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CONCESSIONE DI COLTIVAZIONE DI IDROCARBURI GARAGUSO RILEVAMENTO GEOFISICO 2D DI SUPERFICIE PROGETTO PRELIMINARE RAPPORTO AMBIENTALE (SCREENING) DLgs 152/2006 e s.m.i al 29/06/2010 LR BASILICATA 47/98 Firenze, Luglio 2012

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CONCESSIONE DI COLTIVAZIONE DI IDROCARBURI GARAGUSO

RILEVAMENTO GEOFISICO 2D DI SUPERFICIE

PROGETTO PRELIMINARE

RAPPORTO AMBIENTALE (SCREENING)

DLgs 152/2006 e s.m.i al 29/06/2010 LR BASILICATA 47/98

Firenze, Luglio 2012

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GEOMAP srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze, Italia – tel.+39 055 674104 – fax.+39 055 6236317

INDICE

INTRODUZIONE ..........................................................................................................1

1 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ....................................................3 1.1 PIANO ENERGETICO .....................................................................................................3 1.2 PIANO PAESISTICO REGIONALE..................................................................................3 1.3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO......................................................................................4

2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE..........................................................8 2.1 UBICAZIONE GEOGRAFICA...........................................................................................8 2.2 SITUAZIONE AMMINISTRATIVA.....................................................................................9 2.3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO...................................................................................9

2.3.1 Il Campo di Accettura ..............................................................................................11 2.3.2 Lavori G&G svolti e finalità del rilievo sismico proposto............................................12

2.4 RILIEVO GEOFISICO DELLA CAMPAGNA DI ACQUISIZIONE SISMICA......................13 2.4.1. Rilevamento geofisico.............................................................................................14 Generalità ........................................................................................................................14

2.5 AREA INTERESSATA DALL’ATTIVITA’.........................................................................26 2.6 MEZZI ED ATTREZZATURE IMPIEGATE .....................................................................27 2.7 TECNICHE DI RIPRISTINO AMBIENTALE....................................................................28 2.8 TEMPI DI ESECUZIONE ...............................................................................................29 2.9 ANALISI DEI RISCHI E PIANO DI EMERGENZA...........................................................29 2.10 NORMATIVA TECNICA...............................................................................................30

3 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE............................................................32 3.1 DELIMITAZIONE DELL’AREA INTERESSATA DAL PROGAMMA DI PROSPEZIONE ..32 3.2 DEFINIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE E DESCRIZIONE DEI SISTEMI

AMBIENTALI INTERESSATI.........................................................................................32 3.2.1 Utilizzo del suolo .....................................................................................................32 3.2.2 Regime vincolistico, aree naturali protette e zone sottoposte a regime di salvaguardia

..............................................................................................................................33 3.2.3 Ambito idrico ...........................................................................................................34 3.2 4 Caratteri meteoclimatici ...........................................................................................36 3.2.5 Suolo e sottosuolo...................................................................................................38 3.2.6 Vegetazione, flora e fauna.......................................................................................45

3.3 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO ................................................................................46

4 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ..........................................................................51 4.1 ELEMENTI DI CRITICITA’ DEL TERRITORIO ...............................................................51 4.2 FATTORI DI PERTURBAZIONE LEGATI ALLE ATTIVITA’ ............................................54 4.3 MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI .....................................................................................55

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ALLEGATI CARTOGRAFICI

All. 1 – Carta di inquadramento scala 1:50.000

All. 2 – Carta dei vincoli territoriali e paesaggistici scala 1:12.500

All. 3 – Carta dell’uso del suolo scala 1:12.500

All. 4 – Carta geomorfologia scala 1:12.500

All. 5 – Carta geolitologica scala 1:12.500

All. 6 – Carta idrogeologica e della permeabilità scala 1:12.500

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INTRODUZIONE

Il presente Rapporto Ambientale (Screening) è stato redatto al fine di sottoporre alla Procedura di verifica di compatibilità ambientale le attività, consistenti nella realizzazione di un rilievo sismico programmato in quattro linee ricadenti prevalentemente all’interno della Concessione di coltivazione di idrocarburi denominata Garaguso della quale Edison S.p.A. è titolare (quota 50.333 %) e Gas Plus Italiana S. p. A. è partner. La Concessione è stata conferita dall’allora Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, di concerto con l’Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi - Sezione di Napoli, con D.M. 30 Luglio 1969. Il titolo in oggetto si trova attualmente nel I° Periodo di proroga quinquennale in scadenza il 6 Giugno 2014. In ottemperanza alle procedure di VIA per le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi definite a livello nazionale dal DLgs del 3 aprile 2006, n 152, parte II e successive modifiche ed integrazioni elencate al capitolo 1.3 ed a livello Regione Basilicata dalla LR 14/12/98 n.47 e dalle successive Linee Guida, il contenuto dello Screening si rifà in modo esplicito allo schema dettato dall’allegato III C che si articola nei tre quadri previsti: Programmatico, Progettuale, Ambientale, e comprende la fase di mitigazione degli impatti sulle differenti componenti ambientali. In particolare, al fine di fornire un adeguato approfondimento degli aspetti tecnici e delle problematiche legate alla salvaguardia dell’ambiente, sono state illustrate e disaggregate con precisione le principali fasi operative che caratterizzano l’attività del rilievo sismico e le componenti ambientali che, nel loro insieme, permettono di fornire un quadro esaustivo dei reali impatti sul terreno. Con esclusione dell’Allegato 1, compilato su base IGM a scala 1:50.000, tutti gli altri elaborati tematici sono presentati su base topografica, sempre IGM, (tavolette) a scala 1:25.000. Come già accennato, le linee sismiche programmate sono posizionate prevalentemente nella porzione meridionale della concessione, in subordine al suo esterno. Di conseguenza l’area investigata comprende non solo quella della concessione ma anche una esterna al perimetro meridionale per un totale di 102 km2 Oltre a quanto già previsto dalla legislazione vigente in materia di tutela ambientale e prevenzione degli infortuni sul lavoro, si ritiene opportuno sottolineare che, per uniformarsi ad un’attenta politica ambientale e al fine di salvaguardare la propria immagine, Edison S.p.A. indirizzerà la scelta dei fornitori di servizi verso società con comprovata esperienza e che abbiano dimostrato una particolare sensibilità verso le problematiche ambientali con l’introduzione di particolari tecniche e procedure. Tali procedure, alle quali tutto il personale tecnico dovrà attenersi, avranno come scopo primario la massima riduzione dell’impatto ambientale e la maggior garanzia per la sicurezza sul lavoro del personale addetto entro standard

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internazionalmente riconosciuti da organizzazioni quali: International Association of Geophysical Contractors (IAGC) o International Association of Drilling Contractors (IADC). Il presente rapporto ambientale viene presentato, per l’iter procedurale previsto dalle relative norme, in due copie alla Regione Basilicata ed in unica copia ai Comuni interessati dal rilievo sismico. Questa Verifica di compatibilità ambientale è stata redatta da Edison S.p.A. in conformità alle disposizioni delle normative in materia. Le parti che riguardano più specificatamente le finalità e i programmi dell’esplorazione e le tecnologie di ricerca, sono state preparate a cura di ASID/DIES/ESPL Edison di Milano. Le parti relative alla situazione territoriale ed ambientale con annessa cartografia, le considerazioni conclusive sulle criticità ambientali e sui fattori di perturbazione collegati alle attività previste, sono state commissionate da Edison S.p.A. a Geomap S.r.l. di Firenze, società specializzata in questo tipo di studi. Il lavoro è stato eseguito analizzando criticamente tutta la documentazione esistente, valutandone gli aspetti rilevanti ai fini della verifica e integrandola con sopralluogo sul terreno.

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1 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

1.1 PIANO ENERGETICO Nel quadro di riferimento tracciato dal Piano Energetico Nazionale, lo sviluppo delle risorse nazionali rappresenta uno degli obiettivi programmatici individuati come prioritari, unitamente all’attuazione di una maggiore diversificazione delle fonti energetiche. Per quanto riguarda specificatamente le fonti non rinnovabili, il risultato atteso da tale orientamento era quello di conseguire un incremento della produzione nazionale di gas e di petrolio, nell’ottica di un’attenuazione delle implicazioni economiche derivanti dalla dipendenza energetica dall’estero. Tale impostazione ha trovato successiva conferma da parte degli organismi istituzionali competenti in materia e si è concretizzata in una graduale enfatizzazione dell’importanza del ruolo del gas e del petrolio all’interno del sistema energetico italiano. Le potenzialità d’utilizzo del gas sono state, in effetti, ampliate e valorizzate dall’evoluzione della normativa (in senso favorevole alla cogenerazione ed all’autoproduzione industriale), dallo sviluppo tecnologico (che ha portato alla realizzazione d’impianti turbogas e a ciclo combinato con rendimenti più elevati dal punto di vista energetico) e dalle sempre più severe restrizioni in tema di emissioni di sostanze inquinanti. Si è quindi registrato un incremento costante della domanda di gas, ampiamente sostenuto dal ricorso alle importazioni che hanno accentuato la strategicità dell’apporto ottenibile dalla produzione nazionale. Tutti questi fatti non hanno peraltro messo in secondo piano le eventuali possibilità d’incrementare la produzione di petrolio. In tale quadro, l’approfondimento della ricerca, tramite un rilievo sismico sulla concessione Garaguso, può quindi rappresentare un ulteriore contributo all’accrescimento e alla valorizzazione delle risorse nazionali d’idrocarburi, in coerenza con quanto indicato con il Piano Energetico Nazionale. Da un punto di vista operativo, va sottolineato che l’iniziativa s’integra efficacemente con il già esistente sistema d’impianti di produzione e di infrastrutture di trasporto del gas realizzate nella Regione, dove fin dagli anni ’60 sono stati, infatti, scoperti e sviluppati diversi giacimenti.

1.2 PIANO PAESISTICO REGIONALE La Regione Basilicata non ha a tuttoggi elaborato un Piano Paesistico Regionale ma Piani Regionali Paesistici d’Area Vasta (PTPA), e piani redatti specificamente per zone preventivamente individuate, in virtù delle LR 31/90, 13/92 e successive. I territori comunali di Garaguso, Salandra, Oliveto Lucano, e S. Mauro Forte non sono inclusi in tali piani. Infatti, l’area comprende prevalentemente la porzione mediana della valle del Torrente Salandrella ed in minima parte quella del Fiume Basento, essendo chiusa ad ovest dalle pendici dei Monti di Serra Antica e di Serra Cavallo.

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La mancanza di provvedimenti di tutela per la valorizzazione paesistica suggerisce quindi una scarsa valenza paesaggistica e territoriale della zona. Per la stesura della Carta dei Vincoli Territoriali e Paesaggistici (Allegato 2) si è quindi fatto ricorso a studi eseguiti da Enti locali o nazionali, dai quali sono state estratte informazioni relative sia ai vincoli idrogeologico e paesaggistico (RD 3267/23 e Legge 431/85 aggiornata con il Dlgs 42/2004 e successive modifiche e integrazioni), che a quelli derivanti dalla presenza di parchi e di Siti d’Interesse Comunitario. In particolare, per il primo si è fatto riferimento al sito internet del Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata dove le aree vincolate sono state delimitate su mappe catastali a scala 1:10.000, facilmente consultabili con un programma tramite il quale è possibile inserirle anche su tavolette IGM, quindi a scala 1:25.000; per gli altri si è ricorso ai siti internet Regionali e Provinciali (ARPAB, Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata, Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata). I vincoli paesaggistici da considerare secondo la L 431/85 aggiornata con il DLgs 42/2004 e successive modifiche e integrazioni, risultano essere: - i corsi d’acqua sottoposti a vincolo, per una fascia di 150 m su entrambe le

sponde, che risultano essere il Fiume Basento ed il Torrente Salandrella - le zone boscate, coperte anche da vincolo idrogeologico, individuate tramite

cartografia tematica esistente ed aggiornate con confronto d’immagine da satellite ad alta risoluzione

Il vincolo idrogeologico copre vaste aree del territorio comunale di Garaguso, Salandra, Oliveto Lucano, S. Mauro Forte, e comporta il divieto, in assenza di specifica autorizzazione da parte delle competenti Autorità Provinciali, di trasformazione di coltura, del taglio d’alberi, della modifica del regime delle acque e, in generale, dell’assetto originario del terreno. Aree naturali protette sono parzialmente presenti con:

il SIC ITA 9220260 – Valle Basento–Grassano Scalo-Grottole, all’estremo angolo settentrionale (alveo del Fiume Basento); il Parco Regionale Foresta Gallipoli-Cognato che interessa l’intero territorio comunale di Oliveto Lucano.

Secondo quanto indicato nel Piano Gestione Acque del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, l’area del Parco sarebbe interessata dalla IBA – Birdlife italia (LIPU Relazione finale 2002). Tale notizia contrasta con quanto indicato nel sito ufficiale della LIPU che non prevede alcun tipo di stazione di Paradiso per gli uccelli, non solo per la Basilicata ma anche per le regioni limitrofe.

1.3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO La normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro, tutela dell’ambiente e pianificazione territoriale, in conformità alla quale saranno svolte tutte le attività, é elencata qui di seguito in ordine cronologico.

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• RD 3267/23 - “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e terreni montani”, istitutiva del vincolo idrogeologico.

• RD 773/31 - Legge di P.S., e successive modifiche. • L 1497/39 - “Protezione delle bellezze naturali”. • L 1089/39 - “Vincolo monumentale archeologico”. • RD 635/40 - Regolamento di P.S., e successive modifiche. • DPR 547/55 - “Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”. • DPR 303/56 - “Norme generali per l’igiene sul lavoro”. • DPR 128/59 - “Norme di polizia delle miniere e cave”. • DPR 691/82 “Smaltimento oli esausti”. • DPR 915/82 - “Smaltimento rifiuti”. • DPCM 28/03/83 – “Limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di

esposizione relativi ad inquinanti dell’area nell’ambiente esterno”. • L 431/85 - Conversione del DLgs 312/85 “Tutela delle zone di particolare

interesse ambientale”. • L 441/87 “Albo Nazionale Smaltitori”. • DPR 203/88 - “Attuazione delle direttive CEE nn. 80/779, 82/884, 84/360 e

85/203 concernenti norme in materia di qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e d’inquinamento prodotto dagli impianti industriali ai sensi dell’art. 15 della L 16/04/87 n. 183”.

• DPCM 27/12/88 – “Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all’art. 6 della Legge 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi dell’art. 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 1988, n. 377”.

• DM 12/07/90 - “Linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali e la fissazione dei valori minimi d’emissione”.

• DM 16/5/90 - “Smaltimento batterie usate”. • DM 277/91 - “Norme in materia di protezione dei lavoratori dal rumore”. • DPCM 1/3/91 - “Limiti massimi d’esposizione al rumore negli ambienti

abitativi e nell’ambiente esterno”. • L 394/91 - “Legge quadro sulle aree protette”. • L 441/91 - “Albo Nazionale Smaltitori”. • DLgs 95/92 - “Smaltimento oli esausti”. • DPR 526/94 – “Regolamento recante norme per disciplinare la valutazione

dell’impatto ambientale relativa alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi”.

• DLgs 626/94 - “Attuazione delle direttive CEE 89/391, 89/654, 89/655, 85/656, 90/269, 90/270, 90/394 e 90/679 riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro”.

• DLgs 3/95 - “Disposizioni in materia di riutilizzo dei residui derivanti da cicli di produzione o di consumo in un processo produttivo o in un processo di combustione; nonché in materia di smaltimento dei rifiuti”.

• L 447/95 - “Legge quadro sull’inquinamento acustico”. • DPR 12/04/96 – “Atto di indirizzo e coordinamento per l’attuazione dell’art.

40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale”.

• DLgs 624/96 - “Attuazione della direttiva 92/91 CEE, relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industri estrattive per trivellazione, e della direttiva

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91/104 CEE, relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto e sotterranee”.

• DLgs 625/96 - “Attuazione della direttiva 94/22 CEE, relativa alle condizioni di rilascio e d’esercizio delle autorizzazioni alla prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi”.

• DLgs 22/97 - “Attuazione delle direttive comunitarie sui rifiuti 91/56 CEE, sui rifiuti pericolosi 91/89 CEE e sui rifiuti d’imballaggio 94/36 CEE”.

• LR n.112 del 23.09.1997 – “Norme urgenti per il recepimento del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996”.

• DPCM 14/11/97 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”. • DMA 72/98 – “Attuazione degli Artt. 31 e 33 del DLgs 22/97, recante

disposizioni in materia di recupero rifiuti non pericolosi”. • DM 05.02.98 “Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle

procedure semplificate di recupero ai sensi del DLgs 5 febbraio 1997 n. 22”. • DLgs 112/98 – “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato

alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del Capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59”.

• LR 47/98 – “Disciplina della Valutazione di Impatto Ambientale e norme per la tutela dell’ambiente”.

• DLgs 152/99 - “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento, e recepimento della direttiva 91/271 CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane, e della direttiva 91/676 CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole”.

• DPCM 03/09/1999 – “Atto di indirizzo e coordinamento che modifica ed integra il precedente Atto di indirizzo e coordinamento per l’attuazione dell’art. 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale” (DPR 12/04/96)”.

• DLgs 443/99 – “Disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, recante conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali”.

• DMA 471/99 – “Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e integrazioni”.

• DLgs 490/99 “T.U. delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali”

• DLgs 19/11/1999 - n.528. “Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 14/08/1996, n.494, recante attuazioni della direttiva 92/57/CEE in materia di prescrizioni minime di sicurezza e di salute da osservare nei cantieri temporanei o mobili”.

• DM 03/04/2000 - “Elenco dei siti d’importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE”.

• DLgs 18/08/2000, n. 258 –“Disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 11/05/1999, n. 152, in materia di tutela delle acque dall’inquinamento, a norma dell’articolo1, comma 4, della legge 24/04/1998, n. 128, artt. 2, 8”.

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• L 23/03=2001, n. 93 - “Disposizioni in campo ambientale, art. 8”. • DLgs 16/07/2001, n. 286 - “Differimento di termini in materia di smaltimento

di rifiuti, convertito, senza modificazioni, dalla L 20/08/2001, n. 335”. • DGR 119 del 22.03.2002 – “Criteri ed indirizzi in materia di procedure

ambientali”. • DM 18/09/2002 – “Modalità d’informazione sullo stato di qualità delle acque,

ai sensi dell’art 3, comma 7, del decreto legislativo 11/05/1999, n. 152”. • DM 02/04/2002, n. 60 - “Recepimento della direttiva 1999/30/CEE del

Consiglio del 22/04/1999 concernente i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo e della direttiva 2000/69/CEE relativa ai valori limite di qualità dell’area ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio”.

• DLgs 04/09/2002, n. 262 - “Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l’emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all’aperto”.

• DM 06/11/2003, n. 367 – “Regolamento concernente la fissazione di standard di qualità nell’ambiente acquatico per le sostanze pericolose, ai sensi dell’articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 11/05/1999, n. 152”.

• DLgs 22/01/2004, n. 42 – “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo10 della legge 06/07/2002, n. 137, artt. 130-184”.

• DM 01/04/2004 - “Linee guida per l’utilizzo dei sistemi innovativi nella valutazione d’impatto ambientale”.

• DLgs 21/05/2004, n. 171 - “Attuazione della direttiva ai limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti atmosferici”.

• DLgs. 03/04/2006, n.152 – “Norme in materia ambientale”. • DLgs. 16/01/2008, n. 04 – “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del

decreto legislativo 03/04/2006, n. 152, recante norme in materia ambientale. • DLgs 30.05.2008, n.117 – “Attuazione della direttiva 2006/21/CE relativa alla

gestione dei rifiuti delle industrie estrattive che modifica la direttiva 2004/35/CE”.

• DLgs. 29/06/2010, n. 128 – “Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo del 03/06/06, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma dell’articolo 12 della legge 18/06/09 n. 69”.

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

2.1 UBICAZIONE GEOGRAFICA La Concessione Garaguso è situata in Basilicata dove si estende su una superficie di 69,62 Km2 nella provincia di Matera. Unitamente all’area esterna alla Concessione sulla quale sono state ubicate le quattro linee sismiche, il presente studio copre una superficie di 102 Km2 interessando i comuni di Garaguso, Salandra, San Mauro Forte, Oliveto Lucano, Accettura e Calciano (gli ultimi tre non interessati da linee sismiche ma solo da zone di rispetto) nelle proporzioni indicate nella tabella dell’allegato 1, ed é individuabile nella cartografia IGM, alle scale 1:100:000 Foglio 200 Tricarico ed 1:25:000 nelle tavolette S. Mauro Forte 200/IINO, Salandra 200/ISO e Grassano 200/INO.

Fig. 2.1 – Ubicazione della Concessione Garaguso

Come illustrato in figura 2.1, confina con i seguenti titoli minerari: a Nord con la Concessione M. Monaco; ad Est con l’Istanza di Permesso Torrente Acquafredda; a Sud con la Concessione Tempa Rossa e con l’Istanza di Permesso Montenegro; ad Ovest con l‘Istanza di Permesso Oliveto Lucano.

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2.2 SITUAZIONE AMMINISTRATIVA

L’attribuzione del titolo minerario è riconducibile allo sfruttamento del giacimento di Accettura, scoperto nel Luglio 1967 con la perforazione dei pozzi Accettura 1 e 1bis che rinvennero mineralizzate a gas metano le sequenze a livelli sottili del Pleistocene e alcuni livelli sabbioso-argillosi del Pliocene Medio e Superiore. La produzione, inviata alla centrale di trattamento e compressione di Ferrandina, ha avuto inizio nel 1973 da 4 pozzi, raggiungendo nell’Aprile 2012 un volume cumulativo di oltre 1.390 Milioni Smc di gas. Sul campo risultano perforati otto pozzi (AC#1, 1bis, 2, 2ST 3, 4, 5 e 5ST), di cui tre abbandonati: nel 1967, AC#1 per incidente meccanico dopo aver raggiunto la profondità totale di 2.381 m; nel 2007 e nel 2009, AC#5 e AC#2 rispettivamente, a seguito della perforazione dei corrispondenti side track. Nella concessione, esternamente al campo di Accettura, sono stati perforati altri tre pozzi (Garaguso 1 e 2 e Masseria Boscone 1), risultati sterili. Il pozzo Salandra 2, anch’esso risultato sterile, era stato perforato in precedenza da un’altra società. Le principali informazioni sui pozzi perforati nella concessione sono riportate nella sottostante Tabella 2.1.

Tab. 2.1 Pozzi nella Concessione Garaguso

2.3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO

Morfologicamente l’intera area ricade nel medio bacino del Torrente Salandrella e solo in minima parte in quello del Fiume Basento. E’ un territorio modellato da dolci ondulazioni che si accentuano nella porzione occidentale dove da collinare diventa montano e nello spartiacque tra il T. Salandrella e il Fosso Cannito raggiunge con Serra Boscone la quota massima di 789 La zona è interessata da una viabilità principale che, nella porzione occidentale, congiunge S. Mauro Forte, Garaguso e Stazione di Grassano, dalla quale si

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diparte una viabilità secondaria di raccordo con le arre di fondovalle e con la strada Salandra – Stazione Salandra Grottole. L’area rimane decisamente esclusa dai principali percorsi turistici e, ad eccezione di Garaguso, il tracciato delle linee sismiche risulta molto distante dai centri abitati di Salandra e S. Mauro Forte. Geologicamente la Concessione è ubicata nel settore meridionale della Fossa Bradanica, ed è posta al passaggio tra il fronte affiorante dei thrust appenninici alloctoni e i depositi clastici plio-pleistocenici dell’avanfossa (Fig. 2.2).

Fig. 2.2- Carta geologica comprendente l’area della concessione Garaguso

Fronte affiorante dell’Alloctono

Fronte sepolto dell’Alloctono

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Lungo una ideale sezione trasversale NE-SO dell’area della Concessione, il basamento carbonatico mio-cretacico della Piattaforma Apula, in progressiva risalita verso NE, appare caratterizzato da faglie prevalentemente distensive. I depositi clastici pliocenici sovrastanti sono costituiti, per la maggior parte, da facies torbiditiche a bassa efficienza, si appoggiano in discordanza sui calcari mio-cretacici e sono spesso rappresentati da potenti intercalazioni sabbiose. I reservoir principali del campo di Accettura si concentrano nella parte alta di questa sequenza. Al di sopra della serie pliocenica, nell’area è presente una unconformity a cui segue la ripresa della sedimentazione nel Pleistocene, con una monotona successione di argille/siltiti prevalenti e sottili livelli sabbiosi di spessore al massimo metrico (strati sottili), talora mineralizzati a gas. L’attività tettonica dell’area, con la migrazione dei sovrascorrimenti appenninici verso quadranti orientali, ha generato la messa in posto dell’Alloctono mediante falde con litologia prevalentemente argillosa in cui si trovano immersi, in maniera spesso caotica, terreni di litologie eterogenee. La presenza dell’Alloctono è stata osservata in tutti i pozzi perforati nel campo. L’evoluzione geologica dell’area può essere così schematicamente ricostruita:

• l’Avampaese apulo rimane emerso fino all’Oligocene; • dal Miocene si ha deposizione di calcari di ambiente poco profondo; • nel Pliocene hanno luogo un’ingressione marina e una fase tettonica

distensiva a livello dei carbonati, con formazione di un’avanfossa in cui si depositano sedimenti clastici provenienti dalle falde appenniniche;

• al passaggio Pliocene-Pleistocene si registra una fase di quiescenza tettonica con deposizione di sedimenti torbiditici provenienti da NO, lungo l’asse del bacino e strutturazione dell’unconformity;

• nel Pleistocene, l’area è investita dall’Alloctono con sedimentazione torbiditica più matura ai margini del bacino e successivi depositi deltizi, fino alla colmatazione. Si instaura una fase tettonica compressiva che riprende i precedenti lineamenti distensivi, dando origine alla struttura di Accettura;

• l’ultima fase tettonica recente è distensiva, con faglie dirette di collasso che creano un’ulteriore compartimentazione nella zona di culminazione del campo.

2.3.1 Il Campo di Accettura Il campo di Accettura è originato dal draping della sequenza plio-pleistocenica su un sottostante horst del substrato carbonatico pre-pliocenico con asse NO-SE. I sedimenti sabbioso-argillosi pliocenici contengono la maggior parte dei reservoir a gas (Fig. 2.3). I sedimenti del Quaternario sono discordanti sulle sottostanti formazioni e sono disposti secondo una monoclinale che immerge verso SO. Al di sopra dei sedimenti autoctoni plio-quaternari è presente una coltre di terreni alloctoni che si ispessisce progressivamente verso SO.

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I reservoir sono costituiti da 14 banchi di sabbia argillosa compresi tra 1300 m e 2100 m di profondità. Dieci reservoir appartengono al Pliocene, quattro al Quaternario. La mineralizzazione è rappresentata da gas metano quasi puro (>99.34% CH4) con 0,32% N2 e 0.14% CO2.

Fig. 2.3 Ricostruzione geo-strutturale schematica lungo una sezione NE-SO passante per il campo di Accettura

2.3.2 Lavori G&G svolti e finalità del rilievo sismico proposto In seguito alla revisione geomineraria del potenziale esplorativo residuo della Concessione Garaguso, basata sull’interpretazione del dataset sismico GAR riprocessato nel 2009 da Western Geco-Geosystem (MI), si è giunti alla definizione del lead denominato Masseria San Gennaro, ubicato a SO del Campo di Accettura (Fig. 2.4). Nel corso del lavoro sono state prodotte mappe in tempi e profondità di alcuni livelli chiave dalle quali si evidenzia una struttura positiva, in prossimità della base dell’Alloctono, circa 1,5 Km a SE del pozzo Masseria Boscone 1D. Questo

ACCETTURA 1 MASSERIA BOSCONE

ACCETTURA 5

SO NE

Calcari cretacico-

Livelli sottili Pleistocene

ALLOCTONO

Livelli convenzionali Pliocene

UNCONFORMITY plio-pleistocenePST-PL-

Base

Campo di Accettura

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sondaggio, risultato sterile e chiuso minerariamente, potrebbe avere attraversato in posizione ribassata tale struttura. Il lead individuato potrebbe contenere gas biogenico sia nei livelli sottili pleistocenici, sia nei livelli convenzionali pleistocenici e pliocenici.

Fig. 2.4 Lead Masseria San Gennaro nella zona meridionale dell’area della Concessione

La definizione del prospect appare necessitare di ulteriori lavori di acquisizione sismica 2D di dettaglio e, ove lo si ritenesse utile, anche di un eventuale reprocessing di altre linee sismiche di interesse esistenti, anche attraverso test di PSTM e/o PSDM.

2.4 RILIEVO GEOFISICO DELLA CAMPAGNA DI ACQUISIZIONE SISMICA Per una più completa definizione del lead Masseria San Gennaro, la JV della Concessione Garaguso ha approvato una nuova campagna di acquisizione sismica 2D di ca. 37 Km (code comprese) di nuova sismica 2D di dettaglio, articolata su 2 linee NE-SO e 2 linee NO-SE. La loro ubicazione è riportata, in colore azzurro, in Fig. 2.5.

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Fig. 2.5 – Grid sismico di dettaglio nella Concessione Garaguso. In azzurro le linee del Fig. 2.5 Ubicazione del progetto di acquisizione sismica (37 Km complessivi)

2.4.1. Rilevamento geofisico Generalità Un rilevamento geofisico consiste nella registrazione strumentale delle evidenze di discontinuità presenti nel sottosuolo. Tali discontinuità sono legate alla diversa natura dei terreni e/o ai reciproci rapporti di giacitura (direzione e pendenza degli strati). Il rilievo si realizza attraverso la generazione di onde elastiche per mezzo di una

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sorgente di energia, posta in prossimità della superficie, che vengono riflesse e registrate in superficie da appositi strumenti predisposti secondo schemi geometrici variabili (Fig. 2.6).

Fig. 2.6 – Schema di propagazione delle onde sismiche Le attività sul campo si differenziano principalmente in funzione del tipo di sorgente di energizzazione utilizzata che può essere del tipo:

• Esplosivo: carica di dinamite posta al fondo di pozzetti di piccolo diametro;

• Vibroseis: piastra vibrante montata su autocarri di vario tonnellaggio appoggiata al suolo;

• Massa battente: massa di peso variabile ed eventualmente accelerata lasciata cadere sul terreno.

La scelta della sorgente di energizzazione è sempre condizionata da ragioni di efficienza operativa, vincoli o preclusioni ambientali e tipologia degli obbiettivi minerari. Esplosivo Con il metodo ad esplosivo, l’energia che si sfrutta ai fini geofisici è quella liberata al momento dello scoppio. A seguito dell’esplosione si possono ottenere effetti di fratturazione, deformazione e rottura dell’equilibrio intergranulare nella formazione, laddove le sollecitazioni indotte superano i limiti d’elasticità del mezzo stesso. Tali effetti possono essere permanenti o limitati nel tempo ed in ogni caso interessano aree dell’ordine del metro, localizzate nell’immediata vicinanza del punto di scoppio. La qualità dell’esplosivo ed il suo confezionamento sono strettamente legate all’impiego che ne viene fatto. Nella prospezione sismica sono richieste all’esplosivo le seguenti caratteristiche essenziali: − elevata velocità di detonazione, costante nel tempo anche sotto carichi

idrostatici elevati; − stabilità delle prestazioni anche dopo una lunga permanenza in acqua; − alto peso specifico che consente un facile affondamento delle cariche nei

fori di sondaggio riempiti con fanghi di perforazione.

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Un’alta velocità di detonazione è stata raggiunta usando esplosivi gelatinati a base di nitroglicerina. Questi offrono anche un’adeguata garanzia nei confronti dell’impermeabilizzazione. Inoltre l’aggiunta di sali pesanti, oltre ad aumentare il peso specifico della carica, riduce gli effetti di scadimento della velocità di detonazione per invecchiamento della carica o per compressione idrostatica della stessa. Le cariche sono preparate in confezioni rigide di plastica antistatica ed in dimensioni standard (diametro compreso tra 50 e 80 mm, lunghezza della carica di 400-600 mm), alle quali corrispondono quantità di esplosivo in peso stabilite e di riferimento costante. Le singole cariche, complete di tappo detonatore, sono avvitabili tra loro, consentendo quindi la formazione di colonne rigide d’esplosivo. La quantità d’esplosivo utilizzata per singolo scoppio, è variabile in funzione della risposta sismica delle formazioni da investigare, oltre che dei vincoli di qualità richiesti ad ogni singola prospezione. Mediamente si scoppiano cariche dell’ordine di 0,5-7 kg di esplosivo, collocate a profondità diverse in fori di sondaggio appositamente perforati, che raggiungono profondità medie contenute generalmente tra 2 e 30 metri dal piano campagna. Le cariche vengono fatte brillare mediante l’uso di detonatori elettrici, che vengono a loro volta innescati mediante correnti di intensità opportuna. Tali detonatori sono sprovvisti d’elementi di ritardo, garantendo un intervallo di tempo tra l’induzione della corrente nel circuito e l’effettivo innesco del detonatore sufficientemente basso (circa 0,5 m/sec con corrente di 5A).

Vibratori Con sorgente Vibroseis viene trasmessa al terreno una sollecitazione a carattere ondulatorio con limitata quantità di energia ma per una durata di alcuni secondi e con una frequenza del segnale immesso variabile progressivamente nel tempo. I vibratori attualmente in uso sono tutti a funzionamento idraulico e consistono in un pistone idraulico che esercita una forza tra una massa di reazione ed un base-plate (piattaforma), il tutto montato su un apposito veicolo gommato o eventualmente cingolato. Il base-plate, dotato di supporti di gomma che attutiscono il rumore della piastra quando viene a contatto col suolo, è posto in contatto con il terreno sollevando il veicolo di trasporto sul base-plate stesso prima di vibrare, prima cioè dell’immissione del segnale nel terreno. In questo modo, parte del peso del veicolo viene a gravare sul base-plate attraverso una sospensione elastica che permette allo stesso di rimanere in stretto contatto con il terreno durante la fase di energizzazione. Il movimento del pistone è controllato da un sistema di valvole idrauliche che convertono un impulso elettrico di riferimento (segnale pilota o sweep) in un flusso di olio idraulico che gestisce la massa di reazione. Lo sweep è generato in forma digitale nell’elettronica di controllo dei vibratori, convertito in segnale analogico ed applicato al sistema idraulico.

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L’acquisizione sismica avviene nei tratturi, o più frequentemente, lungo le strade perché più il terreno superficiale è compatto, migliore è la penetrazione dell’onda di vibrata. I grossi veicoli si muovono lungo traiettorie rettilinee o slalom, fermandosi in una posizione prefissata per l’inizio dello sweep. Gli intervalli tra uno sweep e l’altro sono determinati dal numero totale di sweeps necessari per ogni punto di energizzazione. Il Vibroseis presenta il vantaggio di poter immettere energia nel terreno nel campo delle frequenze sismiche (<100 Hz), seppure l’efficienza di trasmissione del segnale non sia sempre costante. Il contenuto in frequenza di un segnale da una sorgente impulsiva non può invece essere soggetto a controllo alcuno e può, nel caso della dinamite, essere influenzato dal materiale in cui avviene l’esplosione; nel metodo Vibroseis ciò non succede ed il segnale immesso nel terreno può essere specificatamente programmato. Un altro vantaggio del Vibroseis risiede nel fatto che il segnale, poiché si protrae per parecchi secondi, ha vicino alla sorgente un’ampiezza molto minore rispetto ad un impulso in cui tutta l’energia è immessa nel terreno in pochi millisecondi (vedi sorgente ad esplosivo). Per entrambi i sistemi di energizzazione le vibrazioni sul terreno sono difficilmente percepibili già a pochi metri dalla sorgente (fino a 25 m si percepiscono le onde a bassa frequenza, a 75 m ogni percezione scompare).

Massa battente La massa battente (thumper o weight dropping) è stata la prima sorgente di energia sismica non esplosiva ad essere utilizzata nell'esplorazione di idrocarburi. Essa si basa sull'impulso inviato nel terreno dalla caduta libera, da un'altezza di circa 3 metri, di una massa di acciaio pesante 3 tonnellate. Tale massa è installata su un apposito veicolo tramite un sistema di binari e viene sollevata dal terreno subito dopo l'impatto, così da poter essere nuovamente rilasciata entro pochi secondi. L'intervallo di tempo tra il rilascio della massa ed il suo arrivo a terra non è sufficientemente costante per permettere di usare contemporaneamente più sorgenti; spesso sono utilizzate due o tre unità in successione, che provocano cadute alternate in postazioni vicine. Possono essere utilizzati diversi tipi di stendimento dei punti di caduta; la scelta della configurazione dipende dal livello del rumore sismico che deve essere eliminato e dalla morfologia del terreno; in aree particolarmente ricche di disturbi è possibile ipotizzare fino a 100 punti di caduta. Una variante della massa battente è la sorgente denominata Hydra-pulse. Essa si basa sull'impulso trasmesso al terreno da una bassa (piatto) che viene inviata idraulicamente sul terreno. L'intervallo di tempo tra un impulso e il successivo è costante, dell'ordine di qualche secondo; l'avanzamento del mezzo di trasporto è continuo in quanto il piatto appoggia sul terreno solamente per il tempo necessario all'impatto. L'energia emessa da tale massa è di circa 700 - 1.200 kgm e pertanto estremamente ridotta; la penetrazione dell'energia è in funzione del numero delle battute e delle caratteristiche superficiali del terreno

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2.4.2 Modalità operative Normalmente per un rilievo 2D il lavoro è portato a compimento da una squadra sismica composta da 30-40 persone con un numero variabile di mezzi in relazione alla sorgente utilizzata. I mezzi andranno dalle normali vetture stradali (generalmente a trazione integrale) agli autocarri opportunamente predisposti per le varie mansioni (vibroseis, registratore) fino a trattori di tipo agricolo utilizzati soprattutto come macchine perforatrici. Le fasi operative in campagna possono essere in generale schematizzate secondo la seguente sequenza temporale: - avviso ai proprietari dei terreni interessati e stipula di accordi preventivi per

la liquidazione di eventuali danni procurati durante le operazioni (permitting);

- rilevamento topografico con la definizione finale dei punti di energizzazione e di registrazione dei segnali sismici;

- perforazione (solo nel caso di utilizzo sorgenti ad esplosivo); - stendimento cavi e ricevitori; - energizzazione dei punti sorgente tramite il brillamento di cariche esplosive

(sorgente ad esplosivo) o vibrazione delle piastre vibranti montate sugli automezzi predisposti allo scopo;

- bonifica ambientale con totale ripristino delle condizioni pregresse. Da un attento esame dei dati sismici disponibili nell’area, con riferimento agli obbiettivi minerari specifici del progetto e sulla base delle informazioni geologiche maturate, è stato formulato un programma con la definizione dei principali parametri di acquisizione che sono di seguito riportati

Group Interval: 40m Canali/SP: 200 SP interval: 120m Maximum Offset: +/- 4000m Minimum Offset: 20m Fold (teorica): 33.3 Nominal Charge: 7 kg Average SP depth: 33m SP array: Single Rec. array: to be d fi d

4000 m

200 canali

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Per la realizzazione del programma sono stati previsti circa 310 punti di energizzazione (SP) a una distanza reciproca di 120 metri. Per la generazione di onde elastiche verrà utilizzato esplosivo di tipo omologato per scopi minerari, in accordo con gli elenchi resi disponibili dagli organi ministeriali. La quantità di carica massima prevista in 7 kilogrammi per ciascun punto, verrà posizionata al fondo di fori singoli con profondità di circa 33 metri dal piano campagna. In presenza di ostacoli alla perforazione, si potrà ridurre la profondità dei fori con conseguente riduzione della carica. Non si esclude inoltre la sostituzione del foro singolo con pattern di 2-4 fori a minore profondità (< 10 metri) e a carica ridotta (< 1kg) che verranno energizzati simultaneamente. Tale eventualità sarà limitata a situazioni contingenti in cui si verifichi l’oggettiva impossibilità di portare a termine le operazioni come preventivate La posizione teorica dei punti di scoppio potrà essere variata operando uno spostamento laterale rispetto al tracciato della linea di massimo 200 m al fine di evitare eventuali ostacoli presenti e di rispettare le minime distanze di sicurezza. La distanza minima di rispetto da qualsiasi manufatto o altro elemento sensibile del territorio sarà determinata da apposita campagna vibrometrica preventiva che verrà eseguita immediatamente prima dell’inizio delle operazioni di registrazione. E’ comunque da escludere l’ubicazione di alcun punto di energizzazione ad una distanza inferiore a 100 m da qualsivoglia edificio o altro manufatto. Il rilievo (Fig. 2.7) sarà composto da 4 linee la cui orientazione è stata determinata dai lineamenti strutturali principali riconosciuti. Due delle linee si svilupperanno con azimuth NO-SE (perpendicolari ai principali fronti di accavallamento) e due con direzione SO-NE grossomodo normale alle precedenti. Per ogni punto sorgente saranno attivati in ricezione 200 stazioni geofoniche simmetricamente disposte rispetto allo SP. La lunghezza di linea progressivamente e direttamente interessata dalle operazioni di registrazione sarà quindi di 8 km totali. Le stazioni di ricezione saranno costituite da un numero variabile di geofoni compreso tra 12 e 24, disposti secondo un pattern areale che sarà definito ad inizio operazioni. La distanza tra il baricentro di una stazione geofonica e la successiva sarà di 40 metri, per un totale di circa 930 stazioni a completamento del programma. Il singolo geofono verrà semplicemente infisso nel terreno per mezzo del puntale metallico di cui è dotato. Di seguito sono in breve descritte le fasi principali che attengono al programma di acquisizione sismica oggetto del presente rapporto. Prima dell’inizio delle attività in cantiere si procederà alla:

• strutturazione del gruppo sismico, in termini di personale e automezzi. • programmazione di tutte le attività. • individuazione, nell’area di indagine, di strutture idonee per gli uffici e il

magazzino per la manutenzione e stoccaggio dei materiali.

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Fig. 2.7 Programma del rilievo

Le attività che si svolgono durante le varie fasi del rilievo geofisico sono elencate di seguito: a) Scouting. Consiste nella ricognizione generale delle linee sismiche in programma per accertare la fattibilità delle stesse ed evidenziarne le problematiche eventuali; b) Permitting. In questa fase vengono stabiliti i rapporti con le autorità locali e con i proprietari dei terreni attraversati. Gli addetti a tale attività hanno il compito di notificare ai proprietari interessati dai lavori i tempi e le modalità d’intervento nei fondi di loro proprietà. Alla fine del lavoro, essi provvedono inoltre a risarcire gli stessi degli eventuali danni arrecati nel corso delle operazioni secondo canoni preventivamente stabiliti tra le parti. Acquisiscono presso gli stessi proprietari, siano essi privati o enti pubblici, tutte le informazioni necessarie a minimizzare l’impatto sul territorio dell’attività di prospezione. c) Topografia. In anticipo rispetto alle operazioni di acquisizione, gli addetti identificano, in fase di ricognizione, tutti i potenziali vincoli di carattere operativo, antropico o ambientale che possono costituire un impedimento per il regolare svolgimento delle operazioni, proponendo eventuali soluzioni alternative al tracciato delle linee. Essi hanno quindi il compito di tracciare sul terreno tutte le linee sismiche, materializzandole mediante picchetti di legno disposti ad intervalli prefissati che rappresentano i punti di stazione e di segnalare la posizione dei punti scoppio. Svolgono quindi il rilievo plano-altimetrico satellitare delle linee sismiche rilevate. Ogni squadra topografica è composta da un topografo e un aiuto topografo. Inoltre è previsto un operatore alla base G.P.S. montata su mezzo mobile. Le operazioni di picchettamento (Fig. 2.8) sono eseguite cercando di rispettare al meglio il progetto teorico. Tuttavia, a causa di ostacoli e vincoli antropici e ambientali, spesso, in particolare per i punti di energizzazione, la posizione

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teorica non può essere rispettata vigendo il vincolo di mantenere opportune distanze di sicurezza da qualsiasi elemento sensibile (costruzioni, canali, corsi d’acqua, linee elettriche, etc).

Fig. 2.8 - Picchettamento linea ad opera della squadra topografica

I punti di energizzazione, su terreni coltivati o vie di comunicazione, vengono posizionati ai margini in modo da evitare eventuali danni e non arrecare intralcio alla circolazione. L’accesso di personale e mezzi alle linee ed ai punti di energizzazione avviene attraverso la viabilità esistente (strade e sentieri) e quindi non sono assolutamente previsti lavori di movimento di terra per l’apertura di piste. d) Distanze di sicurezza. Ad inizio lavoro, é prevista un’indagine vibrometrica preliminare al fine di determinare nella pratica le distanze minime di sicurezza da adottare in fase di registrazione del rilievo sismico. Nella valutazione dei risultati la normativa di riferimento è solitamente la DIN4150. Secondo questa sono individuate tre categorie costruttive di riferimento e per ognuna viene definito il valore massimo di oscillazione cui la struttura possa andar soggetta, in relazione alle caratteristiche intrinseche della vibrazione (velocità e frequenza). In un diagramma XY (fig. 2.9) questi valori individuano delle aree di stabilità per ognuna delle tre categorie. Superati tali valori si entra nel campo di instabilità per le strutture sensibili (opere di interesse storico e/o a maggiore vulnerabilità), opere abitative e opere industriali.

Fig. 2.9 Normativa DIN 4150 – valori limite ampiezza vs frequenza

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e) Perforazione. Nei punti di scoppio individuati dalla squadra topografica, si effettua la perforazione di fori del diametro di 80-100mm con l’ausilio di sonde rotary (a rotazione) a circolazione diretta di fluidi, montate su automezzi o trattori gommati (fig.2.10). Le profondità dei pozzetti corrispondono generalmente alla profondità massima alla quale avviene lo scoppio e sono generalmente contenute entro trentacinque metri dal piano campagna. Una squadra di perforazione è generalmente composta da un perforatore, un bottista e un manovale. In situazioni dove sussistano difficoltà di accesso ai siti per le perforatrici convenzionali si farà ricorso alle perforatrici portatili “L.I.A.” (limitato impatto ambientale) che possono raggiungere profondità massime di 9-12 metri.

Fig. 2.10 Perforatrice a ridotto impatto ambientale LIA

Completate le operazioni di perforazione, il pozzetto sarà rivestito con tubi in P.V.C. di diametro 80/100 mm sino alla superficie in attesa di essere caricato e successivamente brillato (fig. 2.11).

Fig. 2.11 Operazioni di perforazione e tubaggio f) Stendimento cavi. Gli addetti al gruppo cavi hanno il compito di posizionare sulla superficie del terreno tutta la strumentazione costituente le unità

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periferiche di registrazione dei dati sismici. In particolare, seguendo gli allineamenti predisposti dal gruppo topografico, collocano in corrispondenza di ogni picchetto una o più stringhe di sensori costituite ciascuna da 6 geofoni. I geofoni vengono semplicemente infissi nel terreno per mezzo di un puntale di metallo di cui sono dotati della lunghezza di circa 10 cm. (fig. 2.12)

Fig. 2.12 Geofoni

Ogni stringa viene collegata ad un’unità di acquisizione (FDU Field Digitizer Unit), che provvede al filtraggio e digitalizzazione del segnale analogico acquisito (fig. 2.13). L’insieme di tre FDU costituiscono un LINK e il collegamento tra questi lungo la linea sismica è assicurato da un altro dispositivo denominato LAUL (Line Acquisition Unit Line). Il collegamento sia tra due linee sismiche adiacenti, così come il collegamento terminale con l’unità centrale di registrazione è ottenuto mediante LAUX (Line Acquisition Unit Crossing).

Fig. 2.13 -Stendimento cavi e geofoni in corrispondenza del picchetto predisposto dalla topografia

g) Modalità attraversamento strade. Nelle operazioni di indagine sismica a grande profondità, l’estensione areale delle operazioni può essere notevole e di conseguenza la fitta rete di cavi telemetrici può incontrare ostacoli nelle abitazioni, strade di varia categoria e grado, tracciati ferroviari, canali, fiumi, etc...In particolare, nell’attraversamento dei centri abitati e di strade secondarie si ricorre all’uso dei passa-cavi disposti direttamente sulla sede stradale. Nel caso di attraversamento di strade con volumi di traffico consistente si rende

Geofono

Cavo telemetrico

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necessario l’operazione di attraversamento in quota con l’impiego di pali telescopici di altezza fino a 6 metri. Laddove possibile, si predilige sempre l’attraversamento sfruttando sottopassaggi e cunicoli preesistenti sebbene lo sfruttamento di questi spesso comporti l’impiego di consistenti prolunghe (fig. 2.14).

Fig. 2.14 Attraversamento strade

h) Operazioni di caricamento dei pozzetti. Il personale che ricopre questa mansione deve essere obbligatoriamente munito del patentino da fochino rilasciata dagli organi competenti. Il compito del fochino è di predisporre le cariche d’esplosivo, di alloggiarle nel pozzetto e di procedere al loro brillamento. In particolare la carica innescata viene fatta discendere nel pozzetto vuoto fino a fondo foro. A caricamento avvenuto il pozzetto viene regolarmente borrato mediante la discesa in foro di una miscela di materiale inerte (sabbia, detriti di perforazione ecc.) per intasarlo sino alla superficie ed impedirne lo sfogo verso l’alto (fig. 2.15). Considerando la quantità bassa di energia liberata, si esclude categoricamente che lo scoppio di cariche esplosive nelle quantità previste (5-7kg massimo) possano innescare dissesti locali o fenomeni simili a scala regionale Ogni giorno saranno caricati solo i pozzetti di cui si abbia la certezza di poter brillare durante la giornata. Non è previsto lasciare i pozzetti caricati durante la notte o comunque incustoditi.

Fig. 2.15 Caricamento foro da parte del fochino. A destra foro caricato in attesa del brillamento.

i) Brillamento della carica. Al termine delle operazioni di cui al punto

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precedente, il fochino predispone il brillamento della carica che avviene mediante trasmissione radio codificata dal registratore e l’energia prodotta si propaga nel terreno. Lo scoppio viene percepito solo nelle immediate vicinanze del foro come una leggera vibrazione e senza alcuna emissione sonora rilevante. l) Registrazione. L’energia immessa nel terreno viene rilevata dagli appositi sensori, che insieme a tutte le altre unità periferiche, trasmettono i dati fino ad un’unità mobile che funge da centrale di registrazione dati (Laboratorio generalmente installato su apposito autocarro). Tutte le operazioni di registrazione dati sono coordinate dall`Osservatore che si trova a bordo del Laboratorio ed ha un punto di controllo privilegiato sullo svolgersi delle operazioni. L’Osservatore ha anche il compito di dare l`impulso via radio, al dispositivo di brillamento (esploditore) della carica predisposto dal fochino o a quello di vibrata dei vibratori (fig. 2.16).

Fig. 2 16 Registratore (Laboratorio) m) Misure audio-vibro-metriche. Durante l’acquisizione sismica, in prossimità di ogni punto di energizzazione, viene registrata l’entità della vibrazione mediante l’utilizzo di un geofono tridimensionale collegato ad apposito registratore. Le misure vibrometriche così ottenute hanno il duplice scopo di: • misurare e monitorare la velocità delle particelle quindi della vibrazione

indotta; • attestare per ogni punto di energizzazione l’avvenuta esplosione delle

cariche. n) Bonifica ambientale e pulizia fori. L’attività di bonifica ambientale provvede al totale ripristino dei siti interessati dall’attività di acquisizione geofisica. Le operazioni consistono nel verificare la chiusura di ogni singolo pozzetto (in caso di uso dell’esplosivo), provvedere alla bonifica integrale dei siti da eventuali residui di perforazione, livellare il terreno adiacente ai fori e ripristinare le condizioni preesistenti. Inoltre, vengono asportati dall’area delle operazioni tutti gli eventuali residui quali fili e rocchetti utilizzati per i contatti elettrici di detonazione, tubi in PVC; involucri e imballi; nastri colorati utilizzati per delimitare aree, picchetti di segnalazione linea sismica etc. o) Manutenzione Strumentazione e Automezzi. Generalmente si utilizzano 1 o 2 magazzini siti nei pressi dell’area di indagine per far fronte alla

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manutenzione e alla riparazione degli strumenti di registrazione (geofoni), cavi e stazioni di registrazione, nonché degli automezzi coinvolti nelle attività operative. In particolare, tutti i veicoli utilizzati nelle operazioni in campagna sono a trazione integrale, quindi in grado di affrontare ogni tipo di terreno. Il parco automezzi consta di utilitarie, fuoristrada, pick-up, autocarri, nonché trattori, impiegati nelle operazioni specifiche di perforazione già descritte. p) Ufficio. Generalmente si utilizza un appartamento/ufficio in loco, i cui locali risultino idonei alla realizzazione delle seguenti attività: Amministrazione e Gestione della squadra, controllo qualità ed elaborazione dei dati sismici, elaborazione e controllo dei dati topografici, permitting, HSE. Nello stesso ufficio è messo a disposizione un locale ad uso ufficio per i supervisori del committente presenti in cantiere. I rapporti con il cliente sono assicurati da una costante collaborazione con i supervisori presenti in cantiere, nonché da rapporti di produzione giornalieri, settimanali, mensili e di fine linea/swath. A fine lavoro viene redatto un rapporto finale e la spedizione di tutti i dati sismici acquisiti.

2.5 AREA INTERESSATA DALL’ATTIVITA’ Il rilievo geofisico programmato ha un’estensione complessiva di circa 37 km lineari sviluppati principalmente all’interno del permesso di ricerca denominato Garaguso, di cui Edison SpA detiene regolare titolarità. L’area ricade integralmente nel territorio della Regione Basilicata ed interessa la sola provincia di Matera nel suo margine occidentale. I comuni coinvolti, dalle future operazioni sono, come da figura 2.17, i tre seguenti: Garaguso, Salandra e San Mauro Forte.

Fig. 2.17 Comuni all’interno dell’area del rilievo Si esclude che le attività possano coinvolgere direttamente territori al di fuori delle aree indicate.

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Come richiamato in precedenza, le operazioni non avverranno simultaneamente su tutta l’area, ma interesseranno progressivamente il territorio indicato secondo uno schema definibile solo in fase operativa.

2.6 MEZZI ED ATTREZZATURE IMPIEGATE I mezzi e le attrezzature che verranno impiegate nell’esecuzione del rilievo sono riassunte nella tabella 2.2. Naturalmente il numero e le specificità dei mezzi potranno essere modificate senza alterarne comunque la tipologia.

Nr. Recording teams N° of Units Vehicle Type Proposed

1. 4*4 seismic recorder carrier 1 FIAT PC

2. 4*4 phone/cables pick up trucks 2 TOYOTA (2)

3. 4*4 spread troubleshot. trucks 2 TOYOTA (2)

Survey & permit teams

4. 4*4 surveyor trucks 4 LAND ROVER (4)

Drilling

5. 4*4 Drill Chief Car 1 LAND ROVER

6. Drilling Truck 3 Sonda Laser Drill

7. Water Truck 2

Ecologic teams

8. 4*4 support truck 1 BREMACH (1)

Field support

9. 4*4 field mechanic service trucks 2 LAND ROVER(2)

10. 4*4 general purpose trucks 2 TOYOTA

11. Personnel transport truck 3 VOLKSWAGEN BUSES FORD TRANSIT BUS

1 Personnel Cars

12. Party Chief Car 1 FIAT 13. HSE Car 1 FIAT 14. QC Car 1 FIAT TOTAL 26

Tab. 2.2 Mezzi ed attrezzature.

La squadra sismica in senso stretto, trascurando presenze a carattere saltuario e supervisori della committenza, sarà composta da circa 52 persone suddivise per tipologia di mansione come evidenziato in tabella 2.3.

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POSITION Crew configuration (n°) Crew base camp

Recording Crew Manager 1 Assistant Crew Manager 1 HSE Crew Manager 1 Quality Advisor 1 Seismologist 1 Assistant Seismologist 1

Maintenance at the base camp Chief Mechanic 1 Mechanic serviceman 1 Cable geophone service 2

Topographic Survey Team Head Surveyor 1 Surveyor + helper 5 Chief Permitman 1 Permitmen 2

Seismic Recording Teams Senior Observer 1 Junior Observer 1 Electronic equipment serviceman 1 Line Layout 8 Cable head 1 Line checker 2 Cable driver 2 Vibrometric measurement technician 1 Shooting Shooter 2 Help Shooter 1

Drilling Teams Drilling coordinator 1 Drillers 3 Driller Helper 6 Water tank drivers 2 Clean up Crew 1

TOTAL 52 Tab. 2.3 Composizione della squadra sismica

2.7 TECNICHE DI RIPRISTINO AMBIENTALE Ripristino pozzetti di scoppio L’esplosione generata dalla detonazione dell’esplosivo sul fondo del pozzetto di scoppio genera sulla superficie del terreno la formazione di un’aureola di dispersione di detriti dello spessore di pochi millimetri. La squadra di bonifica provvederà alla loro rimozione e all’eventuale livellamento del terreno circostante in modo da ripristinare le condizioni preesistenti. Come già descritto al punto n del capitolo 2.4.2, verranno altresì rimossi tutti i materiali estranei eventualmente presenti sul terreno in conseguenza delle operazioni svolte: fili elettrici per il collegamento con detonatori ed esploditori, tubi e frammenti di tubi in PVC utilizzati per il rivestimento dei pozzetti, involucri ed imballi della bentonite utilizzata per la perforazione, nastri e picchetti di legno utilizzati per la segnalazione del tracciato della linea sismica, qualsiasi altro residuo della perforazione (generalmente detrito di foro e fango di perforazione misto acqua e bentonite senza alcun additivo). Naturalmente si procederà alla chiusura del pozzetto mediante riempimento con materiale naturale formatosi alla superficie. La tecnica di chiusura prevede di

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riempire il pozzetto al di sopra del borraggio e fino al piano campagna con materiale eterogeneo derivante dalla perforazione medesima, unito a ghiaietto e terra in modo da ripristinare le condizioni superficiali preesistenti. Ripristino passaggi mezzi di trasporto Si ribadisce che nell’esecuzione del rilievo non verranno realizzati nuovi accessi stradali ma che saranno utilizzate, per quanto possibile, strade e piste in terra già esistenti. Per attenuare la possibilità di interferenza ambientale, si eviterà di operare in prossimità di scarpate nonché di evitare accuratamente l’attraversamento di corsi d’acqua. Tutti i mezzi operativi dotati di trazione integrale avranno capacità di muoversi fuori strada. Non si può escludere che il transito dei mezzi, possa rendere necessario il ripristino di piccoli tratti di strade rurali e piste in terra. Il ripristino avverrà nel più breve tempo possibile e secondo le modalità concordate con i proprietari o le eventuali autorità competenti.

2.8 TEMPI DI ESECUZIONE Il progetto teorico del rilievo sismico prevede circa 310 punti di energizzazione totali per circa 930 stazioni geofoniche. Basandosi su esperienze pregresse, si può ipotizzare per la registrazione una media giornaliera di circa 20 punti/giorno per una durata di circa 16 giorni per la sola registrazione che rappresenta l’aspetto delle operazioni con maggiore impatto sulle attività locali. Le diverse fasi di cui si compone un rilievo sismico non vengono realizzate simultaneamente ma si determina uno sfasamento temporale atto a rispettare la propedeuticità delle singole operazioni. Lo schema sotto riportato ha lo scopo di esemplificare l’avanzamento ipotetico del lavoro nelle diverse fasi che lo compongono (tab. 2.4). La durata complessiva del rilievo è così preventivabile in circa 35 giorni di lavoro. Considerando la settimana lavorativa di soli 5.5 giorni (escluso Domenica e Sabato mezza giornata), i lavori si esaurirebbero in 6,4 settimane.

Tab. 2.4 Tempistica del rilievo sismico

2.9 ANALISI DEI RISCHI E PIANO DI EMERGENZA L'obiettivo primario nelle varie fasi di un progetto di rilevamento 2D di superficie

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è la realizzazione ottimale dei programmi operativi in termini di eccellenza tecnica ed economica, mantenendo nello stesso tempo un grado di sicurezza tale da garantire: - la salvaguardia e la salute dei lavoratori e della popolazione - la protezione dell'ambiente - la protezione dei beni della popolazione e della proprietà aziendale. Per grado di sicurezza si intende quello assicurato dall'applicazione di procedimenti progettuali standard e delle procedure operative vigenti. Gli Standard della Società, derivanti fra l’altro dagli standard internazionali tecnici ed ambientali, hanno lo scopo di assicurare l'eccellenza tecnica e possono essere espressi sia in termini ingegneristici, che in termini operativi. Inoltre, la scelta delle società fornitrici di servizi da parte dell’operatore è basata anche su una comprovata esperienza in materia. Attraverso l'applicazione di tali criteri si consegue l'obiettivo di mantenere al minimo ragionevolmente possibile il livello di rischio nelle attività operative, ed è quindi lecito affermare che le attività eseguite, secondo gli standard e le procedure aziendali, sono sicure. Nel caso che un'operazione debba essere eseguita in difformità dagli standard o dalle procedure suesposte, questa verrà condotta in base al principio di mantenere un grado equivalente a quello assicurato dal rispetto degli standard e delle procedure, quindi ugualmente efficace. La Società Contrattista sarà scelta non solo in base a criteri economici, ma anche in funzione della professionalità del personale, che dovrà avere competenza e requisiti tali da operare con diligenza e nel rispetto della sicurezza al fine di garantire l'efficacia dell'intervento. Ogni componente della squadra dovrà essere specificatamente istruito a fronteggiare l'emergenza ed i requisiti minimi per considerare istruito un membro della squadra sono: - conoscenza delle apparecchiature tale da comprenderne il

malfunzionamento e provvedere alla riparazione; - conoscenza delle procedure operative tale da poterne ripetere la sequenza in

modo automatico; - tempestiva e corretta interpretazione delle anomalie. Il Contrattista dovrà quindi presentare all’Operatore un proprio Manuale Operativo con relative Procedure di Prevenzione e controllo di specifiche, possibili emergenze per le apparecchiature utilizzate.

2.10 NORMATIVA TECNICA Lo svolgimento dell’attività d’indagine geofisica verrà svolta nel rispetto delle regolamentazioni imposte dalle leggi vigenti in materia (capitolo 1.3), ottemperando agli adempimenti necessari in fase autorizzativa quali: • Denuncia di Esercizio agli organi competenti della Direzione Generale per le

Risorse Minerarie ed Energetiche; • Compilazione e trasmissione agli uffici competenti del Documento

Coordinato di Salute e Sicurezza (DSSC) ai sensi del DL 624/96;

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• Autorizzazione al lavoro rilasciata dagli uffici minerari preposti; • Autorizzazione all’uso di esplosivi rilasciata dagli uffici minerari preposti (nel

caso di lavoro a esplosivo); • Autorizzazione all’acquisto di esplosivi rilasciata alla società appaltatrice

dalla Questura a questo competente (nel caso di lavoro a esplosivo); • Autorizzazione all’uso di esplosivo rilasciata dalle Questure territorialmente

competenti (nel caso di lavoro a esplosivo); • Autorizzazione al trasporto dell’esplosivo rilasciata dal Prefetto della

provincia sede della società fornitrice del servizio (nel caso di lavoro a esplosivo);

• Autorizzazione all’attraversamento provvisorio con cavi telemetrici rilasciato dalle provincie interessate o dai comuni nel caso di attraversamento di centri abitati;

• Autorizzazione ANAS per i tratti di competenza per il transito di mezzi meccanici che eventualmente superino i valori massimi ammissibili sugli assi per sagoma o carichi;

• Autorizzazioni eventuali (occupazione suolo pubblico, prelevamento acqua, etc) rilasciate dai comuni o altri enti territorialmente coinvolti;

• Autorizzazione al passaggio da parte dei proprietari dei terreni attraversati.

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3 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

3.1 DELIMITAZIONE DELL’AREA INTERESSATA DAL PROGAMMA DI PROSPEZIONE

L’area studiata per il Progetto Preliminare Rilevamento Geofisico 2D di Superficie copre una porzione di terreno a forma poligonale di 103 km2 circa, interessando parzialmente i territori comunali di Garaguso, Salandra, S. Mauro Forte ed Oliveto Lucano, come indicato nel capitolo 2.1 e rappresentato in Allegato 1, anche se le linee sismiche ricadono effettivamente entro il territorio dei primi tre (fig. 2.17).

3.2 DEFINIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE E DESCRIZIONE DEI SISTEMI AMBIENTALI INTERESSATI

3.2.1 Utilizzo del suolo La carta dell’Utilizzo del suolo (All.3) è stata compilata estraendo le informazioni dalla cartografia del progetto CORINE Land Cover 2000, aggiornata alla versione 2011, prodotta tramite ARPAB dalla Regione Basilicata. Le classi d’utilizzo del suolo, rappresentate nella cartografia tematica e dettagliate per superfici e relative percentuali nella tabella 3.1, sono le seguenti. - Territori modellati artificialmente, divisi in: tessuto urbano discontinuo ed

aree industriali; - Territori agricoli, divisi in: seminativi con colture intensive, estensive e

temporanee associate a colture permanenti, oliveti, prati stabili, sistemi colturali e particellari complessi, ed aree con presenza di spazi naturali importanti.

- Territori boscati ed ambienti semi-naturali, suddivisi in: bosco a latifoglie, macchia bassa e garighe, vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione, vegetazione ripariale ed aree con vegetazione rada.

Il tipo di terreno prevalente nell’area è costituito generalmente da un suolo bruno su substrato arenaceo, talora caratterizzato dalla presenza di suoli argillosi, che favorisce prevalentemente l’uso agricolo ed in subordine quello boschivo. Le principali strutture lineari, di tipo sia artificiali (viabilità, acquedotti ed elettrodotti) che naturali (corsi d’acqua) non sono state indicate in quanto già presenti nella base topografica di supporto ai vari tematismi.

Tab. 3.1

Sigla Ettari Percentuali Zone residenziali 80,45 0,78% Zone industriali 21,75 0,21% Seminativo con colture intensive 4394,67 42,86% Seminativo con colture estensive 594,94 5,80% Oliveti 552,01 5,38% Prati stabili 411,59 4,01%

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Sigla Ettari Percentuali Colture temporanee associate a colture permanenti 530,66 5,18% Seminativi colturali e particellari complessi 115,54 1,13% Aree con presenza di spazi naturali importanti 953,17 9,30% Boschi a latifoglie 2246,54 21,91% Macchia bassa e garighe 18,46 0,18% Vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 162,44 1,58% Vegetazione ripariale 137,64 1,34% Aree con vegetazione rada 32,98 0,32%

3.2.2 Regime vincolistico, aree naturali protette e zone sottoposte a regime di salvaguardia

Come ampiamente trattato nel capitolo 1.2, la Regione Basilicata non ha elaborato alcun Piano Paesistico Regionale. Di conseguenza, per la stesura della Carta dei Vincoli Territoriali e Paesaggistici (All. 2), si è fatto ricorso a studi eseguiti da Enti locali o nazionali dai quali sono state estratte informazioni relative sia ai vincoli idrogeologico e paesaggistico (RD 3267/23 e Leggi 431/85 aggiornata con il D.lgs 42/2004 e successive modifiche e integrazioni), che a quelli derivanti dalla presenza di parchi e di Siti d’Interesse Comunitario.

In particolare per il primo si è fatto riferimento al sito internet del Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata dove le aree vincolate sono state delimitate su mappe catastali a scala 1:10.000, facilmente consultabili con un programma tramite il quale è possibile inserirle anche su tavolette IGM, quindi a scala 1:25.000; per gli altri si è ricorso ai siti internet Regionali e Provinciali (ARPAB, Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata, Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata). In particolare l’area di studio è interessata:

• all’angolo settentrionale, in corrispondenza dell’alveo fluviale del Fiume Basento, da un Sito d’Interesse Comunitario ITA 9220260 (Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole) inserito nel progetto Natura 2000 che, come illustrato in allegato 2, dista più di quattro Km dall’estremità della più prossima linea sismica;

• da un Parco Regionale limitato all’intero territorio comunale di Oliveto Lucano, quindi anch’esso esterno all’area del rilievo sismico.

Mentre non sono presenti: • Parchi Nazionali ai sensi della L.394 I 91 (Legge quadro sulle aree

protette); • Riserve Statali gestite dal Corpo Forestale dello Stato; • Siti segnalati nell’ambito del progetto Corine Biotopes; • Biotopi censiti dalla Società Botanica Italiana, • Tabellati istituiti ai sensi della L157I92, concernente la conservazione

della fauna omeoterma. Non sono inoltre presenti stazioni vegetazionali, poco diffuse o particolari per l’area lucana. Le aree interessate da formazioni erbacee su aree a regime

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arativo ed i cespuglieti pionieri di margine ad aree coltivate non sono menzionati quali ambienti di specie a rischio, rare o indeterminate nella Regione. Le limitazioni d’uso del territorio analizzato, siano esse di carattere nazionale o regionale, sono state rappresentate nella Carta dei Vincoli Territoriali e Paesaggistici (All.2) ed ampiamente descritti al capitolo 1.2, Piano Paesistico Regionale.

3.2.3 Ambito idrico L’area di studio ricade per la quasi totalità nel Bacino Idrografico del Fiume Cavone, in particolare nella porzione medio-superiore dove prende il nome di Torrente Salandrella, mentre con l’estrema porzione settentrionale si inserisce nel Bacino Idrografico del Fiume Basento. Nella Carta Idrogeologica e della Permeabilità (All. 6) sono stati evidenziati il reticolo idrografico, suddividendolo in principale e secondario, i laghetti collinari, le sorgenti ed i pozzi, tutti elementi già presenti sulla cartografia IGM utilizzata come supporto topografico. Lo spartiacque principale e quelli secondari sono stati ricostruiti mediante l’analisi della cartografia di base ed indicati con apposita simbologia. La distribuzione delle sorgenti è stata arricchita consultando anche altra documentazione bibliografica. Caratterizzazione dei corsi d’acqua superficiali Il Torrente Salandrella ed il Fiume Basento sono i corsi d’acqua più importanti nell’ambito del territorio di studio e costituiscono i livelli di base verso i quali drenano i rispettivi affluenti: i Fossi Caldoro ed Acqua Bianca del Torrente Salandrella, il Fosso Bradanello ed alcuni minori del Fiume Basento Il corso del Fiume Cavone con una lunghezza di 103 km (comprendendo anche il tratto medio superiore indicato Torrente Salandrella) ed un bacino di 685 km2, rientra nell’area di studio con una percorrenza di 15 km del Torrente Salandrella (tratto compreso tra il ponte della strada nazionale di Colle n. 277 ad ovest e l’incrocio con l’ultimo suo affluente di destra il Fosso Cannito ad est), mentre quello del Fiume Basento, con una lunghezza di 149 km ed un bacino di 1.545 km2, si riduce a circa 1 km a cavallo del ponte situato al km 24 della sopraindicata strada. Il reticolo idrografico, prevalendo in affioramento terreni poco permeabili, si presenta piuttosto gerarchizzato, con una discreta densità di drenaggio, con pattern generalmente subdendritico ed una marcata azione erosiva che comporta il trasporto di grandi quantità di materiale solido. I corsi d’acqua dell’area sono caratterizzati da un regime prevalentemente torrentizio e pertanto le portate sono strettamente connesse con l’andamento delle piogge. Infatti, in assenza di queste le portate del Torrente Salandrella possono ritenersi praticamente nulle, sebbene nel bacino ci siano molte sorgenti tra le quali la Sorgente Fonte degli Innamorati di Garaguso con portata di 0,1 l/s. Fa eccezione il Fiume Basento che è un corso d’acqua perenne, sebbene caratterizzato da un regime incostante. Anche nel periodo estivo il Basento presenta, infatti, un certo deflusso per la presenza di alcune sorgenti perenni

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connesse con le rocce carbonatiche costituenti il bacino montano. Tra queste si cita, in particolar modo, il gruppo sorgivo denominato Fossa Cupa, ubicato a nord-ovest di M. Arioso, la cui portata complessiva è di circa 172 I/sec. Sulla scorta di studi idrogeologici, l’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata, con LR n° 2 del 25/01/2000, agendo in conformità agli obiettivi della L n° 183 del 18/05/1989, ha compilato una serie di tabelle riassuntive nelle quali sono illustrati il bilancio idrogeologico preliminare e i diversi elementi che lo definiscono. In base ai dati di portata, relativi al periodo 1927-1970, il suddetto corso d’acqua ha fatto registrare, presso la stazione idrometrica di Gallipoli (Servizio Idrografico) posta a valle del T. Camastra e ad una distanza di 87 km dalla foce, quindi con 848 km2 di bacino sotteso, i seguenti valori:

portata massima 1.250 m3/sec (10/11/1929); portata minima 0,002 m3/sec (21/06/1952); portata media 9,08 m3/sec.

Infine, per la stazione Torrente Camastra del Fiume Basento (BSO3), la più prossima all’area di studio in quanto posizionata a circa 20 km a monte, riportiamo la tabella relativa alla portata media e minima mensile come da Relazione Annuale 2007 dell’Autorità di Bacino (Tab. 3.2).

Tabella 3.2 Stazione diga del Calastra 20 km a monte

Mese Portata media (m3/sec)

Portata minima (m3/sec)

Gennaio 7,29 0,58 Febbraio 6,78 0,59

Marzo 8,33 0,54 Aprile 7,47 2,17

Maggio 3,84 0,41 Giugno 1,27 0,09 Luglio 0,26 0 Agosto 0,16 0

Settembre 0,16 0 Ottobre 0,27 0

Novembre 2,08 0 Dicembre 5,41 0,62

Dal punto di vista della pericolosità idraulica, il PAI inserisce il tratto del Fiume Basento compreso nell’area di studio in rischio inondazione –Tr = 500. Non esistendo alcuna informazione relativa al Torrente Salandrella, si è provveduto a delimitare le aree a rischio d’inondazione tramite analisi fotointerpretativa basata prevalentemente su parametri morfologici (All. 6). Qualità delle Acque La verifica dello stato di salute delle acque è stata avviata da INEA, classificando le acque superficiali secondo i criteri qualitativi indicati dal DLgs 152/99 che costituisce il riferimento normativo per la valutazione qualitativa delle acque. Nella Regione Basilicata, come riportato nella sopraindicata relazione annuale, le indagini, in fase di ricognizione, si sono orientate alle misurazioni dei parametri chimico-fisici e microbiologici, effettuate dal Dipartimento Sicurezza

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Sociale e Politiche Ambientali della Regione Basilicata sui principali corsi d’acqua. Inoltre sono stati reperiti alcuni studi condotti sulla qualità biologica dei corsi d’acqua (indice IBE), ed i dati forniti dall’ANPA sull’indice dello Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA) riferiti al 1998, mentre la tipologia dei dati della Regione ha consentito il calcolo del livello di qualità dei parametri macrodescrittori dei corsi d’acqua (DLgs 152/99) e la valutazione sui singoli parametri. Nel periodo 2001-2006, le oscillazioni nelle concentrazioni riscontrate per ciascun parametro sono contenute, di conseguenza il livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori risulta piuttosto stabile. Infatti, le concentrazioni dei parametri concorrono a mantenere il punteggio del 75° percentile nel medesimo livello al variare degli anni nella maggior parte delle stazioni. Come la maggior parte dei fiumi della regione, che tendono al peggioramento della qualità scendendo verso la foce, anche il Basento ed il Cavone (per quest’ultimo l’unica stazione è al ponte della SS 106 Ionica quindi molto a valle) presentano concentrazioni dei macrodescrittori tali da inserirli nel livello 3 sufficiente, in funzione prevalentemente dei nitrati che incrementano con il ciclo agricolo. La qualità del Fiume Basento, contrariamente a quanto generalmente avviene, tende a peggiorare nel tratto alto del fiume, nei pressi dell’area industriale di Potenza, in particolare per il fosforo, i coli fecali e l’azoto ammoniacale. L’aumento di quest’ultimo è concentrato nel trimestre settembre-novembre in funzione dell’attività agricola. Relativamente alla qualità biologica delle acque sono state utilizzate le campagne di rilevamento delle unità sistematiche dei microinvertebrarti ed il calcolo dell’IBE. Un primo, il Progetto Lontra Italia del 1987-88, mostra, sia per il Cavone che per il Basento, una buona qualità biologica, Classe I ed un indice IBE compreso tra 11 e 12, tendente a peggiorare verso il tratto terminale. Un secondo, Operazioni Fiumi del 1992, denuncia per il Basento un netto peggioramento in quanto, risulta declassato ad un valore medio di Classe III ed addirittura alla Classe V in prossimità di Potenza a causa dei numerosi apporti inquinanti. Il successivo miglioramento, prevalentemente Classe III ed in precise località, Classi I, II e IV, sono state imputate alla capacità autodepurativa del fiume che invece, non riesce a sopportare il carico inquinante, tendente ad aumentare nel tratto finale e fino alla foce, dove l‘IBE sale in IV classe. Infine, i dati forniti dall’ANPA sullo Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua, mostrano per i due corsi d’acqua, un livello di qualità sufficiente e classe 3 dell’indice SECA, con livelli di qualità scadente e classe 4 presso la confluenza con il Rio Freddo, a valle della zona industriale di Potenza e alla foce del Fiume Basento.

3.2 4 Caratteri meteoclimatici Da un punto di vista vegetazionale ed ambientale, l’area è collocata nel Sistema

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paesistico dell’Appennino meridionale dove il clima ha un carattere tendenzialmente mediterraneo. Il forte gradiente barico dovuto al carattere peninsulare dell’area lucana, determina spesso venti forti sullo spartiacque, i quali tendono a scaricare parte dell’umidità sui rilievi più vicini alle fasce costiere, mentre la ventosità del comprensorio condiziona fortemente l’assetto mesoclimatico dei versanti più esposti accentuando i fenomeni d’aridità.

Precipitazioni Per il bacino del Fiume Cavone il regime delle piogge ha carattere mediterraneo fino a quote relativamente elevate (800 - 900 m s.l.m.) come quelle di alcune culminazioni della porzione occidentale. La stazione n. 410 di S. Mauro Forte (m 565 s.m) registra una piovosità media di 600 – 700 mm annui, con massimi di precipitazioni in settembre, gennaio e con minimi in agosto, maggio e giugno (fa eccezione il 1999 con massimo assoluto di 144,6 mm in luglio). Nei mesi estivi si assiste ad una consistente riduzione delle precipitazioni, con 2-3 mesi di siccità continua e con fenomeni d’aridità intensa anche nella fascia collinare più elevata nei mesi primaverili. La situazione meteorologica, che si è venuta a delineare a partire dalla metà degli anni ottanta con una marcata e progressiva diminuzione delle precipitazioni, soprattutto nel periodo autunnale ed invernale, ha determinato una forte carenza idrica, divenuta particolarmente critica con l’inizio del 2000. I grafici di fonte INEA (Fig. 3.1) qui di seguito riportati, sottolineano quanto sopra asserito.

Fig. 3.1 - Elaborazione dei dati storici ella piovosità

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Il primo grafico visualizza l’andamento pluviometrico del periodo 1960–2000 con il dato di precipitazione atteso e l’analisi del trend in netta caduta a partire dal 1982. Il secondo, tramite l’analisi dell’indice di precipitazione standardizzato (SPI), misura con valori rispettivamente positivi e negativi abbondanza e deficit di precipitazioni rispetto al dato normalmente atteso, sulla scala di tempo 1962–1998. L’innevamento montano interessa il periodo compreso tra novembre e marzo con talvolta nevicate tardive anche in aprile La distribuzione della neve è fortemente disomogenea e legata alla morfologia dei versanti ed alle esposizioni. In inverno sono presenti periodi di gelo, ma talvolta si manifestano anche in autunno e primavera. Temperature il regime termico dell’area interessata dal progetto dovrebbe essere incluso in quello mediterraneo con temperatura media annua compresa tra 7 e 15°C. Lo scorso anno le temperature più fredde registrate dall’Osservatorio di Potenza hanno raggiunto rispettivamente: la minima -12°C in gennaio e la massima 36,8°C in luglio. Sulla base delle stesse registrazioni risultano 29 giorni di gelo e 105 di pioggia. Inoltre nel trentennio 1926-1955, escludendo il periodo invernale novembre-febbraio, sono stati rilevati un 30% di anni con gelate tardive ed un 7% di anni con gelate precoci. Venti La stagione più ventosa con predominanza dei venti da nord-est, risulta essere l’inverno con i venti forti che crescono progressivamente dall’autunno verso l’inverno; nell’arco dell’anno si rileva un 29% di giorni senza venti, un 66% di giorni con vento debole ed un 5% di giorni con vento forte. La ventosità dell’area costituisce un fattore limitante di rilievo nell’accrescimento delle piante, in particolare per gli stadi giovanili e per gli impianti di rimboschimento più recenti, soprattutto se in presenza di suoli impoveriti. Tale fattore limitante dovrà essere preso in considerazione nelle fasi di ripristino della copertura vegetale.

3.2.5 Suolo e sottosuolo La caratterizzazione dell’area di studio, inerente gli aspetti geolitogici, morfologici ed idrogeologici, è basata sulla bibliografia disponibile, nonché su dati e studi reperiti presso Enti pubblici e privati. Tutti gli elementi acquisiti sono stati verificati ed aggiornati mediante sopralluoghi ed analisi di ortofoto e d’immagini satellitari ad alta risoluzione. Geomorfologia Nel presente paragrafo sono esposte le caratteristiche geomorfologiche dell’area di studio le cui forme, derivanti dalla natura litologica dei terreni, dagli eventi strutturali a cui questi sono stati soggetti, e dai processi di modellamento (erosione e deposizione) che li hanno interessati, sono rappresentate nella Carta Geomorfologia (All. 4). Questa è stata compilata integrando, tramite fotointerpretazione, i dati bibliografici esistenti al 2011, costituiti essenzialmente dalla cartografia tematica allegata al Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (PAI 2000 e relativo aggiornamento del 2011) dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata. Le due provenienze sono state tenute separate anche nell’Allegato 4, sotto le voci: Forme fotointerpretate le prime e

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Forme perimetrate dal PAI le seconde, cercando di mantenere il più possibile, in funzione del tipo di movimento, la stessa scala cromatica. Il territorio è scomponibile in due principali ambienti morfologici. Il primo in effetti poco presente, è rappresentato dalle pianure e dai terrazzi alluvionali modellati dai due principali corsi d’acqua, il Basento ed il Salandrella; il secondo dai rilievi collinari che interessano oltre il 95% dell’intera area di studio. La quota più elevata coincide con i 789 metri s.l.m. della cima di Monte Boscone, rilievo situato nella porzione centro-occidentale dell’area di studio, dove affiora il Flysch della Formazione di Serra Palazzo. Le quote decrescono quindi procedendo verso oriente dove affiorano estesamente le Argille di Gravina, caratterizzate da una elevata erodibilità e sede di numerosi fenomeni franosi. La quota inferiore, 186 m s.l.m. situata all’estremità settentrionale dell’area di studio, corrisponde al tratto del Fiume Basento che, scorrendo verso est, rappresenta il livello di base per tutti i corsi d’acqua suoi tributari. L’ambito in esame non presenta valori elevati di energia del rilievo, definita come il dislivello massimo (in metri) esistente in ciascuna superficie unitaria (generalmente 1 km2) del territorio esaminato (Panizza, 1992). L’energia del rilievo è direttamente proporzionale al gradiente di pendio delle aste fluviali che può essere approssimativamente assimilato all’acclività media del bacino stesso. Ad alti gradienti di pendio corrispondono alti valori della velocità e conseguentemente dell’energia e della competenza di un corso d’acqua che, pertanto, presenterà una grande capacità erosiva ed alti valori di trasporto solido. I dolci versanti del Fiume Basento e del Torrente Salandrella mostrano una conformazione a terrazzi su più livelli altimetrici, le cui superfici sono modellate nelle facies argillose e parzialmente ricoperte da depositi alluvionali e/o colluviali. Da un rapido sguardo alla Carta Geomorfologica (All.4) risulta evidente la grande diffusione ed estensione delle forme di versante dovute alla gravità, quasi a conferma del triste primato detenuto dalla Basilicata della più alta percentuale di centri abitati instabili in Italia (116 centri abitati instabili su un totale di 131 comuni). L’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata, aggiornando al 2011 la Carta Inventario delle Frane, ha inserito molti movimenti di tipo colamento lento, classificandoli nella Carta del Rischio Idrogeologico come molto elevato R4, elevato R3 e medio R2 Nell’area sono stati rilevati numerosi movimenti franosi di varie dimensioni provocati, nella maggior parte dei casi, dall’ammollimento di masse argillose. Nelle porzioni orientale e meridionale si sono innescati, a causa dell’infiltrazione di acqua, movimenti di tipo fluido-viscoso, la cui velocità spesso non è elevata, ed alcuni appaiono quiescenti ossia, attualmente, in condizioni di apparente stabilità. Tra le forme dovute alla gravità sono state rappresentate, oltre ai predetti tipi di frane ed ai fenomeni di soliflusso, le aree soggette a processi gravitativi diffusi, versante interessato da franosità diffusa, più o meno intensi e profondi, talvolta associati a fenomeni erosivi di vario tipo che, frequentemente, coinvolgono

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vaste superfici se non interi bacini idrografici minori. Tra le forme fluviali e di versante dovute al dilavamento predominano quelle prodotte dall’erosione che opera, con diversa efficacia, su rocce con caratteristiche differenti. Infatti, in corrispondenza dei Iitotipi caratteristici dei flysch, in genere più competenti, i corsi d’acqua incidono valli piuttosto strette su versanti, spesso caratterizzati da forme talora aspre, mentre in corrispondenza del litotipo argilloso predominante ed assai più erodibile, i corsi d’acqua modellano versanti con forme concave e rilievi depressi, perché facilmente asportati o modellati dall’azione delle acque caratterizzate in genere da alti valori di trasporto solido. A tale proposito è da ricordare che nella geomorfologia quantitativa relativa allo studio dei bacini idrografici, il trasporto solido è considerato il parametro che consente la misura indiretta dell’entità dell’erosione per azione delle acque correnti superficiali. Le aree soggette ad erosione profonda, comprendenti quelle calanchive, sono maggiormente presenti nelle porzioni centrale, orientale e meridionale dell’area, dove predominano i sedimenti argillosi, mentre quelle dove il fenomeno è limitato alla coltre superficiale di suolo prevalgono nelle aree con litologie arenaceo-marnoso-calcaree. In queste due distinzioni sono tuttavia comprese anche aree soggette ad intensi fenomeni di soliflusso e creep, più o meno superficiali, intesi come movimenti lenti verso il basso del suolo e del regolite. Altri due tipi di erosione presenti, ma non evidenziati nella cartografia tematica in quanto arealmente limitati e quindi non cartografabili alla scala del documento prodotto, sono l’erosione lineare, o di fondo, e quella laterale, o di sponda, che si verificano, nel primo caso, per azione dell’acqua meteorica che scava solchi erosivi tendenti ad approfondire il letto dell’impluvio o del corso fluviale, nel secondo per l’azione delle acque sulle sponde, specialmente all’esterno di forme arcuate, dove l’erosione può causare il crollo della parete sovrastante. Tali fenomeni sono prevalentemente concentrati, con l’erosione laterale in corrispondenza di alcuni meandri del Torrente Salandrella, con l’erosione lineare in determinati tratti collinari di alcuni suoi affluenti. In corrispondenza di alcune confluenze di piccole valli si sono formati limitati conoidi alluvionali, che si aprono a ventaglio sul fondovalle deviando leggermente i corsi del Fiume Basento e del Torrente Salandrella. Questi fenomeni, come noto, si possono verificare quando i torrenti depositano gran parte dei materiali che hanno in carico a causa della minor pendenza del corso d’acqua principale e della diminuzione della velocità e dell’energia delle acque. Le condizioni predisponenti allo sviluppo di fenomeni franosi così diffusi sono essenzialmente l’assetto geo-strutturale e la configurazione dei versanti, parametro quest’ultimo strettamente legato al gradiente di pendio. Le cause determinanti sono da ricercare nell’azione delle piogge e delle scosse sismiche ad elevata intensità. Molto importante è l’azione delle piogge. L’acqua piovana, infatti, una volta infiltrata in profondità provoca l’annullamento della coesione delle argille sottoposte al clima mediterraneo, clima caratterizzato dal semestre autunno-inverno in cui si concentrano le precipitazioni e dal semestre primavera-estate di siccità.

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Le argille, infatti, durante i periodi piovosi, a causa dell’acqua d’infiltrazione, tendono ad ammollire e rigonfiare, e quindi a scoscendere, mentre durante i periodi siccitosi a causa dell’evaporazione tendono a spaccarsi anche in profondità, con la conseguenza che nell’autunno-inverno successivo le crepe precedentemente createsi facilitano l’imbibizione anche in profondità. Le argille pertanto, appesantite dall’acqua, iniziano a franare anche con deboli valori di pendio. Le scadenti caratteristiche fisiche e meccaniche dei terreni presenti dipendono non soltanto dall’assetto lito-stratigrafico ma anche da quello tettonico-strutturale. Infatti, l’area in esame ha subito sovrascorrimenti e sollevamenti neotettonici che hanno determinato un aumento dell’energia del rilievo, con conseguente approfondimento dei solchi fluviali ed innesco dei fenomeni erosivi. Nell’allegato è stato inserito anche il simbolo scarpata riferito sempre a scarpate di genesi morfologica. Litologia Il documento che rappresenta la distribuzione delle rocce affioranti nell’area di studio è costituito dalla Carta Geolitologica (All.5). Questa è stata realizzata per compilazione, utilizzando vari documenti geologici, accorpando le diverse formazioni in base alle loro caratteristiche litologiche, e inserendovi altri dati, essenzialmente di carattere strutturale e tettonico, ricavati dalla cartografia tematica disponibile, incrementandola con elementi rilevati direttamente dalle immagini satellitarie ad alta definizione. Le distinzioni rappresentate nell’Allegato 5, delle quali viene fornita una breve descrizione partendo da quelle più recenti, sono le seguenti. 1 Depositi alluvionali eterogenei attuali e recenti (Olocene). Si tratta essenzialmente dei depositi di alveo del Fiume Basento e del Torrente Salandrella, costituiti in prevalenza da ciottoli, ghiaie e sabbie, talora con matrice limo-argillosa. 2 Depositi alluvionali terrazzati antichi (Pleistocene medio-superiore). Anch’essi presenti nei fondovalle dei due sopraindicati corsi d’acqua, risultano costituiti da sabbie e sabbie cementate con intercalazioni argillose. 3 Depositi ruditici marini (Calabriano). Trattasi di conglomerati poligenici ad elementi di rocce cristalline, con intercalazioni sabbioso-argillose, costituenti i Conglomerati di Serra di Cedro. 4 Depositi pelitici marini (Pliocene) Costituiti da argille grigio-azzurre, con intercalazioni di argille sabbiose nella parte alta attribuiti alle Argille di Gravina. 5 Depositi arenitici (Pliocene). Trattasi di sabbioni calcarei mediamente coerenti, con frequenti lenti di ciottoli calcarei e calcareo-marnosi che costituisconi i Sabbioni di Garaguso. 6 Depositi di tipo Flysch (Elveziano). Alternanze arenaceo-calcareo-marnose in grossi banchi, con sottili intercalazioni di calcari marnosi e di brecciole, componenti la Formazione di Serra Palazzo. 7 Depositi di tipo Flysch (Langhiano–Aquitaniano). Trattasi di quarzoareniti con

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scarso legame argilloso, in banchi talora gradati, con rari e sottili livelli di argilloscisti appartenenti all’Arenarie di Stigliano. 8 Depositi prevalentemente argillosi (Miocene inferiore?- Cretaceo). Sono costituiti da argille ed argille marnose variegate, talora intercalate con livelli di calciruditi e di calcareniti, denominate Argille varicolori. Nella Carta Geolitologica la struttura plicativa delle rocce è stata evidenziata mediante la giacitura di strato, mentre quella di tipo disgiuntivo con la rappresentazione delle principali faglie, distinte in certe e sepolte ed inverse. Idrogeologia e permeabilità L’aspetto idrogeologico dell’area di studio è stato affrontato raccogliendo informazioni riguardanti la distribuzione, le caratteristiche dei terreni e la presenza di pozzi e sorgenti che sono state visualizzate nella Carta Idrogeologica e della Permeabilità (All. 6). I vari tipi di terreni distribuiti nell’area di studio sono stati raggruppati in sette complessi, distinti in base alle loro caratteristiche idrogeologiche. L’operazione è stata effettuata tenendo conto del tipo di permeabilità delle otto tipologie litologighe presenti. Di conseguenza i complessi possono includere terreni molto diversi tra loro, specialmente relativamente agli aspetti stratigrafici e cronologici, poiché hanno in comune il fatto di comportarsi in maniera simile dal punto di vista idrogeologico. Questi sette complessi derivanti dalla Carta Geolitologica (All. 5), mantengono gli stessi numeri che distinguono le otto tipologie litologiche, ad eccezione delle tre indicate con i numeri 6, 7 e 8, in quanto la 6 e la 7 sono accorpate nel numero 6, e la 8 indicata di conseguenza con il numero 7. Il passaggio dalla litologia al tipo e alla classe di permeabilità è risultato abbastanza agevole, applicando criteri tradizionali di normale cultura geologica e facendo riferimento alla bibliografia esistente. I complessi idrogeologici individuati con la suddetta modalità risultano i seguenti. 1 Complesso dei depositi alluvionali attuali e recenti, costituito essenzialmente da depositi di alveo del Fiume Basento e del Torrente Salandrella, quindi in prevalenza da ciottoli, ghiaie e sabbie, talora con matrice limo-argillosa, caratterizzati da un’alta permeabilità primaria 2 Complesso dei depositi alluvionali terrazzati antichi, costituito anche questo da depositi di alveo del Fiume Basento e del Torrente Salandrella, quindi in prevalenza da ciottoli, ghiaie e sabbie, talora con matrice limo-argillosa, caratterizzati da una medio-alta permeabilità primaria. 3 Complesso dei depositi ruditici marini, dei Conglomerati di Serra di Cedro quindi conglomerati poligenici ad elementi di rocce cristalline, con intercalazioni sabbioso-argillose, caratterizzati da una media permeabilità che, in funzione del grado di cementazione e della densità di fatturazione, può essere sia primaria, che secondaria, quindi mista.

4 Complesso dei depositi pelitici marini, indicati come Argille di Gravina quindi costituito da argille grigio-azzurre, con intercalazioni di argille sabbiose verso il

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tetto della formazione. Sono caratterizzate da una permeabilità bassa, talvolta nulla, che può essere considerata primaria per la presenza di passaggi e lenti argilloso-sabbiose. 5 Complesso dei depositi arenitici marini, rappresentato dai Sabbioni di Garaguso. Trattasi di sabbioni calcarei mediamente coerenti, con frequenti lenti di ciottoli calcarei e calcareo-marnosi, caratterizzati da una permeabilità media di tipo secondario. 6 Complesso dei depositi di Flysch dell’Arenarie di Stigliano e della Formazione di Serra Palazzo. Trattasi di quarzoareniti con scarso legame argilloso, in banchi talora gradati, con rari e sottili livelli di argilloscisti e di alternanze arenaceo-calcareo-marnose in grossi banchi, con sottili intercalazioni di calcari marnosi e di brecciole, caratterizzati da una bassa permeabilità di tipo secondario. 7 Complesso dei depositi prevalentemente argillosi, costituiti da argille ed argille marnose variegate, talora intercalate con livelli di calciruditi e di calcareniti, denominate Argille varicolori. Sono caratterizzate da una bassa permeabilità di tipo prevalentemente secondario. I primi due complessi possono essere sede, se le condizioni idrologiche sono favorevoli, di falde acquifere di subalveo con discreta potenzialità, soprattutto in corrispondenza dei corsi d’acqua principali, mentre il terzo ed il quinto, pressoché privi di falde acquifere di una certa importanza, possono, tutt’al più, essere sede di una circolazione idrica sotterranea di interesse del tutto locale. Il quarto, pressoché privo di falde acquifere perché prevalentemente argilloso, in linea di massima può costituire il substrato impermeabile atto all’accumulo ed al sostentamento delle acque sotterranee negli eventuali complessi sovrastanti, relativamente più permeabili Infine, mentre il complesso dei Flysch (6 ) può essere sede di acquiferi in rete anche di una certa importanza, quello dei depositi prevalentemente argillosi (7) è pressoché privo di falde acquifere di una certa importanza o, tutt’al più, sede di una circolazione idrica sotterranea di interesse del tutto locale. Per quanto concerne gli aspetti idrogeologici e riferendosi a quanto detto precedentemente, emerge che i terreni affioranti nel territorio in esame sono caratterizzati da una permeabilità generalmente bassa per la netta prevalenza della frazione argillosa. In tali terreni, in corrispondenza soprattutto di intercalazioni di litotipi più permeabili (sabbie, arenarie, calcareniti, ecc.), possono tuttavia rinvenirsi falde acquifere sospese di interesse del tutto locale, che talora possono emergere in corrispondenza di piccole sorgenti. Le manifestazioni sorgive più significative hanno portate massime di alcuni litri al secondo, ma più frequentemente sono inferiore (in genere Q < 0,5 l/s) e talora alimentano piccole fontane o abbeveratoi. Le loro portate sono comunque caratterizzate da un regime incostante, strettamente connesso con l’andamento pluviometrico. Le sorgenti possono essere ricondotte, essenzialmente, a due gruppi. Al primo appartengono quelle situate in corrispondenza di contatti litologici e/o tettonici tra formazioni a differente grado di permeabilità, al secondo quelle che si rinvengono all’interno della medesima formazione. Queste seconde indicano

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l’esistenza di una circolazione idrica locale, alquanto modesta, in corrispondenza di intercalazioni più permeabili, presenti nelle formazioni a prevalente contenuto argilloso, oppure alla presenza di una fascia di alterazione superficiale. I pozzi, generalmente profondi pochi metri, captano le acque circolanti nello spessore più superficiale delle formazioni flyschiodi e sono solitamente ubicati in corrispondenza della testata dei corsi d’acqua. Il livello piezometrico, nei periodi maggiormente piovosi, si stabilizza generalmente a quote molto prossime al piano di campagna e l’andamento del livello è, in linea di massima, influenzato dal regime pluviometrico e pertanto è suscettibile di sensibili variazioni stagionali. In linea generale si ritiene, infine, che il deflusso delle acque sotterranee sia influenzato in particolar modo dalla morfologia e quindi verso i fondovalle del Basento e del Salandrella.

Sismicità Dal punto di vista geo-strutturale emerge che il territorio in esame è inserito in quelle che sono le principali strutture sismo-genetiche dell’Appennino Meridionale, dalle quali sono dipesi eventi sismici di alta intensità. Sulla base di studi sismologici recenti e passati si evidenzia, in linea del tutto generale, che la regione è interessata da una forte e diffusa sismicità e presenta i principali distretti sismici nelle località di Potenza, Marsico Nuovo, Lagonegro-Maratea, Massiccio del Pollino e Vulture. Le aree ad attività sismica più marcata possono essere individuate nella zona del Vulture e del Potentino. Più in particolare si evidenzia che la zona del Potentino, in cui si colloca l’ambito di studio, è stata interessata nel passato e recentemente da una importante attività sismica connessa sia ad epicentri locali sia ad epicentri con origine in aree esterne a quella in esame. Questi ultimi hanno generato gli eventi sismici d’intensità più elevata. Dall’analisi del Catalogo Sismico si evince che l’attività locale è caratterizzata, nel suo complesso, da eventi di media intensità (V°-VI° MCS), pur non mancando episodi di notevole gravità come il terremoto del primo febbraio 1626 con epicentro a Tito. Nel Catalogo dell’istituto Nazionale di Geofisica al citato evento sismico è stato assegnato il IX grado della scala MCS, mentre in una revisione a cura di Branno et Al. (1985) è stata stimata un’intensità dell’VIII grado MCS. In base alla carta delle isosiste relative al sisma con epicentro a Tito, si deduce che nel territorio in esame l’intensità di tale terremoto sia da attribuirsi al VI grado MCS. Gli eventi sismici verificatisi nell’area nel 1858 (13/06/1858, 12/07/1858, 29/11/1858) e quelli del novembre 1861, del 5 ottobre 1953, del 2 febbraio 1983 e del 23 luglio 1986, hanno fatto registrare valori compresi fra il V ed il VI grado MCS. Più in particolare a quest’ultimo evento è stato attribuita una magnitudo di Ml = 4.5 (Petrini et AI., 1986). Per quanto riguarda i terremoti connessi con zone epicentrali limitrofe al territorio di studio, meritano particolare attenzione per i notevoli risentimenti

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registrati nel Potentino (con intensità fino all’VIII grado MCS), gli eventi dell’Irpinia (8/09/1694, 23/07/1930, 21/08/1962, 23/11/1980), deI Vulture (14/08/1851) e infine della Basilicata - Cilento (16/12/1857).

3.2.6 Vegetazione, flora e fauna Vegetazione e flora La vegetazione potenziale dell’area sannitico-lucana non è ben nota. Quella potenziale e climatogena del comprensorio è costituita prevalentemente da bosco misto di latifoglie, con prevalenza di consorzi a roverella (Quercus pubescens) e consorzi a cerro (Quercus cerris) dominante, talvolta quasi monofitici. Alle quote superiori il querceto tende gradualmente a cedere il passo alle faggete di tipo meridionale (Aquifolio-Fagetum) anche se, in alcune aree, l’abete bianco (Abies alba) è spesso codominante o dominante nelle faggete (Abieti – Fagetum) L’area direttamente interessata dal progetto comprende in prevalenza sia ambiti boscati, costituiti da boschi di Iatifoglie caducifoglie a prevalenza di cerro (Quercus cerris) con presenza anche di formazioni a prevalenza di roverella (Quercus pubescensi, sia agricoli a prevalenti colture cerealicole e foraggere. Non esistono colture finalizzate alla produzione d’alimenti garantiti da etichettature di origine controllata o da eco-labelling (etichettatura europea per le produzioni senza uso di concimi chimici o pesticidi di sintesi). Dove il governo più diffuso è il ceduo, tendente a generare strutture fortemente semplificate e con relativa perdita di risorse strutturali verticali, le formazioni governate a fustaia acquistano, di riflesso, un valore superiore. L’attuale governo della fustaia tende a ridurre o, al limite, eliminare lo strato arbustivo che comporta una certa perdita di diversità strutturale, con alcuni riflessi sulla diversità in specie della cenosi forestale. E’ quindi possibile che un eventuale eccesso nelle operazioni di pulitura comporti effetti limitanti sul novellame di cerro. Fauna Relativamente alle emergenze faunistiche a priorità di conservazione, nell’area studiata non sono segnalate presenze di specie di vertebrati a distribuzione limitata. Di conseguenza le quattro linee sismiche non implicherebbero interferenze dirette nei siti di riproduzione. Inoltre, non interferendo su alcun area vincolata, i 37 km li linee sismiche risultano localizzati in zone con valori naturalistici e paesaggistici nettamente inferiori a quelli segnalati nel SIC IT9220260 (Valle Basento-Grassano Scalo-Grottole) corrispondenti al tratto del Fiume Basento, e nel Parco Regionale di Foresta Gallipoli-Cognato, quest’ultimo limitato al territorio comunale di Oliveto Lucano. Nell’area, infatti, non sono presenti affioramenti di roccia, inghiottitoi o grotte, che costituiscono siti di particolare vulnerabilità per i popolamenti di invertebrati, ed inoltre le zone cespugliate e le formazioni prative hanno avuto dinamiche di trasformazione abbastanza accelerate. Nell’area direttamente interessata dalla prospezione sismica non sono presenti raccolte o corsi d’acqua naturali permanenti, in quanto anche il torrente Salandrella presenta periodi di secca.

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Non si ritiene quindi che nel territorio esaminato possano essere presenti siti che abbiano mantenuto nel tempo condizioni ecologiche costanti, ovvero che non siano stati oggetto di utilizzazioni antropiche, talora anche intense. Si ritiene improbabile che vi siano luoghi di particolare pregio per la fauna invertebrata tali da rendere il valore dell’area superiore rispetto ai territori circostanti ed adiacenti e, quindi, non si ritiene probabile che vi siano popolazioni relitte d’invertebrati a rischio di conservazione, concentrate nell’area direttamente interessata dal progetto Si fa presente infine che gli eventuali impatti di disturbo avranno un carattere temporaneo sicuramente sulla fauna, mentre sulla flora potrebbero protrarsi per tempi più lunghi, soprattutto per quanto concerne eventuali alterazioni della composizione delle associazioni vegetali dei cespugli.

3.3 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO Pubblicazioni di carattere generale Civita M., Ippolito F. e al., 1979. Geologia tecnica per ingegneri e geologi.

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Siti di Associazioni Legambiente WWF

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4 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

4.1 ELEMENTI DI CRITICITA’ DEL TERRITORIO Le criticità ambientali di un territorio possono derivare sia da caratteristiche intrinseche dell’ambiente naturale, sia dall’innesco di perturbazioni indotte da interventi relativi a specifiche attività. Tra le prime rientrano, ad esempio, il pregio o la sensibilità degli ecosistemi presenti, la dinamicità dei fenomeni di trasformazione del territorio, il valore degli aspetti socio-economici e culturali. Per le seconde è necessario valutare il tipo e l’entità in rapporto alle attività previste, ed il loro livello di compatibilità con l’ambiente interessato Le linee sismiche progettate prevedono, come ampiamente illustrato nel capitolo 2, l'energizzazione a mezzo esplosivo con perforazione convenzionale Le operazioni più problematiche per l'ambiente naturale e per il territorio in generale, sono quelle di preparazione dei pozzetti di scoppio, di posizionamento delle catene dei geofoni, di scoppio e di successiva registrazione delle onde sismiche e di ripristino dei siti qualora le operazioni sopra indicate inducessero alterazioni al sito. Trattasi quindi di interferenze temporanee che, una volta terminato l'intero rilievo geofisico programmato in 35 giorni di operatività (6,4 settimane), non comportano successivamente alcuna perturbazione per le varie componenti ambientali. L'analisi della situazione ambientale, effettuata con la descrizione dei sistemi ambientali interessati dal percorso delle quattro linee sismiche ed esposta al capitolo 3, ci permette di individuare le situazioni che possono dar luogo a temporanei episodi di criticità, le quali vengono qui di seguito esaminate separatamente per le varie componenti.

Aree critiche relative all’utilizzo del suolo Le quattro linee sismiche attraversano aree boscate comprendenti anche la macchia basa, e seminative che, se non abbandonate, vengono condotte con tecniche tradizionali. Le aree pianeggianti non presentano situazione di criticità sia per l'assenza di specifiche colture arboree di tipo frutteto, sia per la presenza di una rete viaria che, con le strade carreggiabili e campestri, raggiunge una maglia abbastanza fitta. Conseguentemente gli ambiti di particolare pregio economico sono quelli naturalistici rappresentati dalle coperture boschive a latifoglie come quella del Bosco di Garaguso, oltre che dai fondovalle dei principali corsi d’acqua che rientrano nelle zone di tutela della legge Galasso per le quali sono previsti precisi vincoli.

Aree critiche relative al regime vincolistico Le fasce sottese dalle quattro linee sismiche risultano parzialmente interessate da vincoli sui quali sono attive le disposizioni previste dalle rispettive normative. Le disposizioni e i vincoli localizzati nell’Allegato 2, Carta dei Vincoli Territoriali e Paesaggistici, alcuni dei quali individuabili sulla base topografica stessa, si

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riferiscono alle seguenti due principali categorie:

• Vincoli paesaggistici, soggetti alla normativa della L.431/85 (Galasso) comprendente la fascia di rispetto dei principali corsi d’acqua e delle relative sponde per un’ ampiezza di 150 m;

• Vincoli istituzionali, comprendente i territori soggetti a vincolo idrogeologico (RDL 3267/1923).

Inoltre, la viabilità condiziona una fascia di rispetto la cui ampiezza viene definita in funzione della larghezza ed importanza della strada. Per gli acquedotti è generalmente prescritta una distanza massima di 10 metri, mentre le norme di sicurezza relative agli elettrodotti sono contenute nel DM del 16.01.92.

Aree critiche dal punto di vista idraulico e geomorfologico Nelle aree prevalentemente pianeggianti, la morfologia presenta essenzialmente caratteri fluviali e, di conseguenza, le criticità derivano soprattutto dall’attuale stato del reticolo idrografico e dalla presenza o meno di opere adatte al contenimento delle acque di piena. Tali criticità possono verificarsi in caso di eventi meteorici anomali. In particolare i fenomeni di alluvionamento possono avvenire nelle aree pianeggianti situate in prossimità del Torrente Salandrella e dei suoi due affluenti, i fossi Acqua Bianca e Cannito, tutti interessati dalle due direttrici sismiche con andamento NE-SO, così come in corrispondenza di tutti quegli sbocchi vallivi ove esistono conoidi di deiezione più o meno stabilizzati che costituiscono la prova di passati eventi di questo tipo. Nell’area di studio in generale sono presenti numerosi fenomeni connessi all’azione della gravità (soliflusso, creep superficiale e profondo, e accumuli di frana in diverso stato di quiescenza o attività), e varie forme d’erosione che contribuiscono all’instabilità dei versanti. Tutti questi fenomeni interessano prevalentemente i terreni con elevata componente argillosa, quali le Argille Varicolori, contraddistinte di norma da scadenti proprietà geomeccaniche. Va notato tuttavia che il tracciato delle linee sismiche progettate evita i fenomeni gravitativi o le aree instabili individuate nell'analisi specifica (All.4), schivando le aree calanchive presenti in sinistra idrografica del Fosso Acqua Bianca ed i versanti interessati da franosità diffusa posti in sinistra idrografica del Fosso Cannito (più a monte indicato come Fosso Caldaro). Negli attraversamenti della SS 277 e del fosso Caldano, aree instabili caratterizzate da elevata acclività e da fenomeni gravitativi individuati nell'analisi specifica (All. 4), è possibile che si verifichino, in situazioni normali o a seguito di scosse telluriche, crolli di blocchi litoidi definiti da piani di discontinuità stratigrafica e tettonica. Pertanto le ubicazioni dei fori per le cariche di energizzazione dovranno essere scelte tenendo conto della situazione geomorfologica al loro contorno.

Aree critiche dal punto di vista idrogeologico Tutte le zone in cui affiorano rocce permeabili caratterizzate da una permeabilità da media ad alta (All.6), rappresentate in particolare dai complessi clastico, conglomeratico e flyschioide, sono da considerarsi vulnerabili perché le

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loro acque sono suscettibili di essere contaminate dalla superficie. Il rischio di contaminazione è superiore nei complessi caratterizzati da permeabilità secondaria perché possono contenere falde idriche in rete la cui alimentazione e migrazione risultano direttamente connesse alla presenza di discontinuità più o meno aperte, all’interno delle quali s’instaura un flusso pressoché continuo. Minor rischio di inquinamento esiste nei confronti degli altri complessi acquiferi, in particolare di quello argilloso, caratterizzato da una classe di permeabilità praticamente nulla, costituito dalla formazione delle Argille Varicolori che affiorano nella porzione centro-orientale. Per quanto riguarda la qualità delle acque superficiali le uniche valutazioni si riferiscono alle acque del Fiume Basento (quelle relative al Torrente Salandrella si riferiscono alla stazione del ponte sulla SS 106 Ionica del fiume Cavone) le quali sono risultate di qualità compresa tra buona e sufficiente, ma con netto peggioramento in corrispondenza dell’area industriale di Potenza. Relativamente alla qualità biologica (IBE), le stesse acque sono state inserite in Classe III e addirittura in Classe IV in corrispondenza di Potenza, a causa dei numerosi apporti inquinanti. Per quanto riguarda le acque sotterranee non sono stati reperiti elementi di valutazione ufficiali. Infatti, le sorgenti ed i pozzi esistenti nell’area di studio rivestono importanza solo per la popolazione rurale residente. Infine, si ricorda che l’area in esame è sottoposta a vincolo idrogeologico ai sensi del RD n° 3267 del 30.12.1923.

Aree critiche dal punto di vista naturalistico Tutte le aree del permesso occupate da coltivazioni agricole, se non vincolate per motivi paesaggistici od istituzionali, non presentano particolari criticità. Le zone meno alterate da attività antropiche, ossia quelle a vegetazione naturale e semi-naturale presentano, invece, caratteristiche di valore naturalistico che rendono il grado di criticità leggermente più elevato. Di conseguenza, nell’area in oggetto, dove gli ambienti naturali sono piuttosto limitati e ben definiti, le aree meritevoli di salvaguardia sono rappresentate da alcuni boschi in aree collinari (Bosco di Garaguso) e dagli alvei e golene dei principali corsi d’acqua (Fiume Basento e Torrente Salandrella) in quanto sede di un maggior numero di specie animali e vegetali. Nell’insieme si può quindi concludere che non vi siano situazioni particolarmente critiche dal punto di vista naturalistico.

Aree critiche dal punto di vista paesaggistico Per la definizione delle aree critiche da un punto di vista paesaggistico si deve fare riferimento alle caratteristiche delle invarianti di un determinato paesaggio, analizzando quei fattori che possono portare alla loro modifica o scomparsa, o che possono determinare pesanti interferenze con le stesse. Nel caso particolare è da sottolineare che tutti i fattori di perturbazione prodotti dall'esecuzione delle linee sismiche risultano, in particolare per la componente paesaggio, di carattere temporaneo in quanto legate alla durata delle operazioni valutate in 35 giorni lavorativi (6,4 settimane) e che ogni traccia della loro presenza è destinata ad essere rimossa. I vincoli paesaggistici ed istituzionali prendono in considerazione nel loro

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insieme di norme, vincoli e prescrizioni, le criticità ambientali di cui si dovrà tenere conto nella programmazione di qualsiasi attività antropica. Il rispetto di tali norme rappresenta quindi, l'insieme di misure di prevenzione degli impatti e di rispetto dell'ambiente che debbano essere adottate. Nell’area di studio le zone a criticità paesaggistica sono già in gran parte definite dalla normativa, come le fasce definite dalla legge Galasso, e le zone sottoposte a vincolo idrogeologico. D’altra parte, la programmazione dell’attività d’esplorazione nel rispetto delle norme suddette, e con le precauzioni che ormai sono divenute uno standard delle tecnologie di ricerca, assicura la minimizzazione degli impatti sul territorio.

Aree critiche per rischio di incendio Secondo le statistiche del Corpo Forestale dello Stato, in Basilicata, durante il 2005 si sono verificati 212 incendi, cifra che pone la Regione all’undicesimo posto nella graduatoria nazionale. La superficie percorsa dal fuoco ha interessato 711 ettari di boschi e 654 di aree non boscate, per un totale di 1.365 ettari, pari ad una media del 6,4% sull’intero territorio nazionale, valori che pongono la Basilicata rispettivamente in nona ed ottava posizione della graduatoria. Di conseguenza, anche lungo le fasce delle quattro linee sismiche, può esistere il rischio da incendio di sterpaglie e coltivi per azione antropica.

Aree critiche per rischio sismico Secondo la vigente classificazione sismica, definita dall’Ordinanza PCM n° 3274 del 20.03.2003, i sei territori comunali compresi nell’area di studio vengono classificati di seconda categoria quindi con media accelerazione del suolo. Pertanto l’area ove saranno svolte le operazioni di ricerca è da considerarsi a medio rischio sismico. Nell’area, gli eventi verificatisi nel 1858 (13/06/1858,12/07/1858, 29/11/1858) e quelli del novembre 1861, del 5 ottobre 1953, del 2 febbraio 1983 e del 23 luglio 1986, hanno fatto registrare valori compresi fra il V ed il VI grado MCS. Più in particolare a quest’ultimo evento è stato attribuita una magnitudo di Ml = 4.5 (Petrini et AI., 1986).

4.2 FATTORI DI PERTURBAZIONE LEGATI ALLE ATTIVITA’ Riprendendo e sintetizzando quanto esposto nel capitolo 2, si possono individuare i fattori di perturbazione connessi con l'attività di prospezione sismica effettuata con perforazione convenzionale nelle aree di pianura o di blanda collina dove esiste una fitta rete viaria. Il rumore, generato nel corso delle attività di rilievo geofisico, si riferisce ai momenti di energizzazione con la detonazione dell'esplosivo notevolmente attutita dal riempimento del foro, ed al traffico dei mezzi terrestri che trasportano le attrezzature. Le due fonti di rumore registrano tuttavia livelli massimi molto inferiori a quelli indicati come limiti dal DPCM 01/03/1991. Il rischio idrogeologico conseguente ad alluvionamenti e/o dissesti, sarà tenuto in debito conto in particolare per le distanze di sicurezza tra il punto di energizzazione e i potenziali siti di instabilità al fine di non innescare o generare

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dissesti prevalentemente di crollo. L’impatto visivo della sonda autotrasportata genera un impatto paesaggistico che, per ogni sito di energizzazione, si protrae per l'arco di una, massimo due giornate, comprendente anche il previsto ripristino ambientale Il traffico veicolare di mezzi pesanti e leggeri è limitato all'accesso ai siti di energizzazione ed alle opere di stendimento e di rimozione dei cavi. Tutti i mezzi, per quanto possibile, transiteranno sulla rete viaria ordinaria e secondaria per accedere ai vari siti di energizzazione. L’interferenza della rete sismica con le acque sotterranee. Per le ubicazioni dei pozzetti verranno prese in debita considerazione le aree dove si hanno emergenze delle circolazioni idriche sotterranee. In particolare pur essendo il foro contenuto entro una profondità massima di 35 metri dal p.c., verranno evitate le ubicazioni ricadenti nelle zone di alimentazione delle sorgenti o nelle vicinanze di queste e sarà rispettata una distanza di sicurezza di almeno 300 m. In particolare verranno presi opportuni accorgimenti per evitare interferenze con i fluidi di perforazione là dove il substrato roccioso presentasse problemi di circolazione per intensa fratturazione. Relativamente alla criticità legata alla presenza di acqua negli eventuali pozzetti di scoppio, verranno comunque adottate le metodologie di chiusura indicate al paragrafo 2.4.2. Le emissioni liquide, afferenti alle acque di precipitazione sul cantiere di lavoro, che nel nostro caso risulta itinerante ed attivo solo in assenza di pioggia, non comportano problemi quantitativi e qualitativi. Qualora tale problema si presentasse anche per limitate quantità, si agirà conformemente alla L 319/76 e successive modifiche ed integrazioni. Le emissioni gassose prodotte da generatori o dai vari mezzi di trasporto, risultano conformi alla normativa del DPR 203/88 ed in quanto limitate nella qualità rientrano nei limiti di legge Lo stoccaggio dei rifiuti liquidi e solidi verrà effettuato con modalità tali da impedire il rilascio degli stessi nell'ambiente prima che questi siano inviati o alle strutture autorizzate per il trattamento/smaltimento o al servizio di nettezza urbana.

4.3 MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI Nella descrizione delle tecnologie di ricerca (capitolo 2) sono stati evidenziati i criteri e le metodologie di mitigazione delle perturbazioni, previsti da specifici interventi progettuali, che saranno adottati per la prevenzione degli impatti sull’ambiente e per il ripristino territoriale. Se escludiamo la fase burocratica finalizzata all'ottenimento delle varie autorizzazioni e dei permessi di accesso ai fondi, le operazioni sul terreno, che cronologicamente si susseguono come descritte al capitolo 2.4.2 ed alle quali si fa riferimento, sono composte da: – il rilievo topografico, – lo stendimento del cavo ed il posizionamento dei gruppi o catene di geofoni

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– il trasporto dell'impianto di perforazione – la perforazione dei pozzetti di scoppio – lo smontaggio dell'impianto di perforazione – il caricamento ed il borraggio dei pozzetti – lo scoppio e la registrazione – il ripristino dei siti. Tenendo conto dei fattori di perturbazione sopra descritti e delle misure di prevenzione e mitigazione che saranno adottate, vengono riassunte nella tabella che segue le azioni perturbatrici derivanti dall'indagine geofisica e le componenti ambientali che da tali azioni possono venire interessate.

Tab. 4 1 Prospezione geofisica

AZIONI PERTURBANTI COMPONENTI AMBIENTALI Emissioni

liquide Emissioni

solide Emissioni

sonore Migrazione fluidi di perforazione

Migrazione fluidi / acque di strato

Installazione/ smontaggio

cantiere

Emissioni gassose

Atmosfera Acque superficiali Acque sotterranee Suolo e sottosuolo Flora e fauna Attività antropiche Paesaggio

Nessuna perturbazione

Perturbazione annullata o mitigata da specifici interventi progettuali

Perturbazione attivata dall’azione di progetto