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Periodico della Società Italiana per le Ricerche sulle Radiazioni Dicembre 2011 RIPARO DEL DANNO OSSIDATIVO AL DNA CALIBRAZIONE DI PELLICOLE RADIOCROMICHE USATE PER LA DOSIMETRIA DI CONTROLLO IN PROTONTERAPIA 39° Meeting Annuale European Radiation Research, Vietri sul Mare 15-19 ottobre 2012 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 com. 2 - DCB - Roma Volume XIV n. 3

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Periodico della Società Italiana per le Ricerche sulle Radiazioni

Dicembre 2011

RIPARO DEL DANNO OSSIDATIVOAL DNA

CALIBRAZIONE DI PELLICOLERADIOCROMICHE USATE PER LADOSIMETRIA DI CONTROLLOIN PROTONTERAPIA

39° Meeting Annuale European RadiationResearch, Vietri sul Mare 15-19 ottobre 2012

Poste

Italiane

S.p.A.-Sped.

inAbb.Postale-D.L.353/2003

(Conv.inL.

27/02/20

04n.

46)art.1com.2-DCB-Rom

aVolume XIV n. 3

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RADIAZIONI Ricerca e Applicazioni Anno XIV n. 3/2011

ISTRUZIONI PER GLI AUTORI

La rivista pubblica articoli scientifici, sia originali sia di rassegna, e reports di congressi inerenti alleradiazioni (ionizzanti e non), dal punto di vista sia fisico-chimico, sia medico-biologico. I contributi,redatti in Times 12 interlinea singola, devono avere lunghezza pari a circa 3 pagine, incluse eventualitabelle e/o figure. Le tabelle vanno inserite nello stesso documento Word contenente il testo, mentre cia-scuna figura va sottomessa come singolo file jpg ad alta risoluzione.Al titolo, scritto in grassetto maiuscolo, devono seguire i nomi degli autori (in grassetto), le loro affilia-zioni e l’indirizzo di posta elettronica dell’autore principale. Il testo va organizzato in paragrafi nonnumerati, con titolo in grassetto. Le referenze, elencate alla fine in ordine di citazione, vanno incluse neltesto mediante numeri progressivi inseriti tra parentesi quadre come nell’esempio riportato sotto [1].Onde evitare eccessivo lavoro alla redazione, si raccomanda di fare uso del correttore ortografico; siaccettano anche contributi in inglese. La sottomissione iniziale va effettuata mediante posta elettronica aFrancesca Ballarini ([email protected]) ed eventualmente anche agli altri componenti dellaredazione, i quali riceveranno comunque il manoscritto successivamente per commenti e/o correzioni.

1. A. Aaaaaa, B.bbbbb and C.ccccc (2006), Titolo. Nome della rivista abbreviato Vol, 123-456.

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SOMMARIO

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RADIAZIONI Ricerca e ApplicazioniAnno XIV n. 3/2011

Radiazioni Ricerca e ApplicazioniPeriodico della Società Italianaper le Ricerche sulle RadiazioniPubblicazione PeriodicaQuadrimestraleAgosto 2011 - Vol. XIV n. 1-2

Direttore ResponsabileFrancesca BallariniDipartimento di Fisica Nucleare e TeoricaUniversità di Paviae-mail: [email protected]

Direttore EditorialeRaffaele De VitaUnità Biologica delle Radiazioni eSalute dell’UomoENEA Centro Ricerche Casaccia, Romae-mail: [email protected]

Capo RedattoreLorenzo MantiDipartimento di FisicaUniversità Federico II, Napolie-mail: [email protected]

Comitato di RedazioneFrancesca AntonelliDipartimento Tecnologia e SaluteIstituto Superiore di Sanità, Romae-mail:[email protected]

Mauro BonardiUniversità degli Studi di Milanoe-mail: [email protected]

Giorgio LeterUnità Biologica delle Radiazioni eSalute dell’UomoENEA Centro Ricerche Casaccia, Romae-mail: [email protected]

Marco SchwarzAgenzia Provinciale per la ProtonterapiaTrentoe-mail: [email protected]

Cristiana VidaliS.C. di RadioterapiaAzienda Ospedaliero-Universitaria di Triestee-mail: [email protected]

Per Informazioni e CorrispondenzaFrancesca BallariniTel. 0382 987949e-mail: [email protected]

Editrice: Società Italianaper le Ricerche sulle Radiazioni

Registrazione del Tribunale di Roman. 406 del 6 Agosto 1998

Grafica: Renato Cafieri

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RIPARO DEL DANNO OSSIDATIVO AL DNA 4Guido Frosina

CALIBRAZIONE DI PELLICOLERADIOCROMICHE USATE PER LADOSIMETRIA DI CONTROLLOIN PROTONTERAPIA 8Stefano Lorentini

39° MEETINGANNUALE EUROPEAN RADIATIONRESEARCH 13Vietri sul Mare 15-19 ottobre 2012

Redazione EditorialeSocietà Italiana per le Ricerche sulle RadiazioniUnità Biologia delle Radiazioni e Salute dell'UomoENEA Centro Ricerche Casaccia, s.p. 016Via Anguillarese, 301 - 00123 ROMATel. 06/30484671 Fax 06/30484891e-mail: [email protected]://www.sirr.unina.it

In copertina: Il Gantry 1 del centro di protonterpia del PSI (Villigen - CH).

Segreteria S.I.R.R.Unità Biologia delle Radiazioni e Salute dell'UomoENEA Centro Ricerche Casaccia, s.p. 016Via Anguillarese, 301 - 00123 RomaTel. 06/30486654 Fax 06/30483644e-mail: [email protected]

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RADIAZIONI Ricerca e Applicazioni Anno XIV n. 3/2011

RIPARO DEL DANNO OSSIDATIVOAL DNA

Guido FrosinaMutagenesi Molecolare e Riparazione del DNA, Istituto Nazionale Ricerca Cancro,

Largo Rosanna Benzi n. 10, 16132 Genova, Italy.e-mail: [email protected]

AbstractLe cellule umane riparano il danno ossidativo conefficienza minore rispetto ad organismi meno evo-luti. Per esempio l’enzima umano 8-oxoguaninaDNA glicosilasi (OGG1) ripara la base ossidatamutagena 8-oxoguanina (8-oxoG) 80 volte più len-tamente del suo corrispondente batterico formami-dopirimidina DNA glicosilasi (FPG). L’espressionedella proteina FPG rende le cellule umane resisten-ti all’azione di molteplici agenti mutageni.L’espressione della proteina FPG o di altre proteineeterologhe della riparazione del DNA potrebbequindi avere stabile effetto antimutageno su tessutinormali di individui a rischio. Parte di questi studihanno interessato cellule prelevate da pazientiaffetti da sindrome di Cockayne (CS). CS è una raramalattia autosomica recessiva caratterizzata da alte-razioni nello sviluppo pre- o post-natale, che deter-minano la comparsa di nanismo cachettico e da pro-gressiva disfunzione neurologica. Studi recentiindicano che tale fenotipo può essere determinatoda difettosa capacità di riparare il danno ossidativoal DNA. La proteina FPG di E.coli corregge com-pletamente il difetto di riparazione sia delle purine(8-oxoG) sia delle pirimidine (5-OHC) ossidate inambedue i gruppi di complementazione di CS. FPGrappresenta un possibile strumento per la protezio-ne stabile di tessuti umani dai rischi di degenera-zione indotta dal danno ossidativo al DNA.

IntroduzioneIl danno ossidativo spontaneo può essere causa rile-vante di danneggiamento del genoma umano ecome tale può contribuire alla carcinogenesi (Frosi-na, 2004). La riparazione per escissione di basi(BER) è il meccanismo principale di riparazionedel danno endogeno nei mammiferi. Il BER è unmeccanismo in cui vie alternative si attivano aseconda del tipo di lesione (Fig. 1).

Figura 1. BER in cellule di mammifero. Basi alterate sono rimosseda glicosilasi monofunzionali (via biochimica sinistra) o bifunziona-li (via destra). Le monofunzionali si limitano a staccare la baselasciando un sito abasico (AP) naturale. Quest’ultimo viene incisodalla principale AP endonucleasi di mammifero (APE) che lascia unterminale OH in 3’ pronto per l’aggancio della polimerasi beta e undesossiribosiofosfato (dRP) in 5’. La polimerasi beta inserisce per lopiù un singolo nucleotide (short patch BER) e rimuove poi il 5’ dRPcon la sua attività dRPasica. p53 interagisce sia con APE/HAP1 checon pol beta, stabilizzando quest'ultima sul templato. L’interruzioneè saldata dalla ligasi III o dalla ligasi I. Alcuni tratti di resintesi sonopiù lunghi (2-10 nucleotidi - via inferiore sinistra - long patch BER)e richiedono l’intervento del Proliferating Cell Nuclear Antigen(PCNA). Questa sintesi di nucleotidi multipli può essere operata siada pol beta sia da pol delta o epsilon. Il tratto di 2 – 10 nucleotidialzato dalla polimerasi viene tagliato via dalla DNAasi IV. La ligasi

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Alcune lesioni (ad es. l'uracile (U)-, Fig. 1, via sinistra)sono riparate da glicosilasi monofunzionali che si limi-tano al loro distacco, senza incidere il risultante sitoAP. Altre lesioni (ad es. il glicole di timina) sono inve-ce riparate da glicosilasi bifunzionali (Fig. 1 - viadestra) le quali, oltre a rimuovere la base alterata, inci-dono anche il sito AP risultante tramite una attività APliasica. Queste due vie costituiscono insieme il cosi-detto "short patch BER", in cui la fase di resintesiavviene tramite l'inserimento di un solo nucleotide.Nel caso di glicosilasi monofunzionali, alcuni eventiriparativi comportano una sintesi di 2-8 nucleotidi cheè dipendente da PCNA ed avviene in alternativa allasintesi di un singolo nucleotide (Fig. 1 - via inferioresinistra). Questa via viene spesso denominata "long-patch BER". E' stato dimostrato che gli enzimi delBER coinvolti nella via PCNA- dipendente sono spe-cificamente attivi durante la fase S del ciclo e che taletipo di riparazione svolge un ruolo nell'assicurare lafedeltà della replicazione.Fra le lesioni ossidate del DNA, è particolarmente peri-colosa la guanina ossidata in posizione 8 [8-oxoguani-na (8-oxoG)], che presenta spiccate caratteristiche dimutagenicità e si forma con abbondanza sotto condi-zioni fisiologiche (~ 1000 lesioni /giorno/cellula) Studirecenti eseguiti nel nostro ed in altri laboratori hannomostrato che la pericolosità di questa lesione è ulte-riormente accentuata dalla scarsa efficienza con cuiessa viene riparata in cellule umane. Studi comparativihanno mostrato che la 8-oxoG viene riparata 5 voltemeno efficientemente dell'uracile (U) e 30 volte menodel sito abasico (AP), due altre lesioni spontanee che siformano con abbondanza in cellule umane sotto condi-zioni fisiologiche (Cappelli et al., 2000). E' probabilepertanto che parte del carico mutazionale spontaneodell'uomo sia legato alle caratteristiche di mutagenici-tà e persistenza della 8-oxoG. Uno scopo delle nostrericerche è migliorare l'efficienza di riparazione dell'8-oxoG in cellule umane e verificare se questo possaridurre la mutagenicità dovuta al danno ossidativo.Sappiamo che la lentezza della riparazione dell' 8-oxoG è dovuta alla scarsa efficienza con cui la 8-oxoG

DNA glicosilasi umana (hOGG1) riconosce e rimuovela base ossidata (Frosina, 2007b). Esistono proteine inorganismi meno evoluti dell'uomo che svolgono conefficienza la rimozione di questa base. In particolare, laproteina formamidopirimidina DNA glicosilasi (FPG)di Escherichia coli ha capacità glicolitica (di rimozio-ne della base) ed AP liasica (incisione del risultantesito AP) molto elevate. Abbiamo trovato che questaproteina può essere espressa in cellule umane, cheaccelera la riparazione del danno ossidativo e conferi-sce resistenza ad esso. In particolare, FPG è stataespressa in cellule umane (linea T24), utilizzando unvettore plasmidico che ne consente la fusione con laproteina fluorescente EGFP (Ropolo et al., 2006).L’espressione della proteina di fusione (EGFP-FPG) èstata quantificata tramite analisi in microscopia a fluo-rescenza, fluorescence activated cell sorting e westernblotting. Esperimenti in vitro hanno mostrato chel’espressione di EGFP-FPG causava un’accelerazionedella riparazione delle lesioni mutagene 8-oxoG e sitoAP. In particolare, veniva accelerata la via ad inseri-mento di singolo nucleotide del BER. L’accelerazionedella riparazione dell’8-oxoG veniva confermata incellule viventi tramite analisi in HPLC/Electrochemi-cal Detection. Le cellule con riparazione acceleratarisultavano protette dalle mutazioni indotte dal dannoossidativo: l’abbattimento della frequenza di mutazio-ne indotta dall’agente ossidante potassio bromato eradi circa 10 volte.Diversi tessuti potrebbero essere protetti dalla degene-razione dovuta all’accumulo di danno ossidativo, tra-mite espressione di FPG. Per esempio, il polmone pareessere un organo ad elevato rischio di trasformazioneneoplastica indotta dal danno ossidativo in parte per lasua elevata esposizione all’ossigeno (Frosina, 2006).Questi studi potrebbero pertanto essere estesi a lineecellulari di polmone e, in più lunga prospettiva, a tes-suti polmonari normali, allo scopo di aumentarne laprotezione dal danno ossidativo. FPG potrebbe rappre-sentare un fattore protettivo anche per il cervello arischio di degenerazione a causa del danno ossidativo,come esemplificato dalla sindrome di Cockayne.

Correzione del difetto molecolare nella sindrome diCockayne, una malattia rara della trascrizione eriparazione del DNA

La sindrome di Cockayne (CS) è una rara malattiaautosomica recessiva caratterizzata da alterazioni nellosviluppo pre- o post-natale, che determinano la com-parsa di nanismo cachettico, e da progressiva disfun-zione neurologica (Frosina, 2007a) (Fig. 2).

I è la principale attività di legame in questa via a resintesilunga. Le glicosilasi bifunzionali (via destra), oltre a staccarela base incidono anche il sito AP per beta-eliminazione. Ilframmento in 3’ è rimosso inefficacemente dalla debole atti-vità diesterasica di APE o dal complesso PNK-XRCC1. Lasintesi del mononucleotide (short patch BER) è operata da polbeta e il tutto è richiuso delle stesse ligasi, che saldano i trat-ti di riparazione iniziati dalle glicosilasi monofunzionali. Laproteina S3 di Drosophila rimuove efficacemente sia i dRP in5’ sia i frammenti in 3’.

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è rimosso dal BER (D'Errico et al., 2007) Ropolo et al.,2007). Studi recenti su pazienti con mutazioni diversenel gene CSA indicano che la persistenza di danniindotti da UV determina la comparsa unicamente disintomi cutanei lievi mentre l’accumulo di lesioni ossi-dative è associato alla presenza delle anomalie neuro-logiche tipiche di CS (Nardo et al., 2009). L’analisidella retinopatia nei modelli di topo CS ha fornitoun’ulteriore conferma del ruolo delle lesioni ossidativenel determinare i sintomi neurodegenerativi tipici diCS. In generale queste osservazioni sono a favore del-l’ipotesi che l’accumulo di lesioni di tipo ossidativoalteri l’omeostasi cellulare causando una acceleratamorte neuronale. Noi in particolare abbiamo studiatoil ruolo delle proteine CSA e CSB nella riparazione deldanno ossidativo al DNA. Questo studio è stato ese-guito tramite saggi in vitro ed in vivo ed utilizzandofibroblasti derivati da pazienti CS e relativi controlli.Sono stati utilizzati due agenti ossidanti modello: unochimico (il potassio bromato) ed uno fisico (radiazioniionizzanti). La risposta di CS al danno ossidativo èstata studiata analizzando:- la induzione e riparazione di purine e pirimidineossidate (8oxoG; 5-OHdC) in cellule integre tramiteHPLC/ED;- la induzione e riparazione di rotture a singola elica(SSB) in cellule integre tramite il saggio delle comete;- la induzione e riparazione di rotture a doppio fila-mento (DSB) e forche replicative bloccate in celluleintegre tramite l’analisi dei foci gamma-H2AX;- l’efficienza di riparazione in cellule lisate incubatecon substrati oligonucleotidici contenenti una singolalesione (8oxoG; 5-OH-C).La riparazione di tutte queste lesioni è risultata altera-ta in CS.

La terapia attualmente praticata per CS è sintomatolo-gica e si prefigge di favorire lo sviluppo fisico e men-tale e assicurare la miglior qualità di vita possibile aipazienti, ottimizzandone le capacità neurologiche eneurosensoriali. L’acquisizione di nuove conoscenzesulle lesioni responsabili della neurodegenerazione el’esplorazione della possibilità di correggere i difettimolecolari in CS suggeriscono nuovi possibili bersa-gli terapeutici. Abbiamo identificato proteine di ripara-zione eterologhe la cui espressione può correggere ildifetto di riparazione del danno ossidativo in CS invitro, mostrando che la proteina FPG di E.coli correg-ge completamente il difetto di riparazione della 8-oxoG e della 5-OHC in ambedue i gruppi di comple-mentazione della malattia (Ropolo et al., 2007)(Forestaet al., 2010). L’espressione di una sola proteina etero-

La malattia è clinicamente eterogenea e presenta unampio spettro di sintomi che possono avere gravitàdiversa. Caratteristiche cliniche ricorrenti sono distur-bi di postura, retinopatia pigmentaria progressiva edaltre alterazioni oculari, quali cataratta ed atrofia deldisco ottico, perdita dell’udito ed una grave e progres-siva neurodegenerazione. Circa la metà dei pazienticon quadro clinico diagnostico per CS, mostra a livel-lo cellulare ipersensibilità alla luce UV e incapacità direcuperare normali livelli di sintesi di RNA a tempi tar-divi dall’irradiazione con UV. Sono stati sinora identi-ficati due geni, CSA e CSB, la cui alterazione è respon-sabile del difetto di riparazione in CS. I corrispondentiprodotti hanno un ruolo fondamentale nel subpathwaydella riparazione per escissione di nucleotidi (NER),definito riparazione accoppiata alla trascrizione (TC-NER), che è deputato alla rimozione dei danni indottida UV sul filamento trascritto dei geni attivi (Tornalet-ti, 2009).Le caratteristiche cliniche di CS, che sono difficilmen-te ricollegabili alla mancata rimozione dei danni indot-ti da UV, la presenza di sintomi diversi e di gravitàvariabile e l’assenza di chiare relazioni genotipo-feno-tipo, già da tempo avevano portato ad avanzare l’ipo-tesi che le proteine CS potessero essere anche coinvol-te in processi diversi dal TC-NER. A supporto di taleipotesi, è stato recentemente dimostrato che le celluleCS-A e CS-B sono ipersensibili agli agenti ossidanti edaccumulano purine ossidate, ossia un tipo di danno che

Figura 2. Paziente con sindrome di Cockayne

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by formamidopyrimidine-DNA glycosylase. Int J Cancer119:1-7.

6. Frosina G. 2007a. The current evidence for defectiverepair of oxidatively damaged DNA in cockayne syndro-me. Free Radic Biol Med 43:165-177.

7. Frosina G. 2007b. Gene prophylaxis by a DNA repair fun-ction. Mol Aspects Med 28:323-344.

8. Nardo T, Oneda R, Spivak G, Vaz B, Mortier L, Thomas P,Orioli D, Laugel V, Stary A, Hanawalt PC, Sarasin A, Ste-fanini M. 2009. A UV-sensitive syndrome patient with aspecific CSA mutation reveals separable roles for CSA inresponse to UV and oxidative DNA damage. Proc NatlAcad Sci U S A 106:6209-6214.

9. Ropolo M, Cappelli E, Foresta M, Poggi A, Proietti-De-Santis L, Frosina G. 2011. Defective resolution of pH2AXfoci and enhanced DNA breakage in ionizing radiation-treated cockayne syndrome B cells. IUBMB Life 63:272-276.

10. Ropolo M, Degan P, Foresta M, D'Errico M, Lasiglie D,Dogliotti E, Casartelli G, Zupo S, Poggi A, Frosina G.2007. Complementation of the oxidatively damaged DNArepair defect in cockayne syndrome A and B cells byescherichia coli formamidopyrimidine DNA glycosylase.Free Radic Biol Med 42:1807-1817.

11. Ropolo M, Geroldi A, Degan P, Andreotti V, Zupo S,Poggi A, Reed A, Kelley MR, Frosina G. 2006. Accelera-ted repair and reduced mutagenicity of oxidative DNAdamage in human bladder cells expressing the E. coli FPGprotein. Int J Cancer 118:1628-1634.

12. Tornaletti S. 2009. DNA repair in mammalian cells: Tran-scription-coupled DNA repair: Directing your effortwhere it's most needed. Cell Mol Life Sci 66:1010-1020.

loga (FPG) consente quindi di correggere completa-mente il difetto di riparazione di gran parte delle basiossidate, siano esse purine o pirimidine. Abbiamoanche osservato recentemente che cellule di CS sonodifettive nella riparazione delle rotture a doppio fila-mento (DSB), identificate come foci dell’istone fosfo-rilato H2AX (Ropolo et al., 2011). In questo caso,l’espressione di FPG non è però di alcun aiuto, nonessendo l’enzima in grado di riparare i DSB. E’ possi-bile che l’espressione di proteine di riparazione etero-loghe possa attenuare la neurodegenerazione del siste-ma nervoso centrale dei pazienti CS. Come primopasso in questa direzione, se la ricerca verrà finanziatavorremmo esprimere FPG in cellule staminali neurali.In particolare utilizzeremo precursori degli oligoden-drociti. La degenerazione degli oligodendrociti potreb-be essere importante nell’instaurarsi del fenotipo CS,essendo gli oligodendrociti le cellule produttrici dimielina. Transfetteremo il vettore per FPG in questecellule e valuteremo l’effetto dell’espressione di FPGsulla vitalià cellulare, il ciclo cellulare, l’apoptosi e laresistenza al danno ossidativo.

RingraziamentiQueste ricerche sono in parte finanziate dalla Compa-gnia di S. Paolo di Torino (Programma Oncologia eGrant 2009.1174).

Riferimenti bibliografici1. Cappelli E, Degan P, Frosina G. 2000. Comparative repair

of the endogenous lesions 8-oxo-7, 8-dihydroguanine (8-oxoG), uracil and abasic site by mammalian cell extracts:8-oxoG is poorly repaired by human cell extracts. Carci-nogenesis 21:1135-1141.

2. D'Errico M, Parlanti E, Teson M, Degan P, Lemma T, Cal-cagnile A, Iavarone I, Jaruga P, Ropolo M, Pedrini AM,Orioli D, Frosina G, Zambruno G, Dizdaroglu M, Stefa-nini M, Dogliotti E. 2007. The role of CSA in the respon-se to oxidative DNA damage in human cells. Oncogene26:4336-4343.

3. Foresta M, Ropolo M, Degan P, Pettinati I, Kow YW,Damonte G, Poggi A, Frosina G. 2010. Defective repair of5-hydroxy-2'-deoxycytidine in cockayne syndrome cellsand its complementation by escherichia coli formamido-pyrimidine DNA glycosylase and endonuclease III. FreeRadic Biol Med 48:681-690.

4. Frosina G. 2004. Commentary: DNA base excision repairdefects in human pathologies. Free Radic Res 38:1037-1054.

5. Frosina G. 2006. Prophylaxis of oxidative DNA damage

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La dosimetria in radioterapia

La dosimetria di controllo in radioterapia riveste unruolo fondamentale nel percorso di assicurazione dellaqualità di un trattamento radioterapico. Il processo digaranzia della qualità, infatti, è un percorso a fasi, cheprevede l’intervento della dosimetria a più livelli: nel-l’ambito del controllo delle prestazioni delle macchinedi trattamento e in quello della verifica di attendibilitàdei sistemi usati nell’ottimizzazione e nel calcolo delladose erogata.In particolare, una volta realizzato il piano di tratta-mento se ne rende necessario il controllo dosimetricoallo scopo di verificare che quanto pianificato coinci-da, entro certe tolleranze stabilite, con quanto erogatodalla macchina. Per fare ciò ci si avvale di differentitipologie di dosimetri (i.e.: camere a ionizzazione,rivelatori filmici, scintillatori, rivelatori a diamante,diodi, rivelatori a gel, MOSFET…) e di materiale disupporto (i.e.: fantocci ad hoc) in grado di consentirela misura della dose in diverse geometrie e in diversecondizioni ambientali.Il motivo per cui il panorama dei rivelatori a disposi-zione per la dosimetria è così vasto è riconducibileanche al fatto che ognuno di questi dosimetri possiedecaratteristiche intrinseche che lo rendono più adatto acerti tipi di indagine e meno ad altri. In questo senso idiversi rivelatori non possono essere considerati intutto e per tutto interscambiabili tra loro. Se ad esem-pio esistono dosimetri che forniscono risposte moltoaccurate in termini di risoluzione spaziale, è possibileche siano magari affetti da una scarsa stabilità di rispo-sta o da una forte dipendenza energetica, o ancora itempi di disponibilità della risposta siano molto lunghi.

Di contro esistono dosimetri la cui uniformità di rispo-sta è elevata ma risultano poco adatti ad essere combi-nati in geometrie di acquisizione particolari, a scapitodell’accuratezza spaziale, oppure sono difficilmenteimpiegabili nella routine clinica a causa dell’elevatocosto.Nella scelta del rivelatore entrano quindi in gioco unaserie di considerazioni per cui di volta in volta è neces-sario valutare quale sia il dosimetro più idoneo per laspecifica indagine dosimetrica.Nello specifico di questa comunicazione i dosimetri sucui si è focalizzata l’attenzione sono le pellicole radio-cromiche (in particolare il modello Gafchromic®EBT2 prodotte dalla statunitense ISP™ Corporation,Wayne – NJ [10]), che sono riconducibili alla grandefamiglia dei rivelatori filmici [1].Per ciò che concerne la dosimetria di controllo nel-l’ambito di applicazioni di protonterapia, i passaggi daeffettuare per il monitoraggio e la verifica di un tratta-mento sono del tutto analoghi a quelli previsti per laradioterapia convenzionale con fotoni o elettroni. Iltipo di tecnica impiegata per il rilascio del fascio diprotoni può influenzare, come vedremo in seguito, larisposta del dosimetro principalmente in termini di uni-formità e soprattutto in condizioni di misura non stan-dard.

Caratteristiche dei film radiocromici e procedure diimpiego

L’utilizzo delle pellicole radiocromiche offre la possi-bilità di effettuare misure bidimensionali delle distri-buzioni di dose con un’alta risoluzione spaziale (circa0.5 mm). In trattamenti complessi in cui sono spesso

CALIBRAZIONE DI PELLICOLERADIOCROMICHE USATE PER LADOSIMETRIA DI CONTROLLO

IN PROTONTERAPIA

Stefano LorentiniAgenzia Provinciale per la Protonterapia (ATreP ), Trento

e-mail: [email protected]

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presenti ripidi gradienti di dose si rende necessarioavere rivelatori in grado di “seguire” le variazioni (siain termini spaziali che di intensità) delle distribuzioniin maniera molto accurata.Questa tipologia di dosimetri è caratterizzata da unadebole dipendenza dall’energia in un ampio range didifferenti qualità del fascio [5,6,7] e quindi risulta par-ticolarmente adatta per applicazioni in radioterapia, incui le dosi sono spesso rilasciate da radiazioni aventiun ampio spettro che può peraltro variare con i para-metri del trattamento. Inoltre la composizione tessuto-equivalente e la loro resistenza in acqua li rende molto“attraenti” anche per dosimetria in ‘vivo’. Rispetto airivelatori filmici classici (i.e.: pellicole radiografiche),i film radiocromici presentano un doppio vantaggio perquanto ne concerne la manipolazione e lo sviluppo.Infatti essendo poco sensibili alla luce visibile la loromanipolazione può essere effettuata senza particolariprecauzioni (non serve una camera oscura); in aggiun-ta, essendo auto-sviluppanti, non richiedono processichimici per lo sviluppo.Quando la radiazione incide sullo strato sensibile dellapellicola (composto da costituenti monometrici), siinnesca un processo di polimerizzazione che si accom-pagna ad un cambiamento della colorazione del film:l’annerimento risulta essere proporzionale all’energiarilasciata sullo strato attivo del rivelatore.Nella pratica, una volta che il film è stato irraggiato edha raggiunto un completo sviluppo (8 -12 ore dopol’esposizione), si rende necessario digitalizzare l’in-formazione ottenuta dall’annerimento. Per fare ciò siutilizza un strumento in grado di fare densito-metria ottica (tipicamente uno scanner), checonsente di ottenere un’immagine gestibilecome una qualunque immagine in formatoelettronico. Durante questa fase sono necessa-rie alcune accortezze onde evitare possibilidistorsioni nell’immagine, dovute principal-mente alla posizione del film sul piatto delloscanner e alla non omogenea distribuzionedella luce (non monocromatica) prodottadalla lampada [8].Lo svantaggio di questa classe di rivelatori èrappresentato dalla non eccellente uniformitàdi risposta (variabile anche del 2-3%), ricon-ducibile principalmente alla costituzioneintrinseca dello strato attivo [3,4].

Le principali dipendenze da caratterizzareAll’atto pratico la procedura di verifica di unpiano mediante l’uso di pellicole radiocromiche constadi due parti: la prima è quella concernente la calibra-

zione di una pellicola (utile per la linearizzazione dellarisposta e per stabilire la corrispondenza dose/livelli digrigio), la seconda è la misura effettiva della distribu-zione di dose che dovrà essere poi confrontata con ildato calcolato.Nel caso di piani di trattamento con protoni ci si inter-roga sulla necessità di caratterizzare alcune dipenden-ze (energetiche e geometriche), al fine di ottenerecurve di calibrazione ‘utili’ da applicare per la verificadel piano.Di seguito si riportano alcuni esempi di misure effet-tuate utilizzando il fascio di protoni del gantry 1 (fig. 1)del Paul Scherrer Institut di Villigen (CH), volte allacaratterizzazione delle differenti dipendenze da cui pos-sono essere affette le differenti curve di calibrazione.Nello specifico sono stati investigati:• la dipendenza energetica (differenti energie iniziali

del fascio di protoni)• la dipendenza dall’estensione del picco di Bragg

allargato (SOBP)• la dipendenza dalla posizione della pellicola lungo

la curva SOBP.Per la determinazione delle differenti curve di calibra-zione ogni film è stato irradiato con 8 quadrati di area3x3 cm2, ognuno ad un diverso livello di dose (da 0.2a 4 Gy al picco). Per ogni irraggiamento sono stateimpilate, avvalendosi di un fantoccio costituito daalcune lastre di plexiglass, 5 diverse pellicole in mododa campionare la curva di Bragg a più profondità (fig.2). Questa procedura è stata eseguita per fasci conenergia iniziale diversa (138 e 177 MeV). In figura 3

Figura 1: Il Gantry 1 del centro di protonterpia del PSI (Vil-ligen - CH).

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sono mostrati due esempi di pellicole irraggiate: laprima all’inizio della curva di Bragg (area di plateau)e la seconda nel mezzo del SOBP.La finalità ultima del lavoro era quella di capire qualefosse la curva sensitometrica (esempio in fig. 4) divolta in volta più adatta da applicare in base alle carat-teristiche del piano sotto verifica.

Le curve di calibrazioneLe curve di calibrazione ottenute all’interno di ognisingolo fantoccio sono tra loro ben sovrapponibili emostrano discrepanze in dose comprese tra l’1% e il3% lungo tutto il range di dose analizzato. Confron-tando invece curve sensitometriche ottenute da pelli-cole irradiate con la stessa energia iniziale ma diversedimensioni del SOBP si hanno differenzein dose comprese tra 2.7% e 3.9% nellaregione di dose di 1 Gy. Le differenzeaumentano (fino al 6.5%) quando si con-frontano curve ottenute dall’irraggiamentodi pellicole esposte a fasci di protoni conenergie iniziali differenti. In figura 5 è pos-sibile osservare il confronto tra tutte lecurve di calibrazione ottenute nelle diffe-renti condizioni sperimentali (il grafico èriferito al range di dose 0÷2 Gy, che è quel-lo tipico per applicazioni radioterapiche).

Conclusioni e ProspettiveL’analisi eseguita mostra come le differen-ti curve di calibrazione siano sostanzialmente indipen-denti dalla posizione della pellicola lungo il SOBP e

Figura 2: Schematizzazione del setup sperimentale utilizzato duran-

te le misure.

Figura 3: Film radiocromici irraggiati in posizioni diversedella curva di Bragg allargata (all’inizio, sopra, e a metà delloSOBP sotto). Si può notare nella prima pellicola la griglia dicollocamento degli spot. In questo senso differenti tecniche dirilascio del fascio (attiva tipo spot scanning o passiva tiposcattering) forniscono risultati diversi in termini di omoge-neità.

Figura 4: Esempio di curva sensitometrica (livelli di grigiovs. dose) per una delle pellicole irraggiate.

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dall’estensione del SOBP stesso; sussiste tuttavia unadipendenza dall’energia. E’ auspicabile quindi esegui-re una calibrazione per ogni energia impiegata ogniqual volta si utilizzino pellicole radiocromiche perapplicazioni cliniche, al fine di preservare l’accuratez-za della valutazione. Le differenze evidenziate tra levarie curve sensitometriche sono probabilmente ricon-ducibili sia ad effetti di quenching (tipici di questa

Figura 5: Sovrapposizione di tutte le curve di calibrazioneottenute nelle differenti condizioni sperimentali (diversa ener-gia, dimensione e posizione lungo il SOBP).

Figura 6: Confronto tra mappe di dose calcolate e misurate sia in termini di sovrapposizione delle curve di isodose che di ana-lisi gamma (confronto in relativo con normalizzazione al massimo)[9].

categoria di dosimetri quando esposti a radiazioni adalto LET [2]) sia alle caratteristiche intrinseche dellepellicole, in primis la non eccellente omogeneità. In talsenso, come auspicato da più parti [1], la possibilità disuperare le problematiche relative all’omogeneitàpotrebbe aumentare le prospettive di impiego delle pel-licole radiocromiche.Sul fronte del quenching invece, si eseguiranno valuta-

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zioni sugli effetti di questo fenomeno al fine di quanti-ficare in che misura possano incidere sulle differenzerilevate.A conclusione del percorso descritto, in figura 6 èmostrata un’applicazione pratica del confronto tra lamappa di dose calcolata dal sistema di piani di tratta-mento e la distribuzione di dose misurata con le pelli-cola opportunamente calibrata [9]: come si può notare,in questo caso sussiste un buon accordo tra le due.

Referenze1. Devic S. (2011), Radiochromic film dosimetry: Past, pre-

sent, and future. Physica Medica 27, 122-34.2. Zhao L. (2010), Gafchromic EBT film dosimetry in proton

beams. Phys. Med. Biol. 55, N291-N301.3. Hartmann B. et al. (2010), Technical Note: Homogeneity

of Gafchromic® EBT2 film. Med. Phys. 37(4), 1753-56.4. Martinsikova M. et al. (2010), Dosimetric properties of

Gafchromic_R EBT films in monoenergetic medical ionbeams. Phys. Med. Biol. 55, 3741-51.

5. Butson MJ. Et al. (2006), Weak energy dependence of EBTGafChromic film dose response in the 50 kVp-10 MVp X-ray range. Appl. Rad. Isotop. 64-60e2.

6. Arjomandy B. et al. (2010), Energy dependence and doseresponse of Gafchromic EBT2 film over a wide range ofphoton, electron, and proton beam energies. Med. Phys.37(5), 1942- 47.

7. Chiu-Tsao ST. et al. (2005), Energy dependence of respon-se of new high sensitivity radiochromic films for mega-voltage and kilovoltage radiation energies. Med. Phys.32(11), 3350-54.

8. Lynch BD. et al. (2006), Important considerations forradiochromic film dosimetry with flatbed CCD scannersand EBT GAFCHROMIC (R) film. Med. Phys. 33,4551e6.

9. Albertini F. et al. (2011), Experimental verification ofIMPT treatment plans in an anthropomorphic phantom inthe presence of delivery uncertainties. Phys. Med. Biol.56, 4415–31.

10. http://www.gafchromic.com/.

QUOTA ASSOCIATIVA S.I.R.R. 2012...E QUELLE ARRETRATE!

Carissimo Socio,come sai, la quota sociale, oltre ad essere la principale fonte di finanziamento per il funziona-mento della nostra Società, è anche un segno annuale di adesione e partecipazione.La quota sociale, attualmente ad un livello minimo, è un dovere che ogni Socio deve assolve-re entro il 31 marzo di ogni anno, onde evitare che la gestione delle quote con relativi solle-citi e verifiche abbia un costo superiore alla stessa quota.La quota per il 2012 è di € 30,00 e potrà essere versata tramite assegno circolare o bancario,non trasferibile, intestato a S.I.R.R. oppure tramite versamento in contanti alla Segreteria oppu-re mediante bonifico bancario: c/c n. 14688 c/o Banca Nazionale del Lavoro 6385 RomaCasaccia Via Anguillarese 301 - 00123 Roma.Coordinate bancarie IBAN: IT 19T0100503385000000014688Con l'intento di favorire i cosidetti "non strutturati" (studenti, borsisti, etc.) la quota sociale èridotta a € 15,00, chi si trova in questa condizione dovrà esplicitamente dichiararlo medianteautocertificazione contestualmente all'invio della quota annuale.Fiduciosi della tua collaborazione e partecipazione, cogliamo l'occasione per inviarti i nostripiù cari saluti.

LA SEGRETERIA

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Tra il 15 e il 19 ottobre 2012 a Vietri sul mare (SA),circa 50 chilometri a sud di Napoli, si terrà il 39momeeting annuale della European Radiation ResearchSociety (ERRS, ex European Society of Radiation Bio-logy), che la SIRR ha l’onore e l’onere di organizzare(http://www.iss.infn.it/err2012/).

L’ERRS (http://www.errs.eu/) nacque nel 1959, quan-do fu fondata l’associazione dei radiobiologi dei paesidell’EURATOM a Bruxelles. Dei fondatori facevanoparte il belga Zénon-Marcel Bacq, che insieme a PeterAlexander scrisse il testo Fundamentals of Radiobiolo-gy, e il milanese Adriano Buzzati Traverso, fratellodello scrittore Dino Buzzati. Buzzati Traverso, uno deiprimi professori di genetica inItalia (presso l’Università diPavia), fu direttore della neonataDivisione Biologica del Comita-to Nazionale per le RicercheNucleari, istituita allo scopo distudiare gli effetti delle radiazio-ni, e fondatore del LaboratorioInternazionale di Genetica eBiofisica a Napoli; a lui è dedi-cato il Dipartimento di genetica emicrobiologia dell’Università diPavia.

In seguito a un’assemblea gene-rale straordinaria tenutasi a Zuri-go, nel 1964 l’Associazionecambiò il proprio nome in “Euro-pean Society for Radiation Bio-logy” (ESRB), che a sua volta, in

vista del crescente carattere multidisciplinare dellaricerca sulle radiazioni, nel 2005 prese il nome attualedi “European Radiation Research Society”.

Non è la prima volta che il meeting si tiene in Italia:precedentemente si era svolto a Cortina d’Ampezzo(1959 e 1966), Col de Voza (1964), Roma (1972), Pisa(1986) e Capri (1998).

Il meeting sarà articolato in 16 sessioni che coprirannodiverse tematiche relative alla ricerca sulle radiazioni,dagli aspetti fisico-chimici dell’interazione radiazione-materia fino alla carcinogenesi, passando per il dannoal DNA e le sue conseguenze. Particolare attenzione

39° Meeting Annuale

EUROPEAN RADIATION RESEARCH 2012

Vietri sul Mare 15-19 ottobre 2012

Lloyd’s Baia Hotel, sede del Convegno

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sarà prestata agli effetti delle basse dosi, inclusi l’effet-to bystander e la risposta adattativa, e al ruolo giocatodalle stem cells. All’adroterapia sarà dedicata una ses-sione specifica, così come alla radiazione spaziale. Siparlerà anche di dosimetria biologica, radioecologia eradiazioni non ionizzanti. Il comitato scientifico ècostituito dal board ERRS, presieduto dallo svedeseWojcik.

Si tratterà di otto coppie di sessioni parallele; ogni sin-gola sessione, della durata di due ore, prevede due rela-zioni su invito da 30 minuti ciascuna e tre presentazio-ni orali da 20 minuti.

Eccettuato il primo giorno, ciascuna giornata si apriràcon una sessione plenaria durante la quale un perso-naggio di spicco del mondo della ricerca sulle radia-zioni terrà una “keynote lecture”. Due ulteriori sessio-ni plenarie saranno dedicata alla “Bacq & AlexanderLecture”, che aprirà il convegno e sarà tenuta dallosvedese Mats Harms-Ringdahl, attualmente presidenteonorario della Società, e alle presentazioni dei vincito-ri dei Travel Awards.

Le quattro keynote lectures riguarderanno la modelliz-zazione del rischio (Frank Cucinotta, NASA, USA), ibiomarkers (Michael Rosemann, HMGU, Germania),gli effetti tardivi sul cuore (Klauss Trott, UniversityCollege London, UK) e le stem cells del cancro (Rug-gero De Maria, IFO-IRE, Italia). Tra i relatori su invi-to ci saranno, tra gli altri, W. Friedland (HMGU, Ger-mania), A. Wojcik (Stockholm University, Svezia), K.Prise (Queen’s University of Belfast, UK), W. Morgan

(Pacific Northwest National Laboratory, USA), G.Schettino (Queen’s University of Belfast, UK), S. Paz-zaglia (ENEA, Italia), R. Orecchia (IEO/CNAO, Ita-lia), L. Narici (Università Tor Vergata, Italia) e B.Rabin (University of Maryland, USA).

Sono previste tre sessioni poster da un’ora, che si svol-geranno nelle tre giornate centrali; i vincitori dei posterawards saranno premiati nel corso della cena sociale,che avrà luogo la sera di giovedì 18. La chiusura delconvegno è prevista per venerdì 19 alle 12.30.

Vietri, nota per la tradizionale produzione di ceramicheartistiche, conta circa 8000 abitanti e si trova all’iniziodella costiera Amalfitana, che nel 1997 è stata dichia-rata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Si trattadi uno dei principali centri del Salernitano; la vista èdominata dalla cupola della chiesa di S. Giovanni Bat-tista. A circa tre minuti dal centro si trova il Lloyd’sBaia Hotel, che ospiterà la conferenza e la maggiorparte dei partecipanti. Vietri è raggiungibile in soli 15minuti di autobus dalla stazione ferroviaria di Salerno.

Il convegno sarà seguito, come “satellite meeting”, dal10th International Symposium on Chromosomal Aber-rations (ISCA10), organizzato principalmente daMarco Durante, che si terrà ad Amalfi dal 19 al 21 otto-bre (http://www.iss.infn.it/err2012/). Si tratta delladecima edizione di una serie di meetings periodicisulle aberrazioni cromosomiche, fondata nel 1989 daA. T. Natarajan e G. Obe.

Vista sul mare dal-l’Lloyd’s Baia Hotel,sede del Convegno

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Gloria Campos Venuti

ci ha lasciato il 4 giugno 2012.

Gloria è stata uno dei soci fondatori della SIRR (l’atto costitutivo porta la data del 4 marzo1983), assieme a Giorgio Arcangeli, Marcello Benassi, Carissimo Biagini, Mario Coppola, Mar-cello Quintiliani e Giovanni Silini.

Ricercatrice appassionata e affermata, in fisica nucleare prima e nel campo della radioattivitàambientale poi, è stata Direttore del Laboratorio delle Radiazioni (poi Laboratorio di Fisica) del-l’Istituto Superiore di Sanità negli anni ‘70. Membro, con nomina personale, del Gruppo diesperti ex art. 31 del Trattato Euratom per moltissimi anni è stata uno dei protagonisti nel mondodella radioprotezione italiana, nominata socio onorario dall‘Associazione Italiana di Radioprote-zione. Aveva poi lasciato il mondo della ricerca e della radioprotezione nel 1995 con il suo pen-sionamento.

Tentare di delineare la personalità di Gloria e il ruolo fondamentale che ha avuto per l’IstitutoSuperiore di Sanità e per molti altri ambienti nazionali e internazionali da lei frequentati, ove halasciato vivo ricordo della sua personalità, sarebbe opera ardua. E’ d’obbligo però ricordarealmeno due tematiche che negli ultimi anni della sua attività professionale l’avevano vista inprima fila: l’emergenza seguita all’incidente alla Centrale nucleare di Chernobyl, quando ilLaboratorio di Fisica si attivò tempestivamente nel suo ruolo di consulente sui temi della salutepubblica impegnandosi anche ad una corretta informazione della popolazione, e l’IndagineNazionale sulla radioattività naturale nelle abitazioni di cui fu ideatrice e coordinatrice assiemea Silvana Piermattei. Ai colleghi, agli amici ha lasciato un vuoto incolmabile.

FOTO DI GRUPPO IL GIORNO DELLA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO FINALE DELLA CAMPAGNA NAZIONALE(ISS-ANPA) SULLA RADIOATTIVITÀ NATURALE NELLE ABITAZIONI (UNIVERSITÀ ROMA TRE- 8 GIUGNO 1994)

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