Dalle sigle alle titolazioni - Giornalista IT · 2010-02-04 · grafiche, i serial o le soap-opera,...

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COMPUTER & VIDEO Dalle sigle alle titolazioni di Bruno Rosati Siamo giunti al riepilogo pratico sull'argomento «sigle}) con il logico aggancio alle tecniche di titolazione, svolto attraverso l'analisi teorica di una serie di esemplificazioni che si è cercato di estendere al maggior numero di realizzazioni amatorialmente praticabili. Contemporaneamente a questa lezione, apriamo uno spazio -Guida Pratica- con il quale proviamo a completare il rullino informativo da porgere mensilmente all'utenza videografica MCmicrocomputer n. 105 - marzo 1991 Sigle, sigle ed ancora sigle. Quelle dei vari telegiornali, le rubriche cinemato- grafiche, i serial o le soap-opera, gli spot pubblicitari, dossier e documentari. Cia- scuna con tecniche e stili videografici diversi che ci bombardano quotidiana- mente dai nostri televisori. Nonostante tutto, la maggior parte di noi non vi bada più di tanto. La sigla della «ragazza occhialuta» di- ce solo che sta per iniziare la rubrica ci- nematografica Première e la barra rossa che cresce in alto sullo schermo apre al Tg2. Non tutti se ne rendono conto né, tantomeno, apprezzano compiutamente le raffinatezze grafiche e l'intensità la- vorativa che, dietro ai pochi secondi di esecuzione, si celano. Ce n'è da far ca- dere le braccia ma, per fortuna, c'è pure chi, di queste cose, se ne accorge. Gente che ama il lavoro grafico, ap- prezza ed ammira gli sforzi realizzativi, la scommessa della simulazione digitale della realtà e l'incredibile fantasia che sta dietro ad ogni pixel videografica- mente teletrasmesso. Molti covano invidia e spirito di emu- lazione. E aldilà del fatto tecnico e di quello economico (la pur umile sigla del Tg3 cinque anni fa, per quella manciata di secondi che dura, costò oltre cin- quanta milioni ... mentre per la Domeni- ca Sportiva come per il «Bosch» del Tg1, il numero degli zeri aumenta an- cora!) quello che la maggior parte di noi «videograficomani» vorrebbe, è sapere. Sapere cioè come si arriva a tali gioielli; sapere per rifarli, ricostruirli pezzo dopo pezzo, fotogramma dopo fotogramma. È successo con la pittura dei maestri storici: Leonardo, Raffaello, Van Gogh, Picasso e si ripete oggi con le genialità al silicio di personaggi come Mario Sas- so, Canali, dei più recenti prodigi di In- termedia come quelli di altre nobili com- pagnie. Un'arte moderna d'ammirare, invidiare ed emulare. Nel nostro piccolo, dopo aver sezio- nato l'essenziale Première e lanciato la scommessa di una sigla per C&V, fra cento disquisizioni e il filosofare, anche spicciolo, su cosa c'è dietro la realizza- zione di una sigla, trucchi e ritocchi compresi, proviamo a tirar le somme provando a fornire ai nostri amici (del- l'amatoriale creativo) una sorta di com- pendio videografico. Dalla teoria (idea- zione) alla pratica (realizzazione) prove- remo a metter dentro a questo articolo il maggior numero di esempi attraverso i quali illustrare tecniche e problemati- che di produzione. Un punto di vista mi- rato ad un preciso fine pratico: come sfruttare amatorialmente idee e metodi produttivi professionalmente già appli- cati. In definitiva un articolo più da vedere che da leggere e con il quale integrare nella loro esposizione sigle e titoli sco- prendo tra l'altro che le due specialità, apparentemente distinte, in realtà for- mano un unico argomento: la video ti- tolazione. Ma andando subito sul prati- co: in cosa si distinguono i «titoli» dalle «sigle»? L'argomento unico «titolazione» vie- ne comunemente formato dagli specifi- ci significati che si danno ai titoli di te- sta, ai titoli di coda e alle didascalie. Nel caso dei primi due si tratta in genere di far apparire: il titolo del nostro film in apertura, la classica scritta «Fine». Integrando eventualmente i nomi dei protagonisti (scritte che appaiono e scompaiono oppure in scorrimento oriz- zontale o verticale) come quelli del re- gista e dei tecnici addetti alla produzio- ne, infine, non si fa altro che arricchire e «professionalizzare» il lavoro. Ma sempre e solo titoli di testa e di coda restano, anche se, a secondo delle no- stre esigenze, fini e gusti estetici, è possibile abbellirne l'apparizione in vi- deo. Caratteri e stili scelti fra i migliori, dissolvenze o scrolling; il tutto sullo sfondo che più si ritiene idoneo. Dal classico monocromatico ad un back- ground a più sfumature, fino all'uso di immagini reali sulle quali, con un gen- lock, sovrimporre le scritte. Questi sono i titoli di testa e di coda, le cui specifiche, nel concetto più ge- nerale della video creatività, possono poi esser ulteriormente arricchite attra- verso l'uso di artifizi grafici e montaggi in video. Questo ulteriore arricchimento porta alla raffinazione del concetto fino ai suoi massimi livelli, ovvero: la sigla. Non più «solo» titoli, soprattutto per la «testa», ma elementi di coreografia ed impagi- nazione a video il cui scopo diventa 215

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Dalle sigle alle titolazionidi Bruno Rosati

Siamo giunti al riepilogopratico sull'argomento «sigle})con il logico aggancio alletecniche di titolazione, svoltoattraverso l'analisi teorica diuna serie di esemplificazioniche si è cercato di estendereal maggior numero direalizzazioni amatorialmentepraticabili.Contemporaneamente aquesta lezione, apriamo unospazio -Guida Pratica- con ilquale proviamo a completareil rullino informativo daporgere mensilmenteall'utenza videografica

MCmicrocomputer n. 105 - marzo 1991

Sigle, sigle ed ancora sigle. Quelle deivari telegiornali, le rubriche cinemato-grafiche, i serial o le soap-opera, gli spotpubblicitari, dossier e documentari. Cia-scuna con tecniche e stili videograficidiversi che ci bombardano quotidiana-mente dai nostri televisori.

Nonostante tutto, la maggior parte dinoi non vi bada più di tanto.

La sigla della «ragazza occhialuta» di-ce solo che sta per iniziare la rubrica ci-nematografica Première e la barra rossache cresce in alto sullo schermo apre alTg2. Non tutti se ne rendono conto né,tantomeno, apprezzano compiutamentele raffinatezze grafiche e l'intensità la-vorativa che, dietro ai pochi secondi diesecuzione, si celano. Ce n'è da far ca-dere le braccia ma, per fortuna, c'è purechi, di queste cose, se ne accorge.

Gente che ama il lavoro grafico, ap-prezza ed ammira gli sforzi realizzativi,la scommessa della simulazione digitaledella realtà e l'incredibile fantasia chesta dietro ad ogni pixel videografica-mente teletrasmesso.

Molti covano invidia e spirito di emu-lazione. E aldilà del fatto tecnico e diquello economico (la pur umile sigla delTg3 cinque anni fa, per quella manciatadi secondi che dura, costò oltre cin-quanta milioni ... mentre per la Domeni-ca Sportiva come per il «Bosch» delTg1, il numero degli zeri aumenta an-cora!) quello che la maggior parte di noi«videograficomani» vorrebbe, è sapere.Sapere cioè come si arriva a tali gioielli;sapere per rifarli, ricostruirli pezzo dopopezzo, fotogramma dopo fotogramma.È successo con la pittura dei maestristorici: Leonardo, Raffaello, Van Gogh,Picasso e si ripete oggi con le genialitàal silicio di personaggi come Mario Sas-so, Canali, dei più recenti prodigi di In-termedia come quelli di altre nobili com-pagnie. Un'arte moderna d'ammirare,invidiare ed emulare.

Nel nostro piccolo, dopo aver sezio-nato l'essenziale Première e lanciato lascommessa di una sigla per C&V, fracento disquisizioni e il filosofare, anchespicciolo, su cosa c'è dietro la realizza-zione di una sigla, trucchi e ritocchicompresi, proviamo a tirar le sommeprovando a fornire ai nostri amici (del-l'amatoriale creativo) una sorta di com-

pendio videografico. Dalla teoria (idea-zione) alla pratica (realizzazione) prove-remo a metter dentro a questo articoloil maggior numero di esempi attraversoi quali illustrare tecniche e problemati-che di produzione. Un punto di vista mi-rato ad un preciso fine pratico: comesfruttare amatorialmente idee e metodiproduttivi professionalmente già appli-cati.

In definitiva un articolo più da vedereche da leggere e con il quale integrarenella loro esposizione sigle e titoli sco-prendo tra l'altro che le due specialità,apparentemente distinte, in realtà for-mano un unico argomento: la video ti-tolazione. Ma andando subito sul prati-co: in cosa si distinguono i «titoli» dalle«sigle»?

L'argomento unico «titolazione» vie-ne comunemente formato dagli specifi-ci significati che si danno ai titoli di te-sta, ai titoli di coda e alle didascalie. Nelcaso dei primi due si tratta in genere difar apparire: il titolo del nostro film inapertura, la classica scritta «Fine».

Integrando eventualmente i nomi deiprotagonisti (scritte che appaiono escompaiono oppure in scorrimento oriz-zontale o verticale) come quelli del re-gista e dei tecnici addetti alla produzio-ne, infine, non si fa altro che arricchiree «professionalizzare» il lavoro. Masempre e solo titoli di testa e di codarestano, anche se, a secondo delle no-stre esigenze, fini e gusti estetici, èpossibile abbellirne l'apparizione in vi-deo. Caratteri e stili scelti fra i migliori,dissolvenze o scrolling; il tutto sullosfondo che più si ritiene idoneo. Dalclassico monocromatico ad un back-ground a più sfumature, fino all'uso diimmagini reali sulle quali, con un gen-lock, sovrimporre le scritte.

Questi sono i titoli di testa e di coda,le cui specifiche, nel concetto più ge-nerale della video creatività, possonopoi esser ulteriormente arricchite attra-verso l'uso di artifizi grafici e montaggiin video.

Questo ulteriore arricchimento portaalla raffinazione del concetto fino ai suoimassimi livelli, ovvero: la sigla. Non più«solo» titoli, soprattutto per la «testa»,ma elementi di coreografia ed impagi-nazione a video il cui scopo diventa

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Figura 2

quello di presentare e sintetizzare l'ar-gomento che seguirà.

La sigla quale «fissativo mentale» perdistinguere e riconoscere una rubricasportiva da un telefilm. Qualificare agliocchi un argomento specifico.

Tra l'altro, videograficamente parlan-do, la realizzazione di una sigla si basasu procedure di lavoro decisamente piùcomplesse. Basti pensare per esempioal tipo di trattamento che oggigiornoviene riservato alle immagini reali cheeventualmente la corredano. Queste di-fatti vengono dapprima acquisite in di-gitale e quindi manipolate graficamenteper renderle il più possibile omogeneealla parte grafica con cui si devono inqualche misura fondere. In maniera an-cora più esasperata il concetto di siglatrova infine la sua massima espressionenell'uso del tridimensionale. Con l'incre-dibile potenzialità espressiva che la re-lativa tecnica di animazione (punti di ri-presa, fonti-luce e rendering conse-guente) può rendere al creativo.

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Figura l

Sintetizzando i concetti, oggigiorno sitende a fare Sigle di Apertura (operazio-ne fissativa) e Titoli di Coda (operazioneriepilogativa) e con tale distinzione, a ra-zionalizzare l'uso delle tecniche.

Qualora richieste, restano invariate ledidascalie; veri e propri «titoli di riferi-mento» che vengono usati in sovrim-pressione. alle immagini per qualificarescene e/o persone durante lo scorreredi un servizio giornalistico o un docu-mentario.

Di solito la «didascalia» è usata all'i-nizio di ogni nuova sequenza video pro-prio per presentare il soggetto della ri-presa e distinguerlo da quelli che l'han-no preceduto.

Stopl Fermiamoci qui. Anche se cisarebbe ancora molto da dire e moltoda spiegare, sigle, titoli e didascalie, piùche in questi lambiccamenti filosofici,trovano una più rapida spiegazione nelprendere visione di figure ed immagini.

Pronte allo scopo cominciamo ad os-servare con attenzione le varie diaposi-

tive inserite nell'articolo. Ciascuna il pro-prio stile e il relativo utilizzo pratico.

Sigle professionali(figg. 1, 2, 3 e 4)

Un argomento ad ampio respiro que-sto, con cui si può provare a leggere al-cune sigle televisive, distinte per mag-gior chiarezza dall'aggettivo «professio-nali». La stessa specie a cui appartienela povera Première, la cinematograficasigla smontata e rimontata a nostra li-bera interpretazione.

Come potete ben notare, stavolta si èapprofittato dei «fissativi» relativi al Tg2(figg 1 e 2) e al Tg1 (figg. 3 e 4) lavo-rando alla perfetta c1onazione del primo,con tanto di storyboard, ed alla partico-lare tecnica creativa del logo del secon-do. Un argomento polivalente, un'au-tentica palestra videografica. La realiz-zazione di una sigla oltre che alla dotecreativa (( le cose belle nelle cose sem-plici» come primo comandamento da ri-spettare) richiede conoscenze tecnichee senso estetico non indifferenti.

In figura 1 possiamo facilmente rico-noscere l'insieme della sigla di aperturadel Tg2. La barra rossa in alto e le gros-se lettere che formano l'ormai cono-sciutissimo logo del telegiornale. Quelladavanti ai nostri occhi, com'è facile no-tare, è una semplice trasposizione inLoRes (320x256). In effetti l'ambientegrafico ideale per la lavorazione è sen-z'altro quello dell'Alta Risoluzione. Unsegnale ad almeno 640x400 pixel avreb-be difatti garantito la pressoché totalescomparsa dell'effetto scalettatura. Ef-fetto che, procedendo in LoRes, abbia-mo voluta mente evidenziato proprio perdimostrare quanto, la tecnica dell'antia-liasing è a sua volta in grado di fare percontenerlo. Utilizzando alcuni toni, inter-medi fra il bianco delle scritte ed il nerodello sfondo, la resa grafica che ne de-riva mi sembra più che soddisfacente.

Ottimizzatane la disposizione dei pi-xel, si procede finalmente alla schema-tizzazione in storyboard delle modalitàdinamiche che ne caratterizzeranno l'a-nimazione. Nel caso specifico, la diapo-sitiva riportata in figura 2 ne rappresen-ta i 12 principali, frame di riferimento.

Clonare una sigla del genere (in Ani-mator solo sulla LoRes e con l'ANIM diAmiga anche in alta risoluzione) è un'o-perazione estremamente facile.

L'unica precauzione da adottare ri-guarda il movimento della barra rossa.Come si evidenzia leggendo lo story-board, ben 9 frame principali su 12 so-no esclusivamente dedicati al procedi-mento. Ciò lascia facilmente intuire iltempo e lo spazio che bisognerà asse-gnare all'effetto di crescita che, da de-

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stra verso sinistra, porterà la barra a se-gnare la parte superiore dello schermo.Aumenti di 1/2 pixel massimo per fra-me, regolati con una velocità di 24 fra-me al secondo, permetteranno una di-namica fluida e costante. Saranno gros-so modo in numero di 150, i fotogram-mi che verranno utilizzati all'effetto-cre-scita della barra.

Per quanto riguarda poi il logo (che,ricordiamo, ha degli Appear fissi per i 3object che lo compongono e in sincronocon gli effetti sonori) sono a vostra li-bera scelta. Inventate un vostro logo,oppure lasciate quello del Tg, magarisostituendo il «2» con qualche trovatasimpatica. Nell'insieme, tale sigla è unbuon esercizio videografico tutto dasvolgersi sulla semplicità operativa enell'essenzialità dell'insieme.

I Logo. Legando logo a logo, come te-ma conduttore, attraverso la figura 3possiamo vedere un'altra tecnica con laquale è possibile provare la creazionedel simbolo d'identificazione del Tg1. È,questo dei logo, un argomento sul qua-le, magari già nel prossimo incontro,sarà bene tornare sopra per un miglioreapprofondimento. Un campo creativoche ha una grande importanza. Il ritornod'immagine che un simbolo invece diun altro può dare, è strettamente legatoa ferree leggi di mercato e ha come in-dice di successo gli eventuali «share»dell'audience.

Un campo davvero interessante, incui non si parla solo di abilità grafica egusto estetico, ma anche di faccendeestremamente serie come psicologia esociologia; l'essenza stessa della pub-blicità.

Nel caso in questione apriamo all'ar-gomento quasi solo per assaporarneuna sorta di «assaggio grafico»: la rea-lizzazione del logo del Tg1.

Come se i signori della televisione l'a-vessero commissionato a noi, fidandosidella nostra genialità, dimostriamo all'i-stante come, con una semplice unità dimisura e riferimento (il quadratino a 10pixel per lato) è possibile creare e svi-luppare un oggetto geometricamentecomplesso. Questo in una classica rap-presentazione in 20 ...

Se invece di un quadrato, ci costruis-simo un cubo, sfruttando tale, ancorapiù complessa, unità di misura, quasisenza accorgercene ... entreremmo nelmondo del tridimensionale.

Assegnando punti-luce e palette cro-maticamente adeguate, infine potrem-mo far muovere l'oggetto ricreato (cubofuso a cubo) nello spazio simulato esbrigliare tutta la nostra fantasia.

Nel nostro più umile esempio, ci limi-tiamo ad inserire una semplice visioneprospettica dell'oggetto complesso e ad

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Figura 3

assegnare allo stesso diverse sfumatu-re cromatiche che ne rendano la simu-lazione tridimensionale.

La figura 4 al riguardo, ne proponeuno statico effetto finale.

Sigle amatoriali(figg. 5 e 6)

Dalle raffinatezze (anche filosofiche)delle sigle dei due «Tiggì» eventual-mente emulabili, ai criteri alternativi diquelle meno ricercate, ma non per que-sto meno accattivanti, del mondo ama-toriale. Sigle più immediate che cercanol'effetto attraverso la «genlockata» sullefotografie dei protagonisti (vedi fig. 5:Le vacanze al mare) e sigle che, dove n-dosi adattare ad un tema e di conse-guenza ad un pubblico particolare (fig.6: i bambini) provano a dare un senso digioco anche alla più asettica delle pre-sentazioni.

Evidenziamo gli ingredienti della figu-ra 5: un titolo preso in prestito, l'imma-

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Figura 4

gine che s'intarsia sulla sinistra sul co-lore del chroma-key, altrimenti cono-sciuto come «colore trasparente» equindi il particolare tipo di sfondo grafi-co usato. (Quello che manca è solo lamusichetta di presentazione che.. pur-troppo non siamo in grado di farvi sen-tire!)

Cose estremamente semplici che la-sciano trasparire il senso disimpegnatoche la produzione amatoriale «ad usoprivato» possiede naturalmente. Disim-pegno che pure non fa certo rima con«rimediatezza». Tutto tende comunquead un certo gusto estetico e, nella sem-plicità, a dare dosatissimi tocchi di clas-se. Avendo inserito un titolo statico di-fatti si è curata la scelta di un tipo difont particolarmente ricercato ed impo-sto ombre con estrema precisione. Losfondo punticchiato di pixel cromatica-mente più scuri, come potete ben ve-dere ha rispondenze cromati che anchenelle ombre sotto i caratteri. Dentro alriquadro per il chroma-key, infine viene

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Figura 5

imposto un object che, a secondo delprotagonista inquadrato dalla telecame-ra o che passa su di una videoripresa, insincrono, ne evidenzierà perfino il no-me.

Usando tale screen e tali raffinatezzedi presentazione, fotografie o riprese fil-mate che sia, l'effetto sarà comunquegarantito.

La figura 6 a sua volta, prova invecea dimostrare come, nella realizzazionedi una sigla, sia possibile dedicare «adpersonam» il tipo di grafica e scenogra-fia d'insieme.

Ci dobbiamo rivolgere a dei bambini?OK; il titolo potrà formarsi con tanti qua-dratini-carattere che si muovono sulloschermo e s'incasellano nei box pre-scelti come in un girotondo. Anche i co-lori sono particolarmente dedicati. Quiovviamente, si fa solo un esempio, ma

Figura 7

Figura 6

è evidente che ci si muove in direzionedi un tipo di pubblico, un «target», co-me si dice in gergo, «under-ten».

Eppure, e nella estrema semplicitàdell'insieme, ecco anche in questo tipodi sigla, venir fuori le raffinatezze video-grafiche. Se osservate con attenzione lezone d'ombra che ciascun quadrato-ca-rattere ed il logo «ABC» creano, potretenotare l'estrema cura che si è posta nelridisegnarne le due diverse gradazioni.Un'ombra uniforme non avrebbe maipotuto dare il senso pieno di rilievo chepoggiando invece le due diverse om-breggiature sui relativi colori dello sfon-do, ne deriva. L'ingrandimento postonella cornice nera ed indicato dalla frec-cia è più eloquente di ogni altra parola.

Le lettere che muoveranno da fuori-schermo alla casella di assegnazione,passando sopra agli scacchi azzurri, fra

Figura 8

questi e le righe bianche di sfondo, ve-dranno la loro ombra, cambiare la posi-zione dei relativi colori. Una ricercatezzavideograficamente irrinunciabile.

Tito/azioniSuperimpose (figg. 7 e 8). Se dopo

aver ben analizzato le sigle ci spostiamosulle figure 7 ed 8, avremo immediataconferma di qual è la differenza fra «si-gla» e «titolazione». E, di conseguenza,di quanto meno lavoro ci venga richie-sto e di come cambi l'effetto finale allaVISione.,

Uno sfondo fisso, graficamente impo-stato (un Logo) e raffinati font mandatiin scrolling oppure in dissolvenza (fig.7); poi una «genlockata» con una im-magine francobollo e titoli in scorrimen-to (fig. 8). Le uniche ricercatezze nel

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comporre una titolazione sono soloquelle legate alla scelta dei font-videopiù appropriati e dei tempi di esecuzio-ne.

Il tipo di titolazione maggiormenteusato è quello dello scrolling in vertica-le; come viene, da sempre, usato neifilm e, chiaramente, da svolgersi confont utilizzati in alto risoluzione. I cano-nici 640x400 pixel dell'HiRes voglion di-re sì, meno colori, ma anzitutto caratteriben disegnati e pixel tutti al loro posto.

Una titolazione chiaramente non ponelimiti invalicabili al gusto estetico. Se loscrolling in verticale è la sua imposta-zione più classica, nessuno ci toglie lalibertà di ripartire ed organizzare loschermo in altre maniere. L'immaginereale in scorrimento ad esempio puòbenissimo esser trattata in solarizzazio-ne o a prevalenza cromatica (sfumaturedi rosso in luogo dei colori naturali adesempio). Altra cosa che nessuno cipuò impedire è quella del ripartire loschermo in due metà; quella sinistra a

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Figure9, 70, 77

pieno chroma-key per delle fotografieche si susseguono in screen e daccan-to, sulla destra, marginate a mezzoschermo, le titolazioni che scrollano an-

Figura 72.

cora in verticale, come pure in dissol-venza. Così come rappresentato dalla fi-gura 8.

Videofont (figg. 9,10 e 11). Font da ti-tolazione e font d'animazione? In que-sto capitoletto possiamo finalmenteoperare una seconda differenziazionefra font da presentazione (pagina graficain Alta Risoluzione, show con effetti inscrollo dissolvenza) e font per titolazio-ni animate (Bassa Risoluzione e massi-ma elasticità dei movimenti).

In realtà, queste sono suddivisioni as-solutamente fittizie ed applicabili in mo-do esclusivo all'uso amatoriale e conmacchine (vedi anche gli Amiga in ver-sione base a 8 Mhz ...) non particolar-mente veloci. Sarà quindi buona regolada parte degli amici hobbysti fare tito-lazione animata solo ed esclusivamentea Bassa Risoluzione, dove il ridisegnodello schermo è più rapido. Tra l'altro,dal punto di vista qualitativo (le seghet-tature dei pixel) il movimento non con-cederà il tempo necessario per distin-

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guere le scalettature. Ed anche se que-st'ultime infine appariranno saranno«accettate e sopportate» proprio in con-seguenza del grande lavoro di spettaco-larità animata in cui si sono prodotte ...

Didascalie (fig.12). Poche parole an-che qui. Basta osservare la figura 12 eil concetto si spiega da solo. Le due bar-re nere del Tg2 in superimpose sulleimmagini e ciascuna con il suo specificocompito: titolare il servizio quella supe-

riore; segnalare il nome dell'autorequella inferiore.

Anche questa esemplificazione puòtranquillamente diventare un esperi-mento personale ... che, così come pergli altri precedentemente citati, vi invitoa provare, modificando schemi e ten-tando nuove strade. Sigle, titoli e dida-scalie che presentano, chiudono edidentificano scene ben riprese e soprat-tutto ben montate, arricchiscono e com-

pletano professionalmente le nostre vi-deo realizzazioni.

Più saremo in gamba nel fare la siglad'apertura alle nostre esotiche vacanzee presentare luoghi e personaggi carat-teristici, più i nostri video-souvenir si di-mostreranno ricercati.

Tecnicamente inappuntabili e, nel loroinsieme, quasi indistinguibili dai vari do-cumentari che passano nei palinsestidei network più famosi. t:SS

Computer & Video: guida praticadi Massimo Novelli

Pensavamo di provocare un certo in-teresse nel sollevare una problematica ditale natura, ma non credevamo diven-tasse un vero vespaio' Decine di lettere,telefonate disperate, fax a più non pos-so, di richieste di aiuto, fotografano benela situazione del binomio Computer vs.Video e viceversa.

Credevamo anche in una situazione vi-deo-informatica alla soglia della soprav-vivenza, ma così non è; molti sono af-fascinati dal connubio, altri coinvolti se-mi-professionalmente, spesso però infa-stiditi dall'approssimazione con cui ven-gono trattati, a volte, simili argomenti.Che dire di più? Buttiamoci nella mischiacercando di rispondere ad un quesito dicarattere generale e, cercando poi dipuntualizzare, spazio permettendo, te-matiche «video)) di più largo interesse.

Il sig. Sergio Lucà di Milano così scri-ve:Leggo MC da due anni (da quando cioèho comprato un Olivetti M380 XPl con2 mega di RAM) e sulle vostre pagine hotrovato spesso molte risposte ai miei in-terrogativi. Premetto che sono in pos-sesso di un camcorder Sony CCO V700EHi8, correttore di colore Sony XV-C900,centralina RM-ElOOVA con telecoman-do, titolatrice XV- T550 e sempre dellaSony un videorecorder EV-SlOOO Hi-bando Il mio sogno è stato fin dall'inizioquello di poter manipolare le immaginivideo tramite il computer e la nuova se-zione «Computer & Video») di MC credovada a colmare un grosso vuoto in taleambito.

Vorrei però da voi un grosso favore ecioè la preghiera di non dare mai nienteper scontato negli argomenti, esempio:non ho proprio idea di cosa mi serva perpoter interfacciare il computer con il cor-rettore di colore, non so cosa sia un gen-

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lock, ecc. Vi pregherei quindi di venire inaiuto agli sprovveduti come me ancheperché sull'argomento non riesco a tro-vare niente ed i negozianti ne sanno an-cora meno.

Vi faccio fin d'ora i miei migliori auguri.

A quesiti del genere, di solito, non èmai facile rispondere; il voler evolversiha un prezzo da pagare che' non è di solosperimentazione, ma anche di ricerca. Diinformazioni e di esperienze. Ma dovetrovare tutto ciò? Cercheremo di porrerimedio, nel nostro piccolo, a tutto que-sto. Per gli argomenti che ci sottoponeil sig. Lucà vorrei dare una sommaria ri-sposta: per trattare un'immagine videotramite un PC si avrà necessità di un ap-parecchio detto «digitalizzatore» che, dauna sorgente video (telecamera, video-recorder, TV) mediante un campiona-mento tramite convertitori analogici-di-gitali e supportato da software, consen-te di catturare un'immagine per poterlapoi elaborare come se fosse stata ge-nerata dallo stesso. Esso potrà esserepiù o meno sofisticato, ma in praticaidentico per tutti i PC di qualisiasi naturae genere, almeno nella filosofia di fondo.Il suo costo è abbastanza contenuto e vene sono diversi modelli sul mercato. Va-riante del digitalizzatore può essere con-siderato il «Framegrabber», apparecchioche ci consente di catturare quadri vi-deo, tipici di un'immagine in movimento,in rapida sequenza per poterla poi con-siderare una sorta di animazione unibilead altri nostri lavori grafici, molto sinte-ticamente parlando.

Un genlock invece consente di so-vraimporre ad un'immagine video stan-dard (telecamera, videorecorder o TV)un'immagine generata dal computer, an-ch'essa di natura video standard, e quiè il bello; vedremo perché. In sostanza,

il suo funzionamento si basa su una delleregole principali del segnale televisivoche recita: un segnale video è compostoda diverse parti che sono correlate traloro per mezzo di «sincronismi» (l'infor-mazione che ci consente di vedere «fer-ma» un'immagine video su un TV) chedovranno essere gli stessi, detti di rife-rimento, per tutte le sorgenti presenti. Ilsignificato dell'ultima asserzione è oltre-modo importante: il genlock avrà dun-que in ingresso un segnale video di unasorgente qualunque, oltre al video delcomputer; è ovvio che i due segnaliavranno sincronismi differenti e non po-trebbero essere uniti insieme a menoche uno dei due non ceda i propri al-l'altro.

Nel nostro caso sarà quello provenien-te dal comuter ad essere rimosso, in-serendo l'altro al suo posto. Così i dueandranno di pari passo e potranno es-sere miscelati insieme per la nostragioia. Già, ma se il video del PC non èstandardì Il bello della questione sarà didover tramutare un'uscita video di un PC(e questa è un'esigenza sentita anche daGiovanni Cicerchia che ci chiede aiutodalla MailBox di MC-Link) in un segnalestandard. Si avrà quindi bisogno di unconvertitore VGA (o EGA, CGA, ecc.) invideo PAL che ci consente di tramutareil segnale a livello TIL delle schede videoMS-DOS in perfetto standard televisivo.Sul mercato cominciano ad essere inbuon numero e forse quelle più «abbor-dabili», se non altro per il prezzo, po-trebbero essere quelle commercializzatedalla Vine Micros inglese (l'indirizzo è47/48, Hawley Square, Margate, Kent,CT9 1NY. Tel. 0044(843)225714) oppu-re ci si può rivolgere a grossi importatoridi periferiche varie che, normalmente,ne hanno una buona scelta.

MCmicrocomputer n. 105 - marzo 1991

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