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Scuola e lavoro nell ’era digitale Rev. 4.1 del 04/01/2016

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Scuola e lavoro nell ’era digitale

Rev. 4.1 del 04/01/2016

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Sommario

Scuola e lavoro nell’era digitale.................................................................................................................................................4

1.1 Orientamento per le carriere digitali.......................................................................................................4

1.2 Costruire curriculum digitali e tecnologici.............................................................................................11

1.3 E-business: l’economia digitale.............................................................................................................17

1.4 Alternanza scuola lavoro nell’impresa digitale.....................................................................................20

1.5 Il Fundraising e il Crowdfunding...........................................................................................................24

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1. Scuola e lavoro nell’era digitale

1.1 Orientamento per le carriere digitaliLe tecnologie informatiche, multimediali e telematiche costituiscono una rivoluzione irreversibile che sta cambiando il mercato del lavoro, e di conseguenza il panorama economico e sociale, coinvolgendo non solo le nuove professioni, ma anche quelle tradizionali, rinnovate dalle tecnologie e dal management della conoscenza.

L’avvento delle IC society (International Communication Society) e delle tecnologie labour saving (nel linguaggio economico, il complesso delle innovazioni che consentono di ridurre l’impiego di manodopera nei processi produttivi), l’importanza della formazione lungo tutto l’arco della vita e dei concetti di imprenditorialità ed occupabilità; ci possono condurre ad analizzare qual è l’attuale evoluzione del panorama lavorativo.

La centralità del capitale umano rappresenta, insieme alla creatività, alla responsabilità, all’autonomia, alla semplificazione delle gerarchie ed alla burocratizzazione, il lato più interessante dei cambiamenti intervenuti nel MdL.

Tuttavia, questo vale finchè la nuova forza lavoro è in grado di rispondere alle nuove sfide e ai nuovi bisogni della società e del mercato del lavoro le cui parole chiave sono: occupabilità, adattabilità, flessibilità, imprenditorialità.

L’errore più frequente è quello di non preoccuparsi di conoscere esattamente quali sono le richieste del mercato, dando per scontato che le figure professionali di ingresso rimangano inalterate nel tempo.

I cambiamenti dello scenario che interessano il lavoro riguardano gli assetti organizzativi, le caratteristiche del lavoro e le capacità della forza lavoro.

Per riguarda gli assetti organizzativi essa sono caratterizzati da:

• Fusioni e incorporazioni

• Lavoro a (e dal) domicilio (Home Sharing)

• Nuovi modelli di organizzazione del lavoro: attenzione alla qualità, strutture ‘snelle’, flessibilità, orari, ...

• Pratiche di Outsourcing (approvvigionamento esterno)

Infine, per quanto riguarda le caratteristiche del lavoro esse si distinguono per:

• Accelerazione dei processi produttivi

• Instabilità e frammentarietà dei processi lavorativi

• Complessità dei processi socio-tecnici

• Profili e ruoli professionali differenziati

• Reti e cooperazione

Per rispondere a tali caratteristiche è quindi necessario che i lavoratori abbiano le seguenti capacità:

• Flessibilità

• Marketable skills (competenze spendibili nel mercato)

• Proattività

• Long life learning (apprendimento permanente)

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• Self management (capacità di autogestione)

• Employability (occupabilità)

Risulta chiaro come il panorama delle figure professionali rispecchia l’importanza assunta dal lavoro intellettuale: i lavoratori della conoscenza aumentano non solo nell’ambito della libera professione ma anche all’interno delle organizzazioni.

Si tratta di una interessante trasformazione della struttura sociale delle occupazioni che favorisce l’emergere di nuove professioni: le modalità digitali di lavoro costituiscono un sistema high trust che richiede di integrare il momento della progettazione con quello dell’esecuzione e ha pertanto bisogno che le risorse umane siano sempre più collaborative e cooperative; siano in altri termini detentrici delle competenze trasversali.

Le imprese sembrano sempre meno interessate a profili professionali definiti e compiuti (che comunque esse stesse intendono formare e certificare nel corso dell’esperienza), aumenta invece la richiesta di una formazione di base approfondita e coerente sul piano delle conoscenze teorico-metodologiche e di un insieme di competenze trasversali strategiche, affinchè la persona possa rispondere attivamente alle crescenti richieste di adattabilità e flessibilità della produzione e dei servizi.

Competenze professionali:

• Conoscenze tecnico professionali certificate da titoli

• Saper fare tecnico - operativo

• Saper eseguire script (ovvero programmi informatici scritti in una particolare classe di linguaggi di programmazione, detti linguaggi di scripting)

Competenze trasversali:

• Capacità relazionali

• Capacità di negoziazione

• Capacità di orientamento agli obiettivi

• Capacità di pianificazione/organizzazione

L’ambiente digitale permette di muoversi in modo iper veloce e iper connesso; ciò è fondamentale per lo sviluppo delle capacità sopracitate, ma comporta spesso l’insorgere di problematiche dovute alla frammentarietà delle conoscenze e dei processi.

Quindi un buon professionista digitale dovrebbe saper “accelerare” senza per questo perdere la capacità di approfondimento: questa è una sfida di approccio intergenerazionale, che vede i professionisti impegnati nel lavoro in team, spostarsi da processi decisionali veloci a processi lenti e approfonditi, così da prospettare e conseguire obiettivi a medio e lungo termine.

Per competere a livello nazionale e internazionale, le aziende hanno bisogno di professionisti digitali in possesso delle cosiddette digital soft - skill, ovvero le attitudini necessarie per eccellere in Rete.

Pertanto, sintetizzando le competenze professionali e le competenze trasversali, il professionista digitale:

• Crea contenuti web - oriented, crossmediali e partecipativi

• Filtra e cura le fonti di maggiore interesse e utilità

• Coinvolge e fidelizza gli utenti in social community

• Progetta strategie di marketing All - line (online + offline)

• Attiva network di relazioni

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• Ottimizza la visibilità sui motori di ricerca

• Analizza e interpreta i flussi statistici di navigazione

• Gestisce i fenomeni di brand reputation.

• Conosce e utilizza i linguaggi di programmazione (coding) per la creazione e gestione dei software.

• Utilizza dispositivi tecnologici all’avanguardia e fornisce assistenza per il corretto funzionamento degli stessi.

• Conosce l’evoluzione linguistica e processuale propria della comunicazione digitale.

1.1.1 Le professioni digitali più richieste dal mercatoL’impatto delle tecnologie digitali è maggiore quanto più è evoluto il capitale umano del Paese.

Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, le aree aziendali che più richiedono nuove professionalità e competenze in logica digitale sono il Marketing, l’Information Technology e la Direzione e Risorse Umane stessa.

Molteplici sono le nuove professioni digitali indispensabili per supportare la digitalizzazione delle imprese; tuttavia secondo le ricerche condotte dall’Unione Europea, nel prossimo 2020 rimarranno vacanti ben 900mila posti di lavoro legati all’Economia digitale, in quanto le nuove tecnologie generano una domanda di profili ad alto contenuto di conoscenza: nuove professioni digitali che hanno bisogno di più tempo per formarsi, affermarsi, regolamentarsi.

A causa di questo divario le imprese stanno optando per lo sviluppo interno del personale, incontrando non poche difficoltà, trattandosi di figure non semplici e non pienamente definite, dai contenuti in continua trasformazione.

Queste, ad oggi, le professioni digitali più richieste dal mercato:

Computer Programmer - Coder

Il Programmatore (noto anche con le espressioni developer, ovvero sviluppatore, e coder, “creatore di codice”), è il professionista che utilizza il linguaggio di programmazione per tradurre o codificare l’algoritmo risolutivo di un problema dato nel codice sorgente del software da far eseguire ad un elaboratore.

Il Programmatore si serve di strumenti informatici altamente specializzati: editor (programmi che permettono la scrittura di programmi software), debugger, helper, compilatori o interpreti, script, database.

Il suffisso “Web” identifica il programmatore specializzato nella costruzione di software che realizzano applicazioni o siti Web, quindi sa utilizzare linguaggi come PHP, ASP, Java EE, JavaScript o ActionScript.

Il Programmatore Web (Web Developer) si occupa solo del codice sorgente di un sito Web, mentre il design e la formattazione del codice HTML vengono sviluppati da un Web Designer. Il Programmatore Web che si occupa sia del codice che della grafica di un sito si identifica come Webmaster.

Web Designer

Il Web Designer è il professionista che si occupa dell’aspetto visivo di siti Web, coniugando design e navigazione in Rete. Collabora sia con un team di lavoro che direttamente con i clienti per realizzare siti accattivanti e funzionali dal punto di vista grafico, di immediata consultazione, quindi compatibili con le esigenze dei visitatori e accessibili utilizzando browser e componenti diversi.

In sintesi, il Web Designer:

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• Trasforma gli elementi di progettazione realizzati con software grafici in componenti utilizzabili e modificabili su un sito Web.

• Prepara il layout delle pagine del sito utilizzando l’HTML e altri linguaggi di programmazione, insieme a sviluppatori e tecnici Web.

• Progetta lo stile delle pagine Web a livello di grafica, layout, tipografia, colori…

• Struttura e presenta i contenuti seguendo le linee guida stabilite dal Content Manager (colui che raccoglie, gestisce, pubblica le informazioni utili) in modo che siano ben leggibili e fruibili.

• Si occupa del mantenimento del sito, apportando aggiornamenti e modifiche grafiche o di codice.

Graphic Designer

Il Graphic Designer è il professionista che progetta la comunicazione visiva sui siti Web.

Si muove in un territorio ampio e multiforme, che spazia dalla grafica tradizionale alle nuove frontiere dei media digitali.

È il creativo che impiega le sue competenze multimediali in tutto ciò che è visivo nella comunicazione, coniugando le logiche commerciali e le dinamiche sociali in una sintesi espressiva: dal packaging al logo di un nuovo prodotto, dalla grafica di un’animazione al design di un marchio di tendenza.

Il Graphic Designer traduce messaggi complessi in forma visiva ed espressiva, con l’intento di ottimizzare l’interazione con i destinatari dei messaggi stessi, in quanto si relaziona con diverse figure professionali (fotografi, architetti, illustratori, tipografi, allestitori, pubblicitari, esperti di comunicazione).

In sintesi, la progettualità del Graphic Designer riguarda le seguenti aree:

• Immagine coordinata (identità globale di un’azienda o di un evento);

• Grafica editoriale (libri, riviste, cataloghi);

• Packaging (progetti per confezioni di prodotti);

• Marchi e logotipi;

• Allestimento di spazi espositivi (design per mostre, fiere, esposizioni);

• Segnaletica;

• Grafica per il web;

• Grafica di animazione.

Social Media Manager

Il Social Media Manager è il professionista del Web marketing che cura la comunicazione sui canali sociali e genera visibilità, pertanto si occupa di Social Media Marketing.

Con questo termine si indica la gestione della comunicazione integrata su tutte le diverse piattaforme che il Web 2.0 offre a servizio degli utenti (siti di social networking, foto video e slide sharing, comunità 2.0, wiki, ecc.).

Il Social Media Manager opera per la gestione dei rapporti online e l’ottimizzazione delle pagine Web fatta per i social media (SMO, Social Media Optimization), con il fine di creare conversazioni con utenti/consumatori e instaurare quella che viene definita affinità: ogni azienda, attraverso il proprio blog aziendale o siti di social networking, è vicina ai destinatari con una relazione 1:1.

Per comprendere la funzione del Social Media Manager basti pensare all’azione di marketing virale che si compie su YouTube o su altri siti di Video sharing: attraverso l’azienda, pubblica un contenuto interessante

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e/o di intrattenimento così da generare hype e diffusione dello stesso. È la condivisione spontanea tra utenti che produce questo effetto virale. In questo modo il video, e dunque il messaggio che esso veicola, raggiunge più utenti/consumatori possibile.

Digital PR

Il Digital PR è il professionista che monitora e gestisce la reputazione online di un’azienda e la notorietà del suo brand: in questo modo interviene direttamente sulla percezione che il pubblico ha dell’azienda e dei prodotti che essa offre.

Oggi gli utenti hanno la possibilità di recensire e commentare ogni tipo di prodotto o servizio, quindi le aziende hanno necessità di relazionarsi direttamente e reciprocamente con i clienti, intesi come i fruitori di quel prodotto o servizio, così da soddisfare le loro esigenze e modulare di volta in volta l’offerta.

Per questo la P di PR sta per “People” (persone) e non per “Public” (pubblico, in senso generico): l’utenza non è più “generica” o “settoriale”, ma è aperta a tutti coloro che scrivono e commentano on line (opinion leader, community manager, blogger …), influenzando in qualche modo gli utenti successivi.

Gli strumenti attraverso i quali opera chi si occupa di digital PR sono: Blog, Forum, Social Network, testate e riviste on line, Social Media in generale.

In sintesi, il Digital PR svolge le seguenti attività:

• Utilizza dei software per ascoltare e monitorare le conversazioni sul web in rapporto al brand.

• Individua gli influencer del settore, stabilendo con loro relazioni finalizzate a dare visibilità al brand per cui lavora.

• Ascolta, risponde e stimola gli utenti nelle interazioni dirette con l’azienda, moderando e prevenendo eventuali criticità nella comunicazione sui social network.

Web Analyst

Il Web Analyst è il professionista che analizza tutti i settori del Web implicati in un’attività di comunicazione e promozione utilizzati per una campagna esterna.

Egli scopre, misura e crea report strategici su chi, quando, dove, come accede al sito e vi naviga, riconoscendo e distinguendo le e-partnership con potenziale strategico; scopre quali sono le campagne che hanno generato più traffico, quanti utenti si sono soffermati effettivamente sui prodotti e per quanto tempo, quali contenuti del sito sono stati maggiormente visitati, quali sono state le informazioni più cercate ecc.

Il focus della sua attività prevede il monitoraggio delle tendenze web, la misurazione e l’ottimizzazione del traffico utenti sul sito, la formulazione di proposte per una ottimale gestione del SEO (Search Engine Optimization) e per il miglioramento del sito web per aumentarne il traffico.

Il Web Analyst inoltre verifica e risolve i problemi di implementazione dei tag nella web analytics, assiste il reparto Media per l’inserimento dei tag di ricerca nelle campagne di search marketing a pagamento.

Lo studio dei risultati è solo la fase finale del lavoro del Web Analyst: egli inizia ad operare prima ancora che ci sia il via della campagna marketing, in quanto si dedica a un approfondito esame dei siti che saranno coinvolti nell’operazione, progettando l’interazione di tutta la comunicazione che avverrà sul web.

SEO – ottimizzatore per motori di ricerca

La figura professionale specializzata in ottimizzazione è il SEO (search engine optimizer, ottimizzatore per i motori di ricerca, che ha il medesimo acronimo dell’attività che svolge).

Con il termine ottimizzazione (in inglese Search Engine Optimization, in acronimo SEO) si intendono tutte quelle attività finalizzate a migliorare la rilevazione, l’analisi e la lettura del sito web da parte dei motori di

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ricerca, per mantenere un elevato posizionamento nelle pagine di risposta alle interrogazioni degli utenti del web.

L’attività SEO consente un facile reperimento del sito da parte degli utenti che cercano sui motori e determina l’aumento del volume di traffico qualificato (utenti specificamente interessati) che un sito web riceve tramite i motori di ricerca.

Le attività del SEO comprendono l’ottimizzazione della struttura del sito e degli url (url optmization), l’accessibilità delle informazioni da parte dei motori di utenti e spider (robot and sitemap optimization), e del codice sorgente (code and error optimization), degli approfondimenti link (link optimization), delle immagini, della pagina web, dei contenuti.

Data Scientist

Il Data Scientist è il professionista che analizza e interpreta i dati a disposizione delle aziende affinchè questi possano essere utilizzati per generare vantaggio competitivo e creare nuovi modelli di business.

Sempre di più le aziende sono consapevoli di potere acquisire vantaggi competitivi dai dati che spesso sono solo memorizzati (per esigenze di processo), ma non realmente analizzati; questo è il motivo per cui la Computer Science propone metodi e algoritmi adatti a indagare dati digitali in quantità, in modo differente dalle tradizionali statistiche: da qui la nascita di nuove discipline come Data Scientist, Data Mining, Statistical Machine Learning e altre.

Storyteller

Lo Storytelling Management è la disciplina che coniuga i princìpi della narrazione applicati all’impresa (basti pensare al settore pubblicitario televisivo, il cui approccio è fondato sui “format narrativi”).

Lo Storyteller produce un vasto assortimento di strumenti, intesi come la sintesi di un processo comunicativo all’avanguardia. Tali strumenti possono essere cartacei, digitali e relazionali e vengono applicati a diverse aree o funzioni aziendali, come per esempio:

• Brand Management (gestione del marchio)

• Comunicazione Integrata

• Advertising (pubblicità)

• Formazione

• Design

E–commerce specialist

L’E-commerce Specialist è il professionista che si occupa di sviluppare e adattare la piattaforma di vendita per le esigenze del cliente, integrandola con apposite app che supportano il committente nelle successive fasi di test e mantenimento.

L’E-commerce Specialist interagisce con tutte le funzioni dell’impresa (logistica, amministrazione, commerciale, trade) affinché le vendite online creino occasioni di contatto con una clientela ulteriore. Inoltre egli lavora a stretto contatto con l’Online Store Manager, che è un caponegozio, con funzioni simili a quelle che competono alla figura in un negozio fisico, con la differenza che tutte le fasi di acquisto avvengono in digitale.

App o mobile developer

La figura dell‘app o mobile developer si occupa di ideare e sviluppare le applicazioni Web, quindi si muove sulle piattaforme Apple iOS e Google Android.

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Il mobile developer dovrà gestire le apps universali, da scrivere una volta sola e pronte per tutti i device: il futuro è “one Windows” cui basta il proprio codice per adattarsi ad ogni device su cui viene installato.

Questo professionista tecnico è in grado di programmare servizi per dispositivi mobili (nell’attuale contesto della mobile communication), inoltre è dotato di una buona creatività e spirito pratico per creare soluzioni semplici e sostenibili per i dipendenti delle imprese.

Help desk

Con il termine help desk si fa riferimento a un servizio aziendale che fornisce informazioni e assistenza agli utenti, che hanno problemi nella gestione di un prodotto o servizio. Gli operatori di telefonia che svolgono attività di help desk utilizzano diverse tecnologie, come:

• VoIP, acronimo di Voice over IP, è una forma di telecomunicazione che rende possibile effettuare una conversazione telefonica tramite connessione internet, consentendo una comunicazione audio-video in tempo reale (videotelefonata, videochiamata e videoconferenza).

• CRM, acronimo di Customer relationship management, è un servizio di gestione delle relazioni con i clienti, legato al concetto di fidelizzazione. In un’impresa il mercato è rappresentato sia dal cliente che dall’ambiente circostante, quindi è importante pianificare e implementare buone relazioni con il mercato, servendosi dei molti strumenti di comunicazione che la Rete offre.

Facilitatore digitale

Il facilitatore digitale è il professionista che si occupa di mediare tra l’utente e il mondo digitale, in quanto responsabile della diffusione della cultura digitale e delle relative competenze richieste: il suo è un lavoro di orientamento pratico riflessivo che promuove, indirizza e facilita l’uso delle TIC, con l’obiettivo di ridurre il crescente divario (knowledge divide) tra chi utilizza a pieno le potenzialità degli strumenti digitali e chi ne rimane escluso.

Il suo operato si svolge in contesti sociali e aziendali, in forma di consulenza.

Privacy officer

Il Privacy officer, ovvero il consulente della privacy, è il professionista che si occupa di gestire e tutelare i dati personali o flussi informativi e documentali all’interno di un’azienda o studio professionale, rispettando le normative in vigore: oltre a saper utilizzare gli strumenti informatici per la gestione dei dati, egli possiede competenze giuridiche e amministrative relative al Paese in cui opera.

Tra i compiti e le funzioni del Privacy officer rientrano le attività di “trattamento”, ovvero la raccolta, la registrazione, la conservazione dei dati personali e sensibili contenuti in archivi e fascicoli, sia su supporto cartaceo che informatico. Inoltre, egli conserva le dichiarazioni del consenso al trattamento dei dati degli interessati, verificando che l’accesso agli stessi sia consentito solo ai soggetti autorizzati.

Logistic manager

Il Logistic manager è il professionista che si occupa dell’organizzazione e della circolazione di merci e forniture, pertanto all’interno di un’impresa industriale o commerciale organizza e monitora tutte le fasi di immagazzinamento, circolazione e distribuzione delle merci. In sintesi, il Logistic manager:

• Stabilisce le procedure di acquisto e arrivo dei materiali e quelle di trasporto e distribuzione dei prodotti;

• Stabilisce quali mezzi tecnici utilizzare per il trasporto dei prodotti;

• Sviluppa gli strumenti tecnologici utili al monitoraggio della sua attività in base ai risparmi generati e valutando benefici economici per l’azienda;

• Accorda con le società di trasporto e con le dogane le modalità e i costi del trasporto in base alle tariffe

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doganali.

Chief Innovation Officer (CIO) e Chief Digital Officer (CDO)

Queste due figure professionali sono poco affermate in Italia, ma sono a fondamento della nuova gerarchizzazione delle imprese digitali.

Il Chief Innovation Officer, acronimo CIO, è il responsabile della gestione dei processi di innovazione all’interno del sistema aziendale: le sue competenze spaziano dall’informatica al probel solving, all’ingegneria e reti di comunicazione, in quanto si tratta di un professionista di business integrato che ha forti capacità di sviluppo organizzativo.

Per “controbilanciare il naturale istinto conservatore delle aziende”, il CIO integra all’interno delle stesse un ambiente innovation friendly, affiancandosi nella sua attività al Chief Digital Officer, acronimo CDO, ovvero il responsabile dell’informatizzazione delle attività e dell’uso strategico della Rete.

Il CDO deve saper spaziare fra diversi ambiti: ICT, Custimer Care, Project Management, e-Commerce, in quanto deve saper innovare l’esistente creando sistema, condivisione e consapevolezza; in sintesi egli delinea una efficace strategia digitale a supporto del brand.

Chief executive officer (CEO)

Il significato letterale di CEO é Chief (primo) Officier (ufficiale) Executive (esecutivo): in Italia l’equivalente di questo termine è “amministratore delegato”. Ultimamente però il termine inglese CEO si sta diffondendo quanto e più di quello di “amministratore delegato”, soprattutto in ambito economico e giornalistico. Questa figura, delegata dall’intero consiglio di amministrazione, ha la responsabilità più alta in un’azienda: egli rappresenta la società, prendendo decisioni atte all’ottimizzazione della gestione della stessa, pertanto è posto a capo del management aziendale.

1.2 Costruire curriculum digitali e tecnologici

1.2.1 La Tecnologie Aperte del Web 2.0 e la Computer literacy Nel 2006 l’UE ha individuato le otto competenze chiave “di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione” (Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa a “Competenze chiave per l’apprendimento permanente”, 2006).

Queste competenze dovrebbero essere acquisite durante il percorso dell’istruzione e fare da base al proseguimento dell’apprendimento nel quadro dell’educazione e della formazione permanente (gli adulti devono infatti avere accesso all’aggiornamento delle loro competenze chiave in tutto l’arco della loro vita).

Nel volume scritto da I. Tanoni e R. Teso, “Il curricolo tecnologico, Proposte per la scuola dell’infanzia e primo ciclo”, tali competenze chiave vengono didatticamente collegate a un insieme di tool tecnocognitivi del Web 2.0 (così definiti da D. Jonassen: “strumenti basati su computer e ambienti di apprendimento che sono stati sviluppati e adattati per funzionare come partner intellettuali con l’allievo così da favorire pensiero critico e apprendimento ad alto livello cognitivo”):

Libero adattamento della tabella UE. Le competenze indicate sono un mix di conoscenze, abilità e capacità operative legate al contesto di apprendimento

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Competenze chiave per l’apprendimento permanente Tool cognitivi

1. Comunicazione espressiva (orale e scritta) nella propria lingua

Word processor, editing ipertestuali, blog

2. Comunicazione in lingua straniera Instant messaging, podcasting, forum, chat

3. Competenze area scientifico-tecnologica WebQuest

4. Competenza digitale Social network

5 .Metacompetenze (imparare a imparare) Diario di bordo, Second Life (ambienti di simulazione)

6. Competenze sociali Wiki, folksonomia

7. Performance creative, innovative e di progettualità Conceptual map, Youtube

8. Competenze culturali Flickr, MySpace, De.licio.us, Wikipedia

Come sintetizzato in tabella, un Word processor per la videoscrittura può perfezionare l’espressione scritta; l’instant messaging e le chat line con persone di altri paesi possono essere utili per migliorare la pratica di lingue straniere; il WebQuest (la modalità di ricerca con la quale gli studenti ricavano informazioni da internet seguendo un percorso guidato da domande prestabilite dagli insegnanti, con siti già validati dagli stessi) può essere valido per allenare il pensiero scientifico; l’ambiente blog di Wordpress può agevolare la condivisione di contenuti in una community che si occupa di una certa area di ricerca, oppure documentare il percorso di un singolo alunno o di un gruppo che lavora per lo stesso progetto e in tal modo può migliorarne il processo di sviluppo attraverso il monitoraggio delle fasi progettuali.

Nel caso in cui uno studente abbina il podcast al blog, può fruire in mobile learning di contenuti informativi multimediali e quindi arricchire la formazione personale in tempi e modi ritagliati sui propri bisogni.

Inoltre, nella prospettiva della formazione continua (lifelong education), bisogna tener conto delle potenzialità educative e didattiche degli RSS (Really Simple Syndication, uno dei più popolari formati per la distribuzione di contenuti Web noto per i flussi, che permettono di essere costantemente aggiornati su nuovi articoli o commenti pubblicati nei siti di interesse)

Risulta chiaro come nell’ambito delle competenze che ciascuno di noi possiede, quella digitale o computer literacy non è semplicemente la capacità di muoversi nell’ambiente digitale utilizzando i dispositivi tecnologici, ma è la somma di una molteplicità di competenze di base che comprendono “non solo il possesso di abilità procedurali, ma anche componenti più complesse come la capacità di comunicazione, di problem solving, di analisi dei dati e uso dei sistemi simbolici, la capacità di argomentazione, il miglioramento delle proprie abilità di apprendimento e altre competenze simili che attualmente si reputano basilari per l’inserimento nel mondo del lavoro.” (Calvani, Fondamenti di didattica. Teoria e prassi dei dispositivi formativi, 2007, p.43)

Da piattaforma di “solo accesso” del Web 1.0, il Web 2.0 si fonda sulle caratteristiche di relazionalità e interoperabilità sociale, attraverso un ambiente digitale funzionale alla collaborazione e cooperazione tra individui.

Le cosiddette Tecnologie Aperte messe a disposizione dal Web 2.0 (aperte in quanto possiedono maggiore flessibilità nel loro utilizzo per discutere in gruppo, riflettere, elaborare work project) comprendono motori di ricerca semantici, blog, mappe concettuali, chat, Web forum, podcast, tool di risorse condivise, che permettono agli “strumenti cognitivi” di emergere in base alla “strategia di pensiero” che sottende lo sviluppo di un determinato software.

È da questi presupposti che nasce l’esigenza di adattare il classico curriculum vitae al Web 2.0: il curriculum diviene digitale e tecnologico, in quanto, oltre a contenere le informazioni circa le competenze digitali della persona, sfrutta le possibilità di relazionalità e interoperabilità sociale offerte dal Web 2.0.

Il classico curriculum vitae non si adatta alla prospettiva delle Tecnologie Aperte e alle possibilità che le

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Computer literacy offrono: inserire il proprio curriculum vitae digitale in appositi canali e portali online è di fondamentale importanza per trovare lavoro o incrementarlo, o se si vogliono stringere contatti professionali interessanti (soprattutto per le professioni freelance).

1.2.2 Come creare un curriculum vitae digitaleUn curriculum in forma digitale deve seguire le stesse indicazioni che si usano per scriverne uno nel classico formato europeo (la funzione è la medesima), ma quello digitale offre la possibilità di distinguersi dalle altre candidature grazie alla componente creativa che rende i contenuti più immediati e piacevoli da leggere.

La tecnologia moderna valorizza il contenuto di un curriculum, ma la sostanza deve essere consistente e veritiera: un curriculum digitale si fa portavoce del proprio stile e deve essere compilato e creato considerando qual è l’azienda che lo riceverà e il settore cui appartiene, adattando i contenuti al ruolo per il quale ci si candida.

Infatti il curriculum digitale si può considerare come la propria vetrina di presentazione, anticipa attitudini ed esperienze formative e lavorative svolte prima di sostenere un vero e proprio colloquio.

È necessario scriverlo in modo chiaro, esaustivo e al contempo sintetico, curando l’immagine, l’impostazione e la forma soprattutto se esso deve essere inviato per mail a un’azienda.

Pertanto bisogna inserire nel dettaglio tutti gli aspetti che riguardano il proprio percorso di studi e quello lavorativo, riferendosi al ruolo e alle mansioni ricoperte, indicando per quanto tempo si è svolta una determinata mansione professionale o un particolare percorso formativo.

Europass mette a disposizione un’applicazione semplice e intuitiva per compilare il proprio curriculum digitale, al link https://europass.cedefop.europa.eu/editors/it/cv/compose

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Come si evince dall’interfaccia iniziale dell’applicazione di Europass, oltre ai campi relativi alle informazioni personali, c’è la possibilità di importare il proprio portfolio da altre fonti, aggiungere foto, di arricchire le proprie informazioni personali allegando file e link; oppure di scaricare, allegandoli, documenti personali in diversi formati. Inoltre c’è la possibilità di creare un account come candidato alla ricerca di un impiego e pubblicare il proprio CV su Eures (il portale europeo della mobilità professionale), rendendolo reperibile da parte dei datori di lavoro in tutta Europa.

LiveCareer, grazie a una semplice procedura guidata, mette a disposizione diversi modelli di curriculum digitale, suggerimenti utili, grafiche e strumenti di formattazione, che permettono di creare un curriculum digitale rispondente alle proprie esigenze e di immediata fruizione.

Su LiveCaree.it al link:

https://www.livecareer.it

Su www.modellocurriculum.com è possibile avere una panoramica esaustiva del curriculum digitale, della sua compilazione e divulgazione, delle possibilità di interazione con siti di Web recruitment.

Nello specifico ci sono modelli di curriculum creativo, un tipo particolare di curriculum digitale, che si caratterizza per le grafiche originali e accattivanti e per la possibilità di essere arricchito con elementi multimediali:

http://www.modellocurriculum.com/curriculum-creativo

Il curriculum creativo non ha un modello prestabilito da seguire, in quanto le possibilità creative sono molteplici e in costante sviluppo e perfezionamento; tuttavia si possono distinguere tre principali formati: il curriculum creativo grafico, il curriculum infografico e il videocurriculum.

1.2.3 Il curriculum creativo graficoLa struttura del curriculum creativo grafico è simile al classico curriculum, ma le informazioni vengono presentate su format grafici accattivanti, suggestivi e altamente personalizzati, quindi rendendo la lettura scorrevole, piacevole e di impatto emozionale: il curriculum creativo grafico è molto dinamico e colorato.

Per creare ex novo un curriculum di questo tipo bisogna essere creativi e fantasiosi e avere una buona dimestichezza con software di elaborazione grafica come Photoshop, Indesign e Illustrator.

Infatti questo tipo di curriculum ha il vantaggio di catturare immediatamente l’attenzione di chi legge, a patto che l’impostazione visuale nel complesso sia ben strutturata e non manchi delle caratteristiche proprie della leggibilità e della chiarezza: le grafiche devono essere a supporto delle informazioni, valorizzandole, e non il contrario.

A questo link è possibile visionare degli esempi di curriculum grafici molto interessanti:

http://www.alchimiegrafiche.com/curriculum-design-35-esempi-grafici-con-cui-presentarvi/

1.2.4 Il curriculum infograficoIl termine infografica (information graphic) definisce un’informazione testuale tradotta, quindi proiettata, in forma grafica e visuale: questo tipo di comunicazione informativa è oggi molto utilizzato perché semplifica il messaggio e il suo processo di sviluppo, rendendolo immediato.

Grazie a questa peculiarità, il curriculum infografico rappresenta la soluzione ideale per il social e Web recruiting.

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In base al layout e ai diagrammi che si scelgono, le informazioni personali (formazione, competenze, incarichi di lavoro) diventano dati tradotti in forma visuale, quindi fruibili con velocità e piacevolezza: il vantaggio è di mettere in evidenza ciò che si desidera, in base alla posizione per cui ci si candida.

Per realizzare un curriculum infografico non è necessaria una particolare dimestichezza con software di elaborazione grafica, ci sono diverse piattaforme online che offrono agli utenti questo servizio: qui si può scegliere un layout grafico specifico e inserendo le classiche informazioni testuali di un CV, si ottiene la traduzione in infografica della propria esperienza professionale e formativa.

Questi alcuni siti che mettono a disposizione degli utenti piattaforme online per creare curriculum infografici personalizzati:

http://www.visualize.me

Trasforma le informazioni presenti nel profilo LinkedIn dell’utente in un curriculum infografico: in pochi clic si ha la versione del proprio curriculum graficamente accattivante e facilmente aggiornabile.

http://re.vu

Anche Re.vu estrae le informazioni presenti su Linkedin e le trasforma in infografiche, con la possibilità di aggiungere ulteriori elementi grafici (statistiche, abilità, competenze, citazioni e interessi).

http://kinzaa.com

A Kinzaa si possono importare i propri dati dal profilo LinkedIn trasformandoli in infografiche; inoltre offre la possibilità di esprimere eventuali preferenze sull’ambiente di lavoro.

1.2.5 Il videocurriculumIl videocurriculum sta rivoluzionando le possibilità di ricerca/offerta di lavoro, in quanto la video candidatura sta diventando parte integrante del processo di selezione.

Il fenomeno della video candidatura nasce su YouTube e progressivamente si formalizza come strumento di ricerca di lavoro, perché offre un notevole e concreto vantaggio: il potenziale datore di lavoro può vedere immediatamente chi ha di fronte, come comunica e come si presenta, come esprime la propria personalità grazie al linguaggio verbale e non verbale.

Il videocurriculum raggiunge il selezionatore con estrema rapidità attraendo la sua attenzione, a patto che in fase di registrazione venga curata l’estetica, la scena e l’illuminazione che sostengono e inquadrano il messaggio che si vuole dare, ecc.

Tuttavia il videocurriculum porta con sé anche alcuni svantaggi: nel caso in cui la persona è timida o non ha molta dimestichezza con la telecamera potrebbe trasmettere un senso di insicurezza. Per questo sarebbe opportuno effettuare diverse prove per sentirsi sicuri e soddisfatti del risultato prima di caricare il video sugli appositi siti.

A questo link è possibile visionare alcuni videocurriculum di successo e seguire i suggerimenti proposti per realizzarne uno:

http://www.klugg.it/2014/04/15/realizzare-un-video-curriculum/

1.2.6 Suggerimenti utili e siti di Web recruitmentCome film e libri si affidano a trame e intrecci per sviluppare storie avvincenti, anche il CV “racconta la storia della persona che lo scrive”, quindi i testi digitali non sono solo semplici parole, ma diventano contenuti

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“vivi”, capaci di attrarre l’attenzione di chi legge.

Questi alcuni suggerimenti utili:

• Evidenziare i propri aspetti salienti e caratteristici, con particolare riferimento agli obiettivi raggiunti durante la carriera (grazie a diagrammi e infografiche).

• Omettere gli elementi superficiali, che possono distrarre il lettore.

• Personalizzare i contenuti della propria “storia”, in modo funzionale alla posizione lavorativa per la quale ci si propone.

• Utilizzare caratteri che siano facilmente leggibili a video, ponendo particolare attenzione all’utilizzo di maiuscole, spazi e interlinee.

• Personalizzare la propria fotografia di presentazione senza snaturarne l’immagine.

• Aggiungere link a profili e piattaforme on line per consentire a un potenziale datore di lavoro di trovare interessanti candidati.

• Mettere in evidenza le proprie competenze digitali, e se possibile inserire elementi interattivi e multimediali.

• Scrivere una lettera di presentazione vincente, che sia esplicativa e sintetica, dalla quale si evincano i propri obiettivi/aspirazioni.

• Mantenere costantemente aggiornati i propri profili on line, pubblicando contenuti appropriati.

Il reclutamento attraverso la Rete favorisce l’incontro tra la domanda e la richiesta di lavoro, grazie a portali dove è possibile candidarsi per una determinata mansione sulla base di annunci pubblicati dalle aziende; i motori di ricerca interni agevolano il candidato in una ricerca ritagliata sulle proprie esigenze.

Ci sono molti portali specifici che offrono questo importante servizio, questi i riferimenti attualmente più utilizzati:

https://ec.europa.eu/eures/public/it/homepage

Eures è il portale europeo della mobilità professionale. Eures è la rete di cooperazione tra la Commissione Europea e servizi pubblici dell’occupazione degli stati membri del See (ossia Unione Europea più Norvegia, Islanda e Liechtenstein) e della Svizzera, sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro; pertanto questo portale è particolarmente indicato per chi desidera trovare lavoro o formarsi all’estero.

www.monster.it

Monster è il sito più importante in Italia per la ricerca on line di personale, con più di 4500 di aziende clienti attive, 300 mila offerte di lavoro costantemente aggiornate, tre milioni di domande di candidatura.

Questo portale è l’unico operatore on line iscritto all’Albo delle Agenzie per il Lavoro.

https://it.linkedin.com

Linkedin è il social network più frequentato al mondo dedicato ai rapporti professionali, in Italia forma una community che conta più di un milione di utenti.

Da poco Linkedin offre la possibilità di convertire il proprio curriculum in forma infografica, essendo ormai una vetrina professionale mondiale per professionisti e aziende.

https://twitter.com/tweetmyjobs

Twitter è il social network che dà la possibilità agli utenti di creare una pagina personale aggiornabile con messaggi di testo con una lunghezza massima di centocinquanta caratteri; nello specifico a questo link si accede a TweetMyJobs, la piattaforma che Twitter offre come servizio di Web recruitment.

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https://www.xing.com

Alla stregua di Linkedin, è un’importante social network dedicato alle relazioni professionali, la cui piattaforma è in sedici lingue, con più di dieci milioni di utenti attivi.

1.3 E-business: l’economia digitale

1.3.1 La diffusione dell’economia digitaleCon l’espressione economia digitale (in inglese internet economy o web economy) ci si riferisce non solo ai contesti in cui le funzioni che governano le imprese, le istituzioni e le transazioni economiche sono programmate ed eseguite con il supporto di tecnologie digitali; ma anche all’insieme di strumenti, tecnologie e modi di lavorare che nel complesso aumentano e producono “lavoro digitale”.

Si potrebbe dire che chi utilizza le possibilità degli strumenti digitali e del Web 2.0 produce “lavoro digitale”, il quale dà luogo a una vera e propria economia, digitale anch’essa.

L’E-Business (contrazione di electronic business, ovvero imprenditoria elettronica) è quindi l’insieme delle attività di interesse economico che, grazie alla Web Strategy promossa dall’azienda, si effettuano attraverso Internet.

Dunque l’economia digitale non è semplicemente “la digitalizzazione dell’economia tradizionale”, ma è il risultato di una molteplicità e complessità di fattori.

Prima della diffusione delle possibilità del digitale, i consumatori non avevano facilmente accesso alle informazioni circa i prodotti da acquistare; era sufficiente un brand a comunicare qualità e informazioni, attraverso la pubblicità, la presentazione negli scaffali e il prezzo, il quale, se elevato, era automaticamente sinonimo di alta qualità.

L’economia digitale ha cambiato le regole del marketing: il consumatore ha la possibilità di accedere immediatamente a informazioni sulla qualità, sulle caratteristiche e sul prezzo di un prodotto o servizio; inoltre può leggere i feedback di altri consumatori attraverso le comunità virtuali, potendo valutare e confrontare le caratteristiche del prodotto, il quale deve rispettare le attese.

Nell’economia digitale, ai classici value propositions (ovvero i contenuti e i valori fondativi di una azienda), oltre alla qualità, al prezzo e al brand, se ne aggiungono due, altrettanto importanti:

• La quantità di tempo che un prodotto o un servizio assorbe o fornisce (time-value), in quanto oggi molti consumatori hanno la percezione di vivere in una condizione di “scarsità di tempo”, quindi i prodotti e i servizi che sono configurati dando valore al tempo possono imporre un premium price.

• La possibilità per il consumatore, acquistando un “prodotto digitale”, di destinare un prodotto a usi differenti (ad esempio comprando una canzone, ovvero il contenuto, senza comprare un compact disc, ovvero il contenitore).

Dunque l’economia digitale si fonda su questi principali fattori:

• Dispositivi mobili: smartphone e tablet facilitano la ricerca di informazioni e l’acquisto di servizi all’utente e al contempo sono un canale utile alle imprese per relazionarsi con i propri clienti.

• Strumenti digitali: consentono di risparmiare tempo e risorse, traducendo nel mondo digitale quegli stessi compiti svolti in mondo tradizionale, come ad esempio firmare digitalmente un acquisto, inviare

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una raccomandata e memorizzare file e dati.

• Condivisione (Cloud): permette alle aziende di fornire uno spazio web al proprio cliente, con il quale viene attivata e mantenuta una relazione in piena riservatezza.

• Social network: un tempo si chiamava semplicemente “passaparola”, e avveniva lentamente e tra poche persone; grazie al digitale le imprese hanno la possibilità di sponsorizzarsi e raccogliere i feedback dei clienti in tempi rapidi e su larga scala.

Se l’avvento dell’economia digitale abbia potenziato o meno il ruolo del brand nel marketing è questione dibattuta; in ogni caso i brands che mantengono la promessa percepita dal potenziale cliente sono avvantaggiati.

Grazie alle strategie di marketing e alla diffusione e analisi di dati si possono prevedere e valutare le richieste del mercato, quindi gli effetti positivi dell’economia digitale sono più evidenti sui brands che promettono benefici emozionali rispetto a quelli che promettono benefici funzionali.

Da queste considerazioni emerge un dato fondamentale: rimanere ai margini dell’economia digitale rappresenta per le aziende un rischio molto forte.

Infatti, nonostante la crisi economica, Internet negli ultimi venti anni non ha mai smesso di crescere e di espandersi: si assiste a una vera e propria contaminazione digitale, sia nel comportamento dei consumatori, che nell’offerta delle imprese e nelle organizzazioni imprenditoriali.

L’utilizzo della Rete è un elemento fondamentale per la competitività delle imprese e potrebbe incidere significativamente anche sulla crescita del PIL: il Boston Consulting Group stima al 5,5% la quota di PIL che nel 2016 sarà prodotta nei paesi più sviluppati del G20 grazie alla Internet Economy, con un picco del 12,4% per il Regno Unito. L’Italia in queste previsioni si posiziona al di sotto della media, per una incidenza del 3,5%.

Risulta quindi necessario che il nostro Paese si attivi per vincere la sfida culturale imposta dal digitale, sia per quanto riguarda l’assetto organizzativo e produttivo delle imprese, sia per quanto riguarda l’alfabetizzazione informatica degli utenti, i quali devono correttamente muoversi nell’ambiente digitale, per utilizzare appieno le possibilità di cui esso è portatore.

Nonostante l’Italia abbia compiuto progressi nell’integrazione digitale delle imprese, molte di esse sono ancora “analogiche”: dai dati emersi, solo il 5,1% delle PMI vende on-line, con un fatturato del commercio elettronico delle imprese italiane pari soltanto al 4,8% del fatturato totale.

Da uno studio condotto dal McKinsey Global Institute si evince che in Italia le imprese “ad alta intensità Web” (ossia le aziende che vendono online e investono oltre il 2% del proprio fatturato annuo in tecnologie legate al Web) sono cresciute fino a quasi il 10% annuo, rispetto alla sostanziale stagnazione di quelle “a bassa intensità di Web”. Quindi il commercio elettronico facilita gli scambi con l’estero: le realtà “ad alta intensità web” esprimono una capacità di collocare i propri prodotti oltre confine nettamente superiore.

1.3.2 Formazione nel campo dell’E-BusinessAffinchè l’E-Business possa svilupparsi in linea con i bisogni degli utenti, con le richieste del mercato e con le organizzazioni imprenditoriali, le tecnologie di accesso alla rete e le competenze digitali della popolazioni devono essere in sinergia.

Il panorama formativo offre diverse proposte per colmare il digital divide (il divario esistente tra chi ha accesso alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso in modo parziale o totale), o per specializzarsi nel settore dell’E-Business.

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L’Agenzia per l’Italia Digitale con la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha stilato il Programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali: linee guida, ovvero indicazioni strategiche e operative da seguire per colmare concretamente e proficuamente il digital divide.

A questo link è possibile visionare l’intero Programma:

http://egov.formez.it/sites/all/files/programma_nazionale_cultura_formazione_competenze_digitali_-_linee_guida.pdf

In Rete vengono promossi molti corsi professionali o master, queste le principali proposte:

http://www.unioncamere.gov.it/P42A0C2670S147/Formazione-digitale.htm

Unioncamere, in partnership con Facebook, con l’Istituto Tagliacarne e Si.Camera, ha sviluppato un’iniziativa che ha l’obiettivo di formare figure professionali con competenze specifiche e diversificate legate allo sviluppo del mondo del web 2.0 per supportare le imprese nel processo di digitalizzazione e nel cogliere le potenzialità del marketing digitale.

Il Corso Digital marketing: strumenti e metodi per lo sviluppo del business si rivolge a tutti coloro che vogliono specializzarsi in tema di marketing digitale e comunicazione online (giovani, occupati, liberi professionisti, ecc.); neo diplomati e neo laureati (con una base di conoscenze in tema digital), e imprese (che impegnandosi ad ospitare un tirocinante per tre mesi, possono fruire gratuitamente di un breve corso di formazione/informazione per poter valorizzare al meglio la presenza del giovane tirocinante).

È questa un’opportunità di crescita professionale reciproca, in cui i giovani imparano dall’esperienza sul campo e allo stesso tempo le aziende possono crescere grazie alle leve offerte dal digitale.

http://www.garanziagiovani.gov.it/Pagine/default.aspx

Il portale di Garanzia Giovani permette di essere sempre aggiornati sulle opportunità di “fare impresa”, con corsi di formazione e tirocini a sostegno dell’autoimpiego e dell’imprenditorialità, in collaborazione con le aziende che aderiscono a Garanzia Giovani o derivanti dalle Partnership stipulate tra soggetti pubblici e privati.

http://www.crescereindigitale.it

Crescere in Digitale, in collaborazione con il Ministero del Lavoro, Unioncamere, Garanzia Giovani e Google prevede formazione online gratuita per tutti i NEET (acronimo inglese di Not (engaged) in Education, Employment or Training, e si riferisce alle persone non impegnate nello studio, né nel lavoro e né nella formazione), con laboratori locali, tutor online e supporto in tempo reale; inoltre organizza tirocini presso le imprese con bonus per le imprese che assumeranno i giovani con formazione digitale.

http://www.istruzione.it/ProtocolliInRete/

Protocolli in Rete, la piattaforma per l’innovazione didattica e la tecnologia nelle scuole,

permette a Aziende, Associazioni, Fondazioni ed Enti di avanzare richiesta di sottoscrizione di un nuovo protocollo d’intesa con il MIUR per perseguire delle specifiche finalità nell’ambito dell’innovazione degli ambienti didattici a supporto delle modalità di insegnamento/apprendimento, dei processi organizzativi e di governance delle scuole e al potenziamento delle infrastrutture.

Inoltre presenta la procedura per le candidature delle istituzioni scolastiche statali ai bandi relativi ad azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale.

http://www.eurogiovani.it/master-corsi/master-europrogettazione-2014-2020/?gclid=COCJhKrF4MkCFVFuGwodatIB7g

Il Master in Europrogettazione 2014-2020® di Europa Cube Innovation Business School rappresenta

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attualmente lo standard di riferimento per l’Alta Formazione nel settore in Europa.

L’europrogettazione offre molte opportunità di carriera: i Fondi europei sono uno strumento fondamentale di finanziamento per progetti e azioni innovative di sviluppo in tutti i settori, rivolte ad Associazioni, Enti pubblici, PMI, Organismi privati e dal 2014 anche ai Professionisti.

http://it.eipass.com

Certipass è l’Ente erogatore dei programmi internazionali di certificazione delle competenze digitali EIPASS.

Oltre a erogare corsi professionali per la promozione e diffusione della cultura digitale, in linea con il syllabus del MIUR, promuove nelle scuole primarie e secondarie il progetto etico sociale Eipass Junior, programma di alfabetizzazione informatica per bambini da 7 a 13 anni.

1.4 Alternanza scuola lavoro nell’impresa digitale

1.4.1 Cos’è l’alternanza scuola lavoroL’alternanza scuola lavoro è l’innovativa metodologia didattica che rappresenta un possibile percorso di alleanza tra il mondo della scuola e quello del lavoro: regolamentata dal decreto legislativo n. 77/2005, attuativo dell’art. 4 della legge n. 53/2003 di riforma del sistema scolastico, l’alternanza scuola-lavoro ha l’obiettivo di orientare e agevolare l’ingresso consapevole degli allievi nella realtà lavorativa.

I percorsi in alternanza sono trasversali a tutti i canali del sistema scolastico-formativo (sistema dei licei, dell’istruzione e della formazione professionale) e si rivolgono a studenti che abbiamo compiuto i 15 anni di età.

La struttura dei percorsi in alternanza è flessibile (si struttura in formazione in aula e apprendimento esperienziale di lavoro), e si basa su convenzioni stipulate tra scuole e imprese: come si legge nel D.lgs 77/05 art.1 comma 2, “i percorsi in alternanza sono progettati, attuati, verificati e valutati sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, o con le rispettive associazioni di rappresentanza, o con le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, o con gli enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di apprendimento in situazione lavorativa, che non costituiscono rapporto individuale di lavoro.”

La scuola e l’impresa sono i cardini dell’alternanza: la prima si apre a possibilità concrete di azione sul territorio, la seconda esercita un ruolo formativo primario verso i giovani.

Da sempre la scuola è stato il luogo privilegiato della conoscenza formale, mentre l’impresa rappresenta la concretezza della vita reale, il luogo in cui ognuno mette in campo le proprie competenze per assolvere compiti specifici e si impegna per raggiungere determinati obiettivi.

L’impiego del concetto di competenza si è progressivamente affermato come effettiva acquisita padronanza di assolvere compiti reali, dunque come l’esito dei processi di apprendimento e non solo come il possesso di conoscenze e abilità.

In quest’ottica la competenza è frutto di un processo di acquisizione continuo che si struttura nella persona in risposta alle molteplici richieste del contesto sociale e operativo; quindi si colloca sul piano dell’azione e dell’esperienza diretta.

È utile ricordare che la competenza digitale non è semplicemente la capacità di muoversi nell’ambiente

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digitale utilizzando i dispositivi tecnologici, ma è l’abilità di mettere in campo e adattare tali capacità ai propri bisogni personali e alle esigenze del mercato, elaborando risposte e soluzioni concrete finalizzate allo sviluppo di sé in relazione all’ambiente.

Oggi le imprese si fondano sulle possibilità del digitale per ottimizzare i processi produttivi, per potenziare la comunicazione con i clienti, per gestire le vendite: risulta chiaro come l’alternanza scuola lavoro nell’impresa digitale possa essere di fondamentale importanza per l’acquisizione e lo sviluppo da parte dello studente della competenza digitale.

Il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, elaborando i dati relativi a stage a tirocini svolti nel 2013 nelle imprese italiane, afferma che quasi un giovane su 10 viene assunto alla fine di uno stage.

Questo dato indicativo fa comprendere come l’esperienza lavorativa in itinere sia fondamentale per l’acquisizione e la spendibilità di competenze: la scuola, da luogo deputato alla sola formazione, si può concepire come base sicura per la costruzione di tali competenze.

1.4.2 L’accordo tra Miur e ConfindustriaSecondo il rilevamento effettuato quest’anno direttamente dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, i dati riferiti all’anno scolastico 2014/2015 mostrano un aumento dei percorsi di alternanza realizzati negli istituti tecnici, negli istituti professionali e nei licei, con un forte coinvolgimento degli studenti: il 48,56% delle scuole secondarie di secondo grado ha realizzato percorsi di alternanza, coinvolgendo 270.555 studenti.

La riforma Renzi-Giannini rende obbligatoria l’alternanza scuola lavoro, prevedendo 400 ore complessive per ciascun triennio negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei. Inoltre i percorsi di alternanza potranno essere eventualmente svolti in periodi extrascolastici e all’estero, mentre le strutture riceventi potranno essere anche enti pubblici e istituzioni culturali.

Grazie all’obbligatorietà si prevede che durante l’anno scolastico in corso gli studenti coinvolti in percorsi di alternanza saranno circa 720mila; fra tre anni, a regime, il numero di studenti coinvolti salirà a circa un milione e mezzo.

Il 27 novembre 2015, a Verona, in occasione del Salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, è stato firmato un protocollo d’intesa tra il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Confindustria: l’accordo è teso a favorire la diffusione nelle scuole della pratica dell’alternanza; in quanto Confindustria, attraverso la propria articolazione, si impegna a sostenere tale pratica mobilitando le aziende associate.

“Il Protocollo siglato oggi costituisce un importante passo avanti nell’attuazione della “Buona Scuola”. Grazie anche a questa intesa il 2016 sarà l’anno in cui scuola e lavoro stringeranno un’alleanza vera” ha dichiarato il Ministro Stefania Giannini, proseguendo “L’alternanza è uno strumento eccezionale per innovare l’impianto formativo della nostra scuola.

Introduciamo per tutti i ragazzi la didattica “del fare e del progettare” e apriamo la scuola al territorio e all’innovazione. Si tratta di una tappa decisiva verso una maggiore e migliore occupabilità dei giovani. È un grande salto verso un orientamento che mostra subito ai ragazzi la strada per individuare e potenziare i loro talenti”.

Al Ministro segue l’altro firmatario del Protocollo, il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Marco Gay, che afferma “È un passo significativo anche per le imprese, che da lungo tempo chiedono l’alternanza nella formazione: aiuterà non solo i ragazzi a conoscere prima il mondo del lavoro ma anche le aziende,

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promuovendone lo sviluppo con nuove competenze”.

Ma le aziende che ospiteranno i percorsi di alternanza sono pronte?

Per rispondere a questa domanda Confindustria, in occasione della seconda giornata dell’Education che si è svolta a Roma il 13 ottobre 2015 presso l’università Luiss, ha preparato un manuale di istruzioni per gli imprenditori; un vero e proprio Vademecum con suggerimenti pratici per le imprese e una rassegna di buone pratiche già realizzate, che possono essere modelli di riferimento da seguire per tracciare un valido percorso di co-progettazione per l’alternanza scuola lavoro.

Il manuale chiarisce inoltre aspetti pratici quali le norme di sicurezza, la gestione dei costi di trasporto, la formazione di tutor scolastici e aziendali.

La versione integrale del Vademecum di Confindustria è consultabile al link:

http://www.confindustria.it/wps/wcm/connect/www.confindustria.it5266/82ccf589-29b1-44ee-a3ef-09ece8231b62/Vademecum+ASL.pdf?MOD=AJPERES&CONVERT_TO=url&CACHEID=82ccf589-29b1-44ee-a3ef-09ece8231b62

1.4.3 Le fasi di progettazione e attuazione dell’alternanza scuola lavoroÈ utile chiarire che l’alternanza non è una forma di apprendistato in quanto non ha finalità produttive, ma è una modalità di insegnamento e apprendimento che forma lo studente favorendone lo sviluppo di competenze: progettare percorsi di alternanza scuola lavoro significa in primis definire quali sono gli obiettivi perseguibili, ovvero i risultati che lo studente potrà raggiungere concretamente e in un tempo predeterminato attraverso i compiti svolti, che saranno osservati e registrati.

Dunque è necessario adottare procedure controllabili e definire preliminarmente con i ragazzi coinvolti quali sono gli obiettivi da perseguire, i tempi, le risorse da mettere in campo, gli strumenti di monitoraggio delle attività svolte: in altri termini identificare le variabili da gestire e prestare attenzione al processo progettato prima ancora che al suo esito.

1. Fase preparatoria

L’alternanza scuola lavoro si basa su una convenzione stipulata tra scuola e impresa, quindi c’è bisogno a livello amministrativo di preparare i documenti di informazione e autorizzazione che consentono agli studenti di partecipare alle attività di alternanza (tra questi l’apertura della posizione INAIL per l’assicurazione di eventuali infortuni sul lavoro).

Pertanto i documenti necessari nella fase preparatoria sono relativi a:

• La convenzione: formalizza i rapporti e i compiti tra la scuola e l’impresa; è un documento sottoscritto da entrambe le parti nel quale viene sottolineata la funzione del tirocinio, ovvero esclusivamente formativa e didattica. Tale convenzione definisce natura e modalità del tirocinio, ruoli e compiti delle parti coinvolte (studente, soggetto promotore e attuatore). Inoltre l’attività di tirocinio dovrà essere costantemente seguita da un tutore designato dal soggetto promotore in veste di responsabile didattico-organizzativo (tutor scolastico o interno) e da un responsabile aziendale designato dal soggetto ospitante (tutor aziendale o esterno).

• Lettera di informazione e adesione da parte dei genitori degli studenti: informa e richiede ai genitori degli allievi coinvolti in percorsi di alternanza l’adesione alla metodologia didattica, indicando tempi e modalità di svolgimento dei percorsi, quindi una parte della lettera sarà compilata direttamente dai genitori.

2. Fase preparatoria-orientativa

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Durante questa fase orientativa è necessario avviare un momento di riflessione in aula, supportato da una o più visite presso le aziende presenti sul territorio (se possibile rappresentative di vari settori); in tal modo gli studenti coinvolti hanno un quadro generale delle proposte, in particolare coloro che sperimentano l’alternanza per la prima volta.

A seguito di questa fase, sarà lo stesso studente a compilare una:

• Griglia di osservazione dell’azienda e scheda elenco compiti e mansioni:

Questi strumenti preparano gli studenti alla fase vera e propria di tirocinio, in quanto permettono loro di prendere in considerazione i diversi aspetti di un’azienda (struttura organizzativa, ambiente, tecnologie utilizzate, cooperazione tra figure professionali) e di rapportarli con quelli della scuola, individuando analogie e differenze.

La compilazione di questi strumenti può essere sottoposta agli studenti dopo la visita all’azienda (per sintetizzare e fissare i contenuti appresi), oppure prima della visita (come spunto per avviare un confronto diretto con il rappresentante aziendale durante la visita).

3. Fase preliminare al tirocinio in azienda

Questa è la fase preliminare al confronto vero e proprio con la realtà aziendale: il tutor scolastico predispone lo studente alla flessibilità, illustrandogli le caratteristiche del contesto cui andrà a inserirsi. A seguito di una visita all’azienda, lo studente conosce il suo tutor aziendale, il quale sarà per lui una importante figura di riferimento che lo accompagnerà per tutto il percorso.

• Patto formativo azienda/studente:

Questo documento viene sottoscritto dallo studente prima dell’inizio del tirocinio in azienda; contiene i dati relativi ai soggetti firmatari , obiettivi e modalità del tirocinio, impegni dello studente e del tutor aziendale. Ha la finalità di definire le “regole” (comportamentali, di igiene e sicurezza) dell’attività di tirocinio, rendendo consapevole lo studente dello scopo formativo del percorso stesso.

4. Fase di permanenza in azienda

In questa fase lo studente svolge il tirocinio presso l’azienda nei modi e nei tempi concordati, affiancato dal tutor aziendale. Durante il periodo di alternanza, lo studente si serve di due strumenti: il diario di bordo e il foglio presenze.

• Diario di bordo e foglio presenze:

Questi strumenti non sono predefiniti ma vengono stilati dai singoli istituti; il diario di bordo ha la finalità di tenere traccia quotidiana dell’attività svolta, in modo che lo studente/tirocinante possa meglio comprendere i nessi tra prassi e teoria e imparare a leggere il contesto aziendale nel suo complesso, tenendo conto di peculiarità ed eventuali criticità. Il foglio presenze è la semplice registrazione del suo impegno in termini di ore svolte.

5. Verifica e valutazione del percorso in alternanza

I percorsi di alternanza scuola lavoro sono oggetto di verifica e valutazione da parte dell’istituzione scolastica; pertanto questa fase è supportata da diversi strumenti (relazioni, test, prove, questionari, ecc.). È l’istituzione formativa che valuta il percorso di alternanza nel suo complesso; riferendosi nello specifico: all’apprendimento del tirocinante (in relazione agli obiettivi formativi individuati dal progetto), all’azienda e al tutor aziendale (in relazione alla disponibilità e coinvolgimento dell’azione formativa), ai propri docenti coinvolti e alla qualità del progetto (relativamente a risultati ottenuti e risorse impiegate), al grado di soddisfazione degli studenti coinvolti circa l’esperienza svolta.

Condizioni di successo dell’alternanza scuola lavoro

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L’alternanza scuola lavoro è un percorso che vede l’accordo di tre diverse parti, studente, scuola e impresa; quindi il punto di partenza per il buon esito di tali esperienze è rappresentato dalla volontà, dalla capacità e dalla disponibilità di queste parti di mettersi in gioco per cooperare in stretto accordo.

Quando scuola e impresa comprendono l’importanza dell’utilità di un’azione sinergica, si integrano e imparano vicendevolmente: mettono al centro della loro attività il giovane studente, protagonista attivo di questa triangolazione, che dovrà tracciare il suo percorso di vita e lavorativo.

È così che l’azienda potrà prestare più attenzione al proprio ruolo formativo, e la scuola potrà strutturare percorsi più spendibili nell’ambito del lavoro, rigenerando i legami tra esperienza scolastica e opportunità aziendali, a beneficio dei giovani studenti.

“Insegnare l’educazione imprenditoriale sin dai banchi di scuola è un valido strumento per aiutare i giovani a sviluppare le proprie potenzialità e comprendere i meccanismi del mercato del lavoro” afferma Cristina Tajani, Assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico e Università e ricerca del Comune di Milano.

1.5 Il Fundraising e il Crowdfunding

1.5.1 Il fundraisingCon il termine fundraising si indica semplicemente una raccolta fondi: il verbo to raise infatti significa far crescere, coltivare, sorgere; nel caso del fundraising “sviluppare i fondi necessari a sostenere un’azione senza finalità di lucro”.

Chi si occupa di raccogliere fondi è definito fundraiser: egli, oltre a gestire la relazione con il donatore, deve saper utilizzare gli strumenti informatici per la gestione del database, inoltre deve conoscere e utilizzare opportunamente tutte le modalità per raccogliere fondi, dal marketing diretto al telemarketing, dal web marketing alla e-mailing.

Il fundraiser svolge una professione nuova e complessa perchè richiede competenze in marketing, statistica, economia; ma anche un estro creativo e una grande determinazione: fare raccolta fondi significa lavorare per una causa in si crede, migliorando lo stato delle cose grazie al piccolo contributo di tante persone.

I fundraiser che lavorano per organizzazioni nonprofit sono affiancati da un consulente della raccolta fondi, il quale svolge attività di consulenza presso le stesse organizzazioni stilando un piano operativo strategico per la raccolta fondi.

Il fundraising si origina dall’azione, da parte delle organizzazioni no profit, di reinvestire i propri utili per sostenere e sviluppare le proprie finalità sociali; pertanto si basa sul senso di responsabilità che spinge i soggetti a investire risorse per il raggiungimento di comuni benefici sociali, motivo per cui ad oggi la raccolta fondi viene praticata anche da enti e servizi pubblici e da aziende che promuovono iniziative a scopo sociale.

In sintesi, il fundraising è l’insieme delle teorie e delle tecniche necessarie a garantire la sostenibilità di una causa sociale, promuovendone lo sviluppo costante nel tempo: per potersi fondare sulle donazioni, il fundraising prevede l’utilizzo di modalità di raccolta in diversi contesti, pubblici e privati (eventi, sponsorizzazioni, investimenti sociali, attività di tipo commerciale, presentazione di progetti a bandi di concorso, ecc.).

Lo sviluppo maggiore si è avuto negli Stati Uniti grazie a Henry Rosso, fondatore della prima scuola di fundraising al mondo; egli sosteneva che il fundraising è l’arte di insegnare alle persone la gioia di donare.

È possibile raccogliere fondi per finalità e con modalità differenti:

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• Direct marketing: consiste nell’invio di lettere presso un elenco di donatori o potenziali tali.

• Online fundraising: consiste nell’utilizzo del Web per raccogliere fondi. Questa modalità, molto diffusa in Inghilterra e negli USA, si sta affermando sempre più nel resto del mondo grazie alla diffusione dei social network e alla maggiore dimestichezza con i pagamenti online. Una delle modalità più diffuse di fare online fundraising consiste nell’utilizzo di piattaforme web specifiche per aprire pagine di raccolte fondi.

• Fundraising politico: è una modalità di finanziamento privato per i partiti politici; l’utilizzo delle tecniche di fundraising in politica è più diffuso negli USA e nei Paesi anglosassoni, dove la cultura della raccolta fondi è affermata.

http://www.fundraising.it

È il portale italiano per la raccolta fondi: qui si possono trovare informazioni e consigli pratici su come fare raccolta fondi per la propria organizzazione noprofit.

http://www.master-fundraising.it

L’Università di Bologna sede di Forlì propone un Master universitario innovativo sulla raccolta fondi, giunto alla quattordicesima edizione.

1.5.2 Il crowdfundingIl crowdfunding è una tipologia di foundraising in quanto, se quest’ultimo si occupa soprattutto di una pianificazione a lungo termine del reperimento dei fondi, il primo designa un finanziamento per iniziative momentanee.

Ultimamente anche le scuole, spesso bisognose di fondi per la realizzazione di attività extracurriculari, stanno utilizzando “i finanziamenti dal basso” per avverare progetti che, nel migliore dei casi, sarebbero soggetti a lunghi iter burocratici.

Di pari passo si stanno diffondendo delle piattaforme on line che permettono di presentare in maniera completa ed esaustiva le proprie iniziative e quindi di cominciare la raccolta fondi.

http://schoolraising.it

A questo link si può accedere alla prima piattaforma di crowdfunding per le scuole italiane, con i percorsi utili per avviare un’azione di crowdfunding e i progetti degli istituti che ne hanno avviata e completata una.

1.5.3 Acquisti on lineCon l’espressione acquisti on line ci si riferisce all’azione di acquisto di un prodotto o servizio che si compie tramite un sito, quindi senza recarsi fisicamente in un luogo.

Dalla creazione – nel 1995 – dei primi siti come Craigslist o eBay in cui era possibile pubblicare annunci, vendite, acquisti e aste, sino ad arrivare ad Amazon, ne è stata fatta di strada: il proliferare negli anni dell’offerta presente on line e l’abitudine a comprare in questo modo sta segnando una rivoluzione nell’ambito del commercio e dell’economia.

Attualmente, quasi ogni sito propone una sezione dedicata all’eCommerce e così ogni casa editrice, catena di cosmetica, abbigliamento, intrattenimento, permette di acquistare prodotti, sino ad arrivare ad aziende che vendono esclusivamente su internet; citiamo due casi italiani come Yoox e Zalando che propongono abbigliamento sui loro siti.

Sempre più diffusa è anche l’offerta di servizi telematici; l’home banking, per esempio, permette di effettuare

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ricariche telefoniche, pagamento di bollette, bonifici e tante altre operazioni rimanendo comodamente a casa ed evitando code.

Allo stesso modo si possono prenotare e acquistare viaggi in treno, in auto, in aereo e prenotare alberghi scegliendo tra le migliori offerte proposte da motori di ricerca specializzati come:

• Expedia

• Volaregratis

• Booking

• Trivago

I vantaggi degli acquisti sono riscontrabili in termini di prezzi – che a volte sono molto più bassi – e offerte, di disponibilità del prodotto, di scelta ecc. Tuttavia questi tipi di attività devono fare i conti con una, seppur minima, dimestichezza digitale da parte degli acquirenti e con un senso di fiducia nei confronti di pagamenti e spedizioni.

L’Italia, nonostante dimostri una buona diffusione dei social, non svetta nelle classifiche internazionali in merito a commercio on line. Da un articolo pubblicato su Linkiesta emerge che nel 2014 solo il 22% degli italiani ha acquistato beni e servizi in rete, contro l’80% del Regno Unito e il 70% della Germania; e solo il 7% del fatturato delle imprese è riconducibile al commercio on line contro il 20% del Regno Unito e il 13% della Germania.

Forse il tardivo sviluppo di questa attività in Italia può essere imputabile a una sfiducia o poca dimestichezza a riguardo dei pagamenti effettuati in rete, soprattutto per le fasce di età più grandi e le classi meno scolarizzate, insieme a carenze e costi a volte scoraggianti sul piano della distribuzione.

1.5.4 Come acquistareIn genere comprare in rete è abbastanza affidabile; gran parte delle garanzie sono date dal sito e dalla sua affidabilità facilmente riscontrabile sul Web.

I grandi distributori come Amazon, eBay, o siti collegati a grandi catene offrono molte garanzie, feedback e opinioni da parte di clienti (anche se riguardo a queste ultime bisogna essere sempre cauti), molto spesso è possibile effettuare gratuitamente il reso della merce che non ci soddisfa. I modi di pagamento sono molteplici, e ogni sito ne accetta o propone più d’uno. Tra questi ci sono i bonifici bancari, carte prepagate, contrassegno, paypal, carta di credito.

Per acquistare sui siti basta trovare il prodotto desiderato e selezionarlo; è possibile creare un “carrello” nel momento in cui dobbiamo acquistare più di un prodotto; successivamente non ci resta che seguire le indicazioni presenti per le modalità e procedure di pagamento. Spesso è possibile registrarsi per accedere a ulteriori promozioni e sconti.

Ritornando ai modi di pagamento, ricordiamo che ognuno offre un certo grado di sicurezza, di seguito elenchiamo i più diffusi:

• Bonifico bancario. Con il bonifico si possono trasferire soldi su un altro conto tramite un codice chiamato IBAN; esso grazie all’home banking può essere inoltrato da qualsiasi computer o anche smartphone e permette di risparmiare tempo e denaro grazie al suo costo contenuto.

• Paypal. Il pagamento tramite il servizio Paypal è uno dei più sicuri e più diffusi. Attivare la carta e il conto è molto semplice e non richiede spese di gestione tranne che per piccole spese di ricarica.

• Carta di credito. Il pagamento avviene tramite il suo numero di carta e il codice di sicurezza. Molti siti

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offrono un buon sistema di crittografia, e molte carte offrono la possibilità di creare codici e “carte virtuali” relative al singolo acquisto, per garantire sempre maggiore sicurezza.

• Carta di credito prepagata. Rimane una delle soluzioni più semplici e sicure in quanto, come la carta di credito, essa ha un numero di carta più un codice di sicurezza; recentemente, come ulteriore garanzia, è necessario associarla anche a un numero di telefono. Nel peggiore dei casi, e cioè che i dati in qualche modo venissero “clonati”, la cifra che sarà possibile sottrarci dal conto è pari al valore con cui noi abbiamo deciso di caricarla per gli acquisti.

• Contrassegno. Rimane il modo più sicuro in quanto il pagamento viene effettuato direttamente al corriere nel momento in cui si riceve il prodotto. A volte però, alcuni siti non consentono questa forma di pagamento e in ogni caso risulta essere quella con delle spese più alte.

Quando si decide acquistare un prodotto on line è necessario porgere attenzione anche alle relative spese di spedizione. Molto spesso ci sono delle promozioni, delle diverse velocità di recapito, oppure superando una certa spesa la spedizione è gratuita.

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www eipass com