RippleMagazine n°0
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EDITORIALE
Che non si dica che i giovani non fanno niente, che oziano e basta e non hanno
interessi. Che non si dica che non “incontrano” la città, che non la vivono e non
la ascoltano. Insomma, basta davvero con questi luoghi comuni.
Gli ingredienti per sfatare questi miti? Mettete insieme 10/13 ragazzi di 17/18 anni. Fateli
conoscere e collaborare insieme a un progetto di giornalismo partecipativo (organizzato
dall’Istituto degli Innocenti in collaborazione con Lama), fateli diventare amici e ogni
tanto fateli litigare, perché ci sta sempre bene. Lasciate che facciano salutari interviste
a politici/personaggi più famosi-meno famosi. Lasciate che i montaggi siano “particolari”
e un po’ visionari. E poi, fateli crescere, fate che abbiano 20/21 anni. Con interviste più
serie e professionali, con video più chiari e foto e articoli appassionati. Quindi lasciate che
si prendano più autonomia e che provino a mettersi in gioco. Ecco che avrete il Magazine
di Ripplemarks numero 0.
Infine lasciate che decidano il primo tema: l’artigianato nelle sue forme, a Firenze.
Li vedrete scorrazzare per le strade del capoluogo in preda a raptus fotografici, attrezzati di
videocamere e cavalletti e pronti per intervistare artigiani e calzolai. I video saranno meno
visionari? Gli articoli meno mistici? Le foto meno imprevedibili?
Questo starà a voi deciderlo. Ma ricordatevi che un po’ di pazzia è ancora rimasta.
di Elena Fortuna Di Bella Manca
vignetta di Zoe Guerrini
SOMMARIO
C'era una volta ~ Lucia Dattolo
Metafisica artigiana ~ Lorenzo Rosini&Giacomo Sansoni
Arlo in arte... un artigiano in ascesa! ~ Noemi Stella
Video-intervista all'Istituzione Filistrucchi
Video-intervista al calzolaio di via Romana
LE 10 COSE CHE...Valore Aggiunto ~ Alessandro Medda
Alessandro20 anni, frequenta il secondo anno
della facolta' di Scienze Politiche a
Firenze, e' un onnivoro musicale e
suona la chitarra, e' appassionato di
fotografia e ama leggere.
Duccio21 anni, frequenta la facolta' di Scienze
Politiche. e' appassionato di musica,
fumetti, giochi di ruolo, libri, tecnologia,
fotografia e social media.
Agnese19 anni, si e' appena iscritta al primo
anno di Antropologia, Religioni e
Civilta' Orientali a Bologna. Ama il
pattinaggio artistico, la fotografia e
la moda, anche se non si direbbe.
Aspirante pasticcera, le piace
sorprendere gli altri con dolci che lei
non mangia quasi mai. Sogna l'India e
intanto conta i giorni che la separano
dal prossimo viaggio.
Francesco20enne, iscritto a Scienze
della Comunicazione a Bologna.
Appassionato di politica, fotografia,
marketing non convenzionale,
pallacanestro e innamorato della
Palestina. Pratica atletica ed ama
viaggiare.
Alice19 anni, frequenta il primo anno di
Scienze Turistiche. Ama viaggiare e
scoprire sempre qualcosa di nuovo
perche' spinta da un'irrefrenabile
curiosita'.
Elena21 anni, e' al secondo anno di
Scienze Politiche. Le piace scrivere,
fare fotografie e ballare la salsa.
Tra pagine scritte e interviste
rubate sogna di fare la giornalista
e raccontare quello che vede senza
filtri ne' invenzioni.
Bernardo19 anni, frequenta il primo anno
di Biotecnologie. Nel tempo libero
legge e coltiva la passione per la
fotografia, che pratica a livello
amatoriale. In passato ha giocato a
basket, anche se con scarsi risultati.
Fuma la pipa e gli piace vedere le
cose in maniera positiva.
CONTRIBUTORS
Noemi19 anni, studentessa al primo anno di
Sviluppo Economico e Cooperazione
Internazionale. Le piace scrivere,
leggere ed ascoltare, ma soprattutto
tirare fuori cio' che c'e' dentro ognuno
e metterlo per scritto. La passione
momentanea piu' intensa e' la salsa!
Gioca a pallavolo e adora il giallo delle
foglie autunnali.
Zoe20 anni, studia Sviluppo economico
e Cooperazione Internazionale
a Firenze. E' piena di voglia di
vivere e non sta un minuto ferma.
Guidata dalla sua curiosita' e'
interessata ad approfondire il mondo
dell'informazione attraverso i media.
Le piace sempre sperimentare nuove
strade e guardare il mondo da
prospettive diverse.
Lucia19 anni, e' una cantante amatoriale
e frequenta il secondo anno di
Giurisprudenza, a Firenze. Adora le
canzoni senza senso, i bucatini e gli
anni Venti e, qualsiasi cosa le succeda
ha bisogno di raccontarla a piu'
persone possibili e nei minimi dettagli.
Disordinata e ritardataria fino al
midollo, e' appassionata di gialli della
Christie e libri di Andrea De Carlo e
sogna di riuscire a scrivere qualcosa di
simile, prima o poi!
Lorenzo20 anni. Studente al secondo anno
di Scienze Politiche a Firenze, e'
un amante dei gatti e fan di Frank
Zappa, nonche' degli stregoni
messicani. Spesso inventa parole
senza senso, alle quali gli amici
cercano di trovare nuovi significati.
Crede che per fare politica ci si
debba infilare dentro ai partiti, ed
il suo sogno e' quello di riuscire un
giorno a trovarne uno decente.
N*0 _ maggio2012
Coordinamento LAMA dca
Progetto grafico EDA Servizi
Giacomo20 anni, studia Giurisprudenza al
Polo Sociale di Novoli, si interessa
di giornalismo, politica, e soprattutto
nullafacenza, cosa in cui applica la
gran parte della propria scienza.
C'ERA
UNA
VOLTA...
L’artigianato ha reso grande Firenze.
Attività a metà tra l’espressione artistica e la semplice
creazione di utensili, l’artigianato nasce in Mesopotamia
e prosegue ininterrottamente fino alle rivoluzioni industriali.
Per definire di cosa si tratta, basta guardarsi intorno e sottrarre
agli oggetti che vediamo quelli creati in fabbrica o tramite
macchinari: il risultato saranno i cosiddetti “oggetti prodotti
artigianalmente”. Chi ha fatto questo piccolo esperimento, è
probabile che guardandosi intorno non ne avrà trovato neanche
uno; non c’è da preoccuparsi, è normale e ne parleremo in
seguito.
Andiamo un po’ più a fondo. Chi è l’artigiano?
Dove ci sono due mani che creano, esiste un artigiano.
Perciò possono esservi infinite categorie, dai “veterani” sarti,
carpentieri, calzolai, falegnami, agli odierni bigiottieri di
braccialetti col ciondolo a forma di pizza. Se le palle di sabbia
si potessero vendere, sarebbero prodotti artigianali, per capirsi.
Il mestiere di artigiano può essere, proprio perché vario, molto
semplice e investito di importanza utilitaristica -il produttore
di scodelle per la mensa ante-rivoluzione industriale- o molto
elaborato e raffinato.
La città di Firenze è stata per secoli protagonista di questo
secondo tipo di mestiere, con le sue botteghe che dall’età dei
Comuni l’hanno rallegrata e colorata. Le zone più importanti
e storiche, nelle quali ancora oggi si può trovare commercio
di tipo artigianale anche se in misura molto diversa e ridotta,
sono quelle di via de’ Calzaiuoli e di San Lorenzo - famose per
la ricercata lavorazione delle pelli- e, Oltrarno, il quartiere di
San Frediano, che fino agli anni 60-70 ha prodotto qualsiasi
tipo di manufatto, in particolar modo oggetti di falegnameria e
addirittura antiquariato. Mentre nelle vie centrali l’atmosfera
delle botteghe si è spenta secoli fa, in San Frediano è ancora
possibile respirare l’aria malinconica dei pochi artigiani
sopravvissuti al nuovo Millennio. Si dice che un tempo, per
le vie del Quartiere, la gente lasciasse le porte delle case
aperte, che i bottegai e i residenti condividessero tutto, che
si vivesse di pane e solidarietà. Quel poco cibo che c’era,
specialmente negli anni appena successivi alla guerra, veniva
messo a disposizione di tutti, la gente si conosceva bene e non
di rado nascevano collaborazioni e amicizie di lunga durata.
San Frediano era un mondo a sé, e lo era anche ogni singola
bottega. Funzionava così: l’artigiano lavorava al suo pezzo,
con l’aiuto, talvolta, di un garzone. Su un mobile particolare
-ad esempio- poteva starci anni, portandosi il lavoro a casa,
spesso adornandola degli oggetti che poi avrebbe rivenduto
-a discapito delle povere mogli che si vedevano portar via
intere stanze-, con la passione e dedizione di un vero e proprio
Geppetto che ci mette anima e corpo nel plasmare suo figlio.
Quando stava a bottega, invece, l’artigiano era più che un
bottegaio: diventava un punto di riferimento per la città.
Turisti, studenti, giovani in cerca di fortuna si rivolgevano
agli “artisti d’Oltrarno” per avere indicazioni su Firenze, su
abitazioni, occupazioni, e molto spesso a bottega ci restavano,
o per lavorare, o “a chiacchera” una volta al giorno, o a
dormire qualche sera. È triste essersi persi questo spettacolo.
Questo intreccio di rapporti e sentimenti umani in un periodo
in cui c’era davvero bisogno di aiutarsi e di rimboccarsi
le maniche; San Frediano per Firenze ha rappresentato
l’emblema di questo spirito. Poi sono arrivati gli anni 80 e 90,
la grande distribuzione mondiale, le multinazionali e tutte le
cose che già sappiamo, ma in questo caso sono intervenuti altri
due fattori che non si possono imputare al Sistema: la poca
voglia di imparare questi vecchi mestieri e la poca voglia di
aspettare. La prima ha contribuito all’estizione dell’artigianato
dall’interno: nessuno vuole più mettersi a prendere pezzi di
mobili settecenteschi per riassemblarli e ridargli nuova luce.
Il secondo aspetto ha contribuito dall’esterno: negli anni 60
di Lucia Dattolo _ fotografie di Bernardo Bozza
le giovani coppie sposate aspettavano anni per avere i mobili
e oggetti che volevano fortemente, quelli che avrebbero reso
Casa la loro abitazione, e nell’attesa compravano cose di scarso
valore, provvisorie e niente affatto elaborate. A giudicare dalla
nostra incondizionata passione per Ikea, evidente che noi ci
fermiamo cronicamente a questo primo stadio. Tiriamo un po’
via, magari non sulla forma e il colore, ma indubbiamente sulla
qualità e sul valore del pezzo. Non ce ne importa poi tanto se la
scrivania è fatta col ciliegio della Val D’Orcia ancora pieno di
resina o se è un plastica misto legno sintetico.
Ma va bene così, chi lo sa, forse un giorno torneremo ad avere
un gusto del bello che vada oltre il semplice “mi serve”, forse
rallenteremo un attimo e apprezzeremo l’odore della cassettiera
in faggio della nonna, forse proveremo un brivido passando la
mano su un sensuale capo di seta… O forse no.
Per adesso, questa è la storia. E saremo tutti d’accordo che
l’artigianato, dal 1200 ad oggi, ha reso grande Firenze.
VIDEO-INTERVISTEIntervista all'Istituzione Filistrucchi
Intervista al calzolaio di via Romana
Intervista di Agnese Macerini
Video/editing: Francesco Romano & Agnese Macerini
Intervista di Elena Fortuna Di Bella Manca
Video/editing: Bernardo Bozza & Duccio Mondanelli
ARLO IN ARTE...
UN ARTIGIANO
IN ASCESA!
Intervista ad Arlo HaisekArtigiano fiorentino che lavora nel quartiere di riferimento per l’arte contemporanea: San Niccolò
di Noemi Stella _ fotografie di Zoe Guerrini
intervista
IN UN MOMENTO STORICO CARATTERIZZATO DA
“PRECARIETÀ”, “FUGA DEI CERVELLI”, “RECESSIONE
ECONOMICA”, CON CHE CORAGGIO POSSIAMO
CREDERE NELLE NOSTRE POTENZIALITÀ E
REALIZZARE I PROGETTI LAVORATIVI?
Arlo Haisek, 33 anni, ci dimostra che, con umiltà e costanza, si
possono sfondare muri.
Un tono di voce pacato, lo sguardo assorto che va e viene,
energia creativa tangibile.
Dopo aver frequentato l’istituto d’arte, Arlo ha fatto la gavetta
in vari laboratori, poi il potatore, l’autotrasportatore, ha
tentato di collaborare con alcuni negozi, poi fiere, mercatini e
oggi, finalmente, ha creato un suo spazio: un “concept store”.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Concept_store ).
Spazio nato per infondere tranquillità, trasmettere belle
sensazioni ai clienti che osservano, ammaliati, la fusione di più
forme d’arte: sculture (Valentino Carrai), arredamento (Matteo
Aldo Menduini) e gioielli (Arlo Haisek). Qui il prodotto è fatto
in funzione dello spazio e non è privo di significati.
Arlo, nel 1997, creò una linea di gioielli in argento con
ingranaggi meccanici sciolti, metafora della distruzione della
società a causa di catastrofi e inquinamento.
Il suo obiettivo è di donare alle pietre una cornice unica e
distinguibile (senza utilizzare resine o sintetici) che soddisfi i
gusti e le esigenze di ogni cliente.
È necessario stare al ritmo con i tempi, ci racconta, per fare il
trand e non mescolarsi con i prodotti commerciali: ricordiamoci
che ogni opera è arte.
Purtroppo è difficile potersi dedicare a tempo pieno
all’artigianato: i guadagni non coprono le esigenze di sussistenza.
A questo proposito, Arlo organizza anche esposizioni e lavora
come esterno presso delle ditte, Valentino è insegnante
di disegno in una scuola per stranieri e Matteo si occupa di
parquet e arredamento.
Gli sforzi e le ore dedicate all’arte, però, non sono vane,
rappresentano grinta e voglia di indipendenza: “i poteri li
mantengono gli anziani, ma la classica società fondata sul
favoritismo non funziona più, i giovani artisti devono unirsi e
uscire da quei canoni di comportamento.”
Dando uno sguardo ai giovani sognatori che vogliono
intraprendere il suo stesso percorso, Arlo consiglia:
“non chiudetevi in una fortezza d’avorio, cercate sempre di migliorarvi
e non fatevi schiacciare”
Intanto vi diamo una notizia sensazionale: gli artigiani
esistono. No ok, è una cosa risaputa. Ma era bello dirlo.
Comunque, l’artigianato in pratica è il fai da te, ma fatto
meglio di come lo faresti tu. Perché sei un incapace, ma non
è colpa tua (scherziamo ovviamente, magari sei il mastro
Geppetto delle Seghe). Ora, l’artigiano è un tipo di mammifero
in via d’estinzione, un mestiere sempre meno praticato che
soppravvive più nelle fiabe e sempre meno nella realtà. Ed è un
gran peccato, se ce lo permettete, ma forse non ci possiamo far
niente. In fondo, pochi di noi possono permettersi di acquistare
dei beni che costano molto di più di quelli prodotti in fabbrica,
anche se di maggior qualità. La produzione artigianale infatti,
anche se il suo scopo non è il consumo ciclico, ma la durevolezza
delle cose, difficilmente può reggere il confronto con i ritmi della
produzione meccanizzata (tantomeno con i robot senzienti, che
per ora non esistono). Fermandoci a considerare solamente la
questione del prezzo dei prodotti, quello artigianale ne esce
sconfitto. Però, se noi non ci fermassimo a questo (perchè
siamo arguti magari), vedremmo che l’artigiano difficilmente
METAFISICA
ARTIGIANA
venderebbe un prodotto difettoso o trascurato. Questo perché
segue ogni passaggio della produzione. Per i suoi apprendisti,
l’artigiano è come un maestro che insegna loro tutto ciò che
devono sapere. Non si ritroveranno a portare caffè e fare
fotocopie in degli pseudo-stage. Il suo lavoro è rispettoso
dell’ambiente che lo circonda. Il prodotto finale è frutto del suo
ingegno, diffcilmente qualcun altro potrà ricopiarlo. Per di più,
l’artigiano non delocalizza, perchè i calli gli restano attaccati
alle mani e non vanno da nessuna parte. Tutti questi fattori
ci portano ad affermare che il costo dell’oggetto artigianale
è compensato, in parte, dal valore sociale che questo tipo di
lavoro riveste all’interno della comunità. Ecco dunque cos’è
l’artigiano: un lavoratore che non punta nella società odierna a
creare un consumo fine a se stesso, ma un utilizzo attento delle
risorse guidato dall’intelligenza e dal lavoro.
E per quanto riguarda i robot senzienti? Bè, quando saranno
finalmente operativi, sicuramente scriveremo un pezzo in
favore dei loro sacrosanti diritti sindacali. Perchè noi siamo per
la diversità.
opinione
Ogni anno si svolge a Firenze la mostra dell’artigianato. La visione di cotanta arte frutto delle mani di
nostri simili ha richiamato alle nostre menti
alcune questioni ancestrali sull’argomento:
Che cos’è l’artigianato?
A cosa serve?
Che senso ha?
I robot non sono più bravi? E se lo sono, hanno
gli stessi diritti degli artigiani (posto che gli
artigiani esistano)?
di Giacomo Sansoni & Lorenzo Rosini
fotografie di Bernardo Bozza
Il loro è un lavoro vecchio di tre generazioni che nel corso
degli anni si è avvalso di piccole innovazioni che non ne
hanno però sconvolto l’approccio artigianale.
Ogni singolo sandalo è assemblato, incollato e rifinito a mano
con l’aiuto delle macchine acquistate quando si trasferirono
nei primi anni ‘80 nell’attuale laboratorio. Per velocizzare
la produzione ognuno di loro si occupa di compiti specifici:
Giuliano taglia il cuoio, Giovanni assembla i pezzi e Cristina
incolla i tacchi e inzuppa i sandali rifiniti in una tintura
marrone scuro.
In questo modo producono circa 7-8 sandali l’ora, 50-60 al
giorno e a seconda degli ordini, che nel loro caso provengono
da commercianti fiorentini come da rivenditori giapponesi,
possono aumentare o diminuire la produzione.
La costruzione di un sandalo non è un’operazione semplice: è
un lavoro per molti versi duro e spesso ripetitivo. Si ha a che
fare tutti i giorni con sostanze chimiche che col tempo possono
risultare dannose per la salute, come il mastice e la tintura
applicata alla fine della lavorazione.
Allo stesso tempo però, è anche un lavoro creativo: ogni
modello è pensato e disegnato “in famiglia” e tutti i sandali
portano nomi come “Achille”, “Morfeo”, “Ifigenia” a seconda
delle sensazioni che le forme e l’aspetto suscitano in Giuliano.
VALORE
AGGIUNTO
reportage
Il Laboratorio Laudato
è un’azienda a conduzione familiare
che produce sandali di cuoio e in cui
lavorano tre fratelli: Cristina, Giovanni
e Giuliano.
Hanno imparato il lavoro quando erano
ancora adolescenti dal padre, calzolaio
originario di Caserta trasferitosi a
Firenze prima che nascessero
Reportage di Alessandro Medda
1. Ci sono pochi artigiani. Gli artigiani utilizzano le mani. La maggior parte degli artigiani sono uomini. Domande?
2Se proprio devi salutare un artigiano non stringere mai e poi mai la sua mano: potresti trovarti un pomello in vera pelle al posto delle dita.
3Se vuoi rendere felice la tua vita, modella la realtà a tua immagine: prendila a scalpellate.
4Il più grande paradosso di un lavoro manuale è che non ne esiste un manuale: provare per credere.
5Nessun prodotto uscito da una bottega è mai uguale a un altro, esattamente come i risultati delle mie moltiplicazioni durante i compiti di matematica quando ero al liceo. Perchè loro sono apprezzati e io no?
6Gli artigiani sono persone interessanti: non stanno mai con le mani in mano.
7L’artigianato è l’unico ambito in cui trovare clienti duri come il marmo non è un problema: hai già materiale su cui lavorare.
8Gli artigiani sono a rischio di estinzione: S. Frediano è appena stata proclamata area protetta dal WWF.
9Un artigiano non finisce mai di lavorare, in quanto una persona che smette di compiere il suo mestiere appende la sua strumentazione al chiodo. Tuttavia, chi pianta tutti i chiodi? Gli artigiani: chi sennò?
10Se abbatterete fisicamente o, peggio, moralmente questa rubrica la ricostruirò: sono un artigiano certosino.
10 COSE CHE... POTRESTE IMPARARE
E DOVRESTE SAPERE
SUGLI ARTIGIANI E IL
LORO MESTIERE
vignetta di Zoe Guerrini
di Bernardo Bozza