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    a lettera ai Romani uno deipilastri della rivelazione, la suadensit teologica sorprende

    sempre e testimonia laltezza straordina-ria del cammino con Cristo e lintimitspirituale con la grazia vissuti dallApo-stolo. La sua sintesi teologica nasce dauna profonda esperienza della redenzio-ne che san Paolo ha vissuto interiormen-te e profondamente: non un eserciziopuramente mentale, una speculazioneintellettuale sulla grazia di Cristo, maunesperienza autentica vissuta nelle in-

    numerevoli occasioni di una testimo-nianza quotidiana del Vangelo di salvez-za. Nella Lettera ai Romani lApostoloparla alla comunit cristiana di Roma,una comunit nata gi da tempo e radi-cata nella popolosa comunit ebraicadella citt. Altri evangelizzatori avevanopreceduto Paolo nellannuncio del van-gelo ma ora era necessario ribadire alcu-

    ne verit fondamentali e, inoltre, farcomprendere ai nuovi credenti in Cristoche venivano dallebraismo il rapportotra la Legge mosaica e la nuova leggedello Spirito, spiegare questa continuitmeravigliosa tra la fede dei padri e la fe-de in Cristo Ges che venuto a com-piere la rivelazione e a redimerci dalpeccato e dalla morte.

    In maniera particolare il capitolo ot-

    tavo tratta proprio della novit della leg-ge donataci in Cristo Ges, la legge del-lo Spirito che ci immette in una dinami-ca nuova, liberandoci dalla vecchia dina-mica della carne, emancipandoci dalcondizionamento della concupiscenza e

    della debolezza del peccato. La dinami-ca della carne ci porta in basso, ci fa de-cadere dalla dignit di creature fatte aimmagine di Dio e ci travolge facendocismarrire in una giungla di desideri e di

    passioni, nella superbia e nellavarizia,

    1

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    Inno allamore di Cristo(Rm 8,31-39)

    mons. Marco Frisina

    L

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    nella malevolenza e nella prepotenza dichi vuole affermare il suo potere suglialtri mascherando cos la sua profondadebolezza, che ha bisogno di continue

    conferme e riaffermazioni per sentirsiforte abbastanza.

    luomo vecchio, il vecchio Adamo,quello che ruggisce nel nostro cuoreperch pretende i suoi diritti e le sueambizioni; il condizionamento del pec-cato ci tiranneggia, come ci ricordaPaolo nel capitolo settimo, e ci conduceallo scoraggiamento e a volte alla di-

    sperazione; ma Cristo ci ha liberati daquesta schiavit. Egli morto sulla Cro-ce per far morire quelluomo vecchioche abita in ciascuno di noi ed risortoil terzo giorno per far vivere luomonuovo che non segue la legge della car-ne, ma quella dello Spirito. Questa leg-ge scritta nel cuore, ci anima dallin-terno, ci muove verso la vita e verso

    Dio, perch lo Spirito Santo che ci vivifi-

    ca uscita dalla bocca di Dio e a lui ri-torna coinvolgendoci in un vortice stu-pendo in cui lamore trionfa. Lui stesso,

    lo Spirito di Dio, lAmore increato, ein lui noi siamo una sola cosa con la-more di Dio, siamo coinvolti nellunicorespiro vitale di Dio e ci che ci muovenon pi il nostro Io voglioso e pre-potente, ma Dio stesso. Lo Spirito di-venta il motore e lenergia di questomovimento verso Dio; lui che conducele nostre azioni e plasma in noi, giornodopo giorno, il volto di Cristo, il Figliodi Dio, colui che nostro modello e no-stro Redentore, colui che luomo nuo-vo che venuto a compiere la nuovacreazione.

    La vita nello Spirito ci libera dalle ca-tene del mondo, dai condizionamentidelle nostre passioni, dalla prigionia dei

    nostri desideri e ci fa volare nella li-bert dellamore, ci fa librare fino a Diosulle ali della verit. Nella bellezza delvolto di Cristo possiamo contemplarelo splendore della verit e dellamore eil suo frutto: la gioia infinita di coluiche vive dellamore e della sua libert,luomo nuovo che sembra uscito ades-so dalle mani creatrici di Dio. Cristo

    porta nel suo corpo mortale le feritedellamore redentore, i segni gloriosidel sacrificio della Croce che non sonosegni di sconfitta ma di vittoria, trofeigloriosi dellamore di Dio. Ma quelleferite sono anche un incoraggiamentopotente per tutti i cristiani, impegnatinella lotta quotidiana contro il peccato,sono la testimonianza vivente della vit-

    toria di Cristo a cui noi partecipiamo

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    ogni volta che nella nostra vita faccia-mo rivivere quellamore e quella dona-zione.

    Nel momento della prova, lo Spiritoviene in nostro aiuto perch soffia in noila stessa vita di Cristo, ci rende partecipidel suo stesso sacrificio e della sua risur-rezione gloriosa. Questa comunioneprofonda con lui ci rende forti della suaforza, crocifissi con lui e risorti con luipossiamo sfidare il mondo e il peccatosicuri della vittoria finale.

    Chi ci separer dallamore di Cristo?

    Forse la tribolazione, langoscia,

    la persecuzione,

    la fame, la nudit, il pericolo, la spada?...

    Ma in tutte queste cose

    noi siamo pi che vincitori

    per virt di colui che ci ha amati.

    Io sono infatti persuaso che n morte,

    n vita,

    n principati, n presente n avvenire,

    n potenze, n altezza n profondit,

    n alcunaltra creatura potr mai separarci dallamore di Dio,

    in Cristo Ges nostro Signore. (Rm 8,35-39)

    Nel finale del capitolo ottavo san Pao-lo riassume tutto questo e innalza un in-no di lode a Cristo che, donandoci il suo

    Spirito, ci ha liberato dalla morte. Lo facon parole forti, entusiasti, che nasconodalla constatazione concreta e vissuta del-la forza di questo amore. Paolo vive so-stenuto da questa certezza che lo rendeimpavido nei confronti delle persecuzionia cui tante volte sottoposto, gioioso inmezzo a tanto dolore e sofferenze, tran-quillo in mezzo ai terrori e alle angosce.

    Questamore che vince la morte nonteme nulla, perch lo Spirito creatore esantificatore, la Potenza increata di Dio,il suo Amore infinito e onnipotente ci so-stiene e ci fa respirare la vita stessa di

    Dio. Tutta la creazione vive con noi que-

    sta libert nuova ed esulta perch la no-stra rivelazione di figli di Dio libera an-che loro e fa esultare tutte le creaturedella gioia e della luce di Dio.

    Lamore trionfa e dissipa le tenebre,

    la vita rinasce e sconfigge la morte.

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    lla domanda: come si diventacristiani?, si sente rispondere:con il battesimo. Per secoli il

    catechismo ha risposto cos. Dopo il Con-cilio Vaticano II, per, non si pu pi,non perch non sia vero, ma perch

    una risposta parziale e fuorviante. Se fac-ciamo un paragone tra la vita cristiana ela vita naturale, possiamo dire che si di-venta uomini con la nascita? vero soloin parte. Il neonato uomo, e pure non ancora uomo, perch, anche se ha tutti idiritti umani, non li pu esercitare piena-mente finch non arriva alla maggioreet. La vita cristiana inizia con il battesi-mo, ma non si esaurisce in esso.

    Dal Concilio Vaticano II in poi, diciamoche si diventa cristiani con liniziazionecristiana, che comprende tutto un cam-mino, culminante nella celebrazione deisacramenti delliniziazione cristiana: ilbattesimo, la cresima e leucaristia, visticome tre tappe di un unico itinerario. Il

    Concilio, per la verit, non utilizza ancoralespressione iniziazione cristiana. SC64, che costituisce la base del nuovo Ri-to delliniziazione cristiana degli adulti(=RICA), utilizza il termine catecumena-to, diviso in pi gradi. Ancora il Cap. Idel RICA porta il titolo: Rito del catecu-menato disposto per gradi. Ora il cate-cumenato esso un grado (e un tempo)

    della iniziazione cristiana.

    Lespressione iniziazione cristiana sarpoi nel titolo del RICA e da esso passer nelCodice di Diritto canonico e nel Catechi-smo della Chiesa cattolica. Esso si trova al-linterno del rito stesso, quando, nel giornodella Elezione (prima domenica di Quaresi-

    ma) si presentano i nomi degli eletti ad es-sere iniziati ai santi misterinella prossimaVeglia pasquale.

    Il termine greco, che traduciamo coniniziazione cristiana mistagogia, cheletteralmente significa guida, iniziazioneal mistero. Esso non significa istruzio-ne sui misteri, ma conduzione, guida,introduzione pratica nei santi misteri.Noi cristiani siamo tutti degli iniziati.La catechesi mistagogica poi servir afarci comprendere che cosa significhi ecomporti essere iniziati.

    La parola iniziazione fa pensare ai ritiiniziatici di religioni esoteriche, di sette o disociet segrete. Tanto pi se si unisce allaparola misteri. Certamente lespressione

    come tale proviene dalle religioni misterichedellantichit, da cui il cristianesimo delleorigini ha preso le distanze; in seguito per,specialmente nel sec. IV, ne ha assunto laterminologia, e si confrontato con esse,verificando come il mistero di Cristo (nelsenso che ha in san Paolo) porta a compi-mento non solo il piano di Dio, ma superale aspettative degli uomini che in quei riti

    misterici cercavano la salvezza. Mentre,

    A

    Unit delliniziazione cristianap. Ildebrando Scicolone, osb

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    nelle religioni misteriche, questa solo peralcuni iniziati, nel cristianesimo essa pertutti, perch Cristo venuto perch tutti

    abbiano la vita.I sacramenti delliniziazione cristiana so-

    no tre: battesimo, cresima ed eucarestia.Per tanti secoli, conferendo il battesimo aibambini e rimandando di alcuni anni gli al-tri due, si parlato di essi in modo distintoe separato. Tale separazione non ha aiutatoa comprendere il loro significato, ancheperch si celebravano (si amministrava-no) in qualsiasi giorno, senza alcun lega-me con le feste (i misteri) del Signore cheli hanno originati (p. es. la Pasqua). I sa-cramenti delliniziazione sono infatti im-mersione nella Pasqua di Cristo.

    Si spiegavano allora partendo daglieffetti che producono. Non ci si do-mandava: cosa significa e attua il batte-

    simo?, ma: cosa ti d il battesimo?, ecos per la cresima e leucaristia. Questavia non conduce a comprendere il verosenso della vita cristiana1.

    Una retta comprensione della iniziazio-ne cristiana si pu avere pensando che essaci rende conformi allimmagine del Figliodi Dio (Rom 8, 20). Il cristiano infatti unaltro Cristo, figlio nel Figlio. Ora ci ponia-

    mo la domanda: come e quando luomoGes divenuto Figlio di Dio2? Sappiamobene che ci avvenuto nellIncarnazione,quando stato concepito nel grembo dellaBeata Vergine Maria, per opera dello SpiritoSanto. In un secondo momento Ges sta-to pieno di Spirito Santo (Lc 4, 1), quan-do questi sceso su di lui, dopo il battesi-mo al Giordano; in quel momento Ges

    stato manifestato dallo Spirito (e dal Batti-

    sta) e ha iniziato la sua missione (cfr Gv 1,31-34). In terzo luogo, Paolo dice che Ges stato costituito figlio di Dio, secondo lo

    Spirito di santificazione, a partire dalla risur-rezione dai morti (Rom 1, 4).

    Se ora pensiamo alla Chiesa come alcorpo di Cristo, vediamo che essa natadalla Pasqua, dal costato di Cristo dor-miente sulla croce (SC 5); stata poi ma-nifestata dallo Spirito nella Pentecoste e daallora ha iniziato la sua missione nel mon-do. Oggi la Chiesa si manifesta e agisce(come Chiesa) in ogni assemblea liturgica,specialmente nella celebrazione eucaristica.

    Allo stesso modo, perch luomo diventifiglio di Dio in modo completo (= perfetto), necessario che nasca dallacqua e dalloSpirito (Gv 3, 5); ma se il battesimo gli con-ferisce lessere divino, nella cresima lo Spiri-to lo unge, lo consacra per la missione e il

    servizio (ministero). Il battesimo d lessere,la cresima d lagire cristiano. Nella parteci-pazione alleucaristia, egli continuamentevive la sua comunione con Cristo, testimo-nia la sua fede, annuncia la morte e la risur-rezione, spinto allazione missionaria.

    Questi tre percorsi paralleli, di Cristo,della Chiesa e del cristiano sono schemati-camente presentati nella tabella seguente.

    Essa va letta in sinossi, sia verticalmente,come abbiamo gi fatto brevemente, siaorizzontalmente. Cos vediamo il rapportoche i tre sacramenti delliniziazione hannocon il mistero di Cristo e della Chiesa, cheviene celebrato nellanno liturgico:1. Cristo nasce a Natale, la Chiesa a Pa-

    squa, il cristiano nel Battesimo.2. Cristo viene manifestato e inizia la sua

    missione al Giordano, che lEpifania di

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    Cristo, la Chiesa ha la sua epifania nellaPentecoste, il cristiano nella Cresima oConfermazione3.

    3. La risurrezione e la glorificazione diCristo il compimento ultimo dello-pera della salvezza. Nel celebrarla, la

    Chiesa manifesta se stessa, come po-polo escatologico, come la sposa chenel banchetto eucaristico pregustaquello escatologico (cfr Apoc 19, 9), acui il battezzato e confermato parteci-pa nella comunione.Se questa tabella ha una certa vali-

    dit, risulta altres che lordine dei sacra-

    menti di iniziazione teologico, e nonpermetterebbe di mutarlo. Le ragionipastorali che da qualche tempo si addu-cono per conferire la cresima dopoleucarestia, non sembra che abbianoprodotto leffetto sperato e non aiutano

    la comprensione della struttura sacra-mentale.

    Il RICA oggi il modello del processodi iniziazione cristiana non solo per colo-ro che lo compiono da adulti, ma do-vrebbe esserlo per tutti, anche per coloroche, battezzati da bambini, lo completa-no a distanza di anni.

    Cristo Chiesa Cristiano

    Nasce come Figlio di Dio Nasce dalla Pasqua Nasce come figlio di DionellIncarnazione nel (dal costato di Cristo)

    Battesimo

    Viene manifestato e mandato Viene manifestata e mandata Viene manifestatodopo il Battesimo nella Pentecoste e mandato nella Cresimaal Giordano (Epifania)

    Entra nella condizione Oggi si manifesta in ogni Vive la sua cristificazionedi Figlio di Dio assemblea eucaristica nella partecipazione alla

    a partire dalla Risurrezione Eucaristia.(Rom 1, 4)

    1 Per la cresima poi, il Catechismo di Pio X non diceva nemmeno che ci d lo Spirito Santo. Diceva soltanto che

    ci fa perfetti cristiani (senza spiegare il senso di questa perfezione), soldati di Ges Cristo e ce ne impri-

    me il carattere, senza alcun legame con gli altri due sacramenti. Se poi si dice che la cresima ci d lo Spirito

    Santo, allora sorge la domanda: il battesimo non ci d lo Spirito Santo?, e gli altri sacramenti, non dnno

    tutti lo Spirito Santo?2 So bene che la domanda dovrebbe porsi al contrario: come e quando il Figlio di Dio si fatto uomo?. Lho

    ribaltata volutamente, perch luomo deve diventare figlio di Dio.3 La Chiesa romana celebra il Battesimo del Signore nella domenica dopo lEpifania. In quella occasione, spes-

    so si parla del battesimo cristiano, e si trova giusto celebrare anche i battesimi. Dalla tabella risulta che al bat-

    tesimo di Ges, corrisponde nella stessa linea, non il battesimo del cristiano, ma la cresima, come seconda

    tappa nel cammino di divinizzazione.

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    l 6 gennaio 1972 veniva pubbli-cato lOrdo Initiationis Christia-nae Adultorum.

    Era la concreta ed efficace riposta allavolont conciliare di ripristinare il catecu-menato degli adulti. Questo rituale deveessere visto nellinsieme di un rinnova-mento del catecumenato che conobbeuno sviluppo molto veloce.

    Il Concilio Vaticano II aveva determi-nato: Si ristabilisca il catecumenato de-

    gli adulti diviso in pi gradi, da attuarsi agiudizio dell'ordinario del luogo; in que-sta maniera il tempo del catecumenato,destinato ad una conveniente formazio-ne, potr essere santificato con riti sacrida celebrarsi in tempi successivi. (SC64). E subito precisa (n. 66)1 che devonoessere riveduti i riti del battesimo degliadulti, sia nella forma semplice, sia in

    quella pi solenne connessa con il ripristi-no del catecumenato, disciplinato dall'or-dinario del luogo; in questa maniera iltempo del catecumenato, destinato auna conveniente formazione, potr esse-re santificato con riti sacri da celebrarsi intempi successivi. E, aprendo la porta alprocesso dinculturazione, viene stabilitoche nei luoghi di missione sia acconsenti-

    to accogliere, accanto a elementi propri

    della tradizione cristiana, anche elementidelliniziazione in uso presso i vari popoli(v. SC65).

    Inoltre, i padri conciliari, consapevolidella profonda unit tra i sacramenti del-liniziazione, chiesero che venisse rivedutoil rito della confermazione, perch appa-risse pi chiaramente la sua intima con-nessione con tutta liniziazione cristiana.

    In questo senso importante richia-marsi alla SC109, che dice:

    Il duplice carattere della quaresima il quale, soprattutto mediante il ricordo ola preparazione al battesimo e mediantela penitenza, invita i fedeli all'ascolto pifrequente della parola di Dio e alla pre-ghiera e li dispone cos a celebrare il mi-stero pasquale , sia posto in maggiorevidenza tanto nella liturgia quanto nellacatechesi liturgica.

    Origine del nuovo rituale

    Costituito il Consilium ad exsequen-dam constitutionem de sacra liturgia nel1964 furono formati diversi gruppi diesperti per studiare i vari settori della li-turgia. Il gruppo o coetus 222, composto

    da 12 membri, ebbe il compito di interes-

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    LOrdo Initiationis Christianae

    Adultorump. Juan Javier Flores Arcas, osb

    I

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    sarsi del rito del battesimo degli adulti.Tale coetus ebbe come relatore P. Baltha-sar Fischer e come segretario P. Seumois.

    A tale proposito, si pu stabilire un iterredazionale dellOrdo Initiationis Christia-nae Adultorum (OICA), secondo almenosei tappe, cos disposte:

    1) un primo schema dellOrdo battesi-male per gli adulti venne presentato alConsilium il 19 Novembre 1965 e su-scit unanimata discussione che ver-teva non tanto sulla struttura del rito,quanto sui particolari;

    2) ci fu poi lo schema del 18 marzo1966 che conteneva due capitoli, dicui il secondo presentava un catecu-menato diviso in quattro gradi, segui-to dalla celebrazione dei sacramenti edal tempo mistagogico. Il Cardinale

    Lercaro port al Papa un secondoschema chiedendo di poterlo utilizza-re ad experimentum;

    3) segu un periodo di sperimentazionein diversi paesi, prevedendo, almeno50 centri di catecumenato. I Paesi in-teressati erano il Giappone, il Mal, ilTogo, la Costa dAvorio, lAlto Volta, ilRwanda, il Belgio, il Canada, gli Stati

    Uniti e la Francia. Fu questo un fecon-do periodo di sperimentazione e quin-di di grande vitalit ecclesiale. Lespe-rienza francese si trova in un fascicolopro manuscripto diffuso a cura delCNPL (Centro Nazionale di PastoraleLiturgica di Parigi);

    4) segu, poi, la sessione del Coetus XXIIa Vanves (Francia), nei pressi di Parigi,

    dal 30 dicembre 1968 al 4 gennaio

    1969, dove si giunse a una prima sin-tesi sulla fase di sperimentazione.Venne fatto successivamente un rap-

    porto per gli sperimentatori perchpotessero esprimere in breve tempo illoro parere;

    5) Usc successivamente lo schema 352del 29 settembre 1969. La redazionequasi definitiva dellOICA si ebbe conquesto schema che venne sottoposto,dopo i diversi esperimenti, allappro-vazione finale della Congregazionedel Culto Divino;

    6) La data di pubblicazione dellOICA 6gennaio 1972: passarono, quindi, pidi due anni prima che il Rituale rice-vesse il sigillo di approvazione. LOICAfu ufficialmente pubblicato dalla SacraCongregazione per il Culto Divino conDecreto del 6 gennaio 1972, firmato

    dal Cardinale Tabera e da AnnibaleBugnini, pochi giorni prima che venis-se nominato Nunzio Apostolico.

    A prescindere da queste tappe, im-portante non dimenticare che il ConcilioVaticano II si trov di fronte alla necessitdi una revisione profonda. In sostanza, sidoveva provocare una presa di coscienza

    circa la priorit di mantenere e garantirelunit dei tre Sacramenti costituenti lIni-ziazione Cristiana .

    Il Rituale non si limit a presentare lacelebrazione del Battesimo, della Confer-mazione e della Eucaristia, ma compreseanche i riti del Catecumenato, ristabilitosecondo le indicazioni del Vaticano II.

    Venne sottolineato il carattere pa-

    squale. Al n. 8 si dice:

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    Perch lIniziazione cristiana non altro che la prima partecipazione sacra-mentale alla morte e risurrezione di Cri-

    sto tutta lIniziazione deve rivelarechiaramente il suo carattere pasquale.

    A partire da questo principio, litinera-rio venne raccordato con lAnno liturgi-co: la Veglia Pasquale fu indicata come iltempo pi conveniente per il conferimen-to dei sacramenti dellIniziazione e attor-no a essa furono disposti il tempo dellapurificazione e dellilluminazione, nonchquello della mistagogia, collocati rispetti-vamente nel periodo di Quaresima e neltempo di Pasqua.

    Articolazione del Rituale

    LOICA non solo un libro liturgico:esso si presenta anche come un diretto-rio pastorale, con tante indicazioni ricchee articolate da adattare alle diverse situa-zioni, con formulari numerosi, da sceglie-re o elaborare secondo le necessit.

    LOrdo un volume di 193 paginesuddiviso in sei capitoli, preceduti da unaduplice introduzione e seguiti da unap-

    pendice.Il libro preceduto dai Praenotanda

    Generalia (35 numeri), il cui testo si ritro-va anche nel Rito del Battesimo dei bam-bini (Ordo Baptismi infantium). Nei Prae-notanda esposta unessenziale teologiadelliniziazione cristiana, valida tanto pergli adulti quanto per i bambini: una menscomune che definisce e interpreta il pro-

    cesso di accoglienza di un nuovo creden-

    te alla Chiesa e al Mistero che in essa sicelebra e si vive, anche se con forme eprassi diverse.

    Richiamata lunit dei sacramenti del-liniziazione (n. 1-2), si sottolinea la di-gnit del battesimo come sacramentodella fede, come incorporazione allaChiesa, come lavacro di purificazione daogni peccato e di rigenerazione a vitanuova, come partecipazione al mistero dimorte e risurrezione di Cristo (n. 3-6).Quindi, si accenna alla responsabilit delpopolo di Dio sia nella trasmissione dellafede e nella preparazione al battesimodei nuovi credenti, sia per lassunzione didiversi uffici e ministeri, con unattenzio-ne pi estesa al ruolo del padrino (n. 7-17). Infine, richiamate le cose necessarieper la celebrazione del battesimo (n. 18-29), si ricordano gli adattamenti che

    competono in primo luogo alle Confe-renze episcopali, ma anche al ministrodel battesimo (n. 30-35).

    Seguono poi i Praenotanda dell OrdoInitiationis Adultorum, disposti in tre ca-pitoli:

    Caput I: Ordo admissionis intra Missam.Caput II: Ordo admissionis extra Missam.

    Caput III: Textus varii in ritibus admissionisadhibendi.

    Essi si compongono di 67 numeri cheprecisano il senso e larticolazione delnuovo Ordo: c unampia descrizionedella struttura delliniziazione degli adulticon i suoi tempi e gradi (n. 4-40), oltre auna chiarificazione del ruolo dei vari mi-

    nisteri e uffici (n. 41-48); segue, poi, una

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    puntualizzazione dei tempi e luoghi del-liniziazione e della sua celebrazione (n.49-63), insieme a una definizione delle

    diverse competenze delle Conferenzeepiscopali, del vescovo della Chiesa loca-le e del ministro della celebrazione nella-dattamento del Rito (n. 64-67).

    LOrdo strutturato su unarticolazio-ne quadripartita e una scansione triparti-ta: quattro sono, infatti, i momenti o letappe dellitinerario progettato, mentretre sono i gradi che congiungono talimomenti. Ogni periodo un tempo a sstante di ricerca, di ascolto della Parola,di una ricca esperienza liturgica, di pre-ghiera e di impegno di conversione. Que-ste le tappe:1. Prima evangelizzazione, detta anche

    precatecumenato. Al termine previ-sto un rito vero e proprio di ammissio-

    ne al catecumenato.2. Il secondo momento quello del cate-cumenato vero e proprio. Al terminedi questo periodo previsto il secon-do grado, o passo, che consiste nellaelezione o ammissione ai sacramentidellIniziazione cristiana.

    3. Il terzo momento di purificazione e diilluminazione, culminante nella celebra-

    zione dei sacramenti delliniziazione.4. Il quarto momento quello della mi-

    stagogia, che conduce alla vita cristia-na nella sua esperienza quotidiana.

    Struttura delliniziazione cristiana

    LOrdo comprende non solo le cele-

    brazioni dei tre sacramenti delliniziazio-

    ne cristiana, ma anche tutti i riti del cate-cumenato (n. 2). Ci costituisce unagrande novit.

    Liniziazione cristiana proposta dallOI-CA non si concentra in un atto puntuale,ma si articola in un processo, sufficiente-mente esteso nel tempo, per destare lafede nel nuovo simpatizzante, approfon-dirla con un apprendistato della vita cri-stiana integrale e, al termine, attraversoliniziazione sacramentale, che conduce ilnuovo credente alla partecipazione delmistero della morte e della risurrezione diCristo, integrare il neofita nella piena ap-partenenza alla Chiesa.

    Primo periodo: pre-catecumenato

    Di questo primo periodo si parla sol-

    tanto ai n. 9-13 dei Praenotanda. Primadellentrata nel catecumenato previstoun tempo precedente, o pre catecume-nato. Il simpatizzante agli inizi della fe-de. un tempo di ricerca, caratterizzatodallevangelizzazione, rivolta al nuovocredente, perch maturi la seria volontdi seguire Cristo e di chiedere il battesi-mo (n 10)3.

    Durante questo tempo si pu preve-dere, senza alcuna formalit, unacco-glienza dei simpatizzanti che mostranouna certa propensione per la fede cristia-na (n 12). Essi vengono accolti in un cli-ma di amicizia e di dialogo. Non previ-sta alcuna celebrazione, ma una serie diincontri nei quali la comunit si impegnaa seguire i futuri candidati nel cammino

    della fede.

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    In questa prima fase il candidato, de-nominato simpatizzante, riceve un pre-muroso aiuto dai catechisti, dai diaconi,

    dai sacerdoti; sostenuto dalla preghieradel popolo di Dio e dagli incontri con fa-miglie e le comunit cristiane; accom-pagnato da un responsabile o garantecio da un uomo o da una donna che loconosce e lo aiuta (n 42). Da questi pri-mi elementi raccolti si pu dire che il pre-catecumenato tempo di evangelizzazio-ne e di primo annunzio del Dio vivente.

    Primo passaggio: rito di ammissio-

    ne al catecumenato (n. 73-97).

    Il rito una celebrazione con la qualela Chiesa ratifica laccoglienza e la primaconsacrazione dei candidati (n. 14).

    Prima del rito di ammissione previ-sto un giudizio di idoneit dei candidati:Spetta ai pastori, con laiuto dei garan-ti, dei catechisti e dei diaconi, giudicare isegni esterni della giusta disposizione(n. 16). Decisivo lapporto dei garantiche, dopo aver conosciuto e aiutato icandidati nel loro cammino, li presenta-no alla Chiesa e testimoniano dei loro

    costumi, della loro fede e delle loro in-tenzioni (n. 41 e 71).

    Ci sono alcuni requisiti per lammissio-ne tra i catecumeni: lassimilazione dei pri-mi elementi della vita spirituale e delladottrina cristiana, linizio della conversionee la volont di mutare vita e di entrare inrapporto con Dio attraverso Cristo (n. 15).

    La celebrazione dellammissione te-

    nuta in giorni stabiliti nel corso dellanno

    (n 69), auspicando la partecipazione at-tiva dellintera comunit cristiana (n. 70).Si prevede laccoglienza dei candidati

    fuori della chiesa, una prima loro adesio-ne ufficiale e, in contesti culturali partico-lari, un esorcismo con la rinuncia ai cultipagani o alle potenze degli spiriti mali-gni; segue il segno della croce sulla fron-te e sui sensi e, se lo si ritiene utile, lim-posizione del nome cristiano, il rito delsale, la consegna del crocifisso o di unamedaglia sacra. Si segnano gli orecchi, gliocchi, la bocca, il petto e le spalle.

    Entrati in chiesa si svolge la liturgiadella Parola: letture e omelia, con unapossibile consegna dei Vangeli (PorrectioEvangeliorum, n. 93); prevista anche lapreghiera per i catecumeni ed il loro con-gedo (n. 75-97). Dopo la celebrazionedel rito, i nomi dei candidati vengono

    scritti nellapposito registro (n. 17).

    Questo rito la prima tappa liturgicadelliniziazione. Significa e consacra lini-ziale conversione: Da questo momento icatecumeni, che la madre Chiesa circon-da del suo affetto e delle sue cure comegi suoi figli e a essa congiunti, appar-tengono alla famiglia di Cristo (n. 18).

    Secondo periodo: il catecumenato

    Questo periodo di approfondimentodella fede e crescita nella conversione e siestende dallentrata dei catecumeni allacelebrazione dellelezione.

    Si tratta di un tempo di formazione e

    di severo tirocinio di tutta la vita cristiana.

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    Non predeterminata, la durata del ca-tecumenato dovr essere piuttosto este-sa: si protrarr per tutto il tempo, anche

    per pi anni, necessario alla maturazionedella conversione e della fede (n 98).

    Durante questo periodo sono previstetre celebrazioni o tre momenti (OICA 100-103), alcune sotto forma di celebrazionidella Parola, altre sotto forma di esorcismiminori. Questi tre momenti sono:1. De celebrationibus Verbi Dei;2. De exorcismis minoribus;3. De benedictionibus Catechumeno-

    rum.Le celebrazioni della Parola di Dio si

    propongono soprattutto queste finalit:a) imprimere bene la dottrina negli ani-

    mi, come letica propria del NT, il per-dono delle offese, il senso del peccatoe della penitenza, i doveri dei cristiani

    nel mondo, ecc.;b) illustrare gli aspetti pi importanti del-la preghiera, nonch le vie per prati-carla;

    c) spiegare i segni, le azioni e i tempi delmistero liturgico;

    d) inserire gradualmente i catecumeninel culto di tutta la comunit.Per quanto riguarda gli esorcismi, tro-

    viamo abbondanti formule di benedizio-ne da conferire alla fine della celebrazio-ne della Parola (OICA 119-124, 374).

    Tali esorcismi minori, detti anche pri-mi, sono celebrati dal sacerdote o daldiacono, o anche da un catechista degnoe preparato, deputato dal Vescovo acompiere questo ministero. Questi esorci-smi si svolgono durante la celebrazione

    della Parola, in chiesa o in cappella o nel-

    la sede del catecumenato, o anche, se-condo lopportunit, allinizio o alla finedi una riunione catechistica. Anche prima

    del catecumenato, nel tempo dellevan-gelizzazione, si possono tenere gli esorci-smi minori per il bene spirituale dei cosid-dettisimpatizzanti. Nulla vieta che le for-mule proposte per gli esorcismi minorisiano usate pi volte in varie circostanze.

    Il catecumenato tempo della cateche-si, che deve condurre non solo ad unaconveniente conoscenza dei dogmi e deiprecetti, ma anche allintima conoscenzadel mistero della salvezza (n. 19,1).

    Lidea di un cammino progressivo at-traversa linsieme del Rituale.

    Dunque, il catecumenato :1. tempo di esercizio della vita cristiana;2. tempo di ricca esperienza liturgica;3. tempo di scoperta e delle prime espe-

    rienze di vita apostolica e missionaria.Come recita il n 125 dellOICA, leconsegne, che si possono anticipare siaper lutilit del tempo del catecumenato(intra tempora catecumenatus), sia perbrevit del tempo della purificazione edellilluminazione, devono essere celebra-te quando i catecumeni hanno raggiuntouna certa maturit. Si tratta, dunque, del-

    la possibilit di anticipare le consegne conla previsione di una prima unzione dei ca-tecumeni: lolio viene benedetto prima delrito dellunzione (v. i n. 131 e 132).

    Secondo passaggio: rito dellele-

    zione o delliscrizione del nome

    la celebrazione della chiamata deci-

    siva da parte della Chiesa, segno di quel-

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    la di Dio, e delliscrizione dei candidatinel libro degli eletti.

    Si chiama elezione o scelta, perch

    lammissione, fatta dalla Chiesa si fondasullelezione o scelta operata da Dio (n.22). La celebrazione dellelezione co-me il cardine di tutto il catecumenato(n. 23), ed come il momento centraledella materna sollecitudine della Chiesaverso i catecumeni (n. 135).

    Con questo rito si conclude il catecu-menato e il candidato passa alla catego-ria degli eletti.

    Di nuovo, prima del rito, previsto ungiudizio didoneit dei candidati stessiche compete al vescovo o a un suo dele-gato insieme a quanti sono stati prepostialla formazione dei catecumeni, come isacerdoti, i diaconi, i catechisti, i padrinie i delegati della comunit locale (n. 135

    e 137). Dopo un serio esame, essi devo-no pronunziarsi sulla preparazione e sulprofitto dei catecumeni (n. 135).

    I criteri per questo esame sono: laconversione della mente e del modo divivere, una sufficiente conoscenza delladottrina cristiana, un vivo senso di fede edi carit (n. 137).

    Il rito dellelezione e ammissione rive-ste la solennit che merita; si svolge inchiesa, ordinariamente durante la messa,dopo lomelia, perch ha un aspetto co-munitario: infatti, tutta la comunit lo-cale che accompagna con la preghiera glieletti e li conduce con s incontro al Cri-sto (n. 135).

    La celebrazione, presieduta dal vesco-

    vo o da un suo delegato, dopo le letture

    della prima domenica di Quaresima, pre-vede la presentazione dei candidati, laconvalida della loro ammissione, liscri-

    zione del nome, la preghiera per gli elettie il loro congedo (n. 144-150).

    Terzo periodo: purificazione e illu-

    minazione.

    Con lelezione inizia il tempo della pu-rificazione e dellilluminazione che, di re-gola, coincide con la Quaresima, desti-nata a una pi intensa preparazione dellospirito e del cuore (n. 22). Nella primaDomenica di Quaresima avviene liscrizio-ne, mentre la terza, la quarta e la quintasono le domeniche definite sacramentali,di purificazione e di illuminazione. Il pe-riodo disegna un cammino comunitario

    nel quale, attraverso la liturgia e la cate-chesi liturgica, i catecumeni, insieme al-la comunit locale, si impegnano nel rin-novamento spirituale per prepararsi allefeste pasquali e alla iniziazione sacra-mentale (n. 152).

    In questa tappa si fa pi intensa la pre-parazione spirituale: si tratta di un temposcandito dalla riflessione e dalla preghie-

    ra, dalla purificazione del cuore e dalla re-visione della vita, dalla penitenza e dal di-giuno, dai riti e dalle celebrazioni (n. 25).

    Questo periodo coincide con i quaran-ta giorni del ritiro che ogni anno la Chiesafa con Cristo per prepararsi alla Pasqua.

    Durante questo tempo, nella III, IV e Vdomenica di Quaresima, secondo lanticatradizione hanno luogo gli scrutini (nn

    160-180), le celebrazioni, finalizzate a li-

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    berare, a purificare la mente e il cuore delcatecumeno dallattaccamento al male, aliberarlo dallinclinazione al peccato, a for-

    tificarlo e sostenerlo nella ricerca del bene.Il modello ripreso dal Sacramentario Ge-lasiano e fu preferito dai redattori a quellodellOrdo Romanus XI, con pi scrutini.

    Gli scrutini

    Gli scrutini, che si concludono con gliesorcismi, hanno una grande importanzanella formazione spirituale. Tendono, in-fatti, a purificare la mente ed il cuore, afortificare contro le tentazioni, a rettifica-re le intenzioni e a stimolare la volontverso una pi intima adesione a Cristo everso un sempre pi fermo impegno nel-lamore di Dio da parte dei catecumeni.

    Sono celebrati dal sacerdote o dal diaco-no che presiede la comunit, perch dal-la Liturgia degli scrutini anche i fedeli ri-cavino profitto e nelle orazioni interceda-no per gli eletti. Gli scrutini si svolgononella Messa delle Domeniche III, IV e V diQuaresima.

    Sono strutturati sullo schema seguente:- Omelia;

    - Preghiera in silenzio;- Preghiera per gli eletti;- Esorcismo (esorcismi maggiori);- Congedo degli eletti;- Celebrazione dellEucaristia.

    I temi degli scrutini in riferimento allaLiturgia della Parola della Quaresima bat-tesimale (anno A): 1) La Samaritana alla

    ricerca dellacqua viva: ella sa che biso-

    gna adorare in spirito ed attende il Cri-sto, come i catecumeni, cio i membriche sono entrati nel periodo di purifica-

    zione e di illuminazione. 2) Ciascuno prigioniero e complice del peccato delmondo, con cui si deve avere il coraggiodi rompere, per entrare nella Chiesa eguadagnare Cristo. Il catecumeno va incammino verso la professione di fedebattesimale per essere finalmente libera-to dal peccato e dalla solidariet con ilmale e con il mondo, per mezzo di Cri-sto. 3) ostacolo allincontro con Cristo ilmale nella sua dimensione ultima e radi-cale, cio la morte, che conduce alla cor-ruzione, spezzando ogni speranza di ac-cedere alla pienezza della vita. Si svilup-pa, dunque, il rapporto morte-peccato-Satana e vita-resurrezione.

    Le consegne (Traditiones)

    Se ancora non sono state fatte, dopogli scrutini, si devono celebrare le con-segne con le quali, compiuta o iniziatada tempo conveniente listruzione dei ca-tecumeni, la Chiesa amorevolmente affi-da loro i documenti che fin dallantichit

    sono ritenuti il compendio della sua fedee della sua preghiera (n. 182-192).

    La consegna del Simbolo. Anzitutto laconsegna del Simbolo (n. 186-187)4 ilcompendio della fede (n. 181), in cui siricordano le meraviglie che Dio ha fattoper la salvezza degli uomini (n. 25,2). Sitratta della prima traditio che gli elettiimparano a memoria e poi dovranno ri-

    consegnare pubblicamente (cfr. n. 194-

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    199), prima di fare, nel giorno del Batte-simo, la loro professione di fede secondoil Simbolo stesso. La consegna del Simbo-

    lo si fa entro la settimana successiva alprimo scrutinio. Secondo lopportunit sipu fare anche nel tempo del catecume-nato (cfr. nn 125-126).

    La consegna della preghiera del Signo-

    re (OICA 188-1925) il momento grazie alquale gli eletti approfondiscono lo spiritofiliale verso Dio, chiamato con il nome diPadre (n. 25,2). C da dire che alla versio-ne del Pater nosterdi Lc 11,1-4 statapreferita quella di Mt 6,9-13, forse perch uguale a quella abitualmente in uso nel-le celebrazioni liturgiche. Agli eletti vieneconsegnata la Preghiera del Signore (Pa-dre Nostro) che fin dallantichit propriadi coloro che con il Battesimo hanno rice-vuto lo spirito di adozione a figli e che i

    neofiti reciteranno insieme con gli altribattezzati nella prima celebrazione del-lEucaristia a cui parteciperanno. La conse-gna della Preghiera del Signore si fa nellasettimana successiva al terzo scrutinio. Se-condo lopportunit, si pu celebrare an-che entro il tempo del catecumenato (cfr.n. 125-126). Se necessario, si pu ancherinviare e procedere con i riti immediata-

    mente preparatori (cfr. n. 193 ss.).

    I riti preparatori prossimi allinizia-

    zione

    Per la preparazione prossima ai sacra-menti, se gli eletti possono riunirsi il Sa-bato Santo, giorno di meditazione e di

    digiuno, si propone di compiere la ricon-

    segna del Simbolo, il rito delleffet ed,eventualmente, lunzione con lolio deicatecumeni (n. 194-207):

    1. La Redditio Symboli o riconsegna deisimboli suppone le consegne, altri-menti si omette (OICA 194-199). Conquesto rito gli eletti sono preparati al-la professione battesimale della fede esono istruiti sul dovere si annunziarela parola del Vangelo.

    2. Il Rito dellEffet un rito che vuole si-gnificare la necessit della grazia che dla possibilit di ascoltare la Parola di Dioe di proclamarla. Con questo rito si sot-tolinea la necessit della grazia perchuno possa ascoltare la parola di Dio eprofessarla per la propria salvezza.

    3. prevista lascelta di un nome cristia-no (OICA 203-205). Tale nome deve

    essere o cristiano o secondo la culturapropria della regione, purch possaassumere un senso cristiano. Talvolta,se il caso e se gli eletti sono pochi,baster spiegare alleletto il significatocristiano del nome gi ricevuto dai ge-nitori.

    4. Segue, poi, lunzione con lolio dei ca-tecumeni (OICA 206-207). Si usa lo-

    lio dei catecumeni benedetto dal Ve-scovo nella Messa crismale. Il rito puessere anticipato al Sabato Santo.Quando lolio gi benedetto viene amancare, il sacerdote stesso pu be-nedirlo con lorazione contenuta neln. 207 dellOICA (v. Ordo benedicendiOleum catechumenorum et infirmo-

    rum et conficiendi Chrisma, Praeno-

    tanda, n 7).

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    Terzo passaggio: celebrazione dei

    sacramenti delliniziazione.

    Secondo la tradizione liniziazionedegli adulti ha luogo nella santa nottedella veglia pasquale (n. 208) con la ce-lebrazione unitaria del battesimo, dellaconfermazione e delleucaristia.

    Questi sacramenti sono lultimo e de-cisivo grado delliniziazione, compiendoil quale gli eletti sono aggregati al popolodi Dio, ricevono ladozione a figli di Dio,sono introdotti dallo Spirito Santo neltempo del pieno compimento delle pro-messe e anche pregustano il regno di Diomediante il sacrificio e il banchetto euca-ristico (n 27).

    Schema del grande sacramento:

    celebratio baptismi

    Monitio celebrantis.

    Litaniae.

    Benedictio aquae (v. GeV 445). Abrenuntiatio (rinuncia a Satana).

    LOICA presenta tre formule di rinun-cia, di cui la prima, composta da unasala domanda, uguale a quella

    dellOrdo Confirmationis; le altre duesono le medesime dellOrdo Baptismiparvulorum.

    Unctio Olei Cathecumenorum (lun-zione con lolio dei catecumeni).

    Professio fidei(La professione di fede). Ritus Baptismi(si arriva al cuore della

    celebrazione, latto battesimale perimmersione o per infusione: attraver-

    so labluzione con lacqua, unita allin-

    vocazione della santissima Trinit, si-gnificata la mistica partecipazione al-la morte e risurrezione di Cristo per la

    quale i credenti nel suo nome muoio-no al peccato e risorgono alla vitaeterna (n. 32).

    Ritus explanativi (I riti esplicativi):1. Unctio post Baptismum: Deus om-

    nipotens, Pater Domini Se laconfermazione segue immediata-mente il battesimo, questa unzio-ne si omette6.

    2. Impositio vestis candidae.3. Traditio cerei accensi.

    Celebratio confirmationis che significalunit del mistero pasquale, lo strettorapporto fra missione del Figlio e lef-fusione dello Spirito Santo e lunitdei sacramenti con i quali il Figlio e lo

    Spirito Santo vengono insieme con ilPadre a prendere dimora nei battezza-ti (n 34).

    Celebratio Eucharistiae: la celebra-zione dei sacramenti delliniziazioneche si conclude con lEucaristia: perla prima volta i neofiti partecipano alsacrificio e al banchetto eucaristico;nella comunione al Corpo immolato

    e al Sangue sparso confermano i do-ni ricevuti e pregustano i doni eterni(n 36).

    Quarto periodo: la mistagogia

    Questo periodo ha una lunga tradizio-ne nei Padri e nei primi documenti liturgici.

    Dopo la prima eucaristia non tutto

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    finito, perch inizia una vita nuova. Conla celebrazione dei sacramenti i catecu-meni hanno varcato lultima porta delli-

    niziazione e, richiamando unespressionedi San Giovanni Crisostomo, sono ora li-beri e cittadini della Chiesa, santi, giusti,eredi, membri di Cristo e tempio delloSpirito (Cat. III, 5: SC 50 p. 153). Il pe-riodo della mistagogia che coincide con iltempo di Pasqua, destinato, attraversola catechesi e lesperienza dei sacramenti,ad acquisire una nuova intelligenza deimisteri celebrati, ad attingere un nuovosenso della fede della Chiesa e del mon-do (n. 38). In questa ultima tappa delli-

    1 Il testo cos recita: Siano riveduti entrambi i riti del battesimo degli adulti, sia quello semplice sia quello pi so-lenne connesso con la restaurazione del catecumenato; e sia inserita nel messale romano una messa propria

    Nel conferimento del battesimo.2 Il coetus XXII volle assicurare la celebrazione unitaria dei sacramenti per avere lIniziazione Cristiana al completo.3 Il testo latino cos recita: Cui evangelizationi integrum praecatechumenatus tempus tribuitur, ut maturescat ve-

    ra voluntas Christum sequendi et Baptismum petendi.4 La monizione del celebrante, contenuta nel n 186 stata ispirata dal GeV 310, in forma abbreviata. Per quan-

    to riguarda il n 187, linvito a pregare ha origine dal GeV 408: si tratta dello stesso testo della Oratio universalis

    del Venerd Santo (v. MR p. 253). Lorazione leggermente cambiata la stessa del RR e del GeV 298.5 Si tratta delloratio super electos: c linvito a pregare che identico a quello della consegna del Simbolo; lora-

    zione tratta dal GeV 409 ed la stessa delloratio universalis del Venerd Santo (MR 253). Il n 192 delllOICA

    cos recita: Postea celebrans , his vel similibus verbis, fideles invitat ad orandum: Ormus pro elctis nostris, ut

    Deus et Dminus noster adapriat aures praecordirum ipsrum ianumque misericrdiae, ut per lavcrum re-

    generatinis, accpta remissine mnium peccatrum, et ipsi invenintur in Christo Iesu Dmino nostro. Om-

    nes orant in silentio. Deinde celebrans, manibus super electos extensis, dicit: Omnpotens sempitrne Deus, qui

    Ecclsiam tuam nova semper prole fecndas, auge fidem et intellctum elctis nostris, ut, renti fonte Bapt-

    smatis, adoptinis tuae fliis aggregntur. Per Christum Dminum nostrum. Omnes Amen.6 Commenta P. Nocent: Ci si inscrive in contraddizione con la Traditio Apostolica di Ippolito e con i libri liturgici

    che seguono, il Gelasiano in particolare. Sembra tuttavia che questa unzione, come spesso nella liturgia roma-

    na, sia una specie dillustrazione di quanto stato appena fatto. Vi era, dunque, da una parte, il rito del battesi-

    mo: limmersione con la formula della mano e poi lunzione illustrativa. Le due unzioni erano fatte con il sacro

    crisma, una dal sacerdote in vertice capitis; laltra dal vescovo sulla fronte (Anamnesis 3/1, 85).

    niziazione i neofiti approfondiscono le-sperienza della vita comunitaria, impe-gnandosi a partecipare alle cosiddette

    messe dei neofiti o messe domenicali, adaccrescere la conoscenza dei fedeli e astabilire con loro rapporti pi stretti (n.39). Il tempo della mistagogia, che siconclude a Pentecoste, pone termine al-liniziazione cristiana. I nuovi battezzatisono adesso invitati a ritrovarsi insiemenellanniversario del loro battesimo (lacosiddetta pascha anntina), per ringra-ziare Dio, per comunicarsi le loro espe-rienze spirituali e per acquisire nuoveenergie per il loro cammino (n 238).

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    avvicinarsi del quarantesimo an-niversario della promulgazionedella edizione latina del Rito

    delliniziazione cristiana degli adulti1 e ilrinnovato interesse pastorale riservato aquesto tema, attestato dalla Nota delConsiglio Episcopale Permanente dellaCEI sul catecumenato degli adulti2, forni-scono loccasione per rileggere un Ritua-le, non sempre pienamente studiato evalorizzato3.

    1. La riforma del rituale per lini-

    ziazione cristiana4

    Il dettato conciliare prescrisse di pro-cedere alla revisione del rito del battesi-mo degli adulti e di ristabilire il catecu-menato: Si ristabilisca il catecumenatodegli adulti, diviso in pi gradi, da attuar-si a giudizio dellordinario del luogo, inmodo che il tempo del catecumenato,destinato ad una conveniente istruzione,possa essere santificato con riti sacri da

    celebrarsi in tempi successivi (SC 64).Siano riveduti ambedue i riti del bat-

    tesimo degli adulti, sia quello semplice, siaquello pi solenne, tenuto conto della re-staurazione del catecumenato... (SC 66).

    Nel 1964, un apposito gruppo di lavo-ro5 venne incaricato di elaborare il ritualedelliniziazione cristiana degli adulti nellesue grandi linee e il 19 novembre 1965

    approd ad un primo schema6 a cui ne

    segu un secondo il 18 marzo 1966 (an-cora senza Praenotanda), nel quale veni-vano individuati quattro gradi per il ritocompleto del catecumenato: Rito per li-nizio del catecumenato, Elezione, Scrutinie consegne, Riti preparatori. Si procedet-te quindi alla necessaria sperimentazionepresso Chiese locali, sparse nei vari conti-nenti, le cui relazioni vennero esaminatealla fine del 1968. Tra il 1969 e il 1971,vennero coinvolte anche le Congregazio-ni per la Dottrina della Fede, dei Sacra-menti e per lEvangelizzazione dei popoli,che conclusero il lavoro con unadunanza

    mista il 7 giugno 1971. La bozza cos ela-borata, il 14 novembre 1971 venne invia-ta al Papa, che diede la sua approvazionedefinitiva dopo quindici giorni. Il 6 gen-naio 1972 il rito venne pubblicato a curadella Congregazione per il Culto Divinonella sua edizione tipica, con la possibilitdi utilizzarlo subito in lingua latina, la-sciando alle Conferenze Episcopali il

    compito di preparare la traduzione nellelingue moderne da sottoporre allappro-vazione della Sede Apostolica. La Confe-renza Episcopale Italiana approd allapubblicazione del RICA il 30 gennaio1978, rendendolo obbligatorio a partiredal 4 marzo 19797.

    2. Confronto con le fonti antiche

    In questo studio ci soffermeremo sulle

    Le fonti del RICAmons. Angelo Lameri

    L

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    fonti antiche di tale rituale, individuando-le in due testi: la Traditio apostolica e ilsacramentario Gelasiano antico.

    Il primo documento non una fontepropriamente liturgica8. Oggi si concordanel classificarla come un testo che pre-senta le caratteristiche della letteraturaistituzionale9, un regolamento ecclesia-stico che si occupa della liturgia e delladisciplina nelle comunit, una raccolta diprescrizioni e di canoni10.

    Il Gelasianum vetus11 cos viene desi-gnato il manoscritto Vaticanus reginensis

    316 della Biblioteca vaticana un sa-cramentario la cui compilazione va postatra il 628 e il 715, pi probabilmente ver-

    so la met del VII secolo. Il manoscrittoche possediamo il testimone dello sta-dio raggiunto dal sacramentario romano,emigrato in Gallia e l usato e ibridato12.

    Nella tabella che segue mettiamo aconfronto le sequenze rituali del RICAcon i riti e i testi delle nostre fonti: in cor-sivo segnaliamo i riferimenti comuni, inneretto alcuni testi che il RICA riprendedal Gelasiano.

    RICA

    RITO DELLAMMISSIONE AL C.

    n. 69Prima dellammissione dei

    candidati al c., la quale siterr in giorni stabiliti nelcorso dellanno secondo lasituazione locale, si attendail tempo opportuno enecessario secondo i diversicasi in modo di potervagliare e, se necessario,affinare i motivi dellaconversione.

    n. 71Interverranno anche igaranti che, dopo averliassistiti nel loro cammino,presenteranno alla Chiesa inuovi candidati (cf. anchen. 81)

    n. 87

    Consegna dei Vangeli (n. 93)

    Traditio Apostolica

    COLORO CHE SI ACCOSTANO PERLA PRIMA VOLTA ALLA FEDE

    n. 15Coloro che sipresentanoper la prima volta ad

    ascoltare la parola. Sialoro chiesto il motivo percui si accostano alla fede.Il n. 16 poi passa inrassegna i mestieri e leoccupazioni, indicandoquelli incompatibili con lafede cristiana.

    n. 15Coloro che li hannocondotti testimonino sulloro stato di vita.

    Gelasiano antico

    n. 286

    Consegna dei Vangeli (nn.

    303-312)

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    TEMPO E RITI DEL C.

    n. 98

    Il c., o preparazionepastorale dei catecumeni, siprotrarr per tutto il tempo,anche per pi anni,necessario alla maturazionedella loro conversione edella loro fede.

    n. 99Durante il periodo del c., sidia ai catecumeni unapreparazione.

    - celebrazioni della parola diDio- Esorcismi minori- Benedizione deicatecumeni

    Unzione con lolio deicatecumeni

    RITO DELLELEZIONE ODELLISCRIZIONE DEL NOMEPresentazione dei candidati

    n. 133Allinizio della Quaresimasi celebra lelezione o

    iscrizione del nome. Conquesto rito la Chiesa, uditala testimonianza dei padrinie dei catechistie dopo laconferma della loro volontda parte dei catecumeni,giudica sulla loropreparazione e decide sullaloro ammissione aisacramenti pasquali

    DURATA DELLISTRUZIONE

    n. 17

    I catecumeni siano istruitiper tre anni. Tuttavia chi inquesto periodo dimostraparticolare zelo e lodevoleapplicazione, sia giudicatonon secondo il tempo, masecondo il suocomportamento.

    n. 18Quando il dottore terminadi dare listruzione

    n. 19Dopo la preghiera, ildottore imponga la manosui catecumeni, preghi e licongedi. Faccia cos,ecclesiastico o laico che sia.

    COLORO CHE RICEVERANNO ILBATTESIMO

    n. 20Dopo aver scelto coloro chedovranno ricevere il

    battesimo, si esamini la lorovita Se coloro che lihanno presentatitestimoniano che si sonocomportati in questo modo[hanno vissutodevotamente nel periododel c.], allora ascoltino ilVangelo.

    nn. 285-287

    Orazioni sui catecumeni

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    Formazione LiturgicaCulmine e Fonte 3-2009

    - Interrogazione deicandidati e petizione- Ammissione o elezione

    - Preghiera per gli eletti (n.149)- Congedo degli eletti

    TEMPO E RITI DELLAPURIFICAZIONE E

    DELLILLUMINAZIONEPrimo scrutinioSecondo scrutinioTerzo scrutinio

    - Le consegne del simbolo del Padre nostro- Riti immediatamente

    preparatori riconsegna del simbolo rito delleffat

    scelta del nome cristiano

    unzione con lolio deicatecumeni

    CELEBRAZIONE DEI SACR.DELLINIZIAZIONE

    - celebrazione delBattesimo

    - celebrazione dellaConfermazione

    - celebrazionedellEucaristia

    n. 20Allavvicinarsi del giorno incui dovranno ricevere ilBattesimo, il vescovo liesorcizzi uno per uno pervedere se sono puri Ilvescovo imponga loro lamano e ordini a ogni spiritoestraneo di allontanarsi daessi

    soffi loro sul viso, segniloro la fronte, le orecchie, lenarici

    n. 21Il sacerdote. Lo unga conlolio dellesorcismo

    AMMINISTRAZIONE DEL SANTOBATTESIMO (n. 21)

    Il vescovo imponga loro lamano. Poi versandogli sulcapo lolio santificato eimponendogli la mano,dicaA questo punto i diaconipresentino lofferta alvescovo.

    n. 286

    nn. 291-298Esorcismi sugli eletti

    Le consegnedel simbolo (nn. 310-318)del PN (nn. 319-328)

    n. 419

    Effat (n. 420)

    Unzione (n. 421)

    nn. 444-450

    n. 451

    nn. 452ss.

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    TEMPO DELLA MISTAGOGIAn. 235Perch i primi passi deineofiti siano pi sicuri, desiderabile che in tutte lecircostanze siano aiutatipremurosamente eamichevolmente dallacomunit dei fedeli

    Coloro che ricevono lacomunione..

    Ci siamo soffermati cospoco sul Battesimo e sullasanta offerta perch sietestati gi istruiti sullarisurrezione della carne e sututto il resto mediante latradizione scritta. Tuttavia,se opportuno ricordarequalche altra cosa, ilvescovo la dica sotto ilsigillo del segreto a coloroche hanno ricevuto lacomunione.

    3. Alcune considerazioni

    Dopo il nostro pur sommario confronto tra i testi possiamo fare alcune considera-zioni. I documenti presi in esame costituiscono senza ombra di dubbio le fonti dello-

    dierno rituale, anche se sono di natura diversa. La Traditio apostolica infatti un rego-lamento ecclesiastico, ci riporta la struttura del cammino, ma non ci trasmette consufficiente completezza i testi. Il Gelasiano un libro liturgico e attesta con abbon-danza formule e orazioni. Esso inoltre mostra come il celebrante di questa liturgia siaun sacerdote: il Gelasiano infatti testimone della liturgia romana dei tituli(le parroc-chie diremmo oggi). I soggetti di questi riti inoltre sono bambini di famiglie cristiane enon pi, come nella Traditio apostolica, adulti convertiti dal paganesimo.

    In obbedienza al dettato conciliare, il gruppo che si occupato della elaborazionedel rituale delliniziazione cristiana degli adulti ha proceduto dunque ad unaccurata

    investigazione teologica, storica e pastorale (SC 23). Possiamo affermare che limpian-to del cammino catecumenale corrisponde a quello della Traditio apostolica, con alcu-ni elementi del Gelasiano13, mentre da questultimo sono stati utilizzati alcuni riti epezzi eucologici. Ci si comprende bene alla luce dei motivi di ordine pastorale chehanno richiesto la reintroduzione del catecumenato: la necessit di proporre un cam-mino adatto a coloro che udito lannunzio del mistero di Cristo e per la grazia delloSpirito Santo che apre loro il cuore, consapevolmente e liberamente cercano il Dio vi-vo e iniziano il loro cammino di fede e di conversione 14. Il ricorso al catecumenatocon i suoi riti quindi un ritorno a qualcosa di gi sperimentato dallantichissimo uso

    della Chiesa e ora adattato allazione missionaria in atto nelle varie regioni15.

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    1 RITUALE ROMANUM ex decreto sacrosancti oecumeni-

    ci concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli

    pp. VI promulgatum, Ordo initiationis christianae

    adultorum, Typis polyglottis vaticanis 1972.2 CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, Linizia-

    zione cristiana. 1. Orientamenti per il catecume-

    nato degli adulti, EDB, Bologna 1997 (Documenti

    Chiese Locali, 64). Dora in avanti citeremo il do-

    cumento da questa edizione con la sigla IC segui-

    ta dal numero del paragrafo.

    Cfr. L. BRANDOLINI, Liniziazione cristiana, Litur-

    gia, 31(1997), n. 143, pp. 805-814.3 Cfr. IC, 7.4 Cfr. A. BUGNINI, La riforma liturgica (1948-1975),

    Edizioni Liturgiche, Roma 1983 (Bibliotheca Ephe-merides Liturgicae - Subsidia, 30), pp. 570-581.

    5 Venne incaricato il gruppo 22 Sacramenti, con

    la collaborazione del 23 Sacramentali.6 Nel frattempo un altro documento conciliare, il

    decreto sullattivit missionaria Ad Ge nt es

    (7/12/1965), ritorn sullargomento del catecume-

    nato con preziose indicazioni:

    - la precisazione che il contesto a cui ricondurre il

    catecumenato quello della dinamica che unisce

    tra loro annuncio - fede - conversione, in cui la

    conversione viene intesa come lavvio di un itine-rario spirituale;

    - laffermazione che il cammino catecumenale de-

    ve essere inteso non come unesposizione dottri-

    nale e di norme morali, ma come una formazione

    a tutta la vita cristiana ed un tirocinio debitamen-

    te esteso nel tempo;

    - per questo i catecumeni devono essere iniziati al

    mistero della salvezza e alla pratica delle norme

    evangeliche, e mediante riti sacri, da celebrare in

    tempi successivi, introdotti nella vita della fede,

    della liturgia e della carit del popolo di Dio;

    - proprio per questo vengono anche auspicate

    una ristrutturazione dellanno liturgico, in modo

    particolare della Quaresima, e una sottolineatura

    della ministerialit dellintera comunit cristiana,

    perch tutti imparino a cooperare attivamente al-levangelizzazione ed alla edificazione della Chiesa

    con la testimonianza della vita e con la professio-

    ne della fede (AG, 13-14).7 RITUALE ROMANO riformato a norma dei decreti del

    Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da

    Papa Paolo VI, Rito delliniziazione cristiana degli

    adulti, Libreria editrice vaticana, Citt del Vaticano

    1978 (dora in avanti RICA).8 Per il testo cfr.: La Tradition Apostolique de Saint Hip-

    polyte. Essai de reconstitution, ed. B. BOTTE, Mn-

    ster, 1963 (Liturgiewissenschaftliche Quellen undForschungen, 39). Per una traduzione in lingua italia-

    na cf.: R. TATEO (a cura), La tradizione Apostolica. In-

    troduzione, traduzione e note, Edizioni Paoline, Ro-

    ma 1979 (i testi che citeremo seguiranno la traduzio-

    ne la numerazione di questultima edizione).9 Cfr. M. METZGER, Nouvelles perspectives pour la

    pr eten du e Tradi ti on Apos tol ique, Ecclesia

    Orans, 5 (1988), p. 241-259.10 Cfr. M. METZGER, Enqutes autour de la pretendue

    Tradition Apostolique, Ecclesia Orans, 9

    (1992), p. 7-36.11 Liber sacramentorum romanae aecclesiae ordinis

    anni circuli, ed. L. C. MOHLBERG - L. EIZENHFER - P.

    SIFFRIN, Herder, Roma, 1960 (Rerum ecclesiastica-

    rum documenta, Series maior, Fontes, IV).12 Cfr.A. CHAVASSE, Le Sacramentaire Glasien (Vati-

    canus reginensis 316). Sacramentaire presbytral

    en usage dans le titres romains au VII sicle, De-

    scle,Tournai,1958 (Bibliothque de thologie, Se-

    ries IV, Histoire de la thologie, 1).13 Cf. ad esempio le consegne e il rito delleffat.14 RICA, Introduzione, n. 1.15 Idem, n. 2.

    Il RICA appare quindi come un ben riuscito esempio di continuit tra la sana tradi-zione e lapertura al legittimo progresso, con la preoccupazione di far derivare le nuo-ve forme da un organico sviluppo di quelle antiche.

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    l termine Iniziazione cristiananon appartiene al vocabolarioliturgico delle Chiese ortodos-

    se. Il termine stato coniato in Occiden-te in epoca moderna per sottolineare l'u-nit e l'interconnessione esistente, mascarsamente visibile sul piano celebrati-vo, tra battesimo, cresima (confermazio-ne) e eucaristia. Negli antichi libri bizan-tini, come del resto in quelli romani, l'ini-ziazione era parte della Veglia pasqualee non aveva un titolo proprio. Oggi pre-

    vale la dicitura rito del santo battesi-mo, da intendere in senso comprensivobattesimo e ci che segue, cio unzio-ne crismale e eucaristia.

    1. Dal catecumenato ai riti mimetici

    Secondo l'opinione degli storici della

    civilt bizantina verso la fine del VI secoloil catecumenato era una istituzione ormaiestinta: gli unici battesimi di adulti eranoquelli di popolazioni limitrofe occupatenelle guerre di turno e costrette a diven-tare cristiane. A volte era il caso di ebreiperiodicamente indotti alla conversionedal potere civile. Con la fine del catecu-menato emergono due riti di accoglienza

    dei bambini, ormai tutti nati da famiglie

    gi cristiane: un rito dell'8 giorno perl'imposizione del nome e un rito del 40giorno per l'accoglienza in chiesa del

    bambino e della madre. Ambedue i ritisono attestati dalla fine dell'VIII secolonell'eucologio (sacramentario) Barberinigr. 336. Nel X secolo in Medio Oriente ein Italia meridionale, ma non a Costanti-nopoli, compaiono preghiere per la puri-ficazione della madre, completando cosla prospettiva mimetica che ripropone iracconti lucani dell'infanzia (Lc 2, 22-32).

    2. Gli esorcismi e i riti

    di rinuncia/adesione

    Il passaggio dall'iniziazione degli adul-ti a quella dei bambini non ha comporta-to la redazione di un rito distinto: abbia-mo quindi una preghiera che corrisponde

    all'antico ingresso nel catecumenato in-tensivo che iniziava il luned successivoalla terza domenica di quaresima, treesorcismi e la preghiera che all'inizio del-la settimana santa concludeva questo pe-riodo. I riti di rinuncia a Satana e di ade-sione a Cristo con dalla professione di fe-de da parte dei padrini/madrine hannoun andamento drammatico. Come una

    volta i candidati adulti, i bambini vengo-

    I riti delliniziazione cristiana

    nelle chiese ortodosseStefano Parenti

    I

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    no rivolti ad occidente per la rinuncia, econ le braccine alzate, mentre per l'ade-sione a Cristo sono rivolti a oriente. E' ci

    che resta di una celebrazione che al ve-nerd santo mattina il patriarca di Costan-tinopoli in persona presiedeva nella chie-sa della Pace (cio di Cristo nostra pace)dove teneva una catechesi ai candidati albattesimo. Ne stralcio un passaggio cherende con efficacia il proposito di impres-sionare i presenti:

    il diavolo se ne sta ad Occidente,con i capelli orribilmente arruffati, di-grignando i denti, agitando le mani inmodo convulso e mordendosi le labbra; furioso, e lamenta la propria solitudi-ne non potendo credere alla vostraredenzione. Per questo motivo Cristo vipone proprio di fronte a lui, perch

    possiate opporgli il vostro rifiuto ... Ildiavolo se ne sta ad Occidente perchin quel luogo dimora il principe delle te-nebre Nessuno tra voi abbia piniente del diavolo nell'anima. Per que-sto state in piedi e con le mani levate inalto, quasi che gli angeli vi perquisisse-ro, perch niente che appartiene al dia-volo si nasconda in voi.

    3. La benedizione

    dell'acqua e dell'olio

    Per la celebrazione dei sacramenti del-l'Iniziazione l'acqua per il battesimo eolio per l'unzione pre-battesimale vengo-no benedetti di volta in volta dallo stesso

    celebrante. Una piccola quantit di olio

    viene versata nella vasca che oggi mo-bile e di norma viene posta nel centrodella chiesa. L'unzione pre-battesimale ri-

    guarda tutto il corpo e l'olio avanzatoviene versato nella lampada dell'altare.La mescolanza di acqua e olio nella vascarimonta, probabilmente, ai tempi in cuinon si era ancora affermata una distintaunzione post-battesimale e rimanda allavisione giovannea del battesimo nell'ac-qua e nello spirito (Gv 3,5).

    4. L'immersione battesimale

    e l'unzione crismale

    In condizioni ordinarie il battesimoavviene sempre per triplice immersionein modo che risulti la piena aderenza traci la formula e l'atto: Il servo di Dio N.

    viene battezzato (cio immerso) nelnome del Padre, del Figlio e dello SpiritoSanto. La formula dichiarativa e nonindicativa, lasciando intravedere che ilsacramento, il mistero, anzitutto ope-ra divina alla quale il vescovo o presbite-ro, presta le mani e la bocca come mini-stro, cio come servitore, dell'opera diDio che si compie nelle azioni liturgiche.

    L'immersione pu essere totale, immer-gendo rapidamente il bambino nell'ac-qua, oppure facendolo sedere nella va-sca e versandogli l'acqua sulla testa conil palmo della mano. Dopo il battesimoha luogo la consegna della veste bianca,quindi il celebrante, in genere il presbi-tero, compie l'unzione crismale sulla te-sta (fronte, occhi, naso, bocca, orec-

    chie), petto, spalle, mani e piedi, con la

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    formula Sigillo del dono dello SpiritoSanto. L'unzione crismale avviene conil myron, il crisma consacrato dal pa-

    triarca il gioved santo, composto daolio e da pi di cinquanta essenze vege-tali. E' attraverso il myron, e non neces-sariamente di persona, che il vescovo presente in ogni liturgia battesimale.L'Oriente cristiano ha ben chiara la dot-trina per la quale il vescovo, sia o menopresente, ministro originario di ognisacramento e non soltanto della cresimao confermazione.

    5. L'eucaristia

    Un triplice giro attorno alla vasca bat-tesimale compiuto dal celebrante con i pa-drini, il neo-battezzato e, eventualmente,

    dei genitori, al canto di Gal 3,27 (Quantisiete stati battezzati in Cristo, vi siete rive-stiti di Cristo. Alleluia) conduce alla comu-nione eucaristica. A questo proposito biso-gna notare che nella prassi attuale l'unitdei sacramenti dell'Iniziazione ha subitoqualche incrinatura. All'origine l'Iniziazio-ne si concludeva sempre con la celebrazio-ne della Divina Liturgia eucaristica. Una

    volta caduta in disuso, il neo-battezzato ri-ceve la comunione attinta dalla riservaconservata nel tabernacolo e di norma ri-servata ai malati. Nella tradizione ortodos-sa la comunione avviene sempre con panee vino offerti e consacrati nel corso dellacelebrazione, quindi da alcuni anni si af-ferma l'uso di rinviare la prima comunionealla domenica o alla festa pi vicina alla

    celebrazione del battesimo.

    6. Riti conclusivi

    Dopo la comunione, oppure dopo la

    cresima, il celebrante asterge le unzionicon il myron, quindi taglia una ciocca dicapelli al neo-battezzato. La prassi attua-le ha sommato due riti all'origine distan-ziati nel tempo: l'astersione dell'ottavogiorno e il rito di passaggio dall'infanziaalla fanciullezza.

    7. La ragione teologica

    dell'Iniziazione completa

    Molto spesso nell'immaginario colletti-vo le Chiese ortodosse vengono conside-rare custodi gelose di una tradizione nonriformabile, magari soltanto per una certaattitudine mentale o antropologica a non

    voler mutare nulla. Cos la loro insistenzasul battesimo per immersione e sull'unitdei sacramenti dell'iniziazione potrebbeessere intesa l'ennesima forma di tradizio-nalismo: si continua a fare come si sem-pre fatto senza neanche sapere pi il per-ch. I motivi sono pi seri di quanto possasembrare. Le Chiese ortodosse hannomantenuto l'unit dell'Iniziazione perch

    a livello teologico vi la convinzione chein circostanze ordinarie i tre sacramenti, enon solo il battesimo, sono necessari allasalvezza. L'unzione sacerdotale nello Spi-rito e divenire membro del Corpo di Cri-sto/Chiesa attraverso la comunione euca-ristica vengono considerati momenti di ununico processo indivisibile per divenire cri-stiano. L'ecclesiologia ortodossa non am-

    mette la compresenza nel corpo ecclesiale

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    di iniziazioni parziali o a tappe, anche invista del pericolo di trasformare i sacra-menti dell'Iniziazione in una progressiva

    iniziazione ai sacramenti, basata sulle di-sposizioni o la maturit dei soggetti inuna prospettiva troppo antropocentrica.

    8. Verso una riforma dei riti

    dell'Iniziazione

    Curiosando nel luglio del 2001 tra gliscaffali di una libreria religiosa di Mosca,venni attratto da un piccolo libro liturgicodal titolo Liturgia battesimale. Qualco-sa mi spinse ad acquistarlo e, dopo unagiornata piuttosto intensa, decisi di dargliun'occhiata senza immaginare minima-mente cosa avrei trovato in quelle severepagine rigorosamente in slavo ecclesiasti-

    co, la lingua liturgica della Chiesa orto-dossa russa. Il volumetto, pubblicato conl'imprimaturdel patriarca Alessio II, eranientemeno che un progetto celebrativodell'Iniziazione cristiana per gli adulti se-guita dalla Divina Liturgia. Alla fine dellaparte strettamente liturgica, dei post-no-tanda una novit assoluta per le edizio-ni liturgiche russe e, in genere ortodosse

    spiegavano il perch della riforma. Nel-

    _________

    Bibliografia

    Per l'evoluzione storica dei sacramenti dell'Iniziazione nelle Chiese ortodosse rimando al mio articoloIniziazione Cristiana in Oriente, in Scientia Liturgica. Manuale di Liturgia, IV, Casale Monferrato1998, pp. 50-70.

    Versione italiana presso S. Parenti, Riti dei sacramenti dell'Iniziazione cristiana nella tradizione litur-

    gica bizantina, Milano, 1990, pp. 118.

    la societ uscita dal lungo tunnel delladittatura i battesimi dei bambini erano inregressione ma aumentava il numero di

    coloro che chiedevano l'Iniziazione daadulti. Di qui la constatazione dell'inade-guatezza del rito in vigore e la necessitdi una riformulazione per gli adulti. Unaspeciale cappella battesimale intitolata alsanto principe Vladimir, al quale si deve ilbattesimo della Rus di Kiev, e dove ilnuovo rito si svolge regolarmente, stataedificata presso la chiesa di S. Nicola del-l'Istituto teologico S. Tichon nel quar-tiere moscovita di Kusnezy.

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    Formazione LiturgicaCulmine e Fonte 3-2009

    Tempio Battesimale domestico dedicato al prin-cipe San Vladimiro Pariapostolo nella Parrocchia

    del Tempio (chiesa) di San Nicola

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    Testi e Documenti

    roclamiamo la tua risurrezione: questo il titolo del Sussidio pasto-rale in occasione della celebrazio-

    ne delle esequie, pubblicato dalla Confe-renza Episcopale Italiana con la data del 15agosto 2007, ma poco conosciuto e ancor

    meno utilizzato nelle nostre comunit. Co-me scritto nella Presentazione, il sussidionon intende sostituire in alcun modo il Ri-to delle esequie, n pu essere consideratouna sua appendice, non essendo in sensoproprio un libro rituale, ma vuole offrireun aiuto per quelle situazioni non contem-plate dal libro liturgico, ma nelle quali il mi-nistro ordinato o il laico, sono invitati adesprimere la sollecitudine della comunitcristiana verso la famiglia colpita dal lutto.Il sussidio presenta quindi una serie di pre-ghiere, brani biblici, monizioni, riflessioni,preghiere dei fedeli e canti da utilizzare neidiversi momenti del lutto: dalla morte allacelebrazione delle esequie.

    Il capitolo I, dal titolo Subito dopo la

    morte, propone testi e preghiere per la vi-sita alla famiglia del defunto e presso il de-funto. Nelle premesse a questo capitolo sisottolinea che nonostante la tragicit e laconfusione che inevitabilmente caratteriz-zano la circostanza, bene che la famigliacristiana avverta la necessit di pregare nelmomento in cui un proprio congiunto com-pie lultimo passaggio per entrare nella vita

    senza fine. Viene inoltre specificato che se

    non presente un ministro ordinato o isti-tuito, questo momento di preghiera gui-dato da un laico, meglio se membro dellafamiglia.

    Il capitolo II propone cinque schemi perla Veglia di preghiera, da celebrarsi, secon-

    do le consuetudini, in casa o in chiesa,avendo cura tuttavia che la chiesa non siatrasformata in una camera ardente. Le cin-que tematiche proposte sono le seguenti:Dio fedele: egli misericordioso, perdonae salva; Il volto materno di Dio; Risorti conCristo nelleterna comunione dei Santi; LaParola seme di immortalit; Maria madredella santa speranza. Per ogni Veglia, a se-conda del tema, vengono suggeriti i riti diintroduzione, la proclamazione della Paroladi Dio, i riti di conclusione. Ogni schemapropone un numero diverso, ma semprericco, di brani della Sacra Scrittura, dellAn-tico e del Nuovo Testamento, di monizionie preghiere litaniche.

    Il capitolo III suggerisce di vivere anche il

    momento della chiusura della bara alla lucedella Parola di Dio e della speranza cristia-na: Il volto della persona amata viene tol-to alla vista dei nostri occhi, un giorno rive-dremo questo stesso volto trasfigurato, nel-la gloria del Signore risorto.

    Il capitolo IV presenta una serie di sug-gerimenti liturgico-pastorali per la celebra-zione delle esequie: linizio della traslazione,

    il cammino verso la chiesa, laccoglienza, il

    Proclamiamo la tua risurrezioneStefano Lodigiani

    P

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    Formazione LiturgicaCulmine e Fonte 3-2009 Testi e Documenti

    commiato, e due schemi di preghiere nelcammino verso il cimitero. Sia nel camminoverso la chiesa che nel tragitto che porta al

    cimitero, si suggerisce di valorizzare la pre-ghiera del Santo Rosario, secondo le usan-ze locali.

    Il capitolo V comprende le Preghiere alCimitero: la benedizione del sepolcro e lapreghiera prima della tumulazione. Dopolorazione di benedizione del nuovo sepol-cro si suggerisce la professione di fede e lapreghiera dei fedeli, per la quale sono pro-posti sette formulari, a seconda dello statoecclesiale e civile del defunto e delle circo-stanze della morte.

    Il capitolo VI riguarda una nuova moda-lit dei tempi recenti che si sta diffondendo:i funerali in caso di cremazione. Nellampiaintroduzione si mette in luce la dottrina e laprassi cristiana circa la fede nella risurrezio-

    ne dei morti, la dignit del corpo e il cimite-ro come luogo della memoria, offrendoprecise indicazioni pastorali. Si sottolineache la Chiesa ha sempre indicato la sepol-tura del corpo dei defunti come la formapi idonea ad esprimere la piet per i fede-li, oltre che a favorire il ricordo e la preghie-ra di suffragio da parte di familiari e amici.Di fronte allevoluzione del costume, nei

    tempi recenti in aumento la richiesta dicremazione. Tale scelta, in passato, appari-va soprattutto come opzione polemica-mente atea. Oggi per vari motivi va diffon-dendosi anche fra i credenti. In assenza dimotivazioni contrarie alla fede, la Chiesanon si oppone alla cremazione. Alcuneperplessit vengono manifestate in ordinealla possibilit concessa dalla legislazione ci-

    vile, di spargere le ceneri in natura o con-

    servarle in luoghi diversi dal cimitero, comein casa. La Chiesa ha molti motivi per es-sere contraria a simili scelte, che possono

    sottintendere motivazioni o mentalit pan-teistiche o naturalistiche... Inoltre si rendepi difficile il ricordo dei morti, estinguen-dolo anzitempo.

    Tra le indicazioni pastorali si sottolineache la Chiesa raccomanda vivamente diconservare la consuetudine di seppellire idefunti e consente la cremazione se talescelta non mette in dubbio la fede nella ri-surrezione. Il fedele che ha scelto la crema-zione in questo spirito ha diritto alle ese-quie ecclesiastiche, mentre spargere le ce-neri o conservarle in altro luogo che non siail cimitero, sono considerate scelte compiu-te per ragioni contrarie alla fede cristiana, eci comporta la privazione delle esequie ec-clesiastiche.

    Questo capitolo pertanto presenta unoschema di preghiera sul luogo della crema-zione considerando due possibilit: nel casoin cui il feretro venga portato direttamentesul luogo della cremazione, senza una cele-brazione in chiesa (schema A), oppure do-po che le esequie siano gi state celebrate(schema B con quattro proposte). E previ-sto anche uno schema per la celebrazione

    esequiale dopo la cremazione in presenzadellurna cineraria, preceduto da alcuniOrientamenti pastorali, e infine sei schemidi preghiere per la deposizione dellurna.

    Completa il Sussidio unampia Appendi-ce articolata in 6 capitoli: testi biblici (1),proposte di schemi per la Liturgia della Pa-rola (2), preghiere per varie circostanze (3),preghiera del Santo Rosario (4), preghiere

    dei fedeli (5), canti (6).

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    La parola di Dio celebrataCulmine e Fonte 3-2009

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    Prima lettura: Dt 4,32-34.39-40Salmo responsoriale: dal Sal 32 (33)Seconda lettura: Rm 8,14-17

    Vangelo: Mt 28,16-20

    Il Sal 32, come fa sempre la Bibbia, con-templa luniverso non come natura ma co-me creato, ed in esso scopre il segno di unaparola suprema ed efficace, quella del Crea-tore. Dando uno sguardo poi alla storia dI-sraele, il nostro salmo esalta lazione efficacedi Dio in essa. Con questo inno glorifichiamo

    Dio, Signore della creazione e della storia.

    La celebrazionedella solennit dellaSantissima Trinitalla fine dellitinera-rio che abbiamo per-corso da Natale alCalvario e dallaTomba vuota alla ve-

    nuta dello Spirito un invito a contem-plare le radici di tut-to quanto abbiamocommemorato neldecorso dellanno li-turgico. Si tratta diuna storia di salvez-za il cui protagonista

    Dio Uno e Trino.Alla luce del mistero

    trinitario tutto acquista il suo senso. Tutto di-scende dal Padre, per Ges Cristo, suo Figliofatto uomo, grazie allazione dello Spirito San-

    to e alla sua presenza nei nostri cuori. Tuttorisale al Padre per il suo Figlio, nello Spirito.E questo il doppio movimento, discendente eascendente, del mistero della salvezza.

    Noi sappiamo qualcosa di Dio perch eglisi manifestato nella storia come creatore esalvatore. Le letture bibliche di questa celebra-zione ci invitano ad approfondire, in una pro-

    spettiva di fede, i modi in cui Dio si rivela e sifa presente nella sto-ria della salvezza enella nostra vita diogni giorno. La primalettura propone unbrano del discorso te-nuto da Mos al po-polo dIsraele uscitodallEgitto e vicino

    ormai alle soglie del-la terra promessa.Mos invita i suoiascoltatori a prenderecoscienza della bene-vola vicinanza cheDio ha mostrato conloro. Egli il Santo alquale lessere umano

    non pu accostarsi.Eppure ha parlato ai

    SANTISSIMA TRINIT (B)7 giugno 2009

    Beato il popolo scelto dal Signore

    La parola di Dio celebratap. Matias Aug, cmf

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    termine della cena pasquale. Dal caliceriempito col sangue di Cristo scaturisce lavita per lumanit. Questo veramente ilcalice della salvezza.

    SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (B)14 giugno 2009Alzer il calice della salvezza e invocher il nome del Signore

    La parola di Dio celebrataCulmine e Fonte 3-2009

    figli di Israele ed essi hanno udito la sua voce esono rimasti vivi. Poi Mos trae la conseguenzadi tutto ci: la fedelt a Dio unico Signore lagaranzia della libert e della felicit. Questa

    pagina della Scrittura ricorda ci che non biso-gna mai dimenticare: Dio non si dimostra, simostra. Nel Nuovo Testamento segno di questapresenza di Dio Ges, il quale ci rassicuranel brano evangelico doggi: io sono con voitutti i giorni, fino alla fine del mondo.

    Dio non il gendarme della nostra vita, mail Padre che attraverso il suo Spirito ci rendesempre pi figli ed eredi sul modello di suo

    Figlio unigenito Ges. Nella seconda lettura,lapostolo Paolo ci esorta ad aprire il nostrocuore a questo Spirito. Trasformati dallamoredello Spirito, i nostri rapporti devono essere fi-liali verso il Padre e fraterni verso il Cristo.

    Nel brano evangelico, Ges ci invita apassare dalla comunione interpersonale conDio alla testimonianza di questa esperienza.Infatti, congedandosi dagli apostoli, Ges af-

    ferma solennemente: A me stato dato ognipotere in cielo e sulla terra. Andate dunquee fate discepoli tutti i popoli, battezzandolenel nome del Padre e del Figlio e dello Spiri-to Santo, insegnando loro a osservare tuttoci che vi ho comandato.

    Alla luce del mistero trinitario, Dio ci simanifesta come un Dio che esce da se stesso,ama il mondo e luomo; si comunica e dialoga

    con lui. Un Dio quindi vicino, che viene al no-stro incontro per mezzo di suo Figlio. Un Dioche addirittura ci fa partecipi della sua vita.Un Dio di cui possiamo ben dire: grande ilsuo amore per noi (antifona dingresso).

    Prima lettura: Es 24,3-8Salmo responsoriale: dal Sal 115 (116)Seconda lettura: Eb 9,11-15Vangelo: Mc 14,12-16.22-26

    Dopo levocazione di un incubo

    da cui Dio lo ha liberato, lautoredel Sal 115 in un soliloquio cantala sua totale fiducia nellamore di-vino anche quando linfelicit oc-cupa lorizzonte della vita. E perquesto che ora, nel tempio e davan-ti allassemblea, egli alza il calicedella salvezza e offre un sacrifi-cio di ringraziamento. Questo sal-

    mo era usato nella liturgia ebraicacome preghiera di ringraziamento a

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    Le tre letture odierne ci invitano a riflet-tere sul significato dellEucaristia come sa-crificio della nuova ed eterna alleanza tra Dioe gli uomini. Dio, nel sangue di Cristo suo Fi-

    glio ha stretto con noi una nuova alleanza ched compimento a quella antica stipulata conIsraele con la mediazione di Mos.

    Il brano del libro dellEsodo racconta lacelebrazione dellalleanza tra Dio e il popolodIsraele ai piedi del monte Sinai, dopo laproclamazione del decalogo, la carta costitu-zionale del popolo di Dio. La celebrazione siconclude con la solenne promessa del popo-lo: Quanto ha detto il Signore, lo eseguire-

    mo e vi presteremo ascolto. Allora Mosprende il sangue degli animali sacrificati - dicui una met era stata versata sullaltare - ene asperge il popolo dicendo: Ecco il san-gue dellalleanza, che il Signore ha conclusocon voi sulla base di tutte queste parole!. Ilrito del sangue, considerato sede e veicolodella vita, esprime il rapporto vitale del po-polo che accoglie le parole del Signore e si

    impegna ad attuarle.

    La seconda lettura ci ricorda che il Signo-re Ges diventato lunico sacerdote e media-tore della nuova alleanza non mediante ilsangue di capri e di vitelli, ma in virt delproprio sangue. A questo punto diventa pos-sibile comprendere il testo evangelico che ri-porta il racconto dellultima cena. Quando

    La parola di Dio celebrataCulmine e Fonte 3-2009

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    Ges offre ai suoi discepoli il calice e dice:Questo il mio sangue dellalleanza, che versato per molti, non c dubbio che intenderiferirsi al sangue nel quale era stata stipulata

    lalleanza sinaitica. Il sangue che Ges versasulla croce ed offre nellEucaristia il sanguedella nuova alleanza. Ges con il suo sacrifi-cio realizza contemporaneamente le due di-mensioni dellalleanza: limpegno di Dio versoluomo e lobbedienza delluomo verso Dio. Lanuova alleanza con Dio, sigillata col sangue diCristo, si perpetua nei secoli nella misura incui noi, nutriti con il pane e il vino dellEuca-ristia, siamo capaci di riprodurre in noi lo sti-

    le oblativo della vita di Cristo attraverso lob-bedienza alla sua parola e attraverso il donodi noi stessi nellamore verso i fratelli.

    Notiamo che il sangue della nuova alleanzaviene versato per molti, espressione che nelparlare semitico non si oppone a tutti, ma pusignificare per tutti che sono molti, cio pertutti gli uomini senza distinzione. Tutti coloroche partecipano di questo patto sono anche

    uniti tra di loro, chiamati tutti a formare luni-co popolo di Dio. Lorizzonte si allarga quindioltre il gruppo dei discepoli. Essi, nella pro-spettiva di Ges, costituiscono il nucleo di unacomunit che potenzialmente abbraccia tuttigli esseri umani. Nel pane e nel vino delleu-caristia si prolunga lefficacia salvifica dellamorte di Ges che rende possibile un nuovorapporto degli uomini tra loro e con Dio.

    Prima lettura: Gb 38,1.8-11Salmo responsoriale: dal Sal 106 (107)

    Seconda lettura: 2Cor 5,14-17Vangelo: Mc 4,35-41

    Il salmo responsoriale doggi viene presodalla seconda parte del lungo Sal 106, in

    cui dei marinai narrano la loro avventuradurante una violenta tempesta e lintervento

    DOMENICA XII DEL TEMPO ORDINARIO ( B )21 giugno 2009

    Rendete grazie al Signore, il suo amore per sempre

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    di Dio che li ha liberati dalle loro angustie,unesperienza indimenticabile ed eccezio-nale per un popolo come Israele che nonaveva tradizioni marinare. Tutta lassemblea

    si associa nel ringraziamento al Signore perlo scampato pericolo. La drammatica de-scrizione della tempesta ci ricorda il rac-conto della tempesta sul lago di cui parla ilVangelo oggi.

    Il tema del mare unifica il contenutodella prima lettura e quello della letturaevangelica. Con le sue tempeste improv-vise e la sua forza invincibile, il mare ha

    sempre colpito limmaginazione degli an-tichi, che lo consideravano un simbolodelle potenze demoniache, perch incon-trollabile. Nella Bibbia il mare e loscu-rit sono simbolo del caos iniziale, domi-nato e vinto dalla potenza creatrice di Dio(cf. Gn 1). Il mare la sede di tutte leforze ostili a Dio, destinato a scomparireper sempre quando la creazione sar to-

    talmente rinnovata (cf. Ap 21,1). La vitto-ria sulle malefiche potenze del mare non in potere delluomo; solo di Dio, luni-co che riduce la tempesta al silenzio (cf.salmo responsoriale). Su questo scenario,il gesto di Ges che calma la tempesta sullago e salva i discepoli dal naufragio ac-quista tutto il suo significato. Notiamoche si tratta di un miracolo che Ges noncompie per la folla, che assente; prota-gonisti del racconto sono Ges e i disce-poli. Si tratta quindi di un evento delquale i discepoli sono chiamati a cogliereil segreto. Quale segreto?

    Possiamo affermare che il racconto disan Marco ha una doppia finalit: farci co-noscere meglio la persona di Ges e illu-strare poi quale devessere il nos