RITA - LibrosCatólicos.ORG · Santa Rita è la donna dell’amore incondizionato a Dio, la figlia...

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PADRE ANGEL PEÑA RITA da Cascia VITA E MIRACOLI Traduzione di Rita Maria Scolari Edizioni Villadiseriane 1

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  • PADRE ANGEL PEÑA

    RITAda Cascia

    VITA E MIRACOLI

    Traduzione di Rita Maria Scolari

    Edizioni Villadiseriane

    1

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  • INDICE GENERALE

    Introduzione

    AMBIENTE STORICO

    INFANZIA

    MATRIMONIO

    ASSASSINIO DEL MARITO

    INGRESSO IN CONVENTO

    RITA RELIGIOSA

    LA SPINA

    MALATTIA E MORTE

    RICOGNIZIONE DEL CORPO

    CODEX MIRACULORUM (1457-1567)

    ATTI DEL PROCESSO

    LA CANONIZZAZIONE

    UNA SANTA SEMPLICE

    SANTA RITA È VIVA

    L’OPERA DI SANTA RITA

    LE API, L’UVA E LE ROSE CONCLUSIONE

    Conclusione

    Bibliografia

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    Vero volto di santa Rita che appare nella cassa solenne del 1462,che si conserva nel monastero di Cascia

  • INTRODUZIONE

    La vita si santa Rita è come un’avventura affascinante. Si entrain un mondo superiore in cui l’umano si fonde col divino, la terracon il cielo. Certamente Rita non nacque santa. Ma dalla eternitàDio l’aveva scelta per esserlo; e lei, nei differenti stati di vita, figlia,moglie, madre, vedova, religiosa, riuscì a compiere la volontàdell’Altissimo e a raggiungere così un grado eminente di santità.Rita è una delle sante più popolari al mondo. Dio ha manifes-

    tato la sua Gloria operando grandi miracoli attraverso l’interces-sione della santa, chiamata, perciò, avvocata degli impossibili. Fuuna donna semplice e umile, che ancora si manifesta viva tra noi,per mezzo di un profumo che si avverte, specialmente presso lasua urna, quando sta per compiersi un miracolo.Santa Rita è la donna dell’amore incondizionato a Dio, la figlia

    che seppe obbedire ai suoi genitori, la sposa che amò e rese feliceil suo sposo, la madre che si dedicò completamente ai suoi figli..Perdonò senza condizioni e accettò di partecipare alla croce diCristo con una spina della sua corona. È la santa di tutti e di cias-cuno, una santa vicina, che ci avvicina a Dio e che ci insegna avoler bene incondizionatamente anche ai nostri nemici.Mi auguro che questa breve biografia possa farla amare di più,

    e che lei a sua volta ci porti a conoscere maggiormente Gesù Eu-caristia e Maria nostra Madre, amatissimi dalla santa. E che ci in-segni a superare con la Gioia e la Forza del Cielo, le avversità ele sofferenze della vita.

    La sua luce brillerà come le stelleper tutta l’eternità (Dn 12,3)

    Nota: D.R.A. si riferisce a Documentazione Ritiana Antica, divisa in 4volumi, diretti da Damaso Trapp, Cascia, 1968-1970).

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  • AMBIENTE STORICO

    La Cascia che conobbe santa Rita non è la cittadina di oggi,con circa 3.200 abitanti. A quel tempo era una piccola repubblicaindipendente, di ventimila persone, con diversi castelli e paesi.Era un centro politico e commerciale importante, con attività diogni tipo, un crocevia di comunicazione tra il regno diNapoli ele città degli Appennini.Era circondata da mura e aveva un castello con alte torri. Veniva

    difesa da un gruppo di uomini armati, organizzati in ronde diurnee notturne. E, come ci rivelano gli Statuti di Cascia, pubblicati nellaDocumentazione Ritiana Antica (D. R. A.), i soldati erano munitidi archibugi, picche, lance, spade, e altre armi.La repubblica di Cascia godeva di un’organizzazione politica

    avanzata, costituita da tre poteri diversi e ben strutturati: legisla-tivo, giudiziale ed esecutivo. Soltanto il primo veniva esercitatodai cassiani. Il governo e l’amministrazione della giustizia veni-vano affidati a forestieri per periodi di sei mesi, onde evitare corruzioni e favoritismi. I detentori delle cariche di potere riceve-vano lauti compensi, ma venivano severamente castigati in casodi abusi o di imparzialità nell’amministrazione della giustizia.Secondo gli Statuti della repubblica, per sposarsi, una donna

    doveva avere compiuto dodici anni e l’uomo quattordici. Eraproibito il lusso nelle celebrazioni, come pure l’uso delle armi.Non si poteva uscire di casa dopo il tramonto senza lanterna. Leosterie o le taverne dovevano chiudere all’imbrunire.Tuttavia, come testimoniano i documenti dell’epoca, erano

    numerose le contese, le cause legali e le lotte sociali. Lotte tra ric-chi e poveri, tra artigiani di corporazioni diverse, tra cittadini ecampagnoli, e, in particolare, lotte politiche tra ghibellini (oppo-sitori del Papa) e guelfi (partidari del Papa). Spesso gli scontrisfociavano in tragedie. E a peggiorare la situazione c’era ildramma delle vendette, che si susseguivano a catena.

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  • Negli Statuti era ammesso farsi giustizia e vendicarsi dell’as-sassino di un familiare diretto. Nel caso in cui gli assassini fosseropiù di uno, si tirava a sorte l’esecuzione a morte di uno di loro,mentre gli altri subivano un’ammenda pecuniaria. Tuttavia, senon veniva ucciso il colpevole ma un suo familiare, l’omicida eracondannato a morte a sua volta.Di conseguenza le vendette erano numerosissime e rendevano

    la vita sociale molto difficile tra le famiglie coinvolte nelle causelegali. Non mancavano casi in cui, per evitare la vendetta dei pa-renti diretti della vittima, venivano uccisi anche questi ultimi egli assassini fuggivano, poi, lontano da Cascia.Proprio per questi fatti di sangue così diffusi e frequenti,

    erano state create le cariche ufficiali dei pacificatori o giudici dipace. Erano persone che godevano di buona fama per i loro cos-tumi onesti e corretti, che cercavano di riconciliare le famiglietra di loro, affinché potessero vivere in pace e senza temeremutue vendette. Diverse biografie di santa Rita riportano che isuoi genitori svolgevano questo tipo di lavoro con spirito cris-tiano, sincerità e onorabilità.Per quanto riguarda l’ambiente religioso, Cascia conservava

    il ricordo dei grandi santi della regione umbra, come san bene-detto da Norcia (480- 547) e sua sorella santa Scolastica; santaChiara e san Francesco d’Assisi (1182- 1226); san Nicola da To-lentino (1245- 1305); santa Chiara da Montefalco (1268- 1308);sant’Angela da Foligno (1248- 1309) e il beato Simone Fidati daCascia (1285- 1348).Vi era un convento di clarisse (che attualmente è di proprietà

    del monastero di santa Rita); il monastero di sant’Antonio dellecelestine; un monastero di benedettine, dedicato a santa Mar ghe-rita, del quale si conserva oggi solo la facciata; e due conventi diagostiniane: quello di santa Lucia e quello di santa Maria Mad-dalena, nel quale entrò Rita e che ora si chiama di santa Rita.Esisteva pure un convento di francescani e uno di agostiniani.

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  • Questi ultimi erano cresciuti notevolmente dopo la GrandeUnione o accorpamento di altre congregazioni al loro ordine, ra-tificata da Papa Alessandro IV con la bolla Licet Ecclesiae ca-tholicae del 9 aprile 1256. Ai tempi di Rita vi erano circa quarantaconventi agostiniani nella regione umbra.Tra i francescani e gli agostiniani, emergevano predicatori fa-

    mosi quali Giacomo della Marca, Simone da Cascia o Andrea daCascia. Oltre a incrementare la fede, essi si dedicavano alla riap-pacificazione sociale. Il perdono dei nemici era un tema costantedelle loro omelie. Secondo uno scritto dell’epoca, fra’ Andrea daCascia urlava dai pulpiti: Per amore della Passione del Signore,gridate tutti insieme: “Pace e Misericordia”. E datevi un bacio eun abbraccio, chiedendovi perdono reciprocamente in segno diamore e di misericordia1.Tuttavia la Chiesa era gravata da pesanti problemi che crea-

    vano divisione tra i fedeli, dovuti allo scisma di occidente (1378-1417). Alcuni anni prima della nascita di Rita, nel 1374, PapaGregorio XI aveva concluso il periodo di esilio dei papi ad Avig-none, durato quasi settant’anni, e aveva fatto ritorno a Roma.Ma il peggio doveva ancora arrivare. Alla morte di Gregorio

    XI nel 1378, una grande folla invase il recinto del conclave perreclamare ai cardinali un papa romano. Gridavano: Romano, ro-mano, o almeno italiano. Proprio per questo, quando venneeletto Urbano VI (1378- 1389), i cardinali francesi impugnaronola nomina per la pressione esercitata dall’esterno e si riunironoad Anagni, eleggendo Clemente VII (1378- 1394) che tornò adAvignone. C’erano, dunque, due papi e una Chiesa divisa, congrande confusione tra le nazioni che appoggiavano l’uno o l’altro.Alcune diocesi erano dirette da due vescovi, e alcune parrocchieda due parroci. Mezza Europa riconoscena l’uno e rifiutava comesuo rivale l’altro.

    1) D. R. A. IV, p. 15.

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  • Persino due grandi santi la pensavano in maniera opposta:santa Caterina da Siena obbediva al papa di Roma e san VincenzoFerrer a quello di Avignone.Nel 1389 moriva Urbano VI a Roma e al suo posto era eletto

    Bonifacio IX (1389- 1404), il quale cercò di dialogare con l’anti-papa avignonese, Clemente VII. Ma i problemi non si risolsero.Nel 1404 salì al soglio pontificio, a Roma, Papa Innocenzo VII(1404- 1406) e successivamente Gregorio XII (1406- 1415). Pur-troppo la situazione peggiorò, quando i cardinali francesi e i ro-mani si riunirono in concilio nel 1409 e, adottando una falsateoria dell’università di Parigi, il conciliarismo, che affermava lasupremazia del concilio sul papa, deposero entrambi i pontefici,eleggendo al loro posto Alessandro V a Pisa. Così ci furono trepresunti papi contemporaneamente. Ad Alessandro V succedettel’antipapa Giovanni XXIII.Per risolvere la spinosa questione, l’imperatore Sigismondo

    di Lussemburgo, re d’Ungheria, ottenne che il papa di Roma,Gregorio XII, riconoscesse la legittimità del concilio di Costanzae rinunciasse al soglio pontificio per il bene della Chiesa. Allorail concilio depose gli antipapi Giovanni XXIII e Benedetto XIIIed elesse, quale unico pontefice, Martino V.L’antipapa Giovanni XXIII rinunciò dinnanzi a Martino V, il

    quale gli permise di conservare la porpora cardinalizia e così laChiesa recuperò l’unità e la pace.

    INFANZIA

    Rita nacque nel 1381 o nel 1382 a Roccaporena, una piccolafrazione del comune di Cascia, distante cinque chilometri. Suopadre si chiamava Antonio Lotti. Ciò risulta da un atto notariledel 10 aprile 1446, riguardante un contratto di affitto di un te-rreno del monastero di Cascia, che le suore stipularono con uncerto Giovanni di Buccio Toccio, agricoltore di Onelli, il quale

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  • si impegnava a render loro la metà del raccolto. Su questo docu-mento, redatto presso il notaio Domenico di Giovanni Cecchi ealla presenza di due testimoni, si parla di Rita di Antonio Lotti,come figlia di quest’ultimo2.Sua madre, secondo la tradizione, si chiamava Amata Ferri.

    Pare che avesse superato i quarant’anni e che avesse perso ognisperanza di mettere al mondo dei figli, quando Dio le concessela grazia di questa figlia unica, che venne chiamata col nome diMargherita, successivamente abbreviato in Rita.Sembra che i genitori si dedicassero al lavoro dei campi, ma

    godevano di una buona posizione sociale. Secondo alcune ricer-che, effettuate presso gli archivi comunali di Cascia, vi sono degliatti firmati da notai che portano il cognome Lotti; il che significache si trattava di una famiglia importante. Da altri documenti no-tarili risulta che Rita ereditò dai suoi genitori un terreno recin-tato, situato fuori dalle mura di Cascia e anche della terra, permetà coltivata e per metà boschiva, denominata Lo Vado dellaCama, vicino a Roccaporena3.Per tanto, i suoi genitori appartenevano a famiglie di proprie-

    tari ed erano istruiti, poiché erano pacificatori e come tali ave-vano il compito di far riconciliare le persone alla presenza ditestimoni e redigendo degli atti notarili che richiedevano unacerta preparazione culturale. La riappacificazione terminava conun bacio di pace oppure con una stretta di mano, anche nel casoin cui ci fosse stato l’obbligo di riparazione materiale. E, comun-que, questo accordo impegnava le due parti e i loro rispettivieredi per sempre.

    2) D. R. A. I, pp. 151- 152.3) Vittorio Giorgetti, Omero sabatini, Sabatino di Ludovico, L’Ordine

    agostiniano a Cascia. Nuovi dati storici sulla vita di santa Rita e di altri illustriagostiniani, Perugia, Ed. Quattroemme, 2000, pp. 318- 320.

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  • C’è un atto del 28 aprile 1381 che cita: Fecerunt pro seipsiset eorum heredibus perpetuam pacem (fecero per sé e per i pro-pri eredi una pace perpetua)4.Questo incarico di pacificatori, come abbiamo detto in pre-

    cedenza, era molto importante a quei tempi turbolenti di violenzee vendette. Scrive Cavallucci nella biografia della santa:I suoi genitori, quando venivano a sapere di discordie, discus-

    sioni, separazioni o inimicizie, subito cercavano di riappacificarei litiganti, sia con parole affabili, sia con minacce, ponendo sem-pre davanti ai loro occhi la Passione santissima e il grande pati-mento di Gesù sulla croce. Per questo erano chiamati perantonomasia nei luoghi intorno, i pacificatori di Gesù Cristo5.Rita fu battezzata lo stesso giorno o pochi giorni dopo la sua

    nascita, nella chiesa di Santa Maria della Pieve di Cascia, colnome di Margherita, poiché Roccaporena era priva di fonte bat-tesimale. Attualmente viene mostrato ai visitatori il fonte in cui,secondo la tradizione, avvenne il battesimo della santa.Come qualcosa di straordinario viene definito dai biografi l’e-

    pisodio delle api, a pochi giorni dalla nascita. I genitori stavanolavorando nei campi, quando videro delle api entrare e usciredalla bocca della neonata, senza causarle alcun danno. Questofatto, che poteva essere stato del tutto naturale, fu interpretatodai suoi genitori come una grazia straordinaria di Dio, e dai suoibiografi, alla luce della santità posteriore, come un avvenimentodal significato sopranaturale, come se Dio l’avesse già segnalatada piccolissima quale futura santa.Probabilmente fece la prima comunione a dodici anni se-

    condo l’usanza di quel tempo.

    4) Chiron Yves, La verdadera historia de santa Rita, Ed Palabra, Madrid,

    2006, p. 36.5) Cavallucci Agostino, Vita della beata Rita da Cascia dell’Ordine di

    sant’Agostino, Siena, stamperia di Matteo Fiorini, 1610, pp. 2- 3; D. R. A.I, p. 223.

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  • Tuttavia non conosciamo nulla di speciale della sua infanzia,che visse normalmente, da bambina buona, obbediente in tuttoai suoi genitori, molto dedita alla preghiera, al servizio di Dio edel prossimo. La chiesa di Roccaporena era dedicata a san Mon-tano, un eremita che secondo la tradizione era vissuto sull’altarupe dello Schioppo, che domina il paese. Lì santa Rita avrebbeassistito spesso alla messa e avrebbe pregato, sentendo il deside-rio di essere tutta di Dio e di farsi suora.Le religiose del suo convento, scrivendone la vita affermano:Trascorsa la fanciullezza con singolare innocenza e purità,

    tutta dedita all’orazione e alla pietà, entrò in grandissimo deside-rio di congiungersi strettamente con Dio, rinunziando alle solle-citudini del mondo, per godere anche nella presente vita ledelizie celesti. Allora s’ingegnò d’ottenere licenza dai suoi parentidi consacrarsi alla Sua Divina Maestà in stato verginale, ma nonl’ottenne e fu da loro costretta a maritarsi6.Papà e mamma erano già avanti con gli anni e si preoccupa-

    vano di non lasciarla sola al mondo. Così pensarono che la cosamigliore per lei fosse il matrimonio con qualcuno che la proteg-gesse. E Rita, secondo le usanze dell’epoca che imponevano l’ob-bedienza al consenso dei genitori sia per le nozze che per la vitareligiosa, accettò la loro decisione come volontà di Dio. Si pre-parò allora diligentemente e con gioia allo sposalizio con il gio-vane pretendente Paolo, di Fernando Mancini. Esistono provedocumentali attestanti che la famiglia Mancini era facoltosa, inquanto possedeva un mulino sul fiume Corno. Anche Rita, comeabbiamo detto, era abbiente e dotata di una certa cultura perquei tempi. Su un dipinto del 1462, denominato Tela antichis-sima, compare Rita con un libro aperto in mano.

    6) Breve racconto della vita e miracoli della beata Rita da Cascia, pub-blicato dalle religiose del monastero di santa Rita da Cascia, stamperiadella Camera apostolica, Roma, 1628, p. 10; D. R. A. I, p. 261.

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  • Nella Chiesa di sant’Agostino a Cascia si trova un affresco del1474, che i giudici del suo processo di beatificazione così descri-vono: La commissione trovò nella chiesa di sant’Agostino, pressol’altare del Santissimo Sacramento tre immagini antichissime,delle quali una è di santa Caterina a destra; in mezzo santa Luciae a sinistra la serva di Dio Rita, vestita con abito monacale, condiadema sul capo, recando nella mano destra una palma, mentrenella sinistra ha un libro aperto, su cui si legge: Visitatio BeataeVirginis. Anno 14747. Il che significa che era una donna di cul-tura, che sapeva leggere, cosa non molto frequente a quei tempi.Inoltre, sappiamo che era piccola di statura, perché il primo

    feretro, chiamato cassa umile o codex miraculorum, dove la sis-temarono il giorno della sua morte, era lunga solo m 1,58, largacm 37 e alta cm 30- 35. Il suo volto era bello e sprigionava for-tezza ed energia.

    MATRIMONIO

    Non si sa esattamente a che età si sposò. Le leggi del tempo sta-bilivano che gli sposi avessero almeno 12 anni. Secondo molti autoriRita avrebbe avuto 14 anni. Probabilmente le nozze si celebrarononel 1395, nella chiesa di san Montano di Roccaporena, dove furonosepolti, poi, i genitori della santa, suo marito e i suoi figli.La cerimonia fu semplice, come si usava allora, poiché le ce-

    lebrazioni fastose erano proibite. Gli sposi andarono a vivere dasoli in una piccola casa (domuncula) come testimoniano gli attidel processo di beatificazione, che si trovava all’entrata del pae-sino di Roccaporena, sulla destra venendo da Cascia. Attual-mente è una cappella.

    7) D. R. A. I, p.121

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  • La neosposa si prodigò con tutta l’anima nel servire e nel ren-dere felice il suo sposo mentre contemporaneamente si occupavadei suoi genitori, delle faccende domestiche e del lavoro neicampi. Tuttavia la sua vita non fu facile. Suo marito, secondo leinformazioni che di lui si conservano, era di carattere difficile.Padre Simonetti, nella sua agiografia sulla santa, scrive: Si conservano oggigiorno nel monastero della beata Rita al-

    cuni versi scritti in suo onore poco tempo dopo la sua morte daun certo Nicola, eremita agostiniano, che fanno sapere che vennesposata dal suo devoto padre con un giovane ben disposto marisentito, che era dello stesso luogo di Roccaporena, quando ellaaveva quattordici anni8. E, poco più avanti, chiarisce:Ferdinando era un uomo ben disposto e di civile aspetto, ma

    aspro, rigido, risentito, dedito alle armi, alla sensualità e, in pocheparole, poco buon cristiano9.Le monache del convento di santa Rita scrissero di lui nel 1628:S’avvenne in un marito di costumi molto aspri, perché non le

    mancasse in casa un continuo esercizio di religiosa tolleranza; maRita con la sua piacevolezza superò la contumacia del marito e perdiciott’anni visse con lui in buona e da tutti ammirata concordia10.Dunque, Rita lo amò e ne addolcì il carattere, rendendolo più

    affabile e tollerante. E non solo questo ella operò, poichè Paoloarrivò ad abbandonare il partito dei ghibellini, contrari al Papa,al quale da sempre era appartenuto. Il grande storiografo di Cascia, Marco Franceschini, afferma

    che egli aveva deposto la sua aggressività, era più pacifico e si de-dicava alla famiglia e non alle liti come prima.

    8) D. R. A. II, p. 68.9) Simonetta Nicola, Vita della beata Rita da Cascia, manoscritto del

    1697 in Archivio agostiniano, Roma, fogli 31- 32.10) Breve Racconto, o. c., p. 10; D. R. A. I, p. 261.

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  • Dal matrimonio nacquero due figli maschi, probabilmente ge-melli, che secondo la tradizione vennero chiamati Gian Giacomoe Paolo Maria. Entrambi ricevettero il battesimo nella chiesa diSanta Maria della Pieve a Cascia. Rita fu per loro una madreesemplare che li accudiva in tutte le necessità. Parimenti, per ilsuo sposo fu modello di pazienza e di tolleranza. Così trascorseroi suoi diciotto anni di matrimonio.

    ASSASSINIO DEL MARITO

    Dopo diciotto anni di vita coniugale, le uccisero il marito.Oggi giorno viene mostrato il luogo in cui, secondo la tradizione,avvenne il delitto. Si trova in un angolo dell’attuale strada statale,a poca distanza da Roccaporena, di fianco alle vigne di Collegia-cone, presso il mulino dei signori Remoli di Poggiodomo.Quale fu il motivo? Alcuni parlano della rivolta popolare che

    scoppiò nel 1413 tra i guelfi e i ghibellini. A Roccaaporena vierano molti guelfi, mentre i ghibellini dominavano a Cascia. Pareche Paolo avesse militato tra i ghibellini e avesse dei nemici po-litici. Lo storiografo casciano Marco Franceschini asserisce, inMemorie storiche di Cascia, pubblicate nella D. R. A. (vol III),che Paolo fu aggredito in un agguato da alcuni suoi nemici, cheda tempo cercavano di ucciderlo per vendicare qualche affrontoricevuto in passato. Non importa sapere quali furono esatta-mente i motivi. Sappiamo che il fatto accadde nel 1413, quandoRita aveva circa trentadue anni. Da subito riuscì a perdonare isuoi nemici. E, per evitare che i suoi figli si vendicassero, si diceche nascose la camicia insanguinata del marito.Questo fatto fu esposto al processo da Antonio Cittadoni, il

    quale affermò di averlo udito raccontare così da suo nonno: Hosempre sentito dire, tanto da mio nonno Cesare come da tutti glianziani di questo territorio, che la beata Rita nascose la camicia

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  • insanguinata del suo sposo assassinato, perché, non vedendola ifigli, essi non fossero spinti a vendicarsi11.Ma, purtroppo, il problema non si risolse col perdono di Rita.

    In quell’ambiente di lotte e di vendette, i fratelli e i familiari dellavittima vollero reagire. Rita osservò con dolore come parlavanocostantemente di vendetta, avvelenando così l’animo dei suoifigli, che avevano all’incirca quindici anni. La tradizione, ripor-tata da tutti i biografi, concorda nel dire che Rita si mise a pre-gare intensamente per evitare che i ragazzi fossero coinvolti nelvortice delle ritorsioni. Infatti, anch’essi potevano trovarsi nelmirino degli assassini, che logicamente volevano evitare di tro-varseli contro anni più tardi. Inoltre i figli di Rita potevano a lorovolta essere incolpati di delitti e condannati a morte.In quelle circostanze probabilmente formulò al Signore il pro-

    fondo desiderio di preferire la morte dei ragazzi piuttosto che ve-derli macchiati di assassinio. Di fatto, i due giovani morirono nelgiro di un anno, forse a causa della peste che colpì quella regione.Nonostante la sofferenza per la perdita dei figli e del marito,

    Rita si dedicò con grande impegno a costruire la pace tra la fa-miglia del coniuge e quella dei suoi assassini. Sembrava una mis-sione impossibile. Anziché comprenderla, i suoi parenti eranoindignati e scandalizzati dal suo atteggiamento, per loro assolu-tamente anormale. Ed ella dovette ricorrere alla preghiera pertrovare in Dio la pace e la fortezza di cui aveva assolutamente bi-sogno in quei terribili momenti.

    11) D.R.A. I, folio 39

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  • Dedicava molto tempo ad accudire gli infermi e bisognosi.Nella biografia di Alonso Aragón y Borja si legge: Delle necessitàdel prossimo era compassionevole e con mano pietosa le risol-veva. Specialmente quelle dei poveri, degli ammalati e dei carce-rati. Delle anime del Purgatorio aveva compassione. E tutti igiorni offriva al Signore le opere che compiva per aiutarle12. Cavallucci afferma che digiunava tutte le vigilie delle feste

    della Santissima Vergine a pane e acqua, faceva l'elemosina ai po-veri, visitava gli infermi e aiutava tutti.E, mentre cercava di mettere pace tra le famiglie, pensò seria-

    mente di diventare religiosa agostiniana nel convento di santaMaria Maddalena a Cascia, per dedicare così il resto della suavita al servizio di Dio.

    INGRESSO IN CONVENTO

    Rita bussò alle porte del convento di santa Maria Maddalena,ma fu rifiutata, secondo alcuni come il Cavallucci, persino trevolte. La causa non era il suo stato di vedova, poiché in altri mo-nasteri vi erano delle vedove, ma probabilmente il fatto che an-cora sussistevano serie difficoltà con gli assassini, che avrebberopotuto disturbare in seguito la comunità, distruggendone la pacemonastica.

    12) Alonso de Aragón y Borja, Vida de la bienaventurada Rita de Casia,stampata dalla vedova di Luis Sánchez, Madrid, 1628

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  • Nel Breve Racconto, scritto dalle religiose nel 1628, si afferma:Raddoppiando la preghiera e le lacrime, si umiliava davanti aDio, attribuendo al suo demerito e ai suoi peccati il rifiuto che leveniva dato... Finalmente, la misericordia di Dio la consolò. Unanotte udì una voce che la invitava a recarsi al monastero. Ritavide san Giovanni Battista che si incamminava verso un'altissimaroccia chiamata Schioppo, a Roccaporena. Là fu per breve tempoabbandonata affinché comprendesse l'altezza del luogo, la subli-mità della perfezione religiosa alla quale Dio la chiamava e vedessel'orrore della caduta. Mentre si trovava in quel posto, timida e an-siosa, fu consolata da san Giovanni battista, che arrivò accompag-nato da sant'Agostino e da san Nicola da Tolentino. Questi tresanti la presero e la misero, in modo incomprensibile per lei, all'in-terno del monastero e poi scomparvero. Il mattino seguente le re-ligiose la trovarono dentro al chiostro senza capire come vi fosseentrata, poiché le porte erano serrate. Ma Rita raccontò loro inmodo semplice ciò che era successo ed esse, riunite in capitolo eper divina ispirazione, la accettarono come religiosa 13.Questo fatto dell'ingresso miracoloso in un convento fu reale

    come lo narrano le religiose del monastero? O fu una visionecome lo interpretarono i giudici del processo di beatificazione?Questi ultimi, infatti, esaminando un dipinto o tela antichissimadel convento, su cui appare Rita con Giovanni il Battista, sant’Agostino e San Nicola da Tolentino, videro un'iscrizione allabase, che diceva: Quando la Beata Rita ricevette la visione di S.Giovanni Battista, S. Agostino e San Nicola da Tolentino i qualila esortarono a farsi monaca. Qui si parla di visione. Può essereaccaduto così o può essere stato un miracolo di Dio. Nella vita

    13)Breve Racconto, pp. 12- 13; D. R. A. I, p. 262.

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  • di alcuni santi come san Raimondo da Peñafort, san Martino daPorres e altri, si dice che essi avevano il carisma della trasparenzae che riuscivano a entrare in certi luoghi con le porte e le finestrechiuse. Ma, in ogni caso, l’importante è che ella si trovò nel mo-nastero con l'aiuto straordinario dei suoi tre santi prediletti.Forse essi appianarono la via della riconciliazione con gli assas-sini, risolvendo così gli ostacoli al famoso ingresso.

    In effetti, la pacificazione pare sia accaduta prima dell'iniziodella vita religiosa. Secondo uno scritto del 1505 dell'archivio delmonastero di Cascia, Rita entrò in convento nel 1417 e vi trovònove o dieci compagne, delle quali due o tre morirono prima dilei. Ella vide così realizzato il suo sogno di abbracciare la famigliaCicchi (degli assassini del marito), della quale entrò in monasteronel 1427 una parente, Angeluzza Jacobi Mattei Cicchi.

    Nel 1504, quando i Cicchi si trovarono coinvolti nella rivolu-zione di un certo a Antonelli14, gli amici della famiglia di Rita dis-trussero a martellate il dipinto che rappresentava l'abbraccio ela riconciliazione con gli uccisori dello sposo. Tuttavia, rispetta-rono la parte che rappresentava Rita con una punta insanguinatasulla fronte. Qualche tempo dopo, i primi rifece l’affresco ag-giungendovi la Vergine, santa Lucia e san Giovanni Battista15.Nel 1919 venne ritirata dalla parete destra della chiesa di San

    Francesco in Cascia una tela che rappresentava san Giuseppe daCopertino. Sotto di essa si trovarono tracce di un affresco coperto.

    14) D. R. A. III, pp. 84- 85.15) D. R. A. IV, p. 258.

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  • Fu chiamato un restauratore della sovrintendenza di Perugia,il quale scoprì una grande pittura della Vergine col Bambino trasan Giovanni Battista e santa Lucia, datata 1504 e commissionatada un certo Antonio de Cicchi e da sua moglie Lucia. Poco più inbasso a sinistra si vede la figura di Santa Rita in uno stile diverso,come fosse la rimanenza di un affresco anteriore. Rita ha unaspina sulla fronte e il contesto originale della sua figura sembraessere stato quello della riappacificazione della santa con la fami-glia antagonista Cicchi. Come abbiamo già detto, probabilmentei familiari del marito di Rita avevano distrutto la prima opera, las-ciandovi intatta la figura della santa, che più tardi alcuni parentiCicchi avevano contornato con i santi suddetti. In questa raffigurazione Rita non veste gli abiti religiosi ma a

    un vestito nero con gonna marrone come si usava all'epoca16.Questo fa supporre che Rita ancora non fosse entrata in monas-tero e che lo fece più tardi dopo la riconciliazione realizzata conl'aiuto dei suoi celesti protettori. Tale evento dovette realizzarsidavanti ai pacificatori con firma di pace perpetua. In caso di inos-servanza, i violatori del patto dovevano perdere il loro buon nomeed essere registrati in tutto il contado come traditori e spergiuri.

    RITA RELIGIOSA

    Rita entrò in convento nel 1417 a circa 36 anni e vi rimase per40 anni. Tra le sue consorelle c’era Mariola Jacobi, futura badessae Francesca Bartolomei di Caterina Mancini (parente del marito).

    16) Tratto dalla Relazione di Vittorio Federici, perito della Direzionegenerale dei musei, monumenti e gallerie pontifice, 1963; citato daCuomo Franco, Santa Rita degli impossibili, Piemme, decima edizione,2005, p. 137.

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  • Si dedicò a una vita di intensa preghiera. Amava molto la Ma-donna. Nella chiesa di san Francesco, a Cascia, un dipinto rap-presenta Rita con un rosario formato da più di cinquanta grani,poiché ai suoi tempi si recitava una corona della Madonna consessanta grani, divisi in sei parti. In ognuna di queste si meditavaun mistero di Cristo o della Vergine e si pregavano dieci avema-rie17. Anche sulla tela antiquissima si vede Rita inginocchiata da-vantia un Cristo con le mani giunte e con la corona del rosario.Inoltre, secondo alcuni biografi, ella digiunava a pane e acquatutte le vigiglie delle feste della Madonna, in suo onore18.Era particolarmente devota a Gesù nell’Eucaristia. Da vedova

    andava tutti i giorni a messa nella chiesa di san Montano di Roc-caporena. Qualche volta si recava anche alla chiesa di sant’Agostino a Cascia, dove si trovava la famosa ostia consacrata delbeato Simone Fidati.

    Simone da Cascia, o Fidati (1295-1348) era un sacerdote agosti-niano, grande predicatore, che divenne famoso in Italia per un mira-colo eucaristico avvenuto nel 1330. A un prete dei dintorni di Sienaavevano chiesto di portare la comunione ad un ammalato in campagna.Il sacerdote, contrariamente ai costumi dell’epoca che suggerivano diaccompagnare il santissimo Sacramento col tocco di una campanella,nascose la particola tra le pagine del suo breviario, con poca devozione,e si diresse verso l’abitazione dell’infermo.Quando vi giunse, aprì ilbreviario e vide l’ostia tutta rossa tra le pagine bagnate di sangue. Tur-bato, corse al convento agostiniano di Siena, dove Simone Fidati lo as-coltò in confessione e gli concesse il perdono di Dio. Ritornando aCascia il beato Simone lasciò uno dei fogli insanguinati dagli agosti-niani di Perugia e l’altro, insieme all’ostia, lo consegnò alla chiesa disant’Agostino a Cascia. Ogni anno, poi, si portò la particola in proces-sione nella festa del Corpus Domini.

    17) Atti del Congresso di Roma su santa Rita, 1998, pp. 283-284.18) D. R. A. I, pp. 223-242.

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  • Detta festività venne istituita a Cascia in occasione di questo mira-colo eucaristico. Alla processione era invitata l’intera popolazione, chepartendo dalla chiesa di sant’Agostino arrivava fino alla chiesa parroc-chiale di Santa Maria della Pieve. Al ritorno veniva celebrata una messasolenne, durante la quale il comune offriva un cero di dieci libre. È lo-gico supporre che Rita si recasse tutti gli anni a questa processione permanifestare il suo amore e la sua fede a Gesù sacramentato.

    Non conosciamo esattamente la formula della sua professionereligiosa, ma possiamo ipotizzare che fu uguale o simile a quelladi un’altra vedova di Cascia, chiamata Vannuccela, che professònello stesso convento il 21 maggio 1468, e che così recitava: Io...,spontaneamente confesso e voglio per amore di Gesù Cristo eper la salute della mia anima entrare nel monastero di santaMaria Maddalena e sottomettermi per il resto della mia vita alladisciplina regolare pre servire più liberamente Dio onnipotente.E stanto inginocchiata dinnanzi a..., badessa, all’altare del San-tissimo, tenendo le mani congiunte con le mani di della badessa,offro spontaneamente la mia persona a Dio onnipotente, allabeata Maria Maddalena e alle predetta Signora Badessa, promet-tendo la stabilità del luogo, la conversione dei costumi, l’obbe-dienza, la continenza e la povertà, con l’esclusione di qualsiasiproprietà per tutto il resto della vita secondo la religione delbeato Agostino19. E la abbadessa, con il consenso delle altre re-ligiose, congregate al suono della campana, ricevette Vannuccelacon il bacio della pace secondo l’usanza del monastero, vesten-dola con l’abito che portano le altre monache. E Vannuccela sioffrì con tutti i suoi beni presenti e futuri, con il consenso deisuoi consanguinei prossimi; e, senza riserva alcuna, emise la suapromessa.

    19) Archivio notarile del monastero di santa Rita; D. R. A. vol., p. 65.

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  • L’atto si tenne nell’oratorio, alla presenza dei testimoni Bene-detto Silveri e Leonardo Giovanni Leonardi, e fu sottoscritto dainotai Francesco Nardi Petripauli e Giovanni Amici Mattei20.Occorre evidenziare che a quel tempo la clausura non era così

    stretta come al giorno d’oggi e le suore potevano ricevere le visitefacilmente dalle persone che avevano bisogno dei loro consigli. Epotevano uscire dal monastero per assistere i malati, i poveri e i ne-cessitati. Così si comportava Rita da monaca, pur essendo già abi-tuata a questo stile di vita negli anni precedenti al suo ingresso inmonastero. Inoltre, le suore uscivano per recarsi in chiesa alla Messae per sentire quei famosi predicatori che venivano di tanto in tantoa infervorare la popolazione, specie durante la Settimana Santa.

    LA SPINA

    L’avvenimento centrale della vita di santa Rita, il più certo emeglio documentato, si riferisce alla spine nella fronte. É il fattopiù noto della sua biografia. Così ne parlarono le sue consorellenel 1628: Impiegandosi tutta nell’orazione, si tratteneva più vo-lentieri e con grandissimo gusto spirituale nella contemplazionedella dolorosa Passione del Signore. Da quel pietoso affetto fulargamente ricompensata, perché, predicando un Venerdì Santoin Cascia il beato Giacomo della Marca dell’Ordine dei Minori,si lasciò portare dal suo fervore a discorrere dei dolori atrocissimidel Salvatore con tanto sentimento che ne rimasero gli uditorinon mediocremente infiammati.Ma Rita, commossa più di chiunque altro, si sentì travolgere

    da un veemente desiderio di partecipare in qualche modo ai tor-menti di Cristo. Ritiratasi nella sua cella e prostrata ai piedi diun crocifisso, che oggi si conserva nell’oratorio del monastero,

    20) D. R. A. IV, p. 162; archivio notarile del monastero; D. R. A. II, p.65.

    23

  • incominciò a supplicarlo a calde lacrime di trasmetterle almenouna piccola parte delle sue pene. Subito, per singolare miracolo,una spina della corona di Cristo le ferì la fronte a tal punto chela piaga conseguente le rimase impressa, inguaribile, fino allamorte, come ancor oggi si può vedere sul suo santo cadavere21.Nella sala del covento, a destra dell’entrata, fu rinvenuto un di-

    pinto che i commissari del processo così descrivono: Un’effige dellaserva di Dio Rita, vestita con abito monacale dell’ordine agosti-niano, con una spina insanguinata nella fronte e luce splendentesul capo; prega Dio con le mani giunte con queste parole: “La spinaè speranza di gloria”. Vi è un’iscrizione di fondo: “La beata Rita daCascia fu partecipe in vita della passione di Cristo e patì una dellespine, brillando per i suoi molti miracoli è sempre più gloriosa”22.Nella chiesa delle agostiniane di Santa Lucia a Cascia si trova

    un quadro dell’Assunzione della Vergine che raffigura a destradella Madonna san Nicola da Tolentino e a sinistra la nostra santa.Rita veste l’abito monacale dell’Ordine di sant’Agostino e ha unaspina insanguinata sulla fronte e luce splendente sul capo23. Rita aveva circa sessant’anni. Era l’anno 1442. Sappiamo dai

    testimoni del processo del 1626 che la ferita della fronte si tras-formò in piaga dolorosa che emetteva cattivo odore. Per questo,raccontano i suoi biografi, ella trascorreva molto tempo da solae in preghiera, per non nuocere le consorelle col suo odore nau-seabondo. Leggiamo nell’epitaffio scritto sulla cassa solenne o sarcofago in cui deposero il suo corpo nel 1462, a cinque annidalla sua morte:

    O beata, con la tua fermezza e virtù, quanto ci hai illuminato davanti alla Crocedove hai ricevuto grandi sofferenze...

    21) Breve racconto, p. 14; D. R. A. II, p. 262.22) D. R. A. I, 17 v.23) D. R. A. I, 120 v.

    24

  • A quale merito hai potuto attribuire il privilegio,che mai alcuna donna ebbe,

    di ricevere una delle spine di Cristo?Operò non per ricompensa terrena o interesse umano,

    ma solo perché trovò in Cristo il suo tesoroe a Lui totalmente si consegnò.

    E non ti parve mai di essere abbastanza purificata,tanto da patire per quindici anni la spina

    prima di passare alla gloria celeste. Anno 1457.

    Il testo dell’epitaffio è scritto nel dialetto di Cascia in uso nelXVsecolo, in caratteri gotici neri con le iniziali in rosso e riportala data di morte: 1457. Su questa cassa solenne o sarcofago è raffigurato Gesù nel mo-

    mento della risurrezione. Alla sua destra si trova Maria Maddalenae alla sua sinistra appare Rita, vestita da suora agostiniana con raggiintorno al capo come i santi. Ha la ferita sulla fronte e la spina nellamano destra, mentre in quella sinistra stringe un rosario.A proposito della cosiddetta tela antichissima, i commissari

    del processo di beatificazione dicono che si vede Rita inginoc-chiata davanti a Cristo, con le mani giunte, con una corona delrosario, vestita da religiosa con un libro aperto davanti a sé e conuna punta insanguinata sulla fronte.Questa ferita, dunque, durò quindici anni, fino alla morte. Ma

    c’è un fatto degno di nota. Nel 1450 Papa Niccolò V indisse ilgiubileo a Roma. Qualcuno lo chiama l’anno giubilare dei seisanti. In effetti vi parteciparono san Giovanni da Capestrano, sanGiacomo della Marca, san Diego d’Alcalà, san Pietro Regalado,santa Caterina da Bologna e santa Rita da Cascia. Tutti e sei, senzaconoscersi, assistettero il 24 maggio di quell’anno alla canonizza-zione di san Bernardino da Siena. Avvenne, dunque, che le reli-giose del monastero di Cascia espressero il desiderio di recarsi aRoma per lucrare l’indulgenza e la badessa riferì a Rita che questa

    25

  • non sarebbe andata a causa della sua piaga maleodorante.Le compagne, riguardando all’indecenza che poteva risultare

    dal condurre in loro compagnia una impiagata fetente, con moltacarità l’esortavano a rimanersene. Rita all’incontro, più ardenteper la devozione che atterrita per l’impedimento, si fece con granfede portare un poco di unguento semplice dallo speziale e conquello toccatasi la fronte, incontinente cessò la puzza e la feritasi socchiuse in maniera che non apportava difformità. Sì che potéandare a Roma a riverire quelle sante memorie dei martiri sì comefece con pietà straordinaria e a ricevere il giubileo24. Non cosìtosto fu la santa vedova tornata da Roma, che la ferita si ridusseal suo stato primiero25.

    MALATTIA E MORTE

    Quattro anni prima della sua morte si ammalò di gravissimamalattia. E rimase così fino alla morte. Leggiamo ciò che raccon-tano le sue consorelle: Continuando Rita nei suoi spirituali eser-cizi e nelle penitenze, finalmente cadde ammalata. Giacqueinferma quattro anni con tanta composizione d'animo, ricevendodalla mano di Dio i patimenti del male, che serviva alle altre mo-nache per uno specchio di tolleranza e come che se ne stesse colcorpo affissa a un letto di continuo dolore, se ne andava nondi-meno con l'animo in paradiso e conversava con gli angeli.si com-piacque Dio nostro Signore di dare segni evidenti dell'amore,che egli portava alla sua diletta sposa. Nel più aspro rigore de-ll'inverno, essendo ogni cosa ha ricoperta di neve, una buonadonna parente di Rita fu a visitarla; nel partire le richiese se dacasa sua voleva cosa alcuna. Rispose Rita che avrebbe desideratouna rosa e due fichi del suo orto. Sorrise la buona donna, cre-dendo che ella delirasse per la violenza del male e se ne andò.

    24) Breve racconto, p. 15; D. R. A. I, p. 262.

    26

  • 25) Breve racconto, p. 15; D. R. A. I, p. 262.

    Giunta a casa ed entrata ad altro fine nell'orto, vide sulle spinespogliate da ogni verdura e cariche di neve una bellissima rosa esulla pianta due fichi ben maturi; e rimasta attonita per la con-trarietà della stagione e per le qualità di quel freddissimo clima,veduti il fiore e i frutti miracolosi le cose e a Rita li portò26.Questo fatto è narrato anche da alcuni testimoni del processo

    di beatificazione. Ma c'è chi crede che sia una favola, nonostantela testimonianza di chi lo visse da vicino.Ciò che non possiamo fare è negarlo senza prove. Nella vita

    di Santa Rosa da Lima (1586-1617) accadde qualcosa di simile.È dichiarato da Caterina di Santa Maria, che ne fu testimone ocu-lare, e che così si esprime nel processo di canonizzazione di SantaRosa: Mentre si trovava la benedetta Rosa e questa testimone ne-ll'orto della casa di suo padre, passando e guardando tutti e ces-pugli di garofani che c'erano nell'orto, non videro in nessuno diessi alcun bocciolo o stelo di fiore, perché non era la loro stagionee non ce ne potevano essere. E la benedetta Rosa disse: "se Dionostro Signore ci desse in onore della Santissima trinità tre garo-fani affinché la santa immagine fosse del tutto ornata!Il giorno dopo, che si doveva celebrare la festa della Santa (Ca-

    terina da Siena), al mattino la beata Rosa a questa testimone dissedi andare nell'orto e di portarle quei tre garofani che erano là; equesta testimone le disse: “Sorella, se ieri abbiamo passeggiatonell'orto e abbiamo visto le piante e nessuna di esse aveva garo-fano alcuno né segno di esso, né stelo, né bocciolo, come è chemi invia a prenderli?”. E la benedetta Rosa le rispose: “EvvivaDio, sorella del mio cuore, vada a prenderli, che Dio ce li ha do-nati”. E questa testimone andò e trovò tre garofani su uno steloed erano bellissimi. Rimase ammirata e disse tra sé: “Questa è unaparticolare grazia che nostro Signore ha fatto alla nostra sorella”27.

    26) Breve racconto, p. 15-16; D. R. A. I, pp. 262-263.

    27

  • 27) Processo ordinario per la canonizzazione di s. Rosa da Lima, trascrizione di p. Hernán Jiménez, Lima, 2002, p. 349.

    Un altro avvenimento importante, che ti viene trasmesso dallatradizione, è che al momento della sua morte le campane del con-vento suonarono da sole. Le stesse religiose lo attestano quandoaffermano: Piacevolmente si riposò nel Signore e subitamente lecampane della chiesa da per se stesse suonarono... anche se sicrede che furono gli angeli a suonarle e ad accompagnare quellaanima benedetta... E allora si sentì un soavissimo profumo pertutto il monastero e si vide la sua cella risplendere come se vifosse dentro il sole28.Tutti presenti alla sua morte avvertirono che il cattivo odore

    della piaga era scomparso e che, al suo posto, si era sparso nell'ambiente un profumo di fiori. Era l'alba del 22 maggio del 1457.Aveva settantasei anni e, al suono miracoloso delle campane, sisvegliò tutto il paese. La gente, rendendosi conto che non eranorintocchi guidati da mani umane, incominciò a gridare: Miracolo,miracolo. Sono gli angeli che suonano le campane.Della piaga della fronte rimase soltanto una piccola cicatrice

    che non è mai scomparsa. Il volto risplendeva di bellezza. Il bio-grafo Cavallucci dice che una consorella vide la sua anima salirein cielo accompagnata da angeli e disse a tutte le altre: Non ve-dete, sorelle, che Rita è accompagnata da molti angeli con grandeallegria? La mattina seguente furono celebrate le esequie con lamassima solennità e alla presenza di una grande folla. Il suocorpo non fu sepolto, ma posto in un luogo appartato dellachiesa del monastero. Cavallucci narra che, mentre andavano a portare il corpo nel

    luogo riservato in Chiesa, si avvicinò una parente della santa cheaveva un braccio paralizzato da molti anni, e, nel raggiungere pian-gendo il corpo di Rita, si rese conto di essere guarita.Dal momento della morte di Rita, Dio manifestò la sua po-

    tenza, compiendo meraviglie per sua intercessione, a tal punto

    28

  • che attualmente ella è considerata una grandissima taumaturga. 28) Breve racconto, D. R. A. I, p. 247.

    Uno dei testimoni del processo di beatificazione dichiara:Quando ero ragazzo udii un certo Giovanni Antonio Biagio,chiamato il riccone, che aveva più di novant’anni, che dicevagrandi cose della beata Rita. Mi diceva che aveva sentito suamadre Margherita, morta poi a centodieci anni, che si ricordavadella beata. E mi raccontava che sua madre gli aveva detto cheRita aveva vissuto santamente e che, quando morì, le campanedel monastero suonarono da sole. E che, dovendosi fare un fere-tro per il suo corpo, per i molti miracoli che faceva, un tale CiccoBarbaro di Cascia, che aveva le mani quasi paralizzate, disse: “O,se non fossi messo così farei io la cassa!”. E che questi guarì,come mi disse molte volte Camilla Barbara, una nonna che,quando morì aveva più di novanta anni. Io ho sentito dire aglianziani che Rita si fece portare rose e fichi dal suo orto di Roc-caporena nel mese di gennaio e altri miracoli29.Le stesse consorelle scrivono: Dio nostro Signore ricompensò

    largamente la sua fedele serva con segni sensibili e, specialmente,con uno soavissimo odore, che usciva e fino ad oggi ed esce dalsuo purissimo corpo, che si conserva incorrotto in tutte le sueparti e di un colorito naturale, non ha alterato. E avendo la divinaonnipotenza onorato questa santa donna con la virtù dei mira-coli, ogni volta che Dio opera in qualcuno per mezzo di lei, au-menta in qualche modo la fragranza delle sue reliquie30.Nel convento di Santa Rita c'è un ex voto del 1493, in cui si

    ringrazia la santa per aver liberato Gentilesca di Nicola da unamalattia degli occhi. Gentilesca era bambina quando guarì e lamadre aveva promesso a santa Rita che la figlia sarebbe entratain convento se fosse guarita. Così avvenne. Gentilesca fece il suoingresso in monastero nel 1493 e depose il suo ex voto a ricordoe in segno di gratitudine. Nel 1517 fu eletta badessa, carica cheoccupò per 37 anni fino alla sua morte31.

    29

  • 29) D. R. A. I, p. 82. 29ss.30) Breve racconto, D. R. A. I.31) Vannutelli Luigi, Richiamo alla storia, Tip. Guerra, Perugia, 1925.

    Col tempo e per iniziativa delle religiose, fu cambiato il nomedel convento. Esiste un documento del 25 febbraio del 1564 incui le monache citano ufficialmente il monastero della beata Ritae non di santa Maria Maddalena.

    RICOGNIZIONE DEL CORPO

    A cinque anni dalla morte di Rita, nel 1562, fu aperto il suo se-polcro per sistemare il corpo nella cosiddetta cassa solenne, oveerano state dipinte alcune scene della sua vita. La salma fu trovatacompletamente incorrotta. Nel 1626, a motivo del processo di be-atificazione, ci fu un'altra ricognizione del corpo. E i giudici delprocesso lo definirono incorrotto ac si de recenti serva Dei mortuafuisset (come se la serva di Dio fosse morta di recente).Nel 1703, fecero una nuova ricognizione il 5 febbraio. E, ugual-

    mente, il suo corpo fu trovato integro e incorrotto in tutte le sueparti. Nella 1745, nel compiere un'altra ispezione, il 24 ottobre, siosservarono alcuni deterioramenti dovuti al forte terremoto verifi-catosi da poco. In quell’occasione il corpo fu trasferito dalla cassasolenne a una cassa donata da un certo Malaspina di Ascoli Piceno.Negli atti della ricognizione, conservati nell'archivio degli

    agostiniani di Santa Monica a Roma, si afferma che i danni ri-guardano soprattutto il volto e la testa. Nel controllo del 1972, ildottor Osvaldo Zucchi osservò in modo particolare il dettagliodella spina e dichiarò: Possiamo constatare che si presenta la su-perficie cranica liscia, eccetto una piccola zona che appare unpoco rugosa e precisamente nel lato interno della parte convessadell'osso frontale. Si nota abbastanza marcato un piccolo tramitelineare lungo venticinque millimetri, largo mezzo millimetro e

    30

  • profondo fino alla volta del craneo (come si può comprovare conuna sonda ad ago) che non arriva alla cavità cranica32.

    32) Rano Balbino, Santa Rita, studio storico critico sulle sue prime biografie esulla sua vita, in Archivio agostiniano, vol.73 (1989), p.125.

    Nella ricognizione realizzata nel 1997 dal Dott. Giulio Mari-nozzi si parla di alcuni aggiustamenti che erano stati fatti sul corpodi santa Rita. Alcune ossa erano state unite artificialmente con unfilo d'argento. In quanto alla testa, appare chiaramente una certaricostruzione. La colonna vertebrale è fissata da un tutore d'ar-gento che la percorre totalmente. Le mani sono mummificate ein buono stato di conservazione, per i trattamenti ricevuti. I piedisono mummificati e in ottimo stato di conservazione. L'ultimoabito che le è stato posto è del 1997. Attualmente, perciò, il suocorpo non è esattamente “incorrotto”. Il volto, le mani e i piedisono mummificati e sotto la veste agostiniana si trova intatto l'in-tero scheletro. A volte esala un profumo celeste per indicare cheella è viva tra noi e ascolta le preghiere dei suoi devoti.Il suo corpo si trova, dal 1947, in un'urna d'argento e cristallo. La

    sua fisionomia è quella che aveva nel 1457, secondo la cassa solenne.

    CODEX MIRACULORUM (1457-1567)

    È il codice dei miracoli, cioè, una raccolta ufficiale di miracolidi santa Rita che si trova su alcune pergamene del convento omo-nimo. Comprende quattro fascicoli. Il primo contiene undici mi-racoli del 1457, registrati dal notaio Domenico Angeli. Il secondoraccoglie ventuno miracoli tra il 1487 e il 1503, registrati dai notaiPietro Angeli (quattordici), Giovanni Amici (sei) e Gabriele Bar-tholomaei (uno). Il terzo fascicolo contiene sei miracoli; tre primadel 1524, registrati dal notaio Giovanni Antonio Francisci; duemiracoli del 1535, registrati dal figlio del precedente, Lucio An-tonio; un miracolo del 1549, registrato da due notai: Lucio An-tonio e Pompeo di Maltagliato. Il quarto fascicolo è relativo agli

    31

  • anni che vanno dal 1563 al 1567 e riguarda due miracoli, annotatidal notaio Antonio Grassus.

    Di questo Codex miraculorum esistono due copie, una inse-rita negli atti del processo del 1626 e l’altra nell'Archivio dell'or-dine agostiniano a Roma. In totale vi sono 40 miracoli, che siriferiscono a guarigioni di sordomuti, ciechi, zoppi e di altre pa-tologie. Molti di questi miracoli accaddero mentre gli infermi sitrovavano inginocchiati davanti al corpo di Rita. Quando si ve-rificava un miracolo, si espandeva un soave profumo che incre-mentava la devozione, come affermano i testimoni. Il biografoCavallucci, che scrive la sua biografia nel 1610, dichiara che an-cora oggi, ai nostri tempi, quando si apre la cassa del corpo diRita, si sente una fragranza soave. E ogni volta che il Signore con-cede una grazia per sua intercessione questo profumo e questafragranza aumentano.Continuando ad osservare il Codex miraculorum, notiamo

    che i protocolli dei tre primi fascicoli terminano con la formula:Et ego publicus imperiali autoritate notarius (e io notaio pub-blico per autorità imperiale), seguita dalla firma del notaio. Alloinizio del primo fascicolo, il notaio Domenico Angeli compie unabreve rassegna della vita della santa, indicando la sua alta condi-zione sociale e affermando che una certa onestissima, sorella sig-nora Rita, avendo trascorso quarant'anni da monaca nellaclausura della chiesa di Santa Maria Maddalena a Cascia, vivendocon carità al servizio di Dio, arrivò alla fine dei suoi giorni comeogni essere umano. E Dio, al cui servizio ella perseverò per iltempo suddetto, volendo mostrare agli altri fedeli un modello divita affinché, come ella era vissuta servendo Dio con digiuni epreghiere, così anch’essi vivessero, fedeli cristiani, operò ammi-revolmente molti miracoli e prodigi con la sua potenza e per imeriti della beata. Soprattutto, il 25 maggio 145733.La festa della beata Rita fu stabilita ufficialmente negli Statuti

    di Cascia nel 1545, affinché fosse celebrata il 22 maggio, tutti gli

    32

  • anni, alla presenza delle autorità.

    33) Testo latino in D. R. A., vol II, p. 52.

    ATTI DEL PROCESSO

    Il comune di Cascia, desiderando vedere ufficialmente beatifi-cata Rita, che tutti già chiamavano beata, chiese alla curia episcopaledi Spoleto, dalla quale Cascia dipendeva, di introdurre il relativoprocesso. Per una felice coincidenza, era pontefice Papa UrbanoVIII, che era stato vescovo di Spoleto, conosceva bene Cascia, edera molto devoto di Rita, come l’intera sua famiglia.Fu nominata una commissione, formata da Monsignor Pietro

    Colangelo di Cascia, protonotaio apostolico, due notai laici, Anto-nio Raimondo e Francesco Venanzio e sette postulatori, dei qualitre erano agostiniani, due del comune e due delle religiose.I lavori iniziarono il 14 ottobre del 1626. Fu esaminato il corpo

    di Rita, che apparve incorrotto come se fosse morto di recente.Presso la tomba erano visibili 216 ex-voto su tavolette, che testi-moniavano alcuni dei miracoli ottenuti per intercessione dellasanta. Di queste 216 tavolette, 108 riportavano una data.. Vi eranoanche 230 oggetti preziosi come candelabri, calici, piatti d'argentoe altro, donati in segno di gratitudine per le grazie ricevute.Le religiose del convento presentarono alla commissione una

    tela chiamata antichissima, con dipeinte sei scene diverse. Questatela è scomparsa, ma quei giudici l'avevano esaminata. Secondoalcuni era del 1462 o poco più. I giudici dichiararono: Possiamoconsiderare che questa tela è molto vicina alla morte dellaSanta34. Essi la descrivono come segue:

    1. Quando la beata Rita era nella culla e le entrava ne uscivanodalla bocca cinque api in presenza di suo padre di sua madre chela guardano e stanno vicino alla culla.

    33

  • 44) D. R. A. I, 1, 6 ss.

    2. Si vede la beata Rita alla porta del monastero. Dietro c'è unalbero e l'immagine di san Giovanni Battista, di sant'Agostino edi san Nicola da Tolentino con un'iscrizione in basso: Quandoalla beata Rita vennero in visione san Giovanni Battista, sant'A-gostino e san Nicola da Tolentino per farsi monaca.

    3. Si vede la beata Rita vestita da religiosa, inginocchiata, e lealtre monache in piedi. Una di esse tiene la mano sul suo capo.Inoltre si vede il ritratto di sant'Agostino e di san Nicola conun'iscrizione in basso che dice: Quando la beata Rita si fece re-ligiosa e prese l'abito di santa Monica, madre di sant'Agostino, efu ricevuta dalle altre.

    4. Si vede la beata Rita inginocchiata davanti a un Cristo conle mani giunte, con una corona del rosario, vestita da religiosa econ un libro aperto davanti a sé. Ha sulla fronte una punta in-sanguinata con un'iscrizione in basso, che per sua antichità nonè leggibile.

    5. Si vede l'immagine della beata, defunta, con due uominiinginocchiati al suo letto, uno dei quali le bacia le mani. Ci sonoanche sei donne in piedi che, con le mani giunte, si raccoman-dano a lei; con un'iscrizione in basso, che per antichità non sipuò leggere.

    6. Si vede la beata Rita coricata morta sul sarcofago, con lemani giunte e una grata davanti al luogo, ove oggi si conserva, conun'iscrizione in basso, che per la sua antichità non si può leggere.E aggiungono: Tutto questo noi, i suddetti notai, lo abbiamo

    visto, lo abbiamo avuto tra le mani e lo abbiamo annotato in tuttaverità e abbiamo restituito la tela alle religiose35.

    35) D. R. A. I, pp. 114-115.

    34

  • Inoltre, presentarono cinquanta testimoni. Di essi, venti eranodonne. È interessante notare che delle venti donne, incluse settesuore del convento, nessuna sapeva firmare. Degli uomini, all'in-fuori dei religiosi e degli ecclesiastici, solo due riuscirono a scri-vere la loro firma: Pietro de Santis e Bonacursio, esecutoregiudiziario del municipio. Quest'ultimo certifica che, da quandone ha notizia, si è sempre realizzata la festa di Santa Rita il 22maggio, data della sua morte, con l'assistenza del Magistrato edel Governatore, accompagnati da trombe, tamburi e pifferi. Edice: da quando osservo questa comunità, che è da 56 anni, sem-pre è andato il Signor Governatore e il Magistrato alla messa e aivespri solenni36.I miracoli narrati dai testimoni sono 76, dei quali 26 si riferis-

    cono a se stessi o a loro familiari, amici o conoscenti. Diversi traloro parlano di aver sentito raccontare ai loro nonni delle cam-pane che suonarono da sole alla morte di Rita e del miracolo deifichi e delle rose prima di morire 37. Inoltre parlano dei miracoliavvenuti con i panini di Santa Rita38 o con le sue reliquie, spe-cialmente con i pezzettini dai suoi abiti 39.Ci sono testimoni che raccontano del profumo che usciva dal

    suo sepolcro40 e dei miracoli accaduti con l'uso dell'olio dellalampada che ardeva davanti all'immagine di Santa Rita dallaChiesa del convento41.

    36) D. R. A. I, p. 79.37) D. R. A. I, fogli 83, 99, 101...38) D. R. A. I, fogli 32, 37, 114... 39) D. R. A. I, fogli 30, 38, 111...40) D. R. A. I, fogli 30 e 40.41) D. R. A. I, fogli 133, 138, 149.

    35

  • Un testimone racconta di un giovanetto, Angelo Sassatelli, chesi trovava in coma e che tutti ormai avevano dato per morto. Suamadre, Doralice de Santi, vedova, riuscì ad avere un po' di oliodella lampada che arde vicino all’urna di Rita, unse la fronte delfiglio, e questi recuperò coscienza e salute (Testimone n. 13).Pier Luigi de Santi (73 anni) dichiarò di aver udito dagli an-

    ziani, specialmente da fra Francesco da Cascia, agostiniano, cheera stato suo confessore, che Rita era una santa e che le campanesuonarono da sole alla sua morte.Un giovane frate agostiniano, Marcello della Vecchia, di 25

    anni, dal carattere violento, che aveva litigato diverse volte conaltri religiosi colpendoli con dei pugni, e che per questo era statosanzionato, dichiara: Padre Giovanni Battista, confessore dellesuore, mi diede quattro panini fatti dalle suore con polvere dellavite miracolosa e con petali di Rosa seccati. Tornai al mio con-vento di Norcia, ne mangiai uno e rimasi libero, non solo dal ma-lessere fisico, poiché avevo una febbre continua che i medici nonriuscivano a far guarire, ma anche dai mali interiori, poiché smisidi essere litigioso (Testimone n. 10).Lo stesso protonotario apostolico Pietro Colangeli, terminate

    le ricerche del processo, si rese conto di essere stato guarito dauna sciatica e da un disturbo reumatico, e lo scrisse come unodei miracoli considerati certi, facendo costruire un quadro in la-mina d'argento su marmo, da depositare sul sepolcro di Rita atestimonianza e ringraziamento.Il processo durò meno di un mese, dal 14 ottobre al 11 no-

    vembre 1626. E tutto fu depositato, sia fli scritti che le firme deimembri della commissione, negli atti del processo, che ancora siconservano.Papa Urbano VIII concesse nel 1627 alla diocesi di Spoleto e

    ai religiosi e religiose dell'ordine di sant'Agostino, la facoltà di

    36

  • celebrare l'ufficio divino e la messa in onore della beata Rita il22 maggio. Il 14 febbraio 1628 concesse anche ai sacerdoti seco-lari di poter celebrare la messa in onore della beata Rita nellechiese degli agostiniani. Con queste delibere che autorizzavanoil culto pubblico alla santa, era praticamente accettata la sua be-atificazione. Rita fu dichiarata beata solennemente a Roma, il 16luglio 1628, nella chiesa di sant'Agostino, alla presenza di diversicardinali, tra i quali Antonio Barberini, suo grande devoto.

    LA CANONIZZAZIONE

    Nel 1738, l'ordine agostiniano decise di chiedere alla SantaSede la canonizzazione della beata Rita. Il processo durò moltotempo, poiché iniziò nel 1887. Furono accettati tre miracoli. Ilprimo fu la guarigione immediata di una grave malattia agli occhi,in una bambina di sette anni, che si chiamava Elisabetta Berga-mini ed era di Terni (nel 1850 circa). Il secondo caso riguardòuna suora, Chiara Isabella Garofalo, religiosa residente a Cascia,che da quattro anni era prostrata a letto e che guarì all'improv-viso, alzandosi dopo aver sentito una voce che le diceva: Alzati,alzati. Questo miracolo avvenne nel 1775.Il terzo prodigio fu quello di Cosimo Pellegrini, un anziano di

    settant’anni, sarto di Conversano, che incominciò a sentire fin da-ll'inizio del 1887 disturbi agli occhi e all'udito, oltre a forti dolorigastrici e molta stanchezza. Nonostante ciò, volle assistere il 22maggio alla messa in onore di Santa Rita. Tornando a casa, ebbeuno svenimento e rimase totalmente paralizzato. Il medico, PietroAlfarano, consigliò ai suoi familiari di chiamare un sacerdote, poi-ché ormai pareva proprio che non ci fosse più nulla da fare. La moglie raccomandò Cosimo a santa Rita e, mentre la fami-

    glia pregava, il moribondo (secondo il suo stesso racconto) si ad-dormentò ed ebbe una visione. Una religiosa giovane, che tenevaper mano due bambini, gli si avvicinò e, rivelandogli di essere

    37

  • santa Rita, gli disse: Il Signore ti ha concesso la salute.

    L’uomo si svegliò e, tra l'ammirazione e lo stupore di tutti pre-senti, si alzò, completamente ristabilito. I compaesani di quellouomo guarito prodigiosamente ringraziarono la santa e, per ono-rarla, la nominarono seconda patrona di Conversano42.Questi tre miracoli furono esaminati nel 1899 e, il 24 maggio

    1900, fu celebrata nella basilica di San Pietro in Vaticano la ca-nonizzazione solenne della beata Rita insieme a quella di Gio-vanni Battista della Salle. La cerimonia fu presieduta da papaLeone XIII, il quale parlò di Rita come di una grande tauma-turga, esempio e guida della donna cristiana in tutte le situazionidella vita domestica e sociale.Uno dei miracoli presentato alla commissione esaminatrice

    ma poi escluso, fu quello dei movimenti del corpo della beataRita all’interno del suo sepolcro Alla fine non venne consideratoperché non fu chiarito esaurientemente se il fenomeno fosse do-vuto a cause naturali o a forze straordinarie. Tuttavia, c'è una tes-timonianza di questo fatto, firmata il 16 maggio 1682 dal vicegovernatore di Cascia, dall'arciprete della Collegiata, da alcunicanonici, dal vicario foraneo, dal comandante dei corazzieri, ilcapitano Fanti, e da altri, che dichiararono sotto giuramento:Diamo fede che molte volte abbiamo osservato che il suo santocorpo si è elevato, dal luogo dove ordinariamente giace fino altetto della grata che si trova al di sopra della cassa dove riposa ilcorpo, e questo accade specialmente in occasione della sua festao quando opera qualche miracolo43.

    42) Bollettino Dalle api alle rose (D. A. R.) 1998, N°4. pp.13-15.

    43) Papo Alessandro e Aguzzi Giuliano, Rita senza mito in un’operareatina inedita del 1737, Rieti, 2000, p. 33.

    38

  • Un altro miracolo interessante avvenuto per intercessione diRita è quello concesso al re del Portogallo, Giovanni V. Egli avevaun cancro vicino all'occhio sinistro e guarì dopo che le religiosedel convento di Cascia gli inviarono alcune reliquie affinché eglichiedesse la guarigione a Dio per intercessione della santa. Perla scomparsa totale del suo tumore Il re inviò una generosa do-nazione, che servì ad ampliare la chiesa e il monastero. Sopral’entrata principale le suore collocarono lo scudo reale della Casadi Braganza con l'iscrizione: Ioanni V, Lusitaniae regi, munifi-centissimo benefactori hoc grati animi monumentum abbatissaet moniales posuerunt. MDCCL (In ringraziamento dell'insignebenefattore Giovanni V, re del Portogallo, la badessa e le suoreposero. Anno 1750).

    UNA SANTA SEMPLICE

    Il 10 febbraio 1982, in occasione del sesto centenario della suanascita, papa Giovanni Paolo II inviò una lettera all'arcivescovodi Spoleto e vescovo di Norcia, in cui diceva: Perché Rita è santa?non tanto per la fama dei prodigi che la devozione popolare at-tribuisce all'efficacia della sua intercessione davanti a Dio onni-potente, ma per la meravigliosa normalità della sua esistenzavissuta da lei, prima come sposa e madre e poi come vedova ereligiosa agostiniana.Nel 2000, quando si celebrarono i cento anni della sua cano-

    nizzazione, arrivarono i resti mortali di santa Rita, nei giorni 19e 20 maggio, davanti al papa, che in piazza San Pietro, alla pre-senza di settantamila persone, affermò: Tra noi si trova oggi unapellegrina illustre, che dal cielo si unisce alla nostra preghiera. Èsanta Rita da Cascia, i cui resti mortali, trasportati a Roma dalla

    39

  • polizia italiana, accompagnano la moltitudine dei devoti che lainvocano con affettuosa familiarità e le manifestano con fiduciai loro problemi e le angosce che affliggono il loro cuore. È comese il santuario di Cascia si fosse oggi spostato in piazza San Pietroe voi siete venuti da tutto il mondo a venerarla...Mi compiace oggi, cent'anni dopo la sua canonizzazione, tor-

    nare a proporla come segno di speranza alle famiglie. Care fami-glie cristiane, imitando il suo esempio, trovate anche voi nellaadesione a Cristo, la forza per compiere la vostra missione al ser-vizio della civiltà dell'amore... A ognuno di voi, cari devoti e pellegrini, santa Rita consegna una rosa: Nel riceverla spiritual-mente, impegnatevi a vivere come testimoni di una speranza chenon delude e come messaggeri della vita che vince la morte44.Il Papa la propone come segno di speranza per le famiglie che

    hanno dei problemi. Ella seppe superare grandi difficoltà e sop-portare enormi sofferenze, ma Dio la innalzò, ponendola comemodello e compiendo grandi miracoli per sua intercessione.Padre Trapé, ex generale dell'ordine agostiniano, sostiene: Ritanon è una santa che abbia scritto libri di alta spiritualità né fon-dato opere di carità alle quali sia rimasto legato il suo nome. E,tuttavia, questa santa del silenzio e dell'apparente inattività, chepassò quarant’anni nel monastero, questa santa, che umanamenteparlando, non aveva niente di attraente, è amata dal popolo chela sente vicina e confida nella sua intercessione45.Rita è la santa del silenzio, quella che seppe condividere con

    Gesù la sofferenza della sua Passione, offrendosi vittima per lasalvezza degli altri e portando per quindici anni una spina dellacorona di Cristo. Riuscì a perdonare gli assassini di suo marito,secondo gli insegnamenti del Vangelo. Cercò sempre la pace e laconcordia tra tutti. Ci insegna a confidare sempre in Dio, accadaquel che accada, a saper dire con il salmista: Se dovessi cammi-nare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché Tu, Signore, sei con me (Sl 22).

    40

  • 44) García Jacinto, Santa Rita, abogada de imposibles. Ed. Revistaagustiniana, Madrid, 2001, pp. 14-15

    45) Trapé A., Santa Rita e il suo messaggio. Ed. Paoline, 1986, pp. 12-13.

    E Rita ci invita ad ascoltare sempre le parole di Gesù a Giairo,parole che Gesù dice anche ognuno di noi nei momenti difficili dellanostra vita: Non temere, continua soltanto ad avere fede (Mc 5,36).Santa Rita, una santa semplice, che passò attraverso le condi-

    zioni di figlia, madre, sposa, vedova e religiosa, è un buon esempio,specialmente per le donne in qualunque stato tra questi. Ma lo èanche per qualsiasi cristiano che voglia vivere la propria vocazionein pienezza, con una consegna totale al servizio di Dio e degli altri.Ella diede tutto per Dio. Tu cosa sei capace di dare per Lui?

    SANTA RITA È VIVA

    Uno dei testimoni più affidabili della presenza di santa Ritatra noi è stata la beata Teresa Fasce (1881-1947), che fu beatifi-cata nel 1997. Ella fu badessa del monastero di Santa Rita a Cas-cia per ventisei anni. Anche il suo corpo fu trovato intatto, nel1963. Anch’ella ebbe una spina della Passione di Cristo, poichésopportò per trent'anni un cancro al seno, da lei chiamato il suotesoro. Il suo corpo, come quello di Rita, emana in certe occa-sioni un aroma misterioso.La beata Teresa, nelle sue lettere del 1907, parla del fatto che

    il corpo di Santa Rita esalava un profumo soprannaturale per ma-nifestare la presenza della santa. Ella fece costruire la grande basilica ritiana attuale. Nel 1937

    collocò la prima pietra e, dovendo decidere quale delle tre im-prese interessate alla costruzione era più conveniente, disse ungiorno alla consorella Rosato: Vai davanti all'urna di Santa Rita eprega, poi estrai a sorte uno di questi tre nomi. Risultò la dittaProvera Carassi. Tuttavia, alcune religiose dubitavano. Allora, la

    41

  • Madre mandò un'altra suora molto virtuosa, a pregare nella celladove era morta santa Rita, e, mentre la religiosa pregava, la cellasi riempì di un intenso profumo che tutte riuscirono a percepire.Venne estratto di nuovo un fogliettino e ancora una volta vinse lastessa impresa edile. A quel punto, tutte rimasero rassicurate dellascelta della santa.Un generale dei carabinieri, Giuseppe Pieche di Firenze, re-

    sidente a Roma, raccontava che durante la seconda guerra mon-diale, suo figlio Enrico fu fatto prigioniero e, per diversi mesi,non si seppe nulla di lui. Scrisse a madre Teresa Fasce e questarispose con una lettera che spiegava: Mentre stavamo pregandoper suo figlio, abbiamo sentito un profumo, che è segno che lasanta certamente concederà la grazia. Così fu, dopo due mesi ilgiovane fece ritorno a casa, sano e salvo46.Consideriamo un'altra testimonianza. Era l'anno 1942, anno

    di guerra, di oscurità e tristezza. Io ero una giovane sposa angos-ciata per la sorte di mio marito che si trovava al fronte, lontano.Una tristezza mi opprimeva il cuore con oscuri presagi, poichénon ricevevo notizie da diversi mesi. Ero disperata, ma avevo unagrande fede in Dio e pregavo tutti i miei santi protettori. Un po-meriggio, mentre mi accingevo a pregare nella mia stanza, la tro-vai inondata di luce e un'apparizione si presentò davanti ai mieiocchi. Una piccola religiosa mi guardava sorridente e io le dissi:“Suorina, dov'è mio marito? È salvo?”. Mi rispose: “Sì, Dio loha salvato e si trova a Crotone”. Io osservai che aveva sulla fronteuna spina dalla quale fuoriusciva un po' di sangue. Poi, tuttoscomparve e mi ritrovai emozionata e felice, perché compresi cheero stata visitata da santa Rita e che lei mi aveva detto che miomarito era vivo. Ero sicura che non si trattava di un sogno. Ri-cordai bene il nome: Crotone. Non sapevo dove si trovasse quelluogo né se esistesse davvero. Feci delle ricerche e mio maritoera proprio là, quasi moribondo, ma salvo.

    42

  • 46) Bollettino Dalle api alle rose, 1997, p. 105.

    In tutti questi anni, Dio mio, anche se indegnamente, ti sonosempre stata grata per l'immenso dono che mi hai concesso. Tiringrazio di avermi inviato santa Rita47.La signora Amalia Sciarretta, italiana, racconta:Mi ammalai gra-

    vemente nel 1976. Fui ricoverata all'ospedale San Filippo di Roma,ove rimasi quaranta giorni. Il mio stato di salute peggiorò e vennitrasportata al Policlinico Gemelli quasi moribonda. I medici pensa-vano che non c’era alcuna soluzione, tuttavia decisero di operarmi.Dopo l'operazione, sorsero delle complicanze con emorragie

    interne. Entrai in coma. La notte del giorno 25 vidi accanto almio letto santa Rita, che mi chiamava per nome e mi faceva deisegni. Il mattino seguente non potevo credere a ciò che mi acca-deva: Mi sentivo bene e chiesi ai medici di scollegarmi i tubi e icavi degli apparecchi. I dottori constatarono la mia guarigione48.Silvia Durante di Melbourne (Australia) testimonia: Mia suo-

    cera Annunciata Scardino, che vive in Italia, ha ricevuto una graziastraordinaria per intercessione di santa Rita. Lo scorso mese di set-tembre 1993, fu ricoverata d'urgenza per subire un delicato inter-vento chirurgico. Una volta dimessa, i dolori e la debolezzapersistevano. Pregava sempre il Signore e santa Rita. Un giorno,al suo risveglio, vide accanto al letto la santa che la guardava in si-lenzio. Cercò di pronunciare il suo nome e, nel provare a toccarla,la visione scomparve. Da quel giorno, incominciò a migliorare eora sta perfettamente bene. I medici pensano a un miracolo 49.

    47) Paola Giovetti, Santa Rita da Cascia, ed. San Paolo, quarta edizione,2000, pp. 86-87.

    48) Bollettino Dalle api alle rose, 1996, N° 2.

    49) Bollettino Dalle api alle rose, 1997, p. 113.

    43

  • Un altro fatto da sottolineare è che attualmente nel monasterodi santa Rita non mancano vocazioni, quando queste sono cosìscarse in tanti conventi d'Europa. La madre Teresa Fasce, oltrealla costruzione della basilica, iniziò altre opere per diffondere ilculto della santa. Fondò L’Alveare, una casa per bambine orfanee la casa del pellegrino (oggi Hotel delle Rose). Cominciò a pub-blicare il bollettino Dalle api alle rose con una tirata di 350.000copie in italiano, francese, spagnolo, inglese e tedesco.In altri luoghi i missionari agostiniani hanno esteso il culto a

    santa Rita nei loro ministeri. A Nizza, in Francia, c'è una chiesadedicata santa Rita, e vi si pubblica un bollettino mensile dal ti-tolo Sainte Rita de Cascia con 40.000 copie. Nel 1901 furonofondati a Madrid i Talleres de caridad de santa Rita de Casia (la-boratori di carità di santa Rita da Cascia) per portare aiuti mate-riali e spirituali ai poveri. Questa istituzione, riorganizzatadall'agostiniano padre Salvador Font e approvata da papa PioX, si diffuse negli anni ‘20 in molte città spagnole e latinoameri-cane. Gli agostiniani recolletti di Monachil, in provincia di Gra-nada (Spagna) pubblicano dal 1905 la rivista Santa Rita y elpueblo cristiano (Santa Rita e il popolo cristiano).Nel 1911, a Wurzgurg, in Germania, padre Ugolino Dach

    fondò una congregazione religiosa dedicata a santa Rita, le co-siddette Ritaschwestern. Attualmente contano con trenta case esi dedicano alla cura degli infermi e all'insegnamento.Per non parlare del milione di pellegrini che ogni anno si re-

    cano al santuario di santa Rita a Cascia.

    L’OPERA DI SANTA RITA

    È una via Pia Unione approvata dalla Chiesa, nata nel 1939 a

    44

  • Roccaporena per diffondere il culto della santa, sviluppare operedi carità e offrire un ambiente di pace e religiosità ai pellegrini.

    L'opera ha eretto una cappella nel luogo della casa della santa,un'altra cappella in pietra e vetro sulla cima della rocciaSchioppo, dove santa Rita saliva frequentemente a pregare perrimanere da sola con Dio. Ha ricostruito, secondo lo stile origi-nale, l'antica chiesa parrocchiale di San Montano di Roccapo-rena, nella quale Rita celebrò il suo matrimonio e furono sepoltisuo marito i suoi figli.E in più ha eretto un santuario a Roccaporena in cui si con-

    serva il mantello di pelliccia che la santa regalò una parente. Nelconvento di Cascia si trovano ancora la corona del rosario di Rita,il suo anello nuziale e la famosa cassa solenne, che è un magnificoferetro in noce.L'Opera inoltre custodisce l'orto della Santa, dove fiorì in pieno

    inverno la rosa e maturarono i fichi. Parimenti ha in consegna illazzaretto o antico ospedale ove Santa Rita era solita visitare i ma-lati. Ha anche costruito un istituto per ragazzi con una scuola ele-mentare, media e professionale. Allo stesso tempo gestisce la Casadel Pellegrino per i visitatori e un Centro Congressi. Tutto ciò èrealizzato dagli Amici dell'Opera di Santa Rita, che sono migliaiadi persone, in Italia e in tutto il mondo, che desiderano essered'aiuto e che diffondono la rivista Dallo scoglio di santa Rita.

    LE API, L’UVA E LE ROSE

    Le api apparvero nella vita di Rita fin dai primi giorni dellanascita. Anche lo stesso giorno della sua morte, secondo alcuniautori, o qualche tempo dopo, secondo altri, arrivarono nel con-vento delle api nuove che si posarono nei muri del cortile internodel monastero. Sono le cosiddette api murarie, una specie rarache non ha pungiglione e non produce né cera né miele. Poi, nel

    45

  • monastero della beatificazione di Rita, fecero la loro comparsadelle api d'oro in un campo azzurro, immobili, poiché si trova-vano sullo scudo araldico di Urbano VIII, il papa che la beatificò.Nel XX secolo, madre Teresa fasce fondò L'Alveare, vale a dire

    un orfanotrofio per bambine, che chiamò Apette. E stampò il bollettino Dalle api alle rose. Cosa avranno a che vedere le api con lavita di Rita? Dio vuole dirci qualcosa attraverso di loro? Forsevuole comunicarci che Rita fu una piccola ape del Signore, unaminuscola operaia silenziosa che lavorò con entusiasmo per darea tutti la dolcezza e la gioia del suo miele spirituale, ma che con-servò per se stessa il pungiglione e le sofferenze, che offriva perla salvezza del prossimo. Tu sei disposto a essere un’apetta dellosciame di Gesù? Vuoi essere come Rita, una persona che elargisceil miele della gioia e dell'amore agli altri? Sei pronto a offrire comelei la tua croce di ogni giorno per la salvezza dei tuoi fratelli? Seidisposto a perdonare coloro che ti hanno offeso? Imita Rita e saraiun’apetta bellissima del giardino di Dio.

    Alcuni biografici parlano dell'uva di santa Rita. Cavalluccidice che la superiora, per mettere alla prova l’obbedienza di Rita,le ordinò di innaffiare una vite ormai secca. E Dio premiò quellaobbedienza trasformando il legno arido in una bella vite che finoai nostri giorni è mostrata ai visitatori nel cortile del convento diCascia. Le religiose, nel loro Breve Racconto della vita dellasanta, menzionano questo fatto, forse perché non era un miracolocerto. Magari pensavano che si trattasse semplicemente di unapianta normale di vite irrigata e curata per anni da Rita a causadi un'obbedienza, che dopo la sua morte, fu ritenuta miracolosasolo per il suo rapporto con la santa. Il fatto è che la vite è ancoralì e, secondo gli esperti, dovrebbe avere più di duecento anni edessere figlia di quella seguita con tanta umile perseveranza daRita. Ogni anno le monache mandano al Papa una cassa d’uvadi questa vite.Ma soprattutto le suore, da molto tempo, riducono le foglie

    46

  • secche della vite in polvere, la fanno bollire e la distribuisconoai fedeli in sacchettini benedetti. E sono parecchi i miracoli chevengono attribuiti all’uso di queste polverine.Il giorno della festa di Santa Rita, il 22 maggio, in molte chiese

    agostiniane si benedicono le rose per distribuirle ai fedeli. E Diocompie molti miracoli per mezzo di chi le riceve con fede. Nelrituale agostiniano si dice che si utilizzano per recuperare la sa-lute e, come tutti i sacramentali, hanno efficacia grazie alla preghiera della Chiesa e alla fede dei devoti.C'è gente che prepara un tè con i petali di queste rose bene-

    dette, pregando il Padre nostro, l'Ave Maria e il Gloria al Padreper nove giorni consecutivi. La cosa più importante è la fede delmalato e della famiglia che prega per lui.Oltre a questo le religiose confezionano da tempo immemore,

    come risulta agli atti del processo di beatificazione, dei paninicontenenti la polvere delle foglie della vite e molti malati guaris-cono. Evidentemente, queste rose o queste polverine non hannoproprietà chimiche speciali, ma è fondamentale la fede di chi leassume invocando l'intercessione di santa Rita, per ottenere lasalute. Sono come l'acqua di Lourdes, i panini di san Nicola daTolentino o le pillole di pane che distribuiva san Giovanni Bosco.Non è importante ciò che si mangia o si beve, ma la fede di

    chi ne fa uso. Ed Dio premia questa fede e compie miracoli me-ravigliosi. Come diceva Gesù nel Vangelo: Tutto è possibile perchi crede (Mc 9, 23).E questo accade anche con le reliquie di santa Rita o di altri

    santi e con l'olio della lampada che brucia presso il suo sepolcroo con altri oggetti benedetti nel suo santuario.

    47

  • CONCLUSIONE

    Dopo aver percorso brevemente la vita della santa, possiamosentirci orgogliosi di esserne devoti. Ella è sempre viva e inter-cede per noi presso Dio nella misura in cui la invochiamo confede. Come altri santi, ci ama dal cielo e vuole che viviamo unavita di fede, amando Gesù con tutto il nostro cuore. Santa Rita èun esempio per noi. Ci insegna con la sua esistenza a essere com-passionevoli e misericordiosi verso i poveri, i malati e i bisognosi.Ci parla della necessità di perdonare e di non serbare mai rancorenel nostro cuore. Senza parole ci insegna ad accettare e a offrirele nostre sofferenze a Dio con amore e a fare sempre la sua santavolontà. Rita cercava sempre la pace e la concordia e così anchenoi dobbiamo fare, procurando che in ogni luogo ci sia pace, ar-monia, unione e comprensione.Santa Rita è chiamata la santa degli impossibili, perché Dio

    ha fatto per sua intercessione miracoli umanamente impossibili.Ella amò i suoi figli con vero amore di madre, ma amò ancor dipiù Dio e preferì vederli morti in cielo piuttosto che vivi, ma as-sassini e vendicatori. Fu un modello per le religiose di tutti gliordini, poiché seppe offrire se stessa come vittima per la salvezzadei fratelli. La sua maternità spirituale continua ad operare, aiu-tando e intercedendo per tutti quelli che la invocano in tutto ilmondo. Rita è una donna esemplare: la santa del silenzio, del per-dono, della pace, l'avvocata degli impossibili.Che Dio ti benedica e ti doni la grazia di essere santo, affinché,

    come Rita, anche la tua vita sia una luce che illumina e rallegral'esistenza di tutti coloro che ti circondano.

    Saluti dal mio angelo. Il tuo amico e fratello del Perù,

    48

  • Angel Peña O. A. R.Parroquia La Caridad, Pueblo Libre, LIMA, PERU’.Tel 461-5894

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    Tutti i libri dell’autore possono essere letti in:www.libroscatolicos.org

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