1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

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1.3.1 Rocce serbatoio Gli idrocarburi esistenti nel sottosuolo si raccolgono in giacimenti chiamati serbatoi. Ogni giacimento accessi- bile e sfruttabile commercialmente possiede due elementi essenziali: la roccia serbatoio (o reservoir) e la trappola di idrocarburi. La roccia serbatoio, porosa e permeabile, contiene gli idrocarburi; la sua natura e la sua geometria sono l’obiet- tivo dell’esplorazione mineraria. Essa può avere dei limi- ti che coincidono con l’effettivo accumulo degli idrocar- buri, ma più spesso questi ultimi si concentrano in una parte ben definita di una formazione più estesa. Tale roc- cia deve avere dei pori, o spazi vuoti: l’insieme dei pori, espresso come percentuale di spazio vuoto sul totale della roccia, viene chiamato porosità. I pori devono essere comu- nicanti e di dimensioni tali da permettere il movimento degli idrocarburi in modo apprezzabile: la permeabilità è la misura della capacità dei fluidi di muoversi nel mezzo. La trappola di idrocarburi è costituita da una parti- colare distribuzione delle rocce nel sottosuolo, che rende possibile trattenere gli idrocarburi nella roccia serbatoio fin quando essi sono raggiunti dalla perforazione che ne permette lo sfruttamento. La trappola è limitata nella parte superiore da una roccia impermeabile (la roccia di coper- tura) che impedisce agli idrocarburi, di norma più leg- geri dei fluidi che li accompagnano, di migrare verso l’al- to. Il limite inferiore del serbatoio è la superficie, gene- ralmente piana e orizzontale, di separazione dal fluido sottostante, di norma rappresentato dall’acqua salata, che accompagna gli idrocarburi nella loro genesi marina. Più raramente, quando l’acqua è in movimento, la superficie di separazione può essere inclinata; tale superficie viene chiamata, secondo la natura degli idrocarburi presenti, tavola olio-acqua o tavola gas-acqua o più semplicemente tavola d’acqua. Spesso il giacimento è delimitato anche inferiormente da una roccia impermeabile, attraverso la quale gli idrocarburi non possono espandersi. Gli aspetti da esaminare in fase esplorativa sono la configurazione del serbatoio, le sue dimensioni, il suo contenuto in gas e olio, i parametri fisici come la tem- peratura, la pressione e la solubilità del gas nell’olio, la porosità e la permeabilità nella zona mineralizzata a idro- carburi e le loro variazioni verticali e laterali e, infine, la quantità dei fluidi da estrarre nei tempi ritenuti adat- ti al completo sfruttamento del giacimento. La configurazione e le dimensioni di un serbatoio sono legate alla genesi sedimentaria e in particolare all’ambiente di sedimentazione in cui si è formato. Dif- ficilmente un serbatoio ha caratteristiche di omogeneità: le variazioni nella natura della roccia sono normalmen- te dovute ai processi deposizionali primari. Gli ambienti sedimentari di un serbatoio sono carat- terizzati da processi fisici, chimici e biologici distinti da quelli delle aree deposizionali adiacenti e sono stati deter- minati da clima, flora e fauna, litologia, geomorfologia, contesto tettonico e, in ambiente subacqueo, profondità, temperatura e chimismo delle acque. In generale gli ambien- ti continentali (subaerei) sono più esposti all’erosione, quelli marini sono in gran parte aree di deposizione. Il riconoscimento dell’ambiente in cui la roccia si è deposta è determinante per ricostruire la geometria e le caratteristiche del serbatoio. Dall’ambiente deriva la facies del sedimento, definita come l’insieme delle pecu- liarità litologiche (litofacies) e biologiche (biofacies) di un’unità stratigrafica, legata al processo sedimentario che l’ha originata. Una facies non indica un ambiente ma uno o più processi attraverso il quale o i quali il sedi- mento si è deposto (Mutti e Ricci Lucchi, 1972). Per risa- lire all’ambiente di sedimentazione bisogna considera- re l’associazione di facies e cioè come queste facies si dispongono verticalmente e lateralmente. L’analisi di facies prende in considerazione i seguen- ti aspetti sedimentari (Zimmerle, 1995): a) le strutture se- dimentarie inorganiche, come la stratificazione incrocia- ta, gli strati gradati, le impronte di fondo, le paleocorrenti, 85 VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

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Page 1: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

1.3.1 Rocce serbatoio

Gli idrocarburi esistenti nel sottosuolo si raccolgono ingiacimenti chiamati serbatoi. Ogni giacimento accessi-bile e sfruttabile commercialmente possiede due elementiessenziali: la roccia serbatoio (o reservoir) e la trappoladi idrocarburi.

La roccia serbatoio, porosa e permeabile, contiene gliidrocarburi; la sua natura e la sua geometria sono l’obiet-tivo dell’esplorazione mineraria. Essa può avere dei limi-ti che coincidono con l’effettivo accumulo degli idrocar-buri, ma più spesso questi ultimi si concentrano in unaparte ben definita di una formazione più estesa. Tale roc-cia deve avere dei pori, o spazi vuoti: l’insieme dei pori,espresso come percentuale di spazio vuoto sul totale dellaroccia, viene chiamato porosità. I pori devono essere comu-nicanti e di dimensioni tali da permettere il movimentodegli idrocarburi in modo apprezzabile: la permeabilità èla misura della capacità dei fluidi di muoversi nel mezzo.

La trappola di idrocarburi è costituita da una parti-colare distribuzione delle rocce nel sottosuolo, che rendepossibile trattenere gli idrocarburi nella roccia serbatoiofin quando essi sono raggiunti dalla perforazione che nepermette lo sfruttamento. La trappola è limitata nella partesuperiore da una roccia impermeabile (la roccia di coper-tura) che impedisce agli idrocarburi, di norma più leg-geri dei fluidi che li accompagnano, di migrare verso l’al-to. Il limite inferiore del serbatoio è la superficie, gene-ralmente piana e orizzontale, di separazione dal fluidosottostante, di norma rappresentato dall’acqua salata, cheaccompagna gli idrocarburi nella loro genesi marina. Piùraramente, quando l’acqua è in movimento, la superficiedi separazione può essere inclinata; tale superficie vienechiamata, secondo la natura degli idrocarburi presenti,tavola olio-acqua o tavola gas-acqua o più semplicementetavola d’acqua. Spesso il giacimento è delimitato ancheinferiormente da una roccia impermeabile, attraverso laquale gli idrocarburi non possono espandersi.

Gli aspetti da esaminare in fase esplorativa sono laconfigurazione del serbatoio, le sue dimensioni, il suocontenuto in gas e olio, i parametri fisici come la tem-peratura, la pressione e la solubilità del gas nell’olio, laporosità e la permeabilità nella zona mineralizzata a idro-carburi e le loro variazioni verticali e laterali e, infine,la quantità dei fluidi da estrarre nei tempi ritenuti adat-ti al completo sfruttamento del giacimento.

La configurazione e le dimensioni di un serbatoiosono legate alla genesi sedimentaria e in particolareall’ambiente di sedimentazione in cui si è formato. Dif-ficilmente un serbatoio ha caratteristiche di omogeneità:le variazioni nella natura della roccia sono normalmen-te dovute ai processi deposizionali primari.

Gli ambienti sedimentari di un serbatoio sono carat-terizzati da processi fisici, chimici e biologici distinti daquelli delle aree deposizionali adiacenti e sono stati deter-minati da clima, flora e fauna, litologia, geomorfologia,contesto tettonico e, in ambiente subacqueo, profondità,temperatura e chimismo delle acque. In generale gli ambien-ti continentali (subaerei) sono più esposti all’erosione,quelli marini sono in gran parte aree di deposizione.

Il riconoscimento dell’ambiente in cui la roccia si èdeposta è determinante per ricostruire la geometria e lecaratteristiche del serbatoio. Dall’ambiente deriva lafacies del sedimento, definita come l’insieme delle pecu-liarità litologiche (litofacies) e biologiche (biofacies) diun’unità stratigrafica, legata al processo sedimentarioche l’ha originata. Una facies non indica un ambientema uno o più processi attraverso il quale o i quali il sedi-mento si è deposto (Mutti e Ricci Lucchi, 1972). Per risa-lire all’ambiente di sedimentazione bisogna considera-re l’associazione di facies e cioè come queste facies sidispongono verticalmente e lateralmente.

L’analisi di facies prende in considerazione i seguen-ti aspetti sedimentari (Zimmerle, 1995): a) le strutture se-dimentarie inorganiche, come la stratificazione incrocia-ta, gli strati gradati, le impronte di fondo, le paleocorrenti,

85VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

1.3

Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Page 2: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

ecc.; b) la presenza di flora e fauna e il loro ambiente divita, con relative strutture sedimentarie organiche (leimpronte dei fossili); c) la distribuzione granulometricae le tessiture sedimentarie; d) la composizione mineralo-gica; e) la composizione geochimica (elementi in traccee isotopi stabili); f ) le relazioni stratigrafiche (morfolo-gia dell’ambiente, discordanze, polarità magnetica).

Una successione sedimentaria mette in evidenza losviluppo verticale e l’evoluzione ambientale nel tempo epuò essere studiata applicando i metodi di stratigrafiasequenziale. Le variazioni laterali di facies mostrano ladistribuzione ambientale nello spazio, secondo il princi-pio, espresso da Johannes Walther nel 1894 (Ricci Luc-chi, 1978), che: «possono trovarsi sovrapposte in conti-nuità di sedimentazione soltanto quelle facies che si depo-sitano attualmente in ambienti contigui». Questo concettofu applicato con successo anche per interpretare le com-plesse successioni stratigrafiche alpine, riconoscendovidifferenti unità in sovrapposizione e in eteropia.

L’analisi dell’ambiente di sedimentazione, presup-posto essenziale per l’interpretazione stratigrafica appli-cata all’esplorazione petrolifera, richiede un’approfon-dita conoscenza dei processi sedimentari ed è basata sulconcetto che gli attuali ambienti sedimentari sono la‘chiave del passato’, cioè che possiamo interpretare gliantichi ambienti applicando il principio dell’attualismo.Allo studio di litofacies e biofacies, oggetto di direttaosservazione sul terreno da parte del geologo di campa-gna, il geologo di sottosuolo, impegnato nella ricercapetrolifera, può aggiungere quello derivante dall’esplo-razione profonda (Ori et al., 1993) e cioè dall’analisidelle proprietà elettriche (elettrofacies) e delle caratte-ristiche radioattive, tratte dallo studio dei carotaggi elet-trici e radioattivi dei sondaggi, e dall’analisi delle pro-spezioni sismiche (sismofacies).

Naturalmente, per uno studio sedimentologico com-pleto, l’analisi dei diagrammi elettrici e sismici deveessere affiancata dall’osservazione delle stesse forma-zioni sul terreno; purtroppo le strutture oggetto di esplo-razione petrolifera sono in gran parte sepolte e solo incasi particolarmente favorevoli offrono affioramenti con-frontabili. I due metodi di indagine (osservazione insuperficie e studio dei diagrammi elettrici, radioattivi esismici) possono essere ritenuti complementari poichél’interpretazione dei dati di sottosuolo permette l’anali-si fisica di parametri quantitativi che di norma non è pos-sibile applicare sugli affioramenti.

In particolare l’analisi dei carotaggi elettrici e radioat-tivi offre i seguenti vantaggi, alcuni dei quali sono ovvia-mente il risultato dello studio a tre dimensioni che solol’indagine di sottosuolo può offrire: • assoluta obiettività dei dati, in quanto essi sono otte-

nuti per via strumentale; • possibilità di valutare, anche in un singolo sondag-

gio, una successione stratigrafica dell’ordine delle

migliaia di metri e quindi visione dell’evoluzioneverticale della sedimentazione;

• inquadramento, attraverso correlazioni tra i vari son-daggi, delle variazioni laterali delle singole unità stra-tigrafiche (tali correlazioni permettono una perfettavisualizzazione dell’andamento dei singoli strati osequenze anche su grandi distanze);

• valutazione stratimetrica precisa di strati, sequenze,megasequenze e, in genere, di unità di qualsiasi rango,tenuto conto che i log vengono registrati in varie scale(la conoscenza dell’inclinazione degli strati consen-te le correzioni di spessore);

• determinazione di importanti parametri fisici comeporosità, permeabilità e resistività, di grande impor-tanza per l’esplorazione petrolifera;

• informazioni riguardanti i fluidi contenuti nella roc-cia serbatoio;

• rapidità nell’utilizzazione dei diagrammi, qualora siabbia a disposizione la serie dei log a esplorazioneavanzata o ultimata.Le più importanti rocce serbatoio sono le rocce sedi-

mentarie di origine clastica e quelle di origine chimica,specialmente carbonatiche. Ambedue i tipi, quando sonosoggetti a deformazioni, possono fratturarsi, dando luogoa un terzo tipo di rocce serbatoio. Nella descrizione chesegue, secondo una distinzione comune nella letteratu-ra petrolifera, si considerano separatamente gli ambien-ti sedimentari delle rocce clastiche e quelli delle roccedi origine chimica, anche se alcuni ambienti sedimenta-ri possono generare ambedue i tipi di rocce.

Serbatoi in rocce clastiche

Le rocce clastiche sono sede della maggior parte degliaccumuli di idrocarburi e contengono buona parte delleriserve dei giacimenti più grandi. I serbatoi si trovanoprevalentemente in sabbie con differenti gradi di cemen-tazione, fino alle arenarie; meno diffusi sono quelli inrocce clastiche più grossolane, come ghiaie e conglo-merati. La natura degli elementi che compongono unaroccia clastica è prevalentemente silicea, ma sono dif-fusi anche sedimenti clastici a composizione carbonati-ca o, più raramente, gessosa.

Una caratteristica tipica dei serbatoi silicoclasticiè la velocità di migrazione degli idrocarburi, dell’or-dine da 1 a 1.000 km ogni milione di anni, decisamentesuperiore a quella di migrazione nelle rocce carbona-tiche. Per la maggior parte, i serbatoi sono contenutiin trappole strutturali. Fino al 1970 si riteneva che soloil 10% dei giacimenti scoperti facesse capo a trappolestratigrafiche, ma successivamente, con il migliora-mento delle conoscenze stratigrafico-sedimentologi-che soprattutto nel campo dell’interpretazione degliambienti di sedimentazione, tale percentuale è salitanotevolmente.

86 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

Page 3: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Di seguito vengono descritti gli ambienti tipici dellerocce silicoclastiche, sia quelli continentali, sia quellimarini (Ricci Lucchi, 1978; Reineck e Singh, 1980; Sel-ley, 1988; Zimmerle, 1995), mettendoli in relazione all’a-gente di trasporto che li ha originati.

Serbatoi in depositi fluviali (ambiente alluvionale)Sono contenuti in depositi multicanalizzati (braided)

o in depositi di meandro, dovuti al divagare dei letti flu-viali. I primi sono più grossolani, specie nella parte bassadella sequenza sedimentaria, e diventano più fini versol’alto, con troncature dovute a erosione di successivicanali, che migrano lateralmente. Nei depositi di fiumea morfologia meandriforme, i depositi sabbiosi presen-tano accrezione laterale.

I depositi fluviali sono spesso tessituralmente imma-turi, in particolare vicino alla sorgente ove possono esse-re in connessione con le conoidi alluvionali, e presenta-no quindi porosità non elevate, salvo nei depositi di cana-le che costituiscono i migliori serbatoi; questi ultimipresentano inoltre condizioni più favorevoli alla forma-zione di trappole stratigrafiche. Ottimi serbatoi di que-sto tipo sono offerti dalle arenarie nubiane cretacee chesi estendono dall’Algeria all’Egitto, ampiamente sfrut-tate in Libia, e dalle arenarie di Muribeca in Brasile,anch’esse del Cretaceo.

Serbatoi in depositi eolici (ambiente desertico) Sono costituiti soprattutto da sabbie di grana media

o fine che si sedimentano in seguito a trasporto dovutoal vento, agente esogeno la cui attività si esercita essen-zialmente nelle zone a clima desertico, sia tropicali (Saha-ra, Kalahari, deserti australiani) sia delle medie latitudi-ni (Gobi), nonché in aree costiere (Atacama, nel Cile set-tentrionale). Possono essere distinti nei seguenti tipi:• depositi di hamada, relativi a terreni rocciosi, carat-

terizzati da grossi blocchi, o ciottoli a spigoli vivi,deposti spesso direttamente sul basamento;

• depositi di serir, con ciottolame di varia dimensioneirregolarmente sparso sul terreno sabbioso, per l’a-zione eolica che ha asportato gli elementi più fini;

• dune di trasporto eolico, che costituiscono il classi-co erg; sono facilmente riconoscibili per la stratifi-cazione incrociata ad alto angolo e presentano buoneporosità per l’assenza di matrice argillosa e per labuona classazione (granuli equidimensionali). Lagrande estensione di questi sedimenti può dar luogoa importanti giacimenti, spesso con serbatoi sigilla-ti da argille nere dovute a trasgressione marina, cheoffrono buona copertura; in tal caso si originano trap-pole stratigrafiche per discordanza;

• depositi di wadi, nome dei corsi d’acqua che solca-no i deserti, caratterizzati da piene dovute a sporadi-ci temporali; in questi depositi il meccanismo di tra-sporto è fluviale;

• depositi di löss, derivati da sabbie finissime asporta-te dalle aree desertiche, mantenute in sospensione perlunghi periodi e deposte a grandi distanze su vaste aree.I serbatoi di ambiente desertico sono molto diffusi

in rocce paleozoiche, come nel Permiano (Rothliegen-de) del Mare del Nord, nel Pennsylvaniano del Wyoming(USA) e nelle sabbie eoliche del Giurassico nordameri-cano (Navajo, Nugget Sandstone).

Serbatoi in depositi lacustri Sono meno diffusi dei precedenti e legati a deposi-

zione ai margini dei laghi, specie nei delta e nelle zonepiù profonde, di sedimentazione torbiditica, e quindi conle caratteristiche deposizionali di queste ultime. Serbatoidi questo tipo sono nello Utah (Uinta Basin) e in Cina.

Serbatoi in depositi deltizi Sono tipici della transizione fra ambiente continen-

tale (piana deltizia) e marino (fronte deltizia). Nella pianadeltizia, i sedimenti sono analoghi a quelli alluvionalinella parte a monte, mentre nella parte a valle sono spes-so influenzati dai moti di marea. La morfologia deltiziaè caratterizzata spesso da lobi o digitazioni, ciascuno deiquali si comporta come un singolo apparato deltizio, conil suo sistema attivo di canali, separato da depositi fini diinterlobo. I sedimenti più grossolani si depositano sullaparte progradante del delta (fig. 1) che, se risente dell’a-zione distruttiva del moto ondoso e delle maree, può con-figurarsi con la forma classica di delta (Nilo). Se inveceprevale l’azione costruttiva di deposizione, in corrispon-denza a mari interni o golfi di bassa efficienza del motoondoso, l’apparato avanza, con regressione marina e for-mazione di un delta lobato (Po) o digitato (Mississippi).I lobi possono essere abbandonati, con avulsione del cana-le corrispondente, mentre il fiume ne costruisce un altro,lateralmente oppure superiormente. Si crea quindi unadistribuzione di depositi sabbiosi molto articolata sia inorizzontale sia in verticale (nel delta del Mississippi sonostate riconosciute 16 digitazioni, in parte sovrapposte).Ciò può rappresentare una condizione ideale per la pre-senza di serbatoi in depositi sabbiosi o ghiaiosi con pas-saggio a depositi più fini di prodelta. Le coperture sonorappresentate da successive trasgressioni marine con depo-siti argillosi. Ulteriori serbatoi possono formarsi per l’in-stabilità del prodelta, con frane, scivolamenti e flussi varidi materiale detritico. Anche deformazioni sindeposizio-nali, come per esempio le faglie di accrescimento (grow-faults) comuni nel Golfo del Messico, costituiscono oppor-tunità per la formazione di trappole. La progradazione diun delta è favorita da un abbassamento del livello del mare(detto low stand secondo una terminologia basata su studidi stratigrafia sequenziale; Vail et al., 1977) che ne deter-mina l’accrescimento in volume, con notevoli implica-zioni sull’interpretazione dell’ambiente di sedimenta-zione proprio dei serbatoi di idrocarburi.

87VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

Page 4: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

In questo tipo di serbatoi i giacimenti sono di gran-de volume, come quelli triassici di Prudhoe Bay in Ala-ska, quelli giurassici del Mare del Nord, quelli giurassi-co-cretacei della Siberia occidentale, quelli cretacei delKuwait e dell’Arabia Saudita e quelli negli attuali deltadel Niger e del Mississippi.

Serbatoi in depositi litorali e di mare sottileSi formano per azione del moto ondoso e delle maree

e possono avere un’estensione di centinaia di chilometri,con interruzioni dovute alle foci dei fiumi o ai canali dimarea, e uno spessore notevole, in seguito alle variazio-ni del livello del mare (fig. 2). Anche in quest’ambienteil low stand favorisce l’accumulo dei sedimenti, mentrele onde di tempesta ne determinano la forma e le varia-zioni granulometriche.

I serbatoi di questa origine hanno buone porosità,tuttavia non hanno volumi paragonabili a quelli deidepositi deltizi. I più grandi si trovano nella Siberiaoccidentale e in paesi centroasiatici (Tagikistan) e nelMare del Nord, tutti in rocce del Giurassico superiore-Cretaceo.

Serbatoi in depositi di mare profondoSono rappresentati da sedimenti di grande sviluppo

sia laterale sia verticale, dovuto in gran parte agli effet-ti della sedimentazione delle correnti torbide, le qualisi generano in seguito alla messa in moto di correntisubacquee, formate da fango argilloso e sabbioso, chescivolano lungo pendii o scarpate ai margini continen-tali. Il meccanismo che origina la corrente torbida è inrelazione all’angolo di riposo del sedimento: quandotale angolo viene superato, in seguito al progressivoaccumulo di materiale sul pendio, il materiale frana,dando luogo a una corrente a elevata densità. Spesso lacorrente si mette in moto per una scossa sismica ed èper questo motivo che le correnti torbide sono tipichedei bacini tettonicamente instabili, primi fra tutti i baci-ni di avanfossa.

Il movimento si verifica per gravità poiché il mate-riale in sospensione ha densità più elevata delle acque cir-costanti. Le correnti acquistano velocità lungo la disce-sa dal pendio, poi si allargano e perdono efficienza di tra-sporto in mare aperto, dando luogo per decantazione airelativi depositi clastici, detti torbiditi.

88 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

2

A B

C D

0

1

3

25

50

m

sabbie fluviali

principali facies sabbiose:

facies argillose:

fronte del delta:barre di foce di canale barre distali sabbie di spiaggia barre sabbiose

di marea

piana deltizia prodelta e piattaformacontinentale

piana di marea digitazioni secondarie

fig. 1. Schema deposizionale dei sedimenti deltizi. A e C, delta condizionati dall’effetto distruttivo delle onde o delle maree; B e D, delta costruttivi con depositi lobati o digitati che progradano nel mare; 1-2, log elettrici; 3, colonna litologica di depositi sabbiosi di barra e piana deltizia. In tratteggio le argille marine o di palude; a puntini le sabbie (Magoon e Dow, 1994).

A B

C D

Page 5: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Il meccanismo deposizionale si ripete innumerevolivolte, dando luogo a una successione di corpi sedimen-tari costituita da singoli eventi torbiditici che si sovrap-pongono per centinaia o migliaia di strati. I corpi sedi-mentari si dispongono nella parte bassa e soprattutto allabase della scarpata continentale, dando luogo a una conoi-de, che si allarga con inclinazione sempre decrescenteverso il mare aperto (fig. 3), con una forma simile a quel-la dei delta ma con geometria molto allargata. La conti-nua sovrapposizione di corpi sedimentari e il loro svi-luppo verso il mare aperto determinano una prograda-zione della conoide (Mutti e Ricci Lucchi, 1972) in cui,in base alle associazioni di facies, si possono riconoscereuna parte interna verso l’apice, comprendente i corpicanalizzati che contribuiscono all’avanzamento dellaconoide, una parte intermedia e una esterna, in cui glistrati torbiditici hanno uno sviluppo uniforme e conti-nuo su grandi distanze. Si pensi che le conoidi più gran-di, come quella attuale del Golfo del Bengala, alimen-tata dal delta del Gange, coprono aree di milioni di km2.

Ogni evento di deposizione torbiditica origina unasequenza sedimentaria: la decantazione più rapida delmateriale grossolano (normalmente sabbia) fa sì che essosia concentrato nella parte inferiore della sequenza, men-tre la parte più fine, argillosa, si dispone gradatamen-te nella parte alta (sequenza gradata). Le successioni

torbiditiche presentano quindi mineralizzazioni a idro-carburi concentrate nelle parti più grossolane, poroso-permeabili, di ogni sequenza, mentre le parti più fini pos-sono costituire singole coperture. Le porosità non sonomolto elevate, data la presenza di matrice argillosa nellesabbie, ma i volumi possono essere notevoli, per la gran-de estensione areale degli strati e per la presenza di nume-rosi pool sovrapposti, separati da strati argillosi.

Quando le correnti torbide si depositano entro sezio-ni relativamente ristrette (bacini di avanfossa) formanodepositi lateralmente confinati, molto sviluppati longi-tudinalmente. In questo contesto le correnti possonocoprire tutta l’area del bacino, dando luogo non più aprogradazione di conoidi ma ad aggradazione verticalecon forti spessori. È il caso dei sedimenti dell’Avanfos-sa Adriatica, sede dei maggiori giacimenti di gas dell’a-rea mediterranea. Altri importanti giacimenti nelle tor-biditi si conoscono nel Mare del Nord, in California, nelmargine continentale brasiliano ecc., prevalentemente indepositi terziari, dovuti allo smantellamento delle cate-ne montagnose.

Serbatoi in rocce carbonatiche

Anche le rocce carbonatiche contengono importantigiacimenti di idrocarburi, specie quelle che hanno subito

89VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

50'

arenariaalluvionale,

fango,carbone

arenariain ambiente

marino progradantepresso la costa

substrato

laguna

erosionedel piano

di spiaggia

progradazione

conoidedi dilavamento

depositi palustri-lagunarispiaggia sommersa interna

spiaggia

spiaggia sommersaesterna

zonamarina

(fuoricosta)

cordonie dune litorali livello

del mare

resistivitàpotenzialespontaneo

argillite e siltitemarina

palude

palude

barriera

spia

ggia

di la

guna

spia

ggia

cos

tiera

spia

ggia

di l

agun

a

laguna spiaggiazona

di transizione

argilla sabbia argilla siltosa

spiaggiasommersa

piattaforma

retr

ospi

aggi

a

dune

stagnolagunare

sabbiae silt

sabbia, silte argillatorba

deltadi altamarea

delta di bassamarea

barrafuoricosta

spiaggia sommersa

fig. 2. Sedimenti di mare sottile. A, log elettrico di depositi di piattaforma passanti verso l’alto a depositi marini costieri ealluvionali in seguito a regressione; B, sezione rappresentante la distribuzione verticale e laterale di depositi regressivi costieri-dune di spiaggia; C, diagramma con la distribuzione relativa dei depositi di mare sottile (Magoon e Dow, 1994).

A

B

C

Page 6: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

90 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

100 m

0

CARATTERI DIAGNOSTICI DELLE PRINCIPALI ASSOCIAZIONI DI FACIES TORBIDITICHE

scal

a in

dica

tiva

A: zona di piattaforma

A

B1: zona di scarpata superiore

B2: zona di scarpata inferiore

C1: zona di conoide interna

B1

B2

C1

pianurasottomarina

C2: zona di conoide intermedia

C3: zona di conoide esterna

D: zona di pianura sottomarina

nicchie di distaccodi frane sottomarine

accumuli di franesottomarine

faciesA e B

faciesD

faciesF

inclusi pelitici

megasequenze negative

megasequenze positive

discordanze stratigrafichelegate a nicchie di distaccodi frane sottomarine

faciesC

conoideinterna

scarpatainferiore

scarpatasuperiore

conoideintermedia

conoideesterna

faciesE

faciesG

C: canyon

C2

C3

D

D

D

D

C

CC

Vp: valli principali

Vs: valli secondarie

Cp: canali periferici

Aiv: aree intervallive

Vp

Vs

Vs

Cp

Cp

Cp

Aiv

Aiv

Aiv

fig. 3. Ambienti deposizionali torbiditici: i serbatoi con maggior volume si hanno nei canali della scarpata inferiore, nella conoide interna e intermedia e nei corpi sabbiosi della conoide esterna. Questi ultimi, di grande estensione laterale,offrono buoni serbatoi nei bacini di avanfossa, ove le fasi di compressione durante e dopo la sedimentazione creano struttureanticlinali e relative trappole (Mutti e Ricci Lucchi, 1972).

Page 7: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

il processo di dolomitizzazione, che determina un note-vole incremento di porosità e permeabilità.

Gli ambienti di sedimentazione delle rocce di origi-ne chimica sono in grande prevalenza marini e sono dovu-ti a processi di evaporazione, poiché la diminuzione delcontenuto in biossido di carbonio dell’acqua favorisce laprecipitazione del carbonato di calcio; la presenza di orga-nismi che hanno fissato il carbonato di calcio nel gusciodetermina invece la formazione di rocce di origine bio-chimica. L’ambiente sedimentario più favorevole alla pre-cipitazione dei carbonati è la piattaforma continentale,con le sue scogliere.

La piattaforma interna, connessa con i depositi costie-ri, comprende ambienti tidali e subtidali, determinati dal-l’azione delle maree, con barre sabbiose e lagune costie-re: la variabilità laterale causa un mosaico di sabbie (dicomposizione carbonatica se dovute allo smantellamen-to di scogliere) e fanghi calcarei (piane algali con stro-matoliti). Queste formazioni possono avere ampio svi-luppo laterale sulle piattaforme con bassi gradienti delfondo marino oppure contornare le isole, specialmentegli atolli. La piattaforma intermedia e quella esterna ospi-tano depositi più fini (grainstones e mudstones, Boselli-ni, 1991) che, nelle zone soggette a forti maree, sono rie-laborati dalle correnti marine.

In climi caldi, assume grande importanza per la for-mazione di serbatoi l’accrescimento delle scogliere, detteanche bioerme, con depositi altamente poroso-permea-bili (questo carattere viene potenziato dai successivi feno-meni di dolomitizzazione). Il grande sviluppo dei depo-siti di piattaforma e scogliera è connesso con ampi fe-nomeni di subsidenza (fig. 4) e con le corrispondentitrasgressioni marine che permettono l’aggradazione ver-ticale della sedimentazione e la sua progradazione late-rale (highstand in stratigrafia sequenziale).

Questi depositi hanno facies molto variabili, dal corpobiocostruito della scogliera alla retroscogliera, dove pre-valgono strati calcarei di mare basso con alghe e mollu-schi in aggradazione, all’avanscogliera, ove le onde fran-gono più intensamente.

Attualmente i principali organismi costruttori di sco-gliere sono le alghe e i coralli, mentre nelle scogliere fos-sili troviamo stromatopore e rudiste. Molti di questi orga-nismi hanno la parte inorganica costituita da calcite, maalcuni, come le alghe codiacee (per esempio, Halimeda)e molti molluschi, contengono anche aragonite. La solu-zione dell’aragonite dà luogo a precipitazione di calcitea basso tenore di magnesio, finché anch’essa non vienedisciolta parzialmente, con aumento di porosità. I coral-li più esili, di tipo ramificato, vengono rotti dal motoondoso, particolarmente durante le tempeste, e vanno acostituire una breccia coralligena, molto porosa, tutt’in-torno alla scogliera.

La morfologia di questi sedimenti è molto variabile:alcuni sistemi di scogliera si dispongono paralleli alla

costa, come attualmente si osserva nella Grande BarrieraAustraliana, altri in isole (atolli), come nelle Maldive, spes-so contornanti apparati vulcanici, come in Polinesia; quilo smantellamento dovuto alle onde di tempesta crea unanello di forte spessore. Tale variabilità influenza la formadei depositi connessi come le retroscogliere, che negli atol-li coprono tutta la parte interna alla circonferenza dell’a-tollo e nelle isole vulcaniche assumono forma di coronacircolare. La crescita delle scogliere (Bosellini, 1991) nellazona esterna, dove esse costituiscono una barriera al motoondoso, può dar luogo a una scogliera a frangia (fringingreef), che orla la terra emersa, se la piattaforma è stretta ela scogliera cresce attaccata alla costa; se invece la piat-taforma è relativamente ampia, la scogliera che cresce sulmargine e risulta separata dalla costa da un tratto di mare(laguna) è detta scogliera a barriera (barrier reef). I motidi marea creano dei canali nella scogliera, che tende cosìa formare numerose isole indipendenti.

La forma verticale è determinata dal rapporto fra lasubsidenza del fondale marino e l’accrescimento vertica-le, opera degli organismi biocostruttori che hanno un habi-tat ottimale a pochi metri di profondità. Se la subsidenzaè veloce, gli organismi devono crescere in verticale percompensare il progressivo approfondimento; se è lenta,gli organismi si sviluppano lateralmente, consentendo allascogliera di progradare, mentre i fianchi sono sede di sedi-menti detritici per il parziale smantellamento della sco-gliera stessa; se infine si ha un rallentamento o una stasidella subsidenza, gli organismi tendono a svilupparsi allaloro profondità ideale, allargando la biocostruzione fin-ché essa appare come un fungo. La scogliera dolomitica,per esempio, può avere notevoli spessori, come nel casodegli affioramenti del Ladinico e del Carnico visibili inTrentino-Alto Adige, dell’ordine dei 1.000 m.

I sedimenti di piattaforma carbonatica, anch’essi spes-so dolomitizzati, hanno uno sviluppo laterale molto piùampio di quelli di scogliera e spessori analoghi. NelleDolomiti orientali la Dolomia Principale affiora ampia-mente; tenendo conto che il margine settentrionale delsupercontinente di Gondwana, sede della sedimentazio-ne carbonatica nel Triassico, si sviluppava in continuitàfino all’India settentrionale, si ha un’idea dell’estensio-ne di questa piattaforma.

Anche i depositi di piattaforma si sviluppano verti-calmente in compensazione con la subsidenza. I serbatoisono più ampi di quelli nella scogliera e la copertura puòessere rappresentata dallo sviluppo di piattaforme terri-gene con alta percentuale argillosa o da calcari compatti.

Serbatoi in depositi di piattaforma e di scogliera, ori-ginatisi nel Devoniano, sono diffusi nell’Alberta (Cana-da), ove si possono osservare in spettacolari affioramentisulle Montagne Rocciose. Tutta l’America Settentriona-le è ricca di serbatoi in rocce carbonatiche, in facies dipiattaforma interna (piane tidali) e scogliera dall’Ordo-viciano al Permiano. Importanti serbatoi sono presenti

91VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

Page 8: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

anche nelle barre sabbiose calcaree giurassiche in Ara-bia Saudita e cretacee in Iraq. Serbatoi contenuti in roccecarbonatiche del Terziario si trovano nel Golfo Persicoe in California.

Serbatoi in rocce fratturate

Quasi tutte le rocce, comprese le sedimentarie tran-ne le evaporiti, sono abbastanza fragili da fratturarsidurante i processi deformativi. Lo sforzo per fratturare

la roccia è molto più elevato in regime di compressioneche di estensione; quindi è in quest’ultimo contesto chesi riscontrano di norma i serbatoi in rocce fratturate. Lafratturazione di un corpo roccioso non implica necessa-riamente un regime estensionale regionale e può verifi-carsi anche in ambito localizzato. Si esplica in rocce liti-ficate, coerenti.

Nelle arenarie le fratture interessano di norma ilcemento, in quanto esse difficilmente attraversano i gra-nuli, tranne nelle rocce a cemento siliceo come le quar-

92 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

laguna di retroscogliera

detritodiscogliera

scogliera scarpata bacinostagnante

detritie breccedi taluspi

ano

fron

te

depositi ipersalini

Carlsbad Group

Capitan Limestone Bell Canyon0 1 2 3 km

Carlsbad facies:dolomie

Capitan reef facies:dolomie e calcari

Delaware facies:arenarie grige

800

400

0

progradazione

costa laguna

complesso di scogliera

retroscogliera

scar

pata

inte

rna

scog

lier

a s.

s.

scar

pata

est

erna

tran

sizi

one

avanscogliera

bacino

il bacino si approfondisceverso l’alto

aggradazione

m

fig. 4. A, complesso di scogliera con sistemi deposizionali associati; B, evoluzione stratigrafica delle piattaforme ladiniche delle Dolomiti in regime di subsidenza; C, sezione stratigrafica del Permian ReefComplex, in Texas-Nuovo Messico (Bosellini, 1991).

A

B

C

Page 9: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

ziti, che hanno però scarsa importanza come serbatoi.Nelle rocce carbonatiche invece lo sviluppo delle frat-ture avviene nell’intero corpo sedimentario. La porositàe la permeabilità ne risultano fortemente condizionate,specie quest’ultimo parametro poiché la migrazione deifluidi tende a concentrarsi lungo le superfici di frattura.

È chiaro che in rocce originariamente impermeabili,come le rocce clastiche fortemente cementate o ricche dimatrice e calcari compatti, le fratture determinano la poro-sità secondaria e soprattutto la permeabilità effettiva. Inun contesto con fratture frequenti e aperte quest’ultimoparametro può essere praticamente infinito. Nelle roccecarbonatiche inoltre le fratture possono costituire canalidi migrazione di soluzioni ricche di biossido di carbonioe pertanto con alto potere di dissoluzione, che tendonoad allargare sensibilmente le fratture aperte.

D’altro canto l’effetto della fratturazione è condi-zionato dalla profondità a cui viene avvertito il fenome-no: infatti al di sotto di una certa profondità, variabilesecondo lo sforzo tettonico, il tipo di roccia e il conte-nuto di fluidi, le fratture aperte non si mantengono talie vengono nuovamente cementate da precipitazione disali provenienti da soluzioni circolanti nel sottosuolo.Quando questo fenomeno è precedente alla migrazionedegli idrocarburi occorre una nuova fase di deformazio-ne per ristabilire un reticolato di fratture: se il cementoè databile si può ricostruire la storia deformativa dellaroccia serbatoio.

Cause della fatturazioneLe aree in cui il fenomeno si osserva con maggior fre-

quenza sono quelle più vicine a faglie importanti, segui-te da quelle presso zone di piegamento e infine da quel-le in regioni con stratificazione monoclinale. Le cause piùcomuni di fratturazione sono le seguenti (North, 1985):• forze parallele alla stratificazione (buckle folding)

che influiscono maggiormente su rocce massicce ocon spessa stratificazione, aventi scarsa tendenza allaplasticità. La fratturazione è favorita dalla presenzadi un substrato plastico e si concentra sulle crestedelle anticlinali, sottoposte a tensione locale;

• forze ortogonali alla stratificazione (bending folding)dovute a estensione che origina subsidenza differen-ziale, con formazione di pilastri o fosse tettoniche.Le fratture si propagano verso l’alto ai lati di ciascunblocco e interessano anche la parte piegata che drap-peggia le faglie;

• faglie estensionali con associata fratturazione che aumen-ta logaritmicamente avvicinandosi alla superficie difaglia; possono formarsi anche in regime compressio-nale quando faglie e pieghe sono interconnesse;

• pressione dei fluidi, associata anche a soluzione (pres-sure solution) nei carbonati. Si formano discontinuità(stiloliti) combinate con microfratture (tension gashes)perpendicolari a esse, in regime compressivo;

• pressione litostatica differenziale, conseguente a sol-levamento ed erosione.Altri fattori che causano fratturazione sono la dei-

dratazione, il dilavamento, specialmente in superfici ero-sionali sottostanti le discordanze, e il raffreddamento dirocce ignee che possono avere il ruolo di serbatoio.

Esempi di serbatoi in rocce fratturateIl caso più noto e studiato di serbatoio in carbonati

fratturati si trova nell’Asmari Limestone in Iran (Oligo-Miocene). Il serbatoio, in calcari spessi oltre 300 m, èstato deformato in piega a largo raggio, con un reticolodi fratture in connessione laterale e verticale che favori-scono un alto tasso di produzione. Il Messico deve la suaproduzione d’olio in gran parte a calcari fratturati delMesozoico (Tamaulipas Limestone): la fratturazione è diseconda generazione e si è verificata durante il piega-mento conseguente al sollevamento della struttura, nelTerziario. In Venezuela (Bacino di Maracaibo) il serba-toio è in calcari cretacei in anticlinali formate dal Creta-ceo al Miocene. La permeabilità è stata ampliata per solu-zione lungo le fratture, parte delle quali successivamen-te ridotte per precipitazione di calcite. Altri esempi siritrovano nel Cambro-Ordoviciano del Texas, nel Permo-Trias della Cina e nel Mississippiano del Canada occi-dentale, ai piedi delle Montagne Rocciose.

In rocce silicee fratturate serbatoi importanti si tro-vano in California (Monterey Formation del Miocene)in diatomiti; la produzione d’olio proviene anche da dolo-mie alternate alle diatomiti e dalle rocce fratturate delbasamento.

Anche le argilliti nere fratturate costituiscono ottimiserbatoi, come nel Devoniano degli Appalachi; qui leargilliti costituiscono sia roccia madre, sia roccia serba-toio, sia roccia di copertura, ma la produzione richiedeinterventi di fratturazione artificiale su vasta scala.

Nelle arenarie esempi di giacimenti in serbatoi frat-turati si trovano nell’Oriskany Sandstone, uno dei primigiacimenti in produzione negli Appalachi. Un giacimentopiù importante è nel Texas (Spraberry Formation del Per-miano inferiore) ove però le fratture fungono da canalidi flusso più che da serbatoio.

Anche rocce ignee e rocce del basamento, se inten-samente fratturate, possono costituire serbatoi sfruttabi-li, come in Argentina (Bacino di Mendoza, in tufi trias-sici), in Arizona (filoni sienitici fratturati nel Bacino diParadox) e in Russia (rocce metamorfiche del basamentoercinico della depressione del Don).

Parametri fisici di una roccia serbatoio

Vari sono i parametri fisici che caratterizzano un ser-batoio. Oltre alla porosità e alla permeabilità (v. oltre),intervengono la temperatura, la pressione, la densità, lafase in cui si caratterizza ciascun fluido, cioè gassosa,

93VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

Page 10: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

liquida o solida. Questi fattori interagiscono: per esem-pio un cambiamento di temperatura o pressione puòdeterminare cambi di fase. Le rocce serbatoio sono dinorma piene d’acqua al momento della deposizione e inseguito gli idrocarburi, dopo la migrazione, vanno a riem-pire i pori sostituendo l’acqua.

La temperatura varia direttamente con la profondità.Il gradiente geotermico (mediamente 1 °C ogni 30 m diprofondità) è influenzato dalla posizione geografica e daaltri fattori locali come l’eventuale presenza di vulcani-smo o la circolazione di acque sotterranee. Spesso le tem-perature di riferimento sono ottenute durante la perfora-zione o lo sfruttamento e sono grandemente influenzateda queste operazioni. In tali circostanze le temperaturedel sedimento e del fluido contenuto non sono in equili-brio e il gradiente misurato è inferiore a quello reale.

La pressione minima di un giacimento è quella idro-statica, o della colonna d’acqua, pari a 1 atm ogni 10 mdi profondità. Questo valore non si realizza praticamentemai per la presenza del carico litostatico (o geostatico) deisedimenti sovrapposti, che influisce sulle pressioni di fondoportando sempre il gradiente a valori superiori, di normaa circa 1,5 atm e in casi eccezionali anche a 2 atm.

Un’altra caratteristica fisica importante del serbatoioè la saturazione in gas. L’olio nel sottosuolo contienesempre una certa percentuale di gas disciolto, che puòanche essere maggiore di quanto ne può contenere allatemperatura e alla pressione esistenti; in questo caso ilgas si concentra per gravità nella parte sommitale (gascap). Se invece la percentuale di gas disciolto è inferio-re, il gas rimane in soluzione finché una diminuzione dipressione, conseguente alla fase di sfruttamento, ne libe-ra una certa quantità che accompagna l’olio prodotto ova a riempire gli spazi del serbatoio lasciati liberi dal-l’olio e dal gas prodotti. Le sovrapressioni che interes-sano la parte sommitale in idrocarburi gassosi (gas cap)favoriscono l’estrazione dell’olio che viene a giorno perspinta dovuta all’espansione del gas (gas drive).

PorositàLa porosità è determinata dall’insieme dei vuoti (cioè

i volumi riempiti dai fluidi) presenti nella roccia serba-toio, rappresentati di norma dai pori della roccia stessa,ma anche dai volumi vuoti, interstizi o fratture, che inter-secano la roccia. La porosità si valuta in percentuale volu-metrica rispetto alla roccia serbatoio e cioè dal rappor-to del volume dei vuoti sul volume totale della roccia.In pratica, perché un giacimento sia sfruttabile, la poro-sità deve essere di norma superiore al 5%, ma a grandiprofondità e conseguenti alte pressioni si può operareanche con porosità inferiori.

Si deve distinguere fra porosità totale e porosità effet-tiva: la prima è quella sopra definita, anche se spesso neigiacimenti bisogna tener conto che molti pori non sonointerconnessi, e pertanto gli idrocarburi non possono

migrare in essi, e altri sono in parte ridotti perché sui fram-menti di roccia che li circondano è presente dell’acquainterstiziale inamovibile. È questo il caso delle argillesciolte che hanno una porosità totale superiore al 50%, ingran parte riempita da acqua interstiziale. La porosità effet-tiva (o efficace) è pertanto rapportata al volume dei porinei quali il fluido presente può effettivamente muoversi.Per esempio una pomice, che ha una porosità totale supe-riore al 50%, non ha porosità effettiva; i pori presenti nonsono interconnessi, pertanto i fluidi non possono filtrarein essa e penetrarla e quindi può galleggiare sull’acqua.

Naturalmente la porosità può variare sensibilmentein una roccia serbatoio, in senso sia verticale sia latera-le, in funzione delle variazioni della natura della rocciastessa. Essa è infatti influenzata dall’ambiente di sedi-mentazione sia nello spazio (variazione laterale), sia neltempo (verticale). La porosità può essere primaria, quan-do si è formata durante la deposizione della roccia sedi-mentaria, oppure secondaria, formata in seguito a pro-cessi che hanno influito sulle successive trasformazionio deformazioni della roccia stessa.

Porosità primariaÈ caratteristica delle rocce clastiche; i frammenti che

si depositano per decantazione lasciano degli spazi tal-volta riempiti di particelle più piccole, spesso di naturaargillosa (la matrice). Gli spazi rimasti vuoti costitui-scono la porosità che è influenzata dalla tessitura delsedimento. I parametri propri della tessitura del sedi-mento sono: dimensioni, geometria dei frammenti e lorodisposizione spaziale; diagenesi, sotto forma essenzial-mente di compattazione, sia durante sia dopo la deposi-zione, e di cementazione.

Le dimensioni dei frammenti svolgono un ruoloimportante nei confronti della porosità, non tanto in fun-zione della loro grandezza quanto della distribuzionegranulometrica: se essi hanno infatti dimensioni simili,la porosità può essere elevata; in tal caso si parla di sedi-mento ben classato (poco assortito); viceversa se le dimen-sioni sono molto diverse i frammenti più piccoli tendo-no a riempire gli spazi lasciati liberi dai frammenti piùgrossolani e pertanto la porosità diminuisce (sedimentopoco classato o molto assortito).

Le società petrolifere quantificano il grado di clas-sazione eseguendo analisi di laboratorio sulla distribu-zione delle dimensioni dei frammenti (granulometria).La rappresentazione grafica della granulometria di unsedimento clastico riporta un diagramma con le classidimensionali, in scala logaritmica, dei granuli in ascis-sa e la loro percentuale in ordinata. Nel grafico, un sedi-mento ben classato presenta un massimo ‘acuto’ carat-teristico corrispondente alla classe maggiormente rap-presentata (detta moda): in tal caso la porosità è elevata.Se invece il grafico presenta una forma piatta, in cui tuttele classi sono uniformemente rappresentate, il sedimento

94 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

Page 11: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

è poco classato (granulometricamente molto assortito)e la porosità è scarsa.

I sedimenti più fini hanno di norma porosità più ele-vate perché hanno granuli di dimensioni simili, spessonon in connessione tra loro: per esempio le argille con-tengono spazi con acqua interstiziale, inamovibile incondizioni statiche, e possono raggiungere, se non com-pattate, porosità dell’ordine del 50-80%. Buone poro-sità offrono anche le sabbie (20-40% se non cementa-te), mentre le rocce clastiche grossolane (conglomera-ti, ghiaie) hanno statisticamente porosità inferiori poichéle dimensioni dei loro elementi sono molto eterogeneee i clasti più piccoli vanno a riempire gli interstizi fra iclasti più grandi.

Anche la forma dei frammenti influisce sulla poro-sità: le porosità più alte si hanno con frammenti di formavicina alla sfera (alto coefficiente di sfericità), che si tro-vano in sedimenti che hanno subìto durante il trasportoun lungo processo di rotolamento. La disposizione spa-ziale dei granuli influisce sulla porosità: una distribu-zione cubica (unendo il centro di ogni sfera si ottiene uncubo) può raggiungere il 47,6%, una ortorombica il 39,5%e una romboedrica il 26,0% (fig. 5). Si tratta sempre divalori massimi teorici, in granuli di forma sferica dellastessa dimensione e non cementati. In pratica la distri-buzione dei granuli varia nel tempo con il carico lito-statico che tende a disporli in modo più compatto condiminuzione della porosità.

Le porosità più elevate (che teoricamente arrivano apoco meno del 48%) corrispondono quindi a frammenti

sciolti, equidimensionali e sferici, con una distribuzio-ne spaziale cubica.

L’ambiente di sedimentazione influenza la porositàprimaria. Fra le rocce clastiche, le più porose sono le sab-bie di origine desertica e quelle di spiaggia, che, speciese elaborate dal vento, sono molto classate. Discretamenteporose sono le sabbie di piattaforma terrigena o deltizieperché influenzate dalla presenza di matrice argillosa.Molto meno porose sono le torbiditi, poiché il trasportodi massa in ambiente sottomarino seleziona poco la sab-bia dall’argilla. Fattori importanti che influiscono nega-tivamente sulla porosità sono la compattazione e cemen-tazione e, in genere, tutti i processi diagenetici.

La diagenesi determina un cambiamento della com-posizione mineralogica, con implicazioni di grande inte-resse per il geologo del petrolio poiché modifica la poro-sità, la permeabilità, la pressione di entrata e la satura-zione in acqua irriducibile. Le arenarie in profondità sonosoggette a una pressione dovuta al carico litostatico; daciò deriva una diminuzione di porosità. Tale condizionepuò localmente invertirsi sotto le discordanze, dove losmantellamento e il dilavamento possono portare alladissoluzione soprattutto nei cementi carbonatici, con con-seguente aumento di porosità e permeabilità. Inoltre que-sti ultimi possono dissolversi durante il successivo sep-pellimento, per la presenza di biossido di carbonio duran-te la decarbossilazione della materia organica in roccemadri adiacenti (Taylor, 1977).

Il carico litostatico dovuto al peso dei sedimenti chesi depositano nel tempo sopra la roccia serbatoio favo-risce la sua compattazione, che ha effetti soprattutto sullerocce clastiche. Le sabbie e i sedimenti grossolani ingenere risentono poco di questo fenomeno (2% di ridu-zione della porosità per un carico di 1.000 m di sedi-mento): solo in tempi molto lunghi tale fattore può agiresensibilmente.

Viceversa le argille possono ridurre il proprio volu-me anche del 50%; il loro comportamento sotto caricoè ben diverso da quello delle sabbie, in primo luogo perl’alto contenuto in acqua che accompagna la loro sedi-mentazione, come avviene in un fango argilloso, in cuile particelle solide sono volumetricamente meno dellametà del totale. Durante il processo di compattazionel’acqua viene spremuta dai pori che diminuiscono pro-gressivamente il loro volume. I minerali argillosi sonofillosilicati, con reticolo planare, e in un fango non assu-mono disposizione parallela; inoltre questi minerali hannoacqua reticolare che si aggiunge all’acqua presente neipori. Durante la compattazione l’acqua viene espulsa, iminerali variano il proprio reticolo, assumendo dimensio-ne inferiore, e si dispongono con un orientamento a pianiparalleli; inoltre i pori, specie quelli più grandi, si ridu-cono di volume. La densità del sedimento cresce progres-sivamente da valori poco superiori a 1 kg/dm3, tipica delfango, a circa 2 kg/dm3: una successione sedimentaria

95VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

caso 1

caso 2

caso 3

fig. 5. Tre tipi di disposizione spaziale di granuliequidimensionali sferici,con i vuoticorrispondenti(North, 1985).

Page 12: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

argillosa può ridursi quindi a uno spessore vicino allametà di quello originario. Le argille compattate vengo-no meglio definite col termine di argilliti (shales). Ledeformazioni tendono a ridurre ulteriormente la poro-sità; per esempio, per effetto della plasticità della roc-cia, una piega in argillite ha i fianchi assottigliati e quin-di meno porosi della zona di cresta.

Un notevole carico litostatico sulle argille, accom-pagnato da alte temperature, può trasformarle in argil-loscisti (slates) o filladi, vere e proprie rocce metamor-fiche. In queste ultime la porosità è del tutto assente e ladensità è quella dei minerali argillosi, fino a 2,6-2,7kg/dm3. Nella sedimentazione di avanfossa, sopra i sedi-menti argillosi, spesso alternati a sabbie, si depositanoforti accumuli sedimentari, di origine torbiditica, dovu-ti allo smantellamento di catene montagnose. Qui il cari-co geostatico è relativo a molte migliaia di metri di spes-sore e causa lo sprofondamento dei sedimenti. Associa-ta al carico litostatico, con la profondità aumenta anchela temperatura, un altro fattore di compattazione. Natu-ralmente, un alto gradiente geotermico favorisce la com-pattazione in profondità, con accentuata diminuzione diporosità (fig. 6).

Anche le rocce carbonatiche subiscono processi dicompattazione. All’origine la sedimentazione carbona-tica dà luogo, in ambiente di bacino, a un fango calca-reo ricco d’acqua. La percentuale di acqua è inferiorein sedimenti ricchi di organismi, specie nelle scogliere,

che sono rocce in gran parte biocostruite. La compatta-zione determina pressione di soluzione (pressure solu-tion), che accompagna la diagenesi delle rocce carbo-natiche, con formazione di particolari giunture irrego-lari, dette stiloliti.

La cementazione ha pure un effetto di riduzione dellaporosità nelle rocce clastiche. Il sedimento, subito dopola sua deposizione per decantazione, viene attraversatoda soluzioni circolanti da cui precipitano sostanze cheoccludono parzialmente o totalmente i pori, litificandoil sedimento stesso e trasformandolo in una roccia coe-rente: per esempio una sabbia diventa un’arenaria. Ilcemento è di natura calcitica o silicea o più raramentegessosa. La sua composizione dipende dalla natura deigranuli che compongono la roccia: una sabbia quarzo-so-feldspatica (arcose) viene di norma cementata da sili-ce (silicoarenite), una sabbia calcarea da calcite (calca-renite), ma spesso le soluzioni, specie quelle con salisolubili e molto diffusi nelle rocce come il carbonato dicalcio, possono provenire da rocce adiacenti, per cui èmolto comune l’arenaria a granuli quarzoso-feldspati-ci cementati da calcite. Molti minerali possono svolge-re il ruolo di cemento, ma solo un numero limitato diessi si ritrova in quantità sufficiente per interessare ilgeologo del petrolio. Tra questi il quarzo e i carbonaticalcite e dolomite, in minor quantità siderite e, in cir-costanze particolari anidrite, barite, fluorite, halite, ossi-di di ferro e pirite compongono il comune cemento. Ilfeldspato secondario accompagna spesso il quarzo secon-dario. I minerali argillosi caolinite, illite, clorite e mont-morillonite crescono come composti autigeni. Il pro-cesso di cementazione riguarda in genere solo le roccepermeabili, attraverso le quali possono fluire queste solu-zioni. Nelle rocce impermeabili, come le argille, non siriscontrano processi di cementazione, ma solo di com-pattazione.

Le rocce carbonatiche presentano porosità primariaquando hanno subìto un processo di sedimentazione ditipo clastico (rocce carbonatiche detritiche). La porositàprimaria può essere inoltre dovuta all’instabilità di alcu-ni minerali precipitati o fissati dagli organismi calcarei.L’aragonite, per esempio, è un minerale instabile che sitrasforma presto in calcite ad alto contenuto in magne-sio. Appena deposti, i calcari, per la loro alta solubilitàin acqua ricca di biossido di carbonio, sono spesso subi-to disciolti dalle acque meteoriche, con aumento dellaporosità che, essendo quasi contemporaneo alla sedimen-tazione, permette di definire la porosità ancora come pri-maria. I granuli deposti differiscono da quelli delle roccesilicoclastiche per maggiori rugosità e irregolarità; i pori,policoncavi, sono di maggiori dimensioni nei grainstones,come le calcareniti, specie se deposte nelle retrosco-gliere. Nelle ooliti, in cui gli elementi hanno forma sub-sferica, si riscontrano alte porosità. Porosità inferiorisi registrano nei packstones, wackestones e mudstones

96 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

0 10 20 30 40

0

1

2

3

porosità (%)

26 ° C/km

35 ° C/km

prof

ondi

tà (

km)

fig. 6. Relazioni fra porosità e profondità in funzione di due diversi gradienti termici(valori riscontrati in arenarie dell’arco pacificonord-orientale) (North, 1985).

Page 13: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

che subiscono ulteriore riduzione durante la diagenesi:la compattazione, anche a poche centinaia di metri dicarico, riduce il volume del 25-30% a scapito della poro-sità, specie se il carbonato è ancora sciolto, non cemen-tato. La cementazione nella roccia carbonatica avvieneper precipitazione di calcite spatica proveniente dal cal-care stesso per pressione di soluzione.

Porosità secondariaÈ dovuta a processi chimici, che possono avere effet-

ti di dissoluzione su frammenti solubili o sul cemento eche generano spazi vuoti, oppure fisici, dovuti a defor-mazioni che frantumano la roccia già litificata, non piùsoggetta a deformarsi plasticamente, e che quindi gene-rano fratture. Nelle rocce clastiche la porosità seconda-ria si forma per il passaggio di soluzioni ad alto conte-nuto di biossido di carbonio e quindi ad alto potere didissoluzione; per esempio nelle arenarie cementate dacalcite, quest’ultima si dissolve parzialmente, generan-do spazi vuoti.

La porosità secondaria dovuta a processi chimici èperò caratteristica delle rocce carbonatiche: la dissolu-zione lungo vie preferenziali, per esempio le fratture, tendead allargarle favorendo l’aumento di porosità e permea-bilità; il risultato finale è l’instaurarsi di una morfologiacarsica. Tali eventi sono favoriti da fasi di regressione cheespongono i sedimenti calcarei all’azione delle acquemeteoriche, ricche di biossido di carbonio; la successivatrasgressione invade le zone dilavate e disciolte forman-do una discordanza che, se caratterizzata dalla deposi-zione di rocce impermeabili, offre ottima copertura a uneventuale serbatoio molto poroso e permeabile.

Il più importante fra i processi chimici è la dolomi-tizzazione che è una trasformazione chimica per scam-bio (metasomatismo) calcio/magnesio con ricristalliz-zazione della roccia. Molti fra i più grandi giacimenti inrocce carbonatiche sono ubicati in serbatoi di roccia dolo-mitica: questo fenomeno si riscontra nell’80% delle riser-ve del Paleozoico nordamericano, ove il processo haavuto più tempo per realizzarsi, favorito anche dalla pre-senza di organismi con conchiglie, più adatte alla tra-sformazione, ma solo nel 20% delle riserve del GolfoPersico, ove i serbatoi carbonatici sono costituiti da roccepiù recenti.

Il processo avviene dopo la sedimentazione del car-bonato, in qualsiasi stadio della diagenesi e in tempi assailunghi: in laboratorio non è stata verificata la possibilitàdi sintetizzare la dolomite a basse temperature, quindi èdubbia l’esistenza di dolomie primarie. I carbonati attua-li sono composti di minerali metastabili come aragonite eMg-calcite, mentre le antiche rocce carbonatiche sonocostituite da calcite e dolomite. È possibile distinguere unadolomitizzazione precoce, osservata in ambienti tidali, dauna dolomitizzazione tardiva, metasomatica, che cancel-la le tessiture originarie della roccia e produce dolomie

cristalline, in genere assai grossolane, con grandi cristalliidiomorfi e tessiture saccaroidi (Bosellini, 1991).

La conversione di aragonite e Mg-calcite in calcite èun processo di stabilizzazione mineralogica con la solariduzione di una piccola quantità di magnesio. Vicever-sa, la conversione di calcite o aragonite in dolomite richie-de una fondamentale trasformazione chimica e minera-logica. La sostituzione della calcite con dolomite com-porta un aumento della porosità dell’ordine del 12%.Poiché il processo di dolomitizzazione può essere par-ziale, l’aumento di porosità si realizza solo in parte dellaroccia carbonatica ed è in questa che si immagazzina lamaggior parte degli idrocarburi.

La dolomitizzazione avviene in tempi diversi: nellafase iniziale del processo si formano rombi di dimen-sioni lineari tra 20 e 100 mm, della stessa dimensione inciascuno strato, poi si creano gli spazi fra i rombi di dolo-mite, con formazione di una tessitura saccaroide. Oltrealla porosità assoluta, nel processo viene elevata la poro-sità effettiva poiché i romboedri di dolomite sono carat-terizzati da superfici planari. Inoltre un serbatoio in dolo-mie resiste maggiormente alla compattazione rispetto aun serbatoio in calcari e quindi, al di sotto di una certaprofondità, le massime porosità delle rocce carbonati-che si trovano nelle dolomie.

La dolomitizzazione è particolarmente intensa nei cal-cari di scogliera e soprattutto in ambiente di retrosco-gliera, ove l’evaporazione è molto attiva. Questi calcarisono biocostruiti e quindi il processo è favorito dall’ab-bondanza e dalla natura dei fossili. La dolomitizzazioneinfluisce selettivamente sui fossili in quanto l’aragonite,propria degli scheletri dei coralli e delle conchiglie digasteropodi e cefalopodi, ha un reticolo cristallino volu-metricamente simile alla dolomite e pertanto in questifossili il processo è più rapido. In un tempo più lungoavviene la trasformazione della calcite ad alto contenutodi magnesio delle conchiglie dei brachiopodi (organismimolto diffusi nelle scogliere paleozoiche) e ancora dopoquella di echinidi, briozoi, lamellibranchi (fra cui le rudi-ste, organismi biocostruttori del Cretaceo) e ostracodi.

Fra i vegetali, le alghe calcaree subiscono un pro-cesso di dolomitizzazione rapido poiché alcune sono ara-gonitiche e altre sono formate da calcite con un alto con-tenuto in magnesio; inoltre esse stesse riducono il sol-fato che rallenta il processo. La frequenza di dolomiepaleozoiche è quindi dovuta anche al grande sviluppodelle alghe in quest’era.

L’elevato volume dei sedimenti implicati nella dolo-mitizzazione (nella regione dolomitica gli spessori supe-rano i 1.000 m e lo sviluppo areale è vastissimo) rendenecessari un meccanismo e una forza motrice adeguatia mantenere in moto per lunghi periodi quantità enormidi fluido dolomitizzante. Sono stati ipotizzati diversisistemi di circolazione atti a trasportare il magnesio neces-sario (Bosellini, 1991).

97VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

Page 14: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Misure di porositàValutazioni quantitative della porosità in laboratorio

sia su campioni di campagna sia su carote di sottosuolovengono effettuate con uno strumento apposito, il poro-simetro. Esso misura il volume totale della roccia, cioèdel liquido spostato immergendo il campione preventi-vamente sigillato esternamente con materiale plastico, eil volume totale dei pori (il volume di liquido necessa-rio per saturare completamente il campione). La poro-sità può essere inoltre misurata con metodi di sottosuo-lo, soprattutto con il log sonico e con carotaggi radioat-tivi (neutron log e formation density).

I valori (in percentuale) di porosità possono esserecosì classificati: a) 0-5 minima, tipica di arenarie bencementate e calcari compatti; b) 5-10 debole, in arena-rie e calcareniti mediamente cementate, calcari debol-mente fratturati o fessurati; c) 10-15 media, in arenariescarsamente cementate, conglomerati, calcari detriticimolto fratturati e fessurati, dolomie; d ) 15-20 buona, insabbie poco coerenti, ghiaie, dolomie fratturate; e) oltre20 ottima, nelle sabbie sciolte e ben classate e nelle dolo-mie vacuolari, molto fratturate e fessurate.

PermeabilitàÈ la proprietà che permette il passaggio dei fluidi

attraverso la roccia, senza che questa subisca modifica-zioni della struttura o spostamenti delle particelle costi-tuenti. Mentre la porosità interessa gli idrocarburi in con-dizioni statiche, la permeabilità è in funzione dinamica.Infatti è una proprietà che permette alla roccia di rila-sciare i fluidi contenuti e non soltanto di contenerli. Ilpassaggio dei fluidi attraverso la roccia avviene per fil-trazione dei fluidi attraverso i pori (permeabilità per poro-sità) oppure per trasmissione diretta attraverso disconti-nuità offerte dalla roccia (permeabilità per fratturazioneo fessurazione).

La permeabilità si quantifica determinando la quan-tità di fluido che passa attraverso una superficie di roc-cia, in condizioni stabili di differenza di pressione. Per-ché un fluido, e in particolare olio o gas, possa attraver-sare o fluire in una roccia è indispensabile che si trovi inpresenza di una differenza (gradiente) di pressione. Inrealtà in tempi molto lunghi tutte le rocce presentano uncerto grado di permeabilità, ma in pratica la potenzialitàcommerciale di un giacimento si esplica con permeabi-lità apprezzabili in tempi molto brevi.

La legge di Darcy (1856) lega la velocità del fluidoche filtra alla permeabilità secondo l’equazione: q�(k/m)� (dp/dx), dove q è la velocità (in cm/s) del fluido, k è lapermeabilità in darcy, m è la viscosità (dinamica) in cen-tipoise e dp/dx è la differenza di pressione (p) nella dire-zione di flusso (x) o gradiente di pressione. La viscositàesprime la resistenza interna del fluido, cioè la resisten-za che le particelle del fluido incontrano nello scorrerele une rispetto alle altre. Nota la viscosità del fluido, può

quindi essere misurata la permeabilità della roccia. L’u-nità di misura pratica di permeabilità è il darcy (pari a9,87⋅ 10�13 unità SI). Il darcy, secondo la definizione API(American Petroleum Institute) è la permeabilità di unmezzo poroso nel quale una singola fase fluida di un cen-tipoise di viscosità, che riempia completamente gli spazivuoti del mezzo, fluisce attraverso questo, in condizionidi regime laminare, con la portata di 1 cm/s per cm2 disezione normale, sotto la pressione di un’atmosfera percm di percorso. Poiché il darcy è un’unità troppo eleva-ta per l’utilizzazione pratica, nell’industria petrolifera sipreferisce esprimere la permeabilità in millidarcy.

Permeabilità assolutaÈ indipendente dalla natura del fluido, dipende cioè

solo dalla roccia; può essere valutata come k�Nl2 ove Nè un numero adimensionale (costante in ciascuna roccia)che riassume le caratteristiche della roccia, come la formae la disposizione dei frammenti, e l è la lunghezza dellastruttura dei pori e dipende dalla loro dimensione e dallatortuosità del percorso del fluido, ovvero da dimensione,assortimento e compattazione dei clasti (North, 1985).

La legge di Darcy è basata sull’assunzione che unsolo fluido sia presente nella roccia. Quando nel serba-toio sono presenti gas, olio e acqua, la permeabilità asso-luta fornisce valori poco indicativi: i fluidi interferisco-no infatti fra loro e la permeabilità effettiva va valutataper ciascun fluido in presenza degli altri.

Permeabilità relativa È il rapporto fra la permeabilità effettiva a una data

saturazione di un fluido e la permeabilità assoluta al100% di saturazione di quel fluido; per saturazione siintende il volume di un fluido espresso come frazionedel volume totale dei pori. In pratica si misurano le per-meabilità relative, fin quando la roccia diventa satura al100% di un solo fluido.

La maggior parte dei serbatoi conteneva acqua primadella migrazione degli idrocarburi nel serbatoio stesso:quindi gli idrocarburi penetrano occupando i pori piùgrossi e spingendo l’acqua in quelli più piccoli, ove essaè già presente per capillarità. In fase di produzione si puòverificare quindi la fuoruscita di acqua mista a olio.

Quando la saturazione in idrocarburi aumenta, la per-meabilità relativa all’acqua si annulla progressivamente;ciò può avvenire per una saturazione in acqua dell’ordi-ne del 45%, in funzione della natura della roccia serba-toio e delle proprietà fisiche dei fluidi. All’annullarsi dellapermeabilità relativa all’acqua, il giacimento può produrreidrocarburi liberi da acqua, in quanto gli idrocarburi hannospostato tutta l’acqua eccetto quella trattenuta per capil-larità nei pori troppo piccoli per la loro penetrazione(saturazione irriducibile d’acqua, che può avere, in roccea grana fine, valori apprezzabili, dell’ordine del 30%).Nel caso siano presenti sia olio sia gas, la produzione

98 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

Page 15: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

relativa è in funzione delle percentuali fra i due tipi diidrocarburi: può avvenire una fuoruscita mista, o anchedi solo gas quando, per alte saturazioni di quest’ultimo,la permeabilità relativa all’olio si annulla.

Statisticamente, ad alte porosità corrispondono altepermeabilità: esiste una relazione teorica fra i due para-metri ma a parità di porosità la permeabilità può variaredi molto in quanto diminuisce con la scabrosità dei fram-menti e con la lunghezza del percorso (tortuosità). Inol-tre è chiaramente dipendente dalla geometria dei pori, oltreche dalle loro dimensioni. La relazione dipende quindisostanzialmente dalla natura della roccia: le argille, peresempio, specie se poco consolidate, sono molto porosema del tutto impermeabili, perché i pori sono così picco-li e spesso riempiti da acqua interstiziale per capillarità danon permettere il passaggio di fluidi; esse sono infatti otti-me rocce di copertura. Le ghiaie sono molto permeabili;infatti il percorso dei fluidi compie delle curve ad alto rag-gio (la tortuosità del percorso è bassa), ma sono menoporose delle sabbie perché hanno statisticamente bassaclassazione: quindi i granuli più piccoli si inseriscono neglispazi fra i ciottoli. Pertanto un giacimento in sabbie dinorma contiene più idrocarburi, a parità di volume del ser-batoio, di uno in ghiaie, anche se è meno permeabile.

Per quanto riguarda le rocce di origine chimica, ad alteporosità possono associarsi alte permeabilità; questo avvie-ne soprattutto nelle rocce carbonatiche quando entrambii parametri sono successivi a fratturazione, fessurazione,ricristallizzazione o dissoluzione e assumono caratteristi-che unidirezionali. Le dolomie in particolare sono rigidema fragili alle deformazioni e quindi le dislocazioni lefrantumano e sbriciolano: in tali casi si riscontrano le per-meabilità più elevate, spesso oltre i 1.000 millidarcy.

Misure di permeabilitàLa permeabilità assoluta può essere valutata in labo-

ratorio disponendo di un permeametro: esso consiste inun contenitore cilindrico di carota, una pompa che forzail fluido attraverso la carota, manometri a monte e a valledel campione per misurare la caduta di pressione e unflussometro per valutare il tasso di flusso del fluido nellacarota. Le misure sono standardizzate per avere dati sta-tisticamente comparabili: le carote sono cilindriche, deldiametro di 2 cm e lunghezza di 3 cm.

La permeabilità relativa, di solito limitata a due flui-di, richiede apparecchiature più complesse, in cui il cam-pione viene sottoposto al flusso dei due fluidi in variepercentuali. Si opera su campioni di superficie, ma piùspesso su carote di sottosuolo, da cui si estraggono i cilin-dri di roccia da misurare. Essenziali per rilevare per-meabilità effettive in condizioni di reservoir sono le provedi produzione attraverso l’analisi delle curve di risalitadi pressione, cioè dell’andamento nel tempo della pres-sione a partire dal momento in cui la produzione vienearrestata.

Nella preparazione delle carote per la misura, si devetener conto di alcune peculiarità dei valori di permeabi-lità: esiste infatti una permeabilità orizzontale (o latera-le) che è quella offerta dal movimento del fluido lungoil piano di stratificazione; si valuta estraendo le carotedi misura parallele al piano di stratificazione. La per-meabilità verticale, attraverso i piani di stratificazione,è normalmente inferiore; essa risente infatti della dispo-sizione planare degli strati, con relative discontinuità lito-logiche in senso verticale. Ciò vale per pozzi verticaliche attraversano strati orizzontali, altrimenti bisognavalutare le rispettive inclinazioni.

Alte permeabilità verticali possono verificarsi in stra-ti dislocati: una faglia può costituire una superficie dimaggior permeabilità per fratturazione della roccia, spe-cie in rocce rigide come calcari e arenarie cementate. Inaltri casi, quando la frattura di faglia è interessata dariempimento di cemento solubile (come avviene spessonei serbatoi in rocce carbonatiche e in arenarie cemen-tate da calcite), lungo questa superficie possono esserepresenti piani di dissoluzione che favoriscono la per-meabilità. Anche in caso di faglie o fratture non verti-cali ma variamente inclinate, la presenza di piani didiscontinuità è determinante per ottenere alti valori dipermeabilità (permeabilità direzionale) perché è lungoqueste superfici che avviene il movimento e non attra-verso i pori. La permeabilità per fessurazione, specie infratture allargate per dissoluzione, può essere centinaiadi volte superiore alla permeabilità per porosità.

I valori di permeabilità delle rocce, espressi in mil-lidarcy, sono così classificati: a) fino a 15 debole; b) 15-50 moderata; c) 50-250 buona; d ) 250-1.000 ottima; e)oltre 1.000 eccellente.

Non è possibile valutare i tipi di rocce appartenentialle varie categorie poiché la permeabilità è troppo influen-zata da fratture e fessure eventualmente presenti. Secon-do una statistica effettuata su 1.000 determinazioni, l’80%delle rocce sedimentarie ha permeabilità praticamentenulla (fino a 10�3 md); sono quindi ottime rocce di coper-tura, come le argille, che sono le rocce sedimentarie piùdiffuse, e le evaporiti; il 13% ha permeabilità fino a 1md, il 5% da 1 a 1.000 md, il 2% ha infine permeabilitàeccellente.

Principali serbatoi

Come abbiamo visto, la roccia serbatoio è costitui-ta, salvo rarissime eccezioni, da una roccia sedimenta-ria porosa e permeabile; pertanto i principali serbatoisono contenuti in rocce clastiche, principalmente sabbiee arenarie, o in rocce di origine chimica, quasi semprecarbonatiche, come i calcari e le dolomie. Molti giaci-menti contengono serbatoi rappresentati sia da rocce cla-stiche sia carbonatiche che si succedono verticalmentein successione stratigrafica.

99VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

Page 16: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Gran parte (oltre il 60%) delle riserve petrolifere mon-diali è localizzata nel Medio Oriente, soprattutto in Ara-bia Saudita, che è la nazione più ricca di petrolio, men-tre il paese con le maggiori riserve di gas è la Russia.

Di seguito viene fornita una rassegna dei principaliserbatoi, divisi geograficamente (North, 1985; Barnaba,1998), descrivendo in sintesi quelli denominati supergi-ganti (contenenti oltre 5 miliardi di barili d’olio di riser-ve, pari a più di 700 milioni di tonnellate oppure più di850 miliardi di metri cubi di gas) e quelli giganti (da 500milioni a 5 miliardi di barili d’olio oppure da 85 a 850miliardi di metri cubi di gas).

EuropaI maggiori giacimenti si trovano nel Mare del Nord

e in Russia. Il Mare del Nord e l’antistante costa olan-dese producono olio e gas provenienti da molte rocceserbatoio, di età dal Permiano al Paleocene. Il campo diGröningen, nel nord dei Paesi Bassi, rappresenta il mag-giore giacimento europeo di gas; la roccia serbatoio è ilRothliegende (arenarie rosse superiori) del Permiano ela copertura è costituita dallo Zechstein, in cui sonoampiamente diffuse le rocce saline. Nel Mare del Nord,i giacimenti di olio Brent e Piper sono ubicati in sabbiedel Giurassico, mentre nell’Ekofisk l’olio è localizzatoin calcari del Cretaceo-Paleocene (Daniano), coperti daargille terziarie, e infine nel Forties l’olio proviene dasabbie paleoceniche.

Nella Russia europea i giacimenti maggiori sono ubi-cati nella fascia antistante gli Urali fino al Mar Caspio(Bacino del Volga). Le rocce serbatoio sono soprattuttopaleozoiche e consistono in depositi arenacei deltizi delDevoniano (olio) e calcari dolomitici fratturati del Per-miano (gas). In Ucraina i giacimenti sono localizzati inserbatoi dal Devoniano al Permiano, in Romania in are-narie plioceniche nel Bacino Carpatico.

In Italia i giacimenti di gas sono situati entro rocceclastiche dell’avanfossa appenninica terziaria (Mattavellie Novelli, 1988), dalla Pianura Padana all’offshore adria-tico, alla Fossa Bradanica (Casnedi, 1991); giacimentidi petrolio si trovano in rocce carbonatiche mesozoiche(province di Milano e Novara, offshore adriatico, Basi-licata e Sicilia).

Giacimenti di piccolo volume, ma importanti per ilcontesto industriale in cui sono localizzati, sono quelli dellaGran Bretagna settentrionale, in arenarie del Carbonifero,e meridionale, nel bacino permiano dello Zechstein, chedà luogo ad accumuli anche in Francia settentrionale e inGermania. Quest’ultimo paese ha un altro bacino petroli-fero, quello di Hannover, in arenarie mesozoiche.

Altri piccoli giacimenti sono situati nella Fossa Rena-na e nel bacino anglo-parigino, cui si riferiscono granparte delle località-tipo del Giurassico e Cretaceo. Si posso-no citare infine i giacimenti che contornano i Pirenei ecioè quelli francesi del Bacino dell’Aquitania, in calcari

e dolomie con evaporiti del Triassico e Giurassico (campogassifero di Lacq), più limitati sul versante spagnolo. LaSpagna ha invece i suoi maggiori giacimenti nel Bacinodi Tarragona, in calcari dolomitici giurassici.

AsiaLe riserve più importanti del mondo si trovano nel

Medio Oriente (Iran, Iraq, Arabia Saudita e altri paesidella Penisola Araba). La successione stratigrafica com-prende molti livelli produttivi, dall’Ordoviciano al Ter-ziario, concentrati in diversi gruppi di formazioni: ilGruppo Khuff, ove la roccia serbatoio è rappresentata dacalcari dolomitici del Permiano e arenarie del Permianoe del Triassico inferiore; il Gruppo Arab-Zone, in calca-ri e dolomie del Giurassico superiore; il Gruppo di for-mazioni del Cretaceo, in calcari, arenarie e sabbie; ilGruppo Asmari, con una roccia serbatoio molto per-meabile per fratturazione e fessurazione di calcari detri-tici e organogeni dell’Oligo-Miocene, ove si è avutamigrazione di idrocarburi da rocce del Cretaceo.

Altri importanti serbatoi asiatici si trovano in Sibe-ria, prevalentemente in sabbie di età dal Giurassico supe-riore al Cenomaniano, contenenti soprattutto gas. NellaSiberia occidentale, fino all’offshore del Mare di Barents,giacimenti di olio e gas si trovano in rocce clastiche delPermo-Trias. Serbatoi molto antichi (rocce clastiche ecarbonati del Proterozoico e Cambriano inferiore) sonolocalizzati fra i fiumi Lena e Tunguska; altri giacimen-ti giganteschi, scoperti recentemente, si trovano inKazakhstan, a nord del Caspio, in serbatoi carbonaticipaleozoici.

Infine, fra i maggiori vi sono i giacimenti cinesi, nelTarim (Xinjiang-Uigur), con serbatoi di calcari e dolo-mie del Paleozoico inferiore, calcari carboniferi e sab-bie deltizie mioceniche; inoltre aree produttive sono rap-presentate da numerosi bacini della Cina orientale e dellaManciuria ove prevalgono i sedimenti continentali.

AfricaI bacini sedimentari che contornano o ricoprono lo

scudo africano sono in gran parte sede di grandi serba-toi. Nel Sahara algerino si trovano il campo di Hassi Mes-saoud, con un serbatoio di arenarie cambriane, e altricampi minori in arenarie di età dall’Ordoviciano al Car-bonifero inferiore. In Libia, nel Bacino della Sirte, sonostati rinvenuti diversi serbatoi in arenarie e calcari orga-nogeni del Cretaceo-Eocene e, in territorio prevalente-mente tunisino, il campo di El Borma (olio) nelle are-narie del Triassico inferiore. In Egitto sono presenti ser-batoi nell’area del delta del Nilo (gas) e nella fasciaoccidentale del Mar Rosso-Penisola del Sinai (olio). Nel-l’Africa centrale, in Nigeria e nel Golfo di Biafra è situa-to un bacino sede di importanti serbatoi, ricoperto daldelta del Niger. Le formazioni petrolifere (Akata, Agbadae Benin) sono rappresentate da sabbie terziarie deltizie.

100 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

Page 17: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Altri importanti serbatoi si trovano nel Gabon, in Congoe in Angola.

America SettentrionaleÈ il continente geologicamente più studiato per le sue

enormi potenzialità petrolifere, con giacimenti scopertigià nell’Ottocento. Cominciando da nord, l’Alaska com-prende importanti serbatoi, sebbene le condizioni cli-matiche ne rendano molto costosi sia l’esplorazione sialo sfruttamento. Il campo di Prudhoe Bay, considerato ilpiù grande del continente nordamericano, sulla costa pro-spiciente il Mare Artico, comprende diversi livelli pro-duttivi, il più profondo dei quali è costituito da calcaridel Permo-Trias; nella stessa zona il petrolio è presenteanche in rocce del Cretaceo, mentre i livelli contenentigas sono in serbatoi del Terziario.

Nel Canada occidentale (Alberta) vi sono grandi ser-batoi nei calcari di scogliera del Devoniano, ampiamen-te affioranti in tutte le Montagne Rocciose; sul versan-te orientale delle Montagne Rocciose, nell’area fraEdmonton e Calgary, i calcari sono ricoperti da forma-zioni evaporitiche impermeabili, che costituiscono un’ot-tima copertura. La grande estensione delle scogliere devo-niane in quest’area è stata favorita da fattori paleocli-matici: infatti la zona in quel periodo era attraversatadall’equatore. I carbonati del Paleozoico superiore del-l’Alberta settentrionale contengono importanti giaci-menti di olio pesante. Da ricordare in questa zona ancheun gigantesco deposito di olio bituminoso, in sabbie cre-tacee (tar sands).

Nel Bacino degli Appalachi si trovano i serbatoi sco-perti e messi in produzione fin dal 1859 (Edwin Drakeperforò il primo pozzo, con la consulenza geologica echimica di Benjamin Silliman, nella Pennsylvania occi-dentale). Molti sono gli orizzonti produttivi paleozoici:dalle rocce carbonatiche dell’Ordoviciano alle arenariedel Siluriano, alle rocce clastiche di mare basso delDevoniano; queste ultime sono coperte da argille nere,ricche di materiale organico, che costituiscono le roccemadri, oltre a rappresentare esse stesse serbatoi per frat-turazione. Seguono arenarie di mare basso e calcari edolomie di piattaforma e scogliera deposti nel Carbo-nifero e nel Permiano, con buona produzione soprat-tutto di gas.

A ovest delle Montagne Rocciose, in California, imaggiori serbatoi sono localizzati nelle arenarie, di etàdal Cretaceo al Quaternario, dei bacini di Los Angeles,Ventura, San Joaquin e Sacramento. Il giacimento piùgrande è quello di Wilmington in sabbie del Miocenesuperiore e del Pliocene superiore, deformate in un’am-pia anticlinale. A est delle Montagne Rocciose, fino alGolfo del Messico, si estende una grande provincia petro-lifera (il Mid-Continent). Innumerevoli giacimenti hannoserbatoi soprattutto in sabbie e rocce carbonatiche delPaleozoico superiore. Nel Texas e in Luisiana i serbatoi,

spesso legati a strutture saline, sono litologicamente moltodiversificati (sabbie in prevalenza) e si trovano in roccedi età compresa fra il Cretaceo e il Terziario.

Un’importante provincia petrolifera è quella dellaGulf Coast, in Texas e in Luisiana, che fornisce un terzodella produzione degli USA. La sedimentazione inizianel Triassico (nel Paleozoico l’area era emersa) con eva-poriti, cui seguono forti spessori di carbonati e rocce cla-stiche in un bacino a elevata subsidenza: i serbatoi sonolocalizzati in rocce di età compresa fra il Cretaceo e ilMiocene, in trappole costituite da faglie che interessanouna monoclinale immergente a sud e da numerosi duomisalini.

In Messico l’area più produttiva si estende nel Sud-Est del paese, sulla costa del Golfo, con serbatoi in cal-cari dolomitici fratturati del Giurassico superiore in faciesdi scogliera e di piattaforma e in sabbie calcaree depo-sitatesi sui fianchi delle strutture.

America MeridionaleI maggiori giacimenti si trovano in Venezuela, con-

tenuti particolarmente in sabbie del Cretaceo e soprat-tutto dell’Eocene e del Miocene; il più importante siestende nella parte orientale del Golfo di Maracaibo. NelVenezuela orientale, a nord dell’Orinoco, si sviluppa unavasta fascia di affioramento (30.000 km2), con un con-seguente enorme volume di sabbie bituminose del Cre-taceo, Eocene e Oligocene (Orinoco oil or tar belt): laviscosità non troppo elevata, la natura poco coerente dellesabbie, l’alto gradiente geotermico e il clima caldo per-mettono uno sfruttamento da pozzi convenzionali, iniet-tando vapore.

Altri importanti giacimenti si trovano in Colombia,Ecuador, Perù, Cile e soprattutto Brasile e Argentina. InBrasile i giacimenti del Bacino del Reconcavo (estesianche nell’offshore atlantico nella Baia de Todos os San-tos, presso Salvador) si trovano in sedimenti di età dalGiurassico al Cretaceo; in Argentina il campo di Como-doro Rivadavia è ubicato in sabbie lenticolari dal Giu-rassico al Paleocene.

AustraliaI giacimenti, di piccola entità, si trovano nelle are-

narie fratturate del Cambro-Ordoviciano dell’AmadeusBasin (Australia centrale) e nel Devoniano del CanningBasin (Australia occidentale).

1.3.2 Rocce di copertura

Sono rocce impermeabili che impediscono la migrazio-ne degli idrocarburi verso l’alto. Poiché l’olio e il gassono più leggeri dell’acqua, essi tendono a salire attra-verso la roccia serbatoio finché trovano una barrieraimpermeabile che blocca la loro migrazione verticale

101VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

Page 18: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

(fig. 7). Tale roccia impermeabile ha di norma forma con-cava se vista dal basso e pertanto impedisce anche lamigrazione laterale degli idrocarburi, costituendo lacopertura della roccia serbatoio.

Spesso i geologi del petrolio preferiscono chiamareroccia di tetto (roof rock) la roccia di copertura (cap rock),limitando quest’ultimo termine alle rocce impermeabi-li che sigillano i duomi salini. Un altro termine moltousato è roccia sigillo (seal rock). Se la disposizione deglistrati favorisce un movimento laterale degli idrocarburi,la roccia di copertura può rappresentare una barriera late-rale alla loro migrazione (wall rock).

Caratteristiche delle rocce di copertura

Non esistono rocce sedimentarie perfettamente imper-meabili, ma se la loro permeabilità è inferiore a 10–4

darcy si può ritenere che esse costituiscano un’effettivacopertura, che deve essere di natura compatta o con porinon interconnessi oppure troppo piccoli per permettereil passaggio dei fluidi. L’efficienza di una roccia di coper-tura, misurata dallo spessore della colonna di olio e gasche essa può sigillare, è funzione della sua integrità, inte-sa come mancanza di fratture aperte, della sua continuità,del suo spessore e della dimensione dei pori. Un fattoredeterminante per l’efficienza di una roccia di coperturaè il gradiente di pressione attraverso la roccia stessa: gra-dienti particolarmente elevati possono influire sulla ‘tenu-ta’ della roccia.

La qualità di una copertura è influenzata dallo statofisico degli idrocarburi: se essi sono allo stato liquido,l’efficienza della copertura è molto più elevata; se inve-ce sono allo stato gassoso, e si è in presenza di una coper-tura anche poco poroso-permeabile con pori riempitid’acqua, il gas potrà sostituire lentamente l’acqua ediffondersi progressivamente attraverso la copertura. Intal caso, anche se la copertura è molto spessa, il gas riu-scirà ad attraversarla in tempi lunghi. Coperture capaci

di mantenere la loro integrità a lungo termine possonooffrire un sigillo a un serbatoio anche per centinaia dimilioni di anni.

Se una roccia è satura d’acqua, la sua capacità di impe-dire il passaggio di idrocarburi in un dato tempo è deter-minata dalla minima pressione richiesta per rimuoverel’acqua connata dai pori o dalle microfratture del sigillo,permettendone la filtrazione; tale pressione, denomina-ta pressione capillare (capillary entry pressure), è fun-zione della tensione interfacciale acqua-idrocarburi (varia-bile a seconda che si tratti di olio o gas), è inversamenteproporzionale al raggio massimo dei pori interconnessied è atta a confinare gli idrocarburi nel serbatoio. La spin-ta verso l’alto degli idrocarburi, dovuta alla loro bassadensità, è data dal prodotto dell’altezza della colonnamineralizzata per la differenza di densità fra acqua e idro-carburi (Downey, 1994). Questa spinta deve essere con-trobilanciata dalla pressione capillare propria della roc-cia di copertura, altrimenti, quando la spinta è superiorealla pressione capillare, gli idrocarburi attraversano laroccia. La misura di questi parametri può essere effet-tuata anche in laboratorio, anche se è difficile estrapola-re il comportamento di un campione rispetto a un’interaroccia di copertura col suo relativo serbatoio.

Le rocce di copertura che formano il miglior sigilloalla migrazione degli idrocarburi sono quelle che hannovasta continuità laterale, mantengono una litologiauniforme, hanno buona duttilità e costituiscono una por-zione significativa di riempimento di un bacino.

La duttilità è una proprietà della roccia che favoriscela sua plasticità alle deformazioni e aumenta con il con-tenuto organico (kerogene), la pressione e la temperatu-ra. Le rocce più duttili sono le argille e le evaporiti, chereagiscono alle sollecitazioni deformandosi plastica-mente senza fratturarsi; le rocce arenacee e carbonati-che sono invece più rigide e, sottoposte a deformazione,sono più soggette a frantumarsi, creando spazi ove gliidrocarburi possono migrare.

102 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

strati porosi strati impermeabili giacimento di idrocarburi faglia

fig. 7. Varie tipologie di giacimenti con rocce di copertura impermeabilie serbatoi in rocce porose(Fonte: Eni).

Page 19: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Litologia delle rocce di copertura

La più comune roccia di copertura è l’argilla, chesigilla oltre la metà dei serbatoi in rocce clastiche sia chesi alterni a esse (come nel caso di alternanze di arenarieo sabbie e argille che costituiscono le successioni torbi-ditiche), sia che costituisca la chiusura di un ciclo sedi-mentario con approfondimento di un bacino. Gli stratiargillosi, molto diffusi nelle successioni torbiditiche datala continuità e l’uniformità laterale per grandi distanze,offrono ottime coperture, ripetute verticalmente per innu-merevoli volte. Inoltre le successioni torbiditiche sonodi norma deposte in un contesto geodinamico che favo-risce l’accumulo di grandi spessori di sedimenti (del-l’ordine di svariate migliaia di metri). Il forte accumulofavorisce la compattazione della roccia (in particolaredell’argilla) che la rende del tutto impermeabile. Anchela marna (argilla con quantità variabili di carbonato dicalcio) ha un comportamento analogo all’argilla e puòcostituire una buona roccia di copertura.

Rocce di copertura ideali sono le evaporiti. Salgem-ma, gesso o anidrite costituiscono di norma la chiusuradi un ciclo evaporitico, spesso formato alla base da roccecarbonatiche; queste ultime possono essere un buon ser-batoio di idrocarburi, con copertura impermeabile e pla-stica rappresentata da detti litotipi. Nel Permo-Trias sonomolto comuni i cicli evaporitici con successioni sedi-mentarie carbonatiche sigillate da evaporiti, che forni-scono innumerevoli giacimenti giganti di gas.

Basta uno strato di un metro di roccia di copertura persigillare un serbatoio anche di centinaia di metri di spes-sore: per es. un’argilla con pori inferiori al decimo di mil-limetro può avere una pressione capillare di entrata teo-rica tale da impedire la risalita di una colonna di petroliodell’ordine dei 1.000 m; tuttavia è molto difficile che unostrato così sottile possa avere una continuità laterale senzavariazioni litologiche o fratture in modo da costituirecopertura di un serbatoio di dimensioni sfruttabili.

Abbastanza comune nelle rocce clastiche è la varia-zione laterale di permeabilità; per esempio uno strato disabbia può diventare lateralmente più argilloso finchéperde le proprie caratteristiche di permeabilità: se questostrato è inclinato, gli idrocarburi migrano nella sabbiafinché vengono bloccati nel loro movimento dall’aumentodella frazione argillosa, che forma quindi una barriera dipermeabilità. Lo stesso effetto può avere un aumento late-rale della cementazione di uno strato di arenaria, con con-seguente diminuzione della sua permeabilità.

Eccezionalmente il permafrost può rappresentare roc-cia di copertura come è stato riscontrato nella taiga sibe-riana, ove la roccia serbatoio contenente gas è costitui-ta da arenarie cretacee.

Rocce di copertura possono formarsi per proces-si diagenetici che rendono impermeabile una rocciaprecedentemente permeabile, come la cementazione

per precipitazione di sali provenienti da rocce carbona-tiche, silicee o evaporitiche, la ricristallizzazione, la com-pattazione per carico litostatico, la ridistribuzione diminerali duttili. La degradazione dell’olio può dar luogoalla formazione di asfalto o catrame impermeabile e laroccia serbatoio può impregnarsi di prodotti insolubili:qualora questi ultimi si concentrino nella parte alta delserbatoio, possono formare copertura allo stesso.

Processi opposti possono far perdere a una roccia imper-meabile la sua funzione di copertura: il più comune è lafratturazione dovuta a dislocazioni, ma la stessa dolomi-tizzazione può rendere permeabile un calcare compatto dicopertura e permettere la risalita degli idrocarburi.

Oltre alla comune copertura verticale (top seal), rien-tra nelle rocce di copertura anche il sigillo laterale (lat-eral seal) che impedisce la migrazione laterale degli idro-carburi. Tali fenomeni sono dovuti a variazioni di facies,da roccia poroso-permeabile ad altra roccia con mag-giore pressione capillare o a diagenesi differenziale.Molto comuni sono i sigilli laterali offerti dalla giustap-posizione di rocce di ambiente diverso, come quelle depo-ste dopo un ciclo erosivo entro una roccia impermeabi-le. In tutti questi casi gioca un ruolo importante la con-figurazione del sigillo; nel processo di migrazione esistesempre una componente verticale, di cui la roccia dicopertura deve costituire il sigillo.

Riconoscimento delle rocce di copertura

Rocce serbatoio sigillate da potenziali rocce di coper-tura possono essere messe in evidenza da studi regiona-li atti a definire tutte le aree in cui esistono coperture dirocce impermeabili sopra formazioni poroso-permeabi-li. Essenziale per questo tipo di studi è la cartografia dilitofacies: per ogni unità stratigrafica si determina la lito-facies e conseguentemente le caratteristiche di porositàe permeabilità. La sovrapposizione delle carte ottenutesecondo la successione stratigrafica indica ove un’unitàimpermeabile ne copre una poroso-permeabile, presup-posto indispensabile per individuare eventuali serbatoiin quest’ultima. Carte più dettagliate sulla distribuzioneregionale e sulle caratteristiche stratigrafico-strutturalidelle rocce di copertura, unite al riconoscimento di roccemadri nelle unità sottostanti, sono strumenti utilizzatiper interpretare un sistema petrolifero. Anche studi sulterreno per individuare manifestazioni superficiali per-mettono di riconoscere l’eventuale assenza o scarsa tenu-ta della copertura.

Uno studio regionale delle potenzialità di un’area devepartire da uno studio stratigrafico atto a determinare: pre-senza e distribuzione di una roccia madre; identificazio-ne della roccia di copertura e sua configurazione areale;analisi delle condizioni per la presenza di trappole soprao in prossimità delle rocce madri. È evidente che gli idro-carburi possono migrare attraverso una roccia che è stata

103VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

Page 20: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

ipotizzata di copertura, ma trovarne un’altra in posizio-ne superiore.

Deformazione delle rocce di copertura

Gran parte delle trappole strutturali è dovuta a dislo-cazioni per piega o faglia, che implicano deformazionedella roccia di copertura; se essa è duttile reagisce pla-sticamente allo sforzo, deformandosi senza fratturarsi esenza creare spazi atti alla risalita di idrocarburi.

Deformazioni ad anticlinale possono interessare unasequenza di litotipi in cui rocce poroso-permeabili si alter-nano ad altre impermeabili: queste ultime fornisconocoperture ripetute, formando diversi serbatoi in succes-sione verticale. Qualora un livello impermeabile non costi-tuisca un’efficiente copertura, questa può essere rappre-sentata da un livello in posizione superiore.

Una dislocazione per faglia può formare un’ottimatrappola per l’accumulo di idrocarburi nel caso in cui ilfianco sollevato costituisca un buon sigillo di copertu-ra. Per esempio se la dislocazione di strati inclinati giu-stappone uno strato permeabile di sabbia al di sotto diuno impermeabile di argilla, quest’ultimo funge da roc-cia di copertura. In altri casi invece una superficie difaglia può rappresentare una sottile discontinuità ove leproprietà capillari, la natura dei fluidi e l’inclinazionedegli strati interessati dalla dislocazione permettono lafiltrazione degli idrocarburi e la loro migrazione versol’alto: la faglia si comporta quindi come una fratturaaperta. Quando la faglia affiora, gli idrocarburi si disper-dono nell’atmosfera; infatti la maggior parte delle mani-festazioni superficiali avviene in corrispondenza di que-ste linee di frattura. Non bisogna sottovalutare l’effettodella migrazione nel tempo, poiché la permeabilità lungola superficie di faglia può essere tale da annullare la capa-cità di copertura della roccia adiacente. La genesi dellafaglia è di norma determinante per valutarne gli effettisulla copertura: una faglia distensiva (diretta) produceuna frattura aperta molto più facilmente di una faglia dicompressione (inversa).

Bisogna considerare anche gli effetti della fagliasulla migrazione laterale degli idrocarburi. Difficilmen-te la faglia impedisce il movimento quando mette a con-tatto due strati poroso-permeabili; per esempio noncostituisce sigillo fra due strati giustapposti di sabbiaai due fianchi della faglia. Eccezioni a questa regolapossono verificarsi sia quando una roccia molto pla-stica (argilla, evaporite), talvolta mobilizzata da altetemperature, si sia infiltrata lungo il piano di fagliasigillandolo, sia se il movimento relativo dei due fian-chi della faglia induce fenomeni di diagenesi o ricri-stallizzazione, occludendo i pori della roccia lungo ilpiano della faglia stessa.

Concludendo, lo studio della natura petrofisica, delladistribuzione areale e della configurazione stratigrafico-

strutturale della roccia di copertura è essenziale per in-dividuare un giacimento di idrocarburi. Spesso, speciein zone interessate da sistemi di faglie, la valutazionedelle coperture singole è molto più complessa di quel-la della copertura regionale e richiede un’analisi detta-gliata, integrata con rappresentazioni cartografiche ecostruzione di sezioni mediante l’ausilio della prospe-zione sismica, per avere un quadro tridimensionale dellacopertura.

1.3.3 Trappole di idrocarburi

Come già detto, gli elementi essenziali per la presenza diidrocarburi sono una roccia serbatoio porosa e permea-bile e una trappola in cui essi si accumulino, definita comeconfigurazione geometrica delle rocce nel sottosuolo attaa preservare l’accumulo di idrocarburi. In sintesi, qual-siasi struttura di sottosuolo adatta a ricevere gli idrocar-buri e a preservarli nel tempo, fino al loro sfruttamento,può essere definita trappola.

La presenza degli idrocarburi nella trappola, sebbe-ne sia un elemento fondamentale per il loro sfruttamen-to economico, non viene considerata nella descrizionedei vari tipi di trappole. Le trappole possono cioè conte-nere potenziali serbatoi ma alcuni elementi, in primo luogola roccia madre nella quale gli idrocarburi devono for-marsi per poi migrare nella trappola, possono mancare epertanto l’accumulo di idrocarburi non si verifica. In altreparole la struttura geologica può costituire una trappolaanche se non contiene idrocarburi (Magoon e Dow, 1994).

Il principale obiettivo dell’esplorazione petroliferaè quindi l’individuazione di una trappola nel sottosuo-lo. Il termine ‘trappola’ è stato introdotto nel 1934 daR.A. McCollough, il quale estese a diverse condizionigeologiche presenti nel sottosuolo, favorevoli all’accu-mulo degli idrocarburi, il concetto fino ad allora in usodi anticlinale. La teoria dell’anticlinale era nata da unastatistica in cui risultava che gli idrocarburi si accumu-lavano sulle cerniere delle anticlinali nelle zone di cul-minazione. In questo contesto White (1885) pubblicò laregola dell’anticlinale, secondo la quale «gli idrocarbu-ri si muovono verso l’alto finché una deformazione strut-turale ad anticlinale non ne ferma la salita». Con il pro-seguire delle ricerche si trovarono giacimenti non lega-ti necessariamente alla presenza di anticlinali e quindisi introdusse il concetto più generale di ‘trappola di idro-carburi’ che può riferirsi a situazioni non solo struttura-li ma anche stratigrafiche: gli idrocarburi si muovonoverso l’alto finché un evento tettonico o un evento sedi-mentario non si oppone al loro movimento, provocandoun accumulo.

In base alle caratteristiche delle trappole, sono stateproposte diverse classificazioni, sia pur tenendo presen-te che talune sono molto particolari e non si prestano a

104 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

Page 21: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

rientrare in alcuno schema. Qualche autore prende inconsiderazione la geometria della trappola, altri il mec-canismo per cui essa si è formata, altri la natura del ser-batoio e della roccia di copertura. La classificazione piùsemplice, accettata da gran parte degli autori, è quellaproposta da Levorsen (1956) che divide le trappole in tretipi: strutturali, stratigrafiche e miste, queste ultime dovu-te alla combinazione dei primi due tipi.

Trappole strutturali

Risultano dalle deformazioni sindeposizionali o, piùspesso, postdeposizionali della roccia serbatoio (fig. 8);sono le più facili da identificare perché in taluni casisono visibili sul terreno, quando la struttura affiora (fig. 9)e, anche se sepolte, sono meglio individuabili con meto-di geofisici (fig. 10); sono state quindi le prime a esseresfruttate.

Sono dovute a dislocazioni per piega o faglia o spes-so a una combinazione fra le due, oppure a inclinazioni

regionali della stratificazione; quando però queste ulti-me sono sigillate da una discordanza, si preferisce inclu-derle nelle trappole stratigrafiche, anche se deformazio-ni successive alla discordanza possono rendere ambiguala loro classificazione.

In una trappola strutturale si riconoscono un culmi-ne (top) e una zona o punto di trabocco (spill point). Ilculmine è il punto più alto della trappola, cioè quello incui il serbatoio può essere raggiunto alla minima profon-dità. Il punto di trabocco è il punto più alto da cui gliidrocarburi possono sfuggire dalla trappola. La chiusu-ra (closure) della trappola è il dislivello fra culmine epunto di trabocco (fig. 11): se tutto l’intervallo è mine-ralizzato a idrocarburi viene chiamato pay, altrimentiquesto termine è limitato agli intervalli stratigrafici mine-ralizzati.

Trappole dovute a piegamentoSebbene usato generalmente per indicare il risul-

tato di una deformazione tettonica, il termine piega è

105VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

faglia trascorrente

BCBC

BC

BCBC

BCBC

BC

A T

archi, duomi

blocco in compressioneblocco in distensione

catena orogenica in compressione

faglia normale di distacco sale

fig. 8. I più comuni tipi di trappole strutturali. A, dislocazione verso chi guarda; T, dislocazionein direzione opposta a chi guarda; BC, basamento (North, 1985).

Page 22: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

puramente descrittivo, geometrico, in quanto si riferiscea un incurvamento o a una disposizione non planare disuperfici geologiche, di solito strati. Il piegamento puòavere genesi non dovuta a deformazione ed essere sinde-posizionale, come per esempio le pieghe per compatta-zione differenziale o le pieghe di scivolamento (slumping).

Le più comuni e importanti trappole dovute a piega-mento sono le trappole convesse (convex traps), che impli-cano spesso il piegamento di una potente successionestratigrafica di norma caratterizzata da diverse rocce ser-batoio in sovrapposizione. Le trappole convesse, di varianatura, geometria e genesi (sebbene la tipica trappolaconvessa sia quella ad anticlinale, anche molte trappole

per faglia e i duomi salini ne fanno parte) contengono lamaggior parte dei giacimenti di idrocarburi.

In condizioni statiche, l’olio occupa la parte alta delserbatoio, a meno che il gas non sia in eccesso rispettoalla quantità necessaria per saturare l’olio allo stato ditemperatura e pressione del giacimento; in questo casoil gas libero si dispone alla sommità del serbatoio (gascap) e l’olio al di sotto. La struttura può essere piena diidrocarburi fino al punto di trabocco (spill point): sottoquesto punto, identificato nella carta strutturale dallaprima isobata che non è chiusa, l’olio e il gas fuoriesconolateralmente verso una struttura adiacente. Se la quan-tità di idrocarburi presente nel serbatoio non è sufficiente

106 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

Yasuj

N 0 80 km

Abadan

IRAN

Kazerun

Lurestan

Khuzestan

Yasuj

Bushehr

Ahvaz

Bibi Hakimeh

Gachsaran

campo petrolifero

Kazeru

nQ

ata

rL

ine

c o l l i n e p e d e m o n t a n e d e g l i Z a g r o s

f a s c i a e s t e r n a p e t r o l i f e r a d e b o l m e n t e p i e g a t a

fascia interna debolmente p iegata

FRONTE DELLA ZONA MONTANA

f a s c ia i m b r i c a t a

z o n a d i r i c o p r i m e n t o

G O L F O P E R S I C O

fig. 9. A destra, anticlinale affiorante sui Monti Zagros in Iran: lungo la cerniera, in culminazione assiale, sono esposti i calcari poroso-permeabili della Asmari Formation, ai fianchi le evaporiti impermeabili della GachsaranFormation, con morfologia calanchiva. Nella carta in alto sono indicati in nero i giacimentipetroliferi della Asmari Formation, nelle colline prospicienti i Monti Zagros (McQuillan, 1985).

Page 23: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

per raggiungere il punto di trabocco, l’acqua (di solitoacqua salata) si dispone al di sotto di essi.

Le cause che possono generare il piegamento di unaroccia serbatoio sono ampiamente discusse nell’ambitodella geologia e si riassumono come il risultato di com-pressioni tangenziali su rocce plastiche. Quando il limitedi plasticità viene superato, si generano faglie; nella mag-gior parte dei giacimenti le pieghe sono associate a faglie.

Lo sfruttamento è più semplice quando l’anticlinalerappresenta la deformazione di una serie stratigraficacontinua. Essa può contenere diversi serbatoi sovrappo-sti, con le loro coperture impermeabili. Il sondaggio puòattraversare i serbatoi nella loro successione e renderlisfruttabili economicamente.

Quando l’anticlinale si estende fino alla superficie,la struttura è identificabile sul terreno: in presenza diserbatoi nel sottosuolo lo sfruttamento viene effettuato

con pozzi allineati lungo la cerniera dell’anticlinale.Nell’area a nord del Golfo Persico, per esempio, l’af-fioramento della successione stratigrafica deformatapermette il rilevamento sul terreno delle varie forma-zioni potenziali serbatoi di idrocarburi con spessore,caratteristiche litologiche, valutazioni di porosità e per-meabilità e presenza di rocce di copertura. Nel maggiornumero dei casi però la struttura non è individuabile insuperficie, perché coperta da altre successioni in discor-danza o da copertura alluvionale: viene quindi deno-minata struttura sepolta e può essere identificata conmetodi geofisici.

L’analisi delle caratteristiche geometriche dell’anti-clinale permette di stabilire ove essa presenti culmina-zioni o depressioni assiali; l’area migliore per lo sfrutta-mento di un’anticlinale è la zona di culminazione assia-le, in corrispondenza della quale il serbatoio si allarga e

107VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

TW

T (

s)

G5

G4

G3G2

G1

Casnedi_f10

Pliocene medio superiore

Quaternario

Top della sequenzamiocenica

Top della sequenzamiocenica

Top della sequenza miocenica

Pliocene inferiore

Pliocene inferiore

unità Liguridi

affioramenti

Plioceneinferiore

Agip-Varignana 1T. D. 2.637 m proiettato 2,5 km SE

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

Agip-Budrio 1T. D. 3.185 m

Agip-Selva 2T. D. 1.801 m

fig. 10. Trappole anticlinali fagliate in regime compressivo, individuate con metodi sismici (sezione Agip in Pianura Padana) (Ricci Lucchi, 1986).

puntodi

trabocco

chiusura

acqua

oliocontatto

olio-acqua

contattogas-olio

gas

fig. 11. Giacimento con chiusura (closure) e punto di trabocco (spill point) (Fonte: Eni).

Page 24: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

acquista maggior volume (fig. 12). Quando la culmina-zione è particolarmente ampia e sollevata si parla di duomostrutturale, che non presenta un’immersione simmetricadegli strati ai due fianchi dell’anticlinale ma un’immer-sione radiale che si sviluppa dal suo culmine; lo sfrutta-mento avverrà con sviluppo concentrico dei pozzi.

Naturalmente la casistica delle pieghe, e più in gene-rale delle trappole convesse, è molto ampia e scendendoin profondità si possono verificare innumerevoli casi divariazione della forma, dell’ampiezza e in generale dellamorfologia della piega. In questi casi le interpretazioniofferte dallo studio geofisico preliminare devono essererivedute alla luce dei risultati della fase di esplorazionetramite le perforazioni. Una distinzione genetica delle trap-pole convesse può essere effettuata fra i seguenti tre casi:• compressione tangenziale, che si verifica senza che

il basamento sia necessariamente coinvolto (buckleand thrust fold traps). Queste trappole sono definite‘sospese’ poiché si spengono o vengono tagliate inbasso;

• movimenti verticali, che non implicano necessaria-mente un raccorciamento crostale (bending fold traps)e di norma coinvolgono il basamento;

• trappole la cui convessità è creata da eventi geologi-ci che precedono la successione sovrastante. La con-vessità può derivare dalla copertura di un rilievo resi-duo (colline sepolte o buried hills) o da un corpo sedi-mentario preesistente (principalmente una scogliera).

In entrambi i casi la convessità degli strati che copro-no questi rilievi drappeggia i rilievi stessi (drape fold-ing), spegnendosi gradualmente verso l’alto. È importante la determinazione della superficie assia-

le dell’anticlinale: se la superficie è verticale, i sondag-gi verticali si mantengono in profondità sempre lungodetta superficie assiale. Nel caso di diversi serbatoi sovrap-posti, i pozzi li raggiungeranno a profondità crescentesempre in posizione di culminazione e quindi lo sfrutta-mento è più semplice ed economico.

Se la superficie assiale è inclinata i sondaggi rag-giungeranno il culmine in posizione progressivamente piùspostata verso l’immersione della superficie stessa (fig. 13);in tal caso lo sfruttamento è meno economico perché perraggiungere i serbatoi in posizione favorevole occorronopiù pozzi verticali oppure pozzi opportunamente direzio-nati, cioè paralleli alla superficie assiale.

L’anticlinale può essere asimmetrica: in tal caso laroccia serbatoio avrà maggior sviluppo verso il fiancomeno inclinato della piega. In caso di convergenza, cioèdi assottigliamento degli strati in una direzione, la posi-zione dell’alto strutturale può variare notevolmente. Ana-logamente, il volume della roccia serbatoio può ridursifino a mancare del tutto.

Il raggio della piega può inoltre cambiare vertical-mente come avviene, per esempio, nel caso di una defor-mazione che nel tempo tende a diminuire progressiva-mente d’intensità. La piega sarà quindi più pronunciata

108 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

A B

A�

A�A B�

B

B�

�800 m

Srm2

Srm1

Krg

Srm2

Srm3

Srm1

Srm1

Krg

Krg Krg

Tsch

Tsch

TschTsch

Mkp

Mkp Mkp

�600 m

�400

�200

livello del mare

sommità dellasuccessione

successione

acquaolio

proiezione nel sottosuolo del limite di sovrascorrimentoemersione in superficie del limite di sovrascorrimento

successione

successione

�1.000 m

7.820 m

"

"

""

""

""

fig. 12. Trappole in anticlinale fagliata, illustrate con carta strutturale (A) e sezioni (B, C). Giacimento di Grozny, Cecenia (Russia). Le sigle si riferiscono alle formazioni attraversate (Levorsen, 1956).

A

B C

Page 25: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

negli strati più antichi, che pertanto potranno avere ser-batoi più spessi ma arealmente meno ampi rispetto aquelli più recenti.

Casi particolari sono rappresentati dalle pieghe rove-sciate, con superficie assiale prossima all’orizzontale. Ilserbatoio può essere localizzato sia nella parte superio-re della piega, sia al di sotto, nella parte rovesciata dellapiega stessa; in quest’ultimo caso esso si viene a collo-care in una successione di strati rovesciati che possonoa loro volta trovarsi in posizione di alto strutturale (falsaanticlinale). Raramente si riesce a sfruttare questo tipodi trappole perché la presenza di intense dislocazionirende molto difficile l’interpretazione strutturale.

Altri tipi di pieghe, dette minori, meno importantinel determinare trappole, sono le pieghe di trascinamento(drag folds), causate dalla frizione negli strati incompe-tenti durante il piegamento, o dovute allo scorrimento diunità alloctone.

La più spettacolare fra le trappole ad anticlinale èla struttura a pieghe situata in territorio iraniano e ira-cheno, presso i Monti Zagros (v. ancora fig. 9): qui l’A-smari Limestone (Oligo-Miocene), che ha uno spesso-re di 300 m, viene deformato in pieghe di 10-20 km dilunghezza d’onda e 2-5 km di ampiezza. I sedimentisovrastanti contengono evaporiti che hanno reagito pla-sticamente alla compressione, scivolando dalle crestedelle anticlinali.

Trappole di grande importanza nella ricerca petroli-fera sono i duomi o cupole saline, la cui genesi struttu-rale è connessa a particolari condizioni stratigrafiche eche vengono quindi comunemente classificati nelle trap-pole miste (v. oltre).

Giaciture molto comuni e sfruttabili economicamentesono le monoclinali, che possono corrispondere al solofianco di una piega, anche di leggera inclinazione. Latrappola si forma quando strati poroso-permeabili, inse-riti nella successione monoclinale, vengono chiusi nelloro lato sollevato o da faglie (v. oltre) oppure da bru-sche diminuzioni di porosità o permeabilità (barriera dipermeabilità). Quest’ultimo caso può verificarsi anchequando tali strati affiorano: la parte superficiale può tra-sformarsi in asfalto o bitume, creando un tappo imper-meabile che impedisce agli idrocarburi di migrare versol’alto e disperdersi nell’aria. La trasformazione avvieneper ossidazione dell’olio, favorita dalla presenza di acquain superficie. Questa trappola può essere inclusa fra quel-le di tipo stratigrafico o misto.

Determinante per lo sfruttamento di un giacimento èla conoscenza della sua geometria e in particolare dellaconfigurazione della parte sommitale, sede del serbatoio.In genere, tale configurazione viene rappresentata gra-ficamente con curve isobate che indicano la profonditàdella superficie di tetto del serbatoio stesso, spesso con-trassegnando il punto più alto con il segno � (carta strut-turale o contour map). In un’anticlinale le curve sonosubparallele e si distanziano nelle zone di culminazione,mentre nei duomi tendono a diventare concentriche.

La chiusura strutturale è la distanza verticale fra ilpunto più alto della piega e la curva isobata più profon-da della struttura; in tale ambito gas, olio e acqua si stra-tificano e gli idrocarburi possono occupare parzialmen-te o totalmente l’intervallo sopra la curva inferiore dichiusura. Le superfici di separazione fra gas, olio e acqua,dette tavola gas-olio e olio-acqua (il gas oppure l’oliopossono essere assenti), se sono orizzontali, come avvie-ne in gran parte dei giacimenti, vengono rappresentategraficamente come isobate che racchiudono l’area pro-duttiva. All’interno di quest’area vengono ubicati i pozziche consentono lo sfruttamento del giacimento.

Trappole dovute a fagliaLe trappole per faglia sono molto comuni, ma stati-

sticamente creano serbatoi di minore estensione rispet-to a quelle per piega, con le quali sono spesso in com-binazione, come pure con altre modificazioni struttura-li: monoclinali, inarcamenti degli strati o variazionistratigrafiche. Le trappole di questo tipo si formano quan-do un livello poroso-permeabile viene giustapposto, pereffetto della dislocazione, a un livello impermeabile, cheagisce come sigillo.

In taluni casi la superficie di faglia affiora: quandoè collegata con serbatoi di idrocarburi, e non agisce come

109VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

400 m

200

NO SE

400

600

800

1.000B

A

D

E

C1.200

1.400

0

m0

fig. 13. Anticlinale in depositi dell’avanfossaadriatica (campo di Cellino, Abruzzo), con numerosi serbatoi sovrapposti in cerniera.Poiché l’asse è inclinato, i serbatoi si trovanoin posizione sfasata in profondità, con altistrutturali nella direzione di immersione del piano assiale (Casnedi et al., 1977).

Page 26: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

sigillo perché la frattura è aperta, in superficie si posso-no osservare manifestazioni di olio o fuoruscita di gas.Per poter formare una trappola, la superficie di fagliadeve essere impermeabile. Ciò avviene nelle formazio-ni evaporitiche, se contengono livelli porosi, e in quelleclastiche con strati di argilla che per la loro plasticitàsigillano la superficie di faglia. Nelle rocce carbonati-che il sigillo è talora dovuto a precipitazione di calcitelungo la superficie di faglia.

Le trappole per faglia possono essere classificate,secondo la natura della faglia, in due tipi principali: quel-le per faglia diretta (o normale) e quelle per faglia inver-sa (o, in casi più rari, per sovrascorrimento), dovute rispet-tivamente a genesi per distensione o compressione.

La trappola per faglia normale più semplice è quellache interrompe una successione monoclinale di strati,corrispondente di norma al fianco di una piega; i serba-toi più importanti di questo tipo sono associati a succes-sioni con inclinazione regionale, con singoli serbatoi lacui risalita monoclinale (o spesso arcuata) si interrompeper faglia contro formazioni o strati impermeabili.

Le faglie normali sono di norma associate alla for-mazione dei bacini sedimentari e sono per la maggiorparte sindeposizionali, con immersioni verso la partesubsidente del bacino; hanno quindi immersione confor-me a quella regionale (faglie conformi o sintetiche) esono anche chiamate faglie di accrescimento (grow faults).Iniziano a formarsi per flessurazione quando il bacinosi flette per il carico litostatico dei sedimenti, indi si svi-luppano con rigetti crescenti verso il bacino, mentre lasedimentazione si ispessisce notevolmente sui fianchiribassati. Un esempio classico è rappresentato dalla costa

del Golfo del Messico, ove le faglie sono tuttora attive einteressano le zone abitate prospicienti il mare.

Altre associazioni di faglie normali tagliano le seriemonoclinali con immersione opposta a quella dell’in-clinazione regionale (faglie contrarie o antitetiche); nonpresentano accrescimento nel tempo, ma sono solo ilrisultato di compensazione di un processo distensivo.

Le più comuni trappole per faglia normale si trova-no in corrispondenza di faglie antitetiche. In tal caso iserbatoi sono localizzati nella parte superiore del lembosollevato, quando la dislocazione li mette a contatto constrati impermeabili corrispondenti al lembo ribassato.Naturalmente l’accumulo è posteriore al movimento difaglia. Sono numerose anche le trappole in faglie di accre-scimento, nel lembo ribassato della faglia; poche di esse,però, hanno una chiusura sulla superficie di faglia. Ènecessario un fattore supplementare, come un’interse-zione di faglie o un assottigliamento degli strati (pinchout, in riferimento alle trappole stratigrafiche), perchési realizzi una trappola.

Molto favorevole per l’accumulo di idrocarburi è l’as-sociazione di faglie normali che determina la formazio-ne di un pilastro tettonico (Horst). La zona più solleva-ta è spesso sede di un serbatoio, sigillato dalle faglie chelo bordano, e può anche formare una serie di serbatoi,ciascuno sigillato da una delle faglie che compongonol’associazione stessa. Più rari sono i giacimenti in fossetettoniche (Graben), localizzati sui fianchi più alti dellastruttura (fig. 14). In questo contesto sono ben conosciutetrappole (Mar Rosso, Mare del Nord) che si formano suun solo lato della fossa, in quanto essa è sprofondata dauna sola parte (half-Graben).

110 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

0 50 100 150

0

4

8

piattaformadi Shetland piattaforma di Horda

(alto di Bergen)

Oligocene- Pleistocene

Cormorant

distanza (km)

prof

ondi

tà (

km)

StatfjordHutton

Paleocene-Eocene

Cretaceo superiore

Cretaceo inferiore

Giurassico

Triassico

basamento

O E

fig. 14. Trappole in una fossa tettonica (Viking Graben, nel Mare del Nord). Le faglie che generano le trappole non si estendono nella copertura, che risulta debolmente piegata (North, 1985).

Page 27: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Le faglie inverse formano trappole strutturali in buonaparte associate a piegamenti, dovuti anch’essi al regimedi genesi compressiva. Di norma hanno un’inclinazionedel piano inferiore a quelle delle faglie dirette (anche sottoi 45°). Per compressioni più spinte il piano di faglia tendead assumere inclinazioni prossime all’orizzontale: si parlain questo caso di superfici di sovrascorrimento.

Le più comuni trappole per faglia inversa hanno unserbatoio in strati piegati associati alla faglia e un sigil-lo contro il lembo abbassato della faglia, sopra il qualesi è verificato lo scorrimento del lembo mineralizzato.Nello stesso giacimento un altro pool può trovarsi nellembo ribassato, corrispondente al fianco della piega,sigillato dalla faglia stessa.

La presenza di sovrascorrimenti può dar luogo a trap-pole, specie quando essi rientrano nel tipo piega-faglia:la parte alta della piega può costituire il serbatoio, even-tualmente sigillato dal fianco ribassato della faglia. Nellostesso tempo quest’ultimo può contenere un altro ser-batoio, coperto e sigillato dal fianco sovrascorso (fig. 15).

Anche faglie che presentano movimento lungo ladirezione del piano di scorrimento (faglie trascorrenti ostrike-slip faults) possono intrappolare idrocarburi nelcaso di giustapposizione di rocce permeabili sigillate darocce impermeabili.

La genesi da compressione che caratterizza le faglieinverse è inoltre causa di intensa fratturazione della roc-cia quando i lembi in movimento sono costituiti da roccerigide e fragili (specie carbonatiche). Tutta la zona frat-turata, in presenza di adeguata copertura, può costitui-re un ottimo serbatoio. Come è già stato descritto, lefaglie inverse, data la genesi compressiva, tendono apresentare superfici sigillate più frequentemente dellefaglie dirette. Soltanto in queste ultime, infatti, è piùfacile che la frattura possa rimanere aperta e non sigil-lare, dunque, il serbatoio.

Trappole stratigrafiche

Le trappole stratigrafiche sono dovute a variazionelaterale della litologia della roccia serbatoio o a un’in-terruzione della successione stratigrafica (fig. 16). Levariazioni laterali possono riferirsi a un cambio litolo-gico, con conseguente variazione delle caratteristichepetrofisiche, come porosità e permeabilità, o a un’inter-ruzione della sedimentazione contro un alto strutturale(per esempio, per onlap). In tali casi, per avere una veratrappola bisogna considerare la chiusura lungo la dire-zione degli strati.

L’interruzione stratigrafica verticale può comporta-re la presenza di una discordanza con copertura di roc-cia impermeabile che sigilla la trappola. Le trappole stra-tigrafiche sono statisticamente di minor volume di quel-le strutturali e più difficili da identificare con la geofisica.Sebbene se ne conosca l’esistenza dalla fine dell’Otto-cento, esse sono state esplorate solo in tempi più recen-ti, anche perché implicano una conoscenza completa edettagliata della successione stratigrafica.

111VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

0Mississippian Limestone

NEal

tezz

a (m

) livellodel

mare

SO

Devoniano

sovrascorrimento a vergenza occide ntal

e

1.500

1.500

3.000

sovrascorrimento di Turner Valle

y

2.000 m

fig. 15. Strutture con genesi dovuta a compressione (anticlinali e faglie inverse) generano trappole con giacimenti nel Carbonifero (Mississippian Limestone, ai piedi delle Montagne Rocciose in Alberta)(North, 1985).

1

2

3

4

5 67livello del mare dopo un periodo di subsidenza

livello del mare iniziale

discordanza

fig. 16. Tipologia delle trappole stratigrafiche:1 e 2, trappole stratigrafiche pure; 3 e 4,trappole posizionate rispettivamente al di soprae al di sotto di una superficie di discordanza;5-7, trappole paleogeomorfiche in rilievisepolti (North, 1985).

Page 28: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Trappole puramente stratigrafiche si trovano nelleformazioni di scogliera o in depositi lenticolari o cana-lizzati; di norma è però presente anche una componen-te strutturale come, per esempio, strati poroso-permea-bili inclinati per una dislocazione e coperti in discor-danza da rocce impermeabili. Per questo motivo sipreferisce descrivere a parte, come trappole miste, i casidi trappola con entrambe le componenti.

Una classificazione delle trappole stratigrafiche distin-gue le primarie, legate alla geometria del serbatoio cheè conseguenza diretta delle caratteristiche della sua sedi-mentazione, e le secondarie, formatesi dopo la sedi-mentazione.

Trappole stratigrafiche primarieLe diverse modalità di sedimentazione che sussisto-

no fra rocce di genesi clastica e rocce di origine chimi-co-organogena danno luogo a trappole di geometria dif-ferente. La genesi clastica determina trappole formateda depositi lenticolari, spesso costituiti da sabbie e are-narie, deposte in particolari ambienti di sedimentazioneentro rocce argillose impermeabili. In qualche caso puòtrattarsi di depositi risedimentati di brecce di rocce igneeo metamorfiche. Di norma si tratta di depositi alluvio-nali o marini, dovuti a correnti con capacità di traspor-to elevata lungo l’asse della corrente ma progressiva-mente decrescente ai lati. Pertanto si passa lateralmenteda depositi grossolani a depositi fini e questo passaggiolitologico laterale determina una progressiva o bruscadiminuzione della permeabilità.

In depositi deltizi o torbiditici i corpi sabbiosi sonolocalizzati nella parte superiore, interna, delle conoidi ederivano dal riempimento delle incisioni causate dal pas-saggio delle correnti. Il passaggio laterale di questi depo-siti lenticolari alla roccia che li include può essere netto,come avviene in canali precedentemente erosi e riempitida materiale clastico grossolano; in tal caso il depositocanalizzato è di poco più recente della roccia circostante.

Gli idrocarburi possono riempire completamente ilcorpo grossolano, oppure essere limitati alla parte alta;qualora gli strati si trovino in giacitura monoclinale, gliidrocarburi si concentrano sul fianco più alto dello stra-to e vengono intrappolati da una barriera di permeabi-lità offerta dalla parte laterale più argillosa (fig. 17). Spes-so queste lenti sabbiose si ripetono verticalmente e hannodiffusione laterale irregolare, generando serbatoi di pic-cole dimensioni ma molto numerosi, di difficile loca-lizzazione con i metodi geofisici (per es., la complica-zione stratigrafica dei canali nei delta digitati).

Correnti canalizzate possono tracimare dall’asse delcanale e allargarsi sovrapponendosi ai depositi circostan-ti non erosi. In tal caso si trovano livelli sottilissimi di sab-bie, a grana molto più fine di quelle deposte nei canali macon un’estensione laterale particolarmente ampia (de-positi di overbank). Le fitte alternanze di sottili strati di

sabbie e argille, dette shoestrings (letteralmente, legaccidi scarpa) per il loro ampio sviluppo laterale a nastro, pos-sono derivare, oltre che dai suddetti fenomeni di tracima-zione, anche da sedimentazione litorale in cordoni.

Di notevole importanza sono i serbatoi contenuti indepositi di origine chimico-organogena, principalmentenelle rocce carbonatiche, specie quelle che hanno subì-to il processo di dolomitizzazione con notevole incre-mento di porosità e permeabilità. Questo processo è diorigine secondaria, ma le trappole di questo tipo posso-no essere classificate come stratigrafiche primarie per-ché legate all’ambiente di sedimentazione.

Nelle formazioni di scogliera gli idrocarburi, la cuipresenza è favorita dal fatto che la stessa roccia che licontiene può essere stata roccia madre, migrano nellaparte alta, in una trappola che ha una copertura vertica-le di norma rappresentata da sedimenti argillosi, depo-sti quando la scogliera ha cessato di svilupparsi. La chiu-sura laterale è spesso rappresentata dai sedimenti baci-nali impermeabili, che si sono deposti in eteropia durantel’accrescimento della scogliera.

Molto diffusi sono pure i sedimenti di piattaformacarbonatica, anch’essi spesso dolomitizzati, che hannouno sviluppo laterale molto più ampio di quelli di sco-gliera e spessori analoghi, tenuto conto che si sviluppa-no verticalmente in compensazione con la subsidenza. Iserbatoi in questo tipo di sedimenti sono più ampi diquelli nelle formazioni di scogliera e la loro coperturapuò essere rappresentata dallo sviluppo di piattaformeterrigene a notevole matrice argillosa in sovrapposizio-ne o da calcari che non hanno subìto processi di dolo-mitizzazione e che hanno quindi mantenuto le loro pro-prietà impermeabili.

112 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

X X� X X�

X X� X X�

sezione acqua

olio

sezione acqua

permeabile

impermeabileimpermeabile

pianta

poroso e permeabile

pianta

olio

fig. 17. Trappole stratigrafiche primarie: A, lente di roccia poroso-permeabile inclusa in una roccia impermeabile; B, lente in giacitura monoclinale con trappoladovuta a passaggio a una roccia impermeabile(Levorsen, 1956).

A B

Page 29: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

Trappole stratigrafiche associate a discordanze (o secondarie)

Una discordanza stratigrafica si realizza in seguito auna interruzione della sedimentazione (hiatus sedimen-tario). La superficie che contraddistingue questa inter-ruzione è erosiva se la parte più recente della successio-ne è stata smantellata o asportata dagli agenti erosivi, inparticolare quando un sollevamento ha portato la rocciain ambiente subaereo. In tal caso la superficie può esse-re irregolare e molto articolata, con incisioni fluviali,rilievi e depressioni. Dopo una trasgressione, si ha laripresa della sedimentazione marina, che copre la discor-danza con un nuovo ciclo e che può conseguentementecostituire una roccia di copertura. Lo studio stratigrafi-co e l’analisi di bacino sono il presupposto per ricono-scere trappole per discordanza entro il bacino stesso.

Di norma la parte sollevata è stata dislocata e pre-senta una stratificazione variamente deformata con pie-ghe e faglie; su di essa si deposita la nuova successioneindeformata (discordanza angolare). La troncatura distrati ripiegati sotto la superficie di discordanza, cui seguela deposizione di strati impermeabili, determina una tipi-ca trappola stratigrafica. In altri casi l’erosione può agiresu un’area sollevata regionalmente, anche senza defor-mazione (disconformità).

Infine un’interruzione della sedimentazione, parti-colarmente se la successione rimane in ambiente mari-no, può essere seguita da un nuovo ciclo sedimentario,senza che la successione stessa sia stata erosa o defor-mata (paraconcordanza). In tal caso essa è definita solodalla mancanza di un intervallo cronologico, per lo piùriscontrato paleontologicamente; al passaggio si posso-no osservare solo incrostazioni formatesi durante l’in-tervallo di non deposizione o, qualora la superficie siastata esposta agli agenti atmosferici, un paleosuolo indu-rito (hard-ground).

Se la successione sopra la discordanza ha una baseimpermeabile, quest’ultima costituisce roccia di coper-tura alla parte sottostante. Gli idrocarburi, migrando lungogli strati poroso-permeabili, possono accumularsi in unoo più serbatoi in corrispondenza degli intervalli poroso-permeabili, separati fra loro dai termini impermeabili dellasuccessione. Altre trappole possono essere localizzateappena sotto la superficie discordante, nella parte erosaed esposta agli agenti atmosferici e pertanto alterata eporosa. Infine, nella successione discordante, sabbie eghiaie contenute nei paleoalvei di corsi d’acqua o in depo-siti litorali sabbiosi possono offrire buoni serbatoi.

Il profilo di erosione presenta rilievi sepolti (buriedhills o landforms), che sono vere e proprie trappole paleo-geomorfologiche. Una successione stratigrafica può offri-re diverse discordanze (in taluni casi la superiore puòtagliare quella inferiore) e ciascuna di esse può deter-minare trappole che si sovrappongono e che costituisco-no il risultato dei processi di migrazione e di accumulo

sotto ciascuna superficie discordante. In particolare, ilsollevamento di un’anticlinale può avvenire in diversefasi in progressiva attenuazione, ciascuna separata dallaprecedente da una discordanza.

Trappole miste (stratigrafico-strutturali)

Sono trappole in cui concorrono sia deformazionistrutturali sia variazioni stratigrafiche. Le più importantisono connesse con l’esistenza di duomi, o cupole sali-ne, dovuti al sollevamento di rocce relativamente legge-re, di norma salgemma e gesso di origine evaporitica. Ilsale ha una densità di circa 2,2 e il gesso di 2,4. Esperi-menti condotti nel Golfo del Messico hanno dimostratoche la densità dei sedimenti associati al sale aumentaprogressivamente, per carico geostatico, con la profon-dità, superando, già a 700 m, quella del sale, che è incom-primibile e quindi mantiene sempre la stessa densità.

In presenza di acqua e ad alte temperature, il sale eil gesso diventano estremamente plastici. Quindi unalieve deformazione, come per esempio un’anticlinale,anche a largo raggio, può produrre l’attivazione di unprocesso di innalzamento degli strati di sale, detto dia-pirismo, a partire dalla cerniera della piega. Gli strati disale, grazie alla loro plasticità, letteralmente perforanole rocce sovrastanti, con spinta ascensionale idrostatica,per il principio di Archimede, che tende al riequilibriofra masse più pesanti e più leggere: nasce così il duomosalino. La sua strutturazione e soprattutto la velocità dirisalita dei sali leggeri sono proporzionali al volume dellemasse implicate.

In corrispondenza dei sedimenti che contornano lastruttura salina si determina una pressione laterale, cau-sata dalla maggiore densità dei sedimenti stessi, la qualeinfluenza la forma del duomo conferendole spesso unastrozzatura: in altre parole, il duomo può presentare undiametro maggiore nella parte alta, meno influenzatadalla pressione laterale, che in profondità.

L’ascensione del sale è molto favorita in zone corru-gate; qui le masse saline diapiriche hanno forme svaria-te, poiché le rocce sovrastanti, avendo subìto piegamen-ti e fratture, offrono all’ascesa del sale una resistenzadiversa secondo le direzioni di discontinuità. Il sale, chetende a farsi strada lungo le vie più facili, si intrude, favo-rito dalla sua plasticità, lungo le zone indebolite e acqui-sta quindi forme irregolari.

Le rocce saline sono impermeabili e gli strati perfo-rati che contornano il duomo possono essere sede diimportanti serbatoi, sigillati dal sale stesso (fig. 18). Ilmovimento ascensionale del sale provoca un solleva-mento degli strati circostanti, che spesso si verticalizza-no, dando luogo, se costituiti da rocce poroso-permea-bili, a serbatoi di moderata estensione laterale ma di fortesviluppo verticale e con una pressione anomala, più altadi quella ritenuta normale a quella profondità. Da notare

113VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

Page 30: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

che i duomi salini, che difficilmente arrivano in super-ficie, sono facilmente individuati nel sottosuolo dallaprospezione gravimetrica, data la loro bassa densità. Essisono di forma troncoconica o irregolarmente cilindrica,spesso con allargamento nella parte alta, a ‘fungo’, condiametri dell’ordine del chilometro e altezza anche dimigliaia di metri. La produzione di idrocarburi avvienecon serie di pozzi tutt’intorno al duomo e in parte sulduomo stesso, nella cap rock.

La formazione di un duomo salino può determinareun’associazione di faglie dirette, con i blocchi sollevatidalla parte del duomo stesso; in tal caso le trappole nonhanno come sigillo le pareti del sale ma le formazioniimpermeabili intercalate in quelle poroso-permeabilidella successione perforata.

Sui duomi salini esiste una letteratura geologica moltoabbondante e diversificata, data la loro frequenza sullacosta del Golfo del Messico, in Luisiana e nel Texas. Iduomi salini di quest’area (salt plugs) sono impostati susalgemma spesso associato ad anidrite; questo minera-le non dà però luogo a fenomeni di diapirismo per la suaalta densità. Frequente è anche la presenza di sale potas-sico e zolfo libero, derivato dall’anidrite. Le formazio-ni che ricoprono i duomi salini sono interessate da nume-rose faglie normali che si irradiano dal centro del duomo,con dislocazioni verticali dell’ordine di varie centinaiadi metri. Tali faglie, molto inclinate, individuano serbatoi

in blocchi separati, alcuni dei quali sono vere e propriefosse tettoniche (Graben) localizzate soprattutto sopra iduomi. In queste formazioni di copertura (cap rocks)ottimi serbatoi sono formati da sabbie intercalate (peresempio, la Frio Formation nel Texas).

Il fenomeno di risalita crea strutture estremamentecomplesse, in cui le faglie sono associate a spremiturae troncatura delle formazioni sabbiose che contornanoil duomo; queste strutture possono individuare anchedieci o più pool. L’esplorazione mineraria risulta quin-di molto complicata e anche la fase di perforazione puòpresentare problemi dovuti alle sovrapressioni delleargille.

Oltre al Golfo del Messico, sono conosciute moltearee produttive da duomi salini, fra cui la zona di Han-nover (Germania), la regione a nord del Mar Caspio evarie aree del Medio Oriente, soprattutto iraniane.

Altre tipiche trappole miste si realizzano quando ladislocazione avviene durante la sedimentazione (sedi-mentazione sintettonica). È il caso di bacini interessa-ti solo in parte da deformazioni: mentre una parte sisolleva, diventando un alto strutturale, il resto è sededi sedimentazione. I depositi sabbiosi bacinali termi-nano contro la parte sollevata, cambiando litofacies,assottigliandosi e diventando più argillosi e meno per-meabili. La terminazione assume una forma caratteri-stica a ‘lente’ o ‘becco di flauto’ (pinch-out). Tenutoconto che anche questa può prender parte al solleva-mento, lo strato sabbioso termina arcuandosi verso l’al-to e diventando un serbatoio tamponato dal passaggioalla facies argillosa o dal fianco stesso dell’alto strut-turale. In pratica l’alto strutturale è contornato da que-ste lenti sabbiose a becco di flauto, che possono ripe-tersi verticalmente, alternate ad argille, dando luogo apiù serbatoi sovrapposti.

L’alto strutturale può essere rappresentato da un duomoo cupola salina, che può sollevarsi dopo la sedimenta-zione del bacino circostante (e in tal caso formare unatrappola del tipo già descritto), oppure durante la sedi-mentazione stessa, e determinare quindi trappole mistecon terminazioni sabbiose a becco di flauto.

Altre trappole miste possono originarsi quando unpiano di faglia genera un pendio lungo il quale scivola-no per gravità (slumping) o franano (megabrecce) i sedi-menti deposti precedentemente sul fianco sollevato.

Se in una roccia serbatoio l’acqua è in movimento,la tavola olio-acqua si inclina nella direzione del movi-mento stesso. Si possono quindi originare trappole idro-dinamiche di varie forme e dimensioni, dipendenti dallecaratteristiche della roccia poroso-permeabile in cui èsituato il serbatoio (fig. 19).

Altre trappole miste sono corrispondenti ad anticli-nali che non si sono formate per cause tettoniche ma sonoprodotte dalla presenza dei già citati rilievi sepolti (buriedhills): gli strati si sedimentano con immersione divergente

114 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

GEOSCIENZE

duomo salino

roccia di copertura

fig. 18. Sezione idealizzata di una cupola salinadel Golfo del Messico: in nero, l’oliocontenuto in trappole di vario tipo (per faglia,nella cap rock; per discordanza, ai fianchidella cupola). I sigilli possono essererappresentati dal sale o da rocce impermeabiliintercalate nella successione sedimentaria(Levorsen, 1956).

Page 31: 1.3 Caratteristiche geologiche dei giacimenti di idrocarburi

rispetto a questi rilievi, costituendo serbatoi ai bordi deirilievi stessi, spesso in corrispondenza dei prodotti gros-solani derivati dal loro smantellamento.

In altri casi la trappola è originata, sotto carico lito-statico, da una compattazione differenziale, dovuta allapresenza di argille più comprimibili di altre rocce, comeper esempio le sabbie; in una successione di copertura aelevata componente argillosa, la successione si compattadi più ove lo spessore è maggiore; di conseguenza sul rilie-vo sepolto, sede di minor spessore di copertura, si troveràuna culminazione, mentre le argille, più diffuse ai lati, sicompatteranno maggiormente simulando un’anticlinale.

Il rilievo sepolto può anche non essere di natura ero-siva: per esempio una scogliera ricoperta da un sottilestrato di argilla (che può aver determinato il soffocamento

della scogliera stessa) ha di norma ai fianchi depositibacinali di natura argillosa, soggetti a compattazione;anch’essi simulano un’anticlinale che può essere sede diserbatoi, separati dalla scogliera.

La varietà e la complessità delle condizioni geologi-che connesse con la presenza di serbatoi di idrocarburie relative coperture e l’esistenza di trappole costituisco-no l’oggetto dell’esplorazione petrolifera. Individuatauna provincia petrolifera, la ricerca segue di norma ilseguente ordine cronologico: • ricerca e perforazione delle trappole strutturali, che

sono quelle più facilmente individuabili con la pro-spezione geofisica. A questo punto la ricerca di sot-tosuolo ha fornito informazioni stratigrafiche atte apassare alla fase successiva;

• ricerca e perforazione delle trappole miste;• esplorazione delle trappole stratigrafiche, effettuata

sulla base di un accurato studio stratigrafico, reso pos-sibile da tutti i dati raccolti durante le prime due fasi.

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115VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DEI GIACIMENTI DI IDROCARBURI

A

B

C

gasolio acqua

fig. 19. Tipi di trappole idrodinamiche in un corpo sabbioso spesso e deformato ad anticlinale: A, gas e olio in completasovrapposizione; B, gas in parzialesovrapposizione; C, gli accumuli di gas e oliosono separati (Magara, 1977).

A

B

C

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Raffaele CasnediDipartimento di Scienze della Terra

Università degli Studi di PaviaPavia, Italia

116 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

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