IL GIORNALE • BIBLIOTECA STORICA · 200 curzio suckert (malaparte): «Tutti debbono obbedire,...

23
IL GIORNALE • BIBLIOTECA STORICA Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 1

Transcript of IL GIORNALE • BIBLIOTECA STORICA · 200 curzio suckert (malaparte): «Tutti debbono obbedire,...

I L G I O R N A L E • B I B L I O T E C A S T O R I C A

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 1

Renzo De FeliceAUTOBIOGRAFIA DEL FASCISMOAntologia di testi fascisti 1919-1945

© 2001 e 2004 Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino © 2015, edizione speciale per Il GiornalePubblicato su licenza di Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino

Supplemento al numero odierno de Il GiornaleDirettore Responsabile: Alessandro SallustiReg. Trib. Milano n.215 del 29.05.1982

Tutti i diritti riservati.

Nessuna parte di questo volume potrà essere pubblicata, riprodotta, archiviata su supporto elettronico, né trasmessa con alcuna formao alcun mezzo meccanico o elettronico, né fotocopiata o registrata,o in altro modo divulgata, senza il permesso scritto della casa editrice.

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 2

Renzo De FeliceAutobiografia del fascismo

Antologia di testi fascisti 1919-1945

E

I L G I O R N A L E • B I B L I O T E C A S T O R I C A

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 3

p. 99 La presa del potere102 dino grandi: «Le origini e la missione del fascismo» 109 italo balbo: «Diario 1922»112 massimo rocca - ottavio corgini: Relazione pel risanamento finanziario dello Stato117 benito mussolini: Discorso pronunciato a Udine il 20 settembre 1922

1

2

Indice

p. ix Presentazione di Giovanni Sabbatucci

Autobiografia del fascismo

3 Introduzione di Renzo De Felice

11 I Fasci di Combattimento14 benito mussolini: Discorso per la fondazione dei Fasci di Combattimento

(23 marzo 1919)17 Programma dei Fasci di Combattimento (giugno 1919)19 alceste de ambris: I postulati dei Fasci di Combattimento. L’espropriazione parziale25 Orientamenti teorici. Postulati pratici dei Fasci di Combattimento (1920)31 L’adesione ai Fasci di Combattimento di uno studente fiorentino33 piero marsich: La posizione teorica e pratica del Fascismo di fronte allo Stato

47 La guerra civile, lo squadrismo50 «Il nostro posto»53 «Due cazzotti agli agrari»55 «E guerra civile sia!!»58 benito mussolini: Discorso pronunciato a Bologna il 3 aprile 192163 Una «spedizione punitiva» dei fascisti fiorentini

71 Il «Patto di pacificazione» e la fondazione del Partito Nazionale Fascista

74 benito mussolini: «In tema di pace»76 piero marsich: «Fra le due morse»78 Il «Patto di pacificazione» (3 agosto 1921)80 dino grandi: «Pensieri di Peretola»84 benito mussolini: «Nelle file!»86 massimo rocca: «Un neo-liberalismo?»91 Programma del Partito Nazionale Fascista (1921)

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 4

127 «Anime» e autobiografia del fascismo al potere131 camillo pellizzi: Problemi e realtà del fascismo136 giuseppe bottai: Il Fascismo come rivoluzione intellettuale146 sergio panunzio: Il doppio aspetto del Fascismo151 curzio suckert (malaparte): Ragguaglio sullo stato degli intellettuali rispetto

al Fascismo155 giuseppe attilio fanelli: Dalla insurrezione fascista alla monarchia integrale160 vincenzo fani-ciotti (volt): Programma della destra fascista170 carlo curcio: L’esperienza liberale del fascismo177 vincenzo miceli: Il partito fascista e la sua funzione in Italia 183 alessandro augusto monti: Il Fascismo partito di Stato

187 Verso il Regime191 giuseppe bottai: Dichiarazioni sul revisionismo195 mino maccari: Benito Mussolini e i Selvaggi196 giuseppe attilio fanelli: Revisione, conservazione o integrazione? 200 curzio suckert (malaparte): «Tutti debbono obbedire, anche Mussolini, al monito

del fascismo integrale»204 emilio settimelli: «L’ora della Toscana»205 benito mussolini: Discorso pronunciato alla Camera il 3 gennaio 1925 «La paura»210 maurizio maraviglia: Discorso al V Congresso del PNF (Roma 22 giugno 1925)214 edmondo rossoni: Discorso al V Congresso del PNF (Roma 21 giugno 1925)220 dario lischi (darioski): Cinque anni di battaglie fasciste 224 roberto farinacci: «Precisazioni»230 alfredo rocco: La dottrina politica del Fascismo247 giovanni gentile: «Origini e dottrina del Fascismo» (agosto 1927) 271 gioacchino contri: «Strapaese politico»273 bruno spampanato: «Cronaca ch’è storia»274 arnaldo mussolini: «Ora di luce»

279 I contenuti del Regime (1929-1936)283 giacomo cipriani-avolio: Le prime pagine del fascismo 286 giuseppe bottai: Corporativismo e principi dell’ottantanove294 emilio settimelli: La lettera di Pio XI all’Arcivescovo di Milano297 delio cantimori: «Fascismo, nazionalismi e reazioni» – «Fascismo, rivoluzione e

non reazione europea» 308 bruno spampanato: Democrazia fascista

v

p. 312 nello quilici: «Crisi o rivoluzione?»314 berto ricci: «Avvisi»316 sergio panunzio: «La rivoluzione, domani»320 camillo pellizzi: «Tre lettere e una postilla»: Il Fascismo come libertà333 benito mussolini: Discorso pronunciato al Consiglio Nazionale delle Corporazioni

il 14 novembre 1933342 roberto mazzetti: Proletariato e aristocrazia 347 corrado alvaro: Mussolini tra i pionieri 3

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 5

Il Fascismo come libertà3

349 fidia gambetti: L’ora del combattimento352 «Occhio di vetro»

353 Verso la crisi (1936-40)357 «Gazzettino»359 achille starace: Disposizioni del P.N.F. 361 bruno spampanato: Tesi della civiltà italica 364 telesio interlandi: Contra Judeos 368 «Necessità dell’Asse»371 «La posizione dell’Italia» 373 ezio maria gray: «Vigilare e ripulire»375 augusto de marsanich: «Spirito del tempo attuale»383 edgardo sulis: La Borghesia390 ettore muti: Direttive ai Segretari federali

393 La guerra: prospettive e bilanci (1940-1943)396 «Il duplice problema»398 mario appelius: «Vincere»404 virginio gayda: «Che cosa vuole l’Italia?»415 ugoberto alfassio grimaldi: «Noi e gli altri»416 Nuova Civiltà per la Nuova Europa419 Motivi ideali della guerra420 fidia gambetti: Commento alla dottrina422 carlo scorza: Della forza, della dignità, della intransigenza e dell’onore434 giuseppe bottai: Vent’anni di Critica Fascista445 giuseppe attilio fanelli: Necessità d’una politica impopolare448 indro montanelli: Avvisi di Berto Ricci450 giuseppe bottai: Il problema della ricostruzione

461 La Repubblica Sociale Italiana (1943-1945)464 benito mussolini: Discorso pronunciato da Radio Monaco il 18 settembre 1943468 «La guerra continua»469 vittorio rolandi ricci: «Scelta»473 Il Manifesto di Verona (14 novembre 1943)473 I 18 punti

I

p. 476 Premessa indispensabile 478 giovanni gentile: «Ricostruire»480 Premessa fondamentale per la creazione della nuova struttura dell’economia italiana482 carlo borsani: «L’ora dello spirito»484 emilio giorgi: «Guerra e rivoluzione»486 benito mussolini: Ventennale sviluppo logico della dottrina fascista488 bruno spampanato: Considerazioni sui fatti d’Italia507 enrico sacchetti: «Gli Italiani, e questa guerra»510 angelo tarchi: «La nostra rivoluzione»

v

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 6

Presentazione

Il volume antologico che oggi Einaudi ripropone in una nuove vestegrafica, ma senza alcuna modifica rispetto all’originale (sono state espun-te, per evidenti motivi, solo le indicazioni bibliografiche, ormai obsole-te), fu pubblicato per la prima e unica volta nel 1978 dalla Minerva Ita-lica, in una collana a prevalente destinazione scolastica diretta da Ga-briele De Rosa. Dopo quella prima uscita – che pure suscitò un qualcheinteresse1 – l’Autobiografia del fascismo scomparve dal circuito librarioe dal dibattito storiografico: mai più ristampata, fu in ogni senso di-menticata, quasi inghiottita in un buco nero di oblio da cui non l’avevasinora riscattata nemmeno l’ondata di pubblicazioni e ripubblicazionidefeliciane (alcune opportune, altre discutibili) seguita alla prematurascomparsa del nostro maggiore studioso del fascismo. Qualche parola èallora necessaria sia per cercare di capire le ragioni di questo oblio, siaper spiegare i motivi che oggi ci inducono a ripresentare quel testo e aritenerlo importante in sé e per sé, e non solo come tappa del percorsostoriografico del suo autore.

Uno sguardo, innanzitutto, alle date. Nel 1978 De Felice aveva giàdato alle stampe i primi quattro tomi della biografia mussoliniana (ulti-mo, nel 1974, Mussolini il duce, I. Gli anni del consenso: il più vasto, ilpiù complesso e, sin allora, il più controverso) e si apprestava a conclu-dere il quinto (Mussolini il duce, II. Lo Stato totalitario) che sarebbe usci-to nel 1980. L’Antologia di testi fascisti 1919-1945 (questo il sottotitolodel libro), che De Felice preparò su sollecitazione di Gabriele De Rosa,costituisce dunque una testimonianza e un risultato non trascurabile diquell’imponente lavoro di scavo e di analisi critica, di quel lungo viag-gio dentro il territorio largamente inesplorato del regime e del movi-mento fascista, dei suoi miti e soprattutto delle sue articolazioni inter-ne che l’autore aveva intrapreso ormai da molti anni e che solo in parte

1 Se ne occuparono Giuseppe Prezzolini sul «Resto del Carlino» (24 novembre 1978), NicolaTranfaglia sulla «Repubblica» (3 marzo 1979) e Egidio Sterpa sul «Giornale» (25 marzo 1979).

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 7

aveva e avrebbe utilizzato nella sua pur estesissima biografia di Musso-lini. In questo senso l’Autobiografia, in quanto antologia del fascismo,rappresenta un degno pendant dell’altra opera antologica sul fascismo cuiDe Felice aveva lavorato parecchi anni prima: mi riferisco al volume la-terziano Il fascismo. Le interpretazioni dei contemporanei e degli storici,nato da una costola del fortunatissimo libretto su Le interpretazioni delfascismo e pubblicato per la prima volta nel 19702.

Quali sono allora le ragioni della scarsissima fortuna editorialedell’Autobiografia del fascismo? La prima sta evidentemente nella col-locazione in una collana scolastica di un libro che di scolastico ha benpoco: le introduzioni alle singole sezioni sono rapide, sintetiche e dàn-no per scontata la conoscenza di molti fatti e problemi (è noto del re-sto che De Felice non aveva la vocazione del divulgatore); i testi sonospesso di non facile lettura, anzi l’autore dichiara apertamente di aver-li scelti in base a un criterio di funzionalità rispetto a una rappresenta-zione il più possibile articolata dell’universo fascista, escludendo in al-cuni casi proprio quelli più noti e più citati e privilegiando fonti e per-sonaggi «minori» (non esclusi alcuni futuri antifascisti). Si trattavadunque di un libro destinato a quello che si definisce «il pubblico col-to» e in particolare agli studiosi, cui offriva un’amplissima scelta di te-sti a volte sconosciuti o di difficile reperibilità (compreso un diario al-lora inedito)3. Naturale quindi che non trovasse adeguato riscontronell’ambiente scolastico, cui la collana, e la stessa casa editrice, preva-lentemente si rivolgevano.

La collocazione impropria e la conseguente difficoltà di circolazionepossono dunque aiutarci a capire i motivi dello scarso interesse del pub-blico nei confronti di questo libro. Non spiegano però il disinteressedell’autore, cui non sarebbe mancata la possibilità di proporre il suo la-voro in altra sede o in altra forma. La risposta a questo interrogativo –che è anche una risposta a eventuali dubbi sull’opportunità di una ri-pubblicazione dell’Autobiografia – sta verosimilmente nel rapporto com-plicato, mai pienamente risolto, che De Felice aveva con le sue stesseopere, nella sua riluttanza a riproporle nella forma originaria senza ap-portarvi quelle modifiche che la continua evoluzione del suo pensiero,dei suoi interessi e dei suoi stessi canoni interpretativi di volta in volta

x Giovanni Sabbatucci

2 Il libro fu successivamente ripubblicato in edizione economica, e con qualche modifica, nel1976 e nel 1977. È stato riproposto nella sua veste originaria, e con un’Appendice di nuovi testiscelti dall’autore, sempre da Laterza nel 1998.

3 Il diario è quello di Mario Piazzesi, che sarebbe stato pubblicato due anni dopo con l’indi-cazione, qui mancante forse per questioni di copyright, del nome dell’autore (Diario di uno squa-drista toscano 1919-1922, prefazione di R. De Felice, introduzione e cura di M. Toscano, Bonac-ci, Roma 1980).

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 8

gli suggeriva. Una riluttanza – vinta in qualche caso solo da forti solle-citazioni editoriali4 – che si spiega anche con la sua volontà, più volte ri-badita negli ultimi anni, di posporre ogni operazione di revisione, di ri-pensamento, di riflessione globale sul fenomeno fascista alla conclusio-ne del grande lavoro su Mussolini, rimasto, come sappiamo, purtroppoincompiuto.

Nella fattispecie è evidente – lo possiamo desumere già dalla Prefa-zione – che l’Autobiografia del fascismo rispecchia una determinata fasedella ricerca e della riflessione defeliciana, quella segnata dall’influenzapredominante di George Mosse e dall’interesse rivolto, anche sulla scor-ta delle sue opere, all’individuazione dei tratti essenziali di una «cultu-ra fascista». Ed è possibile che alcuni giudizi accennati nelle introdu-zioni alle singole sezioni (un solo esempio: il peso dei fiancheggiatori nel-le prime fasi del regime, il sostanziale pragmatismo delle sceltemussoliniane e la conseguente inconsistenza del totalitarismo fascista)corrispondano solo in parte agli orientamenti interpretativi dell’ultimoDe Felice. È altresì probabile – ma anche qui siamo nel campo delle con-getture – che, se avesse deciso di ritornare sul suo lavoro, l’autore avreb-be corretto alcune scelte antologiche e soprattutto ricalibrato le pro-porzioni interne dell’opera, accentuando il peso delle ultime parti: quel-le sulla crisi del regime, sulla guerra e sulla Repubblica sociale.

Sono tuttavia convinto che nessuno dei motivi appena elencati ostiin alcun modo alla ripubblicazione di questo libro che è, lo ripeto, im-portante, utile e valido in sé. Credo al contrario che un’antologia di te-sti (in questo caso si potrebbe anche parlare di una «storia documenta-ria») sia per sua stessa natura meno soggetta a invecchiamento di altreopere. Lo dimostra, fra l’altro, la lunga vita editoriale (e universitaria)di raccolte di questo tipo: come Il Sud nella storia d’Italia di Rosario Vil-lari o, andando più indietro nel tempo, La lotta politica in Italia di NinoValeri5. In questo caso c’è poi un altro e decisivo elemento da tenerepresente: l’antologia qui riproposta è stata pensata e realizzata dal mas-simo conoscitore del fenomeno fascista, da uno studioso di cui nessuno,nemmeno i suoi critici più accaniti, ha mai potuto contestare, e tantomeno eguagliare, la straordinaria competenza in materia. Se non altroper questo merita di essere inclusa in qualsiasi bibliografia di base sulfascismo italiano.

giovanni sabbatucci

Presentazione xi

4 È lo stesso De Felice a confessarlo («guai ad essere amici degli editori!») nella Prefazione1995 all’ultima edizione delle Interpretazioni del fascismo.

5 Uscite rispettivamente nel 1961 e nel 1945.

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 9

1

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 10

Introduzione

Dal 1961, quando fu pubblicata da il Mulino la prima di C. Casucci(Il Fascismo. Antologia di scritti critici), le antologie di documenti e di te-sti critici e storici riguardanti il fascismo o, più in generale, l’Italia trale due guerre mondiali si sono moltiplicate. Il loro numero si è in parti-colare accresciuto in questi ultimi anni, parallelamente al crescente in-teresse per le vicende del periodo fascista e alla fortuna che ha arriso aquesto genere di strumenti in sede didattica. Entrare qui nel merito diquesta fioritura di antologie non ci pare il caso. Basterà richiamare lavarietà dei criteri (culturali, ideologici, metodologici, ecc.) ai quali essesi sono ispirate; talune mettendo l’accento sull’aspetto documentario,altre su quello interpretativo (a questo criterio noi stessi ci siamo rifat-ti nel 1970 pubblicando per i tipi di Laterza Il Fascismo. Le interpreta-zioni dei contemporanei e degli storici), altre ancora su quello «tematico»,ecc. Né, tanto meno, ci sembra il caso di allargare il discorso alla fun-zione e agli esiti, culturali e didattici, che, per sua natura, il genere an-tologico (inevitabilmente «soggettivo» e «parziale») ha e soprattuttopuò avere a seconda del contesto e del modo in cui esso è utilizzato. Puressendo diversissime tra loro, per livello culturale e scientifico, per ric-chezza di documentazione, per utilizzabilità didattica e, quindi, anchein relazione al potenziale pubblico dei loro lettori, queste antologie co-stituiscono ormai una realtà di cui è impossibile non tenere conto e cheha una innegabile influenza – in positivo come in negativo – su un cer-to tipo di informazione e di cultura generale oggi diffuse, specie tra i piùgiovani.

In questo contesto la presente antologia ambisce collocarsi in unaprospettiva tutta particolare. Per un verso non vuol costituire un dop-pione di quelle esistenti sia nell’impianto metodologico, sia nel tipo diapproccio alla realtà italiana durante il fascismo, sia, salvo pochi casiquasi d’obbligo, nella scelta dei testi utilizzati. Per un altro verso vuo-le richiamare l’attenzione su una serie di aspetti della realtà fascista chesono in genere sottovalutati (e assai spesso ignorati e addirittura nega-

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 11

ti) mentre possono essere – se opportunamente individuati e inquadra-ti correttamente – estremamente significativi per comprendere i termi-ni reali di discussioni e di ipotesi di lavoro oggi portate avanti, in Italiae soprattutto all’estero, da numerosi studiosi, desiderosi di approfondi-re ulteriormente il discorso storico e, quindi, la reale comprensione delfascismo.

Detto in sintesi e nel modo più chiaro possibile, questa antologia sipropone due obiettivi, paralleli e, a ben vedere, integrativi l’uno dell’al-tro. Quello di offrire una linea essenziale – ma pur sempre abbastanzaarticolata da permettere di coglierne le fasi e i momenti più significati-vi – dello sviluppo del fascismo storico, dalle origini (1919) alla sua fi-ne (1945). E quello di mostrare e di evidenziare come questa linea si ar-ticolasse concretamente al suo interno, si sostanziasse di posizioni, ten-denze, suggestioni culturali, stati d’animo, aspirazioni, velleità non solomolteplici, ma spesso tra loro assai diversi e talvolta inconciliabili. Al-cuni originari e, in genere, tipici del primo fascismo, altri emersi nel cor-so degli anni successivi (e portati al fascismo, in genere, dai «fiancheg-giatori» affluiti via via nelle sue file o dalle nuove generazioni fasciste);alcuni rimasti sostanzialmente sempre eguali (e prima o poi riemergen-ti, anche se talvolta in certi periodi potevano sembrare scomparsi o bat-tuti), altri via via trasformatisi, altri ancora estintisi (o marginalizzaticompletamente) parallelamente al prevalere e al consolidarsi nel fasci-smo di diverse realtà. Alcuni ricollegabili al fascismo movimento, altri alfascismo regime. Alcuni destinati a morire col fascismo storico, altri asopravvivere nel neofascismo postliberazione, altri ancora a evolversi si-no a portare chi ne era partecipe su posizioni antifasciste, altri infine ainquinare persino alcune manifestazioni politico culturali apparente-mente lontanissime ed antitetiche rispetto al fascismo. Insomma, comedel resto dice esplicitamente il suo titolo, quest’antologia si propone dioffrire un tentativo di autobiografia del fascismo, una visione del fasci-smo vista con gli occhi dei fascisti e giudicabile sulla base delle loro stes-se idee e dei loro stessi stati d’animo.

Al punto a cui sono ormai arrivati gli studi sul fenomeno fascista ingenerale e sul fascismo italiano in particolare, un tentativo di questo ge-nere ci pare non solo maturo per essere intrapreso, ma culturalmente op-portuno. Anche se vari aspetti e problemi della storia del fascismo sonoancora oggetto di discussione, non crediamo di sbagliare dicendo che, alivello degli specialisti di questi studi, i punti d’accordo sono ormai mol-to più numerosi di quelli di contrasto e che il loro numero è comunquedestinato a diminuire via via che si potrà disporre di ricerche di primamano sui singoli problemi e, grazie ad esse, sarà possibile completare il

4 Autobiografia del fascismo

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 12

minuto mosaico della ricostruzione della realtà fascista, basandosi su da-ti accertati e significativi e non – come ancora accade – su elementi par-ziali e imprecisi desunti da una letteratura storica (e talvolta più politi-ca che storica) ormai superata dal progresso degli studi e dalla possibi-lità di accedere a fonti documentarie indisponibili ai suoi autori.

In questa situazione degli studi, uno dei nodi più importanti da scio-gliere e per affrontare il quale, oltre tutto, non manca certo la docu-mentazione è quello di una corretta comprensione e definizione dei ca-ratteri fondamentali della cultura – in senso specifico e soprattutto insenso lato, antropologico – del fascismo. Se non si scioglie infatti que-sto nodo e in particolare non si comprende l’impossibilità di ridurre ildiscorso all’alta cultura (ponendo così fine tra l’altro all’assurda discus-sione se sia o no esistita una cultura fascista) e la necessità di allargareil discorso a tutta la cultura, in senso antropologico appunto, la possi-bilità di capire veramente il fascismo continuerà a sfuggirci. E con essaquella di capire quanto siano parziali e fuorvianti certi discorsi tropporiduttivi e facili in chiave di «propaganda» che vengono fatti a propo-sito di tanta parte della pubblicistica ideologico-politica fascista1.

Chi ha meglio impostato questo problema è stato, a nostro avviso,G. L. Mosse in una serie di studi e di contributi di vario genere, i piùimportanti dei quali sono disponibili in italiano2. Anche per Mosse,

Introduzione 5

1 Nonostante i progressi fatti, soprattutto nell’ultimo quindicennio, dagli studi sul fascismo,molti autori sono ancora portati a considerare con sufficienza e a sottovalutare gran parte dellaproduzione giornalistica e pubblicistica fascista e a ritenerla sostanzialmente a carattere strumen-tale, più o meno dettata dall’alto e, quindi, «di propaganda». Un simile approccio è a nostro avvi-so sbagliato e può precludere vaste possibilità di approfondimento della realtà fascista.

Il fatto che la stampa sia stata controllata e manipolata con interventi diretti e indiretti del re-gime (con le famose «veline» e – ancor più importanti anche se in genere trascurate dagli studiosi –con le riunioni periodiche dei direttori o corrispondenti a Roma dei giornali organizzate dal ministerodella Cultura popolare) è un dato importante da tenere sempre presente, ma anche da non sopravva-lutare. Sia perché, ciò nonostante, ai singoli giornalisti e direttori rimanevano nell’applicare tali di-rettive non trascurabili margini di autonomia personale, tanto è vero che il ministero della Culturapopolare distribuiva ad essi encomi e biasimi, sia soprattutto perché l’aspetto più importante per va-lutare quanto veniva pubblicato dalla stampa fascista e, più in generale, la pubblicistica del temponon è questo. Questo aspetto è infatti solo il più evidente e grossolano. Il vero problema è quello direndersi conto che moltissimo di ciò che a oggi può apparire sub specie di propaganda, in realtà nonlo era né per gli autori né per i destinatari. Al contrario era l’espressione della cultura fascista. Nonsi prefiggeva affatto di manipolare i lettori o gli ascoltatori; il suo successo e il consenso che trovavaerano direttamente proporzionali alla sua capacità di corrispondere alle richieste e ai valori consape-voli e inconsapevoli dei suoi destinatari, di affondare cioè le sue radici nella cultura, negli stati d’ani-mo effettivi del momento. Da cui la differente presa, il diverso successo che la stampa fascista ebbenelle varie fasi del fascismo, a seconda della maggiore o minore corrispondenza dei problemi da essatrattati e delle prospettive indicate alla cultura, alle aspirazioni ai modelli di vita delle masse.

2 Di g. l. mosse si vedano in italiano soprattutto La genesi del fascismo, in «Dialoghi del xx»,aprile 1967, pp. 20 sgg.; La nazionalizzazione delle masse, Simbolismo politico e movimenti di mas-sa in Germania (1812-1933), il Mulino, Bologna 1975; Intervista sul nazismo, a cura di m. a. le-deen, Laterza, Bari 1977.

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 13

come per quasi tutti coloro che si sono occupati della cultura fascista,è fuori di dubbio che il fascismo si rifece ad un ben determinato in-sieme di valori e di tradizioni culturali che la prima guerra mondialeaveva esasperato ma solo in minima parte determinato. In questo sen-so esso fu per Mosse molto più che la semplice immagine speculare delmarxismo che vi ha voluto vedere E. Nolte. Prendendo per più di unaspetto le distanze da coloro che hanno voluto ricondurre la culturafascista a precise correnti filosofiche, letterarie, culturali (l’irraziona-lismo, il decadentismo, ecc.), Mosse ha però insistito soprattuttosull’assoluta necessità: a) di non dimenticare mai che la cultura è es-senzialmente un atteggiamento mentale, un atteggiamento verso la vi-ta, anche se, ovviamente, essa deve fare i conti con la realtà, col con-testo sociale ed economico, con la storia del paese in cui si manifesta;b) di ricollegare strettamente il fascismo alla crisi morale e alle conse-guenze materiali determinate in Europa dall’affermarsi della societàdi massa.

Frutto di una profonda crisi morale che colpì soprattutto le classi me-die e in particolare la piccola borghesia e i giovani (non a caso Mosse in-siste molto sul carattere «giovanile» del fascismo, sulla giovinezza inte-sa dai fascisti come «simbolo di energia e di azione») e che si saldò stret-tamente (traendone impulso) con la crisi economico-sociale determinatadalla guerra, la cultura fascista tentò essenzialmente di rivendicare l’in-dividualità, di ricostruire l’interezza della vita collettiva che la societàdi massa stava annullando e di spezzare le catene di un sistema alienan-te e contrario alle tradizioni e agli atteggiamenti morali di coloro cheerano partecipi di essa. E lo tentò soprattutto facendo leva su una seriedi valori intesi in chiave mistica (da cui l’importanza del capo e del ri-tuale) ed eroica («primato dello spirito»), tanto che acutamente Mosseha potuto parlare di «formalizzazione delle emozioni». In primo luogosu quello della «comunità nazionale», intesa come fatto spirituale, bendefinito ed unitario, che avrebbe dovuto realizzare (attraverso l’elimi-nazione dell’alienazione e la spiritualizzazione, appunto, della Nazione)la giustizia sociale e al tempo stesso preservare la sicurezza rappresenta-ta dalle tradizioni nazionali e dai valori borghesi di fondo, e su quellodell’uomo nuovo, dell’uomo totale cioè, espressione e realizzatore al tem-po stesso della nuova società scaturita dalla rivoluzione fascista e basa-ta essenzialmente sulla sostituzione delle vecchie gerarchie fondate sul-lo status sociale con una nuova gerarchia fondata sulle funzioni. Sicchébene ha visto Mosse quando ha scritto che «il fascismo era una rivolu-zione che si pensava in termini culturali e non economici» e quando –passando dal generale al particolare – ha invitato gli studiosi a non con-

6 Autobiografia del fascismo

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 14

tinuare a giudicare il pensiero politico fascista in termini di coerente esistematica teoria politica classica (hegeliana, marxista, ecc.) e a rendersiinvece conto che per il fascismo esso era sostanzialmente il frutto di unatteggiamento, di una visione estetico-vitalistica della politica, una sortadi teologia «che offriva una cornice al culto nazionale».

Nel saggio «La genesi del fascismo» Mosse ha sintetizzato con estre-ma chiarezza questo fondamentale aspetto della realtà fascista:

da un lato l’uomo sembrava privato della sua individualità, ma dall’altro è proprioquesta individualità che egli vuole rivendicare ancora una volta. I fenomeni dell’uo-mo-massa si accompagnavano alla sensazione che l’età della borghesia fosse culmi-nata nel conformismo, mentre i rapporti personali, che erano stati la base della mo-rale e della sicurezza borghesi, si erano dissolti nel nulla. Lo spirito di rivolta, il de-siderio di spezzare le catene di un sistema che aveva condotto a quel vicolo ciecoerano comuni ai giovani e a molti intellettuali. Molto è stato scritto sull’aspetto diquesta rivolta che trovò la sua manifestazione più evidente nella corrente dell’espres-sionismo: non si è capito altrettanto bene che il fascismo affondava le proprie radi-ci nello stesso spirito di rivolta. Sia il fascismo che l’espressionismo predicavano ineffetti il ricupero dell’«uomo totale», frantumato e alienato dalla società; ed en-trambi i movimenti cercavano di riaffermare l’individualità proiettandola versol’esteriorità e rifiutavano le soluzioni prospettate dalla borghesia in termini positi-vistici e pragmatistici...La rivoluzione fascista non può essere capita se la si vede in termini puramente ne-gativi o se la si giudica solamente in base al predominio che il nazismo esercitò sudi essa intorno agli ultimi anni del decennio 1930. Per milioni di persone essa sod-disfece un profondo bisogno di azione combinato con l’identificazione con la co-munità. Essa parve realizzare il sogno di una società senza classi. L’accettazionedell’irrazionale sembrava dare all’uomo delle radici all’interno del suo io più profon-do, mentre contemporaneamente lo rendeva membro di una comunità genuina enon artificiale. La gioventù borghese accorse nelle sue file, perché credeva di tro-varvi una soluzione positiva ai problemi della società industriale e urbana.

Nello stesso saggio egli ha però anche messo bene in chiaro l’altroaspetto fondamentale di questa realtà: quello della reintegrazione,dell’addomesticamento di questo spirito di rivolta operati dai regimifascisti allo scopo di estendere e rendere permanente il loro potere sututta la società, anche su quei settori di essa che erano estranei alla cul-tura fascista e guardavano con timore alle sue possibili estrinsecazionipratiche. In particolare Mosse ha a questo proposito insistito moltosull’importanza che per i regimi fascisti ha avuto la loro capacità disfruttare alcune possibilità offertegli dalla stessa cultura fascista e inspecie quella di poter combinare insieme il conservatorismo di fondodelle masse, fortemente legate a tutta una serie di opinioni e di valoriborghesi tradizionali, e l’influenza «magica» della suggestione di mas-sa esercitata dal capo, in maniera da dar vita ad un regime di massa deltutto nuovo e, a suo modo, originale, che non aveva nulla in comune

Introduzione 7

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 15

con i regimi conservatori classici. «Così – come ha scritto Mosse – sipoteva irregimentare l’uomo-massa in un movimento politico di mas-sa, reinserirlo in una azione positiva e controllare la sua tendenza al di-sordine». E, insieme, si gettavano le fondamenta di un tipo di regimein grado (anche se in misura diversa a seconda dei contesti nazionali edel peso che sui vari regimi fascisti ebbero i compromessi politici cheaccompagnarono la conquista del potere da parte del fascismo), da unlato, di avere larghi consensi negli ambienti conservatori tradizionalie, da un altro lato, di incidere anche su larghi settori, specie giovanili,del proletariato.

Per realizzare un’antologia che punti ad evidenziare questo aspettodella realtà fascista la scelta dei testi ai quali attingere era praticamen-te obbligata. Un panorama del fascismo dall’interno, mirante a fare lar-go spazio al suo aspetto più propriamente culturale, non poteva esseretentato che rifacendosi innanzi tutto alle fonti, ai testi fascisti. Altrefonti, altri testi avrebbero potuto servire da contrappunto, da com-mento, per valutare in che misura i non fascisti, gli antifascisti avesse-ro colto e capito questo aspetto del fascismo e come esso si articolava evia via si sviluppava e trasformava. Di più non avrebbero potuto offri-re. Da qui la nostra decisione di rinunciare ad essi: non potendo per ov-vi motivi editoriali disporre di uno spazio illimitato (tant’è che già co-me appare l’antologia è il risultato di tutta una serie di esclusioni suc-cessive, talvolta operate a danno di testi di interesse non solo marginale),abbiamo preferito puntare su quei testi che abbiamo ritenuto più im-portanti ed essenziali ai fini del discorso che l’antologia vuole avviare;e ciò con tanto minor scrupolo dato che i testi che tale scelta pregiudi-ziale ha esclusi sono ormai certo più noti della maggioranza di quelli, in-vece, antologizzati e, in genere, sono facilmente reperibili, persino inaltre antologie sul fascismo a disposizione dei lettori.

Detto questo in generale, alcune precisazioni particolari ci sembra-no opportune. I testi antologizzati sono stati riprodotti nella maggio-ranza dei casi nella loro integrità e, comunque, evitando di darne – co-me in genere viene fatto in questo tipo di raccolte – l’«essenziale». Ab-biamo voluto in questo modo evitare che alla inevitabile soggettivitàesterna di ogni scelta se ne aggiungesse un’altra interna che, sommando-si alla prima, avrebbe finito per rendere vieppiù parziale il quadro di in-sieme. E ciò tanto più dato che assai spesso la soppressione di passi non«essenziali» se per un verso avrebbe reso più agile l’antologia, per un al-tro verso l’avrebbe però notevolmente impoverita, privando il lettoredella possibilità di farsi una idea abbastanza precisa dello stile, del lin-guaggio fascisti (giustamente oggi oggetto di studi talvolta di notevole

8 Autobiografia del fascismo

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 16

interesse1) e, più in generale, di molti aspetti tutt’altro che secondari del-la cultura e della mentalità fasciste. Ugualmente i testi riprodotti sonostati ripresi sempre dai giornali, dalle riviste, dai libri in cui furono pub-blicati in periodo fascista, onde evitare di dare testi rimaneggiati o mu-tilati (spesso dei passi più significativi) in periodo successivo2.

Quanto alla scelta vera e propria dei testi e alla struttura dell’anto-logia, un criterio ci ha soprattutto guidati: cercare di offrire un quadrodel fascismo il meno arbitrario possibile, necessariamente d’insieme, maattento non solo alle varie posizioni più significative, ma anche alla cro-nologia. Generalizzando, non tenendo conto della cronologia o, se sipreferisce, del contesto in cui si collocavano le varie posizioni, questeinfatti perdono assai spesso il loro vero significato e possono addirittu-ra acquistarne altri non corrispondenti alla realtà. Da qui la suddivisio-ne dell’antologia in sezioni corrispondenti il più possibile alle varie fasidella storia del fascismo e tutte costruite su testi esclusivamente coevi.Da questo criterio ci siamo allontanati in un solo caso, un po’ per nonappesantire di altri testi l’antologia, un po’ per l’interesse dello scrittoin questione (un articolo-recensione di R. Farinacci su «La Vita Italia-na») logicamente più difficile ad inquadrare nella sezione nella quale cro-nologicamente avremmo dovuto includerlo, un po’, infine, perché essoin sostanza coglie bene la realtà alla quale si riferiva e che è documen-tata nella sezione nella quale, appunto, lo abbiamo incluso. Pur muo-vendosi su uno spettro abbastanza vasto di autori, l’antologia può darel’impressione di privilegiarne alcuni e di sottovalutarne altri. Il criterioa cui ci siamo attenuti è a questo proposito semplice. Dovendo fare ine-vitabilmente delle scelte drastiche, abbiamo preferito, per un verso, sa-crificare un po’ gli autori (tipico è il caso di B. Mussolini, di cui abbia-mo riprodotto solo alcuni testi a nostro avviso più significativi rispettoai temi e alle circostanze messi a fuoco nelle varie sezioni) e i testi piùnoti e facilmente reperibili e, per un altro verso, seguire più da vicinol’evoluzione di alcuni autori che ci sono sembrati più emblematici e si-gnificativi. Ugualmente, specie nelle sezioni relative agli anni del regi-

Introduzione 9

1 Per il fascismo italiano si possono vedere: e. leso, Aspetti della lingua del fascismo. Prime li-nee di una ricerca, in sli, Storia linguistica dell’Italia nel Novecento, Bulzoni, Roma 1973, pp. 139sgg.; g. lazzari, Le parole del fascismo, Argileto, Roma 1975; aa.vv., La lingua italiana e il fasci-smo, Consorzio Prov. Pubblica Lettura, Bologna 1977.

2 Per limitarci solo ad autori inclusi nella presente antologia, tipici esempi in questo senso so-no costituiti dalla riedizione del «Ragguaglio sullo stato presente degli intellettuali rispetto alle co-se d’Italia» di C. Malaparte nel volume L’Europa vivente e altri saggi politici (1921-1931) delle Ope-re Complete di C. Malaparte, a cura di E. Falqui, per i tipi della Vallecchi di Firenze (1961) e daquella, parziale, del saggio di M. Rocca «Il Fascismo nel pensiero moderno» nel volume m. roc-ca, Il primo fascismo (Volpe, Roma 1964). In entrambi i casi numerosi e importanti passi sono sta-ti soppressi senza indicarli, come di consueto in questi casi, neppure con dei puntini sospensivi.

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 17

me pieno e dello staracismo, abbiamo ridotto al minimo indispensabilei testi volti a documentare le posizioni più tipicamente di regime, men-tre abbiamo invece largheggiato per quelli (di ogni tipo) riferentesi almovimento rispecchianti il travaglio interno, la crisi e l’evoluzione delfascismo, la problematica delle nuove generazioni. Un certo arricchi-mento del quadro offerto sarebbe potuto risultare dal ricorso anche atesti inediti, non destinati cioè al pubblico più vasto dei lettori dellastampa e della pubblicistica fascista: documenti di partito e di governoad uso interno, ovvero scritti di carattere personale, come diari, car-teggi, e simili. Sia pure con un certo rammarico, abbiamo però preferi-to non fare pressoché ricorso ad essi, sia, anche a questo proposito, pernon dover rinunciare ad una parte di quelli a stampa, sia perché in mol-ti casi tali testi avrebbero comportato un tipo di illustrazione e di in-quadramento diverso e assai più ampio di quello usato per gli altri, sia,infine, perché siamo convinti che l’arricchimento del quadro che ne sa-rebbe derivato sarebbe stato più formale che sostanziale. Sarebbe ser-vito a precisare meglio alcune nuances e ad introdurne altre, ma, in ul-tima analisi, non avrebbe potuto renderlo realmente più significativo.Solo in tre casi abbiamo pertanto utilizzato testi inediti, laddove quelliediti non offrivano possibilità altrettanto significative per documenta-re situazioni, realtà che ci è sembrato sarebbe stata grave lacuna non do-cumentare (è questo il caso dei due estratti dal diario inedito di un gio-vane squadrista toscano) ovvero laddove, pur essendo inediti, si tratta-va di testi destinati esplicitamente alla stampa (è questo il casodell’editoriale scritto da G. Bottai per il fascicolo di «Critica fascista»che non poté uscire per il precipitare della situazione politica determi-nata dal 25 luglio).

Le introduzioni premesse alle singole sezioni nelle quali è articolatal’antologia e le indicazioni bibliografiche che le corredano hanno lo sco-po di offrire al lettore, non già introdotto nella problematica specificadel fascismo, solo alcuni elementi d’inquadramento generale e una pri-ma presentazione dei singoli testi e autori. Per un approfondimento del-la tematica generale e dei singoli aspetti e problemi connessi ai testi an-tologizzati rimandiamo alla nota bibliografica.

renzo de felice

10 Autobiografia del fascismo

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 18

I Fasci di Combattimento

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 19

1

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 20

I testi raccolti in questa prima sezione si riferiscono al primo perio-do dei Fasci di Combattimento (fondati da Mussolini a Milano il 23 mar-zo 1919), al periodo che corrisponde cioè alla loro fase di «sinistra», ca-ratterizzata a) da una loro presenza essenzialmente «urbana» (localiz-zata soprattutto nell’Italia settentrionale e centrale); b) da una militanza(nel senso che un tale termine poteva avere in una organizzazione chenon aveva e non voleva avere carattere di partito, ma di movimento eche, quindi, non escludeva l’adesione di iscritti ad altre formazioni epartiti in qualche misura affini) caratterizzata a sua volta essenzialmen-te da ex socialisti ed ex sovversivi (sindacalisti rivoluzionari, anarchici,ecc.) che avevano seguito l’iter interventista rivoluzionario di Mussoli-ni, da futuristi, da arditi e da gruppi – per usare un’espressione cara aMussolini – di «trinceristi», di ex combattenti cioè politicamente im-pegnati in senso nazional-rivoluzionario.

Il primo tende a dare un’idea dell’atmosfera generale in cui nacque-ro i Fasci di Combattimento e dello spirito con cui essi furono concepi-ti e presentati da Mussolini. Il secondo e il quarto documentano la piat-taforma politica sulla quale i Fasci si collocavano in questo periodo e daun confronto tra essi è possibile ricavare qualche elemento per coglierela direzione in cui tra il 1919 e il 1920 questa piattaforma tendeva adevolversi. Tra questi due testi si colloca significativamente il terzo. A.De Ambris fu in questo periodo assai vicino ai Fasci (se non vi aderì fusoprattutto perché ciò era incompatibile con la sua concezione del sin-dacato e con i suoi incarichi nella U.I.L.) e il suo articolo testimonia daun lato l’influenza che sul primo fascismo ebbero uomini come lui, chevenivano da una lunga e sincera esperienza di sinistra estrema e da unaltro lato quale fosse la prospettiva politico-sociale e lo stato d’animonei quali si muoveva larga parte dell’originario nucleo fascista dician-novista. Un’altra componente dei Fasci era costituita invece da giovanie giovanissimi, privi di qualsiasi precedente esperienza o milizia politi-ca e che non avevano partecipato alla guerra. Il quinto testo riprodotto

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 21

tende, appunto, a rendere in qualche misura lo stato d’animo con cui,in genere, costoro aderivano ai Fasci. L’ultimo testo, il sesto (scritto dauno dei maggiori esponenti dei Fasci di Combattimento di questo pe-riodo, che sarà uno dei protagonisti, nel 1921, dell’opposizione a Mus-solini in occasione del «patto di pacificazione» e romperà clamorosa-mente col fascismo), si riferisce al periodo in cui i Fasci di Combatti-mento andavano già trasformandosi, rafforzandosi ed estendendosi daicentri urbani alle zone agricole e al sud grazie all’uso sempre più siste-matico del ricorso alla violenza armata, all’allargarsi della loro base anuovi ambienti sociali (soprattutto piccolo e medio borghesi) e allo sta-bilirsi di nuovi e più numerosi rapporti con settori della classe dirigen-te e politica e stavano diventando un fatto politico non più marginale,come agli inizi, ma nazionale. In questo contesto esso offre la possibi-lità di farsi un’idea abbastanza precisa e articolata sia della evoluzione,che tra il 1919 e i primi del 1921 aveva caratterizzato quella parte delprimo fascismo che non aveva abbandonato delusa i Fasci, sia delle nuo-ve tendenze di fondo, che il movimento andava assumendo e che essoavrebbe sviluppato nel corso del 1921-1922.

Su Alceste De Ambris e Piero Marsich mancano studi specifici. Oltre ai ri-ferimenti loro dedicati nel primo e secondo volume del nostro Mussolini, utilielementi in r. de felice, Sindacalismo rivoluzionario e fiumanesimo nel carteg-gio De Ambris-D’Annunzio (1919-1922), Brescia 1966, e in f. piva, Lotte con-tadine e origini del fascismo. Padova-Venezia: 1919-1922, Venezia 1977.

benito mussoliniDiscorso per la fondazione dei Fasci di Combattimento*

(Milano,23 marzo 1919)

Quello che ha detto l’amico Capodivacca, mi dispensa dal fare un lungo di-scorso. Noi non abbiamo bisogno di metterci programmaticamente sul terrenodella rivoluzione perché, in senso storico, ci siamo dal 1915. Non è necessarioprospettare un programma troppo analitico, ma possiamo affermare che il bol-scevismo non ci spaventerebbe se ci dimostrasse che esso garantisce la gran-dezza di un popolo e che il suo regime sia migliore degli altri.

È ormai dimostrato irrefutabilmente che il bolscevismo ha rovinato la vitaeconomica della Russia. Laggiù, l’attività economica, dall’agricoltura all’indu-

14 Autobiografia del fascismo

* Dal «Popolo d’Italia», 24 marzo 1919.

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 22

stria, è totalmente paralizzata. Regna la carestia e la fame. Non solo, ma il bol-scevismo è un fenomeno tipicamente russo. Le nostre civiltà occidentali, a co-minciare da quella tedesca, sono refrattarie. Noi dichiariamo guerra al sociali-smo, non perché socialista, ma perché è stato contrario alla nazione. Su quelloche è il socialismo, il suo programma e la sua tattica, ciascuno può discutere,ma il Partito Socialista Ufficiale Italiano è stato nettamente reazionario, asso-lutamente conservatore, e se fosse trionfata la sua tesi non vi sarebbe oggi pernoi possibilità di vita nel mondo. Non è il Partito Socialista quello che può met-tersi alla testa di una azione di rinnovamento e di ricostruzione. Siamo noi, chefacendo il processo alla vita politica di questi ultimi anni dobbiamo inchioda-re alla sua responsabilità il Partito Socialista Ufficiale.

È fatale che le maggioranze sieno statiche, mentre le minoranze sono dina-miche. Noi vogliamo essere una minoranza attiva, vogliamo scindere il PartitoSocialista Ufficiale dal proletariato, ma se la borghesia crede di trovare in noidei parafulmini, si inganna. Noi dobbiamo andare incontro al lavoro. Già altempo dell’armistizio io scrissi che bisognava andare incontro al lavoro che ri-tornava dalle trincee, perché sarebbe odioso e bolscevico negare il riconosci-mento dei diritti di chi ha fatto la guerra. Bisogna perciò accettare i postulatidelle classi lavoratrici: vogliono le otto ore? Domani i minatori e gli operai chelavorano di notte imporranno le sei ore? Le pensioni per l’invalidità e la vec-chiaia? Il controllo sulle industrie? Noi appoggeremo queste richieste, ancheperché vogliamo abituare le classi operaie alla capacità direttiva delle aziende,anche per convincere gli operai che non è facile mandare avanti un’industria eun commercio.

Questi sono i nostri postulati, nostri per le ragioni che ho detto innanzi eperché nella storia ci sono cicli fatali per cui tutto si rinnova, tutto si trasfor-ma. Se la dottrina sindacalista ritiene che dalle masse si possano trarre gli uo-mini direttivi necessari e capaci di assumere la direzione del lavoro, noi non po-tremo metterci di traverso, specie se questo movimento tenga conto di duerealtà: la realtà della produzione e quella della nazione.

Per quello che riguarda la democrazia economica noi ci mettiamo sul terre-no del sindacalismo nazionale e contro l’ingerenza dello Stato quando questovoglia assassinare il processo di creazione della ricchezza,

Combatteremo il retrogradismo tecnico e spirituale. Ci sono industriali chenon si rinnovano dal punto di vista tecnico e dal punto di vista morale. Se es-si non troveranno la virtù di trasformarsi, saranno travolti, ma noi dobbiamodire alla classe operaia che altro è demolire, altro è costruire, che la distruzio-ne può essere opera di un’ora, mentre la creazione è opera di anni o di secoli.

Democrazia economica, questa è la nostra divisa. E veniamo alla democra-zia politica.

Io ho l’impressione che il regime attuale in Italia abbia aperto la successio-ne. C’è una crisi che balza agli occhi di tutti. Abbiamo sentito tutti durante laguerra l’insufficienza della gente che ci governa e sappiamo che si è vinto perle sole virtù del popolo italiano, non già per l’intelligenza e la capacità dei di-rigenti.

I Fasci di Combattimento 15

Autobiografia FASCISMO OK Volume_Layout 1 04/12/15 16:28 Pagina 23