesse formule che per i vasisacri e i lini, e le vesti liturgiche presentatinella Preparazione dei doni.

    La benedizione si presenta in duetesti. Il primo, per i vasi e i lini, in formadi benedizione breve, dopo aver bene-detto Dio che in Cristo accoglie la lodee dispensa i suoi doni, chiede la benedi-

    zione degli oggetti per il culto, segno didevozione filiale, e la crescita dellespe-rienza del suo amore. Il secondo, per levesti liturgiche, nella stessa forma, do-po aver benedetto Dio che accanto aCristo sommo sacerdote ha scelto gliuomini come dispensatori dei suo mi-steri, chiede che i ministri dellaltareonorino le vesti col decoro della liturgiae la santit della vita. Le stesse benedi-zioni r icorrono nel r ito breve dopoquattro brevi letture bibliche sul temadel culto nel rito e nella vita.

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    Nota Bibliografica.

    Soprattutto per liconografia di luoghi, arredi e suppellettili:

    SORANZO MICAELA: La casula, veste della celebrazione eucaristica, in: VP n. 4/2005;

    Oggetti eucaristici destinati al culto, in: Vita Pastorale (=VP) n. 6/2005;

    Il luogo del battesimo: battistero e fonte, in: VP n. 2/2006;

    Il luogo della custodia eucaristica, in: VP n. 4/2006;

    Il luogo della presidenza: cattedra e sede, in: VP n. 8-9/2006;

    Simbolismo dellacqua e oggetti collegati, in: VP n. 3/2007;

    Iconografia dellambone, in: VP n. 2/2008;

    La croce e il crocifisso, in: VP n. 3/2008;

    Il calice tra arte e storia, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa n.4/2007;

    Le vesti liturgiche, in: Rivista di Pastorale Liturgica (=RPL) 4/2008;

    Per le vesti liturgiche e larredo tessile di vari arredi:

    DALLA MUTTA RUGGERO, Le vesti liturgiche. Introduzione alla teoria e alla pratica secondo la concezione classi-

    ca, Apostolato Liturgico Genova, 1984, presso lAutore;

    Idem, Per una teoria delle vesti liturgiche, in: RPL n. 1/1992;

    Lamitto e il camice, in: RPL n. 2/1992;

    La casula, in: RPL n. 3/1992;

    La dalmatica, in: RPL n. 4/1992;

    La cotta Il piviale, in: RPL n. 5/1992;

    Lambone, la sede, il tabernacolo, in: RPL n. 6/1992.

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    Brevi cenni storici sul culto delleimmagini

    a fede dei cristiani si sempremanifestata attraverso la parte-cipazione alla celebrazione euca-

    ristica nella quale si incontra personal-mente il Signore che si rende presentecon la proclamazione della sua Parola econ il dono del suo Corpo e del suo San-gue. Le comunit cristiane dei primi seco-li, plasmate dalla predicazione degli Apo-stoli e, in seguito, consolidate dalla testi-monianza dei Padri, si sono sempre senti-te in sintonia spirituale con il Signore Ri-sorto che camminava con loro per gui-darli, attraverso la storia, verso il Regnodei cieli.

    Sin dai primi secoli, nondimeno, e celo documentano i primitivi monumenti ein modo speciale le Catacombe, gli artisticristiani hanno iniziato ad affrescare sce-ne bibliche, evangeliche, liturgiche, sim-boli di Cristo, figure di profeti di martiri edella Madre di Dio che stringe nelle brac-cia il Bambino Ges.

    Gli studiosi, pur non pensando che sitratti di raffigurazioni eseguite a scopo di

    culto, ritengono che siano testimonianzedi una iconografia sacra comunementeammessa dalla Chiesa.

    Le raffigurazioni suddette iniziano aessere presenti in modo cospicuo e conprogrammi iconografici ben definitiquando, dopo leditto di Costantino e lasusseguente libert di azione della Chie-sa, ha inizio la costruzione delle grandibasiliche cristiane.

    In tali occasioni si eseguono cicli ico-nografici di arcano contenuto biblico e li-turgico e di grande estensione pittoricache hanno lo scopo di condurre il cristia-no attraverso la profonda simbologiapresente nelle immagini non semplice-mente a una conoscenza e istruzione bi-blica, ma ad una cosciente e consapevolepartecipazione liturgica.

    Lo sottolinea san Gregorio quando af-ferma che Quod legentibus scriptura, hocindoctis praestat pictura. Nella stessa li-nea sono santAgostino, san Girolamo,san Nilo, san Basilio, san Gregorio diTours e altri Padri della Chiesa, che de-scrivono questa pratica come un costumegenerale.

    Lo dimostrano, del resto, ancora oggi

    Benedizione per lesposizionedi nuove immagini

    alla pubblica venerazionemons. Cosma Capomaccio

    L

  • gli splendidi mosaici della basilica di S. Vi-tale in Ravenna che presenta un ciclo ico-nografico unico per la sua profondissimavalenza liturgica: nellintradosso dellarcotrionfale, infatti, sono raffigurati Cristo,gli apostoli e i santi invocati nel canonedella Messa e sulle pareti laterali che por-tano allabside si illustrano i sacrifici bibli-ci di Abele, di Melchisedech, di Abramo;ancora lAgnello entro un clipeo, comeostia, sollevato da quattro angeli nellavolta del presbiterio e le offerte con lapatena e con il calice fatte da Giustinianoe da Teodora nei quadri storici dellabsi-de.

    Opere didattiche per istruire i cristianiche non avendo erudizione e preparazio-ne culturale apprendevano da mosaici epitture la conoscenza della Sacra Scrittu-ra attraverso le scene bibliche illustratesulle pareti delle chiese.. o pregnantiessenze simboliche di altissimaarte liturgica che favoriva la con-sapevole partecipazione ad unasinassi teandrica che li coinvol-geva non come spettatori, macome attori di una tangibilerealt divina che manifestava lareale presenza di Cristo Signore?

    Intanto le immagini di Cristo,della Vergine, degli apostoli edei santi si moltiplicano nelle ab-sidi, negli archi trionfali e nellepareti delle chiese, ma non solo;anche nelle case private, agli in-croci delle strade, nelle edicoleche nascono numerose per le viedelle citt e dei paesi, sulle en-colpia (antiche custodie con im-

    magini di santi, reliquie e iscrizioni che ifedeli portano al collo).

    Queste immagini i fedeli le bacianocon affetto, le venerano e le custodisco-no gelosamente come un tesoro, e di-nanzi ad esse accendono lumi, brucianoincenso e cantano salmi e tropari.

    I Padri ne decantano le virt tauma-turgiche, non dissimili da quelle posse-dute dai corpi stessi dei Santi. Affermasan Giovanni Damasceno (650 c-749 c):I Santi erano ripieni dello Spirito di Dio.Ma anche dopo la morte questa forza di-vina non solo resta unita alla loro anima,ma si comunica eziandio alla loro salma,al loro nome, alla loro immagine.1 An-che se tale affermazione non pu esserepresa alla lettera, manifesta per quellaprofonda ammirazione e spontanea ve-nerazione che i cristiani hanno sempretributato a coloro che sono stati testimo-

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    ni della fede nel Signore Ges: special-mente gli apostoli ed i martiri.

    E inevitabile che in ogni epoca controquesta, a volte eccessiva, venerazionedelle immagini dei santi si elevassero vocidi protesta. Il canone 36 del famosoConcilio di Elvira (306) vieta che sia dipin-to sui muri tutto ci che forma oggettodi culto e di adorazione,2 anche se taledecisione conciliare voleva essere, proba-bilmente, soltanto una misura precauzio-nale in rapporto alla disciplina dellarca-no.

    Lo storico Eusebio pronto a condan-nare come pagano chi innalza statue aCristo e quadri agli apostoli Pietro e Pao-lo; cos santEpifanio di Salamina, comeracconta san Girolamo, strapp una pre-ziosa tenda perch raffigurava limmagi-ne di Cristo. Sereno, vescovo di Marsi-glia, ordin la distruzione di tutte le sta-tue sacre della citt attirandosi la decisadisapprovazione di san Gregorio Magno:Et quidem, quia eas adorare vetuisse,omnino laudavimus; fregisse vero, re-prehendimus.3

    Probabilmente da queste decisioni cheavevano lintento di salvaguardare la ge-nuina e autentica venerazione delle im-magini da un eccessivo sentimento di de-vozione che poteva rasentare la supersti-zione e lidolatria dei fedeli, atteggia-menti ancora presenti in molti territori,nasce il primo embrione di quella furiaiconoclasta che sconvolse la Chiesa, inmodo particolare quella dOriente.

    Gli storici concordano nellaffermareche Leone III Isaurico, il quale nel 725scatena la persecuzione iconoclasta, non

    fu motivato dalla sua frequentazione congiudei, pauliciani e maomettani o da gra-vi abusi di atti idolatrici dei cristiani versole immagini sacre, bens da un fanaticozelo di riforma che raccoglieva quellacorrente ostile al culto delle immaginisempre presente in seno alla Chiesa.

    Per oltre un secolo, purtroppo, la san-guinosa lotta iconoclasta, che distrussenon solo un numero indefinito di imma-gini, ma schiacci con la morte e convessazioni di ogni tipo una moltitudineincalcolabile di fedeli, di monaci e di reli-giosi, turb profondamente lOriente elOccidente.

    Il secondo concilio di Nicea fu convo-cato nel 787, su richiesta di papa Adria-no I, dall'imperatrice d'Oriente Irene, perdeliberare sul culto delle immagini (ico-nodulia): Significato e liceit del cultodelle immagini, ebbe il merito di dirime-re lannosa questione con le lapidarie,sagge e profonde affermazioni dei Padriconciliari.

    opportuno ricordare, pertanto, chesecondo questo famoso, spesso non co-nosciuto, considerato o non ben sottoli-neato, canone del Concilio Niceno II,4 li-conografia cristiana Rivelazione agliocchi come la Scrittura agli orecchi: ciche la parola risuonando trasmette me-diante ludito, ci stesso la pittura imitan-do mostra mediante la vista. 5

    Siamo dinanzi ad una dimensionealtissima e profondissima del sacro, di-mensione che travalica ogni memoriastorica e che si innesta direttamente sul-la Rivelazione. La ragion dessere, lesi-genza esistenziale della l iturgia, in

  • realt, il suo carattere simbolico cheha come suoi componenti il tempo e lospazio; il simbolo, infatti, non pu esse-re tale se non inserito in uno spazio edadeguato alle esigenze di un tempo.La liturgia cristiana si presenta comeun complesso di segni e di simboli chele scienze umane possono studiare a di-versi livelli, ma di cui si pu avere unacomprensione e unesperienza autenticasolo in un contesto di fede e di apparte-nenza alla Chiesa.6

    La liturgia, allora, essendo sistema disegni-simboli, condizionata nel suo si-gnificato dal valore simbolico che leazioni ed i gesti hanno in rapporto allarealt sacramentale di cui il simbolo lespressione.7

    Si deve annotare, purtroppo, chequesta pregnante dimensione dellarteliturgica si perde attraverso i secoli amano a mano che si smarrisce questolinguaggio simbolico che non si fermaalle forme e dimensioni esteriori, ma pe-netra nellessenza stessa del simboloche travalica, appunto, lapparenza perrendere presente lirraggiungibile, linvi-sibile, il trascendente.

    Il medioevo, salvo qualche eccezionecome la riforma monastica dei Cistercen-si con il conseguente rigore, accetta ilculto delle immagini secondo la tradizio-ne secolare della Chiesa e luso di esporlee venerarle in chiesa, anzi si appassionaalla ricerca e al ritrovamento delle reliquiedei santi pi venerati.

    Del resto le numerosissime cattedrali eperfino le umili chiese di borghi e villaggirurali costituiscono il pi vasto e il maggio-

    re monumento iconografico della storia.Il culto e la venerazione dei santi,

    nondimeno, riceve un incremento ina-spettato quando si innesta nel filonedelle numerose corporazioni di mestierie pie confraternite che si erano create ilproprio patrono, lo ponevano in vene-razione nei propri oratori, ne dipingeva-no limmagine sugli stendardi, suglistemmi e sulle divise delle rispettive ag-gregazioni.

    Afferma il Vacandard: Se i teologimantenevano la dottrina nei limiti dellor-todossia, i fedeli in pratica non avevanosempre gli stessi scrupoli. La confidenzache le persone del volgo mostravano ver-so i santi, le loro reliquie e le loro imma-gini, sapeva talvolta di superstizione e dipaganesimo.

    Non era infrequente, del resto, il casoche si attribuisse alla statua o allimmagi-ne una virt divina come se si trattasse diun amuleto magico; ovvero che la fiducianel santo, presso qualche cristiano pocoistruito, passasse sopra quella dovuta aDio stesso.

    Proprio per questi, per fortuna nonordinari, atteggiamenti di errata venera-zione verso le immagini di Cristo, dellaBeata Vergine Maria e dei santi, la Rifor-ma protestante non solo rinfacci allaChiesa il culto dei santi, ma ne impugnla dottrina stessa provocando in moltiluoghi le scene selvagge di distruzioneiconoclasta che si erano verificate inOriente nel secolo VIII.

    Una precisazione autorevole in taledisciplina venne dal Concilio di Trento(1563) che, mentre confermava la vali-

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    dit della tradizione del culto delle im-magini dei santi, raccomandava unonore ed una venerazione con giustocriterio: Inoltre le immagini di Cri-sto, della Vergine madre di Dio e deglialtri santi devono essere tenute e con-servate nelle chiese; ad esse si deve at-tribuire il dovuto onore e la venerazio-ne: non certo perch si crede che vi siain esse una qualche divinit o virt, percui debbano essere venerate; o perchsi debba chiedere ad esse qualche cosa,o riporre fiducia nelle immagini, comeun tempo facevano i pagani, che ripo-nevano la loro speranza negli idoli(407), ma perch lonore loro attribuitosi riferisce ai prototipi, che esse rappre-sentano. Attraverso le immagini, dun-que, che noi baciamo e dinanzi allequali ci scopriamo e ci prostriamo, noiadoriamo Cristo e veneriamo i santi, dicui esse mostrano la somiglianza. Cosagi sancita dai decreti dei concili - spe-

    cie da quelli del secondo concilio di Ni-cea - contro gli avversari delle sacre im-magini (408).8

    I Padri conciliari raccomandavano,pertanto, ai vescovi di vigilare per evitareogni abuso, di istruire i fedeli per elimina-re ogni segno di superstizione nellinvo-cazione dei santi e nella venerazione del-le loro immagini e di impedire che fosse-ro introdotte nuove immagini senza la lo-ro debita approvazione.

    Con rammarico si deve annotare chedopo il secolo XI allo scopo di sollecitarela devozione del celebrante verso il mi-stero o il santo commemorato nella Mes-sa, si era introdotto un particolare ele-mento architettonico nella struttura litur-gica dellaltare: il dossale che sostenevala figura del santo o uno o pi episodidella sua vita.

    Il dossale, prima molto piccolo e visibi-le solo dal sacerdote celebrante assunsea mano a mano una sempre maggioreimponenza tanto da ridurre la mensaquasi un semplice piedistallo in funzionedi esso.

    Ancora oggi si possono vedere, risa-lenti al periodo romanico-gotico o alle-poca barocca, enormi dossali, spesso ar-tisticamente elaborati e splendidamenteornati, vere e proprie opere darte (adesempio quelli spettacolari delle chiesespagnole), sui quali troneggiano le statuedel santo patrono e di altri santi che ine-vitabilmente attraggono lattenzione deifedeli che dimenticano o non conosconola dimensione teologica dellaltare.

    Il Concilio Ecumenico Vaticano II conla Costituzione sulla Liturgia Sacrosanc-

  • tum Concilium ha posto mano ad unariforma liturgica che era necessaria per ri-portare la Liturgia alle fonti del suo esse-re e alle origini del suo divenire per puri-ficarla da tutte quelle superfetazioni, in-crostazioni e orpelli che, mentre ne alte-ravano la spirituale originalit e ne offu-scavano la divina bellezza, lavevano pri-vata di quella comprensione del Misteroche i fedeli non riuscivano pi a percepiree di quel coinvolgimento nellazione litur-gica essenziale per la sua immensa va-lenza teandrica.

    Anche per le immagini sacre ha paroledi squisita chiarezza e di indiscussa auto-revolezza: Si mantenga l'uso di esporrenelle chiese le immagini sacre alla vene-razione dei fedeli. Tuttavia si esponganoin numero limitato e secondo una giustadisposizione, affinch non attirino su dis in maniera esagerata l'ammirazionedel popolo cristiano e non favoriscanouna devozione sregolata. Quando si trat-ta di dare un giudizio sulle opere d'arte,gli ordinari del luogo sentano il pareredella commissione di arte sacra e, se ilcaso, di altre persone particolarmentecompetenti, come pure delle commissio-ni di cui agli articoli 44, 45, 46. Gli ordi-nari vigilino in maniera speciale a che lasacra suppellettile o le opere preziose,che sono ornamento della casa di Dio,non vengano alienate o disperse. (SC125-126).

    Non meno chiare ed estremamenteimportanti sono le materne e accorateraccomandazioni che il Concilio riservaper gli artisti, indispensabili artefici con laloro creazione e la loro competenza arti-

    stica, affinch si lascino formare per unapuntuale e teologica visione delloperache sia espressione viva e concreta di arteliturgica: larte che celebra il Mistero. Ivescovi, o direttamente o per mezzo disacerdoti idonei che conoscono e amanol'arte, si prendano cura degli artisti, alloscopo di formarli allo spirito dell'arte sa-cra e della sacra liturgia. Si raccomandainoltre di istituire scuole o accademie diarte sacra per la formazione degli artisti,dove ci sembrer opportuno. Tutti gliartisti, poi, che guidati dal loro talento in-tendono glorificare Dio nella santa Chie-sa, ricordino sempre che la loro attivit in certo modo una sacra imitazione diDio creatore e che le loro opere sono de-stinate al culto cattolico, alla edificazio-ne, alla piet e alla formazione religiosadei fedeli.

    Quanti sono gli artisti che conosconoquesta particolare sollecitudine dellaChiesa nei loro confronti, ne comprendo-no il profondo dettame teologico senzavederlo come una indebita ingerenza, siaprono ad una necessaria formazione li-turgica per essere idonei strumenti a vei-colare una presenza trascendente permezzo della loro opera artistica, di esse-re, insomma dei veri agiografi della Paro-la che si manifesta attraverso le immaginida loro create?

    Non sufficiente, allora, disegnareuna croce o riprodurre un monogrammaperch si possa parlare di unopera di ar-te sacra, ma, penetrando profondamentenella dimensione antropologica vivamen-te radicata nella coscienza che possiedelesperienza del sacro, esprimere con i co-

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    dici iconici appropriati la realt sacrale.Le opere delluomo, dunque, le opere

    darte sacra devono riuscire ad esprimerein qualche modo linfinita bellezza divinaed indirizzare le menti degli uomini aDio; come potr, per, accadere ci se,specialmente nel nostro tempo, con la ri-duttiva motivazione della semplicit, chequasi sempre sciatta imitazione di mo-delli profani contrabbandati per modernied attuali ad acquirenti sempre pi sprov-veduti ma convinti di essere degli esperti,si introducono nei nostri edifici di cultoopere darte che con il sacro non han-no nulla da condividere?9

    Rito della benedizione

    Nella revisione dei libri liturgici statointeressato anche il Rituale Romano cheoggi si presenta strutturato con i riti deisacramenti e dei sacramentali, come ilBenedizionale.

    Il titolo fa intendere una raccolta ditutte le benedizioni che la santa madreChiesa offre come possibilit di interven-to nel tempo e nello spazio della vitadelluomo.

    Basta scorrere i capitoli, i numeri, lepagine di questo volume per rendersiconto che si articola in un movimentoascendente e discendente dal momentoche, come conferma tutta la tradizionedellAntico e del Nuovo Testamento, il Si-gnore il benedetto ed il benedicente.

    Illuminanti sono le affermazioni di sanPaolo che scrivendo alla comunit di Efe-so afferma:

    Benedetto sia Dio,

    Padre del Signore nostro Ges Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. (Ef 1, 3)Nel capitolo III al n45 si incontra la

    benedizione che interessa questo artico-lo: Benedizione per lesposizione di nuo-ve immagini alla pubblica venerazione.

    Afferma la CEI nei Prenotanda al n45: Di qui il pio invito che la madre Chie-sa rivolge ai fedeli perch venerino le sacreimmagini: essa vuole che i suoi figli, spin-gendo pi a fondo il loro sguardo sul mi-stero della gloria di Dio, che rifulse sul vol-to di Cristo e brilla nei suoi Santi, divenga-no essi stessi luce nel Signore. Tanto piche le sacre immagini, non di rado capola-vori d'arte soffusi di intensa religiosit,sembrano il riflesso di quella bellezza cheda Dio proviene e a Dio conduce. Le im-magini infatti non soltanto richiamano allamente dei fedeli Ges Cristo e i Santi inesse raffigurati, ma li presentano, per cosdire, visivamente al loro sguardo. Quantopi frequentemente l'occhio si posa suquelle immagini, tanto pi si ravviva e cre-sce, in chi le contempla, il ricordo e il desi-derio di coloro che vi sono raffigurati.Pertanto la venerazione delle sacre imma-gini si annovera tra le forme pi significati-ve e pi notevoli del culto dovuto a CristoSignore, e, sia pure con altre modalit, aiSanti: non che si ritenga che le immaginiabbiano in s una qualche virt divinama perch l'onore reso alle immagini riferito ai prototipi da esse rappresentati.(n 1359).

    Sono affermazioni chiaramente com-prensibili del desiderio inconfutabile di

  • racchiudere la grande venerazione popo-lare verso le immagini nellalveo origina-rio e sicuro della tradizione millenariadella Chiesa.

    Viene palesata, inoltre, la raccoman-dazione di non sottovalutare la benedi-zione di una immagine come un episodiodi poco conto e di scarsa rilevanza per lavita spirituale dei fedeli e per il loro per-sonale e comunitario cammino di fede.

    Quando, in base al n. 125 della Co-stituzione liturgica Sacrosanctum Conci-lium, viene esposta alla pubblica venera-zione dei fedeli, specialmente nelle chie-se, una nuova immagine sacra di notevo-le rilievo, buona cosa celebrare il ritoparticolare qui proposto. Il rito si svolgefuori della Messa. Nel caso poi di una sa-cra immagine per la sola venerazione do-mestica nelle case dei fedeli, la benedi-zione si svolga secondo il rito descrittopi oltre (n 1360).

    Non credo n opportuno, n necessa-rio presentare il rito di benedizione nellesue formule rituali dal momento che si

    evidenziano con sicura comprensibilitdalla lettura del testo.

    Mi basta citare la stessa chiara struttu-ra presentata dai medesimi Prenotanda:Il presente capitolo comprende tre riti:

    a) rito di benedizione in occasionedell'esposizione di un'immagine di nostroSignore Ges Cristo;

    b) rito di benedizione in occasionedell'esposizione di un'immagine dellabeata Vergine Maria;

    c) rito di benedizione in occasione del-l'esposizione dell'immagine di uno o piSanti (n 1361).

    Penso che valorizzare, in modo irre-prensibile per la dimensione liturgica del ri-to, levento non ordinario e non frequentedella benedizione di una immagine sacrada esporre alla pubblica venerazione inuna chiesa sia una eccellente opportunitper un primo incontro evangelizzatore conpersone e categorie lontane dalla Chiesa eda una visione di fede che sempre si rac-colgono numerose, come curiosi osserva-tori, a partecipare a un tale episodio.

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    1 Giovanni Damasceno, PG, 95, 310.

    2 Concilio di Elvira, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, I, ed.D.Mansi, Florentiae, 1767, 263.

    3 Gregorio Magno, Epistula IX, 105.

    4 C. Capomaccio, LArte liturgica, in La partecipazione liturgica, Atti del I Convegno Regionale di Pastorale Liturgi-

    ca, Conferenza Episcopale Campana, Pompei 1-3 ottobre 1991, 58.

    5 Concilio Niceno II, sessione IV, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, 13, ed.D.Mansi, Florentiae,

    1767, 113.

    6 D.Sartore, Il segno e il simbolo, in Arte e Liturgia, Alba 1993, 139.

    7 C.Capomaccio, Arte liturgica.Larte che celebra il Mistero, Ferrara 1998, 38.

    8 Concilio di Trento, Sessione XXV (3-4 dicembre 1563).

    9 C. Capomaccio, Arte liturgica, o.c., 32-33.

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    icona (o le icone) da benedire posta, circondata da fiori, su un tavolinomesso davanti allambone e il sacerdote, dopo averla incensata incominciacon una benedizione a Dio; il lettore dice le abituali preghiere iniziali e il sal-

    mo 88 con 3 Alleluia finali.

    SACERDOTE Signore Dio onnipotente dei nostri padri, che nellAnticoTestamento hai comandato di fare per la tenda della riu-nione delle immagini dei Cherubini in legno e oro, comepure dei ricami, non respingere oggi le immagini che noidipingiamo per la venerazione e ledificazione dei tuoi fe-deli servitori, affinch contemplandole ti glorifichino esiano degni di ricevere la tua grazia e il tuo regno. Ti pre-ghiamo, volgi ora il tuo sguardo su questa icona (o icone)disegnata e dipinta in onore del tuo Figlio diletto e in me-moria della tua salvifica incarnazione e di tutti i suoi mira-coli e benefici, e benedicila con la tua benedizione celestee santificala, come pure coloro che la venereranno e tipregheranno davanti ad essa. Liberali da ogni afflizione enecessit, e da ogni male dellanima e del corpo, e rendilidegni della tua grazia e misericordia (Ad alta voce): Per-ch Tu sei la nostra santificazione e noi diamo gloria ate, con il tuo Figlio unico ed il tuo santo Spirito buono evivificante, ora e sempre, nei secoli dei secoli.

    CORO AmenSACERDOTE Preghiamo il Signore perch ci renda degni di ascoltare il

    Santo Vangelo.CORO Signore piet. Signore piet. Signore piet!SACERDOTE Sapienza! In piedi, ascoltiamo il Santo Vangelo! Pace a

    tutti.

    Benedizione di una o varie iconedi Cristo e delle Feste

    del Signore nel rito bizantino

    L

  • CORO E allo spirito tuo.SACERDOTE Lettura del Vangelo secondo Matteo (Mt 11,27-30)CORO Gloria a te, o Signore, gloria a te.SACERDOTE Stiamo attenti. (Segue la lettura del Vangelo).CORO Gloria a te. O Signore, gloria a te.SACERDOTE O Ges dolcissimo, salvaci.CORO O Ges dolcissimo, salvaci.

    Salva dai mali i tuoi servi, o pieno di misericordia, poichfiduciosi a te ricorriamo, salvatore misericordioso, sovra-no di tutti, Signore Ges.

    SACERDOTE (a voce bassa): Ascolta Signore, Dio mio, dalla tua santa dimora e daltrono della gloria del tuo regno,e manda con misericordiala tua santa benedizione su questa icona (o icone) e nel-laspersione di questacqua santa benedicila e santificala.Dalle la forza di guarigione che allontana ogni malattia einfermit e macchinazione diabolica da tutti coloro cheaccorreranno ad essa e ti imploreranno davanti ad essa;te lo chiediamo e ci rivolgiamo a Te: che la loro supplicasia sempre ascoltata e ben accolta. (E pi forte): Per lagrazia e la misericordia del tuo unigenito Figlio, col qualeTu sei benedetto e col tuo santo e vivificante Spirito, orae sempre e nei secoli dei secoli.

    CORO Amen.

    Segue laspersione e il sacerdote ripete tre volte la preghiera: Questa icona bene-detta per la grazia del Santissimo Spirito e per laspersione di questacqua santa, nelnome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen ( 3 volte).Si legge o canta poi: Veneriamo la tua purissima immagine, o Buono, chiedendo per-dono delle nostre colpe, o Cristo Dio. Hai voluto infatti liberamente salire con il Tuocorpo sulla croce per liberare dalla schiavit del nemico coloro che tu hai plasmato.Perci con riconoscenza gridiamo a Te: hai riempito di gaudio luniverso, o nostro Sal-vatore,venuto a salvare il mondo!Nel congedo il sacerdote dice: Colui che prima della sua passione ha riprodotto su unlino limmagine del suo purissimo volto divino e umano, Cristo nostro vero Dio, per lepreghiere della sua immacolata Madre e di tutti i suoi santi, abbia piet di noi e ci sal-vi, come buono e amico degli uomini.

    I presenti si avvicinano per il bacio dellicona mentre il coro intona il canto finale.

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    Premessa

    a parte seconda del Benedizionalepresenta le Benedizioni per le di-more e le attivit delluomo a sua

    volta divisa in tre sezioni.La prima riporta le benedizioni per Le

    case e gli ambienti di vita e di lavoro (Cap.XX-XXVIII) la seconda quelle per gli impian-ti e gli strumenti tecnici (Cap. XXIX XXXIII) la terza quelle per la terra e i suoifrutti (Cap.XXXIV XXXVII).

    Nelle premesse generali del Benedizio-nale si afferma che: Talvolta poi la Chiesabenedice anche le cose e i luoghi che si ri-feriscono allattivit umanasempre pertenendo presenti gli uomini che usanoquelle determinate cose e operano in queideterminati luoghi. Mediante i riti di be-nedizione luomo attesta di servirsi dellecose create, in modo che il loro uso loporti a cercare Dio, ad amare Dio, a servirefedelmente Dio solo (n.12).

    Illuminati dalla fede gli uomini ricono-scono i segni della bont di Dio non solonelle cose create, ma considerano ogniumano evento come manifestazione diquella provvidenza del Padre con cui Diotutto regge e governa (n.718).

    Il senso di fede che porta a vedere Dioin tutte le vicende della vita, si esprime neiriti che si celebrano in occasione dellinizio

    delle attivit lavorative (n. 719) e i riti di be-nedizione, proposti dal Benedizionale, in-tendono ringraziare il Signore per le realiz-zazioni e le costruzioni frutto del lavorodelluomo ma soprattutto supplicarloperch si degni di colmare della sua be-nedizione coloro che di queste realizzazio-ni beneficheranno (n.719).

    Benedizioni che accompagnano le mul-tiformi attivit delluomo che rivestono an-che grande importanza per la loro vita.

    Come si vede si insiste sul principioenunciato al n. 31 delle premesse generaliche la celebrazione delle benedizioni ri-guarda .i fedeli battezzati quindi un su-peramento del pericolo della superstizioneper recuperare lespressione della fede at-traverso il ricorso alla Parola di Dio e la pre-ghiera della Chiesa che costituiscono glielementi essenziali che non si possono maiomettere neppure nei riti brevi (cfr.n. 23).

    Nel Benedizionale Italiano le premesse aquesta parte seconda riportano due adat-tamenti molto significativi: luso dellacquabenedetta per laspersione di persone, am-bienti o strumenti di lavoro come richiamoa Cristo, acqua viva e fonte di ogni bene-dizione (n. 721) e la collocazione in luogoopportuno di un segno o una immagineche ricordi lavvenuta celebrazione e ri-chiami al rendimento di grazie e alla testi-monianza della fede (n. 722).

    Benedizioni per le dimoree le attivit delluomo

    Antonio Cappelli, diacono

    L

  • La celebrazione della Benedizionecome occasione pastorale

    Alla richiesta di benedire una nuovaabitazione, o un ambiente di lavoro o stru-menti per il lavoro il parroco ed i suoi col-laboratori acconsentano volentieri (n.723) perch offerta loro una preziosa oc-casione di incontro.

    Tutte le benedizioni di questa parte se-conda infatti prevedono la presenza nonsolo del richiedente ma anche di tutti colo-ro a cui ledificio destinato o che lo fre-quenteranno (comunit familiare, condo-mini, utenti, docenti e studenti, pubblico oclienti, dottori e pazienti, maestranze ecc.).addirittura nel caso della Benedizione diuna nuova casa se non sono presenti colo-ro che vi abitano non si pu procedere allabenedizione (cfr. n. 726). La partecipazionedi coloro che abitano o frequentano lam-biente di lavoro fanno assumere maggiorpienezza di significato alla celebrazionedella benedizione (n. 746).

    Per mezzo della proclamazione dellaparola di Dio, della esortazione e dellepreghiere della chiesa, opportunamentescelte e adattate alle circostanze di per-sone, dellopera e del luogo si potr fa-vorire la partecipazione consapevole, atti-va e fruttuosa dei fedeli.

    Scorrendo i capitoli di questa sezione sivede come la celebrazione di queste Bene-dizioni consente di incontrare settori dellavita sociale che altrimenti difficilmente sa-rebbero raggiungibili: i cantieri di lavoro; lascuola o luniversit; una biblioteca; ospe-dale o casa di cura; uffici, officine, labora-tori e negozi; sedi per le comunicazioni so-ciali; impianti sportivi; strutture e mezzi di

    trasporto. In alcuni casi questa iniziale be-nedizione potrebbe essere trasformata inincontro annuale in analogia con la bene-dizione pasquale delle famiglie adattando-ne gli elementi indicati. Lo stesso Benedi-zionale suggerisce questo utilizzo pastorale(cfr. n. 836; n. 864; n. 887; n.908).

    Limportanza di queste opportunitpastorali sottolineata inoltre dal fattoche tutte queste benedizioni devono es-sere celebrate dal Vescovo o dal Sacerdo-te o dal Diacono eccezion fatta per i ritidella Benedizione per una nuova abitazio-ne, la Benedizione per sedi adibite a parti-colari apparecchiature tecniche, la Bene-dizione per strutture e mezzi di trasporto,la Benedizione per attrezzi e strumenti dilavoro che possono essere usati anche daun laico.

    Lutilizzo con intelligenza pastorale delleBenedizioni di questa parte seconda delBenedizionale, consente di superare il dua-lismo tra mondo della fede e mondo dellavoro, di superare la persistente estraneitdi questi due mondi. Si tratta di far ap-parire chiaramente il messaggio cristianoche afferma che luomo strettamente im-pegnato alledificazione del mondo (cfrConc. Vat. II, Gaudium et Spes, nn. 33-34).Il lavoro, lingegno e laiuto della scienza edella tecnica consentono alluomo di con-tribuire al miglioramento delle condizionidi vita sia proprie che degli altri.

    Invocare la benedizione di Dio sul lavo-ro ma anche e soprattutto su chi lavora echi beneficia del lavoro degli altri impe-gnarsi a diventare strumenti per annunzia-re la verit, alimentare la carit, difenderela giustizia, diffondere la gioia, favorire ecostruire la pace (cfr n. 941).

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    Formazione LiturgicaCulmine e Fonte 5-2008

  • Formazione LiturgicaCulmine e Fonte 5-2008

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    opo aver descritto lArs cele-brandi e la struttura della cele-brazione eucaristica, la seconda

    parte dellEsortazione apostolica Sacra-mentum Caritatis si sofferma ampiamen-te sui criteri per una Actuosa participatio Autentica partecipazione alla celebra-zione, su cui gi il Concilio Vaticano IIaveva messo particolare enfasi, e sottoli-nea: L'attiva partecipazione auspicatadal Concilio deve essere compresa in ter-mini pi sostanziali, a partire da una pigrande consapevolezza del mistero cheviene celebrato e del suo rapporto conl'esistenza quotidiana. Si ribadisce nel-lEsortazione la piena validit della racco-mandazione della Costituzione conciliareSacrosanctum Concilium, che esortava ifedeli a non assistere alla liturgia eucari-stica come estranei o muti spettatori,ma a partecipare all'azione sacra consa-pevolmente, piamente e attivamente.Viene ricordato tuttavia che la partecipa-zione attiva alla celebrazione non coin-cide di per s con lo svolgimento di unministero particolare n le giova unaconfusione che venisse ingenerata dallaincapacit di distinguere, nella comunio-ne ecclesiale, i diversi compiti spettanti aciascuno. A questo proposito viene ri-confermato che il sacerdote in modoinsostituibile, colui che presiede l'interacelebrazione eucaristica, dal saluto inizia-le alla benedizione finale. In forza del-

    l'Ordine sacro ricevuto, egli rappresentaGes Cristo, capo della Chiesa e, nel mo-do suo proprio, anche la Chiesa stessa. Ilsacerdote coadiuvato dal diacono, ilquale ha nella celebrazione alcuni compitispecifici, e in relazione a questi ministeri,legati al sacramento dell'Ordine, si pongo-no anche altri ministeri per il servizio litur-gico, svolti da religiosi e laici preparati.

    Per favorire la partecipazione attiva deifedeli al Sacrificio eucaristico si pu farespazio ad alcuni adattamenti appropriati aidiversi contesti e alle differenti culture.Nonostante vi siano stati alcuni abusi,questo principio deve essere mantenutosecondo le reali necessit della Chiesa, laquale vive e celebra il medesimo misterodi Cristo in situazioni culturali differenti.LEsortazione apostolica incoraggia quindia proseguire nel processo di inculturazionenell'ambito della celebrazione eucaristica,tenendo sempre conto delle possibilit diadattamento offerte dall'OrdinamentoGenerale del Messale Romano, e alla lucedei diversi documenti del Magistero elabo-rati sul tema.

    Lactuosa participatio dei fedeli alla ce-lebrazione viene determinata anche dallecondizioni personali in cui ciascuno devetrovarsi per una fruttuosa partecipazione.Non ci si pu aspettare una partecipazio-ne attiva alla liturgia eucaristica, se ci si ac-costa ad essa superficialmente, senza pri-ma interrogarsi sulla propria vita. Favori-

    Sacramentum Caritatis 7Stefano Lodigiani

    D

    Testi e Documenti

  • scono tale disposizione interiore, ad esem-pio, il raccoglimento ed il silenzio, almenoqualche istante prima dell'inizio della litur-gia, il digiuno e, quando necessario, laConfessione sacramentale. Un cuore ri-conciliato con Dio abilita alla vera parteci-pazione. In particolare, occorre richiamarei fedeli al fatto che un'actuosa participatioai santi Misteri non pu aversi se non sicerca al tempo stesso di prendere parteattivamente alla vita ecclesiale nella sua in-tegralit, che comprende pure l'impegnomissionario di portare l'amore di Cristodentro la societ. Se la piena partecipa-zione alla celebrazione eucaristica si haquando ci si accosta anche all'altare per ri-cevere la Comunione, si deve fare atten-zione a che questa giusta affermazionenon introduca un certo automatismo tra ifedeli, quasi che per il solo fatto di trovarsiin chiesa durante la liturgia si abbia il dirit-to o forse anche il dovere di accostarsi allaMensa eucaristica.

    LEsortazione apostolica si occupaquindi dei cristiani appartenenti a Chieseo a Comunit ecclesiali che non sono inpiena comunione con la Chiesa Cattolica.Noi riteniamo che la Comunione eucari-stica e la comunione ecclesiale si appar-tengano cos in